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Anno VI
numero 9
del 27 febbraio 1998
L. 2000
Spedizione in a. p. 45%
art. 2 comma 20/B legge 662/96
Filiale dì Torino
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LIBERARE
GLI SCHIAVI
«...per proclamare la libertà a quelli
che sono schiavi»
Isaia 61,1
Questa parola di Isala, scelta per
la Settimana della libertà 1998,
indetta dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, attraversa tutta
la Bibbia. La troviamo in Levitico, nella descrizione di quello che dovrebbe
essere il giubileo (restituire il maltolto
e ricominciare la vita in una nuova
prospettiva), nella predicazione profetica di Ezechiele, Geremia, Isaia e, nella sinagoga di Nazareth, in bocca a
Gesù aU’inizio del suo ministero pubblico. Questa parola di liberazione è
presente anche nella nostra storia: in
particolare il protestantesimo ha sottolineato la parola «libertà» più di altre. E quando il protestantesimo ha
sofferto o si è incupito è stato sempre
per mancanza di libertà. Dov'è mancata la libertà è mancato anche lo Spirito di Dio (II Cor. 3, 17). Oggi noi, in
occasione del ricordo di queU’«anno
dei miracoli» che fu il 1848, tentiamo
storicamente di ricostruire un cammino difficile che pure, in centocinquant’anni, ha raggiunto traguardi
notevoli. Riesaminare i fatti storici è
salutare perché conoscere la storia irrobustisce la nostra coscienza, perché
senza memoria storica l'identità di ferie è esangue. Ma ricostruire non basta.
È più difficile gestire la libertà che lottare per raggiungerla. Oggi Tobiettivo
è l'eguaglianza di tutte le fedi di fronte
allo stato. Ed è sacrosanto che chi ieri
ha sofferto per mancanza di libertà sia
oggi al fianco di chi si sente discriminato, non riconosciuto.
Ma c'è ancora un’altra questione
che il testo biblico ci propone: liberare gli schiavi. Dalla moderna tratta delle donne che vendono il loro corpo sulle nostre strade, al lavoro sommerso compiuto da migliaia e migliaia
di stranieri che una volta spremuti
vengono buttati via come sacchetti di
spazzatura nel cassonetto. L’emergere
inarrestabile di un popolo di sradicati,
disperati deve condurci a riflettere sulle radici delle moderne schiavitù. Il testo biblico del giubileo che annuncia
agli indebitati ridotti in schiavitù la loro liberazione dopo anni di tribolazioni e sofferenze è una direzione da percorrere. Per noi protestanti significa
che non possiamo solo ricordare la lotta di ieri per la libertà, né solo impegnarci per la libertà religiosa oggi nel
nostro paese, ma anche per la costruzione di una libertà internazionale che
inizia dalla ricostruzione dell'economia del mondo. Questo squilibrio era
già presente nell’antico Israele e per
questo era previsto, dopo un preciso
periodo di tempo, un azzeramento delle posizioni, una ripresa alla pari.
CERTO l’ingiustizia si riprodurrei, il
peccato continuerà a mietere vittitne, ma esistono dei limiti all’ingordigia per bloccare i danni e innestare una
nuova economia del mondo. Il vero
giubileo non è la celebrazione di una
istituzione religiosa ma è l’annuncio ai
poveri del nostro tempo che i cristiani
sono disposti a fare il possibile per raggiungere la meta di un nuovo equilibrio economico sostenibile. Questo dovrebbe essere il messaggio semplice e
concreto di tutte le chiese cristiane.
L’intreccio di contraddizioni e di errori
della storia del cristianesimo non ha
soffocato il messaggio profetico che,
dall’età patriarcale sino alla Nazareth
di Gesù Cristo, ci ricorda la necessità di
liberare gli indebitati ridotti in schiavitù. È arrivato il tempo di realizzare in
termini economici l’esigenza di giustizia che l'antica saggezza biblica pone di
fronte alla coscienza dei credenti.
Giuseppe Platone
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Sulla crisi irachena il Cec invia un messaggio al segretario dell'Onu Kofi Annan
Perché trionfi la forza della ragione
È la posizione del Comitato esecutivo dell'organismo ecumenico che si è basata sul rapporto
della delegazione inviata recentemente in Iraq. Le chiese americane per la fine dell'embargo
_______JEAN-JACQUES PEYRONEL_______
V
E ancora presto per sapere se
l’accordo raggiunto tra u Segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, e il dittatore di Baghdad basterà a dissuadere gli Usa dai loro
propositi di un nuovo intervento
militare in Iraq. Se, com’è logico
supporre, l’accordo verterà sui veri
motivi del contenzioso Usa-Iraq,
cioè la possibilità per TUnscom, la
commissione Onu incaricata dalla
risoluzione 687 del Consiglio di sicurezza del 3 aprile 1991 di ispezionare i «siti presidenziali» nei quali
Saddam Hussein nasconde i suoi
arsenali di armi chimiche e batteriologiche, per lo meno ci dovrebbe
essere un rinvio dell’attacco fino a
quando non fosse dimostrato che il
dittatore iracheno «bluffa» e continua a prendere in giro l’intera comunità internazionale. Oppure
dobbiamo prepararci, come sette
anni or sono, a seguire sui nostri
teleschermi una guerra ancora più
micidiale della prima ma che ci apparirà come una specie di videogioco in cui tutto sembra virtuale,
senza morti né feriti? Nel 1991 non
si è mai saputo il numero esatto
delle vittime civili di quella prima
guerra computerizzata che oltretutto doveva servire a dimostrare al
mondo la potenza e la precisione
millimetrica della supersofisticata
tecnologia militare americana. Solo
più tardi si è venuti a sapere che
soltanto il 30% delle bombe e dei
missili lanciati nel cielo di Baghdad
aveva centrato l’obiettivo!
Ma perché oggi un intervento
che ricalcasse quello di sette anni
fa apparirebbe più che discutibile?
Intanto perché non siamo più
all’indomani della caduta del Muro
di Berlino e perché il «nuovo ordine mondiale» sognato da George
Bush non si è mai avverato; perché,
allora, l’intervento era stato autorizzato da una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu allo
scopo di liberare il Kuwait occupato dalle truppe di Saddam; perché,
allora, Bush aveva ottenuto un
consenso quasi unanime della co
munità internazionale; perché, allora, non erano ancora scoppiati i
massacri e i genocidi che si sono
verificati in questi sette anni
(Ruanda, Zaire, Sudan, Sierra Leone, Liberia, ex Jugoslavia, ecc.); infine perché, allora, non era ancora
entrato in vigore l’embargo imposto dagli Usa che ha ridotto allo
stremo la popolazione irachena.
Oggi, né la Russia, né la Cina, né
la Francia - tre dei cinque membri
permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu - appoggerebbero
l’intervento. Non solo, ma personaggi autorevoli come l’ex presidente americano Jimmy Carter,
l’ex Segretario di stato Henry Kissinger, gli stessi ex comandanti
dell’operazione «Tempesta del deserto» sconsigliano un nuovo attacco. Infine le chiese, non solo
quella cattolica romana ma la maggior parte delle chiese protestanti e
ortodosse hanno preso decisamente posizione contro un nuovo intervento americano che anche
questa volta avrebbe ben poche
possibilità di raggiungere il suo vero obiettivo, vale a dire l’eliminazione fisica di Saddam Hussein. Il
18 febbraio scorso, il Consiglio nazionale delle chiese cristiane in
Usa (Nccc), a cui aderiscono le
chiese protestanti e ortodosse del
paese, con un totale di circa 42 milioni di membri, ha inviato a Bill
Clinton una lettera in cui sollecita
vivamente il presidente Usa a non
passare alle armi. Non solo, ma il
Nccc spera addirittura in una sospensione dell’embargo che «infligge alla popolazione irachena
grandi sofferenze». La lettera dice
fra l’altro; «Non slamo un corpo di
comunità religiose pacifiste. Storicamente molte delle nostre chiese
hanno appoggiato l’uso definitivo
del potere militare, persino il suo
valore deterrente, in un mondo
pieno di peccato. Ma non abbiamo
mai sostenuto l’uso del ‘‘first
strike”, essere cioè i primi ad attaccare». La lettera si conclude con un
invito a «insistere nella diplomazia,
chiedere l’allineamento dell’Iraq
(alle risoluzioni Onu), resistere
all’opzione militare, offrire aiuto e
sostentamento, costruire la pace».
Non meno deciso il comunicato
del Comitato esècutivo del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec),
riunito a Ginevra, pubblicato il 19
febbraio: «Per quanto riguarda l’attuale minaccia di intervento militare, il Comitato esecutivo; 1) esprime la sua profonda preoccupazione di fronte al potenziamento
dell’apparato militare al quale stiamo assistendo nella regione del
Golfo Persico; 2) mette in guardia
ancora una volta contro il fatto che
un nuovo intervento militare si
concluderebbe con importanti
perdite di vite umane e con ulteriori sofferenze fra la popolazione irachena; 3) lancia un appello alle
chiese perché facciano pressione
sui loro rispettivi governi affinché
essi si oppongano ad un’azione
militare mirante a costringere
l’Iraq a rispettare le esigenze del
Consiglio di sicurezza dell’Onu;
(...) 4) saluta e sostiene gli sforzi diplomatici in atto per risolvere il disaccordo tra l’Iraq e gli Usa circa la
questione dell’accesso illimitato
delle squadre di ispezione delTUnscom; 5) chiede vivamente che
questa questione venga nuovamente sottoposta al Consiglio di sicurezza dell’Onu e che nessun
provvedimento militare supplementare venga assunto senza il parere di quest’ultimo».
La dichiarazione del Cec è stata
inviata al Segretario generale delTOnu alla vigilia della sua partenza
per Baghdad, insieme a una lettera
del Segretario generale del Cec nella quale Konrad Raiser scrive;
«Possa il Dio che vuole la pace e la
giustizia per tutti guidarLa nei Suoi
colloqui e darLe la forza che vedrà
il trionfo della ragione».
Una prima valutazione sulla nuova legge sull'Immigrazione
Luci e ombre^ ma è la legge migliore in Europa
Nel contesto del convegno «Essere chiesa insieme» tenutosi a Santa Severa dal 20 al 22
febbraio a cura della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia
(Fcei), Anne Marie Dupré, responsabile per
conto della Fcei dell’ufficio del Servizio rifugiati e migranti (Srm), ha
pubblicamente commentato la legge sull’immigrazione, varata il
19 febbraio dal Parlamento italiano. Dupré,
che ha personalmente
coordinato negli ultimi 2
anni il lavoro di sensibilizzazione e di stimolo
rivolto ai parlamentari,
che le associazioni di
area religiosa attive nel
campo dell’immigrazio
ne hanno condotto per
migliorare il testo della
legge, ha giudicato nel
complesso positivamente le nuove norme.
«È una legge innovativa, forse la migliore nel
contesto dei paesi europei - ha detto -. Ci sono
importanti novità positive, anche se non mancano ombre molto scure.
Positivo è l’art. 2 che
enuncia il principio che
i diritti umani di tutti
vanno salvaguardati sul
nostro territorio ma anche alle frontiere di mare o di terra, indipendentemente dallo status
legale di ciascuno. Nuova e positiva è anche la
possibilità di entrare in
Italia, pur entro quote
definite, per la ricerca di
lavoro. Gravissimo è invece quanto si afferma
sulle espulsioni che, in
netto contrasto con Tart.
2, possono avvenire immediatamente alle frontiere, ledendo cosi il diritto alla richiesta di asilo, e quello alla protezione giudiziaria in Italia in
caso di diritti negati. Le
nostre chiese vigileranno sul rispetto dei diritti
umani fondamentali e
continueranno ad adoperarsi per la protezione
di migranti o richiedenti
asilo i cui diritti vengono
messi in questione. In
ogni caso riteniamo gravissimo parlare già da
ora di espulsioni di massa, discorsi che creano il
panico e fomentano l’odio razziale. Il diritto in
ternazionale vieta qualsiasi espulsione di massa. Oggi, inoltre, il nostro impegno si rafforza
mentre si preparano i
regolamenti ministeriali
applicativi della nuova
legge».
Al convegno «Essere
chiesa insieme», il terzo
della serie, hanno partecipato circa 150 persone
provenienti da chiese
composte da italiani e da
stranieri, in rappresentanza di circa venti nazionalità. Il convegno ha
mostrato capacità di
ascolto reciproco e volontà di affrontare i problemi della collaborazione di queste varie realtà.
Pubblicheremo un ampio servizio sul prossimo numero di Riforma.
IL TEMPO FECONDO DELL'ATTESA.
Continua la nostra riflessione sul tempo, la fede e la vita quotidiana. Questa volta parliamo del tempo dell'attesa che non è soltanto un tempo vuoto,
sprecato, teso verso il compimento,
ma è anche un tempo fecondo, che intreccia presente e futuro. (pag. 3)
I 400 ANNI DELL'EDITTO DI NANTES.
Firmato dal re Enrico IV 80 anni dopo
la Riforma, fu ii primo editto di pace
reiigiosa tra cattolici e protestanti e di
tolieranza in un'Europa in cui regnava
ovunque l'intolieranza. (pag. 4)
«MANI PULITE» CONTRO TUTTI. L'intervista al «Corriere della sera» del pubblico ministero Gherardo Colombo ha
scatenato una durissima polemica.
Preoccupa che un po' tutti i partiti, invece di discuterne a fondo le tesi,
ostentino indignazione. (pag. 10)
L'nAZIENDA» PROSTITUZIONE. Il sesso
a pagamento, oltre che essere un fenomeno in crescita in tutto il mondo
è, con il suo indotto, una grande impresa economica in mano alla criminalità. Il problema del «cliente» e della
dignità deila persona. (pag. io)
2
PAG. 2 RIFORMA
Della
VENERDÌ 27 FEBBRAIO 1^
«I sacerdoti, i Leviti,
i portinai, i cantori,
la gente del popolo,
i Netinei e tutti gli
Israeliti si
stabilirono nelle
loro città. Quando
giunse il settimo
mese, i figli
d’Israele erano
stabiliti nelle loro
città.
Tutto il popolo si
radunò come un sol
uomo sulla piazza
che è davanti alla
porta delle acque,
e disse a Esdra, lo
scriba, che portasse
il libro della legge
di Mosè che il
Signore aveva data
a Israele. Il primo
giorno del settimo
mese, il sacerdote
Esdra (...) lesse il
libro (...) dalla
mattina presto fino
a mezzogiorno
in presenza degli
uomini, delle
donne, e di quelli
che erano in grado
di capire, e tutto
il popolo tendeva
l’orecchio, per
sentire il libro della
legge (...). Esdra
benedisse il Signore,
Dio grande, e tutto
il popolo rispose:
"Amen, amen”,
alzando le mani,
e s’inchinarono,
e si prostrarono
con la faccia a terra
davanti al Signore
(...). Neemia, che
era il governatore,
Esdra (...) e i Leviti,
che insegnavano,
dissero a tutto
il popolo: “Questo
giorno è consacrato
al Signore, vostro
Dio; non siate tristi
e non piangete!”
(...). “Andate,
mangiate cibi grassi
e bevete bevande
dolci, e mandate
delle porzioni a
quelli che non •
hanno preparato
nulla per loro;
perché questo
giorno è consacrato
al nostro Signore;
non siate tristi;
perché la gioia del
Signore è la vostra
forza”. I Leviti
calmavano tutto il
popolo, dicendo:
“Tacete, perché
questo giorno è
santo; non siate
tristi!”. Tutto il
popolo se ne andò
a mangiare, a bere,
a mandare porzioni
ai poveri, e a fare
gran festa, perché
avevano capito le
parole che erano
state loro spiegate»
(Neemia 7, 73-8,12)
LA LEGGE DEL SIGNORE
La Parola di Dio è
lancia delle sfide, ti
l'unica legge di cui non si ha timore perché anche là dove
ricorda che l'amore di Dio per l'umanità non conosce limiti
VITO GARDIOL
IL quadro che il testo ci presenta è quello di un popolo,
Israele, che dopo il lungo periodo di deportazione in Babilonia
ha finalmente potuto ricostruire
la propria esistenza nella terra
promessa. Il Tempio è stato ricostruito, l’arca del patto rimessa al suo posto, le mura di Gerusalemme stanno per essere terminate, ogni tribù e nella tribù
ogni famiglia può finalmente
abitare la propria casa ricostruita e sistemare le proprie cose.
Non si può fare a meno di
pensare alla nostra storia, alla
storia della Chiesa valdese nei
tempi dell’esilio oltralpe, nel
lontano 1686, e tre anni dopo, al
Glorioso Rimpatrio. Anche il
rimpatrio significò per i valdesi
di allora la possibilità di riprendere possesso della propria terra, di ricostruire le proprie case,
di ritrovare la serenità di un focolaio domestico e di intravedere quindi un futuro per la propria esistenza.
In misura certamente diversa
ma emozionalmente simile è
quanto accade quando ci si sposa 0 quando si cerca di dare vita
a un progetto di comunità; allo
stesso modo sostenuti dall’entusiasmo che viene dal sentimento d’amore che unisce i futuri sposi, o daH’ambizione di
realizzare il progetto ideato, si
lavora alacremente per sistemare la propria casa, arredandola
con mobili scelti insieme, arricchendola con oggetti che hanno
un particolare significato, ci si
preoccupa di fornire i migliori
materiali per la realizzazione del
progetto, ci si cura che tutto
venga svolto per il meglio.
Tutte cose che hanno un significato importante, anche se
si tratta di cose che certo non
fondano la nostra esistenza ma
la illustrano solamente. Ma qua
li indicazioni ci possono essere
suggerite attraverso una storia
apparentemente lontana dal
mondo e dal tempo in cui noi viviamo? Tre sono i pensieri importanti da cogliere.
Ricostruire la spiritualità
Preghiarrto
«Re della terra e popoli tutti,
principi e giudici della terra;
giovani e fanciulle, vecchi e bambini!
Lodino il nome del Signore
perché solo il suo nome è esaltato;
la sua maestà è al di sopra
della terra e del cielo.
Egli ha ridato forza al suo popolo,
è motivo di lode per tutti i suoi fedeli,
peri figli d’Israele,
il popolo che gli sta vicino»
(Salmo 148,11-14)
IN primo luogo, notiamo che
non ci si ferma soltanto a sottolineare la soddisfazione del
popolo ebraico per essersi ristabilito nella terra dei padri; i profeti ripetono: non basta aver sistemato la propria casa, aver ripristinato le proprie abitudini,
aver riconquistato la tranquillità
materiale nella propria esistenza; bisogna ricostruire la propria
spiritualità, la propria identità,
solo allora si potrà far festa pienamente. Per la ricostruzione
però, non basta la buona volontà, non bastano le spinte
emozionali, bisogna avere un
progetto di ricostruzione; un
progetto di popolo, o un progetto di coppia, che sorregga e fondi tutto il resto.
Ecco perché il popolo d’Israele viene chiamato a raccolta e si
raduna, «come un sol uomo»,
sulla piazza: tutti sono presenti;
anche i valdesi del Rimpatrio,
tornati nelle loro valli, prima ancora di ricostruire le proprie case e con esse la loro esistenza
personale, familiare e sociale,
sono chiamati a raccolta tutti insieme a Sibaud. A Sibaud esprimono la loro riconoscenza al Signore sapendo che se il ritorno è
stato possibile è perché Dio li ha
guidati e sorretti, è perché Dio
aveva un progetto per il loro futuro di singoli e di popolo.
Anche noi, se siamo qui, in
questo paese, è perché riconosciamo che al di là delle circostanze storiche che hanno permesso Resistenza della nostra
chiesa, la nostra vita insieme, di
singoli e di comunità, si basa sul
progetto di Dio per noi. E vengo
così al secondo pensiero fondamentale nel nostro testo.
che non basta la costruzione
della propria casa ma con essa
vanno ricostruiti la fraternità, la
comunione, l’amore l’uno con
l’altro; significa che il saper far
festa umano si coniuga alla festa
di Dio per noi, al rallegrarsi di
Dio per le sue creature e per
l’intera creazione.
L’apatia di cui sovente soffriamo nelle nostre comunità può
essere vinta guardando al nostro fratello e alla nostra sorella;
può essere vinta nel momento
in cui decidiamo di smetterla di
arrovellarci nei nostri problemi
personali, o nel momento in cui
decidiamo di abbandonare le
nostre lamentele per accogliere
l’invito che Dio ci fa, l’invito a
far festa, a rallegrarci con lui, a
condividere la gioia gli uni con
gli altri del dono che Dio ci ha
fatto nella fede.
«Come un sol uomo», il popolo si riunisce sulla piazza per far
festa, per rallegrarsi del dono di
Dio. Comprendere che c’è un
progetto di Dio per noi significa
permettere che il culto diventi
centro della nostra vita, significa riconoscere l’importanza del
giorno dedicato al Signore, sapendo che a partire da quel
giorno possiamo far festa perché è Dio stesso che vuole rallegrarsi con noi nonostante i nostri errori, nonostante le nostre
debolezze, nonostante la nostra
incapacità a gioire del dono che
in Gesù Cristo ci ha fatto. Ma
questo ancora non basta, è il
terzo pensiero forte del nostro
testo.
nostro vivere nella società. La
legge del Signore è l’unica che
fa sì che le case ricostruite abbiano senso, è l’unica che può
sconfiggere l’apatia perché è
l’unica che sa, con autorevolezza, imporsi all’attenzione di tutti, per la sua freschezza, per la
sua puntualità, per la verità che
ha in sé, per l’amore che esprime. La parola di Dio è Tunica
legge di cui, a differenza di altre,
non si ha timore perché anche
là dove lancia delle sfide, ti ricorda che l’amore di Dio per
l’uomo non conosce limiti.
Solo quando scopri la legge
del Signore, la sua Parola,
quando scopri che essa dona
un senso alla tua vita, allora
puoi far festa, puoi riscoprire la
gioia dell’essere insieme, puoi
essere certo che qualunque futuro avrai non sarai abbandonato a te stesso. Questa è stata
la consapevolezza del popolo
d’Israele, questa è stata la fiducia che ha sostenuto la lotta per
la libertà e per la testimonianza
delTEvangelo dei nostri padri;
questa, ci auguriamo, possa essere anche la convinzione di fede che anima il nostro essere
credenti oggi.
Note
omiletiche
Due punti sono fondamentali in tutto il racconto: la tranquillità di un popolo che da quel momento
in poi potrà riprendere
una vita di fede normalela fondamentale importanza della legge del Signore
e dell'attenzione che le si
deve perché il futuro di
Israele sia assicurato. La
tranquillità materiale e la
pace riacquistata (v. 72)
possono indurre al rischio
della rilassatezza e deltapostasia. Il testo che segue
la lettura della legge può
perciò essere letto come il
rimedio a questo pericolo,
Il popolo si riunisce «come
un sol uomo» (v. I). L'e
spressione non indica sol
tanto l'interesse e la parte
cipazione dei più osservan
ti ma il coinvolgimento d
tutti coloro che sono in
grado di comprendere.
Al V. 2 Esdra, citato come scriba al v. I, viene qui
segnalato come sacerdote
che ha le competenze e il
riconoscimento necessari
per leggere e spiegare la
legge; il suo ruolo è quello dello specialista, come
viene esplicitamente affermato al V. 9. Il settimo
mese è il mese delle feste.
Le feste del settimo mese
sono descritte in Levitico
23, 23-43; secondo il Levitico «il primo giorno del
settimo mese» è un giorno di acclamazione in
onore del Signore. Il popolo deve perciò accordare un tempo considerevole all'ascolto della Torah,
«dall'alba fino a mezzogiorno» (v. 3), e per garantire che il sacerdote
addetto alla lettura non
legga altro che non sia la
Torah, la lettura viene assistita da tredici testimoni
(v. 4). Il popolo sembra conoscere bene i gesti iiturgici di un'assemblea in
preghiera (w. 5-6) ma mn
comprende la Torah; ileviti debbono spiegarla.
Quando il popolo capisce
le parole della legge si pone in atteggiamento di
pentimento: un comportamento che viene ritenuto
inadatto; non ci si pone in
lutto nel giorno del Signore, ma si fa festa! Con il v.
12 si raggiunge il culmine
del racconto: il popolo riscopre la Torah in tutta la
sua importanza per l'oggi,
per il presente e può, finalmente, far festa e gioire del dono del Signore.
Per
approfondire
- J. A. Soggin, Introduzione all'A.T., Brescia, '74;
- F. Michaeli, Les livres
des Chroniques d'Esdras
et de Néhémie, Neuchâtel, 1967.
L'ascolto della Parola
Dio ha un progetto per noi
DIO ha un progetto per noi,
per Tumanità. Questo significa riconoscere che le iniziative e i piani di un popolo, come
Israele, di una chiesa o di una
coppia non dipendono in primo
luogo da coloro che ne sono
protagonisti ma che vi è una volontà esterna, Dio, che interagisce con quella degli uomini e
delle donne che si rendono strumenti di Dio e che hanno risposto alla sua chiamata. Significa
Neemia ricorda che per far
festa bisogna prima guardare alla legge di Dio. La legge, cioè
la parola di Dio, viene portata
davanti al popolo e Esdra, il sacerdote, legge dalla mattina presto fino a mezzogiorno; questo ci
testimonia quanto importante
fosse l’ascolto della legge del Signore; non solo, ma ci è anche
detto che tutto il popolo tendeva
l’orecchio per sentire il libro della legge; non c’era nessuno che
dormiva o si distraeva, tutti erano attenti, di un’attenzione non
solo piena di rispetto ma di autentico desiderio di conoscenza.
Noi viviamo oggi in mezzo a
molte leggi, leggi che consideriamo giuste e altre che ci è difficile riconoscere come tali, leggi alle quali obbediamo e leggi
che tante volte trasgrediamo,
ma tutte queste leggi non modificano il male, le storture del
Nella collana «Meditazioni bibliche» è uscito
Un giorno una Parola
Letture bibliche quotidiane per il 1998
pp. 288, 4 tav. ill.ni a colori, L. 12.000
Prefazione di Paolo Ricca
Continua il grande successo di queste letture bibliche quotidiane che ora vengono proposte per l’anno 1998. Questa
è la 268® edizione, tradotta e adattata per il lettore italiano,
delle famose Losungen, testi biblici e meditazioni giornaliere,
preparate ogni anno fin dal 1731
dalla Chiesa evangelica dei Fratelli Moravi (Unità dei Fratelli di
Herrnhut). Questi testi mettono in
comunione spirituale milioni di
credenti ogni giorno per tutto l’anno all’ascolto e alla meditazione
della Parola del Signore com’è
nella tradizione delle chiese riformate. Il libro che non può mancare nelle case evangeliche.
m mmedhirìce
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
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f. Continua la nostra riflessione sul tempo, la fede e la vita quotidiana
Il tempo fecondo del Inattesa
Il tempo dell'attesa non è soltanto un tempo vuoto, sprecato^ teso verso il
compimento^ ma è anche un tempo fecondo^ che intreccia presente e futuro
LETIZIA TOMASSONE
MI ha sempre affascinata
la dimensione dell’attesa, forse perché fa emergere
nel mio immaginario uno
spazio di riposo (prima che le
cose succedano, ma quando
già è tutto pronto) uno spazio
di fantasia su come potrei
realizzare o vivere ciò che attendo. Inoltre mi sembra che
l’attesa presupponga un essere aperta alla vita, una capacità di accoglienza del presente senza cui non avviene
ciò che attendo.
Però conosco e sono toccata dalle critiche forti che da
più parti vengono rivolte al
sentimento dell’attesa: che
sarebbe una fuga dalla realtà
e dunque un atteggiamento
alienante e tipicamente religioso. Ricordate la metafora
dell’uomo che pianta alberi
di castagne sapendo che ne
coglieranno i frutti i suoi nipoti? È una delle immagini che rappresentano il carattere della speranza. Anche
Alves, un teologo che si è trovato ad operare in Brasile
in questi ultimi decenni di
grandi contraddizioni e di
grandi movimenti, ha ripreso
quell’immagine. Per lui è urgente che si ricomincino a
piantare semi di dattero piuttosto che di zucca. Eppure a
me sembra che queste piante
di zucca, che in una sola stagione danno il loro frutto,
siano piante capaci di trasformare il presente, di renderlo fecondo a breve termine, invece di lasciare che la
speranza si rivolga ad un
tempo che sembra non venire mai. Io vorrei che fosse tenuta aperta la dialettica tra
questi due momenti.
E proprio riflettendo sulla
passività che viene indotta da
un sentimento di attesa, ho
. compreso che in realtà il
tempo dell’attesa non esiste.
Non esiste quel tempo vuoto
e tutto teso a un solo compimento. Perché anche l’attesa
avviene nel presente, nel succedersi quotidiano delle cose. Il tempo dell’attesa è tessuto delle piccole cose che ci
Proseguiamo su questa patria il ciclo di riflessioni su tempo, fede e vita quotidiana che abbiamo cominciato sul numero 5 di quest’anno. I contributi di questa settimana sono incentrati sulla dimensione dell’attesa. La programmazione
delle prossime pagine di fede e spiritualità prevede approfondimenti su: tempo opportuno -kaired, tempio e memoria, finito e infinito, il tempo della musica, fede ed età.
tengono legati alla realtà. È
questo che ci permette di
continuare a vivere quando il
tempo perde spessore sotto
l’urto di un forte lutto. Piano
piano la necessità dei piccoli
gesti quotidiani fa sì che il
tempo tomi ad essere vissuto
nel presente e non rimandato
in un altrove, passato o futuro che sia.
Così anche il tempo dell’attesa che viene spesso evocato
con rimmagine della donna
incinta è qudeosa che intreccia strettamente futuro e presente: si attende qualcosa
che però, in qualche modo,
c’è già e di cui si vive fortemente la presenza. Il tempo
dell’attesa in questa immagine è proprio un tempo pieno
e intenso, e questa pienezza
già disegna l’incontro futuro.
L’apostolo Paolo dice qualcosa che si avvicina molto a
questa comprensione della
speranza. «L’afflizione produce pazienza, la pazienza
esperienza e l’esperienza
speranza» (Romani 5, 3-4).
Vorrei sostituire al termine
«pazienza» quello di «resistenza», che mi sembra più
vicino al termine greco. Simone Weil propone: «attendere, sostenere uno shock».
Allora ecco che si comprende
meglio come la resistenza in
una situazione difficile si traduce in vita quotidiana (1’
esperienza). Non si può infatti resistere con una semplice
dichiarazione di principio:
l’attesa paziente non può essere passiva, al contrario si
traduce e trasforma le cose di
ogni giorno. Il film di Benigni
«La vita è bella» mostra bene
questa trasformazione dei
gesti quotidiani che mantiene viva l’attesa. La tensione
quotidiana non deve venir
meno, tutto è trasformato
perché sia possibile attendere, sperare. E qui, in modo
molto concreto, attendere significa vivere.
Ancora in Paolo troviamo
un’immagine dell’attesa: «La
creazione attende con impazienza la manifestazione dei
figli di Dio» (Romani 8, 19).
Questa attesa che è della
creazione sembra che non sia
condivisa dagli esseri umani
che, alla pienezza di figli di
Dio, solidali con la liberazione del mondo naturale ed
umano, continuano a preferire i propri privati interessi.
Sono gli ultimi della terra,
gli emarginati e perseguitati
che possono ancora dar voce
a questa attesa mossa dallo
Spirito. Proprio come nel film
a cartoni animati «Il gobbo di
Notte Dame», ispirato alla
scrittura di Victor Hugo. La
zingara Esmeralda, trovato
asilo nella cattedrale parigina
contro la persecuzione razzista e xenofoba, solleva la preghiera di quanti sono nella
chiesa. Ripetitori di riti e gesti
stanchi, ma pieni di attese e
desideri forti. La zingara, come una folata venuta dallo
Spirito Santo, con il suo canto crea danza e suscita le attese di quanti sono presenti,
attese che si trasformano in
preghiere a Dio. E lei stessa
conclude: «Che tutti possiamo diventare figli di Dio»,
portatori e portatrici di una
nuova umanità. Nei Vangeli
c’è un’altra immagine dell’attesa che invece mi pesa: tra le
parabole che raccontano la
veglia per il ritorno del padrone di casa o dello sposo è
quella delle dieci vergini.
Non riesco ad accettare la
morale dei racconto che vede
premiata la prudenza di cinque a scapito di un’altra possibilità: la condivisione. Eppure quante volte la Bibbia ci
mostra che la condivisione
nell’attesa è feconda! Basta
ricordare la vedova che divide il suo ultimo goccio d’olio
e l’ultimo pugno di farina
con Elia, o anche la stessa
moltiplicazione dei pani e dei
pesci. L’attesa di superare il
momento di difficoltà è resa
meno dura se è attraversata
dalla condivisione. In fondo,
che m’importa di entrare nella casa dello sposo se non ci
posso entrare con quante
hanno atteso con me?
La «preghiera della formica» in una pagina di Simone Weil
Dio è colui che può trasformare il tempo in eternità
Lo sforzo della volontà teso alla
tnrtù e all’adempimento degli obblighi non ha valore in quanto
tale, ma come una preghiera sen^ parole, una preghiera fatta di
gesti, muta.
Il bambino di qualche mese che vuole un oggetto luccicante può gridare per farselo
care. Può anche tendere la
mano, lasciarla ricadere per
la stanchezza, tenderla ancom, per ore. Sua madre finirà
per notarlo e non potrà sopportarlo; gli darà l’oggetto.
Una formica si arrampica
su un piano verticale e liscio,
m qualche centimetro, e cade, si arrampica ancora, e cade, si arrampica ancora, e cade. Un bambino che l’osservi
Si divertirà dinanzi a questo
spettacolo per dieci minuti,
poi non potrà più sopportarlo; inette la formica sui un filo di paglia e la solleva al di
sopra del piano verticale.
Regala
un abbonamento
Così, stancando Dio con la
nostra pazienza, lo costringiamo a trasformare il tempo
in eternità. Una pazienza capace di stancare Dio procede
da un’umiltà infinita. L’umiltà ci dà un potere su di lui.
Solo il nulla perfettamente
vuoto può coniugarsi con
l’essere perfettamente compatto. Solo mediante l’umiltà
possiamo essere perfetti come il Padre nostro. Per questo occorre un cuore completamente stritolato.
Una preghiera fatta di gesti, come quella della formica
che sale e ricade, è ancora
più umile di una preghiera
espressa con parole o grida
anche anteriori o con un desiderio tacitamente diretto.
Significa sapere che non si
può nulla, e tuttavia esaurirsi
in sforzi riconosciuti come
inutili, nell’attesa umile del
giorno in cui forse questo
sarà notato dalla Potenza che
non si osa implorare. Non c’è
atteggiamento di maggiore
umiltà dell’attesa muta e paziente. È l’atteggiamento dello schiavo pronto a qualsiasi
ordine del padrone, o all’assenza di ordini. L’attesa è la
passività del pensiero in atto.
L’attesa è trasmutatrice del
tempo in eternità. «Porteranno frutti nell’attesa». La superbia della carne consiste
nel credere di far presa sul
futuro, che la fame le dia il
diritto di mangiare prossimamente, che la sete le dia il diritto di bere prossimamente.
La privazione la disillude e le
fa provare sotto forma di angoscia l’incertezza del futuro,
la mancanza di presa, l’impotenza totale dell’uomo anche
sul futuro prossimo. Il grido
dell’orgoglio è «il futuro mi
appartiene», qualunque sia la
forma sotto cui si presenta.
L’umiltà è la conoscenza
della verità contraria. Se soltanto il presente mi appartiene, io sono niente, perché il
presente è niente. Il pane trascendente è il pane di oggi; è
anche il nutrimento dell’anima umile. Tutti i peccati sono tentativi per sfuggire al
tempo. La virtù consiste nel
subire il tempo, nel premere
il tempo sul proprio cuore fino a stritolare il cuore. Allora
si è nelTeterno.
La sventura raggela l’anima riducendola al presente lei malgrado. L’umiltà è
il consenso a questa riduzione. L’umiltà è il consenso a
quanto fa orrore alla natura.
il nulla. Io non sono e acconsento a non essere, perché io
non sono il bene, e voglio che
soltanto il bene sia.
Dio sarebbe geloso di un
simile amore se non ne avesse la perfezione in quanto
Cristo. Dio vuole essere, non
perché è lui, ma perché è il
Bene. Il Padre fa essere il Figlio per amore, perché il Figlio è il Bene. Il Figlio non
vuole essere per amore, per-'
ché solo il Padre è il Bene.
Per il Padre, Dio è Figlio. Per
il Figlio, Dio è il Padre. Ambedue hanno ragione, e si
tratta di un’unica verità. Così
essi sono due Persone e un
solo Dio.
Il Padre è creazione dell’essere, il Figlio è rinuncia
all’essere; questa duplice
pulsazione è un atto unico
che è Amore o Spirito. Quando l’umiltà ci rende partecipi
di esso, la Trinità è in noi. Lo
scambio di amore tra il Padre
e il Figlio passa attraverso la
creazione. Non ci è chiesto
altro né di più che acconsentire a questo passaggio. Noi
non siamo che questo consenso. Lode a Dio e compassione per le creature.
(da: Simone Weil,
Quaderni, IV, pp. 121-123)
Un brano del «Piccolo principe»
Bisogna essere pazienti
«Cosa vuol dire “addomesticare”?».
«È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire "creare dei
legami”...».
«Creare dei legami?».
«Certo», disse la volpe. «Tu, fino ad ora, per me, non sei
che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho
bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono
per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi
addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai
per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo».
«Per favore... addomesticami», disse.
«Volentieri», rispose il piccolo principe, «ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere
molte cose».
«Non si conoscono che le cose che sì addomesticano»,
disse la volpe. «Gli uomini non hanno più tempo di conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma
siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non
hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!».
«Che bisogna fare?» domandò il piccolo principe.
«Bisogna essere molto pazienti», rispose la volpe. «In
principio tu ti siederai un po’ lontano da me, così, nefi’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu
potrai sederti un po’ più vicino...».
Il piccolo principe ritornò l’indomani.
«Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora», disse la
volpe. «Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare
dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il
prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non
saprò mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti».
Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando
l’ora della partenza fu vicina:
«Ah!» disse la volpe, «... piangerò»,
«La colpa è tua», disse il piccolo principe, «io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addòmésticassi..,».
«È vero», disse la volpe.
«Ma piangerai!» disse il piccolo principe.
«È certo», disse la volpe.
«Ma allora che ci guadagni?».
«Ci guadagno», disse la volpe, «il colore del grano».
«Addio», disse la volpe, «Eccò il mio Segreto, È molto
semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi».
(da Antoine De Saint Exupery, Il piccolo principe,
Bompiani, 1978, p. 91 s.)
Una preghiera
In attesa su uno
stretto cammino
Aspetto.
Aspetto il vento che porta il domani.
Aspetto la consolazione per il mio popolo.
Aspetto la saggezza dei proverbi.
Aspetto l’alba che risveglierà il gregge
e l’astro che farà risplendere la nostra strada.
Aspetto il fanciullo promesso che già muove in me,
e l’angelo che mi renderà la mia amata.
Aspetto, nel chiaro-scuro della nostra storia,
che venga il mattino del suo regno.
Aspetto 0 primo solco delle spade diventare aratro,
e le nozze deila giustizia con la pace.
Aspetto, nel freddo mattino,
la fine della crisi,
la primavera della speranza,
l’autunno di questo secolo.
Ed io, dice il Signore,
aspetto... che tu la smetta di aspettare!
Aspetto che le tue mani di preghiera e azione
snodino i rovi dell’ingiustizia,
diradino le nebbie della disperazione.
Allora, su questo stretto cammino,
percepirai i miei passi
e vedrai avanzare l’attesa della tua fede.
Michel Wagner (Francia)
(da Quando è giorno^ Cevaa ’88)
Illustrazione dal «Piccolo principe»
4
PAG. 4 RIFORMA
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venerdì 27 FEBBRAIO igg»
Fu firmato a Nantes il 30 aprile 1598 dal re di Francia Enrico IV
I 400 anni dell'Editto di Nantes
Ottani'anni dopo la Riforma, fu il primo editto di pace religiosa tra cattolici e
protestanti e di tolleranza in un'Europa in cui regnava ovunque l'intolleranza
JEAN-JACQUES PEYRONEL
250 anni prima delle «Lettere Patenti» di Carlo Alberto,
il 30 aprile 1598, il re di Francia Enrico IV firmava l’Editto
di Nantes che concedeva ai
riformati francesi la libertà di
coscienza e la parità dei diritti rispetto ai sudditi cattolici
ma non, come generalmente
si pensa, la piena libertà di
culto su tutto il territorio del
regno. Infatti gli ugonotti poterono celebrare liberamente
il loro culto nelle zone in cui
erano saldamente radicati
(Cevenne, Delfinato, Poitou,
ecc.) ma non in altre, in particolare a Parigi «intra muros». Anche per l’Editto di
Nantes, come per le Lettere
Patenti, l’unica vera religione
era il cattolicesimo apostolico romano. Tuttavia, la fede
riformata non veniva più
considerata come un’eresia
ma come «religion prétendue
réformée» (Rpr).
Sta di fatto che l’Editto di
Nantes fu il primo editto di
tolleranza in un paese e in
un’Europa in cui il concetto
di tolleranza si sarebbe pienamente affermato solo due
secoli più tardi, con ia Rivoluzione francese. Infatti, all’indomani della Dieta imperiale di Augusta nel 1530, alla
quale seguirono 25 anni di
conflitti religiosi, le monarchie europee avevano tentato
di risolvere la questione della
divisione del cristianesimo ricorrendo al noto principio
«cujus regio, ejus religio»
(«tale religione del principe,
tale religione del paese»), una
delle decisioni principali della Pace di Augusta (1555). La
Francia però, «primogenita
della Chiesa», era rimasta
un’eccezione in quanto, durante il regno di Francesco I,
una parte cospicua defl’aristocrazia e del popolo aveva
Enrico IV firma l’Editto di Nantes (vignetta di V. Fourquier e Coste, Bibiioteca nazionaie di Francia, Parigi)
aderito con entusiasmo alle
idee della Riforma. Fra questi
il futuro re di Francia Enrico
di Navarca che, com’è noto,
pur di accedere al trono non
esitò a rinnegare la propria
fede ugonotta e a convertirsi
al cattolicesimo romano («Paris vaut bien une messe!»).
Fino all’Editto di Nantes
quindi, la seconda metà del
XVI secolo - tra il 1562 e il
1598 - fu un susseguirsi di
ben otto guerre di religione
tra «papisti» e «ugonotti».
Una delle pagine più nere fu
il massacro di San Bartolomeo nel 1572. Prima dell’Editto di Nantes, altri sette
editti di pacificazione erano
stati promulgati, tutti di breve durata, cosicché quando
Enrico IV firmò quello del
1598, nessuno avrebbe potuto immaginare che da quel
momento la pace sarebbe
durata per quasi un secolo,
fino alla revoca dell’editto da
parte del Re Sole, nel 1685.
400 anni dopo, gli storici
francesi danno valutazioni
diverse del famoso editto:
mentre tutti concordano che
si è trattato di un editto di
pace e di tolleranza assolutamente innovativo per l’epoca
(e in questo tuttora molto attuale) molti ritengono che in
realtà l’editto abbia consacrato l’assoluta preminenza
del cattolicesimo e inaugurato quell’assolutismo monarchico che avrebbe fatto della
Francia lo stato più centralizzatore di tutta l’Europa, uccidendo sul nascere l’idea di
«società civile» che invece si
affermerà in altri paesi europei come l’Inghilterra.
Ma, nonostante i suoi limiti
e le sue ambiguità, l’Editto di
Nantes recava in sé due prin
cipi molto moderni: quello
del pluralismo religioso, e
quello del compromesso di
pace che, sulla base di negoziati fra le parti in conflitto e
in riferimento ad una parola
scritta e sottoscritta, rende
possibile la fine della violenza e ridà il suo primato alla
politica, nel suo ruolo specifico di mediazione, di controllo e di governo.
Certo, si tratta di compromesso e non di legge inamovibile, per cui la sua fragilità
intrinseca può portare, nel
corso della storia, alla sua revoca, come infatti poi avvenne. Ma ormai l’idea di libertà
religiosa e di libertà di coscienza era storicamente acquisita e sarebbe rimasta viva nel cuore e nella mente
dei riformati francesi nonostante l’esilio e la galera imposti loro da Luigi XIV.
Intervista a Jean Baubérot
il protestantesimo non è più
un'eresia ma una religione
- L'Editto di Nantes è un
compromesso. Un compromesso ha una ragione «biblica» di esistere?
«In quel tempo la volontà
dei protestanti era di convertire il re e, attraverso la sua
conversione, di fare passare il
paese dal cattolicesimo alla
Riforma. Inversamente, il
cattolicesimo voleva estirpare gli eretici dal regno. È chiaro che l’Editto di Nantes non
ha corrisposto a quello che
volevano i protestanti né, per
lo meno in quel periodo, a
quello che volevano i cattolici. Era un compromesso.
Non dijpentichiamo che nel
XVI secolo, in Spagna, la
Riforma è stata totalmente
sradicata. Senza l’alternativa
proposta dall’Editto di Nantes, la guerra sarebbe proseguita. Se così fosse stato, il
protestantesimo avrebbe potuto essere totalmente sradicato dal nostro paese e non
avrebbe potuto giocare il
ruolo che ha avuto in seguito.
L'Editto di Nantes non realizza il regno di Dio in terra ma
è comunque una bella vittoria, un bel compromesso politico, in un tempo in cui i
protestanti erano minoritari
nel regno e in cui i diritti delle minoranze non erano affatto riconosciuti. Grazie
all’Editto di Nantes, grazie al
compromesso, il protestantesimo non era più un’eresia
ma una religione».
A colloquio con Michel Rocard
Libertà di coscienza e libertà
di culto, una prima in Europa
Jean Baubérot
- Quale posto rimane per la
verità?
«A quell’epoca, la tolleranza non è il divieto di portare
un giudizio sull’altro, è il fatto
di pensare che si possiede la
verità, che l’altro è nell’errore
e che si tollera l'errore. La
concezione moderna tende
troppo a mettere tra parentesi il rapporto con la verità.
Dpi, occorre trovare l’equilibrio tra la ricerca sincera della verità senza rinunciare a rischiare un giudizio su determinati comportamenti e dottrine. Non bisogna rimanere
nell’indifferenza ma ammettere questa tensione tra la ricerca della verità e il fatto di
tollerare l’altro nonostante
quello che viene considerato
ii suo errore».
(Intervista a cura di Mireille
Legait-Verbregghe,
Le Christianisme n. 621)
Michel Rocard, ex primo
ministro, protestante non
praticante, ha scritto insieme
a Janine Garrisson un libro
sull’editto di Nantes intitolato «L’art de la paix». In un’intervista al settimanale protestante Réforme, a cura di
Rémy Hebding, Rocard afferma: «Sono rimasto del tutto
stupefatto alla lettura di questo testo. Ho scoperto un documento esemplare forgiato
in vista dell’assoluta padronanza delle condizioni per
costruire la pace. Questo in
un mondo in cui l’intolleranza dilagava da ogni parte e in
un regno in cui in qualche
decennio il numero di protestanti si è trovato considerevolmente ridotto: conversioni, matrimoni, esili hanno
fatto sì che 18 milioni di cattolici si trovavano di fronte a
1 milione di protestanti».
«Ci sono alcuni aspetti in
cui il testo è profondamente
innovatore: l’uguaglianza di
accesso per i protestanti e i
cattolici, i rudimenti della laicità e della cittadinanza, la libertà di coscienza totale e indiscussa, l’inizio della libertà
religiosa... e una libertà di
culto per i protestanti in zone
delimitate. Ed è anche la prima volta che viene stabilito
che, nell’accesso alla scuola o
agli ospedali, non si verificherà nessuna differenziazione di ordine religioso. È l’annuncio della laicità della
scuola e dell’ospedale. E anche la prima volta che gli orrori inutili della guerra vengono denunciati in un testo
giuridico del diritto francese.
Disposizioni che la Dichiarazione dei diritti deH’uomo e
del cittadino registrerà, generalizzerà e riscriverà. Si installa quindi un precedente giuridico. Una prima in Europa
che verrà legalizzato dalla Rivoluzione francese: la libertà
di coscienza e la libertà di
pratica religiosa, con qualche
limitazione geografica. E in
concorrenza. 11 che è unico».
(Tratto da Réforme n. 2753)
Al Palazzo dell'Unesco a Parigi
Programma della manifestazione
del 28 febbraio e 1 ° marzo 1998
Sabato 28 febbraio
Ore 10,15: accoglienza
Introduzione; corali
Parola di benvenuto di Jean Baubérot
Intervento di Michel Rocard
Testimonianza di Jeròme Monod
Corali
Tavola rotonda 1: l'Editto di Nantes e la storia
Introduzione di Emmanuel Leroy-Ladurie
Animazione di Dominique Fabre
Dibattito; Pierre Chaunu, Olivier Cristin, Bernard Cottret,
Emmanuel Leroy-Ladurie, François Bayrou
Tavola rotonda 2: Fede e tolleranza per oggi
Introduzione di Paolo Ricca
Animazione di Ivan Levai’
Dibattito: Jacques Delors, Abd Al Aqq Guiderdoni, GeorgL
na Dufoix, Robert Badinter, Paolo Ricca
Tavola rotonda 3: Convinzioni, conflitti e comunione
Introduzione di Alain Duhamel
Animazione di Jean Baubérot
Dibattito: Paul Ricoeur, Catherine Trautmann, Denise
Brigou, Jerome Monod, Alain Duhamel, Henri Blocher.
Atelier
Atelier su vari temi tra cui: battesimo, scuola, liturgia,
Bibbia, fede e vita, ecumenismo, dialogo interreligioso,
Evangelo, famiglia, uomini e donne, preghiera, vita dopo la
morte, pastore, ministero di guarigione, Riforma, Israele,
legge biblica e legge dello stato, gioventù.
Domenica 1“ marzo
Culto nel grande auditorium del Palazzo dei Congressi,
animato dà Stéphane Lauzet; segretario generale deU’Alleanza evangelica francese, predicazione di Jean Tartier,
1 li Francia.
A colloquio con Pierre Joxe
Per una commemorazione
aperta alle altre minoranze
Pierre Joxe, riformato praticante, è stato ministro dell’Interno durante la presidenza di Mitterrand. Attualmente
è primo presidente della Corte dei Conti. È autore del libro
«L’Édit de Nantes. Une histoire pour aujourd’hui».
In un colloquio con CÌaudine Castelnau, del settimanale protestante Réforme, si
interroga su che cos’è l’Editto di Nantes dal punto di vista storico. «È la questione di
cui dibatteremo durante
l’anno 1998 - dice - come
ogni anno 98 da 400 anni a
questa parte! Per ii primo anniversario, è stato revocato...
Il secondo capitava durante
la Rivoluzione... 11 terzo capitava al momento dell’affare
Dreyfus e i protestanti erano
vittime di campagne quasi
altrettanto virulenti di quelle
portate contro gli ebrei. Essi
sono diventati discreti. Finalmente è la prima volta che
possiamo celebrare con una
certa tranquillità». Celebrare
cbe cosa? chiede Claudine
Castelnau. Non certo un atto
liberale poiché era innanzitutto una legge d’amnistia,
risponde Pierre Joxe, e aggiunge: «Enrico IV ha chiuso
il dibattito religioso-politico.
La Francia entra nella reli
Quattro dei protestanti francesi noti che parteciperanno aiia manifestazione di commemorazione ai paiazzo deil'Unesco; da sinistra
Jean Baubérot, Michei Rocard, Théodore Monod e Jérôme Monod
gione del re e l’editto fonda
l’assolutismo reale».
Joxe spiega poi che i primi
capitoli del suo libro sono
deliberatamente incentrati
sull’Europa: «Stiamo per vivere in un’Europa in cui il diritto si armonizza fino al
punto di unificarsi, di fondersi, mentre la Francia ha,
in materia di religione, ima
giurisdizione molto diversa
da quella dei suoi partner.
Era già così 400 anni fa, ma
allora la «cristianità», come
veniva chiamato il mondo
occidentale conosciuto, l’autorità del papa, quella dell’imperatore stavano scoppiando e l’Europa si stava costruendo attorno a stati-nazioni. Oggi viviamo il processo inverso. La nostra commemorazione deve tener
conto di questo fatto!».
Oggi, afferma Joxe, dobbiamo fare una commemorazione aperta agli altri. Anche il
XX secolo ha vissuto molti
conflitti legati alla religione:
Israele, la Bosnia, l’Irlanda
del Nord... «Se concludo la
mia riflessione con la questione della grande minoranza musulmana, è perché attualmente si pone il problema del suo statuto. Occorre
che consideriamo senza col
pevolezza né apprensione
coabitazione che stiamo paf
inventare, il compromesso..Una vera laicità e non una
neutralità asettica, un’indifferenza nei confronti del fenomeno religioso dell’Islam
e dei musulmani che vivono
in una situazione di disugua;
glianza, che sono contestati
sul piano sociale, culturale e
religioso in Francia e in Europa... Occorre quindi che
quelli che usufruicono di
questo statuto storico conquistato con fatica e con do;
lore vi si impegnino. E cm
meglio dei protestanti e degli
ebrei può riflettere e fare riflettere su ciò che è una minoranza religiosa in urta società multiculturale e laica. »
(Tratto da Réforme n. 2755)
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\/ENERDÌ 27 FEBBRAIO 1998
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PAG. 5 RIFORMA
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Torre Pellice, domenica 15 febbraio: il messaggio di mons. Abiondi
La libertà deve animare ogni aspetto della vita
«Mei cammino grande che la libertà ci propone di fare insieme, vogliamo anzitutto
superare un clima di tiepida "tolleranza''. Tolleranza infatti non è parola fraterna»
ALBERTO ABLONDI______
Egregio signor presidente della Repubblica, permetta che un fratello cristiano, che si sente partecipe di
tanti valori di fede dei fratelli
valdesi, anzitutto si unisca a
loro neU’esprimere la gratitudine per la Sua presenza. Saluto il moderatore della Tavola valdese e le sorelle e fratelli in Cristo della comunità
valdese. Con loro i presenti di
diverse confessioni.
Esprimo gratitudine al moderatore che ha voluto invitare il presidente della Cei. In
questo caso lo rappresento a
nome dei vescovi italiani nella celebrazione del centocinquantesimo anniversario delle Lettere Patenti concesse da
Carlo Alberto nel 1848.
Il gesto di coinvolgimento
dei cattolici in questa celebrazione è tanto gradito anche perché il coinvolgimento
dei cattolici di fatto esiste negli aspetti purtroppo pesanti
del passato, ma anche nel
cammino costruttivo di libertà religiosa aperto dalle
Lettere Patenti.
Per quanto riguarda il passato, è triste documentare il
coinvolgimento di responsabilità dei cristiani cattolici
nell’appesantire per la comunità valdese la professione di
fede e lo sviluppo della cultura valdese nello stato italiano.
Sento perciò che come cattolici dobbiamo rivolgere preghiera penitenziale allo Spirito Santo. A Lui presentiamo
le nostre responsabilità perché queste, lette alla Sua luce, ispirino adeguate parole
di pentimento e di riprovazione, ristabilendo così verità
e carità. Soprattutto siano segno di profonda conversione
creando un «cuore nuovo»,
divenuto incapace di violazioni del diritti umani, fraterni e cristiani.
Ma c’è anche un coinvolgiinento nei valori positivi che
si aprono verso il futuro, da
quella data di centocinquant’
anni orsono. La libertà infatti
è un’avventura che bisogna
Mons. Abiondi ha partecipato al culto del 15 febbraio a Torre Pellice
vivere insieme. È un impegno facilitato dal momento
storico che stiamo vivendo.
Infatti, in seguito a incontri e
riconoscimenti vicendevoli,
sul piano ecumenico in Italia
sta creandosi un nuovo clima. Esso ci chiede anche per
quanto riguarda la libertà religiosa, di realizzare quel
principio di valore ecumenico così alto ed efficace: fare
insieme tutto ciò che non siamo costretti a fare separatamente.
Nel cammino grande che la
libertà ci propone di fare insieme, vogliamo anzitutto superare anche un clima di tiepida «tolleranza». Tolleranza
infatti non è parola fraterna.
È stato detto persino che significa solo intermittenza in
una situazione di permanen
te intolleranza. Conae cristiani sappiamo invece che la libertà non è solamente un diritto personale o una condizione sociale, ma premessa e
coronamento di un profondo
rapporto di amore, o meglio
di carità verso Dio e verso i
fratelli.
Mi piacerebbe dunque
usare una parola capace di
aprire nuovi orizzonti di impegnativa collaborazione.
Non «tolleranza» dunque, ma
rispetto! Perché rispetto significa quel vedere profondo
che permette di capire tanti
valori da scambiare, tante carenze da superare, tante visuali troppo superficiali che
portano a vicendevoli equivoci. Lo sguardo profondo
che nasce dal rispetto ci aiuti
allora a capire che lo Spirito
Santo nel corso della storia,
attraverso vicende a volte dolorose, ha dato ad una chiesa
carismi prima misconosciuti
o condannati, ma poi diventati esperienze preziose anche per altre confessioni.
Sulla strada di sviluppo di
questa libertà sentiamo la delicatezza del rapporto con la
verità. Perciò, guardando ii
passato e traendone ispirazione per il futuro, diventi
evidente la pericolosità di chi
si sentisse possessore della
verità, invece che da essa
posseduto. La storia delle sofferenze e divisioni ci insegna
che nel cammino ecumenico
dobbiamo aiutarci vicendevolmente ad essere più vicini
a Cristo, assumendo non tanto il ruolo di difensori, quanto
la missione di testimoni della
verità. Così la libertà non sarà
più mutilata dalla verità.
Ma poiché una voce autorevole fra voi ha parlato di
«libertà arrugginite», credo
che il cammino comune, la
chiarezza vicendevole, la severità fraterna e, nello stesso
tempo, l’accoglienza cordiale
dovrebbero aiutarci a capire
che la libertà deve animare
ogni aspetto deUa vita. Perciò
nelle risposte comuni che le
chiese debbono dare al mondo con particolare riguardo
alla giustizia sociale e all’etica, come nei rapporti fra le
confessioni, è necessario essere coraggiosi in quella pazienza che permette di salvare la libertà rispettando i
tempi degli altri e di arricchire la verità nel costante e fraterno confronto. Così la libertà ci aiuterà a superare lo
stato d’animo della paura;
ben sapendo che l’opposto
della paura non è il coraggio,
ma l’amore. Esso è così
profondamente connesso
con la libertà che sarei tentato di citare Sant’Agostino:
«Ama e fa’ quello che vuoi».
Ma allora quanta purificazione di amore dobbiamo invocare dallo Spirito; quanto coraggio di amore per andare
verso il futuro con lo Spirito
che «fa nuove tutte le cose».
Storico incontro a Cipro dei massimi leader delle chiese del Medio Oriente
In pericolo la presenza cristiana nella culla del cristianesimo?
Nel corso di un incontro
storico svoltosi a Cipro, venti
dirigenti di chiesa - ortodossi,
cattolici e protestanti - del
Medio Oriente hanno attirato
attenzione sul calo del numero e delle risorse dei cristiani che vivono in quella regione, culla del cristianesimo,
lì mtra parte hanno chiesto di
«rafforzare i legami di cooperazione tra di loro» e con i loie vicini musulmani per superare le difficoltà alle quali
eyono far fronte i cristiani,
elio stesso tempo i dirigenti
ecclesiastici sono stati attenti
a non generare un sentimen0 «allarmista», ricordando
ne «gli apostoli che hanno
predicato nel mondo conociuto del loro tempo erano
soltanto dodici».
Tarek Mitri, segretario esecutivo presso l’Ufficio delle
P azioni interreligiose del
i°.^®lglio ecumenico delle
mese (Cec), ha partecipato
.a preparazione della riu'°de di Nicosia. Ha dichiari ku «lettera pastorale»
Pnbbiicata al termine della
niiione era il risultato della
acisione dei responsabili di
lesa di «parlare pubblica^ ente» di un argomento che
nBì °8Sntto di conversazioni
Ila regione: il calo del nu
mero di cristiani che vivono
in Medio Oriente. Tuttavia,
ha precisato, questa dichiarazione assume una grande importanza in quanto dimostra
che per i dirigenti ecclesiastici il modo per assicurare la
continuazione della «presenza cristiana» in Medio Oriente non è di chiedere un intervento esterno.
L’incontro era stato organizzato a Nicosia (Cipro) dal
Consiglio delle chiese del
Medio Oriente (Cerno) il 23 e
24 gennaio, durante la Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani, ed ha avuto luogo presso la sede del primate
della Chiesa di Cipro, l’arcivescovo Chrysostomos. L’incontro era in sé molto importante perché si trattava del
secondo incontro di dignitari
di così alto livello della regione dopo il Concilio di Efeso
nell’anno 431 (un incontro
simile ha avuto luogo a Nicosia nel 1985).
Secondo Tarek Mitri, «questa riunione è stata la più forte concentrazione di patriarchi mai vista in precedenza:
per questo si può dire che sia
stata un avvenimento significativo. D’altra parte, i patriarchi hanno sottolineato la
necessità di incontrarsi ogni
due anni. Se questo avverrà,
darà al movimento ecumenico un ritmo differente».
Nella «lettera pastorale» di
Nicosia viene affermata la
volontà espressa dai responsabili di chiesa di cooperare:
«Questa missione non si realizzerà, per non dire che è
impossibile da realizzare, se
non daremo un esempio vivente di legami profondi di
collaborazione e di amore
reciproco. Siamo tutti responsabili del deposito che il
nostro Signore Gesù Cristo ci
ha affidato...».
«La lettera pastorale dimostra - ha proseguito Tarek
Mitri - che il problema dell’emigrazione cristiana nelle
società del Medio Oriente
hanno suscitato grandi preoccupazioni, non solo fra i
cristiani, ma anche presso i
musulmani. Questo problema è diventato un argomento di dibattito pubblico nella
regione e al di là. Negli Usa
ad esempio viene considerato come un problema di persecuzione religiosa».
Ma i responsabili di chiesa
mettono anche in guardia
contro il sensazionalismo e le
dichiarazioni affrettate di coloro che predicono la sparizione imminente del cristia
nesimo in Medio Oriente.
D’altra parte, il documento
indica che le cifre sono certo
importanti ma che non bisogna allarmarsi. Non bisogna
feticizzare le cifre né farne
idoli. La fede è molto più importante delle cifre. I dirigenti ecclesiastici hanno inoltre
sottolineato la necessità di risolvere i problemi cooperando con i musulmani: «Anziché lamentarsi nel mondo di
quello che i musulmani, o
per lo meno alcuni di loro,
fanno ai cristiani, le chiese
dichiarano di volere trattare
con i loro vicini musulmani».
I leader ecclesiastici non
hanno voluto cadere nella
trappola della «mentalità dei
perseguitati», e cercare protezione presso i governi stranieri. «Ma questo è estremamente difficile - ha fatto osservare Tarek Mitri - perché
non si può dire che le comunità cristiane non hanno problemi. Ma non si vuole che
questi problemi vengano
sfruttati da forze straniere
motivate politicamente e
vengano utilizzate, o meglio
male utilizzate, per una crociata contro l’Islam. Le chiese
vogliono dire: esistono problemi ma è qui che devono
essere risolti». fenij
Mondo Cristiano
Francia: è morta Francine Dumas
PARIGI — È morta a Parigi domenica 8 febbraio Francine
Dumas, moglie del pastore André Dumas, deceduto due anni
fa. Francine Dumas era stata fin dalle origini una delle promotrici e animatrici del movimento protestante «Giovani
donne». Grande lettrice di romanzi e appassionata di cinema
aveva pubblicato, insieme al marito, un libro su «L’amore e la
morte nel cinema». Sempre animata dalla preoccupazione di
convincere senza svalutare l’avversario, ha portato avanti con
tenacia i suoi vari impegni: planning familiare, militantismo
affermato, partecipazione ai drammi del mondo.
Lettera degli evangelici al presidente
della Commissione bicamerale
ROMA — Il pastore Domenico Tomasetto, presidente della
Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo
stato (Ccers) nonché della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), ha scritto il 6 febbraio, a nome della Ccers,
una lettera al presidente della Commissione bicamerale, on.
Massimo D’Alema, in merito al progetto di revisione della
Costituzione. «Nel progetto in fase di redazione finale - si legge nella lettera - nell’attribuzione dei compiti riservati allo
stato, nella sua dimensione nazionale, non sono menzionati i
rapporti con le diverse confessioni religiose presenti in Italia
(art. 8, terzo comma della Costituzione). Siamo consapevoli
che è in discussione la seconda parte della Costituzione, ma
laddove nella nuova proposta si elencano le attribuzioni dello
stato “centrale” rispetto a quelle regionali e decentrate, non
si indicano i rapporti con le altre confessioni religiose. Per
quanto l’art. 8 della Costituzione rimanga invariato, auspicheremmo che quest’aspetto da noi segnalato sia tenuto presente e richiamato». L’esigenza segnalata dagli evangelici è
stata recepita in un emendamento alla bozza di revisione costituzionale, presentato dall’on. Valdo Spini. (nevj
Lettera degli evangelici al ministro
della Sanità, on. Rosy Bindi
ROMA — Il pastore Tomasetto ha scritto inoltre al ministro
della Sanità, on. Rosy Bindi, sempre a nome della Ccers, per
chiedere che venga segnalata ai responsabili della nomina l’opportunità che, nei «comitati etici» che ogni azienda sanitaria locale o ospedale deve costituire, siano inseriti anche «rappresentanti di confessioni religiose diverse dalla cattolica». Fanno
parte della Ccers quasi tutte le chiese evangeliche italiane, incluse quelle che non sono membro della Fcei; tra queste le Assemblee di Dio, le chiese dei Fratelli, l’Unione awentista. (nevj
Il governo polacco assegna terreni
e edifici alla Chiesa awentista
VARSAVIA — La legge approvata dal Parlamento polacco il
30 giugno del 1995 continua ad avere effetti positivi per la
Chiesa awentista in Polonia. Oltre a garantire la libertà religiosa, offre alla chiesa l’opportunità di richiedere al governo terreni o edifici necessari per lo sviluppo delle sue iniziative promosse. La Chiesa awentista polacca ha fatto richiesta in varie
regioni del paese per ottenere la proprietà di edifici che la
chiesa utilizza ormai da molti anni. Anche se non tutte le richieste sono state accolte, la risposta del governo è stata
senz’altro positiva. L’Unione delle chiese awentiste polacche
ha ricevuto il diritto di proprietà relativamente al terreno dove
è situata la sede centrale della chiesa, nel centro di Varsavia.
Possedere dei terreni nel centro della capitale è di solito molto
difficile. La chiesa ha ricevuto anche 23 ettari di terreno vicino
a un lago nella parte nord-occidentale della Polonia, a Lubieszewo, dove la Chiesa awentista organizza tradizionalmente i
campeggi per i suoi giovani. Inoltre ha ricevuto anche un edificio di quattro piani nel centro di Lodz. (bia/anr)
Germania: nel 2003 avrà luogo
il primo «Kirchentag» ecumenico
FRANCOFORTE — In Germania ogni anno si alternano due
grandi raduni confessionali, autonomi tra loro, che riuniscono decine di migliaia di fedeli: il Kirchentag (protestante) e il
Katholikentag (cattolico). Tutto ciò sarà superato nel 2003
quando si terrà un «giorno della chiesa» ecumenico, sponsorizzato da ambedue le organizzazioni. «Il nostro obiettivo hanno dichiarato i promotori dalla nuova manifestazione - è
di coronare l’evento con una celebrazione eucaristica comune delle due confessioni: un evento oggi non ancora possibile, ma che noi fortemente auspichiamo». (nev/oi)
Nicaragua: prima ordinazione
di una donna della Chiesa Morava
PUERTO CABEZAS — Doris Morlyn Forbes Harvy è la prima
donna a ricevere l’ordinazione pastorale nei 149 anni di vita
della Chiesa Morava del Nicaragua. La cerimonia si è svolta il
25 gennaio nel corso del Sinodo annuale tenuto a Puerto Cabezas ed è stata presieduta dal vescovo John Wilson, (nev/alc)
Vf Israele: timori delle comunità cristiane
per una proposta di legge
GERUSALEMME — Perplessità e qualche timore nelle comunità cristiane presenti in Israele per la proposta di legge in
discussione alla Knesset, il Parlamento israeliano, che vorrebbe rendere passibili di pene detentive «tutte quelle persone che posseggono, stampano, riproducono, distribuiscono,
importano o diffondono materiale che può portare alla conversione religiosa». Secondo alcune interpretazioni, anche il
Nuovo Testamento ricadrebbe tra le pubblicazioni proibite.
La legge, presentata da un deputato laburista e da un membro dell’opposizione ultra-ortodossa, è però osteggiata dal
governo e lo stesso premier Benjamin Netanyahu si è schierato contro l’eventuale approvazione. (nev/eni)
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PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 27 FEBBRAIO Iqqo
L'opera monumentale e illuminante di un teologo cattolico francese
Cristo e il pluralismo religioso
Una storia delle interpretazioni dei rapporti fra rivelazione cristiana e credi
diversi. Meno convincenti le pagine sulle letture «filosofiche» di Gesù
FULVIO FERRARIO
La fede cristiana, così come è testimoniata nel
Nuovo Testamento e compresa dalla tradizione, confessa Gesù Cristo come Verbo
incarnato. Figlio di Dio, unigenito, il che significa: Dio e
la sua salvezza si manifestano in Gesù in modo assolutamente unico e definitivo. Gesù Cristo è l’unico Signore e
salvatore. Che cosa significa
questo sullo sfondo del pluralismo religioso? Il problema si pone già in rapporto
alTebraismo, anche se non si
tratta di un’«altra» fede religiosa. A maggior ragione ci si
domanda come vadano comprese le grandi religioni, dall’Islam a quelle orientali, monoteistiche, politeistiche e
«non teistiche».
Il tema è oggi dibattutissimo in campo cristiano, e tutte le tesi sono rappresentate,
tra cui le due estreme, che
riassumo così: a) dato che
Cristo è Tunica Parola di Dio,
tutte le altre parole religiose
sono false, e le altre religioni
vanno considerate semplice
mente come forme di paganesimo e idolatria; b) dato
che le religioni sono molte, e
che sostenere la verità di una
sola sarebbe aprioristico,
dogmatico e contrario al dialogo, Gesù Cristo non può
essere Tunica Parola di Dio,
ma una parola accanto a altre. In questa formulazione
radicale, ciascuna delle due
formulazioni è attualmente
minoritaria. La maggior parte dei teologi cristiani delle
diverse confessioni cerca di
elaborare una linea intermedia, che da un lato salvaguardi la testimonianza biblica su
Gesù Cristo, e dall’altro fornisca un quadro concettuale
in grado di conìprendere positivamente il ruolo delle religioni non cristiane. Un recente volume della Queriniana’* presenta un quadro ampio e meditato del dibattito.
L’autore è gesuita, per decermi missionario in India, e
unisce una profonda conoscenza delle religioni orientali a una notevole capacità
di cogliere i nodi teologici del
problema. Il lettore e la lettrice sono guidati con sicu
'èia II superamento della figuratività
Kandinskij e l'aspirazione
a un'arte vicina allo spirito
ELIO RINALDI
AI valori estetici espressi
nel suo saggio (Uber das
Geistige in der Kunst), edito
per la prima volta in Italia
nel 1911, Vassili Kandinskij
(Mosca, 1886; Neuilly-surSeine, 1944) rimase fedele
nella sua attività pittorica di
avanguardia. In una recente
Rassega monografica tenuta a Firenze, «V. Kandinskij
tra Oriente e Occidente», alcune opere sono state esposte in Italia per la prima volta. L’arte pittorica, aveva
scritto Kandinskij stesso, è
radicata nella propria era
spirituale della quale non
rappresenta solo un’eco e
uno specchio, ma una vera
forza profetica suscitatrice e
profonda di un’intima vocazione; al pittore è stato elargito il dono di «vedere» al di
là dell’apparenza in una trascendentale visione che pare
riportarci all’immaginario
dantesco nel suo viaggio ultraterreno: «All'alta fantasia
qui mancò possa» (Paradiso
XXXIII, 102).
Liberandosi, pertanto, da
ogni oggettività, Kandinskij
rivelò, mediante liberi segni
non criptografici, un linguaggio metafisico coloristico richiamante eccentrici sogni
filtrati dall’espressionismo
tedesco e dalla tradizione
dell’arte popolare russa in
una timbrica interpretazione
musicale: espressività sorta
contro ogni teoria modulare
o vicina al campo dell’architettura. Quando restò nella
regione della Vologda, fu colpito dalle forme e dai colori
vari: «Trovandomi in una
stanza - scriveva - imparai a
non guardare standomene in
disparte, ma a rivoltarmici
dentro e vivere in essa; l’impulso creativo mi spingeva a
un’indipendente partecipazione isolata dall’aspetto fenomenico della Natura». Una
individuale adesione, cioè, a
una rivelazione dello spirito:
«Amo ogni cosa che mi circonda convinto che la filosofia dell’Arte ne studierà, poi,
lo spirito più ascoso».
L’esigenza di una pittura
astratta lo volse verso effetti
lirico-musicali che ruppero
ogni espressione tradizionalista; nel suo saggio l’autore
spiega che ogni forma ha un
proprio intrinseco contenuto
con una capacità di azione
come stimolo psicologico.
L’artista si serve delle forme
come dei tasti di un pianoforte i quali, toccati, mettono in
vibrazione le nostre anime.
L’originale creazione di Kandinskij, universalmente riconosciuta, sta nel considerare
l’arte non come «descritta»,
ma intimamente sentita e vista con gli occhi dello spirito;
come rapimento, cioè, di
emozioni che ci conducono a
una metamorfosi volta alla
purezza cristallina delle forme geometriche. Sinteticamente ripetiamo quanto scrive l’artista; «Sembra, a volte,
che il cammino della ricerca
sia stato perduto e che non
possa mai più essere percorso». Rimane integra, però,
l’esperienza finale dell’arcano incontro tra la pittura e la
poetica universale fondata
sulla fede, la cui natura è di
gran lunga superiore all’effimero pensiero umano che si
arricchisce solo con la presenza divina.
Regala
un abbonamento a
rezza nelle pieghe di una discussione ormai molto articolata, documentata da una
bibliografia torrenziale, da
cui emerge nitidamente l’obiettiva complessità delle
questioni.
11 metodo teologico dell’autore utilizza schemi derivati in parte dalle teologie
della liberazione, nel tentativo di affrontare i problemi in
termini concreti e non speculativi. La prima parte del
volume presenta una formidabile panoramica storica relativa al tema, dalla Bibbia fino a oggi. Un’attenzione particolare è dedicata alle prese
di posizione magisteriali di
Roma; la riflessione teologica protestante non sembra
adeguatamente valorizzata, e
in qualche caso (quello di
Barth, per esempio) è presentata in termini eccessivamente semplificati.
La posizione personale
dell’autore fa riferimento a
una delle soluzioni classiche,
quella che considera il Verbo
eterno «eccedente» (cioè, per
così dire, più grande) rispetto
al Verbo incarnato. Ci sareb
bero quindi elementi della
Verità di Dio in qualche modo ulteriori rispetto a Gesù,
elementi di cui le altre religioni rendono testimonianza. Forte e convincente la critica di Dupuis alle teorie pluraliste radicali (tutte le religioni sono vie equivalenti
verso l’unico Dio); problematica invece la scarsa attenzione nei confronti della critica
filosofica (Feuerbach, Marx,
Nietzsche, Freud) e teologica
(Barth, Bonhoeffer) alla religione: l’attuale dibattito tende in generale a censurare
questa dimensione, a volte
con la motivazione che si
tratta di un fenomeno unicamente occidentale. In ogni
caso il volume costituisce
uno strumento di lavoro indispensabile per chi si occupa
di dialogo interreligioso: per i
protestanti, un eccellente documento dell’alto livello di
elaborazione teorica del tema
raggiunto dalla riflessione in
ambito cattolico-romano.
(*) Jacques Dupuis; Verso una
teologia cristiana del pluraUsmo
religioso. Brescia, Queriniana,
1997, pp. 583, £ 65.000.
2 L'ultimo libro di Valdo Spini
La sinistra italiana e la
tradizione socialista europea
ALBERTO CORSARI
Quanto varie siano le
anime che sostanziano le
tendenze del pensiero e dell’azione politica socialdemocratica in Europa lo dimostrano le scelte di paesi come la
Francia (un governo, quello
di Jospin, che si è schierato
per primo nella linea delle 35
ore lavorative settimanali,
con non pochi problemi di
rapporti con Timprenditoria),
la Gran Bretagna (con Tony
Blair accusato di smantellare
lo stato sociale con alcuni recenti provvedimenti), la Germania che vede nella Spd
confrontarsi linee all’apparenza poco conciliabili. Eppure quella dell’idea socialista è anche un’idea forte e
coerente in sé, ed è costruita
su un’identità che nonostante il tempo e le contraddizioni
appassiona tuttora gli studiosi (ricordiamo l’ultimo grande lavoro appena uscito per
opera di Donald Sassoon che
si aggira sul migliaio di pagineilOO anni di socialismo. La
sinistra nell’Europa occidentale del XX secolo, Editori riuniti, ma anche Le origini del
socialismo di Giorgio Spini,
pubblicato da Einaudi).
Alle radici e alle pratiche
socialiste dei principali paesi
europei fa riferimento anche
Valdo Spini, che correda con
testi di Blair, Jospin, Delors il
proprio libro* dedicato alla
nuova formazione della sinistra, che ha visto il suo primo
atto alle assise di Firenze di
pochi giorni fa. Non è questa
la sede per indagare i motivi
che hanno spinto forze politiche di area per molti versi
affine, ma di diversa natura
sociale e culturale, a dar vita
a quello che sarà il nuovo
partito, ma è interessante per
noi credenti e protestanti la
via per la quale ci arriva Spini, poiché essa è innanzitutto
una via «europea». Non a caso uno dei capitoli si intitola
appunto «Oggi in Europa, domani in Italia». DalTEuropa
ci arrivano sollecitazioni interessanti, che non ci saremmo aspettati nel nostro pae
se: «In Francia - scrive Spini un cattolico come Jacques
Delors è stato esponente di
grandissimo rilievo del Partito socialista; in Italia i cattolici impegnati a sinistra debbono stare dentro o fuori del
partito del socialismo europeo? (...) Basta quindi con
l’idea che il credente debba
magari essere blandito e vezzeggiato, ma considerato come qualcuno non ancora arrivato alla piena razionalità.
Sì invece a una piena parità
fra credenti e non credenti
nella sinistra italiana». Certamente a una visione di questo tipo non è estranea la visione «laica» della politica
che ci aspettiamo dalla cultura protestante.
Il libro ripercorre poi le varie tappe in cui la sinistra italiana si è presentata divisa, in
un alternarsi di risultati anche numericamente contrastanti, e poi chiarisce le motivazioni che portano una
componente «piccola» come
quella dei laburisti italiani,
ad affiancarsi a forze, come il
Pds, sovrastanti in termini di
cifre; ma la posta in gioco va
al di là delle cifre. È presto
per interpretare compiutamente la nuova fase politica.
Giova però collegare l’approccio di Spini a quanto egli
ha detto a Torre Pellice in occasione della giornata di festa
e di ringraziamento per i 150
anni delle Lettere Patenti, il
15 febbraio scorso: il rapporto dello stato con i credenti,
per noi protestanti, è già vissuto in chiave europea; altri
paesi già conoscono a praticano quel pluralismo che noi
e pochi altri in Italia auspichiamo: l’occhio è ormai al di
là dei nostri confini, europeo
è il respiro del socialismo
nella sua versione socialdemocratica degli anni a venire.
Riuscirà l’Italia a mettersi al
passo, a trovare una via originale alla laicità che, come diceva Violante nella stessa occasione, è presupposto per il
pluralismo?
(*) Vai.do Spini: La Rosa e L’Ulivo. Milano, Baldini & Castoldi,
1998, pp. 181.
Una scena dello spettacolo
Una rilettura del testo di Euripide
Il sentimento di Medea
non finisce di affascinarci
PAOLO FABBRI
Non ebbe grande fortuna
la Medea di Euripide alla
sua prima rappresentazione
in occasione della gara tragica del 431 a.C., dove finì terza, dopo i lavori di Euforione
e Sofocle. Probabilmente i
greci di allora non entrarono
in sintonia con un personaggio, quella di Medea, così fuori linea da non trovare riscontro in nessun’altra figura del
teatro greco giunto fino a noi.
Medea, principessa della Colchide, arriva a Corinto con
Giasone, da cui ha avuto due
figli, dopo aver propiziata la
conquista del vello d’oro con
le sue arti di maga. Giasone,
attratto dal potere, rompe il
patto con Medea e si fidanza
con la figlia del re Creonte,
accampando con Medea pretesti banali. La principessa
barbara non sopporta il tradimento e soprattutto non sopporta di essere derisa da quel
mondo colto, raffinato, così
diverso dal suo, che le appare
profondamente ostile.
Il re esilia la donna ritenendola pericolosa, ma le concede un giorno di tempo prima
di andarsene. L’idea della
vendetta, già penetrata nell’animo di Medea, viene così
perseguita con lucidità e violenza inaudite. Dopo aver
fatto un accordo con Egeo,
che le assicura una sicura fuga a Atene sul carro del dio
Sole, manda una veste avvelenata alla futura sposa di
Giasone, che ne provoca la
morte fra atroci tormenti
unitamente al re, per caso accanto alla figlia quando questa riceve il regalo. Con chiara consapevolezza la donna
di Giasone uccide i suoi figli e
fugge con il dio Sole, lasciando Giasone annichilito.
I sentimenti di Medea sono
quelli attorno a cui tutto si
muove. Ciò che colpisce immediatamente in questo personaggio è la dimensione
eroica, che non investe le
donne nel mondo classico fino a Euripide, dove questo
ruolo è riservato all’uomo.
Infatti è probabilmente per
giustificare questa anomala
attribuzione che l’autore fa
dire a Medea all’inizio della
tragedia il monologo che diventerà una bandiera del
movimento femminista. Vie
ne in mente TAiace di Sofocle, con il suo disperato terrore di essere deriso dai nemici, cbe lo induce al suicidio, lasciando sola e indifesa
la dolce compagna e il figlio.
Un riferimento biblico poria
invece a Sansone; probaòilmente anche il giudice ài
Israele, tradito da Dalila, temeva di essere deriso dai filistei. C’è poi un altro elemento che accomuna Sansone e
Medea: lo sgomento di fronte
alla civiltà più colta, dei filistei da una parte, dei greci di
Corinto dall’altra. In entrambi c’è una tensione versoi!
divino, che in Sansone diventa tensione escatologica,
mentre in Medea resta contenuta nella proiezione della
propria immagine eroica in
un cielo radioso, dove il suo
modo barbaro, con il suo sistema di valori in cui un patto è indissolubile al di là della
vita, resta intatto. La barbara
principessa non uccide i figlj
solo per prostrare Giasone, li
uccide anche perché non
sopporta l’idea di saperli vivi
in un mondo in cui tutto ciò
in cui lei crede è crollato con
il tradimento della persona
che rappresentava il collegamento tra il suo mondo e
quello «civile».
La dimensione eroica di
Medea risalta con chiarezza
anche nella presentazioni
che fa il regista Luca Ronco;
ni, che, dopo una tournée di
un anno, è approdata al Teatro Lirico di Milano. E anche
il confronto/scontro fra una
cultura più «primitiva» e una
più evoluta è considerato
uno dei temi dominanti, visto che la vicenda è ambientata in un cinema di periferia, dove Medea è un’imniigrata, Creonte un piccolo
boss malavitoso e il coro un
gruppo di donne addette alla
pulizia. La rilettura è indubbiamente stimolante e sorretta da un’ottima interpretazione di Franco Branciaro;
li. Va detto però che, un po
per l’impostazione della voce, lontana dall’enfasi accademica come dalla secca essenzialità dell’ambiente richiamato, un po’ per il
che oggi l’eroismo è caduto
in desuetudine, appare i
ombra quella dimension
eroica che costituisce un asse portante della tragedia.
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1991
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spedizione in a.p. 45%
art. 2 comma 20/B iegge 662/96 - Fiiiale diTorino
In caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso i’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
LA «SETTIMANA DEL TEATRO VALDESE» è in pieno svolgimento: gli spettacoli proposti in occasione del
XVlI Febbraio vengono riproposti dalle varie filodrammatiche in altre comunità delle valli: un modo per valorizzare
l’impegno di molti gruppi e anche per mettere in contatto
realtà che spesso non si conoscono. Per decisione dei gruppi
coinvolti nel progetto teatrale i proventi delle serate saranno
devoluti al Centro culturale di Torre Pellice per le spese di
organizzazione delle varie manifestazioni del centenario.
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J
VENERDÌ 27 FEBBRAIO 1998 ANNO 134 - N. 9 LIRE 2000
Passato anche questo 17
febbraio, ripenso al significato che hanno avuto tutti i
falò che ho visto nella mia vita e mi rendo conto che il loro
valore era diverso da quello
che ora sento. Vivevo il falò
come un momento privato che
apparteneva solamente a noi
valdesi ma ora non più, ho
fatto un passo avanti grazie
allo spirito ecumenico e alla
riflessione che si sta portando
avanti da circa un anno per i
150 anni delle Lettere Patenti.
Una riflessione che ha fatto sì
che si sia organizzato un falò
nel centro di Pinerolo per poter invitare tutti alla nostra festa, per vivere il falò non tanto
come una ricorrenza, un’abitudine, ma piuttosto come un
punto di partenza per andare
XVII FEBBRAIO
DOPO LA FESTA
STEFANO D’AMORE
oltre. Il 17 febbraio ha significato l’apertura del ghetto, ha
voluto dire tirarsi su le maniche, approfittare dell’emancipazione per potere percorrere
qualsiasi carriera, per poter
acquistare e abitare dove si
voleva, per far valere insomma i propri «nuovi» diritti. Il
17 febbraio rappresenta il dono della libertà. E noi oggi
non possiamo fermarci qui,
non possiamo ritenerci appa
gati per aver ricevuto la libertà un secolo e mezzo fa, né
possiamo stare a guardare perché nessuno può ritenersi veramente libero finché al mondo ci sarà uno schiavo. Non
sto parlando solo di schiavo
nell’accezione più comune del
termine (non dimentichiamo
comunque che ci sono anche
loro), ma anche di tutti coloro
che non vedono accettata la
propria condizione.
Ricordiamoci ad esempio
che i musulmani, i buddisti, i
Testimoni di Geova e altri
ancora non hanno stipulato
l’Intesa con lo stato, per cui
non sono formalmente riconosciuti a tutti gli effetti. Non
dimentichiamoci che gay e
lesbiche non sono totalmente
liberi nell’espressione della
loro identità e la loro accettazione da parte della nostra
società è ben lungi dall’essere sincera. Sono molte ancora
le libertà per cui lottare. Noi
dobbiamo approfittare del
dono della libertà, siamo in
dovere di agire e di metterci
in gioco: se non lo facessimo,
risulteremmo ipocriti e la nostra indifferenza equivarrebbe al gettare via questo dono,
di cui siamo testimoni.
Solo
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figlio.
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Regione Piennonte
Attività
venatorie
1998-1999
La giunta regionale del
Piemonte ha approvato il 16
febbraio gli indirizzi ai comitati di gestione degli ambiti
territoriali di caccia e dei
comprensori alpini per l’ammissione dei cacciatori all’esercizio dell’attività venatoria per la stagione ’98-99. Secondo la delibera regionale i
cacciatori residenti in Piemonte 0 in altre regioni o all’estero, ammessi negli Atc o
nei Compartimenti per la stagione appena conclusa potranno confermare l’adesione,
senza obbligo di presentazione della domanda, mediante
pagamento della quota di partecipazione economica entro
>1 31 marzo prossimo. Non
potranno invece, pena l’esclusione dall’esercizio dell’attività, presentare domanda
di prima ammissione in altri
ambiti 0 comprensori.
Coloro che intendono chiedere l’ammissione in un Atc o
in un Ca nuovo devono presentare domanda al presidente
del comitato di ge.stione (nel
caso del Pinerolese montano,
al Ca To 1 con sede presso la
comunità montana vai Pellico). A tal proposito, sarà considerata nuova ammissione
anche la richiesta del cacciatore che, iscritto in altre zone,
non avrà effettuato i versamenti entro il 31 marzo.
La delibera stabilisce inoltre i criteri di priorità per
1 ammissione, le modalità di
approvazione degli elenchi, le
ulteriori ammissioni, la quota di partecipazione economica. Questa viene stabilita dal
comitato di gestione e deve
essere compresa fra 200 e
300,000 lire nei comprensori
mpini; il comprensorio pinemlese ha deciso di confermam la quota in 200.000 lire cui
^1 aggiungono 100.000 lire
per la caccia di selezione. In
tutto, nel 1997, sono stati incassati dal comprensorio circa 330 milioni.
A colloquio con Enrico Tron, della Fim-CisI, sul clima che si respira ultimamente nelle fabbriche
Il problema del lavoro non si può ridurre alle 35 ore
PIERVALDO ROSTAN
Da settimane la questione
della riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali con una legge è sulle pagine di tutti i giornali; se ne
parla, ovviamente nelle fabbriche, i grandi industriali
pongono alla proposta dei forti no che .spesso, è il caso di
un recente intervento del direttore generale della Skf italiana, hanno anche il sapore
del ricatto. Anche aH’interno
del sindacato le posizioni non
sono unanimi e tuttavia la
questione della riduzione
dell’orario venne posta, ad
esempio dalla Cisl, già nella
prima metà degli Anni 80.
«Se ci si soffermasse ad
analizzare il modo con cui i
lavoratori vivono questo argomento - commenta Enrico
Tron della Fim-Cisl di Pinerolo - dovremmo ammettere
che qualche delusione c ’è; se
poi andiamo a vedere i dati
dello straordinario vediamo
che in alcune grandi aziende
siamo vicini al 9-10%; questo vuol dire che ci sono posti di lavoro che sono presi
da lavoratori già occupati e
tolti a chi il lavoro non ce
l’ha. Il dibattito rischia per
certi versi anche di essere un
po ’ falso. Il problema vero è
L’ingresso della Beloit a Pinerolo
che, malgrado la battaglia
delle 35 ore sia di vecchia
data, non si sono concretizzati determinati obiettivi; se
non è vero che più flessibilità
dà sempre più occupazione,
altrettanto è vero che non
.sempre la riduzione di orario
dà più occupazione. Un 'eventuale legge in materia
può aiutare a raggiungere
l’obiettivo; teniamo però presente che a livello di turnisti
siamo già al livello di 36 ore
e mezzo la .settimana. La mia
preoccupazione è che si rischia, al di là delle polemiche da parte dei padroni in
questi giorni, di avere un
provvedimento di scambio
sulla flessibilità». In altre parole si rischia di introdurre
per legge un meccanismo che
preveda i quattro turni giornalieri dal lunedì al venerdì
di sei ore e la ciliegina di cinque ore al sabato.
Per altro nel corso degli anni vi sono state industrie importanti, come per esempio la
Wolksvagen, che hanno ridotto l’orario di lavoro per
salvaguardare l’occupazione:
«Certamente - prosegue Tron
^ ma si è trattato di meccanismi di solidarietà; non so
quanto questo discorso sarebbe appoggiato da quelli
che fanno lo straordinario.
Ieri indubbiamente, quando il
calcolo delle pensioni veniva
fatto sugli ultimi anni, a fare
lo straordinario erano soprattutto i lavoratori alla soglia della pensione; oggi lavora più dell’orario contrattuale il padre di famiglia con
un solo stipendio, l’egoista
che non si preoccupa della
pace sociale e delle garanzie
di lavoro per tutti, il giovane
magari ricattato dai capi.
Siamo in sostanza di fronte a
un problema di scarsa cultura da parte delle aziende ma
anche dei lavoratori; aggiungerei anche di scarsa attenzione verso i problemi sociali; sono problemi che come
sindacato cerchiamo di porre
all ’attenzione del dibattito».
Recentemente il direttore
della Skf, Luciano Lenotti,
parlando dell’andamento del
suo gruppo del 1997, ha «caricato» molto il problema 35
ore arrivando a minacciare
l’allontanamento dall’Italia
degli stabilimenti della multinazionale svedese. Continua
Tron: «Prima di Lenotti si è
espresso il direttore della
Elettrolux-Zanussi che fa
parte dello stesso gruppo; il
conflitto sicuramente c’è. Così come esiste la tendenza di
alcuni gruppi a spostare le
produzione nei paesi in via di
.^viluppo; incentivi fiscali, la
II gran parlare che si è fatto di Cuba in
questi tempi mi ha fatto venire in
mente un episodio di parecchi anni fa.
Nel 1980 un gruppo di riformati stranieri era stato invitato per un programma
importante nella Chiesa presbiteriana
degli Stati Uniti, come testimoni di situazioni ecclesiastiche diverse e come
missionari in America. In quanto tali, alcuni di noi sono stati accolti alla General Assembly (Sinodo nazionale), collocati sulla piattaforma e presentati all’assemblea.
Il lavoro consisteva essenzialmente
nella partecipazione a Sinodi regionali
(ne abbiamo fatti sette su quindici), a dibattiti, a visite alle comunità locali. Nel
gruppo vi era un pastore cubano, profes.sore e psicologo, esperto di folclore, che
la sera intratteneva i partecipanti, pastori
IL FILO DEI GIORNI
CUBA
____________FERNANDA COMBA___________
e laici, insegnando loro danze popolari.
Il gruppo viaggiava talora tutto insieme,
talora si divideva: a me è toccato andare
nella zona di Indianapolis con il pastore
cubano, René. Dopo un primo incontro
in città ci siamo divisi, non so dove sia
andato lui, io sono andata a Fort Wayne.
E una bella cittadina con un interessante
forte del tempo dei pionieri, ben conservato e abitato da personaggi in costumi
d’epoca, che rappresentano i mestieri e i
tipi del passato. Sembrava proprio di
trovarsi in un film western!
Dopo una settimana, terminata la visita e fatti gli incontri programmati, torno
a Indianapolis dove ritrovo il pastore cubano. Ma ahimè, la famiglia della buona
borghesia che doveva accoglierci ci ha
ripensato e ha deciso che non se la sentiva di ospitare delle persone provenienti
da paesi comunisti. Ora, io viaggiavo
con un passaporto italiano e venivo dalla
Svizzera, paesi che mi sembra difficile,
pur con tutta la buona volontà, qualificare come comunisti. Per cui, evidentemente, il «responsabile» era il pastore
cubano. La chiesa locale ci ha presentato ampie scuse e ci ha trovato un’altra
sistemazione, ma si tratta comunque di
quel genere di esperienze che lasciano
sempre un po’ di amaro in bocca.
voratori che hanno aspettative inferiori a quelli occidentali, minor controllo rispetto
ai ritmi di lavoro, agli infortuni, alla tutela dell’ambiente,
l’elevata tassazione esistente
in Italia sono tutte buone ragioni per spostare una lavorazione. Sono per altro convinto che è conveniente lavorare in Italia; c’è una buona
professionalità, un buon livello di servizi e questo potrebbe
fare la differenza rispetto alla
Polonia o all’Asia».
A proposito di costo del lavoro; quello più volte denunciato dalla Beloit rispetto agli
stabilimenti locali pare davvero elevato: «Effettivamente
i dati che la direzione Beloit
ha reso pubblici sono stupefacenti - spiega Tron un
costo orario fra le 220 e le
230.000 lire è indubbiamente sproporzionato. Aziende
analoghe nello stesso settore
quasi hanno dimezzato i costi. La strategia è chiaramente quella di ridurre i costi; la
scorsa settimana è stato licenziato Tom Engelsson, che
era stato l’ideatore del progetto "Beloit 2000”, e al suo
posto è stato nominato un
manager molto determinato.
L’obiettivo dichiarato per il
prossimo biennio è una riduzione dei costi del 30% il che
andrà valutato per l’impatto
che ciò potrà avere sulla Beloit in Italia».
Detto di alcuni aspetti specifici del mondo del lavoro,
ci si può chiedere: qual è quel
sindacato che viaggia verso
l'unità in un rapporto di forte
collaborazione con l’attuale
governo? «Vorrei ricordare conclude Enrico Tron - che
nel dopo Tangentopoli runico che ho retto le sorti di
que.sto paese, facendo accordi che magari non sono piaciuti a tutti i lavoratori ma
che hanno consentito di ridurre il debito pubblico e di
far calare l’inflazione è stato
il sindacato. Forse si poteva
far più e meglio ma è anche
troppo facile stare .sempre e
comunque all ’opposizione».
8
PAG. Il
— E Eco Delle Aàlli ì^idesi
VENERDÌ 27 FEBBRAlCHn,
Il municipio di Luserna San Giovanni
A LUSERNA IN 13.000 SULL’AUTOBUS — Si è svolto un
incontro fra le amministrazioni di Luserna e Torre Pellice
per valutare l’andamento del servizio di collegamento suburbano realizzato fra Lusernetta e la frazione dei Chabriols.
Con la vendita nel corso del 1997 di circa 13.700 biglietti di
viaggio l’utilizzo della linea è stato ritenuto buono, specialmente come collegamento con l’ospedale valdese di Torre
Pellice. Andranno forse valutati in modo più approfondito i
collegamenti con le stazioni Fs e la gestione economica del
servizio che oggi riceve contributi dai tre Comuni interessati
(oltre 70 milioni di lire) nonché dalla Regione Piemonte.
DIBATTITO A PINEROLO - Su organizzazione
di Rifondazione comunista, sabato 28 febbraio alle 14,45
presso il salone dei cavalieri in via Giolitti 7 a Pinerolo,’ si
svolgerà un dibattito sul tema «Riduzione degli orari di lavoro a 35 ore la settimana». Sono previsti interventi del sindaco Alberto Barbero, dell’assessore al Lavoro di Pinerolo,
Bruno, Di Antoine Brescia e Olivier Grosos da Grenoble e
di Giorgio Cremaschi, segretario regionale Fiom-Cgil.
PEDEMONTANA VERSO LA NUOVA SEDE — Preso at
to che dalla Regione arriveranno 180 milioni in meno sui
trasferimenti dei fondi della montagna, il Consiglio della
Comunità montana Pinerolese pedemontano ha discusso la
scorsa settimpa del proprio bilancio e del programma di
opere in previsione. Approvati i progetti di valorizzazione
di sentieri intercomunali da attuarsi con contributi comunitari, il Consiglio ha preso atto del buon andamento delle
trattative col Comune di Pinerolo per l’acquisto del cosiddetto «bar dei viali» l’edificio a due piani in cui dovrebbe
sorgere la nuova sede della Comunità montana.
MERLO INTERROGA SULLE POSTE — L’on. Giorgio
Merlo ha rivolto un’interrogazione urgente al ministro delle
Comunicazioni, Antonio Maccanico, in merito all’eventualità che già con la fine di febbraio gli uffici postali dei piccoli centri si trovino a funzionare a giorni alterni. «I pararnetri di redditività di cui si è tenuto conto per un eventuale
riordino delle sedi - scrive il parlamentare pinerolese - non
possono essere rapportati a zone di montagna come la nostra. Tenuto conto che il territorio montano continua ad essere marginale rispetto allo sviluppo economico e sociale
complessivo l’eventuale soppressione degli uffici rischierebbe di rimuovere un tradizionale presidio sociale che rappresenta storicamente un punto di riferimento per la vita
montana. Quali iniziative concrete il ministro vuole intraprendere per evitare il progressivo spopolamento della
montagna e la sua perdurante marginalità?».
UN PIANISTA ALL’UNITRÈ — Il giovane pianista ventenne Giampaolo Felice Torchio ha dato un’ottima prova della
sua bravura musicale nel concerto organizzato dall’Unitrè
di Torre Pellice per il «Pomeriggio musicale» del 12 febbraio. Nonostante abbia dovuto interrompere gli studi per
una grave malattia durata 3 anni, Giampaolo Torchio è riuscito a recuperare una straordinaria tecnica e a raffinare le
doti di comprensione e interpretazione, così da affrontare
un programma assai impegnativo anche per un esecutore
più maturo: la Sonata op. 13 «Patetica» di L. van Beethoven, lo «Scherzo» op. 31 di F. Chopin, due «Improvvisi»
(n. 1 e n. 4) di F. Schubert e infine tre brani di C. Debussy.
LA RIFORMA SULLE ALPI — Con questo titolo la Rivista
della montagna, sul numero di gennaio 1998, pubblica un
bel servizio sui valdesi, con una breve parte storica, alcune
domande a Giorgio Tourn, fotografie e descrizione della
«pas.seggiata storica» in vai d'Angrogna (San Lorenzo,
Gheisa, Odin, Chanforan, Serre). Peccato che il Centro culturale valdese sia citato soltanto per le informazioni sul programma dei 150 anni dal 1848 e non come punto di riferimento per organizzare visite di scuole e gruppi vari.
MUSICA E SOCIETÀ — II prossimo 11 marzo prenderà
avvio presso la scuola media Brignone di Pinerolo un terzo corso di aggiornamento rivolto agli insegnanti del Pinerolese (dopo quello sulle donne e sui fondamentalismi, che
si conclude il 25 febbraio). Claudio Canal guiderà i partecipanti in un viaggio attraverso la musica, vista come chiave di lettura delle trasformazioni sociali: dalla sonata
neirilluniinismo al melodramma dell’Ottocento, al reggae
come veicolo di immaginario e di trasformazione sociale
Lezioni i mercoledì 11,18 e 25 marzo alle ore 16.30. Organizza il Centro culturale valdese di Torre Pellice.
Operatori, amministratori e politici del Pinerolese fanno il punto sul settore
Per un turismo sempre più «specializzato
FEDERICA TOURN
L’Associazione Amici dell’Ospedale
valdese di Torre Pellice
informa che l’annuale seduta
di chiusura esercizio 1997 si terrà
l’8 marzo 1998 alle 15,30
presso la Foresteria valdese di Torre Pellice
Si raccomanda a tutti i soci di intervenire.
Si è parlato di «Turismo
nel Pinerolese, progetti e
prospettive» venerdì 20 febbraio nella sala dell’ex Comprensorio a Pinerolo, in un incontro organizzato dal Forum
del Circolo Pinarolium per fare il punto della situazione a
pochi giorni dalla presentazione ufficiale dell’Azienda
turistica locale, che copre un
territorio molto vasto (dalla
vai di Susa alla vai Chisone,
89 Comuni e 6 Comunità
montane) e sostituisce le Apt,
soppresse dalla legge regionale 75/96. Presenti fra gli altri
il sindaco di Pinerolo, Alberto
Barbero, il senatore Elvio
Passone e il deputato Giorgio
Merlo, i rappresentanti delle
Comunità montane valli Chisone e Germanasca e Pedemontana (mancava invece
Bruna Peyrot, assessore alla
Cultura della Comunità montana vai Pellice), oltre al nuovo presidente dell’Atl, Luigi
Chiabrera, e all’assessore al
I Turismo della Provincia di
Torino, Silvana Accossato.
Riunioni come queste non
sono nuove e spesso pare che
si ripetano cose già dette; ma
se è chiaro ormai a tutti che
Torino e provincia non possono più puntare soltanto
sull’industria e devono riscoprire il turismo come risorsa
occupazionale, è anche vero
che sembra emergere la consapevolezza che bisogna puntare non sul turismo di massa,
che le nostre valli non sarebbero in grado di accogliere,
ma su un turismo «specializzato». Quindi appassionati di
bicicletta in cerca di gite
campestri, studiosi e dilettanti
di storia militare (Accossato
ha ricordato che abbiamo le
fortificazioni alpine di maggiore interesse in Europa, per
non parlare di Pinerolo città
della Cavalleria), e naturalmente buongustai in cerca di
locali tipici in cui soddisfare
le loro esigenze eno-gastronomiche. Senza dimenticare
la presenza valdese alle Valli,
che è stata nominata da Passone fra i «grandi attrattori»
del Pinerolese, insieme con il
Forte di Fenestrelle, la Scuola
di equitazione e i castelli della pianura: «La comunità valdese è una specificità di questi luoghi pressoché unica in
Italia e potrebbe attirare un
certo turismo - ha detto Passone - bisogna però capire se
i valdesi sono disposti a “vendere” questa loro specificità
in modo da poter dare il via a
delle manifestazioni ad essa
collegate».
Il punto nodale del problema è stato poi la qualità dell’accoglienza, richiesta a più
voci come il perno su cui far
ruotare qualsiasi proposta turistica nella zona. «La cultura
del bel dòit è fondamentale ha spiegato Chiabrera - inteso
non solo come cortesia ma soprattutto come migliore qualità dei posti di accoglienza
turistica». Quindi ristrutturiamo alberghi (turismo vuol dire posti letto!), rimoderniamo
ristoranti, riapriamo locande
La scomparsa di Giovanni Rivoira
Gianàs, uno
che pensava agli altri
A colloquio con don Franco Barbero
ROBERTO MALAN
Il mio amico Jean Rivoir ci
ha lasciati qualche giorno
fa. Non era solo il mio amico
ma amico di tutti: quasi tutti
erano amici suoi; per questo
voglio ricordarlo.
Jean, o Giovanni, o Gianàs,
ha percorso quasi per intero
questo secolo e ha preso parte
alle vicende della sua terra
dando sempre un suo particolarissimo apporto: da giovane
all’Unione valdese, alla Acdg
(Associazione cristiana dei
giovani, interdenominazionale), dove l’ho conosciuto, lui
muratore e io studente, quindi
in fabbrica, dove non si peritava di intonare «Bandiera
rossa» in pieno regime fascista, quindi nella Resistenza e
alla preparazione della lotta
armata con la creazione di
una cellula antifa.scista dalla
quale derivarono molte altre
cellule nel mondo operaio.
Jean fu assiduo e sempre disponibile ad assumersi responsabilità nell’Acdg da partigiano, nella giunta clandestina, nel Consiglio di fabbrica
alla Mazzonis, nel Consiglio
comunale di Torre Pellice dopo la Liberazione. Quanto più
lo caratterizzava e l’inorgogliva era l’essere stato muratore
e appartenere al mondo operaio: è lì che si innalza e ci si
innalza, è lì che si compiono
le opere. Durante l’ultima
guerra, in regime di razionamento dei generi alimentari,
faceva, dopo la fabbrica e di
notte, ore di strada per raggiungere luoghi dove si macellava clandestinamente, e
poi riforniva chi più ne abbisognava o perché senza tessere perché ebreo o clandestino,
e tutto senza guadagnare una
lira, per principio, perché il
più del necessario non lo desiderava; senza saperlo era in
armonia con i nostri lontani
antenati, i valdesi di quando
erano ancora soltanto eretici.
Jean pensava agli altri.
Alla fine della guerra la ditta Mazzonis, tramite il suo direttore Gherardi, espose al
Consiglio di fabbrica il progetto di riassumere tutti i partigiani al loro vecchio posto
di lavoro ma... non poteva fare ugualmente con gli ex prigionieri di guerra e gli ex internati. Mentre tutti, sottolineo tutti, i componenti il
Consiglio approvavano e quasi plaudivano, Jean si oppose
e tanto lottò finché non ottenne che la decisione della
Mazzonis riguardasse tutti i
rientranti alle loro case. Jean
pensava agli altri.
Questo pensare agli altri è
r insegnamento che ho avuto
dal mio amico. Riposa in pace, ché l’hai ben meritato,
Jean, o Giovanni, o Gianàs.
Cristiani di base
a Pinerolo
PIERVALDO ROSTAN
Comunità montana vai Pellice
Corso Lombardini, 2
10066 Torre Pellice (TO)
Tel. 0121-953131 - Fax 0121-932625
AVVISO PUBBLICO PER ESTRATTO
Per la gestione del Rifugio escursionistico al
Colle Barant:
1. Comune di Bobbio Pellice.
2. Periodo di apertura: non inferiore a 2 mesi e mezzo (1®
luglio/1 5 settembre).
3. Offerta minima: canone annuo al netto IVA non inferiore
a L. 3.000.000.
4. Gli interessati dovranno far pervenire la richiesta di invito alla gara d'appalto entro e non oltre le ore 1 2 di lunedì 16 marzo 1998 alla Comunità montana vai Pellice C.so Lombardini, 2 - Torre Pellice-Tel. 0121/953131
La realtà delle comunità di
base, a Pinerolo, ha una
sua ormai lunga storia; un
rapporto mai semplice con la
Chiesa cattolica ufficiale, un
confronto spesso proficuo,
talvolta più sfumato con il
mondo valdese; sempre comunque alla ricerca della fedeltà verso l’Evangelo. «Questo, per la comunità di base di
Pinerolo, è un momento di
forte crescita numerica - dice
don Franco Barbero -: oggi la
Cdb ha superato le 150 persone prendendo una diversa
dimensione rispetto a! passato. Certo con la chiesa il rapporto è stato l’unico che poteva esserci; per noi la gerarchia non è mai stata digeribile: e quindi molto ajfetto per
la persona del vescovo, mons.
Giachetti, ma è chiaro che il
pensare che le Cdb vivano
con la gerarchia un “pace e
bene" è pura illusione. Se accettiamo le differenze allora
viviamo in comunione, se
qualche vescovo si attende
che hi Cdb ritorni nell’ubbidienza gerarchica ha un ’attesa Ulu.soria».
La comunità di base di Pinerolo ha cinque gruppi biblici settimanali, la celebrazione
della cena del Signore tutte le
domeniche e molti momenti
di ricerca biblica e di dialogo;
c’è poi un intenso lavoro di
volontariato con altre forze e
associazioni nei confronti di
alcolisti, tossicodipendenti,
sofferenti mentali; a volte si
ha Fimpressione di vedere di
fronte due realtà: la cattolica
tutta improntata all’azione, al
volontariato e quella evangelica più portata alla riflessione
teologica...
«L’agire non può far chiudere il libro; una prassi comune è spazio dove ci si riconosce, ci si ama, ma mettere
tra parentesi la Bibbia, la teologia, la storia mi sembrerebbe cercare una scorciatoia
nell’ecumenismo - afferma
Barbero -; io temo molto questo rischio. Certo in taluni
momenti il fare insieme può
essere più importante de! discutere ma non si può fare
l’uno tralasciando l’altra
soprattutto senza mantenm
viva la ricerca. Si finirebbi
per rischiare un “qualunquismo delle opere” che noni
molto promettente: io mi auguro che i protestanti restiro
tali e che non si faccia unea
menismo “pacioccone ” in a
si va tutti d’accordo. Ci sm
que.stioni su cui è inutile cacare facili soluzioni; ad esen
pio, sulla questione del primto del papa abbiamo Ro*
che pema ad una ecumenà
cui comunque ci sia un cenlu
ministeriale, che è il puf
siamo di fronte ad una strutti
ra fortemente autoritarim
quindi, al massimo, ci si polli
accettare nella diversità».
Nel corso degli anni le Cl
hanno caratterizzato il lon
impegno sia sul piano soci*
che politico; oggi questo i»
pegno è venuto meno o è ri
masto uguale al pas,sato? «0
sono molte donne ciilturdmente impegnate nella teoìa
già e nel femminismo - pu®'
tualizza Barbero - e pure c'i
una certa distanza dai “molli
festi ” della sinistra: non ài
si sia abbandonato rimpegti^
ma si pati.sce qualcosa di
che una grande delusione, il
ha l'impressione che cerU
battaglie vengano abbanà
nate andando verso quel et"'
tro che non è poi tanto divd'
.so da quello stagno che era
democrazia cristiana. Petcì"
c ’è a volte una vivace discut'
.sione anche fra di noi il ehC
ovviamente positivo».
La storia e la vita della Ce
munità di base si .sono spe**®
intrecciate con quella
luali
mondo valdese; oggi 9
sono i rapporti fra le da*
realtà cristiane? «Credo cv
le relazioni non siano pi’l'
prio in una fase lus.sureg
giunte - dice don Barbero
oggi l’ecumenismo è diventa
to così ufficiale che tutti vati
- - " ■,net
no d’accordo, magari
endo dei paletti ben ^
"’è un ecumenismo dei I
tendo
C’è un ecumeni.M!,^^ - ,
“buone maniere” che dtda
biamente ha una sua
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venerdì 27 FEBBRAIO 1998
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Un libro di esperienze di vita vissuta con gli anziani dell'Asilo
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Ben scelto il titolo del libromanuale* nel quale Marianne
Hintermiiller Ribet ha raccolto riflessioni, esperienze di
animazione e proposte di attività, gran parte delle quali
realizzate durante il suo ammirevole lavoro con gli ospiti
dell’Asilo dei vecchi di San
Germano. Non è facile vivere
attivamente in una di queste
Case asili, ospizi, ricoveri, rifugi, così si chiamavano un
tempo con dei nomi che, come osserva il pastore Taccia
nell’introduzione, comunicano tristezza, angoscia, luoghi
dove si va a morire. Oggi i
nomi sono più «tranquilli»;
Casa di riposo, residenza protetta; oppure più enigmatici
nelle loro sigle: Rsa (Residenza sanitaria assistenziale)
0 Ra (se non c’è il «sanitario»). Ma dietro i nomi i problemi sono quelli di sempre...
Una trentina d’anni fa, scrive Taccia, si sviluppò una
forte critica verso l’idea di
grandi case che in qualche
modo separavano gli anziani
dalla vita quotidiana di sempre: questo movimento, che
ha tuttora nella «Bottega del
possibile» a Torre Pellice un
riferimento essenziale, sviluppò una grande ricerca sulla domiciliarità, sull’idea cioè
di non togliere l’anziano dal
suo contesto e al tempo stesso
di offrirgli a casa sua tutti i
supporti possibili.
Anche se la Chiesa valdese
mantiene numerose case per
anziani, la provocazione fu
salutare: si fecero molti miglioramenti strutturali e organizzativi, si puntò ove possibile sulla riabilitazione e sul
reinserimento sociale, dando
p^icolare valore agli aspetti
di SGstegno'psicologico e di
solidarietà umana: lo slogan
che divenne programmatico
fu «dare vita agli anni» anziché, soltanto, dare più anni
alla vita.
Dunque grande importanza
all’animazione: ma il rischio
era di limitarsi a interventi
occasionali, lasciati alla buona volontà di questo o di quel
volontario, qualche volta più
«stressanti» che stimolanti,
non sempre calibrati sulle diverse possibilità di ogni ospite. 11 libro di Marianne Hintermiiller Ribet, frutto della
sua collaborazione come animatrice all’Asilo per sei anni,
colma proprio questa lacuna:
propone infatti con convinzione e competenza di svincolare l’attività di «animazionp> da interventi dilettantistici e occasionali e di fame un
''ero programma di stimolo.
Viveri; Arn\AMF.NTE
^fjja Casa di Riposo
Un’ospite al telaio
commisurato alle diverse possibilità degli anziani, che
combatta la tendenza alla
passività, affidato a operatori
qualificati che esercitano una
funzione altrettanto importante quanto quella degli altri
componenti dell’organico.
«Vorremmo che tutti gli interessati a questo lavoro - scrive Valdo Fomerone, a nome
del Comitato di San Germano
- cogliessero nel libro non
solo gli aspetti tecnico-professionali necessari per dare
un servizio qualificato, ma
anche lo spirito di solidarietà
e amore che caratterizza l’esperienza di Marianne».
Dopo un’introduzione sull’anziano e sulla situazione
che si trova a affrontare al
momento dell’ingresso in un
istituto, l’attività di animazione è presentata prima in termini generali (i settori, i temi,
le tecniche) e attraverso le varie tappe preparatorie, per poi
passare alle esperienze effettivamente realizzate che vanno dalla parola alle immagini.
Parigi
Famiglie
delle Valli
A Parigi esiste dal 1995
una biblioteca storica delle
famiglie valdesi. Dopo il successo della prima riunione
dell’anno scorso, un secondo
incontro è convocato per sabato 28 febbraio alle 14,30,
in rue de Turbigo 3, 75001,
métro Etienne Marcel oppure
Rer Châtelet Les Halles.
Questa biblioteca cerca di
riunire la documentazione
che possa servire a una migliore conoscenza della storia
delle famiglie valdesi. Ecco
alcune delle «rubriche» rispetto alle quali potrete trovare un aiuto: metodologia, bibliografia informatizzata, nomi di famiglia, inventari, microfilmatura, storia locale,
ecc. L’associazione si propone inoltre di favorire gli incontri e gli scambi di informazioni tra ricercatori e di organizzare riunioni pratiche
ogni anno nel mese di marzo.
Pe informazioni: Gruppo
valdese del Piemonte, c/o Associazione degli antenati italiani, 3 rue Turbigo, 75001
Paris. Tel. 0033-1-46642722.
EDGARDO POGGIO S.A.S. ASSICURAZIONI
^asìlesBL
VitaNuova
Agente generóle
Maria Luisa POGGIO GÖNNET
'^ÌaRaviolo, 10/A
j®l-0l21-79459ó
100ó4 Pinerolo
FAX 0121-795572
Salza music
Canzoni
in murales
Il Comune di Salza di Pinerolo, 90 residenti dei quali solo 30 in modo permanente, è
da tempo legato al mondo
della musica. Salza raggiunge
la notorietà tra i giovani
ideando nel 1985 il «Salza
music», rassegna di musica
dilettante aperta a tutti i cantanti emergenti. Dal 1988
vengon organizzati concerti
dal vivo con la presenza di
importanti artisti italiani, Bertoli dieci anni fa. De Gregori
l’anno scorso, sempre con
grande successo di pubblico.
Per rafforzare il binomio
Salza-canzone d’autore e per
promuovere turismo e borgate, per l’estate ’98 si è pensato di organizzare un concorso
a premi dal titolo «Canzoni
in murales». 11 concorso ha
lo scopo di «vestire» i muri
del paese e delle sue borgate
con dei murales ispirati alle
canzoni italiane e straniere
più significative. Una giuria
valuterà le opere assegnando
premi in denaro da £ 1 milione e 500.000 al vincitore fino
a 400.000 lire per il 5° premio; tutti i partecipanti
avranno un rimborso .spese di
100.000 lire. 11 regolamento
del concorso può essere richiesto in municipio, in borgata Didiero e telefonicamente allo 0121-808836 il
lunedì, martedì e venerdì dalle 10 alle 12,30 e il martedì
dalle 13,30 alle 15,30. Le
iscrizioni sono gratuite e si
ricevono fino al 31 marzo.
Una caratteristica di Angrogna
Litigi di... ieri
JEAN-LOUIS SAPPE
alla manualità, alla musica,
alla ginnastica, alla vita sociale e religiosa. Moltissimi i
suggerimenti, in particolare
per quanto riguarda la manualità: dal cucito al ricamo,
al telaio, alla pittura, alla
stampa, ai modelli, al legno.
Non manca l’attenzione alle
uscite, dal fare la spesa alle
gite, e poi l’estetica (personale e dei quadri), la culinaria e
il giardinaggio, per finire con
il teatro, dalle piccole recite
alle marionette. In appendice
una serie di testimonianze di
persone coinvolte nelle varie
attività, dal personale ai volontari, ai protagonisti, cioè
gli anziani e le anziane dell’Asilo di San Germano, a cui
sono dedicate le belle fotografie finali.
(*) Marianne Hintermuller
Ribet: Vivere attivamente nella
Casa di riposo. Suggerimenti
per chi opera nel campo dell’animazione edito dalla Casa di
riposo valdese «Asilo dei Vecchi», San Germano Chisone,
1998, pp. 134.
Mi ricordava in questi
giorni uno dei nostri
più giovani e promettenti storici che la parrocchia di Angrogna è conosciuta tra le comunità delle valli per essere la
più litigiosa in assoluto. In
questi ultimi tre secoli è assurta all’attenzione dell’opinione
pubblica per degli atteggiamenti che sarebbe riduttivo
definire poco fraterni.
La prima volta accadde agli
inizi del ’700, quando l’epilogo di una feroce disputa costrinse il pastore Jean Léger a
lasciare la parrocchia. I fatti
non sono chiari (succede sempre così!): la comunità angrognina accusa il suo pastore di
non servire degnamente la
parrocchia. La questione viene
portata al Sinodo, che si riunisce nella stessa Angrogna e
che dopo un lungo dibattito
vota questo ordine del giorno:
«Ayant observé qu’il y a des
personnes mal intentionnées
et qui se plaisent à persécuter
et outrager leurs pasteurs
sans aucun fondament, nonobstant qu’ils remplissent exactement et avec soin et zèle toutes le fonctions de leur charge, l’assemblée défend absolument aux églises de congédier leur pasteurs et d’en demander d’autres sans des causes justes et légitimes
Ma la raccomandazione non
ha alcun esito: l’anno seguente gli angrognini, con alla testa il sindaco Frache, riusciranno ad avere la meglio e il
pastore sarà cacciato.
E anche dopo ne succederanno di tutti i colori: licenziamento di pastori, con il Sinodo che stima di grave censura
la parrocchia di Angrogna, pastori che rifiutano di servire in
una comunità così litigiosa.
sindaci e Consigli comunali
che appoggiano la parrocchia
nell’insubordinazione alla Tavola, la quale sarà costretta a
deferire la questione addirittura al governo perché prenda
provvedimenti contro il pastore «intruso», Pierre Monastier
nativo di Buonanotte.
Ma è nel 1871 che scoppia
la frattura più grave di tutta la
lunga storia della parrocchia
di Angrogna, e che porta alla
divisione in due comunità separate, Luna facente capo al
pastore Durand Canton, l’altra
al «régent» della scuola parrocchiale del capoluogo, il
maestro Poét. Nel gennaio del
1872, e per oltre un anno, appoggiato dal Consiglio comunale e supportato da una petizione firmata da 200 membri
di chiesa, tra cui alcuni anziani del Concistoro, e nella quale si muovevano al pastore
Durand Canton accuse, poi rivelatesi infondate, di «condotta non morale», il maestro
Poèt tenne tutte le domeniche
nella scuola grande un culto
alternativo a quello del pastore, celebrato a cento metri di
distanza nel tempio. Una querelle scandalosa, che si concluse con la morte per crepacuore del pastore Durand Canton il 18 agosto 1873. Solo allora il Poèt cessò di celebrare
il suo culto e si ricompose lentamente l’unità della parrocchia, dopo un anno di divisione e più di due anni di lotte e
di crisi.
Sempre lo stesso storico mi
faceva notare che in questo
secolo non si erano più verificati casi eclatanti di litigiosità fino allo scorso gennaio,
quando la crisi e la divisione
hanno lacerato la comunità civile, coinvolgendo di riflesso
anche quella religiosa. Tutto,
quindi, rientra nella normalità.
Un convegno il 21-22 aprile
Teatro a scuola
GUIDO CASTIGLIA
Attenzione, le scuole sono
in pericolo di abbordaggio, nei mari della cultura i
galeoni scolastici possono essere attaccati dalle veloci e
agili navi dei corsari e dei pirati della creatività; abbordano sbandierando gli emblemi
nobili del teatro o della musica e una volta avvicinato il
galeone attaccano facendo
razzia dei pochi tesori rimasti,
lasciando il disorientamento
nell’equipaggio e nel capitano
stesso die, come logica reazione, spesso impartisce l’ordine ai suoi uomini di caricare
i cannoni alla prossima vista
di una bandiera teatrale.
Mi diverte pensarla così,
ma il fenomeno è serio: sono
troppi i gruppi di giovani che,
dopo un corso di animazione
della durata di un anno o uno
stage di teatro o neanche
quello, si improvvisano portatori della cultura teatrale,
contattano .scuole sotto l’effigie di associazioni culturali,
compagnie teatrali, esperti
nella voce e nel mimo e riescono a farsi pagare interventi di animazione teatrale, lavori sulla fiaba, laboratori di
lettura lasciando al loro passaggio segni privi di fondamento pedagogico e didattico. Certo nella povertà creativa di alcune scuole è già molto per i bambini divertirsi per
un’oretta con un personaggio
esterno, e i poveri insegnanti
riescono poi sempre a tradurre in nutrimento didattico
ogni accadimento, ma non è
questo il senso dell’animazione teatrale. Perché intervenire
creativamente con i ragazzi è
una cosa da prendere in seria
considerazione, occorre gente
preparata sotto molti punti di
vista: quello teatrale innanzitutto, ma anche quello didattico e pedagogico. Un consiglio a tutti i docenti del Pinerolese: il 21 e 22 aprile verrà
realizzato un convegno nazionale sul tema «Il gioco del
teatro (l’animazione treni’anni dopo)», promosso dalla
Regione Piemonte, dalla Provincia di Torino e dalla Città
di Torino, oltre che dall’lrssae Piemonte.
GIORNATA MONDIALE
DI PREGHIERA
Per la giornata mondiale di
preghiera delle donne 1998,
incentrata sulla liturgia preparata dalle donne cristiane del
Madagascar sul testo di Luca
10, 29 «Ma chi è il mio prossimo?», è previsto un incontro ecumenico domenica 1°
marzo a Pomaretto nel tempio e uno venerdì 6 marzo, alle ore 15, a Torre Pellice
presso l’Esercito della Salvezza in via Cavour 9. Il programma del 1° marzo prevede
il culto alle ore 10, alle ore 12
il pranzo (prenotarsi presso
Rosanna Revel al 500407),
alle ore 14 un messaggio sul
Madagascar con proiezione di
diapositive, canti malgasci e
preghiere spontanee.
INCONTRI TEOLOGICI —
Domenica 8 marzo alle 17 a
San Secondo nella sala delle
attività, incontro teologico
del gruppo «G. Miegge» sul
tema della cristologia.
BOBBIO PELLICE — Riunione quartierale martedì 3
marzo alle 20,30 al Centro.
Sabato 7 marzo alle 21 il
gruppo teatro della Chiesa
valdese di Luserna San Giovanni presenta una recita
dal titolo «Il temp(i)o della
libertà», su testo di Claudio
Pasquet; ingresso libero.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Studio biblico: giovedì
5 marzo su «Pasqua: abbiamo bisogno di riti?». Esodo
12, 1-28. Venerdì 27 alle
20,45 nella sala Albarin serata comunitaria con il gruppo
giovanile di Prali che presenterà «Un briciolo di storia
tra canti e leggende». Riunioni quartierali; martedì 3
marzo alle 20,30 a Boer Priorato, mercoledì 4 marzo alla
stessa ora borgata Peyrot,
venerdì 6 marzo agli Airali
PERRERO-MANIGLIA —
Riunione quartierale martedì 3 alle 14,30 a Baissa.
PINEROLO — Sabato 7
marzo alle 20,45 nella sala
del tempio primo incontro
collettivo per organizzare la
gita comunitaria in Germania e a Praga, che si svolgerà
dal 8 al 19 luglio prossimi.
POMARETTO — Riunioni
quartierali: lunedì 2 marzo
alle 20 ai Masselli, mercoledì
4 marzo alle 20 ai Pons, venerdì 6 marzo alle 15 all'Inverso Clot. Culto al Centro
anziani venerdì 27 febbraio.
Incontro monitori venerdì 6
marzo.
PRALI — Sabato 28 febbraio, alle 21, nella sala, la
filodrammatica valdese di
Villar Pellice proporrà i
dramma valdese di Hubert
Leconte «Le lacrime del Lu
beron».
PRAMOLLO — Riunioni
quartierali; martedì 3 marzo
alle 20 borgate Ruata-Bosi
mercoledì 4 marzo alle 19,30
borgate Bocchiardi-Sappiatti. Unione femminile domenica 1“ marzo alle 14,30.
PRAROSTINO — Riunioni
quartierali: giovedì 26 alle
20,30 a San Bartolomeo,
mercoledì 4 marzo alle 20,30
al Collaretto, giovedì 5 marzo alle 15 ai Gay. Domenica
8 marzo alle 10 assemblea di
chiesa su: esame e approvazione dei bilanci e impegno
per il fondo ministero, i lavori di restauro del tempio.
RORÀ — Giovedì 26 febbraio riunione quartierale
alle Fucine. Giovedì 5 alle
20,45 alla sala Morel conversazione sulla storia valdese.
SAN SECONDO — Martedì 3 marzo studio biblico
alle 20,30.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì 27
agli Appiotti, martedì 3 marzo all'Inverso, venerdì 6 alla
Ravadera. Studio biblico: lunedì 2 alle 20,45 al presbiterio secondo incontro sul tema «Chi è Gesù», Marco 8,
27-33. La corale parteciperà
domenica 1° marzo aila celebrazione del centocinquantenario dei diritti civili alla
cattedrale di Losanna.
VILLAR PELLICE — Studio biblico: martedì 2 marzo
alle 21 nella saletta del Concistoro inizia una serie di incontri, condotti dai pastore
Gianni Genre, sul tema della
malattia e delia morte; il primo studio sarà sui tema
«Quale discorso è possibile
su sofferenza e morte?» Riunione «quartierale venerdì 6
marzo al Serre.
VILLAR PEROSA — Riu
nione quartierale giovedì 5
marzo alle 20,30 a Vivian.
VILLASECCA - Sabato
28 febbraio alle 20,30, domenica 1° marzo alle 14,30 e
sabato 7 marzo alle 20,30
spettacoli nel tempio a cura
della filodrammatica che reciterà «L'ostacolo» di Éline
Tourn Quattrini.
10
PAG. IV
E Eco Delle ^lli moEsi
VENERDÌ 27 FEBBRAIO 1998
HOCKEY GHIACCIO
La Valpe meno brillante della stagione affronta i quarti di finale a Bolzano contro una
formazione quasi totalmente under 20 (il più
vecchio, si fa pare dire, dell’E.V.Bozen ha 22
anni) ma che sicuramente non sfigurerebbe
nemmeno in serie A. Chi ci legge saprà probabilmente anche dell’esito della partita di ritorno
disputatasi martedì; certamente i bolzanini andranno avanti in questo finale di campionato in
cui si candidano alla vittoria. Non c’è proprio
partita al «pa'aonda» e le stesse statistiche questa volta dicono tutto; nemmeno una penalità
per il Valpellice, Il tiri in porta in 60’; per il
Bozen 54 tiri parati da Burraio e 14 dischi finiti
alle spalle del portiere valligiano. Una Valpe
inconsistente fin dall’inizio e vittima for.se anche di un timore reverenziale nei confronti di
un avversario che gioca in un impianto da
7.000 posti, per lo più vuoti anche per le partite
del Bolzano di serie A. Dopo 8’ il Bozen è già
sul 3-0, alla fine del tempo è 6-0. Nel secondo
tempo Rivoira cambia qualcosa; Malan passa
in difesa e Marchetti in attacco: per un po’
sembra di intravvedere una reazione e i biancorossi provano qualche azione. Berti, Sbicego e
Marchetti però annaspano a vuoto; Ermacora
non c’è proprio: l’infortunio col Chiavenna l’ha
tenuto lontano dalla partita. Intanto i bolzanini
vanno avanti nel punteggio e alla fine del secondo tempo si è sul 9-0. La Valpe ha in tutto
tre superiorità da sfruttare ma non ce n’è; anzi
sulla terza l’ottimo terzino Scafuto blocca un
attacco biancorosso e riparte, si «beve» tre torresi e supera anche Burrato: una rete da spettacolo. È l’ultima, la n. 14. Finisce qui la goleada, non le azioni dei locali che spesso indulgono nel passaggio. Per ulteriori ambizioni del
Valpellice si dovrà aspettare l’anno prossimo.
niores hanno perso per 0-3 dall’Ibiesse volley
team. Nel campionato ragazze il 3S ha vinto
per 3-0 sul Lasalliano mentre i ragazzi hanno
perso in casa per 2-3 dal Sant’Anna San Mauro. Nel campionato allieve il 3S ha espugnato
in campo del Pap San Maurizio vincendo per
3-0; in seconda divisione maschile il 3S Pinerolo ha battuto in trasferta per 3-1 il Mondoerre mentre le ragazze hanno vinto sull’Allotreb
per 3-2. Ancora un successo per il 3S dalla terza divisione maschile dove i pinerolesi hanno
battuto il Con voi volley per 3-1.
CORSA STUDENTI
Si è disputata a Pinerolo in piazza d’Armi la
fase interdistrettuale dei nuovi giochi sportivi
studenteschi; 300 atleti si sono dati battaglia
suddivisi in quattro categorie giovedì scorso in
una bella giornata di sport. Nelle Allieve ha
vinto Valentina Richaud (Porporato) nelle Juniores Federica Bertin (Curie); negli allievi
Emanuele Faletra (Grugliasco) ha vinto davanti a Fabrizio Casca (Buniva) e negli juniores
maschili Alessandro Bizzi ha tagliato il traguardo davanti a Valdo Bertalot (Curie).
PALLAVOLO
Doppia sconfitta per le due formazioni di Pinerolo; in B1 femminile, il Magic Traco, sconfitto a Rapallo per 3-1, si trova relegato all’ultimo posto per la concomitante vittoria
dell’lpercoop Crema. In B2 maschile il Body
Cisco costringe al tie break la capolista Bre
Cuneo ma esce a sua volta sconfitta. Anche il
Cerotti Pinerolo è stato battuto, in casa, per 3-0
dal Valenza.
Tempo di play off nel settore giovanile; nel
campionato juniores maschile il 3S è andato a
vincere per 3-1 nella trasferta col Valli di Lanzo mentre le ragazze del 3S nel campionato ju
CALCIO
Il Pinerolo ottiene un’importante vittoria casalinga sul Ponsacco; dopo essere andato i
svantaggio al 22’ del primo tempo, il team di
Bortolas prima pareggia con Mollica allo scadere del tempo e poi si porta sul 2-1 con lo
stesso attaccante. La Fossanese ha pareggiato
ad Imperia per l-I; domenica il Pinerolo sarà
in trasferta a Castelnuovo il Possano in casa
con Derthona. In prima categoria, mentre prosegue la marcia trionfale del Cavour che dopo
la vittoria per 4-1 sul Salsasio guida la classifica con 6 punti sulla seconda, il Lusema ha pareggiato 0-0 a Carmagnola, il San Secondo ha
vinto a Barge per 1-0.
TENNIS TAVOLO
Due vittorie per le formazioni della polisportiva Valpellice nell’ultima settimana; nella D2
provinciale i valligiani hanno vinto a Ciriè per
5-3 portandosi così al secondo posto in classifica; a punti sono andati Belloni e Girardon (2)
e Peracchione (1). La formazione di C2, con
Migliore autore di tre punti e Malàno a due, ha
battuto a Torino il Fiat Iveco per 5-2. Male invece in DI; a Torino la Valpellice è uscita battuta dall’Arca Enel per 5-3 con punti di Giuliano Chili (2) e Franco Picchi (1).
27 febbraio, venerdì —
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 20,45, nella sala mostre, «La tv di fronte al bambino; una fata o una strega?» incontro-dibattito con Vanna
Gherardi su «Tv e creatività».
27 febbraio, venerdì — PINEROLO: Nella chiesa di San
Giuseppe, alle 21, concerto per
arpa con Letizia Balmondo. Ingresso libero.
27 febbraio, venerdì — PINEROLO: Al Centro sociale
di via Lequio il Gruppo uomini propone alle 20,45 un incontro sul tema «Noi, i nostri
padri, i nostri figli: relazioni al
maschile».
27 febbraio, venerdì — PEROSA ARGENTINA: Nella
sala conferenza Ausi, alle 21,
incontro di formazione sul tema «Laboratorio pubblicità: attività svolte dai partecipanti».
27 febbraio, venerdì —
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alla scuola media «De
Amicis», alle 17,15, ultimo incontro del corso di aggiornamento «Piccole storie, grandi
storie» sul tema «L’esecutore
di ordini».
27 febbraio, venerdì —
SAN GERMANO: Alle 20,45,
al Centro incontro, conferenza
del prof. Vedano, dipartimento
di biologia animale e dell’uomo, sul tema «Le biologie alle
soglie del terzo millennio».
27 febbraio, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle
15,15 a Villa Elisa conferenza
della dott. Franca Debenedetti
Loewenthal su «Gli ebrei in
Piemonte».
27-28 febbraio — PINEROLO: Alla sede dell’associazione Nexus, alle 21, incontro
sul tema «Insegnare, educare o
che cosa fare nella scuola? Per
una definizione di alcune linee
di intervento». Informazioni e
iscrizioni al n. 0121-374073.
28 febbraio, sabato — PINEROLO: Alla libreria Volare,
ore 17,30, Carlo Rapini presenta
il suo libro «La Sindone: una
sfida alla scienza e alla fede».
28 febbraio, sabato — PEROSA ARGENTINA: Alle
16,45, presso la sede della Comunità Montana, incontro sul
tema «Fenestrelle, un progetto
per la valle», intervengono
Tullio Contino e Boris Zobel.
4 marzo, mercoledì — TORINO: Alle 21, nella sala conferenze dell’Archivio di Stato,
conferenza sul tema «Sulle necessarie metamorfosi dei musei
africani in Europa di fronte alle
esigenze della società multiculturale contemporanea».
5 marzo, giovedì — TORRE PELLICE: Alla palestra di
via Filatoio, dalle 18 alle 20,
incontro sul tema «Autodifesa»
con la prof. Beatrice Leila.
6-7 marzo— BAGNOLO:
Al teatro «Silvio Pellico», alle
21 di sabato e alle 16 e alle 21
di domenica, va in scena «W le
donne», cabaret misica. Lire
15.000 intero, 12.000 ridotto
VALILI
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma, giovedì 26 febbraio e venerdì 27, ore 21,15, Western
di Manuel Poirier, Gran Premio giuria Cannes ’97; sabato
28, ore 20 e 22,30, domenica 1°
marzo, ore 15, 17,30, 20 e
22,30, lunedì 2, ore 21,15,
L’avvocato del diavolo.
PINEROLO — La multisala Italia (tel.393905) ha in programma alla sala «2cento» da
giovedì a mercoledì Harry a
pezzi; solo domenica Spice
girls; alla sala «5cento» è in visione Starship troopers, la
fanteria dello spazio.
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENÌCA1» MARZO
Ferrerò: Farmacia Valletti Via M. Nero 27, tei. 848827.
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA MARZO
Bipiana: Farmacia Garella Via Pinerolo 21, tei. 55733.
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
RRATA
La mostra «Dalle Valli
all’Italia», inauguratasi presso
il Centro culturale valdese a
Torre Pellice il 15 febbraio resterà aperta fino al 15 dicembre prossimo e non fino al 7
marzo come è stato pubblicato
nel numero scorso.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
redazione Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./50
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non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n, 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
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11
venerdì 27 FEBBRAIO 1998
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
Chiesa battista di Civitavecchia
L'ultimo saluto fraterno
al pastore Camellini
LUIGI SPURI
Nelle prime ore di sabato
7 febbraio è andato presso il Padre celeste il pastore
Fernando Camellini, di 87 anni. In questi ultimi tempi il
suo stato di salute si era molto aggravato. Per ultimo a
causa di una caduta si era rotto il femore ed era stato ricoverato e operato al Policlinico
Gemelli di Roma. I familiari
hanno deciso di inumarlo nel
cimitero di Civitavecchia.
Alle ore 15 del 9 febbraio ci
siamo trovati, un folto gruppo di fratelli e sorelle della
chiesa di Civitavecchia, con il
presidente dell’Unione, Renato Maiocchi, e i pastori
Nunzio Strisciullo ed Ermanno Spuri. Il presidente ha ricordato il lavoro compiuto da
Nando Camellini per 20 anni
come segretario dell’Ucebi,
richiamando alla memoria
altri personaggi che hanno
segnato un’epoca nella storia
dell’Unione. Il pastore Strisciullo ha rievocato con calore la personalità di Camellini,
la sua passione per la musica,
per l’arte, il suo impegno nel
ministero pastorale.
Dal Vangelo di Giovanni, al
capitolo 11, abbiamo ascoltato le parole di Gesù: «Io sono
la Risurrezione e la vita, chi
crede in me anche se muoia
vivrà. Credi tu questo?». Abbiamo messo la bara lungo il
viale del cimitero. Finito il
raccoglimento, l’abbiamo poi
seguita fino alla fossa, dove
su richiesta della moglie. Pina, abbiamo cantato l’inno:
«0 beati su nel cielo i redenti
del Signore».
Ho conosciuto il pastore
Camellini nell’ottobre del
1955, quando venne a Civitavecchia per iniziare il suo
pastorato. Quando lo vidi,
con tutta la famiglia, mi sembrò trovarmi davanti a un
rnagnifico quadro del Fattori: Pina, la moglie. Renata,
Gaia, Mattia e Gioele i figli.
La mia amicizia con Fernando si rafforzò a Rimini nel
1976, quando tenemmo l’Assemblea deirUcebi in quella
città. Camellini aveva chiesto
di terminare il suo impegno
come segretario, così fui
chiamato a sostituirlo.
La chiesa battista di Civitavecchia si stringe con affetto
intorno a Pina, ai figli e a tutti
i congiunti nella certezza che
le promesse della risurrezione giungeranno a compimento.
Per l'inizio dell'anno nuovo
Matera: tre recite dei bimbi
della scuola domenicale
Il 6 gennaio sono state rappresentate nella chiesa battista tre recite: tre infatti sono
le classi della scuola domenicale attualmente in attività. È
con grande responsabilità e
spirito di sacrificio che gli undici monitori si sono prodigati a preparare i nostri ragazzi per la buona riuscita
della serata, ma soprattutto
per la testimonianza del nostro credere in Cristo.
La classe dei piccoli, dai tre
ai sei anni, ha rappresentato
«Salomone», tratta dalla vicenda biblica. L’emozione è
stata tanta, perché questi piccoli fanciulli hanno dimostrato a noi tutti il loro impegno e coraggio nell’affrontare
i presenti: la figura del re è
piaciuta moltissimo ai bambini stessi durante le lezioni.
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The Churches’ Commission for Migrants in Europe (CCME), based in Brussels (Belgium), adresses to the member
churches the invitation to present candidates for the post of
Celierai Secretary of the Commission. The contract is for a
period of four years, renewable for an additional four years.
Salary is fixed in accordance to age, qualification and experience, starting with a minimum gross salary of BEE
2.000.000 per year.
The post will be available in the course of 1998. The
working language is English (knowledge of additional languages is useful). Required: University education (preferably Law or social and political studies); experience in
working on migration issues and churches, required also to
reside in Belgium for the duration of the contract.
More inforrnation can be obtained from the Refugees and
Migrants Service of the Federation of Protestant churches
in Italy, Via Firenze 38 - 00184 - Roma; Tel. and fax: 06/48
905 105.
The application has to be sent before March 6. 1998 to:
CCME’s Secretariat, 174 Rue Joseph II, B 1000 Brussels (fax
32 - 231 14 13) along with relevant documentation (as title
of study, presentation by the church of affiliation, etc.)
Chiesa valdese di Angrogna
La comunità riunita per
festeggiare il XVII Febbraio
Un momento dello spettacolo
I medi, la cui età va dai sette ai dieci anni, hanno rappresentato «La mucca Frisucca», un testo scritto dal pastore Martin Ibarra. La recita
parla di alcuni animali parlanti e di una mucca che vuole dimagrire a tutti i costi.
Sbuca la spavalda volpe di Pinocchio, che vende alla mucca una pasticca meravigliosa
per farla dimagrire in dieci
minuti. In realtà è tutta una
metafora che ci fa capire che
molte sono le volpi spavalde
che incontreremo nel corso
della nostra vita e che ci prometteranno molte cose a
buon mercato.
I grandi hanno rappresentato «Ritorno a Natale»: questa può sembrare la solita recita natalizia ma parla di problemi esistenti tra adolescenti
e legati al proprio credo religioso. Si svolge in una piazza
luogo d’incontro dei ragazzi.
Tra questi solo uno è protestante, e gli altri cercano di
distoglierlo dal frequentare la
chiesa, contrariamente agli
insegnamenti del padre.
Le manifestazioni del 17
febbraio hanno visto una
partecipazione molto significativa anche di sorelle e fratelli provenienti da altre chiese. Il falò comunitario alla
Clava superiore, dominante
la valle d’Angrogna e la conca
di Prarostino, era visibile fin
dalla pianura: alla fiaccolata
partita dalle Porte di Angrogna ha partecipato un nutrito
gruppo della Chiesa valdese
di Torino, con i pastori Platone e Pons. Questa manifestazione è stata realizzata grazie
alla preziosa collaborazione
del gruppo volontari antincendi boschivi del Comune
di Angrogna, che ringraziamo
da queste colonne.
Grazie alla giornata primaverile i tradizionali cortei del
Serre e del capoluogo hanno
portato al culto una vera folla, che ha riempito il tempio.
La presenza del pastore Renato Coïsson, già pastore di
Angrogna e festeggiato dalla
comunità, ha permesso di vivere la festa dell’emancipazione con lo sguardo rivolto
alle chiese valdesi sparse in
Italia. Al pranzo commemorativo hanno partecipato, invitati dal Concistoro, quattro
sindaci del Comune di Angrogna, che hanno portato
un apprezzato messaggio. Un
saluto particolare è stato dato
a Levi Buffa, ultranovantenne, sindaco nel 1948.
Infine si è svolta la serata il
cui programma è stato arricchito dagli interventi della
corale, di Jean-Louis Sappé,
che ha recitato un monologo
farsesco, di Maura Bertin e
Silvio Bertin (Prassuit), che
hanno recitato un divertente
Il corteo del XVII a Angrogna
dialogo in patuà. La filodrammatica giovanile ha poi
rappresentato due scene di
storia ugonotta, incentrate
sulla vicenda di Marie Durand, imprigionata per 38 anni nella Torre di Costanza a
metà del 1700.
L’assemblea di chiesa del
1° febbraio ha approvato il
rendiconto finanziario del
1997 e, malgrado il disavanzo
passivo, dovuto alla manutenzione degli stabili, ha deciso un aumento dell’impegno ’98 per la cassa culto. Sono anche stati eletti quali deputati alla Conferenza distrettuale: Wilma Gay, Armando Bertalot e Daniela
Monnet. Elio Meggiolaro sarà
il deputato al Sinodo.
Con grande commozione
la comunità si è separata da
Nelly Monnet Bertin, deceduta a fine gennaio dopo lunga malattia. All’Asilo dei vecchi di Luserna San Giovanni
è deceduta Margherita Arnoul ved. Long. Alle famiglie
in lutto la comunità esprime
la sua solidarietà fraterna.
L’OFFERTA È VALIDA FINO AL 31 MARZO 1998*
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*^wpatrio» dei valdesi. Storia - contesto - significato
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^^icolazioni del controllo e della repressione
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Amedeo Molnar, Dalle origi^ all’adesione alla Riforma
(1532)
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2. Augusto Armano Hugon, Dal
sinodo di Chanforan alla
emancipazione (1848)
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3. Valdo ViNAV, Dal movimento
evangelico italiano al movimento ecumenico (1980)
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«Storia del movimento evangelico in Italia
nei secoli XIX e XX»
Giorgio Spini, L’Evangelo e il berretto frigio. Storia della Chiesa Cristiana Libera in Italia (1870-1904)
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Giovanni Idrato, Pietro Tagliatatela. Dada filosofia del Gioberti
all’evangelismo anti-papale
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Domenico Maselli, Libertà della Parola. Storia delle chiese cristiane
dei Fratelli in Italia (1886-1946)
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Giuseppe De Meo, «Granel di sale». Un secolo di storia della Chiesa
cHstiana avventista del 7° giorno in Italia (1864-1964)
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Jean-Pierre Viallet, La Chiesa Valdese di fronte allo Stato fascista
(1922-1945)
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12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 27 FEBBRAIO 199s
venere
Le iniziative delle chiese di Milano per i 150 anni dall'Emancipazione
Luce, parola e memoria
La testimonianza degli evangelici in città in questo secolo e mezzo e il problema
della visibilità. Anche una mostra fotografica per dialogare con la cittadinanza
GIORGIO GUELMANI
IN occasione del 150° anniver’sario delle Lettere Patenti il XVII Febbraio a Milano è stato ricordato in modo
diverso dal solito. Sabato 14
la chiesa valdese ha ospitato
una tavola rotonda fra i pastori Antonio Adamo, Giovanni Carrari e Paolo Spanu
che hanno ricostruito la storia di 150 anni di testimonianza evangelica a Milano,
rispettivamente valdese, metodista e battista. I tre oratori
hanno efficacemente richiamato alla memoria le fatiche
di tanti e tante testimoni
dell’Evangelo, la travagliata
ricerca di sistemazioni stabili, fra locali presi in affitto e
chiese spazzate via dalle ruspe (come quella valdese di
piazza Missori o quella metodista di corso Garibaldi), l’assidua azione sociale, le oscillazioni fra entusiasmo e pessimismo, l’apertura alla città
nelle più varie forme (quanti
sanno che nel 1897 il bazar
valdese di beneficenza si tenne nel ridotto della Scala?). È
stato anche ricordato come,
nonostante le provenienze
confessionali, geografiche e
culturali diverse, gli evangelici milanesi seppero trovare
presto le vie della collaborazione e della solidarietà (fin
dai primi anni del secolo si
costituì un Consiglio dei pastori, che nel 1916 propose
addirittura di dar vita a
un’unica Chiesa evangelica
italiana). In sede di conclusioni, il pastore Ferrarlo ha
ricordato che questi evangelici di fine ’800 avevano un
progetto difficile ma di invidiabile chiarezza: far diventare protestante l’Italia. Oggi,
fallito questo progetto, la nostra sfida è altrettanto ambiziosa e difficile: essere una
minoranza significativa in un
La facciata di San Giovanni in Conca riportato in via Sforza dova ha sede ia chiesa valdese
paese che, pur secolarizzato,
resta cattolico.
Successivamente Corrado
Gavinelli e Mirella Loik hanno presentato il senso e la
struttura della mostra fotografica «Luce per la memoria», allestita nella sala attigua alla libreria Claudiana.
Poi è giunto il momento più
singolare e più atteso di questo XVII Febbraio milanese:
dopo due brevi saluti di Biagio Longo (Azienda energetica milanese) e Cesare Stevan
(preside della Facoltà di architettura), si è fatto buio
nella chiesa e i presenti hanno potuto ammirare l’installazione luminosa «Luogo parola», realizzata dall’artista
Silvio Wolf. Grazie a una potente illuminazione dall’esterno, le due grandi vetrate
laterali della chiesa hanno rivelato a chi stava all’interno
un gioco di luci e di ombre, di
bianchi e di neri in controluce, difficile da descrivere verbalmente: a me ha fatto pensare all’espressione ebraica,
«fuoco nero su fuoco bianco». Sulla vetrata a sinistra
dell’ingresso è apparsa una
grande biblioteca, con decine
di scaffali sui quali stavano
affiancati libri bianchi e neri
di tutte le forme e dimensioni; su quella di destra si è vista una successione di archi e
colonne, che riproduceva la
struttura della cripta dell’antica basilica di San Giovanni
in Conca (che, lo ricordiamo,
ha ospitato il culto valdese
dal 1881 al 1948), il cui scheletro è tuttora conservato in
mezzo al traffico del centro
città, come a evocare un passato che riaffiora nonostante
si tenti di seppellirlo. Così un
artista non protestante è riuscito a lavorare con l’immagine in un contesto che rifiuta
l’uso delle immagini, a suggerire senza usare le parole il
senso del primato della parola e della memoria.
Questo 150° anniversario
ha quindi dato maggior visibilità a chiese, come quelle
bmv di Milano, già da tempo
impegnate nel dialogo con la
città: una visibilità che non si
è esaurita nella giornata di sabato, non solo perché l’installazione luminosa e la mostra
saranno aperte fino al 7 marzo, ma anche perché l’Azienda energetica milanese garantirà l’illuminazione notturna permanente della facciata della chiesa valdese. Le
chiese di Milano sanno che,
come la libertà a cui è dedicata la Settimana, anche la visibilità è inscindibile dalla responsabilità: la responsabilità
di tenere alta, e di non soffocare, la luce di quella Parola
che ci è stata donata.
Se
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Il falò «del centocinquantenario» a Villar Pellice
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PRAROSTINO — La nostra chiesa ha festeggiato con grande
entusiasmo questo XVII Febbraio, ricorrenza dei 150 anni
dell’emancipazione. Importante il 16 sera l’accensione del
grande falò al Rocco, raggiunto più tardi dalla fiaccolata
preparata dai giovani, che ha radunato come sempre tante
persone. Tempio colmo di fedeli il 17 mattina per il culto
tenuto dal vicemoderatore Franco Becchino della Chiesa
metodista di Savona, al quale hanno dato un apprezzato
contributo la corale e i bambini della scuola domenicale.È
poi seguita l’agape nella sala del teatro e una riflessione del P,®™®
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pastore Becchino sulla vita spirituale delle chiese valdesi
Un grazie a quanti si sono impegnati in vario modo perla ^
perfetta riuscita di queste importanti giornate.
• Si sono svolti i funerali di Jolanda Fabiole in Forneron del
Collaretto e di Aldo Pons di Roccapiatta. La comunità
esprime la sua partecipazione al dolore delle famiglie neUa
certezza della misericordia del Signore.
se anche ;
religiose.
Común
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quanto è ;
ALTAMURA — Il 12 febbraio si è serenamente addormentata
nel Signore la sorella Lucia Chironna. Donna di grande carità, si è prodigata sempre in atti di aiuto e solidarietà verso to, è disp
emigrati e bisognosi. Per quel che era e per le azioni che re un lave
compiva quotidianamente, rimane per la sua famiglia e per (ue nel qi
tutta la comunità battista locale, un esempio da ricordate.
Hanno partecipato al funerale, oltre ai parenti, amici e conoscenti anche membri di altre chiese vicine. II culto (itutgico è stato tenuto dal pastore Giuseppe Tuccitto ebe, |
prendendo spunto da Matteo 8, 23-27, ha ricordato che Gesù è Signore del vento e del mare, ma altresì e soprattutto
Signore della vita. Nonostante dolori, afflizioni e morte,
Cristo è d’ora innanzi l’Emmanuele; la fede in lui ci »
sporterà in un regno glorioso senza fine. Ai figli Marisa,
Franco e Pasquina, al consorte Peppino, e a generi e nipoti
rinnoviamo cordoglio e simpatia cristiana.
¡batí
tra V:
e Lug
Anche 1
La prossima estate, a Ecumene, monitrici e monitori e tutti coloro che sono interessati
alla scuola domenicale e all'approfondimento delle tecniche d'insegnamento del testo biblico a bambini e ragazzi, avranno l'occasione di riunirsi per dedicare una settimana a
questo loro appassionante impegno.
Il Sie (Servizio istruzione educazione della Fcei) organizza un campo per monitori pieno
di stimoli e di sfide.
Lo staff organizzativo ha pensato di suddividere il tempo utile, sei giornate complete,
in altrettanti laboratori e seminari teorico pratici. Ci si confronterà quindi con la teoria
della preparazione dei monitori/trici; ci si immergerà nello studio delle differenti tecniche
di narrazione; le tecniche di animazione verranno approfondite attraverso la possibilità di
vivere esperienze concrete; ci sarà l'opportunità di discutere le attività manuali per stimolare i bambini e i ragazzi e anche di metterle in pratica. Nella stessa settimana ovviamente
sono previsti anche alcuni momenti di socializzazione e
una gita.
Questo campo monitori sarà un appuntamento unico
per aggiornarsi, ma anche per scambiarsi esperienze e
sensazione rispetto al non facile, ma affascinante, compito di testimoniare la nostra fede alle generazioni più giovani.
Il campo si terrà a Ecumene (Velletri) da domenica 26 luglio a sabato 1° agosto 1998.
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla segreteria del Sie, via Porro Lambertenghi 28, 20159 Milano (tei. 02-69.00.08.83; fax 02-668.26.45).
Un'iniziativa che ha coinvolto anche i valdesi
Lanzo Torinese incontra il mondo
ENRICO FRATINI
WALTER SELLARI
Questo ll titolo delia manifestazione promossa
dal Comune di Lanzo Torinese nell’ambito del progetto
giovani, nell’Intento di realizzare l’Incontro, la scoperta e
la valorizzazione di realtà diverse di tipo culturale e religioso. Felice coincidenza la
data d’InlzIo del 14 febbraio.
Il sindaco di Lanzo, con l’assessore alla Gioventù emiliana Roscloll, alla presentazione ha messo In rilievo la ricorrenza del 150° anniversario dello Statuto Albertino e
della concessione del diritti
civili alle minoranze religiose. Ha ricordato alcune donne messe al rogo nel medioevo a Lanzo come streghe perché non allineate con le credenze ufficiali. La manifestazione, sotto l’egida della Provincia di Torino e della Regione Piemonte e che coinvolgeva valdesi. Islamici,
ebrei e cattolici, prevedeva
tre appuntamenti nel primo
del quali, svoltosi nel salone
teatro dell’ex Istituto salesiano, 11 Gruppo musica di Luserna San Giovanni ha avuto
11 piacere di rappresentare la
nostra comunità con un programma di canti protestanti
quali negrosplrltual, Bach,
Händel, Mendelssohn e tradizionali valdesi. Cattolici e
Islamici hanno partecipato
con danze, gli ebrei con canti
accompagnati da chitarra. Il
direttore Walter Gatti, facendo notare che 11 Gruppo musica è già frutto di un approccio ecumenico, ha ringraziato gli amici cattolici che hanno dato II loro apporto, tra
cui validi strumentisti come
Tonlna Roberti, viola, Giacomo Prochet, violoncello, Enrico Grangetto, organo.
È stata questa l’occasione
favorevole da noi colta per
Informare un pubblico che
non conosceva la realtà valdese mettendo a sua disposizione 11 dépliant riguardanti
le nostre chiese e opere delli
vai Penice. GII altri due appuntamenti riguarderanno;
21 giugno, «quattro cucine*
confronto». Incontro culina;
rio; 29 ottobre, programmai
taglio teologlco-culturale ancora da definire con 11 pasto:
re Mllaneschl referente per«
comunità di Torino.
Unione Cristiana
Evangelica Battista in Italia
SELEZIONE DI UN EDUCATORE/EDUCATRICE
L’UCEBI cerca un/una educatore/educatrice per l’Istituto
Taylor, a Roma. Il/la candidato/a deve possedere un titolo
specifico che lo/la abilita ad esercitare tale mansione presso
una comunià educativa.
Le domande, insieme al curriculum vitae e alla fotocopia o®
titolo abilitante, devono pervenire entro il 20 marzo p-V- aUCEBI, P.za San Lorenzo in Lucina, 35 - 00186 Rotti®
Fax 06/6876i85
Riforma abbonamenti 1993
ITALIA
ESTEM
- ordinario
■ ridotto
- sostenitore
- semestraie
105.000
85.000
200.000
55.000
■ ordinario
■ via aerea
- sostenitore
- semestraie
160.000
195.000
250.000
■ cumuiativo Riforma + Confronti £ 145.000 (soio itaiia)
Per abbonarsi: versare l’importo sul ccp n. 14548101
intestato a Edizioni Protestanti s.r.l., via S. Pio V15 bis, 10125 Torii^
notiz
®^lioname
‘*3 versar
_ intest;
13
>1998
\/PNERDÌ 27 FEBBRAIO 1998
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
^ Sestri Ponente-Cornigliano
Gli evangelici incontrano
le autorità cittadine
ERMINIO PODESTÀ
grande
50 anni
ione del
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il culto
1 Chiesa
irezzato
licale.È
ione del
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cordare,
ici ecoito iituttto che,
cheGeirattutto
; morte,
li ci traMarisa,
e nipoti
SI è svolto a Sestri Ponente
un interessante incontro
fra la realtà protestante esistente in questo quartiere e
due rappresentanti del Consiglio di presidenza del nuovo Consiglio di circoscrizione di Sestri Ponente e di Cornigliano, sigg. Merloni e De
Bernardi.
Il pastore Arrigo Bonnes,
delle chiese valdese di Sampierdarena e metodista di
Sestri, ha detto che è stata
volutamente scelta questa
data perché ricorda il XVII
Febbraio 1848 e precisamente 150 fa, in cui le Lettere Patenti di Carlo Alberto chiudevano il periodo del ghetto
valdese sulle Alpi e venivano
salutate come l’inizio di
un’autentica libertà religiosa. In realtà esse affermavano solo che i valdesi venivano ammessi a godere di tutti
idiritti civili e politici mentre
nulla veniva innovato quanto all’esercizio del loro culto
e alle scuole da essi dirette.
Ci sono voluti molti anni
perché con le Intese del 1984
si arrivasse ad una autentica
libertà religiosa, Intese estese anche ad altre confessioni
religiose.
Comunque è importante
continuare a impostare il discorso sulla libertà religiosa.
Eia chiesa metodista di Sestri Ponente, ricordando
quanto è stato fatto in passato, è disponibile a continuare un lavoro di collaborazione nel quartiere e a conti
nuare il discorso sulla bioetica. Il signor De Bernardi si è
dichiarato interessato a un
lavoro in comune per continuare la collaborazione con
la chiesa evangelica mentre
la signora Merloni, ricordando il fattivo lavoro svolto in
passato, ha manifestato le
difficoltà esistenti quando si
iniziano nuove gestioni, ma
ha offerto la sua disponibilità
soprattutto sull’argomento
della «libertà», dell’impegno
verso gli extracomunitari e il
lavoro della bioetica.
Il pastore della Chiesa avventista di Sestri ha affermato che gli avventisti esistono
a Genova dal 1904 e da alcuni anni svolgono attività a
Sestri Ponente e sono sensibili al discorso della libertà
anche perché, chiamandosi
avventisti del 7° giorno, facendo festa al sabato, incontrano molte difficoltà ad ottenere i permessi per seguire
le funzioni religiose. Anche
loro si sono dichiarati disponibili a collaborare con il
quartiere, soprattutto per le
campagne contro il fumo e
per gli aiuti agli extracomunitari.
Saro Solarino, in rappresentanza della Federazione
delle chiese evangeliche in
Liguria, ha invitato i due rappresentanti del Consiglio di
circoscrizione a farsi carico
di estendere l’invito al Consiglio per essere presenti a
una tavola rotonda che si
terrà a Genova il 19 marzo
1998, in collaborazione con
la comunità ebraica.
Gli scopi in un recente bollettino
Fede e omosessualità
una rete evangelica
È uscito il primo numero di
«Rete evangelica fede e omosessualità», bollettino dell’omonimo organismo di collegamento, di recente costituzione. La Rete, si legge nel
comunicato finale dell’incontro costitutivo, svoltosi a
Roma l’il gennaio, intende
collegare credenti evangelici
{«membri di diverse chiese,
donne e uomini, omosessuali
ed eterosessuali») che «intendono lavorare per l’accoglienza di gay e lesbiche nella
chiesa e nella società e approfondire la riflessione su
fede cristiana e sessualità»,
dunque situando il dibattito
sull’omosessualità nel contesto più ampio dello studio
delle problematiche legate al
rapporto fra fede e sessualità
umana. Quattro gli obbiettivi
che la «Rete» si prefigge: il
primo, appunto, è quello di
rilanciare la riflessione nelle
chiese, avviando un progetto
di informazione e formazione a livello delle comunità
locali, possibilmente in collaborazione con la Federazione giovanile evangelica
italiana, la cui segretaria nazionale era presente all’incontro di Roma.
Secondo obbiettivo, la cura
pastorale delle persone omosessuali, favorendo «la creazione di spazi in cui coloro
che, nelle nostre chiese, scoprono la loro omosessualità,
possano trovare sostegno e
condivisione nel cammino di
accettazione di se stesse/i».
Infine, terzo obiettivo, la diffusione di informazioni e
Incontri ecumenici e dialogo ebraico-cristiano
Cuneo: una riuscita
giornata deirebraismo
altà vaidisposilardante
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18
I battisti
tra Varese
e Lugano
Anche la chiesa battista di
Varese ha partecipato ai vari
impegni ecumenici in occasione della «Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani». Sia nella propria sala di
culto che nella chiesa cattolica della Brunella e di Malnate
un folto gruppo di rappresentanti delle chiese ha preso
parte alla celebrazione ecumenica. Inoltre la chiesa battista tramite il suo pastore ha
ospitato un culto ecumenico
nella chiesa battista di Lugano in Svizzera dove hanno
partecipato evangelici, penecostali, ortodossi, siro-ortoossi, cattolici, vecchio-cattolici, e altri.
In occasione di questi vari
‘"contri si è riflettuto sulla
P rabula del Figliuol prodigo
uca. 15) e sull’atteggiamenamorevole del Padre il
nn* u comprendere che
n ha importanza chi sia il
6 lo maggiore e chi il minojII fatto che si è figli
"e lo stesso padre.
vipn 8,15 lo Spirito
p chiamato «Spirito del^oozione»: tutti quelli che
pj " ''Snidati dallo Spirito di
'0 sono figli di Dio» (v. 14) e
telu'J? ®°no anche frajpjr,' Quindi è lo Spirito di
I "I I^n stare insieme,
mi,'.^Icre, che spinge alla co¡mone i figli di Dio. Faenze rispetta le differenitaiDl ‘""nnipatibilità reali,
I pica una comune-unione,
to e rispetto reciproco.
orino.
agenzia stampa
•totizie evangeliche
^^Iionamento annuo L. 60.000
^i'ersare sulccp 82441007
.— attestato a Nev - Roma
BEPPE MOSCHELLA
CON una numerosa partecipazione si è svolta il 22
gennaio una conferenza-dibattito a più voci per approfondire la conoscenza delle
nostre radici ebraiche. Due
donne ebree della comunità
di Torino ci hanno parlato
del modo di vivere nel quotidiano di un ebreo osservante
di oggi. Abbiamo rivisitato alcuni testi della Torah, presi
dall’Antico Testamento, la
Scrittura comune con i nostri
fratelli maggiori ebrei. I precetti, ben 643, che essi sono
invitati a vivere nel quotidiano, fanno riferimento ai precetti biblici elencati nei libri
del Deuteronomio e dei Numeri. Gesù fu un ebreo osservante, e quindi anche lui visse nel quotidiano secondo la
tradizione dei padri. È bello
quindi conoscere i loro precetti e soprattutto conoscere
qualcosa di più del contesto
in cui si svolse l’intera esistenza di Gesù di Nazareth.
Occorre lavorare per accrescere fra noi la conoscenza e
la stima reciproca, superando
pregiudizi e preconcetti ancora esistenti. Il popolo ebraico
è il popolo della promessa, da
cui è nato Gesù: la promessa
fatta da Dio ad Abramo è irreversibile e non è mai stata
abrogata, quindi questo popolo ha un particolare posto
nel progetto di salvezza di Dio
per l’umanità. In Gesù anche
noi siamo entrati a far parte
di questo popolo e camminiamo verso la piena realizzazione del tempo in cui l’umanità
intera vivrà secondo la volontà di Dio. Occorre quindi
lavorare insieme per capire
quale sia per ciascun popolo,
quello cristiano e quello ebraico, la volontà di Dio.
La prof.ssa Nuzzolo ha poi
dato la sua testimonianza di
vita illustrando come vive un
membro della comunità evangelica e mettendo in evidenza la centralità della parola di Dio che nella vita quotidiana deve essere il punto di
riferimento costante. Il prof.
Albero ha infine illustrato la
novità di Graz, e soprattutto
l’interessante cammino ecumenico che si sta compiendo
a livello di «popolo» cristiano.
Un gruppo musicale giovanile durante un incontro ecumenico a Torino
materiale biblico, teologico e
pastorale sul tema, in particolare attraverso il bollettino
periodico e, quarto obbiettivo, la collaborazione con il
Centro ecumenico di Agape
(che da quasi vent’anni promuove incontri annuali su fede e omosessualità), con altri
Centri di incontro e altri
gruppi interessati, in Italia e
all’estero. Nel corso della riunione di Roma si è inoltre deciso di costituire un gruppo
di lavoro teologico, con il
compito di elaborare uno più
pieghevoli informativi per le
comunità, una bibliografia
ragionata per gli operatori
pastorali e di fare proposte
per la pubblicazione di opere
sul tema. È inoltre previsto
un convegno nazionale, che
si svolgerà in autunno in un
Centro evangelico.
Il primo numero del bollettino contiene, oltre ad un
editoriale e ai materiali relativi all’incontro dell’11 gennaio, informazioni sul dibattito delle chiese sull’omosessualità in Europa e nel mondo, segnalazioni e recensioni
e infine una rassegna stampa. Per ottenere una copia
del bollettino si può inviare
un contributo libero sul conto corrente postale intestato
al coordinatore della Rete:
numero 97740005 intestato a
Henry Olsen, via della Stella
5, 00036 Palestrina (Roma).
Per chi intende aderire alla
Rete e/o ricevere regolarmente il bollettino, si suggerisce un contributo annuo di
almeno 10.000 lire.
■■ ' Mondovì
Un battesimo
nella comunità
evangelica
ALBERTO BOETTI
IL 14 dicembre 1997, Paolo
Grando si è battezzato nella chiesa evangelica di Mondovì, condividendo con fratelli e sorelle, amici e conoscenti un momento fondamentale per la vita di ogni
credente. Il culto è stato preparato con molta cura dalla
comunità monregalese; il pastore Michele Foligno ha predicato sui primi versetti del
cap.6 dell’epistola ai Romani.
Il momento più toccante è
stato quando Paolo, prima
dell’immersione nelle acque
battesimali, ha reso testimonianza della sua esperienza
con il Signore. Questo giovane di 15 anni è giunto con la
sua famiglia dall’Argentina
pochi anni fa e ha sofferto per
il distacco dalla numerosa e
fervente comunità che aveva
frequentato nel paese natio;
tuttavia ha fatto l’incontro più
bello che un essere umano
possa fare, quello con il Salvatore. È stata una gioia sentire
come avesse afferrato il significato profondo del battesimo
come identificazione con la
morte e risurrezione di Gesù.
Dopo l’emersione dalla vasca battesimale il pastore Foligno ha pregato il Signore di
battezzare Paolo nello Spirito
Santo. In seguito vi è stata la
Santa Cena, presieduta dai
genitori di Paolo, da cui il giovane battezzato, come membro del corpo di Cristo, ha
preso parte per la prima volta.
Il culto si è concluso con l’invito del pastore Foligno a ravvedersi, rivolto a tutti coloro
che ancora non hanno risposto alla chiamata del Signore.
Preghiamo che Paolo Grando
possa sempre progredire nel
suo cammino con Gesù.
Agenda
28 febbraio
CARRARA — Alle 20,30, nella sala di rappresentanza del
Comune, il prof. Bruno Di Porto (docente di Storia del
giornalismo) e il prof. Daniele Garrone parlano sul tema:
«Il lungo cammino della libertà: ebrei e protestanti dal Risorgimento alla Repubblica». Per informazioni 0585-74253.
MOTTOLA — Nell’ambito delle attività promosse dalla
commissione per il «Decennio ecumenico delle chiese in
solidarietà con le donne», la Federazione delle chiese evangeliche di Puglia e Lucania organizza il convegno «Donne e
violenza»: ore alle 9, chiesa battista. Presiede la pastora Elisabeth Green. Per informazioni tei. 099-8861321.
28 febbraio- 7 marzo
NOVARA — Presso la Barriera Albertina, con orario 17,3020,30 è aperta la mostra sulla storia del popolo valdese
«Dalle Valli all’Italia».
4 marzo
NOVARA — Alle ore 21, presso l’Auditorium del Conservatorio, il pastore Giorgio Tourn tiene una conferenza dal titolo: «I valdesi: la vicenda di un popolo-chiesa».
6 marzo
NOVARA — Alle ore 21, presso l’Auditorium del Conservatorio, la corale valdese di Pinerolo tiene un concerto dal titolo: «Il canto corale nella tradizione riformata».
SONDRIO — Alle ore 21, presso il Centro evangelico di
cultura (via Malta 16), la prof. Gigliola Fragnito, autrice
del libro «La Bibbia al rogo. La censura ecclesiastica e i
volgarizzamenti della Scrittura (1471-1605)», tiene una relazione sul tema: «La Bibbia in Italia».
ROMA — Alle ore 16, presso la sede delle suore francescane missionarie di Maria, per il ciclo su «Il cammino ecumenico: lasciarsi trasformare dallo Spirito», il gruppo Sae promuove un incontro sul tema: «Autorità o potere: per un’etica del servizio». Intervengono Paolo Giuntella e Paolo Ricca. Per ulteriori informazioni tei. 06-5374164.
GENOVA — Alle ore 16, nella chiesa battista di via Vernazza, si tiene un incontro di riflessione sul tema: «Educare i
bambini alla fede; rischi e possibilità», sotto la guida del
pastore Franco Scaramuccia. Tel. 010-6451312.
12 marzo
VENEZIA — Alle ore 9,30, presso la Scuola dei Callegheri
(S. Tomà), si apre il convegno storico sul tema; «1848; Lettere Patenti di re Carlo Alberto». Intervengono Giorgio
Tourn («Il protestantesimo in Italia prima del 1848»), Cadi
Luzzato Voghera («Dal ghetto alla libertà»). Nel pomeriggio (ore 15,30) tavola rotonda sul tema: «Libertà religiosa e
libertà di pensiero ieri e oggi» a cui partecipano il prof.
Giorgio Rochat, il magistrato Paolo Vercellone e lo scrittore Riccardo Calimani. Moderatrice Federica Ambrosini.
Per ulteriori informazioni telefonare allo 041-5286797.
Radio e teleoisione
CULTO EVANGELICO; ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Lunedì
2 marzo, va in onda la replica della trasmissione dedicata
a «La libertà degli altri: gli evangelici italiani 150 anni dopo la concessione dei diritti civili».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima
dei venerdì di uscita del settimanale.
La Chiesa valdese
su Internet
Si comunica che è stata pubblicata su Internet una prima parte del «sito» della Chiesa valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi) per il momento al seguente indirizzo web:
www.tpellice.it/chiesa-valdese
Prossimamente sarà pubblicata una seconda parte.
Tutti coloro, persone singole, chiese locali, istituti ed
opere, che volessero esprimere dei pareri o chiedere informazioni o fossero interessati a una presenza sul sito possono rivolgersi a Pina Garufi, presso gli Uffici della Tavola
valdese di Torre Pellice, via Beckwith 2, tei. 0121-91296 950035; fax 91604; e-mail; tvaldese@tpellice.it
Olfì
sottoscrizione 1998
gioventù evangelica
normale...........................L. 45.000
sostenitore......................... 90.000
estero...............................60.000
«3 copie ai prezzo di 2».............90.000
cumuiativo GE/Confronti............. 90.000
versamenti da effettuare sui ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica - via Porro Lambertenghi, 28
20159 Milano
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 27 FEBBRAIO l9yENERDÌ
Riforma
«
Mani pulite
contro tutti
»
Fulvio Ferrarlo
Nella sua intervista al «Corriere della sera» di domenica
22 febbraio, il pubblico ministero di Mani pulite Gherardo Colombo spara a zero. La tesi è questa: Mani pulite «ha
appena inciso la superficie del sistema della corruzione»,
e il potere politico (maggioranza e opposizione) non ha
interesse a che si vada oltre. Per questo la Bicamerale cerca di ridurre l’indipendenza della magistratura, aumentando i membri del Consiglio superiore nominati dal Parlamento, istituendo un potere di controllo sui magistrati
nominato dal Senato, ecc. La bozza Boato si muove in una
direzione restauratrice. Il governo non si impegna sulle
rogatorie internazionali. Quella parte di mondo politico
che non è stata travolta da Tangentopoli si sa ricattabile, e
cerca il compromesso con chi è nel mirino della magistratura, per imbavagliare quest’ultima.
Rilasciando dichiarazioni del genere, il pm Colombo
non poteva non sapere di esporsi a violentissime accuse di
sconfinamento dal proprio ruolo, che sono puntualmente
arrivate entro mezzogiorno di domenica, da An al Pds,
passando ovviamente per il consistente partito degli inquisiti; non poteva non sapere di rischiare le rappresaglie
dei politici; non poteva non sapere, soprattutto, di mettere
in grave imbarazzo l’Associazione nazionale magistrati: e
infatti l’equilibratissima presidente, Elena Pacioni, non ha
potuto evitare una secca presa di distanze. Oggi Mani pulite non ha sponsor politici, né al governo né, men che meno, all’opposizione. Colombo sa anche questo, ovviamente. Eppure ha parlato, volutamente sopra le righe, senza
ira ma analizzando con freddezza una situazione politicogiudiziaria davvero non esaltante. Non è escluso che qualcuno la faccia pagare, a lui, al suo capo Borrelli, agli altri
di Mani pulite; e già che ci siamo, anche a quell’altro rompiscatole laggiù, quel Caselli... in molti, da un pezzo,
aspettano il momento. Perché quest’intervista, che riconcUia, per un attimo, Berlusconi e Salvi?
Forse il dibattito parlamentare sulle riforme costituzionali darà alcune risposte. Intanto assistiamo aUo spettacolo dei politici, di entrambi gli schieramenti, che si presentano come vestali della correttezza istituzionale,
dell’autonomia e della sovranità del Parlamento, gridando aUo scandalo del magistrato impiccione e giustizialista. Insomma, sembrano dire, chi rappresenta l’elettorato, noi o Colombo? Loro, in effetti. Questo però significa
soltanto che il personale politico della cosiddetta Seconda Repubblica è sostanzialmente identico a quello della
prima, a quello che, come diceva Craxi in Parlamento,
sapeva tutto del sistema e della corruzione, e tutto copriva. Il paqse ha avuto nuove sigle partitiche (decisissime a
finanziarsi con soldi pubblici), ma non è riuscito a rinnovare la classe politica.
Farebbe male, quest’ultima, a interpretare l’incapacità
del paese di esprimere una nuova dirigenza come una rilegittimazione morale di quella vecchia. Tangentopoli
(oltre a tutto il resto, naturalmente) ha lasciato un segno
indelebile, non solo su molte persone, ma su tutto un sistema. È vero che il gioco al massacro, la liquidazione
qualunquistica della politica come «cosa sporca», non
aiutano a uscire dalla palude, e certamente non esiste alcuna via giudiziaria alle riforme. Il sistema dei partiti,
tuttavia, non può più chiedere deleghe in bianco né rifarsi una verginità ostentando indignazione nei confronti di
chi, argomentando lo critica. Piuttosto che inquietarsi
per il «fanatismo» (così Cesare Salvi, Pds) di Colombo, bisognerebbe forse discutere la sua analisi.
Certo, i tempi in cui la destra gridava «Forza Di Pietro»
sembrano lontani, e molti si apprestano a vivere U grande giorno della vendetta. Può darsi che, alla fine, l’operazione riesca, e che la Magistratura torni asservita a una
politica in cui, al di là del gioco delle parti, tutti sono
d’accordo a spartirsi il potere e i suoi proventi. A questo
punto, però, ogni avventura diventerebbe possibile, e per
molti attraente. È quello che si vuole?
Ripokma
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche sono siate registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 8 del 20 febbraio 1998 è stato consegnato per l'inoltro postale all'LIfficio
CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 18 febbraio 1998.
Un fenomeno in crescita in tutto il mondo
L^<azìenda» prostituzione
Il sesso a pagamento, con il suo indotto, è ormai una grande
impresa economica. Il «cliente» e la dignità della persona
MAURO PONS
Forse possiamo immaginare ia faccia terrorizzata
dell’ascoltatore, abituale o occasionale frequentatore della
prostituta della zona di Ravenna ammalata di Aids, che
l’altra sera, durante la cena
con la sua famiglia, ascoltando uno dei telegiornali nazionali, ha appreso di essere stato potenzialmente contagiato
dalla «peste» di questo secolo.
Sgomento e paura ma, soprattutto, solitudine e amarezza:
sgomento e paura per sé e per
la propria compagna, anche
lei, ora, inconsapevolmente
esposta al rischio (con quale
coraggio - avrà pensato - potrò informarla?); amarezza
perché, pur avendo sentito
tanto parlare di questo «rischio», non ha saputo o voluto adattarsi a un rapporto «sicuro», «protetto» (al bar, con
gli amici ha sempre sostenuto
che fare l’amore con il condom è proprio una schifezza):
solitudine, perché non ha
proprio nessuno con cui parlare di una cosa che gli è sembrata così lontana (a me non
capiterà mai, aveva sempre
pensato) ma che, adesso, gli è
precipitata addosso proprio
come una maledizione divina.
Il giorno dopo, al numero
verde istituito per la bisogna,
hanno telefonato più di mille uomini: il nostro ascoltatore immaginario si è dunque
concretizzato in voci che
hanno potuto esprimere le loro preoccupazioni; chiedere
informazioni e aiuto. Una
storia quotidiana che ha avuto la possibilità di farsi strada
tra le varie catastrofi nazionali e intemazionali perché, per
un attimo, un solo attimo, ha
fatto emergere nel grande
teatro mediático dell’informazione una realtà, quella
della prostituzione, che tutti
quanti vogliamo non vedere.
Le regole del mercato
In Italia il fenomeno della
prostituzione è molto diffuso
e, cosa più grave, non ha ancora avuto nessuna forma di
regolamentazione positiva
per via legislativa. Infatti, dopo la legge Merlin (1958), con
la quale si è provveduto a
chiudere le «case di tolleranza», la prostituzione è stata
abbandonata anch’essa alle
regole del «mercato»: l’aumento della richiesta di «servizi sessuali» ha fatto sì che
nel giro dell’ultimo decennio
l’offerta di sesso si articolasse
sempre di più in una organizzazione complessa delle offerte, all’interno della quale
la criminalità nazionale e internazionale ha preso sempre
più spazio e potere. Nelie
IL signor Felice della provincia di Trento non accetta che qualche volta queste
risposte agli ascoltatori terminino con un’ulteriore richiesta di riflessione e non
diano invece le risposte sicure, e soprattutto non terminino dicendo «Dio vuole che si
faccia così» (oppure «Dio
pensa così»). Il nostro ascoltatore aggiunge: «Non è importante sapere come pensa
la gente; bisogna invece che
diciamo come pensa Dio... Il
sacro non può mescolarsi
con il profano, e viceversa».
Questa lettera, molto lunga
e appassionata, mi invita a rispondere a mia volta a questa domanda: «Quando qualcuno ti chiede qualcosa, perché non dici “Dio vuole che si
pensi così’’?». Questa lettera
mi permette di cercare di
spiegare qual è il senso delle
strade delle grandi città del
Nord si può trovare di tutto:
prostitute provenienti dai
paesi dell’Africa equatoriale e
dai paesi dell’Est europeo (in
particolare dall’Albania), ma
anche travestiti, dal Brasile.
Invece le prostitute italiane
preferiscono lavorare in casa,
cercando la propria clientela
attraverso annunci sui quotidiani o su riviste specializzate, proponendo «massaggi».
Ma oggi la prostituzione è
anche una gigantesca impresa economica, in grado di
raccogliere sul mercato una
ingente quantità di denaro,
centinaia di miliardi di lire,
usati per lo più dalla grande
criminalità organizzata per
l’acquisto di armi- e di droga,
per la «pulizia» del denaro
sporco, per l’ingresso in attività lecite. Inoltre troppo facilmente si dimentica come
la prostituzione produca un
suo indotto fatto non solo di
protettori, ma anche di albergatori e affittacamere compiacenti, di «agenzie» e «palestre», di locaii (bar e pub)
usati come luogo di scambio
della merce sessuale.
La crisi del maschio
Molte le considerazioni che
possiamo trarre dalla vicenda
della prostituta e dei suoi
clienti. Nel dibattito suscitato
dall’episodio le opinioni si
sono confrontate sul tema
della crisi del maschio occidentale, depotenziato («evirato»?) nella sua virilità fisica
e psicologica dal confronto
con le donne, ormai indipendenti e autonome per quanto
riguarda la loro vita sessuale,
lavorativa, sociale, culturale e
politica. Oppure alcuni hanno sostenuto che una generazione, alla quale non è toccata in sorte alcuna guerra, si
senta attratta dal rischio, dal
richiamo della morte. In realtà mi pare che si siano spese poche parole in merito al
problema del «cliente». Chi
sono gli uomini che vanno a
prostitute?. Non esistono ricerche sociologicamente significative sul «cliente»: l’unico dato incontestabile è che
questa figura è trasversale
all’universo maschile. Ogni
uomo è un potenziale cliente. Questo non significa che
tutti gli uomini vanno a prostitute; molti, moltissimi non
lo fanno o non lo faranno
mai. Ma è anche vero che, se
molte nostre città si sono trasformate in «postriboli» all’aperto, la richiesta di sesso
a pagamento è molto alta.
Si dice che la prostituzione
sia sempre esistita; se ne può
avere un’immagine romantica; la si può esecrare e condannare ma, viste le dimen
sioni e le problematiche assunte in questi tempi, essa
non può essere ignorata. Ci
parla di una sessualità malata, egocentrica, nevrotica o
solitaria: ci indica il venir meno di una armonia (ma quando mai c’è stata tra la donna e
l’uomo: vedi Genesi 3) all’interno della coppia moderna;
essa è, oggi più di ieri, il sintomo di un «male di vivere»
che per essere superato ha bisogno di una seria riflessione
comune sulla mascolinità.
Un problema politico
Per ciò che la prostituzione
rappresenta in termini economici, sanitari, sociali e culturali, essa non può più essere considerata un problema
privato tra chi si vende e chi
compra. Oggi la prostituzione è un problema politico
che richiede l’attenzione delle istituzioni che governano il
nostro paese, ma anche l’avvio di un processo culturale
che punti a dare un nuovo
valore e un nuovo significato
al rapporto tra donne e uomini; al corpo femminile e al
corpo maschile; al rapporto
di ciascuno di noi con il denaro e la ricchezza; all’utilità
che avrebbe l’educazione
sessuale nella formazione di
una persona consapevole di
sé e delTaltro/a. Su tutto ciò
che riguarda una cultura della materialità dei nostri corpi
e delle nostre vite nel nostro
paese subiamo ancora un
colpevole silenzio e una
profonda ignoranza.
La «peccatrice»
Infine non possiamo non
dimenticare la violenza di
una cultura scandalistica che
sbatte la faccia della «colpevole» in primo piano sullo
schermo della nostra televisione o sulle prime pagine
dei nostri quotidiani. Questa
donna porta su di sé pesi e
colpe già molto grandi: è difficile comprendere le ragioni
del suo agire sconsiderato,
ma nessuno di noi può conoscerle fino in fondo e così bene da giudicarle. Certo era
necessario informare la pubblica opinione di quanto era
accaduto (ma quanti episodi
simili sfuggono alla nostra attenzione?) però lo si sarebbe
potuto fare cercando di conservare a quella donna la sua
dignità, evitandole la sempre
pericolosa etichetta di «untrice». Proprio la sua condizione di «peccatrice», di ammalata, di persona destinata con
ogni probabilità a una dolorosa e tragica morte, avrebbe
dovuto consigliarci di tacere
il suo nome e di evitare di
sbandierare il suo volto ai
quattro venti.
EUGENIO RIVOIR
risposte agli ascoltatori. Nei
villaggi del nostro paese ci
sono molte strade e ognuno
di noi, un po’ alla volta, cerca
di riuscire a capire dove si
trova come deve fare per andare ai vari appuntamenti
che sono stati stabiliti. Capire
la mappa della propria città,
sapere che cosa ci sarà dietro
l’angolo, riconoscere i parchi
e i ponti e i negozi e gli uffici
pubblici è importante per
tutti, per ognuno di noi. Dob
¿vendo a
[l’evento ■
. , contro cui
iwenire
grammi
ferito il «M
gennaio, d
sfato ricco (
Carla Morenl (30 gennn[Osante no
Musica e chiese
recensisce un saggio com-jstf marxi;
nuto del «Mulino» sulla ci4,r contro
»-V» 11 f'1I 1« 17 I-I t*^ M i> I**
ra musicale m Europa, Es,' ova sper
afferma che tradizionalmejLgrti il ve
i paesi protestanti hanno 4»(,n,a porte
to più spazio alla culturan* critica
sicale, ma Moreni ribatte ij_aterialist
l’autore non tiene contoff|,erismo
«rapidi mutamenti di pe,x,3iista» (c
che la musica è venuta asj^¡„3 social
mendo in realtà fino ai(jg stagioni,
lontane. Per cui (...) la spajipjja) men
(...) oggi brilla per vivaciti^bbé di dii
spirito di rivalsa, mentre ¿ella rive
ghilterra, (...) sta conoscerei suo dis
uno dei periodi di più grujvuto, com:
crisi proprio nelle sue blasptati a su
moFzì o-l-vi 1 ffi 1 m miioir»nl; " . __
nate strutture musicalii.pgjo romai
fianco della recensione il martiri
to musicologo Quirino Priubti avuti ne
pe afferma: «Certo nei pa|ttatura di
riformati si impose il canjf ricchi e a
ceraie, che vedeva protagoistra oggi il
sti tutti; nei paesi cattolicifjddiritturj
fiorivano invece le Cappel|iianza (l’ii
con solisti specializzati. Mfella prosi
ben difficile scegliere qiiiittatura di
dei due indirizzi giovò di|i SuRaiunt
alla musica». Alla domaryarj gforr
su quale sia oggi il paese di^jam^io a
musica in Europa, Princi|jea fjjopap
risponde «L’Olanda, senza^g stato de
cun dubbio». ggmo sante
tero tutte p
«papamobil
|opolo pri’
ieligiosa è i
Biblico 0 ecumenico! «ma del pap
igni muro>:
Alla vigilia dell ’ assise delcpuesta orgi
«Cosa 2» a Firenze, MassiUvaticana, in
D’Alema ha sottez/meatzìoivedireti
l’importanza del coiiwoljnista attra
mento dei giovani; il quo'sensibilità
diano di Rifondazione iche ricopri
monista così racconta Ffi «neo Togli
sodio (12 febbraio): «Lascimente inte
che i giovani vengano aitato cattolii
dice un ecumenico Massi panna cpjg
D’Alema parlando dtldire che il
“sua” Cosa Due». avanti un’ii
L'info
avanzata ri
la Rqiubblica delle DoaP.'^^s^ahci
■ sinistra, in
Centri comunitari Sf"™'
aeila memi
«Tutti insieme appassii®^______
tamente» è il titolo di uni
pio servizio che sul nun®
del 10-16 febbraio affieni
strutture comunitarie»
più varie religioni. Molto s]
zio è dedicato alle cosiddf
nuove religioni. Primo pi* p
per i gruppi «New Ago» ” k
pisce un po’, invece, trovi orel8
fra i «centri, comunità, lu<1
stanziali o di passaggio in' ore 21
potersi ritirare», il cenW
«Bhole Basa a Cisternino
vicino a Ostuni, fondato'
1979 da Lisetta Carmi
' adepta di Babaji» e accf
«la comunità Agape nei p
di Torino, fondata dal poj
valdese Daniele Bouchard‘
biamo imparare a muoverci;
lo facciamo man mano che
cresciamo, prima accompagnati dai genitori, poi da
qualche amico poi, finalmente, da soli. Quando sappiamo
andar da soli siamo felici, siamo diventati adulti. Ma poi
scopriamo che ci sono altri
paesi, altre città, altri fiumi,
altri ponti. È importante allora aver capito come si può
cercare, da soli o aiutati non
importa. Impariamo a legge
re gli orari ferroviari, a
sultare le guide del telef” |5
a scrivere lettere e a leggaj 17
risposte. Siamo, inso® ,
persone che cercano d'c
re i modi di vivere e di ®
versi. Ci poniamo dellaj
mande e cerchiamo di
ore 9
risposte. Sbagliamo ano
qualche volta impana®^
che dai nostri errori. D®
mo aiutarci a pensare.
Così è, in un certo s ,
della nostra fede. In^P i
a conoscere la
fede, la nostra Bibbia, s erg
mo le domande che ci v »1
no poste e cerchiamo
6 MAR
ore 9
ore 11,30
17,30
016 21
^ tlif
spendere. Come creaj|
adulte e responsabili vi ™
la nostra vita. .
(Rubrica «Parlidrno^^J
sieme» della trasrrns
«Culto evangelico»
dalla Fcei andata in
menica 22 febbraio).
15
MO 27 febbraio 1998
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
líese
Il papa a Cuba
e Í vnàss media
Avendo assistito per giorni
jjj’evento «epocale» dell’incontro cubano di Giovanni
paolo II con Fidel Castro, fra i
programmi televisivi ho preferito il «Moby Dick» del 22
gennaio, dove il dibattito è
stato ricco e variegato. È inte
0 gentijjijajsante notare come ex utogio comi isti marxisti vedono questo
sullaciilij|aoontro come foriero di
*^opa. Eitjuova speranza per il futuro:
onalmenjjfatti il vescovo cattolico di
hanno ìJama porterebbe la riflessioulturanaa critica «né comunismo
ribatte(iajaterialista e totalitario, né
’ contoiuberismo egoista e indivi
tli Pd^ualista» (cioè la classica dotmuta asjjjina sociale, valida per tutte
fino ai(^stagioni, da Toniolo a La
) InSpappjfa), mentre Castro tente■ vivacitìjcbbe di difendere una mistitentre Usa della rivoluzione (cosi dice
onosceiilael suo discorso: «...che ha
1 piò griijvuto, come i cristiani persegue blaigaitati a suo tempo dall’imusicalii,pgro romano e dai pagani, i
itone iliisuoi martiri») che, dopo i merino Prinjjti avuti nella lotta contro la
3 nei psdittatura di Batista favorevole
se il caiji ricchi e ai proprietari, moprotagUjtia oggi il suo fallimento, e
;attolici(jddirittura qualche somi3 Cappelsiianza (l’intenso fenomeno
zzati. Mfeiia prostituzione) con la
liete qu|ittatura di allora.
iovò dif SuRaiuno Del Noce, Vespa
domaiij vari giornalisti «non laici»
paese a piene mani reto
1, Ptinci^ga filopapale: il papa sareba, seimibg stato definito da Castro
uomo santo; le masse sarebbero tutte proiettate verso la
«papamobile», poiché questo
jopolo privato della libertà
teligiosa è attratto dal «cariienÌCO!*®®del papa che sfonda [sic]
ogni muro» (Vespa). Ora, in
assise detesta orgia di retorica filo3, Massiivaticana, in questa ripropositto/ineatzioite di retorica catto-comucoiiwolfnista attraverso l’emotiva
li; il quo'sensibilità di un Bertinotti
azione The ricopre qui la parte del
:ontali«neo Togliatti» particolar): «Lascimente interessato all’elettogano aurato cattolico, con Mario Cao Massiippna che alDbiamo sentito
ido dtidire che il papa porta oggi
avanti un’idea di società più
avanzata rispetto ai progetti
elleD()l)P.'^^8™3fmi di certa pseudo
• sinistra, in questa destruttuinitari violenta della storia e
della memoria, non c’è nes
ippassioi
) di una
lul nuiJi
affronti
itarie dii
Molto sf
: cosid#
rimo pii
'Age: ■
ce, trovi
nità,
aggio ini
il centto
terninol'
ondato*
Carmi
> e acc»
le nei pi
dal pasi*
mchaid'
suno che laicamente avanzi
un dubbio.
A Cuba due monarchi impongono dall’alto una visione della politica e della religione fatta da un’élite molto
ristretta; ancora una volta la
Chiesa cattolica non insemina, non annuncia sobriamente ma dispone, rappresenta, interpreta. E Fidel cerca di rivitalizzare un esperimento sociale ormai fallito.
Nessuno che rifletta poi sulla
natura della religiosità cubana, che non è libera ricerca e
cammino spirituale; nessuno
che si scandalizzi per quella
forma di paganesimo un po’
sincrético e «spiritista» che è
la «santería»; anzi un esperto
della Comunità di Sant’Egidio ha fatto presente che,
avendo riferimenti cattolico
romani (feticci vari, immagini, altarini, candele, ecc.) tde
ritualità magica è pur sempre
nell’area cattolica.
Ma qualcuno dovrà pur interpretare immagini, segni
che parlano più di tutto il
chiacchiericcio ascoltato nei
giorni scorsi: per esempio,
quella grande icona di Cristo
sulla piazza dell’Avana accanto alla grande icona del
«Che». Neoidolatria, feticismo, alienazione, manipolazione delle intelligenze e delle stesse emozioni di massa.
Credo che i popoli sotto le tirannie e sotto le democrazie
(spesso, in verità, oligarchie),
sotto i «neo Mosè» inizieranno un cammino verso l’autoesame, la conversione, la
vocazione quando non avranno più bisogno di alienarsi in miti viventi o morti,
veri sostituti delle responsabilità e degli impegni che
ognuno deve assumersi nella
storia personale e collettiva.
Felice il popolo che non ha
bisogno di idoli ma che lascia
crescere in sé il regno di Dio
come un seme. Gesù il nazareno libero che libera, non
vuole prigionieri psicologici e
spirituali; Gesù il Signore è il
vivente che ci interroga individualmente, che ci spinge a
un cammino di ricerca, a una
conversione responsabile, a
una vera libertà da lui benedetta perché ancora oggi ci
dice; «Lo Spirito mi ha unto
per evangelizzare i poveri; mi
ha mandato ad annunciare la
liberazione ai prigionieri, a
rimettere in libertà gli oppressi» (Luca 4,18).
Rosario Cinà - Palermo
icK
iari, 3
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bili vivi'
L'informazione religiosa in Italia
Ecumene,^ Velletri, Roma
6-8 marzo 1998
ore 18
ore 21
arrivo, sistemazione e presentazione dei partecipanti
Informazione religiosa perché. Introduzione al
tema a cura di Paolo Naso;
■aaiaai
t® ^ 5 luoghi comuni da evitare e 5 cose da sapere
quando si scrive di ISLAM (Mostofo El Ayoubi, Confronti);
, Cattolicesimo (Luigi Sondri, Confronti, ENI);
°^®n,30 laboratori
A: ricerca e uso delle fonti, costruzione della notizia;
B: proviamo a fare un'intervista;
laboratori
30 5 luoghi comuni da evitare e 5 cose da sapere
wando si scrive di PROTESTANTESIMO (Giorgio
Oirordet, teologo e giornalista);
Ecumenismo (Luco M. Negro, Nev);
Balli e danze popolari proposte da Paolo e
llorio Colontonio;
¡eH ore 1 j
ore 21
Ore 9
del'
Informazione religiosa, informazione sociale:
come cambiano (Matilde Passa, / Unità;
Giovanni Ferro, Jesus; Gianna llrizio.
Protestantesimo; Mariano Bottaccio, Confronti);
45 5 luoghi comuni da evitare e 5 cose da sapere
quando si scrive di EBRAISMO (Aldo Zargani,
scrittore, Comunità ebraica Roma);
pranzo e partenze.
iscrizione (comprensiva cfi posti e per
11
di'
iaifre I3
lire 100.000. Posti limitati.
ed iscrizioni rivolgersi a
[ orid" ^fih; 06-4820503: 06-48903241.
Con
11 mostri del
nostro secolo
Vorrei fare alcune riflessioni
sull’articolo «Il fattore K» di
Piera Egidi sul numero 5 di
Riforma del 30 gennaio. Il fatto che il presente sia pieno di
gravi problemi non annulla la
necessità di conoscere correttamente e di discutere sul
passato anche per cercare di
trarne, nonostante la congenita umana ostinazione, utili
insegnamenti per il futuro.
Che Gramsci abbia sconfessato lo stalinismo non ha impedito a Togliatti e compagni di
sostenerlo in pieno e, fosse
dipeso da loro, adesso non
avremmo certamente la nostra «lussuosa» democrazia.
A proposito di retorica, non
dimentichiamo che la Russia
iniziò la guerra come alleata
della Germania e che i suoi
venti milioni di morti si sacrificarono per difendere la loro
terra, certamente non la nostra; e non bisogna dimenticare neppure le altre decine
di milioni di morti provocati
in tutto il mondo dal comunismo e quelli che ancora oggi
continua a provocare. Smettiamo anche di gingillarci con
l’idea che noi italiani siamo
più buoni, bravi, furbi di tutto
il resto del mondo e che, perciò, il comunismo da noi sarebbe stato diverso da tutti gli
altri, quasi come un cristianesimo primitivo ma, naturalmente, senza Cristo perché le
religioni sarebbero state ufficialmente «l’oppio dei popoli». Concludendo, nazifascismo e comunismo sono stati i
più terrificanti mostri del nostro secolo e, fortunatamente,
uno è durato relativamente
poco: al di là delle non sostanziali differenze ideologiche, l’unica maniera sicura
per distinguerli era nel colore
delle camicie.
Alberto Rocchegiani
Aprilia (Lt)
La pagina
pubblicitaria
sulLS per mille
Ho visto sul quotidiano La
Stampa del 13 febbraio il paginone che la Chiesa evangelica valdese ha fatto pubblicare per render conto dell’impiego dell’otto per mille
sulle dichiarazioni dei redditi
del 1993.
Devo esprimere il mio disaccordo per il tono col quale
detto inserto è stato redatto.
Che la Chiesa valdese dica di
agire «alla valdese» non mi
pare proprio un linguaggio
confacente e adatto al nostro
modo di esprimerci: aleggia in
tutto il testo una compiaciuta
aria da primi della classe che
pare dire «oh, come siamo
bravi!». Sono certo che gli
estensori della pagina in questione non intendevano dire
questo, ma temo che tanti altri lettori (e non solo evangelici) possano averne avuto la
mia stessa impressione.
Anche la superficie occupata mi pare eccessiva (penso a quanti milioni sono stati
spesi sui vari quotidiani per
questa inserzione): ritengo
che un annuncio assai più
contenuto sarebbe stato non
solo sufficiente, ma anche
maggiormente consono.
Roberto Peyrot
Torre Pellice
Annunci
Nuova intestazione
Il Centro cristiano per l’infanzia di Scicli informa che la
propria nuova intestazione e
numero di conto corrente
postale sono i seguenti: Opera diaconale metodista, via
Carioti 2, 97018 Scicli (Rg);
tei. 0932-932204. Conto corrente postale 11743978.
Le divisioni sono spesso interne alle chiese
Quali criteri per la pratica ecumenica?
______SALVATORE BAPiSABPA_ battezza i bambini morenti, che fa, c
IL numero 7 di Riforma (13 febbraio) ritorna sulla notizia della divisione che si è
avuta all’interno della Chiesa luterana a proposito della Dichiarazione congiunta cattolico-luterana sulla giustificazione per fede. In
un altro articolo, nella stessa pagina, Bernard
Jahier cita un documento del «Groupe des
Dombes» in cui si legge: «I protestanti accettano di considerare i dogmi cattolici come
conseguenze libere e legittime della coscienza cattolica sulla coerenza della fede e ammettono che tali dogmi non hanno nulla di
contrario all’annuncio delI’Evangelo». Più
avanti, nello stesso numero, Elena Girolami
dà notizia dell’attività in America della pastora Adriana Gavina e cita una sua lettera
nella quale si legge: «Ho pregato (...) ho benedetto malati morenti (...) sono stata vicina
alle mamme che hanno perduto i loro piccoli
e li ho benedetti prima che morissero; a volte
li ho battezzati, se c’era urgenza e se la mamma, cattolica, aveva espresso tale desiderio».
Alla luce di questi tré esempi possiamo
soltanto constatare che le divisioni sono trasversali in molte denominazioni. Abbiamo
luterani che si dividono su questioni teologiche, abbiamo protestanti pronti a ammettere che i dogmi cattolici non hanno nulla di
còntrario all’annuncio dell’Evangelo (chissà
sé hanno pensato alla transustanziazione,
alle indulgenze, alTinfallibilità papale?), abbiamo una pastora battista che benedice e
battezza i bambini morenti, che fa, cioè,
quel che farebbe qualsiasi prete cattolico (a
quando la circoncisione? Che cosa ne penserebbe l’autore di Calati?).
Fatta salva la scelta individuale di collocarsi dove meglio ci si riconosce, e quindi di differenziarsi e, se necessario, dividersi, sarebbe
il caso di ripensare in base a quali criteri ci si
divide. Sarebbe utile sapere se la coerenza
con la storia teologica ed ecclesiastica ha
perso il suo senso, e quali nuove considerazioni ci fanno sembrare praticabile quel che
abbiamo sempre considerato discriminante
dal punto di vista dottrinale o etico. Sono le
considerazioni ambientali, ecumeniche, interreligiose, politico-ecclesiastiche, consumistico-religiose che hanno il primato? Sono
i criteri pragmatici e personali che debbono
governare il nostro agire, oppure possiamo
immaginare che esistano criteri generali, non
contingenti, ai quali bisogna guardare per
orientarsi? È vero che non sacralizziamo la
nostra storia, il nostro denominazionalismo,
ma è anche vero che due non camminano
assieme se prima non si sono accordati
(Amos 3, 3); è anche vero che il contesto nel
quale d muoviamo, e dal quale prendiamo le
mosse, richiede una scelta di coerenza che,
in fondo, è scelta di campo. Questa scelta di
campo è anche un gesto di amore e di rispetto per tutte quelle persone che per essere
protestanti, oggi come ieri, vengono discriminate e affrontano sfide quotidiane per testimoniare la propria fede.
XVII Febbraio
e telegiornali
Ai direttori di Tgl, Tg2 e Tg3
Egregi Signori,
sono uno dei 30.000 valdesi
e degli oltre 300.000 evangelici italiani, uno dei milioni di
abbonati che paga regolarmente il canone alla Rai, il
quale qui desidera esprimevi
il suo stupore contrariato per
il ripetersi sistematico di una
specie di «silenzio stampa»
nei Tg da voi diretti su fatti
che accadono nella minoranza valdese, ma che sono utili
all’informazione dell’intera
popolazione italiana, se la si
vuole aiutare a crescere nella
conoscenza dei diversi, già in
casa propria, in vista di sempre migliori rapporti umani,
considerando in particolare il
fatto che stiamo per entrare in
Europa, che ha non solo una
dimensione economica e politica, ma anche religiosa, e
che in quest’ultima dimensione l’evangelismo 0 il protestantesimo certamente è
tutt’altro che una trascurabile
minoranza!
Con la presente lamento in
particolare il «silenzio» di ieri
17 febbraio; data storica per i
valdesi, che proprio quest’anno celebrano il 150" anniversario delle «Lettere Patenti»,
con le quali il re Carlo Alberto
il 17 febbraio 1848 riconobbe
ad essi gli stessi diritti civili
degli altri suoi sudditi. Quella
data è diventata importante
perché ha segnato una svolta
nel progresso civile del nostro
paese, in cui non solo ai vaidesi, ma anche a tutti gli altri
cittadini sono stati sempre
più riconosciuti i diritti della
libertà di professare pubblicamente la loro fede. Nelle celebrazioni di quest’anno i vaidesi vogliono mettere in particolare rilievo che si sono
battuti e continueranno a battersi per la vera e piena libertà
di tutti, senza più alcuna discriminazione di sorta, non
I Errata
A pagina 6 del numero scorso (n. 8 del 20 febbraio), una
didascalia attribuisce erroneamente al pastore Giorgio
Bouchard (presidente della
Commissione direttiva dell’
Ospedale evangelico di Torino) il ruolo di presidente del
Comitato promotore della ristrutturazione, ruolo ricoperto invece da Angela Tedino
Forapani. Ce ne scusiamo con
gli interessati e i lettori.
solo di religione, ma anche di
razza, di nazionalità...
In occasione di questa celebrazione lo stesso Capo dello
Stato, il Presidente Oscar Luigi Scalfaro, è stato presente al
culto solenne che si è svolto
nel tempio di Torre Pellice
(To) domenica 15 febbraio.
Ma neppure della sua partecipazione e del suo messaggio
c’è stata parola nei tre Tg della Rai. Come mai? Mi si risponderà che quel culto è stato trasmesso dalla Rai in diretta in Eurovisione quella
mattina. È vero, e ho molto
apprezzato questo. È anche
vero che agli evangelici e agli
ebrei vengono accordati sem
pre più spazi sia alla radio che
alla televisione in programmi
appositi, per lo più però confinati in orari marginali in tarda serata 0 nottata, di scarso
ascolto. Comunque, nelle notizie dei radiogiornali e dei telegiornali, non se ne è parlato
affatto. E questo non giova a
nessuno, perché la mancanza
della conoscenza dell’altro
serve soltanto ad alimentare
l’ignoranza, il provincialismo
e la difficoltà di stabilire reciproci buoni rapporti umani e
di cooperazione fra le persone
e i popoli.
Distinti saluti.
Agostino Garufi - Mestre
RTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore è il mio pastore,
nulla mi mancherà»
Salmo 23, 1
I familiari tutti dei caro
Luigi Peyrot
riconoscenti, ringraziano tutti coloro che hanno partecipato al loro
dolore. Un ringraziamento particolare a tutto il personale dell’
Ospedale valdese di Pomaretto.
Pomaretto, 18 febbraio 1998
RINGRAZiAMENTO
«Il vostro cuore non sia turbato:
abbiate fede in Dio
e abbiate fede anche in mel»
Giov. 14,1
I famiiiari dei compianto
Arturo Fenouil
di anni 74
commossi e riconoscenti, ringraziano di cuore tutti coloro che con
presenza, scritti, offerte e paroie
di conforto hanno preso parte al
loro dolore.
Un ringraziamento particoiare
al personale medico e paramedico dell’Ospedale valdese di Torre
Pellice, ai pastore Claudio Pasque!, alla famiglia Avondet, ai vigili del fuoco volontari di Luserna
San Giovanni e alla ditta Onoranze funebri Val Pellice di Luserna
San Giovanni.
Luserna San Giovanni
ZI febbraio 1998
RINGRAZiAMENTO
«Il Signore è il mio pastore,
nulla mi mancherà»
Salmo 23,1
La sorella e i familiari tutti dei
caro
Giovanni Durand
(Jean)
ringraziano tutte le gentili persone che con presenza, scritti e parole di conforto hanno preso parte
ai ioro doiore.
Un particolare ringraziamento
alie dott. Peyrot e Michelin Saiomon, alla direzione e a tutto il personale dell’Asilo valdese di San
Giovanni e al past. Mario Berutti.
Luserna San Giovanni
27 febbraio 1998
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore è il mìo pastore,
nulla mi mancherà»
Salmo 23, 1
I figli, le sorelle e i familiari tutti
della cara
Ernestina Charbonnier
ved. De Maria
profondamente commossi e riconoscenti per la grande dimostrazione di affetto e di stima tributata
alla loro cara, ringraziano di cuore
tutti coloro che con presenza,
scritti, parole di conforto e fiori
hanno preso parte al loro dolore.
Un particolare ringraziamento
alla Cri di Torre Pellice, a tutto il
personale dell’Ospedale valdese
di Torre Pellice, al dott. Delleani,
alla dott.ssa Grand e al pastore
Gianni Genre.
vaiar Pellice, ZI febbraio 1998
RINGRAZIAMENTO
«Venite a me voi tutti che siete
travagliati ed aggravati,
ed io vi darò riposo»
Matteo 11,28
I figli, le figlie, la nuora, la figlioccia e i familiari tutti della cara
Margherita Charbonnier
(Lina) ved. Geymonat
commossi e riconoscenti ringraziano di cuore tutti coloro che con
presenza, scritti, parole di conforto e fiori sono stati loro vicini nella
triste circostanza.
Un particolare ringraziamento
alla dott. Grand, al personale del
Servizio domiciliare dell’UsI 10, al
personale medico e paramedico
dell’Ospedale valdese di Torre
Pellice e al pastore Gianni Genre.
vaiar Pellice, ZI febbraio 1998
16
PAG. 12 RIFORMA
VENERDÌ 27 FEBBRAIO ijq;
Campagna ecumenica 1998 delle chiese svizzere
Con gli esclusi delle grandi città
«SolidarCité»: questo lo slogan della campagna di «Pain pour
le prochain», P«Action de Carême» e «Être partenairtes»
Nel 2000 Città del Messico avrà 26 milioni di abitanti
MICHEL EGGER
Riflettere e agire in solidarietà con gli esclusi.
Ecco quello che «Pain pour le
prochain», T«ActIon de Carême» e «Être partenaires» propongono per le loro campagne ecumeniche di quaresima dal 1997 al 1999. Dopo II
commercio equo e solidale e
prima del lavoro, questo tema verrà affrontato quest’anno sotto la visuale delTurbanizzazione galoppante del
pianeta. Le recenti notti calde delle periferie francesi
nonché le manifestazioni
contro «la fame, la disoccupazione, la violenza, la corruzione, l’analfabetismo» lanciate lo scorso autunno in
circa 800 città del Brasile lo
dimostrano: qui, come altrove, la città sarà sempre di più
il centro nevralgico dei problemi sociali del pianeta. Per
due ragioni: demografica e
socio-economica.
All’inizio del XX secolo, il
10% dell’umanità viveva nelle città. Nel 2003, sarà il 57%!
Sui 2,6 miliardi di esseri umani che nasceranno nei prossimi 20 anni, l’88% sarà com
posto di cittadini. Una progressione particolarmente
forte nel Terzo Mondo dove
si troveranno 19 delle 25 megalopoli più popolate alla fine del secolo: Città del Messico dovrebbe contare 26 milioni di abitanti. San Paolo 24
milioni, Calcutta più di 16
milioni. Frutto della crescita
demografica e dell’esodo rurale, questo sviluppo non
controllato (non controllabile?) provoca problemi di povertà, di alloggio, di lavoro, di
sicurezza, di salute, ecc. apparentemente insormontabili. Nella maggior parte dei
paesi del Sud, la popolazione
delle «favelas» si sviluppa due
volte più rapidamente rispetto al resto della città.
Inoltre è nella città, luogo
per eccellenza del mercato e
della borsa, che si manifestano gli effetti più preoccupanti della mondializzazione: la dualizzazione dello
spazio e della società, simboleggiata dal contrasto tra
le catapecchie della periferia
e le residenze superprotette
dei quartieri residenziali, tra
le «favelas» e i grattacieli, del
centro degli affari.
Il boom delle megalopoli
Città
Popolazione
1960 2000
New York 14.200.000 15.800.000
Tokyo-Yokohama 10.700.000 20.200.000
Shanghai 10.700.000 13.300.000
Calcutta 5.600.000 16.500.000
Città del Messico 5.200.000 25.800.000
Rio de Janeiro 5.100.000 13.300.000
San Paolo 4.800.000 24.000.000
Bombay 4.200.000 16.000.000
Seoul - 13.800.000
Teheran - 13.600.000
Segni di speranza
Con la globalizzazione
dell’economia, il mondo diventa uno, ma le società si
sviluppano a due velocità.
Più aumentano gli scambi
commerciali e finanziari, più
si allarga il fosso tra i ricchi e
i poveri. Nelle grandi città
del Sud come San Paolo,
Città del Capo o Città Ho
Chi-Minh, la vita quotidiana
è spesso una lotta per la sopravvivenza. Anche da noi,
mentre fioriscono i guadagni
borsistici, l’esclusione e la
pauperizzazione avanzano.
Per fortuna, qui e laggiù,
degli uomini e delle donne si
alzano, si uniscono per ricreare degli spazi di solidarietà, per porre dei segni di
speranza, per dimostrare
che la città è anche un formidabile laboratorio per
sperimentare forme nuove
di partecipazione e di relazione. Partner delle nostre
opere di aiuto umanitario,
questi resistenti sono portatori di una visione, di un sogno che è anche quello che
perseguiamo attraverso i nostri programmi di cooperazione e di politica di sviluppo: la «SolidarCité».
Come dice il sociologo
Alain Touraine in un’intervista che ha rilasciato recentemente alle nostre opere, «le
organizzazioni non governative come «Pain pour le prochain» e r«Action de Carême» devono rompere le barriere tra gente di qui e gente
di laggiù, tra ricchi e poveri,
anche nelle città. Facciamo
parte dello stesso sistema.
Non ci sono due mondi. I
problemi sono comuni a tutti, gente del mondo».
(Tratto da Terre Nouvelle
n. 105, gennaio-febbraio ’98)
Impressioni di viaggio nell'Argentina di fine secolo-i
Nella capitale del tango e del «melting poti
ADRIANO ROANO
■^"o no fui», autocertificaX zione di non colpevolezza o di inesistenza enunciata da un personaggio di
Buenos Aires Viceversa, film
di Alejandro Agresti in programmazione al Cinema Torca della Capital Federai argentina nel periodo natalizio: nella dichiarazione di innocenza, una delle frasi più
diffuse durante il periodo
’76-’83, si riassume l’impressione di sbandamento che
s’indovina sotto la frenesia
europea della megalopoli e la
sua collocazione di rilievo in
un episodio chiave del film
conferma l’affermazione di
Horacio Gonzales, sociologo:
«Da noi esiste una tradizione
che affida sempre al cinema
il dibattito politico e culturale. Fenomeno che si è fortemente accentuato negli ultimi tempi con i film di Subióla e Aristarain». Perciò in
queste impressioni di viaggio
si è tentato di mantenere
sempre un parallelismo significativo con i prodotti del
cinema argentino.
La visione del film di Agresti conferma l’impressione
rilevata coi percorsi cittadini
che anche gli stessi porteños
siano alla ricerca di un’interpretazione del ruolo della
propria sfuggente città. Il carattere della superba capitale
del tango e del «melting pot»
di emigrati di inizio secolo si
esprime ormai solo al Caminito per i pullman di turisti,
che in mezz’ora scattano facili quanto ingannatrici foto
alle baracche variopinte,
senza immaginare fino a che
punto sia ormai popolato da
persone attempate lo spirito
della Boca: eppure basta riversarsi nelle vie interne per
incrociare una comunità legata ad anacronistiche certezze non più tali, basate su
umori divenuti irreali, se non
falsi, dove è difficile immaginare il futuro per un giovane.
Il degrado non è tanto nella
fisicità delle baracche fati
scenti, quanto nella volontà
di mantenere vivace, senza
dotarla di nuova linfa, quella
cultura popolare che alFinizio del secolo aveva dato vita
alla Boca tanguera e ora non
ha più alcun motivo di esistere, condannata dal trascorrere del tempo al triste
declino.
Nel film di Agresti avviene
lo stesso ai due anziani, incapaci di accettare il cinismo
della vita bonaerense, legati
al colto buongusto e all’urbanità dei modi precedenti il
golpe: essi assoldano una
giovane figlia di desaparecidos, perché riporti loro immagini della città da cui si sono esiliati volontariamente
per timore. La paura in realtà
non è per la violenza (è una
delle metropoli più sicure del
mondo), ma è conseguenza
dello scempio apportato dal
cambiamento liberista in
corso, che impedisce loro di
sopportare le prime immagini recapitate dalla ragazza:
troppo realiste, tanto da
muoverli a una forte indignazione. Soltanto le successive,
filtrate secondo i loro desideri, sono sostenibili e rimandano una città irreale, che
coincide con quella che essi
avrebbero voluto fosse stata
conservata per la loro figlia ...
Purtroppo ella è desaparee)
da, come la cultura alta bo.
naerense e quella popolatj
della Boca.
Non si tratta solo di un
espediente necessario all’e.
conomia del film, ma è l’ai,
teggiamento della gente vi¡.
suta nell’atmosfera ottusa ej
edulcorata del regime e delli
sue pellicole degne dell’epoq
del cinema dei telefoni biaj.
chi italiani, una generazioat
più smaccatamente recettivj
rispetto alle menzogne teleii.
sive, sarcasticamente rappte.
sentate nel film dallo sketcl
della donna innamorati
dell’anchor-man filo-gover.
nativo: una specie di Emilio
Eede a cui ella prepara succulenti pranzi grottescamenti
consumati con l’apparecchio
tv come commensaie. Agresf
si produce in uno sforzo d¡
ottimismo, perché nell’epilo.
go la donna assiste dal vivo
all’omicidio dello shoppinj
center e può confrontare li
realtà con la versione falsi
spacciata dal suo idolo, chi
così si sgretola, ma farseli
penetrazione dei media è oimai tanto invasiva che nel
vita mediática, ad ogni latitudine finirebbe con il crederi
al giornalista, più che ai suoi
stessi occhi.
(contìnm]
Nel quartiere della Boca a Buenos Aires
Riunione dell'Ufficio dell'Alleanza riformata mondiali
L'Arm invita le chiese a dare più importanza
al principio della giustizia economica
L’Alleanza riformata mondiale (Arm), che rappresenta
210 chiese presbiteriane,
riformate, unite e congregazionaliste, ha annunciato la
sua intenzione di far sì che le
sue chiese membro diano più
importanza al principio della «giustizia economica». È
quanto ha dichiarato il 12
febbraio scorso, dopo la riunione dell’Ufficio dell’Arm, il
segretario generale Milan
Opocenskij, sottolineando
che occorre far capire alle
Messaggio del Consiglio ecumenico delle chiese cristiane del Congo
Il Congo Brazaville non è al riparo di una nuova catastrofe
Il Congo non è al riparo di
una nuova catastrofe. L’avvertimento è contenuto in un
messaggio rivolto il 25 gennaio scorso ai cristiani e al
popolo congolesi da parte dei
responsabili del Consiglio
ecufnenico delle chiese cristiane del Congo (Coecc) in
occasione della fine della Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani.
Il messaggio ha ricordato a
tutti i congolesi che il paese
ha già conosciuto cinque
guerre civili e tribali nel 1959,
1963, 1977, 1993 e 1997. Dopo
le prime quattro «i belligeran
ti si erano abbracciati, si erano lavato le mani e avevano
piantato la foresta dell’unità
nazionale». Ciò non ha impedito lo scoppio nel giugno
1997 di una guerra più cruenta delle prime con oltre 10
mila morti, e più folle, con la
profanazione, il saccheggio e
la distruzione di edifici religiosi. Durante il Forum per la
riconciliazione e l’unità nazionali che si è svolto dal 5
alni gennaio 1998, i nemici di ieri si sono abbracciati.
Ma «nulla lascia prevedere
che il Congo sia al riparo di
un’eventuale catastrofe do
mani», afferma il messaggio.
Pur riconoscendo la loro
parte di responsabilità nelle
diverse tragedie, i responsabili delle chiese hanno comunque lamentato il fatto di
non essere stati «ascoltati
dalla classe politica che si
compiace a voltare la schiena
a Dio». Hanno invitato i congolesi a «sapere perdonare
agli altri tutte le offese e a
non avere più sentimenti-di
vendetta e di odio» al fine di
contribuire alla dinamica di
riconciliazione e di ricostruzione del paese.
Approfittando della pre
senza del presidente della
Repubblica al culto di preghiera per le vittime dell’ultima guerra civile, l’arcivescovo cattolico di Brazzaville,
mons. Bartolomeo Batantu,
ha denunciato «l’intolleranza
politica, l’insicurezza, gli spari frequenti, i regolamenti di
conti, le esecuzioni sommarie e pubbliche compiute un
po’ dovunque e che non favoriscono il clima di riconciliazione augurato da tutti».
Mons Batantu se l’è presa anche con la classe politica che
ha sacrificato i giovani dando
loro armi e droga. (eni)
chiese e ai loro membri che
la loro «salvezza è in gioco»
se non respingono le strutture economiche ingiuste.
Da vari decenni le grandi
chiese dedicano un’attenzione crescente all’etica delle
strutture economiche e finanziarie internazionali e,
come ha fatto osservare Milan Opocenskij, l’Arm è la
prima organizzazione internazionale di chiese ad affermare che tali questioni fanno
parte integrante della fede
cristiana. Il segretario generale ha parlato della possibilità di fare del rispetto della
giustizia economica una condizione di adesione all’organizzazione: «Vogliamo avviare un processo che interpelli
la gente - ha detto -. La chiesa in generale e i cristiani
riformati in particolare sono
strettamente legati al sistema
economico attuale».
Alcuni osservatori hanno
stabilito un parallelo tra questa nuova iniziativa dell’Arm
e la dichiarazione dell’Assemblea generale del 1982
che aveva affermato che l’appoggio all’apartheid era contrario all’Evangelo, usando il
termine di «status confessionis» per significare che la verità dell’Evangelo era in pericolo. Questa dichiarazione
aveva portato alla sospensione di due chiese membro
dell’Arm in Sud Africa che al
lora avevano rifiutato ditt
gettare l’apartheid.
Milan Opocenskij ha faW
osservare che l’Arm non ave
va ancora dichiarato cheli
situazione di ingiustizia ma®'
diale fosse questione di «s®
tus confessionis». Tuttayii
l’Assemblea generale delfM'
leanza, riunita a Debrece®
(Ungheria) lo scorso agosW
aveva chiesto un «processi
confessionis», processo®
confessione che invitava
chiese a riconoscere che
lotta contro l’ingiustizia ed>
nomica e contro la distruzi®
ne dell’ambiente era al ce
tro della loro fede.
Opocenskij ha dichiara
che tale processo ^
portare alla dichiarazione ^
uno «status confessionis»
creare una «linea di divisi®
tra le chiese che accetta
senza criticare il sistema
tuale e quelle che, spinte
la loro fede, ritengono c
occórra trovare una som , _
ne di ricambio». L’Arm
inoltre deciso di prorny°'^à,
la «ricerca di una spirita,
approfondita». Ciò si sp
• -_________3'
in parte con l’elezione'
presidenza dell’Alleanza^^|
formata mondiale di un
logo di Taiwan, C. S. ij,
dente difensore della
già asiatica», che uer j
combinare l’impegno coi
l’ingiustizia e il
to della spiritualità.
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