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Anno 113 — N. 37
24 settembre 1976 — L. 150
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
BIBLIOTECA VALDESE
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ddìe valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
COME NELLA « CENA DI NAUMBURG » | |T|3rXÌStÌ?
LA PAURA DELLA VERITÀ alla tortura
Dove lo Spirito soffia, abbiamo una sola preoccupazione: essere fedeli, cioè non tradire il
Cristo, e non essere assenti dai fatti della nostra storia
Nella stanza da pranzo della
nostra comunità vi è una grande
fotografia della scultura che rappresenta r« Ultima Cena » fatta
dal « Maestro di Naumburg » del
13" secolo, nel duomo della stessa città. A mio parere è la più bella rappresentazione della Cena
che si conosca.
Non vi sono tutti i dodici ma
solo il gruppo che più spesso li
rappresenta nella narrazione evangelica, cioè Pietro ed Andrea, Giacomo e Giovanni; poi vi sono
Cristo e Giuda. Cristo ha il volto tirato, con profonde rughe verticali, dell’uomo sofferente e al
tempo stesso stupito che l’annunzio del mondo della sua «agape»
non sia stato compreso e che solitario, lo porta inevitabilmente alla croce. Gli apostoli sono come
assenti, anche se rappresentati
nella loro piena umanità: non
sanno che cosa il Maestro voglia
dire e fare. Poi Giuda. Questi non
è raffigurato, nella maniera abituale, come un brigante o un malvagio. Anzi è un bel giovinetto
ma nel suo sguardo è evidente la
paura della Verità! Forse è l’unico che abbia compreso quel che
stà per avvenire, ciò che lo sorpassa, che non corrisponde alle
sue aspettative di zelota (partigiano) il quale, secondo la concezione giudaica del tempo, aspettava
un Messia che avrebbe dovuto
combattere il dominatore romano
per liberare Israele e ristabilire
la gloria del trono di Davide. Giuda sente che tutti i valori in cui
aveva creduto sono arrovesciati,
che la via è diversa, che tutto il
« suo mondo » cade, che è tradito nella sua attesa... e tradisce. Il
seguito ci dirà che non potrà sopportare il tradimento della Verità
e non vedrà altra via che quella
di uccidersi.
La meravigliosa scultura fà
molto riflettere. Ci parla sempre,
perché ci porta a delle considerazioni sulla nostra vita di tutti i
giorni, sulle nostre ideologie di
destra e di sinistra, sulle soluzioni che prospettiamo per il mondo
d’oggi. Quanto, infatti, giunca su
di noi la paura della Verità, assediati come siamo dalle nostre molteplici verità. Si considerino i vari campi della nostra esistenza
quotidiana. Cominciamo pure dalla chiesa: non è forse vero che
ben spesso ci lasciamo guidare
ben più dalle nostre teologie, dai
nostri dogmi, che dal confronto
sconcertante col volto di Cristo,
come ci è riportato dagli evangeli? Che, in fondo, anche noi siamo sempre presi dalla paura della
critica che ne verrebbe e che ci
costringerebbe a mutare molte nostre prese di posizione? Le vie di
Dio non sono le nostre vie (Is.
55: 8) mentre ci affanniamo a dimostrare agli altri, e soprattutto a
noi stessi, che le nostre vie sono
le vie di Dio. Se, poi, si passa al
campo economico la paura è determinante: « Cristo essendo ricco s’è fatto povero per amor nostro »! (2 Cor. 8: 9). Chi si sente
di seguirlo per la medesima via,
facendosi volontariamente povero perché i poveri, nei quali egli
si là trovare (Matt. 25) abbiano
vita migliore? Non lo tradiamo
forse ogni giorno? E ancora, per
non andar oltre, in pólitica: non
ci si accomoda tanto facilmente
negli schemi proposti dal nostro
ambiente, e secondo le informazioni che ci vengono propinate,
senza che noi ci preoccupiamo di
ricercare fino in fondo la realtà
dei fatti, e poi, soprattutto, conoscendo questo, abbiamo il coraggio di domandarci che cosa il Signore vuole da noi, in quelle situazioni concrete, anche a costo
della maggiore impopolarità? Non
è Lui il Signore della storia e
non dobbiamo saper correre il rischio di esser suoi strumenti (non
di altri!) nello sviluppo delle varie situazioni? Paura della Verità, ogni giorno paura della Verità, oppure ogni giorno storditi ed
assenti di fronte a ciò che avviene, dove tuttavia il Cristo risorto
non è assente.
Ci sono nella storia d’oggi degli avvenimenti di fronte ai qua
li una pronta ed energica presa
di posizione sarebbe indispensabile. Pensate solo a ciò che è avvenuto, in agosto, intorno al campo profughi di Tali al Zaatar in
Libano: una seconda edizione del
Ghetto di Varsavia... ed erano
« Cristiani » (i cristiani maroniti)
quelli che perpetravano le peggiori atrocità... ma le varie chiese che cosa han fatto oltre le deplorazioni abituali? Paura di
prender posizione? Paura di non
esser comprese dal proprio ambiente o semplicemente incomprensione ed assenza? Comunque
anche questo è lasciar Cristo solo, perché dopo tutto siamo noi,
i cristiani, le membra, gli strumenti dell’azione del Risorto. Tutto ciò è sconcertante. Sconcertante non è la passione, ma che Cristo sia stato lasciato solo nella
sua agonia e morte. E questo avviene tutt’ora.
Dinnanzi alla rappresentazione della Cena su menzionata son
sempre più convinto del fatto
che più l’Evangelo è chiaro più
esso viene respinto. Se ci confrontiamo col volto di Cristo, ritratto dall’apostolo Paolo in I
Corinzi 13 ce ne rendiamo conto:
chi regge a quell’immagine, chi
non sente per primo la propria
colpa, prima ancora di quella
altrui? Anzi che se vedessimo
solo l’altrui responsabilità saremmo proprio dei farisei ipocriti. Sì, reggiamo dinnanzi al
ritratto di Cristo, come ci è dato dalla « religione » cioè dalla
nostra tradizione in cui si riflettono i nostri pensieri, non di
fronte a quello che l’apostolo ne
fa nella citata lettera. Lì v’è la
Tullio Vinay
(continua a pag. 2)
VIETNAM
L'amarezza di uh popolo liberato
In Europa è a torto che si pensa vi sia pace in Vietnam - La rinascita di un paese in mezzo a crescenti difficoltà
Il pastore Jacques Motta, ginevrino, da parecchi anni responsabile della chiesa di lingua francese di Saigon (che dipende dalla Federazione protestante di
Francia) è stato "invitato", nel
luglio scorso, a lasciare il Vietnam insieme alla moglie. Lo stesso “invito” era stato rivolto ad
una dozzina di ecclesiastici cattolici. Sulla “Vie Protestante”
del 10 settem-bre, il pastore Motta ha rilasciato questa intervista.
— Ciò che il Vietnam ha vissuto e vive tuttora è una rivoluzione, cioè l’assunzione di un
nuovo regime di tipo socialista,
che si rifà apertamente alle dottrine di Marx e Lenin filtrate
dall’interpretazione di Hò Chi
Minh.
Il conflitto tra Nord e Sud esiste da sempre. Però, a partire
dalla caduta di Saigon, c’era la
speranza che questo conflitto si
risolvesse di per sè, adottando
le strutture del regime del Nord.
Ora, in pratica, assistiamo invece ad una digestione del Nord da
parte del Sud piuttosto che alla
instaurazione di una nuova società fondata sull’uguaglianza.
— La differenza di mentalità
non ha forse un ruolo importante?
— Certamente, e questo si
esprime anche linguisticamente.
Questa differenza è innanzitutto
condizionata dal clima. Salve le
proporzioni, si potrebbe paragonare il Vietnam all’Italia. Tra la
pianura lombarda e l'estremo
Sud. con la differenza che in Itala è il Nord ad essere ricco. In
Vietnam è il Sud che è il granaio — o meglio la risaia de!
paese — cioè la Cochinchina.
Queste differenze di ricchezze
naturali possono in parte spiegare le guerre di quest’ultimo
quarto di secolo. Il Nord mancava di risorse per nutrire la sua
popolazione eccessiva.
— Che cosa significa il «cambiamento di strutture» per la
gente di Saigon?
— Sin dall’inizio il governo
provvisorio del Vietnam ha cercato uno « sbocco » per Saigon.
I disoccupati e poi i soldati del
vecchio regime sono stati i primi ad essere inviati nelle cosiddette « nuove zone economiche »
(che in sè non hanno nulla di
propriamente economico in senso europeo). Abitare in terre sinora almeno in parte disabitate,
poco fertili e di difficile accesso, non è certo cosa invitante.
Oggi gli stessi Vietnamiti temono di esservi trapiantati ed i rari visitatori di queste zone riferiscono che si vive in uno stato
di sicure privazioni e che la mortalità infantile è alta.
— Ha fatto accenno ai soldati, e gli ufficiali?
— Subito dopo la liberazione
di Saigon sono stati organizzati
dei corsi di rieducazione per
funzionari. Per quanto concerne
l'esercito nazionale è stato chiesto ad ogni sottufficiale ed ufficiale di presentarsi a questi corsi. Allora erano convocati per
dei « riciclaggi » la cui durata e
organizzazione variavano secondo i gradi. Recentemente si è
stabilito il prolungamento di due
anni per gli ufficiali che già ave
(continua a pag. 2)
In una conferenza pubblica
che ha avuto luogo a Berna in
occasione del terzo anniversario
del colpo di stato nel Cile, Helmut Frenz, presidente in esilio
della chiesa evangelica luterana nel Cile, ha raccontato un episodio dell'ultimo periodo della
sua permanenza in America latina, quando ancora si trovava a
dirigere il comitato per la pace
nel Cile.
Dovendo andare a parlare con
il dittatore Pinochet, insieme
con il vescovo Ariztia, che con
Frenz era alla testa del comitato
per la pace, i due ecclesiastici si
erano messi d’accordo per non
parlare apertamente di "torture" ma adoperare il termine
"maltrattamenti". Quando ci siamo trovati di fronte a questo tiranno — ha continuato il pastore Frenz — ed abbiamo cominciato a parlare di maltrattamenti che sarebbero stati fatti ad alcuni prigionieri, Pinochet ci ha
immediatamente fermati e ci ha
chiesto: "vorrete parlare della
tortura, immagino. È chiaro
che ci sono degli uomini che sono torturati; noi dobbiamo torturare i marxisti". Queste parole — ha continuato Frenz — l&
ho sentite con le mie proprie
orecchie. Questo devo testimoniare, e per questo sono qui. Mi
rincresce che ci siano ancora, anche qui in Europa, delle persone
che non hanno ancora capito
che queste cose non si possono
tollerare ».
L'incontro era stato promosso
dalle organizzazioni di aiuto ai
rifugiati latino-americani in .Europa e ad esso è stato dato grande rilievo dalla televisione svizzera, che ha ritrasmesso in diretta la conferenza del pastore
Frenz, durante il notiziario principale della sera.
Helmut Frenz, che si è definito non marxista, ha sottolineato
nel corso della serata proprio
questo fatto. Proprio lui, che nel
corso del periodo precedente,
durante il governo di Unidad Popular presieduto da Salvador Allende, non era spesso stato d'accordo con la linea politica delle
autorità cilene, si sentiva ora impegnato, come testimone della
verità, a far conoscere quello
che sta succedendo attualmente
in Cile. E. Rivoir
FRIULI: burocrazia e terremoto
La cappella
di Tramonti di Sopra.
Il governo ha deciso un prelievo straordinario di quasi 300 miliardi dalle tasche degli automobilisti e degli scommettitori del
Totocalcio per rispondere ai nuovi e vecchi danni provocati dal
sisma che continua a distruggere
il Friuli. Certo la situazione è tale che un provvedimento d’urgenza s’impone; però ci si chiede se questo nuovo rastrellamento servirà veramente a ricostruire la zona devastata. Q meglio,
ci si chiede, ormai ad alta voce,
dopo l’esperienza della Valle del
Belice, se questi soldi arriveranno a destinazione. L’edilizia pubblica che dovrebbe presiedere (Italstat, Impresit ecc.) alla rapida ricostruzione della zona con
soluzioni d’edilizia antisismica è
ormai ridotta, dal 30 per cento
del dopoguerra, al 3 per cento
attuale; sicché non è senza ragione che molti guardano con
sospetto alle soluzioni governative.
La tragedia del terremoto, ritornata prepotentemente d’attua
lità, specialmente dopo le recenti scosse del 15 settembre (14 in
poche ore), fa emergere, una volta di più, il vuoto che si cela dietro i tempestivi interventi del
governo. Il vuoto cioè di una
normativa antisismica, di piani
regolatori, di organismi di emergenza che possano rispondere,
certo nella misura del possibile,
ai danni causati dal sisma.
In quattro mesi le autorità del
Friuli hanno timbrato 12.500 passaporti, più di 90 mila sono ancora senza tetto e gli ottomila
alloggi promessi per settembre
non sono ancora stati consegnati.
Mentre Andreotti il 3 di settembre percorreva le viuzze delle tendopoli, annotandosi i particolari della tragedia su di un
quadernetto, circondato dalle urla e dalla disperazione dei terremotati («No ai baraccamenti di
stato », « Andreotti, il Friuli non
G. Platone
(continua a pag. 2)
2
La paura dello verità L'amarezza di un popolo liberato
. (segue da pag. 1)
Verità della quale abbiamo paura. Ma qui mi viene di nuovo in
mente Giuda: se questo giovinetto anziché ridursi ad''una insopportabile disperazione, fosse
tornato indietro, si fosse rivolto
a Cristo, e, dicendogli la sua debolezza, la sua colpa... si fosse
presentato così com'egli era...
forse il volto di Cristo si sarebbe disteso, e le sue braccia aperte per accoglierlo presso di sè e
per dargli la forza di cui aveva
bisogno. Cristo non sarebbe salito al Golgota solo e Giuda sarebbe, forse, morto ugualmente,
però non come traditore, ma come martire della fede! Sono supposizioni che valgono quel che
valgono! È vero, però, che noi
abbiamo continuamente bisogno
di avere una svolta nella nostra
mentalità, di presentarci al Cristo per averne il perdono, senza
il quale nessuno può vivere, e
per ricevere da Lui lo spirito
della Verità che ci fa liberi: liberi non di starcene nel nostro
cantuccio per pensare aH’anima
nostra (pensare alla propria anima non è da cristiani), ma per
essere nelle mani del Signore
strumenti per la salvezza degli
altri, degli uomini nostri fratelli, di questa vasta umanità tri
bolata, chiamata ad essere una
sola assemblea (ekklesìa) di un
solo Pastore. I nostri tempi sono assolutamente gravi, tanto
che molti pensano essere gli ultimi. Le sofferenze e le tribolazioni si moltiplicano ogni giorno su tutta la superficie del pianeta: occorre esser servitori vigilanti che hanno cura dei loro
conservi (Matt. 24: 49) fino a che
il Risorto torni e risolva quel
che noi non sappiamo risolvere.
Ma per esser vigilanti, e non
sonnacchiosi nel Getsemani di
oggi, occorre esser afferrati dallo Spirito della Verità, dall’Agape di Cristo, affinché Egli ci conduca e ci dia la forza necessaria per non tradirlo. Proprio per
la nostra connaturata paura della Verità l’invocazione allo Spirito è la preghiera più vera,
quella veramente indispensabile.
Dove lo Spirito soffia non abbiamo più molti problemi perché
uno solo ci assilla: quello di essere fedeli, cioè di non tradire
il Cristo, né di essere assenti nelle circostanze storiche in cui viviamo. In queste Lui che è il solo «fedele» (2 Tim. 1: 13) ci sosterrà. Ci aiuterà anche a comprenderci affinché possiamo essere in ogni cosa insieme, protesi verso il futuro di Dio e senza divisioni.
(segue da pag. 1 )
vano fatto un anno di campo
ma che non avevano ancora dato segni di rieducazione...
tà... In ogni caso, già prima della liberazione (o della caduta) di
Saigon non c’era più alcun missionario straniero direttamente
al lavoro fra i vietnamiti.
— Qual'è la reazione della
nuova generazione?
— Devo dire onestamente che
è molto difficile rispondere alla
sua domanda. Ciò che posso dire
però è che a Saigon c’è un’opposizione latente fra città e campagna... Esisteva uno stile di vita
saigonese, un miscuglio di abitudini occidentali assimilate alla
moda vietnamita, che rileva una
straordinaria capacità sincretistica dei vietnamiti. In tutti i
settori della vita. A Saigon, per
esempio, si erano assimilati degli elementi -della cultura francese che si esprimevano persino nel modo di fare il pane!
I rivoluzionari, vissuti a lungo
nella clandestinità, nella giungla,
hanno importato un modo di vita autenticamente rurale, recepito dalla gente di Saigon — anche
a livello di massa — come elemento « barbaro ».
Vi sono state, à luglio, due
serie di partenze. Prima di noi
sono stati espulsi assai bruscamente 17 sacerdoti cattolici e 9
suore. Quindici giorni dopo è
toccato a noi insieme ad una
dozzina di ecclesiastici francesi.
Ci hanno però ringraziato; ci è
persino stato assicurato che non
dovevamo preoccuparci per la
continuazione del nostro lavoro
« considerando la politica proreligiosa del governo »... I vescovi, dal canto loro, avevano fatto
conoscere il loro dispiacere per
la nostra partenza.
— Che ne è dei buddisti in
Vietnam?
— Ve l'aspettavate di essere
espulsi a luglio?
— Da molto tempo sapevamo
che ciò rientrava nelle possibili
— Si ha un po’ l’impressione
che si siano dileguati nella natura, in quanto a forza organizzata. Di fatto, si sono soprattutto
fatti sentire nella lotta contro il
regime di Thieu, costituendo la
cosiddetta « terza forza ». Oggi
questa terza forza è dissolta quasi del tutto; restano alcuni deputati neH’Assemblea nazionale,
ma neppure uno al governo.
In margine al dibattito sinodale
In margine al dibattito sinodale ci sono giunte alcune lettere e considerazioni da parte di
lettori: Ugo Zeni, Alcibiade Cattaneo, G. Bertin; quest’ultimo ci
ha trasmesso una lettera del
prof. V. Vinay da lui ricevuta
dopo il Sinodo e che ha ritenuto utile comunicare ai lettori.
Sospetto: desta diffidenza - fa
temere (dallo Zingarelli).
Il numero 35 de L’Eco-Luce
1976 riporta in prima pagina per
due volte la parola sospetto:
— Quando noi esprimiamo...
giudizi sui nostri fratelli e ci lasciamo condizionare da « sospetti »... da quale spirito siamo noi
animati? (L’avventura di Giona).
— il « sospetto » che, malgrado tutto il bene che se ne può
dire, il confronto sinodale non
sia stato altro che una di quelle
tregue... (confronto o lotta?).
Il secondo sospetto sembra nascere da una frase che qualcuno
avrebbe detto: « continueremo
la lotta » e viene chiesto « forse
non si crede più alla possibilità
di un confronto fraterno nelle
Chiese Q non lo si ritiene auspicabile? E allora perché non lo
si è detto chiaramente in Sinodo? ».
Mi sembra allora lecita una
risposta che si identifica nella
domanda posta con il primo dei
sospetti: da quale spirito siamo
noi animati? La frase continueremo la lotta che qualcuno
avrebbe detta non viene forse
nell’articolo « confronto o lotta »
slrumentalizzata per forviare un
discorso o confronto, che dir si
voglia, che in Sinodo si è aperto
proprio nello spirito che la Tavola Valdese con profondo senso
di responsabilità aveva sollecitato?
I rappresentanti dei « 3337 »
sottoscrittori della «ormai famosa petizione » sono rimproverati perché hanno parlato poco:
non per i « solo » 10 interventi
sul totale di circa Cinquanta, ma
per le argomentazioni sviluppate.
È vero, ma i « 3337 » lamentavano un ben definito stato di cose ed hanno esplicitamente chiesto quel confronto sollecitato
dalla Tavola stessa, al quale fin
dall’inizio, con la presentazione
del loro ordine del giorno, si erano richiamati.
Qra viene chiesto di spiegarsi!
Ma dopo aver invocato che la discussione si svolgesse in uno
spirito di preghiera, quale risultato avrebbe avuto —- a titolo
esemplificativo puramente personale — una indicazione articolata sulla impressione che la Chiesa Valdese poteva assumere
l’aspetto di una succursale di
partito politico o che ignorava
talune partecipazioni con ambienti e persone che interpreta
no la violenza come unico mezzo
per raggiungere i propri ideali?
Non era questo il discorso da
farsi in Sinodo e sono convinto
che, salvo qualche eccezione, abbiamo sentito che « Qualcuno »
ha guidato ogni intervento.
Invece di cogliere il senso di
un responsabile spirito fraterno,
sia pure in una concreta diversità di vedute, si dice che « dietro
questo atteggiamento vi sia il
problema della rappresentatività del Sinodo » e si ammette che
« a ragione o a torto si sta diffondendo la grave persuasione
che... il Sinodo sia dominato da
una maggioranza di sinistra ».
E qui, devo confessarlo, in me
fino all’ultima giornata sinodale,
vi era questa impressione, ma
devo aggiungere che dopo l’esito
delle elezioni l’impressione si è
trasformata in certezza.
Ero curioso di vedere come sarebbe andata a finire l’affermazione del Moderatore che riteneva utile una partecipazione
delle diverse correnti di pensiero nei diversi organi chiamati a
responsabilità nell’ambito della
chiesa.
Quale è stata la risposta? Le
elezioni hanno dato sette remi
alla barca, dicendo ai sette membri della Tavola: « voi vogate,
che noi pensiamo a tenere ben
saldo il timone ». Non è stata
forse questa la chiara indicazione delle elezioni? Il gruppo di
potere o maggioranza di sinistra
— come viene definita nell’articolo « confronto o lotta » — non
ha così chiaramente smentito
l’orientamento del Moderatore?
Come la mettiamo allora con i
sospetti?
Non può darsi il caso che il
confronto richiesto dai presen
tatori della petizione possa dare
fastidio, essere motivo di preoC'
cupazione e quindi sia necessario boicottarlo in qualche modo,
sfruttando magari una frase detta da qualcuno, così che si possa poi addossare ad altri la impossibilità di un confronto fraterno nel quale tanto si è creduto fino a costituirne l’indicazione per il proseguimento, sia pur
« duro », come anche la Tavola
ha ammesso possa essere, di una
verifica alla luce dell’Evangelo,
delle « nuove scelte »?
La risposta delle chiese, infatti, con molta probabilità, potrebbe decisamente essere quella ditenere fuori dalla Chiesa le inevitabili divisioni che, nel mondo,
gli orientamenti dei partiti politici portano anche tra « gli uomini di buona volontà », provvedendo cioè, senza sospetti, a far
sì che ognuno di noi veda nella
Parola di Dio — e non viceversa — il setaccio del pensiero e
delle ideologie umane.
Non diversamente, il pari consentimento del racconto della
Pentecoste (Atti 2: 38-46), che di
fronte alla domanda « fratelli
che dobbiam fare » ha per tutti
la risposta di Pietro: « ravvedetevi » avrebbe consentito di essere tutti assieme — certamente
ognuno con la propria personalità — nel medesimo luogo, perseveranti nell’attendere all’insegnamento degli apostoli, nella
comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere, lo
dando Iddio e avendo il favore
di tutto il popolo.
Ugo Zeni
considerato sempre la sua vocazione di
predicatore ovunque in tutti gli ambienti in Italia, in Europa, in America, net Vietnam una vocazione fuori
dell’ordinario ministero pastorale. Simili vocazioni si sono molte volte manifestate nella Chiesa del Signore e
sono state di benedizione.
Con tanti buoni saluti
Valdo Vinay
Caro Bertin ,
mercoledì sera al Sinodo avevo chiesto la parola sul tuo ordine del giorno,
ma l’assemblea ha dichiarato chiusa la
discussione non avvertendo l’importanza dell’argomento. Certuni hanno anche dimostrato di non sapere più che
cos’è il ministero pastorale, svuotandole del suo particolare contenuto e significato col pretesto del sacerdozio
universale.
Ritengo il tuo ordine del giorno importante proprio nella situazione presente di forti tensioni e divisioni nelle
nostre comunità. Certamente un pastore può e deve compiere i suoi doveri
di cittadino (sono doveri polìtici) come qualsiasi cristiano, ma, comé tu
dicevi, non deve iscrìversi a un partito
politico, non perché la cosa in sé sia
un male, in tal caso nessun credente
dovrebbe iscriversi a un partito politico, ma perché egli è pastore di una
comunità. Intendo pastore in senso effettivo, non pastore giornalista, cassiere, operatore televisivo o altro. Pastore
non è un titolo, ma un ministero. Un
pastore iscritto a un partito, viene visto da molli membri della comunità
sotto quel particolare colore, forse con
difficoltà o scandalo per la propria fede. Perché allora non ci si ricorda —
noi « popolo della Bibbia » di quanto
diceva l’apostolo Paolo riguardo a un
problema affine: o E cosi, per la tua
conoscenza, perisce il debole, il fratello per il quale Cristo è morto... Perciò,
se un cibo scandalizza il mio fratello,
io non mangerò mai più carne, per
non scandalizzare il mio fratello» (1
Cor. 8: 11 e 13)
Tu parlavi di tempi difficili che potranno venire per il ministero pastorale, e io pensavo che forse si dovrà
chiedere ai pastori qualcosa di più delia rinuncia alla libertà di iscriversi a
un partito politico. In qualche paese
oggi la pressione si esercita sui figli
dei pastori, impedendo loro di proseguire gli studi oltre al limite medio
inferiore. Non potrebbe domani in
qualche paese aggravarsi la situazione sì da dovere praticare il consiglio
apostolico, di rimanere celibi per essere « senza sollecitudine » e « piacere
al Signore » (1 Corinzi 7 : .32)? Intanto mi sembra che maggiore chiarezza
su questo problema sarebbe stata utile
e che il tuo ordine del giorno andava
ampiamente discusso. Perciò .desidero
esprimerti la mia solidarietà fraterna,
anche se le mie idee sul rapporto « fede e politica » e sulla cosidetta predicazione « politica » prohabilmente sono
diverse dalle tue.
Quanto al caso di mio fratello, ho
— Quanto al problema della
libertà religiosa?
— A Saigon la libertà di culto
è reale. Non ho mai avuto noie
di alcun genere; ho potuto ricevere tutte le visite che desideravo senza che i miei invitati abbiano dovuto subire delle conseguenze. Dovevo però evitare di
frequentare i quartieri o i luoghi in cui non ero conosciuto.
Ma a Saigon — dove si manife
sta una resistenza sorda — il regime è molto diverso dal suo
volto provinciale.
Nel paese la chiesa cattolica è
la sola forza un po’ compatta
(500 mila cattolici a Saigon). Ma
la sua situazione è vieppiù delicata. Nel momento in cui ho lasciato il Vietnam, c’erano, nel
Sud, 101 preti in prigione, senza
tener conto dei 70 che sono nei
campi di rieducazione, ma per
dei motivi ammissibili (antichi
cappellani dell’ex esercito nazionale, ecc.). Siccome occorre richiedere l’autorizzazione per
ogni cosa — spostamenti, riunioni di più di 5 persone, ecc. — le
motivazioni per l’arresto sono
semplici e si possono facilmente
provocare.
— Quanto alla libertà di espressione?
— Difficile a dirsi. Certo, nei
campi di rieducazione i partecipanti possono discutere fra di
loro, così nei corsi di riciclaggio,
che durano da 2 a 3 settimane.
C’è però un ma... All’inizio, gli
studenti, per esempio, osavano
una timida reazione a certi errori della prassi dei quadri. Risultato: sono stati puntati e trasferiti « in altre zone ». Qra tacciono, ma così facendo credo che
il regime fabbrichi degli ipocriti
in serie.
— Qual'è a suo avviso il sentimento dominante a Saigon?
Caro Sig. Direttore,
Mi riferisco alla famosa petizione e
alle 3337 firme contro l’impegno socio
politico della chiesa e della predicazione, <c perché non si raccolgono le
firme anche di ehi la pensa il contrario? Sarebbe giustizia ». Perciò ho
creduto bene di trascrivere qui quanto segue, tolto dalla stampa di qualche mese fa e che mi sembrano molto
attuali e istruttive. Sono parole di Eider Camara vescovo di Recife. Ecco :
« La chiesa non può rimanere neutrale nell’impegno per la giustizia sociale.
Se si guarda il mondo, si scopre che
la piccola minoranza che detiene la
quasi totalità delle risorse della terra
è, almeno di nome e di origine cristiana. Se si guarda poi alla parte
cristiana del Terzo mondo, l’America
Latina si scopre che presenta lo scandalo del peggiore colonialismo interno : gruppi ristretti di cristiani latino-americani possiedono le ricchezze
a spese dei due terzi della popolazione che giace in una condizione subumana. Di fronte a questo spettacolo
noi siamo così preoccupati di conservare l’autorità e l’ordine da non essere capaci di accorgerci che il cosiddetto ordine sociale altro non è che
un disordine stratificato. Presentiamo
una visione passiva del Cristianesimo
e, in qualche modo diamo ragione a
Marx offrendo agli aggressori, sia dei
paesi poveri sia dei paesi ricchi, un
oppio per il popolo. No — ribatte Camara — noi non dobbiamo occuparci
soltanto delle anime; noi siamo pastori di creature umane, che hanno .sì
un’anima ma anche un corpo. L’eternità, certo. Ma essa comincia qui e
adesso. E non si dica che queste argomentazioni devono essere lasciate ai
politici . Non si dica che impegnarsi
per la liberazione umana rappresienta
un pericolo, perché così si scivola nella politica o perché lo sforzo per la liberazione umana fa dimenticare l’e.ssenziale del messaggio evangelico e fa
cadere nella radicalizzazione e nella
violenza. Né si dica che questo problema toccare solta.nto i paesi poveri.
La chiesa ha un debito da pagare. Come abbiamo potuto permettere che
una minoranza minima — almeno di
nome o di origine Cristiani — mantenga in nna situazione sotto-umana
più di due terzi dell'umanità, quando
basterebbe il denaro della corsa agli
armamenti per permettere un livello
di vita umano a tutta Lumanìtà? ».
Non le sembra Sig. Direttore che
ai nostri sinodi e ai nostri sermoni ci
manchi un vescovo Eider Camara?
— L’amarezza e direi persino
un odio crescente a livello popolare. La popolazione ha l’impressione di essere stata truffata. Coloro che avevano aderito
al Fronte di Liberazione (FLN),
senza essere comunisti, ma per
l’indipendenza del loro paese e
per la partenza degli Americani,
subiscono ora la stessa sorte di
quelli che avevano seguito fino
all’ultimo il regime di Thieu.
Siccome è l’esercito del Nord
che ha preso Saigon, la popolazione identifica evidentemente il
sistema che gli si impone ed il
nordista, quel tipo di uomo formato da Hanoi che si ritrova in
tutte le amministrazioni e in
tutti i settori della vita. No, non
c’è un avvenire per i saigonesi
non aderenti al partito. A 15 mesi dalla liberazione resta un immenso rancore.
— C'è una resistenza attiva?
Grazie e saluti cristiani.
Cattaneo Alcibiade
— Metà del vecchio esercito
nazionale non si è presentato,
ma non si conosce la percentuale di chi cerca di sfuggire al regime. C'è comunque il « maquis », si sa che esiste. Ciò che
non è chiaro è il valore dei suoi
capi. Hanno un programma nazionale e sociale? Con un’ideologia? Diffìcile a dirsi.
Bisogna anche ricordare la resistenza da sempre della popolazione delle montagne, gli uomini degli altipiani (circa 1 milione d’abitanti appartenenti ad
una razza diversa dai vietnamiti). Pare esista un legame fra elementi dell’esercito nazionale e
questi montagnardi. E poi. lungo il confine con la Cambogia
verso il mare c’è la famosa zona
proibita di quella setta buddista
che ha sempre dato filo da torcere ai governi che si sono succeduti nel Vietnam e che ha un
suo esercito.
Qui in Europa è a torto che si
pensa vi sia pace in Vietnam.
La situazione attuale assomiglia
abbastanza a quella del 1972-75.
Personalmente non credo che
questa resistenza riuscirà a tempi lunghi. Nonostante questo dipenda dal contesto mondiale generale (anche se l’Occidente ha
girato pagina), come dalle incidenze del conflitto russo cinese.
1 vietnamiti non hanno tutta
quella libertà che vorrebbero.
Desidererebbero essere totalmente indipendenti, sia dai russi che
dai cinesi. Ma hanno dei debiti,
soprattutto verso la Russia... Ma
queste non sono, evidentemente,
che delle ipotesi.
1
3
PHILIP POTTER AL COMITATO CENTRALE DEL CEC
Marciare
durante il
con fiducia
“tempo del
deserto „
Dal 9 al 18/8 ha avuto luogo
la sessione 1976 del Comitato Centrale del Consiglio Ecumenico delle Chiese. 11 Comitato ha ascoltato innanzitutto un rapporto del
presidente, il vescovo anglicano
canadese Edward Scott, e del segretario generale, Philip Potter.
11 messaggio dell’Assemblea di
Nairobi, ha detto Potter, è stato
portato alle comunità in modo
diverso, secondo le differenze di
fede, di cultura, di ideologia, di
mentalità. Le prospettive di lavoro per il CEC si possono, secondo
il segretario generale, indicare in
ire linee.
1) Andare verso una comunità e
cumenica reale.
Nel primo significato del termine, « alleanza » vuol dire un patto concluso tra contraenti che
hanno degli interessi comuni. Nella Bibbia, è sempre Dio che è l’iniziatore e l'animatore dell'alleanza. Pensiamo all’alleanza stabilita da Cristo. Al di là del popolo
eletto, l’ofl’erta dell’alleanza va a
« tutte le famiglie della terra ».
In questo senso l’appello di Nairobi non è altro che l’affermazione rinnovata della fede biblica,
un appello a rendere efficace questa fede, e a farlo insieme, come
popolo di Dio, tanto in seno alle
Chiese quanto nella comunità del
CEC.
Si tratta ora di trarne le conseguenze pratiche: nelle relazioni tra le Chiese membro da un
lato, e il CEC dall’altro, è esistita una sorta di « apartheid di fatto ». Questa distanza era superata occasionalmente, nel caso di
un’assemhlea o nel caso della nomina, di un membro in un comitato. Si comprende bene come questo non sia sufficiente e che queste relazioni sono da migliorare.
— Se si desidera che le comunità diventino dei veri centri di
vita cristiana, di missione e di servizio, bisognerà rilanciare e strutturare i ministeri dei laici.
— Occorrerà rivalutare il ruolo dei consigli ecumenici nazionali c regionali.
— Quanto ai rapporti tra il
CEC c le varie famiglie confessionali, occorrerà superare lo stadio
della « cortese cordialità ». Non
dovrebbe più accadere che la politica ecclesiastica» prenda il posto dei rapporti autenticamente
fraterni.
— Paradossalmente, si può co
statare che le relazioni con la
più grande Chiesa non membro
del CEC, la Chiesa cattolico-romana, sono state in passato più
intense che con molte Chiese
membro.
« L’assemblea di Nairobi ha
espresso la sua attesa del giorno
in cui sarà possibile che la Chiesa romana diventi membro del
CEC», ha ricordato Potter.
2) Vivere una reale incarnazione
della fede.
11 CEC e le Chiese non sono
sempre state al chiaro sul fatto
che in Cristo esiste una dinamica
della fede incarnata che trova la
sua applicazione in ogni situazione concreta. Negli ultimi anni si
è dovuto infatti esperimentare co
me la fede cristiana non possa
esprimersi se non attraverso la
vita pratica di ognuno. Il CEC
non ha tirato fuori delle norme
teologiche o delle espressioni della fede applicabili dappertutto e
neanche sono stati adottati dei testi di confessione di fede recepibili da tutti. Qccorrerà dunque
vigilare perché la fede — delle
comunità o della conciliarità —
si esprima il più chiaramente possibile attraverso le azioni dei singoli o comuni, secondo i vari doni accordati ai diversi membri
del corpo di Cristo. All’interno
come all’esterno del CEC, occorrerà comprendere di nuovo che
cosa significhi una reale pratica
del dialogo. Potter ha ancora detto: « Cristo viene tradito quando
ci priviamo della ricca e generosa benedizione dell’alleanza, quella che noi possiamo dare all’altro
ed anche ricevere da questi ».
3) Proseguire la lotta per una
umanità autentica.
Soprattutto dopo Nairobi si
può dire che il CEC è impegnato
su questa strada in modo irreversibile. È la linea di condotta per
il rafforzamento di tutti i pro
grammi. È dunque in questa prospettiva che bisogna vedere il programma di lotta contro il razzismo, il posto della donna nella
chiesa e nella società, la lotta per
una società più giusta (studio delle strutture di potere, del posto
delle società multinazionali, aiuto
ai poveri e agli oppressi).
Volendo descriverlo con una
immagine, si è detto che l’assemblea di Uppsala aveva segnato
per il CEC il « tempo dell’esodo », Nairobi avrà segnato l’entrata nel « tempo del deserto ». È
il momento in cui si tratta di approfondire le relazioni con Dio,
in cui si ricevono i comandamenti, in cui si impara a conoscere i
cammini. È anche il tempo in cui
la fede è messa alla prova, in cui
si fa l’esperienza della fedeltà di
Dio che dà, giorno dopo giorno,
il necessario per continuare il
cammino.
E il Pastore Potter così ha concluso: « Siamo ugualmente chiamati, nella comunità che è conseguenza del patto fatto nel Consiglio Ecumenico, a unirci a questo
pellegrinaggio, qualunque cosa
questo ci possa costare, animati
dalla certezza costante della potenza efficace e della benedizione
del nostro Signore risorto; è qui
tutto quello che possiamo fare,
ma non potremmo fare niente di
meno ». (Bip/Snop).
POLONIA
Cracovia
Alla fine del mese esponenti
del gruppo cattolico polacco
« ZNAK » e rappresentanti della sezione tedesco-occidentale di
« Pax Christi » si incontreranrio
a Tyniec, presso Cracovia, in
Polonia. Al centro dei colloqui
saranno i problemi inerenti ai
rapporti tra i due paesi. Su questo tema è stato preventivamente elaborato un documento.
ROMANIA
Bucarest. L’anno accademico
degli istituti teologici della Chiesa Ortodossa Rumena è stato
caratterizzato da una fitta serie
di nomine ed incarichi professorali. Ben 11 nuovi incaricati
di corsi o assistenti si sono inseriti nei due istituti teologici di
Bucarest e di Sibiu. A Bucarest,
4 sacerdoti e 3 laici sono stati
nominati per le seguenti discipline: storia della musica, scienze bibliche, sistematica, teologia
pratica, assistenza spirituale.
L’istituto di Sibiu ha invece incaricato un diacono, un sacerdote e due laici: storia, nuovo
testamento e teologia pratica.
Il seminario teologico di Caransebes ha un nuovo direttore
nella persona del professor padre Corneliu Dorin Jacota. L’archimandrita Chesaria Ghorghescu è invece stato nominato direttore del seminario per le vocazioni tardive di Curtea de Arges (Bip-Snop).
JUGOSLAVIA
Zagabria. In . autunno sarà
inaugurata a Zagabria una facoltà teologica protestante. Si
tratta di un’opera che vede im
CEC/DOCU MENTI
La gabbia nera < del Transkei
Concludiamo con questo numero Vesposizione di alcuni fra
i più significativi documenti del
Consiglio ecumenico delle Chiese, vergati in occasione dell'ultima riunione del comitato centrale, avutasi a Ginevra dal 10 al 18
agosto scorsi: quest'ultimo documento tratta del Transkei.
Il governo sudafricano si propone di dichiarare il Transkei —
primo dei territori del Sudatrica
ad essere stato chiamato bantustan (n.d.r. riserva negra) — indipendente il prossimo 26 ottobre. Esso diverrebbe il « focolare nazionale » di tutti gli africani del paese di etnìa xhosa. L’attuale popolazione del Transkei,
di circa 1,7 milioni di .abitanti
passerebbe così teoricamente a
circa 3 milioni quando dovessero viverci tutti coloro che saranno obbligati ad assumere detta
cittadinanza.
L’idea connessa alla creazione
del Transkei « indipendente » è
basata sulla nozione di identità
« tribali » o supposte « nazionali », determinate in base alla razza. Essa crea delle divisioni artificiose in seno alla popolazione
africana e trova la sua origine
nella dottrina deWapartheid.
Sia in teoria che in pratica, il
riconoscimento dei hantustan
(oltre al Transkei ve ne sono altri nove) come entità « indipendenti » aprirebbe la strada alla
realizzazione di un Sudafrica
Episcopato olandese
Due questioni sono state all’ordine del giorno dell’ultima
riunione mensile dell’episcopato
olandese.
— Anche se le riunioni di preghiera presiedute da laici sono
sporadiche ancora nella loro diocesi, i vescovi olandesi nella loro ultima riunione mensile a
Utrecht hanno ritenuto necessario confidare a una commissione il compito di valutare le esperienze già fatte, di esaminare
quale genere di formazione dovranno ricevere i laici che presiedono tali servizi e di stabilire
delle direttive e dei modelli. La
commissione si informerà anche
del modo con cui questo proble
ma è trattato in altri paesi.
— Altro problema è quello del
« pluralismo ». La commissione
che si occupa di questo problema, istituita nel 1973, ha esaminato gli atteggiamenti rispettivi
delle comunità chiamate «critiche» e, all’opposto, dei gruppi
preoccupati dalla conservazione
delle tradizioni cattoliche.
I vescovi ritengono che sia terminata la prima tappa del lavoro di questa commissione e la
invitano ora a studiare le modalità di evoluzione di questi
gruppi verso una maggiore armonia («communio») e a trasmettere avvisi pratici in materia di pastorale. (Snop)
senza cittadini neri.
Il governo sudafricano insiste
affinché, subito dopo « l’indipendenza » tutti i cittadini del Transkei abbandonino la loro nazionalità sudafricana (parecchi di
loro sono nati nelle città del Sudafrica) per diventare cittadini
del solo Transkei. Essi saranno
dunque obbligati a rinunciare
per sempre, e contro la loro volontà, ad avere la loro parte
della ricchezza creata dal loro
lavoro e del territorio del loro
paese.
Il sottosviluppo e la sovrapopolazione del Transkei significano che esso obbligatoriamente
continuerà a dipendere dal diabolico sistema della mano d'opera migrante, se vuole evitare di
cadere in una povertà ancora
più grande. Questa dipendenza
risponde perfettamente a quella
dell’economia sudafricana bianca che ha bisogno di abbondante mano d’opera nera a buon
mercato: il Transkei « indipendente » servirebbe da serbatoio
di mano d’opera, dal punto di vista economico.
Sotto l’aspetto politico, gli
xhosa non hanno avuto voce in
capitolo nella decisione unilaterale presa dal parlamento di
creare il bantustan e di privare i
suoi abitanti dei loro diritti di
cittadini del Sudafrica.
Il comitato contrale del CEC,
nel ricordare la sua presa di
posizione, manifestata varie volte, contro l'apartheid ed il razzismo, che sono contrari all’Evangelo ed incompatibili colla
natura della Chiesa di Cristo,
condanna la manovra artificiosa del governo sudafricano mirante a perpetuare ed a consolidare l'apartheid mediante la creazione di un Transkei cosiddetto
« indipendente » che farebbe di
tre milioni di sudafricani degli
stranieri nel proprio paese;
condanna ogni altra politica
destinata ad isolare e a dividere ancor più la popolazione sudafricana;
chiama le Chiese-membro del
CEC a far conoscere il carattere
diabolico della politica dei bantustan;
raccomanda alle Chiese-membro la lettura, lo studio e la diffusione della brochure dal titolo: « I bantustan sudafricani:
quale indipendenza per il Transkei? »;
chiama le Chiese-mèmbro à
pregare insistentemente i propri
governi ad opporsi alla politica
dei bantustan e di rifiutare di
riconoscere il Transkei come Stato indipendente e di intrattenere
con esso, direttamente o indirettamente, relazioni diplomatiche;
esprime la propria solidarietà
e compartecipazione verso il popóle xhosa nella sua lotta per i
legittimi diritti di tutti gli africani in Sudafrica.
pegnate le chiese battiste, evangeliche-metodiste, luterane e riforniate, di Jugoslavia (Bip)
UNGHERIA
Budapest. A Nyiregyhazg, città del Nord-Est ungherese, è stato recentemente aperto un centro per bambini handicappati iri
presenza di numerosi membri
esecutivi della chiesa riformata
d’Ungheria, fra cui il vescovo
riformato Tibor Bartha insieme
ai vescovi Istvan Szamoskozi e
Sandor Raski.
Questo nuovo centro, della capienza di 45 posti letto,, accoglierà altrettante ragazze handicappate mentalmente e fisicamente, sostituendo l’ultracentenario ospizio che avrebbe dovuto essere completamente ristrutturato se le autorità municipali
non avessero espropriato la proprietà per un nuovo piano di
sviluppo. Il costo della nuova costruzione è stato coperto con i
proventi dell’esproprio del vecchio centro, da una sovvenzione
del ministero della sanità e da
doni delle comunità e di organizzazioni ecumeniche .
La chiesa riformata d’Ungheria ha anche annunciato un progetto per la costruzione di un
centro per persone anziane, della capienza di 100 letti, nella capitale Budapest. L’iniziativa della costruzione che si chiamerà
« Albert Schweitzer » è sorta
dalle comunità che hanno garantito il loro appoggio finanziario per l’attuazione del progetto.
DDR. Federazione delle chiese.
Un nuovo passo avanti nei rapporti chiesa-stato è stato ottenuto con la possibilità di costruire delle chiese e strutture
parrocchiali nei nuovi agglomerati urbani e nelle nuove città.
Le chiese membro della federazione, (costituitasi nel 1969)
sono invitate a presentare entro
l’autunno una prima lista di progetti.
Il vescovo di Magdeburgo
Krusche aveva evidenziato, ancora il 13 giugno scorso, il grosso handicap per le chiese della
DDR di non avere e di non poter ottenere dei locali ecclesastici nei nuovi agglomerati urbani
per le attività ecclesiastiche: né
nuove costruzioni e neppure affitti di locali.
Questa nuova possibilità offre
quindi alle chiese della DDR di
poter iniziare un lavoro organizzato che era sin qui praticamente impossibile.
Friuli: burocrazia e terremoto
(segue da pag. 1)
si astiene »), cadeva la prima neve e cadeva anche la speranza
della ricostruzione prima dell’inverno. Molti dopo le scosse del
15 e del 16 settembre (sette morti, ottanta feriti) sono fuggiti
verso gli alberghi requisiti di
Lignano e Grado, altri invece si
ostinano a rimanere e quindi lottare contro la natura e contro la
lentezza burocratica. Tra maggio
e giugno com’è noto si perse un
mese di patteggiamenti tra la
Regione e lo Stato prima di pianificare gli interventi di emer- ■
genza. Ma allora che fare? Certo
questa critica alle pastoie burocratiche e allo stile del nostro
governo nell’affrontare i disastri
naturali non deve diventare un
alibi per non solidarizzare e
quindi non contribuire alla rinascita del Friuli. Ma come accelerare questa ricostruzione alla
quale anche noi vogliamo contribuire? Così commenta il socialista Loris Fortuna: Biso
gna sburocratizzare al massisimo ogni intervento, fornire sul
serio alle comunità locali i poteri e i mezzi necessari, inviare nel
Friuli tecnici di alto valore che
possano affiancare e aiutare i
sindaci. Ci vuole una giunta di
CONSIGLIO GIOVANILE
EUROPEO METODISTA
Tra il 20 e il 25 settembre il
centro giovanile « Ghangetwies »
(cantone di Zurigo) ospita il consiglio giovanile metodista europeo. Circa 50 delegati provenienti dall’Europa occidentale ed
orientale lavoreranno in 4 commissioni: lavoro sociale, chiesa
e società, evangelizzazione, culto.
unità regionale per l’emergenza ».
Certamente è l’autorità locale
quella che può intervenire con
maggior competenza e tempestività. Soltanto lei può da un lato
incalzare il governo a prendere
provvedimenti decisivi (per es.
l’immediata requisizione degli
alloggi sfitti in zona) e dall’altro
gestire direttamente il gettito
degli aiuti. Non sono necessari
intermediari né ulteriori patteggiamenti; il terremoto non manda l’avviso in carta da bollo!
Anglicani
Il Sinodo generale della Chiesa anglicana ha approvato a
schiacciante maggioranza (390
voti contro 29) la proposta del
primo ministro Callaghan, con la
quale il capo del governo britannico intendeva conservare il diritto di decidere in ultima istanza la scelta dei vescovi da designare alle sedi vacanti.
In più, Callaghan aveva suggerito che una commissione ecclesiastica gli presentasse due nomi in ordine di preferenza, colla
precisazione che egli avrebbe
potuto consigliare la regina di
scegliere il secondo ed anche di
chiedere altri nominativi.
L’accettazione di queste proposte da parte del Sinodo generale dimostra che la Chiesa anglicana ha ottenuto quanto da
anni richiedeva, e cioè maggior
partecipazione in questo campo.
Il vescovo du Durham, John
Habgood, è stato esplicito al riguardo. Ha detto : « i vescovi
hanno un ruolo nazionale oltre
che ecclesiastico ».
4
24 settembre 1976
UNA PAGINA DI STORIA DEL PROTESTANTESIMO FRANCESE
La rivolta dei
la resistenza
profeti
degli umili
’ - '-r-^ -VÏ- .
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I «Comisareis»
Anduze, alle porte delle Cevenne, una delle cittadine che fu al centro della
vicenda ugonotta.
Il «désert»
fu un luogo di vita
Nella storia del Protestantesimo francese il termine « Désert »
ha assunto un importante significato e sta ad indicare "il periodo più ricco di spiritualità e di
rischi, di testimonianza e di prove crudeli.
Nell’ottobre 1685 era stato revocato l’Editto di Nantes, e in
tutta la Francia dovevano cessare i culti, esser demoliti i templi, esiliati i pastori e battezzati
cattolicamente i neonati; sembrava la fine. A centinaia di migliaia gli Ugonotti presero la via
dell’esilio, cercando in altri paesi quella libertà che la patria
sembrava voler per sempre negare; altre decine di migliaia rimasero invece nel paese, fingendo l’abiura, arrendendosi provvisoriamente alla violenza, valendosi di aiuti o di connivenze,
approfittando di condizioni di
isolamento.
Il <( désert » cominciò da questo momento ; dopo un periodo
più o meno lungo di silenzio e
di rinuncia, le coscienze avvilite
si ribellarono, e la gente iniziò
a ritrovarsi, per leggere e meditare insieme la Bibbia.
Pastori non ve n’erano più:
ed il compito di « prédicants » lo
assunsero dei laici, dei semplici
fedeli, pieni di zelo e di coraggio.
Per riunirsi, occorreva cercare luoghi isolati (donde il termine désert), in mezzo alle montagne, in caverne, in cascinali
isolati: la regione che dette l’esernpio e che fu la più importante in questa attività fu quella
delle Cevenne, nella quasi totalità protestante.
Non mancarono naturalmente
le repressioni: e quanti venivano sorpresi, erano condannati.
Si contano a decine le vittime,
im.piccati o mandati in prigione
e nelle galere.
Ma nonostante la violenza, il
désert fu banco di prova della
ricchezza spirituale del protestantesimo francese; si tennero
sinodi clandestini, si formarono
leve di pastori (Antoine Court
fondò a Losanna una scuola di
teologia per gli studenti francesi), e si alimentò la fiamma della resistenza, mentre nuove idee
e nuova civiltà cominciava a
manifestarsi attraverso il grande fenomeno del)’illuminismo ;
nel 1762 Voltaire difendeva la libertà di coscienza di Jean Calas,
ugonotto.
Fu una conquista lenta, difficile, sempre ostacolata: gli ultimi condannati alle galere furono liberati soltanto nel 1775.
E finalmente nel 1787 un « acte
de tolérance » riconosceva alle
chiese riformate di Francia il
diritto alla libera esistenza.
Il museo
Esso fu fondato nel 1910, col
ricupero della casa di Roland, al
Mas Soubeyron, nel comune di
Mialet a circa 100 Km. da Nîmes:
in un luogo posto al centro delle
azioni dei (Ìamisards, il Museo
documenta soprattutto il secolo
di storia che sta tra la revoca
dell’editto di Nantes e la Rivoluzione (1685-1789).
Ogni anno, la prima domenica di settembre, vi si svolge all’aperto un grande raduno del
protestantesimo francese, cui
convengono da dieci a venti
mila persone; al mattino vi
si tiene il culto, preceduto dai
battesimi e seguito dalla S. ¿lena; nel pomeriggio, si susseguono vari oratori, secondo il programma stabilito.
La giornata di quest’anno era
dedicata alla storia valdese; oltre al sottoscritto hanno recato
il loro messaggio il prof. Bolle
dell’Università di Grenoble, e il
pastore Revet; il folto gruppo
dei valdesi presenti, un’ottantina,
ha cantato il Giuro di Sibaud e
il Padre nostro, alle laudi t’inchina.
Non si può restare indifferenti alla visita del Museo du Désert, della Tour de Constance,
alla partecipazione raccolta e seria della giornata del « désert »;
ci sono in fondo ad ognuno di
noi dei momenti in cui l’anima
è messa a nudo, e in cui si è
chiamati a riconsiderare la propria vita spirituale, e questi momenti si vivono soprattutto dinnanzi agli esempi della fede.
La gente che va al Mas Soubeyran la prima domenica di
settembre non può sfuggire a
questa impressione, alla meditazione, alla lezione del tempo: si
tratta quasi di un confronto necessario, a cui ci si sente portati
anche contro le proprie volontà.
Forse c’è la sensazione che
André Chamson esprimeva al Désert qualche anno fa con queste
parole; « ...non mi pare che lo
spirito della Riforma possa risultare in una semplice presa di
posizione sui problemi del tempo presente. Non sono le ridicole peripezie della nostra fugace
attualità che ci possono condurre verso prospettive al termine
delle quali ci sarà permesso di
intravvedere la terra promessa.
Lo spirito della Riforma, si dice,
è una riforma permanente: perché non torna mai indietro, dal
momento che ha attinto le sue
forze alla fonte originale, e perché nulla c’è di permanente che
non comprenda nello stesso tempo il passato, il presente e l’avvenire.
Nel primo periodo
del « désert » si colloca la pagina famosa della resistenza
dei «icamisards»
(1702-1704) che ebbe
come teatro la zona
delle Cevenne.
Dopo quindici anni
dalla revoca dell’Editto di Nantes, le
riunioni, i culti, i battesimi, i matrimoni
secondo il rito protestante erano diventa
ti motivo di sfida al
le leggi e alle autorità: sembrava che la
religione degli Ugonotti fosse più viva
che mai, e che anzi
volesse riconquistare
l’antico prestigio.
Vi furono atti di
repressione, condanne, violenze: anima
dell’ organizzazione repressiva,
Tabate di Chayla.
Nel 1702, il cardatore Abramo
Mazel, ispirato da un ordine divino (non mancano in quegli anni episodi singolari di « profetismo » e di isterismo religioso)
raduna gente decisa come lui, assale il paese dell’abate, libera i
suoi prigionieri e fa giustiziare il
responsabile.
È il segnale di una rivolta, che
si estende a tutte le Cevenne, ed
impegna da parte ugonotta poche migliaia di uomini, da parte
del governo non meno di 60 mila
soldati, guidati da un maresciallo di Francia. Siamo alla guerriglia, nella quale il ribelle sfrutta
mirabilmente il terreno, è animato da una fede ardente, gode
deH’appoggio di tutta la popolazione, e il militare ricorre alla
distruzione sistematica, alle condanne massicce, alle violenze di
ogni genere.
La vicenda ebbe momenti epici, duri scontri, vittorie e sconfitte da una parte e dall’altra,
« Quand ces diables-là se met
taien à chanter leur bougre de
chanson, diceva un ufficiale regio, nous n’étions plus maîtres
de nos gens »: La chanson era il
famoso salmo 68, detto delle
battaglie: « Que Dieu se montre
seulement ».
Due furono in particolare i
capi della lotta dei « camisards »
(che all’inizio erano stati chiamati « barbets »): Roland e Jean
Cavalier.
Pierre Laporte detto Roland
era nato nel 1680; contadino e
pastore di pecore, diventa il capo di un gruppo di ribelli, compie azioni vigorose di rappresaglia e rifiuta sempre di trattare
col nemico, pretendendo in primo luogo « liberté de rendre à
Dieu ce qui lui est -dû ».
In un agguato, Roland muore
nel 1704 e il suo corpo viene trascinato per le strade di Nîmes.
La sua casa a Mialet è diventata sede del Musée du Désert.
Jean Cavalier, nato nel 1681,
unisce alle doti di condottiero
militare (si era ispirato, pare, a
Enrico Arnaud e a Giana vello)
quelle di predicatore e di uomo
poiitico: domina la situazione,
ottiene risultati clamorosi: il Re
Luigi XIV ordina la distruzione
di 460 villaggi!
Ma Cavalier si lascia convincere alle trattative, e cede alle
minacce: la sua carriera lo porterà ad essere generate al servizio degli inglesi e governatore
dell’isola di Jersey.
La rivolta dei Camisards; dopo
il 1704, si trascinerà ancora fino
al 1710, senza grandi risultati;
in quell’anno Mazel, che l’aveva
iniziata, fu decapitato, la sua testa bruciata e le ceneri sparse al
vento.
La guerra dei Camisards è stata variamente interpretata, ed è
anche stata oggetto di un film.
La spiegazione più semplice, e
più vera, è una sola: fu un episodio della lunga lotta, per la libertà di coscienza, una pagina di
storia della fede, di come era
vissuta e sentita quasi tre secoli fa.
SCHEDA
Gli
Ugonotti
I Protestanti francesi
sono conosciuti sotto il
nome di Ugonotti, di incerta etimologia, che ha
servito a designare fin dall’inizio gli aderenti alla Riforma. Sviluppatosi largamente tra il 1520 e il 1550,
il movimento riformato si
organizzava nel sinodo costituente delle Rochelle
(1559): ma costituendo esso una forza importante,
un vero stato nello stato,
ne seguirono le tragiche
guerre di religione che insanguinarono la Francia
per qualche decennio : ben
nota la famosa notte di
S. Bartolomeo (1572), il
grande complotto in cui
furono uccisi a migliaia
gli Ugonotti, in primo luogo il famoso ammiraglio
di Coligny. Il re Enrico IV,
protestante, abiurava nel
1594 la sua fede, pensando
di porre fine alle lunghe
contese (Paris vaut bien
une messe!), ed emanava
nel 1598 l’editto di Nantes,
che garantiva al culto riformato la libertà e posizioni di privilegio. Il secolo successivo fu l’epoca
dell’affermazione degli Ugonotti, non solo sotto il
profilo confessionale, ma
anche nella vita economica e sociale del paese.
Luigi XIV, il re cattolicissimo, nel 1685 revocava
l’editto di Nantes, con l’intento di distruggere gli
Ugonotti: a centinaia di
migliaia essi ripararono
nei vari paesi d’Europa, in
America e in Sud Africa,
impoverendo il paese di
forze vitali.
Eia inizio allora in Francia il periodo del « désert »
e cioè della clandestinità,
nel quale gli Ugonotti rimasti, a volte con finte
confessioni, mantengono
viva la tradizione e la fede : è ancora epoca di condanne, di galere e di prigioni, ma è anche tempo
di « illuminismo », e finalmente nel 1787 le chiese riformate di Francia ottengono il loro editto di tolleranza.
MARIE DURAND: TESTIMONE E MARTIRE
anni in una
Forse la più conosciuta delle figure del periodo del désert è quella di Marie Durand.
Il padre Etienne era pastore,
ed anche il fratello Pierre:
entrambi erano stati implicati in accuse di adunate sediziose (culti clandestini), di
diffusione di libri proibiti ecc.
Nel 1729, Etienne, 72 anni,
viene imprigionato in una
fortezza e vi rimarrà per 14
anni prima di essere liberato ; Pierre, che continuava
nella sua missione di prédicant, nel 1732 viene catturato,
processato e condannato a
morte a Montpellier ; il cognato di Pierre dal 1729 era
condannato a remare sulle galere; il marito di Marie Durand (si era sposata molto
giovane) Mathieu Serres, era
rinchiuso dal 1730 al forte
Brescou con il suocero, e ci
sarebbe rimasto per 20 anni.
Famiglia di testimoni e di
martiri, quella di Marie Durand: ed essa, quindicenne,
nel 1730, dopo tre mesi di
matrimonio, era stata catturata e condotta alla famigerata Tour de Constance.
Era questa una torre massiccia, di 36 metri di altezza,
con muri spessi sei metri, e
Questa pagina, interamente
consacrata alle vicende dei riforniti francesi della regione delie Cevenne, è stata curata dal
prof. A. A. Hugon.
divisa in due enormi stanzoni ; al pian terreno la sala
delle guardie, al primo quella delle prigioniere. Infatti
in questo carcere erano rinchiuse le donne colpevoli di
appartenere alla R.P.R. (religion prétendue réformée);
dalle feritoie esse potevano
vedere le altre fortificazioni
della città di Aigues Mortes.
cui apparteneva la Torre, e
più lontano il mare.
Marie Durand vi rimase prigioniera per 38 anni.
La sua giovinezza, la sua
indomita fede, la sua figura
quasi simbolica furono un
balsamo per le prigioniere
che già erano rinchiuse nella
torre e per quelle che vi giunsero dopo: si hanno delle lettere e dei documenti di Marie Durand, sempre pronta ad
incoraggiare, sempre in cerca
di soccorsi e di aiuti all’esterno. Lettura della Bibbia e
canto dei Salmi erano il cibo
quotidiano di quelle disgraziate, in mezzo a sofferenze
materiali e spirituali di ogni
sorta : una d’esse partorì,
nella Torre un bambino, che
solo all’età di sedici anni potè uscire dalla prigione!
Ciò che impressiona di più
è la tenacia della fede ; se può
essere più facile nei momenti di lotta o di entusiasmo il
senso della resistenza, si pensi alla tentazione terribile di
ogni giorno ed ogni ora della
prigionia, che sarebbe cessata
se si fosse ceduto all’abiura;
Giovanni Muston ,il chirurgo
del Rimpatrio, tenne duro per
24 anni a remare sulle galere.
Marie Durand non diede segni di debolezza per 38; dopo
36 anni, scriveva ancora ; « Il
faut que nos péchés soient
bien grands pour, que nous
soyons toujours captives.
C’est la volonté du tout
Puissant, nous nous y soumettons avec une sainte résignation.
Donnes-nous par la grâce
la force de tout surmonter et
de demeurer fermes! ».
Sull’orlo del pozzo centrale
della grande cella della Tour
de Constance è stato inciso
sulla pietra un motto, diventato celebre; RESISTER. La
tradizione lo attribuisce a
Marie Durand: se anche non
fosse opera sua, la sua testimonianza, la dimensione della sua fede, lo hanno ugualmente inciso nel libro della
storia dei grandi testimoni.
Marie Durand fu liberata
nel 1768, a cinquantatre anni,
rotta nel corpo ma indomita
nello spirito: non aveva più
nessuno dei suoi congiunti.
Otto anni dopo, nel 1776, il
suo cuore cessava di battere.
Non possiamo non riflettere su quella vita senza splendore, fatta di quotidiano e
immenso eroismo : senza trionfi'Hsmo, dobbiamo domandarci se oggi non abbiamo
ancora qualcosa da imparare
da questi esempi del passato.
5
r
24 settembre 1976
INTERVISTA A MARCO ROSTAN
FDEI
Prospettive della Federazione
della Gioventù Evangelica Italiana
— Quali saranno i temi maggiormente dibattuti al prossimo
Congresso FGEI a S. Severa in
dicembre?
- Il 4° Congresso della Pgei
si caratterizzerà probabilmente
come un momento di ulteriore
precisazione pratica del lavoro
avviato in questi anni. Con questo non voglio dire che non ci
sarà dibattito generale su alcuni
temi di fondo; essi saranno probabilmente quello della « riforma della chiesa » e quello della
posizione politica della Fgei, che
a mio parere va resa più pluralistica sia pure mantenendo con
chiarezza l’impegno di lotta per
il socialismo ribadito fin dal
1969. Inoltre avremo probabilmente una tavola rotonda pubblica a Roma sul tema, indicativo : « Questione cattolica e significato della presenza protestante nella nuova situazione politica italiana », cui dovrebbero
partecipare esponenti delle comunità di base e dei cristiani
per il socialismo. Sarà, inoltre,
il primo Congresso Fgei che avviene sulla base delle relazioni
delle commissioni di lavoro costituitosi da circa due anni :
chiesa, politica, biblica, esteri.
Al di là di questo, compito del
congresso è anche di indicare la
necessità di un più preciso impegno della Fgei sui cosiddetti
'( problemi giovanili ».
— In che misura la rivista
« Gioventù Evangelica » è effettivamente uno strumento di ncerca e di riflessione in mano ai
gruppi giovanili evangelici?
— Credo che G.E. sia senz’altro uno strumento di ricerca e
di riflessione su alcuni dei problemi centrali della nostra testimonianza in questa società. Non
so però fino a che punto si possa dire che è in mano ai gruppi
Fgei. Indubbiamente un motivo
è dovuto al fatto che G.E. non è
una rivista « facile » ; ma credo
che un altro risieda anche nella
insufficiente pratica politica di
molti gruppi evangelici, nel loro
sentirsi in qualche modo estranei alla tematica della Fgei e dei
i< cristiani per il socialismo ». La
nuova generazione degli attuali
quindicenni sembra, per certi
versi, più vicina a questi temi e
questo è un segno di speranza.
In ogni caso credo che il miglior uso di G.E. nei gruppi sia
quello di leggerlo e discuterlo
insieme ; questo dovrebbe por
tare anche ad una maggior presenza dei gruppi sui vari dibattiti.
~ Rispetto alle scelte del P
Congresso FGEI, come è stato
vissuto dai giovani evangelici il
rapporto fede-politica? Quale ti
sembra essere la situazione nelle nuove generazioni?
— Ogni generazione vive il
rapporto fede-politica — cioè vive la propria vocazione cristiana
all’interno deH’impegno e delle
scelte politiche che ha maturato
— in modo credo irripetibile.
È quindi difficile comparare il
’68 a oggi, o ricercare analogie
fra i vari congressi. Mi pare tuttavia che, in questi anni, la nostra riflessione protestante ha
trovato un grosso ambito di confronto all’interno dei movimenti
di dissenso della chiesa cattolica. Questa è una cosa che mancava negli anni ’60 e che è comunque ben diversa dal confronto accademico - ecumenico a
livello ufficiale. Questo confronto è tanto più significativo quanto più avviene in relazione a
problemi che interessano tutta
la società italiana (ad es. la
« questione cattolica », cioè la
rottura del blocco democristiano
e la lotta al potere ideologico,
economico, politico della Chiesa
cattolica). Non c’è dubbio inoltre che i giovani evangelici di
oggi hanno una visione assai
meno « mistica » della politica
rispetto ai giovani della « contestazione»; un sano realismo che,
ci auguriamo, non si trasformi
comunque mai in « conformismo
di sinistra ». Infine una grossa
esigenza di oggi è quella di saper esprimere una testimonian
za evangelica non solo sui gros
si temi della chiesa, ma nel concreto della propria esistenza, nei
rapporti interpersonali, nelle
scelte di vita che ogni giorno
siamo chiamati a fare.
Intervista raccolta da Giuseppe Platone.
A partire da sabato 4 settembre si è avviata una nuova interessante iniziativa delle « Comunità di base » piemontesi ; un’ora
di trasmissione autogestita, trasmessa da « Radio Torino Alternativa » (RTA), di cui le Comunità di base intendono servirsi
per presentare il loro movimento e i movimenti affini, per sviluppare i contenuti della loro ricerca, per propagandare le scadenze che interessano il cattolicesimo di base, per affrontare i
temi di fondo già dibattuti attraverso i giornali come Com-Nuovi Tempi o Tempi di Fraternità,
per proporre i canti nati nelle
comunità di base, per affrontare attraverso interviste o dibattiti gli argomenti più scottanti
della cosidetta « questione cattolica ».
Nell’ultima trasmissione, ad
esempio, ampio spazio è stato
dato ad una relazione sul Convegno biblico che le Comunità
di base hanno tenuto ad Agape
il 4 e il 5 settembre, e di cui ha
IV CIRCUITO
Rilancio delle attività
Circa quaranta persone hanno
partecipato domenica 19 settembre nei locali di via Pio V, 15, all’assemblea del IV Circuito. La
assemblea ha preso atto della
forzata diminuzione di forze pastorali in zona (situazioni analoghe si stanno verificando anche
in altri circuiti) e ha risposto
sottolineando il rilancio dei predicatori laici e la responsabilità
di tutta la comunità di fronte al
compito primario della predicazione. In particolare si è appreso che il direttore della Casa
Valdese di Borgio Verezzi, Ruben Vinti, sarà impegnato dieci
giorni al mese in Torino per seguire sia la comunità locale di
lingua inglese ( in sostituzione
del pastore Ernesto Ayassot trasferito a Villar Pellice) sia la
scuola domenicale di C.so Vittorio.
Mario Castellani della comuni-)
tà valdese d’Ivrea, un apprezzato predicatore laico, curerà la
predicazione della comunità di
Biella. A Torino rimane aperto
il problema giovanile e dei di
versi catechismi a cui in parte
si era dedicato, nel corso dell’anno, il pastore Giuseppe Platone, trasferito da ottobre ad
Angrogna. Della comunità di Susa si occuperà da Torino il pastore Alessandro Vetta in sostituzione del pastore Aldo Ruti
gliano trasferito da ottobre a
Chiotti di Riclaretto.
L’assemblea ha dibattuto, con
una certa ampiezza, le diverse
deliberazioni del Sinodo di quest’anno, sottolineando il carattere missionario della chiesa. A
riprova di questa attenzione la
Assemblea, in sede di programmazione delle attività di studio,
ha deciso di proporre alle comunità, anche come mezzo d’evangelizzazione, la nuova traduzione del Nuovo Testamento realizzata da un comitato interconfessionale che fa capo alla società
Biblica e alla L.D.C.
Alcune chiese conoscono della
nuova traduzione l’Evangelo di
Marco e l’Epistola di Giacomo,
porzioni già da tempo distribuite. Il « Piccolo Messaggero »
avrà come direttore il pastore
Gino Conte ; esso continuerà
sulla linea, approvata nel corso
dell’anno in fase di sperimentazione, di bollettino circuitale.
Il Consiglio di Circuito è stato rieletto nelle persone di :
past. Franco Giampiccoli (sovrintendente), past. Ennio del
Priore e la signora Ada Gabella
in sostituzione della signora Platone (trasferitasi fuori Circuito).
I pastori e i predicatori laici
presenti hanno dibattuto il loro
calendario di lavoro e si son dati
appuntamento per il 24 ottobre
ad Ivrea.
Prospettive di lavoro
Comunità (ji base (jel Piemonte alla raidio
Uno voce diversa
che merita ascolto
dato notizia anche « La Luce »
del 17 settembre.
Ci sembra estremamente importante che questo spazio sia
stato aperto ; dopo il dibattito
che v’è stato sia al « 15 agosto »
di San Secondo con la tavola
rotonda sul servizio Radio-televisione della F.C.E.I., sia dopo il
Convegno organizzato dalla
FCEI stessa a Torre Pellice il
18-19 agosto sul tema ; « La predicazione come evangelizzazione
attraverso la radio e la televisione », forse anche nel nostro
ambiente incomincia ad essere
presente il grosso problema
di come trasmette-re il messaggio attraverso un mezzo che ancora è sconosciuto nonostante e
quanto più agisce su di noi in
modo inconscio.
L’augurio che facciamo alla
neonata trasmissione è che riesca ad essere non solo uno strumento — per quanto utile — di
collegamento tra credenti che
già sono impegnati in una ricerca evangelica alternativa rispetto a quella dominante, ma anche un momento che ponga in
discussione in un ambito più vasto il problema della « cultura
cattolica », trasformandola da
cultura essenzialmente di Controriforma in ricerca cristiana
autentica.
Non ci nascondiamo che l’impresa è ardua : lo spazio e i mezzi tecnici concessi di fatto alle
iniziative autonome è irrisorio
di fronte a quello che il potere
ha; tuttavia i nostri fratelli delle Comunità di base hanno già
dimostrato di avere il coraggio
di affrontare con tempestività
uno spazio non conosciuto ma
promettente, e questo ci pare
già un buon inizio.
Sarebbe opportuno che accanto ai « gruppi di ascolto » più
volte auspicati per il nostro
« Culto radio » vi fossero anche
dei fratelli disposti a seguire
questa trasmissione, per apprendere, e, se possibile, per offrire
anche qualche cosa : suggerimenti, notizie rilevanti, anche il
semplice incoraggiamento consistente nell’ascolto attento di una
trasmissione che non possiamo
sentire estranea anche se nasce
da un ambito e da una cultura
diversa dalla nostra.
Chi volesse seguire le trasmissioni lo può fare sintonizzandosi
sui 104,100 MHZ; la trasmissione si può seguire da Torino e
prima cintura, dalle ore 16 alle
ore 17 del sabato; chi volesse
mettersi in contatto, può telefonare al numero di « RTA »,
(011)516277, chiedendo dei responsabili dell’ora autogestita
dalle Comunità di base.
S. R.
Il comitato nazionale Federazione Donne Evangeliche in Italia si è riunito per la seconda
volta alla fine di agosto (a Torre
Pellice) ed ha potuto approfittare del periodo del Sinodo valdometodista per prolungare sedute e contatti oltre la giornata
stabilita.
In più della programmazione
delle attività interdenominazionali che hanno luogo ogni anno
(gli studi per gli incontri interdenominazionali primaverili —
quest’anno una ricerca sugli ospedali psichiatrici —, la giornata mondiale di preghiera delle
donne, ecc.) ci siamo trovate di
fronte a nuove iniziative; in particolare si è pensato di chiedere
una domenica dedicata alle donne e alla FDEI.
Per evitare difficoltà di sovrastrutture tra comitati denominazionali (valdese, metodista, battista, per ora) e la FDEI, si pensa che mentre i comitati denominazionali continuano ad occuparsi essenzialmente delle attività interne ai movimenti e delle
rispettive unioni, la FDEI potrebbe puntare soprattutto sul
loro collegamento a livello locale
e nazionale, ed essere organo di
collegamento con l’esterno, cioè
da un lato stabilire dei contatti
con singole donne evangeliche
ed isolate o nuclei inseriti altrove, che non aderivano alle unioni femminili, e da un altro lato
contatti con l’estero, ed anche
con altre associazioni femminili
in campo laico.
Abbiamo avuto due inviti —
che si sono concretati in due incontri •— per uno scambio di
idee e un’eventuale collaborazione: il primo da parte dell’UCDG
(unione cristiana delle giovani)
e nel concreto si prospetta uno
scambio di informazioni e una
collaborazione per la nostra presenza nei CAF (comitati associazioni femminili), se sarà possibile, regionalmente. Il secondo
da parte del consiglio FGEI per
considerare tra l’altro una nostra collaborazione per il prossimo campo estivo ad Adelfia che
tratterà della donna nel Sud Italia, e per i campi femminili
che si svolgono già da 3 anni ad
Agape.
Solo se ognuna di noi, e ogni
unione federata, sente veramente la necessità di questo nostro
lavoro comune nella FDEI potremo essere insieme una presenza che testimonia dell’amore
di Dio in mezzo a quelli che ci
circondano e che aspettano da
noi forse più di quello che pensiamo.
Marie-France Coisson
FELONICA PO
• I culti dell’8, 15, 22 e 29 agosto, in assenza del Pastore, sono stati presieduti da: Franca
Baviera, Ondina Bighi Zancuoghi, pastore Felice Bertinat e
sig.na Margherita Bertinat, di
Verona. Li ringraziamo vivamente per il loro impegno e i loro
messaggi.
• Il 7 agosto, all’età di 77 anni
è deceduto a Quingentole, dopo
un periodo di sofferenze trascor
so per lo più negli ospedali di
Quistello e di Poggio Rusco, Dino Bernardo Boccaletti. Il funerale, presieduto dal past. Bertinat di Verona, ha avuto luogo
l’8 agosto a Quingentole. In quella località, diaspora di Felonica,
non abbiamo alcun luogo di riunione; il parroco ci ha gentilmente messo a disposizione la
chiesa cattolica. Lo ringraziamo
per questo concreto atto di ecumenismo.
La comunità di Felonica rinnova alla vedova, sig.ra Olga
Boccaletti Pizzetta e ai familiari tutti l’espressione della propria solidarietà nel dolore e nella speranza cristiana.
VALDESI IN GERMANIA
Un simpatico incontro
Il 4 e 5 settembre a Palmbach
Untermutschelbach è stato festeggiato il 275“ anniversario delle comunità valdesi ivi stanziatesi all’inizio del 700.
Alla corale di Villar-Bobbio e
ad alcuni amici convenuti da
Torre, Rorà, Riclaretto è stato
offerto viaggio e soggiorno per
partecipare in qualità di rappresentanza valdese a questa gioiosa ricorrenza. Già l’anno scorso la nostra corale era stata
ospite di queste simpatiche comunità, per cui questo secondo
incontro ha avuto un particolare carattere di affettuosa familiarità.
I festeggiamenti, iniziati al
mattino di sabato con la visita
alla casa e alla tomba di Henri
Arnaud a Schönenberg, hanno
proseguito fino alla domenica
sera sotto l’egida delle autorità
sia religiose che civili.
I nostri pastori Bruno Bellion
e Lamy Coisson hanno rappresentato le Valli con un messaggio vivamente applaudito.
Di particolare interesse sono
state le diapositive presentate
dal pastore Theo Kiefner e la
esposizione di studi e ricerche
compiute in Val Chisone sulle
FIRENZE
Citiamo da « Diaspora evangelica » questa breve e significativa riflessione. Red.
Una preghiera è rivolta con
insistenza a tutti gli amici, alla
comunità, da Lucilla e Luigi Santini : non raccogliete danaro per
far loro « doni di addio ». Detto
in poche parole; essi sono certi,
sicuri, di un profondo affetto che
li unisce a tanti e tanti; ogni dono non aggiunge nulla, ma toglie qualcosa che voi potete offrire alla chiesa, che si trova in
un momento di estremo bisogno.
Si ringrazia per quanto non farete, per quello che sarete nella
famiglia comune.
famiglie che, partendo da quei
villaggi alla fine del ’600, trovarono nel Baden-Wtirtemberg la
loro nuova patria.
Circondato da una folta rappresentanza delle comunità e
corali locali, il nostro gruppo,
punteggiato di cuffie valdesi, ha
trascorso piacevoli ore tra cori,
musiche, canti e tavole sempre
imbandite. Simpatica è stata la
mostra di fotografie di Guido
Odin davanti a cui i nostri ospiti si sono fermati con interesse.
La premurosità dei nostri ospiti ci ha accompagnati fino al
momento della partenza il lunedì, alle 7, presenti i pastori Augenstein e Bundschuh cui va tut
ta la nostra riconoscenza.
C. C. G.
COM/Nuovi Tempi
Seminario
di studi
— Dal 17 al 19 settembre una
settantina di responsabili di redazioni e gruppi locali e della
redazione di Com/Nuovi tempi
(cnt) si sono riuniti a Ecumene,
vicino a Roma, per discutere i
problemi del periodico.
— Sulla base di due relazioni,
una più politica e una più di carattere organizzativo - tecnico,
preparate dal collettivo di redazione romano, si è cercato di
avere un chiarimento comune
sulla situazione che si è venuta
a creare dopo il 20 giugno in
Italia e sulle sue conseguenze
per quel che riguarda la pubblicazione di un foglio come cnt.
— Ricordiamo ai nostri lettori che il sinodo ha negli ultimi
due anni riconosciuto la validità
del tentativo di cnt (come tentativo di predicazione).
6
24 settembre 1976
cronaca delle valli
jPGGl DIBATTITO PUBBLICO SUL CONSULTORIO Comunità Montana Val Chisone e Germanasca
Un consultorio
per le donne
Il consiglio della comunità
montana Val Pellice ha presentato in questi giorni alla Regione Piemonte la richiesta di contributo per l’apertura di un consultorio (in tre sedi diverse) familiare nel territorio della comunità montana.
L’interesse per il consultorio è
sorto in valle subito dopo l’approvazióne della legge regionale
che ha istituito i consultori. Si è
formato a Torre Pellice un gruppo di donne che ha studiato le
direttive della legge regionale ed
ha discusso circa le modalità di
iriserimento di questa nuova iniziativa nel contesto dei servizi
sociali che la comunità montanasvolge ormai da alcuni anni.
L’iniziativa del « gruppo donne
vai Pellice » si è allargata e ne è
sorto un movimento di sensibilizzazione che ha coinvolto oltre
500 persone che hanno aderito ad
una piattaforma (che pubblichiamo qui a fianco) in vista della
strutturazione del consultorio,
piattaforma presentata durante
la seduta pubblica indetta dalla
comunità montana mercoledì 15.
Per questo incontro il consiglio
aveva approntato una bozza di
regolamento del consultorio, dopo averne discusso con gli amministratori dei vari comuni. La
presentazione di due bozze diverse, su alcuni punti divergenti, ha
dato luogo ad un vivace scambio
di idee che ha permesso alla
giunta di recepire le opinioni
espresse dal pubblico, soprattutto dalle numerose donne presentì che saranno le più dirette interessate alla realizzazione del
consultorio.
La volontà della giunta di
ascoltare le voci della base si è
dimostrata nel concreto nell’incontro del consiglio riunitosi due
giorni dopo per decidere circa
la richiesta da presentare in Regione. L’avvocato Bert, assessore ai servizi sociali della comunità, ha presentato i rilievi
di fondo emersi nella consultazione pubblica e che la giunta
aveva accolto, modificando così
la (bozza di regolamento che la
giunta intendeva presentare alla
Regione insieme alla domanda di
finanziamento.
Essendo possibile richiedere
il contributo regionale per il
consultorio indipendentemente
dal regolamento del consultorio
stesso, la giunta ha ritenuto opportuno continuare il dibattito
appena iniziato con la popolazione'-per chiarire meglio il taglio
da dare al consultorio, promuovendo incontri futuri e richiedendo, in sede di elaborazione
del regolamento; la partecipazione diretta di organismi di base,
forze locali e quanti interessati
al discorso.
La bozza presentata dalla
giunta infatti era parsa a molti
limitativa rispetto alla legge regionale che e invece molto aperta ed anche molto chiara, proprio in riferimento alla partecipazione della base, al ruolo attivo degli utenti del consultorio.
Due piccoli esempi: l’articolo 8,
sulla metodologia di intervento,
dice fra l’altro: « Il Consultorio
dovrà tener conto dell’esigenza
di informazione dei gruppi e delle comunità, oltreché dei singoli, intervenendo in modo particolare anche al fine di promuovere
la formazione di una coscienza
socio-sanitaria, nei luoghi di lavoro, quartieri, scuole e comunità in genere.
Nel rapporto utente-operatore
si dovrà assicurare all’utente un
ruolo attivo nella gestione dei
problemi di carattere personale
e di quelli del funzionamento
del Consultorio »,
E l’art, 9, sulla gestione del
servizio: « Il regolamento dei servizi consulloriali deve prevedere
forme di partecipazione degli
organismi di base e delle formazioni sociali organizzate nel territorio per quanto concerne la
programmazione, la metodologia
dell’ intervento ed il controllo
delle attività.., ».
Compromettere, con una falsa
partenza, delle indicazioni così
chiare, sarebbe stato un vero
peccato. E. Genre
Un primo momento
di confronto democratico
La proposta della comunità
montana circa i consultori far
miliari prevede tre sedi diverse: a Torre Pellice per l’alta
valle ed Angrogna, a Lusema
S. Giovanni, insieme a Lusernetta e Rorà, a Bricherasio, con
Bibiana.
I tre consultori saranno inseriti nel contesto dei servizi sociali della comunità, faranno capo ad un’unica équipe itinerante formata da un ginecologo,
un’assistente sociale, un’ostetrica o infermiera professionale o
assistente sanitaria (tre persone). A causa dei costi elevatissimi (il ginecologo costa 10 milioni l’anno per 21 ore di lavoro
settimanale!) non si richiederà
l’intervento di uno psicologo né
di un pedagogista. Resta aperto
il problema di avere il servizio
di una pediatra, essendo la prestazione sin qui svolta molto carente (le lamentele sono molte
e giustificate).
Molte sono state le perplessità
emerse nell’assemblea pubblica
circa il servizio attualmente
svolto dall’équipe della comunità montana stessa.
Circa il flnanziamento (ogni
centro verrà a costare circa un
milione e mezzo al mese), la comunità ritiene di poter gestire,
pur con dei notevoli sforzi, questo servizio, contando sul contributo della regione, nonostante non si conosca sin qui i comuni che hanno fatto richiesta
alla regione (che ha stanziato
100 milioni).
I locali dovranno naturalmente essere trovati nelle tre sedi
(finora solo il comune di Torre
ha dato risposta), non solo locali per le visite mediche ma
Salvo questa ultima richiesta
che creerebbe evidentemente delle diflOcoltà giuridiche per l’assunzione del personale, la giunta della comunità si è dimostrata estremamente sensibile alle
richieste e le ha fatte sue.
La piattaforma del
«Gruppo Donne Val Pellice»
L'apertura di un Consultorio
Familiare in Val Pellice dovrà
supplire a delle carenze attualmente esistenti e riconosciute da
tutti, quali ad esempio la mancanza di un servizio di ginecologia, di prevenzione delle nàscite, d’informazione e di dibattito
su specifici problemi riguardanti la donna, la coppia, la famiglia.
Come gruppo di donne della
Val Pellice ci riconosciamo utenti di questo servizio e perciò direttamente interessate affinché
esso sia realizzato in modo rispondente alle nostre esigenze,
con contenuti e metodi corrispondenti alle nostre richieste.
Dopo aver dibattuto l’argomento con altre donne della valle, siamo giunte ad alcune conclusioni che presentiamo affinché le nostre richieste di utenti
siano rispettate e affinché il nostro luolo in questo consultorio
non sia passivo bensì attivo: di.
consulenza e di gestione allo
stesso tempo.
Chiediamo pertanto:
1) Che la linea portante del
consultorio sia elaborata collettivamente da tutti gli utenti, in
collaborazione con gli operatori
specializzati.
A tale proposito riteniamo fondamentale il ruolo dell’assemblea intesa come riunione permanente delle donne e di chiunque sia interessato al servizio:
l’assemblea dovrà diventare un
momento politico di partecipazione in cui si decide l’impostazione e l’ïirganizzazione del servizio.
2) Quale gruppo estensore della presente mozione chiediamo
che agli utenti del servizio sia
riconosciuto il diritto d’inviare
rappresentanti in occasione della messa a punto delle varie iniziative che, ovviamente, dovranno essere concordate in assemblea.
3) Le prestazioni che gli esper
6) Il consultorio dovrà farsi
promotore d’iniziative tese a
sensibilizzare e ad informare la
popolazione circa la condizione
della donna, i problemi relativi
alla maternità, la limitazione delle nascite, l’informazione sessuale, l’aborto bianco, le condizioni di lavoro, l’occupazione...
7) Il consultorio dovrà offrire
la sua consulenza ed assistenza
a tutti, senza preclusione d’età,
gratuitamente.
Gruppo Donne Val Pellice
Saranno acquistati
3 nuovi UNIMOG
locali per incontri e dibattiti sul
tema della salute per permettere quell’informazione sui problemi della donna oggi così, sentiti
e richiesti.
Un problema sussiste evidentemente a livello di integrazione
tra il servizio consultoriale éd
i servizi sociali già rodati; sarà
cura della giunta e dell’assessore ai servizi vigilare questo delicato momento.
Infine, sul problema di fondo,
che riguarda il contenuto ed il
taglio che si vorrà dare ai consultori, fi discorso è quanto mai
aperto. Una cosa però sembra
essere chiara — e lo era negli
interventi di mercoledì — e cioè
che il consultorio dovrà essere
innanzitutto al servizio dei problemi della donna, in cui le donne abbiano la reale possibilità
di partecipare alla gestione del
consultorio.
Alcune richieste emerse nell’incontro pubblico meritano di essere segnalate: che ogni 3 mesi
vi sia un incontro dell’assessore
ai servizi con la base nei tre
centri, rendere pubblici i dati
statistici, chiarire il problema
dei corsi di aggiornamento previsti dalla Regione e di cui sinora non si è parlato, l’inutilità
di un comitato consultivo e la
necessità di un momento decisionale assembleare, la possibilità di revocare, da parte della
comunità, gli operatori sociali.
La seduta del Consiglio della
Comunità Montana che ha avuto
luogo a Pomaretto il 17 settembre è stata particolarmente lunga ed agitata. Un dibattito piuttosto aspro, nel quale è spesso
stata lanciata l’accusa di campanilismo, si è avuto a proposito
dell’acquisto dei mezzi sgombraneve da destinare ai Comuni
delle due valli. La somma stanziata negli anni precedenti non
era mai stata utilizzata, appunto
per la difficoltà di accontentare
tutti, ed ormai aveva raggiunto
i 70 milioni. Aggiungendo 25 milioni prelevati dall’avanzo di amministrazione 1975, si poteva far
fronte alle prime richieste. Il
Consiglio ha approvato quest’ultimo stanziarnento, malgrado una
certa opposizione dei rappresentanti di Penestrelle, che avrebbero voluto destinare la somma
alle iniziative turistiche, quindi
la giunta a due riprese ha formulato le sue proposte.
to il bilancio del 1977 per più
di cento milioni, la proposta della giunta è stata messa in votazione ed approvata a larga maggioranza.
La polemica ha fatto passare
in secondo piano le altre decisioni riguardanti l’istituzione dei
servizi consultoriali e l’adesione
al consorzio provinciale per la
profilassi e la polizia veterinaria. Senza commenti sono stati
concessi due contributi: uno di
610.000 lire al corpo volontari di
soccorso alpino del CAI Val
Germanasca e l’altro di 200.000
lire per pagare le spese del corso di aggiornamento degli insegnanti elementari dei Circoli di
Perosa Argentina e Villar Perosa.
Di fronte alle richieste dei Comuni, si è ritenuto di dover acquistare anzitutto un certo numero di lame e vomeri da applicare ai mezzi già esistenti e di
fornire a Pramollo, Roure e Perrero-Massello tre sgombraneve
del tipo UNIMOG, che consente
svariate possibilità di utilizzazione.
Le lame potrebbero essere acquistate dai Comuni versando il
30% del prezzo, invece gli UNIMOG sarebbero dati in gestione,
rimanendo di proprietà della Comunità che li potrebbe cos’i mettere a disposizione di tutti, secondo un programma concordato in comune.
In ultimo il Consiglio ha autorizzato il presidente a richiedere il contributo regionale per la
costruzione della piscina di valle. A questo proposito, una parte della Commissione « assetto
del territorio » ha presentato un
esposto, lamentando che la stampa locale avesse dato un’interpretazione inesatta e comunque
non autorizzata dei lavori di cui
la Commissione era stata incaricata. L’esposto non è stato preso molto sul serio, anche perché
era Luna del mattino e una gran
parte dell’assemblea si era dileguata, ma il problema della pubblicità delle sedute delle Commissioni è importante e dovrà
essere risolto in modo chiaro in
futuro.
È stata data l’assicurazione
che nel prossimo anno si avrebbero accontentati anche i Cofnuni che avevano chiesto altri mez
zi meccanici, dando poi a tutti la
possibilità di acquistarseli, versando il 30%.
Comprensorio
ti daranno, nel consultorio dovranno essere frutto di un continuo scambio d’idee e di esperienze fra medico, tecnici ed
utenti. '
Nel caso questa integrazione
non avvenisse chiediamo sia garantita la possibilità, agli utenti
stessi, di revocare gli operatori.
A nostro avviso è inoltre prioritaria la presenza di un ginecologo e di un pediatra, visto che
il consultorio dovrebbe assorbire le funzioni dell’ambulatorio
ONMI (altre eventuali richieste
potranno emergere nelle assemblee secondo le varie esigenze).
4) Il consultorio dovrà comprendere, oltre alla sala per le
visite mediche, un locale a disposizione degli utenti, per eventuali incontri, dibattiti, organizzazione delle attività strettamente collegate alla realtà socio-economica esterna. Riteniamo opportuno che tale locale sia fornito anche di una biblioteca che
soddisfi le esigenze di aggiornamento e documentazione degli
utenti.
A questo punto sono cominciate le discussioni tra i rappresentanti di Ferrerò e Massello
per l’UNIMOG in consorzio e
tra quelli degli altri Comuni,
che volevano essere ben sicuri
di non rimetterci niente. Scartata la possibilità di un acquisto
in blocco, che avrebbe impegna
Organizzato dalla comunità
montana, lunedì, 20 ha avuto luogo a Torre Pellice una tavola
rotonda sul comprensorio di Pinerolo. Hanno parlato il senatore Ayassot per il PCI, il pres.
della Comunità Montana Chisone-Germanasca Maccari per il
PSI, il cons. regionale Mattino
per il PLI ed il consigliere comunale di Lusernetta Martina
per la DC.
Il 14 novembre ci saranno le
elezioni del comprensorio.
P R A L I
Quale architettura?
5) Chiediamo che in tutti i cornuni della Comunità Montana
sia aperto un locale in cui sia
possibile usufruire settimanalmente del servizio e che venga
assicurato un servizio di trasporto nella sede di Torre Pellice, per le visite specialistiche
che richiedano particolari attrezzature (ginecologiche, pediatriche).
A Frali, nei locali del municipio, è rimasta aperta da mercoledì 15 a lunedì: 20 una mostra
di architettura di montagna che
mette a confronto, con efficaci
accostamenti e a tutto svantaggio delle costruzioni moderne, i
tipi di abitazione tradizionali e
i nuovi insediamenti.
Su questo tipo di problemi, domenica pomeriggio, nella sala
valdese, si è svolto un dibattito,
a cui sono interventui il Sindaco
Fiorio, gli architetti Maurino e
Doglio (organizzatori della mostra, che è stata presentata per
la prima volta in occasione della
settimana occitana), l’architetto
Salvo, incaricato della redazione
del regolamento per l’attuazione delle opere di urbanizzazione del comune di Frali, e il consigliere Blanc di San Germano.
Il tipo di sviluppo turistico
che si è avuto in molte zone di
montagna ha portato a un deturpamento dell’ambiente. Il problema ora non è soltanto di fare qualcosa perché la montagna
rimanga abitata, ma di prevedere un tipo di intervento sul territorio che salvaguardi, se è ancora possibile, le caratteristiche
di vita della montagna.
Perché è bella l’architettura
tradizionale? Perché rispondeva
a esigenze precise: si serviva dei
materiali esistenti, si adattava
alle caratteristiche naturali del
terreno, doveva rispettare i terreni coltivabili.
I nuovi interventi hanno invece semplicemente trasportato in
montagna, senza alcun rispetto
per il paesaggio, la mostruosità
e il carattere disumano delle abitazioni cittadine.
Quello che ci vuole, era la tesi degli architetti e degli amministratori comunali intervenuti
nel dibattito, è un tipo di intervento che serva innanzitutto alla
popolazione locale, in modo da
risolvere i suoi problemi. Se soltanto si sfrutta ciò che esiste
già, senza costruire nuove abitazioni, ma adattando opportunamente quelle vecchie, si potrà
rispondere alle richieste di trent’anni di turismo.
Basta dunque alle seconde case, utilizzate per un mese all’anno, una trasformazione delle costruzioni contadine, che attualmente sono usate solo più parzialmente. Il contadino deve poter usufruire di contributi e di
mutui, in modo da poter rinnovare la propria casa e contemporaneamente ricavare dei vani da
affittare.
Naturalmente questo comporta una nuova concezione del turismo. Per esempio, ferie scaglionate e non più concentrate
nel mese di agosto ; un’organizzazione che si valga anche degli
enti locali per distribuire l’affiusso dei turisti nell’arco di sei-sette mesi.
È un discorso appena all’inizio, ma su cui bisogna insistere.
Bisogna che la popolazione capisca che la Comunità Montana
e la Regione sono strumenti utili, se argomenti come questo
vengono dibattuti con la partecipazione di tutti.
7
r
24 settembre 1976
CRONACA DELLE VALLI
I
VALLE D’AOSTA
VILLAR PEROSA
E PEROSA ARGENTINA
TORRE PELLICE
Convegno dei monitori a Viering Corso aggioroamento
insegnanti
COLLEGIO VALDESE
Doni €< Eco-Luce »
In memoria di Andrea Gay : i colleghi del Papà L. 250.000 a favore
del Rifugio « Re Carlo Alberto ».
Sabato 11 e domenica 12 settembre si è svolto a Viering in
Valle d’Aosta un convegno per i
monitori delle Scuole Domenicali valdesi e battiste di Torino e
dintorni. Il convegno faceva seguito a quello analogo tenutosi a
Rivoli il 27 maggio scorso.
L’importanza dell’incontro senz’altro assai più utile di quello
di Rivoli, era data dalla possibilità di avere finalmente fra le
mani il materiale con il quale
monitori e ragazzi lavoreranno
nel corso del prossimo anno ecclesiastico.
Dopo una presentazione ed una
discussione preliminare circa le
nuove linee proposte dal Consiglio Nazionale delle Scuole Domenicali, i partecipanti si sono
suddivisi in due gruppi: monitori del corso medio (bambini
dai 7 ai 10 anni) e monitori del
corso superiore (11-114 anni).
Indi sotto la guida dei pastori
Spanu e Giampiccoli hanno cominciato finalmente a familiarizzarsi con le « sequenze » che
costituiscono la novità principale del nuovo ciclo di studio. I tre
corsi (grandi, medi e piccoli)
procederanno d’ora in poi in parallelo, concentrandosi per un
certo numero di mesi sullo stesso argomento, costituito da una
« sequenza » di fatti legati ad
una stessa persona o ad uno
stesso avvenimento biblico. Così
la prima delle sequenze che impegnerà le Scuole Domenicali fino a marzo porta il titolo « L’ultima Pasqua di Gesù », ed ha lo
scopo di far comprendere ai ragazzi, mediante l’esame degli avvenimenti succedutisi nella settimana della Passione, l’importanza della persona e dell’opera
di Gesù.
Il nuovo materiale ha riscosso
un notevole interesse. II fascicolo contenente in parallelo il racconto della Passione secondo i
quattro evangelisti, il tabellone
illustrante la formazione del
Nuovo Testamento e le schede
esplicative, che a tutta prima apparivano strumenti piuttosto banali e addirittura superflui si sono invece trasformati sotto gli
occhi dei monitori in una incredibile miniera di spunti e di suggerimenti pe rio sviluppo degli
argomenti via via proposti. A
questo materiale che andrà direttamente nelle mani dei ragazzi, vanno aggiunte per gli insegnanti le note bibliche e le note
pedagogiche contenute nell’ultimo numero della rivista « La
Scuole Domenicale ». Si tratta
veramente di un pozzo di notizie
e di consigli pratici a cui i monitori volenterosi possono attingere continuamente se desiderano
prepararsi con serietà e accuratezza. L’impressione generale riportata dai partecipanti alTincontro è stata assolutamente positiva.
Il materiale dei due corsi superiori è senz’altro assai valido:
alcuni monitori non hanno nascosto la loro preoccupazione per
l’impegno gravoso che verrà loro richiesto quest’anno. Meno
positivamente è stato giudicato
SERVIZIO MEDICO
festivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
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Dal 25 settembre al I" ottobre
Dott. PRAVATA' SALVATORE
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Martedì 28 settembre
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Torre Pellice : Tel. 91.365 - 91.300
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il materiale a disposiziqne dei
piccoli, che risulta troppo scarno. Anche le note pedagogiche
non offrono un sufficiente appoggio.
In conclusione si è trattato di
un incontro proficuo che avrebbe meritato una partecipazione
ben più numerosa.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• Nel tempio del Ciahas, sabato 18 u. s., è stato celebrato il
matrimonio di Buffa Walter Daniele con Beux Annalisa, residenti a Torre Pellice.
Il Signore benedica l’unione
di questi sposi e li aiuti ad essere sempre attenti alla Sua voce
in questo nuovo cammino della
loro esistenza.
• Il battesimo è stato ammini
Ha avuto luogo, dal 6 aH’ll
settembre, il corso di aggiornamento per insegnanti elementari, organizzato dai Consigli di
Circolo di Perosa Argentina e
di "Villar Perosa e finanziato dalla Comunità Montana.
Il corso, che aveva come argom.ento l’insegnamento della lingua in rapporto allo sviluppo
psico-fisico del bambino, è stato
curato da esperti delTUniversità
di Torino ed è stato seguito, con
notevole interesse, da un’ottantina di insegnanti.
strato, domenica scorsa, alla
piccola Cappa! Katia di Angelino e di Ines Agli di S. Giovanni.
Possa questa bimba crescere
sempre sotto lo sguardo del Signore, al quale chiediamo anche
di aiutare i genitori a mantenere le promesse che hanno fatto.
• Un caldo appello a tutti i coralisti affinché siano presenti alla prima seduta che avrà luogo
al presbiterio la sera di marted*i 28 c. m. alle ore 20,30'.
• Mercoledì, 29 c. m. alle ore
20,45 tutti i monitori sono convocati per discutere il programma del nuovo anno di lavoro.
Il culto di domenica prossi
ma sarà presieduto dallo studente in Teologia Claudio Pasquet,
che ringraziamo per la sua collaborazione.
ANGROGNA
• Sabato 18 sera, nella Sala delle Attività, l’Unione Femminile
ha organizzato una simpatica
serata. L’occasione delTincontro
era dettata dalla prossima partenza del pastore Renato Coisson e famiglia a cui la comunità
ha voluto rivolgere un affettuoso saluto sottolineandolo con alcuni regali. Allo stesso tempo è
stato rivolto un cordiale benvenuto al pastore Platone e signora che ai primi di ottobre si trasferiranno definitivamente al
Presbiterio del Capoluogo. Nel
corso delTincontro, a cui ha partecipato una sessantina di persone, c’è stato un fraterno scambio di saluti, di ricordi sul ministero decennale del past. Coisson e di augurio per la prossima
venuta del past. Platone.
Giampiero Bosso e Lea Ber
tin, dopo essersi sposati in mu
nicipio hanno chiesto, nella stessa mattinata di sabato 18 settembre, la benedizione del Signore sul loro matrimonio, nel
tempio del Capoluogo.
Una grande folla commossa
L’inaugurazione dell’anno scolastico 1976-77 avrà luogo il 1°
ottobre, alle ore 15, nella Sala
Sinodale.
Il pubblico è cordialmente invitato.
RINGRAZIAMENTO
La mamma e i fratelli di
Ines Bourne.v
profondamente commossi per la dimo
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
strazione di affetto tributata aUa loro
Cara, tragicamente scomparsa, nell’impossibilità di farlo singolarmente,
ringraziano tutti coloro che hanno partecipato al loro grande dolore.
San Secondo di Pinerolo, 3 agosto 1976
Doni pervenuti nel mese di agosto:
ha partecipato ai funerali di Rivoira Mauro, deceduto improvvisamente alla giovane età di 21
anni. Il funerale che si è svolto
nel pomeriggio di sabato 18 è
stato una viva espressione di solidarietà cristiana verso la madre e il fratello.
PRAROSTINO
• Avondetto Bruno e Balmas
Silvana Wilma hanno celebrato,
sabato 18 alle_ 11, alla presenza
del pastore M. Ayassot, il loro
matrimonio. Il gruppo dei trombettieri della comunità, di cui
Avondetto Bruno fa parte, ha
suonato durante la cerimonia.
Ai giovani sposi l’augurio fraterno di una vita orientata dalla Parola di Dio.
Ivonne e Bruno Paschetto, in mem.
della zia Jenny Martinat Bounous
5.000; Gustavo e Ivonne Balmas, in
mem. di Alina Borno Chiavia (S. G.
Chisone) 15.000; Fede e Olinto Bufalo, (Noceto-Parma) 15.000; Magliana
Lidia (To) 2.000; Lavizzari Guido
(Mi) 10.000; Bellion Matilde, in mem.
dei miei cari (Ospite Asilo) 25.000;
Susanna e Stefano Gay, in mem. di
Alina Borno-Chiavia 10.000; Pauline,
Liliana e Gustavo, in mem. di Suor
Susanna Coisson 10.000.
RINGRAZIAMENTO
La moglie Ribet Paolina, i frateUi.
le sorelle e parenti tutti di
Artero Alfredo
deceduto improvvisamente a Pomaretto il 31/8/1976 commossi e riconoscenti ringraziano tutti coloro che
hanno voluto prendere parte al loro
dolore ed in modo particolare il prof.
Claudio Tron e il dott. Vivalda Lorenzo.
Pomaretto, 12 settembre 1976
• Venerdì 17 è arrivato al presbiterio il past. Cipriano Tourn;
la data dell’insediamento è ancora da definire. In ogni caso il
pastore è in sede.
Scuole Domenicali
Domenica 26 settembre si terrà a Pinerolo, alle ore 15, nei locali della chiesa valdese, in via
dei Mille, un incontro dei monitori del I Distretto.
• Il Concistoro e una cinquantina di membri della comunità
hanno espresso, nel corso di una
cena svoltasi domenica 19 sera,
il saluto affettuoso al past. Marco Ayassot e famiglia (trasferito a Pinerolo) ed è stato rivolto
un fraterno benvenuto al nuovo
pastore Cipriano Tourn.
POMARETTO
SCUOLA LATINA
L’inaugurazione dell’anno scolastico avrà luogo domenica 3
ottobre, alle ore 15, nel teatro
del Convitto. Tutti sono cordialmente invitati.
La Direzione
Ispadomia Bruno, in mem. dei suoi
cari (Ge-Sampierdarena) 20.000; Martinat Maria, in mem. di Carlo Alberto Balmas (To) 20.000; Ettore e Itala
Beux, in mem. della sig.ra Maddalena
Albo 10.000; Rostan Lisette (S. Germano Chis.) 3.000; Ivonne Godino-Costantino, in mem. del marito (To)
50.000; Raima Arturo, in mem. del
Pastore R. Jahier (To) 10.000; Albertina Odin-Lunghi (New York) 16.500;
Kott Zina e Enrico (Corby-Inghilterra) 73.300; Maria Pons-Rivoir (Ospite Asilo) 50.000.
In mem. di Bruno Albarin, le cugine Lilly-Bebe; Emma e Emilia 20.000;
Kirchenkreis Essen-Nord 831.773,; famiglia Rinesi, in mem. di Maria e
Teodoro Cisoia 10.000; Gino-Anna
Maria 10.000; Aldina Saporiti-Bounous
(Va) 10.000; Esterina Grill-Bonjour,
in mem. di Susette Bonjour 10.000;
Ida Peyrot-Maria Elena 100.000; in
mem. di Benecchio Francesco, il fratello e le sorelle 30^000; in mem. di
Benecchio Francesco, i cognati MalanBellion i nipoti e le figliocce 80.000;
Lavinia Nega (Trento) 40.000; Gay
Aldo, un anziano per gli anziani (Torre P.) 10.000; Emilia Albarin ved.
avv. Peyrot, in mem. del nipote Bruno Albarin (T.P. 20.000.
Tu, se ben disponi il cuore, e
protendi verso Dio le palme, sarai incrollabile, e non avrai
paura di nulla^ dimenticherai
i tuoi affanni; te ne ricorderai
come d’acqua passata; la tua
via sorgerà più fulgida del meriggio, l’oscurità sarà come la
luce del mattino.
(Giobbe XI, 13, 15, 16, 17)
Il 14 settembre 1976 serenamente è
spirata a Selva Cava
Bianca ReveI ved. Piacentini
A funerali avvenuti ne danno l’annuncio il figlio, la nuora e i nipoti.
Lucia Revel Angiolillo, con il marito Guglielmo, le figlie Gioia, Franca e Simonetta e famiglie partecipano
commossi la morte della cara
Bianca Revel ved> Piacentini
Ha terminato la sua esistenza ter
Chambon Ernesto
di anni 71
« Il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita
eterna in Cristo Gesù nostro
Signore » (Rom. 6: 23).
Un vivo ringraziamento al pastore
T. Pons che ha presieduto il funerale.
Inverso Pinasca, 19 settembre 1976
Grazie!
RORÀ
• È stato battezzato Alex Martina di
Walter e di Silvia
Graverò. Voglia il
Signore continuare
a benedire quel
bimbo e i suoi genitori con l’aiuto
da Alto, ricordino
l’impegno assunto
nei suoi riguardi.
» Ringraziamo cordialmente il prof.
:e. Tron di Genova
di avere presieduto il culto domenicale.
VILLAR
PEROSA
Le scuole domenicali non sono
ancora pienamente avviate ed è
indispensabile avere un momento di riflessione per dare una
valutazione del nuovo materiale
didattico che sarà usato nel corso del prossimo anno. Dopo
questo primo incontro si avranno altre riunioni a carattere ristretto nei circuiti per approfondire il problema.
La C.E.D.
• Porgiamo il benvenuto alla piccola
Simona di Giovannini Aldo e di Peyvot Elda (Dubbione) col più fervido
augurio della comunità che questa
bambina possa crescere illuminata
dalla Parola del Signore.
• Luned'i pomeriggio 20 corr. si è
Cambio di indirizzo
Erica Tomassone e Luca Negro comunicano il loro nuovo indirizzo a
partire dal 15 settembre 1976; Centro
Evangelico Battista, Campi d’Annibale, 00040 Rocca di Papa (Roma) - Italia. tei. 06/9499014.
svolto a Chenevières il funerale del
fratello Chambon
Ernesto, deceduto
all’Ospedale Civile
di Pinerolo dopo
breve ma violenta
malattia all’età di
71 anni. La promessa della risurrezione in Gesù Cristo
consoli i familiari.
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La «Junior» comprende una cinquantina di argomenti svolti in forma monografica, scelti tra le materie classiche dei programmi scolastici e numerosi altri destinati a
completarli. Ne citiamo alcuni: la
società e i suoi problemi attuali
(scuola, assistenza sanitaria, la città
e la casa, il Mezzogiorno, l'emigrazione, violenza e criminalità, carceri,
manicomi, la famiglia, il sesso e l’educazione sessuale, il problema ecologico, l’inquinamento), le civiltà
antiche poste a confronto con quelle di oggi, lo sport, il tempo libero,
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Cognome e nome
Indlriz20
8
8
24 settembre 1976
UOMO E SOCIETÀ’
LA CAMPAGNA ELETTORALE NELLA RFT
...e gli aborti bianchi? Tra l'efficientismo
Coi drammatici avvenimenti
collegati alla nube tossica di Seveso, il problema dell'aborto è
riemerso in tutta là sua gravità
e complessità. Le diverse componenti della società si sono messe in moto causando ulteriori divergenze e polemiche che non
giovano certo alla soluzione del
■problema.
Fra le varie forze che si stanno adoprando per far trionfare
la propria tesi non manca ovviamente la Chiesa cattolica, le cui
posizioni antiabortiste sono note. Ad esempio, l'arcivescovo di
Milano, Colombo, vorrebbe addirittura sistemare presso famiglie « timorate di Dio » {La Stampa del 6/9) i bambini che dovessero nascere handicappati, incapaci di vedere, di capire o di
muoversi, di essere uomini. Pare
addirittura che la Chiesa abbia
richiesto rintervento della magistratura per incriminare i medici della commissione appositamente creata, nonché le donne
di Seveso che hanno abortito.
Se vogliamo allargare la visione su questa delicata situazione,
non si può non rimanere colpiti
dal fatto che come questi stessi
sostenitori del diritto alla vita
non assumano un altrettanto fermo mo atteggiamento nei confronti dell' aborto bianco. Con
questo termine si intendono quegli aborti « spontanei » di cui sono vittime le donne che lavorano, provocati da eccessi di fatica, da effetti di sostanze venefiche, da lavorazioni particolarmente disagiate.
Già a varie riprese i gruppi
femministi, l'UDI (unione donne
italiane), le stesse organizzazioni mediche hanno denunciato alla pubblica opinione vari fattori
responsabili di questi aborti
bianchi. L'elenco è impressionante, come riferisce il già citato
giornale. Le infermiere dei reparradiologici rischiano di mettere
al mondo dei figli deformi. Le
operaie tessili intossicano sé
stesse ed i figli che portano in
grembo col maneggiare solventi
nocivi come la trielina ed il toluolo. Le addette alla fabbricazione degli accumulatori assorbono. piombo, cadmio e nichel e
avranno aborti « spontanei » o
prematuri. Lo stesso avviene per
le saldatrici che respirano fumo
di stagno e di piombo. Le operaie addette alla produzione degli antibiotici in certi reparti
« sterili » minacciano di diventare sterili esse stesse e difficilmente potranno portare a termine una gravidanza.
Ancor peggiore la situazione
delle lavoranti a domicilio. Il lavoro « nero » è sovente sinonimò
di aborto « bianco ». Plastica,
collanti ed filtri materiali nocivi,
particolarmente usati nella fabbricazione di pelletteria e scarpe,
che andrebbero adoprati in assoluta sicurezza, vengono maneggiati magari sul tavolo di cucina.
L'istituto nazionale di statistica (Istat) denuncia 140 mila casi di aborti bianchi, ma si tratta
di cifre senz'altro inferiori alla
realtà. Poco o nulla è stato fatto
per combattere questa piaga:
queste denunce e questi dati lasciano il tempo che trovano e
tutto continua come prima. Non
ci risulta che gli antiabortisti, di
sposti ad accettare gli infelici di
Seveso, abbiano mai fatto qualcosa contro l'aborto bianco.
Avremo
le donne
soldato ?
Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Unione Sovietica, Cina e
vari altri paesi dell'Europa orientale ed occidentale hanno il servizio militare femminile, sia pure in forme diverse fra loro. La
rep. Federale tedesca sta per votare una legge che ne prevede
l'istituzione.
In Italia, partendo da un riesame di un progetto sul tappeto
da cinque anni, l'ex comandante
Accame, deputato socialista e
presidente della Commissione difesa della Camera, ha fatto la sua
proposta per una legge che contempli il servizio militare volon
tario della donna, e questo perché « non si può ignorare la giusta richiesta di mólte donne tendenti ad ottenere un'assoluta parità di diritti, come del resto
prevede la .nostra Costituzione »,
ha detto il parlamentare.
Mentre finora non ci sono ancora state particolari reazioni da
parte dei partiti tradizionali, il
Movimento di liberazione della
donna (MLD) ha vivacemente respinto tale proposta, spiegando
che la parila dei diritti fra uomo
e donna non poteva passare attraverso istituzioni che generano violenza e che continuano dei
« ruoli tipicamente maschili e
maschilisti che il Movimento ha
identificato fin dal suo nascere
come i più grossi valori oppressivi e repressivi nei confronti
delle donne e degli stessi uomini » (non a caso l'MLD ha recentemente partecipato alla marcia
antimilitarista).
Mentre le femministe hanno
preso estremamente sul serio la
proposta Accame, e pur personalmente condividendone le motivazione negative, siamo tuttavia portati ad un altro ragionamento. Abbiamo dei codici militari e dei regolamenti borbonico-fascisti, abbiamo in galera o
sotto processo diversi militari
che si battono per un ordinamento più democratico e costituzioi
naie delle forze armate, abbiamo
degli alti ufficiali implicati nelle
trame golpiste e negli scandali
delle forniture militari, abbiamo
un'esuberanza di colonnelli e generali in servizio attivo e non si
trova niente di meglio che pensare di far fare il soldato alle
donne! Di ben altre leggi e di
ben altri provvedimenti ha necessità in questo momento l'Italia.
Roberto Peyrot
e la paura
Siamo ormai vicini al voto del
3 ottobre : i cittadini tedeschi
dovranno decidere se mantenere
al governo l'attuale coalizione
socialdemocratica e liberale oppure cambiare rotta e riportare
i democristiani di Kohl e di
Strauss al potere.
L'esito di queste elezioni è abbastanza incerto. La socialdemocrazia tedesca, dal momento
della forzata rinuncia di Schmidt
a cancelliere, è paurosamente
retrocessa. Il cancelliere Schmidt
(di cui tanto si è parlato nei mesi scorsi per la sua « gaffe » politica nei confronti dell'Italia),
uomo dal pugno di ferro, espressione di una sicurezza tutta tedesca, efficiente se non molto
diplomatico, gode comunque, secondo le ultime previsioni, di un
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
IRLANDA SENZA PACE
La « Commissione Europea
per i Diritti dell'Uomo », in un
suo rapporto pubblicato il 2 c.,
accusa il governo inglese d'aver
autorizzato, nell'agosto-settembre
1971, sia l'esercito che le forze
di polizia, a sottoporre a tortura dei prigionieri politici nell'Irlanda del Nord. (Questo scandalo, che ci ha profondamente e
dolorosamente colpiti per i sentimenti d'amicizia e di stima
che generalmente nutriamo per
la « civilissima e democraticissima » Inghilterra, è scoppiato in
seguito a denuncia formale del
governo della Repubblica dell'Irlanda.
Non si creda che l'accusa sia
generica, né che il rapporto trascuri di citare fatti specifici e di
descrivere dettagli delle torture.
Infatti il rapporto cita ben cinque tecniche cosiddette di « disorientamento sensoriale » che
furono « praticate nell’Ulster durante gl’interrogatori: 1) restare
immobili, in piedi, faccia al mu
ro, sostenendosi con le sole dita,
per più ore; 2) aver la testa
chiusa in un sacco nero; 3) essere costretti a sentire un rumore assordante e persistente;
4) essere impediti di dormire;
5) subire la fame e la sete.
La Commissione ha concluso
c.he tali “ tecniche " sono effettivamente un’infrazione della
“Convenzione”, all’art. 3, e che
costituiscono delle torture. Ha
sottolineato il fatto che né i poliziotti né i militari inglesi hanno fornito testimonianze in proposito, avendo Londra ordinato
di non rispondere a qualunque
domanda riferentesi alle cinque
tecniche. Queste erano state insegnate oralmente, in un “seminario” tenuto nell’Ulster nell’aprile 1971, a membri della polizia nord-irlandese, da ufficiali
della “Intelligence Service" inglese. (...) La Commissione ha
circoscritto le proprie ricerche
ai fatti del 1971, ed è giunta a
formulare il proprio giudizio in
VESCOVI VIETNAMITI
Nessun blocco cattolico
Durante il secondo incontro
dell’assemblea dei vescovi vietnamiti della regione ecclesiastica Saigon-Hué, è stata stesa una
lettera pastorale in cui si presenta l’orientamento che essi intendono seguire nel loro impegnopastorale. Stralciamo alcuni passaggi di questa lettera.
« ...La nostra religione è la religione della salvezza del mondo
attraverso l’impegno ed il servizio. Gesù Cristo stesso è venuto, come uomo, a vivere in
mezzo a noi ed ha vissuto totalmente il destino di un uomo
come noi, ad eccezione del peccato (Ebrei 4: 15).
Il Concilio Vaticano II, seguendo l’esempio di Cristo, ci ha
chiamati a partecipare al mondo d’oggi con apertura, modesta
e pacifica, pronti a collaborare
con tutti gli uomini di buona
volontà per cercare di assicurare la felicità di tutti.
Per questo la chiesa desidera
il dialogo con tutti gli uomini...
E questo la chiesa spera di poterlo realizzare, perché ramc,’'e
di Cristo spinge tutti i suoi discepoli ad andare verso tutti gli
uomini e ad amarli. D’altro canto la politica del governo è già
stata solennemente proclamata:
è la ricerca di unità fra tutti i
membri della nazione ed il rispetto della libertà religiosa...
Non c’è un blocco cattolico che
si presenta come una forza politica. Nel campo politico i cattolici fanno parte della comunità
nazionale, inserendosi senza riserve nella vita a fianco dei loro concittadini, partecipando della stessa gioia, della stessa spe
ranza e delle stesse preoccupazioni. Gioia, perché il nostro
paese è del tutto indipendente
ed unificato, speranza perché
speriamo che il nostro paese, il
Viet-Nam, progredirà, diventando una nazione prospera e felice, preoccupazioni perché vi sono ancora delle difficoltà da superare.
I cattolici, collaborando strettarnente con tutti i loro concittadini per la costruzione del paese, realizzano tutto ciò che può
essere utile alla comunità nazionale e non è contrario alla fede
ed alla coscienza cristiana...
Vi chiediamo quindi di riconoscere il valore particolare del
lavoro... L’uomo collabora all’opera stessa di Cristo, lui che
ha elevato il valore del lavoro
lavorando con le sue stesse mani a Nazareth. Nelle attuai! circostanze, il lavoro produttivo è
il mezzo necessario per costruire u’economia autonoma e per
garantire l’indipendenza e la libertà del nostro popolo.
Accettare questo vuol dire accettare il sacrificio, almeno all’inizio, ma, per un fedele, vuol
anche dire riconoscere che si
partecipa al mistero del Cristo
Redentore che, ogni giorno, continua a realizzarsi nella chiesa...
Grazie a voi la chiesa è presente nella società e contribuisce alla costruzione della vita
materiale e spirituale del nostro
popolo. Siete voi che, vivendo
santamente la vostra esistenza
quotidiana, continuerete il mistero deirincarnazione redentrice e manifesterete il vero volto
della chiesa che è anche il volto
di Cristo... ».
base agl’interrogatori di sedici
persone considerate come “tipiche". Essa ritiene che la tortura sia stata praticata sistematicamente, e che i superiori dei
vari ufficiali cui erano stati affidati gl’interrogatori, erano al
corrente di quei metodi ».
Il rapporto della Commissione
conclude con un’ulteriore informazione (a parer nostro interessante): che l’Inghilterra, accertati i fatti, « ha preso importanti provvedimenti per la tutela
delle libertà fondamentali, e ciò
nel quadro della situazione eccezionale esistente nell’Ulster. Il
rapporto sottolinea il fatto che
il governo inglese è pronto a indennizzare tutti coloro che sono
stati vittime di brutalità da parte delle autorità ». (Da un articolo di Richard Deutsch su « Le
Monde » del 4.9.’76).
Il tormento secolare dell’Irlanda, lacerata nel corpo e nello
spirito, continua dunque ancora!
Ciò spiega l’angoscia di quegli
irlandesi che anelano pur sempre ardentemente alla pace. Nella seconda metà d’agosto, in tre
riprese successive, « importanti
manifestazioni per la pace si sono svolte sia a Belfast, sia nella
Repubblica Irlandese. Il 28 agosto, ad es., trenta mila persone
sono sfilate in corteo a Belfast,
nel quartiere protestante. Erano
in maggioranza donne, in parte
cattoliche: queste ultime provenivano dal loro quartiere, avendo attraversato, in massa e per
la prima volta, il fittizio confine
che separa le due comunità.
A Dublino, un’analoga manifestazione ha riunito (secondo certe valutazioni numeriche) da
45.000 a 50.000 persone che cantavano inni e chiedevano pace.
Altre manifestazioni simili hanno avuto luogo in diverse città
sud-irlandesi. "Il nostro movimento per la pace è un semplice messaggio al mondo (annunziavano i manifestanti). Noi vogliamo vivere, amare e costruire una società giusta e mansueta. Vogliamo, sia per i nostri figli che per noi stessi, che la vita
della famiglia, del lavoro e del
tempo libero, sia piena di gioia
e di pace. Rifiutiamo le bombe,
gli esplosivi d’ogni genere e qualunque tecnica di violenza” » (Da
«Le Monde» del 31.8).
« La crisi irlandese sta per imboccare una nuova via? Dopo
tante speranze, non si osa credere che una soluzione sia in
vista », si legge nell’art. di lesta
di « Le Monde » del 2.9, il cTuale
commenta anche favorevolmente l’irrigidimento de! Parlamento di Dublino nei riguardi delriRA (la famosa, feroce associazione terrorista nord-irlandese).
« Malgrado le reticenze cleU’opposizione in quel Parlamento, il
primo ministro Liam Cosgrave,
avendo richiesto con forza una
lotta energica contro “la cospiraz.ione dell’odio e del male", ha
ottenuto senza difficoltà la maggioranza necessaria ».
51% dei favori dei cittadini tedeschi e la ripresa, seppure lenta, pare costante.
È quindi abbastanza probabile che l’accoppiata Schmidt-Genscher riesca a spuntarla nei confronti della coalizione CDU-CSU
(i due partiti democristiani) di
Kohl e Strauss che i sondaggi
preelettorali situano a quota 43
per cento.
A confronto quindi il « Modell
Deutschland » di Schmidt, basato sull’efficienza e sulla razionalità, e lo slogan basato sulla paura di Strauss : « Freiheit statt
Sozialismus » ( Libertà invece
che socialismo). L’impressione
generale che si ha è comunque
la mancanza di un programma
politico, sia dei democristiani il
cui interesse è quello di scalzare Schmidt dalla cancelleria,
usando ogni mezzo, sia dei socialdemocratici e liberali con il
loro « modello Germania » quanto mai fumoso e ideale.
In definitiva lo scontro è a li
vello di uomini e non di propammi e, come sempre accade
in queste campagne elettorali
così, impostate, i toni sono duri,
acerbi, le accuse pe-rsonali prendono il posto del dibattito politico. È quanto la stampa e la
TV tedesca hanno messo in luce in queste settimane.
_____SVEZIA
Palme
sconfitto
Domenica 19 settembre 6 milioni di cittadini svedesi hanno
votato per il rinnovo dei comuni e del governo. L’attesa era incertissima : si pronosticava un
20 mila voti di differenza tra i
socialdemocratici di Olaf Palme
ed i conservatori che, secondo
gli ultimi sondaggi, vantavano
un 51% . dei favori. Decisivo, in
questa situazione, è stato l’apporto a Palme dei comunisti
svedesi che sin dal 1970 gli hanno permesso di governare con
il loro appoggio esterno.
Al centro del confronto elettorale c’era il cosiddetto « processo di socializzazione » e soprattutto il progetto « Meidner »,
dal nome del noto economista
socialdemocratico che prevede la
compartecipazione dei lavoratori agli utili dell’azienda per mezzo di fondi collettivi sotto la gestione sindacale.
Con la sconfitta di Palme e la
vittoria di stretta misura dei
conservatori, dopo 44 anni di
« socialdemocrazia », si apre una
nuova pagina, con molti interrogativi, nella Svezia dei prossimi anni.
Comitato di Redazione ; Bruno
BelHon Valdo Benecchi, Gustavo
Bouchard, Niso De Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
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8 luglio 1960
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