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Anno 112 — N. 18
9 maggio 1975 — L. 100
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo bìs/70
BIBLIOTECA VALDESE
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delie valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
VIETNAM
Ha disperso quelli che erano superbi
Ha tratto giù dal trono i potenti
Una guerra di trent’anni — la più
micidiale e crudele che si conosca — è
terminata il 29 aprile. Tutti i giornali sono pieni di commenti. Non è il caso di
aggiungerne altri. Vorrei, solo, fare tre
rilievi nella luce dell’agape di Cristo.
Il primo riguarda gli Stati Uniti. Hanno subito una storica sconfìtta. M.me
Minh, la rappresentante del Governo Rivoluzionario Provvisorio (GRP) a Parigi,
mi diceva : « gli americani hanno creduto di fare una guerra di eserciti ed invece
si sono trovati di fronte ad una guerra di
popolo, perciò tutto il loro enorme e sofisticato potenziale bellico non ha prevalso ». I quattro Presidenti, ed i loro Segretari di Stato, che hanno condotto questa
guerra hanno mostrato assoluta cecità e
durezza e non è facile essere teneri nei
loro riguardi. Ma essi non hanno rappresentato tutto il popolo americano. Buona
parte di esso ha lottato, e oiù di noi in
Europa, per la pace nel Vietnam. La
grande Assemblea di Washington (25-27
gennaio 1975) lo ha mostrato chiaramente. Era r« Altra America » che da decenni lotta per la pace. Ora proprio questa
sconfitta aiuterà 1’« Altra America » nella battaglia interna per un cambiamento
di politica. Perdere una guerra è spesso un
grande vantaggio per un popolo. Gli
USA possono trarne una sana lezione per
una visione diversa della loro partecipazione alla storia del mondo. Non è questione « di esser più prudenti nel prendere degli impegni » come dice Kissinger,
ma di capire il ruolo che ogni nazione ha
nel vasto complesso dei popoli. Dubito
che Kissinger e l’attuale Amministrazione lo comprenda, ma 1’« Altra America »
sarà più ascoltata dalle masse e potrà
meglio lavorare per una politica del tutto
dversa da quella fin’ora seguita. E questo
concerne anche noi, alleati, anzi satelliti,
degli Stati Uniti.
Il secondo rilievo riguarda il Vietnam,
ora che la guerra è terminata. Da quando sono stato nel Vietnam ho enormemente amato quel popolo. La sua cultura,
sensibile e umana, mi ha fortemente attratto. Anche coloro che più hanno sofferto mi hanno sempre ripetuto che non
vogliono vendette. Sono pronti a perdonare anche ai loro carnefici purché si ricominci tutto a nuovo! Lo stesso discorso
l’ho sentito dal Ministro della Sanità
del GRP e dai rappresentanti in Europa
di quel governo. Di questo loro atteggiamento ne fanno prova sia il trattamento
assolutamente umano fatto ai prigionieri (Cfr. La Luce del 11 aprile 1975) sia
la dichiarazione di amnistia generale, nei
confronti di quanti sono stati compromessi col precedente regime, che il GRP ha
fatto subito dopo la presa di Danang. Ho
piena fiducia che non ci saranno rappresaglie e tanto meno quel « bagno di sangue » che, nella loro venefica propaganda, Kissinger, Thieu ed i loro amici hanno profetato. Nessuna rappresaglia, nessuna vendetta, anche se sarà necessario
rinnovare i quadri amministrativi e sanare l’enorme corruzione che il precedente regime ha alimentato. Ho grande
speranza, e piena fiducia : queste mi vengono dai contatti avuti nel Vietnam e,
di poi, con molti vietnamiti in Europa.
Però vincere una guerra, sia pur essa di
liberazione, è sempre anche un rischio.
L’uomo è quello che è! Ed è qui che noi
amici del Vietnam dobbiamo esser vicini
a quel popolo. Si è tanto ripetuto che
criminale di Thieu ha fatto sbarcare nell’isola non pochi profughi dell’esodo forzato al tempo della liberazione di Hue e
Danang. Ora, si sa in quale condizione
vivevano quei prigionieri, sia dentro che
fuori le famigerate gabbie di tigre! E si
sa che i loro carcerieri erano criminali
di diritto comune. Il GRP avrà fatto in
Per 30 anni,
uomini, furono
condotti COSI,
da altri uomini,
verso la morte.
Chi insegnerà
a condurre
da fratelli
verso la vita?
« il Vietnam è stato la coscienza del
mondo » e che « la gioventù d’oggi è creseiuta nell’esempio del Vietnam ». Mi
pare che adesso esser amici dei vietnamiti signifiehi chieder loro che non ci tradiscano nelle aspettative, che ci diano un
modello nuovo di civiltà che, proprio
perché cresciuta nel dolore, non vuole il
dolore di nessuno, che ci indichino un
socialismo « dal volto umano » dove
l’amore per il fratello si esprima liberamente e la persona umana possa manifestarsi con pienezza in un’atmosfera di libertà e di comprensione! Non è un compito facile, ma qual’è la politica più realistica se non quella che si fonda sulla
verità? Quanto vorrei tornare nel Vietnam, fra quei cari amici, per ripetere la
mia « canzone dell’agape » a popolo ed
a governo! Non sarebbe pretenzioso insegnamento, ma amichevole e fraterna
collaborazione.
Il terzo rilievo riguarda la nostra azione presente: fasciare le ferite che questa
lunghissima guerra ha prodotto. Se la
guerra è terminata non è tuttavia concluso il nostro compito di aiutare chi soffre
(milioni e milioni di denutriti) ed in particolare gli ex-prigionieri. Mentre scrivo
sono ancora in angosciosa preoccupazione per quelli di Con Son, l’isola penitenziaria a circa 20 ore di navigazione dalla
costa sud orientale del Vietnam. Sono
circa 12.000. In più si è aggiunta la complicazione che viene dal fatto che quel
tempo a salvarli? I prigionieri di Danang
sono stati salvati per miracolo perché la
prigione era minata e doveva esser fatta
saltare. Se ciò non avvenne lo è stato solo perché un soldato ha fatto in tempo a
tagliare la connessione con l’esplosivo,
come mi ha riferito padre Thi, di ritorno da Danang il 15 aprile. La situazione
di Con Son è ancora più pericolosa in
quanto può ben esser avvenuto che i
responsabili si siano dati alla fuga dopo
avere cancellato i segni dei loro crimini.
Speriamo proprio di no. Aspettiamo con
ansia notiziee rassicuranti. Comunque,
la maggior parte dei 200.000, e più, prigionieri politici anche se liberati hanno
bisogno di ogni cura, di ogni assistenza,
più ancora che il restante della popolazione. Bisogna pensare che moltissimi
hanno la tubercolosi, malattie di ogni genere, e quelli che sono stati a lungo incatenati sono paralizzati alle gambe per
sempre, sono assolutamente rovinati e
non possiamo abbandonarli, tanto più
che dopo 30 anni di guerra molti sono
senza famiglia o senza chi possa prenderli a carico. Vorrei che questo appello non
cadesse a vuoto. I contributi possono esser mandati o tramite La Luce o direttamente a « Servizio Cristiano » 93016
RIESI (Cl) - c.c.p. 7/4093 con l’indicazione « Pro Vietnam ».
Tullio Vinay
Luce
nelle
nostre case
(ESODO 10: 21-23)
Nel racconto della nona piaga d'Egitto si parla di « fitta
tenebrìa in tutto il paese, talché uno non vedeva l’altro e
nessuno si mosse di dove stava, per tre giorni ». Ma, aggiunge l’autore dell'Esodo, « tutti i
figliuoli d’Israele avevano della luce nelle loro dimore ».
È facile farci un’idea di quella oscurità, opaca e pesante; ci
basta rievocare gli anni di guerra e dei bombardamenti sulle
nostre città, immerse nel buio
e sottoposte al coprifuoco. È
diffcile, invece, esprimere e
spiegare il significato di quella
luce che, in mezzo alle fìtte tenebre del paese, risplendeva
nelle case degli Ebrei.
Possiamo tuttavia tentare
una spiegazione e aggiungere
alcune parole di commento.
Che nel nostro mondo ci siano
delle tenebre anche di giorno,
ci sembra evidente. Le violenze
micidiali di cui parlano i giornali e la televisione, l’odio che
dilania i popoli, i delitti e le rapine che si compiono, le discriminazioni razziali che si perpetuano, lo sfruttamento cui
vengono sottoposte molte creature umane e intere popolazioni sono segni di un mondo che
giace nelle tenebre. Le relazioni umane, turbate dagli egoismismi e dall’odio, avvengono
nelle tenebre che ci impediscono di vedere il prossimo e di
riconoscerlo come tale: « Chi
odia il suo fratello è nelle tenebre e cammina nelle tenebre
e non sa dov'egli vada » (I Giovanni 2: 11). Le ingiustizie e le
passioni sensuali crescono e si
sviluppano nelle tenebre.
Viviamo in un mondo dove
le tenebre sono una realtà; ma,
dice il nostro testo, « tutti i figliuoli d’Israele avevano della
luce nelle loro dimore ».
Quale luce e proprio in ogni
casa? Insuperabili limiti di
spazio ci costringono a rispondere con poche parole. I credenti in Dio e i discepoli di
Cristo conoscono la vera luce;
essa risplende in loro anche in
tempi oscuri e paurosi. Non la
cercano dove essa non c’è, ma
dicono con il salmista: « La tua
parola è una lampada al mio
piede ed una luce sul mio sentiero. O Eterno, fa levare su
noi la luce del tuo volto! ».
Ermanno Rostan
2
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RASSEGNA
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»attito sull’aborto ed i
II
valori in gioco
Riassumiamo un articolo di L. Rumpf - Aborto e società dei consumi - Male sociale e
condanna individuale - Il figlio non è un mezzo di punizione
Michel Schooyans, professore aH’Università di Ltxvanio, ha recentemente scritto im articolo che mette in questione ie
posizioni più progressiste sulla questione
dell aborto i. Con argomentazioni molto
simili a quelle usate da noi dal movimento cattolico integrista « Comunione e liberazione » (vedi Com-Nuovi tempi, n. 14
n. 3), Schooyans attribuisce la tendenza
diffusa alla liberalizzazione
dell aborto, allo sviluppo della civiltà tecnologica, che moltiplicando la presenza
di beni sul mercato, ha assoggettato l’uomo alla legge del consumo. Ma «l’imperativo del consumo postula la limitazione del numero di coloro che partecipano ai beni disponibili ».
La tecnica, ampliando illimitatamente
le possibilità deH’uomo, fa sì che questi
_ si senta sempre meno responsabile delle
azioni che compie. La padronanza dei
mezzi scientifici è tecnici « ha accreditato
lidea secondo cui la forza fa il diritto:
10 si vede nelle relazioni tra paesi ricchi
e Terzo 'Mondo. Questa doppia padronaliza dà insomma aH’uomo l’impressione di
essere il signore di se stesso — e quindi
11 signore dell’altro».
Anche la professione medica, secondo
Schooyans, sarebbe privata del suo carattere « liberale » per essere asservita al
nuovo totalitarismo tecnologico. Il caso
dell'aborto ne è un sintomo grave, in
quanto il medico è costretto a tradire la
propria etica (il «Giuramento di Ippocrate » vieta espressamente le pratiche
abortive), per diventare un « mercenario
della società dei consumi ».
Non basta affermare, come fanno anche i teologi favorevoli alla depenalizzazione dell aborto, che il bambino vive
umanamente soltanto se è accettato; sono io che costituisco l’altro nella sua soggettività? resistenza dell’altro è forse subordinata al mio consenso e condizionata dal riconoscimento che le accordo o le
nego? posso io rifiutare di prendere atto
della sua esistenza? ». ^
La conclusione è quindi che l’esigenza
morale va riaffermata in tutto il suo rigore, salvo poi lasciare una certa libertà
al giudice, « che può tener conto delle
cÌrcost3.nz£ sttcnuanti o 3.ggrav3.nti » €
al consigliere spirituale, « che particólarizza le esigenze e porta il perdono »
* * *
Ora Louis Rumpf, professore alla facoltà di teologia dell’Università di Losanna, risponde a Schooyans sull’ultimo numero dei « Cahiers protestants » ^ Rumpf
comincia col notare che questa posizione
non si trova soltanto in campo cattolico,
e cita 1 analisi della « morale tecnologica »
fatta da Jacques Ellul^, nonché un artillo del giurista protestante Werner
Kügi: « È vero che il diritto non si può
prefiggere un massimo etico. Questo è
stato d’altronde sempre un pericolo limitato; l’altro pericolo, che è oggi di gran
lunga il più grave e il più reale, è di sacrificare anche il minimo etico in materia di diritto. Ma allora i diritti dell’uomo e lo stato di diritto fondato su
norme fondamentali e imprescrittibili non
saranno più che parole al vento (...). Riconfermare la validità dell’ordine « in vigOTe » — e che da molto tempo non lo è
più — non è una soluzione, è rassegnazione (allusione alla decisione del Consiglio
nazionale svizzero che, con 90 voti contro
82 e 12 astensioni, ha respinto le proposte
di modifica alla legislazione e optato per
lo statu quo. N.d.r.): ma la liberalizzazione attraverso la soluzione a termine
(proposta di lasciar la madre libera di
decidere entro le prime 12 settimane dal
concepimento. N.d.r.) non è neppur essa
una soluzione; è una capitolazione (...)
Bisogna riconoscere che nelle soluzioni
« semplici » non c’è che un accomodamento superficiale. Bisogna trovare il
modo di rispondere efficacemente alle
gravi necessità, ma senza mettere in questione il diritto alla vita.
Si tratta di un’impresa globale di ampio respiro. Ma ciò che è fondamentale
qui, come nella protezione dell’ambiente,
è il risveglio del rispetto di fronte alla
vita e una responsabilità vigilante verso
la vita » ‘.
Rumpf riconosce che questi avvertimenti sono da tenere presenti. Stiamo infatti
assistendo a una mutazione etica di grande portata, ed è quindi essenziale misurare tutte le conseguenze delle nostre decisioni. « Non basta cancellare dalla legislazione, totalmente o parzialmente, l’in
criminazione dell’aborto per sopprimere,
ipso facto, la gravità dell’atto che consiste nell’annientare una vita destinata a
diventare umana ».
Tuttavia, secondo Rumpf, gli avversari
dell’aborto non rispondono a due problemi reali, che nella nostra società hanno assunto una dimensione primaria. Si
tratta delTautonomia della donna e del
rispetto del bambino.
Già Bonhoeffer, che tuttavia era decisamente contrario all’aborto, riconosceva
che non si può scaricare su una persona
quella che è una colpa della società:
« quando è un atto di disperazione commesso in uno stato di abbandono e di
miseria umana ed economica, la colpa me
ricade molto più sulla società che sul
singolo » ^^.
Ma se questo è vero, la prima conseguenza da trarne Sul piano legislativo è
di depenalizzare la donna, anche perché
l’uomo, che è ugualmente responsabile
dell’atto procreativo, non è mai incriminato.' « La facilità con cui il maschio sfugge alle conseguenze dei propri atti, mentre la donna le deve sopportare, non è la
causa minore della rivolta che' è esplosa
in questi ultimi anni nei movimenti di liberazione della donna ».
Certo, la società dei consumi ha provocato il moltiplicarsi delle pratiche abortive. A Ginevra, per esempio, un’inchiesta
ha diniostrato che le donne che desiderano ricorrere all’interruzione di maternità legale provengono in maggioranza
da ambienti che godono già di un minimo
di comodità®. Ma appunto qui sta il problema: la tecnica non è soltanto demoniaca, ma è veramente ambigua, nel senso
che « i mali che genera sono il rovescio
di alcuni progressi che essa permette ».
La liberazione dai lavori domestici resa
possibile dallo sviluppo tecnico ha effettivamente permesso, e nello stesso tempo resa necessaria, la promozione professionale della donna. « L’aborto ha preso oggi un carattere che non ha mai avuto in passato, per il fatto che si trova in
serito in questa mutazione della condizione femminile. Di conseguenza, la repressione deH’aborto urta contro la difficoltà
che essa penalizza le donne che sono « beneficiarie » di una emancipazione che fa
di una maternità indesiderata una prospettiva desolante », ossia un regresso
verso l’inferiorità sociale.
L’altro grande problema è quello del rispetto della vita. Ora, osserva Rumpf, le
esigenze che possiamo trovare nelTAntico
e nel Nuovo Testamento sono sorte in
un’epoca in cui la vita del bambino non
contava nulla, e il padre aveva piena facoltà di vita o di morte sul figlio.
A questo disprezzo della vita, si è sostituito oggi un senso di responsabilità che
fa sì che si voglia assicurare ai figli una
vita veramente umanq. Rispetto della vita
può dunque sòltanto significare: rispetto
della qualità della vita. D’altra parte, come dice André Dumas, la Bibbia non sacralizza la vita, ma invita a santificarla ^
Questa preoccupazione si può sintetizzate con ie parole del teologo americano
C.F. Reuss: « Un bambino è troppo prezioso per diventare un mezzo con cui la
società punisce i suoi genitori per le circostanze in cui è Stato concepito ».
Bruno Rostagno
a colloquio
con I lettori
Nel corso delle sedute, tenutesi a fine
aprile a Torre Pellice, della Tavola Valdese e del Comitato Permanente Metodista
è stato affrontato anche il problema del
nostro settimanale. Nella sua relazione il
Comitato redazionale ha messo in evidenza alcuni fatti. Il primo a cui possiamo
alludere oggi è il discreto risultato dell’operazione di lancio effettuata in gennaio. Malgrado il cambio di direzione, di
amministrazione che ha impedito una
operazione più vasta ed organica, sono
oltre 500 i membri delle nostre comunità
che si sono abbonati nel primo trimestre
dell’anno. Questo porta a circa 3.500 le
copie del giornale che 'stampiamo ogni
settimana.
La cifra è discreta, ma raffrontata alle
necessità della nostra diaspora ed alla
nostra possibilità è pur sempre esigua.
Si tratta dunque di fare un grosso sforzo organizzativo per portare il numero
degli abbonati e lettori del giornale su
posizioni di un minimo di 4.000 copie che
potrebbero anche diventare, con un qualche sforzo, 5.000. Per questo sarà necessario un ulteriore lancio in autunno, con
diffusione a tappeto nelle comunità, invio [di copie omaggio ecc. ma soprattutto
occorre che ogni fratello si faccia responsabile di un’azione di “propaganda”, se
così può dirsi. Nessuna organizzazione generate può sostituire una parola, un invito personali.
In secondo luogo deve diventare, sempre più chiaro a tutti che è un preciso
dovere per ogni famiglia evangelica valdese e metodista ricevere il giornale e
leggerlo. Una casa senza giornale si priva
di uno strumento di colloquio e di ricerca
fondamentale.
Il Direttore
^ Michel Schooyans : L’avortement, problème
politique, Nouvelle Revue théologique, 1974/10,
p. 1031-1053.
^ Louis Rumpf : Les débats sur l’avortement
et les valeurs en jeu. Les Cahiers protestants,
n. 2, aprile 1975, p. 9-27.
® Jacques Ellul, Le vouloir et le faire, Labor et Fides 1974, p. 151-162.
^Werner KäGI: Der Schwangerschaftsabbruch
und das Recht auf Leben, in Zur Frage des
Schwangerschaftsabbruches, Reinhardt, Basilea
1974, p. 123 SS.
® D. Bonhoeffer, Etica, Bompiani, Milano
1969, p. 147.
® Una sintesi dell’inchiesta è stata pubblicata
in Choisir, gennaio 1972.
‘ in Le livre blanc de l’avortement. Le Nouvel
Observateur, p. 66.
RAI-TV
15 maggio - NUMERO ARTICOLATO: Nei
giorni scorsi, numerosi lavoratori evangelici italiani e francesi hanno partecipato ad un incontro svoltosi presso il centro ecumenico di Agape,
in Piemonte. In tre giornate di studio essi hanno messo a confronto le rispettive esperienze vissute in ambienti di lavoro spesso assai diversi,
ma tutte orientate in una esigenza unica: essere
pienamente e coerentemente dei testimoni di uno
stesso evangelo. I risultati di questo incontro
verranno illustrati dalla rubrica nel suo numero
odierno, nei corso del quale verranno illustrati e
commentati altri avvenimenti che, negli ultimi
giorni, hanno caratterizzato la vita e la testimonianza del mondo evangelico italiano ed internazionale.
CONVEGNO A FIRENZE
e sicurezza sociale
Promosso dal Servizio di Azione Sociale della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia si è svolto a Firenze dal
25 al 27 aprile u.s. presso l’istituto Comandi un convegno sul tema « Diakonia
evangelica e riforma assistenziale ».
L’interesse per questo incontro era, vivo, essendo stata l’assistenza lasciata in
coda ai programmi di riforma nel nostro
paese ed essendo estremamente urgente
oltre al superamento dell’attuale crisi,
anche l’indicazione di nuove linee di tendenza.
Il convegno non ha smentito queste
aspettative; è stato denso di confronti e
di opinioni in una ricerca sofferta di trovare una collocazione più precisa delle
nostre opere sia dal punto di vista del
servizio reso, sia da quello della testimonianza che coloro che sono itnpegnati
tèntono di dover dare.
'La relazione introduttiva del Pastore
Alberto Taccia ha tracciato un quadro
della vita dei nostri istituti che, nati in
un’epoca di risveglio per rispondere ad
esigenze di una società ancora omogenea (rurale e patriarcale), si trovano ora,
mutati i tempi, a dover far fronte alle esigenze di ricovero che la società industriale sta creando con la sua logica ferrea di
emarginazione di chi si trova fuori del
ciclo produttivo (minori, handicappati,
anziani).
La relazione ha preso poi ancora in
esame per grandi linee le risposte che
attualmente si tenta di dare nell’ambito
delle nostre comunità.
A) Da una parte vi è chi richiede, date le poche forze disponibili, che le opere
si rivolgano a rispondere alle esigenze di
servizio e di testimonianza all’interno delle comunità.
B) Dall’altra vi è chi ritiene che vi
sia una corresponsabilità nostra con gli
altri. La testimonianza è quindi vista
come contestazione deH’attuale situazione
e come ricerca di soluzioni per il rinnovamento della società affinché non abbia
più come obiettivo il solo profitto ma
l’uomo; lottando contro le cause che determinano Temerginazione e facendo azione di prevenzione, ricupero e reinserimento.
Il convegno è proseguito ospitando alcuni esponenti politici (DOPCI) che hanno tracciato il quadro dello stato attuale
dell’iter parlamentare relativo alle proposte di legge sulla riforma dell’assistenza. Una caratteristica che è comune a
queste proposte è quella di sostituire al
concetto di assistenza per le varie categorie (minori, anziani handicappati ecc.)
un concetto più ampio che è quello della
sicurezza sociale come diritto a cui ogni
cittadino deve poter accedere.
Questa visione dovrebbe portare al superamento di molte delle attuali strutture che, essendo nate per categorie particolari di utenti, finiscono per essere rinchiuse su se stesse.
La proposta è quindi di andare verso
la creazione di Unità Locali dei Servizi
sociali e sanitari, aperte a tutti e aventi
come obbiettivo; la prevenzione, la riabilitazione e il reinserimento dell’utente.
In questa prospettiva ampio spazio verrà dato alla lotta ed alle rimozioni delle
cause che producono le malattie o la richiesta di interventi sociali, prevedendo
al massimo grado l’autonomia economica dei cittadini pensioni sociali legate al
costo della vita ecc. ed una serie di servizi di base.
Tutto questo per far fronte alle nuove
necessità venutesi a creare a causa delle
forti emigrazioni dalla campagna verso
la città e dal sud verso il nord; necessità
un tempo non avvertite ma ora ritenute
irrinunciabili (scuole e abitazioni per
tutti, minimo vitale e previdenze sociali e
sanitarie, trasporti, ecc. ecc.)
Attualmente, hanno affermato gli oratori, sarebbero sufficienti i 1500 miliardi
che gli Enti parassitari e le mutue spendono ogni anno in Italia per realizzare
questo servizio sociale su tutto il territorio nazionale.
Le Regioni dovrebbero avere le competenze in materia di studio, di progettazione e finanziamento di questi servizi e
mettere in grado i comuni singoli o consorziati di gestirli sul territorio.
È comprensibile come da molte parti
si siano levate fortissime resistenze all’attuazione di questi programmi, dato il
carattere confessionale e spesso speculativo di gran parte degli istituti e dato il
grosso serbatoio di voti e di clientele che
l’assistenza ha da sempre costituito.
Gli oratori hanno concluso indicando che
spetta ora al paese il richiedere con forza che questo nuovo concetto di sicurezza sociale venga al più presto approvato
e reso esecutivo.
A questi interventi ha fatto seguito un
nutrito dibattito. Molto chiara la sensazione di trovarci davanti ad un bivio e la
necessità di trovare nuove forme di intervento.
C’è da rammaricarsi che data l’attualità le nostre opere in fondo fossero cosi
poco rappresentate.
Scarsa sensibilizzazione di chi ci lavora? Possiamo ignorare le nuove esigenze
che vengono espresse da più parte nel
paese?
Abbiamo noi un compito preciso nel tenere aperto il dialogo? Su questi interrogativi riteniamo sia importante soffermarci per trovare una risposta che abbia un futuro.
A. L.
3
f
NOTE DI VIAGGIO
W • •
Neììa Germania Orientale
non si è cristiani a buon mercato
Eisleben, la città dove Lutero nacque
e morì, ha due monumenti: uno al Riformatore, l'altro a Lenin. Quello di Lutero,
nella piazza centrale della cittadina, ha
sul piedestallo quattro bassorilievi; tre
presentano momenti importanti della sua
vita, il 4° raffigura « la vittoria della Riforma ». Anche il volto e il portamento
di Lutero, ritratto in piedi e avvolto nella
toga dottorale, esprimono forza, decisione, fermezza, sicurezza di sé — quasi un
atteggiamento di sfida. Tutto il rnonumento è espressione di un protestantesimo vincente.
L’altro monumento, a poco più di un
centinaio di metri da quello di Lutero è
una statua di Lenin, giunta lì attraverso
molte peripezie. Fu portata in Germania
dalla Russia come bottino di guerra dall’esercito hitleriano. Doveva essere fùsa
per ricuperare il metallo di cui è fatta,
ma un gruppo di operai di Eisleben riuscirono a trasfugarla e nasconderla fino
alla fine del conflitto. La statua fu allora
riportata alla luce e collocata lungo la
via principale della cittadina.
Questi due monumenti, benché muti,
dicono molte cose. Il loro accostamento,
che peraltro non è un affiancamento, può
suggerire molte considerazioni. In che
rapporto stanno tra loro? Esiste un rapporto tra loro? I due monumenti simboleggiano due svolte decisive nella storia
del paese e dell’Europa. Lutero e Lenin,
protestantesimo e socialismo, rivoluzione
religiosa e rivoluzione sociale; due epoche, due mondi, ma soprattutto due scelte radicali, due grandi movimenti di idee
e di popolo, per certi aspetti affini, per
altri diversi; due movimenti (ma oggi
sono ancora dei movimenti? o non piuttosto dei sistemi?) che non potevano e
non possono non incontrarsi e nello stesso tempo anche scontrarsi, che comunque non potevano e non possono ignorarsi e neppure soltanto fronteggiarsi; si dovevano e si devono confrontare anche se
oggi, proprio in Germania Qrientale, il
confronto appare piuttosto congelato.
Eppure i rapporti tra stato socialista e
chiesa cristiana sono cambiati negli ultimi tempi. Da puramente burocratici,
com’erano ai tempi dello stalinismo, sono diventati diplomatici. Un certo disgelo
è in corso! Si stanno superando dalle due
parti irrigidimenti, diffidenze sospetti.
Regna un certo fair-play. Da un lato lo
stato s’è reso conto che la chiesa è Tunica
formazione sociale che esso non sia riuscito a integrare nel proprio sistema; lo
stato deve quindi accettarne la presenza
come realtà autonoma —• solidale ma non
integrata — nel quadro della società socialista.
Dal canto suo la chiesa s’è resa conto
che la nuova situazione in cui il paese ed
essa stessa sono venuti a trovarsi con
l’avvento del socialismo non è provvisoria ma duratura e quindi, se non vuole
isolarsi e diventare lentamente una setta, deve fare i conti con questa realtà.
Così, la domanda cruciale che la parte
più consapevole della chiesa oggi si pone, in quel paese, è: « Cosa significa essere cristiani in una società socialista? ».
Certo, il protestantesimo in Germania
Qrientale non è più quello vincente che
eresse il monumento a Lutero e vi scolpì
un pannello per consacrare la vittoria
della Riforma. È un protestantesimo — un
cristianesimo, possiamo dire, dato che la
assoluta maggioranza dei cristiani in
quelle regioni è protestante — decimato.
Decimento ma non rassegnato; indebolito numericamente ma non spiritualmente. Anche in Decidente il cristianesimo è
decimato, ma la chiesa è ancora un’istituzione potente e influente: lo sanno bene
gli italiani!
Nei paesi dell’Europa Orientale (tranne
la Polonia, dove il cattolicesimo è ancora
molto forte), il cristianesimo non ha più
o quasi più potere ed è stato drasticamente ridimensionato sul piano numerico. La « chiesa di popolo » è ormai dissolta, anche se il quadro istituzionale continua a funzionare. Non esiste più un cristianesimo di massa. I cristiani sono una
piccola minoranza. In Germania Orientale su 100 giovani, solo 10 fanno la confermazione, Anche i battesimi si fanno rari.
Un numero relativamente cOsì basso di
confermati dipende in buona parte dalla
secolarizzazione,' in parte anche dalla
propaganda antireligiosa che continua a
essere praticata nelle scuole. In qualche
caso i giovani non si fanno confermare
per non dichiararsi apertamente cristiani: temono che ciò li possa danneggiare.
Ho chiesto a un pastore se questa paura
è giustificata. Ha risposto: « Secondo le
autorità statali, no ». Ufficialmente tutti i
cittadini sono uguali davanti alla legge.
Di fatto però essere cristiani non è una
raccomandazione, È assai meglio non esserlo.
Si è dunque definitivamente spezzata
l’unità tra società civile e comunità religiosa (il famoso corpus christianum), non
solo a livello di istituzioni ma anche di
popolo. Lì è davvero finita l’era costantiniana (Costantino è Timperatore che fece del cristianesimo la religione delTimpero). Lì si sente parlare con insistenza
di chiesa come diaspora, comunità di cristiani dispersi, disseminazione di credenti attraverso il paese.
Essere cristiani in Germania Orientale
costa qualcosa. Non c’è persecuzione, legalmente i cristiani hanno gli stessi diritti degli altri cittadini, c’è però una discriminazione di fatto, praticata soprattutto nella scuola: difficilmente i cristiani possono accedere a studi di livello universitario. Anche per questo il motivo di
maggior tensione, oggi, nei rapporti tra
stato e chiesa è {’educazione. Anche a livello di docenti gli insegnanti cristiani sono esclusi dai livelli superiori. Nei nuovi
enormi insediamenti urbani che si stanno costruendo alla periferia delle grandi
città nessun locale ecclesiastico può essere costruito: i culti e le riunioni si tengono nelle case. La chiesa ha un culto alla radio la domenica mattina ma non ha
un notiziario e non ha un programma televisivo. Per esplicito divieto del partito
un cristiano non può essere membro del
partito comunista. Il cristiano sta diventando in qualche caso e potrebbe sempre più diventare in futuro la nuova figura delTemarginato sociale.
Malgrado queste restrizioni in nessun
cristiano ho notato atteggiamenti nostalgici verso il passato, religioso e politico.
Benché sottilmente discriminata, la chie
sa non è diventata reazionaria. Esistono
indubbiamente dei problemi non risolti
di libertà che i cristiani (e non solo loro)
sperano vengano avviati a soluzione a
partire dall'assetto socialista della società e non tornando indietro al capitalismo.
I cristiani dell’Est sono critici verso certi aspetti del regime comunista ma non
sono anticomunisti. Del resto le realizzazioni del regime comunista per quanto
concerne la sicurezza del lavoro e l’assistenza sanitaria sono evidenti e apprezzate da tutti.
La chiesa dunque non è né riostalgica
né reazionaria anche se per lei, che fu
maggioranza assoluta, non è facile imparare a considerarsi e comportarsi come
minoranza e come diaspora; non è facile
per lei che fu onorata e privilegiata abituarsi a essere fatta oggetto non di aperta ostilità ma di svariate restrizioni e di
una certa discriminazione, non legale ma
ugualmente reale; non è facile per lei che
in pratica si identificava col popolo tornare a essere « forestiera e pellegrina »
nella propria patria. Non è facile, ma corrisponde abbastanza alla situazione della
chiesa, secondo il Nuovo Testamento.
Ho chiesto a un pastore se secondo lui
l’atteggiamento che K. Barth suggeriva
ai cristiani dell’Est nei confronti dello
stato socialista nella sua « Lettera a un
pastore dela Repubblica Democratica Tedesca » (del 1958) — Barth, tra l’altro,
consigliava al pastore di leggere e rileggere attentamente il capitolo 29 del profeta Geremia) — era da ritenersi valido e
oggi ancora proponibile. Mi ha risposto:
« Sostanzialmente sì, anche se in quella
lettera c’erano alcune ingenuità ».
Durante il mio breve soggiorno ho visto varie volte, nelle chiese, sotto il pulpito, la semplice scritta: « Gesù vive ».
Era il tempo di Pasqua. Ma per la fede è
sempre tempo di Pasqua.
Paolo Ricca
Diventati rumeni
resteranno protestanti ?
Questa legge prescrive che tutti i monumenti, oggetti d’arte, manoscritti ed opere
di valore devono essere messi a disposizione di una « commissione centrale di stato
per i beni culturali nazionali ».
Spetta a questa commissione stabilire se
gli oggetti in questione debbano essere ceduti allo stato dietro risarcimento. Qualora le organizzazioni private o i singoli vogliano restare proprietari di questi oggetti
debbono dimostrare di essere in grado « di
assicurare uno spazio igienico ed un microclima adeguati ».
Un altro decreto stabilito dal governo e
notificato ai circa 35.000 pastori e responsabili ecclesiastici stabilisce che i singoli
e le chiese devono ottenere una àutorizzazione preliminare dal Dipartimento culti
per poter ricevere dei doni, di qualsiasi
natura, sia dalTinterno che dall’estero.
Dal momento che le chiese rumene riformate e luterane della Transilvania dipendono in buona parte dall’estero, non
solo per quanto concerne la vita materiale, ma anche in fatto di cultura e di teologia, questa misura è evidentemente una
forma di discriminazione verso le minoranze confessionali.
Va tenuto presente che la Transilvania
è stata unita al territorio nazionale rumeno solo dopo la guerra del 1914-18 e che
prima faceva parte del territorio austroungarico. E in Transilvania vivono oggi ancora delle minoranze estremamente importanti: di origine ungherese, tedesca e
serba, di confessione riformata, luterana e
cattolica. Si contano 2 milioni di cittadini
rumeni di nazionalità ungherese e mezzo
milione di nazionalità tedesca di origine
sassone e sveva. Ufficialmente l’unità sociopolitica è realizzata dalla costruzione dello
stato socialista, ma di fatto il problema
delle diverse nazionalità è uno dei problemi più scottanti della politica interna rumena oggigiorno. Nonostante la Costituzione sancisca alle « nazionalità coabitanti »
gli stessi diritti dei cittadini d’origine rumena, l’applicazione di questi principi rimane assai problematica.
Per la difesa dei diritti delle minoranze
sono stati creati i « Consigli dei lavoratori
echi
dal mondo cristiano
Qnieñcct
Miami (Relazioni Religiose) — Ne.gli
Stati Uniti vivono attualmente circa 3(K)
profughi haitiani che hanno chiesto regolare asilo politico secondo la procedura
statunitense. Dato che tra gli USA e Haiti
esistono ottimi rapporti commerciali e
quindi buoni rapporti diplomatici, spetta
ai tribunali USA decidere se la richiesta
d’asilo è lecita o meno e se essa non suoni come un’offesa al governo haitiano,
che tanti investimenti redditizi finora ha
concesso ai capitali americani. I profughi haitiani si sono subito appoggiati alle forze che fanno capo alle Chiese più
importanti. Il Dipartimento di Stato americano ha reso noto che non essendoci in
Haiti nessuna aperta persecuzione contro qualcuno, i profughi haitiani si fanno
scudo di motivi politici per evadere il rigore della legge USA, che regola l’immigrazione. I profughi haitiani, dal conto
loro, sostengono che Duvalier sarebbe
felicissimo di farli passare a miglior vita, dopo averli abbondantemente torturati. E dato che questi problemi non interessano i capitali USA ad Haiti e quindi il Ministero degli esteri USA, vari
gruppi religiosi statunitensi si stanno battendo affinché ai rifugiati politici haitiani sia concesso di poter lavorare nella
patria della democrazia.
Sui'&ha
di nazionalità ungherese, tedesca, serba e
ucraina » di cui fanno parte personalità del
PUR. In realtà questi consigli sono lì per
facciata e poco più. Non sono stati convocati per ben 3 anni e la loro ultima assemblea (4-5 aprile 1974) ha evidenziato ancora
la loro impossibilità d’azione e il loro
stretto controllo da parte del partito. Ciononostante, in assenza del capo del PCR e
del presidente Ceaucescu e dei principali
responsabili del partito durante la prirtìa
giornata, i rappresentanti delle minoranze
hanno osato criticare la politica di « rumenizzazione » imposta dal partito « in un
clima di fiducia e di lealtà nei confronti
del partito e del suo presidente ».
Le principali rivendicazioni espresse
pubblicarhente concernevano la scuola e
la politica di « rumenizzazione » della
gioventù al seguito della legge del 1973
che riorganizza il sistema scolastico procedendo alla soppressione progresiva delle scuole di lingua tedesca ed ungherese.
I membri del Consiglio hanno addirittura avuto l’audacia di richiedere di non essere più nominati dal partito ma direttamente dalla popolazione interessata.
Ma tutte queste richieste sono presto
rientrate nell’atmosfera abituale di una
riunione controllata dal partito; il secondo giorno infatti il comportamento di
Ceaucescu denotava una rottura completa verso le critiche avanzate dalle minoranze ed un irrigidimento della politica
di « rumenizzazione ». Questa politica significa la progressiva soppressione di tutto ciò che concerne la specificità di queste minoranze. Ed il protestantesimo come il luteranesimo è una delle maggiori
componenti di questa specificità. Separate dal loro guscio culturale, religioso e
storico, potranno queste minoranze resistere all’assalto della « rumenizzazione »
senza perdere con la loro cultura anche
la loro fede e la loro identità confessionale? Ritrovatisi rumeni loro malgrado,
potranno ancora, gli ungheresi, i sassoni
e gli svevi, restare protestanti?
(adattato da ”La Vie Protestante”, 11 aprile 1975).
Roma (bip-snop) — Una comitiva di
pellegrini protestanti degli Stati Uniti,
guidati da Howard Blake, fratello delTexsegretario generale del CEC, s’è recata
ultimamente a Roma per Tanno santo,
ed è stata ricevuta in udienza dal Papa.
Lo stesso giorno un coro anglicano, il
« London Boys Singers » ha cantato per
il Papa il «Tu es Petrus» (Tu sei Pietro), ed un inno alla Vergine.
Riportando queste scarne notizie di
agenzia che non abbiamo potuto controllare, ci domandiamo perplessi quale significato esse possano avere e se, invece
di portare un contributo positivo a un
chiaro dialogo ecumenico, non servano
piuttosto a confondere ulteriormente i
termini della questione.
Grenoble (I.C.I.) — Dom Hledr Camara, che ha ricevuto in marzo il dottorato honoris causa alTUniversità della Sorbona, nel corso di una conferenza tenuta
a Grenoble ha denunciato le società multinazionali per i pericoli che esse rappresentano per la libertà dell’uomo; ha violentemente criticato Torganizzazione industriale e militare delle superpotenze; ed
ha auspicato la creazione di scuole superiori per la pace: «Esse dovrebbero stimolare la ricerca di mezzi in grado di valutare lo sviluppo; se cioè quanto vien
fatto serve realmente allo sviluppo intero dell’uomo e di ogni uomo (...). Dovrebbero operare una conversione delle
multinazionali ; non più al servizio di
gruppi sempre più ristretti di persone,
ma realmente al servizio dell’umanità ».
Atene (bip-snop) — « Lo Stato e la
Chiesa ortodossa sono sempre stati i pilastri della Grecia », ha dichiarato M.
Stassinopoulos, presidente greco, nel
corso d’un ricevimento in onore della gerarchia ortodossa. Egli ha aggiunto ancora : « I legami tra lo Stato e la Chiesa
sono sempre stati salutari ed hanno influenzato il destino della nazione nel corso della sua storia. Lo Stato ha il dovere
dì proteggere la Chiesa e deve considerarla come una fonte di luce e di sostegno morale ».
Nella sua risposta l’arcivescovo Seraphim, primate greco, ha detto : « La santa ortodossia, che sola esprime lo spirito cristiano nella sua purezza, è stata la
forza segreta per la sopravvivenza delTellenismo (...). I legami tra l’ortodossia
e la nazione costituiscono una garanzia in
un presente incerto e per un avvenire glorioso ».
Ci sembra che la "santa ortodossia” invece di partecipare a banchetti in suo
onore farebbe meglio a pensare ai suoi
errori del passato e alle sue connivenze
col regime dei colonnelli, e meditasse un
po’ seriamente il Sermone sul monte!
4
Un cammino breve
ma già ricco di insegnamenti
Una breve storia deirecumenismo può
essere fatta iniziare circa nella seconda
metà del secolo XIX.
Allora nel mondo cominciava a nascere, insieme ai progressi scientifici di ogni
genere, anche ima nuova coscienza collettiva che rifiutava rindividualismo e il
nazionalismo delle Chiese dei secoli precedenti.
Ed ecco che vengono create Alleanze di
Confessioni protestanti in tutta l’Europa
(Alleanza Riformata, Luterna ecc.).
Dal 1855, stabilita una base comune tra
le confessioni, viene creata una Alleanza
universale che riunisce gruppi interi di
credenti e non solo più individui singoli.
Ci troviamo dunque di fronte a un primo tipo di lavoro ecumenico.
Un secondo tipo si manifesta nel 1905,
anno in cui si ha una prima federazione
di Chiese aH’interno di un paese: è la
« Federazione Protestante di Francia » che
riunisce Battisti, Luterani, Metodisti e
Riformati.
Il terzo tipo è costituito da gruppi giovanili studenteschi, (Federazione degli
Studenti Cristiani), con lo scopo di studiare e creare una vita comune.
Il ravvicinamento delle Chiese è visto
come elemento di predicazione e applicazione del Vangelo nelle sue conseguenze
sociali cosi come nel suo messaggio all’individuo.
Edimburgo 1910
Il movimento ecumenico riceve il suo
primo vero impulso da «La Conferenza
Universale delle Missioni », riunita a Edimburgo nel 1910 sotto la presidenza di John
Mott.
In questa conferenza fu auspicato di
giungere, in un prossimo avvenire, alla
costituzione di una Chiesa cristiana unita superando le distinzioni di denominazione.
Il problema era sollevato dalle Missioni che vedevano la loro efficacia e la loro autorità diminuite dal frazionamento
delle singole opere, il quale risultava incomprensibile agli indigeni.
Nel primo dopoguerra il movimento
ecumenico si espande in due direzioni,
una più pratica « Vita e azione » (Life and
Work), una più teologica « Fede e costituzione » (Faith and Order).
Evanston
La prima di queste linee ecumeniche
ha la sua assemblea a Stoccolma nel 1925.
I partecipanti erano animati da una
doppia idea:
1) La ricerca di un programma di azione comune che aprisse alle Chiese la via
dell’unità.
2) Le Chiese hanno il dovere di cercare insieme quelle ispirazioni e quegli
insegnamenti che sono contenuti nell’Evangelo.
A questo movimento si ricollega la Conferenza di Oxford, tenutasi nel 1937, nella
quale si ribadirà inoltre che il primo dovere di una chiesa è quello di essere veramente una chiesa che compie la volontà di Cristo.
Vita e azione
Contemporaneamente aveva assunto
valore il Movimento « Fede e Costituzione » (Faith and Order), che tenne una
prima conferenza a Losanna.
Furono trattate questioni teologiche,
della dottrina, della natura, della Chiesa
visibile e invisibile, delle parole di Dio e
dei sacramenti.
Questi ed altri problemi furono poi ripresi in una seconda conferenza a Edimburgo (1937).
In seguito, dopo molte indecisioni e discussioni, si giunse a un’unione di questi
due movimenti, uno pratico e uno teologico, in un Consiglio ecumenico delle
Chiese.
I dieci anni che seguirono (1938/48),
possono essere considerati come un periodo di transizione, nel quale il movimento ecumenico rimase in via di formazione.
I progressi scientifici, rindustrializzazione, i problemi del proletariato e la rivoluzione comunista posero il problema
della responsabilità della chiesa nel
mondo.
L’orrore della seconda guerra mondiale
sottolinea la gravità della situazione, ma
anche fa realizzare ai cristiani che il legame che li unisce al Cristo è più forte
di tutto il resto e rappresenta un’ulteriore passo nella ricerca ecumenica.
In questo periodo nacquero organizzazioni per l’aiuto dei popoli perseguitati,
evacuati e si cercò di essere solidali con
gli Ebrei.
Amsterdam
Alla fine di questi anni oscuri era necessario rm nuovo inizio per la cristianità, inizio che si ebbe nel 1948 con una
nuova assemblea ecumenica ad Amsterdam.
In questa assemblea venne costituito
ufficialmente il Consiglio ecumenico delle Chiese la cui sede fu fissata a Ginevra
e che raccoglieva nel mondo la maggioranza delle Chiese evangeliche e gran
parte di quelle ortodosse.
« Questa Assemblea segna l’inizio di
una nuova epoca per la nostra Fede cristiana ». Quattro sezioni divise esaminarono qui i seguenti problemi:
1) La chiesa xmiversale;
2) La testimonianza della chiesa;
3) Il disordine della società;
4) Il disordine internazionale;
e vennero puntualizzate e chiarite le divergenze emerse nelle precedenti assemblee.
In pratica il messaggio che possiamo
sintetizzare da quest’incontro di Amsterdam proclama la volontà di vivere e lavorare insieme.
Fede e Costituzione
A questa seguì una seconda Assemblea
a Evanston negli U.S.A. a cui parteciparono 163 Chiese di 48 paesi. (1954).
Il tema centrale era « la speranza cri
stiana nel mondo di oggi », fatto oggetto
di imo studio particolarmente accurato
nel mondo intero.
Altri continuarono la riflessione e la
azione già intraprese ad Amsterdam a
proposito dell’evangelizzazione e delle
questioni sociali e internazionali.
Quello che ha occupato un gran numero di osservatori è la ricerca del concreto, l’accento messo sulla realtà delle
Chiese nella vita.
Il movimento ecumenico ha dimostrato che non intendeva diventare una costruzione sapiente, una gerarchia di consigli, una burocrazia.
New Delhi
La terza assemblea generale del Consiglio ecumenico delle Chiese si è tenuta
a Nuova Delhi, alla fine del 1961.
In questa Assemblea, tre grandi sezioni
hanno messo a fuoco i temi della testimonianza, del servizio, dell’unità.
I quattro atti importanti dell'Assemblea furono:
1) Accettazione della nuova base del
Consiglio ecumenico in quanto esso si è
definito una « Associazione fraterna di
Chiese che, secondo le Sacre Scritture,
confessano il Signore Gesù Cristo come
Dio e Salvatore e si sforzano di rispondere insieme alla loro comune vocazione.
Consiglio Internazionale delle missioni
Fede e costituzione
QÜ
o
cc
m
1^
Vita e azione____________|
Associazione mondiale delle Scuole Domenicali
poi Consiglio Internazionale di Educazione Cristiana
1« AMSTERDAM (1948)
Fondazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese
2® EVANSTON (1954)
Prima Assemblea nel continente americano
NEW DELHI (1961)
Si unisce il Consiglio Internazionale delle Missioni
4® UPSALA (1968)
Nell'anno della contestazione
50 NAIROBI (1975)
alla Gloria del solo Dio Padre, Figiio e
Spirito Santo ».
2) Definizione deH’unità della Chiesa.
Con questa definizione, si dice che l’unità
è un dono di Dio ed esso si attua confessando Gesù Cristo come Signore e Salvatore, formando una unità totalmente impegnata, confessando la stessa fede apostolica e vivendo in comunione con l’insieme delle comunità cristiane.
3) Integrazione di due grandi organismi sinora distinti: Il Consiglio ecumenico delle Chiese ed il Consiglio Internazionale delle Missioni.
4) L’ammissione della Chiesa Qrtodossa Russa nel Consiglio ecumenico.
Patrizia Murerò
L’attuale Segretario Generale del CEC,
Philip Potter, personifica nella sua persona, la sua cultura, la sua nazionalità il
cammino percorso dal Movimento Ecumenico da Amsterdam a Nairobi. Egli
succede, metodista giamaicano, ai due
precedenti segretari: Visser’t Hooft e C.
Blake, riformato olandese il primo, presbiteriano statunitense il secondo.
È l’immagine del nuovo mondo ecumenico, radicato e collegato profondamente
col passato ma aperto anche alle nuove
realtà del futuro. La Quarta Conferenza
ecumenica, come le precedenti, è non solo un passo avanti nel cammino ecumenico ma anche un salto, uno scalino, un
fatto nuovo ricco di imprevisti e di speranze.
Non più l’Europa o l’America con la loro antica cultura e le chiese secolari, ma
l’Africa, il continente di Schweitzer e di
Livingston, che è un po’ quello che furono i popoli dell'Europa centrale, i Germani per la prima chiesa cristiana, che
sarà, forse, nel 2000 il nuovo continente
cristiano.
A Nairobi sarà presente una nuova generazione di credenti, uomini e donne che
non hanno vissuto il travaglio della prima generazione, gli approcci timorosi degli anni 20, le speranze del dopo guerra.
L’80% dei delegati non hanno mai partecipato ad una assemblea ecumenica, il
numero dei giovani, delle donne, dei rappresentanti delle chiese di colore sarà superiore a quello delle precedenti assisi.
Inizieremo nei numeri prossimi una riflessione sui temi di Nairobi in vista di
una preparazione ai suoi lavori.
Il movimento ecumenico
non è nostro ma del Signore
Il pastore riformato olandese W. A. Visser’t Hooft fu il primo segretario del Consiglio Ecumenico delle Chiese costituito ad Amsterdam. Le
sue memorie pubblicate due anni or sono in inglese sono state recentemente tradotte in francese, col titolo ”Les temps du rassemblement”,
presso le Editions du Seuil. Il grosso volume di 476 pagine costituisce
un documento di prim'ordine per una conoscenza diretta di questo primo periodo della storia dell’ecumenismo. Dalle ultime pagine di quest’opera abbiamo tradotto questa valutazione delle prospettive ecumeniche.
Difficile definire la differenza tra nuova
e vecchia generazione. Persone che conoscono male la storia dell’ecumenismo
hanno detto che il primo movimento ecumenico era volto verso se stesso e il nuovo verso l’esterno; è falsificare i fatti...
Questo non vuol dire che il nuovo orientamento non porti niente di nuovo. Quello che è cambiato non è il fatto che le
Chiese prendano il mondo sul serio, ma
che comincino ad avere un’altra idea della relazione tra il mondo e la Chiesa. Forse Robert Me Afee Brown si avvicina di
più a una definizione del nuovo orientamento quando parla dello spostamento
degli accenti e della ridistribuzione delle
priorità che conducono il cristianesimo a
uscire dalle preoccupazioni istituzionali e
ad impegnarsi con prodigalità al servizio
degli uomini...
Quando la COE dà oggi questa priori
tà ai problemi dello sviluppo, o quando
prende delle misure concrete nella lotta
contro il razzismo non rinnega certo il
mandato che ha ricevuto. Quando studiamo i problemi dell’unità della Chiesa alla luce dell’unità dell’umanità, non cambiamo poi eccessivamente l’orientamento,
ma cerchiamo di avvicinare due dimensioni che sono sempre state presenti,
senza che le si sia messe in rapporto
runa con l’altra.
In principio dunque, sono contento del
nuovo orientamento, ma questo non implica che approvi tutto quel che si dice
o si fa in nome del nuovo orientamento.
Abbiamo immensamente ragione di studiare « il programma del mondo ». Ma in
ultima analisi il programma che Dio dà
alla Chiesa (e che comprende evidentemente gli affari del mondo) deve avere
la priorità.
Si considera troppo sovente oggi la
Chiesa come una stazione di servizio spirituale. Si decide anzitutto dove si vuole
andare poi ci si va a ricaricare in chiesa;
vi si va ad attingere energie. Ma se la
Chiesa è la Chiesa di Gesù Cristo, essa
non ha che uno scopo: il Regno di Dio...
Spero dunque oggi che il dibattito immenso e sovente caotico che concerne le
relazioni della Chiesa e del mondo non
condurrà a scartare tutto quel che abbiamo imparato da 40 anni, ma piuttosto
a utilizzarlo pienamente per mettere a
giorno ciò che è implicito, correggere
quello che è imperfetto alla luce dei compiti nuovi che ci sono chiaramente assegnati. Le strutture ecumeniche messe a
punto negli anni 30 e 40 non sono sacrosante. Esse devono essere costantemente
adattate a nuovi doveri e a nuove situazioni. Ma c’è una continuità più profonda... Dato che non è il nostro movimento, ma il movimento del Signore che unisce il suo popolo, esso continuerà. In alcuni momenti, il movimento ecumenico
otterrà successi palesi, in altri sembrerà
congelato. Sarà popolare e certe volte
non sarà difeso che da un pugno di gente convinta. In questo senso possiamo dire con fiducia che il movimento ecumenico : « malgrado tutto va avanti ».
5
í
GENOVA
Evangelo in Piazza Verdi
Le comunità evangeliche delle città impegnate in una comune testimonianza - Uscire
dal chiuso è una scoperta liberatrice
La Spezia
« Va presto per le piazze e per le vie
della città... » aveva ordinato il signore
nel racconto della parabola evangelica.
Nello spirito di questo invito gli evangelici genovesi, di tutte le denominazioni
hanno testimoniato di Cristo a piazza
Verdi, dall’ll al 13 aprile in modo continuato, con messaggi, diffusione di materiale evangelistico ed un culto finale di
chiusura.
Il viandante era colpito dai pannelli
coi versetti e frasi « ad hoc », dai poster
collocati vicino agli incroci, da tre stands
della Bibbia, da due tende azzurre e da
numerosi tavolini col materiale biblico,
con relativi colporteri e colportrici. Il tema che si era concordato insieme recava
il titolo: Cristo Speranza e Liberazione
dell’uomo.
Cristo era speranza e liberazione perché liberava totalmente l’uomo dalla fame, dalla disperazione, dalle malattie,
dalla morte. Le speranze umane sfumano
presto e l’uomo si rifugia nel destino e si
rassegna. Ma Cristo realizza mediante la
sua morte e la sua risurrezione l’attesa
del credente e lo libera. Si parla molto
oggi di libertà, di liberazione: il giovane
cerca la liberazione dai condizionamenti,
dai tabù; i popoli oppressi cercano la liberazione da tutte le forme oppressive
sia economiche che politiche; ma tutte
queste attese possono essere deluse perché le liberazioni umane, anche le più
vere, sono provvisorie perché non contemplano la liberazione interiore dell’uomo né la grande Liberazione finale che il
Signore opererà.
Come esempio d’uha liberazione radicale è stata ricordata la donna Samaritana: era una donna inferiore, di cattivi
costumi e perciò sotto giudizio; era di
razza diversa e perciò messa al bando;
Gesù le ha restituito la dignità di figliola
del Signore.
Le tende azzurre ed i messaggi
Due tende azzurre: Luna del dr. Lawton
di Rivoli dove i colleghi Peretz e Leila
proiettavano filmine, documentari, trasmettevano musiche e canti; nell’altra,
del collega Leila, avvenivano incontri e
conversazioni con estranei, si smistava il
materiale biblico, i responsabili muovevano le fila della giornata ed anche sostavano per l’agape servita dalla sorella
Papini nel clima della ben nota ospitalità della chiesa dei Fratelli.
In collegamento con l’azione della tenda azzurra operava il responsabile del
microfono centrale dal quale abbiamo
udito per lo spazio di tutta la « campagna » messaggi, testimonianze, cori ed il
culto finale. Ricordiamo il contributo del
collega Foligno della Spezia che ha collaborato per un giorno e mezzo e con
un’offerta della sua chiesa; Tullio Saccomani che se n’è venuto da Livorno con
un pullman di parrocchiani; i pastori
Emidio Santini, Paolo Arcangeli, Paola
Marauda, Massimo Romeo, Lino Debenetti. Casale, Artini, venuto appositamente
da Alessandria, Rastello della casa della
Bibbia che ha parlato ai molti bambini
raccolti nella piazza, Leila addetto anche
alla parte tecnica, Mazzarello...; due giovani della comunità delle Assemblee di
Dio e la sorella... preziosa testimone di
Cristo all’ospedale internazionale di Genova, la sorella Pasqualini, ancora convalescente dall'operazione.
Non dimentichiamo le corali della comunità dei Fratelli, della chiesa battista
di via Vernazza e valdese di via Assarotti
e .soprattutto il canto di tutti i fratelli al
sabato e domenica sera, che ha espresso
l’unità dei credenti e una bella testimonianza per gli estranei.
Allo sbaraglio
Gruppi di sorelle e fratelli, giovani e
meno giovani sono usciti dal chiuso delle
nostre comunità per incontrare l’uomo
della strada; l’essere stati interpellati sulla fede evangelica faceva scoprire il valore della perla; non basta infatti la testimonianza intesa come « presenza », come
partecipazione ai problemi dell’uorno; occorre anche nel contempo l’annunzio; per
molti è stata una esperienza indimenticabile e la riscoperta d’una gioia profonda
nel parlare di Cristo...
Il vigile
Se n’è venuto da Livorno il vigile Mauro a consumare le sue ferie in via Dattilo, a far disegni, .pannelli, studiare incroci di piazza Verdi per non perder l’ar
te e nei giorni della campagna dentro e
fuori la tenda per la gran passione di servire il Signore.
E con lui Va ricordato Valdo Saccomani, attivo nello stilare il programma come nell’esecuzione, muovendo le chiese
nel cuore e nel portafoglio, impegnando
giovani ed anziani e recando sulle sue
spalle, molte responsabilità, ma soprattutto nella ricerca negli incontri di preghiera assieme alle chiese di rimettere
tutto nelle mani del Signore. Con lui ricordiamo « Francone » e « Franchino », il
fratello Turello e tutte le persone che
hanno collaborato nei vari servizi.
Un coro insolito
Domenica mattina: il traffico è spento a piazza Verdi; lungo i viali pensionati mattinieri, gente di passaggio; c’è uh
gran silenzio, rotto dalla voce del predicatore di turno che spiega la parabola
dell’amico importuno; par di essere in
chiesa perché la gente che passa si ferma
ed ascolta sino alla fine seguendo con interesse la vicenda di quel racconto di
Gesù e scoprendo che l’Amico che sforna
del pane la notte e il giorno è il Signore,
che dà il buon pane del perdono, della
speranza e della gioia a quanti glie lo domandano...
Di quando in quando il canto di qualche uccellino, sopravvissuto allo sterminio dell’uomo; e quelle note pressoché
celestiali conferiscono un clima di indimenticabile spiritualità davanti ai cinquanta parrocchiani raccogliticci, piovuti
lì per caso e afferrati dalla potenza della
Parola del Signore.
Siete fissati
« Siete fissati », « toccati » diceva un
passante. L’appunto era perfetto; il credente è sempre un « fuori senno »; occuparsi dei drammi dell’uomo, recare un
pensiero di speranza ai disperati, andare
nelle piazze e nelle strade per parlare alla gente non è dignitoso, non è serio...
Perciò la gente preferisce il suo picc(>
lo mondo familiare, il clan degli amici,
fors’anche l’ambiente della comunità; ma
uscire fuori, andare incontro all’uomo,
nelle sezioni dei partiti, al posto di lavoro o nel tempo libero e parlare del Signore è segno di fanatismo. Eppure la
esperienza di piazza Verdi è stata preziosa come stimolo, come richiamo a riscoprire il valore dell’incontro.
Riflessioni e prospettive
70.000 dépliant, 14.000 porzioni, un’ottantina di Bibbie e Nuovi Testamenti venduti, una trentina di messaggi, 3.000 incontri, una trentina di cartoline di persone che chiedono un incontro, un Nuovo Testamento, o un corso per corrispondenza possono costituire motivo di incoraggiamento. Due ci paiono però gli elementi importanti: rincontro unitario degli evangelici in un clima di affettuosa
collaborazione prima e durante la manifestazione; secondo: lo stimolo efficace
per le nostre chiese ad uscire per incontrare l’uomo della strada; terzo; una riflessione critica che si sta facendo per
migliorare l’organizzazione, il tipo di messaggi, di materiale biblico, filmistico, inserire dello spazio per i giovani ed i bambini, mobilitare maggiormente la base
delle chiese e preparare sin d’ora dei
fondi per la prossima « campagna ».
Per quanto è stato fatto e per questa
futura azione sin d’ora dobbiamo ringraziare soprattutto il Signore per la sua
preziosa assistenza, con la fiducia di continuare la preparazione in cellule di preghiera perché Iddio apra una porta per
la Parola per annunziare il mistero di
Cristo e facendolo conoscere e parlarne
come si conviene (Colossesi 4: 3-4).
Gustavo Bouchard
NAPOLI
Convegno FGEI
campano - molisano
Il 19 aprile, a Napoli, presso la sede del
Centro di Documentazione e iniziative
culturali A. Labriola, alla presenza di 70
persone si è svolto un convegno organizzato dalla FGEI Campano-Molisana, sul
tema: « Evangelici nella lotta di classe ».
Scopo del convegno è stato il tentativo
di accreditarsi sul piano cittadino, aprendo un dialogo con le organizzazioni politiche all’interno delle quali militano i nostri giovani. Numerosi i gruppi che hanno
dato la loro adesione.
L’incontro si è aperto con una breve introduzione di Rosanna Nitti, segretaria
regionale responsabile per Campania-Molise, in cui si chiariva la linea FGEI sul
tema in questione.
La realizzazione è stata svolta da Umberto delle Donne, pastore della Chiesa
Libera di Pozzuoli e operaio all’Italsider,
aderente col suo gruppo giovanile alla
FGEI. Dono un’analisi delle lotte operaie
dell’autunno del ’69 che per la prima volta accantonarono gli aspetti rivendicativi
ed economici per privilegiare obbiettivi
preminentemente poiitici, si affronta il
ruolo delle chiese cattoliche e protestanti, coinvolte e messe in discussione dalle
loro basi in quelle circostanze, e costrette ad ipotizzare un nuovo tipo di rapporto con la società.
Questo rinnovamento, ha detto delle
Donne, passa attraverso la rilettura della
Bibbia, che può avere « notevole peso nello sviluppo della coscienza politica dei
credenti », soprattutto se svincolato da
pregiudizi letteralistici. Efficacemente a
questo proposito citava il ruolo di missionari che esercitano pressioni sulle coscienze dei fratelli più semplici, con sermoni e discorsi impostati quasi sempre
in chiave anticomunista.
Il pastore delle Donne ha poi sottolineato che, al di là di ogni facile integrismo che identifichi scelta di classe e scelta cristiana, il cristianesimo non è una
dottrina, non è una filosofia, né un’analisi sociale, ma « un’esperienza e una fede », ed « enuncia valori di giustizia e di
amore che trovano convergenza nella proposta marxiana della nuova società ».
Pertanto perfettamente legittima gli sem
bra la scelta marxista dei credenti. Ancora egli sottolinea la gravità dello scontro di classe in atto oggi, che deve rendere avvertiti i credenti, perché le contraddizioni esistenti nel nostro sistema
sociale sono giunte in una fase così acuta, i problemi sono tanti e di tale natura
che difficilmente ci si può illudere di trovare delle soluzioni al di fuori della lotta. Il pastore delle Donne raccomanda infine una seria militanza politica, tesa alla costruzione di una società socialista,
nella quale « gli uomini siano veramente
disposti a creare un mondo a loro misura ».
Numerosi e stimolanti gli interventi;
Emilio Nitti ha concluso proponendo una
mozione di condanna dei recenti avvenimenti di Milano.
Verso la fine dell’incontro Silvana Nitti de Giovanni sottolineava, sia pure non
expressis verbis, che come evangelici dovremmo tenere d’occhio l’attuale strategia del PCI di aggregazione delle masse
cattoliche, se non vogliamo rischiare di
rimanere esclusi, come eterna minoranza
dissidente, da alleanze decisive per l’avanzamento delle lotte che la classe operaia
porta avanti.
Un tema questo denso di implicazioni
che come FGEI dovremmo affrontare; c’è
da aggiungere che, in quanto parte del
movimento Cristiani per il Socialismo,
abbiamo una funzione precisa di orientamento delle masse cattoliche, proprio
« per ii socialismo », per evitare che esse
siano attratte da forme di cristianesimo
sociale ed entrino magari nell’alleanza
con il PCI facendosi promotrici di una
qualunque ipotesi sociale integralista.
In un’ottica diversa, il compagno Adriano di A. O. metteva in guardia sui rischi
di un compromesso storico, inteso come
un’alleanza fatta a tavolino per accordi
di vertice, (per intenderci PCI-Chiesa Istituzionale Cattolica); i Cristiani per il Socialismo, non solo perdonerebbero la funzione di stimolo al socialismo, ma dovrebbero rinunciare anche a proporre, contro
la religiosità alienante della Chiesa Cattolica istituzionale, una fede liberatrice.
Rosanna Nitti
Bonhoeffer
un maestro
Il gruppo FGEI di La Spezia ha svolto
nel corso dell’anno ecclesiastico in corso, una ricerca sull’opera e la testimonianza di Dietrich Bonhoeffer, nel trentennale della morte.
L’analisi della «testimonianza taonhoefferiana » è partita dall’opera giovanile
«Sanctorum Communio», rilevando come l’opera segni il superamento dell’individualismo vinetiano e il passaggio a
una concezione comunitaria della vita e
testimonianza cristiana.
Di particolare importanza, in rapporto
all’attuale dibattito su «teologia e socialismo », ci sono sembrati gli accenni, evidenti e significativi, al rapporto chiesaproletariato.
Successivamente abbiamo studiato alcune delle opere posteriori più interessanti ed « evangelicamente vissute » del
nostro: «Sequela» (Monaco 1937), «La
Vita Comune» (Monaco 1939), «Etica»
(Monaco 1949), «Resistenza e Resa»
(Monaco 1951).
Tale lavoro è stato possibile, grazie ad
una « prima lettura » personale e quindi
successiva analisi del libro in gruppo.
Con « Sequela » di fronte alla « apostasia nazionalsocialista » della Chiesa, Bonhoeffer si domanda; «Chi è il discepolo
di Cristo?» Il discepolo è colui che obbedisce alla sua chiamata e, nel seguirlo, lascia tutto ; perché il contenuto della
« buona novella » è « la chiamata di Gesù Cristo che spinge il discepolo a lasciare le sue reti e a seguirlo » (vedi pp. 2124). La chiamata da parte del Cristo è
anche la scoperta che un rapporto «non
idolatrico », ma autentico e completo con
il « prossimo » si ha solo attraverso la
mediazione del Cristo. Il discepolo non
è il portatore di una « nuova legge », bensì il testimone di « Colui che ha perfettamente adempiuto la legge » ; Cristo Gesù,
il Salvatore del mondo.
Nella «Vita Comune» Bonhoeffer constata che il comando a seguire Cristo avviene nella Chiesa. Questa chiesa non è
un « pio » desiderio umano di « stare assieme » ; perché è sempre Cristo Gesù
che « trae fuori » e « raduna » i suoi eletti. La « vita comune » è quindi un dono
che ci spinge a vivere in mezzo agli altri
e per gli altri. Tale concetto è particolarmente sviluppato nell’« etica », raccolta
di saggi scritti durante la guerra.
L’ultima ed anche tragica, per il momento in cui fu vissuta, riflessione bonhoefferiana è quella di « Resistenza e Resa»; il compimento, fino al martirio, di
una vita di « fede vissuta » e, nello stesso tempo, attenta alla realtà contemporanea. La fgei spezzina fa proprio l’estremo messaggio bonhoefferiano ; « Fratelli,
finché non giunge, dopo la lunga notte, il
nostro giorno, resistiamo!» (Resistenza
e Resa, pag. 316).
Eugenio Stretti
Savona
A Savona, in occasione dell’apertura
delle celebrazioni del primo centenario
di presenza evangelica nella città e nell’ambito delle manifestazioni organizzate
per il XXX Anniversario della Liberazione, si è tenuta il giorno 2 maggio, nei
locali della Chiesa di Piazza Diaz, una
tavola rotonda sul tema « Protestanti e
resistenza », con la partecipazione dei pastori Sergio Aquilante e Giorgio Bouchard e del Prof. Giorgio Peyrot.
La discussione, passando attraverso il
ricordo della partecipazione attiva dei
protestanti alla resistenza contro il fascismo, ha messo in evidenza — quasi come conclusione — che l’essere protestanti è sinonimo di essere resistenti e che
lo stimolo continuo che l’evangelico riceve dalla sua fede è quello di opporsi e
resistere a tutte le forme di violenza che
gli uomini singoli ed i gruppi organizzati
riescono a scoprire, con le loro ideologie, quasi senza soluzione di continuità
nella storia degli uomini, allo scopo di
opprimere il prossimo. Quindi il protestante, in quanto si mantiene tale, è estremamente sensibile e pronto a riconoscere queste forme, a combatterle ed a rimanere, per questo, minoranza significativa, ma di servizio. La comimità di Savona intende ringraziare pubblicamente
coloro che hanno introdotto il dibattito
e le Chiese aderenti alla Federazione Ligure, per la partecipazione. Le manifestazioni per il centenario di presenza evangelica in città proseguiranno — a Dio
piacendo — nell’autunno, con una campagna di evangelizzazione.
6
6
a Zie valli oggi
Le cascine
e le ville
« Val Pellice: le cooperative indicano
una via d’uscita ». Con questo titolo il
“Corriere della sera" di Milano (28 aprile)
dedicava ampio spazio ai problemi dello
spopolamento della montagna, indicando
nell’agricoltura e nel turismo un freno ed
una possibilità di vita nelle zone alpine,
prendendo la Val Pellice quasi ad esempio di una zona di montagna in cui le
cooperative rappresenterebbero ormai
uno spazio di reali possibilità antispopolamento.
L'articolista attribuisce alla valle una
serie di valori “atipici”: qui c’è ancora
“spirito di campanile”, qui c’è “la religione valdese” che fa da “catalizzatore” con
tutte le sue tradizioni e circoscrive così
lo ^popolamento all’interno della valle.
Ciascuno è in grado di valutare la consistenza o meno di tali ragionamenti. Ad
un certo punto però, vuoi per scarsa conoscenza dei problemi della valle, vuoi
per eccessiva fantasia giornalistica, il nostro amico del Corriere inventa di sana
pianta un macello per il bestiame e relativa vendita diretta della carne ed una
scuola di artigianato locale per la lavorazione del legno. Evidentemente l’articolista vede la Val Pellice, in confronto a
molte altre valli alpine in cui lo spopolamento ha raggiunto tassi molto più elevati ed in cui oggi ancora non si vede
altra prospettiva di vita se non l’abbandono definitivo, come la valle in cui scorre il latte ed il miele.
Certo se la fantasia giornalistica si traducesse in realtà nessuno avrebbe a che
lamentarsi: se la Comunità Montana riuscisse a realizzare un macello nella valle
in forma di cooperativa, facendo così da
calmiere sui prezzi della carne sempre
più proibitivi, se fosse possibile istituire
delle scuole di artigianato locale (a Bobbio un tempo esisteva qualcosa del genere per la lavorazione del ferro) sarebbero delle iniziative da appoggiare, ben sapendo che con ciò non si sarebbero ancora risolti i grossi problemi della valle
(impiego, trasporti, sanità, ecc.).
Minor ottimismo in una seduta pubblica organizzata dalla Comunità Montana
mercoledì 30 aprile. Più precisamente si
brattava di presentare e discutere con la
popolazione le linee programmatiche del
piano di sviluppo economico e sociale della Comunità.
I tecnici hanno presentato brevemente
le direttive su cui intendono lavorare: difesa ed incentivazione dell’agricoltura
nelle sue forme cooperativistiche, difesa
delle strutture urbanistiche esistenti (vecchie borgate, ecc.), difesa della natura,
creazione di strutture turistiche che non
svendano la valle ed i suoi prodotti alla
speculazione di fuori, un turismo insomma che resti una risorsa economica per
i valligiani, in rapporto diretto alle risorse locali. Ricerca di una soluzione per i
trasporti (leggi: disagio dei pendolari,
ecc.), ricerca di un nesso fra i servizi sociali esistenti e le cause dell’emarginazione perché i servizi stessi non restino
l’inevitabile risposta ad una situazione
generale altrimenti sanabile, ecc. Gli interventi del numeroso pubblico presente
hanno incoraggiato la Comunità Montana a concretizzare queste linee programmatiche insieme alla popolazione; ci saranno quindi delle successive assemblee
su settori distinti onde permettere a ciascuno di contribuire secondo le sue disponibilità ed interessi particolari.
Degno di nota l’intervento di alcuni contadini che hanno denunciato le difficoltà
crescenti nella campagna in seguito al turismo domenicale e non, alle numerose
ville costruite nelle vicinanze di cascinali che creano spesso delle difficoltà per
i lavori dei contadini. È stata fatta, con
un discorso disinvolto e che ha denotato
notevole maturità politica, la richiesta
specifica di impedire la costruzione di
ville signorili nei pressi delle cascine dei
contadini e di adibire delle aree particolari per le zone di costruzione. Certo, dietro al nutrito programma in fase di gestazione, pesa, come una grossa cappa,
l'esigua disponibilità di capitali di cui
può godere la Comunità; e questo' non a
caso, corrisponde pienamente alla centralità democristiana che ha visto il sorgere delle Comunità con timore e poi le
ha sabotate a livello fùtanziario.
E. Genre
cronaca
INTERVISTA Al SINDACI DELLE VALLI - 6
POMARETTO: il comune cresce perchè
la Valle Germanasca si spopola
I problemi (Ji Pomaretto sono ormai legati a quelli delle borgate dell’alta valle: Rodoretto, Salsa, Fontane, Massello, Maniglia... - Lo spopolamento crea grossi problemi non
solo nelle nuove zone abitate ma anche in quelle abbandonate
Proseguendo la serie delle nostre interviste ai sindaci che hanno amministrato
i comuni delle Valli in questi ultimi cinque anni, siamo andati a trovare il sindaco di Pomaretto geom. Franco Bonnet
di anni 30. L’incontro è stato molto cordiale, ma necessariamente breve a causa
degli impegni che lo attendevano: Giunta prima di cena e Consiglio dopo cena.
— Ci risulta che lei è stato eletto in
una una « lista civica » che non ha tenuto
conto di divisioni politiche o religiose,
che cosa ci può dire a questo proposito?
— La formazione delle liste dei candidati è stato un momento molto democratico nella vita del nostro comune: si sono
fatte numerose riunioni da cui sono emersi parecchi nomi di persone che, secondo
la volontà popolare, avrebbero potuto
reggere l’Amministrazione comunale. In
questo modo, dopo alcune rinunce dovute a vari motivi, è stata formata una rosa
di 24 candidati che sono stati suddivisi in
tre liste in base ad un sorteggio. Anche
la posizione di ciascun candidato nelle liste è stata stabilita per sorteggio. Questo
sistema non è piaciuto a tutti, ma ha incontrato jl favore della maggioranza della popolazione.
— Vi siete presentati agli elettori con
un programma preciso?
— No. Siamo stati scelti dalla base che
ci ha espresso la sua fiducia senza vincolarci ad un programma. Abbiamo invece
fatto un volantino in cui invitavamo la
popolazione a votare esprimendo delle
preferenze.
— Come è stata formata la Giunta?
— Il sistema di votazione seguito ha
fatto sì che nel nostro comune non esista
una maggioranza ed una minoranza precostituite, ma le stesse possono variare
di volta in volta a seconda degli argomenti. Per quanto riguarda la Giunta sono entrati a farne parte i candidati che avevano avuto maggior numero di suffragi. Anche per quel che riguarda l’elezione del
sindaco un accordo è stato raggiunto solo all’ultimo momento.
— Il suo comune riceve gli emigrati
dalla vai Germanasca (è l’unico che ha
sensibilmente aumentato il numero degli
abitanti). Questa immigrazione vi ha
creato dei problemi particolari?
— Credo che più di 1/3 della nostra
popolazione provenga dalla vicina vai
Germanasca per delle precise ragioni storico-religiose ed anche affettive (molti
valligiani avevano già a Pomaretto le loro
vigne ed un ciabot). Proprio per queste
ragioni non ci sono stati traumi o problemi particolari. Anche la mentalità dei
nuovi abitanti era identica a quella locale. Lo dimostra il fatto che diversi hanno anche ricoperto cariche pubbliche nel
nostro comune.
— Il suo comune ha dovuto registrare
altre immigrazioni?
— Dopo la prima guerra mondiale c’era
stata una forte immigrazione di veneti,
anche per l’attrazione dei complessi tessili della vicina Perosa. Questa ondata di
immigrazione è stata ormai compietamente assorbita dalla comunità locale.
Per quel che ritarda i tempi recenti è
stata molto limitata l’immigrazione sia
dalla vai Chisone sia dalle zone esterne,
anche per la crisi delle filature.
— L’aumento della popolazione e delle
costruzioni ha richiesto nuove infrastrutture più adeguate?
— Il problema dell’acquedotto era stato risolto dalle precedenti Amministrazioni. Quello delle fognature non è ancora del tutto risolto sia perché la rete non
copre tutto il territorio, sia perché mancano il collettore ed il depuratore. Il comune ha aderito da tempo al piano regionale per il risanamento delle acque,
ma per ora non si è ancora passati alla
fase di realizzazione...
— Quali lavori sono stati eseguiti durante la sua Amministrazione?
— E stato notevolmente ampliato rimpianto di illuminazione pubblica con una
spesa per il comune di circa 20 milioni.
Il forte aumento della popolazione ha reso necessario un congruo aumentò del
numero dei loculi e degli ossari. Tre borgate (Pons, Clot di Boulard, Gilli) sono
state allacciate all’acquedotto comunale.
L’opera più prestigiosa ed appariscente
è comunque la nuova sede del municipio
che ha richiesto l’investimento di 90 milioni per cui usufruiamo di un contributo regionale in conto interessi. In questi
locali potranno trovare posto, oltre agli
uffici comunali (uffici anagrafe e stato civile, sala consiglio, uffici del sindaco e del
segretario, locale per ufficio tecnico) due
aule scolastiche, l’ufficio postale di cui è
molto sentita la necessità, ed eventualmente le sedi delle varie associazioni operanti nel comune: Avis, Pro Loco, ecc.
Nel vecchio municipio potrà trovare
una sede adatta il centro sociale per anziani che, è in fase di studio e che dovrebbe essere realizzato con la collaborazione
della Comunità Montana.
Infine devo ricordare che nel seminterrato delle, scuole è stato ricavata una palestra che è già in vervizio in quanto vi
si svolgono i corsi di ginnastica correttiva frequentati da una ventina di alunni.
— Che cosa ha fatto il suo comune per
la viabilità?
— Abbiamo curato lo sgombero della
neve lanche nelle borgate più alte ed abbiamo concesso dei contributi ai consorzisti per l’acquisto di materiali destinati
alla manutenzione delle strade di collegarnento delle borgate al capoluogo. NelTultima seduta abbiamo deliberato i lavori
di sistemazione ed asfaltatura del primo
tronco (2 Km. circa) della strada del Podio. Per la copertura di questi lavori si
prevede una spesa di 30 milioni di cui
l’80% a carico della Regione Piemonte.
— Quali problemi dovrà affrontare la
prossima amministrazione?
— Nel campo delle opere pubbliche il
primo posto spetterà al problema dell’incenerimento dei rifiuti urbani. Da due anni abbiamo aderito al consorzio per la costruzione dell’inceneritore di Pinerolo,
ma per motivi che ci sfuggono, la realizzazione di quest’opera tarda a venire. Poi
si dovrà costruire il collettore che convogli tutti i liquami in un unico impianto
di depurazione che dovrebbe essere realizzato d’intesa con i comuni viciniori, e
col contributo della Regione.
Poi dovranno essere sistemate ed asfaltate le strade di collegamento alle borgate per facilitare il transito, la manutenzione e lo sgombero della neve.
Come opere sociali si dovrà realizzare
il centro d’incontro per anziani in collaborazione con la Comunità Montana. Questo cèntro sarà molto utile in quanto 1/6
della nostra popolazione ha più di 60
anni.
Abbiamo già inoltrato le richieste per
l’istituzione di una scuola materna comu
nale in sostituzione di quella privata che
incontra grosse difficoltà finanziarie a
proseguire la sua opera.
Abbiamo anche sollecitato dei finanziamenti per la costruzione di una trentina
di alloggi di carattere economico-popolare per un importo di 300 milioni, ma anche qui la pratica è arenata ed i finanziamenti non arrivano.
— Nel comune da lei amministrato c’è
l’ospedale valdese, l’unico della zona, cosa ci può dire a questo proposito?
— Attualmente l’ospedale assolve una
funzione ambultatoriale e di assistenza
molto apprezzata sia dalla popolazione
locale sia delle zone vicine. Sarebbe auspicabile che l’ampliamento da tempo progettato ottenesse ì necessari finanziamenti e fosse prontamente realizzato anche
in funzione del servizio da svolgere per
conto della Comunità Montana (assistenza geriatrica, prove per la determinazione dell’alfa uno antitripsina). Attività
queste già iniziate, per le quali la Direzione dell’ospedale ha sempre dimostrato
notevole disponibilità ed aperture malgrado la situazione difficile in cui si trovano ad operare.
— Lei guiderà ancora l’Amministrazione che curerà la realizzazione di queste
opere?
— Benché siamo ormai in pieno clima
pre-elettorale, penso che sia prematuro
darle una risposta...
SCHEDA
Superfìcie: ha. 856.
Popolazione : Censimento 1871 :
ab. 754; 1921: ab. 758; 1961: ab.
1026; 197:: ab. 1258; al 1-1-1975:
ab. 1289.
La maggior parte degli abitanti
vive nel capoluogo e nelle borgate
vicine. Meno di un centinaio vivono nelle borgate alte.
Scuola materna (privata) 1 sez. 2
alunni iscritti 40.
Scuola elementare 1 classi 5 alunni 87-1-11 del Convitto.
Scuola Latina (media) 1 classi 3
alunni 41 residenti -f49 che provengono da altri comuni.
Strade interne: circa 7 Km. asfaltate.
Strade esterne: circa 30 Km. in
terra battuta.
Hanno la loro sede nel comune :
l’AVIS, la Pro Loco, la Banda Musicale.
Nel 1928 il comune di Pomaretto
era stato annesso al comune di Perosa Argentina. Nel 1955 è stato ricostituito come comune autonomo.
_____CONSIGLIO DI CIRCOLO DI TORRE PELLIC^
Ricordare la Resistenza oggi
Scuole materna ed elementare statale
Il Consiglio del Circolo Didattico di
Torre Pellice, nel trentesimo anniversario della Liberazione, sente la necessità
di ricordare agli alunni, ai genitori, agli
insegnanti e al personale tutto della scuola, quanto preziosa e indispensabile sia
collaborazione di tutti per mantenere vivo il ricordo degli avvenimenti da cui è
nata la nostra Repubblica.
Questo per testimoniare il nostro riconoscente ricordo ai caduti e ai combattenti della Resistenza, ma ancor più perché dalla conoscenza degli avvenimenti
passati, si traggano utili insegnamenti
per combattere il fascismo.
Fascismo inteso in tutte le sue manifestazioni, fascismo da combattere, ma prima ancora da riconoscere nelle sue infinite mascherature.
Certi che ammaestrato dalla esperienza del passato, il Paese non attenderà la
catastrofe prima di reagire, invitiamo
tutti a non lasciarsi tentare dal mito dell’ordine e della pace sociale, per abdicare alle proprie libertà, né dal mito del
progresso per dimenticare le legittime
istanze degli altri.
Si comunica qui di seguito il program
ma delle celebrazioni indette nel Circolo
di Torre Pellice, e si rende noto che la
sua ristrettezza trae origine esclusivamente dalla perenne mancanza di fondi.
Si ringrazia quanti haimo collaborato
alla sua realizzazione.
Programma: le attività proposte proseguono per l’intero anno scolastico. —
Proiezione del film « La torta in cielo »,
di Gianni Rodari per le scuole materne
ed elementari, di contenuto pacifista. —
Distribuzione alle classi del documento
regionale riguardante gli attentati fascisti in Piemonte. — Partecipazione allo
stand sulla Resistenza, in collaborazione
con l’Associazione « Pro Torre Pellice »
(maggio ’75). — Preparazione e diffusione delle classi di un audiovisivo sulla Resistenza in Italia, ieri e oggi. — Raccolta
di ricerche e lavori eseguiti dagli allievi,
da riunirsi in un documento unitario. —
Raccolta presso la Direzione didattica di
tutto il materiale documentario che insegnanti, genitori, studenti, popolazione
tutta desiderano far conoscere, sulla Resistenza.
Il Presidente del Consiglio
Mauro Suppo
7
delle valli
Commissione
Distrettuale
CAgiSIERI
I Cassieri delle chiese delle Valli sono
convocati domenica 11 alle ore 15 a Pinerolo nella sala di via dei Mille per un
esame del preventivo di spesa della Tavola nel prossimo anno 1975-76 ed un confronto dei preventivi di spesa approvati
dalle assemblee di chiesa. Come nella seduta dello scorso anno saranno presenti
il Dr. G. Ribet ed il past. G. Conte delegato della Tavola nel Distretto Valli.
CO,f.LOQUIO PASTORALE
II Colloquio pastorale del mese di maggio avrà luogo lunedì 12 a Villar Perosa
presso la Foresteria alle ore 9,30. Il programma della mattina prevede un incontro con V. Morero, dir. dell’Eco del Chisone, per uno scambio di idee sulla situazione del cattolicesimo nel Pinerolese;
il pomeriggio sarà dedicato ai problemi
del nostro Distretto alla luce delle ultime sedute della Tavola e delle ultime
nomine pastorali. Tutti sono invitati ad
essere presenti.
La Commissione Distrettuale
CONVEGNO MONITORI
La commissione Ministeri del I Distretto organizza un Convegno per i monitori e catechisti deile comunità ad Agape il giovedì 29 maggio.
Nel corso dell’incontro si avrà un confronto fra le diverse iniziative pedagogiche attuate nel Distretto, una valutazione dei programma sin. qui seguito e di
quello futuro, un resoconto dell’incontro
di Vallecrosia, con particolare riferimento ai problemi psicologici trattati in quella sede.
Rorà
Il Signore ci ha dato di rallegrarci in
Lui con la famiglia del nostro Diacono
Edilio e Virginia Rivoira per il battesimo della loro Claudia e con le famiglie
dei nostri fratelli Trogliotti Ambrogio e
Raina Anna di Vercelli il cui matrimonio civile e religioso ha avuto luogo in
questo tempio: per l’occasione abbiamo
goduto della bella e buona musica procurataci all’harmonium dai proff. Emanuele ed Eugenio Tron, zii dello sposo.
Felicitazioni ed auguri nel Signore ai nostri cari nella gioia.
Pramollo
SERVIZIO MEDICO
festivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE PELLICE LUSERNA S. GiOV. - LUSERNETTA - RORA'
Dal 10 al 16 maggio
Doti. PRAVATA' SALVATORE
Via Bellonatti, 2 - Tel. 90182 - Luserna S- G.
FARMACIE DI TURNO
Domenica 11 maggio
TORRE PELLICE
FARMACIA MUSTON ( Dr. Menassero)
Via della Repubblica, 25 - Tel. 91.328
LUSERNA SAN GIOVANNI
FARMACIA VASARIO ( Dott. Gaietto)
Via Roma, 7 - Tel. 90.031
Martedì 13 maggio
FARMACIA INTERNAZIONALE (Dr. Imberti)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374 - Torre Pellice
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice: Tel. 90.118 e 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91.365 - 91.300
Luserna San Giovanni : TeL 90.084 - 90.085
Pomaretto
Facendo seguito alle prese di posizione
sulla stampa di informazione piemontese, il Comune di Torino ha destinato agli
istituti in difficoltà il contributo che è tenuto a versare annualmente all’ONMI.
La quota a noi recentemente pervenuta
ha coperto le rette relative al 2“ trimestre 1974.
Unendo a questa i contributi espressi
dalla solidarietà delle comunità, possiamo riprendere il pagamento degli stipendi e le spese di prima necessità per altri
due mesi.
Non siamo invece in grado di pagare
il grosso delle fatture che giacciono ferme a partire dal mese di novembre 1974.
Pertanto è previsto in settimana un
nuovo incontro dei responsabili degli istituti interessati per decidere le forme di
pressione più opportune nei confronti dell’ONMI.
Prali
• L’Ispettorato compartimentale delle
Foreste ha comunicato alla Comunità
Montana di aver concesso al Comune di
Prali il contributo da tempo sollecitato
per la sistemazione del rio dell’Orso. Detto contributo ammonta alla somma di 17
milioni.
Il corso del torrente, che attraversa l’abitato di Ghigo verrà scavato più profondamente e saranno anche costruite
opere in muratura per frenare l’impeto
dell’acqua in caso di piena ed evitare così, pericolosi straripamenti.
• Da lunedì, 5 màggio, alla « Talco e Grafite » è ripreso l’orario normale di lavoro, dopo cinque mesi circa di cassa integrazione. Nel piano di ristrutturazione
dell’azienda, è stata presa la decisione di
chiudere lo stabilimento di macinazione
del talco di San Sebastiano. Gli operai
che vi lavoravano saranno impiegati negli altri stabilimenti.
• È nata Lara Peyrot, primogenita di
Sergio e Mariella Peyrot di Prali Ghigo.
Alla bimba e ai suoi genitori i nostri migliori auguri.
Angrogna
Malgrado il tempo inclemente, piombato anche sulla nostra vallata, la festa
di Canto delle corali della vai Chisone
ha avuto luogo regolarmente sotto la direzione del pres. della Comm. Canto Sacro past. Aime. Le corali della valle hanno Tseguito con impegno e slancio inni
indicati dal programma della Comm. Canto Sacro e cori.
Tavola Valdese
COMUNICATO
La Tavola, preso atto della nomina del
pastore Teofilo Pons a titolare della chiesa di Villar Perosa, proclama la vacanza
della chiesa di Pramollo a partire dal
1/'5I1975. La designazione del nuovo pastore dovrà avvenire a norma degli articoli 18, 19, e 20 dei Regolamenti Organici.
Aldo Sbaffi
Moderatore deila Tavola Valdese
Ritrovati
gli 11 dispersi
Per un giorno e mezzo la popolazione di Bobbio
e di tutta la Val Pellice è stata in apprensione per
la sorte di un gruppo di giovani rimasti bloccati
dalle peggiorate condizioni del tempo nel gruppo
del monte Boucle.
Immediatamente si sono formate squadre di soccorso che ancora nella notte tra domenica e lunedì,
afFrontando rischi notevolissimi, si sono portate
nella zona deiralpegglo di Crosenna per portare
aiuto ai dispersi.
Martedì verso mezzogiorno sono stati ritrovati da una squadra di soccorso salita da! versante
francese. Tutti sono in buona salute, al riparo,
nel bivacco del Boucle.
Pinerolo
Martedì: 28 ha avuto luogo nella sala di
via dei Mille il secondo incontro fra la
comunità valdese e quella cattolica di
S. Donato, sul tema, in precedenza concordato : « I matrimoni misti oggi ». Il tema introdotto da don Trombotto di Torre Pellice è stato seguito da mi vivace dibattito. Peccato che Taffluenza dei fratelli fosse meno numerosa del precedente
incontro.
• Domenica è stata battezzata Kerry Anry Anne Arnaudo di Primlno e Carol
Begley recentemente stabilitisi a Cumiara.
San Secondo
Il Gruppo teatro ha ripreso il suo programma di rappresentazioni di « quarto
mondo », che affronta il tema dell’assistenza : dopo la replica che ha avuto luogo sabato 3 maggio, i prossimi apputamenti sono per i sabati 10 e 17, presso
la sala unionista del capoluogo, alle 21.
• La nostra comunità ha avuto venerdì
sera un incontro con il gruppo francese
di Vienne, incontrato nel viaggio a Lione dello scorso anno, che ha visitato le
nostre Valli in questi giorni. Dopo una
cena egregiamente apprestata dall’Unione Femminile, una settantina di persone
hanno trascorso la serata in conversazione e canti accompagnati dalla Corale.
• È deceduta la nostra sorella Ida Benech nata Monastìer delle Pouise; rinnoviamo la nostra simpatia ai familiari.
• Domenica 11 assemblea di chiesa per
la nomina dei deputati al sinodo e Conferenza Distrettuale e lettura della relazione del Concistoro.
• 2.5 maggio gita dell’Unione Femminile
ad Agape per l’incontro con le altre Unioni. La Scuola domenicale si recherà invece a Rodoretto-Fontane.
Torre Pellice
L assemblea di Chiesa, tenutasi domenica dopo un breve culto, ha eletto quali
deputati al Sinodo i fratelli: A. A. Hugon, A. Donini, F. Taglierò; alla Coni.
Ipistrett. i fratelli A. A. Hugon, A. Varese, E. Cavazzani.
I catecumeni di I, II, III anno concluderanno il loro corso annuale di catechismo in un incontro domenica 11, al Castagneto con ì catechisti.
Incontro genitori e catechisti
Lunedì. 5 maggio alle ore 20,45 si è svolto l’incontro tra i genitori dei catecumeni del I, II, III anno e i catechisti. Si è
discusso insieme sui programmi svolti e
da svolgere, sul grado di interesse dei
ragazzi, sulle possibili attività integrative e i modi nei quali si possono mantenere e sviluppare i contatti tra genitori
e catechisti. Si è deciso anche di sollecitare i genitori che non vengono mai, affinché si decidano ad assumere le proprie
responsabilità partecipando attivamente
alle riunioni in comune.
associazione
AMICI DEL COLLEGIO
Sabato 17 maggio alle ore 20,45 presso
l’aula sinodale della Casa Valdese gli studenti del Collegio Valdese presenteranno
una serata musicale. Parteciperà il Coretto del Collegio. Entrata libera.
• Domenica 4 maggio è stata battezzata
Katia Martinat del «Pilone» di Miradolo. Alla bimba, ai genitori ed ai tre fratellini inviamo il nostro augurio sincero
nel Signore.
• Martedì, 6 la nostra sorella Ivana Gardiol del quartiere di Barbé si è unita in
matrimonio con Ugo Bar otto nel tempio
di Prarostino. Il nostro augurio fraterno accompagni gli sposi nella loro nuova
casa a Miradolo.
• Il culto dell’ll maggio sarà presieduto aal Pastore E. Aime, che ringraziamo, mentre quello di Pentecoste, il 18
prossimo avrà inizio alle ore 10, invece
che alle 10,30.
• La Corale di S. Secondo che ha partecipato alla festa di canto di Pramollo
ringrazia sentitamente quella Comunità
per l’accoglienza calda e fraterna ricevuta.
Luserna S. Giovanni
S. Germano
• Sabato 2 maggio hanno avuto luogo i
funerali della sorella Luigia Bouvier yed.
Pons, di anni 80 (Rue). Siamo stati vivamente colpiti dalle grandi sofferenze che
la nostra sorella ha patito prima di lasciarci e rimaniamo vicini in preghiera
ai familiari in lutto.
• Fortunatamente i lavori di rifacimento
del tetto dello « stabile delle scuole » hanno potuto aver luogo prima dell’ondata
di maltempo, cosa di cui siamo particolarmente riconoscenti ai fratelli Franco e
Manuel Comba, Soulier e Durand.
• Su iniziativa del comune, giovedì 24
aprile ha avuto luogo una serata nel corso della quale è stato proiettato un film
sulla Resistenza in Norvegia (che abbiamo apprezzato assai) ed è stato ricordato il significato delle celebrazioni del
Trentennale della Resistenza.
• Sabato 26 aprile i filodrammatici di
Prarostino hanno presentato con successo m mezzo a noi il dramma « La Miniera », del pastore Marco Ayassot. Abbiamo particolarmente apprezzato.fi «tono
generale » del dramma e la testunonianza che questi giovani amici hanno saputo dare.
• Domenica 27 ha avuto luogo l’annimciata riunione ai Martinat con un buon
gruppetto di partecipanti. Si è parlato
anche in quest’occasione della questione
degli istituti per minori e le conclusioni
sono state ancora una volta quelle che
abbiamo cercato di esporre in un recente articolo sul nostro giornale.
• Domenica 4 maggio ha avuto luogo Tin
culto coi ragazzi della Scuola Domenicale nel quale abbiarrto cercato di riflettere sulle nostre rispetiivé responsabilità
nel quadro della famiglia cristiana.
• Lo stesso giorno la nostra Corale si è
unita alle altre che sono salite a Pramollo per la Festa di Canto.
• Domenica 11 maggio, ore 10, breve culto seguito daU’Assemblea di Chiesa.
• Ricordiamo che : sabato 17 maggio
avrà luogo l’esame di catechismo per i
catecumeni di I, II, III anno. Domenica
18 vi sarà la Festa di Canto delle Scuole
Domenicali, qui a San Germano. Domenica 25 avrà luogo la gita della Scuola
Domenicale a Viering, in Valle d’Aosta.
Prenotarsi al più presto versando L. 1000
di caparra. Infine: domenica 1 giugno
Bazar; domenica 8 giugno Saggio della
Scuoia Materna.
• L’amministrazione comunale ha provveduto a far piazzare una cabina telefonica nella piazza dei paese ed in altri luoghi del comune. Si tratta di un’ottima
iniziativa che faciliterà le cose per molti
Villar Perosa
• Un vivo ringraziamento al Pastore
We.stphal ed ai membri della Comunità
di Vienne (Lione) che hanno visitato,
domenica scorsa, la nostra chiesa e hanno partecipato al Culto.
• Domenica pomeriggio nel Tempio è
stato celebrato il matrimonio di Gianni
Benecchio e Ornella Gönnet.
La Corale, di cui gli sposi sono membri, ha voluto felicitarsi con essi cantando un inno che è stato molto apprezzato.
Ai felici sposi porgiamo i più sinceri auguri di una vita coniugale fedele e
benedetta dal Signore.
• È mancato improvvisamente all’affetto dei suoi cari il fratello Franco Gay, di
anni 47.
Par molti anni aveva fatto parte del
Concistoro dal quale si era dimesso per
motivi di salute, ma aveva continuato a
dare le sue energie e la sua capacità al
servizio dell’Evangelo, quale membro assiduo della Corale.
Al servizio funebre, presieduto dal Pastore Taccia, ha partecipato la Corale
che ha cantato l’inno della speranza cristiana ed un imponente numero di persone che ha voluto dare il suo tributo di
affetto e di simpatia nel dolore.
Mentre rinnoviamo alla famiglia in lutto l’espressione della nostra fraterna solidarietà, chiediamo al Signore di consolare coloro che piangono affinché, malgrado il tragico vuoto, possano riprendere il loro cammino con quella fiducia che
viene dalla certezza della Risurrezione e
della vita in Cristo.
_______________Canto Sacro
Le Feste di Canto delle Scuole Domenicali avranno luogo alle date e nelle località seguenti :
Domenica 18 maggio, ore 15: nel tempio
di S. Germano Chisone per le Scuole
Domenicali delle Valli del Chisone e
della Germanasca.
Domenica 18 maggio, ore 15: nel tempio
di Angrogna-Capoluogo per le Scuole
Domenicali della Val Pellice e Valli limitrofe.
Le prove d’insieme avranno luogo alle
ore 14,15, nei locali che saranno indicati.
Il pubblico è cordialmente invitato.
La Commissione del Canto Sacro
Tutti sono cordialmente invitati al nostro Bazar che avrà luogo domenica 11
maggio dalle 14,30 alle 17.
Doni per l'Asilo
di Luserna S. Giovanni
(segue febbraio)
Nella ricorrenza della morte della moglie Rivoira Fanny e del padre Bounous G. Paolo, Valdo
Bounous 10.000; colletta al pranzo del XVII febbraio ’75 120.000; Regione Piemonte, contrib.
straordinario 100.000; Albarin-Durand Canton
Emilia in mem. di Maria Gasparotto (Roma)
10.000; Giulio e Guido Ricca, in mem. del fratello Giovanni Ricca 8.000; Malan Daniele e Lina 15.000; ToscanoFerruccio e Ivonne 10.000;
Suai e Enzo Benedetto 5.000; Bertin Emilio e
Lisa 10.000; Gay Cornelio in occ. XVII febbraio
(Torino) 10.000; Jeannette e Franco Gay, in
mem. del cognato Jallà Guglielmo 10.000; famiglia AHasina (Pinerolo) 10.000; Laura Primo Jon
Scotta (Torino) 60.000; Malvicini Alb. 15.000.
Ringraziamo molto vivamente per la soRdarietà che continua a manifestarsi a favore della
nostra opera. Ricordiamo che per le offerte può
essere usato 71 c.c. n. 2/16947 « Asilo Valdese »
Luserna San Giovanni (Torino).
AVVISI ECONOMICI
CERCASI pianoforte. Telefonare 011/66.92.08
Torino.
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta; Sala Giulio, via Belfiore 85, Nichelino, tei. (011) 62.70.463.
RINGRAZIAMENTO
La moglie, la figlia, il genero e tutti i famigliari del caro
Franco Gay
ringraziano vivamente tutti coloro che si sono
uniti al loro grande dolore con fiori, scritti e la
loro presenza. In particolar modo ringraziano il
Dott. Piero Scarognina, il Pastore A. Taccia, il
sig. Claudio Pons, i coscritti, i vicini di casa del
Priorato e Nazzarotti, la Direzione e colleghi di
lavoro della Microtecnica, le sue figliocce Manuela e Lucy, le famiglie Brezzi, Strauss, Bertin
e la Corale Valdese di San Giovanni.
Luserna S. Giovanni, 2 maggio 1975
8
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uomo e società
Immuni o impuniti?
Saigon, città di Ho Ci ■ min
Fra le varie storture che caratterizzano la società in cui viviamo, si deve annoverare anche quella che consente ai
nostri parlamentari (deputati e senatori)
non solo l’immunità, ma anche una vera
e propria impunità.
Infatti, mentre l'art. 68 della Costituzione, al primo comma, stabilisce la prerogativa dell’« irresponsabilità » («...non
possono essere perseguiti per le opinioni
espresse ») i successivi due commi stabiliscono quella dell’« inviolabilità » (senza
autorizzazione della Camera alla quale
appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a procedimento penale, né arrestato, né sottoposto
a perquisizione...).
Questa prerogativa dell'« inviolabilità »
appare ingiusta e gravemente contraddittoria colla stessa Costituzione che, all'art. 3 proclama solennemente che tutti
i cittadini « sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di
lingua, di religione, di opinioni politiche,
di condizioni personali e sociali ».
Nessun altro paese è così « generoso »
nei riguardi dei propri parlamentari. Negli Stati Uniti l’istituto deH'immunità non
esiste ed il parlamentare è penalmente
responsabile conje ogni altro cittadino.
In Gran Bretagna l’immunità è esclusa
in tutti i casi di carattere penale. In Germania essa non viene applicata per molti reati, mentre in Francia ed in altri paesi europei — pur esistendo l’immunità —
la procedura per le autorizzazioni a procedere deve essere rapidissima: se non
si conclude entro tre mesi, il giudice procede.
Tornando ora all’Italia — secondo i dati pubblicati in un servizio recentemente
apparso su un settimanale — nove volte
su dieci il parlamentare inquisito dai magistrati per qualche reato non può venir
processato. È infatti appunto in questa
proporzione che l’apposita giunta parlamentare nega l’autorizzazione a procedere prevista dalla Costituzione. Si tenga
inoltre presente che la stragrande maggioranza delle oltre duemila autorizzazioni chieste dal 1948 ad oggi riguardano
reati comuni: ecco perché l’immunità si
è trasformata in una vera e propria impunità, un vero e proprio privilegio di
carattere feudale.
Ma forse l’aspetto più grave dell’applicazione del principio dell’immunità parlamentare — come sottolinea il suddetto periodico — è quello delle autorizzazioni a procedere « non decise », sulle
quali cioè la giunta ha praticamente bloccato l’azione del magistrato, non avendo
mai espresso il suo parere. Escludendo
l’attuale legislatura, nelle prime cinque,
su 1929 richieste di autorizzazioni a procedere per reati di ogni tipo ne sono state accordate poco più del dieci per cento, ne sono state negate il cinquanta per
cento, mentre non ne sono state decise
circa il quaranta per cento.
Ma anche la negazione deH’autorizzazione a procedere è una vera e propria
illegittima sottrazione al giudice naturale in quanto essa viene motivata con un
giudizio di merito: o perché il fatto non
costituisce reato, o perché il fatto non è
stato commesso, o per insufficienza di
prove.
Abbiamo già accennato al fatto che la
stragrande maggioranza dei reati commessi dai parlamentari sono « comuni »:
nel corso delle varie legislature deputati
e senatori sono stati accusati di ben 94
specie diverse di reati, in misura infinitamente superiore a quella del privato
cittadino. Evidentemente, la quasi assoluta certezza dell’immunità spinge il parlamentare al « reato facile ».
Ed ecco la sconcertante casistica dei
reati per i quali viene inquisito l’uomo
politico italiano:
Omicidio: accusati 22. Delle 34 autorizzazioni a procedere chieste (più di una
volta, in alcuni casi), 25 non sono state
decise ed il processo non ha potuto svolgersi. Peculato: 52 autorizzazioni chieste,
39 non decise. Istigazione a delinquere:
Edimburgo (Relaz. relig.) l’Ordine per
l’Unità cristiana, organizzazione interreligiosa, ha rivolto al governo inglese un
appello affinché proibisca d’autorità l’uso
degli attributi « cattolico » « protestante » nel commentare le azioni terroristiche in Irlanda del Nord. È un affronto
per delle comunità cristiane vedere il
proprio nome associato ad azioni che si
ispirano a principi tutto fuorché cristiani.
66, di cui 38 non decise e 27 negate. Interesse privato in atti di ufficio: 7 casi di
cui 6 mai decisi. Truffa: 12 parlamentari
accusati, 12 non decisi. Falso: 21, di cui
16 non decisi. Assegni a vuoto: 33, di cui
13 autorizzazioni a procedere concesse e
16 mai decise.
Seguono nell’ordine vari altri reati, in
cui le proporzioni fra le autorizzazioni a
procedere concesse e quelle mai decise
mantengono le precedenti proporzioni. Si
tratta di: Appropriazioni indebite, di contravvenzioni varie, di danneggiamenti, di
devastazione e saccheggio, di duello con
uso di armi, di ingiurie, minaccie, lesioni,
di oltraggio e violenza a pubblico ufficiale
(la classica mentalità del « lei non sa chi
sono io »), di percosse, di rissa, di violenza privata, di usura, di sostituzione di
persona e di altri ancora.
Numerosi sono i parlamentari conosciuti accusati di qualche reato, ma proprio a causa di questa « immunità » dobbiamo assistere con amarezza e indignazione all’insabbiamento continuo e sistematico di scandali quali TIngic, Fiumicino, il Sifar, il petrolio, i fondi neri, lo
zucchero, l’Enel, le pensioni d’oro, ecc...
Il senatore d.c. Vedovato sta conducendo una battaglia per la riduzione dell’immunità pàrlamentare proponendo Tàbolizione dell’inviolabilità per i reati comuni: staremo a vedere che fine farà questa proposta. Per contro, pochi mesi fa,
l’onorevole Piccoli ha proposto dì estendere l’immunità di cui godono i parlamentari agli amministratori delle regioni, delle provinole e dei comuni.
Roberto Peyrot
Il Vietnam ha ora ritrovato la sua pace. Non quella datagli — con inganno —
da chi aveva ricevuto (senza rifiutarlo!)
il premio Nobel per la pace, dopo raccordo di Parigi del 1973; ma una pace fondata sulla riconciliazione nazionale, sulla comune fierezza e dignità, coll’esclusione (finalmente!) di ogni ingerenza straniera.
Non era facile prevedere una soluzione
così rapida e completa; anche la riunione
della « Conferenza di Stoccolma sul Vietnam », convocata urgentemente ad Amsterdam dal 25 al 27 aprile, si è trovata
di fronte a situazioni già superate o in
via di superamento.
Come è noto, la « Conferenza di Stoccolma sul Vietnam » è, dal 1967, l’organo
di legame e di coordinamento dei vari
movimenti internazionali creati per metter fine alla guerra nel Vietnam. A questa sua undicesima riunione e malgrado
la fretta con la quale la Conferenza aveva dovuto essere organizzata, erano presenti ad Amsterdam ben 111 delegati di
26 nazioni e di 12 organizzazioni internazionali. Cinque erano i delegati italiani;
rappresentavano il Comitato Italia-Vietnam, la sezione italiana del Comitato intemazionale per la liberazione dei prigionieri politici nel Sud-Vietnam, la sezione
italiana del Comitato internazionale
« scienza per il Vietnam » (aiuti cioè di
carattere tecnico-scientifico).
Non era presente, purtroppo, per precedenti impegni presi, il pastore Tullio
Vinay, che tanta parte ha avuto nel portare di fronte alla coscienza internazionale il problema degli aiuti al Vietnam antiThieu e, in particolare, il dramma dei prigionieri politici nel sud-Vietnam.
Il rapporto di una Commissione internazionale di inchièsta sui crimini degli
USA in Indocina (commissione appena
rientrata da Hanoi), numerose testimonianze dirette sugli ultimi avvenimenti,
presenza di una folta delegazione vietnamita, films e documentari, tutti questi
la settimana internazionale
a cura di tul lio viola
UNA LEZIONE DURA
DA IMPARARE
L’opinione pubblica francese sembra essere, in larga parte, ancora ignorante delle cause profonde del disastro
che ha colpito l’America, e quindi incapace d’un giudizio chiaro ed obiettivo:
permangono anzi in Francia molte idee
completamente sbagliate in proposito.
Lo afferma C. Bourdet in un articolo
pubblicato su « Le Monde » del 30.4.’75.
Per analogia, a nostro parere, la denuncia del Bourdet interessa anche larga parte dell’opinione pubblica italiana.
« La massima potenza economica e militare dell’universo ha perso in Indocina
un grande investimento di vite umane,
di denaro, di sforzi d’ogni genere, di sentimento nazionale. Buona parte della
stampa francese s’inquieta, assume atteggiamenti d’indignazione e perfino di sufficienza; per poco non si accusano gli
americani di viltà. L’ignoranza in cui i
nostri concittadini sono stati tenuti durante le nostre proprie guerre coloniali,
è continuata per tutto il tempo di questa
ultima “crociata", fatta tramite gli aniericani e gl’indocinesi. Si fa eco a Ford e
a Kissinger nell’accusare sia il Congresso americano che l’URSS, d’essere all’origine di questo disastro. Ci si rifiuta di
sapere che, pur fortemente ridotto dal
Congresso, l’aiuto militare annuo che gli
USA davano a Thieu era, ancora nel 1974,
quasi due volte quello che tutti i paesi
comunisti insieme davano al Nord-Vietnam (700 milioni di dollari contro 400 milioni).
Si denuncia la violazione degli accordi
di Parigi da parte dei Nord-Vietnamiti,
dimenticando il fatto che, per anni, Hanoi e il GRP diedero prova di autentica
pazienza. Nel gennaio 1975, un ben noto
giornalista americano scriveva: “Quasi
subito dopo la firma degli accordi (di Parigi), il presidente Thieu iniziò un’offensiva per cercar d’eliminare le “macchie
d'inchiostro’’ dei comunisti e per far rientrare questi nei loro “santuari"... La cosa
straordinariamente importante nel contesto militare, è stata naturalmente la correttezza e il senso della misura di cui
hanno dato prova le forze militari nordvietnamite". Conseguentemente, nel luglio 1974, l’ammiraglio Moorer, presidente del consiglio dei capi di stato maggiore, attirava l’attenzione sul fatto che "il
principale sforzo dei comunisti era stato
applicato a sviluppare le proprie infrastrutture e a tentare d'accrescere la propria influenza politica fra la popolazione” ».
Alcuni dissero, in Italia come in Fran
cia: « Ma che vogliono questi vietnamiti?
Non possono pretendere d’umiiiare gli
USA. L’America non può perdere la faccia ». Ma la verità è esattamente il contrario: sono gli USA, insieme coi loro
servi (Thieu e la sua cricca), che hanno
più volte tentato di farsi beffe dei nordvietnamiti violando la parola data.
« Ora bisogna imparare la dura lezione.
La devono imparare gli Americani, e la
dobbiamo imparare anche noi Francesi,
tanto più che gli Americani non hanno
fatto altro che perpetuare i nostri er
MARIO SOARES
È il segretario generale del Partito
Socialista Portoghese, riuscito largamente vincitore nelle elezioni politiche del 25
aprile. Le sue dichiarazioni, dopo la
straordinaria vittoria, ce lo mostrano nettamente contrario al comuniSmo, forse
addirittura un nemico di questo.
« Noi siamo il primo paese dell’Europa
latina (ha detto Soares), nel quale un
Partito Socialista si ritrova molto più forte di un Partito Comunista. Dovremmo
non rallegrarcene? I comunisti hanno incollato sui muri delle strade di Lisbona,
venti volte più manifesti di noi. Ma essi
pagano oggi il loro trionfalismo, la loro
ostinazione nel presentarsi come i grandi tutori della classe operaia. Ecco il risultato! E quanto al Movimento Democratico Portoghese, che il Partito Comunista ha voluto utilizzare per toglierci voti, esso s’è liquefatto ed è riuscito soltanto a dividere l’elettorato comunista: un
ben cattivo affare! (...) Noi siamo un partito d’ispirazione marxista, ma non leninista. Perciò siamo contro tutte le dittature, anche contro la dittatura del proletariato (...).
Ma noi rendiamo omaggio al Movimento delle Forze Armate, perché esso ha
mantenuto la promessa fatta al popolo ».
Quale sarà, dopo ciò, l’avvenire del Portogallo? Noi non siamo in grado di rispondere, ma ci piace riportare la valutazione espressa, in proposito, dal leader
socialista francese François Mitterrand:
« Mi rallegro del rapido progresso dei socialisti portoghesi. Il Movimento delle
Forze Armate è un elemento indispensabile per la vita politica del Portogallo. I
Portoghesi si sono espressi per suffragio
universale: hanno scelto la via democratica e, all’interno della sinistra, un partito socialista nettamente progressista. Vedo in ciò la forza più grande per l’avvenire del Portogallo ».
(Da « Le Monde » del 27-28.4 e del 30.4.
1975).
elementi hanno potuto fornire alla Conferenza un quadro il più completo possibile di una situazione che doveva tuttavia essere continuamente aggiornata.
Ora, a guerra finita, rimangono nel
Vietnam, in tutta la loro gravità ed imponenza, numerosi problemi.
Lo sforzo che attende i vietnamiti per
ricostruire il loro Vietnam è immenso e
anche per questo la necessità di una generale riconciliazione è tanto più sentita.
Ma permane vivissimo il bisogno che pervengano loro aiuti dal mondo intero. A
questo riguardo la « Conferenza di Stoccolma » ha mostrato, ancora una volta,
quali forze è capace di mobilitare sul piano internazionale e quale continuo afflusso di aiuti di ogni specie (ma sempre a
seconda delle specifiche richieste del governo di Hanoi e del GPR) è stata capace di far rapidamente giungere nel Vietnam, per mezzo delle varie organizzazioni
internazionali che fanno capo ad essa.
Nella sua dichiarazione finale, la riunione di Amsterdam ha affermato l’esigenza che gli USA si impegnino ora, secondo
Tart. dell’accordo di Parigi, a sanare le
ferite di guerra e ad aiutare la ricostruzione del paese. Ma l’ambasciatore Dinh
Ba Thi, capo della delegazione del GPR,
ha anche detto, nella conferenza stampa
ad Amsterdam, che occorreranno due secoli perché il suolo, le terre del Vietnam
possano riprendere il loro aspetto e la
loro fertilità precedente.
La prima ferita che gli USA dovranno
impegnarsi a sanare, per un riconoscimento anche dei Ipro errori, è quella infería al Vietnam col ratto dei cosidetti
orfani di guerra. Un’azione è già in corso,
negli stessi USA, per restituire al Vietnam almeno quei bimbi (la maggioranza)
che orfani non sono. Rimarrà ad ogni
modo la lacerazone provocata nella carne di un popolo che per ancestrale tradizione e regola morale si è sempre dato
cura degli orfani, e che li vede ora portati via ed immessi forzatamente in una
« way of fife », così profondamente diversa, e attualmente altrettanto profondamente screditata. Daniele Rochat
Fondo di solidarietà
Pubblichiamo qui appresso un nuovo elenco
di sottoscrizioni pervenuteci. Ricordiamo colFoccasione ai lettori che attualmente il « fondo » è
destinato a quattro scopi diversi : la siccità del
Sahel, gli aiuti alla vittime della repressione cilena, l’appoggio al Programma di lotta al razzismo del 'CEC ed infine i soccorsi alle popolazioni vietnamite.
. A quest’ultimo proposito, appoggeremo l’iniziativa di Tullio Vinay, dato che l’attività del
« comitato internazionale per salvare i prigionieri politici del Sud Vietnam » (come già preannunciato sul numero del 18 aprile) interverrà
in favore del popolo vietnamita in un contesto
più ampio di quello dei soli rifugiati.
Per quanto riguarda il Programma di lotta al
razzismo, il CEC ha stanziato circa altri 300 milioni di lire, destinati in modo particolare (dopo il mutamento di situazione nelle ex colonie
portoghesi in Africa) ai movimenti sudafricani e rhodesiani che si battono contro il razzismo.
Ricordiamo ai lettori che le offerte vanno inviate al conto corrente postale n. 2/39878 intestato a Roberto Peyrot, corso Moncalieri 70, Torino, specificando possibilmente la causale del
versamento stesso. In caso di mancanza di una
precisa destinazione, provvederemo noi stessi in
relazione alle singole necessità.
Ed ecco l’elenco aggiornato delle offerte :
S. Longo L. 5.000; Z. De Carlo 5.000; P. Corbo 3.000; G. Laetsch 5.000; M. e E. Bein 10.000;
M. Bein 5.000; L.P.F. 5.000; N.N. con simpatia
15.000; E. Ricca 5.000; G. Berrà 5.000; S. Gilento 5.000; Illeggibile 500; Chiesa valdese di
Bari 30.000; Diaspora lucchese 110.000; G. Conti 5.000; A. Patete 1.000; I. Gander 20.000;
V.V. Viti 3.000.
Totale L. 237.500; prec. L. 551.243; in cassa
L. 788.743.
Comitato di Rodaziono: Bruno Bellion, Valdo Benecchi, Gustavo Bouchard, Niso De
Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rosta*
gno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore: GIORGIO TOURN
Direttore responsabile: GINO CONTE
Amministrazione: Casa Valdese, lOOóó Torre Peliice - c.c.p. 2/33094 intestato a L'Eco
delle Valli-La Luce - Torre Peliice
Abbonamenti : Italia annuo L. 5.000
semestrale l. 2.500
estero annuo L. 6.000
Una copia L. 100, arretrata L. 150
Cambio di indirizzo L. 100
Inserzioni: Prezzi per mm. di altezza, lar*
ghezza una col.: commerciali L. 100 - mortuari L. 150 • doni 50; economici L. 100
per parola.
Reg. al Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Loop. Tipografica Subalpina - Torre Peliice