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Anno IX — N. 16.
11 SERIE
16 Aoosto 18ti0.
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DKLLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
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Seguendo la verith nella carità. — Efes. VI. 15.
PREZZO DI ASSOCIAZIONE ’ LE ASSOCIAZIONI-SI RICEVONO
Per lo Stato [franco a destinazione]____ £. 3 00 ; In Torino airUffizio del Giornale, via del Principe
Per la Srizzcm e Francia, id........... „ 4 25 ■ Tommaso dieti*o il Tempio Valdese.
Per l'Inghilterra, id................... „ 5 50 ■ Nelle Pbovinoib per mezzo di franco-bolli po
Per la Germania id................... „ 5 50 $tali, che dovranno essere inviati franco al Di
Non si ricevono associazioni per meno di un anno. rettore della Boona Novella.
All’estero, a’seguenti indirizzi: Parigi, dalla libreria C. Meynieis, nie Rivoli;
Ginevra , dal signor E. Beroud libraio ; Inghilterra per mezzo di franco-bolli
inglesi spediti franco al Direttore della Buona Novella.
SOMMARIO
A Itualità : Le due libertà — Il prestito pontificio — Meditazione biblica : L'amico degli orfani —
Polemica: Del sacrificio — Corrispondenza fiorentiTta : II. — Notizie religiose: Svizzera — Francia — Inghilterra — Stati Cmti — Siri» — Russia.
ATTBAIilTA
LE DUE LIBERTA’
L’Iddio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso lia
pur fatto d’un medesimo sangue tutta la generazione degli uomini,
per abitar sopra tutta la faccia della terra, avendo determinati i
tempi prefissi, ed i confini della loro ahitazione (Atti xvii, 24-28).
Quest’ordine naturale stabilito dal Creatore è stato manomesso in
prima da uomiui ambiziosi e conquistatori, indi mantenuto da altri
uomini non meno ambiziosi che si chiamano diplomatici. Ma dovevano giugnere tempi in cui la natura offesa avrebbe reclamato i
proptj diritti, che le nazioni sarebbero surte per entrai-e in possesso
dei confini delle loro abitazioni, cacciandone gli usurpatori. Ora la
grande lotta che ferve è in un campo assai vasto, perchè universale
è il sentimento, come suol dirsi, delle nazionalità, e n’è vicino il
trionfo.
Fra i popoli a muoversi, giunto il tempo prefisso da Dio, quello
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d'Italia doveva essere il primo nelFepoca presente e, se da Dio determinato, era pm- mestieri che nel suo seno sorgessero gli stromenti
atti a vincere gli ostacoli : infatti, ecco in quello Stato, ch’è fra 1 varj
d’Italia, il solo indipendente e forte, retto da una dinastia veramente
italiana, apparire il più abile uomo di Stato che oggidì conti l’Europa, voluto per le conferenze diplomatiche ; apparire un re guerriero che ha l’ambizione di voler essere il primo cittadino del proprio
paese ; apparire un generalo d’armata ch’è l’ammirazione del mondo,
e che affascina l’italica gioventii pel suo valore, pe’ suoi modi, per
la sua umiltà, per la sua abnegazione, pel.suo patriottismo; apparire
altri uomini conciliativi ed unificatori, onde l’azione non abbia a
sviare, anzi a concentrarsi in un punto, e compiere la bella impresa
dell’indipendenza ed unità nazionale.
Per acquistare cotesta indipendenza e la conseguente unità, l’Italia deve combattere due dispotismi alleati; il dispotismo dei soldati,
specialmente stranieri, ed il dispotismo clericale, in guisa che si
tratta in ultima analisi di combattere per un principio comune a
tutta l’umanità, vale a dire per la conquista della libertà in generale,
la quale, sebbene pel momento si presenti sotto l’aspetto politico,
pure in principalità risguarda la coscienza, per la ragione che fra i
due dispotismi il clericale è il più potente e funesto.
Or non si dee credere che la libertà sia nella città di Dio, sia
nella città mondana, si ottenga senza sacrifìcj : essa deve pagare a se
stessa il proprio prezzo : pensiamo che per ridarla all’umanità caduta, ha costato la vita all’uomo giusto, il solo giusto, all’uomo-Dio,
a Gesù: così per salvarla dagli attacchi degli uomini malvagi reclama a quando a quando degli sforzi virili. La dominazione straniera può essere causata da circostanze particolari di un popolo, e
sostenersi con forze brutali assai preponderanti, ma alla fine deve
anch’essa cedere alla forza più preponderante delle idee, a condizione
però che quel dato popolo non rimanga nella infingardaggine morale.
È questa, in sostanza, che prepara e mantiene tutti i despotismi ed
il servaggio: l’Italia, speriamo, sta per acquistare l’indipendenza e
la libertà politica, essendosi destata dal letargo in cui giaceva,
avendo mutata l’indifferenza iu entusiasmo, ed essendo vogliosa di
pagare colle vite il proprio riscatto. Ma si può forse dire altrettanto
riguardo alla indipendenza e libertà delle coscienze ? In religione
gl’italiani continuano a serbare quella specie di apatia prodotta
dalla inerzia morale, per cui si mantengono in nno stato di tal debolezza, pel quale, senza pur aecorger.si, sono tuttavia in un modo o
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nell’altro, in un tempo o in altro tempo, dominati nelle coscienze dai
clericali.
Kicordiamoci che la libertà di coscienza è la prima di tutte, e che
i despoti politici ricorrono appunto per mantenersi al dispotismo dei
preti: come Chiesa, l’Italia è un ingombro di moltitudini inconvertite, parlando in generale, che seguitano nella rinimzia delle antiche
libertà ed a riposarsi sovra l’autorità di una casta sacerdotale, sebbene molti in parole facciano pompa d’indipendentismo. No, finché
non saremo tutti penetrati delle grandi verità cristiane, saremo
schiavi dei preti, e le grandi cristiane verità non penetreranno iu
noi se da noi stessi, deposta l’infingardaggine religiosa, non andremo
a cercarle nelle Sacre Scritture, onde vivere degnamente come progenie di Dio.
Se non che, sia ringraziato il Signore ! Egli ha sollevato dal sepolcro la patria nostra, l’ha fatta risorgere : la gioventù accorre in
massa ad offrire la vita per la libertà; sia pure libertà politica; questa preparerà il terreno alla libertà religiosa. Iddio evidentemente ci
assiste, e non può assisterci che per lo scopo davvero importante di
estendere il suo regno spirituale, ch’è anzi, secondo noi, il vero
scopò in tutte le vicissitudini deH’umanità, mentre la politica stessa
non è che un mezzo. Dacci adunque, o Signore, i nostri confini, dacci
la libertà, ci unisci tutti in una sola famiglia, e noi cercheremo te, a
tastone, in principio, ma impareremo ben presto che non sei lungi
da ciascuno di noi, imperciocché in te viviamo, e ci moviamo, e
siamo !
IL PRESTITO DEL PAPA
Togliamo dal Cittadino d’Asti il seguente articolo, che
mette iu molto risalto la condizione più ancora morale che
finanziaria, in cui sia caduto il Papato al secolo decimonono.
« Ho un bel volgermi da tutte le parti, bo un bel leggere tutti i fogli
apostolici e romani : ma non trovo più notizie del famoso prestito del Papa
che nei giornali libertini di Francia, i quali, pretendendosi bene informati
alla Borsa di Parigi, con un tuono minchionatorio ci vengono dicendo che
dei ciriquanta milioni richiesti ed aspettati dal Pontefice, finora, malgrado
le proroghe rinnovate, non se ne raccolsero cho nove. Nove su cinquanta,
se so ancora la mia aritmetica, vuol dire meno di un quinto.
“ E si che il Papa avea diritto di contare sui dugento milioni di catto-
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lici, e più particolarmente sulle centinaja di Vescovadi, di Conventi, di
Capitoli, di Collegiate ; — e sì ch’esso aveva diritto di fare assegnamento
sulla coalizione di tutti i conservatori malcontenti d’Europa; — e sì che
all’utile dell’interesse egli aveva avuto la finezza d’aggiungere il vantaggio
di particolari indulgenze.
“ Tutto ciò non valse, o valse ben poco. I dugento milioni di ìmoni si
ridussero a qualche vecchio peccatore, che crede riscattare i peccati di
gioventù con qualche limosina alla smunta cassa di S. Pietro, a qualche
grasso Monsignore che stima fare opera generosa collocando a prestito un
migliaio di lire, a qualche pinzochera che crede sufficientemente pagata
l’indulgenza con un centinajo di franchi. Come infatti potrrebb’essere altrimenti, quando malgrado l'alto predicare di Roma, malgrado l’affannarsi di
molti Vescovi, tutta la Cattolicità dà nove milioni, e quando invece vedonsi
dall’altra parte governi scomunicati, come ad esempio il nostro, trovare in
meno di cinque giorni cento miìimn.
“ Si narra che al fauhourg di San Germano di Parigi, dove sorvivono
le tradizioni del più puro patriziato, accoppiate a quelle dell’ultramontanismo, non poche dame riunirono alcune loro gioje per concorrere a formare il peculio della S. Sede. L’atto fu registrato come eroico da qualche
giornale : ma quando si sa d’altro lato che quelle stesse damo non la guardano a spesa per andare ai bagni, o per aver un palco aU’opera, e invece
vogliono far credere di non aver più soldi pel Papa, e ricorrono al magro
spediente di donar gioje fuor di moda, si deve pure esser tentati di pensare
che anche in quei circoli ultra aristocratici la fede cominci ad avvicinarsi
a qualche grado sotto lo zero.
“ Anche appo noi qualche fanatico tentò una specie di colletta che se
non altro porgesse le apparenze di un concorso al prestito papalino; ma fu
una prova che non si oserà metterla in evidenza, perchè finì con uno di
quei fiaschi che non si ama confessare mai.
“ Si dirà che i banchieri non hanno fede religiosa; e questo lo ammetterò senza troppe contestazioni : ma debbo pm- dire che i banchieri sono i
più fini fiutatori della pubblica fiducia. Dov’ei la veggono collocata, accorrono, profferiscono e sborsano danaj-o; donde la veggono fuggita, ritiransi
anch’essi. Li vedete infatti dar milioni più del bisogno alla Francia, al
Piemonte, all’Inghilterra; li vedete negare centesimi all’Austria, alla Turchia, alla Roma del Papa. Od io m'inganno grossamente, o qui parmi
vedere un termometro che non falla. I tre primi Stati hanno per loro la
solidità del presente e la prospettiva dell’avvenii’e ; i tre ultimi sono condannati dalla pubblica opinione.
“ E il danaro di S. Pietro? — Per carità non parliamone, che è una di
quelle meschinità che, se debbono avere un significato politico, non possono
avere altro effetto che di gettare il ridicolo su chi le ha provocate.
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“ Povera Roma! uu dì col danaro della Cottolieità poteva innalzare od
abbellire sovranamente queUe meraviglie che sono il tempio di San Pietro
e il Vaticano. Oggi non trova nemmeno più tanto da mantenere per un
anno un reggimento d'Ii'landesi affamati. È veramente cosa che farebbe
compassione se nou avesse iu sè un carattere altamente provvidenziale.
“ Il risaltato del prestito papalino invece e della colletta del danaro di
S. Pietro inchiude in sè un di quei giudizii, che nè il tempo, nè la malizia
degli uomiui possono cancellare. Roma ha chiesto al mondo cattolico danari
per continuar ad opprimere gl’italiani. 11 mondo cattolico rispose davido
torto a Roma e ragione agl’italiani; — diede danaro a questi ultimi, lo
ricusò alla prima. ”
MEDITAZIONE BIBLICA
L AMICO DEGLI ORFANI.
« Io non vi lascerò orfani, io verrò a voi (Qiov. xiv, 18).
11 cristiano è destinato a cauaminar sempre nel sentiero della
gioja? 1^0, egli è stato avvertito al contrario di dover sostenere molte
tribolazioni. Egli ha i suoi Maras così bene come i suoi Elims, le
sue valli di Baca, come le sue ore di riposo. Di sovente è solo a
resistere al furore dell’uragano. Spesso si dissecca al momento che
ne avrebbe avuto bisogno : il suo sole si vela quand e giorno ancora.
Il suo cuore altre volte giocondo viene tosto, e segretamente piagato
da un dolore, che nè uno straniero, e forse neppure un fratello saprebbe alleggerire dividendolo. Ma noi abbiamo un fratello, il quale
condottosi quaggiù per soifrire è sempre presto a sovvenirci. Che !
non ha qualche volta la sua voce d’amore fatto sentire i suoi dolci
accenti nella melanconica camera del malato, o d’appresso alla
sponda di un letto di morte: “ Io non vi lascerò orfani? ” Comechè
Gesù dicesse: “ Il mondo, gli amici potranno abbandonarvi, le separazioni dolorose, la morte potranno cogliervi, ma nulla temete, io
non vi abbandonerò. Voi potrete essere solitarj, raa non giammai
..soli, poiché io vostro Signore e vostro Dio sono con voi. ”
Sembra, chc Gesù abbia una tenerezza tutta particolare pe’ suoi
orfani ed afflitti tìgli. Un padre ama tanto più tenerameiiie il suo
tiglio quando il vede malatp ed abbattuto : questi è, di tutti (luei di
casa, quegli su cui si concentrano i suoi pensieri. Egualmente Cristo
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sembra, che trovi le sue delizie nel prodigare le piiì tenere simpatie
a colui il quale è privo di persona, che il sovvenga. Nei giorni di
afflizioni il suo popolo sente piiì vivamente quanto il Signore sia
prezioso ; quando egli traversa il deserto, allora Gesii gli parla secondo il suo cuore: “egli è allora, cosa maravigliosa! chè il Signore
concede le sue vigne ” (Osea, ii, 14, 15). Di colà stesso, ove meno
si aspettava^ si vede scaturire sotto i suoi piedi le sorgenti delle celesti consolazioni. Come altra volta Gionata debole e lasso, sentì
riaversi delle sue forze prendendo flel miele che stillava da un albero
in mezzo ad una foresta, così evvi pe’ figliuoli di Dio prostrati ed
afflitti un miele riconfortante. Consolazioni eterne, che emanano
dall’albero della vita, e che tempera le più dure traversie di quella.
Oh voi, anime afflitte, confortatevi. Se Gesù ha sottratto la vostra
parte alla felicità di quaggiù, ciò fece per condurvi a Lui come a
vostra eterna porzione. Se ha inaridito la sorgente delle vostre temporali benedizioni, ciò ha fatto per condurvi a dire, le mie sorgenti
d’acqua vengono da te. Sembra, che Dio voglia empiere tutti i vuoti
che il suo amore ha dovuto fare profondi nei nostri cuori ; diceva un
fedele parlando dietro la sua propria esperienza : la sua missione celeste è di guarire i cuori feriti.
Che ammirabile descrizione il Signore oi dà della profondità,
tenerezza ed immutabile certezza delle sue consolazioni, quando ci
dice: “ Come uua madre consola suo figlio, così io vi consolerò, e
voi sarete confortati ” (Isaia lxvi, 19).
Ah I chi non vorrebbe vedere trasformarsi così tutte le sue prove,
le sue tristezze, le sue amarezze, in testimonianza della simpatia, e
dell’amore del consolatore degli orfani, di quel consolatore potente
e tenero, il cui solo sorriso dissipa i più atroci dolori ! Siccome una
risplendente costellazione getta il suo splendore più vivo nell’ora
della mezza notte, egualmente le parole di Gesù, veri nunzj celesti,
diffondono la loro dolce chiarezza nell’oscura notte dei nostri dolori
terrestri. Noi non ne possiamo discernere la bellezza allorché l’orizzonte ci appare brillante, e luminoso, ma Dio ce le tiene celate per
i giorni ne’ quali il nostro cielo è coperto di oscure nubi.
“ Io vi ho elette queste cose, affinchè quando il tempo verrà vi
ricordiate, che io ve le ho dette. ”
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poiiEmcA
DEL SACRIFICIO
.siamo Biintificati pev l'olierta ilei corixi di Gesù
Cristo, fatta uua volta. — Dov'è rimessione
iiou v’è più offerta per lo peccato.
(Ebbei X).
Per fare alcuno bre\i riflessioui iufcorno ai sacrilicj espiatorj, vogliamo
riprodurre iu prima ciò clic udimmo in proposito da uu sacerdote della
Chiesa romana. Egli diceva ; « E Gesù Cristo medesimo che nella Cena
instituiva l’incruento sacrificio , misticamente c sacramentalmente com
memorativo e rinuovativo del sacrificio consumatosi sulla croce, ed ingiungeva cd impai'tiva la potestà di for altrettanto, cioè quello chc in
quel momento aveva fatto egli stesso, ai suo Apostoli...... La vita del
lledentore, dal presepio di Betlem alla croce del Calvario, c prima ancora della nascita non è forse un continuo abbassamento df sè medesimo ? ...... Qual maraviglia ch’egli si compiaccia di vedersi, sotto i veli
del sacramentalo mistero, ripetutamente cd incessantcmcnte offerto iu sacrificio, per le mani dei suoi ministri, all’Etcrno suo Padre, in vera adorazione
di spirito 0 verità, in continuo rendimento di grazie cd a più proficua espiazione e perdono deUc nostre colpe?......per giustificare il così detto incruento sacrificio della messa bisogna ammettere la necessità della rinnovazione del sacrificio ohe fu consumato sulla croce? E fu consumato davvero,
tanto che, diciamo coll’apostolo, avendo noi per esso la rimessione dei peccati, non v’ò più offerta per questi. Ed 6 naturale; comc mai l’offerta del
corpo di Cristo non sarà ella perfetta a segno da restare abolita ogni altra
offerta, per la redenzione dell’umanità? Non è egli VA<jnus Dei qui toìlit
peccata mundi f È l’espressione usata dagli scrittori sacri che Gesù Cristo,
dopo la risurrezione, s’ ò posto a sedere alla destra del Padre, non mostra
ch'Egli ò il padrone della casa, il re vincitore di tutti i nemici, la di cui
gloria assicura per sempre una perfetta salvezza a tutti coloro che sono per
lui ed in lui santificati? (Vedi epist. ai Rom. iii, 21, 22). Se dai preti fosse
chiamata la S. Cena, quale fu instituita da Gesù Cristo, e non la messa, un
sacrificio misticamente e sacramentalmente commemorativo, alla buon’ora;
potremmo intenderci: misticamente equivale a misteriosamente, allegoricamente; e infatti nella Cena il pane è il segno, la figura, il simbolo del corpo
natur.ìle di Gesù Cristo. Anche la Cliiesa è chiamata il corpo di Cristo,
nel senso mistico; e sant’Agostino (‘M'P Trattato sopra S. Giovanni) dico;
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Per questa carne e questo sangue il Signore vuole che s’intenda la società
del suo corpo e delle sue membra, cioè la santa Chiesa dei predestinati. —
Lo stesso papa Innocenzo III distingue duo corpi, l’uno naturale e crocifisso; l'altro mistico, ossia la Chiesa; ed aggiunge che il corpo mistico è
mangiato spiritualmente, vale a dire, per fede, sotto la specie del pane. —
In somma è un’assurdità enorme, se non foss’altro, il credere che lo scopo
della istituzione del sacramento della Cena sia per far discendere Cristo in
terra e per...... (è vergogna il dirlo) per mangiarlo; mentre all’opposto, il
fine è perchè a Lui si levino i nostri cuori, e per nutrire e fortificare la nostra
fede. E tale ingiunzione è stata diretta a tutti i discepoli d’ogni tempo e
d’ogni luogo, ai veri cristiani affinchè pure ogni volta che sì radunano insieme abbiano ad annunziare così la morte del Signore, fin ch’egli venga;
nè si tratta di autorità impartita agli apostoli e ad una casta sacerdotale,
ad uso giudaico o paganico, ma di un beneficio universale, di un sacramento
che serve altresì di rendimento di grazie; infatti la parola eucarestìa porta
cotesto significato.
La vita del Redentore, dalla incarnazione alla morte ignominiosa della
croce, è di certo un’abbassamento inconcepibile, un mistero sublime, un’atto
portentoso dell’amore perfetto di Dio. Ma, per questo, è forse lecito e ragionevole il protrarre il detto abbassamento al di là della risurrezione di
Cristo? Pure, è ciò in sostanza chc fanno i ministri degli altari nella Chiesa
romana.
Gli altari ed i sacrificj ed i sacrificatori stavano bene sotto il giudaismo,
il quale fu preparazione e figura del cristianesimo; il Vecchio Testamento
esprime soltanto l’idea dell’alleanza, ma nel Nuovo c’è infatto il regno di
Dio, cioè, dopo che Gesiì Cristo ebbe riconciliato Iddio cogli uomini, mediante il sacrificio di sè stesso, nel quale il velo che copriva il Santo dei
santi andò squarciato, in guisa che si può conchiudere che il Cristianesimo
è compiuta rivelazione; laonde avendo la realtà, a che valgono i sacrificii
simbolici ? Ma se i simbolici sacrificii più non valgono, ben.sì devesi a loro
sostituire il sacrificio proprio, consistente nel rendere la materia soggetta
allo spirito, il senso, ed anche l’affetto alla ragione. Infatti la S. Scrittura
chiama sacrificii le preghiere, le laudi, i rendimenti di grazie, le limosine e,
in generale, tutto il servizio che prestiamo a Dio; così pure la S. Cena si
può chiamar sacrificio, ed anche in senso largo ogni atto virtuoso.
Concludiamo; sul Calvario il sacrificio simbolico, il quale si trova in tutte
le religioni, ricevette la sua spiegazione; il tempo della preparazione raggiunse il suo termine; la legge fu adempiuta a rigore; la giustizia fatta; la
grazia concessa; la pace stabilita; il cielo dischiuso; il regno stabilito ; la
gloria manifestata. Il sacrificio della croce; proprio soltanto del Cristianesimo, è dunque il più sublime che immaginar si possa per la dignità della
vittima, la grandezza della .sommessione, l’importanza dello scopo, l’angoscia
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dei dolori, la piota deirimmolazione. Or ci sembra straDO che non si voglia
riconoscere che collo messe, colle transustanziazioni, colle romane assoluzioni,
espiazioni, indulgenze, si commette un sacrilegio contro quella sublimità,
dignità, grandezza, importanza, angoscia e pietà.
Noi intanto ringraziamo di tutto cuore Iddio che ci ha voluti santificati per
l'offerta del corpo di Gesù Cristo, _/à<<a una volta.
CORRISPONDENZA FIORENTINA
II
Firenze 3 agosto 1860.
Caro fratello.
Eccomi a mantenervi la parola. Ilo letto da cima a fondo nove numeri
della Stella. cVEli-uria, e posso darvene ampio ragguaglio. — Son le undici
di notte ; lo strepito di questa popolosa città, minore assai del solito per
l'emigrazione de' bagnanti che popolano Livorno e Viareggio, è quasi cessato : io son qui tutto con voi, ed in spii'ito godo la tranquillità campestre
delle care Valli.
A questo punto una forte scampanellata, insolita affatto a quest’ora, mi
ha annunziato il maestro: eccomelo davanti colle gote accese, e gli occhi
stralunati, c senza preamboli mi dimanda!
« Che fa ella di bollo? »
« Scrivo la mia, corrispondenza sulla Stella d'Etruria. »
« Mi faccia il piacere : la smetta »
« Prima di cominciare ? »
« Precisamente. Il fine sarà ottenuto al modo stesso; e ci sarà guadagno
di tempo per lei, e pei lettori deUa Buona Novella. »
« Ma avevo promesso un ampio ragguaglio. »
«, La dica: se in l’iemonte non ci hanno nessun giornale codo-pretino di
genere basso, e di poca levatura ? »
« E come ! »
« Ebbene: dica agli associati della Buona Novella che prendano un numero d’uno di quei giornali, lo leggano, ed avranno un ragguaglio particolare, ampissimo della Stella d'Etruria. Se vuole, io ci debbo avere fra i
miei fogliucci qualche numero staccato deirico (che era la Stella del 1841))
e del Giglio Fiorentino, che venne, sparita queUa, e dm'ò pochi mesi; glieli
darò; ella li manderà alle Valli, e faranno da Ragguaglio. »
« Ma uu po’ di diflerenza, un po' di stacco ci dev’essere : possibile che
mentre tutto cammina, solamente i preti stien fuma ? »
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« Sì : mui-i vecchi, pieni di magagne dentro c di rotore, che ueU’audai’
del tempo o per vergogna, o per forza delle cose ogni tanto sono rintonacati,
scialbati, e imbiancati : chi li vede da lontano dice : Guarda come si sono
rinnovati, e rimpulizziti ? Va lì, toccali, o picchiali un momentino colle
nocche, il bianco vien via, l’intonaco casca, ed il muro suona come cosa
vuota, e se lo percuoti un po’ po’ forte, minaccia cadere. »
« Pare sempre che caschi, ma non casca. »
« Nè può cascare pcrchè, anche crescendo al maximum la civiltà, uomini
piiì portati dalla immaginazione e dai sensi che dalla ragione ve ne saranno
sempre perchè......ma si andrebbe troppo in lungo. Torniamo a bomba. Se
ella vuol dare una idea esatta della Stella d’Elruria ai lettori della Buona
Novella, eccogliela nell’ultimo numero fi-esca fresca. Son parole di un prete,
le quali rappresentano Veterno yenjo, Veterna pantomima dei preti pretini;
IN PRESjKNZA d’dNA PROPAGANDA INFERNALE DI PROTESTANTI CHE PREDICANDO
PUBBLICAMENTE TRA NOI LA MENZOGNA E l’eRRORE, SI SFORZANO CON OGNI
ARTIFICIO ED INGANNO DI STRAPPARE DAL SENO DELLA CATTOLICA CniESA LI
IGNORANTI ED I SEMPLICI; Of PRESENZA DI UNA SACRILEGA SFRONTATA LICENZA,
PER LA QUALE SI VEDONO MESSI IN DILEGGIO CON ESECRANDE CARICATURE, 1
DOGMI Più’ SACROSANTI DI NOSTRA SS. RELIGIONE, E l’aUGDSTO DI LEI CAPO
VISIBILE VICARIO DI GeSU’ CllISTO QUI IN TERRA IL SOMMO PONTEFICE ROMANO;
IN PRESENZA DELLE INFAMI BESTEMMIE CHE ODONSI IN ORRORE (sÌc) VOMITATE PUBBLICAMENTE PERFINO DAI RAGAZZI CONTRO IL SUPREMO GERARCA
DELLA Cattolica Chiesa — quest’è l’esordio comune, od antico, detto c
ridetto: ameno poi termina il periodo a piacer suo; il curato Magnini, finisce dirigendosi ai suoi popolani; i redattori della Stella ci appiccherebbero
una finale pe’ loro associati, c pe’ fedeli cattolici che leggono, e pagano
giornali; l’Arcivescovo Corsi ci aggiungerebbe la relazione del suo martirio
abortito, e via discorrendo. Questi preti, chi ne conosce uno, li conosce
tutti: quindi la tenace vitalità del corpo, quindi la debolezza morale dei
membri. — E qui finisce il ragguaglio sulla (.S’ieZZa.-l’aggiunger altro sarebbe
od il cadere in pettegolezzi, od il dare importanza a chi non l’ha, o persuadere chi è già persuaso. Tirate via piuttosto vojaltri buoni cristiani ad illuminare i popoli, e spargere il Vangelo : che per voi, Dio vi benedica, è
spada, scudo e bandiera unica; I’Evangelo uccide il prete. (Parlo naturalmente del prete-sistema) ecco perchè i nostri amici l’hanno tanto a
noja: gli è come uno specchio di Parigi davanti ad una creatura deforme.
E non solo l’Evangelo, ma per noi italiani e più ancora per noi toscani
havvi un libro che per i preti, come sono ridotti, è tremendo : La Divina
Commedia di Dante Alighieri. E di questa appunto io volevo parlarle stasera:
ero venuto apposta.
« Come? Non capisco »
« Esco in questo momento dal Teatro Niocolini, ove l’attore Gustavo
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Modena ha, non saprei diro se recitato, commentato, dipinto o scolpito
alcuni squarci scelti del sacro Poema. Ometterò di parlare del conte Ugolino,
0 di Vanni Facci e de’ ladri: versi che declamati dal Modena facevano
rizzare i capelli; mi preme di parlarle delle tremende terzino fulminate dal
sovrano poeta contro il potere temporale del Papa. Modena era vestito come
si dipinge l’Alighieri; pareva improvvisare i versi che declamava, come gli
fossero inspirati da soprannaturale possanza: ed improvvisi infatti ricscivano,
ed ispirati parevano a tutti gli spettatori, che li ascoltavano, quasi con
religioso raccoglimento. L’egregio attore salì dapprima e condusse noi tutti
neUa ottava spera del Paradiso, ove subiti i diversi interrogatorj sulle virtù
teologali, ascolta uu’inno di Lodo a Dio; dopo il quale fattosi universale
silenzio ne’ gaudiosi abitatori celesti, S. Pietro prorompe in una solenne
apostrofe contro i Papi degenerati.
Alle solenni parole :
Non fu nostra intenzion che a destra mano
Do’ nostri successor parte sedesse,
Parte dall’altra del popol cristiano ;
Nè che lo chiavi che mi fur concesse
Divenisser segnacolo in vessillo
Che contro ai battezzati combattesse;
Nò ch’io fossi figura di sigillo
A’ privilegj venduti o mendaci,
Ond’io sovente arrosso e disfavillo,
credevo che il teatro dovesse ruinare dagli applausi frenetici, prolungati,
ripetuti.
Nulla dirò della forza chc, recitata dal Modena, prese la stupenda terzina;
Dì oggi mai chc la Chiesa di Roma
Per confondere in sè due reggimenti
Cade nel fango, e se brutta, e la soma,
nè del fremito d’indignazione che si sparse fra la numerosa udienza all’apostrofe contro il fasto cd il lusso de’ preti tanto diverso dalla povertà apostolica:
Venne Cephas, e venne il gran vasello
Dello Spirito Santo, magri e ecalzi
Prendendo il cibo di qualunque ostello,
Or voglion quinci e quindi chi rincalzi
Gli moderni pastori, e chi gli meni,
Tanto son gravi, e chi diriotro gli alzi.
Cuopron de’ manti loro i palafreni,
Sì che due bestie van sotto una pelle.
0 pazienza chc tanto sostieni !’
Al Penultimo verso il Modena ha fatto un viso sardonico, chc faceva
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rabbrividire. A me è venuto in mente il papa, proprio il presente Pio IX,
in gran palanchino, volevo dire in sedia gestatoria, ed il nostro iVrcivescovo
in elegante carrozza, con quattro bei morelli ornati di pennacchio verde.
Scommetto io che se, puta caso, appena uditi quei versi, fossimo usciti dal
teatro, e avessimo incontrato un panciuto e rubicondo prelato in carrozza,
niuno si sarebbe tenuto dal ridere; e forse ci sarebbe entrato, Dio liberi,
qualche fischio ? — Lo dicevo, e lo ripeto : Dante è libro antipretino tremendo, ed i Papi, se tornano a prender lo scettro davvero, devono mettere
all’indice la Divina Commedia, o proibire almeno che venga pubblicamente
declamata da attori simili al Modena.
Che le dirò io delFeiTetto magico indicibile che hanno avuto in noi i versi
di Dante, quando, sceso coll’arte sua maravigliosa il Modena nella terza
bolgia, e tutta di pietra livida, ed accostatosi ad uno de’ fori, dei quali era
piena, ha preso a parlare con qucUo sciagurato Papa Nicolò simoniaco, che
se ne stava lì capo volto, torcendo e guizzando le gambe, e le piante de’
piedi infiammate ? Studiando e meditando quella scena io me la son fatta
mille volte viva al pensiero, ma dianzi ho veduto che ero ben lungi dall’immagiuarla vera quale me l’ha rappresentata l’attore. Egli m'ha fatto sentire
la voce del reo Papa dannato, m’ha fatto vedere nella magistrale comparazione l’assassino propagginato, e con un sorriso satirico tremendo tutto suo
m’ha scolpito la compiacenza ghibellina dell’Alighieri allo sbattere convulso
che fa Nicolò di ambo le piote infiammate, e salendo più in su lo sdegno deUa
umanità nel veder conculcate le proprie leggi da chi professa di più venerarle;
e finalmente l’ira di Dio che ride della calamità de’ peccatori; e si fa beffe
di loro, quando l’ora dello spavento è venuta a guisa di ruina; quando è
sopraggiunta la distretta e l'angoscia. Momento sublime !
E che altro è da voi aU’idolatre,
Se non ch’egli uno, e voi n’orate cento ?
E così dicendo il Modena faceva colla destra sulla sinistra l’atto di chi
conta monete.
Il quale atto così basso, anzi abietto in presenza della sublimità dantesca,
e dell’altissimo argomento, di primo tratto mi ha urtato, m’è parso sconcio
e biasimevole, ma il pensiero del biasimo nou ha avuto spazio di prender
forma dentro dime, perchè se n’è formato subito un'altro, dicendo: Ebbene
di chi si tratta in somma? Del Papa. — Del Papa Tizio, o Cajo, Sempronio,
ovvero dell’istituzione. — Di questa certo. — Or dunque, se il male è
nell’istituzione dee durare ancora. E non dura forse ! Non vediamo noi da
una parte altissime idee di umanità, di nazionalità, di religione, di progresso,
e dall’altra un misero vecchierello ohe conta quattrini? Da un lato risvegliamento di popoli, allargamento di cuori, innalzamento d’ingegni, nuovi
svolgimenti di civiltà, nuovi bisogni deH'umaiiità, aspettativa universale del
Verbo superiore ai tempi, ed alle passioni, e neirOriente carneficina di cri-
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stiani a migliaja, e per tutto, disparizionc d’ogiii autorità, ed a tutti questi
appelli, incessanti, e sempre più forti un meschinissimo uomo risponde lamentandosi, e rilamentandosi delle conseguenze dei proprj spropositi, rimpiangendo poche monete, e poche zolle di t«rra, che è lo stesso, e non conoscendo
nè i tempi, nè gli uomini, nè sè medesimo?— Questo pensavo io, questo sottosopra pensavano, credo, tutti i numerosi plaudenti; donde mi è dato concludere, ciò che dicevo dianzi: Dante, commentato da Modena, sarebbe,
dopo il Vangelo, il più gran nemico dei preti. »
Dette queste parole, il maestro ha lasciato me, come io dopo averle scritte
in forma di lettera, lascio voi colla buona notte, mandando in quel paese
una volta per sempre la Stella d'Etruria, e tutti i periodici della GrettoCodo-Tricornide famiglia. Addio.
NOTIZIE RELIGIOSE
Svizzera. — Anche la Svizzera, relativamente alla ristrettezza del territorio e dei mezzi, è benemerita inquanto a società religiose. Queste hanno
testé celebrato il loro anniversario a Ginevra, iu mezzo a grande uditorio.
Eccone qualche particolare ; La Società Bihlica ha collocato durante l’anno,
col mezzo de’ suoi depositi e colportori, 900 Bibbie, 5000 N. Testamenti, e
più che 10000 Trattati. La Società delle Missioni ricevette in dono, nell'anno, una somma di 2’2,G31 franchi ripartiti in varie opere missionarie.
La Società Evangelica, in introiti e sottoscrizioni, ottenne la cifra di 155,000
franchi: ebbe trenta colportori impiegati e vendè 1,405 Bibbie, 4000 N.
Testamenti, 25000 almanacchi de’ Buoni consigli, ed oltre 11000 Trattati.
La Società degli Evangelici disjxrsi, che procura suffragi religiosi agli evangelici dispersi fra popolazioni^ cattolico-romane, estese maggiormente le
cerchia dei propri lavori. L'Alleanza Evangelica ha pur tenuto assemblea,
raa ci mancano di essa i particolari.
Diodati.— Ed ora rendiamo un mesto tributo di venerazione alla memoria
di un discendente di quel Diodati, nostro connazionale, che lasciò a noi italiani la bella traduzione volgare della Bibbia, e certamente non perchè ci mostrassimo a lui ingrati col non leggerla, ma perchè la leggessimo e la meditassimo, e quindi sopra di essa riformassimo la nostra Chiesa. Si narra di lui che
nacque nella circostanza che l’imperatore Carlo V trovavasi a Lucca nel
1536, alloggiato appunto in casa Diodati, e che volle tenerlo alla fonte battesimale, cerimoniante il papa, per cui gli fu imposto il nome imperiale. Ebbene,
cotesto Carlo, battezzato dal papa, e figlioccio di Carlo V dovette fuggire a Ginevra per causa di religione: tradusse la Bibbia, ed è l’antenato del pastore
professore Diodati che or ora s’addormentò nella pace del Signore a Perroy,
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nel cantone di Vaud, all’età di 71 anno. Il corteggio funebre .si componeva
dei membri dell’illustre di lui famiglia, de’ suoi antichi amici, delle deputazioni dell’Accademia di Ginevra, del Concistoro, della compagnia dei Pastori, degli studenti in teologia, e di un gran numero di Gine\TÌni e dei
dintorni di Perroy, Fin dalla giovinezza il Diodati fece studj eccellenti, prolungati con amore sino al termine deUa vita; forse pochi uomini hanno
tanto e così bene letto ; cóme professore, nei corsi di lezioni publiche, e come
autore di varie opere egli ha mostrato di possedere al più alto grado le
qualità di letterato e di storico. Amava pure le belle Arti, ed in ispecie la
musica e la pittura, ed anche in ciò ha rivelato il genio italico. De’ suoi
scritti menzioneremo soltanto il saggio sul Cristianesimo, e le notizie sulla
vita ed i lavori del Pastore Cellerier, del Pastore Naville, del Padre Girard.
Ma veramente degni di riconoscenza sono i servigj recati dal nostro Diodati
all’ Accademia ed alla Chiesa di Ginevra. Quivi egli fu consacrato al santo
ministerio nel 1811, e fin sul principio si distinse nella predicazione per
zelo e profondità di pensieri, e per l’arte oratoria, di cui si valse non già
per vana pompa, ma per eccitare, convincere, edificare ed accendere la fede
nei tiepidi cuori : e di quest’arte oratoria fu professore, e lo fu altresì di
prudenza pastorale, e d’apologetica. Sostenne anche la carica di bibliotecario,
ed ottenne publiche testimonianze di riconoscenza per parte di molti dotti
stranieri, per averli coadiuvati nelle ricerche loro; ed esercitò il sacro ministerio nelle prigioni con esemplare umiltà, carità e confidenza nella divina misericordia a pro’ delle anime le più resistenti alle savie ed amorose istruzioni.
È inutile il dire che la morte trovò il Diodati già preparato ; crediamo ch’egli
l’aspettasse da molto tempo, desideroso di volare collo Spirito nel seno del
Signore.
Francia. — Più di 3000 francesi, accompagnati dalla musica delle
Guide si recarono da ultimo a Londra per darvi alcuni concerti nel Palazzo
di cristallo. Varj cristiani inglesi hanno pensato che l’occasione fosse buona
per far penetrare la Bibbia in molte famiglie francesi, che non la possedevano ancora, e alla chiamata di un Pastore di Londra, il Rev. Roger, i
donatori hanno risposto con molta premm-a. Le Bibbie e i N. Testamenti
vennero offerti e gli Orfeonisti li hanno ricevuti con piacere e con vera riconoscenza. La più parte, dopo d’aver accolto il N. Testamento, manifestarono il desiderio d’aver una grossa Bibbia : per mala sorte non ve n’erano
per tutti. A mensa nel momento in cui tale distribuzione fu fatta, eglino si
levarono in massa per ringraziare di quel tratto di benevolenza cristiana,
dichiarando che non se ne sarebbero mai separati: si distribuirono 439
Bibbie e .S,300 N, Testamenti.
Inghiltekba. — A proposito di convereioni, ne segnaleremo più di sette
a Brighton il giorno 18 luglio scorso : erano prima romanisti; la ceremonia fu
pubblica nella Chiesa di Santa Marglierita alla presenza di considerevole
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numero di persone. Questi sono miracoli della Bibbia, dunque non dove
recar meraviglia se vediamo la cura che prendono le società bibliche ; tuttavia mirabile è la nuova società istituita recentemente a Londra sotto il
nomo di Missione biblica delle donne; l’opera nella sua energica azione
abbraccia niente meno che tutta quanta la metropoli inglese; n’ò autrice
madama L. V. R. che scrisse Del Libro e delia sua Missione. Sono impiegate 200 donne prese anch’esse nel senso della classe operaja, che si vuole
rigenerare. Elleno si recano nei quartieri i più miserabili e degradati, per
esempio; san Gilles, Paddington ecc. vi leggono la Bibbia, la vendono ad
un penny (10 contesimi) per settimana, e pregano con le donne o le famiglie che visitano. Ognuna di queste operaje missionarie riceve settimanalmente un salario fisso, ha il proprio quartiere speciale da visitare, ed agisce
sotto la sopra intendenza di una dama, a cxii rende conto del fatto lavoro.
Le sopra intendenti sono 100, e appartengono, la più parte almeno, alla
classo elevata. I risultamenti sociali, morali, spirituali ottenuti sono già
molto sensibili, anzi meravigliosi. Cotesta opera che cammina senza strepito
e senza ricerche particolari di fondi non ¡spende meno di 7000 lire sterline
per anno (175,000 franchi).
Stati Uniti. — Nella Siria, anzi per dir meglio in Oriente, è necessario
che le potenze cristiane d’Europa intervengano finalmente col loro potere
a frenare que’ popoli barbari e preparare così il terreno a ricevere la buona
semente del Vangelo, il quale opererà poi da se stesso la riforma sociale.
Quale e quanta sia la di lui potenza lo vediamo agli Stati Uniti d’America
rimpetto ai papisti, specialmente Irlandesi, che sono quasi i Brasi d’Europa.
Ecco che cosa scrivo un distinto Pastore di New-York, il rev. Blurray. —
“ La più parte degli emigrati che il vecchio continente c’invia sono dei
“ papisti, come voi li chiamate, e noi pure; coteste masse ci giungono con
“ tutti i loro pregiudizii, ma ben presto s’opera in loro un cangiamento
“ rimarchevole; per esempio, negli Irlandesi.....Dall’istante che un Irlan
“ dese abbandona il suo vecchio costume nazionale, l’opera della riforma
“ comincia; egli s’istruisce, e quando scorge di non essere morto, dopo aver
“ mangiato carne un venerdì, potete essere certo che va a dichiararsi prote“ stante ; vi do la prova di ciò che dico. Dei preti romani provarono con cifre
“ che se tutti i papisti sbarcati agli Stati Uniti, dopo che principiarono le
“ emigrazioni, fossero rimasti attaccati alla chiesa loro, e così i discendenti^
“ il nostro stendardo seminato di stelle ricovererebbe sotto le pie pieghe più
“ di sette milioni e mezzo di romanisti. Ora, il fatto è che coirannessione
“ recente del Texas e deUa California, che non entrano per nulla in cotesti
“ calcoli, noi abbiamo oggidì meno di duo milioni di cittadini sottomessi
“ all’autorità spirituale del papa ”
Siria. —Non abbiamo fin qui fatto cenno della strage dei cristiani in Siria.
perchè più o meno tutti i giornali politici no hanno parlato; ma crederemmo
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di mancare aU’affetto cristiano se noi pure non consecrassimo poche linee
alla memoria di quegli infelici, vittime di un barbarico fanatismo, della indifferenza dei governi civili e cristiani, e dei freddi calcoli diplomatici. Ad
Hasbeiya accadde il massacro; è un villaggio pittoresco situato ai piè del
monte Hermon, che fa parte della catena deU’Antilibano, vicino alle sorgenti del Giordano: là dimoravano 4000 cristiani greci ed una comunità
evangelica di 200 fedeli, che avevano eretto a loro spese un tempio grazioso,
in cui funzionava un Pastore indigeno, zelante e bene istruito. Hasbeiya fu
saccheggiato, e quasi tutti gli abitanti uccisi nel serraglio dove s’erano rifugiati: la comunità evangelica perì tutta sotto il ferro dei Drusi, ad eccezione di due membri, che poterono fuggire e giungere a Beyi'outh feriti,
affaticati e dolenti. Alcuni Greci che ivi pure arrivarono rendono giustizia
all’ammirabile e cristiana condotta dei nostri correligionarj, I gementi per
le ferite, spiranti e curvati sui cadaveri delle loro mogli e dei loro figliuoli,
impiegavano gli ultimi istanti di vita a proferire parole di perdono verso i
loro assassini, e ad invocare il nome di Cristo, il Salvatore.
Russia. — No, non saranno mai troppi gli sforzi per la propagazione
della Bibbia, della Verità, della libertà, insomma del Testamento che ci
lasciò il nostro Fratello Maggiore, umanamente parlando, il nostro Maestro,
il nostro Signore e Salvatore, Sia dunque lodato anche il Governo di Russia, il quale, un’anno fa circa, ha spedito il celebre professore Tischendorf
in Oriente, allo scopo di ricercare con cura nei diversi monasteri Greci,
Siriaci, Persiani cd Abissinii, lo antiche memorie manoscritte che ivi, come
dicevasi, dovevano esistere e farne l’acquisto, s’era possibile. Il detto professore portò in Russia, fra le varie nirità, il più vecchio e il più completo
manoscritto greco della Bibbia ch’esista.
La data rimonterebbe al principio del iv secolo. EgU si trova a Pietroburgo per dirigerne la pubblicazione /ac simile : il governo russo gli accorda
un mezzo milione di rubli (2 milioni di franchi) onde possa procurarsi i più
abili compositori, e faccia fondere caratteri esattamente simili alle lettere
dell’originale.
Domenico Grosso gerente.
TORINO — TipograSa CI,AÜDIANA, diretla ila R. Trombetta.