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Anno 114 - N. 11
17 marzo 1978 - L. 200
Spedizione in abbonamento postale
Gruppo bis/70
biblioteca VALDESB
10066 TOms PEIL ICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
NEL TEMPO DELLA PASSIONE
Il Messia in forma di servo
Non lo scettro del sovrano o la spada del condottiero, ma l'asciugatoio del servo è l’esempio
vincolante che il Cristo ha dato alla chiesa per la sua missione
L’immagine del servo, particolarmente del « Servo dell’Eterno » è presente tanto nell’Antico
quanto nel Nuovo Testamento.
La profezia del secondo Isaia
presenta la figura del « servo dell’Eterno » nel suo abbassamento
e nel suo sacrifizio. Riferita a
Gesù Cristo, la figura del « servo » è prima di tutto quella del
« servo sofferente », prefigurazione del ministero di Gesù Cristo sulla croce e nella sua risurrezione. Il « Servo dell’Eterno,
dice la profezia, non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi; era disprezzato e
abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con il patire ». Quella profezia è stata successivamente ripresa daH’apostolo Pietro in questi termini: « Cristo ha patito per noi... Egli ha
portato i nostri peccati nel suo
corpo, sul legno, affinché, morti
al peccato, vivessimo per la giustizia e mediante le cui lividure
siete stati sanati ». Quanto all’apostolo Paolo, nella sua epistola
ai Filippesi, egli definisce l’abbassamento di Gesù Cristo con
queste parole (secondo la parafrasi del prof. V. Subilia nei suoi
Studi Paolinici): « Gesù Cristo
non ha ritenuto che la sua
condizione divina fosse un privilegio a cui rimanere attaccato a
qualunque costo, ma vi ha rinunciato, ha annichilito se stesso ed
ha preso la condizione opposta,
la condizione di uno schiavo, di
uno di quegli esseri che dovevano interamente dipendere dalla
volontà estranea di un altro, che
avevano soltanto da ubbidire,
che non avevano il diritto di nulla possedere, neppure la loro
propria vita ».
L’immagine del « servo » è stata molte volte declassata e impoverita, non soltanto nel mondo
ma anche nella Chiesa. L’idea del
« servo » ci fa pensare ad un uomo costretto a compiere ciò che
deve, mosso da un’ubbidienza
forzata, senza libertà di scelta.
Accenniamo ad alcuni tipi di società dove la figura del servo ha
rappresentato e rappresenta ancora oggi una classe inferiore di
uomini al servizio di pochi o di
pochi privilegiati, incapaci di fare appello ai propri diritti oltre
che ai loro doveri: il coloniali
smo esercitato dai bianchi sugli
uomini di colore i quali non avevano, e talvolta non hanno, .altra
scelta se non quella di servire i
loro padroni. Pensiamo anche al
razzismo largamente praticato
per ragioni politiche ed economiche, aU’industrialismo che tende
sempre a spersonalizzare e a disumanizzare la creatura umana,
costretta a servire per poter
mangiare, e molte volte a dover
servire in un clima di paura, di
sfruttamento e di ingiustizie sociali.
Il servo è al servizio del ricco
e del potente, la sua figura ne risulta minorata e distaccata in
mezzo agli altri uomini. Il fatto,
però, che Gesù Cristo abbia assunto la figura del « servo» per
condurre a compimento la sua
missione, mostra chiaramente
la dignità del suo servizio ed
esorta la Chiesa a camminare per quella stessa via. Gesù Cristo ha scelto con libertà e
con umiltà la via del servizio,
non quella del prestigio umano
o del trionfalismo ecclesiastico.
Sull’esempio del suo Signore, la
Chiesa deve spogliarsi della sua
gloria terrena al fine di divenire
sempre più fedelmente e totalmente una chiesa che serve e che
testimonia nel mondo l’amore di
Gesù Cristo, un amore che si dona e redime il peccatore. Gesù ai
suoi discepoli non ha parlatp di
dominio, bensì di servizio: « Io
vi ho dato un esempio affinché
facciate come v’ho fatto io » disse il Signore mentre lavava i piedi ai suoi discepoli. Come scrive
un pensatore contemporaneo:
« Una chiesa che si tenesse al di
fuori della vita della società potrebbe evitare la seria disciplina
del ’’servizio”, ma non sarebbe
più la Chiesa che serve nella missione che è chiamata a compiere
sulla terra ».
Occorre ridare oggi alla figura
del « servo » il suo vero volto. È
significativo il fatto che, nelle sue
ultime giornate terrene, Gesù
non abbia preso lo scettro o la
spada per guidare i suoi discepoli, ma piuttosto un asciugatoio,
per lavare loro i piedi. Pertanto,
la comunità dei discepoli e dei
fratelli in Cristo sappia abbassarsi ed umiliarsi, senza preoccuparsi della sua fama e della sua
grandezza storica. Il mondo ha
bisogno del servizio della chiesa
e dei credenti; la purezza della
dottrina e le strutture della chiesa in apparenza più solide non
possono sostituire Tabnegcizione
e il servizio dei cristiani in mezzo agli uomini. Si può avere la
verità, la si può conoscere intellettualmente senza che essa ci
possegga e ci spinga verso gli uomini là dove soffrono e perdono
il senso della loro umanità.
Anche e soprattutto i grandi di
questo mondo, gli statisti ed i
governanti dovrebbero essere resi attenti al fatto che Gesù Cristo, « essendo in forma di Dio
annichilì se stesso, prendendo
forma di servo ». Non si servono
le nazioni con l’orgoglio e con la
potenza dele armi, bensì con l’esempio dell’abbassamento del
Cristo. Infine, quando è che l’uomo è veramente uomo di fronte
al suo prossimo? Quando è che
il cristiano è Veramente umano?
Rispondiamo: quando egli crede
nel « servizio » di Gesù e riesce a
dare la sua testimonianza con evidenti segni di umiltà e di sacrificio. Una vita autenticamente fedele al Maestro e disposta a servire è possibile quando riconosciamo Colui che ci ha serviti
e ha dato la propria vita come
« prezzo di riscatto per molti ».
Ermanno Rostan
AMERICA RELIGIOSA
NATI DI NUOVO
Pat Robertson, il popolare conduttore di un
programma in cui la tecnica televisiva è applicata alla emotività religiosa.
La febbre della paura
La dichiarazione di “guerra ai servi dello Stato”, lanciata in aula nel corso della
prima udienza da consueto
rituale, è diventata realtà con
l'esecuzione del maresciallo
Berardi. Ormai angoscia e
paura dominano tutto il quadro torinese del processo alle Brigate Rosse. Aprendo i
giornali — qui da noi non si
parla d’altro — e guardando
i volti dei brigatisti non si
scorge il tratto della follia o
dell'anormalità. Sono ragazzi
con barba e baffi^ vestiti bene, sguardi intelligenti. Paura ed angoscia non vengono
guardando i loro volti ma
scorrendo la serie delle loro
“azioni di guerra". Per Torino si tratta della quinta vittima in un anno. Non è ancora sopito il ricordo dell’assassinio Casalegno che già
leggiamo un nuovo nome: Ro
sario Berardi. Gli hanno sparato alle spalle, segue un comunicato. La tecnica è sempre quella e le vittime rappresentano l’istituzione.
Di fronte a questa “guerra
strisciante” è difficile non farsi dominare dalla paura. Pensate se avessero chiamato
voi a fare parte della giuria
popolare. Avreste accettato o
avreste scoperto di colpo di
essere malati di cuore?
Ho cercato tra le pagine
dei giornali una parola, dico
una, che non fosse il solito
disprezzo e odio per i terroristi. L’ho trovata giovedì
scorso su “La Stampa". Tra
una foto di un reparto speciale di carabinieri che presidia il “bunker” del processo alle BR e un articolo sui
« 4.000 uomini in clima di stato d’assedio » c’era, in riquadro, un breve appunto corsi
vo di Tullio Vinay. Il discorso, se vogliamo, era quello
suo di sempre: V« agape » che
indica una qualità diversa di
amore, l’amore di Cristo. Ma
messo lì in quella pagina di
paura e tristi presagi l’« agape » diventava una parola diversa, non solo « religiosa ma
politica ». Parlare di amore,
di « dono di sé perché altri
viva », mentre siamo trascinati, chi più chi meno, dalla
vertigine della paura non è
solo un gesto originale ma
ha per noi il valore di una
testimonianza che se non ci
libera completamente dall’angoscia ci permette di arrestare questa paralisi progressiva
e guardare al futuro con coraggio. Certamente non è facile. Tuttavia l’amore di Cristo può rinnovarci anche in
questo, insieme agli altri.
G. Platone
Due coniugi compiono un viaggio di diverse
centinaia di chilometri fino alla costa occidentale
degli Stati Uniti per visitare in carcere l’assassino della loro unica figlia violentata e uccisa alcuni anni prima e nella cappella della prigione,
tenendo stretta la loro Bibbia, abbracciano il giovane e gli dichiarano il loro perdono. È l’ultima
tappa di un itinerario pieno di dolore e di difficoltà che ha portato i due coniugi dalla disperazione ad una corrispondenza con il giovane carcerato via via più intensa, durata due anni, fino
alla maturazione di un perdono non solo interiore
ma portato e offerto di persona in una vittoria
dell’amore sull’odio. L’incontro, preparato dal pastore della prigione che ha fatto da intermediario
assume la forma di una predicazione vissuta che
commuove diversi carcerati che assistono all’incontro e lascia profondamente turbato il giovane
assassino che dichiara di non aver mai ritenuto
possibile un tale amore e una tale potenza di trasformazione della vita.
Riporto questa notizia — che ho letto sulla prima pagina del Free Press of Detroit pochi giorni
dopo il mio arrivo negli Stati Uniti per una visita
di 6 settimane — perché pur nella sua eccezionalità (da prima pagina anche negli USA!) mi sembra offrire un quadro emblematico di questa società americana così violenta e cosi religiosa. In
particolare — con la sua carica di calore e di
amore, con il suo fondamento biblico e la sua
apertura a problematiche sociali — questo episodio dà un’idea di quel movimento estremamente
vario e dai contorni indefiniti
che va sotto il nome di Evangelicalism, il cristianesimo popolare non istituzionalizzato che è
sempre stato un tratto caratteristico degli Stati Uniti ma che
in questi anni presenta un notevole sviluppo e alcuni caratteri nuovi rispetto al passato. È
il movimento dei born again
Christians, dei cristiani nati di
nuovo, ed il segno più rilevante della sua espansione è il fatto che per la prima volta uno
di loro, Jimmy Carter, è arrivato fino alla Casa Bianca.
La religione
nei mass media
Un movimento di questo genere non sarebbe pensabile se
non in una società come quella
americana in cui la religione ha
un posto le cui forme possono
variare ma la cui rilevanza continua ad essere enorme.
Prendiamo per esempio i
mass media. La presenza della
religione nei mezzi di comunicazione di massa è qualcosa che
colpisce subito e da ogni parte
il visitatore che viene da un’Europa che, al confronto, sembra
ancor più secolarizzata di quanto non sia.
La stampa quotidiana cura il
settore religioso non solo con
apposite sezioni, pagine e rubriche religiose curate dai grandi
nomi del cristianesimo americano, ma non di rado — e naturalmente la domenica — con
servizi e reportages di grande
evidenza. Aprendo giornali e riviste si ha l’impressione che
tutto ciò che è « religione » interessa gli americani.
Per lo stesso motivo la televisione ha per i programmi di
carattere religioso un posto rilevante che mi è sembrato più
ampio di quello dato ai programmi di carattere culturale.
Nella categoria « religious » hanno particolare fortuna gli « spettacoli» in cui qualunque spettatore può telefonare in studio,
porre problemi, chiedere conforto e ricevere consiglio, preghiera e anche l’imposizione
delle mani nel corso della trasmissione. Il nuovo volto di
questo genere di « spettacoli » è
Pat Robertson, maestro della
tecnica televisiva applicata alla
emotività religiosa di tipo pentecostale. Il programma che egli
conduce per una delle catene
televisive nazionali, il « 700
Club », è luogo di incontro delle più varie figure della vita religiosa americana, soprattutto
della corrente evangelica!, è seguito da milioni di persone ed
è un programma giornaliero serale che copre da una a due ore.
La radio è ascoltata dagli americani soprattutto in auto e perciò in gran parte quando vanno
al lavoro o ne ritornano e nei
week ends. Anche qui la religione ha un posto ragguardevole che raggiunge la sua punta
massima la domenica mattina
con un fluire dai diversi canali
di ogni sorta di « materiale religioso». Mi è capitato di sentire una predica sulla parabola
del giudice iniquo in cui Tavversano nei cui riguardi la vedova
chiede giustizia era — senza
troppi problemi — il comunismo internazionale, coperto di
invettive inaudite (altro che
Franco Giampiccoli
(continua a pag. 5)
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17 marzo 1978
VITA E PROBLEMI DEL II DISTRETTO
Visita aile chiese in Svizzera
La Commissione esecutiva distrettuale a contatto con le comunità ed i gruppi che risiedono in
Svizzera - Non mancano le difficoltà ma neppure le prospettive di lavoro
Prendendo Io spunto dagli
appassionati interventi del past.
Bogo e della sig.ra Fischli alla
ultima Assemblea distrettuale,
la C.E,D. ha effettuato in gennaio un’accurata visita alle quattro Comunità che costituiscono
il 9o Circuito. La visita è stata
fatta dal Presidente della CED
(past. Soggin) assistito da Evelina Cacciari e Paolo Bogo ed
il suo scopo principale è stato
quello di rendersi direttamente
conto dei problemi che assillano
la vita delle quattro Comunità:
Ginevra - Losanna - Basilea Zurigo. Nonché dei nuclei che
gravitano intorno ad esse, delle loro necessità organizzative
e della reale importanza di una
loro presenza in loco come Comunità collegate ad ima Chiesa
Italiana. È apparso evidente che
un problema esiste, non tanto
a livello individuale (in un paese a larga presenza protestante
come la Svizzera non esiste per
i singoli nessuna difficoltà ad
inserirsi positivamente nelle Comunità Riformate locali), quanto a livello di Comunità Italiane. E ciò per due aspetti che
sembrano fondamentali e irrinunciabili.
Il primo è l’interesse reciproco della Chiesa Italiana e delle
quattro Comunità a non perdere contatti che consentono la
partecipazione dei fratelli che
risiedono in Svizzera ai nostri
problemi ed alla nostra vita, assicurando così una continuità
che, almeno per tutta una generazione, permetterà una collaborazione fruttuosa e profìcua
per tutti.
Il secondo, forse più importante, è che nell’opera di evangelizzazione che quelle Comunità svolgono in non facili condizioni vengono avvicinati non
pochi italiani, gran parte dei
quali tornano periodicamente o
stabilmente in patria e trovano
allora qui tra noi, nelle nostre
Comunità, l’appoggio necessario
a far fruttificare il seme che 1
nostri fratelli svizzeri hanno
gettato. Ben più diffìcile sarebbe che ciò avvenisse ove il rientro in Italia (purtroppo assai
frequente ora per le condizioni
di lavoro in Svizzera che obbligano a rientri definitivi) non
fosse facilitato da contatti immediati con Comunità italiane
collegate alle Comunità svizzere di provenienza.
E questa visione del problema porta ad un’altra considerazione concreta che vai la pena
di sottolineare. Per quanto le
quattro Comunità siano organicamente inserite nel nostro
Distretto e quindi nella nostra
Chiesa, almeno una di esse ha
sempre operato su base interdenominazionale. A Zurigo, la
più importante delle quattro,
hanno contemporaneamente operato fino ad 11 persone, valdesi, metodisti, battisti. Oggi essi
sono ridotti a due, ma la importanza di una tradizione interdenominazionale rimane, non
fosse che per il fatto che al ritorno temporaneo o definitivo
in Italia, non sempre l’emigrato
che torna trova la Comunità
valdese o metodista pronta a riceverlo, ma può spesso avvenire che trovi una Comunità battista. La Federazione Nazionale
non potrebbe studiare il modo
e la possibilità di affrontare il
problema al suo livello?
Nel frattempo però il problema è e rimane nostro. In quanto è ben chiaro che il problema concreto si riassume nel numero di operai di cui la Chiesa
può disporre per assicurare la
vita e lo sviluppo di queste Comunità, delle quali siamo, e dobbiamo esserlo per le ragioni suesposte, direttamente responsabili. Sotto questo aspetto ognuna delle quattro Comunità ha
problemi, e possibilità di soluzioni, diversi.
PROTESTANTESIMO IN TV
La trasmissione « ProtestantesivTio » del 6 marzo è iniziata con
un’intervista al Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche
Italiane. Si è così avuta una panoramica della composizione, delle attività, delle finalità della FCEI.
Per esempio il servizio RAI TV,
il servizio educazione-istruzione, il
servizio Studi e quello che si occupa degli emigrati. Inoltre fa capo
alla FCEI una commissione giuridico-consultiva a disposizione di
tutte le chiese evangeliche italiane.
te, pastore Bensi, ha offerto l’occasione per proseguire la trasmissione con una scheda filmata sulla tragica situazione esistente in quel
paese dove il 16% della popolazione (ovviamente i bianchi) occupa
rS0% del territorio e ne controlla
le immense risorse, I diritti umani
sono conculcati a tal punto che ai
neri occorrono speciali lasciapassare per attraversare le zone dei bianchi. Essi non devono « esistere » se
non nelle baracche o sul posto di
lavoro. Sono degli stranieri nel prò
Cosa fa la FCEI
Tra le recenti realizzazioni la «Proposta di modifica al Concordato »,
opuscolo inviato a tutti i parlamentari, che ha avuto notevole eco nel
mondo politico italiano.
La FCEI è anche intervenuta in
aiuto del Friuli attuando un programma di ricostruzione di discreta portata (una scuola materna, il
Centro ecumenico di Tramonti di
Sopra, un certo numero di case).
La FCEI dovrebbe essere il luogo
dove le chiese si interrogano su come « pensare » in una prospettiva
federativa, essa inoltre costituisce
un buon osservatorio per valutare
la situazione dal punto di vista ecumenico e politico-sociale. Circa il
primo punto è evidente che le singole Chiese sono orientate a privilegiare l’ecumenismo di base (incontri tra singole comunità, ecc.),
ma la FCEI, dal canto suo, non trascura nemmeno i contatti con il
CEC (Consiglio Ecumenico delle
Chiese con sede a Ginevra) di cui
condivide la linea.
Per quanto attiene alla sfera politico-sociale è stato recentemente
prodotto un documento contro la
segregazione razziale che è stato inviato al governo del Sud Africa.
Questa precisazione del presiden
prio paese a cui è vietato trovarsi
persino a gruppi di tre, imparare a
leggere e scrivere.
Naturalmente le rivolte sono frequenti ed esistono movimenti clandestini di liberazione. Purtroppo
molti paesi (tra cui l’Italia al primo
posto!) forniscono armi al governo
del Sud Africa il che ha recentemente provocato una mozione di
condanna dell’ONU.
Rimane — come italiani —
l’amarezza di constatare che il nostro paese ubbidisce anche qui ai
criteri del vantaggio (a favore di
chi?) anziché a quelli della giustizia, e — come evangelici — di apprendere che alcuni gruppi protestanti elaborano teorie di sostegno
e giustificazione di tali orrori.
Al termine della trasmissione ci
è stata presentata una breve relazione sulle reazioni della stampa
italiana alla notizia che le famose
«Intese» stanno andando in porto.
Segnaliamo come innovazione
positiva l’iniziativa di far conoscere dal video le novità editoriali in
campo protestante di rilevanza dal
punto di vista evangelico e i convegni organizzati dai nostri centri.
Mirella Bein
GINEVRA
Ginevra ha in Bitta Campi un
suo pastore locale che, superate alcune difficoltà di rodaggio,
pare in grado di assicurare alla
piccola Comunità quel minimo
di vita cultuale (e culturale) che
ne assicura la vita. Nei contatti, assai stretti e fruttuosi con
le altre Comunità Riformate
locali la presenza di un pastore
assicura la necessaria continuità di collaborazione ad un corretto livello. Rimane tuttavia il
problema , di un costante contatto con la Chiesa in Italia, che
dovremmo cercare di risolvere
attraverso le molto richieste visite periodiche di un pastore
italiano o incrementando le visite da Ginevra in Italia di
Gruppi della Comunità o alle
nostre Chiese più vicine (Aosta e Torino p.e.) o ad attività
caratterizzanti, come i convegni
di Agape o dando vita ad una
collaborazione con il lavoro della Claudiana o con altre simili
iniziative da studiare d’accordo.
LOSANNA
Losanna è una Comunità ridottasi, dopo il rientro in Italia
di molti emigrati, ad una trentina scarsa di famiglie, priva da
qualche anno di proprio pastore. I fratelli non hanno problemi di partecipazione alla vita
delle altre Comunità Losannesi
dalle quali sono molto bene accettati, ma sentono fortemente
la necessità di mantenere un
contatto con la Chiesa Italiana
cui sanno di appartenere e con
la quale desiderano mantenere
il contatto. La soluzione ideale
per loro sarebbe di avere un
pastore che dia sostanza e rappresentatività alla loro vita comunitaria, ma come minimo pare abbiano bisogno di visite regolari e costanti dallTtalia.
BASILEA
tività sociali che svolge, per la
forte presenza di immigrati italiani, per la tradizione di operosità che si è assicurata in
tanti anni.
Essa ha praticamente un solo
problema, e della massima importanza; cioè quello dell’insufficiente rapporto fra il lavoro
da svolgere ed il numero delle
persone su cui esso pesa. Negli
anni 60, fra valdesi,, metodisti e
battisti la Comunità poteva contare sulla contemporanea presenza di 6 o 7 pastori, ora ridotti a uno. Qui è sembrato alla C.E.D. che la situazione sia
veramente insostenibile e che
qualcosa vada fatto con una
certa urgenza. Da notare che la
Comunità non si è tirata indietro sul piano della mobilitazione dei laici in diverse attività,
ma l’estensione e la intensa popolazione del Cantone di Zurigo esigono come minimo un secondo pastore, o se non un pastore almeno uno studente in
teologia sufficientemente matu
ro atto a integrare l’opera del
pastore residente in piena disponibilità e collaborazione con
lui. Non esistono problemi finanziari perché il Cantone assicura la copertura dei costi, almeno di quelli diretti.
Va attentamente valutato il
fatto che, la persona necessaria
a Zurigo deve prevedere una
sua attiva presenza in loco per
almeno quattro o cinque anni,
anche perché la successione dell’attuale pastore potrà essere
affidata solo a chi conosca già
la situazione ecclesiastica e sociale della zona. La vita della
Comunità non è solo parrocchiale ed anche l’aspetto evangelizzazione ha caratteristiche
non usuali legate alla composizione della cospicua immigrazione italiana.
È parso opportuno alla C.E.D.
dedicare larga parte del suo
tempo allo studio del 9» circuito, non perché le manchino altri problemi (basti pensare alla aggravantes! scarsità di pastori nel Distretto o alla organizzazione delle molte Opere
Sociali) ma perché realmente il
Circuito Svizzero rappresenta
qualcosa di molto speciale nel
quadro della Chiesa.
Occorrerà forse un briciolo
di costruttiva fantasia per risolverne i problemi, ma essi non
sono quelli della normale routine delle nostre Comunità e vanno affrontati quindi in modo
diverso.
La C.E.D. del II Distretto
Basilea è una Comunità con
situazioni e problemi sensibilmente diversi dalle altre. Grazie all’opera del pastore Liborio Naso e dei suoi predecessori essa si è andata progressivamente consolidando, ha una larga percentuale di immigrati anche da altre zone della Svizzera, ha una vasta zona di attività
che si estende alle limitrofe
Francia e Germania. Per questa sua solida affermazione è
stata invitata a partecipare ufficialmente al Sinodo di Basilea, di cui fanno già parte tredici diverse Comunità locali (la
Chiesa Italiana sarebbe la quattordicesima). Questa sembrerebbe la soluzione migliore per
stabilizzare nel tempo la vita
della Comunità, ma essa comporta alcuni problemi organizzativi che spetta alla Tavola di
risolvere. Pare alla CED che si
potrebbe operare secondo le linee seguenti:
— la Comunità di Basilea verrebbe costituita in Chiesa autonoma con il conseguente diritto di scegliere il Pastore (anche eventualmente al di fuori
dei ruoli valdesi) secondo le regole;
— tale Chiesa autonoma dovrebbe essere autorizzata ad
aderire al Sinodo Basileese (che
automaticamente ne assume la
responsabilità finanziaria) conservando tuttavia la sua personalità di Comunità Valdese, partecipante in tal modo al Sinodo Valdese e riconoscendo l’autorità disciplinare della Tavola
(può forse servire a risolvere
questo nodo giuridico il precedente della Comunità metodista di lingua inglese di Roma?);
— per il momento, e— speriamo per molti anni ancora, il
past. Liborio Naso potrebbe assicurare in loco l’opera pastorale.
ZURIGO
Zurigo è la maggiore fra le
quattro Comunità per numero
di partecipanti, per estensione
della zona di influenza che copre tutto il Cantone, per le at
«Protestantesimo»
nuovo ciclo
La rubrica PROTESTANTESIMO sta per iniziare un
nuovo ciclo di tre trasmissioni sul .problema dell’etica
sui seguenti temi:
Lunedi 20 marzo - seconda
rete - ore 22.45:
— L’impegno del cristiano di
fronte alla scienza ed al
problema energetico.
Lo scoppio del problema
energetico ha posto recentemente tutti di fronte al problema di una scienza che si è
sviluppata senza una partecipazione e controllo democratico. Per il cristiano si pone poi il problema di riflettere sul rapporto con la creazione e quindi sull’uso degli
strumenti e delle tecnologie
« per rendere soggetta la terra » senza che questo significhi rapina, sfruttamento.
Lunedì 3 aprile - seconda rete - ore 22.45;
— Dibattito sui diritti umani.
Dieci anni fa veniva ucciso
Martin Luther King combattente per i diritti umani della popolazione nera negli
og
di
USA. A che pimto siamo
gi con l’affermazione dei
ritti umani nel mondo? E in
Italia? Di che tipo dev’essere l’impegno dei credenti in
proposito?
A questi problemi cercheranno di dare risposta un
esponente di Amnesty International, il pastore Tullio Vinay — che recentemente ha
visitato alcune carceri speciali italiane — e il pastore
F. Giampiccoli.
Lunedì 17 aprile - seconda
rete - ore 22.45:
— I giovani e il lavoro.
Le cifre sulla disoccupazione giovanUe sono impressionanti. Colpisce però ancora
di più il rifiuto al lavoro di
certi settori giovanili. Qual è
il nesso tra questi due fenomeni? I protestanti hanno
sempre considerato il lavoro
come luogo di espressione
della loro, vocazione, del loro
impegno. In che modo questa convinzione si rapporta
ai problemi del lavoro oggi?
È possibile pensare di riproporla oggi oppure vanno cercate nuove formulazioni?
RIMINI
Ricordo di L Tourozzi
Il 14 dicembre scorso abbiamo accompagnato all’ultima dimora il fratello in fede Lodovico Taurozzi.
Era nato 70 anni fa a Guardalfiera (Cb) e si era trasferito
nella nostra regione con la famiglia una trentina di anni fa.
Aveva conosciuto l’Evangelo da
giovane, attraverso la predicazione di missionari inglesi nella zona ed aveva poi frequentato quella comunità evangelica
prima di trasferirsi quassù. Fin
dagli inizi della nostra opera,
quando ancora ci si riuniva in
famiglia, aveva preso a frequentare i culti accompagnato dalla
moglie che doveva ben presto
convertirsi a sua volta, e spesso anche dalla figlia Mimma.
Lo ricordiamo quando abitava
ancora in campagna a parecchi
chilometri da Rimini e non disponeva che di una corsa di corriera la mattina presto e una
alla sera per il ritorno: veniva
giù la domenica mattina ed
aspettava le 16, ora del culto,
nei giardini pubblici con la colazione al sacco, rifiutando fermamente e sistematicamente gli
inviti di venire ad attendere a
casa nostra: era molto affezio
nato a tutti ma era schivo e
non sopportava nemmeno il pensiero di poter dar fastidio a
qualcuno.
Ma quello che ce lo ha reso
sempre molto caro era la sua
fermezza e la sua decisione nella fede: poteva essere di esempio a tutti. Non aveva vacillato
nemmeno quando i figli, ad uno
ad uno, si erano allontanati dall’Italia per ragioni di lavoro e
perfino quando la sua Lina l’aveva lasciato per sempre quattro anni fa. Era stato un colpo
tremendo per lui ma la forza
della sua fede si era, forse, accresciuta e lo aveva sostenuto
fino in fondo. Lo ricorderemo
sempre taciturno e raccolto, nella terza fila a sinistra la domenica al culto: non era mai mancato se non per grave malattia.
Il 14 dicembre la chiesa era
piena di parenti ed amici: ne
aveva tanti il caro Lodovico !
L’Evangelo della speranza è stato annunciato a tutti con la forza e la semplicità che a lui erano tanto care ed è stato questo
il migliore omaggio che si sia
potuto rendere alla sua memoria.
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17 marzo 1978
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Salvare i principi
ma non le persone?
Una dura critica alla proposta di legge del "movimento per la vita", che ripropone l'aborto come reato, afferma che "se non c’è amore non c’è vita"
Come donne evangeliche ricordiamo l’8 marzo denunciando come ancora una volta, ambienti che si definiscono « movimento per la vita », richiamandosi a principi che si vogliono cristiani ma di fatto corrispondono alle più retrive posizioni politiche appoggiate dalla gerarchia cattolica, si coalizzano per fare violenza alla donna. In alternativa alla legge sull’aborto in discussione al parlamento, questo movlrnento ha
proposto una sua legge che sostanzialmente punisce la donna
che abortisce.
Vorremmo citare e commentare gli articoli a nostro avviso
più significativi di questa legge.
Art. 20 — « la donna che si
cagiona o si fa cagionare l’aborto è punita con la reclusione da
1 a 4 anni... ».
Art. 25 — « ...contempla la concessione di un perdono giudiziario in base a circostanze attenuanti che sarebbero : incapacità di intendere e di volere
o menomazioni dell’integrità fisica della madre, o malformazione incurabile del nascituro...»
Ricordiamo che già la legislazione attuale punisce l’aborto e
non ci sembra una sostanziale
modifica di contenuto (tale da
togliere di mezzo il referendum
abrogativo) la semplice diminuzione delle pene, mantenendo i concetti di colpa e punizione, e l’ipocrisia che consente l’aborto ma sotto forma di perdono giudiziario per determinati casi. È comunque per noi
inconcepibile che proprio in
quanto credenti si proponga una
legge punitiva che, al contrario
di ciò che indica l’Evangelo, sal
va i principi ma non le persone.
Art. 5 — « ...è istituita a cura
della regione in ogni circoscrizione di tribunale per i minorenni, una residenza per gestanti che vogliono mantenere nascosta la loro maternità... ».
Art. 16 — « ...quando risulti
confermata la decisione della
gestante e se ricorra il caso del
marito, il tribunale dei minorenni dichiara con decreto che,
qualora la decisione di non riconoscimento sia confermata
successivamente al parto, esistono le condizioni per l’imme
diato affidamento del bambino
subito dopo la nascita ad una
famiglia adottiva... ».
Art. 18 — « ..Jiell’ipotesi in
cui i servizi sanitari abbiano segnalato la grave immaturità del
neonato o resistenza di sue evidenti malformazioni fisiche o
gravi malattie in atto, o abbiano manifestato dubbi sui canni cerebrali del neonato, il decreto di affidamento provvisorio, di cui al comma 1», potrà
essere ritardato, nell’interesse
del minore, fino alla comunicazione da parte dei medici delle
loro diagnosi e prognosi... ».
Il punto cruciale della legge
è il procedimento di preadozione che si pone come uno dei rimedi più concreti all’aborto :
cioè, se la donna «decide» (ma
si potrà poi parlare di decisione?) di fare adottare il figlio,
il procedimento di adozione parte anche quando il bimbo non
è ancora nato. Qui ci pare che
raggiunga il massimo la concezione della donna come « macchina per procreare » ; la donna
diventa una incubatrice, in cui
il bimbo viene tenuto per essere poi dato a una famiglia con
le carte in regola, e in definitiva a una donna « più buona ».
Chiediamo a chi legge di immaginare l’iter di una donna che
aspetta un bambino e ha problemi per questa sua gravidanza : viene ospitata per alcuni
mesi in una casa di gestanti,
poi eventualmente decide di dare il bambino in adozione e torna a casa libera senza figlio!
Ci pare che questo sancisca
il trattamento che sempre è stato riservato alla madre « irregolare », anziché eliminarlo. Per di
più i genitori « buoni » hanno
la possibilità di rifiutare il figlio se non è perfetto!
Considerando tutto questo,
non sarebbe il caso, prima di
tutto, di eliminare dalle ragazze madri o dalle madri « irregolari » ogni marchio di « peccato » e di « colpa », che come cristiani finora siamo stati molto
più bravi a dare, dall’alto della
nostra superiorità di donne e
uomini « che hanno Dio dalla
loro parte » e d’impegnarsi, non
come « corpo separato » ma come persone tra le altre persone, a modificare le storture del
sistema assistenziale con le assurde continue dilazioni che ci
sono nella pratica attuale di
adozione e di affidamento? Ci
sembrerebbe più giusto che
creare leggi che ghettizzano ed
emarginano le donne nella convinzione di « salvare invece la
vita ».
La proposta di legge è dovuAnna, Carmela e Eliada
del gruppo FGEI donne
di Torino
(Continua a pag. 8)
Idee che cominciano a farsi strada tra gli studiosi di diritto ecclesiastico
D’Avack; nessun insegnamento
religioso nelie scuole pubbliche
Nel fascicolo di ottobre 1977
della « Rassegna dei magistrati »,
il prof. Pietro Agostino d’Avack
pubblica un articolo, intitolato
« Il nuovo testo emendato per la
revisione del Concordato » che,
per la sua incisiva, stringata lucidità merita di essere segnalato
ai nostri lettori.
Sulla segretezza con la quale
si è cercato di coprire il nuovo
testo, anche dopo la sua trasmissione ai Gruppi parlamentari, il
prof. d’Avack censura tale modo
di procedere, inammissibile in
uno Stato democratico e proprio,
invece, di regimi « autocratici e
dittatoriali»: i quali «,sul presupposto che la regolamentazione dei rapporti fra Stato e Chiesa costituisse un monopolio esclusivo verticistico dei supremi
governanti civili ed ecclesiastici,
avevano sempre proceduto a disciplinarli insieme istituzionalmente e a loro sovrano arbitrio
attraverso collegamenti e convenzioni dirette, imponendoli poi di
autorità ai propri cittadini e fedeli ».
Seguono numerosi rilievi critici alle singole norme, che ci tro
Notizie daii’itaiia evangeiica
a cura di Alberto Ribet
Conoscere meglio le idee teologiche e l’attività pratica delle varie denominazioni e dei vari movimenti evangelici, per consentire, o fraternamente dissentire,
ecco lo scopo di questa rubrica:
e ciò nella linea tracciata dall’apostolo Paolo: « Verità in carità » (Ef. 4: 15) non dimenticando
che siamo tutti membra del corpo di Cristo.
Trasmissioni
radio evangeliche
La Voce della Bibbia è la sezione italiana del « Gospel Missionary Union »; ha la sua sede in
Modena e la sua origine nell’opera di un ex cappellano americano
che ha soggiornato in Italia durante l’ultima guerra.
Questo movimento si occupa
in modo particolare di fare conoscere l'Evangelo a mezzo della
stampa e delle trasmissioni radio. Il Centro sviluppa una intensa attività anche attraverso
ad una bene attrezzata sala di registrazione radiofonica.
Dal bollettino del movimento
ricaviamo un interessante elenco
di trasmissioni evangeliche in
Italia.
Un nutrito programma evangelico in italiano viene regolarmente trasmesso dalla T. W. R. di
Montecarlo; esiste poi in Italia
una decina di Trasmittenti Evangeliche. Ricordiamo le seguenti:
Radio Evangelica Firenze; Radio
« Insieme » di Trieste; Radio
« Logos » di Foggia; Radio Piacenza evangelica; Radio Pisa « la
Parola »; Radio « risposta » di
Modena; Radio Torino Biblico;
Radio « vita nuova » di Sesto S.
Giovanni; Radio « vita vera » di
Bari.
Trasmettono anche programmi
evangelici:
In Piemonte: Radio Flash di
Asti; Radio Ivrea; Radio San Guido di Acqui Terme; in Liguria:
Radio Mediterraneo di Genova;
in Lombardia: Radio Pavia City;
nel Veneto: Radio Continental,
di Vicenza, Radio Veneta di Ro
vigo; in Friuli: Radio Friuli; in
Emilia-Romagna: Radio Parma,
Radio Bologna, Radio Cavenza,
Radio Emilia Stereo di Modena,
Radio Cesena Adriatica; in Toscana: Radio Versilia di Massa Carrara; in Campania: Radio Acerra
Napoli, Radio Agnèllo di Castellamare di Stabia, Radio Antenna
di Vico Equense; in Puglia: Radio Olimpia di Sannicandro Garganico, Radio Torre Maggiore;
in Sicilia: Radio « Logos », Ribera; in Sardegna: Radio Oristano.
Come è facile notare la maggior parte delle trasmissioni ha
luogo nell’Italia Settentrionale,
quasi nessuna nell’Italia Centrale
e nelle isole.
Naturalmente ci mancano i dati dell’ascolto di queste trasmissioni; prendiamo atto che certamente vi sono altre stazioni radio private ed anche televisive
che trasmettono con una certa
regolarità od almeno saltuariamente trasmissioni evangeliche.
È questa una nuova straordinaria possibilità di predicare l’Evangelo del quale dobbiamo avvalerci nel limite del possibile: è
un pulpito messo a nostra disposizione che ci pone una grave responsabilità: predicare al popolo il Cristo e tutto il Cristo.
La Chiesa dei Fratelli è in prima linea nello sfruttare queste
nuove possibilità di trasmissione del messaggio evangelico ed
in questa dà alle altre denominazioni un esempio da seguire. Queste trasmissioni non possono e
non debbono diventare una concorrenza alle trasmissioni evangeliche della Radio-Televisione
nazionale; sarebbe solo auspicabile una maggiore intesa in questa attività.
Crociata dell’evangelo
per ogni casa
Nel suo ultimo bollettino la
« Crociata del Vangelo per ogni
casa » comunica che da due anni
ha luogo, nei suoi locali in Roma,
una riunione mensile di preghiera a cui partecipano Pastori,
Evangelisti e Laici di varie Chiese. Queste riunioni di una trentina di persone, riunioni in continuo aumento, non solo sono una
benedizione per quelli che le frequentano ma registrano più di
una ragione di gioia per preghiere specifiche seguite dall’esaudimento.
La « Crociata dell’Evangelo per
ogni casa » è stata lanciata trent’anni fa da un evangelista Canadese, ed oggi estende la sua
opera in un centinaio di paesi diversi. Essa vuole agire attraverso
alla diffusione di letteratura popolare, la « Crociata » (che da
qualche mese ha la sua sede nel
palazzo dell’YMCA a Roma, Piazza Indipendenza) opera anche attraverso una libreria che è situata non lontano, in Via Curtatone.
In sei anni la Crociata in Italia
ha distribuito oltre ventidue milioni di opuscoli di 4-6 pagine; come conseguenza oltre 42 mila
persone hanno chiesto di ricevere le dispense del Corso di Studio Biblico, in dodici lezioni ognuna delle quali seguita da apposito questionario. Qltre ottomila, fra quanti hanno ricevuto
le dispense, hanno restituito completati i vari formulari. La « Crociata » ha anche un corso rivolto
agli studenti, oltre mille sono
stati quelli che hanno seguito
positivamente tutto il corso.
Secondo le sue stesse dichiarazioni la « Crociata » — che è diretta dal Pastore Torio, ma si
avvale di circa 600 collaboratori
volontari — non intende essere
una Chiesa, né una Organizzazione, né vuole competere con Missioni che già svolgono un lavoro
di evangelizzazione, o con le Chiese locali. La « Crociata » desidera unicamente aiutare le Chiese
nello svolgere la loro opera evangelistlca; il « frutto » di questo
lavoro va quindi alle chiese locali già esistenti.
Non possiamo che prendere atto di questi propositi ed augurare alla « Crociata dell’Evangelo
per ogni casa » abbondanti frutti alla gloria di Dio, per il bene
delle anime.
vano per buona parte consenzienti e che vorremmo, se fosse
possibile in questa sede, riportare tutti. Ne trascriviamo, perché
ci sembrano esemplari per far
conoscere il pensiero del d’Avack,
quelli relativi alla scuola ed alFinsegnamento religioso:
= « A mio avviso, in un accordo
= concordatario che si venga a stipu= lare oggi tra uno Stato democratico
= e una Chiesa postconciliare, quali
= sono nel caso le due parti contraenS ti, come negli altri campi così an
= che in ordine alla scuola, si deve
= procedere a un drastico taglio netto
= con ogni residuato sia di ingerenze
= statali, sia di privilegi clericali. La
= vera e unica garanzia così che in
= questo campo specifico le due Parti
= si debbono reciprocamente assicura= re è la piena libertà ad assolvere
= ciascuna per suo conto e secondo
= le proprie finalità rispettive il com= pito dell’istruzione, quale un vero
= servizio sociale, attuandolo bensì
S nella piena parità di trattamento
= scolastico, ma sempre con strumen= ti e mezzi propri e senza remore né
= religiose né politiche. Quando per= tanto con una precisa norma con= cordataria lo Stato sia venuto ad
= assicurare alla Chiesa e alle scuole
= istituite e gestite dagli enti eccle= siastiei tale integrale libertà e pa= rità di esercizio educativo nel suo
= ordinamento, questa nulla altro ha
= più diritto di pretendere e di otte= nere.
= Sotto questo aspetto anzi io non
= avrei difficoltà ad andare ancora ol= tre. Riterrei cioè che, a rigore di
= termini, nelle scuole pubbliche di
= ogni ordine e grado, quale servizio
= statale, non dovrebbe neppure dar= si un qualunque insegnamento re= ligioso né obbligatorio, né facolta= tivo. Di per se stessa infatti l’istru= zione ed educazione religiosa non
= rientra nell’ordine proprio dello
= Stato o, per lo meno, di uno Stato
= agnostico, quale è oggi il nostro,
= ed esula quindi dai suoi compiti
= istituzionali politici e sociali, rien= trando tra le competenze esclusive
= delle famiglie e delle singole conS fessioni religiose, alle quali va ri— servata.
= Per quanto poi riguarda in spe= eie l’insegnamento religioso catto= lico, anche se è fuori dubbio che i
= principi della religione cattolica
S fanno parte del patrimonio spiritua= le e della tradizione storica del po= polo italiano, ciò non esclude che
= il loro insegnamento preferenziale
5 nelle scuole pubbliche si risolva
= pur sempre in una manifestazione
= confessionalista statale e in una
= concessione privilegiata a favore
= della Chiesa cattolica ».
Tuttavia, nonostante i numerosi rilievi critici, la valutazione
che il prof. d’Avack dà del testo
emendato è positiva, in quanto
egli ravvisa nello stesso una impostazione ideologica divèrsa, rispetto sia al Concordato lateranense, sia alle precedenti formulazioni revisionistiche, che consente di delineare un nuovo tipo
di istituto concordatario che egli
sinteticamente qualifica come
« separatista di collaborazione ».
Se, effettivamente, i più significativi rilievi del d'Avack trovassero accoglimento e si trasfondessero in altrettanti emendamenti
al testo, ci si troverebbe veramente di fronte a qualcosa di
nuovo. E veramente acquisterebbe una rilevanza decisiva il suo
interrogativo, che egli così formula: « Resta a vedere se in tali
condizioni si potrà ancora parlare di una semplice revisione del
Concordato lateranense, o non
si dovrà più correttamente concludere per una vera e propria
novazione di tale precedente Concordato e se pertanto questa nuova normativa pattizia avrà ancora il diritto e la possibilità di
continuare a godere della coper
tura costituzionale dell’art. 7
comma 2° della Costituzione ».
Per quanti conoscono, sia pure
sommariamente, l’opera del d’Avack, questo linguaggio non sorprende: ma è rallegrante constatare che certe idee abbiano
cominciato ad essere recepite da
una sempre più vasta cerchia di
cultori del diritto ecclesiastico
(come dimostrano gli incontri di
Siena, Parma, Bologna) e si vadano ormai diffondendo anche al
di là degli « addetti ai lavori ».
Che, cammin facendo, il testo
emendato finisca con l’avvicinarsi più ad una intesa che ad un
concordato? Non saremmo certamente noi a dolercene. Possiamo
solo esprimere l’augurio che la
valutazione del prof. d’Avack non
risulti essere improntata ad un
eccessivo ottimismo.
Aldo Ribet
GERMANIA
Scompare
un amico
Il 30 gennaio 1978 Dio ha richiamato a Sé un fedele amico
della Chiesa Valdese, l’Oberkirchenrat (Sovrintendente) della
Chiesa Evangelica del Baden,
Gerhard Kuhlewein
deceduto a Karlsruhe.
Con la sua morte si restringe
il gruppo di quei fratelli del Baden che manifestarono un amore sincoro e generoso per la nostra Chiesa. Lo abbiamo conosciuto in occasione di vari Sinodi nel Baden e a Torre Pellice, durante un viaggio in Sicilia prima che le opere sociali
di Palermo e di Riesi assumessero le proporzioni attuali, ed
ancora in tante altre occasioni.
Insieme con il vescovo evangelico Dr. Julius Bender egli seguiva con molto interesse la testimonianza della nostra Chiesa
ed era sempre pronto ad intercedere per noi, mantenendo costante la sua amicizia per molti di noi. Lo dimostra anche il
fatto che le offerte (fiori) in occasione della sua dipartenza sono e saranno destinate alle scuole della Chiesa Valdese in Italia.
Ringraziamo Dio d’averci dato questo fedele amico e partecipiamo al lutto della sua famiglia, con sentimenti di simpatia e di speranza cristiana.
e. r.
4
17 marzo 1978
VENERDÌ’ SANTO
Il grido dell’abbandono
Il terribile grido del Gesù morente non è una realtà imbarazzante da attenuare,
ma una sfida a prendere sul serio la sofferenza dell’umanità di cui il Cristo si
è caricato nella prospettiva della salvezza
a colloquio con I lettori
Socrate morì da saggio. Bevve
sereno e rilassato la coppa di cicuta che gli porsero...
Nell’arena, i saggi stoici dilaniati dalle fiere davano al tiranno la dimostrazione della loro
libertà interiore e superiorità.
« Senza paura e senza speranza »,
come si diceva, entrando nel luogo del supplizio da uomini liberi,
dimostrando ai terribili sovrani
e alla folla sbigottita la loro intrepidezza neiraffrontare la morte. Anche i martiri cristiani andavano incontro alla morte con
fede e tranquillità, consci di venire crocifissi con Cristo e di ricevere il battesimo del sangue...
’’Con forte grido
e lacrime”
Gesù invece è morto in maniera ben diversa. La sua non fu
una «bella morte». I vangeli sinottici sono concordi nel riferirci lo « sbigottimento e tremore »
(Marco 14: 34 e parali.) e la tristezza della sua anima fino alla
morte. Morì « con forte grido e
lacrime » (Ebr. 5: 7). Secondo
Marco 15: 34, prima di spirare,
emise un alto, inarticolato grido.
La storia cristiana della tradizione ha sempre più attenuato questo terribile grido del Gesù morente dei racconti della passione
e lo ha sostituito con parole più
consolanti e trionfali. Ma cerchiamo di risalire al nucleo storico. Gesù è morto con tutti i
sintomi dello spavento più atroce. Come spiegare questo fatto?
Il paragone con Socrate, con i
rnartiri stoici e con quelli cristiani mostra che questa morte di
Cristo presenta un tratto singolare. La possiamo comprendere
soltanto se non la riferiamo semplicemente al rapporto che egli
intrattenne con i giudei ed d romani, con la legge e il potere politico, ma anche alla relazione
che lo stringeva al suo Dio e Padre, la cui prossimità e grazia
lui stesso aveva annunciato. Ci
troviamo così di fronte alla dimostrazione teologica del suo vivere e morire.
Marco 15: 34 traduce il grido
del Gesù morente con le parole
del Salmo 22, 2: « Mio Dio, perché mi hai abbandonato? ». Si
tratta senz'altro di una interpretazione della comunità post-pasquale; del resto l’intero Salmo
22 costituiva Lossatura di tutti i
racconti cristiani della passione.
Sembra comunque che questa
spiegazione si avvicini più di ogni altra aUa realtà storica del
Gesù in croce.
Luca sostituisce l’espressione
con l’attestazione di fiducia del
Salmo 31: 6, impiegata anche dai
giudei nella preghiera della sera:
« Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito » (23: 46).
Secondo il racconto lucano, i discepoli non scappano quindi di
fronte alla morte, in quanto per
loro Gesù non morì da « abbandonato da Dio », ma come martire prototipico.
Per Giovanni, che a sua volta
si fonda su motivi teologici diversi, Gesù avrebbe esclamato:
« Tutto è compiuto! » (19: 30):
per l’evangelista, la battaglia di
Gesù si conclude qui, con la vittoria e la sua glorificazione in
croce.
Stando a questi racconti della
tradizione, possianio supporre
che la difficile versióne di Marco
sia quella che si avvicina di più
al dato storico. Per rendere completo il paradosso, questo evangelista fa seguire al grido col quale Gesù rende il suo spirito la
confessione della figliolanza divina da parte del centurione pagano: « Veramente, quest’uomo era
figlio di Dio » (15: 39). Procediamo quindi nelle nostre riflessioni
presupponendo che Gesù sia
morto nel segno del profondo
abbandono di Dio.
L’abbandono di Dio
non è un malinteso
... Dalla legge idei suo popolo
Gesù venne bandito come « bestemmiatore» e dal potere romano crocifisso perché « sobillatore ». Ma, in ultima analisi, la ragione profonda della sua morte
da « abbandonato da Dio » è stata il suo Dio e Padre. Nel contesto teologico della sua vita, questa terza dimensione è la più
importante. Solo essa infatti contraddistingue la croce di Cristo
dalle molte croci sulle quali, nella storia dell’umanità, vennero
inchiodate persone di cui non si
conserva più né il ricordo né il
nome. Ciò che si verificò nel conflitto che Gesù sostenne con la
legge può essere considerato anche un « fraintendimento » ad opera dei giudei. E di un « equivoco » da parte dei romani si
parla generalmente anche a proposito della sua crocifissione in
qualità di sobillatore. Ma è possibile rilevare un « malinteso »
nel contesto teologico del suo
abbandono da parte di Dio? In
questo caso le possibilità sono
due: o Gesù, nella sua predicazione, ha frainteso Dio, o Dio ha
frainteso Gesù nella conclusione
del suo vivere terreno. Ma alla
luce del messaggio di Dio che
Gesù annunciò, l'abbandono in
croce non può essere interpreta
novità Claudiana
GIORGIO TOURN
La predestinazione
nella Bibbia e nella storia
Una dottrina controversa
pp. 112, L. 2.000
Che rapporto può esservi fra una fede impegnata e un
vecchio dogma che ci appare superato? Eppure il dibattito
sul conflitto tra volontà sovrana di Dio e Ubertà dell’uomo
è ricorrente nella storia (Agostino-Pelagio, Erasmo-Lutero,
Barth-liberali ecc.). È pur sempre una dottrina che ha animato la resistenza calvinista e la lotta rivoluzionaria dei puritani! Ricondotta alle fonti bibliche e depurata degli equivoci, la predestinazione si conferma aspetto centrale della
fede cristiana, ricco di implicanze per la vita del credente.
CLAUDIANA EDITRICE - Via Pr
10125 TORINO - c.c.p. 2/21641
Tommaso 1
to come un equivoco, a meno che
non si ritenga Gesù un impostore o Dio un non-Dio.
Fare i conti
col grido di Gesù
... Ogni teologia che pretenda
di essere cristiana dovrà fare i
conti con il grido di Gesù lanciato dalla croce. Consciamente o
inconsciamente ogni teologia cristiana risponde all’interrogativo:
« perché mi hai abbandonato? »
adducendo, nella sua dottrina
della salvezza, questo e quest’altro motivo.
Di fronte al grido di morte che
Gesù eleva verso Dio, la teologia
o si rende impossibile, o diventa
possibile, ma soltanto come teologia specificatamente cristiana.
La teologia cristiana non può
confrontarsi con il grido del proprio tempo e contemporaneamente ululare con i lupi che detengono il potere. Essa deve sintonizzarsi con il grido che i miseri, dal profondo della sofferenza di questo tempo, innalzano
verso Dio e la libertà. La teologia cristiana sarà veramente teologia contemporanea quando si
assocerà alla passione della nostra epoca. E se sia in grado di
esserlo o meno, ciò dipende tanto
dall’apertura al mondo che i teologi e le loro teorie dimostrano,
quanto dalla sua capacità di porsi veracemente e incondizionatamente a confronto con questo
grido di morte. Di fronte al grido
divino del Gesù agonizzante, ogni
schema teologico rivela ben presto la propria inadeguatezza.
Come può una teologia cristiana
parlare di Dio quando questo
Gesù è un abbandonato da Dio?
Come può una teologia cristiana
non parlare di Dio, quando ascolta questo grido divino che Gesù
eleva dalla croce?
Jürgen Moltmann
(da « Il Dio crocifisso ■.
niana, pp. 172-182).
Queri
Confermazione e TEV
Caro Direttore,
mi rivolgo al Suo giornale per manifestare il disagio che ho provato per
un fatto capitatomi in questi giorni.
Sono una catecumena del IV anno di
catechismo dì Angrogna, e mi appresto tra pochi giorni a confermare il
Battesimo avuto da bambina. Giorni fa
ho ricevuto l’ultimo numero della circolare della T.E.V. pur non avendola
mai richiesta. Fino qui niente di male
perché penso che sia importante essere informati soprattutto per chi, come
me, sì appresta ad assumersi per la
prima volta le sue responsabilità nella
Chiesa. Purtroppo assieme c’era un
pieghevole di 8 facciate contenente,
fra l’altro, lo statuto, del movimento
della T.E.V. ed una scheda di adesione
al movimento stesso. La prima cosa
che ho pensato è stata : « Perché l’hanno mandato a me e non per esempio ai
miei genitori o a mio fratello? ». Poi
ho concluso che la circostanza di essere sulla soglia dell’ingresso nella Chiesa non fosse del tutto estranea al fatto, ed allora ho provato Un profondo
senso di disagio. Mi è sembrato che
quello stampato fosse un atto di violenza nei confronti di chi come me si
appresta, forse con le idee poco chiare
ma comunque con fiducia, ad entrare a
far parte a tutti gli effetti della Comunità dei Credenti. Nel momento in
cui liberamente scelgo di fare la confermazione scélgo anche di cercare di
seguire l’insegnamento della Parola e
di impegnarmi nella Comunità. Non è
sufficiente questo? Oppure devo anche sottoscrivere lo statuto della TEV?
E se non lo faccio potrò considerarmi
tranquillamente Cristiana e Protestante o no? (...)
Perché mi hanno mandato questo
stampato? Perché ad un giovane che
sta per fare la Confermazione si dice
nel paragrafo « Un movimento per i
giovani » : « Qualcuno ti dice : cambiamo lo scenario, modifichiamo le
strutture e tutto andrà meglio... » poi
più avanti « Vieni dunque nel nostro
movimento. Insieme cammineremo per
la strada che il Signore ci ha indicata »? A parte il fatto che dal tono
sembrerebbe un comunicato elettorale
io pensavo che per seguire la strada
indicataci dal Signore bastasse seguire
l’insegnamento della Sua Parola. E la
T.E.V. cosa c’entra con tutto questo?
Perché dovrei entrare in un movimento che fa proclami di questo genere
mentre nell’art. 5 del suo statuto af
ferma cc Con questo impegno non intendiamo in alcun modo formare un
partito, né dentro né accanto alla Chiesa, ma desideriamo agire perché nella
Chiesa non ci siano partiti... »? Non
avevo mai pensato che la Chiesa fosse un posto dove bisogna fare dei partiti, se però nel momento stesso in
cui ci metto piede mi si manda una
scheda di adesione, che non è di ade
sione alla Parola di Dio, ma è di adesione al movimento T.E.V., incomincio davvero a pensarlo.
Sì dice tanto che noi giovani non
vogliamo più occuparci della Chiesa,
che la fede in Dio per noi non ha più
nessun valore, ma cosa fanno i fratelli in fede per aiutarci? Forse abbiamo
le idee confuse, ed abbiamo bisogno
dell’esperienza di altri per trovare una
giusta consapevolezza ed una vera convinzione di fede ma non -penso che il
modo migliore per aiutarci sia quello
di chiederci di sottoscrivere una scheda di adesione.
Grazie per l’ospitalità e tanti fraterni saluti.
Marina Bertot
Un buon esempio
In riferimento alla Vs del 13.1.78
Spett.le Amministrazione,
Vi comunico che ho spedito vaglia di
L. 7.000 per il rinnovo dell’abbonamento alla (c Luce » per il 1978.
La ragione principale che mi aveva
spinto a disdire l’abbonamento è che a
mio modesto modo di capire il giornale
si occupa troppo di politica, alla quale il Cristiano non può far fede per
trovarvi sollievo dello spirito.
Privarmi del giornale veramente mi
dispiace per cui ho riflettuto e voglio
sperare che nel corso del ’78 potrò attingere qualcosa di meglio.
Sarei contento se il mio pensiero
potesse essere pubblicato in modo che
forse altri farebbero le loro considerazioni e la risposta me l’attenderei dal
giornale stesso.
Grazie e fraterni saluti,
Pino Antonio, Genova
Se il giornale si occupa anche di politica — e cioè della società in cui viviamo — non è certo con Vintento di
offrire al cristiano un ^’sollievo per lo
spirito^\' d mancherebbe altro! Esso
può venire al credente unicamente dalla Parola del Signore che lo assicura
del perdono di Dio in Cristo. Ma Dio
nel suo amore si è occupato del mon^
do fino al punto di dare il proprio Figlio. Vorremmo noi disinteressarcene?
Se ce ne occupiamo — e non solo nel
nostro giornale — è perché in noi non
vi sia solo il sollievo della Parola ma
anche /’ansia di vivere nella società
del nostro tempo, di capirne i problemi e di portarne il peso insieme ad altri cercando di essere testimoni delVamore di Dio che abbiamo in Cristo.
Nel ringraziarla per aver cambiato
idea^ esprimo perciò la speranza che
lei possa attingere dal giornale tanto
sollievo dello spirito, ma anche tanta
ansia di servire il Signore nel mondo
in cui ci ha posti. « Io non ti prego
che tu li tolga dal mondo, ma che tu
li preservi dal maligno ». Sia questa
preghiera di Gesù la nostra preghiera
gli uni per gli altri.
Franco Giampiccoli
Abbonamenti 1978
Siamo ancora in tempo
Se
non
i
avete ancora rinnovato l’abbonamento fatelo subito rimediando ad una dimenticanza o ad una intenzione rinviata fino aU’ultimo...
Basterà che contemporaneamente mandiate aU’amministrazione una
cartolina per comunicare l’awenuto pagamento e l’invio del giornale non
verrà sospeso anche qualora il pagamento ci venisse accreditato con ritardo.
Rimediamo al caos postale
A fine febbraio abbiamo ricevuto l’accredito di un abbonamento rinnovato a line dicembre... Sarà un caso limite, ma ci chiediamo quanti
abbonamenti rinnovati dormono itei bollettini di versamento che la posta non ci ha ancora accreditati.
A chi risultando moroso al 1° marzo ha ricevuto la circolare di sollecito, e inv^ aveva già rinnovato l’abbonamento, chiediamo nel suo
interesse di inviarci una semplice comunicazione di avvenuto pagamento
in modo che l’invio del giornale non gli venga sospeso.
Non pesiamo sulla chiesa
A chi non ha disdetto l’abbonamento e non l’ha rinnovato l’invio del
giornale verrà sospeso a fine marzo. Ma intanto avrà ricevuto il giornale per un trimestre e non pagando farà pesare questo costo sulla
Chiesa che si assume fi carico passivo del ^ornale. Questo ei sembra
profondamente ingiusto e invitiamo perciò chi ha ricevuto il giornale per
un trimestre e non rinnova l’abbonamento a versare eomunque il costo
di mezzo abbonamento semestrale e cioè L. 2.000.
Nel numero 16 del 21 aprile pubblicheremo il conto consuntivo del 1977 e la situazione de- ì'
gli abbonamenti confrontando il ’77 e il ’78. *|
Í
5
17 marzo 1978
SECONDO UNA INCHIESTA DEL ’’CHRISTIAN CENTURY’
10 grandi capi orientano
la fede degii americani
La lista - che vede Billy Graham nettamente in testa - riflette la sensibilità e le preferenze dell’americano medio in tema di religione
Nati di nuovo
Chi sono oggi le dieci personalità che hanno maggiore influenza in campo religioso negli Stati Uniti?
A questa domanda della rivista presbiteriana The Christian
Century (18 gennaio 1978) sono
stati chiamati a rispondere gli
esperti in religione di una ventina tra i maggiori quotidiani
e più diffusi settimanali americani e altrettanti direttori di riviste ufficiali delle maggiori
chiese negli USA.
La domanda invitava a dare
un giudizio il più possibile obiettivo e cioè a considerare chi ha
e non chi, secondo gli intervistati, dovrebbe avere la maggiore influenza, e inoltre a valutare il grado di influenza senza tener conto se questa è considerata dall’intervistato un’influenza positiva o negativa.
Ecco, nell’interessante classifica che ne è risultata, i lo super-influenti.
BILLY GRAHAM ha netta
mente battuto tutti gli altri' con
una valutazione quasi unanime.
Ormai quasi sessantenne, questo evangelista che — come ha
notato un intervistato — ha
predicato l’Evangelo a più persone di chiunque altro nella
storia, resta il leone della foresta religiosa americana. I mezzi di comunicazione di massa,
ha notato un altro intervistato,
hanno fatto di lui la personificazione della religione per l’americano medio.
MARTIN E. MARTY, professore di storia del Cristianesimo
moderno all’Università di Chicago, presbiteriano, autore di
numerosi libri, è al secondo posto. Un omaggio degli intervistati al condirettore della rivista che ha lanciato il sondaggio? Non credo: il prof. Marty
è un acuto osservatore della
scena religiosa americana, pubblica un’interessantissima lettera quindicinale, « Context » piena di notizie e commenti sul
rapporto tra fede e cultura negli Stati Uniti ed è tra i maggiori esperti a cui ricorre la televisione in materia religiosa.
.lIMMY CARTER. Dopo un
evangelista e un intellettuale il
più rappresentativo dei «cristiani nati di nuovo ». Ha dato una
linea al movimento della nuova
nascita e ha dimostrato che la
religione popolare e la politica
possono coesistere, ha affermato uno degli intervistati.
MARC TANENBAUM, diret
tore nazionale dell’uflìcio interreligioso per il Comitato Ebraico Americano, è stato identificato come « l’uomo che ha più
contatti dentro e fuori del Giudaismo ».
THEODORE HESBURGH è
il primo cattolico della lista. Direttore dell’Università di Notre
Dame, è stato definito un uomo che ha più peso all’esterno
che all’interno della chiesa.
« Quando parla lui — ha affermato un altro intervistato — il
papa e il presidente ascoltano ».
ORAL ROBERTS ha iniziato
la sua carriera come guaritore
pentecostale alla radio. È passato poi al metodismo ed ora,
oltre a condurre un impressionante lavoro televisivo ha una
università che porta il suo nome.
BILL BRIGHT è un altro
animatore dell’Evangelicalism.
Fondatore e presidente della
Campus Crusade fot Christ International, una organizzazione
studentesca missionaria. La sua
campagna, sostenuta da alcuni
tra i più ricchi uomini d’affari
americani, intende « saturare la
terra di predicatori dell’Evangelo ».
JESSE JACKSON è il primo
negro della lista. E un giovane
pagina a cura
di Franco Giampiccoli
?
Billy Graham
(segue da pag. 1)
chiesa che non fa politica!); un
culto di evangelizzazione di tipo piuttosto tradizionale ma
non enfatico, con canti e messaggio interamente in italiano ;
una buona introduzione, in tono discorsivo, semplice ma non
superficiale, alle parabole del
Nuovo Testamento ; pubblicità
religiosa di ogni tipo, dall’avviso di una liquidazione di Bibbie nella tal libreria, alla reclame apocalittica di un’agenzia
che organizza viaggi in Terra
Santa nei luoghi che vedranno
il ritorno imminente del Signore («e che direste se tornasse
proprio mentre voi siete là? »)...
Calore e autorità
Cosa c’è dietro a tanta e tanto varia religione, di cui i mezzi di comunicazione di massa
esprimono evidentemente la parte più appariscente? Ci sono
certo le grandi chiese storiche
che portano avanti il loro lavoro denominazionale ed ecumenico (cattolici inclusi); ma c’è
soprattutto e in forma crescente 1’Evangelicalism, il movimen
AMERICA RELIGIOSA
La scena religiosa degli Stati Uniti è dominata dalla crescita della fede
’’evangelical”, il credo non istituzionalizzato dei cristiani nati di nuovo
pastore battista di tipo evangelica! che opera in Chicago dove
dirige un’organizzazione chiamata PUSH (spingere), dalle iniziali di « Gente unita per salvare l’umanità».
ANITA BRYANT, la prima
delle donne, è diventata famosa per la sua doppia attività di
propagandista televisiva del succo d’arancia della Florida e per
la sua crociata anti-omosessuale. In un sondaggio nazionale
femminile è risultata, davanti a
Pat Nixon, la moglie dell’ex presidente, la donna americana più
ammirata.
WILLIAM P. THOMPSON,
potente segretario della Chiesa
Presbiteriana Unita, è il decimo della lista ma non certo meno influente degli altri. È anche
presidente del Consiglio Ecumenico delle Chiese in USA e la
combinazione di queste due cariche, ha notato un intervistato, fa di lui la figura n. 1 del
Protestantesimo istituzionale.
Citiamo alcuni altri nomi che
nella lista incalzano i primi 10
da vicino. Sun Myung Moon, il
discusso leader coreano, capo
della « Chiesa dell’Uniflcazione ».
Andrew Young. il brillante ambasciatore degli USA alle Nazioni Unite, negro, amico inti
mo di Carter. Chi ci ha mai
detto in Italia che è un pastore della United Church of
Christ? Ruth Carter Stapleton,
la sorella del presidente, è una
guaritrice ed una delle maggiori esponenti del movimento carismatico. William Sloane Coffin, pastore della più prestigiosa e progressista chiesa di New
York, la Riverside Drive Church
(interdenominazionale). Harvey
Cox, uno dei più noti teologi
americani, battista, progressista, autore della « Città secolare » e ora di un altro successo ;
« Guardando a Est : promesse e
pericoli del Nuovo Orientalismo ».
to dei « cristiani nati di nuovo »
con la sua vulcanica e multiforme attività e con la sua caratteristica di estremo pluralismo
individuale prima ancora che
denominazionale.
L’Evangelicalism non è una
denominazione organizzata ma
piuttosto un movimento che
raggruppa milioni di persone
attorno a leaders carismatici
attraversando più o meno tutte
le denominazioni cristiane. Se
fosse una denominazione organizzata, con i suoi 45 milioni di
aderenti (secondo una stima
recente) sarebbe senza dubbio
la seconda negli USA, dopo la
Chiesa cattolica che, con la sua
struttura unitaria, raccoglie 49
milioni di membri. E comunque
una massa in continua espansione di cui in parte fanno le
spese le chiese storiche. La rivista Time, che in dicembre ha
dedicato im ampio servizio alI’Evangelicalism, stima che il
nucleo centrale del « Protestantesimo istruito » (Metodisti,
Presbiteriani, Episcopali e Congregazionalisti), nell’ultimo decennio abbia perso più di 2 milioni e mezzo dì membri. L’inchiesta attribuisce questo calo
anzitutto ad una mancanza di
calore : « Prendi una qualsiasi
chiesa del New England — è la
battuta di un predicatore evangelical — : è un tale gelo che la
domenica mattina potresti tranquillamente pattinare su e giù
per la sua corsia centrale»); ed
in secondo luogo ad una perdita di autorità religiosa in un
tempo in cui la gente sembra
voler direttive autorevoli se non
addirittura autoritarie.
Calore e autorità sono invece
le caratteristiche del movimento dei « nati di nuovo ». Pur presentando al suo interno figure
molto diverse come per esempio il cattolico carismatico e il
battista fondamentalista, il movimento sembra avere appunto questi due caratteri unificanti: la sicurezza e drasticità che
vengono dall’interpretazione letterale della Bibbia e la gioia
contagiosa derivante dall’esperienza della nuova nascita, e
cioè dall’incontro personale e
vincolante col Signore Gesù
Cristo.
Come valutare nel suo complesso questo movimento? E la
domanda non certo facile a cui
cercherò di rispondere nel prossimo numero.
(1. segue) F. Giampiccoli
LA CHIESA PRESBITERIANA NON INSABBIA I PROBLEMI SPINOSI DEL NOSTRO TEMPO
Un cammino difficile
Non è ancora del tutto assestato il terremoto che ha scosso violentemente la Chiesa
Presbiteriana Unita negli USA (UPCUSA)
quando alcuni anni fa la chiesa si divise profondamente sull’aiuto finanziario alla comunista Angela Davis, sollecitato da una parte e
rifiutato dall’altra. Continua a brontolare il
tuono di una situazione non risolta, dopo
che da anni le donne hanno avuto accesso al
pastorato e il numero delle candidate aumenta, mentre d’altro canto le chiese locali
le lasciano disoccupate richiedendo quasi
esclusivamente uomini. Ed ora si profila all’orizzonte un tornado che rischia di causare
lacerazioni e disastri ancor maggiori: il maggio prossimo a S. Diego, California, i 650
membri dell’Assemblea Generale che rappresenteranno i 2.600.000 membri dell’UP()ÙSA
dovranno dare una risposta a questa domanda: può essere consacrato al ministero pastorale chi si dichiara omosessuale e pratica la
omosessualità?
Sbaglierebbe tuttavia chi pensasse all'UPCUSA come ad una chiesa alla deriva a causa di questi problemi. Questa chiesa — che
per tradizione riformata e impostazione è
negli Stati Uniti la più vicina alla Chiesa
Valdese — resta una delle chiese più solide,
serie e aperte degli USA, forza sempre trainante nello sforzo ecumenico, all’avanguardia nel campo dell’istruzione ed educazione,
avanzata e competente per ciò che riguarda
lo studio teologico. Tuttavia — anzi forse
proprio per la sua vivacità — i problemi emergono e non sono di facile soluzione.
SI PUÒ’ CONSACRARE
UN OMOSESSUALE?
Il problema è sorto un paio di anni fa,
quando in un presbiterio (la circoscrizione
regionale che raggruppa alcune decine di
chiese locali e che ha la responsabilità della
consacrazione e dell’assunzione dei pastori)
un candidato al ministero uscì allo scoperto
dichiarandosi omosessuale. La questione fu
demandata all’Assemblea Generale che nominò una commissione di studio. Dopo un
anno e mezzo di lavoro, il rapporto della
commissione è stato ora inviato alle chiese
per una discussione preliminare.
Il voluminoso rapporto (circa 200 pagine)
contiene tutta una parte che esprime un parere unanime della commissione: la società
civile dovrebbe impedire ogni discriminazione degli omosessuali per ciò che concerne
il posto di lavoro e dovrebbe abrogare ogni
legge che interferisca nel comportamento
sessuale di adulti consenzienti. Per parte sua
la chiesa dovrebbe impegnarsi attivamente
contro 1’« omofobia », la paura e la ripulsa
suscitata dagli omosessuali.
Ma al di là di queste pur molto importanti
raccomandazioni, cessa l’unanimità. La maggioranza della commissione — sulla base di
argomenti prevalentemente psico-sociologici
e di una interpretazione che lega i passi biblici discussi ad una determinata situazione
etica e sociale — raccomanda la consacrazione degli omosessuali autodichiarati e praticanti. Una minoranza (di 5 persone su 24) ritiene invece improponibile la consacrazione
di pastori, anziani, diaconi e altri responsabili che si dichiarino omosessuali. Le loro argomentazioni si basano sull’aspetto contradditorio dei risultati della ricerca scientifica e
sul fatto che lo Spirito Santo non può contraddire nell’esperienza della chiesa ciò che
ha espresso chiaramente nel messaggio biblico.
Già si profilano riunioni di emergenza dei
conservatori e la minaccia di tagliare i fondi
alla chiesa o addirittura operare uno scisma
in caso il rapporto di maggioranza sia approvato daU’Assemblea Generale. Lo scisma
di una piccola parte della Chiesa Episcopale
— avvenuto poco tempo fa sulla questione
della consacrazione delle donne — mostra
che non si tratta di ipotesi irreali: l’ottocentesco costume americano del « non sono d’accordo e quindi me ne vado e fondo un’altra
chiesa » non è del tutto superato.
IN PERICOLO
LA RIUNIFICAZIONE
E invece ciò che si vorrebbe è giusto l’opposto di uno scisma: alla stessa Assemblea
Generale di S. Diego verrà in discussione,
dopo anni di studi e contatti, il progetto di
riunificazione tra l’UPCUSA e la Chiesa Presbiteriana del Sud. I contatti proseguono dal
1969 e si è già alla terza bozza di unione. Sarà la volta buona o tutto salterà a causa del
problema degli omosessuali? Le due chiese
infatti sono divise per ragioni storiche dal
tempo della Guerra di secessione; ma la differenza non è solo storico-geografica, dato
che la piccola chiesa presbiteriana del Sud è
più conservatrice di quella più numerosa e
— nel complesso — più progressista del
Nord. Si teme quindi che lo spinoso problema deH’omosessualità oltre a minacciare uno
scisma al Nord rimetta in questione la riunificazione col Sud.
D’altra parte gli ambienti progressisti della UPCUSA, guardando aU’orizzonte complessivo della vocazione della chiesa nel mondo
e non solo all’ambito più ristretto della loro
denominazione, ritengono che la chiesa non
può continuare a ignorare il fatto dell’omosessualità e l’angoscia di quanti, essendo
omosessuali, sono anche credenti.
Farà caldo a S. Diego, il maggio prossimo;
ma non solo a causa del clima californiano.
Nel seguire gli eventi, ricordiamoci che la
UPCUSA affronta un problema che riguarda
tutta la cristianità.
6
17 marzo 1978
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Frali
in attesa
Mercoledì 8 marzo ha avuto
luogo l’annunciato incontro tra
la popolazione di Frali e i rappresentanti della Provincia. Il
mese scorso la popolazione aveva inviato una lettera all’Assessore alla Viabilità, denunciando lo
stato disastroso della strada provinciale e i ritardi nell’azione di
sgombero della neve. Per motivi
di salute l’Assessore Bozzello non
poteva salire a Frali, e così anche il presidente e vicepresidente
della Provincia all’ultimo momento preferivano rinunciare.
L’incontro si è comunque svolto con la partecipazione dell’Assessore alla Montagna Baridon,
del Consigliere Coucourde e del
Presidente della Comunità Montana Maccari.
Presiede il Sindaco Fiorio, il
quale si dichiara dispiaciuto per
il forfait dato all’ultimo minuto
dai tre illustri assenti, e ringrazia gli intervenuti per la loro
sensibilità ai problemi della montagna.
Dei problemi della montagna
si parla spesso: difendere il patrimonio, sviluppare, rilanciare,
sono i programmi che si sentono
ripetere, soprattutto in occasione di alluvioni, frane, inondazioni, valanghe.
Ma cosa si fa in concreto? Ce
lo dice l’Assessore Baridon: su
un bilancio complessivo di 110
miliardi, l’assessorato alla montagna dispone di appena 649 milioni (0,59% del bilancio annuo
della Provincia, mentre i 144 comuni montani coprono il 57%
della superfìcie totale).
Con questi esigui mezzi, l’assessorato, di cui Baridon porta la
responsabilità dal ’75, ha preferito indirizzarsi verso interventi
qualificati, piuttosto che erogare
contributi a pioggia. Il programma di interventi prevede il miglioramento della viabilità minore (strade di montagna), la creazione di nuove strutture produttive (cooperative), lo sviluppo
degli alpeggi.
Ma già per questo programma
minimo occorre lottare, come
sottolinea Coucourde nel suo intervento, contro l’insensibilità
dell’amministrazione nel suo
complesso.
Il presidente Maccari, dopo aver ricordato i principali aspetti
del « piano neve » della Comunità Montana, afferma l’urgenza di
stabilire in collaborazione con la
Provincia un piano di interventi.
Il piano dovrebbe prevedere:
a) una gestione unica dei mezzi
sgombraneve nell’ ambito della
Comunità Montana; b) la costruzione di paravalanghe; c) opere
di rimboschimento e di palificazione per prevenire la caduta di
valanghe, che sono però di difficile esecuzione e richiederebbero
l’intervento di squadre specializzate.
Il dibattito si concentra, come
era naturale, sul problema della
viabilità. In assenza dell’assessore, alcuni dati sono forniti dal
Geom. Monteleone e dal capocantoniere Névache.
L’assessorato alla viabilità (il
cui bilancio si aggira sugli 8 miliardi annui, per 3.000 Km. di
strade provinciali) dispone di 30
mezzi, di cui 6 fresaneve, non
tutti in buone condizioni, come
ben sappiamo. Ora sono previsti
circa 1.200 milioni per l’ampliamento del parco mezzi.
Dal mese di maggio inizierà la
riasfaltatura della provinciale da
Frali a Pomaretto. In seguito si
penserà a Massello.
Per la frana sotto Chiotti inferiori è in attesa di approvazione
un progetto che si aggira sui 160
milioni.
L’Assessore Bozzello ha fatto
sapere che a fine marzo dedicherà una giornata a una visita in
Val Germanasca, che si concluderà con un incontro con la popolazione. Il discorso, quindi, verrà
ripreso in quella sede. Speriamo
con buone prospettive.
Bruno Rostagno
Hanno collaborato a questo
numero: Maria Tamietti, Ada
D’Ari, Huguette Vigne-Ribet,
A. Rutigliano, Giovanni Conte. Paolo Ribet.
Confronto sulla comunità
Una forte esigenza di vita comunitaria - La lettura della Bibbia come
confronto necessario - Vivere ciò che si dice
Dopo l’ultimo convegno svoltosi a Pinerolo ai primi di dicembre, era emersa, da parte di
molti, l’esigenza di approfondire
la riflessione sulla identità della PGEI.
La discussione di questi due
giorni di convegno si è concentrata su 4 punti di particolare
importanza :
a) Lettura della Bibbia: essa non avviene quasi mai a livello individuale e solo di rado
a livello collettivo. È questo un
dato di fatto che deve preoccuparci e costringerci a riflettere
sulle cause di questa non-lettura
della Bibbia. Perché come possiamo continuare a dirci credenti se non avviene più — o
solo saltuariamente — il confronto con la Parola? Il problema è stato ampiamente dibattuto. Le ragioni di questa insufficiente o inesistente lettura sono diverse: rifiuto di una lettura tradizionale che non dice più
nulla, mancanza di occasioni
per una lettura comunitaria,
mancanza di strumenti esegetici, ecc... D’altra parte, tutti riconoscono la necessità della lettura e dello studio della Bibbia
per evitare il pericolo della secolarizzazione, inevitabile presto o tardi se viene a mancare
Alla stazione di Torre Pellice
venerdì sera della scorsa settimana un gruppo di angrognini,
ai quali si erano aggiunti alcuni membri della Comunità di
San Giovanni, era in attesa del
treno diretto a Roma in gita
turistica organizzata dal dinamico pastore Platone, infaticabile e solerte animatore di
gruppo.
Arrivo all’altaa a Roma, che
alcuni vedono per la prima volta, accolti dal simpatico studente in teologia Walter Michelin
Salomon che ci farà da guida
e da cicerone attraverso le programmate visite alla città.
In Facoltà, dove saremo ospiti nei due giorni di permanenza, veniamo accolti con una cordialità veramente fraterna dai
professori agli studenti, dal per
Don Franzoni
a Pinerolo
Su invito della comunità cattolica di S. Lazzaro, venerdì 10 don
Franzoni ha partecipato ad un
incontro sul tema « La scuola di
religione». L’incontro ben riuscito come partecipazione ha invece
deluso a livello di presentazione
e di dibattito.
Convegno della Federazione giovanile a Torre Pellice D’aitra parte, non si vuole ar
----------------------------------------—------------- rivare — e tanto meno teorizzare — ad una rottura con queste comunità, soprattutto per il
fatto che esse sono comunque
luoghi di aggregazione in una
società profondamente disgregata; in esse è presente, anche
se ai margini, il proletariato al
quale e nel quale vogliamo predicare revangelo. Ma rimane
aperto il problema di come riuscire a tradurre concretamente
questa indicazione della FGEI:
« Predicazione al proletariato
nella lotta per il socialismo »
che, finora, è rimasta in gran
parte uno slogan.
d) L’ipotesi comunitaria per
i gruppi FGEI. Questa proposta, espressa da alcuni all’ultimo Congresso nazionale della
FGEI e contenuta in una delle
mozioni, è stata ripresa da una
buona parte dei membri della
FGEI-Valli. Si avverte cioè il
bisogno per i gruppi FGEI di
trasformarsi da collettivi di discussione quali essi sono attualmente in gruppi comunitari,
cioè in luoghi dove sia realmente possibile confrontarsi su
tutto, dove lo studio della Bibbia, la preghiera e la Cena del
Signore abbiano un posto centrale, e dove la comunione fraterna sia una realtà vissuta
quotidianamente. Questo non
per pretesa di fare un’altra chiesa ma semplicemente per essere chiesa, il che implica il confronto continuo con la Parola,
la coerenza di vita, l’impegno
sociale e politico nella società,
la testimonianza al Regno di
Dio.
I partecipanti, divisi in tre
gruppi, hanno discusso a fondo
questi problemi per tutto il sabato pomeriggio. La domenica
mattina hanno partecipato al
culto con la comunità di Torre
Pellice ed hanno ascoltato con
molto interesse la predicazione
del pastore Tourn.
Giorgio Gardiol ha presentato la situazione attuale del Centro di Agape che, entro il prossimo autunno, deve trovare otto persone disposte a far parte
del gruppo residente per un certo numero di anni. Vi è inoltre
il problema della ricostituzione
di un gruppo comunitario a Pinerolo che porti avanti il lavoro
iniziato negli ultimi anni (centro-stampa, collegamento con
comunità di base, lavoro ecumenico, lavoro FGEI, presenza
politica). Potrebbe essere questa una proposta interessante
per alcuni giovani della FGEI
disposti a tentare una vita comunitaria ed a impegnarsi per
un servizio ecumenico nella realtà pinerolese.
Al termine del convegno, dopo la lettura di un passo del
Vangelo di Luca (i discepoli di
Emmaus), abbiamo pregato e
condiviso il pane ed il vino della Cena. È stato un momento
autentico di comunione e uno
stimolo ad andare avanti nella
nostra ricerca di coerenza col
messaggio di Cristo e di testimonianza ad esso nella società
dove operiamo.
Jean-Jacqùes Peyronel
il fondamento stesso della nostra fede.
b) La realtà dei nostri gruppi e la loro ragione d’essere.
Salvo i gruppi di Angrogna e di
Prarostino a maggioranza contadina e operaia, tutti gli altri
gruppi sono composti quasi
esclusivamente da studenti e insegnanti. I nostri gruppi — forse proprio per questa loro composizione — sono essenzialmente dei luoghi di discussione e
non ambiti di vita comunitaria.
Il che pone problemi di rapporti fra le persone all’interno dei
gruppi. Vi è poi, abbastanza
netta, una barriera generazionale: 2/3 dèi membri FGEI sono fra i 15 e i 22 anni, l’altro 1/3
fra i 27 e i 35 anni. La generazione di mezzo non c’è, e ciò
pone dei problemi. La generazione dei trentenni infatti è
quella che ha vissuto in prima
persona il ’68 e quella che ha
dato inizio alla EGEI. L’altra
generazione è quella che più di
ogni altra è vittima della crisi
globale che investe la nostra
società, ed avendo una storia
diversa ha anche interessi e problemi diversi. La nuova generazione rimprovera ai più vecchi
una impostazione del lavoro
FGEI troppo intellettualistica,
tutta centrata sull’analisi, la di
scussione, la teoria, sicché rimane poco spazio per uno dei
bisogni più sentiti: quello dello
stare insieme, il bisogno di aggregazione, di incontro coi coetanei per confrontarsi, creare
amicizie e crescere insieme nella ricerca per una vita che abbia un senso. Occorre prendere
atto di queste diversità di situazioni, di interessi, di modi di
affrontare la realtà, e quindi bisogna inventare un nuovo modo
di stare e crescere insieme, avendo chiaro ciò che ci unisce, cioè
il comune riferimento a Cristo
e l’importanza decisiva che questo ha per la nostra vita.
c) Rapporti ira gruppi
FGEI e Comunità locali: i rapporti esistono soprattutto nell’impegno nella scuola domenicale, nei circuiti, o nella partecipazioiie ai culti. Molti però
si trovano fuori o ai marigni
delle comunità; e ciò perché la
stragrande maggioranza dei giovani è profondamente insoddisfatta delle comunità attuali in
cui non riescono ad inserirsi,
dove il confronto è o impossibile o traumatizzante, dove l’annuncio della Parola lascia le cose come sono. I giovani della
FGEI non sentono stimoli sufficienti per stare in queste comunità in cui lo spirito della Ri
La comunità d’Angrogna a Roma
Una interessante iniziativa che merita di essere imitata
sonale ai convittori. Un calore
umano vero che oggi è felicemente vissuto in quella Facoltà
nei tempi I passati forse troppo
solenne e austera.
Ed eccoci per le vie di Roma,
dalla basilica di S. Pietro al Pantheon, dal Campidoglio all’Altare della Patria, dal Colosseo ai
Fori Imperiali, da Castel Sant’Angelo a Trinità dei Monti.
Commovente la visita, col
prof. Paolo Ricca, alle catacombe dagli infiniti cunicoli scavati
nel tufo delle scabre pareti che
ricordano una storia di sangue
vissuta nei secoli passati in questa grande Roma sotterranea.
Sconvolgente la visione delle
Fosse Ardeatine, che qualcuno
ha definito le « catacombe del
XX secolo » e che sono una tremenda quanto impressionante
testimonianza della misura a
cui può pervenire l’uomo con la
sua efferata crudeltà.
La sera di sabato, festa in Facoltà, dopo un’ottima cena preparata e servita per l’occasione
dagli stessi studenti e dalle mogli dei professori. Una serata
indimenticabile in una calda
atmosfera di comunione fraterna dove la gioia di ritrovarsi insieme è più che mai presente in
ognuno di noi.
Nessuno si sente stanco e a
notte inoltrata i canti in patois,
in francese, in piemontese, in
italiano risuonano ancóra sotto
le volte austere della sala che
ci ospita.
Un’esperienza positiva sia dal
punto di vista turistico sia dal
pimto di vista comunitario, una
esperienza che ha fatto nascere
in tutti i partecipanti il desiderio e l’augurio che altre gite del
genere vengano programmate in
futuro.
Dino Gardiol
VILLAR PEROSA
Giovedì 9 corr. m. si sono svolti a Pomaretto con la partecipazione del pastore R. Coisson i
funerali della sorella Jourdan
Ester Carolina, deceduta all’Ospedale all’età di 69 anni.
Alla figlia ed alla sua famiglia
ed a tutti i parenti rinnoviamo
l’espressione della nostra solidarietà fraterna.
Informarsi meglio
PERRERO
Sistemare la montagna
La discussione sul bilancio preventivo per il 1978 e gli indispensabili lavori di contenimento della frana a monte dell’abitato di
Ferrerò, sono stati gli argomenti
principali della seduta del Consiglio comunale.
Uno sguardo alle cifre riportate nel bilancio è già indicativo:
si raggiungono un miliardo e 270
milioni circa, ma la maggior parte di questa somma considerevole (un miliardo e più) è destinata alla frana. Le spese sono tutte
ridotte al minimo e la giunta
stessa ha dichiarato che le previsioni per la manutenzione delle
strade sono nettamente insufficienti.
È stato anche deciso di aumentare le tariffe relative alla raccolta dei rifiuti e al canone dell’acqua potabile al capoluogo:
per legge, le entrate dovrebbero
pareggiare il costo del servizio.
Dopo l’approvazione del bilancio, alcuni abitanti di Ferrerò
presenti alla seduta hanno chie
sto se si poteva prevedere un
pronto inizio dei lavori di sistemazione della montagna, che minaccia di franare ancora con la
stagione piovosa. Gli amministratori hanno risposto che solo
due ditte interpellate per l’appalto-concorso hanno accettato di
presentare un progetto e che una
commissione apposita dovrà scegliere il più adatto. L. V.
SAN SECONDO
Il 10 marzo è tragicamente
mancata, in Bricherasio, la sorella Rina Clementina Pons ved.
Fornerone, di 67 anni, originaria
di Massello.
I funerali si sono svolti domenica pomeriggio nel Tempio di
S. Secondo ed al cimitero di S.
Bartolomeo.
Al figlio Bruno, in California,
ed alla famiglia di Enrico Fons
la Comunità esprime la sua solidarietà cristiana.
Caro Direttore,
sono costretto a intervenire sulla questione del « patois », perché nella lettera del sig. Giovanni Baridon, pubblicata sul numero scorso dell’Elco-Luce,
è stato fatto il mio nome come componente della segreteria dell’A.I.D.L.C.M.
che avrebbe « sconfessato le iniziative
di Buratti e compagni ». Fremette che
l’Ordine del Giorno non era assolutamente diretto contro la persona di Buratti, ma semplicemente approvava l’azione che le associazioni occitane avevano promossa contro l’iniziativa di associazioni piemontesi ehe avevano organizzato la Festa del Fiemonte nelle
vallate del saluzzese. Che Buratti appartenga ad una di queste associazioni,
non vuol dire che l’Od.G. fosse diretto
contro di lui, anche se in sede di discussione preliminare (l’O.d.G. è stato
poi votato alla fine del secando giorno
del congresso quando lui aveva già dovuto partire) egli aveva difeso il punto
di vista piemontese.
Anche se Buratti non è valdese (a
parte il fatto che ha molta simpatia
per i Valdesi) e non risiede alle Valli,
ha tutti i diritti di esporre la sua opinione sui patois valdesi, che fra l’altro,
rientrano nel quadro più generale del
gruppo dei patois oeeitano-alpini che
si parlano in tutte le valli occitane delle provincie di Cuneo e Torino. Se in
tutte queste vallate c’è ora un risveglio
della coscienza occitana, non dobbiamo dimenticare che eiò è in gran
parte dovuto all’azione pionieristica di
Buratti, animatore dell’Escolo dòu Po,
e organizzatore degli incontri Piemonte-Provenza. D’altra parte Buratti non
è neppure di minoranza greca o albanese o slovena, ma si è sempre occupato attivamente e con entusiasmo di
tutte le minoranze etnico-linguistiche
in Italia, come segretario della sezione
italiana dell’A.I.D.L.C.M. svolgendo opera preziosa di propaganda e di rivendicazione dei loro diritti anche presso
le autorità locali, regionali e centrali.
Liberissimo Baridon di avere delle
opinioni diverse e di manifestarle, ma
prima di attaccare pesantemente una
persona, come ha fatto, dovrebbe informarsi meglio sul suo operato e non soltanto riportare delle dicerie che non
corrispondono al vero.
Su quanto scrive l’amico Silvio Long,
non sono d’accordo con lui su quanto
dice sul patois, ma sarebbe una polemica troppo lunga che non è il caso
di fare in questa sede, ne discuteremo
amichevolmente alla prima occasione
che avremo di incontrarci. Mentre concordo pienamente sul valore del bilinguismo italo-francese nelle nostre Valli che va mantenuto ed incrementato
con ogni possibile iniziativa.
Osvaldo Coisson
7
f
17 marzo 1978
CRONACA DELLE VALLI
I PROBLEMI DELLA DONNA
CORALE DI VILLASECCA
Dobbiamo liberarci anche
Visita a Marsiglia
nella chiesa
La nostra stampa evangelica
ufficiale ( di quella « personale agli aderenti » parleremo in seguito), ha affrontato a più riprese la cosiddetta « questione femminile », collegando generalmente l’argomento con quelli del servizio, della vocazione, della predicazione. Ci sembra giusto che
nelle comunità ci si interroghi su
questi problemi. Pensiamo inoltre che il nostro compito di donne evangeliche sia anche di dare
attraverso queste pagine una
maggiore informazione alle comunità sui grossi temi dibattuti
aH’interno del movimento femminista, che non riguardano le
credenti in modo specifico, ma
tutte le donne. Speriamo di poterlo fare in seguito.
Per cominciare, citiamo un articoletto (Eco-Luce del 9.7.76) intitolo « Il femminismo ». Vi si
legge « ...mi pare che due indicazioni possano essere date. La prima è la segnalazione di un pericolo che dovremmo evitare, e
cioè il rischio di riportare meccanicamente aH’interno delle nostre comunità problemi che in
esse non esistono e che possono
in qualche modo essere suscitati
artificialmente, creando « artificiali » elementi di frattura là dove non se ne sente né la necessità
né il bisogno ».
Noi « metodisti e valdesi » (per
attenerci sempre al discorso dell’autore del trafiletto che é emblematico di una certa mentalità, tendente a far passare come
« migliori » le cose che avvengono in campo protestante), saremmo dunque al riparo, su una isola felice, protetti dal nostro « far
parte di comunità evangeliche »
rispetto alle contaminazioni del
mondo. Eppure, qual è effettivamente, a questo riguardo, la realtà delle nostre comunità alle valli, nel meridione, nelle città? Il
problema della violenza che viene esercitata sulla donna, ad ogni
livello, è davvero una cosa che
non ci riguarda come evangelici,
anche all’interno della chiesa?
Non possiamo esimerci dall’interrogarci a fondo su quale sia
veramente ì\ nostro atteggiamento personale e di comunità nei
riguardi di questo problema.
Le comunità sono fatte di persone, e fra le persone, anche in
una comunità evangelica esiste
un tessuto sociale influenzato da
quella che è la « mentalità corrente ». A meno che per comunità non si intenda l’insierne dei
regolamenti che un organismo si
dà per funzionare, o una serie di
documenti ufficiali, per altro importanti, per esempio a favore
della ammissione della donna al
pastorato.
Un altro articolo su questo argomento specifico, che evidentemente non possiamo citare in
tutti i punti che ci sembrerebbe
importante discutere, è quello intitolato « saper guardare ai doni
prima che al sesso » (Eco-Luce 13
gennaio 1978). Rimandiamo il lettore al suddetto articolo, sottolineando in particolare i punti che
si riferiscono ai « doni ricevuti
da Dio », che sarebbero largiti indifferentemente ad uomini e donne. Noi siamo convinte che in
questo campo (il riconoscimento
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
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Dal 18 al 24 marzo 1978
Doti. PIERO SCAROGNINA
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Luserna S. Giovanni
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dei « doni » negli altri e in se
stesse) non c’entri tanto Dio
quanto le scelte alle quali siamo
spinte dalla mentalità conformista in campo culturale, ecclesiastico e sociale. La vocazione di
Dio è una cosa, i « doni » che la
comunità, con l’etica che le è
propria, ti spinge a « riconoscere » in te stessa, sono un’altra cosa. Noi donne, aH’interno della
chiesa, siamo prigioniere di questo modo (maschile) di concepire i « doni ». Dobbiamo liberarci
anche all’interno della chiesa.
Non dobbiamo più accettare che
una donna possa dire di aver capito il senso della propria vocazione solamente se sa dimentica
re la propria umanità femminile, la propria sessualità, la propria autenticità per « donarsi »
completamente agli anziani, o ai
minori, o ai malati, o a chicchesia. Come non diventare nevrotiche in questo modo?
Servire vuol dire essere liberi,
e non si è libere se si è « vive »
solo a metà, per aderire ad un
modello di se stesse e del « dono
di sé » che la mentalità maschile
ha costruito, e che noi donne abbiamo creduto di dover accettare.
(Continua).
Commissione donne
FGEI-VaUi
I CIRCUITO: ATTIVITÀ’ FEMMINILI
Il nuovo diritto di famiglia
Ospitata dall’Unione femminile di Luserna S. Giovanni ha
avuto luogo presso la Casa
Valdese il primo convegno dei
Gruppi di attività femminile
della Val Pellice, con un’ottantina di partecipanti.
Il tema dell’incontro riguardante la posizione giuridica della donna nel nuovo diritto di
famiglia è stato svolto dalla dott.
proc. Lucianà Ribet che con alcune considerazioni su questo ar
___________S. GERMANO
La giornata del XVII febbraio, preceduta dalla serata
del 16 in cui molti sangermanesi si sono radunati attorno ai
falò ed hanno cantato la loro
riconoscenza al Signore, si è
svolta normalmente, con una
buona presenza al culto ed al
pasto comunitario. La colletta
al culto è stata versata a favore del lavoro di testimonianza
dei fratelli Uruguayani.
Siamo molto riconoscenti a
quanti hanno reso possibile, ancora una volta, questo incontro
fraterno, cuochi ed aiuti-cuochi,
camerieri e quanti hanno aiutato a preparare la sala ed a rimetterla in ordine.
La cosa più rallegrante è stata la possibilità di avere le due
serate teatrali giustamente tradizionali. Tali serate, assai ben
preparate dalla rinata filodrammatica, ci hanno permesso di
ascoltare o riascoltare: «Quando arriva don Gonzalo », di Vittorio Calvino. Tale opera teatrale è stata presentata anche
a Pomaretto, a favore della
Scuola Latina. Un grazie sentito a tutti gli attori vecchi e nuovi, la cui fatica è stata assai apprezzata da tutti.
L’esame dei preventivi di spesa per il rinnovamento dell’impianto di riscaldamento del tempio (in vista del restauro dell’organo) procede speditamente
e il concistoro spera di poter
tra poco affidare i lavori alla
ditta che avrà fatto l’offerta più
vantaggiosa. Intanto, siamo assai riconoscenti a quanti stanno inviando delle offerte a tale
scopo.
Purtroppo, negli ultimi tempi
il lutto ha provato duramente
alcune delle nostre famiglie.
Pensiamo con affetto e con viva partecipazione cristiana alle
famiglie di Vittorio Plavan, Paolo Vinçon, Ivonne Balmas, R.
Roccione (Casa di Riposo - Villar Perosa), che hanno dovuto
separarsi da questi loro cari.
• Ecco i nomi dei giovani e
degli adulti che, se piace al Signore, confesseranno la loro fede in occasione del culto di domenica delle Palme : Danilo
Avondet, Daniela Beux, Marina
Beux, Laura Bleynat, Ivano
Bounous, Renzo Bounous, Marco Comba, Fiorenzo Comba,
Marisa Comba in Massello, Daniele Conte, Elena Oallian, Gabriella Lincesso, Emma Long,
Dario Martinat, Fabrizio Maurino, Paola Meynier, Signora Morbo, Oscar Plavan, Claudio Richiardone, Giorgio Rostan, Ombretta Soulier, Giancarlo Zacco.
Il Signore benedica la loro decisione.
gomento ci ha permesso di comprendere la complessità di questa legge e la sua non facile applicazione. L’esposizione ha destato vivo interesse e suscitato
numerosi interventi. Siamo grate alla dott. Ribet di aver accettato il nostro invito e le esprimiamo il nostro sentito ringraziamento.
In apertura della .riunione il
morhèhto ' di riflessione biblica
è stato tenuto da Carla Negri
Adamo. Esaminando la posizione della donna nella chiesa ci
ha illustrato come per secoli
nella chiesa la donna è stata
considerata un essere inferiore,
è stata emarginata e subordinata all’uomo. Anche gli organi
ecclesiastici hanno spesso alimentato i pregiudizi nei confronti della donna. Ancora oggi
nella chiesa questa situazione
non è del tutto superata.
In chiusura un incontro delle
Responsabili dei vari Gruppi è
stato fissato per venerdì 14 aprile alle ore 14,30 a Torre Pellice
presso i locali dell’Asilo.
Un grazie di cuore alle Unioniste di San Giovanni per la
cordiale e generosa accoglienza.
M. T.
Sabato 24 febbraio un gruppo
di 50 persone era a bordo di un
pullman che correva sull’autostrada che passando per Ventimiglia porta in Francia. Era la
nostra Corale, accompagnata da
alcimi membri della nostra comunità, che si recava a Marseille
perché invitata a partecipare alla
celebrazione del XVII febbraio
fissata per domenica 25.
Al culto, ovviamente in francese, di domenica 25, condotto dai
Pastori Rutigliano-Wilm, ci siamo ritrovati nel tempio circondati da alcune centinaia di fratelli: abbiamo eseguito 2 inni di
circostanza ed il « Giuro ».
Ci siamo ritrovati qualche ora
dopo nei locali dell’Union Vaudoise in Rue Benoit-Malon per
consumare insieme l’àgape fraterna. Eravamo oltre 200, ma ne
saremmo stati certamente di più
se la capienza del locale lo avesse consentito. Tra i presenti segnaliamo il presidente onorario
Henry Poet e signora, alcuni ¡Pastori locali, un Pastore emerito e
signora facente parte del nostro
gruppo, e naturalmente il nuovo
presidente delTUnion Vaudoise
Jean Peyronel e signora. Non vi
sono stati discorsi ufficiali, ma
solo degli interventi brevi, spontanei, significativi.
Quando la sala è stata sgombrata dei tavoli il numero dei
partecipanti si è sensibilmente
accresciuto. Ed è a questo punto
che è letteralmente esplosa la
gioia di stare insieme attraverso
alla conversazione ed il canto cui
la nostra Corale si è unita.
Complessivamente abbiamo impiegato 3 giorni con 24 ore circa di viaggio, avvenuto tutto sotto la pioggia. La soleggiata domenica è stata trascorsa al chiuso per esigenze di programma.
Turisticamente negativo dunque.
Ma noi non siamo andati come
turisti, né abbiamo fatto una gita di piacere. Siamo andati a
Marseille per un servizio. Attraverso la nostra presenza per circa 3 giorni ed il nostro canto in
tutte le sue espresisioni abbiamo
portato loro un po’ delle nostre
Valli che sono anche le loro e
che essi hanno dovuto abbandonare. Ma da loro abbiamo anche
ricevuto ospitalità piena, gioiosa
e profondamente fraterna. Tutto
ciò ha tanto più valore per il fatto che la quasi totalità dei mem
DONI RICEVUTI DALLA CIOV
nel mese di gennaio
Per Istituti Ospitalieri Valdesi
L. 3.000: Fasulo Alfonso Paolo (Bg);
Corsi Jane (Roma).
L. 5.000 : Elodia Bruno (Ventimiglia);
Chialva Giacomo (To); Antonini L.
(Milano).
L. 10.000 : Buffa Saturnino (To); Giardini Luciano (To); Baccella Rosetta
(Roma); Benedetto Giachino Francesca (To); Avondet Carry (Mi).
L. 12.000 : Vittozzi Giuseppe (Ge Sampierdarena).
L. 20.000 : Chiesa di Prarostino.
L. 30.000: Papini Luigi (Ge); Unione
Femminile Valdese di Livorno; Comunità di Rimini.
L. 50.000 : Breusa Oreste (Per. Arg.).
L. 78.000 : Concistoro Valdese di Bobbio Pellice.
Per Ospedali di Pomaretto e Torre
Pellice
L. 1.000: Ribet Evelina ved. Tron;
Guglielmino Giovanni e Rina.
L. 1.500 : Galliano Genre Marisa L.K.
L.2.000: Ppet Alberto: Giraud Elio.
L. 3.000: Bounous Roberto e Rosina;
Baret Emilio; Ribet Oscar; Lilia Malacrida (Co).
L. 3.600 : Carello Rosa (Per. Arg.).
L. 4.000: Falchi Velia (Ge).
L. 5.000: Meitre Arturo in ricordo
bambine (S.G.Ch.); Pellegrin Giovanni (casa riposo S. G. Ch.); Tron
Augusto (Pomaretto); Di Gennaro;
Comba Elda; Lageard Frida in memoria della nonna; Revel Ester
Balmas; Micol Lidia; Peyran Aldo;
Bounous Valdo; Merini Ilda n. Baret; Long Ester in memoria del marito Ferdinando; Tron Lina; Baret
Giulio e mammà; Bertalmio Compaire Lina.
L. 7.000 : Mondon Graziella e Bertinat
Anna, ringraziando per le cure prestate alla defunta sig.ra Bertinat Emma (Bobbio Pellice).
L. 8.000 : Bertolin Aldo.
L. 10.000 : Long Silvio in mem. di
Vanna Beux (Viganello-Svizzera);
Toch Beux Alberta in mem. fratel
bri dell’Union Vaudoise di Marseille è originaria della nostra
comunità di ViUasecca, ed in particolare da Riclaretto.
A. R.
Parigi
La domenica 19 febbraio ha visto riunito il piccolo gruppo dell’Unione Valdese, intrattenuto
dal nuovo presidente, prof. Henry Appia sul valdismo medievale.
Purtroppo Tanno passato è
stato rattristato anche dalla
scomparsa del presidente Georges Appia che è stato ricordato
ai presenti per l’opera svolta con
impegno e con speranza.
Comunicato TEV
Nella riunione della TEV del
3 marzo 1978, in Luserna San
Giovanni, i partecipanti esprimono il loro vivissimo sdegno
per la pubblicazione sul n. 5 di
« Com Nuovi Tempi » — sostenuto ufficialmen|te dal Sinodo
della Chiesa Valdese — di un
estratto teatrale di Franca Rame, che è stato di scandalo per
molti credenti.
Chiede alla Tavola di voler
pubblicamente dissociare la
Chiesa Valdese da ogni responsabilità in merito.
Seguono 51 firme.
PERRERO-MANIGLIA
MASSELLO
lo Giacomo (S.G.Ch.); Bottaro Romano (To); Baret Federico (Pomaretto); PaMre Giovanni Augusto e
Paolina; Marchetti Luigi e Paola
in mem. dei genitori; Reynaud Alice; Baret Cesare e Velina; Balmas
Olga ricordando i suoi cari; Genre
Emma in mem. dei fratelli Genre
Giuliano e Armando; Poet Elvira v.
Genre; Grill Giovanni e Elda; Rostagno Arturo; Rostagno Arturo in
mem. di Irma Rostan in Rostagno;
Barus Alberto (Roccia di Perrero);
Dematteis Alessandra (Per. Arg.).
L. 15.000 : Pontet Adele ved. Sappei
(Inverso Porte); Chiesa Ev. di Como; Long Edmondo e Letizia; Long
Melania; Tron Pascal Maria Luisa
in memoria del marito; Long Umberto.
L. 20.000 : Romano Alfredo, in mem.
della moglie Tron Yvonne (S. Secondo); Peyran Iris e Nino (S. G. Ch.);
Clapier Emilio (Pinerolo); Rostagno
Pasqualino (Villar Perosa); Pons
Beniamino (Pomaretto); Bianco Angela (Pinerolo); Suppo Angela (Perosa Argentina).
L. 30.000: Costabello Tina in mem.
del marito (No); Long Lina Tron
ricordando il fratello Long Giulio.
L. 50.000 : Grill Mathieu Letizia (Bordighera); in memoria di Airasca Caterina ved. Morero i figli (Pinerolo);
Ribet Ernestina (Per. Arg.); Sorelle
e nipoti in mem. di Bleynat Remo;
Saocato Paolo figlio e nuora in mem.
di Mie Onorina (Pomaretto).
L. 71.000: Chiesa di Prarostino.
L. 100.000: Anonimo.
Pasquale Pasqualino (Per. Arg.) : dono un televisore.
Concistoro Valdese (Pomaretto) in memoria di Vanna Calvetti : Luciano
e Maria Long L. 10.000; Faip. Calvetti 50.000; Grill Speranza 5.000;
Itala e Ettore Beux 10.000; IVlarcbetti Silvana 5.000; Adele Ribet
Tron 25.000; Zii e Cugini CanutoMoretti 50.000.
Secondo la consuetudinej ideile Valli il tempo pasquale è
tempo di confermazioni. A Ferrerò, la domenica delle Palme,
quattro ragazzi chiederanno di
essere ammessi in chiesa; Livia
Poet delle Grangette, Claudio
Pons, di Maniglia, Silvana Massei e Guido Pascal di Perrero.
La domenica delle Palme si avrà
culto unico a Perrero, alle ore
10,30. Un catecumeno a Massello farà la sua dichiarazione di
fede: Ugo Tron del Roberso.
La domenica di Pasqua il culto a Maniglia torna la mattina;
ore 9. Sarà culto di S. Cena.
AVVISI ECONOMICI
EMILIANO 52enne solo conoscerebbe
evangelica per reciproco affetto età
adeguata. Tel. 02/462720 ore serali.
RINGRAZIAMENTO
Il figlio Bruno e i familiari tutti
della cara estinta
Rina Clementina Pons
Ved. Fornerone
riconoscenti e profondamente commossi per la grande dimostrazione di
affetto ricevuta in questa dolorosa circostanza, ringraziano di cuore tutti
coloro che hanno ipreso parte al loro
profondo dolore.
. Un ringraziamento particolare al
Consiglio di Amministrazione, alle
Suore ed al personale tutto dell’Ospedale di Bricherasio; al dott. Giulio
Guiot; al Comando Carabinieri di Bricherasio; ai vicini di casa del fratello
e ai Pastori Davite e Micol.
S. Secondo, 12 marzo 1978.
« Camminò con Dio^ poi disparve, perché Dio lo prese ».
(Genesi 5: 24).
Dopo breve malattia è mancato all’affetto dei suoi cari
Paolo Gay
Afflitti, ma nella certezza deUa risurrezione, lo annunciano la moglie
Elvira, il fratello Valdo, le sorelle Lydia e Mira, 1 cognati, nipoti e cugini
tutti.
Chiavari, 7 marzo 1978.
RINGRAZIAMENTO
« Ei, certo, ti farà grazia, all’udire il tuo grido; tosto che
t’avrà udito, ti risponderà ».
(Isaia 30: 19).
I figli, e parenti tutti di
Irma Cofsson in Pons
di anni 61
ringraziano sentitamente tutti coloro
che hanno espresso il loro affetto e la
loro solidarietà.
In modo particolare i medici, la direzione, ed il personale dell’Ospedale
Valdese di Torre Pellice, e di Torino,
Ospedale S. Vito.
Torre Pellice, 6 marzo 1978.
8
8
17 marzo 1978
L’AMBrENTE IN CUI VIVIAMO
Bioproteine: un banco di prova
Il nostro Paese può continuare ad essere una terra ideale - quanto a incuria statale e leggi troppo tolleranti - per impiantarvi produzioni industriali a basso costo e ad alta nocività che in altri Paesi sono vietate o rese poco convenienti da rigorose condizioni tecnico-sanitarie?
Nel corso dell’ultima settimana di febbraio, il
Consiglio Superiore di Sanità ha rimandato la risposta definitiva sull’autorizzazione alla produzione industriale di proteine (= bioproteine) in
Italia. Il rinvio è stato giustificato in questi termini: non si hanno elementi sufficienti per considerare le bioproteine innocue per la salute di
chi le produce, di chi consuma le carni di animali
che se ne sono nutriti, e per la tutela dell’ambiente circostante alle fabbriche in cui vengono
prodotte. Il Consiglio Superiore di Sanità sta mettendo a punto im elenco di prove e di tests cui sottoporre le bioproteine vere e proprie e le materie prime usate per produrle, al fine di stabilirne
definitivamente la pericolosità o l’innocuità; questi esperimenti dovranno durare a lungo, diciamo
qualche anno.
Il paradosso è che, pure in assenza di questa
autorizzazione, le fabbriche per produrre biopro
teine sono già state costruite, all’inizio degli anni
’70, ed alcune centinaia di operai sono stati assunti.
Di fronte a questo rinvio del Consiglio Superiore di Sanità, i proprietari di uno dei due stabilimenti italiani per la produzione di bioproteine,
la BP e l’ANIC (del gruppo ENI) hanno proposto la liquidazione di questa produzione. Proposta
analoga era stata avanzata qualche mese fa dalla liiquichimica, cui appartiene l’altro stabilimento. Per alcune centinaia di lavoratori si profila la
perdita di un lavoro non ancora iniziato, per un
gran numero di consumatori c’è il rischio di trovarsi a mangiare qualche cosa di incognito e forse rischioso, gli organi dello stato preposti alla
progettazione economica e alla tutela della salute
si scontrano duramente. Quali sono le cause di
questi fatti? Che cosa significano per noi? Vale
la pena di tentare di analizzarli.
1. Sintesi industriale
di proteine
Questa produzione si basa
sulla capacità dei microrganismi
(batteri, lieviti, microfunghi, alghe) di crescere e riprodursi
velocemente se l’ambiente in
cui si trovano è favorevole. I
microrganismi riescono a crescere nutrendosi di alcuni composti chimici, come l’alcool metilico, le paraffine, il gasolio, oppure dei residui di certe lavorazioni, come il siero di latte (industria casearia) e la melassa
(produzione dello zucchero).
Le conoscenze scientifiche che
hanno permesso di avviare questi tipi di produzione sono certamente affascinanti : si usano
cellule per trasformare una materia inanimata in materia vivente. Le molecole piccole e disordinate degli idrocarburi, degli alcool, degli zuccheri sono
combinate fra loro dalle cellule, e sommate ad altri elementi
presenti nel mezzo di coltura
per formare complesse strutture molecolari come proteine e
acidi nucleici, in pratica per costituire nuove cellule. In questo
modo si costituisce in breve
tempo una massa vivente di cellule in moltiplicazione (biomasp), a partire da poche cellule
iniziali e un substrato chimico
di poco valore.
ì: questa biomassa che viene
raccolta, separata dal mezzo di
coltura, essiccata e aggiunta ai
mangimi degli animali come
fonte di proteine (che possono
essere circa la metà, in peso,
della biomassa totale). In un
gran numero di stati si fanno
ricerche su modi nuovi di produrre proteine mediante colture
di microrganismi, cercando sempre di combinare microrganismi
non pericolosi per l’uomo con
substrati chimici economici.
2. Il caso italiano
Fra i metodi già sperimentati
e pronti per essere applicati al
mercato ci interessano soprat
Comitato di Redazione ; Bruno Bellion, Giuliana Gandolfo Pascal, Marcella Gay, Ermanno Genre, Giuseppe Platone, Paolo Ricca, Fulvio Rocco, Sergio Rostagno, Roberto Sbaffì,
Liliana Viglielmo,
Direttore; FRANCO GIAMPICCOLl
Dirett. Responsabile: GINO CONTE
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono 011/655.278 - c.c.p. 2/33094
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Cambio di indirizzo L. 100.
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- economici 150 per parola.
Fondo di solidarietà : c.c.p. 2/39878
intestato a ; Roberto Peyrol - Corso
Moncalieri, 70 - 10133 Torino.
Reg. Tribu.iale di Pinerolo N. 175,
8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica
Torre Pellice (Torino)
Subalpina
tutto quelli della British Petroleum (BP) inglese e della Kanegafuchi giapponese. Infatti
queste due industrie non sono
state autorizzate dai propri governi a produrre bioproteine
nel territorio nazionale, per motivi igienici e sanitari, e sono
venute a impiantare stabilimenti in Italia. La BP si è associata all’ANIC del gruppo ENI, la
Kanegafuchi ha venduto il proprio brevetto alla Liquichimica.
La scelta dell’Italia è ben motivata, infatti:
— Entrambi i procedimenti
(BP e Kanegafuchi) prevedono
rtiso delle paraffine come substrato su cui far crescere i microrganismi (due specie diverse
di un genere di lieviti, la Candida); le paraffine sono un prodotto della distillazione del petrolio, e in Italia si distilla buona parte del petrolio consumato
in Europa. Le paraffine perciò
sono disponibili più in Italia
che in altri stati.
— L’industria chimica italiana è avanzata sia da un punto
di vista scientifico che da un
punto di vista tecnologico.
— La legislazione relativa all’igiene dei luoghi di lavoro e
alla tutela dell’ambiente è tale
da permettere ampi spazi di manovra agli industriali, che possono realizzare notevoli guadagni risparmiando sulle misure
di sicurezza e sulle norme di
depurazione.
All’inizio degli anni ’70 sorgono i due stabilimenti per produrre bioproteine: quello BPANIC a Sarroch, in Sardegna,
e quello della Liquichimica a Saline, in Calabria: In entrambi i
casi, lo Stato ha appoggiato le
iniziative, con interventi della
Cassa per il Mezzogiorno e agevolazioni creditizie e fiscali.
In entrambi i casi — però —
lo Stato è intervenuto a qualche anno di distanza per vieta
re l’inizio della produzione industriale per motivi di sicurezza
e di igiene. Infatti, la ’documentazione tossicologica’, cioè l’insieme dei dati con cui le industrie devono provare l’innocuità
di un prodotto, non è stata finora giudicata soddisfacente dal
Consiglio Superiore di Sanità
per i tipi' di bioproteine prodotti a Saline e a Sarroch.
La questione non è chiusa:
ANIC e Liquichimica continuano a sostenere la sicurezza dei
loro impianti e l’innocuità dei
loro prodotti. Le autorità sanitarie continuano a muovere
obiezioni e a chiedere ulteriori
chiarimenti.
I problemi di cui si discute
sono numerosi : i microrganismi del genere Candida possono provocare infezioni e fenomeni allergici, gli impianti emettono scarichi nocivi nell’aria e
nell’acqua, le bioproteine da
usare come mangimi contengono impurezze (idrocarburi aromatici, paraffine, metalli pesanti...). Queste impurezze possono
essere fissate dai tessuti degli
animali e arrivare a noi con la
alimentazione; nel nostro organismo possono svolgere varie
azioni nocive, fra cui la trasformazione delle cellule sane in
cellule tumorali e la spinta alla
loro proliferazione (effetto cancerogeno e cocancerogeno).
3. Il nocciolo
della questione
In realtà esistono soluzioni
tecniche per la maggior parte
di questi problemi (almeno in
linea teorica). Le impurezze nel
mangime si possono eliminare
usando substrati più puri dal
punto di vista chimico. L’esposizione dei lavoratori ai fattori
nocivi dello stabilimento può
essere ridotta con modifiche
del ciclo produttivo, degli impianti e dell’organizzazione del
lavoro; gli scarichi nocivi possono essere controllati. Tutto
si può fare, investendo capitali.
Ma a quel punto viene a cadere la premessa dell’operazione
bioproteine, cioè l’economicità
del prodotto. Se le paraffine (il
cui prezzo è aumentato in seguito all’aumento del prezzo del
petrolio dopo la guerra araboisraeliana del ’73) devono essere purificate di più, se gli impianti vanno rinnovati, se il cielo e il mare non possono essere usati come pattumiere, le
biomasse costituite dalle Candide in proliferazione non sonò
più competitive. In altre parole, se i lavoratori italiani non
accettano di ammalarsi per un
posto di lavoro e un’indennità
di rischio, se i consumatori non
accettano di fare da cavie per
i prodotti delle nuove tecnologie alimentari, le fabbriche di
Saline e di Sarroch non servono più.
Non sono le bioproteine che
vanno rifiutate in blocco, anzi,
possono essere utili se realizzate tutelando la salute del lavoratore e del consumatore. Ma
il disegno di chi vuole usare
l’Italia come campo di sperimentazione di nuove tecnologie,
sfruttando il bisogno di posti
di lavoro e l’indifferenza di parte della classe politica al problema della salute pubblica, è
destinato a fallire. Questo è un
banco di prova: se verrà autorizzata la produzione delle bioproteine cosi come le vogliono
ANIC e Liquichimica, qualunqe altra rnanovra potrà passare
sulle nostre teste. Se sarà lo
Stato a indicare alle industrie
le condizioni da rispettare per
produrre, in base a rigorosi criteri igienici e sanitari, questa
sarà una vittoria di tutta la
collettività. La posta in gioco è
alta, e nessuno può restare
estraneo alla questione.
Pietro Comba
[
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio
ViolaJ
Tra rincudine e il martello
È la situazione tragica dei
palestinesi o, più precisamente,
deirOLP ( = Organizzazione per
la Liberazione della Palestina).
Scrive Antonio Cambino su «L’Espresso » del 12.3.’78:
« Del massacro all’aeroporto cipriota di Larnaka, ormai che sono passate più di due settimane,
si può cercare di esaminare due
aspetti, che è opportuno mantenere separati. Il primo è quello
delle ripercussioni che questo
tragico avvenimento ha avuto e
potrà avere sulla complessiva situazione medio-orientale; e il secondo è quello delle sue implicazioni più generali, tanto psicologiche che giuridiche.
Per quanto riguarda il primo
aspetto, il panorama si presenta
ancora confuso, perché vi è un evidente contrasto tra le intenzioni di Sadat e il quadro in cui il
presidente egiziano si muove. La
rapidità, quasi oscena, con cui
Sadat ha approfittato di questo
incidente (al punto da giustificare il sospetto che egli lo abbia
volutamente cercato) per attaccare frontalmente l’OLP, dimostra fin troppo chiaramente il desiderio del governo del Cairo di
rompere definitivamente con i
palestinesi. Ed in effetti, fin dal
momento del suo viaggio a Gerusalemme, il leader egiziano ha
più volte, pubblicamente e duramente, criticato Arafat per l'atteggiamento negativo che questi
ha assunto nei confronti della
sua iniziativa, arrivando a sostenere (in perfetto accordo con gli
americani) che, in questo modo,
l'OLP si tagliava fuori dal « processo di pace ». Affermazioni che,
per quanto del tutto inforidate
(perché i responsabili palestinesi hanno potuto facilmente confutarle, confermando ancora una
volta la loro disponibilità ad accettare la risoluzione 242 — che
riconosce l’esistenza di Israele —
a patto che essa venga modifica
ta introducendovi un richiamo
esplicito ai diritti nazionali del
loro popolo), dimostravano l’evidente aspirazione di Sadat a sganciarsi dal problema palestinese,
per esser libero di giocare la carta di una pace separata ».
Ma dall’altro versante, quello
israeliano, qual’è la situazione dei
palestinesi? Non certo migliore.
Ancora fino a pochi giorni fa, è
continuato l’afflusso di altre popolazioni israeliane in zone m.
orientali che non appartenevano,
prima della guerra del 1967, allo
Stato d’Israele, afflusso diretto a
fondare altri kibbutzim, altri insediamenti, certo non temporanei. A creare insomma nuovi fatti storici compiuti, fin nel lontano deserto del Sinai.
Ciò è indubbiamente molto
grave. E ancora: « Uno dei ’’regali” che i governi israeliani hanno fatto, in questi ultimi trent’anni, all’umanità è stato quello di
insegnare (con i fatti: basti pensare, prima e al di là di Entebbe,
alle ’’rappresaglie preventive”
contro il Libano, o all’uccisione
dei rappresentanti palestinesi in
varie parti del mondo, a cominciare dall’Italia (...): ma anche
con la teoria) che, investiti di
una ’’missione superiore”, ci si
può trasformare, da membri della società internazionale, in ’’giustizieri”. È un gioco che, una
volta appreso, tutti, come appare
ormai chiaro, possono praticare.
Ed il cui risultato non può essere che uno: la dissoluzione di ogni forma di convivenza civile ».
Qui il Cambino eccede, jrerché
un simile gioco il mondo l’aveva
già appreso da gran tempo: non
ci sembra che siano stati proprio
gl’israeliani ad insegnarglielo!
Ma i fatti sono quelli che sono:
« A quasi quattro mesi dallo
’’storico" incontro di Gerusalemme, e nonostante i molti gesti imprevedibili e un po’ istrioneschi
di Sadat (compresa l’accoglienza
tipo Aida riservata ai caschi di
cuoio egiziani al loro ritorno da
Cipro) e l’ondata anti-palestinese
scatenata dalla radio e dai giornali egiziani, il processo di pace
in M. Oriente non ha fatto un solo
passo avanti. Anzi è perfettamente legittimo sostenere che il pericolo di una nuova guerra è perfino maggiore che nel novembre
scorso. Perché (continua il Cambino) se il tentativo di Sadat si
infrange clamorosamente contro
l’intransigenza di Begin, e si raggiunge così ormai la prova definitiva che ogni ‘‘negoziato’’ con
Israele è impensabile, fatalmente
si rafforza la spinta verso un nuovo confronto militare. Mentre
neppure nel caso opposto la situazione si presenta migliore, dato che una pace separata dell’Egitto, firmata dal Cairo sulla base di una capitolazione, non farebbe che favorire le tendenze
estremistiche presenti tra i palestinesi, e più in generale nell’intero mondo arabo ».
Ma è veramente « definitiva »
la prova di cui parla il Cambino?
Noi non lo crediamo, anzi crediamo di scorgere una controprova nel fatto che, dopo tutto,
Israele è pur sempre una democrazia: e un cambiamento interno, in Israele, non può esser del
tutto escluso.
Al momento di andare in macchina giungono i primi particolari del nuovo fatto di sangue
compiuto dal commando palestinese sbarcato in Israele. Questo
ennesimo anello della catena della violenza suscita l’angoscia e lo
smarrimento che prevalgono sopra ogni altra cosa quando nel
gioco politico, militare o terroristico sono cittadini inermi che
finiscono tra l’incudine e il martello di una violenza indiscriminata. Ma al di là di questo ci
chiediamo: fino a quando rimarranno sconosciute altre vie per
dirimere la questione della doppia ragione di israeliani e palestinesi? E fino a quando saremo
costretti a soppesare il loro doppio torto nel seguire un’unica via
che sempre più appare senza ritorno? Red.
Salvare
I principi
(segue da pag. 3)
ta al fatto che la Chiesa Cattolica si è sempre incaricata di
imporre una sua etica rifiutando libertà di azione e di pensiero al credente.
Come donne protestanti ribadiamo che le nostre opinioni
suiraborto non sono legate a
nessuna regola dettata dalla
chiesa, in quanto l’etica protestante si basa sul richiamo alla
libertà e alla responsabilità del
cristiano di cui parla Lutero e
ancor prima l’apostolo Paolo.
Lutero, che nel 1520 ha chiamato a raccolta la Germania e
l’Europa contro la tirannide
spirituale, politica e finanziaria
della curia romana, ha proclamato la libertà dello Stato verso la Chiesa, la libertà del laico
verso il clero, la libertà dell’evangelo contro le interpretazioni obbligate.
In risposta alle posizioni del
« movimento per la vita », il quale sostiene che dal momento
della fecondazione l’embrione
formatosi è un potenziale di vita, noi ribadiamo se non c’è
amore non c’è vita. Inoltre la
nostra risposta è la riorganizzazione della lotta per l’autodeterminazione della donna libera
da ogni imposizione.