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ECO
DELLE YAUJ VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE ^LLICB
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCIV - Num. 13
Una copia Lire 4 (!
ABBONAMbX.- * fco: L. 2.000 per l’imerno
I L. 2.800 per l’estero
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TORRE PELLICE. 27 Marzo 1964
a miniti ■ Qandiaiu Toit« Pellice - C.C.P. 2-17557
Io so che il mio Vindice vive
La meditazione, la predicazione di
Pasqua è meditazione, predicazione di vita, non di morte.
Eppure solo in presenza della
morte la gioia di Pasqua assume tutta la sua profondità, il suo carattere
d’esultanza. C’è st.ato un morto, e
ora è vivente.
Per questo, nel periodo di Passione che ora si conclude, sono stato
particolarmente sensibile a due testimonianze di non credenti, alle
prese con la morte. Forse più di noi,
gente di chiesa, abituati fin da fanciulli all’« idea » della risurrezione,
« quelli di fuori » sanno sentire in
tutto il suo misterioso orrore la morte, l'ultimo nemico.
La ¡)rima di queste testimonianze
un’opera breve quanto sconvolgi iite: in Le temps d’iin soupir
Ann- Philipe, la giovane vedova dell’atl .re Gerard Philipe, così noto,
nariM le ultime settimane di un’unione che pare esser stata quanto di
perfelto è dato a uomini di vivere insieme. Una specie di diario, un lungo monologo, dal momento in cui la
giovane donna ha appreso che un
male che non perdona, fulmineo,
min accia il compagno; e per la prima volta gli mente, lucidamente, accettando la via della solitudine già
prima del distacco, perchè lui non
abbia le ultime settimane sconvolte
dalla rivelazione e possa ancora viverle nella sperarfraj'la dolce calda
speranz.a della vitai' Non è qui il
caso di parlare del valore di queste
pagine, ammirevoli nella loro intensità così sobria, nella loro sincerità
quasi sconcertante: molto ne è già
stato detto e scritto; nè staremo qui
a discutere se sia lecito « frodare »
uno della sua morte, anche per amore. t^ìuello che qui voglio rilevare,
è come questo libro, la vita di questi due esseri così gioiosamente uniti, e il cuore e la mente di questa
donna tanto lucida davanti alla vita
e alia morte, siano totalmente vuoti
di Dio: non è neppure problema,
totalmente indifferente, senza il benché minimo riflesso nella vita degli
uomini, neppure un soffio, un lampo, un .anelito. Il volto moderno dello stoicismo; lo sguardo che cerca di
mantenersi lucido e forte dav.anti al
nulla, al dissolversi di ogni cosa nella fossa. Soltanto, è grottescamente
superficiale parlare qui di materialismo — come ama fare t.anta polemic.a pseudocristian.a che descrive
gli atei come gente cattiva, quasi
contro-natura — perchè non capita
spesso sentir vibrare un’intensità di
vita spirituale, a pieno livello d’uomo, come in queste pagine di ritenuta desolazione.
Alla seconda di queste testimonianze l’editore ha d.ato un titolo
che riecheggia suggestivamente il
diario di P.avese (Il mestiere di vivere) : ¡I mestiere di morire. E’ il diario di sanatorio di una giov.ane trentenne, Gusti Da Pozzo: questa giovane veneziana, passata per l’esperienza della Resistenza attiva, socialista convinta, con qualche ingenuità ma con viva intelligenza, brucia
gli ultimi due anni delia sua breve
vita passando da un sanatorio all’altro, e vi muore. Poco prima —. quasi a ritentare l’illusione dell’oraziano « Non tutto io morrò » —’ invi;!
a Cesare Zavattini i tre primi quadernetti di questo suo diario; il
quarto, incompleto, seguirà, poche
settimane dopo, invi.ato dai familiari. E’ anche questo un libro che non
so raccomandare abbastanza, pure ai
giovani. Non è un’opera cupa. C e
tutto il brio, a volte indiavolato, di
una giovane di trent’anni, che sente
intensamente la vita, in tutti gli
aspetti, gli affetti familiari, che pu
Leggere: Giobbe 19
re non la possono trattenere, i’amo
re di questa popolana per la lettura
(e lettura solida), la passione per le
sue idee, per le sue speranze politiche e sociali, una calda solidarietà
umana, con i sofferenti in modo
particolare, pur vedendone con chiarezza, come in sè stessa, i difetti e
le meschinità; un attaccamento selvaggio alla vita, che se pur si affievolisce con la presa di coscienza dell’ineluttabile, ha continui guizzi di
speranza. Qui, un paio di volte, c’è
la domanda: Dov’è Dio? eppure la
fede non ha alcuna presa in questa
mente e in questo cuore fieri e sinceri, forse perchè non vi è mai giunta veramente la Parola, ma solo
l’eco e il riflesso di una pietà religiosa che la sua mente e il suo cuore
così diritti non possono accettare.
Forse parrà assurdo a qualcuno, e
a qualche altro sconveniente,
che di fronte alla Pasqua io ricerchi
e additi testimonianze come queste
(e quante altre se ne potrebbero trovare!). In realtà noi credenti, forse
tro])po assuefatti a una morte addolcita dalla « s]>eranza cristiana « e
dalla « cristiana simpatia », a una
sofferenza « trasfigurata » dalla fede
(ma quanto spesso si tr.atta soltanto
di una fuga, di un mezzo per soffrire meno), dobbiamo accettare che
questi lucidi atei, contro cui si spunta ogni testimonianza a buon mercato, ci ricordino che la morte è veramente l’estremo nemico, il giudizio in tutta la sua terribile portata,
la croce tirata sul nostro nome, la
pietra rotolata su di noi; se questo
è orribile a trent’anni, lo è anche a
novanta, solo che la morte ha già
cominciato a anestetizzare la vittima.
Dobbiamo lasciarcelo ricordare, se
vogliamo prendere sul serio la passione e la morte di Cristo, il quale
ha preso sul serio il nostro peccato,
la nostra sofferenza e la nostra morte, così sul serio da assumerli su di
sè, nella sua carne stessa. E l’agonia
di Gesù non è stata l’agonia di una
stoico, savio e rassegnato; è stata da
un lato l’estrema sovrana decisione
del Redentore, daiPaltro il trapasso
di uno che valutava in tutto il suo
orrore la morte, la separazione dall’Iddio vivente, l’annullarsi della
vita. i ,
In queste pagin<')pifjupende le une.
patetiche nella loio ’qìiotidianità’ le
altre, vibra altissliho il « gemito »
della creazione che « con brama intensa aspetta di essere liberata dalla
servitù della corruzione n (Rom. 8)
Il credente, colui '‘he ha a conoscili
to Cristo e la potenza della sua ri
siirrezione », non c d’un passo av.an
ti a costoro: « anrite noi, che abbia
mo le primizie di llo Spirito, geniia
mo in noi medesimi, aspettando l a
dozione, la redenzione del nostro
corpo ». La cosiddetta rassegnazione
cristiana può noff #ssere nient’altro
che un ottundimento di questa sanguinante coscienza.
TI credente non accetta la morte.
I In faccia ad essa lancia il grido
di Giobbe (il quale respingeva l’amichevole invito alla rassegnazio
ne): « Ma io so che il mio Vindice
vive, e che alla fine si leverà sulla
polvere. E quando, dopo la mia pelle, sarà distrutto questo corpo, con
la mia carne vedrò Dio... lo contempleranno gli occhi miei, non quelli
di un altro... Il cuore dalla brama
mi si strugge in seno! » (Giobbe 19).
Ecco il riscatto di Pasqua: un Vindice si è levato sulla polvere, il
“ // Signore
è veramente
risuscitato
« vendicatore » di coloro che sono
morti nelle trincee e nel loro letto,
nei sanatori e in un groviglio di lamiere e sotto il bisturi, e nelle camere a gas, a un mese, a trent’anni
e a cento, il « vendicatore » del patire di chi va e di chi resta e via via
è tentato dal desiderio di andarsene
anche lui. E si è levato dalla polvere, dalla nostra, quella di cui siamo
formati e a cui torniamo; non è piovuta“giù dal cielo l’idea astratta dell’immortalità o della risurrezione; è
sceso dal cielo Uno, a impastarsi della nostra polvere, è morto (a trentatre anni!), l’hanno sepolto, ma non
è imputridito nella tomba di Giuseppe d’Arimatea, « gentilmente offerta »: è risuscitato e vive.
iiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiimi
Eppur si muovo I
Anche il centenario galileiano si presterà, in Italia, ad un "ricupero, cattolico?
Galileo Galilei
nato a Pisa il 15 febbraio 1564
morto a Arcetri (Firenze)
Vii gennaio 1642
Anche le celebrazioni commemcratìve del quarto centerario della nascita di Galileo Galilei (15 febbraio
1564) si sono svolte nel solito clima
italico di quest: tempi; retorica, wnfcTmiismo, vaniloqusnza, esterioma, e,
il più delle volte, stro'nitata spregiudicatezza o voluta ignoranza nel giudirare le persone e i tempi del passato
Già ci abituammo nel 1961. in cccasicne del Centenario dell Jnita dltato-, all’idea dei Cavour, dei (3ancaidi
e dei Mazzini tutti ligi ai voleri della
Chiesa, e . a dir poco, precumon degli ideali dei governi D.C....; serviu-mo e confusione di idee, a proposito
dm quali osserva giustamente lo Jemolo nella sua recente ed ultiina ^
rione di « Stato e Chiesa in Itoha negli udtìmA cento anni » ; « Perche m un
quadro realistico non dire altres della paura, probabilmente senza ragione (ohe ricorda le molte viltà non necessarie, non chieste, che abbondarono durante il fascismo) che ogni funzionario dello Stato o di ente pìiubli
co, di qualsiasi ramo, ha, se rischia
di porsi in contrasto anche con un
modesto parroco? ».
Ci pare ponprio di essere tomati di
alcuni secoli indietro, a quel seicento
o a quel periodo di Controriforma cattolica, in cui precisamente visse ed a
cui si ribellò e di cui fu vittima Galileo Galilei.
Che infatti Galileo sia il fondatore
della scienza, moderna, che abbia stabilito l’esperienza come base unica di
ogni conoscenza, relegando nel mondo dei miti ogni principio o affermazione che non possa essere provata,
tutti quanti oggi lo ammettono e lo
livenidicano a merito assoluto del
grande scienziato; che il mettersi su
tale via significasse altres , rivolta e
lotta contro l’autorità della Chiesa e
pericolo di subirne l’ira e la condanna, molti purtroppo lo dimenticano.
Purtroppo, ripeto, perchè facilment( si dimentica e si fa dimenticare che
tanr.e conquiste del pensiero e del
progresso umano seno avvenute contro il volere della chiesa di Roma, e
con la co-ndanna di quella chiesa... E
perchè oggi, nel 1964, non si ricorcfii
anche con francobolli e con tutta la
serie di manifestazioiii celebrative il
primo centenario del famo'so Sillabo
di Pio IX, che condannava, accomu
nandoli, tutti i principi etico-sociali
di cui oggi la Chiesa stessa si reclama
«■ Mater et Magistra »?
Temeremo, se mai, su questo argomento, proprio per ripeterci che è sempre necessario esser vigilanti e non
lasciar cloroformizzare gli spiriti; ma
vediamo adesso che cosa possa significare Galileo nel cammino del libero
spirito della civiltà.
Era l’anno 1616; Galileo, convocato
a Roma dal S. UfiBzio, viene solenne
mente ammonito a non sostenere le
idee copernicane (veadiie già di 80
anni) che affermavano la terra essere
uno dei pianeti e non il centro dell’universo attorno a cui ruotano tutti gli astri. Ma « i matematici sono
degli eretici, e devono essere banditi
dai nostro paese», affermava un domenicano; e poiché il sistema tolemaico, che sembrava concordare con
’a Scrittura, affermava proprio che la
terra era ferma, tutto quello che non
apparteneva a questa teoria aveva da
essere bandito.
Galileo era già oltre la cinquantina,
■' i era acquistata fama indiscutibile
aU’Universltà di Padova, e promise
quella volta di tacere, evidentemente
forzando l’animo suo.
Tanto che, qualche anno dopo, nel
1632, egli pubblicò l’opera sua fonda
nientale ; « Il dialogo dei massimi sistemi », in cui senz’altro esprimeva la
sua simpatia e la sua adesione alle
idee di Copernico, affermando che il
sole è il centro del nostro sistema e
che la terra si muove attorno ad esso
con gli altri pianeti, e satireggiava come si deve i sostenitori di Aristotele,
di Tolomeo e i sordi ad ogni pratìoji
dimostrazione. Una pagina in particolare è interessante, non tanto sotto
l’aspetto scientifico, quanto sotto quello religioso, e dimostra la meditazione del grande scienziato; è quella ove
egli tratta della scienza a della fede,
del loro eventuale contrasto, e ci dice
che la Bibbia, scritta da uomini di
tanti secoli fa non è un testo di scienza, ma un libro di fede, in cui le affermazioni scientifiche devono essere
intese come esposizione della cultura
umana degli scrittori e non come ispi1 azione diretta d: Dio.
Nulla da fare. L’anno dopo la pubblicazione, cominciò ad istruirsi contro Galileo il grande, scandaloso i>rocesso; dapprima, l’ordine di presen
Augusto Armand Hugon
(continua in 4.a pag.)
Non si tratta dunque più tanto del
« problema » della vita e della morte : si tratta piuttosto dell’« a tu per
tu » con Dio, Signore e datore della
vita, in una comunione che è vita
eterna e gioia perfetta.
Una delle arie più lineari e pure
di quella stupenda testimonianza e
Cristo che è l’oratorio « Il Messia »,
di Haendel, è proprio questa proclamazione, umile, quasi sommessa, ma
ferma di un’incrollabile certezza :
« Io so che il mio Redentore vive... »
Umile, perchè, come ha scritto Pascal, « l’incarnazione — e quindi,
aggiungiamo, la passione che ne è
la punta estrema — mostra all’uomo
la grandezza del suo peccato, mostrandogli la grandezza del rimedio
che è stato necessario ». La vittoria
del Vindice non è una vittoria unicamente su forze esterne a noi stessi
che ci opprimono, bensì una vittoria
su noi stessi, sul male che è in noi e
che noi siamo; quel male di cui la
nostra morte è segno e giudizio.
Allora cominciamo a comprendere la forza profonda e la gioia
invincibile che anima tutta la testimonianza apostolica : « Il Signore è
veramente risuscitato! » E’ una polla d’acqua limpidissima che scaturisce quasi ad ogni pagina e che comunque le irrora tutte. E’ un canto
raccolto e trionfante, che sempre mi
fa ripensare a come Bach, nella sua
granfie r Mìs»tr*iSìi%^f'tirmore xr;*-nel
corso del « Credo », fa squillare improvviso 1’« et resurrexit », uno
squillo trionfante che si ripete esattamente poco oltre all’« expecto resurrectionem »; anche qui una testimonianza che può di colpo trasformare una banale sala di concerto in
un luogo di proclamazione dell’Evangelo.
Non dunque noi abbiamo nulla
da rimproverare agli atei. Essi, piuttosto, hanno da rimprover«re a noi
la debolezza della nostra testimonianza. Perchè come immaginare
uno che possa dire : « Ma io so che
il Vindice vive », il Redentore mio
e del mondo intero, e che non lo
gridi senza soste, a tutti, a tempo e
fuor di tempo? che non ne viva sì
che questa certezza, umile e traboccante di riconoscenza, non traspaia
in lui?
Gino Conte
Anne Philipe — Le temps d'un soupir.
Jutlliard, Paris 1963.
Gusti Da Pozzo — Il mestiere di morire.
Ediz. Avanti!, Roma 1962.
iiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiimiiiiioii
I immiiiiiimimiiimiiiiiiiiMMiiiimHiMmiiiiiii
Calvino
in francobolli
Capila anche al Riformatore quel che è
capitato ad altri grandi uomini : la sua caratteristica figura, formato francobollo, sarà
appiccicata sulle buste di vari paesi del mondo : infatti, nel corso dell anno. in occasione
del 4® centenario della sua morte, diversi
paesi pubblicheranno francobolli ccminemorativi. Già abbiamo annunciato che le poste
francesi emetteranno un francobollo speciale
commemorante quest’anniversario.
Giunge ora notizia anche da Bruxelles che
le poste belghe seguiranno Tesempio. Spesso. nel Belgio, sono stati stampati francobolli con sovrastampa e sovrapprezzo in favore di opere cattoliche, in particolare per
la ricostruzione o la nuova costruzione di
edifici ecclesiastici. Per la prima volta, nel
prossimo aprile, saranno messi in circolazione tre francobolli, in favore della costruzione di una chiesa protestante, che sarà situata al centro della capitale e che diverrà
pure un centro ecumenico. Uno di questi
francobolli porterà il ritratto di Idelette de
Bure, moglie di Calvino; il secondo quello
di Marnix de Saìnte-Aldégonde, amico di
Calvino; e Tultimo quello del pittore Jacob
Jordaens (1594-1678) riformalo convinto, del
quale parecchie tele, importao.ì, di soggetto
biblico, sono conservale al Louvre, a Parigi.
2
pag. 2
27 marzo I96J
13
róni'ic.
E’ qtiella ancora in uso nelle nostre
comunità, sebbene in questi ultimi anni essa sia stata sostituita in vari luoghi da saggi pubblicati dalla Commissione Liturgica della nostra Chiesa,
ma non ancora approvati dal Sinodo.
Il suo titolo è il seguente: Liturgia.
Guida per il culto pubblico. Pubblicata con l’autorizzazione del Sinodo. Firenze, Claudiana, 1912. Ha avuto sino ad oggi diverse ristampe e nuove
edizioni. Dalla ristampa del 1927 sappiamo che la Commissione, che la preparò, era composta da Enrico Bosio.
presidente, Giovanni Coisson, Ernesto
Comba, Ernesto Giampiccoli, Attilio
Jalla, Ugo Janni, Eugenio Revel.
Il Sinodo del 1911 aveva incaricato
questa Commissione di « preparare
una nuova edizione della Liturgia Valdese senza scostarsi dalle linee tradizionali del nostro culto, pur provvedendo a una maggiore varietà e ricchezza di preghiere e di formulari... ».
L’avvertimento di non scostarsi dalle
linee tradizionali può sembrare alquanto strano, ma forse era motivato
dalla presenza del pastore Ugo Janni,
proveniente dalla Chiesa vecchio-cattolica e liturgista che consacrò, duran
te il suo lungo ministero pastorale,
non poche energie al rinnovamento del
culto nelle comunità valdesi. Egli deve avere contribuito notevolmente alla preparazione di questa liturgia, che
rappresenta il massimo sviluppo liturgico raggiunto dalla Chiesa Valdese
sino ad oggi, pur mantenendosi essenzialmente nella linea che le era tradizionale.
La Commissione, assolvendo il suo
compito, ha voluto a provvedere a
nuovi bisogni qua e là manifestatisi,
fornendo una più larga partecipazione
della assemblea all’atto cultuale... e disciplinare siffatta partecipazione in
modo che non ne sia sovvertito il nostro tipo di culto... ». La sua preoccupazione principale era dunque di rendere la comunità partecipe alla lituria in modo più visibile e udibile che
nel passato. L’introduzione di responsori, usati nella chiesa antica e ancor
oggi in gran parte della cristianità
(Chiese orientali. Chiesa romana. Chiese luterane e anglicane) sarebbe stato
teologicamente possibile, perchè in tale consuetudine non v’è nulla di contrario alla parola di Dio. I responsori erano usati in Israele antico (i Salmi furono spesso scritti pei un tale
uso liturgico) e nella chiesa cristiana
primitiva. Plinio il Giovane nel Ilili 3 scriveva all’imperatore Traiano
che i cristiani della Bitinia erano so
liti radunarsi il mattino per un culto,
in cui cantavano vicendevolmente (cioè
con responsori) un inno a Cristo. Comunque, non è sufficiente che la liturgia sia evangelica per il suo contenuto
e le sue forme; è necessario che essa
sia conforme anche alla tradizione,
cioè all’abitudine di preghiera delle comunità, perchè altrimenti esse si troverebbero a disagio nelle nuove espressioni cultuali, come chi dovesse vestire un abito non suo, anche se confezionato con la stoffa migliore.
La Commissione superò l ostacolo
semplicemente aumentando il numero
degli inni e stabilendo che alcuni di
essi fossero spontanei e di una strofa
sola. Il responsorio era dunque costituito dalla strofa di un inno. Affinchè
il pastore non avesse da preparare
ogni domenica tutta una liturgia con
otto inm e la comunità non dovesse
prendere in mano troppo spesso l’innario e cercare il testo da cantare distraendosi e perdendo il senso dell’unità del culto, del significato di risposta
che la strofa di un inno può avere dopo la confessione di peccato o dopo
l’annunzio dell’assoluzione, la Commissione pubblicò nel 1915 un volumetto da distribuire alla comunità per
la guida del culto. In esso i fedeli trovavano la liturgia della domenica con
gli inni spontanei da cantare come partecipazione corale della comunità. Ciò
costituiva una forma cultuale alquanto
nuova, che però era il semplice sviluppo del canto della comunità che già
da alcuni decenni aveva assunto il carattere di responsorio, specialmente
nella confessione di peccato.
La novità fu accettata soltanto da
alcune poche comunità (fra le altre
Sanremo, Trieste, Riesi e l’assemblea
sinodale che se ne serve sino ad oggi),
altre provarono la nuova liturgia con
i volumetti dei responsori, ma dopo
qualche tempo tornarono all’antico. 1
volumetti, tanto utili alla partecipa
UturgÌB valdese
Esitante fra due orientamenti; centrare il culto sulla domenica o sullo
sviluppo delTanno ecclesiastico
zione dei fedeli al culto, non furono
più ristampati.
La Liturgia del 1912 è pregevole
anche per la lingua e lo stile. Il suo
periodare è ampio, ma facile a essere
seguito dai fedeli che prendono parte
alla preghiera. Gli autori avevano buona conoscenza dello stile liturgica che
non è ampolloso nè di barocca solerinità, ma ha quell’ampiezza nello sviluppo del pensiero necessaria, affinché
una assemblea possa afferrare bene c
seguire il concetto che viene espresso,
cioè affinchè la comunità possa pregare insieme seguendo le parole del pastore. Si noti in particolare come le
bievi nreehiere iniziali, i versetti d’introduzione, i versetti -di assoluzione.
brevi preghiere alla fine del culto.
contengano sempre un solo pensiero
e siano costituite da un solo periodo.
I responsori hanno sempre una piena
corrispondenza a quanto ha detto precedentemente il pastore. I versetti scelti per preparare la confessione di peccato sono così centrali che ogni uditore, per poco che sia attento, deve afferrarne Tammonimento. Anche questi versetti insistono su di un unico
concetto. Si ripetono almeno una volta al mese, e a ragione, perchè certe
parti della liturgia (come questa) decollo essere ripetute con una certa frequenza, affinchè penetrino nell’anima
della chiesa. Una deficienza è invece
l’avere tralasciato i Dieci Comandamenti.
La preghiera di confessione ha pure una struttura adeguata: brevi parole che ploclamano la santità e la misericordia del Signore, quindi la confessione della comunità con un certo
riferimento al versetto biblico letto
precedentemente, quindi l'invocazione
a Dio che voglia perdonare alla comu nità. Le formule di assoluzioni miglio
ri sono quelle della seconda e della
quarta domenica con la proclamazione
diretta che i peccati sono perdonati a
tutti coloro che credono iiell’opera redentrice del Signore e si pentono delie
loro trasgressioni. L’annunzio dei perdono dei peccati non è un augurio che
facciamo ai nostri fratelli, ma l’Evangelo che predichiamo per mandato del
Signore, affinchè le loro coscienze siano liberate e rese bete. Questa è la
« mutua consolatio fratrum » (la reciproca consolazione fraterna). Non v’è
alcun clericalismo in questo « potere
delle chiavi », poiché questa parte della liturgia potrebbe essere tenuta benissimo da un anziano (lo consiglierei
vivamente), così anche il pastore avrebbe qualche volta la consolazione di
sentirsi annunziare il perdono dei suoi
peccati. Questo servizio nessuno può
renderlo a se stesso!
Le preghiere che precedono il sermone, nei loro tre elementi di adorazione, rendimento di grazie e di intercessione, sono buone. Il periodare ampio, ma semplice, sviluppa bene il pensiero che non va vagando qua e là, ma
si concentra su un particolare motivo.
Le formule di benedizione hanno
per ogni domenica un solo testo biblico (uno o due versetti), in modo
che anche in esse uno solo sia il pensiero comunicato aH’assemblea dei fedeli. La seconda persona plurale.
« Andate in pace...^» ricorda a chi presiede il culto il suo ministero di annunziare la pace del Signore. La benedizione non è un augurio che facciamo a noi stessi (« Andiamo in pace.. »ì,
.ma un effettivo annunzio della grazia
e della pace del Signore alla comunità. Anche qui non v’è clericalismo di
sorta, perchè la benedizione potrebbe
benissimo essere pronunciata da un
anziano.
Le formule di benedizione, com-.^
quelle di assoluzione, si ripetono utilmente con frequenza, rerciò per esse
non vengono dati altri formulari. Un
versetto di benedizione che la chiesa
ode molto di rado, o forse per la prima volta, non può essere coiti preso in
tutta la sua pienezza di significato. Le
formule devono divenire familiari alla
comunità, come il Padre Nostro. Affinchè non siano ripetute con distrazione, è necessario innanzi tutto che il
pastore o l’anziano sia totalmente presente nella liturgia. Se egli è distratto
trasmetterà molto facilmente la sua
distrazione alla comunità.
Sviluppando un’incipiente tradizione valdese, la Liturgia del 1912 ha notevolmente accentuato l’ordine dell’annc ecclesiastico con particolari formulari per le principali solennità cristiane e riprendendo l’usanza ginevrina
dei lezionari. Ma, all’infuori di questi
lezionari, non dà alcuna indicazione
per la preparazione di tali solennità,
che di conseguenza si presentano quasi d’improvviso. Secondo la Liturgia
sare'Pbe possibile predicare su di un
testo biblico senza alcun particolare
riferimento al Natale o alla Pentecoste la domenica che immediatamente
li precede o li segue La tradizione
liturgica riformata, e quindi anche
cuella valdese, fu nei secoli passati
contraria all’anno ecclesiastico e concentrò tutta la storia della salvezza
nella settimana, essenzialmente nel
giorno del Signore. Come abbiamo visto, si è poi allontanata da questa linea per adottare timidamente un abbozzo dell’anno del Signore celebrando in alcune feste le grandi opere della sua redenzione. Ma fermarsi a metà strada, senza scegliere nè rimo nè
l’altro orientamento è forse il metodo
peggiore. Se si celebrano i misteri della salvezza in alcune particolari solennità, è bene che ci si prepari a queste
meditando l’Evangelo che dall’Avvento porta a Natale, da Natale alla Pasqua di crocifissione e di resurrezione,
e dalla resurrezione del Signore all’effusione dello Spirito Santo sulla sua
comunità. Valdo Vinay
iiiiMiiiimmiiiimiimiiiiiiii
UNA CONFERENZA
A NAPOLI
La condizione giuridica
degli evangelici in Italia
Com era stato annunziato, ha avuto luogo
giovedì 5 alle ore 19, nella Chiesa evangelica svizzera di via Carlo Poerio, la conferenza del Prof. Dott. Giorgio Peyrot, deH’Università di Roma, sul tema : cc La condizione
giuridica degli Evangelici in Italia ».
In base ai censimenti del 1911 e del 19.31,
i protestanti in Italia risultavano essere circa
il due per mille della popolazione. Oggi, il
nostro numero è forse raddoppiato, ma più
che nel numero, anzi, indipendentemente dal
numero e indipendentemente dalle reazioni
favorevoli o sfavorevoli che la nostra presenza in Italia può suscitare, la ragione, il senso della nostra presenza vanno ricercati nel
messaggio che siamo chiamati a portare.
La presenza degli evangelici in Italia non
è mai stata valutata adeguatamente sul piano giuridico, e non è mai stata presa sul serio dalla classe dirigente del Paese. Ciò è
stato determinato da vari fattori storici, ambientali, confessionali: l’educazione, la mentalità italiana, pesantemente permeate dal
cattolicesimo, sono rimaste chiuse alle minoranze protestanti.
In tale situazione, noi abbiamo sempre lottato per la libertà religiosa non soltanto nostra ma di tutti, e per la parità dei diritti
de) singolo individuo, indipendentemente dalla sua confessione religiosa.
E" significativo che in un momento come
il 9 settembre 1943 il Sinodo Valdese abbia
avuto il coraggio di pronunziarsi in questi
termini :
« La Chiesa Valdese, mater reformationis,
fondata sui principi delLEvangelo, fedele alla sua confessione di fede ed alla sua costituzione, con la certezza di interpretare la coscienza cristiana nella situazione attuale, riafferma i principi seguenti :
« I. • La Chiesa cristiana deve reggersi da
sè, in modo assolutamente indipendente, secondo i suoi prìncipi nei limiti del diritto
comune;
(( II. - La Chiesa cristiana non deve pretendere alcuna condizione d*i privilegio;
« Ili. - La Chiesa cristiana rivendica la
più ampia libertà di coscienza, di culto, di
testimonianza per tutti;
« IV. - La Chiesa cristiana riafferma che
qualsiasi ingerenza o restrizione èsercitata
dallo Stato sulle sue attività o sullo sviluppo
della vita interiore al pari di qualsiasi privilegio, lederebbe il suo diritto e la sua autonomia e ne falserebbe la natura compromettendo la purezza e Tintegrità del suo ministero.
« V. - La Chiesa Valdese considera questa
completa libertà civile e indipendenza dallo
Stato come condizioni indispensabili al pieno adempimento del suo mandato ».
Le altre Chiese evangeliche italiane hanno
pienamente condiviso questa posizione.
Il Risorgimento, ispirato a principi libe
rali, r.mante della libertà individuale della
coscienza (cfr. legge Sineo), tralasciava dì ingerirsi in questioni religiose se non dove la
attività religiosa aveva un’ingerenza sulla vita
pubblica, evitava di intromettersi in materia
di fede, laicizzava le varie forme della vita
del Paese, pur senza giungere al « libera
Chiesa in libero Stato ». L'apice di questa
politica si ebbe nel codice penale Zanardeìli
del 1889, che ammetteva tutti i culti e soprattutto li tutelava in ugual maniera.
La parità giuridica e civile, di cui noi
protestanti godevamo insieme con gli ebrei, la
libertà delle pratiche religiose e deila loro
diiFi'.sione, ci diedero dì influire in qualche
modo suH’opinione pubblica e di testimoniare serenamente della nostra fede fino all’avvento del fascismo.
Con esso, si arrestò lo sviluppo nella libertà della vita italiana tutta, e segnatamente
per noi ricominciarono le restrizioni. Si tornava sotto un regime giurisdizionalistico ristretto (v. le leggi di polizìa del 1926 e 1931
e quelle sui culti ammessi del 1929-30):
la nomina dei pastori fu sottoposta all’approvazione governativa, l’apertura di un tempio
subordinata ad un decreto del Capo dello
Stato (mentre per aprire una bettola bastava
il permesso del Questore), la propaganda vietata di fatto, irlcuni movimenti evangelici
(pentecostali) del tutto proibiti. La circolare
del Ministero delFInterno n. 441/02977, del
13-3-1940, concludeva :
« E’ da ribadire l’osservazione già fatta...
che negli evangelici in genere è diffuso, benché inconfessato, un senso profondo di ostilità
al fascismo, derivante dai loro stessi fondamentali principi religiosi ed è quindi necessario seguirne attentamente l’attività ». Ciò
fu fatto, e non poteva essere diversamente,
dato che la diagnosi era vera. Ma qualcuno
(gli ebrei) si trovò in condizioni ancora peggiori delle nostre.
Finito il ventennio, i principi rivendicati
dalle Chiese ed enunciati dal Sinodo Valdese
1943 (cfr. sopra) furono resi noti alle autorità del governo militare e di quello italiano.
Ma l’uno e l'altro governo si dimostrarono
insensibili al problema. Neppure la Costituente abrogò quelle leggi restrittive fasciste, che
pure erano le prime da abrogare dopo quel
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 29 MARZO
Past. Neri Giampiccoli
(Chiesa Valdese di Bergamo)
DOMENICA 5 APRILE
Pastore Guido Comba
(Chiesa Valdese di Roma)
le razziali. E' incredibile, ma le difficoltà
ricommeiarono (juando, varata la Costituzione, si trattò di applicarne le norme, ispirate
a principi di gran lunga i più liberali che
mai fossero stati proclamati in Italia.
I protestanti diedero prova di lealismo costituzionale ’e di coraggio ad un tempo. Diedero un contributo valido nella lotta condotta dai gruppi e dai partiti democratici per
la cffeltiva attuazione della Costituzione nuova. Le comunità compresero la necessità della testimonianza per il bene del Paese, ed
il loro impegno in questo senso riuscì a vincere la cattiva volontà politica dei singoli.
Dal 1956, con l’entrata in funzione deUa
Corte Costituzionale, le leggi del ’29 sono
state rese nulle a poco a poco. Oggi, il pastore può esercitare il suo ministero liberamente, e Tautorizzazione governativa lo concerne solo ai fini della celebrazione dei matrimoni aventi effetti civili; si può aprire un
locale di culto senza autorizzazione, e liberamente tenere in pubblico riunioni di culto
e di testimonianza; si può ottenere il riconoscimento di enti morali per le comunità religiose senza odiose restrizioni. E’ vero che
in pratica le cose non vanno sempre così lisce, ma noie ci saranno sempre fino a che
il clima intorno a noi non sarà mutato.
Un mutamento s’è cominciato ad avere da
quando, col Concilio Vaticano II, il cattolicesimo è entralo nel dialogo ecumenico. E’
aumentala la stima per i protestanti, è vero, ma prima che Tltalia accetti il pluralismo religioso e rispetti chi predica LEvange
10 di’/ersamentc da come sempre è stalo predicato, dovrà passare un paio di generazioni.
Oggi si riconosce alle confessioni religiose
11 carattere di personalità intermedie fra Tindividuo e lo Stato. Oggi non siamo nè tollerati nè ammessi : siamo parte integrante di
una società.
Proprio per questo è oggi per noi l’ora
della responsabilità, l'ora di far si che le nostre opere testimonino di noi come singoli e
come comunità. Giunti dalla schiavitù alla
libertà, dopo il vaglio d’uii ventennio triste,
possiamo oggi dire col Salmista : « Se non
fosse stato il Signore che fu per noi, quando
gli uomini si levarono contro di noi, ci avrebbero inghiottiti tutti vivi... L'anima nostra è scampata... Il nostro aiuto è nel nome
del Signore che ha fatto il cielo e la terra »
(Salmo 124).
Cora^ rieri e Loggi, anche il nostro domani
è nelle mani del Signore. Ma din questo
significa non scaricarsi di un peso, bensì impegnarsi, e rendere testimonianza della nostra
fede, con la parola e con l’azione, davanti a
questa Nazione dì cui siamo parte come cittadini e ospiti come credenti. La nostra condizione giuridica futura dipende in fondo da
quello che con questa testimonianza per il
bene del Paese sapremo guadagnarci. S. R.
Ci scrivono
Parlarsi
a cuore aperto
Caro Direttore
Con la nostra lettera di ricliiesia
di informazioni sulla Chiesa Melodista ti abbiamo procurato involonlariamente delle seccature e ne siamo
vivamente soiacenti. Ti ringraziamo
per le tue note redazionali, le sole
peraltro che lianno fornito alcuni dati e hanno puntualizzato iil problema, in quanto che le risposte alla
nostra lettera, con il loro tono offeso o untuosamen-e fraterno e pio
non hanno certo forniti \ {jatì che
venivano richieisti: dati modesti, senipli(4, concreti non certo proporzionali al proi’isso e cattedratico articolo del « pastore » Girardet.
Dalle risposte dei Metodisti rimane assodato in ogni modo che è difficile diiscutere con loro pubblicamente sul giornale. Cìononoistanto
riteniaimo che le informazìomi deb
bano uscire dalle Commissioni, dai
Sinodi ed essere poste a conoscenza
di tutti, sul giornale. Non s{ può?
Praticamente, a tutt’egg] la nostra
lettera, se ben guardi, è restata inevasa, malgrado le lunghe colonne a
stampa.
E permetti ancora clic ti ringraziamo per quanto scrìvi riguardo al
nome Valdese: riteniamo che tu ha:
perfettamen'e interpretato il nostro
pensiero. A questo propesilo confessiamo che siamo profondaJuente me
ravigiliailì che iil sig. Naso, pastore
valdese, che dovrebbe conoscere
valore « dottrinale » del nome Valdese, possa equivocare in la] modo
sui nostri pensieri al riguardo. E
per lui niolivo dì scandailo tenere al
nome Valdese: per noi, con suo permesso, è motivo di scandalo non te
nerci affat o c il richiederne l’abolizione. E questo in base a quanto
(osi bene liai esposto nella Ina noia
redaziìonale.
Rimane peraltro chiaro che concordiamo sulla possibilità di tnìa
« reale » ccllaborazione col nielodismo — vedi al proposito rartìeolo.
comparso sul numero della i
settimana, che riporta la dichiarazione del Compitato Esecutivo del Ctnsiglio Ecumenico — indipendenirmente da una « formale » unione,
par addivenire alla anale è necess»rio prima « vederci chiaro ».
Coi più cordiali saluti
I 3 ’laici' di Torino
Non ho avuto altra ’seccatura”
se non il dispiacere di vedere che
una discussione interessante ed utile,
che poteva essere serena, si è fotin
più accesa del necessario, forse; comunque, quando ci si accalora, d
hanno a cuore le cose; e uno dei
Iati simpatici nntioafici. come
qualcuno pensa) della nostra vita
protestante è proprio questo poterci
dire chiaramente i nostri pensieri,
senza diplomazia: anche in famigìhi
si fa baruffa, a volte, senza che (piesto diminuisca per nulla Vaffetto e.
la stima reciproca.
Lnn critica mi è .stata però rivolta
da alcuni lettori: quella, cioè, che
è scorretto sostenere nel periodico
’’ufficiale” della Chiesa Valdese ìì'ì''
posizione che è in contrasto con le
decisioni sinodali e con le trattative
attualmente in corso fra Chiesa Valdese e Chiesa Metodista. A questo
rispondo che sul periodico, di cui il
Sinodo tramite la Tavola mi ha fin
qui affidato la responsabilità, le uniche prese di posizione ufficiali sono
fU Atti sinodali e le comunicazioni
della Tavola. Ogni altra espressione
e presa di posizione ha carattere
strettamente personale, e si sarà notato che ho avuto cura di firmare lo
note redazionali. Quando e come Ir*
crederanno la Tavola e poi il Sinodo potranno prendere posizione ’ ufficialmente” ( defenestrandomi, fra
raltro); per conto mio ritengo essenziale questa libera e aperta discussione. Gino Conte
Abbiamo
ricevuto
Per la Claudiana: Frida Calvino
(Varazze) L. 600; L. C. (Torino)
1.000. Grazie!
Malattie
orecchio, naso e gola
Il dott.
Oskar Schindler
riceve per malattie di
orecchio, naso e gola
a POMARETTO (presso l’Ospedale Valdese) tutti i lunedì
dalle 14 alle 15,30.
a LUSERNA SAN GIOVANNI
(presso lo studio del dott. Pelizzaro) tutti ì venerdì dalle
13,30 alle 15.
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a TORINO (via Bistagno 20 ■
S. Rita) martedì, giovedì e sabato dalle 14 alle 16.
3
1964 - N. 13
pag
FUV - Gruppo Valli
I giovani e ii Congresso
Rivendk'hiamo al Comitato Ji Gruppo
FUV, alle Valli, il merito di mantenere e
sviluppare l’interesse per i problemi ccneernenti la maggior unità dell’evangelismo
italiano, ehe saranno discussi al prossimo
Congresso Evangelico. Sarebbe infatti mplto grave se le Valli, che rappresentano in
Italia il nucleo numericamente più forte di
evangelici, si presentassero a questo Congiesso senza preparazione sufficiente o senza essere in grado di prendere parte attiva
alla ricerca comune per mancanza di informazione o di cliiaresza di idee.
Sulla linea dell’informazione e della ri.
cerca intorno al tema dell’unità delle Ghie,
se evangeliche italiane è stato impostato il
convegno responsabili F'UV dell’autunno
scorso a Villar Pelosa e j due convegni re
gionali di Angrogna del 1« Febbraio e Framollo dell’8 Febbraio.
11 convegno di Angrogna raccoglieva i
giovani della Val Pellice. Tutte le Unione
erano rappresentale e più di duecento giovani stipavano all’inverosimile il pur vasto salone del Capoluogo. 11 convegno è
stato organizzato e presieduto dai presidenti delle quattro Unioni di Angrogna. Jean
Louis Sappè presidente dell’Unione del
Prassuit-Vernè ha aperto il convegno con
un breve Culto liturgico e la signorina
Frane a Coissc-n, presidente del Serre ha fatto, con bel garbo, gli onori di casa e le recipioc he presentazioni. Prendeva la parola
il Fasi. Battista Paolo Spanu della Comunità di Ferrara, il quale con vivacità e precisione ha nresenitalo airafflenilo uditorio la
sterili e le caratteristiche dell'Opera Battista in Italia. Essa sorge nel secolo scorso
non come movimento settario, ma con una
notevole apertura evangelistica. Onesta cara! ieri stira, che accomuna la Chiesa, Battista alle altre Chiese evangeliche italiane,
è ancora oggi la ragion d’essere dell’Opera
Bal ista. Essa si propone queste finalità: lo
studio assiduo della Parola, la testimonianZi. vi'iso l’esterno, il richiamo rivolto ad
ogni (ijmo alila grazia di Dio da cui conse
gue la sua dignità, responsabilità e libertà,
11 lunlesimo dei credenti (e non .semiplicemenlc degli adultit sottolinea appunto questa l 'igenza e questo annunzio. I Battisti
in liaìiu sono circa 5001) (calcolando soltallio i battezzati). Costituzionalmente le
Coinnnità sono indipendenti le une dalle
altre, attuando un sistema di tipo congregazi, nalisla; nell’ambito della Comunità
prevale la ricerca e la valorizzazione dei
singoli minis'.eri. Nel passato l’Opera Battista ha avuto una importanza notevole nel
campo culturale evangelico con le famo»-i
riviste Bilychnis e Coscientia. NeU'aniUito
dell’Opera Battista ha notevole sviluppo il
Movimento Giovanile Battista con un villaggio della gioventù a S. Severa. 11 MGB
ra-ppresenla oggi, nella Chiesa Battista, la
punta avanzata in senso ecumenico.
All’incontro dj Pramollo avrebbe dovuto
parlare il Past. Paolo Sbaffi per la Chiesa
Metodista, ma all’ultimo momento non ha
potuto venire. E’ stalo sostituito dal Past.
Alberto Taccia che ha cercato di chiarire
alcuni motivi che giustificano oggi una ri
ceica e affermazione di maggiore unità tra
li Qiiese evangeliche italiane. L’unità era
certamente una caratteristica essenziale del
la Chiesa primitiva. Diversità di tendenze
o anche differenziazione di posizioni personali OLII portano mai alla frattura completa. Questa si giustificherà soltanto là dove
SI manifesta sostanziale differenza nella
confessione della fede. Una più organica e
dichiarata unità dell’evangelismo italiano,
che elimini ogni atteggiamento di « conccrrenza » e ogni doppione nello svilupparsi
delle varie attività evangeliche, con dispendio di forze, di uomini, di mezzi, potrà;
li mettere in luce la realtà dell’unità di
fede ehe in teoria affermiamo di avere; 2)
permetterà alle Chiese evangeliche di meglio adempiere il Ic-ro compito e la loro
missione in Italia nella concentrazione delle forze e delle possibilità. Ogni altro motivo che possa giustificare l’unione al di
fuori di questi è secondario, senza contar,
un certo numero di possibili motivi di ispirazione stretta,iiente evangelica, che non
devono neppure essere presi in considerazione.
Al convegno, .presieduto dal Past. Pon.s
e ottimamente organizzato dall’Unione di
Pramollo, erano presenti tutte le Unioni
da Pineroio a Pomaretto; anche qui la sala
della gioventù (ex chiesa cattolica) era sii
pala all’inverosimile. Molto apprezzata è
stata la partecipazione dei gruppi dei trombettieri di Villar Perosa e Pomaretto diretti dal Maestro Stober, venuto dalla Gerniania per il corso trombettieri di Villar
Pcrosa. o. (■
Concerto di musica sacra
Chiesa V'aldese di TORRE PELLICE
Giovedì 2 aprile 1964 alle ore 20
Chiesa Valdese di PINEROLO
X’enerdì 3 aprile 1964 alle ore 20
Chiesa V^aldese di POMARETTO
Sabato 4 aprile 1964 alle ore 20
Chiesa V aldese di V^ILLAR PEROSA
Domenica 5 aprile 1964 • Partecipazione al Culto
Chiesa Valdese di TORINO (Corso Vittorio)
Domenica 5 aprile 1964 alle ore 17
Chiesa Valdese dì LUSERNA S. GIOVANNI
Domenica 5 aprile 1964 alle ore 20
Chiesa Luterana di BORDIGHERA (Via V^ittorio Veneto)
Martedì 7 aprile 1964 alle ore 21
Chicra V'aldese di SANREMO (Via Roma)
Mercoledì 8 aprile 1964 alle ore 21
Canta il Coro delia MARTIN LUTHER - KANTOREI, Detmold (Germania)
Direttore: Eberhard Popp, cantore
AirOrgano: Wolfgang Helbich, Karl-Jurgen Kemmelmeyer
Viola da gamba: Niklas Trùstedt
La comunità locale
come luogo della missione
NOVITÀ CLAUDIANA
GIORGIO TOURN
Giorgio Appia
dalle Alpi alla Sicilia
72 p., 8 tav. f. t., L. 500
Insistiamo suiraffermazione che la Chiesa
non può vivere per sè stessa; che essa esiste
per il servizio del mondo. Ma cosa significa
questo, concretamente, sul piano della comunità locale? Quali sono gli elementi della
vita delle nostre comunità tradizionali che
rlevono essere rinnovati e trasformati, quali
.sono gli elementi che invece devono essere
•oslituiti e in che modo? E soprattutto in
che modo la comunità na.sce dalla predicazione della Parola dì Dio? Queste domande
si presentano attualmente a tutte le Chiese
Evangeliche del mondo.
In collaborazione con il Dipartimento Ecumenico della Chiesa Evangelica di Baviera e
con il Centro di Formazione dei laici di J(
sefs>tal, Agape organizza un corso di stuc
dal 4 a! 14 maggio, aperto a tutti i respon
sabili delle nostre Chiese Evangeliche Italia
ne: non soltanto membri di Consigli di Ghie
sa ma responsabili della gioventù e in gen
iiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiKiimiiii
rale lutti i laici con una certa esperienza e
conoscenza della vita della Chiesa. Ad esso
parteciperanno anche laici e pastori di altre
Chiese in Europa.
Il corso comprende sei studi biblici, sull'Antico e sul Nuovo Testamento a cura dei
Pastori Giorgio Girardet e Christof Bàumler;
una conferenza del Dr. Helmut Kenller su :
« La sociologia della comunità locale » ed
una conferenza del Pastore Sergio Rostagno
su : « La nascita della comunità nella predicazione ». Inoltre, discussioni, incontri con
comunità evangeliche e scambio di informazioni.
Il corso di studi sarà tenuto in italiano e
tedesco (con traduzioni simultanee) e avrà
un carattere internazionale. Il numero dei
posti è limitalo, il costo del soggiorno è di
L. 14.100, con la possibilità di qualche riduzione. Si prega di scrivere al più presto alla
Segreteria di Agape, Frali (Torino).
OiFerte ricevute
pro ((Eco-Luce))
Anna Balestri (Pisa) L. 500; Felice Cattaneo (Genova) 500; Alberto Priore (S. Giovanni V'aldagno) 1.000; Basso Ragni (Milano) 500; Bruno Morena (Bergamo) 500;
Schmidt Gauss (Zurigo) 7.200; Paul Cornaz
(Vevey) 3.200; Aldo Giacone (Torino) 1.000;
Albertina Bertin (Torino) 500; Alberto Guadalaxara (Bergamo) 2.000; Vincenzo Gay
(Torino) 500; Daniele Massobrio (Torino)
500: Emanuele Facchin (Tramonti di sopra)
450; Franco Serafino (Torino) 1.500; Emilia
Honegger (Albino) 2.000; Angelo Fatele
(Pescolanciano) 200; Adolfo Vola (Pineroio)
2.000: Anita Dardanelli (S. Secondo) 500:
Edvige Peyrot (S. Secondo) 500; Romano
Maffeis (Bergamo) 1.000; Samuele Negri
(Rimini) 150; Silvia Balmas (Milano) 200:
Ilda Bosio (Pineroio) 500; Lìdia Negretti
(Como) 500: Gaetano Schwick (Zurigo) 200:
N. N.. 2.000; Augusto Beux (New York)
300; Ettore Massel (Riclaretto) 100; Umberto Long (Inv. Rinasca) 500; Federico Micol
(Pomaretto) 200; Elisa Beux (Inv. Rinasca)
100: Giorgio Sozzani (Torino) 1.000; Alfredo Giocoli (Roma) 500; Armida Saccani
(Viareggio) 200; Emilio Gander (Pineroio)
1.000; Ernesto Scorza (Catanzaro) 500; Anne Cuendet (Aubonne) 200: Edmondo Long
(Abbadia Alpina) 200: Federico Ribet (Montreal) 590; Donato Pupo (Argentina) 200:
Valdo Coucourde (Perosa Arg.) 200; Letizia
Scoccimarro (Cannes) 200; Carlo Neidhart
(Berna) 400; Silvio Peyronel (Perosa Arg.)
100; Emilio Decker (Torino) 2.000; Edoardo Giraud (Pineroio) 500; Ester Sappeì (Torre Pellice) 100; Giosuè Ribet (Pomaretto)
200; Enrichelta Garrou (Pomaretto) 200: Irma Venturi (Villar Per.) 200; Jeannette
Hember (Svezia) 200; Wanda Francia (LadispoU) 200; Lina Deodato (Genova) 200:
Dino Costabello (Novara) 1.000; Urici Mantovani (Mantova) 1.000; Rosa Grazioli (Brescia) 1.000; Emanuele Bosio (Torre Peli.)
1.000; Irma Zecchin (Venezia) 1.000; Lucia
Imbergamo (Palermo) 150; Beniamino Carro (Pineroio) 450; Attilio Pons (Pomaretto) 1.000; N. N., 200; Fritz-Buff (Aadorf)
1.400; Eli Costabel (Genève) 200; Fam. Gay
(Curi, Lus. S. Giovanni) 500; Alice Rostagno (Torino) 500; Luisa Frei (Riehen) 400:
Della Santa (Genève) 100; Camilla Prassuit
(Chiavari) 500; Clelia Scarabello (Asti)
1.000; Davide Caruso (Vasto) 200; Luciano
Gay (Bergamo) 3.450; Carmelo Inguanti (Milano) 350; Ottavio Prochet (Roma) 5.()00;
Lelia Malan (Torino) 500; Bice Zürcher
(Scanzorosciate) 2.000. Grazie!
{continua)
iimiimmiimimiiii
Un impegno mancato
L' uomo giaceva in un letto d’ospedale, gravemente ferito per un incidente automobilistico. Ma non se ne
rendeva conto; era ancora al di là della realtà, semi-cosciente, e nello sforzo che faceva per ritornare in sè. gli
pareva di dibattersi cofltro qualcuno
che lo teneva strettamente legato, im
pedendogli ogni movimento. Com era
difficile liberarsi da questo « qualcuno », e com’era arduo venire fuori dalle pastoie nelle quali si trovava, senza
sapere perchè!
L’uomo lottava con tutte le sue forze, ma non riusciva nel suo intento;
il suo corpo non rispondeva, era impacciato, pesante, disobbediente alla
volontà, quasi estraneo a lui.
Era meglio lasciarsi andare, così...,
e sprofondare non si sa dove, lontano,
in un abisso senza fine...
Ma allora ricomparivano, da ogni
parte, tutte quelle facce, che egli non
voleva vedere ; innumerevoli volti umani, diversi nei tratti, ma pure tutti
uguali, con gli stessi occhi avidi; apparivano e scomparivano, uno dopo
l'altro; alcuni persino sorridenti, sembravano pronti a dire parole cordiali,
ma gli occhi li smentivano, quegli occhi furbi all’erta sospettosi, che erano
come un muro, dietro al quale non si
sapeva che cosa c’era; come una fine-stra opaca, attraverso la quale non si
riusciva ad intravedere nulla.
L’uomo conosceva bene quei visi
dei suoi simili, di coloro con i quali
aveva avuto a che fare tutti i giorni,
quand’era libero e non legato come
adesso; ne aveva saputo valutare le
espressioni e ripagarli, senza scrupolo, con la stessa moneta di sospetto
di diffidenza di avidità.
Ma ora tutti quei visi che venivano
a visitarlo, senza che lui lo volesse,
mentre si sentiva impotente a difendersi, lo turbavano enormemente. Forse
perchè avvertiva che erano un immagine riflessa di ciò che egli era; e il vedersi ritratto come in uno specchio,
con tutti i suoi difetti così palesi, gh
causava un profondo disagio. Non uno
di qti& volti si raddolciva e gli testimoniava un po’ d’amicizia, non uno i
quegli sguardi era leale aperto pieno
di simpatia; tutti continuavano a passare e ripassare davanti a lui, sempre
ugualmente chiusi, badando soltanto
a seguire un loro scopo ben determinato, completamente incuranti delle
sue sofferenze.
L’uomo ne fu talmente addolorato
che, involontariamente, emise un gemito. Subito, allora, sentì una pressione dolce e ferma sulla sua mano:
qualcuno di amico gli era vicino... Questo era una buona cosa; egli si aggrappò- con speranza alla mano che lo stringeva; i visi si allontanarono in una
confusione vertiginosa, ed egli, calmatosi, cercò di capire quello che gli era
accaduto.
Vi era una strada lunga e diritta, e
tanti alberi che incominciavano
a rinverdire; l’aveva notato, perchè era
una novità per lui che viveva in città.
la primavera era tornata. Vi era un
ruscello e alcuni bimbi che giocavano
lì presso, e si rincorrevano con grida
gioconde. Aveva notato anche questo,
perchè aveva avuto timore che i biiubi
si precipitassero alPimprovviso sitili
strada davanti a lui, ed allora aveva
suonato ripetutamente il claxon...
Ah! ecco, ora ricordava ; era in automobile e andava veloce ad un appuntamento d’affari; correva correva .
Già, si sa, lui correva sempre, perche
non aveva mai tempo sufficiente per
tutto quello che doveva fare; un lavoro dopo l’altro, un impegno dopo l’altro senza fine: la fabbrica, la concorrenza, le vendite, gli operai, le ordinazioni, la corrispondenza. Aveva un
impegno importante, importantissimo quale? Non riusciva a ricordare.
Sapeva, però, che era un impegno di
eccezionale interesse, laggiù lontano,
fuori città, con qualcuno che non si
poteva fare aspettare. Doveva andare.
L’uomo provò a lottare nuovamente
contro « quella cosa » che lo tratteneva- era disperato, sapeva che, se mancava quell’impegno, era finito tutto; il
suo lavoro, la sua fatica di anni sarebbero stato annullati... Oh! bisognava
andare, bisognava trovare la via d’u
scita... Forse aggrappandosi più fortemente a quella mano che gli era tesa,
chi sa?...
Ma all’improvviso vi fu uno schianto fragoroso, un rovinare di metallo,
uno stridore di ruote, uno scroscio di
vetri infranti, ed egli precipitò nuovamente nel buio, sempre più giù, fino
in fondo all’abisso.
Gli parve fosse passato molto tempo, quando finalmente udì un
sussurro di voci accanto a lui, un tacito rumore di passi, una porta che
SI
fecchi giovani, i suoi amici di tanti
enni fa: erano ritornati tutti, che lieta
sorpresa! Avevano fatto bene a venite, era una gran bella cosa.
L’uomo ferito fluttuava adesso in
una atmosfera serena, ed era felice,
come non era stato da molto tempo :
aveva ritrovato i suoi cari, ed i compagni della giovinezza. Era sicuro che
essi lo avrebbero aiutato a ricordare
quello che cercava tanto affannosamente.
« Domani è Pasqua! », ripetevano
questi giovani, ed erano allegri, pieni
UN RACCONTO
PER IL TEMPO DI PASQUA
di Edina Ribet
apriva e si richiudeva leggermente. Tese l’orecchio per ascoltare; era tutto
così confuso!
... 8 Coraggio, signora, incomincia a
riprendersi; vedrà 'che presto starà meglio. Domani è Pasqua... ».
Le voci continuarono a lungo; ma
egli non capiva. Ci doveva essere qualcuno malato; chi sa chi era? e perchè
a lui non avevano detto niente?
« Domani è Pasqua... ».
La frase a malapena udita, gli fece
nuovamente balzare alla mente, e questa volta in modo più preciso, che egli
aveva un impegno inderogabile, che
non aveva potuto adempiere, perchè
ne era stato impedito: ma quale impegno? e con chi? e perchè non aveva
potuto compierlo?...
■Vediamo, bisognava ricominciare da
capo a pensare, e forse allora avrebbe
saputo.
Domani è Pasqua!... ».
Molta gente ripeteva queste parole intorno a lui: ed erano tutti lieti,
tutti in aspettativa di qualche cosa di
gioioso che si stava preparando.
8 Domani è Pasqua! »
V’era sua madre e suo padre, e pa
d’ fiducia. Ecco ora si ritrovavano tutti allineati su due file di banchi nel
tempio per un culto solenne, e l’uomo
era con loro: l’immagine di sè stesso
giovane gli si presentò chiaramente davanti; e suo malgrado, ne fu commosso, perchè quel giovane era serio generoso sensibile, disposto per il meglio...; molto diverso da lui, uomo maturo, arrivista duro, am.ante del denaro.
Adesso tutti quei giovani raccolti
ne) tempio in quel giorno solenne di
Pasqua di tanti anni fa, facevano una
premessa di amare e servire Dio durante tutta la loro vita.
Finalmente l’uomo sapeva con sicurezza qual’era l’impegno importante che aveva preso con Qualcuno,
e che non aveva adempiuto!
Ora che la vita sembrava correre
via da lui rapidamente, ed egli si trovava in bilico, sospeso sulla soglia della morte, era tormentato proprio da
quella promessa non mantenuta, messa cosi da parte, dimenticata.
Quanti altri impegni aveva avuto, e
li aveva sempre tutti menati a buon
fine; ma questo, il solo che in quest’o
ra gli appariva essenziale, questo no!
La sua vita era stata una corsa veloce, sempre più veloce verso uno scopo
materiale, senza guardare nè a destra
nè a sinistra, tutta presa ed assillata
dal lavoro, dal guadagno, da una super-attività sfibrante, in definitiva fine
a sè stessa.
Ma adesso, nell’ora estrema, l’importanza di vivere secondo la volontà
di Dio, di ricercare con perseveranza
le Sue vie, gli appariva in tutta la sua
chiarezza.
8 Cercate prima il Regno di Dio e
la sua giustizia, e tutte queste cose vi
saranno sopraggiunte ». Egli aveva cercato, invece, « tutte queste cose » del
mangiare, del bere, di come vestirsi; e
per di più tutto il superfluo ancora, con
sollecitudine ansiosa, con avidità; ma
non il Regno di Dio. Non si era interessato dei problemi di questo Regno,
non aveva parlato, nè testimoniato a
favore; non aveva preso a cuore le lotte, le sofferenze, gli sforzi di coloro che
s’affaticano per esso. Tuttavia in quel
lontano giorno di Pasqua, aveva promesso seriamente di servire il Signore,
con semplicità e fedeltà, secondo i doni e le forze che aveva.
E a questo impegno aveva mancato.
Com’era bruciante il rimorso, ora
che quasi toccava il termine della vita; e le mani erano vuote; e nulla e
faticosa e deserta la folle corsa al denaro e alla vanità!
Oh! se soltanto ci fosse ancora un
po’ di tempo per riparare, per dimostrare che gli rincresceva tanto d’avere
inadempiuto il più importante dei suoi
impegni...
L’uomo s’agitò nuovamente nel letto, tra le sue bende, e di nuovo la mano di prima — forse era la moglie? —
trattenne la sua con fermezza, con dedizione, quasi a porgergli aiuto.
Ed in quel momento quella mano
tesa, fedele, gli parve promessa di un
aiuto più grande, dall’alto; un aiuto,
quello, che non veniva mai a mancare, per chi l’invocava con cuore pentito.
4
pag.
27 marzo 1964
N. 13
Echos de Marseille
Le XVU Février - Le TSme mn~
nivereaire de FUnIen Vaudeise
C’est par une matinée presque printanière,
que les vaudois de Marseille ont célébré le
116® anniversaire de l’Emancipation. Cette
année, leur joie et leur reconnaissance étaient
encore plus grandes du fait qu’ils célébraient
en même temps le 75® anniversaire de la
fondation de TUnion Vaudoise, et aussi qu’ils
avaient la joie et l’honneur d’accueillir Monsieur le Modérateur et Madame Rostan.
Dès 10 h. les coiffes des Vaudoises étaient
très remarquées, devant le temple de la rue
Grignan, où une assistance nombreuse de
Vaudois et d’amis de Vaudois était venue
pour assister au culte et entendre le message que leur opportait le Pasteur Rostan. Le
Serment" de Sibaud, chanté par la chorale
de l’tTnion, fut écoulé avec émotion et recueillement.
Et, suivant une tradition chèrement établie,
vers 12 h. 30, une centaine de personnes se
trouvait réunie à la Maison Vaudoise pour
un repas fraternel. Entourant Mr. le Modérateur et M.me Rostan^ on remarquait le
Président, Mr. Henri Poet^ ainsi que les Pasteurs de l’Eglise Réformée de Marseille MM.
Donadille, Marchand, Bertrand, Pierredon,
Jéquier de même que Mr. le Professeur Bah
dinl de Vîstituto di Cultura Italiana. Une
atmosphère de chaude amitié et des plus cordiales régnait. Puis, Mr. Poet se fit une joie
et un devoir d’exprimer à Mr. et M.me Rostan, toute la loie que nous avions tous à les
accueillir à Marseille en cette circonstance.
L'heure des discours étant venue, Mr Poet
remerçia également tous ceux et toutes celles
qui, par leur activité et leur inlassable dévouement, contribuèrent à la réussite de cette journée. Comme il se doit, Monsieur le
Modérateur prit la parole, et avec l’éloquence que nous lui connaissons tous, nous emmena par la pensée faire un voyage aux Vallées. et nous fit mieux comprendre la vie
profonde et le travail de l’Eglise Vaudoise.
Mais le temps passait. Les premiers spectateurs pour notre séance récréative arrivaient, nos enfants grands et petits commençaient à manifester quelque peu d’impatience, et c’est vers 16 heures que commença la
deuxième partie de cette journée. Environ 3
à 400 personnes étaient réunies et notre cher
et dévoué ami Aldo Tron de Rodoret -— toujours avec l’esprit et la verve que nous lui
connaissons — présenta notre spectacle en
Français et surtout en Patois — pour la plus
grande joie de tous; qu'il trouve ici — d’une
manière toute particulière — l’expression
de nos remerciements. C’est ainsi que nos
tous petits petits commencèrent par une ronde enfantine. Puis nos plus grandets succédèrent. dans la ronde des jardiniers. Nos Cadets. firent leurs premiers essais de la scène
— dans « La Farce de M.e Pathelin » — el
nos ainés se produisirent dans une comédie
en trois actes (c Premier Bal », qui eut un
bien erand succès.
La Chorale de l'Union, avec peu de talent
mais beaucoup de plaisir et d’entrain, chanta
les vieux airs de Vallées. Nous adresserons
un merci tout particulier à Mr. Raymond Vidal, dont le dévouement pour la Chorale n’a
d’égal qu’en son inaltérable bonne humeur.
Heureusement d’ailleurs...
Le soir, 120 personnes environ étaient réunies à nouveau pour le repas du soir et l’ambiance, là aussi, était des plus familiales, et
des plus gaies. Les jours qui suivirent •—
deux seulement — furent réservés à la visite
des Vaudois hors Marseille, et de ceux dans
les maisons de retraite. Mr. Rostan sait combien nous avons regretté que son temps disponible pour Marseiile fut aussi bref, beaucoup de visites restèrent en suspens, beaucoup de travail reste à faire: Marseille est
si grand, les Vaudois si disséminés, les Pasleurs si occupés... Espérons que Dieu permettra qu’une prochaine année nous puissions faire beaucoup plus.
En plus de la commémoration de notre 17,
le 16 Février 1964 marque pour l’Union
Vaudoise une date presque... mémorable pour
ne pas dire historique. En effet, ce fut le 14
Juin 1889 que l’arrêté Préfectoral fut délivre
et que notre Union fut reconnue officiellement comme étant une Société de Secours et
de Prévoyance. Elle avait été créée « officieusement » par Monsieur Jean Pierre Micol de
Massel, assisté de Mr. Stallé. A cette époque
là, nombreux étaient les Vaudois qui quittaient leurs chères vallées pour s’installer définitivement à l’Etranger, en France ou ailleurs, et ceux qui vinrent à Marseille tout
particulièrement eurent à coeur de ne pas
se séparer, de continuer à se voir, s’aimer,
s’entr’aider, comme lorsqu’ils étaient aux
vallées. Ces anciens, qu’ils aient été Présidents, Vice-Présidents, ou simple membres
de l'Union, tous avaient une foi inébranlable
— partout où ils passèrent, leur vie et leur
conduite fut exemplaire, ils furent de ceux
qui semèrent une graine si riche, qu'aujourdhui encore à Marseille se lève la récolte, dont nous sommes les heureux moissonneurs. C’est grâce à eux tous, à leur attachement aux vallées, parce qu'ils étaient, ce
que nous avons tendance à être beaucoup
moins; et c'est surtout parce qu'ils savaient
que : ri La Foi est une ferme assurance des
choses qu'on espère - une démonstration de
celles qu’on ne voit pas », qu'ils ont obtenu
un témoignage favorable et qu'à pu être édifiée cette Maison Vaudoise dans laquelle
nous nous réunissons aujourd’hui avec tant
de joie.
A leur mémoire à tous — qu'ils s'appc^
lent Micol, Stallé, Pontet, Bounous. Grill,
Charbonnier, Negrin, Barai, Bouchard, Geymonat, Rivoire, Combe, etc. etc. — à tous
nous adressons un témoignage de profonde
reconnaissance, et nous formons ardemment
le voeu que nous sachions toujours nous souvenir de l’enseignement qu'en excellents pro
Les coiffes vaudoises de
Marseille devant le temple
de la rue Grignan; à l’arrière-plan, le Modérateur
Mr. E. Rostan et Madame.
Per voi,
sorelle I
La Federazione Femminile Valdese, che
già alcuni anni or sono aveva pubblicato ui.
volumetto di guida al culto e alFintercessione quotidiana (« Invoca il tuo Dio »), ne
presenta ora un secondo, edito dalla Claudiana
Preghiamo insieme
fesseurs ces anciens surent donner; que nous
comprenions que c’est à nous maintenant
de suivre leur exemple et, comme eux, de
travailler pour les générations qui nous succéderont.
Tel est notre souhait. Mais notre espéran
ce est que, lors de la célébration de son Centenaire, l'Union Vaudoise de Marseille soit
encore plus ardente, plus vivante, et que
ses racines soient profondément et définitivement entrelacées avec celles de l’Eglise
Vaudoise. A. P.
Una traccia di culto quotidiano, per ogni
giorno della settimana. 16 pag. in solida ed
elegante brossura, L. 150. Richiederlo alla
Claudiana, Via Principe Tommaso 1, Torino, oppure alla sede di Torre Pellice, o ancora alla Libreria di Cultura Religiosa, Piazza Cavour 32, Roma.
PALLE NOSTRE COMUNITÀ
VILLAR PEROSA
gfteneva così bene il canto dei vari inni !
Domenica scorsa, 22 conr., dopo ¡1 culto
solenne dii apertura de’la Settimana Santa,
k nostra comunità ha avuto la gioia di assistere aH’inisediameini:o solenne di dieci
tr.einbri d'tìl proprio Conrdstcìro. Tutti quanti, già noti alla Chiesa per il loro zelo e
per i sacrifircà fatti per ki, hanno pronunziato con voce ferma e forte |1 loro iniipegito a servirla, « con l’aiuto de] Signore ■>.
E stato veramente un momento di vita in-ensa e di gioia profonda pe- tutta la comunità. Rinnoviamo agli insediati un saluto ed un augurio fraterno. Ecco i loro ne ■
mi: Travers Ettore, Costantino Emanuele,
Chambón Aldo, Long A’tilio, Bounous'Paclo, Costantino Dino, Berlin Roloerto, Snhiìia Davide, Rosso Silvio, Galldan Brun;,
Altri due diaconi, assenti per moiìiv: di
forza maggiore, saranno insediai i nirossÍMi jmenite.
Dopo rinsediamento, con .oltr? su-.ffei='iva cerimonia, venne ammessa alla Oliiesa
il giovane Tron Elvio. Tutti ascoltarono
con altenzioine la sua breve, sicura professione di fede e, aU’uscita, molti gli diedero festosamente il loro benvenuto, stringendogli la mano od afobracciandol;.
Ricordiamo jl programaua della visi'i
dei nostri fratelli vadesi germanici di Pinaches e Serres.
Mercoledì 1» aiprile ore 17: Arrivo degli
oisjHti alla Cappella; breve visita al Viilar.
Ore l8,30: alla Cappelk j visilatcri verranlio ripartiti fra le varie famiglie che li
ospitano. — Giovedì 2 aprile, mattino: visita alla vai Germanasca: pranzo a Villa’':
pomeriggio; vista .••’la vai Cbisone; sera;
Ospiti della cliiesa di Pemaretto per la rena e per ini ricevimen'o nel temnio. _ Ve
nerdì 3 aprile, m.attino: visita ad Angrogna; pomeriggio: visita a Torre, Bobbio.
\ illar Pellice; ritorno a ViMar e cena offerta dalla comunità al ristorante Fleccia di
Inverso Pinasca; ore 21,30: culto dii adddio
nella f.apipella. — Sabato 4 aiprile, ore 9;
parenza degli ospiti.
Domenica 5 aprile, ore 10: culto l on la
partecipaziione della corale dj Detmcld.
LUSERNA S. GIOVANNI
L’incontro con i nostri fratelli valdesi di Marsigli,p, in visita alle Valli
in occasione di Pasqua, avrà luogo lu
nedì, sera 30 marzo, nella Sala Albariji, con lieve anticipo di orario, e cioè
alle ore 20.30 nr^c’se. Portare l’innaric « Psaumes et Cantiques ».
GINEVRA
Il 23 febbraio a sustiluire il Pastore lo
cale che doveva predicare al Clot, abbiamo
avuto, ospite gradito, il Pastore Colncci.
Tutti hanno apprezzato il buon messaggio
e... la sua voce potenìte e melodiosa ohe so
dSSOCIAZIOlVE
«EmmeO dRMDD»
Il lo marzo, visita del Pa»t:re Tourn di
Riclaretito che presiede ¡1 culto dandoni un
ispirato sermone.
Nel pomeriggio egli dà ancora un messaggio hiiblico all’Unione femminile riunita alle Chenevières e poiché è in comna
gnia della gua gentile signora che previene
da Heidelberg (ma che parla già italiano)
udiamo un’interessante « oauserie » sul lavoro delle assistenti di chiesa, cioè sul lavoro da lei svolto fino a poco tempo fa.
Dopo alcuni inni (alle Chemevièreis si cania in francese!) la riunione si comcilude con
il tè airriochito da dolci faitti dalle sorelle
del quartiere e si inaiugnrano cosi le lazze
ed i cucchiaini offerti da gentili sorelle per
che restino in dotazione alle Chenevières.
L’8 marzo il culto è presieduito daill’anziano Dino Gardiol ohe ringraziamo senti,
tainiente per il suo ottimo messaggio sula
allegrezza del credente.
Unione Femminile;
Il 19 febbraio, ha ricevuto la visita delia
sig.ra Varese, membro del Comitato direttivo della Federazione Femminile. Era pre
sente un buon numero dii sorelle che hanno
ascoltato con molto interesse le notizie che
la nostra oispate ci ha dato sul lavoro della
Federazione e sui suoi rapporti con le Unto,
ni estere. Ua colletta fatta in oocaisione della giornata di pregihiiera a favore di una
borea per una maestra giardiniera ha fruttato L. lO.OOO che abbiamo consegnato alla
nostra ospite. Una tazza di lè attorno ai
due grandi tavoli, ha concluso fraternamente il piacevole pomeriggio.
L’Asisociazicne Enrico Amaud ha tenuto
l.a sua seduta mensile domemica 15 u. s. Il
prof. Augusto Armand Hugoii ha illustrato
il sorgere e lo svolgersi del mivimsulo Metodlisla in Italia e quindi il Pa.store Sommani Ila fatto il punto suM’annosa ques ione dell’unione tra la Chiesa Valdese e quella Metodista, alla luce delle varie dElibe
razioni sinodali susseguitesi di anno in anno. I soci hanno seguito le due cisoo-sizinn' con viva attenzione ed hanno richiesto
ampie notizie e schiarimeinti. Era l’altro si
diesiderebbe sapere che cosa sta facendo la
coramiissione noiminata neH’ulliiimo Simodo,
con jl compite di approfoindire lo studio del
proiblema e che, salvo errori, avrebbe dovuto rife-rirnie i riisulr.ati alle Cbitse en'ro
il mese di OUoibre. Siccome Ottobre è or
niai passato da un bel po’ d.i temoo e nrn
si è ancora saputo niente, può sorgere il
ragionevole dubbio che nessuna delle due
parti per il momenlo senta con urgenza il
desiderio di questa unione e che, d’altra
parte, nessuno veglia assumersi k resaonsabiliilà di dire chiaramente: « Questo ma
trimonio, almeno per ora, noa s’ha da fare ». Peccato! E. A. U.
NeilTantica Chiesa di St. Gervais, il 7
marzo, è stato calebrat: il matrinionio del
ftolt. Bruno Eynard con la siignorina Jacqueline Schlegel, della nostra città. Il Tempio
era gremito da una folla di parenti ed amici, giunti anche dalla Francia, dalTItalia
e da Zurigo. La edebrazione è slata presieduta dal Pastore E. Eynard di Zurigo,
padre drillo speso, e Taliocuzione è stata
pronunziata dal Pastoie A. Trocnié della
Chiesa di St. Gervais.
Agli sposi, che si stabilriscono a Roma,
rinnoviamo j perasieni affettuosi di ogni
benedizione nel Signore. g. m.
VAGAN Z E
La CASA VALDESE per giovani, di VALLECROSIA (Imperia) cerca da marzo a ottobre
alcune volontarie per aiutare
nei lavori casalinghi.
Soggiorno minimo: un mese.
Vita comunitaria. Tempo libero.
Argent de poche. Per informazioni dettagliate scrivere a: Direzione Casa Valdese, Vallecrosia (Imperia).
ii
Eppur si muove!
ìì
(segue dalla l.a pag.)
tarsi a Rema al S. Uffizio; poi, dietro
richiesta di rinvio per motivi di età e
di salute, il controllo del vioarloi inquisitoriale ad Aroetri; poi, nonostante il parere di tre medici, Tiinposdzione di recarrd a Roma, caso mai trasportato come « carceiratus et ligatus
ac cum ferris » come un volgare malfattore... E ili vecchioi sessantanovenne,
fìduoiosc nella evidenza dalle sue idee
e nella sua buona fede, giunge a Roma, 0 compare davanti aU’Inquiisdzione, presieduta dalloi stesso Pontefice
Urbano Vili.
Il testo della sua condanna merita
di es.sere liportato almenoi in parte:
«... Noi diciamo, pronunciamo, sentenziamo' e dichiariaimo che tu, Galileo,
ti sei reso davanti al S. Uffizio fortemenite sospetto di eresia, poiché hai
seguato la dottrina falsa e contraria
alile S. Soritture, che il sole sia al
centro del mondo c che non si muove
da Oriente ad Occidente, e hai affermalo che la teira non è al centro del
mo'’ do e che j; mu >ve... E perciò ordiniamo che il l'bro di Galileo Galilei
:< Diadcigc dei mandmi sistemi » sia
proibito... e ti cor 'anndamo alia prigione foirmale di onesto S. Uffizio... e
per penitenza salutr re ti ingiungiamo
di dire, i>er la durata di tre anni, una
volta alla settimana i sette salmi penltenzialii... ».
E Gailileo abiurò le sue idee : « Io
maledico di oucr sdneero e con fede
non simulata gli errori e le eiresde sopraddette, e in gemere ogni altro errore, eresia e tentativo contrario alia
S. Chiesa... e se dovessi per avventura incontrare un eretico o presunto
tale, lo denuncerò a questo S Ufficio,
all’Inquisitore o all’crdinario del mio
luogo di residenza... ».
Questa abiura solenne e firmata avveniva il 22 giugno 1633. Non voglia.mo e non possiamo certo giudicare
delle debolezze di Galileo: a parte l’età e le condizioni di salute non tutti
hanno la stoffa del martire; e anche
se la tortura non fu applicata ned suoi
riguardi, certo essa gli fu minacciata.
E ancora era fresco il ricordo del rogo di Giordano Bruno in Campo dei
PioirdI...
Quello che nessuno ouò mettere in
dubbio, è che Galileo abiurasse sinceramente: uno scienziato come lui, non
poteva certamente arrendersi a delle
teorie senza fondamento pratico, non
basate siuilTesperienza. E lui solo conobbe il tormento del saio spiirito ne
gli ultimi anni di vita (mori nel 1642),
in cui lentamente venne anche perdendo la vista, quella che aveva cosi
stupendamente scrutato i segreti del
cielo...
Sicoinfitto certo non fu Galileo : sconfitta fu invece la, Chiesa, la quale solo dopo aver isolato la cultura italiana dal grande movimento scientifico
del tempo, e solo 124 anni dopo il processo, nel 1757, rinnegò fin'almenite la
accusa di eresia fatta al grande scienziato.
« Eippur si muove! ». La frase, attrì
bulta a Galileo nelTuscdre dalla sala
del processo, è certo senza fondamento: ma quanto essa è vera, se riferita
non al movimentoi della terra intorno
al sole, ma al progresso della civiltà,
al cammino umano, alle scoperte soien.
tifiche, che sempre avanzano, e di
fronte alle quali la Chiesa di Roma
arriva sempre in ritardo... Alle volte,
di oltre un secolo, come nel caso di
Galileo, alle volte, di meno, e altre
ancora di più... E’ .sodo questione di
pazienza!
Forse col tempo anche Calvino e
Lutero cominceranno ad avere qualche ragione!
Augusto Armand Hugon
BOBBIO PELLICE
— Mercoledì 18 'marzo abbiamo ricevuto
k gr-idita viaiita dell’U.G.V. del Serre di
Angrcgna la cui fìlodirammaitiica ki recitato
nel nostro oinema-iteatro la commedia dramniatica « Mamma » del Pastore Enrico Corsani. Siamo lieti che un pubblico mo-Ito numeroso sia venuito ad incoraggiar^ ccn la
sua presenza e con i suqi apidaiusi 1 bravi
attori che ringraziamo ancora assai per la
loro visita, la loro cortesia, i loro canti.
— Domenica 22 marzo nel corso del nostro culto sono stati cenfermati nella alleanza del loro baittesimo ì seguenti caleeumeni : Artus Ernestina (Podio suiperiorei,
Baridon .Alma (Carbonieri), Bertinat SilvU)
(Bourgeti, Bonjour Aldina (Malertus), Bonjour Daniele di Paolo (Via Sibaud), Bonjour Daniele di Davide (via Gap. Mondon),
Bonjour Giuseppe (via Gap. Bondon), Char
bonnier Augusta (Absesi, Charbonnier Em
ma (Absesl, Charbonnier Giuliano (Giraudiinsi, Charbonnier Simona (via Maestra',
Geymonat Giuseppe (Podio inferiore), Gönnet Olga (Pautasseit), Michelin Salomon
Ferruccio 'Alloeri), Melli Mario (Pidonel,
Mondon Bruna (Gia-péla), Mondon Marina
(Giaipèla), Pontet Rosetta ^via Maestra),
Pontet Silvano (via Maestral, Ro.slagnol Ida
(Rostagni) : hanno pronunziato il sì che li
impegna quali membri responsabili della
comunità della quale fanno parte davanti
ad una mnnerosa assemblea che gremiva 11
teiupiio. Ed abbiamo tuitli rivissuto con loio
quegli istainlj dj coimmozione, di umiliazione C(J insieme di gioia sincera elle caratterizzano ogni confermazione e che riuilk hanno a che fare con un vago sentimentalismo
religioso.
Auguriamo di cuoire a questi cari gioì ani
di servire con sincera umilia, con fede riconoscente e con gioiosa perseveranza il
loro personale Salvatore e Signore nella
GInesa e nel mondo. La Girale ha oseguito lodevolmente un inno di circostanza.
Il pomeriggio di domenica 22 marzo le
mamme di Bobbio hanno inviiiato liini i
lalecumeni neo-confermati ad un simpatico tra^ttenimento familiare nel corso del
quale il Pastore ha rivolto loro un inessaggio centrato sull’idea della perseveranza. Le mamme hanno offerito ad ogni l ateciimeno un ricordo in occasione del!a ronfermaziene; dal canto loro i cateeiuiioni
hanno offerto ciaispuno un garofano alla
sua famiglia. Un vivo grazie alle re
iiiamme per questo ben riuscito iraiifiii.
mento.
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Ciu. Subalnina s.n.a. - Torre Pellice (Toì
avvisi economici
GERGASl cuoica-guardaroibiera referci-ziata
per faniiiglia 4 persone. Scrivere Zanoii via Beiiigasi, 6 . Biella.
PASCHETTO SILENO decorazioni, insegne.
Lavorazione accurata, prezzi a convenirsi
Via Duomo, 2 (Vicolo Bernezzo) PINE
BOLO.
La famiglia del comipianto
Pietro Massel
cemmossa dalla dimostrazione di stima e di affetto ricevuta in occasione
della d'-piartenza dei loro caro, ringrar
zia sentitamienite tutti coloro che hanno preso parte al suo dolore.
Un particolare rinigiraziamento al
Dr. Quattrini ed ad Pastori sigg. 0.
Toum e P. Davite.
Chiotti di Riclaretto
Il 13 Marzo, in seguito ad un fortuito incidente, ha perso la vita il
Preside
Prof.
Giuseppe Lingria
La Chiesa Valdese di Napoli, che
lo ha avuto per vari anni quale membro e quale valente ed apprezzato .An
ziano del Còinsiglio, annunzia con dolore la sua scomparsa, associandosi al
lutto dei familiari.
« Tu m’hai preso per la mano
destra e mi riceverai in gloria » ( Salmo 73 : 23 )
W"'
V ’ ci.» » •*
ÊÊagÊcaÊe
Mp»»00
^ /¡¿¿t mc^ernm
• non éda rimescolare
• non gocciola
• copre con una mano
LUCIDO OPACO-SATINATO-(MULSION
•••
tUN PRODOTIO LEWIS BERGER Ud. fABBRiCAlO SU LICENZA DAL
COLORIFICIO SOLARI BELTRANOI 6 CARBONE
VIA flESCHI, 3/20 - GENOVA