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I
Anno lis - n. 29
16 luglio 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
BIB.MOTZCA VALDZ3E
lOCCG TOnHl: tZILTCr
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
SI E’ TENUTA A BRUXELLES LA « CONVENZIONE EUROPEA PER IL DISARMO NUCLEARE »
Contro le basi missilistiche
Sessantamila giovani entusia^
sii, inebriati, pazzi per il rock
si sono dati appuntamento allo
stadio di Torino per uno dei più
grandi pellegrinaggi della nuova
religione musicale: quella dei
Rolllng Stones, le pietre rotolanti con Micky Jagger, nuovo
indiscusso « guru » dej rock.
Personalmente sono ancora termo ai Beatles, e soprattutto alle canzoni di Bob Dylan e della
Baetz per poter apprezzare il
nuovo, sconvolgente, messaggio
di amore e disperazione di Jagger. Ma appunto nelle parole degli Stones non ho trovato quella tensione verso la giustizia sociale tipica di un certo rock fine anni 60. C’era, è vero, e c’è
molta rabbia, molta angoscia
nelle parole gridate da Jagger
di fronte alle immense platee
giovanili. Ma sappiamo che, nella
pur breve storia degli Stones,
questa disperazione è sovente
scaduta in tragedia.
Nel 1969, mentre circolava liberamente la droga tra più di
duecentomila giovani spettatori
ad un loro concerto a Berkeley,
le guardie del corpo dei Rolling
Stones fecero fuori a coltellate
un giovane negro. Passano dieci
anni e durante un concerto di
Jagger una ragazza precipita da
un praticabile e muore. Otto mesi fa una sparatoria nel Maryland, sotto le note di Brown Sugar (un inno all’eroina), fredda
due ragazzi. Gli Stones rappresentano un fenomeno reale, un
bisogno di liberazione, di rottura
da parte dei giovani dei vecchi schemi. Soltanto che questo
bisogno autentico, prepotente
di nuove cose viene incanalato in
un grido fine a se stesso. Esso
spacca gli impianti elettronici,
si lascia sponsorizzare da industrie accorte e pone « l’oggetto
socio-sessuale Micky Jagger »
— come lo ha definito il « Times » — al centro del bisogno
di protesta che emerge dalia coscienza giovanile. Non si lamentino oggi quelli che ieri scuotevano la testa, sbirciando dalle
persiane di casa il corteo di giovani capelloni che gridava politico e cantava contro la guerra dei
padroni e lo sfruttamento delle
masse subalterne. Oggi la pur
grande qualità tecnico-musicale
degli Stones mette in luce una
protesta giovanile non più politica, spesso sterile, subdolamente
invitante ad infilarsi nel tunnel
della droga.
La protesta degli Stones è ormai un fatto istituzionalizzato. È
una protesta innocua. Essa riempie gli stadi d’America e d’Europa e unifica milioni di giovani,
ivi compresi i trentenni delusi,
intorno a valori che non pretendono di cambiare questa società.
Per chi è « sballottato da ogni
vento di dottrina » quest’ultima
moda può andar bene. Ma non
va bene per chi lotta, anche attraverso le parole di una canzone, per cambiare questa società. Gli Stones, moderni giullari, irridono il potere, lo dissacrano, lo sfottono ma ci guadagnano sopra moltissimo. Trenta miliardi di netto solo per la
tournée negli USA. E tutto resta
come prima.
Giuseppe Platone
Un incontro internazionale che è servito per fare il punto sulle azioni pacifiste di questi ultimi mesi - Apprezzate le posizioni e il ruolo degli evangelici italiani nel movimento per la pace
Coul Pori (Scozia), Green Harn
Common (Inghilterra), Florennes (Belgio), Comiso (Sicilia):
attorno a queste quattro località europee, destinate dalla NATO all’installazione dei nuovi
missili nucleari « Cruise >'. o degli ancor più famigerati « Trident » ha ruotato l’interesse della Convenzione europea per il disarmo nucleare, organizzata dalla "Bertrand Russell Peace Foundation”, che ha avuto luogo a
Bruxelles dal 2 al 4 luglio scorso.
Vi hanno preso parte circa 800
persone in rappresentanza di
partiti politici, di organizzazioni
sindacali, di chiese, di associazioni. di comitati di base. Particolarmente massicce la delegazione italiana e quella britanni
ca, cons-istenti quelle degli Usa
e di altri paesi dell’Europa Occidentale; scarse — come era prevedibile — quelle dei paesi dell'Est, eccezione fatta per la Repubblica Democratica Tedesca,
mentre gli altri paesi del patto
di Varsavia hanno potuto inviare solo qualche osservatore.
« Questa non è una conferenza
di delegati ufficiali e non si
ripropone di rilasciare dichiarazioni congiunte. Siamo qui per
dettare le prime basi di una solidarietà permanente »: questa
premessa degli organizzatori costituisce il limite di un convegno che ha relegato il dibattito
politico complessivo alle tavole
rotonde, che hanno occupato le
serate e che hanno avuto per
protagonisti Rudolf Baino, dissidente della Germania Orientale,
oggi al lavoro nella Repubblica
Federale Tedesca, Tony Benn,
leader dell’ala sinistra del partito laburista inglese, Sergio Segre
della direzione del Partito Comunista Italiano, Lucio Lombardo Radice, anch’egli comunista,
Luciana Castellina del PDUP e
molti altri. Di conseguenza i numerosi gruppi di lavoro, sia quelli per affinità, (scienziati, fisici,
città denuclearizzate, donne per
la pace, soldati, obiettori di coscienza, parlamentari, sindacalisti, comitati per la pace, insegnanti), sia quelli per tema (opposizione alle installazioni missilistiche, zone denuclearizzate, disarmo nucleare, e questione te
ISAIA 30: 15, 16, 18
La vocazione di Israele
Poiché così aveva detto il Signore, l’Eterno, il Santo d’Israele;
Nel tornare a me e nel tenervi in riposo starà la vostra salvezza;
nella calma e nella fiducia starà la vostra forza ; ma voi non l’avete
voluto !
Avete detto: ’No, noi galopperemo sui nostri cavalli!’ E per
questo galopperete!... E: ’Cavalcheremo su veloci destrieri!’. E per
questo quelii che v’inseguiranno saranno veloci!...
Tuttavia l’Eterno aspetterà onde farvi grazia, poi si leverà per
avere compassione di voi; poiché l’Eterno è un Di» di giustizia.
Beati tutti quelli che sperano in lui! (Isaia 30: 15, 16, 18).
« Era inevitabilej », mi dice un
caro amico ebreo parlando della
invasione del Libano. Anzitutto,
per cercar dì capire è necessario
ricordare che dal suo sorgere nel
1948 lo Stato di Israele è vissuto
in un allarme continuo, circondato da popolazioni che non facevano mistero della loro intenzione: ricacciare Israele in mare.
Noi non abbiamo esperienze di
uno stato di tensione continua di
questo genere. Ne ha un’idea, ma
ormai molto impallidita, chi è
vissuto a Londra o a Milano all’inizio degli anni ’40 con la compagnia di un bombardamento
quotidiano. Dico questo per capire, non già per giustificare il
crescente militarismo, le guerre
preventive, ora l’invasione del Libano. Inevitabile?
In questi decenni la memoria
storica di Israele avrebbe dovuto ricordare quanto spesso il popolo della Bibbia si sia trovato
in una situazione di pericolo e
di minaccia esterni. E sempre la
predicazione dei profeti, così
spesso odiata e sentita come antinazionale, aveva indicato la via
dell’accettazione della minaccia
nella propria vita, nel proprio
oriz.z.onte politico, nella riflessione della fede; una vìa rifiutata
invece pervicacemente dal popolo dal collo duro.
Anche al tempo della minaccia
assira, la predicazione di Isaia
suonava limpida, disarmata, ma
forte della fiducia nell’Eterno:
« nel tornare a me e nel tenervi
in riposo starà la vostra salvezza,
nella calma e nella fiducia starà
la vostra forza ». E invece Visteria della paura aveva spinto
Israele nelle braccia infide dell’alleanza con l’Egitto per arginare il pericolo del nord. Ed ecco la parola dell'Eterno: avete
preferito alla forza della fiducia
in me la forza dei cavalli da battaglia dell’Egitto, e allora galopperete, sì, ma del galoppo di un
esercito in rotta!
Così in questi decermi Israele
avrebbe potuto accettare di includere nel proprio orizzonte politico il giusto risentimento di
un popolo estromesso con la
forza dalla sua terra, avrebbe potuto proporre — come hanno fatto in questi giorni tre altissime
personalità del mondo ebraico
internazionale — il riconoscimento reciproco di Israele e del popolo palestinese, come base per
un accordo di convivenza pacifica. E invece ha preferito i cavalli. la soluzione finale (come se
davvero fosse finale!) della cancellazione della minaccia mediante la distruzione. Il giudizio della parola di Dio — anche se la
forza militare israeliana è vittoriosa —• suona come un tremendo monito che annuncia la disfatta. Forse la rotta, il disastro,
consiste proprio in questa vittoria, che trasforma le vittime di
ieri in carnefici di oggi, in questa perdita dell’umanità di un
popolo umanissimo diventato disumano.
Eppure non c’è solo una parola di giudizio durissimo per il
popolo che preferisce la forza
dei cavalli alla forza della ricerca della giustizia. C'è anche una
parola di promessa. L’ultima parola di Dio non è il giudizio ma
la misericordia. Malgrado tutto
« l’Eterno aspetterà per farvi grazia », aspetterà che la sconfitta,
la perdita — anche la sconfìtta
del vedersi vincitori in un bagno
di sangue, anche la perdita dell’umanità — portino il loro frutto
di ripensamento, di dolore, di
vergogna, di ravvedimento.
La nostra speranza è che questo schema di comportamento
possa riprodursi ancora oggi.
Non solo per l’invito a confidare
nell’Eterno e nel rifiuto preferendo la soluzione di forza, ma anche per la promessa della misericordia dell’Eterno che «aspetterà per farvi grazia ».
Cosa possiamo fare noi evangelici per contribuire a far sì che
Franco Giampiccoli
(continua a pag. 3)
desca, relazioni Est-Ovest dopo
la Polonia, stato dei negoziati internazionali, forze nucleari francesi e inglesi, nucleare civile e
militare, alternative di difesa, disarmo unilaterale, città denuclearizzate, armamenti biologici e
chimici, disarmo ed economia,
disarmo e terzo mondo), hanno
assunto le caratteristiche dello
scambio di informazioni o della
discussione su questo o quel soggetto particolare, ma non hanno
lasciato spazio per un confronto a più largo respiro.
Né quest’ultimo si è verificato
nella discussione conclusiva del
convegno, che invece di tirare le
fila si è dispersa in mille rivoli.
Ciò nonostante, alcuni gruppi di
lavoro hanno lavorato sodo e
con intelligenza, riuscendo a valorizzare le possibilità che un
convegno internazionale di tali
dimensioni comunque forniva.
Bruno Gabrielli
(continua a pag. 8)
COMISO DAY
Il 7 agosto p.v. ricorrerà il primo anniversario della decisione governativa di costruire la base di Comiso.
Al termine del convegno di Pentecoste è stata avanzata la proposta
d indire un « COMISO DAY **. chiedendo a tutte le chiese, ai gruppi, ai
comitati, ai singoli che lavorano per la pace di sostenerla e di darle un
contenuto.
VI chiediamo pertanto di far pervenire entro il 7 agosto il più gran
numero possibile di cartoline che esprimano la vostra solidarietà alla
popolazione di Comiso e il vostro dissenso contro la base. Indirizzate le
cartoline a:
ECUMENICAL COMISO DAY
Casella postale
97013 COMISO
In quel giorno anche se saranno relativamente in pochi a manifestare
sulla piazza di Comiso, si potrà dire che c'è un gran numero di persone,
uomini e donne che respingono la rassegnazione e s'impegnano invece per
costruire un mondo nel quale la creatura umana e la sua vita siano poste al centro dell'attenzione e delle preoccupazioni.
2
2 vita delle chiese
16 luglio 1982
ANGROGNA: LA SCOMPARSA DI UN PASTORE VALDESE
Lorenzo Rivoira
Con una predicazione che ha
ripercorso il salmo 73, riletto alla luce della risurrezione di Cristo, il popolo valdese che, insieme a parecchi pastori, gremiva
il Tempio del Capoluogo di Angrogna, si è congedato dal pastore Lorenzo Rivoira, spentosi
serenamente ed improvvisamente aH’età di 77 anni, la mattina
del 6 luglio. In questi ultimi anni, a partire dalla sua emeritazione dopo ben 43 anni di servi
zio attivo, il pastore Rivoira viveva con la moglie Laura ai Jouve di Angrogna, partecipando assiduamente alla vita cultuale
della nostra chiesa.
Le tappe principali della sua
vita sono state ricordate, durante il servizio funebre, dal Vice
Moderatore della Tavola Valdese pastore Alberto Taccia. Lorenzo Rivoira nacque a Piacenza
nel gennaio del 1905 in una solida ed antica famiglia valdese. Fu
studente alla Facoltà valdese a
Roma nel 1923/26 e compì ad
Edimburgo nel 1927 un anno di
specializzazione in cui redasse
la sua tesi di licenza teologica
su: « La vita e l’opera di Félix
Neff ». Al momento di entrare
nel servizio attivo della chiesa i
professori della Facoltà scrissero di lui : « Lascia qui, in Facoltà, un buonissimo ricordo di sé.
Si è rivelato mite, affettuoso, pieno di buona volontà, equilibrato nella sua pietà personale e
nelle manifestazioni del suo pensiero e della sua irreprensibile
condotta ».
Fu pastore a Rodoretto dal
1927 al 1929, poi per 17 anni a
Luserna San Giovanni sino al
1946, poi ad Ivrea ed Aosta sino
al 1954, infine fu per 14 anni a
Perrero. In tutte le località il
suo lavoro ha lasciato un segno.
In particolare, come ha notato
il prof. Claudio Tron a nome
della chiesa di Perrero, il pastore Rivoira seppe essere accanto
alla gente umile ed il suo lavoro
fu realmente un lavoro di coppia
poiché i suoi doni personali s’integrarono perfettamente con
quelli della moglie Laura, attiva
in campo musicale e nell’intessere rapporti comunitari.
« Renzo Rivoira non amava il
protagonismo ecclesiastico, le luci della ribalta, preferiva — ha
tra l’altro detto il pastore Platone che ha presieduto il servizio funebre — lasciare emergere
gli altri seguendoli, con signorile
discrezione, attraverso un’attenta predicazione dell’Evangelo.
Ora chi, tra i giovani, prenderà
il suo posto nella battaglia che
stiamo conducendo in Italia? ».
Alla moglie Laura, che ha condiviso questo lungo e fruttuoso
ministero del marito, e alla sorella Mariuccia rinnoviamo la
nostra simpatia in Cristo Risorto.
ALLE VALLI VALDESI
Al Laux, una pagina di storia valdese
PINEROLO — Siamo ormai
entrati nel ciclo delle celebrazioni destinate a commemorare il
450’ anniversario del Sinodo di
Chanforan (1532) e l’Unione femminile della chiesa di Pinerolo,
dopo aver .dedicato nei mesi
scorsi una serie di studi al tema
dell’adesione dei Valdesi alla Riforma protestante, giovedì 10
giugno ha risalito l’alta valle del
Chisone, fino al lago del Laux,
sede di un Sinodo di notevole
importanza nella storia valdese.
Fu infatti in quel Sinodo (1526)
e alla presenza di 140 P.arbi provenienti in gran parte dalle Valli. dalla Provenza e dalla Calabria, che venne presa la decisione di inviare una deputazione oltre le Alpi, per assumere informazioni sulla Riforma in via di
sviluppo, specialmente in Svizzera e in Germania. Sulle rive del
lago, due sorelle in fede rievocarono la storia del Laux; Vera
Long, con un interessante profilo storico e sociologico della località; Elsa Rostan con una ricca informazione sui primi rapporti dei Valdesi con la Riforma
e in seguito sulla scomparsa del
la popolazione valdese di quella
valle, costretta a scegliere la via
dell’esilio, in Germania, per non
rinnegare la propria fede.
Seguì una breve visita al villaggio del Laux fin sulla « piazza
della preghiera » in mezzo a prati fioriti, ai piedi delle montagne
che separano la valle del Chisone da quella di Massello. Infine,
ancora una piacevole merendina
sulla riva del lago, al termine di
un pomeriggio illuminato dal sole, utile come incontro fraterno
nel ricordo del passato e per una
migliore conoscenza della nostra
storia.
Battesimo
FRALI — Domenica 28 giugno
è stato celebrato il battesimo di
Peyrot Serena di Ugo e di Ferrerò Rosanna.
• Il culto di domenica 4 luglio è stato presieduto dal pastore Lamy Co'isson. Domenica
18 luglio il culto sarà presieduto da Ermanno Genre.
Molti ospiti
ANGROGNA — Dopo il culto
di domenica scorsa abbiamo avuto una simpatica agape, nella
Sala, per i gruppi stranieri (provenienti da Berlino, Basilea e
Stoccarda) presenti in Val d’Angrogna. La sessantina di partecipanti ha poi voluto, nel pomeriggio, visitare i luoghi storici.
® Dal 19 luglio il pastore Platone compie un giro di conferenze nella Ruhr a gruppi giovanili sul tema Chanforan. È sostituito, al Presbiterio, dallo studente in teologia W. Meng che
parla italiano e terrà i culti di
domenica 25 anche al Bagnau,
alle 14.30.
• Siamo vicini al nostro cassiere Leo Coisson, alle sue sorelle e ai familiari perula perdita
della mamma, così come lo siamo a Laura e Mariuccia Rivoira per la scomparsa del pastore Rivoira.
In que.'sta rubrica pubblichiamo le
scadenze che Interessano più chiese
valdesi delle valli. Gli avvisi vanno fatti
pervenire entro le ore 9 del lunedi
precedente la data di , pubblicazione
del giornale
Sabato 17 luglio
□ TELEPiNEROLO
CANALE 56
Alle ore 20.05 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con l'Evangelo ■■
(a cura di Marco Ayassot. Franco Davite e Attilio Fornerone).
Domenica 18 luglio
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.45: Culto Evangelico a
cura delle Chiese Valdesi del II Circuito.
Per le vostre esigenze ■ Per i vostri regali
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« PENTECOSTE ’82 »
Un rendiconto
Frali - Alla scoperta degli stands di « Pentecoste ’82 ».
Un breve cenno sulla giornata
di Pentecoste 1982 a Prali: incontro ben riuscito malgrado il
tempo contrario, con una buona
presenza che nel pomeriggio ha
raggiunto, si calcola, il migliaio
di persone. Buona raffluenza anche nella mattinata. Una diecina
di stands ben organizzati nelle
varie sale di Agape hanno intrattenuto il pubblico. Si calcola di
aver servito circa 600 pasti. Ecco
qui di seguito alcune cifre:
Incasso generale (vendite medaglie, adesivi, pranzo, ecc.) cir
ca L. 5.500.000; spese varie sostenute L. 2.500.000; contributo all’Eco-Luce L. 300.000. Andranno
alla Casa di Riposo per Anziani
di San Germano Chisone, come
a suo tempo annunciato, circa
L. 2.700.000.
N. B. - Tutte queste cifre sono
arrotondate e non definitive.
Il Comitato ringrazia ancora
tramite il giornale, tutte le persone che si sono messe a disposizione per la buona riuscita dél
l’incontro.
L. M.
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3
16 luglio 1982
vita delle chiese 3
UNA FIGURA DI CREDENTE
Ricordando Miriam Castiglione
A colloquio con i lettori
« Quando hanno visto che la
prof.ssa Castiglione voleva saper tutto sui Pentecostali, questi le hanno fatto sapere che per
continuare le sue interviste doveva convertirsi. Poiché non accettò, fu costretta a orientarsi
verso altri campi di ricerca ».
Una voce autorevole e ben informata ha detto questo al funerale di Miriam Castiglione,
ricercatrice di sociologia religiosa, autrice di numerose pubblicazioni, docente universitaria di
recentissima nomina, che ci ha
lasciato (26.6.82) in giovane età.
Altrettanto, la stessa Miriam
aveva confidato al sottoscritto,
qualche tempo fa, relativamente
ai Testimoni di Geo va: o convertirsi o smettere le interviste.
Vogliamo ricordare questa cara sorella con un breve profilo
culturale e umano.
Alle ricerche sul movimento
pentecostale, la Castiglione aveva dedicato i primi amori di studentessa e poi di laureata in
Storia delle Religioni. Tra gli anni 1972-75 ha pubblicato 5 contributi ‘. Figlia dell’evangelismo
valdese siciliano, entusiasta, era
affascinata da taluni fenomeni di
religiosità popolare, soprattutto
di matrice evangelica. Negli anni
successivi allargò le indagini,
ma finì pur sempre con lo scrivere ancora e principalmente di
gruppi o comunità pentecostali ^
Lasciata la pista pentecostale
— per il motivo già detto —
scrisse un saggio sul tarantismo
(fenomeno di possessione-dipendenza dal Santo-taranta, con manifestazioni di rigidità corporea e
dissociazione psichica) l
Il volume sui Testimoni di
Geova * documenta il suo nuovo
punto di arrivo, informato, pa
noramico, ricco di spunti. (Fu
presentato a Bari, in una tavola
rotonda, affollatissima, come abbiamo riferito su questo giornale, n. 17, 23.4.1982).
Gli ultimi studi, i più elaborati, frutto di interviste registrate
meticolosamente tra gli anni 7679, riguardano i sogni, o più
precisamente le visioni di alcuni personaggi carismatici, promotori di devozioni popolari, di
culti extra-liturgici, contestatori della e nello stesso tempo
riproducenti la devozionalità popolare cattolica’. (L’esplorazione
in questo campo è stata determinata dal netto rifiuto dell’autrice di pagare il secondo pedaggio spirituale, di cui abbiamo
detto).
L’opera I professionisti dei
Sogni si colloca dignitosamente,
senza retorica — come scrive
Vittorio Lanternari nell’introduzione — nel filone della storia
religiosa del Sud Italia, e
con un contributo originale,
presenta, per la prima volta, una
analisi meticolosa e approfondita di alcuni aspetti inediti della
religiosità popolare pugliese: un
capitolo di storia religiosa del
Mezzogiorno inquieto, e dove
emergono strati antichi di religiosità precristiana in nuovi amalgami e sincretismi (p. 15).
Gracile nel fisico, fine nell’aspetto, Miriam era anche una
donna di azione, militante nel
PCI, interessata al lavoro delle
Comunità del dissenso cattolico (Conversano, Lavello), animatrice dei giovani della FGEI,
promotrice di rinnovamento
nella chiesa e nella società, bramosa di autenticità, semplicemente.
Oltre agli scritti, ci ha lascia
to una testimonianza di vita.
Giulio Vicentini
* Miriam Castiglione, Il movimento
pentecostale in Italia nelle polemiche
del 2“ dopoguerra, in Annali della Facoltà di Magistero, Univ, di Lecce, ’72,
pp. 1-27;id., Aspetti della diffusione
dei movimento pentecostale in Puglia,
in Uomo e Cultura, 9, 1972, pp. 102108; id., Il neo-pentecostalismo cattolico, in Idoc Internaz., 16, 1973, pp.
34-41; id., I neo-pentecostali in Italia,
in Attualità protestante, 59/60, Claudiana, Torino, 1974; id.. Pentecostali
carismatici e protesta sociale, in Idoc
Internaz., 4, 1975, pp. 52-65.
^ Id., Protestantesimo e religiosità
delle classi subalterne, in H. Mottu-M.
Castiglione, Religione popolare in una
ottica protestante. Claudiana, Torino,
1977, pp. 53-101; id.. Marginalità religiosa e dinamica culturale, in AA.VV.,
Questione meridionale e classi subalterne, a cura di F. Saija, Napoli,
.1978, pp. 141-158.
’ M. Castiglione e Luciana Stocchi, Il tarantismo oggi: proposte per
una verifica, in Questione meridionale,
cit., pp. 159-184; M. Castiglione, Il
tarantismo oggi: proposte per una verifica, in La Critica Sociale, 44, 1978,
pp. 43-70.
* Id., I testimoni di Geova: ideologia religiosa e consenso sociale,
Claudiana, Torino, 1981.
’ Id., Sogni, visioni e devozioni popolari nella cultura contadina meridionale, in AA.VV., Chiesa e religione di
popolo, Claudiana, Torino, 1981, pp.
75-103; id.. I professionisti dei sogni.
Visioni e devozioni popolari nella cultura contadina meridionale, Liguori
editore, Napoli, 1981, con introduzione 'di Vittorio Lanternari. (Ampia documentazione di interviste registrate e
minuziosi resoconti di culti extra-liturgici cui l’autrice ha preso parte come
osservatrice).
CORRISPONDENZE
Essere parte della chiesa
ROMA — Nel tempio di via 4
novembre, 1“ domenica di Pentecoste. Nove catecumeni hanno
professato la loro fede e sono
stati ammessi alla Santa Cena, e
una di loro ha ricevuto anche il
battesimo. Il tempio era gremito, la testimonianza resa dai confermandi ai loro compagni di
scuola, aveva suscitato un vero
interesse e oltre cinquanta giovani cattolici erano presenti.
Il pastore Scuderi ha predicato sul testo di I Cor. 12: 27: « voi
siete il corpo di Cristo ». Dopo
aver notato che, secondo la generale considerazione della maggioranza dei giovani d’oggi, dinanzi ai molti problemi sociali,
politici ed umani, sembra assurdo ai più che dei giovani al momento di fare una scelta di vita,
invece della militanza in un partito o in un movimento sociale
ed umanitario, abbiano scelto di
confessare la loro fede in Cristo
Gesù e di entrare a far parte di
una Chiesa evangelica, il pastore
ha precisato che questa obiezione nasce da un errato concetto
di Chiesa.
Alla Chiesa NON SI APPAR
TIENE, si appartiene a Cristo
unico Signore della nostra vita,
della Chiesa si è parte integrante, nella Chiesa ogni credente ha
la sua parte attiva come membro di un corpo vivente. La Chiesa siamo noi, assemblea di credenti di un dato luogo, e fuori
di noi non c’è Chiesa.
Quando si comprende questo
allora si capisce perché alcuni
giovani oggi ancora fanno la scelta della fede in Cristo e chiedono di essere parte integrante di
una Chiesa locale. Essi vogliono
vivere la loro fede insieme ad
altri fratelli, vogliono che la loro fede sia vita vera, vissuta in
Cristo e spesa sul banco di prova
di questo mondo in tutti i problemi che esso presenta. Quindi
essere parte della Chiesa non è
fuggire dal mondo, ma essere nel
mondo nel home di Cristo perché Cristo sia ancora operante
tra gli uomini per mezzo nostro.
L’esortazione finale della predicazione ha richiamato i neomembri di Chiesa e tutti gli altri
ad essere membri fedeli ed atti
vi ciascuno secondo la parte di
servizio che Dio gli ha affidato.
Indicazioni stradali
LUINO — Sono stati installati
3 cartelli stradali riportanti l’ubicazione della chiesa e l’orario del
culto. Questa iniziativa, oltre a
quella già fatta dalla Azienda
Autonoma^di Soggiorno di inserire la nostra chiesa nella guida
turistica e nella piantina della
città ci dà la possibilità di essere conosciuti dai molti turisti
Protestantesimo
in TV
26 LUGLIO
II RETE ore 22.50
DAG HAMMARSKJOELD
UNA VITA,
UN’ESPERIENZA DI FEDE
La fede di Mister H viene
illustrata da Franco Giampiccoli alla luce delle sue
esperienze di Segretario Generale dell’ONU.
■giistoroutc JUBevflo
specialità piemontesi
cucina internazionale
Corso Gramsci, 11 Tel. (0121 ) 91.236
10066 TORRE PELLICE (To)
che frequentano questa zona del
lago Maggiore.
I cartelli sono stati costruiti
rispettando le norme europee
che diventeranno operanti nel
1985, quindi con una simbologia,
colore e dimensione unificata, sono stati installati all’ingresso della città dalle 3 più importanti vie
di comunicazione: una è quella dei valichi svizzeri di Fornasette e Zenna, l’altra proveniente dai valichi di Cremenaga e
Ponte Tresa e riiltima da Varese capoluogo.
Siamo coscienti che questa ini^ziativa ha poco valore sul piano
’^evangelistico, però oltre al problema turistico con questa iniziativa vogliamo rimarcare la nostra presenza anche alla cittadinanza locale verso la quale portiamo la nostra testimonianza di
fede.
ALDO CHIARA
Dopo la improvvisa e prematura dipartita del fratello Aldo Chiara, deceduto a 66 anni in Alessandria la
sera del 6 giugno scorso, vorrei espritñere alcuni miei pensieri sul conto di
questo caro fratello, la cui memoria è
sempre viva in me. Durante il mio ministerio nelle chiese metodiste del Sud
Piemonte dal 1958 al 1971, Aldo Chiara è stato un prezioso ed attivo mio
collaboratore.
Oltre il suo compito di organista
nelle chiese di Alessandria, di Bassignana e di S. Marzano, è stato un
saggio mio consigliere, integerrimo
amministratore delle chiese e — in
varie occasioni, quand’era necessario
— un valido predicatore deH’Evangelo.
È comprensibile quindi il senso di
vuoto che Aldo ha lasciato nelle chiese metodiste di Alessandria, di Bassignana, di Calosso, di Canelli e di S.
Marzano Oliveto.
Ricordando la figura di Aldo Chiara
non si può dimenticare suo fratello
Ariele, deceduto pochi anni or sono. Entrambi figli del pastore metodista
Giuseppe, durante gli anni di crisi della
Chiesa Metodista Episcopale degli anni trenta, Aldo ed Ariele si addossarono le responsabilità morrai! e concrete
per la sopravvivenza della chiesa di
Alessandria quali esperti amministratori e validi predicatori.
Oltre che nell’opera cultuale, Aldo
ha dimostrato tanta saggezza ed intraprendenza nel gestire, dopo di me,
la <1 Casa Estiva » di San Marzano facendola prosperare nel suo sviluppo
e sapendo conservare alla « Casa »
quell’atmosfera « evangelica » che era
stata la sua impronta fin dall’origine.
« Noi siamo più che persuasi che
né morte, né alcuna altra cosa potranno separarci dall’amore di Dio,
ch’è in Cristo Gesù, nostro Signore ».
Queste parole — ricordate nei messaggi delle esequie — siano di speranza per la vedova Margherita, per
i figli Regina e Piero ed anche per
tutti coloro che ora devono proseguire
la fedele testimonianza di Aldo Chiara.
Giuseppe Anziani
VIAGGIO IN ISRAELE?
Leggo nel n. 25 che i Concistori di
Angrogna e di Pomaretto organizzano
un viaggio in Israele per marzo 1983.
Rallegra constatare che l’itinerario
culturale valdese parli di visite a
luoghi « biblici » e non a luoghi « santi », come usano dire i con-pellegrini di santa romana chiesa. È altresì positiva l’idea di un lavoro preparatorio
prima del viaggio.
Lascia tuttavia costernati il fatto
che per approfondire il problema
politico-spirituale (???) della Palestina »
i fratelli di Angrogna e di Pomaretto debbano recarsi in Israele, sia pure
scortati da un pastore indefesso in
viaggi nello stato sionista.
Chissà se questo collaudato esperto
otterrà i visti per condurre il suo
gruppo — non so — nelle terre arabe
di Gaza o in quelle cisgiordane, occupate, manu militari, dai coloni sionisti?
Reduci dal loro viaggio, i pellegrini
valdesi stenderanno il loro bravo resoconto e così noi poveracci, che non
abbiamo la grana per recarci in terra
santa, finalmente apprenderemo la verità.
Un suggerimento agli organizzatori del viaggio, per arricchire il quadro
“ polìtico-spirituale »: escursione extra
di un solo giorno in Libano: costo 200
mila lire (affrettarsi per le pratiche,
altrimenti occorre deviare via Cipro).
Le macerie e le migliaia di morti di
Salda, Tiro, Beirut non sono documenti millenari né biblici, ma una tragica
attualità che dobbiamo affrontare.
Concludendo, caro Direttore, se
non vado errato, anni fa, una comitiva
di evangelici italiani compì un viaggio turistico-culturale in Israele; era
un periodo, se non di pace, di relax
in Medio Oriente e nulla c’era da ec.cepire su questa iniziativa; Israele
era lo stato della intransigente, ma leale Golda Meir.
È lo stesso oggi, nell’Israele che i
fratelli valdesi intendono visitare, che
ha per premier l’ex terrorista Menahem Begin e per ministro della difesa
quel campione di fanatismo razzista di
Ariel Sharon?
Danilo Venturi, Bologna
LA FFEVM
Leggiamo sul paginone centrale dell’Eco-Luce n. 25, sotto il titolo « Intervista ad alcune componenti del Consiglio uscente » (si intende della F.F.E.
V.M.), la dichiarazione di Niny Boér
che ci lascia a dir poco sconcertate.
Se invece di portare avanti con continuità dì impegno un servizio teso
alla ricerca, allo studio, al confronto,
al contatto con le Unioni e i Gruppi,
avessimo dovuto, come dice Niny Boér,
passare ben due anni nella « critica
reciproca » e, solo in ultimo, salutandoci, entrare nella fase » dell’accettazione reciproca », non ci sarebbe certamente stato possibile svolgere il
lavoro fatto e rispondere al mandato
affidatoci, come è invece avvenuto.
Non crediamo assolutamente che il
« Congresso in vista dell’integrazione
tra i movimenti femminili metodista e
valdese » del 1980 che ha votato per
l’integrazione, lo abbia fatto solo per
adeguarsi a quanto era già avvenuto
per le chiese. Il voto espresso allora
ha sanzionato una realtà di accettazione reciproca di doni, capacità, abitudini di lavoro, tradizioni diverse, che
era già in atto da molto tempo in
moltissime situazioni.
Non bisogna confondere i limiti e
le difficoltà inerenti ad un qualsiasi
lavoro di gruppo con il fatto soggettivo di un difficile inserimento in esso.
Abbiamo tutte sempre cercato di far
sì che ognuna sì sentisse parte integrante del gruppo.
Ci duole perciò veramente che, invece di aver vissuto come noi una
realtà positiva, questa nostra sorella
abbia fatto una cosi negativa esperienza, ma non possiamo condividere
con lei l’idea che l’unico modo sicuro di fare la « mayonnaise » sia quello di farlo alla vecchia maniera.
Maddalena Costabel
ex presidente FFEVM
Èva Rostain
ex vice presidente
Israele
(segue da pag. 1)
questo schema non si esaurisca
nel negativo, nella distruzione?
La Tavola valdese ha ricordato al governo israeliano il passo
di Isaia 42: 5-7 in cui la vocazione di Israele è espressa in termini di liberazione dei prigionieri. Credo che possiamo e dobbiamo ricordare all'Israele di oggi
che la sua eredità biblica non
consiste solo nella descrizione
delle frontiere del re Davide da
riprodurre o allargare, ma anche
e soprattutto in una chiamata ad
essere luce delle nazioni in mezzo ai popoli che abitano la terra
a tutti i quali Dio dà vita e respiro. E questo possiamo farlo
insieme ai tanti e tanti ebrei che
nella vasta diaspora .•si sono dissociati dalla politica di Begin e
a quelli che hanno avuto il coraggio di dimostrare in Israele
per la pace e contro l’aggressione nei confronti del Libano.
Ma questo possiamo farlo solo
nella preghiera e cioè nel riconoscimento della nostra partecipazione alla vicenda mediorientale.
In primo luogo per il fatto che
è per le persecuz.ioni secolari al
popolo ebraico che il problema
mediorientale è sorto. E in secondo luogo perché lo schema
dell'appello alla calma della fede e della risposta nell'isteria
della soluzione di forza è la trama della storia non solo di Israele ma del mondo intero.
Solo con questa partecipazione nella preghiera e nella testimonianza possiamo sperare che
ancora una volta « l’Eterno aspetterà per farci grazia » e che l’ultima sua parola non sarà di giudizio ma di misericordia.
Franco Giampiccoli
4
4 obiettivo aperto
r
16 luglio 198*6 lu
LA MAFIA: UN CANCRQC
Mafia: per chi vive al Nord questa parola
Tichiama subito alla mente fiere immagini di
« picciotti » dal volto scuro, buffetti, basette,
coppola, lupara; oppure immagini di « cadaveri eccellenti » coperti di sangue. Il pregiudizio comune — alimentato dai film degli anni
sessanta, ancor più che dal telegiornale — mantiene una visione quasi folkloristica del fenomeno: mafia uguale Sicilia, mafia uguale arretratezza, mondo rurale. Medioevo. Una triste
piaga — si dice — lasciataci in eredità da un
passato assai remoto e destinata comunque a
scomparire in breve tempo.
Al contrario, la mafia di oggi — assai più
della ’ndrangheta calabrese e più della stessa
camorra napoletana — è fenomeno moderno,
anzi, sembra addirittura costituire l’avanguardia di un nuovo corso del capitalismo. La nuova mafia si chiama clientele, corruzione, speculazione edilizia, droga, ma anche investimenti
perfettamente legali, con un fatturato pari a
quello delle maggiori multinazionali. Raggiunge un peso economico che gli stessi bilanci di
stato — soprattutto in Italia, in Francia, negli
USA, ma il fenomeno si va estendendo — non
possono trascurare. Un’analisi corretta e approfondita diviene a questo punto improrogabile, perché da un’analisi sbagliata derivano rimedi inefficaci: non è con un nuovo « prefetto
di ferro » che si elimina il problema, poiché .si
tratta di reati patrimoniali prima che di reati
contro l’ordine pubblico e non si è in presenza
di alcun tentativo di abbattere lo Stato, ma
piuttosto della cancrerìa di una parte dello Stato stesso.
Per capirne di più — spinti soprattutto dall ultimo grande delitto di mafia, l’assassinio di
Pio La Torre e di Rosario Di Salvo — ci siamo
rivolti ad alcune tra le persone (troppo poche!)
che quotidianamente rischiano la loro vita in
un opera di denuncia puntuale dell’evoluzione
del fenomeno mafioso, di analisi, di ricerca di
pos.sihili soluzioni. A Palermo abbiamo intervistato Umberto Santino, del Centro siciliano di
documentazione « Giuseppe Impastato », un nostro compagno di strada nella lotta per la pace
e contro l’installazione della base missilistica
di Comiso, da anni attento e attivo osservatore
della realtà palermitana e siciliana più in generale, miche nelle sue relazioni internazionali.
Giacomo Conte, magistrato palermitano, e
Antonino Recupero, professore di storia contemporanea. all Università di Messina, ci hanno
a loro volta fornito materiali aggiornati e di
estrerno interesse. Di questi materiali — accanto all intervista di Santino che dà un quadro generale del problema — pubblichiamo solo qualche estratto, alcuni « flash » che ci auguriamo
possano stimolare il lettore de L’Eco-Luce ad
approfondire la questione di propria iniziativ'a.
Dagli anni Cinquanta ad oggi è
mancato l’antagonista. Ad essere
sfruttati dalla nuova M sono diversi soggetti: lavoratori, disoccupati, giovani, ecc. però tra questi
soggetti è stato sinora diffìcilissimo sviluppare una mobilitazione
sufficiente a portare all’uniflcazione di un fronte di lotta — sia
contro il capitalismo nel suo complesso, sia contro il fenomeno mañoso. Quest'ultimo, infatti, diventa
chiaramente un risvolto del capitalismo in questa realtà, tenendo
conto soprattutto del fatto che si
comincia a sviluppare un rapporto
cón la M americana che non è
più meramente parentale ed episodico, ma fondato prima su un progetto e poi su un programma economico, al cui centro prima c’è il
contrabbando di sigarette, poi
a partire dagli anni Sessanta, con
un’irnpennata negli anni Settanta
— c’è il traffico internazionale di
stupefacenti.
Il delitto La Torre coglie il movimento in una fase in cui non è
I
che sia nato il nuovo antagonist^,
però va nascendo una realtà chi
I
L’
Wnt
pone in forse una delle costanj
dello sviluppo della M: il servili'
smo nei confronti degli USA. Non'
che il movimento sia in grado
impedire l’installazione della b„„„
missilistica di Comiso, però espri,*"“'
me una tendenza (che può andiei”*'
andare verso la crescita) capace®,
di portare alla messa in crisi
questa costante fondamentale.
Tutto questo, collegato ai « colpi j
dati all’accumulazione matìosa dii f
cui parlavo prima, non può nontg
aver preoccupato la M nelle sueL^
articolazioni internazionali. Il de-L £
fitto La Torre è stato dunque unL^
grosso defitto preventivo, un alt aiyg.
movimento, alle sinistre, alla libertà
di fare politica. La scena è Paler-|{Q
mo, perché Palermo è una delle ’
centrali internazionali del traffico^'
di droga ed è la capitale di una Si-«gj
cilia dove si sta giocando una par-jjjQ
tifa fondamentale afi’interno della
logica di militarizzazione interna-ujo
da
I
Il crimine organizzato
ine
Un «avvertimento» per le sinistre
— Pio La Torre, segretario regionale del PCI in Sicilia, è stato assassinato dalla mafia (M) il 30 aprile insieme con Rosario Di Salvo,
anch’egli militante comunista. Perché?
— L’assassinio di Pio La Torre e di
Rosario Di Salvo avviene in un momento in cui la M ha ricevuto dei
colpi; innanzitutto la scoperta di
alcune raffinerie di eroina a Palermo. Questo non significa che l’apparato della produzione dell’eroina
— che ha una delle sue centrali intemazionali a Palermo — sia stato
sgominato, però significa che ci
sono alcuni magistrati particolarmente coraggiosi e attrezzati, che
continuano l’attività di Gaetano
Costa, cioè che vogliono andare avanti nella lotta contro la M. In
secondo luogo l’inchiesta del giudice Falcone: è la prima volta che
viene fuori uno spaccato della realtà internazionale della M, con tutte
le sue connessioni e soprattutto
con il programma economico su cui
si fonda e al cui centro c’è il traffico di droga. Vi sono poi altre cose che preoccupano gli ambienti mafiosi: la possibilità che diventi legge
il disegno che aveva come primo
firmatario Pio La Torre, che per la
prima volta in Italia pone al centro
la questione della realtà economica della M e prevede quindi la possibilità di perseguire i mafiosi sul
terreno patrimoniale; la venuta di
Dalla Chiesa come prefetto di Palermo: beninteso. Dalla Chiesa non
avrà grandi possibilità di operazione (tra l’altro, la sua fama di
incorruttibile è .intaccata dal fatto
che il suo nome era compreso tra
gli iscritti alla P2); però Dalla
Chiesa è uno che conosce gli ambienti mafiosi, perché è stato qui
in una fase decisiva, che ha visto
l’attestarsi della M a Palermo essenzialmente come M urbana e,
tutto sommato, ha una sua serietà
professionale. Anche la venuta di
Dalla Chiesa è stata in larga parte
voluta dal PCI; infine, lo svilupparsi in Sicilia di un vasto movimento di lotta contro l’installazione della base missilistica a Comiso.
Il PCI — che dopo la fase del
compromesso storico ha conosciuto
un periodo di logoramento e ha
segnato dei notevoli passi indietro
sul piano elettorale, particolarmente in Sicilia — ha avuto un ruolo di
primo piano nel Movimento per la
pace, un movimento che ha portato
contraddizioni anche all’interno di
un fronte che la M considerava —
soprattutto dopo il defitto Mattarella — come totalmente riconquistato alla sua causa. Non si tratta
tanto di alcuni deputati regionali
democristiani che firmano contro
i missili, ma si tratta, per esempio,
del coinvolgimento di una realtà
che in Sicilia ha una sua corposità, come le AGLI.
Ora, la M agraria — cioè la M
che è andata sviluppandosi fino
agli anni Cinquanta soprattutto
nella Sicilia Occidentale — aveva
un suo antagonista naturale, rappresentato dal mondo variegato del
contadiname: braccianti, contadini,
mezzadri, piccoli proprietari, ecc.
Questi erano gli antagonisti che già
lo stesso sistema produttivo produceva nei confronti del fenomeno mafioso, che allora era rappresentato dai gabellotti, cioè dai
grandi affittuari che erano lo strato intermedio fra i contadini e i
grandi proprietari terrieri. La violenza era funzionale al processo di
accumulazione e ai meccanismi di
esercizio del potere, in una società
che possiamo definire — insieme
con studiosi abbastanza acuti e
recenti — di « capitalismo periferico ». Anche nei confronti della
M agraria, infatti, vanno evitate
le tesi sulla M legata necessariamente all’arretratezza e al' sottosviluppo.
I Fasci siciliani della fine del secolo scorso, il movimento contadino degli anni prima del fascismo,
quello defi’iramediato dopo-guerra
furono espressione di un antagonismo di classe nei confronti del fenomeno mafioso, allora essenzialmente attestato sulle campagne.
Poi è cambiato il rapporto cittàcampagna: il movimento contadino
— pur ottenendo qualche successo
con la riforma agraria — in larga
parte è stato sconfitto e la prova
più evidente sono gli ottocentomila emigrati dalla Sicilia dagli anni Cinquanta agli anni Settanta
(quattro milioni da tutto il Mezzogiorno), mentre la M è diventata
urbana. Si collega soprattutto con
la crescita delle città, accentua il
suo controllo sui mercati, si dedica alla speculazione edilizia utilizzando i capitali accumulati nel periodo precedente — anche con la
vendita di terreni durante la rifornra agraria — si collega con il
terziario sviluppando il clientelismo come arma di consenso.
— Piersantl Mattarelia, democristiano, presidente della Regione siciliana, assassinato anch’egli dalla
M il 6 gennaio 1980, al contrario
di La Torre non era certamente
elemento di spicco di alcun movimento di massa. La M deve aver
avuto altre ragioni per sopprimerlo. Quali?
— Per Mattarella bisogna evitare
un discorso troppo generico. Da
anni portiamo avanti un’analisi che
vede al centro della crescita della
M — sia come potentato economico che come borghesia inserita nei
meccanismi fondamentali del palazzo — la Democrazia Cristiana.
Certamente in Piersanti Mattarella hanno colpito anche un uomosimbolo, poiché egli aveva ereditato l’elettorato di suo padre Bernardo che, secondo gli atti della
Commissione parlamentare ànti-M,
era espressione politica della M
di Castellammare, una delle più
forti della Sicilia. Ma tutto questo
non significa che tutta la DC sia
mañosa. Significa che, soprattutto
in una DC come quella siciliana,
si privilegiano gli interessi di questi strati di borghesia che accumulano attraverso il ricorso alla violenza.
Piersanti Mattarella era invece
portatore di un progetto di apertura. Facciamo un esempio concreto: la M non ha colpito né i
democristiani, né i comunisti nel
periodo d’incubazione del compro
La mafia e l’acqua
« Nella nostra regione, secondo le stime più sicure, VI è un potenziale di acqua utilizzabile Cm
senso lato, cioè anche quello della falda profonda)
di circa 7 miliardi di metri cubi. Le disponibilità
alla line del ’76 erano secondo la Cassa per il Mezzogiorno; per uso potabile 3.S0 milioni di me.; per uso
milioni di me.; per uso industriale di
133 milioni di me. La situazione dal ’76 ad oggi non
e per nulla cambiata, anzi: si è molto aggravata in
tutte e tre le direzioni dell’uso dell’acqua.
Ernblematico mi sembra ciò che avviene per l’anprovvigionamento ìdrico di Palermo. Dal bilancio
ufficiale dell'AMAP risulta che *si spendono 2 miliardi ogni anno per l’acquisto di acque private: i poteri pubblici hanno agito non molestando nessuno dei
grandi proprietari di pozzi, che sono stati ulteriormente favoriti dalla scomparsa dell’agrumeto e degli orti della piana di Palermo diventando venditori
di acqua per la collettività.
In fiuta la zona dell’area industriale di Siracusa
vi è un abbassamento pauroso della falda acquifera.
Non si possono accumulare rendite parassitarìe
lasciando decine e decine di comuni siciliani assetati, comuni, come nel Belice, che possiamo dire
galleggino suH’acqua, eppure a Salemi l’acqua arri
riva
nelle case ogni venti giorni, per non parlare di Licata e di Palma di Montechiaro. Perché l’acqua —
bene pubblico — dev’essere privata? Perché la Regione siciliana non si è avvalsa dei poteri attribuitigli dallo Statuto Speciale di potere ampiamente legiferare in materia di acque pubbliche di interes.se
regionale? ». Le poche volte che si decide per l’esproprio succede quello che è successo con la diga Garcia, pagata « 80 volte il prezzo previsto ».
Per avere un’idea della situazione agricola, basti
sapere, per esempio, che « l’attuale incidenza del costo dell’acqua su un kg. di agrumi nella zona del
Lentinese (SR) è di circa 16 lire, mentre la stima
fatta deH'incidenza del costo dell’acqua data dall’invaso del Siviere (ex lago di Lentini) sarebbe di
10 lire. Se moltiplichiamo questo risparmio netto
per una produzione media sulla estensione ipotizzala di irrigazione viene fuori un risparmio di oltre 3
miliardi e mezzo all’anno ».
« Concludendo voglio ribadire che sulla questione delle acque convivono due tipi di interessi mafiosi: i vecchi interessi parassitari e la nuova caratterizzazione dovuta all’intervento pubblico nell’economia ».
Dalla relazione di Guido Ahhadessa, segretario regionale siciliano della Federhraccianti, su «Mafia e
acqua» al Convegno internazionale «Mafia e potere» (Messina, 19-24 ottobre 1981).
messo storico, perché evidentemente si stavano rendendo conto che
il PCI veniva catturato all’interno
di un’ottica di continuità.
Mattarella è stato colpito quando
« loro » si sono accorti che queste
aperture potevano rappresentare un
pericolo. Alcuni atti della giunta
da lui presieduta — per esempio
la revisione dell’albo degli appalti
— potevano rappresentare le prime
concessioni che alcuni ambienti DC
cominciavano a fare al PCI e alle'
sinistre in un’ottica che poteva portare a conseguenze molto pericolose per gli ambienti mafiosi. Quando
noi parliamo di borghesia mañosa
ci riferiamo a due aspetti fondamentali; uno è che non si tratta
di meri criminali, di bestie feroci,
ma di una violenza collegata al processo di accumulazione della ricchezza. Un’accumulazione alla quale è funzionale lo strumento violenza. L’altro aspetto — che risulta
a,bbastanza chiaro dagli atti ufficiali del governo degli USA e dagli
studi dei sociologi americani —
è che quello che questi ultimi chiamano 1’« organized crime» (al cui
centro, in posizione egemonica
vengono individuate le famiglie
mafiose italo-americane) fa accumulare ricchezza che poi viene investita; diventa attività imprenditoriale, commerciale, sistema finanziario, business, insomma.
Il bisogno fondamentale della M,
dunque, ora che l’accumulazione
illegale — soprattutto collegata col
traffico internazionale di droga ha raggiunto livelli di fatturato da
grande multinazionale, è quello dell’investimento. Che già c’era negli
anni Cinquanta e in America addi
rittura negli anni Venti: ma oggi
la dimensione imprenditoriale "
quella bancaria, finanziaria, ecc. "
tenendo conto dell’enorme lievitazione dell’accumulazione illegalSi
non può più essere quella di una
volta. Dev’essere, necessariamente
molto più espansa. Un’operazione
come quella che Mattarella aveva
in cantiere ingombrava uno dei terreni su cui la M aveva già espresso una capacità imprenditoriale
notevole e che « loro », tenendo
conto di operazioni di una certa
importanza come quella del risanamento del centro storico di
lermo — un’operazione da migliaia
di miliardi — pensano di far pi'O'prio, soprattutto partendo dal fat;
to che sono molto più ricchi dei
mafiosi degli anni Cinquanta.
Il messaggio della M è stato raccolto dalla DC nazionale e siciliana'
il governo D’Acquisto (nuovo pi'®'
Bidente della Regione, n.d.r.) fi®
rappresentato un arretramento P®“
litico in risposta al messaggio mafioso. Emblematico il caso di Nico
letti, uno dei democristiani più f®'
vorevoli al compromesso col
che cambia radicalmente atteggi®'
mento dopo il delitto Mattarella.
5
luglio 1982
XHE SI MANGIA LO STATO
obiettivo aperto 5
BL’internazionale mafiosa
lo tf "■ pensi che anche a livello
l3j^“iiazionale sia avvenuto qualcosa di
;sp*snalogo con Tassassinio di Aido Mojjciieto? Qualcuno ha parlato esplicita„„„.'niente di M intemazionale anche in
^^iinel frangente.
, — Mah! In Italia siamo circonda^^P”dda una parte da complottologie
^ ®(la rotocalco per buona parte camin aria, dall’altra da una pro®™ onda arretratezza di informazio^ sul fenomeno mafioso, dovuta
“ ™bche alle fortune delle tante « maOologie» che lo considerano come
Ì’®™ijnalcosa di regionalmente delimi^ quasi folkloristico, (non ultiLeonardo Sciascia: secondo lui
poteva essere stata la M ad as^ ^''(sassinare Mattarella, perché il maPfJ'pso non può uccidere davanti alla moglie della vittima). Detto quel’ipotesi che la M — conside[ista come fenomeno internazionale
r vedesse nell’opera di uomini copie Mattarella o come Moro dei
picoli per la conservazione deli^’assetto politico ha un certo fon
Le grandi famiglie
damento. Quindi, ci sia o non ci
sia stata la mano diretta della M
nell’uccisione di Moro, si può quanto meno ipotizzare una strumentalizzazione da parte sua del terrorismo brigatista. Attenzione, però:
M e terrorismo brigatista rimangono due fenomeni da distinguere.
La distinzione la fa lo stesso Stato.
Contro la M — dall’Unità ad oggi
— si hanno solo di tanto in tanto
dei periodi in cui si cerca di perseguirla (spesso negli USA, assai
meno in Italia). Questa è una prova che le organizzazioni maflose,
soprattutto da quando hanno svi- ,
luppato un potere economico rilevante, sono una componente dei
meccanismi del comando, dello
Stato, il quale altro non rappresenta che i’istituzionalizzazione dei
livelli reali di accumulazione e di
potere.
Contro il terrorismo, invece, in
Italia si è agito, soprattutto contro
quello brigatista. Il che sta a dimostrare che, nonostante vi possano
essere state delle connessioni (per
meli
che
erno
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leste
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Mafia e potere
Nonostante la sentenza emessa
dalla Corte d'Appello di Viterbo
nel 1952 contro la banda Giuliano per la strage di Portella della Ginestra — che denunciava la
collusione fra Giuliano e alcuni
esponenti della Pubblica Sicurezza e della stessa magistratura — « l’isolamento di chiunque
si ponga operativamente contro
la mafia è ancor oggi esistente ».
AI contrario, le indagini sui
gravi delitti della mafia non devono essere l’onore di pochi, ma
il privilegio di molti. Tutte le
istituzioni pubbliche del nostro
paese devono collaborare positivamente ed il favoreggiamento o
il semplice tacere da parte di
persone investite di pubblici poteri deve essere considerato un
crimine grave, cosi come deve
essere considerato inammissibile
nel costume sociale che un deputato riceva il suo mandato in
forza di voti raccolti tra mafiosi e di ciò si vanti e lo ostenti ».
Le indagini vanno portate « là
dove è il cuore stesso dell’orga
nizzazione: all’interno della realtà economica dell’isola ». «È evidente che negli anni passati l’anonimato azionario, privilegio tipicamente ed assurdamente siciliano, ha contribuito non poco al
rafforzamento della struttura
mafiosa », laddove « non si produce nuova ricchezza, ma vi è
una grossa organizzazione del denaro ». Perciò « nella lotta alla
mafia magistratura e polizia devono oggi smettere il muso duro
del confronto fisico fra la guardia e il ladro ed assumere il colletto bianco e le mezze maniche
del ragioniere. Soltanto ricostruendo connessioni economiche e rapporti patrimoniali è
possibile risalire alle alleanze
mafiose, capire la lotta fra le varie cosche, le collusioni con il potere amministrativo, con le strut ■
ture industriale e commerciale:
bisogna insistere nel colpire il
mafioso nel suo patrimonio.
Di tutto ciò, però, non pare vi
siano le premesse politiche ».
Dalla relazione del giudice Franco Proventi al Convegno internazionale «Mafia e potere» (Messina, 19-24 ottobre 1981).
Mafia e droga
Le informazioni più attendibili sul
traffico internazionale della droga e
sui collegamenti fra « famiglie h siciliane e americane vengono dagli Stati
Uniti grazie al lavoro della D. E. A.
d'ufficio statunitense per la lotta al
contrabbando di stupefacenti. Drug
Enforcement Agency) che si è avvalsa
della collaborazione di esperti italiani,
fra i quali il capo della squadra mobile di Palermo, Boris Giuliano (assassinato nel luglio del '79).
Secondo la D.E.A. in Sicilia esistono le più importanti centrali di raffinazione dell'eroina e dalla Sicilia vengono controllati i principali canali di
traffico dopo un accordo raggiunto fra
le quattro famiglie mafiose che si occupano del settore. Quattro famiglie
che Boris Giuliano e il, procuratore
Costa avevano ormai individuato. Si
tratta del clan Spatola-Gambino-Inzetillo, direttamente collegate alla mafia
americana, del gruppo di Corleone guidato da Luciano Liggio e Leoluca Bagarella, della famiglia di Cinisi capeggiata da Don Gaetano Badalamenti e
della • famiglia » Fretto di Agrigento,
Secondo la D.E.A. le « famiglie » siciliane hanno inoltre raggiunto dopo
anni di guerra un accordo con i clan
marsigliesi stabilendo scambi di tecnici e di informazioni, aiuti nel campo
delle spedizioni, collaborazione finanziaria.
Secondo le indagini della D.E.A., un
terzo delle sessanta tonnellate di eroina che verranno commercializzate entro l'Ottanta con fatturato di ventimila
miliardi, passeranno dalla Sicilia, in
collegamento con Marsiglia e Le Havre. Si calcola che Mafia e Cosa Nostra possano contare ogni giorno su
circa un milione e mezzo di clienti
divisi fra Europa e Stati Uniti.
Ma la D.E.A. è riuscita anche a
far luce, a grandi linee, sul mosaico
complesso delle attività mafiose. Ci
si muove a tre livelli:' il più basso,
diretto da personaggi di minor responsabilità, è costituito dal colossale giro di droga, dei sequestri di persona,
della prostituzione, delle estorsioni: al
secondo stadio c'è la mafia degli appalti edilizi e elei grandi impianti
pubblici: per avere una facciata lecita
ci si muove nel campo delle amicizie
politiche e nell'alta burocrazia. Gli
enormi profitti ricavati dai due .. livelli » servono all'organizzazione del « terzo stadio »: i grandi movimenti di
capitali, le speculazioni in borsa, le
compravendite immobiliari, il controllo e la scalata agli istituti di credito.
(Corriere della sera, 1-9-1980),
esempio, per quanto riguarda il
traffico d’armi); delle correlazioni
(per quanto riguarda determinati
obiettivi, compresa, probabilmente,
l’eliminazione di Moro); delle contaminazioni (per quanto riguarda
le modalità delittuose: l’uccisione di
Impastato e quella di Mattarella,
per esempio, sono delitti mafiosi
camuffati da atto terroristico); nonostante questi punti di contatto, i
due fenomeni sono da distinguere
e la distinzione è nei fatti. Lo Stato italiano ha colpito duramente il
terrorismo perché ha visto in esso
un fenomeno eversivo, non — come la M — un fenomeno che si sviluppa all’interno delle classi dirigenti, ma al di fuori, anche se le
classi dirigenti mantengono la capacità di strumentalizzarlo e di
condizionarlo. La M è invece un
fenomeno di violenza espressione
della classe dirigente.
La connessione è più precisa col
terrorismo nero, perché anche qui
si è di fronte a una borghesia armata che non rispetta le regole del
gioco istituzionale. La M, però, è
una borghesia armata che rispetta o
o non rispetta le regole del gioco a
seconda della sua convenienza. Nel
caso del terrorismo nero si è di
fronte a fenomeni che indubbiamente scaturiscono da porzioni di classe dirigente, ma che non svolgono
una funzione fondamentale nell’economia del sistema di potere; la
borghesia italiana nel suo complesso non ha scelto il cavallo neo-fascista, ma l’ha mandato in avanscoperta per condizionare i partiti a
cui continuava a fare riferimento.
La M, invece, è fenomeno continuativo e non congiunturale, radicato, strutturale e non episodico,
perché proviene da strati consistenti di classe dirigente, che hanno un peso notevolissimo dato dall’entità della loro accumulazione:
anche se ogni tanto viene arrestato
qualche mafioso, il processo continua.
Per questo la richiesta del PCI:
« Lo Stato democratico colpisca la
M con la stessa intensità con cui
ha colpito il terrorismo », è fuori
bersaglio: il terrorismo è un fenomeno eversivo, non di classe dirigente, anche se strumentalizzato.
La M invece intende conservare gli
equilibri di potere in funzione della
crescita del proprio ruolo. Non è
un fenomeno destabilizzante, ma
un antidestabilizzante formidabile,
un nuovo fascismo, nemico della
democrazia. Se è vero che all’interno di questo Stato borghese si
è riusciti a difendere — grazie alle grandi lotte del movimento operaio e contadino e delle sinistre
in genere — livelli di democrazia
assai importanti, è altrettanto vero che in questo Stato la M è potuta diventare da fenomeno locale
quello che è adesso. La M non è
fattore destabilizzante: destabilizzanti erano Peppino Impastato a
Cinisi e Pio La Torre adesso. Un
conto è dire che la M è nemica
della democrazia e un altro è dire
che questo Stato democratico è assediato dalla M, perché l’attacco
della M contro la democrazia parte
daH’interno di questo Stato. È indubbio che andiamo — se si tiene
'Conto dello sviluppo della tossicodipendenza (uno dei sistemi più efficaci di controllo dell’emarginazione) e dello sviluppo enorme dell’accumulazione mafiosa — verso
un’espansione del fenòmeno mafioso. Questo significa che la lotta
per la democrazia si farà in Italia
sempre più dura. Difendere gli attuali livelli di democrazia, portare
avanti il processo di democratizzazione significherà sempre di più
scontrarsi con questa sorta di privatizzazione dello Stato, di cui la
M è uno dei principali protagonisti.
Pagina a cura di Bruno Gabrielli
Foto del Centro siciliano di documentazione « Giuseppe Impastato, via Agrigento 5, 90141 Palermo.
Attività
Ciati americani
Famiglie siciliane
Zone attività
Racket Joe Bonanno
Prostituzione Joe Adonis
Import-Export Carmine Galante
Droga John Cambino
Edilizia
Calogero VizzinI
Genco Russo
Michele Navarra
Salvatore Greco
Angelo La Barbera
Giuseppe Di Cristina
Vincenzo Rimi
USA
ITALIA
Chicago
Nuova Ybrk
Filadelfia
Las Vegas
Palermo
Alcamo
Partinico
Corleone
Trapani
Edilizia John Cambino Spatola Palermo
Finanza Frank Tieri Cambino Roma
Esportazione Inzerrillo Muova York Milano
le C CO di capitali Di Maggio
o Banche Sindona Luciano Liggio Corleone
> — Gerlando Alberti Brooklyn Milano
3 c Racket Michele Guzzardi Torino
co Sequestri Leoluca Bagarella
Droga Gaetano Badalamenti Cinisi
Prostituzione Famiglia Fretto Agrigento
Collegamenti con clan marsigliesi
Marsiglia
Le Havre
Parigi
Che fare?
— Prima di rispondere a questo,
devo fare un’ultima considerazione di fondo: la M produce consenso perché dà pane.
Detto questo, sul piano repressivo c’è da affrontare il problema
fondamentale della droga: è assolutamente necessario ridurre l’area
di criminalizzazione e concentrare gli sforzi sul grande traffico
deH’eroina, il che significa liberalizzazione delle droghe leggere e
legalizzazione della stessa eroina.
Non sarà il colpo decisivo, ma sottrarrà il tossicodipendente ai meccanismi di ingresso nel circuito del
piccolo spaccio e darà un taglio
notevole aU’accumulazione mafiosa.
La necessità fondamentale rimane però questa: costruire quella
nuova soggettività che dal ' movimento contadino ad oggi è scomparsa. Costruire un movimento di
massa in cui i soggetti sfruttati di
questa società — ma soggetti nei
confronti dei quali la M è in grado di esercitare, attraverso il clientelismo, l’economia sommersa, ecc.;
una funzione di datore di lavoro
— si colleghino a un progetto che
sia anche una risposta ai loro problemi quotidiani. Una nuova soggettività si costruisce svecchiando
gli schemi, a partire da quello
mafiologico; la M non è un residuo
del passato, è un nemico di classe. Contro questo nemico di classe va costruito uno schieramento,
con al centro le grandi masse giovanili disoccupate, attorno a un
grande progetto che porti a importanti vittorie, tali da recuperare le grandi risorse ora sprecate o
intascate dalla M. Questo, a grandi
linee, era anche il progetto di Pio
La Torre ed è stata la sua condanna a morte. Occorre dare risposte
al nuovo bisogno di vivere, di lavorare, se no si fa predicazione pura. E la gente non si sdegna di fronte al delitto, che è anzi visto come strumento del successo. Occorre dunque contrapporre successi
a successi. Comiso può essere l’inizio, ma non basta: si tratta di
spostare grandi masse di risorse
per il soddisfacimento dei bisogni.
6
6 cronaca delle Valli
16 luglio 1982
USL 44 - PINEROLESE PEDEMONTANO
Pronto
soccorso
— Dottore, mi aiuti. Non so
come fare, un mio parente si è
prodotto un taglio abbastanza
profondo in un braccio; sono andata qui a Torre all'ospedale valdese, ma non l’hanno medicato.
Mi mandano a Pinerolo, ma io
non ho l’auto a disposizione. E’
dal meccanico e non la posso utilizzare.
— Ma è uno scandalo che l’ospedale valdese non l’abbia medicato! Non stia a correre fino a
Pinerolo al pronto soccorso! Vada al Mauriziano di Luserna! Vedrà che lì senz’altro verrà medicato. Certo che non capisco coinè i medici dell’ospedale valdese non siano intervenuti! Primo
dovere di un medico è soccorrere un ammalato, mi sembra.
— Ma — interloquisce timidamente una cliente — forse è stato ritenuto che la ferita fosse abbastanza grave da necessitare un
intervento specializzato. In tal
caso ué l’ospedale valdese di
Torre, né il Mauriziano di Luserna sono abilitati per esercitare
il pronto soccorso.
.— Può darsi, ma io insisto nel
dire che un medico deve sempre
e comunque soccorrere un ammalato, legge o non legge; sono
anche convinto che se lei va a
Luserna, la ferita sarà senz’altro
medicata. — Ma allora — dice la
cliente — lei dottore, non po- ■
irebbe lei stesso medicare il ferito?
— No, io non posso, la legge
non me lo consente.
Questo dialogo è avvenuto tempo fa in una farmacia cittadina.
Non so come sia finita la storia
per il povero infortunato. Probabilmente avrà preso un taxi e
avrà raggiunto il pronto soccorso dell’ospedale civile a Pinerolo
0 sarà stato medicato a casa con
1 rnedicamenti nel frattempo acquistati in farmacia. Questo episodio comunque solleva alcuni
interrogativi non solo a me, osservatrice casuale, ma anche ad
altri che si aspettano che le riforme siano occasione di miglioramento e non di arretramento
nel livello dei servizi. Mentre da
una parte è comprensibile che vi
siano servizi specialistici di emergenza attrezzati con mezzi idonei come può essere il pronto
soccorso del Civile, dall’altra
parte ci si chiede se è vero che
un qualsiasi medico non possa
all’occasione fare un’azione di
primo intervento. Io ritengo che
questo dovrebbe essere possibile. Se invece le norme sono così
vincolanti, che né medici farmacisti, né medici di base possono
intervenire, né ospedali privi di
pronto soccorso, come poteva U
farmacista asserire che al Mauriziano sarebbero state praticate
quelle cure che altri non potevano permettersi di dare?
Chi si prende la cura di informare l’utente su problemi di questo genere? Io credo che sia importante, perché quando l’informazione è poca c’è il rischio che
quella che riesce a giungere sia
di parte e non sufficientemente
obiettiva.
Carla Beux
Hanno collaborato a questo
numero: Domenico Abate,
Centro Documentaz.ione ”Peppino Impastato”, Dino Cardiol, Stello Armand Httgon,
Luigi Marchetti, Antonio
Monteggia, Giovanni Scuderi. Bruno Rostagno, Elsa Rostan.
Non parte la riforma sanitaria
Discusse in un consiglio comunale aperto le disfunzioni dell’assistenza sanitaria a Pinerolo - Le responsabilità di tecnici e politici
A quasi tre anni dalla istituzione del Servizio sanitario nazionale i cittadini pinerolesi non sono
ancora riusciti a capire quali sono i vantaggi della riforma sanitaria. Il più delle volte sono costretti a prendere atto del peggioramento della situazione: cosi
è stato per esempio per il servizio degli ambulatori quartierali
che hanno ridotto le ore di apertura con l’applicazione della riforma.
Di questa situazione se ne è discusso in un consiglio comunale
aperto, convocato anche in contrasto cogli amministratori della
USL 44 e su richiesta di D.P., lunedì scorso.
Pochi gli intervenuti, una cinquantina in tutto, tra amministratori e cittadini: assenti in
massa gli erogatori deH’assistenza sanitaria (medici, infermieri,
dirigenti e personale amministrativo, sindacato dei lavoratori della sanità).
Speriamo che la ragione di que
sto assenteismo sia dovuta alla
rnancata informazione sulla riunione, perché altrimenti dovremmo trarre ben più gravi considerazioni sul ruolo che gli « operatori sanitari » hanno nella gestione della riforma.
I cittadini presenti hanno portato alcune testimonianze sul
mancato funzionamento di alcuni servizi: in ospedale manca
l’assistenza notturna (e si è appreso che la Caritas sta cercando
di stipulare una convenzione con
la USL per questo tipo di assistenza), il servizio psichiatrico —
« vera cartina di tornasole della
riforma » — non è messo in condizione di funzionare, il centro
di_ prevenzione dei tumori femminili funziona male, anche la
pulizia neH’ospedale non è fatta
a dovere, non esistono strutture
per accogliere i dimessi dall’ospedale ancora bisognosi di
cure.
Insomma appare evidente una
dequalificazione del servizio pub
UNA ESPERIENZA COOPERATIVISTICA
Gli impianti di Pian Munè
E’ tempo di consuntivo per la
G.T.P., la società cooperativistica che gestisce gli impianti di
Pian Muné, la nota e giovane
stazione sciistica, a monte di
Paesana che già è riuscita a farsi un nome malgrado lo scarso
innevamento delle scorse stagioni. Paesana ha investito circa un
miliardo per allestire una seggiovia, due sciovie, bar a valle e a
monte, ristorante. Due sono le
caratteristiche di Pian Muné: il
più netto rifiuto alla speculazione edilizia e alla commercializzazione, la gestione di un capitale pubblico da parte di una società privata («senza scopo di
'lucro » sottolineano i soci). Ma
non basta : sia i tecnici della FISI che l’ex allenatore della nazionale italiana di sci, Jean Vouiranet, pronosticano il successo
di Pian Muné che « potrebbe sviluppare 17 piste sciabili, per una
estensione di circa 50 chilometri », il tutto senza danno alcuno
a livello paesaggistico. Ancora:
«la posizione è ideale sia per lo
sci alpinistico — affermano i gestori — che per le escursioni
estive. La seggiovia raggiunge
Pian Croesio, giusto a due passi
dallo spartiacque fra la Val Varaita e la Val Po ». I problemi
certamente non mancano e altrettanto sicuramente sono di natura economica. Voci forse maligne affermano che rimpianto è
stato voluto dal Sindaco di allora, on. Manlio Vineis, che capeggiava una giunta di sinistra e che
l’attuale amministrazione DC
non veda di buon occhio il prosieguo dell’attività; ma la cosa
non scuote più di tanto i 50 soci
della G.T.P., tutti giovani del posto e tutti, dicono, « senza una
lira sulla pelle » che dichiarano :
« Non capire che lo sviluppo di
Pian Muné si tramuta in sviluppo economico per Paesana e per
tutto il cuneese, sarebbe pura
stoltezza politica, gli Enti locali
ci daranno certamente un poco
di ossigeno, se non altro quanto
basta per far fronte alle pesanti
spese che derivano dalle modifiche agli impianti volute dal
Ministero competente ».
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blico a tutto vantaggio del servizio privato ( « efficiente di per
sé » ha detto l’assessore Mercol).
Ma questa insoddisfazione generale sul funzionamento non
sembra preoccupare molto il dr.
A. Rosina, direttore sanitario dell’ospedale Agnelli, che ha svolto
la relazione introduttiva. Infatti
nella sua relazione, che ha toccato solo gli aspetti del funzionamento dell’ospedale dimenticando significativamente che la riforma prevede anche la prevenzione e la riabilitazione, egli è
partito dal fatto che questa riforma è da rivedere. Gli hanno
risposto due consiglieri dell’opposizione: « prima di modificare,
occorre applicarla ».
_ Non sembra che nella USL 44
si sia fatto molto per applicarla;
non è stato fatto nessun sforzo
culturale per comprendere ed applicare i principi della riforma. Si
ha l’impressione che si sia voluto
esportare il modello organizzativo dell’ospedale a tutto il territorio. Così i veri artefici della riforma sono diventati i funzionari e
i medici della USL, mentre manca un indirizzo politico.
Questa osservazione non è stata contestata neppure dal consigliere DC Camurati, membro del
comitato della USL, che ha lamentato le difficoltà finanziarie
e organizzative in cui sono lasciate le USL anche per l’assenza del
piano sanitario nazionale.
Rimane il fatto che a fare le
spese di questo mancato funzionamento della riforma sono
soprattutto i cittadini e gli utenti dei servizi.
Cittadini lavoratori che da un
lato si vedono aumentare i contributi alla spesa sanitaria (per i
lavoratori dipendenti si è passati dallo 0,15% aU’1%) e devono
pagare tickets sulle analisi, sulle
visite occasionali, e dall’altro per
essere curati devono ricorrere
alla medicina privata.
Che fare in questa situazione?
Alcune proposte sono venute dall’opposizione (PCI e DP): favorire la partecipazione degli utenti
che debbono essere sentiti sul
funzionamento dei servizi e sulle
esigenze più urgenti, istituire il
Tribunale per i diritti del malato
cui ci si possa rivolgere per sottoporre le proprie lamentele sui
disservizi, tempo pieno dei medici, politica di educazione sanitaria. - gg
La festa del Mundial
« L’Italia è campione del mondo » : dopo questa frase pronunciata con commozione dal telecronista, moltissimi la sera di
domenica si sono riversati nelle
strade delle città e dei paesi del
pinerolese. Migliaia di macchine,
di autocarri, di motorette e di
pedoni avvolti in bandiere, con
trombe, tamburi hanno percorso le strade per « festeggiare ».
A Pinerolo c’è anche stato chi
si è gettato nella fontana della
stazione... Qualche incidente anche con gravi danni, ma non importa, « l’Italia è campione ».
Molta benzina bruciata alla
faccia della austerità (chiesta dal
governo) ma non importa, alla
festa per l’Italia campione partecipano anche loro, i politici locali che invitano a far sacrifici.
« Bisogna stare col popolo » si
giustificano.
La festa è interclassista; fa festa il padrone e l’operaio, il comunista e il democristiano, il popolo ritrova la sua «unità».
Com’è lontano il tempo in cui
sui muri di Torino si poteva leggere ; « Operaio Fiat fhan fregato: la Juve ha vinto il campionato ». Ma si era nel ...’68 !
Ma passata la festa i problemi
restano : le pensioni, l’inflazione,
l’assistenza sanitaria, la casa, il
lavoro, i sacrifici degli uni e i
profitti degli altri. Arriva la
« stangata » e il condono fiscale.
Vien voglia di pensare: «Popolo, t’han fregato... ».
gg
Da nosté part
PINEROLO — La comunità
pedemontana ha presentato il
programma delle manifestazioni
che si svolgeranno a Cumiana.
Il programma prevede manifestazioni folcloristiche, dibattiti
( il 23 luglio sulla « forestazione »
e il 25 luglio sui «prodotti del
sottobosco») e una corsa ciclistica.
Le manifestazioni del prossimo anno si svolgeranno in un
altro comune essendo stato deciso che queste si terranno alternativamente nei vari comuni
della comunità.
Approvato il
piano regolatore
VILLAR PEROSA — I 14 con
siglieri presenti hanno approvato alla unanimità il piano regolatore di sub-area predisposto
dalla Comunità Montana per i
comuni di Pinasca, Inverso e
Villar.
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7
16 luglio 1982
cronaca delle Valli 7
ITINERARI ALLE VALLI - 7
Poggio Pini
a cura di RAIMONDO GENRE
Località di partenza:
San Germano 478 m
Dislivello in salita: 756 m
Tempo complessivo: h 3+2
Questa proposta di escursione
ci riporta in bassa vai Chisone
ed interessa l’estrema propaggine dello spartiacque RisagliardoGermanasca-Chisone che dal
Gran Truc degrada dolcemente
verso San Germano, compiendo
un ampio arco.
Questo itinerario, per altro
molto interessante e panoramico, è poco conosciuto a chi frequenta sia la valle principale, sia
il vallone di Pramollo, mentre
sta molto a cuore agli abitanti di
San Germano per i quali rappresenta una passeggiata classica.
Tutta la zona interessata al nostro itinerario è molto bella. La
parte bassa è intensamente abitata e vi è in atto una notevole
opera di ricupero delle abitazioni esistenti, grazie anche alla costruzione dei raccordi stradali
con le varie borgate. I terreni
circostanti i numerosi villaggi
sono ben coltivati, anche se da
ogni parte il bosco sta inesorabilmente avanzando.
Oltre le Briere non ci sono più
abitazioni permanenti, ma ci si
inoltra nel fitto bosco cui si alternano alcune radure prative
con belle baite ancora ben conservate.
Anche se la mulattiera è piuttosto ripida, la salita non è faticosa perché si cammina quasi
sempre al l’ombra del ricco bosco di castagno, faggio, abete
rosso, pino silvestre e di tutte le
altre essenze di cui è ricoperta
tutta la parte alta del percorso.
La vista che si gode su San
Germano e la bassa vai Chisone,
sul vallone di Pramollo, su Villar
Perosa, è davvero splendida. La
zona è anche ricca di fauna. Qltre alla abbondante avifauna minore è facile scorgere la poiana
che compie le sue evoluzioni ed
il falco che fa « lo spirito santo », cioè si libra nell’aria rimanendo immobile. Vi sono presenti anche la lepre, la volpe, il tasso, il cinghiale e, nella parte alta, anche il camoscio.
Partenza
da S. Germano
Il nostro itinerario inizia dalla piazza antistante il Municipio
di San Germano 486 m. Da qui
si percorre, passando sotto al
portico, un breve tratto della
strada provinciale e poi si imbocca, a sinistra, la ripida strada asfaltata che compie alcuni
zig-zag tra le case, poi attraversa terreni ben coltivati, tra belle
ville di recente costruzione, ed
infine si ricongiunge alla strada
per Pramollo.
Chi lo desidera può iniziare
qui la gita, dato che sulla strada vi ò possibilità di parcheggio.
Si sconsiglia invece di proseguire
oltre con le auto, in quanto si potrebbero creare dei problemi di
transito e di parcheggio.
Raggiunta la strada per Pramollo 530 m, la si attraversa e
si percorre la ripida strada asfal
tata che sale ai Gianassoni (cartello indicatore).
In pochi minuti si raggiunge
la borgata Grisse 610 m dove si
abbandona la strada carrozzabile per seguire (tacche blu sulle
pietre) la bella mulattiera lastricata che sale tra campi ben coltivati, lasciandosi sulla destra le
case dei Gianassoni.
Poco più in alto si torna ad incontrare la strada carrozzabile
in terra battuta che serve un
gruppo di case, poi la mulattiera
sale per breve tratto nel bosco
di castagno e torna a sbucare nei
terreni coltivati.
Da questa zona si gode di una
bella vista sul Gran Truc e sui
villaggi delle Garde (là Garda
d’aval e d’amount) che, come le
sottostanti Barricate (là Barricadda), furono un tempo luoghi
fortificati e di vedetta, in difesa
del vallone di Pramollo
Ancora pochi minuti di salita
e si perviene a Briere (là Brlra)
736 m, ultimo villaggio abitato
tutto Tanno che incontriamo sul
nostro itinerario di salita, servito
da strada carrozzabile proveniente da Ciampetti.
A monte del villaggio la mulattiera continua ad arrampicarsi sulla dorsale prativa ancora
ben coltivata, poi torna ad inoltrarsi nel bosco fino a raggiungere la bella mianda di C. Peni
(Peni d’ là Brira) 843 m.
Qra il sentiero volge a sinistra
e, quasi in piano, si inoltra nel
magnifico bosco di abete rosso
fino a pervenire alla sorgente
della Sarasina 860 m, la cui fresca acqua è raccolta in una rustica vasca formata da grossi lastroni in pietra.
Il « Lupa »
Dopo la necessaria sosta alla
fontana, si riprende il sentiero,
che ora torna a volgere decisamente a destra, allontanandosi
dalla comba, ed in breve ci conduce al casolare del Peni d’amount 903 m, che si lascia sulla
destra per seguire il sentiero
che tra il fitto bosco (ora il faggio si sostituisce gradualmente
al castagno) sale alla sella del
Pian dà Loubìe 970 m., il cui nome ci ricorda, come molti altri
toponimi, la presenza del lupo
nelle nostre valli in altre epoche.
Qra il lupo è sparito, anche a
causa della caccia spietata di cui
è stato fatto oggetto, ma nella zona sono evidenti le tracce del
cinghiale che, dopo un lungo periodo di assenza, torna a ripopolare in maniera fin troppo abbondante le zone boscose delle
nostre valli.
Seguendo le tacche blu dipinte
sulle rocce, evitare il sentiero
che, in piano, si inoltra nel bosco e seguire quello che sale su
un grosso macigno poi volge a
sinistra in direzione della comba per risalire quindi (meno evidente, ma ben segnato) su una
piccola sella in mezzo ai faggi
1083 m. Da qui in pochi minuti
si può raggiungere, proseguendo
verso destra sulla cresta. Roccia
Cloutétta buon punto panoramico su San Germano e Villar Perosa.
Qra la salita è praticamente
terminata ed il sentiero, volgendo a smista, ci porta, con bel
percorso .pianeggiante in mezzo
a citiso, nocciolo, roverella e pino silvestre, alle Case Pini (Mianda di Riciard) 1205 m.
Ancora una breve salita ed eccoci alla Sea ’d Ghigou 1250 m
(ore 3 da San Germano) ampia
sella erbosa presso la quale troviamo una piccola baita ancora
ben conservata.
Brevi « digressioni »
Da questa sella si gode di un
buon panorama su parte del vallone di Pramollo ed in lontananza si scorge la mole rocciosa del
Monviso. Il luogo si presta bene
per una sosta, per consumarvi il
pranzo al sacco (l’acqua si può
trovare poco lontano dal colletto
sulla mulattiera che conduce in
piano ai Ridetti). Noi però ci per
Incontro
al Colle della Croce
li 18 luglio avrà luogo il tradizionale INCONTRO al quale anche quest'anno parteciperanno giovani evangelici di Francia e altri Paesi. Ecco
il programma della giornata:
Ore 10: Culto presieduto dai pastori
Sergio Ribet, Gilles Pivot e Aimè
Bonifas;
ore 11.30: La responsabilità dei credenti nei movimenti per la pace
e il disarmo (Saverio Merlo e
Marco Ayassot) ;
ore 12.15; pranzo al sacco. Cori e
canti...
ore 14..30: Dibattito sul tema: Riforma della chiesa e necessità di un
maggiore impegno delle Comunità
evangeliche (Sergio Ribet e Alme
Bonifas);
ore 15.15: Chanforan ieri e oggi
(Osvaldo Co'isson).
Si raccomanda ai partecipanti delle Valli di non dimenticare le raccolte di Canti e « Psaumes et
cantiques ».
TESSUTI
CONFEZIONI
ARREDAMENTO
Via Duca degli Abruzzi, 2 - PINEROLO (To) - (Telef. 0121/22671)
mettiamo di suggerire alcune
brevi « digressioni » per completare meglio la gita e renderla
ancora più gratificante, come oggi si usa dire.
a) Seguendo il sentiero (sempre segnato in blu) che percorre
lo spartiacque verso sud-est, in
circa quindici minuti si perviene al Poggio Pini 1228 m (forse
meglio conosciuto col nome di
Belvedere), magnifico punto panoramico su tutta la bassa vai
Chisone riconoscibile da lontano
per la presenza del palo su cui
era stato posto un faro che, purtroppo, è stato più volte danneggiato dai vandali, tanto da scoraggiarne definitivamente il ripristino.
b) Sempre partendo dalla Sea
’d Ghigou in pochi minuti si può
raggiungere la roccia di Courfouran e la Tuna Griottai seguendo il sentiero che, in piano,
con direzione nord, si dirige verso il territorio di Inverso Pinasca (seguire anche qui le tacche
blu che conducono alla piccola
grotta naturale legata anche ai
ricordi della Resistenza).
c) A chi invece volesse ancora scarpinare un po’ consigliamo
di proseguire fino alla Cresta di
Pralunìe seguendo il sentiero
(non più segnato) che risale il
crostone spartiacque verso il
Colle Lazzara (Là Arà).
Va anche segnalato che la zona della Sea ’d Ghigou e del Poggio Pini è raggiungibile da Pramollo con una comoda passeggiata che ci permettiamo di raccomandare caldamente a chi sale
a villeggiare nel vallone ed ama
fare qualche passeggiata nei dintorni.
Il ritorno
Per il ritorno, oltre alla possibilità di seguire il percorso di
salita, proponiamo una variante
molto interessante che non allunga sensibilmente il tempo richiesto e ci consente di percorrere una grossa fetta del territorio di Pramollo, con bella vista su tutto il restante vallone.
Dalla Sea 'd Ghigou ci si dirige verso Pramollo seguendo il
sentiero (piccola sorgente) che si
diparte verso sinistra in direzione di Ervure e Ribctti.
Presso le case di Ervure si imbocca la splendida mulattiera
(percorso non segnato, ma molto evidente) che con una lunga
discesa attraverso prati e ricchi
boschi conduce ai Menusan e da
qui, su strada carrozzabile parzialmente asfaltata, a Garde ,
Ciampetti e San Germano. Qre 2
circa di discesa.
RINGRAZIAMENTO
« L^uomo è simile a un soffio^ i
suoi giorni son come l’ombra che
passa ».
(Salmo 144 versetto 4)
E’ improvvisamente mancato
Lino BandizioI
Lo annunciano, a funerale avvenuto, la
moglie Annita Germanet e i figli Daniela con il marito Renato Raima e
Paolo.
La presente è partecipazione e ringraziamento.
Torino. 21 giugno 1982 ^
RINGRAZIAMENTO
« lo sono VAlfa e l’Omega, il principio e la fine. A chi ha sete Io
darò gratuitamente della fonte
delVacqua della vita. Chi vince
erediterà queste cose »
(Apocalisse 21: 6-7)
I familiari di
Susanna Monnet ved. Coisson
ringraziano tutti coloro che hanno partecipato al loro dolore, e in modo particolare, la famiglia Monnet Rinaldo
e Paola, il dott. Avanzi e il Pastore
Platone.
Angrogna - Giovo, 28 giugno 1982
RINGRAZIAMENTO
« Io resto del continuo con te: Tu
mi hai preso per la mano destra:
Tu mi condurrai col tuo consiglio,
e poi mi riceverai in gloria »
(Salmo 73: 23-24)
Il Signore ha richiamato a sé
Lorenzo Rìvoira
pastore valdese
di anni 77
Lo annunciano la moglie Laura, la
sorella Mariuccia e i parenti tutti. Desideriamo ringraziare — neirimpossibilità di farlo direttamente per tutti —
coloro che con scritti, parole e presenza
personale hanno inteso solidarizzare
con la famiglia in lutto. In particolare
vogliamo ringraziare il pastore Alberto
Taccia della Tavola Valdese, il prof.
Claudio Tron della Chiesa di Penero
e il nostro pastore Platone.
Angrogna, 7 luglio 1982
AVVISI ECONOMICI
CONIUGI, insegnami scuole medie
Torre Pellice. cercano alloggio Torre Pellice/Luserna. Telefonare Veglino Silvio, 55278 Bibiana. oppure
91889. Torre Pellice.
' Cfr. Clara Bounous Bouchard, Al di là del ponte..., ed.
Chiesa Valdese di San Germano, 1981.
USL 42 • VALLI
CHISONE-CERMANASCA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 18 LUGLIO 1982
i/illar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale, 22 - Tel. 840707
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
PrefestivaTestiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 18 LUGLIO 1982
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON,
i/ia Repubblica, 22 - Tel. 91328.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.288.
USL 44 - PINEROLESE
(Distretto dì Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
8
8 uomo e società
IN DISCUSSIONE ALLA CAMERA UNA PROPOSTA DI LEGGE
16 luglio 1982
CAMPO DI ADELFIA
Per il riordino e il finanziamento “Pace e sviluppo”
della scuola privata
La riforma della scuola è al centro dell’attività delle Camere. Ma quali
le linee direttrici? La Controriforma dei finanziamento alla privata
Nei mesi scorsi la Commissione istruzione della Camera ha
iniziato la discussione di una
proposta di legge (n. 198) sul
« riordino ed il finanziamento della scuola privata ». Nelle precedenti legislature ne erano state
presentate altre due che però
non sono mai giunte alla discussione (la n. 2232 deiril giugno
1973 e la n. 9 del 1976).
La proposta di legge è stata
firmata da 120 deputati democristiani (primo firmatario, Casati).
Sulla, necessità di « riordinare» e dare una regolamentazione allo sviluppo selvaggio delie
scuole private in Italia, sono
concordi tutte le parti politiche,
ma la parola « riordino » inserita nel titolo di questa proposta
di legge è puramente strumentale mentre il vero ed unico intendimento dei deputati democristiani è il finanziamento del
settore privato dell’istruzione.
Rispetto alle proposte del 1973
e del 1976, questa di Casati ed
altri accentua l’autonomia della
scuola privata rispetto a quella
statale aumentandone i diritti
e riducendone i doveri; anche la
funzione di vigilanza del Ministero della Pubblica Istruzione
viene ridotta al minimo.
Dal punto di vista dei contenuti, per le istituziom' scolastiche ed educative private è riconosciuta « la libertà di ordinamento didattico, disciplinare,
amministrativo e la facoltà di
rilasciare attestati di frequenza
e di studio a carattere privato,
validi anche a dimostrare l’assolvimento dell’obbligo scolastico...» (art. 8). Per le scuole che
chiedono la parità è previsto un
accertamento sulla conformità
dei piani di studio : « ...Se tali
piani sono conformi a quelli delle scuole statali, il riconoscimento consegue all’accertamento di
tale conformità, fermo restando
che la conformità riguarda esclusivamente i piani stessi... » ( art.
9). Ma il punto centrale della
proposta di legge lo troviamo al
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Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio
GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
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l’art. 16 : « Per rendere effettiva
la gratuità dell’istruzione obbligatoria anche per gli alunni delle scuole paritarie, lo Stato rilascia ai loro genitori — o a chi
li rappresenta — un buono scuola da utilizzare esclusivamente
per l’iscrizione dei figli alla
scuola paritaria scelta. L’entità
dei buoni-scuola viene annualmente rapportata al costo-alunno della corrispondente scuola
statale, in misura pari almeno
all’80»o del costo stesso... Il buono-scuola è comprensivo di una
entità destinata alla retribuzione
del personale dirigente, docente
e non-docente della scuola paritaria e di una quota destinata
ai costi di gestione. Nulla è dovuto al gestore di scuola paritaria, oltre il buono-scuola, da parte dei genitori degli alunni per
le prestazioni previste dal precedente comma, quando tale
buono copra di fatto tali prestazioni ».
Per la copertura finanziaria
« ... si procede mediante apertura di apposito capitolo di spesa
o opportune variazioni al bilancio della pubblica istruzione... »
(art. 22).
Alcune considerazioni
Il quadro su cui ragionare mi
sembra abbastanza completo ed
oltremodo significativo e delinea in modo chiaro verso quali
sbocchi andrà a finire, o dovrebbe andare a finire, tutto il sistema formativo italiano.
Da qualche anno ormai assistiamo ad una massiccia campagna denigratoria nei confronti
della scuola statale tesa a riproporre come alternativa « seria » i canali d’istruzione privati.
Una campagna basata sulla disinformazione e sulla permeabilità della gente e favorita dalla
Democrazia Cristiana. Questo di
Casati non è l’unico tentativo di
favorire la scuola privata, anche
se senz’altro è il più sfacciato.
Nella sua proposta di legge le
citazioni della Costituzione si
sprecano ed ovviamente non viene inai citato l’art. 33 (« ...Enti
e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per le Stato... »). In sostanza questa proposta di legge concede una importantissima facoltà permanente di sperimentazione (art. 8 e
9), mentre nella scuola pubblica
tempo pieno e sperimentazione
sono spesso bloccati e boicottati dalle pastoie burocratiche e
politiche del Ministero P.I. e dei
provveditorati, ed inoltre garantisce il pagamento di tutte le
spese non al frequentante, ma
bens', al gestore della scuola paritaria. Attribuire alla scuola
privata l’80% del costo-alunno
significa praticamente finanziarla integralmente.
Mi riesce difficile pensare che
un ente privato abbia dei costi
di gestione superiori a quelli del
ministero P.I., per cui, probabilmente i privati avranno delle
entrate superiori alle uscite. Se
consideriamo inoltre che l’erogazione dei contributi dovrebbe
PV"'onire iniziando a calcolarla
dall’a.s. 80/81, si capisce anche
che verrebbero salvate tutte
ouelle scuole che si trovano in
difficoltà dal punto di vista finanziario.
Tutto questo esborso di denaro dovrebbe gravare sul Ministero della Pubblica Istruzione aggravando la sperequazione presente nel suo bilancio tra spese
di gestione e spese per investimenti per il futuro della scuola.
Se questa proposta di legge
dovesse passare, la situazione
della scuola pubblica si aggraverebbe notevolmente, non solo
per il peso sempre maggiore della scuola privata ma anche perché essendo i soldi a disposizione per l’istruzione in diminuzione, verrebbe ulteriormente leso,
proprio finanziariamente, il diritto allo studio della maggioranza della popolazione.
In quest’ultimo periodo di favori alla scuola privata ne sono
già stati fatti con la legge sulla
immissione in ruolo dei precari
in cui gli insegnanti delle scuole
parificate e pareggiate sono stati
agevolati rispetto ai pari grado
della scuola pubblica.
La riforma della
scuola elementare
Le cose peggiori devono ancora arrivare : una è questa proposta Casati, e l’altra è la riforma
della scuola di base proposta dal
Ministro Bodrato. Quest’ultima
prevede l’inizio della scuola elementare all’età di 5 anni e di
conseguenza la modifica del ciclo
dell’obbligo che avrebbe almeno
due conseguenze drammatiche:
1) gettare lo scompiglio nella
scuola statale che non è preparata, sia per strutture che per
formazione degli insegnanti, ad
affrontare un cambiamento simile; 2) relegare definitivamente nel ghetto dell’assistenzialismo
la scuola materna favorendo così, in modo definitivo la permanenza e lo sviluppo della scuola
materna privata in massima parte gestita da istituzioni cattoliche.
Il quadro entro il quale ci
muoviamo è molto critico ed è
necessario che si aprano al più
presto una discussione molto
ampia ed una mobilitazione su
questi temi.
Sono fortemente convinto che
la battaglia per una scuola pubblica gratuita, laica e qualificata,
sia un terreno sul quale misurare e impegnare le nostre forze e le nostre idee di libertà e
progresso. Un compito al quale
i credenti non possono sottrarsi
e che in qualche modo la Conferenza Distrettuale del I Distretto ha sottolineato.
Beniamino Lami
« Pace, per una nuova qualità
dello sviluppo meridionale »:
questo il titolo del campo studi
che il Centro giovanile evangelico di Adelfia organizza per quest’estate, dai 25 luglio al 2 agosto. L’idea è quella di intrecciare l’indagine sul processo di militarizzazione del territorio siciliano — che culmina nell'installazione della base per i missili
nucleari « Cruise » a Comiso, ma
non si esaurisce in essa — con
un’analisi più generale delle condizioni economiche e sociali del
Mezzogiorno d’Italia. « Quale futuro per una Sicilia militarizzata? Qual è il portato economico
e culturale dei missili, della logica del terrore e della segretezza
che li caratterizza? Quale il ruolo dei cristiani aH’interno del
movimento per la pace? Questi
i principali interrogativi del campo ».
Adelfia viene a trovarsi in una
posizione ideale per una iniziativa come questa, sia da un punto di vista geografico (Comiso è
a 15 km.) sia da un punto di vista culturale: da dieci anni almeno la questione meridionale e
i suoi vari aspetti — da quello
economico a quello sociale, dalla condizione giovanile a quella
della donna, dai rapporti col
Nord Italia e col Nord Europa a
quelli con i paesi latini della
(Comunità europea — è il perno
dell’attività del centro.
L’idea — già ventilata la scorsa estate durante il VI Congresso della Federazione Giovanile
Evangelica Italiana e durante la
Conferenza dei paesi latini del
Consiglio Ecumenico Giovanile
in Europa, tenutisi entrambi ad
Adelfia — si è concretizzata lo
scorso dicembre a Ragusa, in occasione del primo incontro dei
gruppi cristani impegnati per la
pace della Sicilia Qrientale. Chiese evangeliche, gruppi EGEI, Comunità di base cattoliche stanno
giocando un ruolo importante
nel movimento per la pace siciliano, a dispetto del loro scarso
peso numerico, non solo per il
contributo che danno ai comitati unitari, ma anche perché sono stati fra i pochi che hanno
cercato di superare lo stadio delle grandi manifestazioni di piazza e che si sono incamminati
sulla strada — certo meno appariscente, ma anche più produttiva a lunga scadenza — dell’informazione e della riflessione
«diffuse»: due grossi convegni
(« Invece dei missili », organizzato a Ragusa dalla rivista cattolica « Bozze ’82 »; « Fede e impegno per la pace », organizzato a
Comiso dalle chiese battiste, metodiste e valdesi siciliane), pro
duzione di materiali di studio,
contatti con realtà di base.
All’affinità dei programmi di
lavoro si aggiunge un’affinità di
linea: sulla parola d’ordine « disarmo anche unilaterale » sembra infatti riconoscersi la stragrande maggioranza delle chiese
e dei gruppi cristiani in questione. Tutto questo spiega il taglio
ecumenico del campo, che lo caratterizza sin dal livello organizzativo.
Ad Adelfia, per decenni luogo
di incontro, di studio, di riflessione, di confronto si offre dunque l’occasione di divenire anche
« posto di frontiera » per la componente cristiana del Movimento per la pace italiano. Va tra
l'altro ricordato che il 20 luglio
si apre ufficialmente a Comiso il
Campo internazionale - Presidio
per la pace organizzato dai comitati unitari, che dovrebbe durare sino a settembre garantendo una presenza costante di alcune centinaia di pacifisti. Circa
duecento persone saranno accampate nei pressi dell’aeroporto Magliocco, mentre il grosso
sarà destinato all’ex campo di
concentramento di Vittoria, Il
campo di Adelfia potrebbe dunque rappresentare un importante e significativo momento di
servizio anche per questa iniziativa di lotta.
Il programma
25 luglio: Arrivi e presentazioni (a partire dalle ore 17).
26 luglio: T. Rema (economista): « Pace, per una nuova qualità dello sviluppo meridionale ».
27 luglio: S. Biondo (segr. reg, FLM-Sicilia); « Il sistema militare-industriale in Italia ».
28 luglio: G. Cliessari (dep. PCI all'A.R.S.), L. Cogodi (dep. PCI reg.
Sardegna), F. Lotti (Com. per là Pace
del Veneto): Militarizzazione .del territorio: Comiso tra 10 anni. Una proiezione a partire dai dati della Sardegna e del Friuli ».
29 luglio: S. Merlo (Fed, Giov. Evang.
It.), G. Franzoni (C.d.B. S. Paolo a
Roma), G. Centineo (segr, reg. DPSicilia): « I credenti nel movimento
per la pace; l'esperienza europea,
quella italiana ».
30 luglio: Giornata di animazione biblica su « pace e giustizia ».
31 luglio: Giornata a disposizione dei
gruppi di studio.
1 agosto: Conclusioni.
2 agosto: Partenze.
Costo deH’incontro L. 68.000.
Informazioni, iscrizioni a: Adelfia
casella postale - 97010 Scoglitti (Ragusa). Tel. 0932/980132.
(Inf./Adelfia)
Basi missilistiche
(segue da pag. I)
Se non è stato il caso, purtroppo, del gruppo delle chiese —
monopolizzato da gruppi assai
poco interessati ad un’indagine
sul nesso biblico pace-giustizia o
a ogni premessa politica sul conflitto tra paesi sviluppati nel terzo mondo — è stato invece il
caso del grappo suH’opposizione
alle installazioni nucleari. Da
questo grappo è nato infatti un
primo legame di solidarietà fra
i comitati per la pace delle località che abbiamo menzionato all’inizio c un abbozzo di coordinamento in vista di iniziative comuni.
E’ stata però Comiso a fare
la parte del leone, non tanto per
la forte presenza di rappresentanti e del coordinamento siciliano dei comitati, ma soprattutto
come ha sottolineato tra gli altri
Laurence Hogebrinck del IKV
olandese, per il ruolo del tutto
particolare che la base siciliana
si troverebbe a giocare nel quadro dei progetti espansionistici
della NA'TQ nel Mediterraneo e,
di conseguenza, nel conflitto tra
nord e sud del mondo.
Fra i venti campi internazionali della pace previsti per quest’estate (14 in Gran Bretagna,
2 in Qlanda, 2 nella Germania
Qccidentale, 1 in Svizzera, 1 a
Comiso), assume dunque particolare rilievo quest’ultimo, anche
se buona parte delle forze che
compongono il coordinamento siciliano dei comitati, non ha nascosto le sue perplessità al riguardo. Permangono grossi problemi politici e finanziari, che rischiano di pregiudicare l’entità
della iniziativa.
Il campo di Adelfia « Pace, per
una nuova qualità dello sviluppo
del meridione » (che si terrà dal
25 luglio al 2 agosto) è infatti
l’unica iniziativa sicura, anche se
ve ne sono altre in cantiere alle
quali stanno lavorando per il
(dentro siciliano di documenta
zione « Giuseppe Impastato »,
Democrazia Proletaria, alcuni
gruppi non violenti e, ancora una
volta, le nostre chiese (il « Comiso Day » del 7 agosto).
Ancora una volta, dunque, a dispetto dell’irrisoria consistenza
numerica degli evangelici, ci si
presenta l’occasione di rendere
testimonianza della nostra fede
in modo significativo.
Nella scheda sul movimento
per la pace in Italia, distribuito
dagli oi'ganizzatori del convegno
a tutti i partecipanti, si legge;
«Alla marcia di Comiso deu'Il
ottobre almeno metà dei manifestanti non erano organizzati da
alcun partito politico, un fatto
straordinario per l’Italia. Le piccole chiese protestanti, che hanno ufficialmente aderito alla
marcia, sostengono un ruolo di
guida nella resistenza, e sono
rappresentate da molti comitati
locali ». Un commento forse troppo benevolo che però dà l’idea
dell’importanza che viene data,
a livello internazionale, alla nostra presenza nel movimento per
la pace.
Bruno Gabrielli