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DELLE VALLI VALDESI
Prof,
ARBAKD HUGON AtGUSTO
Case Nuove
TORRE PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCII - — Num. 9 ABBONAMENTI Í Eco: L. 1.300 per l’interno (1 Eco » e « Presenza Evangelica » Spediz. abb. postale - I Gruppo 1 lORRE PELUCE — 2 Marzo 1962 1
Una copia Lire 30 \ L. 1.800 per l’estero interno L. 2-000 - eoi ero L, 2.800 Cambio d’indirizzo Lire 50 1 .Ammin. Qaudiana Torre PeRice - C.C.P. 2-17557 1
L' Evangelo
e le culture
Il 23 febbraio, al Carignano di Torino, il noto gesuita Jean Daniélou
teneva una conferenza su « L’angoscia dell’uomo occidentale di fronte alle
giovani culture ». Egli non lia fatto alcun accenno diretto alla crisi algerina;
e tuttavia non era possibile non riferire immediamente a questo punto nevralgico particolarmente dolente quanto egli veniva dicendo del confronto — e
purtroppo spesso dello scontro ^ fra varie culture, che è uno dei problemi
essenziali di oggi, e ancor più di domani, nel mondo.
Definitivamente tramontato il periodo del colonialismo — malgrado i lati
positivi che può aver avuto, storicamente, e malgrado Taggrapparvisi fanatico di alcuni — è cominciato per Fiiomo occidentale, così convinto della sua
superiorità, un confronto senza riserve con altre culture, antichissime le ime,
più recenti le altre, dall’India alba _
Cina all’IsIàm ai « giovani » nazionalismi africani e asiatici. Malgrado
le intemperanze di ogni « rivolta »,
spesso non c’è un rifiuto totale della
riilnira occidenlale: si rifiuta il suo paternalismo interessato, la sua volontà di dominio, e la sua illusione di superiorità.
Malgrado la sua cultura si voglia universale, rOccidente è nel suo insieme tulraltro che pronto a pensare e sentire su
scala mondiale; e questo determina un oscuro senso di angoscia (perchè la liquidazione di 1 colonialismo, il disequibrato aumento demografico, l’inevitabilità di una interdipendenza economica sempre più ferrea
rendono sempre più immediato e inevitabile il confronto con il « terzo mondo «), che
non è solo determinato dal timore di perdere una posizione di privilegio materiale,
ma dairoscura (chiara in alcuni) coscienza
che le radici stesse della nostra cultura sono discusse da altri, e dal senso di colpa
perchè tale confronto spirituale è deformato da una situazione materiale in cui l’OccidcMlc ha una parte lutt'allro che esemplare !
Questo sfondo, che chiarisce anche se
cerio non giustifica, non può esser dimenticato, se vogliamo cercare di comprendere
l’assurdo politico e la colpa spirituale rappresentati da questi sette anni e mezzo <li
guerra algerina che auspichiamo con tutto
il cuore possano ora avviarsi ad una vera
lonclusione, dopo che la prima fase degli
accordi uft'iciali franco-algerini ha avuto un
esito positivo.
Non vogliamo qui parlare dei fanatici
deirOAS e soprattutto dei loro capi, criminali avventurieri, adoratori della razza,
venduti alla difesa di interessi poco confes.sabili, gente di violenza e di tradimento; nè pensiamo tanto agli esaltati della
« grandeur de la France » nel territorio
metropolitano. Pensiamo piuttosto a tutta
hi massa (non la totalità, ma la maggioranza) ilei coloni francesi in Algeria, che in
lutti (juesti anni — e, al principio soprattutto, non solo per paura di rappresaglie —
si è lasciala galvanizzare, guidare dall’O.AS
e dai suoi precursori: angoscia e paura, anche qui, non solo di perdere dei privilegi
notevoli, ma di trovarsi quasi di colpo in
un mondo diverso, in un’Algeria che non
fosse più, materialmente e spiritualmente,
una provincia della patria francese, ignorando grossolanamente rinipossibilità profonda che questa integrazione dell’Algeria
nel territorio metropolitano passasse mai
dalle carte geografiche e dalle istituzioni
amministrative alla realtà viva del popolo.
Ora — ed è un augurio appassionato per
la Francia e per jl Maghreb — pare avviarsi, sotto la spinta degli eventi, la soluzione
politica della crisi algirina: rimane tuttavia aperta la crisi spirituale, esacerbata dalle violenze e dai rancori, da entrambe le
parti, di questi anni «anguinosi. Quando
sia passato il tempo della follia violenta,
comincia il vero problema della convivenza, del confronto. E non è l’orgoglio, ma
la vocazione della Chiesa, che la spinge ad
essere il ponte fra le culture, poiché essa
non è vincolata ad alcuna cultura, ma può
in.-'erirsi in ogni cultura, lievitandola (non
per farne, però, un corpus christianum).
Teoricamente tutte le chiese avvertono
quest’esigenza; le « giovani chiese » e le
i< giovani diocesi » acqnislano un’importanza sempre più grande in ogni confessione
cristiana. Eppure, alla base dell’atteggiamento, magari inconscio, dei cristiani occidentali (in questo senso, ricordava giustamente il Daniélou, roccidcnle arriva anche oggi agli Urali) sta sempre la convinzione che il cri.stianesimo è indissolubilmente legato alla « civiltà » occidentale (e
va ’difeso’ con questa...) e che storicamente i « valori » cristiani sono venuti ad identificarsi, plasmandoli, con i « valori » della
cultura occidentale. Questo è tanto vero
che, ambe in una persona di cultura cosi
vasta e vivace e di tosi lucida penetrazione
spirituale come J. Daniélou, si poteva notare qua e là, in penombra, l’affiorare di
questa mentalità, talvolta in contraddizione
netta ccn quanto l’oratore sosteneva con
passione. E’ non si dica che solo il Cattolicesimo è malato di questa identificazione
di chiesa e cultura.
Veramente, l’uomo occidentale conosce e
ancor più dovrà conoscere un vero trava
glio di fronte all’affermarsi di nuove culture: e potrà essere travaglio grande se già
contrasti « interni » come l’affrontarsi della
ciillnra europea in declino e di quella trionfante americana, o della civiltà « liberale n
e di quella collettivisticà, possono essere
cosi a.spri e dolorosi. Ma come questi contrasti sono, nel mistero del divino operare
nella storia, anche un appello al ravvedimento e alla purificazione della fede (mai
a senso unico, beninteso, nell’una o nell’altra direzione), così anche questa nuova
e più ampia ’angoscia’ di fronte ad un futuro di ignote prospettive potrà e dovrà essere feconda, per la Chiesa tutta, se saprà
essere attenta ai segni dei tempi, con cui il
Signore del mondo vuol purificare la testimonianza che essa deve rendere a Lui (e
non ad una cultura), e farle discernere, nell’allegrezza della fede, che la sua signoria
può essere riconosciuta, adorata, servila
sotto ogni cielo, fino alle estremità della
terra. « In Cristo non c’è più giudeo o greco o barbaro o scita...«: forse il Signore
ci permeile oggi di comprendere meglio
quanto poco innocua e ’pacifica’, quanto rivoluzionaria sia oggi come allora questa
dichiarazione di fede di Paolo; quanto meravigliosa, anche, quanto ricca di speranza, e di riconciliazione. g. c.
Dopo Gagàrin e Titov
GLEim
Superando, assai pià rapidamente di
quanto non si pensasse meno di un anno
ia, un largo tratto del ’’distacco” sovieitifo nella gara spazUde, anche gli omerietmi hanno attuato il primo volo umano
orbitale, e accanto ai grandi spaziali Gagàrin e Titov, c’è ora U maggiore Glenn.
C'è da rallegrarsi jtrofondtanentle di questo successo americano: tutto ciò che contribuisce in qualche modo ad equilibrare
i rapporti di forze fra le potenze è pur
sempre un mezzo di cui U Signore del
mondo si serve per imbrigliare la follia
dei grandi e- dei ¡toltoli. Ed è bello che si
sia ripetuto, come al momento dell’impresa di Gagàrin, un moto universale di solidarietà untami al di sopra delle barriere,
un rallegrarsi insieme per questa nuova
vittoria deil’uomo, del suo pensiero e del
suo coraggio. Non ci facciamo certo illusioni, ma non vogliamo neppure sprezzare
questi segni, nostalgia o parabola, ¡ter noi,
di una comunione che sarà, nel Regno.
LA CHIESA ALLA
dell’armistizio in
Nella sua seduta del 6 e 7 gennaio
1962 il Consiglio della Fédération Protestante de France aveva indirizzato
ai Consigli di chiesa, ai movimenti,
alle optere e istituzioni del protestantesimo francese un messaggio ohe non
era stato pubblicato per evitarne ogni
falsa interpretazione e ogni speculazione propagandistica; ma davanti
all’aggravarsi della situazione e alle
reiterate richieste, lo ha ora reso di
pubblica ragione:
Sotto i nostri occhi, per responsabilità degli uni come degli altri, la situazione del paese si degrada rapidamente. La giustizia v’è irrisa e l’uomo ogni
giorno più disprezzato. Il Consiglio
della Fédération Protestante de France considera suo dovere di sottolinea
VIGILIA
Algeria
Oose di Sp»a^na
Al pasto (li Ìroniiera dì La Junquera, la
(loiiana spagnola ha confiscalo come merce
(li contrablmmlo un certo numero di copie
(leirEvangelo seconilo Giovanni, che si tro*
vacano in una maccliina di targa inglese,
condolía dairanicricano R. E. Love, rap*
presenlanie delle « Ediciones Evangélicas
Europeas », di Winterlhur. Era accompagnalo da uno spagnolo, Reuben Gii, che dirige un corso biblico per corrispondenza
« Luz de Vida d (Luce della Vita). Questi
Evangeli erano deslinati ai 15.000 corrispondenii di lale corso; il Love e il Gii
sono stali inioniiati ( be' sarà inlenlala loro
causa per tentai ivo d’importare letteratura
vietata.
In jjreeedenza, rauioife e redilore di due
opere protestanti eran^*^,stali arrestati, poi
(ondannati ad un mese o un giorno dì carcere, per « pubblicazione clandestina », in
altri termini per avere scritto e pubblicalo
libri senza l’aimprimatur» della Chiesa romana. Circa 10.000 esemplari sono stati sequestrati, comprese raccolte di cantici per
liainbiiii.
Così riferisce il S.OE.P.T. Il « disgelo »
non ha ancora raggiunto le calde plaghe
del meridione, pare.
Si apprende ora che nello scorso novembre una corte marziale ba condannalo
a tre anni di prigione per u insubordinazione » un soldato spagnolo di confessione
battista die aveva rifiutalo di inginocchiarsi nel corso di una messa a cui assisteva
la sua unità. Il giovane considerava, na
luralmenle, qiiesl’atteggiamenio esteriore
incompatibile con la sua convinzione di
fede.
UNA CONFERENZA A PINEROLO
I valdesi fra
e il Concilio
New Delhi
Vaticano II
Con lina non troppo entusiasmante affluenza (li publiliro, dovuta in parlo al
cattivo tempo, ha avuto luogo domenica
scorsa a Pinerolo la annunciala conferenza
del vice-moderatore, past. Ribet.
Dopo brevi parole di introduzione del
past. Girardel, in cui ha messo in evidenza il carattere di convegno di tiutle le
comunità delle Valli della riunione per
rimporlanza dell’a.rgomento, di cui si Ira
seinipre la tendenza da varie parti a travisare i termini. Ira preso la parola l’oratore, che ha rilevalo la perplessità di alcuni di noi di fronte ai sempre più frequenti incontri fra pastori ed ecclesiastici
cattolici a Milano, ad Agape, a Genova,
a S. Remo. Di fronte a questa nuova atmosfera, si chiedeva, dobbiamo dimenticare i
motivi di opposizione al cattolicesimo che
hanno determinato tutta la storia valdese?
Non persistono più le difficoltà che si sono
sempre .segnalale per esempio di fronte ai
matrimoni misti o di fronte all’isorizione
di evan.geliei alla D.C.?
La Storia Valdese, teneva a mettere in
evidenza il past. Ribel, ba ancora qual
Al Circolo S. Fedele, a Milano, il Moder.
Rostan parla, con il domenicano P. Le
Guillou (uno degli osservatori cattolici a
Nuova Delhi) della III assemblea del C.E.C.
E’ rallegrante come anche in Italia si tengano con maggiore frequenza questi franchi confronti.
cosa da dirci oggi> anche se, ’ certo, non
possiamo essere insensibili a quelle voci
die, per esattezza storica, tendono a spogliarla di queUa aureola di poe.sia e di
eroismo umano nella cui luce si ha sempre
avuto la tendenza a considerarla. Esiste
in quella storia «ma voce di cui si è fallo
interprete in modo mollo chiaro Gianavello, quando scriveva: « Nulla sia più fotte della vostra fede ». Questo ci impedisce di accondiscendere al nialrimonio misto o al programma della D.C. in cui, anziché una chiesa .che serve, si concreta
una chiesa die vuole esse.re servita.
E la storia valdese ha qualcosa da dire
anche nel problema ecumenico: il primo
atto ecumenico deRa storia, ci riguarda
molto da vicino: è il sinodo di Cbanforan,
in cui abbiamo aderito alla Riforma. Ma
proprio in questo sinodo è risaltato quello
che è il solo ecnimemisimo possibile: quello
della fedeltà aOa Parola di Dio. La preoccupazione dei parlecipanli non era solo e
tanto quella della unità, ma quella dello
studio della Parola e quelle furono sopraltulto giornate di meditazione. Nè la
chiesa valdese ha abbandonalo in seguilo
questo spirito ecumenico: Ila sempre avuto bisogno deirainlo di tulle le altre chiesie e Ila d.alo loro in cambio una testimonianza ed un mevssaggio; oggi ancora il
nostro sinodo è uno di quelli che hanno
il maggior numero di rappresentanti di
chiese sorelle.
Siamo ecumenici ancora oggi: lo abbia
£110 dimo.slralo sin dalla origine del movimenlo ecumenico, partecipandovi attivamente: nel 1920 il moderatore Giampiccoli
rilevava che il nostro ecumenismo non si
estendeva solo alle chiese nate dalla Riforma, ma andie alle chiese ortodosse,
per quanto molti punti della loro dottrina
siano più vicini al caltolicesiimo che all’Evanigelo.
Non è così per la chiesa cattolica, ohe
ufficialmente — e l’oratore ha citato vari
documenti — Ila sempre concepito l’unità
come ritorno puro e semplice in grembo
a se stessa dei fratelli separali. Se questo,
soprattutto per i docronenli receaiti, può
dispiacere a certi ambienti ecumenici, d’altra parte, non può non provocare in noi
un sentimento di gratitudine a ohi si è
espresso con tanta chiarezza penoliè così,
almeno, sappiamo a che cosa tenerci.
Oltre alle voci ufficiali che aveva citato,
l’oratore ha segnalato anche altre voci.
re l’estrema gravità dell’attuale stato
di cose, che molti evitano o rifiutano
dì guardare in faccia.
Insieme dobbiamo prender coscienza che la fede e la testimonianza di
ogni cristiano, la predicazione e l’unità di ogni comunità e di ogni movimento, potrebbero, ancora più duramente di oggi, essere messe alla prova da ciò che il futuro ci riserba.
Il Consìglio vi invita a riconoscere
in questa situazione un giudizio di
Dio che chiama le nostre chiese al
ravvedimento e ad un rinnovato annuncio deU’Evangelo.
Vi chiama a manifestare, al di là
delle opzioni politiche avverse, la solidarietà dei cristiani con tutti coloro
che attorno a noi sono abbandonati
al disordine e alla sofferenza che la situazione attuale genera ovunque. Vi
esorta ad essere particolarmente vigilanti verso quanti sono oggi esposti
alle demoniache tentazioni della violenza come a quelle del rancore, e ad
esercitare instancabilmente nei confronti di tutti il ministero della ricon
ciliazione.
Vi chiede di suscitare la preghiera
ardente della Chiesa, affinchè il Signore « che tiene in mano ogni potere » preservi il nostro paese, còme egli
solo può fare, dall’anarchia e dalla
guerra civile.
N.B. - Nella misura in cui lo riterrete un bene e una possibilità, il Consiglio vi suggerisce, per aiutare le vostre comunità ad una preghiera più
ardente, di proporre ai loro membri
la rinuncia di un pasto settimanale
fino alla Settimana Santa.
meno ufficiali, ma altrettanto valide e che
sono per noi oggetto di una speranza profonda, anche perchè hanno detemiinato
una flessione persino in campo ufficiale
delle rigide posizioni assunte dal punto
di vista dottrinale. Ne sono prova Faceoglienza data Fanno scorso da parte del
pontefice aU’ancivescovo di Canterbury o
l’aumento graduale del numero degli osservatori cattoRci inviati aRe assemblee del
Consiglio Ecumenico delle Chiese. Motivo
di rallegramento per noi è anche la ripresa degli studi biblici, la presa di coscienza del problema deR’apioslolato dei laici,
il fatto che persino neRa nostra Italia vi
siano conijalti nuovi con noi seguili con
interesse dalle autorità ecolesiastiolie.
Di fronte a questo doppio aspetto del
catlolioesimo è ancora valida la risposta
dei nostri iiadri: alle rigide posizioni ufficiali rispondiamo con fermezza che non
sono secondo l’Evangelo ; alle altre, ricordiamo che la sola verità è in Cristo e che
se ci porgono la mano sotto il segno della
Cro.ee siamo ben lieti di stringerla loro.
Questa posizione nostra è quanto mai problematica e difficile, .ma è proprio per questo una posizione che merita di essere sostenuta. Se quel cattolicesimo die si presenta come più aperto dovesse essere soffocato dal prossimo Concilio Valicano,
voglia il Signore che ciò non capiti perdiè gli abbiamo rifiutato il nostro aiuto.
E’ da segnalare l’onestà con cui certi articolisti cattolici fanno correggere da pastori nostri quanto scrivono di noi. Questa ricerca della verità deve essere sostenuta e incoraggiala.
Dobbiamo cercare Verità in Carità. Non
abbiamo il diritto di trincerarci rigidamente dietro la verità dimenticaliJo la
carità, ma nemmeno di concedere piir ima
male intesa carità cose estranee aRa verità.
Dal dibattito ohe è seguito e dalle domande ohe sono state rivolte ai pastori
Ribet e Girardet, è emerso ancora che noi
come evangeUei non possiamo delegare
dei teologi, come i cattolici, a dialogare
per noi, perchè tutti facciamo parte uigualmente della chiesa e Fimpegno ecumenico
è di ogni credente, come la missione della
chiesa, e non solo dei teologi. Alla domanda se gli interlocutori (altolici negli
incontri fra pastori e preti, siano venuti
per dialogare veramente o solo per curiosità superficiale è stalo risposto che un
{continua in 3.a pag.)
11 past. M. A. Chevallier, presidente del
Consiglio regionale della Chiesa Riformata d’Algeria, lia rivolto una lettera ai membri della sua circoscrizione. Dopo aver respinto, come contraria alla verità evangelica, la posizione di quanti legittimano la
loro .azione politica nel nome di Dio, e ricordato che l’obbedienza cristiana in questo campo non può mai essere confusa con
FEvangelo, il past. Chevallier scrive : « Diciamolo chiaramente, non bisogna più che
ci si dica che l’Algérie française o l’indipendenza degli algerini rappresentano la
causa cristiana. Nè la difesa della civiltà
occidentale nè il diritto dei popoli a decidere di sè stessi possono essere derivati
dalla S. Scrittura... mettete in questa o in
quella posizione il vostro ardore; ma non
rivendicate l’autorità di Dio. Non dico questo per diminuire, ma anzi per rivalutare
la portata dei precetti evangelici nelle nostre concrete situazioni umane »
Ricordando che la predicazione di Gesù
Cristo « tocca i nostri problemi più scottanti ,1 precisamente quando è libera da
aogni confusione partigiano e da ogni amalgama ideologico », il presidente di questa
chiesa invila i cristiani d’Algeria ad ascoltare quanto essa dice loro oggi :
”— Dio chiama i membri della .sua Chiesa a riconoscere, per i primi, la potenza
della .sua salvezza che spezza le catene dei
peccato che si chiamano egoismo, paura,
orgoglio...
”— Dio chiama i membri della sua Chiesa a manifestare agli altri uomini la sua
salvezza, cioè a manifestare attorno a loro,
con l’aiuto miracoloso dello Spirito Santo,
i amore più forte dell’odio, la certezza più
forte della disperazione...
”— Dio chiamaci membri della sua Chiesa ad offrire, se necessario, la loro vita per
fare argine contro lo sprezzo dell’ uomo,
contro il razzismo, contro le cieche violenze che sono dei crimini, anche contro te
parole d’odio.
”— Dio chiama i membri della sua Chiesa a umiliarsi per ogni partecipazione o
compromesso nelle ingiustizie che si acciimulano.
”— Dio risponde olla preghiera di pentimento della sua Chiesa; libera i suoi fe
deli dal peso del passato e dà loro la pos.sibilità di essere oggi dei testimoni gioiosi e
obbedienti.
”— Dio domatuìa ai membri della sua
Chiesa di cercare, per tutti gli uomini di
questo paese, strutture politiche quanto pià
vicine possibile alla giustizia e di aiutare
i responsabili a trovarle e a costruirle.
”— Dio domanda ai membri della sua
Chiesa di pregare per tutti coloro che de.
tengono l’autorità; e, in un tempo in cui
l'autorità è divisa, di pregare tanto per
quelli che esercitano l’autorità di diritto
quanto per quelli che l’esercitano di fatto;
per gli amici come per i nemici (pregare
per qualcuno non vuol dire approvarlo,
ma rimetterlo nelle mani di Dio, perchè
Dio lo ’tenga’ e lo guidi)...”.
2
P*K- >
N. 9 — 2 marzo 1962
vvo i’.l
L^endo il pn^amma del « ooipijf
d! preparazione per IsObi »* ho'avuto
anch’io un moto di sorpresa, davanti
al titolo « La Divisione della chiesa
(Riforma», come l'ha avuta Paolo
Ricca (cfr. Articolo «Positivisti o papalini? » del 16-2r62). Sono ben certo
che il pensiero dei redattori di quel
programma è molto chiaro e fermo,
e non soffre di nessuno di quegli equivoci che quel titolo poteva far sup
porre.
Tuttavia è im dato di fatto che comunemente, quando si parla di divisione della chiesa si pensa alla Riforma protestante. Ricordo che due anni
fa, l’organizzatore della Assemblea
giovanile di Losanna, nel suo discorso d’apertura pronunciato nella cattedrale, diceva; «quando questa bella
cattedrale è stata costruita, la chiesa
era ancora unita»; stupito, mi guardai intorno: la «bella cattedrale» è
interamente in stile gotico, ed è stata
costruita (sul luogo d’una vecchia
chiesa carolingia demolita) nel 1175,
cioè in un periodo in cui la divisione
tra cattolici e ortodossi era già pienamente .’•ealizzata da 121 anni, con tutte le solenni scomuniche del caso ;
mentre in quello stesso periodo la
chiesa romana vedeva uscire dal suo
seno la protesta delle sette medievali.
Ma quella affermazione cosi noncurante dell’esattezza storica, era tuttavia l’espressione d’una mentalità molto diffusa, secondo cui l’unità della
chiesa non è stata veramente compromessa che dalla Riforma: con ciò si
generalizza un’esperienza valida solo
per la fase più recente della civiltà
cristiana occidentale, ma, anche se si
è degli «ecumenici» professi, non si
tien conto della totalità ecumenica
della storia della chiesa imiversale.
Se ci diamo la pena di consultare un
manuale di storia ecclesiastica, ci rendiamo chiaramente conto del fatto
che la divisione non è nata con la
Riforma: essa è antica quanto la
chiesa, ed è il frutto del suo peccato.
Se vogliamo prendere in considerazione solo le chiese che sussistono tutt’ora, ecco alcuni scismi degni di memoria: intorno all’anno 500 d. C. ai
confini deirimpero Romano d’Oriente tutta una serie di chiese si staccarono dal cattolicesimo ortodosso e imperiale: la chiesa siro-nestoriana (iSSi,
la chiesa armena (505), la chiesa
copta d’Egitto e d’Abissinia (536), la
c hiesa siro-giacobita (541). E’ vero che
nelle loro scelte dogmatiche queste
chiese avevano torto, ma oggi diverse
di esse sono state accettate nel Consiglio Ecumenico, -e non è lecito dimenticare che esse hanno avuto una
straordinaria storia di testimonianza: per esempio, per molto tempo la
presenza cri.stiana in Asia è stata assicura,ta dai soli nestoriani. Inoltre
quasi sempre la separazione di queste
chiese non fu semplicemente dovuta
ai loro errori dottrinali: a quei temei la chiesa «cattolica» era la chiesa
imperiale romana, largamente compromessa con la politica di Costantinopoli: .perciò, ad es., i cristiani residenti nell’Impero Persiano erano costretti a distanziarsi da una chiesa
che era alleata coi nemici del loro
paese.
Inoltre, all’intemo deU’im.pero romano, accanto gJla chiesa cattolica
esistevano forti chiese indipendenti,
non sempre eretiche (come per es. i
Donatisti): esse vennero liquidate con
misure di polizia dalle « autorità cristiane» piamente cornee del loro dovere di proteggere il Bene Supremo
dell’unità cristiana, oltre che lucidamente coscienti dei propri interessi
di poteri alleati con le gerarchie ecclesiastiche.
Intorno alla stessa epoca anche la
chiesa romana e la chiesa ortodossa
si erano praticamente divise, e avevano imboccato due strade diverse, lavorando in aperta concorrenza e anche, per limghi decenni, in situazione di reciproca scomunica (484-519
867 ecc.). La divisióne non divenne
definitiva che nel 1054; ma da allora
essa non è mai stata eliminata. E’
vero che alcime volte la chiesa ortodossa venne riunita a quella di Roma,
ma sempre per motivi.politici (la violenza dei crociati o la paura dei turchi): e tutte queste riunificazioni spurie furono respinte con molta decisione dal popolo ortodosso.
Lutero conosceva bene questa situazione di chiesa divisa, quando nelle
prime dispute faceva riferimento alle posizioni degli ortodc.ssi (per es.
élla Uhiesa?
sulla questione del potere pontificar
ie); e prima di M l’àvevano conosciuta gli hussiti, di cui alcuni (come Gì
rolamo da Praga) avevano stabilito
dei contatti con l’Ortodossia.
La Riforma non ha dimque portato
la divisione della chiesa, ma semplicemente la divisione di una chiesa.
Che cosa era questa chiesa? Era la
chiesa gerarchica e sacramentale edificata dal Medioevo; certo, era una
chiesa molto importante, e anche
molto forte e viva: ma sarebbe temerario affermare che si fosse trattato
di una chiesa unita. Essa era stata,
semplicemente, una chiesa dominata
tìaH’idea di civiltà unitaria cristiana:
ma proprio nel momento in cui questa ideologia unitaria si affermava
maggiormente, del fortissimi gruppi
di credenti (ira cui anche certuni,
détti «valdesii», che non dovremmo dimenticare) avevano rifiutato questa
chiesa e la sua ideologia. E’ vero che
l’unità del corpus christianorum, cioè
della civiltà cattolica europea, era
stata felicemente salvaguardata dalla
spada degli imperatori (tra cui il miscredente Federico II) e dallo zelo
crociato di Simone di Montfort : e gli
eretici erano stati messi al bando come sovversivi religiosi e politici. Nel
secolo XVI, quando questa spada era
un po’ meno disponibile, o cm po’ meno appuntita, la civiltà unitaria cristiana è crollata, e non è il caso di
rimpiangerla.
Piuttosto è il caso di ricordare che
sulle sue rovine i Riformatori hanno
costruito qualcosa: il complesso dello chiese evangeliche. Esse sono state finora, storicamente, la base e il
motore del movimento' ecumenico, per
l’unione della chiesa: dico unione, e
non ri-unione, perchè non c’è nulla
di più equivoco del concetto di « ritorno all’imità»: infatti, dal romanticismo in poi l’idea di unità è spesso un antistorico e reazionario richiamo agli Ideali mitizzati d’un Medioevo ben morto, che dobbiamo rifiutare in nome dell’idea biblica di unione
(vincolo deH’amore). Misurata con
questo metro la chiesa di tutti i secoli (compreso quello a.postolico) è sempre stata insieme unita e divisa, esattamente come il credente è sempre
insieme «giusto e peccatore» (Lute
ro). E, misurata con questo metro, la
storia della chiesa cessa di apparirci
come una serie di deprecabili lacerazioni, e ci appare per quello che è;
un perpetuo rinnovarsi, generazione
per generazione, delTopera riconciliatrice e unificatrice dell’amore di Cristo, ed una nostra lenta, faticosa, contradittoria scoperta del significato e
delle conseguenze di quest’opera di riconciliazione. Giorgio Bouchard
Un angolo siciliano in rapida evoluzione
Il miracolo del progresso a Priolo
Priolo è una frazione del Comune di Si.
racuea. Fino a podhi anni fa era un povero vUlai^o ad economia eariueivauiente
aigrirola. Non era certo fra i più depceasi
della Sicilia. L’ajoq.ua vi si trova in abbondanza e le colture erano e sono fra le
privilegiate.
Ma venne il miracolo del progresso. A
Priolo si stubili la SINiCAT, uno dei maggiori ceimplessi ohimioi d’Italia e for»e del.
rBuropa. Aiocanto alla SINCAT un altro
gro.sso eom(plesso industriale, quello della
CELElNlE. l^gliaia di operai si trasferirono a Priolo dagli altri centri deMa Sicilia
e persino dal nord Italia. Tecnici specializzati arrivarono anche dall’eslero. Migliaia di contadini e di braccianti diventarono operai. Alcioni stabilirono la loro
residenza a Priolo. Altri fino ad oggi fanno la spola fra il luogo di residenza e il
posto di lavoro. Due, tre ore di viaggio
per andare e due, tre ore di viaggio per
ritornare.
La situazione che si è venuta a creare è
assai complessa. I priolesi propriamente
detti la giudicano spesso negativamente.
« Il costo della vita — dicono — è enormemente aumentato. Per noi che contadini
eravamo e contadini siamo rimasti la vita
è diventala impossibile. Con quello che ci
rende la terra una volta ci stavamo bene,
ora non possiamo comprare più niente. I
negozi adeguano i loro prezzi alle borse
dei forestieri che sono più piene delle nostre. Inoltre Priolo è stala presa d’assalto
da una grossa falange di speculatori e di
proslitulle. La corruzione è molto aumentata ». Non mancano però i priolesà che
hanno fatto fortuna. Affitilano camere,
aiprono negozi, lottizzano i loro terreni
per far poeto ai nuovi palazzi che stanno
songondo.
I forestieri che si sono stabiliti a Priolo
sono ormai molto numerosi. Ce ne sono
da tutti i paesi della Sicilia, persino da
centri mafiosi, come Villaroea e Mussomeli. La Calabria è ampiamente rappresentata. Ma quelli che hanno fatto sentire di
più la loro influenza sono « quelli del
nord » e gli stranieri. Il vecchio e miseru
villaggio agricolo ha preso l’aspetto di
una citta^na, una vera e propria isola di
benessere in mezzo al gran mare della miseria meridionale.
I forestieri si caratterizzano per la loro
apregindiieatezza. Alle loro spalle si sono
lasciate gran parte delle inibizioni morali
e religiose. Hano portato con sè soltanto
ransia di guadagnare molto e godersi la
vita. Fra questi forestieri ci sono degli
evangelici.
Missione della Chiesa
Non è difficile rendersi conto che in una
situazione come questa le respomisabilità
della CJliiesa sono molte e gravi. La chiesa
romana comincia a muoversi, sia pure con
quasiché anno di ritardo. A Priolo c’è ancora una sola parrocchia per tutti i 5.000
priolesi, per ì forestieri residenti e per le
migliaia di operai che sono presienti solo
per le ore di lavoro. In appoggio alla par
roccliia Si è aperto un circolo deU’ONAR
MO ohe fa un po’ di tutto: conferenze cui
turali, assistenza sindacale, dopolavoro
Si è aperta anche una mensa per operai
nei locali stessi della parrocchia. Per il resto non si è fatto molto.
Le chiese evangeliche si rendono conto
della situazione con maggiore ritardo della
chiesa romana. Basti dire che fino ad un
paio d’anni addietro la chiesa battista aveva un locale di culto aiperto al pubblico,
ma l’ha chiuso per risparmiare i soldi del.
raffilto !
Ora si tratta di riguadagnare il tempo
perduto. Abbiamo trovato a Priolo evangelioi battisti, valdesi, pentecostali e melodiisti. Tutti si rendono conto che oggi a
Priolo la Chiesa ha mi importante servizio
da rendere, l’unico servizio di cui c’è bisogno. Il pane non manca, manca TEvangelo. La Chiesa non può tacere in questo
moimento. Deve parlare mediante la pubblica predicazione, la diifusione delle Sacre Scritture, la ricerca dei contatti personali, la cura d’anime.
Dall’intervista che segue voi stessi potete
rendervi oonto che se la Chiesa non compie subito il suo dovere a Priolo, domani
non lo potrà più compiere; sarà troppo
tardi. Anzi, forse già oggi è troppo tardi.
La maggioranza della gente che s’incontra
in quest’isola del benooocre non s’aspetta
più nulla da Gesù Cristo, non aspetta il
ritorno, non si tiene vincolata all’osservanza della sua parola. E’ sì, battezzata e registrata in una chiesa, ma apiriitualimente
è già fuori dalla comunione dei santi. Ha
un solo ideale: lavorare di più, guadagna,
re di più, divertirsi di più. E il regno di
Dio? — « E’ promesso qui sulla terra a
chi Ita soldi ». E la presenza del &isto rl.suseiiaio in mezzo a noi? — « Così si dice... ». E la risurrezione dei morti? —« Io
non Ito tempo di occuparmi di queste cose. Non m’inleressa. Se vuole preghi lei
p er me ».
Ecco una precisa richiesta di servizio.
Preghiamo per lui e per lutti coloro che
si trovano nelle sue condizioni. Erano cristiani. Ma ora si prostrano davanti all’idolo. Riconoscono die è brutto, mostruoso;
la vita con queiridolo non ha senso. Ma
pure è ricco di doni e di jiromesse. Avrebbero potuto mettere il progresso al servizio di Cristo ; hanno preferito rinnegare
Cristo e asservirsi al progresso. Ora sono
schiavi deM’idolo. Ma dal paese di scliiavitù mandano un grido di amarezza vestilo di ironia e soellicisimo : Se volete, pregale per noi.
Sumnefe Giamburresi
La religione dei priolesi
Una intervista con tre colportori valdesi
Dal 20 gennaio al 10 febbraio Paolo De
Caro, un giovane di Marsala che si jyrepar>: a diventare evangelista itinerante, ha
comipiuto uno\j>er\a coipillure di evangeliz'
zazione a Priolo. Non è stato un semplice lavoro di colportaggio. A differenza dei
colportori, che si limitano spesso alla soia vendita delle S. Scritture seguendo un
ioro personale programma. Paolo De Caro
ha lavorato in una zona che gli è stata
indicala dalla Commissione Distreituoile,
inserendosi in un*opera di ^vungelizzazione
che trascende il semplice colportaggio. Oltre id compito di vendere Bibbie e porzioni di esse, doveva fornire elementi per lo
studio delVambiente, ricercare eventuali
evangelici che hanno perso i contatti con
la loro chiesa di origine. Nel suo lavoro
non era solo, ma era preceduto e seguito
dalViniPiiii Comunità di Pachino, che ne
appoggkrva Vazione con la sua opera e
con la preghiera, gli offriva vitto e alloggio a Priolo, gli forniva dei collaboratori
come i giovani Corrado Velia e Ferdinan
do Valva che hanno espressamente lascialo il loro lavoro per un periodo di tempo
c la domenica pomeriggio inviava nutriti
iMiiiiiimiiiiiiiiiiiiii
Gli [farei nell’[«angelo di Giovanni
Il quarto Evangelista: un antisemita?
in BRBue
I battisti polacchi sono stali autorizzali
ad aprire a Varsavia un seminario teologico che è stato ufficialmente inaugurato il 18
febbraio ; ne sarà direttore il past. Pawlik,
che ha ricevuto in Ingliilterra la sua formazione teologica; per il momento vi saranno 8 studenti.
•if I^a Chiesa evangelica tedesca (EKD) ha
donato 400.060 DM (circa 60 milioni di lire) per contribuire al progetto di accresci
niente della produzione del riso in Liberia. Lanciato dalla FAO, nel quadro della
sua campagna mondiale contro la fame, in
collaborazione con il governo liberiano,
questo progetto tende in particO'lare ad insegnare agli agricoltori indigeni a migliorare i loro metodi di produzione.
« La caratteristica più tipica dell’Evangelo di (Giovanni è un perfetto antisemitismo » (Bruno B'auer).
Il grande dogmatico A. Harnack parla del « massiccio antisemitismo » di
San Giovanni. Secondo l’esegeta A.
Merx il quarto Evangelo è « il libro
più antisemita del mondo ». Affermazioni di questo genere risalgono al
secolo scorso e ai primi del nostro
secolo e sono opera (fa male dirlo)
dì cristiani che avevano voce in capitolo e occupavano posizioni di responsabilità. La diabolica ondata di
antisemitismo, che ha macchiato irreparabilmente il noslro secolo e ne
ha documentato il fondamentale paganesimo, è stata certamente favorita anche da affermazioni del tipo di
quelle sopra citate. Esse rappresentano comunque un grossolano fraintendimento del 4“ Evangelo su questo punto.
Il preteso antisemitismo di Giovanni — die potrebbe trovare la sua
classica formùlazione al cap. 8, v.
44: « Voi (ebrei) siete progenie del
diavolo, ch’è vostro padre » — non
ha maggior consistenza di un fanta■sma.
Nel 4“ Evangelo non solo manca
la più tenue traccia di una squalifica dell’Israele storico, di un suo accantonamento dal piano di Dio, ma
non si parla neppure di un « nuovo
Israele » o di un « Israele spirituale » (come fa Paolo). Si tratta semj.-re solo di Israele, dell’unico Israele possibile, quello di Mose (5: 46),
di Abramo (8: 55), di Isaia (12;
58-41). E si tratta della raccolta di
<luesto Israele sotto il Buon Pastore,
annnunciato dal profeta Ezechiele
(cap. 34). Per questo Gesù non polemizza mai contro l’Antico Testamento, anzi lo cita sovente. La sal
vezza, infalti, vie.n dai Giudei (4;
22), affermazione che sembra avere,
in Giovanni, un significato prevalentemente retrospettivo : Gesù, il salvatore del mondo, era un ebreo. Per
questo il tempio di Gerusalemme resta la casa del Padre (2: 16) anche
se i Giudei ne han fatto una casa di
mercato.
Il fatto che neU’Evangelo di Giovanni Gesù polemizza vivacemente
con i Giudei non denuncia l’antisemitismo dell’Evangelista ma attesta
il fatto che i Giudei, a differenza del
mondo, si trovano in una posizione
particolare, unica, nei confronti di
Gesù, che essi non intendono riconoscere. Gesù polemizza con i giudei
non perchè sono giudei ma perchè
non sono più giudei, in quanto non
fanno le opere di Abramo (8: 40) e
non credono a Mosè (5; 46). Se credessero a Mosè, crederebbero anche
in Ge.sù. La fede in Mosè e la fede
in Gesù si condizionano a vicenda:
cosi profonda è l’unità dei due Testamenti! Gesù non chiede dunque
ai giudei di credere in lui indipendentemente da Mosè, chiede loro
semplicemente di credere a Mosè.
Solo allora potranno anche credere
in Gesù. La via che conduce a Gesù
passa, per i giudei, attraverso Mosè.
Gesù non si pone mai fuori della rivelazione veterotestamentaria nè tanto meno contro di essa ma al contrario la ribadisce, ne afferma la piena
validità e ad essa, prima che a se
stesso, rimanda i giudei. Gesù mette
praticamente i giudei dinanzi a se
stessi: respingendo Gesù non è solo
Gesù che essi respingono, ma Mosè
(nel quale essi ripongono la loro speranza) e, infine, se stessi. Non si tratta, quindi, per i giudei di « convertirsi » o di « diventare cristiani » ma
di essere se stessi, di essere, come
Natanaele, veri Israeliti (1: 47).
Se questo non avviene, la situazione dei giudei .si capovolge: da veggenti divengono ciechi (9; 39). Ma
anche in questo caso essi non sono
mai sic et simpliciter assimilati con
il mondo. La loro incredulità nei
confronti di Mosè e quindi di Gesù
non annulla la loro fondamentale
junzione vicaria che essi svolgono nei
mondo. Solo, questa si rovescia nel
suo opposto: anziché essere la voce
di Dio nel mondo, i giudei divengono la voce del mondo davanti a Dio.
La reazione del mondo nei confront: di Gesù si condensa nella reazione
dei giudei. Quel che il mondo veramente è: chiusura e opposizione non
a ideali o idee o tradizioni religiose
ma al Dio della rivelazione, questo
viene alla luce nel comportamento
dei giudei. In questo senso essi sono
non già — come vuole Sartre — « la
cattiva coscienza dell’umanità », ma
semplicemente la sua coscienza.
D’altra parte, il fatto che proprio
loro e solo loro svolgono questa funzione vicaria di esprimere il mondo
nei confronti di Gesù, dimostra che
essi occupano una posizione specialissima nei piano di Dio.
Da sempre i cristiani han considerato il problema dei rapporti tra
Chiesa e Sinagoga come un problema missionario. Ma impostando così il problema ci sembra che lo si
semplifichi e quindi, in fondo, lo si
eluda. Suilla base delle considerazioni jtrccedenti concludiamo che il
problema non è solo missionario. Il
problema dei rapporti tra Chiesa e
Sinagoga è anche e forse in primo
luoo'o un problema ecumenico.
Paolo Ricca
pappi di fratelli e di sorelle che par Ieri ■
pavano alle riunioni familiari organizzate
da lui <- dai suoi collaboratori. Noti è
sctus,') chre presto a Priolo si aprirà una
sala di culto evangelico.
Alla fine del lavoro abbiamo interrisia
lo per voi i tre giovani:
D. Siete in grado di dare un giudi/io
sulla religione dei priolesi?
DE CARO : Dobbiamo dividere la popolazione di Priolo in due comunità.
Quella dei forestieri è nella quasi totalità seguace della religione del lavoro e del progresso. Nella Comunità
dei priolesi ci sono anche dei bigatti,
ma non sono molti.
D. Potete citare qualche caso d'intolleranza religiosa?
DE CARO : Di intolleranza vera e
propria non si può parlare. Generalmente siamo .stati trattati con gentilezza. Alcuni non hanno voluto accettare niente da noi, neanche un
opuscolo. Un’ anziana signora ha esclamato : « Fuori di casa mia la Bibbia, è roba protestante ». Le ho mostrato' l’edizione cattolica annotata
dal P. Ricciotti ed è rimasta molto
imbarazzata. Si meravigliavano che
nei vangeli presentati da noi si parlasse di santi, come S. Matteo, S.
Marco, ecc. Più ancora si meravigliavano che nei nostri vangeli si parlasse di Maria.
VALVO: Nella strada si spargeva subito la voce : « Stanno passando gii
evangelisti! ». Qualche signora non
accettava niente per paura di essere
accusata dal prete. Diceva, magari
mentendo, dì essere fornita di tutto:
Vangelo, Bibbia... Il rifiuto dei forestieri era generalmente motivato da
indifferenza : « Noi non ci occupiamo
di queste cose, non abbiamo tempo »
Ma — dicevamo — lei è cristiana,
battezzata, cresimata; come può disinteressarsi della parola dì Cristo?
« E’ vero — rispondevano — ma non
m’interessa». Il rifiuto dei forestieri
era quasi sempre secco. Non volevano
neanche discutere. Un signore ci ha
detto : « Io non ho tempo ; se vuole,
preghi lei per me».
D. Come vi presentavate alle famiglie?
VALVO: Ci presentavamo come missionari o come rappresentanti della
Società Biblica. Dicevamo di essere in
giro per diffondere la lettura della S,
Scrittura. Spesso non sapevano di che
si trattasse. Spiegavamo allora ohe la
Bibbia è la parola di Dio...
DE CARO: Quello che più mi ha impressionato è che molte persone, pur
dichiarandosi cristiane, non credono
più alle dottrine fondamentali della
Chiesa. Il regno di Dio, secondo loro,
è promesso qui sulla terra a chi ha
soldi. Alla domanda se Gesù è risu
scitato dicevano : « Cosi si dice... » Della risurrezione dei morti, del giudizio dì Dio, della parola di Cristo non
si preoccupano. Di queste persone a
rriolo ce ne sono moltissime.
D. Potete raccontare qualche caso che
vi ha particolarmente colpiti?
VALVO: Abbiamo bussato ad una
porta e ci ha aperto ima signora del
continente. Il marito era nell’altra
stanza, anche lui del nord, un operaio specializzato della SINCAT. Si stav-a cambiando. Non appena ha sentito parlare della Bibbia, è venuto fuori in mutande. « Scusate — ha detto
- tanto siamo uomini fra noi. Potete
accomodarvi. Io ho tanto cercato questo lib.ro. M’interessa dal punto di vista scientifico. Vedete, sono molto
indaffarato. Ma studio anche. Mi preparo a partire per Siracusa, dove se{oominua in 3.a pa¡g.)
3
2 marzo 1%2 — N. 9
PM. 5
LO SQUILLANTE
CEMBALO
Carità. L'equìvoco consueto del
nostro linguaggio quotidiano ci riporta alla memoria limmagine della moneta che cade sulla mano tesa, il gesto dall'elemosina fatta all'indigente.
Ciascuno di noi con quella moneta
crede di comjuistare la tessera della
virtù e il diritto a sdegnarsi se il povero invece di pane, compra del tabacco o un bicchiere di vino.
"Tu sei povero, io ho quanto mi
basta, o meglio: non ho quanto vorrei ma questa moneta me la posso
permettere e te la do. Ristabilisco un
equilibrio tra te e la società che ti
trascura e respinge e della quale io
faccio parte, mi sento buono e sono
contento che dinanzi a me ci sia quella mano tesa, raccogliendo l’offerta
essa mi presenta lo specchio nel quale vedo riflessa la mia buona azione,
cosi posso sentirmi tranquillo come
quando uscendo di casa ho verificato
davanti allo specchio dell’anticamera
•ylr ((Nova Swoborla», organo del parlilo coniunisla reroidovaia'o, ha prolestato rontro
la ( rcsifiile attivilà di selle illegali nelle
indiisirie del paese. 11 giornale afferma che
parcd liie di esse sono originarie degli Stali I nili, e sostenute moralmente e finanziari iinenle dalPestero. Aggiunge poi che
si inirodiice in Cecoslovacchia molta lettetalur;'. ((religiosa » ostile ai paesi sociali,-ai allraverso la Germania occidentale e altri paesi.
.Vi' tutto era in ordine. Sono a posto
con te e con Dio, sono in armonia,
l'armonia del cembalo squillante”.
Siamo cristiani ed evangelici. Lo
ripetiamo a noi stessi e agli altri' per
.sottolineare una distinzione che ci
rende orgogliosi. Andiamo al ctilto
alla domenica mattina e la nostra
chiesa .sobria e accogliente ci ra,sserena dopo la settimana catHica di lavoro e di moto. Ci .salutiamo aH’u.scita. nnitenti dì ritrovarci per quel minuto prima di disperderci ancora.
"Bel culto', bel sermone. Hai sentito
come ha spiegato bene quel pas.so di
Paolo? Veramente. E’ bravo il nostro pastore. S'i. Domani ci vediamo?
Spero di poter venire. Mi raccomando! Farò il possibile”.
Sì. farò il possibile per ritrovarmi
al tè, per ricamare in compagnia un
centro da tavola o un completino per
il pro.ssimo bazar. Si lavora poi si rivende. Anzi, si ricompra addirittura:
il "pio mercato” potrà giovare alla
cassa della chiesa e noi ci .sentiremo
virtuosi pionieri. Il timido accenno
del pa.store alle necessità di contribuire è .stato discreto e non ha urtato la
su.scettibìììtà finanziaria dei presenti.
Sì. l'offerta che abbiamo fatta è .stata
un po' troppo' modesta, ma ìn.somma...
tanto c’è chi offre cifre alte, dato che
può. Comunque alla prossima busta
porteremo una offerta più sostanziosa. Del resto nell’ultima relazione ho
visto che il fratello ”X” non ha offerto niente.
Carità: l’equivoco continua. Anche
nella borsa della colletta cade la moneta o la grama busta e noi ci sentiamo immediatamente virtuosi, a posto
con la chiesa e con Dio. Come attraverso un giochetto cinese l’offerta ci
sì presenta trasformata in ima somma notevole e ci sembra di aver dato
"la decinw di ogni cosa” come Àbramo a Melchisedec.
La chiesa vive per la nostra contribuzione. E’ bene usare questa parola in senso ufficiale, poiché la parola "offerta” avrebbe un suono falso.
Non si tratta di offerta; se crediamo
di offrire, e quindi "dare” gratuitamente qualcosa, siamo su di una strada sbagliata. Si tratta soltanto di rendere a Dio quanto abbiamo avuto da
Lui di beni materiali in maggiore o
minor misura. C’è dunque un senso
preciso in questa restituzione che seppure non è regolata da precise norme
di matematica lo deve essere da un
adeguato senso di responsabilità.
Il deficit della cassa Valdese è ormai cronico e questo fenomeno appare uno dei più sconcertami che pos.sano verificarsi in una comunità di
cristiani.
In ogni settore di attività che rientra nell’ambito dell’economia di un
paese c’è un termine appropriato per
designare questa comiiziotte di deficit
e le sue immancabili conseguenze:
fallimento. Si obbietterà che la Cliie.s'a non è una bottega o una industria:
giustissimo, ben lungi do ooi il paragonare la Chiesa a un’azienda terrena, ma non dimentichiamo che si
tratta pur sempre della Vigna del Signore, con i suoi operai, la sua giornata lavorativa: le sue e.s'igenze. Dio
non fallirà mai, ma noi .sì: è questo
che deve farci paura. Dove l’opera
della no.stra chiesa non verrà sorretta
ed aiutata con mezzi adeguati es.sa
mancherà al suo compito precipuo
che è quello di tra.sformare terreni
paludosi in vigne fiorenti.
Quando facciamo l'offerta al povero o con.segnamo la nostra quota in
chiesa ricordiamoci delle parole di
Paolo. Non siamo come il fariseo che
"per .sentirsi a posto” pagava la decima (almeno era una decima!) e diceva all’Eterno: "Dio ti ringrazio che
.sono un uomo giusto”. Cominciamo
cem un’altra forma di preghiera ripetendo: Signore rendimi capace di un
sacrificio e fa’ che di ogni rinuncia
io .senta umilmente la gioia per averTi
servito anche con i mezzi materiali
che Tu mi hai dato. E fa’ che ami il
denaro soltanto per quel che mi concede di realizzare, in bene, per la Tua
.gloria. Marco
La religione
dei prioiesi
i segue delle' 2-ai pog.)
euo un corso di specializzazione. Guadagno L. 140.000 al mese. Ma con la
nuova specializzazione arriverò a 200
mila. Ma non è il denaro che m’interessa. Io voglio progredire, voglio comandare sugli altri ». Abbiamo finito
per vendergli la Bibbia a credito. Ce
l’ha pagata alcuni giorni dopo, quando l’abbiamo incontrato per strada di
ritorno dal suo lavoro.
VELLA : Una distinta signora calabrese ci disse di non saper leggere nè
lei, nè il marito. Si capiva che non
mentiva. In realtà la percentuale più
alta di analfabeti è fra i calabresi. Per
questi giungere alia fede è ancora più
difficile. E si rimane così male, quando si tratta di giovani intelligenti e,
magari, non del tutto chiusi alla predicazione evangelica.
D. .Avete ineontrato delle famiglie
evangeliche?
DE CARO : Pino ad un paio d’anni fa
a Priolo c’era un locale di culto aperto al pubblico tenuto dalla Chiesa
Battista. Pei è stato chiuso, perchè
l’amministrazione non poteva più sostenere le spese di affitto. Attualmente il Pastore Battista di Siracusa visita due famiglie ed un altro fratello
che ha la famiglia cattolica. Oltre .ì
questi però ce ne sono altri che, dopo la chiusura del locale di culto, si
sono sbandati. Abbiamo trovato anche dei pentecostali e dei metodisti.
Giri elementi valdesi ci erano già noti,
D. Questi evangelici vedrebbero con
favore la riapertura di un locale di
culto evangelico?
VELLA: Lo desiderano ardentemente Di sera andavamo a visitarli e si
concludeva quasi sempre con una lettura biblica ed una preghiera. La Domenica pomeriggio si organizzavano
delle riunioni a’ie quali in‘"':v3nivano il pastore e diversi membri della
chiesa di Pachino.
VALVO: Per noi trovare una famiglia evangelica era motivo di grande
gioia. Era come un riposo. Ci sentivamo subito a casa nostra.
DE CARO : Io ritengo che l’apertura
di un locale evangelico sia necessaria
a Priolo. Capitano anche degli stranieri. Noi abbiamo incontrato uno
svizzero evangelico di Zurgo. Ma era
già in partenza. Gli stranieri sono specialisti che si fermano per periodi limitati. La predicazione evangelica ha
tuttavia molto da dire, non solo agli
evangelici italiani e stranieri. Tutta
la cittadinanza ha gran bisogno della
luce di Cristo.
D. Avete venduto molti libri?
DE CARO : Non molti. In tutto 7 Bibbia, 60 Nuovi Testamenti, diverse centinaia di vangeli. Abbiamo anche distribuito molti opuscoli.
VALVO: Spesso la gente non poteva
comprare perchè non aveva soldi. E’
strano per una città di benessere come Priolo...
VELLA: Benessere fino a un certo
punto. Denaro più ce n’è, più se ne
spende. Del resto ci sono i disoccupa
ti anche a Priolo. Sono spesso degli
analfabeti. La Sincat non assume ne.ssuno ohe non abbia almeno la licenza elementare.
Eh Siete soddisfatti del vostro lavoro?
DE CARO: Vorrei dire che è stata
un’esperienza magnifica. Rimane però
''amarezza di avere scoperto una situazione spirituale così disastrosa.
Dalla Svizzera francese
CORRISPONDENZA
DALL' INGHILTERRA
lyondra, febbraio 1962
Da New V’ork .si aparcmle ebe il Coinilalo per TAzione non violenta ba recentenifiite lanciato un appello nazionale contro
i preparativi per le pro.ssiine prove nucleari aunosfeaiebe da parie degli Stati Uniti
die dovrebbero effettuarsi nelle Cbristmas
lsland.s, territorio britannico. Cinque fra i
membri della marcia San lùancisco-iMosca
hanno chiesto un’incontro con il Presidente Kennedy, per il giorno 5 c- m., con lo
scopo di esprimergli la viva apprensione
da parte di una sezione del pubblico riguardante quanto sopra. Qualora il Presidente
rifiutasse l’intervista, i membri della delegazione, che per tre giorni hanno organizzato picchetti davanti alla Casa Bianca, ne
tenterebbero l’accesso tramite alti di disubbidienza civile non violenta. Essi sono già
stati ricevuti, fra l’altro da N. Kbrushchev
e dalla Signora nell’ottobre .scorso a Mosca dai quali sono stati trattenuti a lungo
colloquio sulla questione della ripresa di
prove nucleari nell’atmosfera.
♦ * ♦
« Il secolo di guerra totale » a cura di
Hugh Brock, è un opuscolo descrittivo-informativo concernente per.sone e movimenti coinvolti in atti di disubbidienza civile
non violenta ebe ebliero luogo in Inghilter
Il concorso organizzato dal ministero
dei culti danese per la costruzione di una
chiesa nei .sobborghi di Kopenhagen ha trovalo larga eco nel mondo: oltre 200 architetti, di cui più della metà stranieri, hanno
inviato i loro progetti, attualmente studiati
dal ministro dei culli, signora Bodii Kocli.
r,i a partire dalla rivolta rontro la legvc
emanata durante la prima guerra mondiale
che sancì il servizio militare nel Regno
[Inito, sino alla fondazione del Comitato
de- 100. L’opuscolo, con prefazione di Heinery Hughes, membro del iParlamento.
edito a cura del settimanale « Peace News »
Caledonian Road, London N 1, costa un
stellino e tre penni la copia (tariffa postale
inclusa) oppure undici scellini per una
mezza dozzina.
^
Informazioni apparse in novembre 1961
su « Peace News « in occasione della Selli
mana del Prigioniero.
Dei 106 obiettori di coscienza francesi, hanno 65 indirizzi privali ma non quelli
delle prigioni dove i suddetti sono delenu
li; degli altri 41, si ignorano .sia gli uni
che gli altri. Lo sleisso dicasi per il Belgio che ba 40 obiettori dì coscienza. Per
quanto riguarda i 4 dell’lnghillerra, i 2
della Svizzera, e i 12 delia Germ.ania Occidentale, il loro recapito è noto,
^ 4: 4:
Due superstiti di Hiroshima e Nagasaki
lasceramio, il mese pro-ssimo, il Giappone
diretti a Ginevra, via Honolulu, Wasbingloin, Londra e Parigi. Lo scopo del loro
pellegrinaggio è di portare ai Membri della Conferenza sul Disarmo il messaggio
della città di Hirosliima e rappello a favore « di un sincero e continuo sforzo da
parte di iralle le Nazioni per la cessazione
delle esplosioni n.ucleari noncltè della corsa agli armamenili ». I due superstiti, ebe
durante il loro pellegrinaggio saranno
ospiitali da famiglie simpatizzanti, sosteranno a New York per iiresentarc delle
Neilla Chiesa Valdese
di Cioevra...
La Chiesa Valdese di Ginevra ba soleiinemenle celebralo, come già gli anni scorsi, la data del 17 febbraio. Il evito di commeiiH-azione è stato tenuto all’Auditoire
de Calvin, il magnifico locale messo ogni
domenica a disposizione dello nostra Comunità. il culto è stato veramente ecumenico, poh'hè vi hanno partecipato ed hanno preso parte allo svolgimento della liturgia, rappresentanti delle Chiese di denominazioni e di lingue diverse.
Abbiamo avuto il privilegio di avere il
pastore signor M. Pradervand, segretario
mondiale della Federazione delle Chiese
riformale, il moderatore della Chiesa nazionale di Ginevra, pastore A. Werner, il
doti. G. G. Williams, del Concilio ecumenico delle Chiese, che ha rivolto all’assemblea un mesisaggio in lìngua italiana,
il pastore R. Marlin, direttore del Centre
social protestant, il rev. W. Watson, pastore della Chiesa Scozzese, il pastore
F. Guarnera, antico conduttore della chiesa
di lingua italiana ed il pastore Eizeguirre
della Chiesa spagnola. La corale ha eseguito in modo egregio, a quattro voci, il
coro « Il Rimpatrio ».
Do-po il culto, uin’oUamimt di commensali si sono riuniti iter un’agape; alcune
ore sono co.si ancora ira.scorse in lieta e
fraterna compagnia. E. T.
...e in (jueila di Losanna
Il 17 febbraio è stalo solennemente celebralo dalla Chiesa di Losanna, al culto
di domenica li! febbraio. Inoltre è stata
organizzata la sera del 17 febbraio una
cena, alla quale sono intervenuti in buon
numero ì Valdesi residenti a Losanna e
nel Cantone di Vaud. -Ad essi si sono associati numerosi amici svizzeri. Hanno
preso la parola, alla fine della cena, per
esprimere la loro simpatia ed il loro affetto per la nostra Comunità e per l’opera
che essa svolge, il pastore R. Visinand,
del Conseil Synodal, il pastore P. Seoretan presidente del Comitato di patronato
della nostra Chiesa, il pastore F. Subilia,
di famiglia originaria di .Angrogna, ed il
signor G. Monnard, fedele amico della
nostra Chiesa. Prima di separarsi, i commensali hanno cantato il coro u 11 Rimpatrio ». E. T.
Il XVil Febbraio
roD la Colooia Valdese di Ginevra
Ottima riuscita la riunione della domenica 18 febbraio per commemorare l’anniversario della libertà religiosa in Italia.
Oltre cen-to commensali, parecchie persone in costiune Valdese, discorsi del pastore Guarnera, de! segretario del Con
cisloro pastore Wyler, dell’ex presidente
del Consiglio di Stato (discendente da una
Boume di Roccapiatta) Balmer, del pastore Guido Rìvoir. Molle parole di riconoscenza per la sua opera in favore della
Colonia Valdese di Ginevra al signor Eimile Pasquet che presiedeva la riunione, vari
ricordi storici presentati dal signor Jacques Picol e una interessante conl'erenza
storica centrata sul monumento della Riforma di Ginevra con proiezioni luminose, a cura del signor Riclrard. Molta gioventù il che è rallegrante ed uno spirito
di famiglia come deve essere fra fratelli
Valdesi. C. R.
I Valdesi fra IView Delhi
e il Coneilio Vaticano II
pclizioni ai flelegali sovielici presso le Nazioni Umile. E’ amelle in prograninna di
(liiedere un colloquio con il Presidente
Kennedy, o i'on il suo sostiiilailo qualora
ejili non uoleisse riceverli. In Giappone il
pellegrinajíjíio ha già riceviido notevole
puì>l>liciilii tanto dalla radio e televisione
quanto dal!^a stampa, ed è efTeUuabile solo
grazie ai risjiarmi totali della famiglia
Reynolds. { 1 Rpynokls, sui quali mi riprometto dare alcuni ragguagli non appena mi saranno pervenuti, si trovano lutt ora in Giappone allo scopo di organizzare la prima fase del suddetlo ijellegriiiiaggio. E.SSÌ hanno inoltre giiiocalo un ruolo
di primaria imiportaiuza per la realizzazione della niareia San Framei^co-Mosea).
Chi desiderasse contri,Imi re a favore della suddetta iniziativa può inviare l’offerta
tU seguente nominativo: George Willouglihy, 2006 Walniui Street, Philadelipliia,
Pennsylvania, U.S.A. LiHarui Manzi
J^eWuhimu corrisf'.ondenza (n. 3) della
della Signorina Manzi siamo incorsi in due
si'i.sip tiftoiirahche dì tui ci •scusiamo. Aiizitutio Vinsurrezione di Budapest nel 1957
è stata trasportata nel 1937! E’ stata poi
omessa una frase, al termine di questo peìiodo. Bernard Russell sottolineava ”la difficoltà di creare uideffettiva opposizione alle voci ufficiose nonché l*impossibilità di
informare il pubblico in maniera effettiva
sui prìncipi inerenti alla non-violenza tramite. per es., la Televisione, fallo riscontrato recememenle dallo stesso Russel,
quando gli fu detto di parlare sulla crisi
di Rerlìiiì il,vece che stilhi non-violpnza.
ciim’crii Mia intenzione”.
(segue dulia La pag.)
vero spirito di dialogo ha animato le conversazioiii anche se dapprima si aveva un
senso dì incertezza e di sospetto. In queste i teologi protestanti hanno avuto modo
di renderBÌ conto della complessità della
teologia cattolica c quelli cattolici della
vita e dello spirilo che autina la nostra.
Si osserva poi clic non sempre i cattolici avvertono resistenza del fossato clic
ci divide da loro, ingenuamente couviiili
nella ineluttabilità del grande ritorno, per
cui è neeesi&ario segtialarlo loro. In questa
prosipelliiva si ha la tendenza, secondo una
logica umana, a considerare il dialogo impossibile; eppure è necessario: e lo Spirilo Santo supera nel nostro e nel loro
cuore la logica umana.
Qualcuno chiede se esista in campo calloHeo una istruzione bìblica del tipo della
nostra. Si risponde che esistono presso alcune parrocchie delle settimane bibliche e
elite in altre si è avuta una distribuzione
a tutte le famiglie di una copia dei quattro Evangeli. Se la Chiesa caMolica fonda
cosi il suo insegnamento sulla conoscenza
dell’Eivanigelo cade la critica tradizionale
mossaci dal cattolicesimo di seguire solo
l’insegnamento della Bibbia e non quello
della Chiesa, percliè vengono a coincidere.
Qualcuno si rallegra dei contatti che i
pastori hanno col clero cattolico, cosa ohe
non avveniva nei decenni passati; qualcun
altro segnala l’efficacia del lavoro di te.slimonianza ecumenica dei laici sul loro
canipo di lavoro e, in particolare, nelle
fabbriche, dove si nota un clima nuovo
di tolleranza. Naturalmenle non occorre
darsi a facili illusioni e si citano episodi
dì intolleranza anche là dove non ce Io
aspetteremmo.
Sì sottolinea ancora rimporlanza del fallo che coi contatti che i cattolici hanno
con noi, conoecoioo il protestantesimo italiano e non solo quello estero.
Alla messa in guardia contro il tentativo da parte del Vaticano di creare un unico fronte cristiano contro il comunismo,
si ribalte che, anche in mezzo a questa
tendenza, si ha un vero spirito ecumenico
anche fra i cattolici. E se per caso fosse
solo lina mossa tattica, sarà una mossa
lattica che costerà caro, perché quando la
(Illesa cattolica avrà aperto i suoi cancelli airecumenisano, sia pure di poco,
poi non li i>otrà più rinchiudere.
11 pastore Girardet conclude invitando
a ridiscutere il problema nelle nostre comunità, evitando un facile <iualiMiquisano
religioso e a stare in guardia su quello
clic si dirà di noi sulla slampu ili occasione del Concilio Vaticano IL Se non sarà
esatto, dovremo avere tutti il coraggio di
scrivere ai direttori, affinchè si senta che
veramente luna la Chiesa si inipeigiia nel
lavoro di testimonianza evangelica che
oggi il Signore ci chiede di svolgere in
Italia, dandocene l’oceasione propizia. La
pregliiera conclude rincontro, decisamente positivo, sia per il ripensamento del
problema ecumenico, che ba suscitato in
ognuiip dei presenti, di cui, ogni volta
elle si ripresenta, si colgono nuove sfumature e nuovi aspetti, sia per gli interventi interessanti che si sono avuti in numero discreto e che hanno dimostrato l’inleresse dei presenti per il problema dibattuto. Anebe se nella cronaca hanno un carattere inevitabilmente frammentario, è
stalo un motivo di gioia il vedere che
molti laici sono intervenuti, per cui ci
pare legittimo .sperare che avranno il coraggio, anebe fuor! della chiesa, di far sentire la loro voce. c. t.
caccia
e
pesca
Bando di Concorso
La Claudiana, tramite una Commissione particolare, ha in progetto
una edizione totalmente rinnovata dei
cinque volumetti deUe «Lezioni di religione » per le classi elementari, nuova edizione che da tempo viene reclamata da quanti, tramite i figlioli o gli
alunni, sono particolarmente interessati in questo campo. La Commissione ha già pronto una parte del testo;
ma rimane aperto il problema delle
illustrazioni.
Si bandisce quindi un concorso, invitando quanti siano interessati alla
cosa ad inviare alla Claudiana (Via
Principe Tommaso 1, Torino) i loro
bozzetti per la illustrazione di questi
due passi biblici: la vocazione di
Abramo (Genesi 12) e la paral>ola del
buon Samaritano (Luca 15). I bozzetti dovranno pervenire entro il 31 marzo 1962, anonimi e siglati, accludendo
in busta chiusa, anch’essa siglata, il
nome e l’indirizzo del disegnatore.
Al vincitore — o eventualmente i
vincitori del concorso verrebbe affidata, con apposito contratto, l’Ulustrazione di tutta la serie di lezioni programmate. La Claudiana
Su il Resto del Carlino (Bologna) del
15 febbi. Dino Pieraerioni, dopo aver lamentato « lo scarso interesse del nostro
paese per ogni avvenimento religioso che
non sia solo manifestazione esteriore », deplora che un « grandioso avvenimento » come l’Assemblea ecumenica di Nuova Delhi sia << pas.sato quasi del tulio inosservato in gran parte della stampa di informazione italiana (ambe quella cattolica ba
avuto scarsi .servizi e solo di seconda mano) '). Segue quindi un’esposizione dei lavori e della problematica di Nuova Delhi
che, nei limili di un servizio giornali.stjco
rivela un'informazione precisa e onesta:
la conclusione: «Scrivendo da cattolico e
per lettori in gran parte cattolici, dirò che
quest’assemblea dì Nuova Delhi, nel cuore
del terzo mondo, ba testimonialo la grande
passione con cui tutti i partecipanti ìianno affrontato problemi scottanti per tulli i
cristiani ».
-jg L'Iiwoniro (genn-febbr. 1962) segnala che due coniugi di Dnrban (Unione sudafricana!, Synib Singh e Cbarlolle Rose
Bloem - indiano il primo, bianca la seconda — sposatisi in Rhodesia e poi tornati ad abitare a Dnrban, sono stali arrestali
e processali per violazione della legge che
punisce coloro che hanno rapporti sessuali
con persone di razza diversa, l ooningi
sono stati scarcerali, dopo aver pagalo una
cauzione alla polizìa e aver consegnalo '
passaporti.
Circa 150 persone, fra mi numerose
personalità religiose, hanno firmato una
protesta contro il recente proscioglimento, da parte di un tribunale militare francese, di tre ufficiali accusati di torture. Fra
i firmatari, i pastori Marc Boegner. Irancis Rose, Rninel, Henri Gapieii et Dncros.
4
PM- *
N. 9 — â mano 1962 *
I lettori ci scrivono
...e dialogano fra loro
La vita è piena di sorprese
Caro direttore,
la vita è piena di sorprese. Si viuol richiamare ralteozione della nostra chiesa
snl ministero del laico nel mondo... e ne
viene inori nna diBCUBsione-finme sulla
toga. S ini^a con intenti nuovi un « co.rso di preparazione » per laici che domanda di essere diseusiso e valutato, e ne viene fuori una dotta Iczio^ne sul valore teologico della Riforma, provocala dalla lettura distratta del titolo di una delle 24 lezioni del corso: La divisione della chiesa
(la Riforma), partendo in quarta per riaffermare còse O'Wie e die nessuno contesta
e attribuendo ai responsabili del corso intenzioni che lui solo sa come può aver dedotte dal titolo mailcapitato.
Se Paolo Ricca avesse letto più attentamente il proigramima avrebbe visto che
quelle leanoni non erano di « storia ecdesiastioa », bensì appendice a un corso di
ecclesiologia con intendimenti di teologia
pratica e si proiponevano appunto di iliuBtrare taluni eventi del passato che sono
stati e sono a>Ua base di strutture, forme
di vita e mentalità deUa chiesa di oggi.
Sotto quel profilo interessava studiare la
Riforma nel contesto della formazione di
chiese separate e autosuffidenli. Paolo
Ricca, pago che la Riforma eia stata la riscoperta della Parola di Dio come norma
di fede della Chiesa (cosa ovvia per lutti
noi) sembra non darvi importanza. La luce
dedla Parola di Dio riscoperta io abbaglia
e non vede altro. Non vede le ombre delle
divisioni teologiche e delle differenziazioni slnitturali. Non vede l’affanno dei riformatori che oercaronó di incontrarsi e
accordarsi per riformare la Chiesa nella
unità. Non. vede forse neppure la necess.ità dell’ecumenismo: si dà il caso infatti
ohe la Storia deU’Bcnmenismo di R. Rou
se c S. Neill prenda le mosse proprio dalla Riforma. Che siano anche loro positivisti e papalini?
Sicure siamo fondamentalmente d’accordo perchè pensiamo lutti e due. Paolo
Ricca e io, che la Parola di Dio sia norma
unica della Chiesa c quindi anèhe il solo
principio di unità. Dov’è dunque il disaccordo? Nel fatto che Paolo Ricca nel suo
scritto identifica inconsapevolmenle la
« Parola di Dio » con la interpretazione
che ne è stata data dai teologi della Riforma: è tutto un blocco, da prendere senza discutere: giustificazione per sola fede,
ritorno alla Parola di Dio, Cristo solo Signore della Chiesa... e anche la dottrina
e la .pratica ecclesiastica dei riformatori, e
i risultati che loro malgrado ne sono venuti fuori.
Ma i riformatori hanno detto anche che
la chiesa riformata deve esser sempre pronta a riformarsi (ecclesia reformata scraper
reformanda), quindi con buona. pace di
Paolo Ricca noi continueremo a ricercare
gli elementi di disunione che si sono affermati nella chiesa al tempo della Riforma e che hanno rilevanza per noi.
Così neppure questa volta avremo un
dibattito sull’impostamento eeclesiologico
che il « Centro » ha dato al suo corso, ma
discuteremo sul valore della Riforma del
XVI secolo. A non imù finire, caro direttore!
Saluti cordiali. Giorgio Girardet
Objection a un cnlte
à la radio
Gênes, dimatiche 18 février 1962.
Cher Directeur,
L’automne dernier, à l’occasion du Dimanche de la Réformation, je remarquai
quê notre culte radio-diffusé n’avait pa.s
fait la moindre aUusion à la circonetance.
Ce jour-là, notre Modérateur était en visite à la comanunaiaté à laquelle j’appartiens, et je lui fis remM-quer la chose. J’avais pensé vous envoyer deux lignes sur
ce sujet, mais je finis par m’en abstenir.
Ce matin, cependant, j’ai remarqué une
nouvelle lacune, tout aussi importante à
mon modeste avis: la date du 17 février
a été totalement ignorée, et c’était pourtant un pasteur vaudois qui parlait au microphone.
Si l’on me répondait que le culte par radio est organisé en commun par toutes les
dénominations, cela ne me convaincrait
qu’en partie; quoi qu’il en soit, cette justification ne serait pas valable pour le Dimaiiohe de la Réformation.
S’il est vrai que la radio-diffusion d’un
culte protestant doit viser tout d’abord à
1’« édification » des auditeurs, il ne me
semble pas que cela doive exclure une
intelligente œuvre d’information.
Je vous envoie ma courte missive en
deux langues, espérant ainsi faire plaisir
aux lecteurs du journal dans sa double
édition, et à quelques amis en particulier.
Veuillez agréer, cher Directeur, mes
amitiés les plus cordiales.
EmnumueJ Tron
II
Di questo si deve discutere
II
Napoli 15-2-1962
11 pastore Aldo Coinba nel numero à di
« La Luce », a proposito della polemica,
ormai barbosa, della toga, fa sentire la sua
voce per porre l’accento sul fatto che il
cancan ,su tale argomento ha fatto perdere
di vista quello più importante, cioè: «è
necessario abolire quegli clementi che tendono a circondare la figura del pastore di
una aureola di sacralità e relegano in pari
tempo il membro di chiesa nella posizione
di un eterno minorenne nelle cose spirituali ».
Il problema del servizio nella comunità,
a parer mio, sarebbe di facile soluzione se,
facendo appello al comune denominatore,
Gesù Cristo, tutti, di pari consentimento,
ci mettessimo a lavorare con leha e perseveranza per allontanare dalle nostre comunità lo spettro sempre più invadente della
indifferenza spirituale.
Di pari consentimento! Queista frase implica un compromesso fra coloro che sono
fautori di un rinnovamento che comporti
l’immissione nei molteplici servizi, di tutto il laicato (in ciò confortali dalle Scritture che molto chiaramente parlano in favore della loro tesi) e i loro oppositori (ai
quali chiedo perdono se per distinguerli li
chiamo « arroccati »), chiusi come sono,
nella loro « turris eburnea », gelosi del ministerio a cui con solennità furono « con
sacrati ».
A questi ultimi, mi si permetta che rammenti loro un ammonimento di un buon
cristiano, S. Agostino, il quale sembra si
rivolga proprio a loro quando afferma :
tc aggiungi sempre, cammina, procedi, non
ti fermare, non retrocedere, non deviare;
chi si ferma non procede più, chi non va
avanti retrocede, chi si rivolge devia, meglio chi si trascina che chi esce dal sen
missione della Chiesa stimolando chiese,
consigli nazionali, organizzazioni e centri
laici a rinnovare e sviluppare il lavoro di
formazione dei laici sul piano della cultura,
della testimonianza e del servizio.
Gli « aperturisti » potrebbero dire a questo punto: ma a Frali si è dato inizio ad
un corso per laici ad iniziativa della Commissione permanente per i ministeri. E’
vero, qualcosa si è fatto, ma come tutte le
cose nuove, essa Ita bisogno di miglioramenti, di modifiche; e ciò è dimostrato
dalla scarsità delle frequenze.
Difalli, non si può protendere che da
Riesi o da S. Giovanni Lipioni partano per
Frali. In altri campi è stato detto, a giusta
ragione, che è il lavoro ad andare verso
l’operaio e non il lavoratore verso il lavoro. Ebbene questo concetto sembra sia giusto applicarlo anche nel nostro caso. I corsi
dovrebbero essere istituiti quanto meno in
ogni Distretto e, nei distretti molto estesi,
nelle città più importanti, e facilitare l’afflusso dei giovani in tutti i modi. A dirigere questi corsi dovrebbero essere delegati proprio i fautori di questo movimento.
Essi dovranno temprare queste nuove
energie in modo che possano affrontare le
prime difficoltà con animo sereno. I nuovi
servitori del Signore certamente si troveranno di fronte a gente insoddisfatti perchè
abituala a yedere nel pastore l’unico interprete della Parola, runica persona in grado di sminuzzarla e di volgarizzarla, e ciò
a prescindere dalle qualità del nuovo arrivato, che mollo facilmente sarà considerato un intruso. Perciò l’opera di formazione dei nuovi servitori, dovrà essere
affiancata da quella non meno importante di
avviare le comunità all’apprezzamento giusto del lavoro extra pastorale.
tiero
imiiiiMiimiiiinut
Or dunque, se il compromesso i:on è possibile, i vari Comba, Giampiccoli, Tourn
ecc. procedano senza fermarsi, vadano
avanti, nel nome del Signore!
Ho detto che i’alira parte sì è messa al
di sopra della comunità, ma penso che di
questo passo potrebbe trovarsi al di fuori
della comunità, perchè questo allarmante
stato di iscetticismo spirituale, ha una ragione di essere, e non è da escludersi a
priori che non sia appunto questo rinchiudersi la Chiesa in fè stessa, il motivo determinante del fenomeno che non fa dormire coloro che hanno il senso della responsabilità.
Alcuni degli « arroccati », si, sono propensi ad accettare die qualche laico, a volte, li affianchi, ma più nella funzione di
« uomo di fatica » o di saltuario « tappabuchi », che di fraterno collalioralore, in possesso di doni di Dio.
Come fare, allora, perchè costoro .superino il punto morto in cui si sono impuntali ? Inutile è stato il porre « l’accento sulle
esigenze che le nuove prospettive aperte
dallo studio dei ministeri laici, trovino
concreta applicazione nella vita c nella
“Ho che la maggioranza
dei miei colìeghi non crede in Dio,,
E’ venuto :1 momento di concludere. Non
perdiamo più tempo in discussioni che lasciano... crescere la barba. Agiamo con intelligenza e spirito di dedizione e, dopo i
primi risultati, vedremo certamente che coloro che si trovano in quella « solitudine »
di cui è cenno ne « II problema dei nuovi
ministeri » di A. Comba, ne usciranno spontaneamente e si affiancheranno ai pionieri
per dare il loro prezioso contributo a questa opera. Certo che «i vorrà del tempo per
sradicare taluni pregiudizi.
Sono due facce dello stesso prisma; la
cui tonalità è diversa, ma che sta ad indicare una ben (iefìnita mentalità che sarà dura da morire per scardinarla.
Ecco percliè sono certo che coloro che
sono convinti che « i doni dello Spirito sono stati dati a tutti i credenti, ma nessun
dono esclude o riassume in sè gli altri e
perciò nessuna persona ha da sola la pienezza di Cristo (come tanti pastori ritengono di avere) e quindi neppure la pienezza del ministerio », debbono unirsi e agire
magari da principio, autonomamente, con
intelligenza e fervore, cercando dì superare, nel nome di Dio, tutte le diflicoltà iniziali, e portare a « quegli altri », sul piatto dell’amore, come primizia di uno squisito frutto, i nuovi diaconi, pronti a servire il Signore nel mondo, e non nelle
quattro mura del locale di culto, portando
il Vangelo ad ogni creatura. Nel locale di
cullo il Vangelo si insegna a coloro che
vogliono ascoltarlo, il che è, forse, l’unico
od uno dei motivi deH’ieolanienlo in cui
la Chiesa è caduta. Vivere bisogna, e vivine una vita feconda, se vogliamo essere
degni dell’appellativo di cristiani. Al di
fuori di ciò che esiste solo la staticità dannosa e corrosiva. F. J.
Ho letto con piacere l’articolo del pastore Gino Conte a proposito della sua
nuova esperienza di « laico », e credo che
questa esperienza gli sarà senz’altro utile
come potrebbe essere utile ad altri pastori.
Oggigiorno, purtroppo, poco si parla
della missione dei laici cristiani, ed in
particolare di quei podid laici italiani che
devono ritenersi fortunali di potersi chiamare evangelici.
Ho detto fortunati perchè in Italia, dove
una stragrande maggioranza degli abitanti è di religione cattolica, è proprio un
gran privilegio il fatto di appartenere ad
una minoranza che ha la possibilità di
portare un valido contributo alla causa
cristiana. Sembrerà strana la necessità di
dover parlare di Cristo a della gente che
ufficialmente viene chiamata cristiana, ma
in realtà è sufficieiite aprire un tantino le
orecchie ed ascoltare le parole, i discorsi
della gente che appartiene ai vari celi della popolazione, per rendersi immediatamente conto dell’incredulità e deU’indif.ferenza che regnano ovunque sovrani.
lo lavoro in un and)iente dì tecnici cd
impiegati, vale a dire in mezzo a persone
in possesso di titoli di studio medio e .superiore, ed in più di venl’anni ho conr.ialato che la quasi totalità dei miei colleghi non crede iu Dio. Molli confessano
apertamente di non credere in nulla: alcuni affermano di credere, ma in realtà i
loro discorsi quotidiani dimostrano il contrario: altri (pochi) credono in qualclic
cosa di superiore che governa runiverso;
infine pochissimi credono realmente in
Cristo.
Di fronte a questa situazione ritengo
(he noi evangelici laici abbiamo una duplice missione. Ritenevo un tempo die
dapprima o-ccorresse aprire gli occhi dei
ratlolici con i quali siamo a contatto sulle
divergenze fondamentali del cattolicesimo
rispetto alla parola di Cristo, per poi in
un secondo tempo convincerli della verità
del messaggio cristiano con la parola e
con l’eseiupio di una vita sobria, one.sla c
vivificala dallo spìrito di Cristo.
Dopo le molte discussioni che mi hanno
procuralo una certa esperienza in merito,
mi sono invece convinto che quasi sempre
bisogna partire dal secondo punto, per il
semplice fatto che la maggioranza dei
cattolici è già convinta della falsa base
sulla quale poggia rorganizzazione cattolica, pur non (’onoscendo a fondo i dogmi
e le verità di fede. La quasi totalità dei
miei coilleghi critica il papa, i vc.scovi.
rorganizzazione e l’azione politica del
Vaticano; condanna la distinzione nelle
cerimonie cattoliche fra ricchi e poveri :
ride del prete che celebra la messa come
un burattino ; si beffa delle proceaslonl e
delle varie madonne.
Ciò che invece quasi tulli ignorano sono
le verità fondamentali della fede cristiana, nella loro semplicità e purezza, sfrondate dal castello di riti e cermionie die
le hanno completamente nascoste agli occhi del cattolico.
Generalmente il discorso iniziale di un
collega verte su frasi come queste: « Io
non credo in Gesù Cristo perchè vedo tutte le porcherie ohe fanno i preti»; oppure: «La religione serve alle gerarchie caltoliche per spillare denaro al popolo e
metterselo in tasca; per questo lutti i mezzi sono buoni, anche il raccontare favole
ai creduloni; ma io non appartengo a
questa categoria»; od anche: «Se gli ei‘clesiastici stessi — che dovrebbero essere
i nostri maestri in materia religiosa — dimostrano dii non credere, perihè dovrei
Gli ex-preti in Italia
libri
J. A. C. Brown: Ln psicologia sociale dell’industria. BMM n. 684-5. Mondadori,
Veruna 1961, pp. 383, L. 500. « ...un
orientamento nella complessa trama di
problemi sociali soni neU’ambito deli’induslria moderna ».
R. Cartier: Le 19 Europe. Garzanti, Milano 1961, pp. 598, L. 3.000. Un libro
da leggere, anche se da discutere, oggi
«he si riparla con insistenza dell’« Europa delle patrie » e si sogna una patria europea.
E’ nota ai più la triste vicende dell’exsacerdote Francesco Andreone, di Mortara,
che nel novembre scorso ha abbandonato
l'abito talare deciso a sposare una ragazzamadre. Contro di lui sua madre (e s’immagina quali pressioni ci siano dietro di lei)
ha intentato causa per ottenerne l’interdizione per infermità mentale, dopo aver impedito il suo matrimonio, almeno temporaneamente. La causa d’interdizione si tiene
al Tribunale di Vigevano; dopo la prima
udienza, del 23 gennaio, il 20 febbraio si
è tenuta la seconda, ma si è avuto un ulteriore rinvio al 2 marzo, in attesa che siano
presentali tutti i documenti richiesti, fra
cui quelli relativi a due ricoveri dell’An
dreone in case di cura; dopo di che il Tribunale dovrà decidere se l’Andreone dovrà esser posto sotto tutela, o se potrà sposare la donna con cui ora vive, a Milano,
gestendo con lei una piccola cartoleria.
E’ uno dei molti casi dolorosi che presentano le vicende degli ex-preti in Italia.
Quel che ci pare partidolarmente disumano, in questa vicenda, è l’accanimento della madre e della famiglia. Che vi- stiano
dietro interessati padri spirituali, o che tale atteggiamento sia dettato da un’angustia
bigotta e super.sliziosa, c’è qualcosa di inumano in questa madre che si accanisce contro il figlio, incapace di comprenderne il
dramma umano (se spirituale, non sappiamo).
l.a sezione milanese dell’Associazione
per la Libertà Religiosa in Italia (ALRl)
credere io? »; ed altri discorsi simili.
Il nostro compito è perciò quello dilli,
cìlissimo di convincere il contradditore
che il Cristo ha portato un messaggio sulla terra, messaggio che ognuno di noi può
ricevere al di fuori di ogni organizzazione chiesistiea; fargli toccare con mano la
parola di Gesù, la parola semplice del
Vangelo; infine cercare di separare nella
sua mente il com-etto di Cristo da quello
di Cristianesimo organizzato (protestantesimo o cattolicesimo che sia) (1).
Il compito è diffìcilissimo e attorniato
da difficoltà di varia natura. L’esperienza
m’insegna che è relativamente più facile
convincere un vero credente cattolico in
buona fede delle falsità del panalo che
convincere un indifferente o un ateo della verità del Cristo. Il cattolico credenle
ha una base in comune con noi; la fede.
L’indifferente invece, essendo genernliiien.
le .stato portato airindifferenza dalla parte negativa del cattolicesimo del quale egli
stesso fa ufficialmente parte, si è creato
una corazza dietro la quale .si riiiara da
ogni lentativo di fargli cambiare idea.
Le mie discussioni religiose con persone indifferenti sono raramente .siale coronate da successo. Qualche anno fa regalai
ad un collega, dopo varie diseu.ssioni. un
libro sulle differenze tra calloliicsinu) e
protestantesimo. Dopo qualche scuimana
lo trovai in un cestino della carta straccia: il collega mi disse poi llaecuclomi il
fatto che aveva buttato il libro) che lo
aveva trovato interessante ma che si iraltava delle solite cose che a lui non imcrcssavano. Un cei’to successo ho invece ottenuto con un altro collega, un tcnqio Icrvente cattolico, che ogni tanto mi chiede
pubblicazioni della Claudiana c che credo
si stia convincendo delle verità del pròlestante.simo. Un episodio curioso che m’è
capitato è il seguente. Lhi collega mi aveva esoressio il desiderio di leggere fa Bibbia. Dopo parecchio leiiipo che era in suo
possesso, mi confessò che un altro collega
vedendogli la Bibbia in mano, Faveva afferrata con avidità e conslalando i he non
era provvista dell’i.mprimatur, voleva addirittura bruciarla! Quest’ultimo è lo stesso che diceva un giorno ad un allro mio
collega d! non leggere un oinrsroio del
isotlosCiritlo sul problema dciraniuia perchè altrimenti sarebbe andato nirinfcrno!
.A parte queste reazioni di stamiui mcdioevalc, il grandissimo ostacolo clic ho
sempre Incontrato è coirne ho già dotto,
l’indifferenza che regna ormai sovrana su
tutti. Secondo me l’origine di questa indifferenza sta alla radice della civiila moderna con il progresso tecnico e .scientifi'co. Tutti cercano di assicurarsi il benessere materiale e r.appagamenlo dei .sensi
con i mezzi che la tecnica moderna offre
a coloro che hanno maggiore disponibilità di denaro: cinema, televisione, automobili, ecc. (mezzi che danno una soddislazione immediata e non impegnami le facoltà mentali), tralasciando i iirolilemi
deH’intelletlo come problemi faticosi, noiosi, e di secondaria iiiiportanza : il predorainio sempre crescente della tecnica porta
ad uno isterilirsi delTintellello e nuoce
enormemeute ai pnoblemi dello spirilo.
Musso Danilo
(1) Se siamo convinti che il rapporto del
credente con il suo Signore non è subordinato dir appartenenza esteriore ad ujm
organizzazione, siamo però certi che è
precisa volontà del Signore che i suoi ledeli costituiscano insieme e anche visibilmente la Chiesa (N. <1. r.)*
iiiiuiiliiilimitiimiqiiiimiMmiiii
itimimiiHmnmqqiimiMi
mumiiiiiiiquiiuimmiiimimtiqiiii
r~
'^‘Eccomi a voi...
9 n
j
Il messaggio di Eduardo
segnala la gravità della condizione riservata nel nostro paese agli ex-preti (sarebbero
oltre 7.500), messi al bando della vita civile. Agli ecclesiastici che il Vaticano consideri ’’apostati” o ’’irretiti da censura” o
che gettino la tonaca lo Stato Italiano vieta in virtù delTart. 5 del Concordato, l’accesso agli impieghi pubblici, riservando loro un trattamento che equivale all’interdizione perpetua da essi, cioè una pena accessoria che il nostro codice penale prevede per i reati più gravi. Oltre che dagli
impieghi e dagli uffici pubblici, gli ex-preti vengono esclusi dal pubblico insegnamento e da tutte le cariche pubbliche.
L’Incontro, riferendo questi dati, cita un
ctrto numero di ’’casi”, da quello di Buonaiuti a quello di Francesco PHosi, eletto
sindaco di Uccia (Messina), rimosso dalla
corica e il cui giudizio è ora pendente davtmti alla Corte Costituzionale.
P/on riusciamo a comprendere come la
Chiesa cattolica possa desiderare di ’’trattenere” dei sacerdoti che non hanno ■— e
¡aobabilmente non hanno mai avuto — la
vocazione a questo ministero (sappiamo infatti per quante ragioni dei giovanetti possono essere avviati al seminario); come
possa osare servirsi così dello Stato, mettendolo in contraddizione con sè stesso;
come possa gettare quest’ombra di costrizione sulla consacrazione del suo sacerdozio. Sarebbe urgente che non solo la Corte
Costituzionale, ma il Concilio Vaticano II
affrontassero seriamente il problema.
La T.V. ha concluso lunedi 19 u. s. la
serie di commedie di Eduardo de Filippo,
una delle traismissioni televisive più seguite: «d il pubblico sente di aver lascialo
un ainiico.
Si deve ringraziare stavolta la T.V. per
questa serie di spellacolì d’alto livello,
che ha permesso di seguire l’evoluzione
spirituale ed artistica di Eduardo, di capirlo e di amarlo.
«lo parlo napoletano: scusate» dice
Filumena Marlurano, nel drammatico racconto della sua vita, fatta di passione c
rinuncia. Farole che senvbrano adattarsi a
Eduardo stesso, nel momento in cui molli spettatori T.V. potevano sentirsi restii
airasicolto delle sue commedie, siTilte in
dialetto. Ma non si tratta soltanto del
dialetto: «napoletano» per molte persone
ancora sa di « terrone », di « tira a campà » con aocompagnamenio di tutti i più
vieti luoghi comuni sulla mentalità di
quella popolazione italiana, in eui poi noi
lutti italiani ipiù o meno ci riconosciamo.
(Speriamo ohe a questo riguardo le opinioni dei nostri lettori, evangelici, e perciò aperti, liberi da preconcetti, ricercatori del vero, siano dovutamente aggiornate...).
Questi clichés tradizionali (i quali —
come notava tempo fa su « La Stampa »
K. Rosso —■ lianno fatto a Napoli più male
che occupazioni straniere, bombardamenti
e miseria) sono superali da Eduardo. Se
pure le crisi e i drammi dei suoi personaggi sono narrali alla napoletana, con
quel nvodo che sembra, e non è, superficiale, lite copre il pianto col riso e prende
in giro se stesso; tuttavia Eduardo è universale, perchè è umano. Tant’è vero che
■egli è capito e rappresentato in tutta Buiopa (anihe dove sarebbe più difficile capire la mentalità napoletana, come in Russia). Il pastore Atger, animatore del Teatro religioso protestante in Francia, ci di'.liiarava anni fa ad Agàpe di considerare
Eduardo il più valido autore di teatro dopo Pirandello.
Di re lutto, Eduardo tralakscia di far ricorso a quegli eletnenli che o per calcolo
o per morboso co-mpiacimento vengono
profusi nella moderna letteratura (peu"
n'aino alla corrispondenza, apparsa or e
qualiolie settimana su questo giornale in
cui si protestava contro l’invadenza delrdemento « sesso » nella letteratura d’oggi). Piace trovare, finalmente, chi sappisi
ricordare (non in tono pedante o codino,
ma in clima di vera poesia) ohe « l’onesta,
la fiducia, la parola data » non sono cose
vane (presentazione a «Le voci di dentro »); Eduardo non è un sentimentale ne
un lodatore dei tenipi andati; descrive e
soffre il mondo d’oigigi con le sue miserie
(n Napoli milionaria »), lo guarda con un
sorriso amaro, con occhio privo d’illufiioni. ma illuiminato dalla comprensione che
oerviene a Napoli da una sapienza antica ;
lascia sempre inlrawedere una speranza;
sempre, attraverso, le più illogiche crisi c
dubbi e sospetti, egli apre la porta ad una
possibilità di rinnovala solidarietà, di sH"
ma e di affetto, di coraggiosa pazienza.
Possiamo esser grati anche noi a Eduardo
per il suo messaggio di umanità e di
poesia. F. Corsani
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2 marzo 1962 — N. 9
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Echi del XVn Febbraio alle Valli Valdesi
Nel Vallone di Angrogna
RODORETTO
La t'elobrazioine del 17 Fefal)raio sì eivolge ad Angrogna secondo uno schema fisso, ormai consacrato dalla tradizione. Pure Taspettativa, l’entu&iasmo di grandi e
piccini, il senso di gioia sono spontanei e
genuini. Una caratteristica positiva di questa celebrazione è die essa viene ricordata in comune tra le Comunità del Serre e
del Capoluogo. Le dne Comunità, unite
fino al 1939 e poi divise in due Parroccihie
distinte hanno in verità conservato legami assai tenui, ma il 17 Febbraio ritrova
uniti lutiti gli angrognini nel ricordo della
comune liberazione e della comune vocazione. In particolare quesl’anno la nota
dell’unità tra di noi e in Cristo, come
fondamento di ogni realizzazione pratica
è stata da tutti particolarmente sottolineata. Ad Angrogna, a differenza di altre
Chiese, non c’è un falò ufficiale, più grosso e più curato degli altri, a cui prendono
parte le « autorità », ma ce ne so-no moltissimi: ogni borgata, ogni villaggio e diremo ogni casa. Ila il suo: anidie questo
è un segno di spontaneità che deve essere
conservato.
Come ogni anno dal Serre e dal Capoliuogo, la niatitina del 17 sono parliti i due
cortei con incontro al Vèngie (il famoso
confine tra le due Parrocchie proprio- sotto l’ugualmente famosa roccia della Fantina). Il vento gagliardo faceva garrire le
numerose bandiere delle Scuole; ognuna
con il nome della scuola al posto dello
stemma, (solo una aveva ancora lo stemma
sabaudo...): Martel, Jo-urdan, Serre, Cacet,
sono scuole tutt’ora aperte, e poi: Pons,
Praasuit Vernè, servono ancora per le riunioni qiinrtierali, e infine: Serre Malan,
Saben, bandiere che ricordano scuole chiuse in borgate completamente abbandonale, dove Terba cresce sulle soglie e i letti
cadono in rovina... Ma quel giorno, nella
rievocazione del passato, sono tutte presenti! Esse additano una strada verso il
futuro, (Ile se non passa più per la cima
delle montagne, rimane pur sempre la via
dell’inscrimeuto sociale della nostra Chiesa quale mezzo per portare l’Bvangelo agli
uomini (lei nostro tempo. Ma a proposito
dei coriei occorre fare una osservazione:
è veraiiiente peccato che la popolazione
non pariecipi più mumerosa. Possiamo discutere sull’utilità e ropporiunità dei cortei, ma dal momento che li facciamo, facciamoli l)one: non solo i hambini e podi!
giovani roraggiosi, ma tutta la popolazione sia inesenite, sia al Serre che al Capoluogo, e le donne non temano di mettere
la cuffi: ; se non hanno lutto il coislume,
non iinporla, ma la cuffia bianca dovrebbe essere portala da tutte. Ripeto: lune
queste celebrazioni possono non essere
necessarie alla vita spirituale della Chiesa,
possiamo anche non farle, ma dal anomento <lie le facciamo, facciamole bene.
La ( clebrazione in Chiesa si è svolta
nella soddisfazione di tutti: poche poesie
e dialoghi, alcuni però molto significativi,
e poi roiides e canti. La festa è stata divisa in due parti: storica e religiosa la
prima, varia la seconda, intervallate da
un messaggio del Past. Taccia. E’ stata ricordata una pagina di storia valdese. Prima si parlava troppo di storia valdese, ora
Letto l'opuscolo del 17 Febbraio ?
ALBERTO BIBET
La Chiesa Valdese di Milano
si rischia Teocesso opposto di non parlarne piU) ©d è un vero peccato. La storia
non deve essere mo-tivo di indebita esaltazione di uomini, ma diventa parabola,
insegnaimento per il presente. Più tardi
1 agape fraterna ha raccolto un buon numero di convitati, al levar delle mense
numerosi discorsi hanno soUolinealo vari
aspetti e significali dell’incontro. In serata la rec'ita. I drammi valdesi che una
volta erano di prammatica, ora setnbrano
essere scartati a priori. Mancanza di nuova produzione? Rispetto della « pace confessionale »? Mah! Sarebbe un argomento
da staidiarsì. Ad ogni modo l’Unione del
Martel presentò una comanedìa brillante
in tre atti, « Lo smemorato » di Caglieri,
che riscosse molta ilarità tra il pubblico.
La Corale ha cantato tra un alto e l’altro
presentando nuovi cori popolari e reliDomenica 18 Febbraio, nei tre Templi
di Angrogna vi è stalo il culto di commemorazione con celebrazione della Santa
Cena. Al Capoluogo la partecipazione è
stala soddisfaciente. La Corale ha cantato
anclie in occasione di questo cullo.
Per motivi indipendenti dalla nostra
volontà slamo stali costretti, quest’anno,
a rinviare a Domenica 18 Feblu'aio la celebrazione della ricorrenza della nostra
festa valdese. Non potevano fe^etggiare a
Rodorelto quella data senza avere con noi
neppure un rappresentante del più numeroso quartiere di Fontane; tutti gli uomini di quella località, infatti, erano inspegnuti fin dal primo mattino di sabato 17
Febbraio a spegnere un incendio sul cos one tra i villaggi di Pouaneifrè e del
Bessè, mentre i bambini e le loro madri
erano impossibilitali ad uscure da casa da
una fortissìn»a bufera di vento che impervelava su tutta la zona dalla sera del
giorno precedente il XVII. Ma la Do'meiiica mattina, con un tempo calmo ed una
temperatura primaverile, abbiamo avuto
il nostro solilo corteo che, con coccarde e
bandiere e preceduto dal tradizionale tamburino, incontrava gli scolari ed i membri
di chiesa di Fontane lungo la strada per
Serreveieliio e, quindi, verso le lO entrava nel nostro tempio.
Il Pastore, dopo la parte liturgica e la
lettura della Parola di Dio, rivoloe alla
mumerosa assemblea un messaggio basato
sulla ri<^noacenza a Dio per la Sua op^a
potente e miseriicordioda ed un invito ad
un fedele impegno al servizio del Signore
nostro e di UUta la Chiesa. Quindi i bambini dei vari quartieri ai susseguirono in
un ricco ed applaudito pro^amma di dialogJii, poesie e canti, preparati con cura
e con lodevo>le disinteresse dalla Signora
Clena Breuza per di quartiere di Fontane e
dalla Signora Pons per la zona di Rodoretto. A qu^le collaboratrici esprimiamo
la nostra più viva gratitudine per il loro
apprezzato C’ prezioso lavoro. Col canto
del « Semient de Sibaud » la benedizione
e la distribuzione del tradizionale pacco
di dolciumi a tutti i bambini, terminava
la celebrazione della nostra festa valdese,
ben riuscita anche se avvenuta con un
giorno di ritardo.
II Signore benedica per tutti il ricordo
di quella festa e Tappello cl»e da essa ne
viene ad essere prima dì tulio e so-pra
tutto fedeli a Gesù Cristo ed alla Sua
Cliiesa.
// vento violento ha reso qua e là pericolosa
o impossibile ^accensione dei falò ma non
ha soffocato la gioia delia festa valdese „
— La nostra Comunità ha celebrato il
XVII febbraio con la 'tradizionale spontaneità, che diira da oltre un secolo... vogliamo sperare amebe con impegno rinnovato a servire il Signore con t'UUa la vita.
La sera della vigilia, si è rinnovalo il
meraviglioso scenario della nostra bella
collina -tnitta illuminala dai falo'S giganteschi che, un po’ ovunque sulle allure dei
vari quartieri, hanno illùminato con le
loro fiamme poissemli la notte stellala. Qua
e là gruppi di persone hanno intonato inni e l'anzoni valdesi... Peccato che questa
bella abitudine di cantare i noslri cantici
si sia andata un po’ perdendo; vorreiiiinio
esortare coloro 'die hanno un po’ la direzione di questa maiiifeslazione a voler
promuovere, neiravvenire, il canto onde
la serata non si riso'lva semiplicemente nelrassislerc passivamente al rogo di alcune
centinaia di fascine, a far ecoppietlare
qualche prodotto diroiiipente, e a pronunziare qualche parola più o meno spiritosa... ma sia una espressione di fede.
A] mattino, con una giornata di sole
splendente, una vera folla di fedeli si è
riunita nel tempio, dopo che le scolaresche accompagnate dai loro insegnanti,
entravano in corteo. Il culto si è svolto
secondo la liturgia del giorno. La predicazione del Pastore si è concentrata sxil testo di Geremia 7: 1-7. In essa è stato messo in rilievo come il pericolo cui del conUriio il popolo di Israele andava incontro
cioè la tentazione di ripetere « Questo è il
tomipio del Signore, il tempio del Signore,
il tempio del Signore » sia, e può essere
anche il nostro perico'lo. Troppi Valdesi
si accontentauo della presènza del tempio
nel loro Comune... vivono vicino ad esso
UNA VISITA DI «GITANS,, EVANGELICI
Gli Tzigani di Francia alie Valli
Un grupipo di fralelili e sorelle tzigani
di Francia sono ginmi alle Vailli la scorsa sewìimana. Guidali dal Pastore Le Cossec i noslri amici hanno s-volto una breve, initensa miissione in alcuaiie comuniilà
e presso i gruppi tzigani del Piemonte.
Le Cossec è Panima del movimento di risveglio tra i Gitani: elemento di equilii>rio, di fede profonda ha sapuito coordinare con efficacia l’azione miissionairia, ha
preparato gli uomini particolarmienile dotati per l’opera del miniislerio, con dei
corsi biblici adattili per tzigani che sanno
appena leggere e scrivere! Salto il profilo
ioHritude fa ¡comunità izigana pccmtua la
azione \dello Spirito, fonile di /¡wirigione
del corpo c dell’anima; si 'sottolinea perciò l’opera della Santificazione, la vita
nuova operata da Cristo. La prospettiva
del futuro conletuipla il ritorno del Signof®, la salvezza dei credienti e la punizione
degli increduli.
Il movimento di risveglio è nato con
ttu opuscolo fornito da un colportore ad
®io tzigano ohe gli vendeva la sua meraatozia ; il messaggio rimane a lungo nella
tasca del gitano, poi, in occasione della
■Ualaltia dei figlio viene letto e si trova
l’Indicazione d’una sala di riunione dove
ai prega per la guarigione dei malati. Il
diglio è guaidito, il miracolo è compiuto
® la scintilla, la prima scintilla del grande
fisveglio incendia rapidamente i cuori desìi tzigani di Francia. Si prega intensatPente in una cantina per la missione e in
Ifeve tempo la nnlizia del miracolo parte
dalla Bretagna e giunge a Bordeaux. Il
Soffio dello Spirito è poitente e rapidamente O'pera giuariigioni e soprattutto cambia
la vita morale di quel popolo.
Oli tzigani chiamano il Pastore Le Cossec per una vieila e da quel giorno egli
diventa il missionario, il « leader » di
tante carovane di zingari. Un giorno quand’era faiitciullo sua madre gli aveva detto;
t Se imn stai buono ti caccio in un car
rozzone dei gitani ». La minacela diventò
stupenda realtà più lardi, quando il Pastore Le Co'ssec inizierà la sua grande avventura suHe strade di Francia, Spagna e
Italia per la salvezza del popolo tzigano.
L’azione travolgente iniziatasi nella campagna ¡brettone 's’è irradiata a Bordeaux,
poi a Parigi dove la missione era più difficile, più impegnativa, in un mondo di
ricchi tzigani, corrotti dal vizio e dalla
passione; anche nella capitale l’azione
dello Spirito non s’arresta e conduce uomini € donne a Gesù Cristo.
La nota lieta, commovente si avverte nello spirito evangelistico di questo popolo
che Ila scoperto il Tesoro e lo mostra con
entusiasmo e convinzione a quanti non
riianno ancora conosciuto. Dio apre le
porte a questa gente che non possiede
nulla, che vive alla giornata, che non possiede strutture ecclesiastiche, che non fa
preventivi perchè non ha un bilancio finanziario e cammina innanzi per sola fede
in Colui che li precede sempre nell’opera
di risveglio e di salvezza. Si scopre in
queste creature la fede dei bimbi die credono nella risposta del Padre Onnipotente. QtiesU fede ha commosso molta gente
in terra di Francia, persino dei Pastori:
u.n'O di questi ha domandato ad neo tzigano ■die gli parlava di Gesù Cristo che
gli imponesse le mani ed invocasse lo Spirito Santo. Il Pastore mostrava i molti
liihri allineati negli scaffali e diceva con
mestizia: questi libri non mi servono per
creare la fede, ima ho bisogno dello Spirito Santo per compiere con convinzione
la mia missione. Cosi Fumile tzigano ha
imposto le mani al dotto Pastore ed ha
invocato la Potenza miracolosa dello Spirito di Dio.
U popolo gitano può avvicinare tutti gli
strati sociali : egli parla al « dochard » ed
aU’imteliettuale, al ricco ed al povero, al
proletario ed al borghese: questa capadtà
eccezionale di poter dialogare con tutti
PRAMOllO
come al ripairo di un parafulmine... ma la
loro vita non è secomlo Iddio. Il ridiiamo
ad una vita interanienle consacrala al Signore è dunque ciò ili cui abbiamo lutti
bisogno anche oggi.
La nostra piccola Corale Ila dato la sua
buona collaiborazione cantando riiino 255
deirinnario Crisliano.
Alle 12,30 una oli ani ina di co'mmensali
si è riunita, presso l’Alberigo Fomeron
per ragape fraterna, in uno spirilo di sana
allegria. Mentre la sera la filodrammatica
dell’Unione Giovanile ha offerto ad un
pubblico strabocchevole una bella serata.
L’augurio die vogliamo formulare per
lutti è che questa celebrazione non si esaurisca in un po’ di sentimentalismo o di
orgoglio valdese, o peggio ancora in una
mmo'ro'Sa giornata mondana, ma in una
seria e meditata coiisapevolczza del nostro
privilegio di conoscere il Signore e del
nO'Stiro dovere di ainarLo e servirLo sempre.
— Dipartenze. Quasi improwiisamente
è mancata Porcero Olivia nata Fomeron,
del Eric delle Molere, deceduta domenica
sera 18 febbraio all’età di 60 anni. La
nostra sorella era 'Sofferente da anni^ anche per le paure e i guai che aveva passalo con suo marito durante roocnpazione
nazifascista (sei persone furono fucilate
in loro presenza nella loro casa in una
notte di terrore). I suoi funerali, svoltisi
iiiartedi, sono stati una dimoelrazione di
rimpianto e di viva sinqialia per il marito
e per lutti i parenti afflitti.
— Ringraziamento, La Comunità ringrazia il noistro Diacono Marco Avondet
per aver presied'Uto il culto domenica 18
fehliraio, in assenza del Pastore.
scat'Uri.sce rlalla forza della convinzione;
per questo, soprattutto l’intellettuale in
perenne, tormentosa ricerca ascolta con
gioia lo tzigano, perchè ascolta un uomo
che crede, che vive la sua fede, che vive
totalmente il messaggio del Salvtitore perchè ne è sialo radicalmente trasformato.
Nelle nostre Vaili avevamo avuto la visita lo scorso anno di « Frère Jacob » il
quale aveva rivolto miessaggi in alcune comunità. Quesl’anno è venuto Le Cossec
in persona con im gruppo: egli ed i suoi
hanno presieduto riunioni a Villar PelHce, a San Giovanni, a Torino nella Chiesa Peniccop'! ale cd a Pomaretlo. A Torino
la chiesa cxi stipata e molla gente era in
piedi: una b,nabina paralitica lui ricevuto
Vimposizione delle numi ed è stata guarita
mediante la Potenza dello Spirito. A Pomaretlo era commovente ascoltare i messaggi alternati col canto e il suono di chitarre, con grande gioia dei giovani e dei
bimbi soprattutto; ai noslri culti severi,
glaciali talvolta, tessuti d’uai monologo pastorale qualche noia del culto tzigano fa
bene. Priiina che i fratelli francesi partissero per Roma essi si sono incontrati a
Villar Pellice con alcuni Pastori delle due
Valli. La conversazione del Pastore Le
Cossec, brevemente riassunta in questo articolo, i messaggi dei frateUi e delle sorelle tzigane e soprattutto la riunione di
preghiera finale hanno eoslituito un felice
commiato dai noslri fratelli. Si è rientrali,
arriccliiti nello Spirito e nella vocazione
per l’opera del Signore. Inviamo uu' pensiero di riconoscenza a coloro die hanno
preparato questa missione, sopratitutto al
(Ir. Gherardi così semsìbile alla migeione
presso il popolo tzigano e che ha facilitato l’incontro con Pastori e comunità delle Valli. Che Iddio benedica la missione
dei noslri fratelli presso gli tzigani d’Italia in vista della loro conversione a Cristo
Salvatore.
F.lo: lo tzigano valdese
— E’ proprio vero, i proverbi valgono
solo quello die valgono. S. Orso infatti
non ha affatto azzeccato. Dopo un 1*» febbraio discreto — al quale avrebbero dovuto seguire, secondo le previsioni, non
so quante giornate di cattivo tempo — abbiamo a'Vulo una sequda di giornate l’una
più bella dell’altra : un sole splendente e
certe nottaite di luna come in piena bella
stagione. Se ne sono awantagigiate le nostre celebrazioni del XVII febbraio. La
sera del 16 sono stali accesi su tutte le alture i tradizmnali «falò» (il vento die
tanfi danni lia recato un po’ dapperfutto
non s’è alzato die più tardi) e il gionio
17 un grande numero di persone — menibri della nostra Comunità e amici venuti
da fuori — ha preso parte alle varie cerimonie. Ci siamo recati in cO'rteo fino al
« brik de Cialèl », dove è stato cantato il
« Giuro di Sibaud » e poi ci giamo raccolti
nel tempio per il culto celebrativo.
■Ci hanno onorato della loro presenza,
prendendo parte alle varie manifestazio'ni,
il Sindaco Cav. Isidoro Rosta, il Segretario Com'unale Geom. Luigi Boccone, il
Comandante la Stazione Carabinieri di S.
Germano Cliisone Mar. Oreste Marchello.
A mezzogiorno, ottimamente servito dai
Sigg.ri Alma e Renato Menusan e Gustavo
Beux — coadiuvali da un gruppo di gentili Signore e Signorine e dal «cordon bleu»
Eli Beux — ha avuto luogo il pranzo fraterno. Al termine hanno preso la parola,
pronunziando elevali, commoventi messag.
g'i, il Sindaco Cav. Rosia e il Vice-Presidente del Concistoro Anziano Alex'is Sappè. Un altro messaggio è stato portato dal
Pastore il qugle ha pure recato il saluto
di alcuni amici loutaui.
La giornata si è conclusa cou una bella
serata ricreativa preparata dalla Gioventù.
Il pubblico, accorso in grande numero, ha
viivamente a'pprezzato la recita offerta ed
ha rioomipeueato i nostri bravi artisti della
loro non lieve fatica tributando loro uumerosi, vivissimi af^lausi.
Riuigraziamo sinceramente lutti coloro
che hanno coUaliorato aUa riuscita della
beUa, indimenticabile giornata.
Abbiamo accompagnato e deposto nel ci.
minerò di S. Germano Chisone le spoglie
mortali di Valentina Bounous, nata Reynaud, di anni 67, di Pomeano, rapitaci da
un grave iiuperdonabile male manifestatosi pocihi mesi fa solamente. Essa è deceduta alle Carde Inferiori, in casa del figlio, dove soleva — insieme col marito —
tirasconrere i mesi invernali.
Conscia della gravità del suo male, essa
ha aecetlato con ammirevole forza d’animo
e con grande serenità la sua prova ed ha
accolto, nella fede, la diiamata del del suo
Signore. Essa lascia un vivissimo ricordo
di sè non solamente nella sua casa, ma anche nel suo villaggio e nella sua Chiesa.
Qua'nti l’hanno conosciuta ricorderanno il
suo viso buono e sorridente, la sua bontà,
la grande cordialità con la quale accoglieva sempre chiumque bussasse alla sua porta ed ancora la grande forza con la quale
aveva saiputo sujperare alcuni anni fa una
graviissima prova : la perdita improvvisa di
un figlio poco più che veutenne.
Al marito — ex Anziano del quartiere
di Pomeano —, al figlio, alla figlia, alla
sorella e rispettive famiglie, a tutti i numerosi parenti esprimiamo ancora la nostra fraterna simpatia e la nostra solidarietà cristiana, domandando a Dio di volerli confortare ed aiutare nella prò za.
— Un piccolo, gentile fiore è sbocciato
ultimamente in casa di Valentino e Rosina
Bounous, di Poeano, e attualmente residenti a S. Martino di Pinerolo. Gli è stato
imposto il nome di Roberto.
Gli diamo il noiStro più cordiale beu'venuto. Ai genitori felici le nostre più vive
e più sincere felicilazioni.
-V Dal 12 al 27 aprile avrà luogo un seconde pellegrinaggio ecumenico nella terra
della Bibbia, guidato dai padri domenicani BeaU'père e Orieux e dai past. H. Eberhard e D. Atger, redattori del mensile
« L’Illustré protestant », di Lione.
POMARETTO
•’ fer' ore - l’entusiaaroo tier mesta data non art'eimaiio a diminiiìre: il rito si
compie con precisione ed or^ae senza richiami od appelli spedala. La comunità
esalta e festeggia perchè c’è vita, c’è fraternità, almeno in quel giorno. E Poocasione di vedere la massa è unica in tutto
il calendario e consente a chi predica di
gettare il fermento nei cuori con la fiducia che non tutto sia perduto; per questo
la data ha ancora un senso, ha ancora una
ragion d’essere. 11 16 sera Pomaretto offre sempre lo spettacolo d’uita «luminaria»
eccezionale. Il coro e la baoida sono puntuali all’ora prestabilita; purtroppo il contorno pirotecnico non è sempre in armonia con i canti e la musica. H giorno del
XVII il corteo compie il giro rituale per
incrociare quello deH’I'nverso ; poi, insieme si attraversa Perosa in un riJana di curiosità. Nel tempio, un breve servizio liturgico ed il messaggio di tspmazione biblica; poi, qualclie recita, il saluto alla
delegazione svizzera ed alle autorità, due
cori preparati dalla nostra ooralé. Quest’anne abbiamo salutato due delegate di
Grand Lancy: la Signora Dedwiller e la
Signorina Albegg, che oi liaraio rivolto un
messaggio da parte della lo'ro chiesa, feoltre abbiamo salutato il sinda'Co, signor
Rostagno Arturo, il vicesindaco dell’Inverso signO'r Coucourde Renzo in rappresentanza del sindaco signor Olivero Andrea,
assente per un lutto di famiglia, il comandante la stazione dei Carabinieri di Porosa, il segretario comunale geometra Perron Cahus, il signor TVavers Eìmilio in
rappresentanza deM’ingegner Colla.
All’agape fraterna, con 230 convitati abbiamo notato con vivo piacere la presenza
del dr. Peyrot e della sua famigLia, il signor Baret Guido, direttore al Setificio Giitemiann. un gruppo della comund'tà di
Cannes di origine pomarina e preci samenle la lami'glia Ribet del dot Boulard, una
rappresentanza della fam'lglia del giudice
Ribet, il dr. Zaooaguim e rappresentanze
d'i parrocchie vicine oltre alle autorità
menzionate sopra; il sindaco di Pomaretto
ha rivolto un breve messaggio ai convenuti. .Alcuni cori e le due bande hanno reso
simpatico il pomeriggio, trascorso in serena comunione fraterna. La sena la filodrainimaiica ha presentato « Questi ragazzi » con un numero foldoristico di due signorine di Cannes apprezzato dai presenti; la recita con replica la domenica sera
è stata aipplaudita dal numeroso pubblico
'Unitamente alla banda pomarina die ha
suonato ottimi pezzi. Desideriamo inviare
un pensiero di riieonoscenza a quanti Itanno collabo'ralo per la buona riuscita delle
varie manifestazioni; in particolare la direttrice della Corale sig.na Speranza Grill
e la corale, le bande ed i rispettivi direttori Arturo Bernard ed .Arturo Coucourde,
la sig.na Ben Paolina per la preparazione
delle recite.
La filodrammatica presentata da Otello
Mainerò, la gioventù, il signor Lageard
per l’ottimo pranzo, la Direzione del Convitto per rospitaliità, Tanziano Valdo
Giaiero per la responisabiMilà della giornata e quanti hanno concorso per la buona riuscita della manifestazione della vigilia del XVII.
Ringraziamo di cuore l’insegnante Jaliier
Gianni per il messaggio prezioso rivolto
alla comunità domenica 18 febbraio.
Domenica 11 marzo il Past. Franco
Giampiccoli visiterà la comunità di
Pomaretto: presiederà la Scuola Domenicale, il culto, l’Unione delle Madri e la gioventù. Tutta ia comunità
è cordialmente invitata a queste riunioni.
S. GERMANO CHISONE
Nel quadro delle celebrazioni dell’Emancipazione dei Valdesi, sono state tenute
due conferenze che hanno avuto come tema : « Il ministero di Enrico Boisio e di
C. A. Tron a S. Germano ».
L’affluenza del pubblico è stata buona ed
abbiamo cercato di trarre dalla storia della nostra jjarrO'Cohia, degU insegnamenti
elle abbiano un valore anche per oggi.
Ili programma della giornata del 17 febbraio è stato queBo tradizionale. La r>opolazione valdese, favorita dal tempo primaverile, ha risposto con slancio all’invito
che le era stato rivolto.
Al cullo del matt'ino è stala molto gradila la partecipazione attiva dei bimbi delle
scuole e della corale.
Al pranzo tradizionale, ottimamente preparato dall’albergatore Beux e servilo da
un gruppo di volontari, abbiamo udito i
messaggi del sindaco doti. Ribet, del doti.
C. A. Tlieiler, del sitg. Pizzoili e del pastore. E’ stala notala la presenza di un
gruppo di amici provenienti da Pinerolo,
da Torino e da Milano.
11 successo ottenuto dalla serata ricreativa ci Ila dimostrato che il nostro pubblico apprezza il messaggio die viene recato da lavori profondamente umani alleile se riflelto.no umili vicende della vita
quotidiana.
Eìspriimiamo la nostra riconoscenza al nostro regista, sig. A. Baret, come pure al
sig. M. Bley'Uat ed ai suoi collaboratori.
Un riingraziameuto particolare alla Banda musicale di S. Germano per l’ottimo
serV'izio prestato e l’apprezzala eeecuzioue
dei canti patriottici valdesi.
Bibliophilie
vaudoise
L’on recherclie :
Il Musée lies Protestans Célèbres (Doin).
Paris Riohomme 1822. Tome premier
(Valido et Lutère).
2) Roelias d’Aigluin: « Les Vallées Vaudoises ». Parie 1880,
6
*pag. 6
ir
N. 9 — 2 tìiaiìzi» 1962
TORBE PELLICE
t’’-. t .'V • ’■• .
Presente il Moderatore
alla festa del 17 Febbraio
Celebrata anche a Campobasso
la “festa valdese,,
— Il 17 Febbraio è ormai dietro le spalle lasiciajndo in Imtti un lieto ricordo.
Il 16 sera il forte vento ohe da qualdie
giorno imperversava nella nostra Valle si
è inuprowisamente calmato permettendo
di aceenidere i numerosi fuochi di gioia
e di riconoscenza.
Per il 17 Febbraio abbiamo avuto la
gioia ed il privilegio di avere fra noi il
Moderatere Ermanno Rostan con la sua
gentile Signora. Lo ringraziamo molto
per la sua presenza in mezzo a noi e per
i messaggi che ci ha rivolto.
Il programma ormai dassico del 17
Febbraio ha avuto il suo regolare svolgimento e tutto si è svolto nel migliore dei
modi.
Molto vivace, ben preparate e senza
inutili fronzoli la jesta dei bambini così
ben preparati dagli Insegnanti delle sono
le elementari a cui va tutta la nostra am
nùrazione e la nostra riconoscenza. Il Mo
deratore ha rivolto un messaggio ai barn
bini die è stato ricevuto con molta attcn
zione ed interesise da parte dei piccoli
ascoltatori.
11 Moderatore ha poi presieduto il culto
a cui ha partecipato una numerosa assemblea.
Dopo il culto, il classico pranzo a cui
non tutti quelli che avrebbero voluto hanno potuto intervenire a causa di mancanza
di poeti. I commensali erano oltre 160.
Orttimd i vari messaggi dd Moderatore,
del Prof. A. Jalla, del Sindaco Avv. Bert,
del Past. R. Bertalot, dell’Aw. Pittavino.
Il Prof. Augusto Aimand-Huigon, come
ogni anno, ha portato il messaggio storico sempre cosi intercesante e vivo.
Un grazie di cuore al Pro/. A. Jalla
animatore del Comitato per il pranzo del
17 Febbraio.
In tutta la giornata la nostra Corale è
stala in piena attività: presente al culto
del mattino, presente al pranzo, presente
alla Serata, ha svolto un servizio prezioso
e di grande valore. Vogliamo qui esprimere la nostra riconoscenza per il suo apporto ricco e prezioso.
Alla Serata l’Unione del Cèntro ha presentato una Commedia ed una Farsa. Dobbiamo fare un elogio andie a questo folto
gruppo di giovani attori, molti dei quali
erano al loro debutto. Tutti, sia pure in
misura diversa, sono stali veramente bravi. Sappiamo inoltre che non lianno avuto
quasi aiuto da « gente di esperienza » ed
hanno affrontato con slancio e buona volontà problemi di sceneggiatura, di regia
e di organizzazione superandoli molto bene. All’onnipresente Attilio Sibille va un
ringraziamento particolare.
La serata è stata ripetuta con successo
Domenica pomerigigio (con la partecipazione delle Orfanelle ohe hanno cantato
diversi canti) e la sera. Unione Giovanile
e Corale hanno formato un ottimo tandem
per la buona riuscita di questa serata.
Assente nelle giornate del 17 Febbraio
è suto il Past. F. Sommani costretto a
letto per malattia (questa benedetta influenza die serpeggia per Torre Pellice
e che ci raggiunge sempre nei momenti
meno adatti!); per fortuna il Fasi. Ber
lalot, tdie aveva subito la stessa sorte la
settimana precedente, si era rimesso!
— Facendo un passo indietro vogliamo
ricordare la buona iniziativa della Corale
die domenica 11 Febbraio si è recata al
culto ai Coppieri per portare il suo valido aiuto nel canto. Cosa estremamente
necessaria perchè ai Coppieri si canta lloco. Così molto utile e molto gradita è
stala T'iniziali va della Corale e speriamo
die essa si rinnovi di tempo in tempo.
^— Siamo mollo riconoscenti a lutti coloro die nel periodo di malattia dei due
pastori lianiio collaborato per il buon andamento dei nostri Culli e delle riunioni.
Ringraziamo 1 Pastori G. Beriinatti, E.
Ganz e J. Troix ed i Sig.ri D. Abate, E. Pasdietlo e A. Varese per Taiuto dato con
gioia ed efficacemente.
Anche gli Evangelici Valdesi di Campobasso han voluto festeggiare la fausta
data, che sempre riempie di gioia i cuori
di tanti fratelli d’Italia e d’America.
La gioia però non d fa dimenticare i
patimenti ed il sangue sparso da inmimerevoli martiri, per la efferatezza di ben
conosciuti persecutori ed oppressori. Oli,
U ineravigliosp spettacolo di quei Testimoni die, in lunga teoria, sfilano ora davanti alla nostra mente: essi, braccati come belve, seviziati in ogni maniera e messi a morte, tennero alta come una bandiera la giurata fede, la quale, pura ed
integra, è giunta fino a noi, die non troviamo agevole vederla nel suo vero volto.
Quei Martiri, fiaccati forse nel corpo,
ma saldi nell’anima, passarono in processione d’amore, per cui diciamo col Poeta:
Pareu che a danza ie non a morte andasse
ciascun di lorOt o a splendido convito...
Sembra di udire i loro accenti di sfida :
« Non una, ma mille vite darei per la mia
fede », oppure : « Verrà meno la legna
per i roghi, ma non la nostra fede ».
Sì, quella fede inesauribile ha vinto,
ottenendo con l’Editto albertino un riconoscimento che i tempi nuovi fan più evidente e tangibile.
Il 17 Febbraio di ogni anno la Chiesa
Valdese si ritrova compatta ed esultante
nella celebrazione di un evento, il quale,
al di là di ogni oonseguimento di diritti
civili e politici, ha stabiliUi la premessa
fondamentale di ben altra emancipazione:
"nella religiosa.
Questo ed altro è stato detto agli Unionisti ed agli altri Fratelli, convenuti nella
saletla dell’U.G.V., la sera dello scorso
17 Febbraio.
Al termine, i Consociati dell’Unione
offrivano agli intervenuti pasticcini cd una
buona tazza di cioccolato.
L. Gattullo
LUSERNA S. GIOVANNI
L’anfliversario deirEmancipazione
Favorita dal tempo primaverile, la Festa
delTEmjncipazione si è svolta, anche nella
nostra cittadina, con la gioiosa unanime
partecipazione della comunità valdese e dei
suoi amici, grazie anche alla vacanza concessa dagli stabilimenti Fiat e Riv e dalle
locali Manifatture Mazzonis. Già la sera
(Iella vigilia, la Iradizìonale e sempre crescente corona di imponenti fuochi d gioia
accesi sulle colline dei due versanti della
valle annunziavano simbolicamente il significalo (leU’annua celebrazione.
La niatlina del XVll, la festa si svolge
nell’ordine consueto. Alle 9 inneggiante
corteo delle scolaresche sventolanti bandierine e coccarde e celebrazione loro dedicata nel tempio, dove un’assemblea attenta
ha visibilmente apprezzato il sobrio e scelto programma, preparato con cura dalle no
T _______»? _ i glirpll
sire Insegnanti, e i canti d’insieme diretti
con competenza dal Maestro Edgardo Pascbetlo.
Alle 10,30 il culto commemorativo è presieduto dal Pastore Cipriano Tourn che rivolge aU’assemblea un forte appello ispirato dalla parola di Isaia 51: 1: «Considerale la roccia onde foste tagliati! ». La Co
rale diretta da Gustavo Albarin canta il
((Giuro di Sibaud» .
Alle 12.30 nel gran salone della Casa Valdese. cinque candide lunghissime mense
accolgono puntualissime i 140 iscritti.
Ospiti graditi all’agape commemorativa,
il Sindaco Avv. G. Cresto, accompagnato
dalla Signora la quale, con squisito p^sie
ro indossa il bel costume valdese, il Segre
tarlo Comunale Rag. Doglio, i membri del
la Giunta municipale Garnero, Peyrot, Mi
gliotti,, Bonjour, il Comandante la Stazio
ne dei Carabinieri Maresciallo Capo Ludo
vico Bnricalla, l’industriale Doti. Walter
Bachstat e gentil Signora ora graditi membri della nostra comunità, il Cav. Angelo
Sacchet capotecnico della P.C.E., il Pastore Seiffredo Colutici, nuovo Direttore della
Casa per rifugiati russi « Villa Olanda » accompagnato dalla gentil Signora, il proi.
Giuseppe Casini insegnante in due istituii
del nostro Comune e a rappresentare le nostre due Case Assistenziali tre Diaconesse
nelle loro candide cuffie Suor Melania,
Suor Susanna e Suor Eriiiellina.
Al levar delle mense, il pastore Jabier
rivolto un caldo benvenuto alle Autorità
comunali, agli ospiti e ai 140 presenti, alcuni dei quali giunti da lontano collie l’intera famiglia Attilio Revel da Firenze, la
Sig.ra Giacchetti da Pisa, Waller Revel dalla Svizzera, altri da Torino, ed espresso ii
rincrescimento di tutti i presenti, che vivacemente consentono, per l’assenza, per la
prima volta da molti anni, della simpatica
figura e della dotta e arguta parola del prof.
G. Coslabel, tradizionale presidente del nostro Comitato del XVII, dà la parola al Capo del Comune. 11 Sindaco Avv. G. Cresto
in un sobrio e vibrante messaggio esprime
la cordiale partecipazione del Consiglio
Comunale alla 114“ celebrazione (leU’Editlo
(he ha riconosciuto ai Valdesi e a tutti i
cittadini d’Italia il più sacro ed inalienabile dei diritti: la libertà di coscienza. Segue il prof. Giuseppe Casini il quale, grato
per rinvito ricevuto a partecipare alla nostra agape, con profonda ed efficace parola
mene in evidenza il significato spirituale
ed impegnativo della celebrazione della 11
In occasione del 70“ anniversario di
Martin Niemiiller, la Chiesa evangelic.i
(unita) dello Hessen-Nassau ha creato, per
onorare il suo presidente, una « fondazione Niemöller»: disporrà di 30.000 DM al
Tanno e si consacrerà a compili ecumenici.
Un lettore, da Genova:
« Leggo con interesse Tappello rivolto
dal Prof. F. William Araldi alla gioventù
evangelica di Venezia, riguardante il c( civico cordoglio ». Sarei delTavviso che ciò
si facesise dia tutti i meinbri o non, delle
varie chiese evangeliche d’Italia, e perciò
occorrerebbe promiuovere, fra lutti, una
manifestazione simile, ogni anno all’H
febbraio, esponendo al pubbbeo un distintivo ben visibile in modo da ridiiamare l’attenzione degli altri cittadini, i
quali ignorano le ragioni per cui gli evangelici, con Tari. 7, si trovano in uno
stato (Tlnferiorità civile nei confronti dei
cattolici, previsto dal 1“ comma dell’art.
3 della Costituzione ». A. Doria
Aggiungiamo che la nostra protesta contro la discriminaaionìe introdotta con Vari.
7 non è solo per noi evangelici, ma per
tatti igli ddaltolici, cittadini itailùmi di pari
diritto.
New York 12-2-62
Sul n. 1 de « L’Eco-Luice » uscito il 5
gennaio scorso, la pagina n. 5 di detto periodico è dedicata interamente al problema
dell’-cbiezione di coscienza, e ciò è rallegrante sotto ogni aspetto, perciò le invio
un -ritaglio di giornale lèhissà Ohe potrà
esser utile alla loro redazione se qualora
tral-teranno ancora l’argomento. Però permetta che le noto una oisservazione.
Che significa « Se l’Italia è iiin paese civile »?... (così si legge in capo a una colonna in detta pagina). Mentre a parer
mio sarebbe meglio dire: — Se Fllalia è
un paese dove s’amministra un’evidente
giustizia, poiché la parola « -civiltà » non
sempre e non da tutti è stala intesa come
noi Ila intendiamo, e tanto meno per i
tempi che corrono. Raffaele Ferrara
Il Presidente della Société Centrale de
Evangélisation de l’Eglise Réformée de
France:
Ringraziamo per lo stralcio di giornale
(”ll Progresso italo .americano” ), che abbiamo letto con interesse.
« ...je crois qu’il nous faudirait davantage coopérer ensemble, vous et nous. J’ai
beaucoup poussé les « Bergers et Mages »
à publier la « Vierge Marie » du très regretté Prof. Miegge. Et nous en sommes
très heureux. Mais peut-être auriez-vous,
dans le -même genre et dans la ligue « évaugélisation » d’autres textes italiens que
notre Société serait heureuse de pouvoir
utiliser et iradiuire en français... Enfin,
dites à nos amis de TEgli»e Va-udoise que
notre « Revue de TEvangélisalion » est
toujours heureuse de publier des nouvelles
de votre travail, difficultés et joies, reeberebes de tous ordres... Veuillez agréer
mes bien affeetnenses salutations et voeux».
J. P. Benoit
VILLASECCÄ
berta sottolinendo quella che è la primordiale condizione della vera libertà: la liberazione operata in noi dalTE-vangelo di Gesù Cristo!
11 Pastore Colucci sottolinea quindi, in
una felice improvvisazione, la estensione
nazionale della Festa del XVll Febbraio
come del nostro impegno evangelistico che
va oltre i confini della patria stessa.
Dopo un breve cordiale saluto del Consigliere comunale Frezet, viene vivaceiiienle richiesta la comparizione del gran «Cordon bleui) delle nostre agapi del XVII che
si è fatto quest’anno, se possibile, più onore che mai con un menu che ha riscosso
Tentusiasmo dei più esigenti e competenti
buongustai. E alTapparizione di «Cliarletou Albarin» circondato dal simpatico
gruppo delle valdesine in servizio volontario alle mense, l’assemblea ha lungamente
applaudito esprimendo cosi la sua ben sentita riconoscenza.
Ringraziati ancora i meinbri del Comitato organizzatore, la bella riunione si conclude con il canto del « Giuro di Sibaud »
elevalo da limi i presenti sotto la guida del
Pastore Cipriano Tourn.
La sera, alle ore 20, nel secolare primo
leinpio (li San Giovanni, il tempio del Cia
bas, sulla collina doiiiinante di una bella
valle, ha luogo alla presenza di una bella
e raccolta assemblea, con un breve cullo
presieduto dai due pastori della Comunità,
¡’inaugurazione delTiiiipianto della luce
elettrica.
E’ presente pure alla religiosa adunanza
il Cav. Sacchet della P.C.E. alla cui ecumenica cortesia in gran parte dobbiamo il
gratuito allacciamento del vetusto tempio
alla linea elettrica di Valle Angrogna nonché la solare illuminazione esterna del nostri due templi, in occasione della Festa
della nostra libertà.
E infine, bella e intonata conclusione del
nostro XVII Febbraio: la presentazione fatta dai nostri bravi filodrammatici unionisti delTimpressivo dramma biblico di Ediiiond Pidoux: « Nicodemo ». Quale piò
opportuno, efficace monito conclusivo della nostra Festa della Libertà!
Alla rappresentazione, ripetuta la sera
seguente e poi ancora la Domenica 25 febbraio, ha dato il suo apprezzalo conco-rso
la Corale che, diretta da Gustavo Albarin,
ha eseguito, con bella fusione di voci, canti valdesi e patriottici.
— Nuovo focolare. Il 25 febbraio nel
tempio, bellamente ornato da un gruppo
(li Insegnanti collegbe della sposa, abbiamo avuto la gioia di unire nel sacro vincolo del matrimonio cristiano due cari gioa\ni: il Capitano in S.E.P. Davide Allio
e la Signorina Laura Maria Mnrgiunti. Ai
felici sposi e alle loro famiglie rinnoviamo
1 nostri auguri di ogni vero bene nella luce e nella benedizione del iìignore. j.
Il presidente del Centro Evangelico di
So'lidarietà di Firenze:
« ...Il Cenuro fiorentino couliinua nella
sua attività. Si avvia ormai al conitpimento
del siuo terzo anno di vita con maggiore
emluBiasmo. In questi giorni è stala lancia,
ta la campagna ” Diccinisli 1962 ” — il
(le.siderio è quello di poter raggiungere il
numero di 500 ” dieeinisli ” — un tal numero di sostenitori ci darebbe speranza di
poter dare inizio alla creazione di qual
che pera in programima (es. Asilo infantile
e scuola) e ci coprirebbe tranquillamente
il bilancio per il lavoro fino ad oggi felicemente sperimentato. A titolo di cronaca
facciamo noto che durante gli ukimi sei
mesi abbìaitno radiloppiato il bilancio (li
due anni. Ciò cibo ci aiuta a continuare
nel nostro lavoro è che, pianino pianino,
la maggioranza dei nostri fratelli comincia
a condividere il nostro entUisiasmo... ».
Leopoldo Sansone
Da Ginevra:
La colonie de® Vaudois du Piémont,
réunie pour la commémoration du 17 février, envoie par l’obligeante hospitalité
de « L’Eco delle Valli Valdesi » à tous
ses frères des Vallées un salut ému et profondément affectueux. (firme)
Un coUaboralore, da BielUi:
u ...Non pensi che sarebbe utile e formativo avere su Luce-Eco una rubrica periodica di Notizie del mondo riformato
(o presbiteriano), in cui, senza creare nessun confessionaliismo, fossero però segnalati lutti i (lati e i fatti interessanti relativi al mondo delle chiese riformate, presliileriane e congregazionaliste (...). E’ vero che sul giornale appaiono buon numero
(li notizie relative a chiese riformale, ma
allo .stesso titolo di quelle luterane o ortodosse: mentre è un dato di fatto che i
problemi dei riformati ci sono partieolariiienite vicini, e che spesso noi dibattiamo
intensamente certe (jueslioni senaa sapere
che esse sono discuisse anche altrove. Una
più rioca e sietematita informazione sul
mondo presbiteriano-riformato potrebbe
contribuire a dare ai nostri « semplici laici » l’impressione (veritiera) di far parte
di un movimento ricco di prospietlive e
di energie, e non di essere solo un gruppo di nauifraglii della fede aggrappati alla nostra Tavola in un oceano di gente
terribihnente diversa da noi... ».
Giorgio Bouchard
Ricordiamo che l’indirizzo della a Revite de l’Evangélisatidn », per quanti volessero corrispondere o abbonarsi, è:
47, me de Clichy, Paiis 9«', Franco.
Direttore resp. : Gino Conte
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n 175, 8-7-1960
Tipografia Subalpina - s. p. a
Torre Pellice (Torino)
I fuodiì dii gicia si sono aooeai amebe
queat’anmo in. ({nasi tuiUl 1 (piaitieri e villaggi della nostra Parrooclna; abbiamo ap.
prezzato lo spirito di responsabilità che ha
indotto alcuni villaggi a rinunziare al pur
così amato « falò » perchè In una zoim già
battuta dal vento il fuoco avrebbe potuto
causare danni anche oonsilderevoli. Nelle
oltre zone dove il vento è ginmito più lardi
luiti si sono prodigali a portare a(M]ua o
terra per spegnere le braci residue, in modo (he non vi sono stati degli iniconve.
nienti, nonostante il vento violenlissimo
che ha durato tutta la notte. Il quartiere
di Villasecica ha però dovuto rinunciare al
suo tradizionale abete ornato di rose e di
liaiidiere, ricordo dell’albero della libertà
dei tempi della Rivoluzione francese. Anclie il numero delle cuffie era un poco minore del solito, ma la parteoiipazione al
culto è stata nutrita come di consueto.
Un plauso ai bambini che hanno recitalo con buon impegno poesie, dialogliì e
rondes; la nostra gratitudine va alle insegnanti clic hanno curato questo programma.
II pranzo, preparato come sempre a cura del Concistoro, ha avuto come ospite
gradito il Sig. Ettore Serafino, membro
della Tavola, che ci Ita parlato del servizio cristiano compiuto dal Past. Viiiay e
dai suoi collaboratori a Riesi, nielleiidu
T accento sulla solidarietà e sui vincoli che
esistono fra le Chiese delle Valli e quelle
dette di « evaugelizzazione », vincoli che
questa ricorrenza mette in risalto. Al termine i convenuti liano deciso di inviare
per il lavoro di Riesi il ricavalo della colletta die è tradizionale raccogliere alla
fine del pranzo.
Rinnoviamo il nostro plauso ai Signori:
Lautaret dot, Amiaodo Viglielmo, Filiberto Peyronel, Enrico dot die baiuio
preparato il pranzo con lauta cura e buon
risiillato; un ringraziamento andie a Odet.
ta Peyronel die il giorno segiuente ha prestato la sua valida collaborazione nel non
indifferente lavoro di rimetlere tutto a posto.
La « serata » ha avuto quest’anno un caratiere muovo: abbiamo proiettalo (lei (locumenlari gentilmente concessi dalla Anibasdata di Israele a Roma, dal Consolato
Inglese di Torino, dalla Chiesa Valdese di
Pinerolo. 1 presenti hanno vivamente apprezzalo questa nuova formula die speriamo possa avere ulteriori sviluppi. 11 nostro
rinigraziaimenlo va a lutti i Membri di
Cluiesa die banale directaiinente coMaborato
con il loro lavoro e con i loro doni alla
buona riusoiita di questa inanifeslazioaie.
Il cullo di Santa Cena è stalo celebrato
nel tempio di Chiolli il 17; alTànizio di
(1-uesto cullo è stato amministrato il Battesimo a Luciana Giacomino di Emilio e
di Liliana Barus (Ciai). L’augurio sincero
della Comunità segue questa bimba ed i
suoi genitori.
In questi giorni abbiamo visto t'oii rincrescimento la partenza dell’Anziano delTAlbarea, Sig. Giosuè Ribel che si è Iraisferito con la sua famiglia a Poaiiaretlo. H
nostro pensiero segue questi fratelli lidia
loro nuova residenza con Taffetlo e la stima die sempre li hanno accompagnati durante gli anni del loro soggiorno nella nostra Comunità. Al Sig. Arturo Coslaintiiio
die ha accettalo di occuparsi del quartiere,
il nostro ringraziamenito e l’auguiriii di un
lavoro ricco di benedizioni.
-Ir La Chiesa luterana di Svezia Ita preso
una felice iniziativa: considerando il numero di studenti asiatici e africani die frequentano le università svedesi, ha deciso la
costituzione di posti di cappellania indigena: saranno ben presto al lavoro un giovane pa.store indiano a Stockliolm e uno del
Tanganyka a Osteraker.
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e mezzo (olivi e vigne) in zona collinare
nei pressi di Lucca. Scrivere a: Sig. Guido
Rivoira - Segromigno Monti (Lucca).
A FIRENZE: Coniugi offrono alloggio indipendente a signora o signorina, sola, evangelica, in cambio di compagnia per alcune ore durante la mattina e la «era.
Scrivere refereziando a: CENTRO EVANGELICO DI SOLIDARIETÀ’ - Via dei
Benci, 9 - Firenze.
GLI ALBERGHI Cristiani in Svizzera cercano lavoratori. Giovani italiani d ambo t
sessi, che desiderino un impiego in un albergo (1 pensione in Svizzera, possono re
volgersi al Sig. Jean Kraebenbiibl. presi
dente. Hôtel de Famille, Vevcy (Vaiid)
Svizzera.
Un lettore, da Croce S. Spirito (Piacenza):
« ...capisco che i non lievi cambiamenti
avvenuti fra voi verso fine 61 e inizio 62
per la stampa e Tassegnazione degli incarichi possono aver contribuito a lasciare...
a bocca asciutta anche altri vostri collaboratori oltre lo scrivente (che si lagna di
aver .scritto invano). Mi parrebbe necessario, per non paralizzare o alquanto affievolire il desiderio che fa concorrere alla (i Posta in arrivo » e ora a « I lettori
ci scrivono » (che interessano anobi abbonati, credo), non mancare di pubblicare
una parola d’invito e d’incoraggiamento
sul giornale, affincliè essi possano conoscere il seiiitimenlo de « La Luce » a tale
riguardo... ». G. G.
Con molto entusiasmo accettUmio l’idea
e impegnamo il nostro coHaboratorel
Abbiamo già ripetutamente scritto
quanto desideriamo ài dialogo con i nostri
lettori, e gli ultimi numeri lo dimostrano
in àbbondanza. Cogliamo tuttavia l’occasione per ricordare che, ovviamente, non
pubblicheremo che corrispondenze che ci
arrivino firmale.
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