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Anno 116 - N. 46
21 novembre 1980 - L. 300
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adle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ILLUSIONI POPOLARI E REALISMO EVANGELICO
9 puntu
di vista
Il gruppo di lavoro incaricato
dalla Commissione « Fede e Costituzione » del Consiglio Ecumenico di rivedere i testi dottrinali
su battesimo, eucaristia e ministero — sulla base delle reazioni pervenute dalle varie Chiese
al CEC — ha tenuto una riunione a Roma dal S8.10 al 3.11. Al
termine il gruppo è stato ricevuto in udienza privata da Giovanni Paolo II e l’Osservatore
romano del 5.11 pubblica i messaggi rivolti al papa dal presidente di Fede e Costituzione prof.
N. Nissiotis e dal responsabile
del gruppo di lavoro M. Thurian,
frate di Taizé, di cui diamo conto in altra parte del giornale. Mi
pare che questi messaggi meritino un commento.
Nel trentennio della sua esistenza il CEC ha elaborato un
« galateo ecumenico » che vuole,
tra l’altro, che ognuno sia chiamato con il titolo che la sua
Chiesa gli conferisce, semplicemente in segno di rispetto e senza che questo fatto costituisca
un riconoscimento della funzione connessa al titolo stesso. Non
ci turba quindi minimamente che
in una udienza col papa questi
sia chiamato « Santità » o « Santo Padre »; potremo tutt’al più
sentire come non necessaria e
francamente fuori posto la deferente appellazione del papa come « primo Pastore che siede
nell’amore sul Trono della Chiesa di Roma ». Ma che dire quando si fa riferimento alla tradizione della Chiesa che vuole che
« tutti coloro che lavorano al
servizio della Chiesa in un luogo
si rechino dal vescovo della
Chiesa locale per ricevere la sua
benedizione »? Sarà forse la tradizione della Chiesa ortodossa di
cui è membro il prof. Nissiotis,
ma stupisce che egli non si renda conto come la forzosa attribuzione di questa tradizione anche a chi del tutto non la conosce, ben al di là delle buone maniere ecumeniche, è un indebito
riconoscimento della concezione
episcopale del ministero.
Né si tratta del solo elemento
di squilibrio ecumenico presente in questi messaggi rivolti al
papa. Accanto a questo vi è una
patente di primato nella apostohcità dato alla « Chiesa di Roma
che noi tutti rispettiamo come
la Chiesa Apostolica e la Chiesa
dei martiri per eccellenza »; vi
è una definizione a dir poco sorprendente di battesimo, eucaristia e ministero quali « tre sacramenti fondamentali della Chiesa »; vi è l’indicazione della via
per la quale si spera di risolvere le grandi difficoltà incontrate
nella definizione comune del ministero: « una riscoperta del senso dell’episcopato, del rapporto
tra episcopato e presbiterato,
della dottrina della successione
apostolica ».
Nel prendere dunque atto che
è per questa strada che cammina l’elaborazione di una dottrina
comune su battesimo, eucaristia
e ministero (che le nostre chiese hanno già fortemente criticato alcuni anni fa nella prima stesura) e che questo è il contesto
di tale cammino, vorremmo rivolgere una domanda alla Tavola valdese, agli organi responsabili delle Chiese riformate membri del CEC, al Comitato esecutivo dell’Alleanza Riformata
Mondiale: diteci fratelli, parlano
ancora a nome vostro, a nome
nostro, esponenti del CEC che
adottano questo linguaggio e
questo stile?
Franco Giampiccoli
Libertà: non fuga ma impegno
La libertà è liberazione da noi stessi, operata da Cristo, per una vita tesa alla giustizia e
all’amore del prossimo, possibilità di ricominciare da capo con più speranza ed energia
Due date nel nostro calendario
ecclesiastico ripropongono il tema della libertà. Una l’abbiamo
appena superata: la domenica
della Riforma, l'altra sarà in
febbraio per l’anniversario della
emancipazione dei Valdesi. Ora
fino a che punto la libertà evangelica che noi annunciamo, e forse ci sforziamo non solo di evocare ma di vivere, mette in questione l’idea corrente di libertà?
Assenza dì frontiere
Libertà oggi, da un punto di
vista etico, è soprattutto concepita come assenza di confini, come un espandersi all’infinito nell’illusione di realizzare se stessi,
realizzando i propri desideri. Libero è colui che può (riferendoci alle consuete immagini televisive o pubblicitarie) saltare da
un aereo ad un altro oppure sullo yacht, con quel certo profumo, con quel vestito di marca
ed, eternamente sorridente, affrontare senza una piega la propria esistenza. Per la società consumista libero è colui che compie determinati gesti, che acquista determinati prodotti e non
colui che si sforza di pensare e
vivere in modo diverso. Ma l’illu
sione che libertà sia assenza di
frontiere può condurre rapidamente all’alienazione, all’autodistruzione oppure al bisogno di
tentare la fuga da una società
oppressiva, che non dà quelle
cose che così facilmente promette. Si può fuggire in molti modi: dalla mistica religiosa alla
iniezione di droga, o costruendosi un rifugio di ferreo individualismo o standosene in casa a
coltivar forme d’egoismo.
Anche per gli antichi filosofi
stoici libertà era ascesi interiore,
ricerca di se stessi. Andata in
crisi la città aristotelica degli
uomini socialmente liberi, la
cui libertà era regolata dalla legge e dagli equilibri politici, rinasce il bisogno d’interiorità. E’ il
riflusso nel privato. Il rifiuto di
concepire la libertà come categoria sociale, politica. Oggi è forse diverso? La crescente sfiducia
nelle istituzioni , suffragata da
una catena ininterrotta di scandali e corruzione, le delusioni riguardo ai partiti, incapaci come
sono d’imprimere una vera svolta morale al Paese, genera scetticismo e dubbio sulla possibilità di costruire oggi ancora
per noi una città di uomini liberi in cui — per parafrasare Rousseau — si può fare ciò che si
vuole e si vuole ciò che si può
raggiungere.
Libertà evangelica
Diverso il concetto evangelico
di libertà che ritroviamo soprattutto negli scritti di Paolo. Se
l'idea di libertà si ricollega, nelle tradizioni dell’Antico Testamento, ad un passato di liberazioni operate da Dio in mezzo al
suo popolo e ad un futuro in cui
campeggia il Messia liberatore,
nel Nuovo Testamento è Cristo
che libera l’uomo dalle potenze
mortifere di questo secolo. Nello
spirito biblico la libertà non è
una conquista ma è una possibilità che Cristo ha già realizzato per l’uomo sulla croce. Liberato da se stesso, da ciò che condizionava in modo totale la sua
esistenza l’uomo può ricominciare a vivere una nuova vita in cui
la libertà non è più quella lontana, illusoria meta che deve perennemente rincorrere ma quella
che Cristo ha già raggiunto. E di
cui tutti possiamo essere partecipi.
Quando si parla di queste cose, della libertà che deriva dall’Evangelo in molti sorge il dubbio che questa libertà cristiana
LE BEATITUDINI - 6
Nessuna vita senza perdono
Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta
(Mt. 5/7)
Con il V. 7 di Mt. 5 inizia un
nuovo gruppo di beatitudini,
proprio soltanto di Matteo. Esse
si distinguono dalle prime (e dall'ultima) perché non si riferiscono a persone che vivono in uno
stato di privazione e di sofferenza, ma descrivono un atteggiamento-sentimento positivo: « beati i tnisericordiosi, beati i puri
di cuore, beati i facitori di pace... ».
Queste beatitudini annunciano
la gioia del Regno a tutti coloro
che già vivono « come nel Regno », che già attuano i progetti
di vita della nuova umanità del
« sistema di Dio in Gesù Cristo ».
A questo nuovo « stile di vita »
si partecipa per graz.ia, cioè per
un atto di misericordia da parte
di Dio.
Questo gruppo di beatitudini
può essere classificato come quello delle « beatitudini del Regno »,
mentre le altre cinque possono
essere identificate come le « beatitudini della croce ». Il teologo
svizzero Pierre Bonnard osserva
che « queste beatitudini mettono
in scena non più dei poveri afflitti e sconfìtti, ma dei poveriattivi. Si tratta però delle stesse
persone!» (1).
Non è detto che i poveri e gli
afflitti debbano essere sempre
perdenti, può danti che venga il
tempo dell'adempimento della
promessa fatta loro, e che spetti
a loro dare il via ad un mondo
di giustizia e di solidarietà nell’amore (che sia garantito e salvaguardato per tutti).
Che vuol dire « misericordiosi »? La parola greca ha la stessa radice di « elemosina », ma il
suo significato è diverso da quello che diamo comunemente a
questa parola. Essa riproduce
un termine ebraico che significa
« grazia - fedeltà », ovvero la
« pietà misericordiosa » di Dio.
Il misericordioso non è, quindi, colui che fa elemosine, non è
l'elemosiniere del re, né è lo Stato assistenziale, né l'istituto o
l’opera pia..., e non è neppure il
comitato per la diaconia della
nostra Chiesa..., ma è colui che
(singolo, comunità o popolo) sa
vivere la sua risposta alla grazia
di Dio in Gesù Cristo, interpretandola come una vita di amore,
perdono e servizio. Una buona
illustrazione (per contrasto) della. beatitudine ci è data da Gesù
stesso con la parabola del servitore che riceve misericordia e
che non sa essere a sua volta misericordioso (vedi Mt. 18/23-35).
Anche il « Padre nostro » dice,
con altri termini, la stessa cosa:
« rimettici i nostri debiti, come
anche noi li abbiamo rimessi ai
nostri debitori ».
Ma torniamo al nostro interrogativo. In che cosa consiste la
misericordia? Vuol dire solidarietà .senza calcoli, amore senza
condizioni. E lo mostra Gesù
stesso con il .suo atteggiamento
verso quelli che la gente-bene
considera peccatori, quando siede a tavola con loro (vedi Mt.
9/10 ss.). In quella occasione (la
chiamata di Levi Matteo) egli
replica così ai Farisei, citando il
profeta Qsea (6/6): « voglio misericordia e non sacrifici ». I Farisei sono coloro che « pagano la
decima della menta e dell'aneto
( = pianta dell’anice) e del conti
no (= kummel) ma trascurano
le cose più importanti della legge: il diritto, la misericordia e
la fedeltà (o la lealtà)» {vedi
Mt. 23/23).
Se teniamo conio del contesto
in cui la parola “misericordia" è
usata da Gesù, si può sentire in
questa beatitudine una certa risonanza polemica: coloro che riceveranno misericordia non saranno gli stretti osservanti di un
codice morale e religioso, ma
coloro che sono stati pronti a
perdonare sapendo che sono stati largamente perdonati. E qui
c’è l’aggancio con la parabola
del « servitore spietato » {Mt.
18/23-35).
A questo punto non si tratta
di fare alcun salto logico, c'è solo da dire che non c’è possibilità
di vita per il mondo senza il perdono, così come non c'è possibilità di salvezza da parte di Dio
senza il “suo" perdono. E non
c’è alcuna possibilità di comunione tra coniugi, familiari, amici e compagni di lavoro senza
il perdono. Abbiamo tutti dei debiti gli uni verso gli altri. Il nostro mondo non muore solo perché c’è la corsa agli armamenti,
o perché c'è lo sfruttamento più
sfrenato, o perché c’è spreco delle risorse naturali, o l’inquinamento della natura (e dei cuori
umani...), il nostro mondo muore anche, e forse soprattutto, per
mancanza di capacità di perdono, di misericordia e di amore.
Abbiamo tutti dei debiti gli
uni verso gli altri. Anz.i, chi più
conta nel mondo e chi meglio
sta socialmente ed economicamente, è tra coloro che hanno
Paolo Sbaifi
(continua a pag. 10)
sia in realtà molto meno libera
delle altre. In effetti la libertà
evangelica viene spesso sommariamente liquidata come un fattore repressivo, coercitivo rispetto alla libertà politica o di pensiero che l’individuo può esprimere nel sociale. La chiesa, tutti
noi, dovremmo forse riconoscere d’aver un po’ troppo imbalsamato quell’annuncio di libertà
che travalica i confini del tempio. Impedendogli di circolare
gli abbiamo impedito di diventare risposta ai problemi di oggi. Eppure la storia delle nostre
chiese riformate inizia, se vogliamo, dalle pagine della « Libertà del cristiano » e tutta la
battaglia della Riforma è stata
anche battaglia per la libertà
di coscienza.
Non come lo struzzo
Quanta gente s'illude di liberarsi dall’angoscia che la opprime assumendo una maschera?
E quanti s’illudono che sia possibile superare il peccato, semplicemente negandolo? Ma non
si supera una realtà che è dentro di noi mentendo a noi stessi
o illudendosi di nasconderla; come lo struzzo che di fronte al pericolo pensa di evitarlo ficcando
la testa sotto la sabbia. La libertà evangelica inizia da uno spregiudicato confronto con la nostra realtà, così come essa è, senza illusioni. Non si esce dal pantano che ti arriva agli occhi —
per dirla con Lutero — tirandosi per i capelli; ci vuole qualcuno che ti tiri fuori. Non ci si libera dall’angoscia da soli perché
la vita non è nelle nostre mani
ma in quelle di Colui che ha dimostrato, in Cristo, di avere
amore, interesse per Tuomo._ Chi
nasconde la realtà del proprio io
è senz’altro destinato a veder riemergere le proprie illusioni, più
crudelmente di prima. Certo, chi
accetta un confronto diretto con
la verità evangelica rischia di ritrovarsi sotto un cumulo di macerie. Rischia insomma la messa
a zero completa della sua vita.
Ma bisogna toccare il fondo per
ritornare in superficie. Libertà è
liberazione da noi stessi, operata da Cristo, per una vita tesa
alla giustizia e all’amore del prossimo. Liberati da Cristo si può
ricominciare da capo, con speranza e con più energia di prima. Non più da soli, ma insieme.
Giuseppe Platone
SOMMARIO
□ La religione a scuola, p. 2
□ Il papa in Germania
Federale: ecumenismo difficile, p. 3
□ Diakonia, il dibattito sulla pluralità dei
ministeri, p. 4
□ La faticosa emancipazione del protestantesimo latinoamericano, p. 5
□ Cronaca delle Valli
valdesi pp. 6-9
□ Nicaragua: dire la
verità, p. 10
2
21 novembre 1980
ASSEMBLEA DEL X CIRCUITO - TOSCANA
Impegno sociale
ed evangelistico
Si è svolta il 26 ottobre a Pisa l'Assemblea del X circuito. Nel
corso dei lavori riguardanti la vita e l'opera delle chiese valdesi
e metodiste della Toscana, sono stati approvati all'unanimità i
due ordini del giorno che riportiamo.
Programmazione
evangelistica
L’Assemblea del X Circuito delle Chiese Valdesi e Metodiste riunitasi in Pisa il 26 ottobre 1980,
dopo ampio dibattito, esprime
la sua profonda convinzione che
nell’attuale situazione l’evangelizzazione richiede in primo luogo la preparazione dei quadri in
vista di un maggiore impegno
dei gruppi locali.
Ritiene indispensabile che la
programmazione evangelistica
sia fatta da tutte le componenti
evangeliche della zona e propone:
a) lo studio della istituzione
di due scuole bibliche, a Firenze
ed in una località della costa tirrenica;
b) l’organizzazione di una serie di conferenze pubbliche possibilmente espressa da un gruppo animatore e comunque avente una linea di sviluppo unitario
in tutte le città del circuito ed
anche in altre località toscane,
dove esista un previo invito da
comunità sorelle;
c) l’organizzazione eventuale
di qualche manifestazione all’aperto, laddove se ne manifesti la
opportunità;
d) la nostra disponibilità a
contatti ed incontri con altri
gruppi cristiani o con organizzazioni sociali e culturali per esporre la posizione evangelica in vista di un contributo effettivo alla soluzione dei problemi della
società contemporanea.
Nella prospettiva del rinnovamento invita ad intensificare incontri di studi e di riflessioni per
la vita interna delle nostre comunità.
Difesa totale
della vita
L’Assemblea del X Circuito
delle Chiese Valdesi e Metodiste
riafferma la necessità di difendere la vita umana a tutti i livelli
e in tutti i paesi, di fronte ai seri pericoli che la minacciano; in
particolare denuncia l’attuale
corsa agli armamenti che favoriscono l’insorgere di sempre nuovi focolai di guerra e disperde
ricchezze che più utilmente dovrebbero essere usate per salvare le vite umane minacciate dall’attuale crescente carestia nelle
zone sottosviluppate del mondo
perché ogni fratello che muore
è uno scandalo per la nostra coscienza cristiana.
Nella situazione italiana, mentre rifiuta la tendenza dei governi ad accrescere il bilancio della
difesa e la presenza nel paese di
mercanti d’armi, ritiene di dover
denunciare la mistificazione insita nella richiesta di un referendum abrogativo della legge 194.
Tale richiesta che si presenta
sotto l’aspetto di tutela della vita, di fatto, anziché cercare di
vincere la piaga dell’aborto clandestino che ha fatto tante vittime nel nostro paese, tende con
una norma di legge a far passare
sotto silenzio il vero problema
della lotta all’aborto come piaga sociale, lotta che consiste nella prevenzione attuata mediante
un serio impegno per eliminarne le cause, applicando tutte le
misure già previste dalla legge
194 ma non sempre realizzate,
come consultori ed assistenza alla gioventù ed alle famiglie, in
ordine ad una procreazione responsabile.
Ritiene inoltre che sia necessario in primo luogo affrontare
e risolvere i fondamentali problemi sociali della formazione
di una coscienza libera e responsabile, delToocupazione, della casa e della salute senza cui la vita
viene a perdere il suo autentico
valore.
LA RELIGIONE A SCUOLA
Cresce il fermento
Facciamo
le Scuole
conoscere
Domenicali
Ricorre quest’anno il bicentenario
della fondazione delle Scuole domenicali. Prendendo spunto da questa data abbiamo chiesto al Servizio Istruzione Educazione della Federazione Chiese Ev. in Italia di
preparare un inserto sulle Scuole
domenicali.
Redatto in forma chiara, documentato, con linguaggio comprensibile all’Interno e all’esterno delle
nostre chiese, questo inserto è ora
pronto e sarà pubblicato nel
n, 49 del 12 dicembre 1980
Esso comprende:
— Una presentazione della Scuola
domenicale nel suo funzionamento e nelle sue finalità, insieme
ad un interessante flash storico
sugli inizi delle Scuole domenicali in Inghilterra due secoli fa.
— Una presentazione del SIE, il
suo lavoro, i suoi vari strumenti al servizio di bambini e ragazzi, monitori, genitori,
— Una spiegazione del metodo e
del programma biblico delle « sequenze » che il SIE sta portando
avanti in questi anni,
— Fotografie, schede, indicazione di
materiali, ecc.
COME USARE QUESTO NUOVO INSERTO
— Quando una Scuola domenicale è viva e interessante i bambini
ne parlano e succede a volte ohe
qualche compagno venga a vedere.
Questo inserto è adatto ad essere
distribuito in queste, e altre, occasioni per spiegare cos’è l’insegnamento religioso evangelico nelle
Chiese evangeliche alle famiglie che
non lo conoscono.
— Per far conoscere la Scuola
domenicale e i suoi metodi ai genitori evangelici (che hanno conosciuto un altro tipo di Scuola domenicale) è utile avere a disposizione un
materiale che può essere distribuito nel corso di riunioni monitori-genitori o lasciato alle famiglie al
termine di visite da parte di moni
tori per sollecitare la frequenza di
bambini non collegati alla Scuola
domenicale.
— L’inserto è studiato in modo
da non essere « datato »: una buona scorta servirà per la convocazione dell’anno prossimo alla ripresa
delle attività e via via per l’informazione delle famiglie dei nuovi alunni della Scuola domenicale.
Preghiamo le Chiese e le Scuole domenicali di fare subito la loro ordinazione in modo che possiamo stampare in una sola volta il
quantitativo necessario.
Costo: L. 100 per copia, minimo
20 copie, spedizione compresa. Qrdini per telefono (a voce o con segreteria telefonica) 011/655.278.
A Torino cresce il fermento
intorno all’ora di religione.
All’Istituto Tecnico Industriale « Peano » il rifiuto del bollo
si è allargato da un piccolo nucleo di studenti, tra cui un valdese della Val Pellice, ad altri
studenti cattolici che hanno presentato la dichiarazione di esenzione per solidarietà. Gli studenti hanno indetto un’assemblea in cui hanno spiegato la loro posizione fornendo ampia informazione sulla questione; la
cosa non è piaciuta al movimento Comunione e Liberazione
che ha risposto con cartelli accusatori. Le dichiarazioni sono
state respinte dal preside che ha
qualificato l’astensione dall’ora
di religione come « assenza ingiustificata ». La cosa è finita
davanti al provveditore agli studi, dott. Lucio Pisani, il quale
ha affermato che il preside non
è tenuto a compiere atti amministrativi a seguito delle dichiarazioni di esonero ricevute né a
valutarne il contenuto ; tutt’al
più, se non ritiene regolare la
forma relativamente alla questione del bollo, potrà inoltrarle all’Ufficio del Registro.
Questa risposta — a detta della segretaria della UIL-scuola
di Torino, Graziella Fresia, che
si è impegnata a fondo su questo terreno e che era presente
all’incontro — sembra indicare
un notevole avvicinamento del
provveditore alla tesi contenuta
nella Nota della Tavola valdese
sulla questione del bollo. Dopo
aver ricevuto a mano dal provveditore il suo parere in forma
scritta, il preside del « Peano »
ha dichiarato che, sulla base di
esso, avrebbe accettato le dichiarazioni degli studenti del suo
Istituto.
« * «
Quaranta dichiarazioni di esenzione giacciono in attesa presso
la presidenza dell’Istituto Tecnico Industriale « Avogadro », corso serale. Anche qui è scattata
la solidarietà nei confronti di
una dichiarazione di esenzione
rifiutata perché avanzata dopo
l’inizio dell’anno scolastico. Tale
rifiuto è opposto dal preside in
base all’articolo 2 della legge
5.6.1930 che prevede appunto (insieme ad uguale disposizione della legge 28.2.1930, culti ammessi,
del tutto ignota nell’ambito della scuola) che le domande siano
infatti presentate all’inizio dell’anno scolastico. Si sta cercando ora di far protocollare le dichiarazioni giunte in segreteria
e in caso contrario di ottenere
una dichiarazione motivata scritta per poter impugnare un atto
amministrativo di questo genere
davanti al competente T.A.R.
« * «
Un altro sintomo di disinformazione e conseguente limitazione della libertà è segnalato in
una scuola elementare, la « Gozzano » di Torino, dove due insegnanti, contitolari di una classe
a tempo pieno, hanno dichiarato di voler essere esentate dall’insegnamento della religione. Il
direttore ha avanzato difficoltà
dimostrando di non conoscere le
disposizioni di legge che regolano l’insegnamento religioso (artt.
109 e no del R.G. del 1928 n.
1247). Ad una delle due, valdese,
il direttore dichiarava che la sua
domanda era legittima purché
comprovasse con certificato la
sua appartenenza alla Chiesa
valdese. Per l’altra venivano
avanzate difficoltà ben maggiori
per la sua non appartenenza ad
una confessione religiosa diversa
dalla cattolica. A seguito di un
comunicato stampa della UILscuola, pubblicato dalla Stampa
e di scambi di corrispondenza il
direttore accettava infine la richiesta delle due insegnanti senza richiedere alcuna motivazione, provvedendo a far svolgere
l’insegnamento religioso da un
insegnante di altra classe.
Da notare che in questa vicenda il direttore della « Gozzano »,
per sostenere la necessità di una
motivazione perché insegnanti
siano dispensati dall’insegnare
religione, si è appellato esplicitamente alla legge del 26.4.1928
che prescriveva ai genitori di
alunni esentati di precisare «in
che modo vi provvederanno », ritenendo di poterla applicare agli
insegnanti! A parte la confusione, da questo caso emerge ancora una volta la necessità che si
arrivi a sollevare, nel corso di
un dibattimento giudiziario, la
eccezione di costituzionalità per
questa norma che continua ad
essere ritenuta valida e vigente.
^ ^ *
In un’altra scuola elementare
di Torino è infine in corso una
protesta per l’iniziativa di insegnanti che hanno esposto in classe, accanto al crocifisso, il ritratto del papa. Della cosa sarà ora
investito il direttore con una richiesta di provvedere a richiamare queste insegnanti in quanto l’unico ritratto che potrebbe
essere legittimamente esposto —
senza per altro che questo venga richiesto — sarebbe quello
del presidente della Repubblica
italiana e non certo quello del
capo di uno stato diverso da
quello italiano.
F. G.
DALLE CHIESE
Milano: l’integrazione fa passi avanti
MILANO — Il 19 ottobre scorso si è tenuta l’assemblea di chiesa valdo-metodista allo scopo di
valutare il processo di integrazione in atto tra le due comunità della città.
L’assemblea oltre ad assumere decisioni circa la commemorazione del 17 febbraio, e l’appoggio alla campagna abbonamenti per la Luce, ha discusso
i problemi derivanti dall’esperienza del catechismo integrato
esaminandone le linee di lavoro
per il 1980/81 riconoscendo la
necessità di un maggior sforzo
per la realizzazione di gruppi integrati.
L’assemblea ha poi approvato
un ordine del giorno relativo alla possibilità di integrazione delle scuole domenicali. Durante
quest’anno i consigli di chiesa
studieranno le possibilità di integrare le scuole domenicali secondo il principio zonale.
Altra iniziativa nel campo dei
passi avanti in materia di integrazione è la decisione di una
circolare di informazione comune alle due chiese.
Centro Culturale
Protestante
MILANO — Il 16 ottobre scorso il prof. J. Alberto Soggin, docente di Antico Testamento alla
Facoltà Valdese di Teologia di
Roma, ordinario di Lingua e letteratura ebraica presso l’Università di Roma, ha tenuto presso il Centro Culturale Protestante la prima di due lezioni divulgative sull’Antico Testamento,
dal titolo: « Il messaggio della
creazione nell’Antico Testamento ed il rapporto dell’uomo con
essa ».
La seconda lezione, dal titolo
« Il messaggio ’’politico” dei profeti dell’Antico Testamento » ha
avuto luogo il 13 novembre. Le
due lezioni sono state seguite da
un pubblico molto attento e partecipe.
Visitatori tedeschi
BIELLA — La Chiesa di Biella
ha ricevuto con gioia e riconoscenza la gradita visita di un
gruooo di giovani Boy-Scouts
provenienti dalla comunità di
Dornholzhausen, che hanno trascorso con noi alcuni momenti altamente significativi. Domenica 26 ottobre al mattino culto
bilingue con celebrazione della
Santa Cena e scambio di messaggi. Pranzo a Piedicavallo e visita al nostro Tempietto, e gita
alla panoramica « Zegna ».
Giornata veramente bella sotto
ogni aspetto, in cui ci siamo sentiti veramente membra dello
stesso Corpo. Al mattino di lunedi i graditi ospiti sono ripartiti
per un soggiorno nelle Valli Vaidesi.
Ringraziamo la Comunità di
Dornholzhausen, che è gemellata
con quella di Biella, per questa
visita che ha lasciato una traccia
profonda in ognuno di noi.
Angiolina Scarinci
FORANO — Domenica 12 ottobre è stato annunziato TEvangelo della vita ai molti presenti in
occasione dei funerali della sorella Angiolina Scarinci in Finozzi; Angiolina era da tempo costretta in casa da un male lungo
e incurabile che insieme al marito Guido e alla figlia Rosalba
aveva accettato con rassegnazione.
A chi andava a farle visita aveva sempre da dire buone parole
e teneva in modo assoluto ad
essere informata sulle attività
della comunità e sui culti.
Si era recata all’ospedale di
Magliano perché il suo male si
era acutizzato, ma nessuno pensava di non poterla più rivedere
seduta al balcone della sua casa.
La salma è stata accompagnata
al cimitero da parenti ed amici
dopo aver ascoltato la riflessione fatta dal pastore Cappella sul
salmo 27; riflessione con la quale tutti i presenti hanno avuto
la certezza che la sorella Angiolina avesse improntato la sua
vita con le espressioni di Davide:
« L’Eterno è la mia luce e la mia
salvezza; di chi temerò? L’Eterno è il baluardo della mia vita;
di chi avrò paura? Una cosa ho
chiesto all’Eterno, e quella ricerco: ch’io dimori nella casa dell’Etemo tutti i giorni della mia
vita ».
È con queste parole che la comunità e gli amici hanno accompagnato all’ultima dimora la sorella Angiolina.
Al marito Guido e alla figlia
Rosalba ed ai parenti tutti le sincere condoglianze da parte della
comunità.
Trasmissione radio
BOLOGNA — A partire da sabato 8 novembre 1980, la comunità usufruirà di uno spazio radiofonico, concessoci da Punto
radio (87.750 MHz in FM). La
nostra trasmissione si chiama
« Emilia Protestante » e va in onda ogni sabato alle ore 14.45, generalmente « in diretta ». Un
gruppo di fratelli curerà i programmi ma si spera che altri
collaboratori si aggiungeranno.
Sono previste trasmissioni di:
commenti a problemi attuali,
predicazione, storia del protestantesimo emiliano, notiziario
dal mondo protestante, presentazione delle pubblicazioni evangeliche, posta e telefonate, ecc.
Manifestazione
evangelistica
ROMA — Le diverse comunità
evangeliche di Roma (Fratelli,
Apostolici, Battisti, Chiesa del
Nazzareno, Pentecostali indipendenti, Valdesi, Metodisti, Esercito della Salvezza) hanno organizzato una manifestazione evangelistica per domenica 14 dicembre alle ore 15 presso l’aula magna della Facoltà Valdese di Teologia.
Il pastore Giorgio Bouchard
parlerà sul tema «Storia della
presenza evangelica in Italia ».
‘‘La Scuola
Domenicale
La storia di Giovarmi Calvino raccontata ai ragazzi; la presentazione del libro di Michele Sinigaglia « L'Antico Testamento »; un articolo sul bambino In
età scolare di Rita Gay; recensioni su
libri per adulti e bambini; un'azione
scenica per ragazzi; due schede di
canto; ecco il contenuto del n. 2 di ottobre della Rivista • La Scuola domenicale ", uscita in questi giorni.
Il grosso fascicolo di 140 pagine contiene inoltre le note bibliche e didattiche per la sequenza « Mosè, la nascita
di un popolo » e relative spiegazioni
sull'uso del materiale di lavoro per le
scuole domenicali.
Per maggiori dettagli o per abbonarsi, rivolgersi a una delle librerie Claudiana di Milano, Torino e Torre Pellice
0 direttamente presso il Servizio Istruzione Educazione, Via della Signora 6
20122 Milano.
3
21 novembre 1980
ANCORA POLEMICHE SUL VIAGGIO DEL PAPA IN R.F.T.
Ecumenismo difficile
Nel susseguirsi di polemiche,
prese di posizione, reazioni, che
hanno costellato il periodo precedente la visita di papa Wojtyla
nella Germania federale, la vicenda del libretto « preparatorio »
diffuso dall’episcopato tedesco
contenente tutta una riviviscenza
dei più vieti aspetti della polemica antiluterana è certo la più
clamorosa. Proprio nell’anno della celebrazione del 450“ anniversario deirAugustana, l’episcopato tedesco, attraverso questa
« Piccola storia della chiesa tedesca » accusa Lutero di aver
provocato non la Riforma ma la
divisione della chiesa e i luterani di aver presentato ad Augusta
una formulazione edulcorata e
sostanzialmente falsa della loro
fede.
Colpo basso
senza precedenti
Conoscendo l’attaccamento degli evangelici tedeschi non solo
alla figura di Lutero, ma soprattutto ai fondamenti dottrinali
evangelici tra cui centrale è la
Confessione augustana, non può
stupire l’indignazione suscitata
da questo « colpo basso senza
precedenti » (come lo ha definito il vice presidente della Chiesa
Evangelica in Germania (EKD).
Indignazione non certo ristretta
a ristretti circoli ecclesiastici: in
un articolo documentato, diffuso
in Italia dall’agenzia nev, il pastore luterano Jiirg Kleeman di
Firenze parla di « un’ondata di
proteste » rifiessa solo in parte
dai mezzi di comunicazione di
massa che ha spinto le autorità
della EKD a prese di posizione
più decise di quanto la politica
di pace confessionale avrebbe
indotto e consentito.
In particolare il presidente della Chiesa ev. della Renania Karl
Immer ha declinato l’invito ad
eessere presente alla messa in
programma per il papa a Colonia, per due motivi: il riemergere di troppi fattori di divisione dal passato e le informazioni
che giimgono dai fratelli in fede
in Polonia (occupazione di chiese evangeliche da parte di cattolici) e in Italia (soprattutto dai
valdesi). Presumibilmente quest’ultimo rilievo fa riferimento
alle situazioni di difficoltà di vario genere denunciate neH’ultimo
Sinodo valdese-metodista: l’intesa bloccata con il probabile concorso di chi si preoccupa di non
nuocere al Concordato, la prassi più restrittiva riscontrata negli ultimi tempi in materia di
matrimoni misti, e la « tassa sulla coscienza » per l’esenzione dalrinsegnamento religioso nelle
scuole che in Germania è stata
riportata con rilievo e scalpore
dal bollettino della Freundeskreis der Waldenser Kirche,
l’Associazione di amicizia con la
Chiesa valdese in Germania federale. Queste informazioni, ha
detto il presidente Immer, parlano di « un vento freddo che soffia dall’inizio del nuovo pontificato da parte di molti cattolici ».
Richieste al papa
Si sono intanto moltiplicate le
richieste avanzate alla vigilia
del viaggio papale. Tra queste
ricordiamo il memorandum sottoscritto da personalità ecclesiastiche cattoliche e evangeliche
(tra cui il pastore M. Niemoeller)
che chiede al papa di facilitare
il cammino ecumenico rinunciando unilateralmente all’infallibilità e al primato di giurisdizione.
Oltre al problema dell’intercomunione (chiuso unilateralmente
da Roma) il memorandum ricorda la situazione di 50.000 cattolici spasati ogni anno in chiesa
evangelica il cui matrimonio non
è riconosciuto e chiede che per
il territorio della RED sia eliminato rimpedimento di disparità
di culto (che provoca la illegitti
mità del matrimonio in chiesa
evangelica per il cattolico) e la
promessa richiesta alla parte cattolica di educare cattolicamente
la prole, giudicata « insostenibile ».
Molto bella, chiara e densa di
interrogativi rivolti al papa è
la lettera consegnata alla Nunziatura apostolica tedesca (e ricevuta freddamente) di personalità del mondo accademico cattolico ed evangelico, tra cui i professori Hans Kiing, Helmut Gollwìtzer e Jüraen Moltmann. La
lettera, che in Italia è stata pubblicata integralmente da Rupubblica, chiede al papa di modificare l’atteggiamento della Chiesa
cattolica su 6 problemi centrali
per ciò che riguarda il suo insegnamento etico (e non dogmatico): il controllo delle nascite,
il disarmo, il riconoscimento reciproco per ordinazione, matri
monio, eucaristia, la posizione
dei divorziati e loro seconde nozze, l’ordinazione sacerdotale per
le donne e gli sposati, la libertà
dell’insegnamento teologico.
Al di là di queste iniziative di
singoli, per quanto autorevoli, il
problema centrale che pare emergerà nell’incontro, peraltro breve
e frettoloso, che si svolgerà tra
il papa e i rappresentanti dell’EKD pare sia la difficoltà crescente nella pratica ecumenica:
invalidità dei culti comuni quanto al precetto domenicale prescritto ai cattolici, rifiuto cattolico dell’intercomunione, rifiuto
di riconoscere il matrimonio
evangelico. Come già in Francia,
non mancheranno quindi le parole chiare da parte evangelica.
Ma fino a che punto emergeranno dai grandi servizi dei massmedia?
Franco Giampiccoli
INGHILTERRA
Tutta l’Europa giovanile
Sul tema « Sia fatta la tua volontà » si sono
XII Assemblea dell’organizzazione giovanile
echi dal mondo cristiano
a cura di ANTONIO ADAMO
Berlino est: grave
caso di censura
(BIP) - Le autorità della Repubblica Democratica Tedesca
hanno impedito la diffusione nel
territorio della repubblica di una
edizione di settembre del Bollettino di Informazione della Federazione delle Chiese Protestanti
della Germania Est. La censura
è stata provocata, secondo fonti
ecclesiastiche di Berlino Est, dalle critiche al regime contenute
nel bollettino. La pubblicazione
conteneva dei brani del documento votato a settembre dal Sinodo delle Chiese Evangeliche
della Germania Est, tenuto a
Leipzig, in cui si chiedeva una
maggiore possibilità di contatti
tra gli abitanti delle due Germanie. Nel bollettino venivano formulate delle critiche agli organi
di stampa per il modo in cui
avevano informato la gente
dello svolgimento delle manovre
militari dei paesi del patto di
Varsavia che avevano avuto di
recente luogo nella R.D.T. Nello
stesso numero incriminato si riportavano alcuni passi di un rapporto della direzione della Chiesa Evangelica in cui l’intervento sovietico in Afghanistan veniva annoverato tra gli avvenimenti che rappresentano un pericolo per la pace. Nei giorni scorsi
gli editori del bollettino hanno
pubblicato un’edizione « espurgata » del numero in questione.
Nigeria; Conferenza
per i diritti dell’iiomo
(BIP/SNOP) - Nei prossimi
giorni avrà luogo a Ibadan, in
Nigeria, una consultazione regionale africana sui diritti dell’uomo. I partecipanti prenderanno
in esame la spinosa situazione
dei diritti dell’uomo in Africa,
sovente violati. Per tre giorni saranno dibattuti problemi di vitale importanza quali le opinioni
politiche in Africa, la corsa agli
armamenti ed i problemi dello
sviluppo dei paesi del continente
africano. L’importante incontro
è organizzato su iniziativa della
CETA (Conferenza delle Chiese
di tutta l’Africa) in collaborazione con la Commissione delle
Chiese per gli Affari Internazionali del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Secondo il segretario
generale della CETA circa 25 persone parteciperanno alla consultazione. Tra questi ci saranno
dei delegati della Commissione
per gli affari internazionali e degli ecclesiastici africani interessati ai problemi dei diritti dell’uomo.
Una settantina di delegati di
19 paesi europei dell'Est e dell’Ovest si sono ritrovati, dal 19
al 25 ottobre scorso, a West
Wickham (Kent) vicino a Londra, per la XII Assemblea Generale del Consiglio Ecumenico della Gioventù Europea (CEGE).
Erano inoltre presenti rappresentanti delle principali organizzazioni ecumeniche europee e mondiali, compreso, per la prima volta, il Consiglio delle Chiese del
Medio Oriente.
Tema generale dell’Assemblea:
« Sia fatta la tua volontà ». In
un mondo tragicamente diviso
dove milioni di esseri umani vivono nella miseria e dove vengono sperperati miliardi di mihardi per la guerra e gli armamenti, non vi può essere vera
pace finché dura una tale situazione d’ingiustizia.
Suddivisi in tre gruppi di lavoro, i delegati si sono confrontati sui seguenti temi: « Culto
per la pace », « Contributo delle
chiese alla distensione in Europa », « La distensione in Europa
nel contesto della lotta per la liberazione ». Il primo gruppo si
è soffermato sulle diverse tradizioni, sui vari punti di vista teologici e sulle esperienze pratiche
di lavoro cristiano per la pace.
Fra le varie chiese, vi sono modi
differenti di intendere la pace.
Alcuni la intendono come un’armonia interiore che proviene
dalla fiducia personale in Dio.
Altri la considerano come un
concetto collettivo, una situazione caratterizzata dalla giustizia
sociale e dalla riconciliazione dei
popoli. In tutti però c’è la speranza che laddove viene fatta la
volontà di Dio può nascere la
pace.
Il secondo gruppo ha analizzato la situazione politica attuale
in Europa sullo sfondo della po;
litica di distensione degli ultimi
dieci anni. Uno dei frutti di tale
politica è la possibilità per i giovani di tutta Europa di incontrarsi e di scambiarsi esperienze
e idee. Anche se le tensioni tra
Est e Ovest si sono terribilmente accresciute, non esiste un’alternativa alla politica di distensione. Solo il disarmo multilaterale può assicurare a lungo termine il processo di distensione.
Con la predicazione dell’Evangelo, le chiese possono portare un
prezioso contributo a questo
processo, facendo nascere la fiducia e rinforzando l’idea della
pace.
Il terzo gruppo si è interrogato
sul senso e sulla portata della
distensione. In quale misura la
politica di distensione contribuisce al benessere della popolazione europea? E in quale misura
la distensione aiuta la liberazione dei popoli del Terzo Mondo?
Se da un lato è apparso chiaro
che la distensione in Europa
rende disponibili per un appoggio ai movimenti di liberazione
nel Terzo Mondo, è anche vero
che questa politica non ha fatto
progredire il processo di liberazione per la pace e la giustizia
in Medio Oriente e in altri paesi
del Terzo Mondo. Si tratta quindi di analizzare bene le forme e
le strutture deU’oppressione economica e politica e di vedere come, appunto, le strutture economiche in Europa provocano Top
___________RIUNIONE DI ’TEDE E COSTITUZIONE” A ROMA
In udienza privata dal papa
Diamo conto dei messaggi pronunciati dal presidente di « Fede
e Costituzione » prof. Nikos Nissiotis e di Max Thurian alla
udienza concessa dal papa al gruppo di lavoro riunitosi a Roma
dal 28-10 al 8-11, riportati dall'Osservatore romano.
« Vostra Santità,
mi sia permesso, nella mia qualità di presidente della Commissione di Fede e Costituzione di
dire una parola di introduzione
alla nostra riunione.
Ci sentiamo molto riconoscenti
a Dio che Vostra Santità abbia
avuto Vamabilità di riceverci a
questa udienza. Questo fatto mi
sembra essere raccomandato dalla tradizione della Chiesa che
tutti quelli che lavorano al servizio della Chiesa in un determinato luogo si rechino dal vescovo
della Chiesa locale per ricevere
la sua benedizione e il suo incoraggiamento per il suo lavoro. In
particolare, nel nostro caso, questo e del tutto vero, dato che .siamo coscienti di trovarci presso
il primo Pastore che siede nell’amore sul Trono della Chiesa di
Roma, che rispettiamo tutti come la Chiesa Apostolica e la
Chiesa dei martiri per eccellenza ».
Dopo aver traccialo un breve
quadro del ruolo della Commissione Fede e Costituzione nel Movimento ecumenico e aver ricordato che ad essa, a partire dal
Concilio Vaticano II partecipa a
titolo ufficiale la Chiesa cattolica, il presidente Nissiotis ha continuato:
« Non veniamo quindi a voi,
Santo Padre, per avere un'udienza formale e solenne, ma per sottomettere rispettosamente un
rapporto del nostro lavoro attuale informando debitamente Vostra Santità e ricevere con la sua
benedizione i suoi rilievi teologici
e le sue proposte costruttive per
il nostro studio ».
Data la « tappa molto delicata » del lavoro di Fede e Costituzione — ha proseguito Nissiotis — l’occasione di incontro col
papa potrebbe essere « usata
molto positivamente per questo
lavoro al servizio dell'unità ». La
fase delicata del lavoro di Fede
e Costituzione concerne lo studio
« dei tre sacramenti fondamentali della Chiesa» ed in particolare
un nuovo metodo di lavoro.
« Siamo ora entrati, speriamo,
in un nuovo periodo, al cui spirito e al cui metodo hanno molto contribuito sia il lavoro ecumenico che il Concilio Vaticano IL Nel periodo attuale lo
scambio di vedute teologiche e
dell' emulazione sono sostituiti
dalla volontà dei teologi di avanzare per mezzo di un processo di
consenso e di affermazione comuni della nostra fede apostolica, per ciò che concerne i punti
più discussi finora tra le confessioni cristiane separate ».
È seguita una comunicazione
di Max Thurian, frate di Taizé,
presidente del gruppo di lavoro
su « Battesimo, Eucaristia e Ministero » che ha illustrato il « nuovo metodo ». Dopo aver ricordato l’apporto cattolico al lavoro di
Fede e Costituzione, Max Thurian
(continua a pag. 10)
svolti i lavori della
ecumenica europea
pressione e impediscono la liberazione.
Temi complessi e delicati sull’analisi dei quali si sono verificate valutazioni spesso molto diverse — per non dire contrastanti — tra delegati dell’Europa dell’Est e quelli dell’Ovest, a dimostrazione del fatto che te divisioni politiche che spaccano in due
l’Europa si rispecchiano anche in
un incontro internazionale tra
giovani cristiani che confessano
10 stesso Signore. Questo è sicuramente uno dei limiti attuali di
un organismo come il CEGE.
D’altra parte, è un organismo
che, rappresentando tutta l’Europa, da Nord a Sud e da Est
a Ovest, offre l’indubbio privilegio di uno scambio e di un confronto per forza di cose dialettico che costringe ognuno a cercare di capire la realtà e le ragioni dell’altro. L’ecumenismo in
senso lato deve probabilmente
passare per questa strada, con
pazienza e disponibilità reciproca, a patto però che il confronto sia vero, non precostituito,
cioè fondato sulla libertà di giudizio che ci dà la nostra fede comune in Gesù Cristo, il vero Signore della storia.
Fra le varie risoluzioni adottate dall’Assemblea, è da segnalare
l’invio di una lettera ai delegati
della Conferenza sulla cooperazione e la sicurezza in Europa
che si è aperta a Madrid, tra gravi incertezze, la settimana scorsa. La lettera chiede ai delegati
di adoperarsi al massimo per
confermare — o meglio ripristinare — gli impegni e lo spirito
della Conferenza di Helsinki. Per
un organismo pan-europeo come
11 CEGE in particolare, la distensione è vitale e quindi va
salvaguardata per permettere ai
giovani dell’Est e dell’Ovest di
proseguire e approfondire la riflessione sulla loro responsabilità di cristiani nel contesto di una
Europa tragicamente divisa e di
un Terzo Mondo strangolato dall’inaiustizia e dall’oppressione.
Per Tanno 1981, tra i vari campi e seminari organipati dal
CEGE, vi sarà, in aprile, a Zaaorsk (URSS) un seminario tra
SYNDESMOS (Organizzazione
mondiale della gioventù ortodossa) e una delegazione dell’Europa occidentale, sul tema: « Significato della tradizione e espressione della fede oggi ».
Il pastore francese Yo Ludwig,
ex-segretario generale del CEGE,
ha riferito sul primo incontro
tra CEGE e ULATE (Unione Latino-Americana della Gioventù
Ecumenica), che ha araito luogo
a Panama nell’agosto 1980 e che
è stato seguito da una visita in
Nicaragua. Questo primo ^ contatto con l’America Latina è stato largamente positivo e la collaborazione verrà sviluppata. Un
.secondo incontro è previsto per
Testate 1982 in Europa. Sono previsti anche incontri con gruppi e
chiese in Medio Oriente.
La prossima Assemblea Generale del CEGE avrà luogo nell’ottobre 1981 in Portogallo. A Pasqua 1982, si terrà in RDT la
Conferenza Ecumenica della Gioventù Europea sul tema: « Fede
e giustizia ».
.Tean-Jacques Peyronel
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21 novembre 1980
DIAKONIA: IL DIBATTITO SULLA PLURALITÀ’ DEI MINISTERI
Il ministero è di tutti
La necessità di sfatare il mito che il ministero sia clericale e che la
sua apertura ai non pastori significhi svilire e disprezzare il pastorato
a colloquio con i lettori
L’insistenza con cui la CPM
parlava di molteplicità dei ministeri nel N.T. e criticava il fatto
che, nella pratica, il ministero
pastorale avesse assorbito tutte
le forme della « diakonìa » portò
a molte discussioni, perché taluno vi vedeva un avvilimento del
ministero pastorale come tale.
Ma l’intenzione della CPM era
ben altra e lo si può constatare
osservando quanto si scriveva
allora sul significato del « ministero ».
« Il pastorato non è sacerdozio. Il sacerdozio dell’A.T. è compiuto da Gesù Cristo e alla comunità del N.T. non rimane che
la diakonìa, termine usato dall’apostolo Paolo per la pienezza
del ministero, anche per la predicazione della riconciliazione.
Tutti i ministeri della comunità
neotestamentaria sussistono e si
sviluppano su questo presupposto, che il sacerdozio è compiuto e che la comunità non ha che
la diakonìa ». (V. Vinay, Diakonìa III/l, 1963).
La chiesa è ministero
« Ministero è servizio (diakonìa) e di questo servizio di Cristo si può parlare anzitutto nel
senso generale della diakonìa della chiesa nel mondo. Cristo si è
costituito una chiesa nel mondo
non perché essa provvedesse
unicamente a coltivare la sua
memoria e a promuovere l’edificazione e la santificazione dei
suoi membri, ma perché fosse
"sale della terra e luce del mondo", perché fosse lo strumento
che fa conoscere al mondo che
Dio ha amato la virtù redentrice
dì questo amore, in altre parole
perché fosse un popolo di testimoni. H. Kraemer esprime paradossalmente questo concetto
quando rifiuta di dire "la chiesa
ha un ministero” e afferma invece "la chiesa è ministero”. E questo ministero essa può esercitare nel mondo e per il mondo solo collegialmente, mediante l’impegno e la testimonianza di tutti
i suoi membri. Ma appunto perché è ministero, la chiesa ha dei
vìinisteri ("ministeri particolari”
si dice a volte, per distinguerli
dal ministero della chiesa nel
mondo e dal sacerdozio universale dei credenti) ». (B. Corsani
in Diakonìa I/l, 1960).
Nella sua relazione al Sinodo
1963 la CPM scriveva; « Il nostro scopo non è già di sminuire
il ministero pastorale, quanto
piuttosto di ricollocarlo al suo
giusto posto, liberandolo da tutte quelle sovrapposizioni che lo
appesantiscono, lo rendono necessariamente accentratore, ne
fanno pressoché l’unica espressione del ministero nella chiesa.
Il ministero pastorale è fondamentale nella vita della chiesa,
in quanto servizio della Parola
nella predicazione, nell’insegnamento e nella cura d’anime; ma
appunto per questo esso esiste
in funzione della vita della chiesa, della sua testimonianza nel
inondo, del suo ministero generale di annunciatrice del messaggio del Regno... Ma il problema
non è solo un ripensamento del
ministero pastorale; per poter
svolgere la sua funzione esso deve collocarsi nel quadro della
comunità vivente e testimoniante; altrimenti rimane isolato e
solitario, sta al di sopra della comunità e finisce con Tesserne
l’unica espressione del servizio
della Parola. Per questo insistiamo sulla diversità dei doni e dei
ministeri e affermiamo che il
ministero pastorale è in funzione del ministero generale di tutta la chiesa ».
Ma non era facile né ovvio far
comprendere come la diversità
dei ministeri non sia una « clericalizzazione » del laicato, bensì il riconoscimento di un elemento fondamentale della Riforma: il sacerdozio universale dei
credenti.
« La divisione della chiesa nelle due classi: laici e clero, ed il
fatto che per tal motivo la parte
clero abbia monopolizzato o quasi il ministero cristiano sta all’origine della degenerazione subita dalla parola "ministero”.
Ministero è parola di origine
latina; diaconia è parola di origine greca; ambedue indicavano
prima di tutto il lavoro dei domestici che servono a tavola. Mi
nistero dunque vuol dire servizio. Ma questa parola evoca nella mente dell’uomo comune l’idea
di qualche cosa di misterioso,
che non fa per lui, che è lontano
dalle preoccupazioni e necessità,
dalle lotte e dai successi della
vita di tutti i giorni... Inoltre suggerisce l’idea di una attività che
si svolge essenzialmente nel tempio, nel santuario, che riguarda
solo la "sfera religiosa" e non la
vita nella sua interezza. Per questo motivo parlare di ministero
dei laici suscita in questi una
certa resistenza... E’ necessario
disfare delle strutture mentali
radicate da secoli per ricondurre
la chiesa al concetto secondo cui
il ministero non è sacro, ina profano; non è dato a pochi, ma a
tutti; non a chi è stato iniziato, ma a chi ha creduto in Cristo ». (A. Comba in Diakonìa,
1/5, 1961).
Alzare il livello
« C’è da domandarsi se il ministero pastorale non è stato riportato, lentamente e a poco a
poco, al di sopra della comunità,
dopo essere stato rimesso dai
Riformatori nell’interno della
comunità e sullo stesso identico
piano comune a tutti i credenti.
La chiesa oggi deve essere attenta al rischio di mettere di fatto
il ministero pastorale al di sopra
della chiesa, mediante una concezione di unicità della vocazione pastorale, di particolarità nella responsabilità della chiesa, di
diversità sostanziale della figura
e del ministero pastorale dalla
figura e dal ministero di tutta la
chiesa. Mi sembra necessario oggi riprendere con forza e decisione la dottrina del sacerdozio
di tutti i credenti proclamata
dalla Riforma... Riprendere questa dottrina e renderla vivente
nella nostra chiesa non significa
abbassare il pastorato, minimizzarlo, renderlo più o meno inutile, ma significa alzare la comunità dei credenti al livello di responsabilità. di vocazione, di sera cura di Neri Giampiccoli
(continua a pag. 10)
NON AVER PAURA
« lo non credo nelle coincidenze,
ma credo nella comunione dei santi »
scriveva recentemente un pastore rioplatense. Ho avuto la stessa reazione
alla lucida e coraggiosa testimonianza
di fede espressa da Ive Pons sull’EooLuce di venerdì scorso (Guardare oltre) e alla predicazione immediatamente successiva di Bruno Corsani al Culto evangelico di questa domenica. Non
può essere un caso che due voci diverse ci diano proprio oggi, indipendentemente l'una dall’altra, il medesimo messaggio.
Di fronte al cancro come davanti al
triste e tristo momento storico che
stiamo vivendo, due sole reazioni sembrano possibili, o il rifiuto totale o la
rassegnazione inerte e fatalistica (che
può anche diventare un'accettazione
abbastanza facile finché II male tocca
solo gli altri).
Ma c’è il terzo atteggiamento, quello che il profeta Geremia propone, rischiando il linciaggio, agli Ebrei prigionieri a Babilonia: non aver paura di
guardare in faccia la realtà, né pretendere che questa non esista, o, peggio,
lasciarcene terrorizzare e fiaccare, ma
ammetterne l'esistenza e soffrirla, ma
rendendoci conto ohe è l'unica base
a noi concessa per costruirci sopra,
con l’aiuto di Dio, una realtà diversa:
quel che importa non è la malattia, o
la crisi, ma ciò che sappiamo farne.
Marcella Gay
VIVA SORPRESA
Ho letto con viva sorpresa sull'Eco
delle Valli Valdesi n. 40 l'articolo del
Signor Giorgio Gardiol; « Le nuove forme di lotta della FIAT ».
L'articolo è troppo di parte e mi stupisce che un giornale delle Chiese
Evangeliche Valdesi e Metodiste tratti
argomenti sindacali, una trattazione
che avrebbe trovato posto più adeguato
su un giornale di sinistra e non su un
giornale di Chiesa, che a mio parere
dovrebbe essere apolitico.
inoltre non ho approvato che il Comitato di Redazione abbia autorizzato
la pubblicazione di questo articolo e
per di più in prima pagina con vistosa
intestazione; comunque queste sono le
mie considerazioni al riguardo.
Distinti saluti.
Emilia Gianassi ReveI,
Castellamonte
na affatto il lettore su come sono andate le vicende, come in realtà stanno e cosa sarebbe accaduto se Agnelli
non avesse detto; « Basta, così non si
va avanti! ».
Per chiarire il mio modesto punto di
vista che gradirei venisse pubblicato,
è necessario conoscere il travaglio delle coscienze nella nostra tormentata società. Tormento voluto dai rappresentanti operai, insaziabili nella richiesta
di diritti sempre più onerosi e resi tutti
di prima necessità, come se il nostro
paese avesse ricchezze nei sottosuolo.
A noi italiani resta, almeno che non
si ripeta la moltiplicazione dei pani, utilizzare con diligenza la mano d'opera
sia col sudore manuale che nel premere un bottone elettronico.
Nessuna conquista è stata fatta pacificamente, ma tutti i traguardi raggiunti sono frutto di scioperi: semplici 0 composti di manifestazioni di parte. Ma era questa la via giusta?
Se invece si fosse scelta la lotta al
rincaro dei prezzi, (lotta che pur doveva interessare i Sindacati se è vero
che essi si preoccupano per migliorare
le condizioni di vita dell’operaio), non
si sarebbe arrivati a questo clima complesso ed involuto.
La causa prima della situazione odierna quindi è da attribuirsi ai sindacati
che, con la loro menzognera difesa del
benessere della classe operaia, con una
corsa sfrenata a senso unico, hanno
condotto all'impoverimento della classe stessa.
Bisogna guardare in faccia la realtà:
se l'operaio di ieri si sentiva qualcuno
e guardava con fiducia il futuro perché
possedeva un gruzzolo risparmiato dì
500.000 lire, l'operaio di oggi con la
stessa somma si sente emarginato e
sfiduciato: dovrebbe avere almeno 50
milioni ed un posto sicuro, mentre non
possiede né l'uno né l’altro.
L’energica salutare sterzata data
dalla Fiat alla produttività italiana era
prevedibile e non è certo da biasimare, la manifestazione dei 40.000 delle
vere forze del lavoro nel silenzio hanno
detto molte cose e, se sono state tolte dal paniere le mele marce o moleste è una necessità comprensibile per
ripartire con competitività sui mercati
del mondo.
E se i Sindacati avessero funzionato
nel loro lavoro con criterio e moderazione nel giusto senso, l’industria italiana non avrebbe avuto bisogno di capitali stranieri né della mano nipponica
per l'esercizio funzionale dell'Alfa Romeo. Giustino Trovarelli, Pescara
OPERAI INSAZIABILI
Il vostro settimanale n. 40 del 10 ottobre u.s. riportava l’articolo di Giorgio
Gardiol « Le nuove forme di lotta della Fiat » che, a mio avviso, non illumi
ATTRAVERSO LA VICENDA DI AONIO PALEARIO, MARTIRE DEL ’500
Guidati con passione
L’ultimo lavoro di Salvatore
Caponetto, edito dalla Claudiana
la scorsa primavera, è esemplare
sotto molti punti di vista. Giunge anzitutto conferma, se ancora ve ne fosse bisogno, della serietà e compretenza con cui questo nostro studioso conduce la
sua indagine. Minuzioso, puntuale, non concedendo nulla alla
fantasia né al sentito dire può
vantarsi, a ragione, di non essere colto in fallo su documenti
non visti o citati di seconda mano. Qualcosa da aggiungere vi
sarà sempre ma da rettificare
nulla.
Esemplare è altresì la stesura
del testo. Raramente infatti la
erudizione si associa alla scorrevolezza di stile. I dotti scrivono
da dotti e per i dotti di tutto
preoccupati fuorché dell’interesse e della pazienza del lettore.
Caponetto sa narrare la storia,
sa cioè raccontare la vicenda
mantenendo quel tanto di tensione narrativa perché il lettore
non si stanchi pur non tralasciando i problemi e le ricerche
che collateralmente si aprono
nella narrazione. L'immagine non
sembri irriverente; come un
saggio e garbato maggiordomo
conduce l’ospite nel palazzo della sua ricerca, apre logge e saloni, illustrandone il carattere,
conduce alla finestra per mostrare il paesaggio e situare l’edifìcio, definisce la provenienza del
mobilio cd illustra la galleria dei
ritiatti.
Nel suo grande palazzo, il « palazzo Palcario » per mantenerci
neH’immaaine, incontri una fol
la di gente, parecchi personaggi
non del tutto ignoti, qualche persona nota, molti sconosciuti di
cui non supponevi nemmeno la
esistenza, passi da Firenze a Lucca, da Padova a Milano come altrettanti piani dell’edificio con
la sensazione che dovrai sempre
scoprire qualcosa di nuovo ma
quando ripercorri il viale d’accesso e ti volgi indietro non lasci
alle tue spalle un cumulo di sensazioni ma una esperienza che ti
vien voglia di approfondire. Quale merito maggiore potrebbe attribuirsi ad uno storico da parte
di un lettore medio se non questo: chiarire problemi, illuminare la mente ed invogliare a leggere?
Questo carattere deriva probabilmente al libro da un terzo elemento; la passione dell’autore
per la vicenda narrata; se la vita e morte di Aonio Paleario non
sono realtà morte per noi ma riprendono a vivere sotto i nostri
occhi è perché la nostra guida
vi si immerge con passione, la
evoca con calore, la fa sua. Paleario non è per Caponetto un
fantasma di ieri, equivalente sul
piano esistenziale a qualsivoglia
altro erudito del ’500 su cui esercitare la propria acribia professorale, non è l’autore che ha scelto il soggetto, è il soggetto che
ha afferrato l’erudito. Perciò il
libro è bello, perché è proiettato
in avanti, è tutto nella marcia
tragica ma coerente di un uomo
• verso la morte.
Ma chi è mai questo Paleario
(ci scusiamo con gli storici ricordando che queste note ap
paiono non su una rivista specialistica ma su un settimanale
popolare)? E’ quello che comunemente si dice un « umanista »,
un professore di lettere classiche, letterato, scrittore, poeta
che trascorre la sua vita insegnando a Lucca e Milano o soggiornando in Toscana dove si è
ammogliato ed ha acquistato
una villa. E’ sospetto di eresia
ed ha tutta una serie di processi via via sempre più stringenti
finché, condannato dall’Inquisizione, muore coraggiosamente,
senza abiurare, a Roma nel 1574,
nella stessa piazza dove era morto Pascale, il pastore valdese di
Guardia qualche anno prima.
Motivi di interesse
Quali elementi conferiscono a
questa vicenda, così come ci viene restituita dal Caponetto, tanto interesse? Ne menzioniamo
alcuni.
Anzitutto il suo ambiente. Il
professore Paleario non è un originale che vive e scrive per sé,
noto, stimato, ha una rete vastissima di amici, sono tutti, ecclesiastici e non, uomini che sentendosi a disagio nella chiesa romana cercano la verità evangelica; Paleario è uno dei molti riformisti italiani e la sua vicenda è un po’ la vicenda di tutto
il riformismo cattolico italiano:
quelli che non muoiono di morte
naturale finiscono esuli o stritolati dalla macchina implacabile
deirinquisizione. La storia perciò del prof. Paleario è la storia
d’Italia.
In secondo luogo interessante
è il carattere del nostro personaggio, uno che non fugge, non
abiura ma mantiene fede alla
sua linea originale, non è comune ed è singolare quella sorta di
attivismo politico organizzativo
che lo caratterizza, non un rinchiudersi nel suo « particolare »,
come il gran Guicciardini, ma il
proporre, scrivere, ipotizzare la
riforma.
Il terzo motivo di interesse sta
in questo; Caponetto apre nel
corso della sua narrazione alcuni filoni nuovi di ricerca sulla riforma in Toscana. Porte del palazzo che sin qui erano rimaste
chiuse, che a giudizio di molte
guide non nascondevano nulla di
notevole, ma che aperte rivelano
tesori. Il protestantesimo in Italia non è mai esistito, questo dice il manuale del buon italiano;
non è esatto, dicono i dotti, ci
sono stati « fermenti », soprattutto anabattisti, nel Nord, Se in
Italia si fosse verificata la possibilità di una riforma sarebbe
stata o di tipo cattolico progressista o estremista. E’ assolutamente vero? La Toscana di Paleario è ben altrimenti ricca e
complessa sotto il profilo religioso; Bartolomeo Panciatichi e
sua moglie che ci guardano sereni e fermi dal loro quadro agli
Uffizi, lasciano intuire molte più
co.se di quante si siano dette sin
qui sui riformati italiani. Su questo Caponetto non ha dubbi.
Concludendo: un libro denso,
non facile ma che costituisce un
riferimento di metodo storico e
di arricchimento spirituale.
Giorgio Tourn
Salvatore Caponetto. Aonio Paleario
( 1503 1570 ) e la Riforma protestante in Toscana. Claudiana 1979.
pp. 254.
Il mio articolo « Le nuove forme di
lotta della Fiat » ha suscitato in quattro lettori reazioni che abbiamo pubblicato sui numeri 42 e 43 e qui sopra.
In sostanza i lettori fanno queste
osserxmzioni:
a) L’eco-Luce è unilaterale:
b) l’articolista è disinformato perché non é dipendente Fiat;
c) i sindacati confederedi sono i
responsabili della crisi e non rappresentano le vere forze del lavoro.
Vorrei ora brevemente replicare:
1) sulla vicenda Fiat il nostro
giornale ha presentato le varie posizioni (interviste a M. Rollier della CGIL,
a G. Alasia Assessore al lavoro della
Regione Piemonte, a C. Annibaldi responsabile delle relazioni esterne della
Fiat) ed inoltre nelle pagine delle
valli ha cercato di dare conto delle
varie posizioni assunte dai partiti e
dalle comunità valdesi e cattoliche.
L’articolo in questione pubblicato
in un momento ’’caldo’’ della vertenza
aveva lo scopo di far riflettere sull’azione della Fiat in quel particolare
momento, che era quella di gettare il
discredito sul sindacato. « E’ questo il
vero interesse dei lavoratori?... » chiedeva la Fiat nella pubblicità.
Nonostante gli errori che ha commesso, ritengo che un giudizio storico
obiettivo debba riconoscere che il sindacato italiano ha operato « nell’interesse dei lavoratori ». Interesse che e
anche quello di vedere salvaguardato
il posto di lavoro.
2) Pur non essendo dipendente
Fiat non mi pare di essere disinformato. Ho parlato con molti dipendenti
Fiat (favorevoli o no alVazione sindacale), sono stato davanti ai cancelli e
francamente non ho mai avuto notizia
dei ’’picchiatori’’ convocati dal sindacato. come dice il lettore di Torre.
C’erano ai picchetti lavoratori di altre
fabbbriche. ma di qui ad. essere picchiatori...
3) Sul problema più generale di
una posizione evangelica sulla questione. ritengo che il nostro giornale debba iniziare una riflessione sul tema del
lavoro, del lavoro organizzato in particolare. visti i conflitti che esso genera
e la crisi che esso attraversa. Una riflessione che ponga al centro del confronto la richiesta evangelica di vivere
il lavoro come una vocazione alla solidarietà tra gli uomini e la realtà di
un lavoro che divide gli uomini gli
uni contro gli altri.
Giorgio Gardiol
5
21 novembre 1980
INTERVISTA AL RETTORE DEL SEMINARIO LATINOAMERICANO DI SAN JOSE’, COSTA RICA
La faticosa emancipazione
del protestantesimo
latinoamericano
Malgrado il peso di un colonialismo religioso da cui tuttora è difficile liberarsi, le forze
più vive sentono la sfida di un contributo unitario delle chiese nei problemi della società
Costa Rica, un piccolo paese dell’America centrale (un terzo dell’Italia per due milioni e mezzo di
abitanti) strategicamente importante perché grazie alle relative libertà
democratiche mantenute dal governo democristiano, da qui parte molta dell’azione di solidarietà con i
movimenti di liberazione dei popoli
dell’America centrale e la relativa
informazione: Nicaragua, ieri; oggi
E1 Salvador, Guatemala, paesi martoriati dalla repressione dura e san
guinosa messa in opera da governi
dittatoriali.
Eugenio Bernardini, candidato in
teologia, della Chiesa valdese di
Milano, ha trascorso il suo anno di
studio all’estero al Seminario biblico latinoamericano di San José. Alla fine del suo soggiorno in Costa
Rica ha inviato all’Eco-Luce una
lunga corrispondenza in forma di
intervista in cui condensa la sua
esperienza di contatto con il protestantesimo latinoamericano. Ne ri
portiamo l’essenziale per i nostri
lettori.
L’intervistato è il prof. Carmelo
Alvarez, rettore del Seminario, uno
dei 22 professori (11 statunitensi e
11 latinoamericani) che insegnano
ad una novantina di studenti provenienti da 36 denominazioni e 19
paesi, nel quadro di un Istituto inserito nella vita del paese e impegnato nella solidarietà internazionale
soprattutto a favore del popolo e
della rivoluzione nicaraguense.
« Qui è importante non tanto essere
progressisti, quanto essere autenticamente rivoluzionari ed essere autenticamente cristiani in mezzo alla rivoluzione ».
(Il disegno è tratto dall’ultimo numero della rivista della Federazione mondiale Studenti Cristiani WSCF joumal,
SuH'onda dell'espansione
— Puoi delineare brevemente
la storia del protestantesimo in
America Latina?
— A parte un primo arrivo di
protestanti provenienti dall’Europa, a partire dalla seconda metà del XVI secolo (la cui presenza organizzata disparve nel tempo
per vari motivi tra cui la persecuzione) l’espansione protestante in A.L. comincia praticamente
verso il 1870, soprattutto ad opera di missionari nordamericani,
ma anche scozzesi, inglesi, francesi. È il grande secolo delle
missioni e il protestantesimo latinoamericano nasce in questo
quadro in modo non dissimile da
quello di altre aree: il progetto
di espansione missionaria coincide con l’espansione economica.
In A.L. sono gli Stati Uniti che
si assicurano il controllo economico e politico della regione mediante uno spiegamento imperialistico di forze a tutti i livelli. Ed
è su questa spinta che arriva la
missione protestante.
La fase di penetrazione si conclude agli inizi del XX secolo (a
partire daH’inizio del secolo l’intervento nordamericano. Panama, Cuba, Portorico, ecc., è un
fatto ormai acquisito) e a partire dal 1916, quando si svolge il
primo Congresso delle Chiese
protestanti a Panama, inizia un
processo di istituzionalizzazione
del protestantesimo in cui, attraverso una serie di successivi congressi, si promuove una visione
ecumenica sopranazionale. Questo non avviene senza difficoltà.
anche perché il protestantesimo
è stato per lungo tempo alla ricerca di un suo ruolo nella società latinoamericana.
A partire dagli anni ’30 nasce
un interesse non solo per l’unità
interna del protestantesimo ma
anche per i rapporti col cattolicesimo, con cui fino a quel tempo si era instaurato un rapporto
esclusivamente antagonistico. Il
protestantesimo, lasciando una
sua identità di anticattolicesimo, si concentra maggiormente
sulla ricerca di un ruolo autonomo in A.L.
A partire poi dalla prima Conferenza Evangelica Latinoamericana (I CELA, Buenos Aires, ’49)
il protestantesimo mostra di volersi aprire ad un’analisi più
ampia di quel che succede nella
società. Si riflette così sui valori
giudicati permanenti della democrazia liberale e sull’importanza di un’apertura e partecipazione alla vita della società civile. A partire dal 1961 (II CELA,
Lima) i protestanti cominciano
ad analizzare il rapporto col cattolicesimo nel contesto di una
preoccupazione sociale e politica
più ampia. Negli anni successivi
cambiano i temi teologici, si verifica un’apertura teologica e si riprendono i risultati delle scienze sociali dal punto di vista della teologia evangelica. In questo
campo ha avuto una grande importanza riSAL (Iglesia e Sociedad en A.L.), il gruppo protestante che guida questo nuovo lavoro teologico che sboccherà nella
teologia della liberazione.
Confronto con i cattolici
— Il protestantesimo latinoamericano però è arrivato a queste aperture solo negli anni ’60,
mentre il cattolicesimo già a partire dagli anni ’30 aveva sviluppato un impegno nella società
(vedi il progetto «Nuova cristianità») a livello sociale e politico. Come mai?
— Da un lato a causa dell’eterno problema di identità del protestantesimo latinoamericano,
del suo complesso di minoranza
nel continente. DaH’altra per una
incapacità teologica, che nonostante tutto mantengono ancora
alcune chiese evangeliche, incapacità di confrontarsi con situazioni di cambiamento e tendenza a reagire con uno spirito da
ghetto. In questo ambito ha agito in maniera determinante il
pietismo, determinando quella
che chiamo un’etica di preservazione, del non contaminarsi col
mondo. Non possiamo dimenticare che l’interesse prevalente
del protestantesimo che è stato
importato nel secolo dell’espansione missionaria è stato un interesse proselitistico, tra l’altro
attuato sulla base di delimitazioni di zone di influenza che si decidevano non certo qui ma altrove, negli Stati Uniti, alle nostre
spalle, in accordi che si dividevano il territorio dell’A.L. come
per una specie di conquista. Questo tipo di mentalità non poteva
non portare tutta una serie di
conseguenze ecclesiastiche, culturali, sociali, nel protestantesimo
latinoamericano.
— Di fronte a questo protestantesimo proselitista e settario
il cattolicesimo ha reagito molto duramente, dato che fino alla
fine degli anni ’50 la Conferenza
Episcopale Latinoamericana (CELAM) ha dedicato molte energie
a combattere socialismo, comunismo, marxismo e protestantesimo. Se quindi il protestantesimo spesso si è definito per il suo
anticattolicesimo, è anche vero
che il cattolicesimo non ha mostrato la sua faccia più aperta.
— Esatto, perché il cattolicesimo latinoamericano che è arrivato in A.L. dalla Spagna era
il cattolicesimo fanatico, del Cristo sofferente e sanguinante, della Controriforma. Il cattolicesimo è giunto dalla Spagna già determinato, unito indissolubilmente alla cristianità coloniale, con
un suo ruolo conservatore, incapace di andare al di là di una
struttura chiusa e autosufficiente.
Solo a partire dagli anni ’30, con
l’influsso delle democrazie cristiane europee, di Maritain, dei
neo-tomisti, il cattolicesimo comincia ad avere una nuova prospettiva.
Direi quindi che di fronte ad
un cattolicesimo e ad un protestantesimo ambedue per molti
versi cristallizzati nelle rispettive
ortodossie, l’importante è che
sorga oggi in ambedue i settori
un nuovo modo di intendere la
fede, una nuova stirpe di cristiani come la chiama Miguez Bonino, che cerca di riconoscere
qual è il progetto del popolo latinoamericano e quale pertinenza ha la pratica della fede nei
confronti di questo progetto storico del popolo. Questo è ciò che
sta avvenendo, in scala maggiore tra i cattolici; ma anche tra
i protestanti vi sono movimenti
che stanno facendo un’opzione in
questa linea che oggi in A.L. si
chiama la teologia della liberazione.
— Si tratta però di gruppi fortemente minoritari...
— Credo che sempre più si stia
rompendo uno schema vecchio.
Certo nel protestantesimo il movimento continua ad essere minoritario, ma nel cattolicesimo
sta emergendo con forza una
chiesa popolare. Per esempio le
comunità di base in Brasile, in
Perù, stanno mostrando l’altra
faccia della chiesa con una nuova pastorale e con un nuovo modo di essere cristiani in A.L.
Questo per noi è molto importante perché il protestantesimo potrebbe inserirsi molto bene in
questo cristianesimo di base: è
da lì che veniamo! Credo perciò
che quando questa ondata prenderà anche i protestanti, questi
potranno avere finalmente un
ruolo importante per la storia
dell’A.L.
Intanto però è necessario vigilare sul presente. Temo che
oggi le chiese protestanti nel loro
complesso cerchino di rivivere
un’altra volta quella che è stata
la loro aspirazione e cioè il progetto liberale visto come il più
valido progetto politico, con le
sue separazioni tra chiesa e stato, la visione della società civile
tipica del costituzionalismo inglese, ecc. Ma in questo i protestanti correrebbero il rischio di essere strumentalizzati dalla riarticolazione del capitalismo nordamericano, di essere cioè usati
come strumento di una nuova
penetrazione culturale e ideologica. Esiste tutta una spinta impetuosa a livello continentale,
una riorganizzazione dei gruppi
missionari, una fortissima pressione della « chiesa elettronica »,
dei programmi di massa alla televisione che stanno invadendo
l’A.L., e questa spinta tocca in
particolare paesi chiave come
Colombia, Perù, Ecuador, Venezuela. Per un protestantesimo
che voglia avere un ruolo in A.L.
è essenziale la preoccupazione e
il compito di neutralizzare questa penetrazione neocoloniale.
— E che influenza ha avuto
l’ondata pentecostale che si è
avuta nel secondo dopoguerra?
— Ha dato al protestantesimo
una nuova configurazione, se si
pensa che oggi i pentecostali sono il 66% del protestantesimo.
Si tratta di un protestantesimo
molto popolare ma con una posizione molto conservatrice a
causa della sua teologia che la
fa reagire contro tutti i tentativi ecumenici e che causa continue divisioni interne. Questo è
un fattore di ritardo. Tuttavia
la base popolare del pentecostalismo ne fa una forza importante a livello sia ecclesiale che politico.
Lentezza di sviluppo
— Nell’insieme tuttavia il protestantesimo, che in Europa più
o meno ha saputo confrontarsi
con i cambiamenti culturali e politici, qui, salvo eccezioni, si trova slegato dallo sviluppo in corso nel continente latinoamericano. Come mai?
—Perché la teologia che arrivò in A.L. non era una teoiogia,
diciamo, moderna; era invece una teologia di reazione alla teologia moderna. In Europa avete
avuto il vantaggio di un lavoro
teologico che si è sviluppato di
fronte alle crisi del vostro continente: la reazione di Barth dopo la prima guerra mondiale, la
posizione di Bonhoeffer in mezzo alla seconda... Qui la teologia
non è stata contestualizzata; è
restata ripetitiva, atemporale.
Abbiamo subito il colonialismo
teologico, il colonialismo liturgico, il colonialismo ecclesiastico.
Qualcuno ha detto che la teologia è pensata in Germania, è
tradotta in Inghilterra, è svilita
negli Stati Uniti e infine sbocca in A.L. Così la teologia ci arriva di seconda o terza mano,
ci arriva tardi, e spesso le chie
se diffidano anche delle posizioni più inoffensive.
— A livello di chiese locali mi
ha fortemente impressionato, in
senso negativo, il modo in cui si
svolge il culto. Moltissimi canti
consolatori, liturgia che per voler essere spontanea finisce per
essere superficiale, preghiere
spontanee stereotipate nel ringraziamento, predicazione piuttosto semplicistica e superficiale. Con un pane spirituale di questo genere, come possono cambiare le comunità locali?
— È vero, è un problema. Molte chiese vivono in un mondo
alienato, con una concezione della salvezza talmente personalistica da non avere nulla a che fare
con la comunità. Quello che penso si debba fare è intervenire in
questa situazione per svelare
questi miti alienanti e scoprirvi
1 contenuti di protesta che sono
presenti. E inoltre necessario
leggere la Bibbia in modo nuovo rispetto al contesto protestante tradizionale. Bisogna cioè fare in modo che il culto diventi
sempre più un luogo di coscientizzazione per la comunità.
Prospettive per le chiese
— Come vedi le prospettive
deila presenza protestante, e più
in generale cristiana, in A.L.?
— Se il protestantesimo latinoamericano nel suo insieme e in
ciascuna delle sue espressioni locali e nazionali non si accorge
del ruolo che deve avere l’Evangelo nell’attuale situazione dell’A.L.; se non compie un’opzione
per i poveri a livello teologico
(opzione che è biblica); se le
chiese non arrivano alla conclusione che non vivono per se stesse ma in funzione del Regno; se
non riconoscono che i segni del
Regno si manifestano nell’ambito della lotta dei popoli, nei gesti e nell’impegno in questa lotta; allora credo che le chiese
protestanti continueranno ad essere dei ghetti chiusi, dei clubs
sociali, rifugio per gente che non
vuole scontrarsi con la lotta che
si vive quotidianamente nel continente.
E insieme, protestanti e cattolici hanno da riconoscere i segni dei tempi che sono l’agenda
non preordinata che vien loro
sottoposta dai popoli. Le chiese
hanno da essere in sintonia con
quel che succede a livello politi
co e sociale nel nostro continente. D’altro lato le chiese possono con la loro presenza portare
un contributo lasciando da parte dettagli dottrinali e elaborando una teologia del Regno che
non sia una teologia difensiva.
Un apnorto cristiano alla lotta
del popolo latinoamericano è
ineludibile e lo si è già visto. E
sempre più questo apporto è
richiesto dagli stessi popoli che
si considerano cristiani; sono loro in marcia, e sono loro a costruire una ecclesiologia dal basso.
— Che cosa ti aspetti dai cristiani europei?
— Spero che i cristiani europei capiscano che i processi che
si stanno sviluppando nel nostro
continente devono necessariamente incrociarsi col politico.
Le chiese devono politicizzarsi;
non devono semplicemente aggiornarsi, ma devono assumere
un compito chiaro di impegno
per la trasformazione della realtà. Qui è importante non tanto
essere progressisti, quanto essere autenticamente rivoluzionari
ed essere autenticamente cristiani in mezzo alla rivoluzione.
6
21 novembre 1980
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Andare
al culto
Mentre le Storie Valdesi scritte nel passato hanno dovuto essere prese con cautela per una
certa passionalità confessionale
anticattolica, il volume terzo della « Storia dei Valdesi » recentemente pubblicato dalla Claudiana andrà verificato in alcune sue
parti con una certa cura, per analoga passionalità del suo autore
di tipo teologico nei confronti
delle nuove correnti emerse tra
la gioventù evangelica italiana.
Leggiamo per esempio a pag. 445:
« Di fronte al radicalismo marxista del movimento giovanile e ai
suoi bruschi interventi nella vita
della comunità... le comunità rimasero sconcertate, la frequenza
dei fedeli ai culti diminuì grandemente, si levarono un po' dovunque proteste contro la predicazione politicizzata di alcuni pastori, e contro il predominio della nuova corrente nei Sinodi e
nell’ amministrazione ecclesiastica ».
Una certa diminuzione della
percentuale nella frequenza ai
culti è innegabile anche in questi
ultimi trent’anni, ma non è un fenomeno nuovo verificatosi in
conseguenza della « predicazione
marxista », bensì la continuazione di un processo iniziatosi ben
prima della fine degli anni '50.
Se guardiamo le statistiche relative alle Valli in questi ultimi
trent’anni, osserviamo che la media della frequenza si aggira costantemente intorno al 10% della
popolazione valdese, con oscillazioni più o meno rilevanti che sono forse dovute più a diversi metodi di stima di chi ha compilato
gli specchietti che non a variazioni reali dei dati.
Nel 1950, su una popolazione
valdese alle Valli di 15.476 persone, la media dei partecipanti
ai culti era di 1.461. Nel 1980, su
13.443 persone, la media era di
1.100. Come si vede il calo è assai
meno rilevante di quanto si potrebbe pensare leggendo le righe
citate.
Naturalmente il dato in sé è
poco rallegrante. Dimostra forse
soltanto che al di sotto di certi
livelli non si scende finché si resta in vita. Una chiesa piccola come la nostra sarebbe forse destinata a morte sicura se scendesse
al di sotto di una percentuale intorno all’8 per cento nella partecipazione ai culti. Forse per questo anche la percentuale è più
alta in genere nelle piccole chiese, perché c’è una specie di subconscio collettivo o di istinto di
conservazione che fa da barriera
al deteriorarsi di una situazione
oltre il limite di guardia.
Se così è, tuttavia, è necessario
rendersi conto che siamo davvero al limite di guardia. Nelle
chiese fuori dalle Valli la diminuzione m questi trend anni è più
sensibile, forse proprio perché,
essendo più alta la percentuale
di partenza, il margine di oscillazione poteva essere più ampio.
Probabilmente anche nella Chiesa cattolica, essendoci un maggior margine numerico, il calo
nelle pratiche religiose è stato
più alto che da noi. Ma questo,
appunto, non consola nessuno.
Non consola, perché i 3337 firmatari della petizione contro la
politica nella Chiesa presentata
al Sinodo 1976 non frequentavano tutti i culti prima della cosiddetta « politicizzazione » e la maggioranza che monopolizza la vita
della chiesa secondo Valdo Vinay
non dà un grande esempio di vita in questo campo.
È, quindi, molto giusto che siano riapparsi sulle nostre colonne
richiami su questo aspetto così
importante della vita ecclesiastica. Abbiamo fatto in questi anni
esperimenti per rendere più vivo
il culto. Ma il culto non si ravviva con esperimenti liturgici •—
pur necessari ed importanti —,
bensì con la presenza dei credenti.
c. tron
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
LETTERA APERTA
Alla base di tutto: informazione
e partecipazione delia gente
Intervista con Franca Coisson, nuovo Presidente della Comunità
Abbiamo seguito da vicino l’evolversi, in questi mesi, della situazione che ha portato, lunedì
10 c.m., all’elezione della nuova
giunta della Comunità Montana
Val Penice, presieduta dalla professoressa Franca Coìsson. L’incontro per reiezione della giunta ha messo a nudo la geografìa
politica in cui questo voto si colloca: da un lato un’ampia (forse
troppo) coalizione politica che
si regge sul programma della
Coìsson, dall’altra un’opposizione monocorde rappresentata da
una DC di tipo ’’preambolista”.
« Ci sentiamo emarginati » ha
esordito il leader DC Martina
spiegando, in toni polemici, risolamento in cui il suo partito è
venuto a trovarsi in questi ultimi tempi. Ma via via i toni polemici sono andati smorzando forse perché la presenza dei liberali nella nuova giunta non permette attacchi troppo severi visto
che la DC a Luserna San Giovanni si regge sul voto determinante di un liberale. In questo caso,
anche da parte della DC, meglio
andarci piano. All’indomani del
voto la questione che molti si
pongono è questa: reggerà nel
tempo una coalizione così vasta
che va dalla sinistra ai liberali?
È chiaro a tutti che il compito
del nuovo presidente è tutt’altro
che facile. Abbiamo quindi pensato di rivolgerci direttamente
a chi regge il timone in una navigazione che fin dall’inizio si
presenta diffìcile anche se non
impossibile.
— Franca Coìsson, eletta presidente della Comunità Montana
Val PeUice: prima cosa quali
sono in sintesi i suoi principali
punti programmatici per Timmediato futuro?
— Si tratta di potenziare o
completare i settori di intervento sul territorio: nell’ambito della programmazione si prevede
l’adozione del piano regolatore
intercomunale nella sua stesura
definitiva; il settore dei servizi
sociali va integrato con quello
della sanità, ora competenza dell’Unità Locale che nel nostro caso coincide con la Comunità
Montana, realizzando i distretti
già previsti nel piano di sviluppo
socio-economico e il poliambulatorio; nel campo della istruzione si tratta di potenziare le strutture scolastiche e in collaborazione col Distretto, anch’esso
coincidente con la Comunità
Montana, avviarsi verso la riforma della scuola media superiore,
dando molto peso all’orientamento professionale; nel settore dell’agricoltura, redatto il piano agricolo di zona, occorre riutilizzare le risorse del territorio attraverso le cooperative che vanno potenziate ed avviate verso
un mercato privato, mentre occorre porre una particolare attenzione allo sviluppo dell’ardgianato ed agli insediamenti industriali in Valle per una più
ampia possibilità di occupazione; va preparato un piano razionale di trasporti per il collegamento tra i Comuni e con Pinerolo, va sistemata la rete viaria
minore anche coi mezzi meccanici di cui la Comunità Montana
dispone; vanno coordinate le attività culturali e sportive e valorizzate le risorse esistenti in questo campo, ed infine alla base
di tutto ci vuole partecipazione
nelle scelte e informazione costante per la gente.
— Lei è insegnante, sindaco
di Angrogna ed ora Presidente
della Gomimità Montana Val Pellice. Come può far tutto?
— Infatti, non posso. Anche se
la scelta mi costerà molto, dovrò lasciare temporaneamente
la scuola per potermi dedicare
pienamente all’amministrazione
del Comune di Angrogna che mi
ha voluto sindaco e della Comunità Montana Val Pellice che mi
ha affidato la presidenza in un
momento molto impegnativo e
di grande responsabilità.
— Il suo schieramento politico si qualifica generalmente come « indipendente di sinistra »:
non le procura un danno più che
un vantaggio per la sua carriera
politica una qualifica così « elastica »?
— La scelta di rimanere indipendente non è certamente comoda né agevole, ma posso farla, dato che non ho l’ambizione
di far carriera politica, ma sol
tanto di lavorare con e per i
miei convalligiani.
— Nella nuova maggioranza
della Comxmità Val Pellice compaiono socialdemocratici e liberali; sembrerebbe quasi che la
attuale composizione governativa possa influire sugli equilibri
politici locali. È un’impressione
ma la domanda è per sapere cosa comporta questo allargamento politico e quali implicazioni
può avere per il futuro.
— La nuova maggioranza allargata a socialdemocratici e liberali è conseguenza di una realtà
preesistente: spesso queste due
forze politiche nel corso della
passata legislatura sono state vicino alle nostre decisioni e non
di rado hanno appoggiato la nostra linea d’azione. Quindi non è
stato diffìcile raggiungere un accordo programmatico, che naturalmente andrà verificato nella
sua attuazione. Per il resto non
sono in grado di far pronostici
per gli equilibri politici in zona.
— Si registra un notevole
cambio di guardia nel settore
più delicato e importante della
Comunità Val Pellice: quali le
prospettive?
— C’è effettivamente un notevole cambio di persone e di
orientamenti nell’esecutivo: due
soli assessori sono rimasti gli
stessi, gli indipendenti sono il
nucleo più numeroso, il settore
servizi sanitari passa in blocco
ad un socialista. In prospettiva
un grosso lavoro che sarà la misura delle nostre forze.
— Credente e politicamente
impegnata: ritiene che sia possibile testimoniare di Cristo nella
sua situazione?
— Penso che tutta la nostra
vita sia testimonianza di ciò che
crediamo, in qualsiasi campo operiamo, politico compreso. La
mia grossa preoccupazione è che
alle affermazioni di principio
non seguano i fatti («Non chiunque dice Signore, Signore, ma
chi fa la volontà del Padre
mio... »).
a cura di Giuseppe Platone
CONSIGLIO COMUNALE DI POMARETTO
Lotta contro l’eversione
Venerdì 7 novembre, presenti
10 consiglieri su 15, il Consiglio
Comunale ha proceduto abbastanza celermente su parecchi
punti che in parte erano già stati discussi dall’amministrazione
uscente.
Ha approvato il bilancio consuntivo del 1979 con un avanzo di
gestione di 12 milioni. Ha quindi deciso di suddividerli in 4 milioni per il gasolio necessario a
riscaldare scuole ed edifici comunali — 2 milioni per migliorie al centro anziani ed alle scuole — 6 milioni per la viabilità
(strada di accesso al nuovo acquedotto ed altri).
Per il Consorzio trasporti del
Comprensorio Pinerolese, a cui
la precedente amministrazione
aveva aderito, il Consiglio ha designato il Dr. C. Balma. Il Consiglio ha nominato inoltre la Commissione comunale per l’edilizia
per il triennio 81/83 nelle persone di: Franco Bonnet, Ettore
Tron, Guido Ribet (assessore) e
Giovanni Rostagno (consigliere
di minoranza). Ha riconfermato
inoltre il rappresentante uscente
designato dalla Pro-Loco.
Poiché a Pomaretto esistono 4
classi elementari di scuola a tempo pieno per le quali l’amministrazione uscente si era notevolmente impegnata sistemando
nuovi locali scolastici e stanziando un contributo per la mensa.
anche la nuova amministrazione
non ha faticato a proseguire sulla stessa linea. Visto però che il
contributo mensa degli anni
scorsi era basso rispetto ad altri
comuni della zona, il Consiglio
ha deciso di adeguare il proprio
stanziando L. 800 pro-capite per
tutti gli alunni delle classi a tempo pieno e le insegnanti. L’unica classe non a tempo pieno, essendo entrato in vigore l’orario
unico non ha più necessità di
usufruire della mensa, poiché i
bambini escono tutti i giorni alle
12,30 e non rientrano al pomeriggio.
Il Consiglio ha poi discusso a
lungo e vivacemente sulla lettera
che la Regione Piemonte ha inviato a tutti i comuni, circa un
contributo da devolvere alla Regione Emilia-Romagna in favore
dei 40 orfani divenuti tali in seguito alla strage di Bologna. Nello stesso documento, chiaramente spiegato come atto di aperta
denuncia delle stragi, si propone
ai comuni di intitolare una via
ai martiri di Bologna.
La questione ha sollevato discussione non perché i consiglieri non fossero tutti convinti di
dover denunciare con forza
l’aberrazione di simili stragi, ma
per il modo in cui veniva proposta l’azione. Ci si è chiesti se il
contributo era l'unico modo in
cui potevamo operare per ren
dere evidente ai nostri concittadini il grosso problema dell’eversione. Alcuni di noi criticavano
la scelta del contributo, pur essendo convinti che la Regione
Emilia non avrebbe sciupato il
denaro che le fosse giunto perché aveva dimostrato in questi
anni di saper ben amministrare.
Ma è evidente che proprio
il problema di fondo non va
bene: in Italia tutto si risolve
con delle contribuzioni o intitolando vie, quindi l’unica via per
responsabilizzare gli amministratori sembrava essere questa. Ci
siamo semplicemente chiesti se
questo è vero. Essendo alquanto
diverse le risposte, si è deciso di
inviare al Sindaco di Bologna
una lettera in cui gli si prospettava la nostra perplessità e gli si
chiedeva di darci indicazioni valide anche per coinvolgere meglio la gente di Pomaretto.
Ultimo punto, un contributo al
fondo per i lavoratori FIAT istituito a tale scopo presso la Regione. Anche qui il Consiglio si è
espresso andando al di là della
richiesta strumentale di un contributo. Abbiamo ampliato il problema decidendo di istituire un
fondo di solidarietà per i lavoratori licenziati o in via di licenziamento della nostra zona, a cui attingere in caso di bisogno.
L. C.
Ai giovani
e ai meno
giovani
Cari giovani della FGEI-Valli,
in queste settimane verrete a
parlare nelle nostre chiese dei
problemi del lavoro.
Io vorrei prima di tutto ringraziarvi, sia per l’argomento su
cui ci chiamate a riflettere tutti
insieme, sia per il fatto stesso
che siete stati voi a chiedere
questo incontro. So che per i
giovani è sempre stata forte la
tentazione di farsi i fatti propri
da soli, lasciando da parte gli anziani, che spesso trovate noiosi,
testardi, pronti a giudicarvi prima ancora che abbiate aperto
bocca. Grazie perciò perché non
avete ritenuto inutile parlare con
noi di quel che vi sta a cuore.
Ricordatevi però che il dialogo
è possibile solo a due condizioni: che siamo altrettanto disposti ad ascoltare cl}e a parlare, e
che usiamo un linguaggio comprensibile per gli interlocutori.
Molti di noi pensano che siate
dei teorici affascinati da tesi pericolose e fuorvienti e che, a lasciarvi fare, rovinereste tutto.
Non vi arrabbiate e cercate di
domandarvi se una parte almeno delle loro critiche potrebbe
anche essere fondata. Ricordate
anche che molte cose, per voi
ovvie e scontate, sono per noi
piuttosto difficili da accettare.
Del resto ogni tanto è utile e necessario mettere alla prova le
nostre certezze confrontandoci
con chi non le condivide.
E voi più anziani, che tante
volte vi siete rattristati perché
nelle nostre assemblee ci sono
pochi giovani, per favore, accogliete con gioia e con affetto la
loro proposta.
Anche se siete convinti che in
chiesa non si debba parlare di
quel che succede fuori della porta, Ora pensate soltanto che Dio
ci concede un’occasione di ascoltare i nostri ragazzi: non sono i
nostri nemici, e del resto, anche
se lo fossero, Dio ci chiederebbe
di amarli. E che amore è quello
che rifiuta l’ascolto? Lasciate che
si spieghino, ma sul serio, disposti a cambiare le vostre idee se
le loro spiegazjoni saranno convincenti, invece di chiudervi in
partenza nelle vostre certezze.
Non perdete subito la pazienza,
che dovrebbe essere una virtù
propria dell’età matura. E soprattutto non manifestate il vostro dissenso dalle loro scelte
evitando di venire in chiesa questa domenica o andandovene
quando comincia l’assemblea.
Siamo tutti responsabili davanti a Dio gli uni degli altri e non
possiamo eludere con la fuga
questa nostra responsabilità. Il
dissenso sulle idee non può e
non deve diventare rifiuto delle
persone.
Fraternamente
Marcella Gay
PINEROLESE
In difesa
della 194
Si è costituito, nel pinerolese,
il Comitato di difesa della 194 a
cui aderiscono partiti, organizzazioni, realtà di base:
— PCI, PSI, PDUP, PSDI, DP,
PRI, PLI;
— Comunità Cristiane di Base
di C.so Torino;
— Gruppi donne Valli Chisone
e Germanasca;
— Centro di Medicina della donna;
Gruppo donne Valdesi di Pinerolo ;
—- Arci-Uisp Zona di Pinerolo Circolo « Pablo Neruda ».
Il Comitato è aperto ad altre
adesioni. Per informazioni rivolgersi alle organizzazioni firmatarie.
Il Comitato di difesa della 194
organizzerà prossimamente una
prima manifestazione pubblica
presso TAuditorium di Via Serafino a Pinerolo.
7
21 novembre 1980
CRONACA DELLE VALLI
UNA RIFLESSIONE SUL PROBLEMA DELL’ABORTO VALLI CHISONE E GERMANASCA
Nessuno ha la coscienza a posto Nuovo comitato
L’aborto è un peccato, non perché ciò è stato stabilito da un astratta legge di partecipazione
morale” ma perché è tragica conseguenza e causa di dolori e lacerazioni
« Il Movimento per la vita che organizza la raccolta delle firme, attraverso
i suoi rappresentanti ha tenuto a precisare che i referendum sono l’ultima risorsa per una presenza educativa e legislativa che
provochi un’inversione di
tendenza nel degradarsi
della coscienza collettiva ».
Queste parole, stampate
in evidenza aH’interno di
un pezzo intitolato « Raccolta delle firme sulla tutela della maternità» pubblicato la scorsa estate sull’Eco del Chisone rappresentano uno dei terreni
sui quali pensiamo che sia
inevitabile misurarsi per
respingere il disegno politico nascosto dietro la iniziativa dei referendum. Come
in molte altre occasioni,
proprio chi NEGA di voler
far politica pretende poi
addirittura di servirsi _ di
leggi repressive per orientare le coscienze.
Se l’aborto è un peccato,
va rifiutato dai credenti e
quindi, se non si riesce ad
evitarlo con la paura delle pene dopo la morte, è
meglio nunire con la galera chi è coinvolto materialmente in questo atto peccaminoso. Questo sembra
essere il ragionamento di
alcune delle persone che
hanno indetto uno dei due
referendum del Movimento per la vita.
Il «peccato» diventa dunque «reato» punibile dallo
Stato.
Le donne che sono costrette a ricorrere ad esso
devono tornare a nascondersi, le coscienze dei medici possono tornare ad essere libere di esigere molte migliaia di lire in cambio delle loro prestazioni
clandestine. Anche successivi articoli ed interviste
pubblicati dallo stesso
giornale dimostrano senza
ombra di dubbio che le
« coscienze » delle donne
sono ad un livello di degradazione assolutamente
vergognoso, mentre non si
fa cenno ad altre « coscienze », ad altre responsabilità, ad altre vergogne.
Il discorso sarebbe lungo, troppo, per un solo articolo di giornale. Limitiamoci quindi a riprendere,
per ora al fine di approfondirlo e di allargarlo ad
altri, il tema: aborto - problema etico, tralasciando
dunque tutte le analisi degli aspetti economico-sociali del fenomeno.
Violenza e
peccato
L’aborto è una violenza.
Su questo punto crediamo
di essere tutti d’accordo.
Molti medici e molte strutture ospedaliere riescono
a fare in modo che anche
il parto sia una violenza
sulla donna e quindi la
grande maggioranza delle
donne può immaginare
quanto disprezzo, umiliazioni, angoscia, dolore fisico si sia costrette a subire
prima e durante l’intervento abortivo. E questo indipendentemente dall’essere
o non essere credenti. Per
questo pensiamo che i credenti possano dire che lo
aborto è un peccato. Non
perché ciò è stato stabilito da una astratta « legge
morale », ma perché è conseguenza e causa di dolori
e lacerazioni. È quindi uno
dei tanti aspetti della nostra condizione di peccato,
e le radici di questo peccato affondano nel terreno
dell’indifferenza, dell’incapacità di comunicare, della
paura, della debolezza, della malattia, dell’ignoranza.
Di questa situazione siamo tutti responsabili ma
c’è chi, a nostro avviso, ha
responsabilità molto individuabili e precise. Ed è
proprio chi ha creduto
di dover predicare l’Evangelo di Cristo come se si
trattasse di un insieme di
leggi da osservare e che
avrebbero avuto, nel caso
di una trasgressione, adeguate pene neH’al di là, salvo una decisione diversa
da parte degli uomini (sacerdoti) preposti su questa
terra a dispensare assoluzioni.
La croce di Cristo
Soffermiamoci un momento sul concetto secondo il quale, se l’aborto è
un peccato, esso andrebbe
rifiutato dai credenti, come
affermano alcuni redattori
dell’Eco del Chisone.
Come è mai possibile
’’rifiutare” il peccato? Se
qualcuno ha scoperto la ricetta, per favore la divulghi il più presto possibile,
perché il peccato fa star
male la gente.
Nessuno può dire « Io ne
sono fuori ». Sappiamo bene che molte donne credenti dicono in buona fede: «Io non abortirei mai».
Probabilmente quando diciamo questo lo facciamo
sotto la spinta di un sentimento, di un’emozione,
di una speranza, di un ricordo di gravidanza felice.
Certamente è così che ci
comporteremmo in circostanze « normali ». Non dimentichiamo che la maggioranza di quelle che possono «discùtere» dell’aborto vivono in condizioni
«normali». Ripetiamo dunque con umiltà quella parte del Padre Nostro che dice « Non ci indurre in tentazione », ma ricordiamoci anche che non possiamo
illuderci di «liberarci dal
male » da sole, solo perché
ci diciamo credenti.
Cristo. Quanto può essere
vuota questa formula « far
riferimento alla croce »!
Quanta gente se ne serve,
senza spiegare mai che cosa intende dire. In questo
modo chi legge o ascolta, è
libero di interpretare la
formula nelle accezioni più
disparate. Tutto rimane come prima e chi ha detto la
formuletta si sente la coscienza tranquilla. Ebbene,
sul problema dell’aborto
NESSUNA coscienza ha il
diritto di sentirsi tranquilla. Non le donne (né chi
non è mai stata costretta
ad abortire, né chi lo ha
fatto), non i maschi, non i
partiti, non le chiese, tutti
per ragioni diverse.
Quindi tutti siamo davanti al giudizio di Dio.
Fra tutti questi responsabili di peccato, noi siamo
certe che la croce, la sofferenza di Cristo, la sua vittoria sulla morte, annunciano liberazione e perdono proprio a chi autonomamente, nella lacerazione
della propria coscienza, ha
deciso di subire o procurare l’aborto. Mandare una
donna in galera perché ha
abortito non la salva dal
peccato. Essa è già stata
salvata da Cristo e le può
essere di conforto sapere
che ha la solidarietà e l’appoggio morale, (le preghiere), di tante altre persone.
Graziella Tron
del Gruppo donne
FGEI-Valli
Dopo il rinnovo dei Consigli comunali, il Comitato
di partecipazione deH'Unità locale 42 ha avuto un ricambio quasi completo; si
sono infatti dimessi per incompatibilità tutti i membi'i eletti come consiglieri
comunali, tra i quali lo
stesso presidente Daniele
Rostan. Altri membri hanno dato le dimissioni per
cause varie, per cui nell’ultima seduta del Comitato
si è quasi ricominciato da
capo con le discussioni e
le proposte.
Per prima cosa si è eletto il nuovo presidente nella persona di Franco Polastro, residente a Perosa
Argentina, poi si è deciso
di occuparsi inizialmente
dei problemi più urgenti,
quali: l'inserimento lavorativo degli handicappati e
l'inserimento sul territorio
dei dimessi dagli ospedali
psichiatrici; il funzionamento corretto della guardia medica e delle strutture amministrative sariitarie
già presenti sul territorio.
In seguito il Comitato
ha ritenuto utile un incontro con i nuovi assessori
della Comunità montana
preposti ai Servizi sociali
e alla Sanità, per concordare un programma operativo di informazione nei
confronti della popolazione delle due valli.
Un corso su “Donno-lavoro
PINEROLO
Corso per animatrici
di Unioni femminili
Giovedì 6 novembre alle
ore 14,30, nella sala della
Chiesa Valdese di Pinerolo si è avuta la prima riunione del Corso per Animatrici. Questo è il terzo anno che si hanno questi simpatici ed utili incontri.
La nota caratteristica di
quest'anno è che si è voluto sperimentare da sole,
come deciso durante una
riunione preliminare delle
responsabili, gli insegnamenti ricevuti nei corsi
passati.
Le prime due riunioni
non avranno dunque un
teologo che le guidi, concluderà le ultime il pastore Bruno Rostagno.
11 tema di discussione è
stato « I ministeri » testo
biblico I Corinzi cap. 12.
Malgrado l’argomento
impegnativo la presenza è
stata numerosa; circa 55
persone hanno lavorato per
un’ora in piccoli gruppi di
dieci.
Non si è avuta una discussione conclusiva in
quanto l’argomento era
troppo ampio per essere
trattato in così poco tempo, si continuerà quindi
sullo stesso capitolo la settimana prossima, e sullo
stesso tema giovedì 20 e
mercoledì 26 novembre
con il past. Bruno Rostagno.
L.R.N.
Donna-lavoro: un binomio piuttosto in crisi di
questi tempi, e non solo
per le donne. Per queste,
comunque, la situazione è
tragica, perché vengono
sempre dopo gli uomini
nell’accesso ai posti di lavoro. ri: una realtà ovunque. Il corso monografico
« Donna-lavoro », iniziato a
maggio a Pinerolo durante la riflessione di quest’anno, ha oarlato di legge di
parità, di part-time, di lavoro a partire dalle esperienze di ognuna. Per rendersi tuttavia conto della
situazione occupazionale
femminile in zona ed avere
un momento collettivo di
conoscenza ha indetto una
assemblea al centro sociale di San Lazzaro per venerdì 6 novembre. Circa 50
donne hanno seguito con
attenzione la testimonianza di dieci delegate e non,
sulle rispettive fabbriche,
sul rapnorto con i compagni di lavoro, sulla nocività che sono costrette a subire ogni giorno (vedi l’I
Dott.
Giovanni GRILLONE
specialista in pediatria
Visita
per appuntamento
presso ('«Asilo Valdese»
di Luserna S. Giovanni
Via Malan, 3 - Tel 90285
solantite dove ci sono molti casi di noduli al seno e
non lo si vuol confessare
perché c’è paura di perdere il posto di lavoro...).
Abbiamo raccolto precise
notizie sulla Fiat-Villar, sulrindesit (dove il ritorno in
fabbrica dopo una cassa iiitegrazione per molte ha significato peggioramento
delle condizioni di lavoro,
per es., dovendo per forza accettare il turno centrale, con conseguenti problemi di custodia dei figli, gestita prima turnando
col marito...); sull’Isolantite, dove continuano gli
aumenti dei ritmi, sulla
Corcos, sull’ex Widemann,
storia emblematica di una
industria tessile, tipica di
molte vallate; sulla Microtecnica; sulla Mek-ind; sulla L. Rossi...
Un quadro informativo
ricco al quale per ragioni
di tempo non è potuto seguire un dibattito (che riprenderemo con altre iniziative), ma necessario
punto di partenza per capire come passa nelle nostre zone l’attacco all’occupazione che i padroni
hanno lanciato. E per le
donne ciò significa la fine
del loro diritto al lavoro,
perdere la propria autodeterminazione, tornare a
supplire in famiglia i servizi sociali e a riorganizzare il proprio tempo sui bisogni e le richieste del marito e dei figli. Significa ritornare isolate e perdere
quell’idea di un progetto lavorativo rispetto a se, già
così nrovato e poco abbozzato dalla loro continua assenza-presenza sul mercato del lavoro, dovuta alla
maternità, alTallevamento
dei figli. L’attacco all occupazione oltre ad iritaccare le basi materiali di
sussistenza, attacca anche
l’inizio di un nuovo rnodo
di organizzare la famiglia
e la società, basato sul diritto a decidere delle donne stesse sulla loro vita. E
questo tutte noi non possiamo proprio permetterlo, non possiamo tornare
indietro.
Bruna Peyrot
Il futuro
del Collegio
Il Comitato del Collegio Valdese organizza
un incontro aperto a
tutti i membri di chiesa
per sabato 29 novembre 1980 alle ore 16 nell’Aula Magna del Collegio.
Tema dell’incontro:
Quale futuro per il Collegio Valdese?
Un membro del Comitato introdurrà la riunione esponendo realtà
e prospettive del Colle
gio
Si sottolinea l’importanza di questa riunione
che coinvolge la responsabilità di tutte le nostre chiese.
Consorzio
’’Alpe Muret’”
L’assemblea dei soci del
Consorzio « Alpe Muret »
che riunisce i proprietari
dei pascoli situati alla base della montagna omonima, in vai Germanasca, si
è riunita il 1° novembre a
Ferrerò. Si è discusso sulla costruzione di un fabbricato da costruire nell’alpeggio per ospitare il bestiame, con annessa abitazione per il margaro, per
il quale era già stato richiesto un contributo alla
Regione.
I consorzi sti, malgrado
si vada diffondendo per
queste costruzioni l’impiego di strutture prefabbricate, hanno preferito una
stalla tradizionale in muratura, più costosa forse, ma
più solida. Altre opere in
progetto sono la concimaia
razionale e un acquedotto.
La relazione sulla conduzione dell’alpeggio, affittato ad un margaro della
pianura, è stata positiva:
malgrado la siccità della
scorsa estate, non sono
mancati né l’acqua né il
foraggio; anche il bilancio
del consorzio è in attivo.
Come altri consorzi di
pascoli, il consorzio « Alpe
Muret» non ha fini speculativi, per cui il ricavato
dall’affitto viene impiegato
per migliorare i terreni,
aggiustare le strade di accesso, acquistare abbeveratoi e cose simili.
L. V.
Ripresa per
rindesit?
La grande stampa ha dato notizia della « ripresa »
dell’Indesit. In un comunicato stampa il consiglio
di fabbrica dello stabilimento n. 6 di None, contesta questo ottimismo giornalistico. .
Infatti, dice il consiglio
di fabbrica, circa 1800 lavoratori del settore elettronica civile, rimangono in
cassa integrazione durante tutto il prossimo anno,
ed inoltre non è neppure
previsto il rientro al lavoro dei 4000 occupati nel
settore degli elettrodomestici.
Di fronte a questa situazione molto drammatica
per l’occupazione, il consiglio di fabbrica denuncia
T« assenza » del governo
che non prende posizione
sui problemi della ripresa
produttiva in questi setto
Per quanto riguarda il
settore dell'elettronica civile il consiglio di fabbrica
ricorda che non è pensabile « una ripresa della
produzione dei televisori e
dei cinescopi, senza l’intervento dei fondi previsti
dalla legge di riconversione industriale e senza investimenti nel campo dei la
ricerca ». Inoltre — secondo gli operai — è necessaria l’emanazione di norme
protezionistiche ( contin
gentamento delle importazioni di cinescopi) in quanto la produzione Indesit è
in grado di soddisfare l’intero mercato italiano.
Red.
M ADÉ
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CRONACA DELLE VALLI
21 novembre 1980
TORRE PELLICE: CONVITTO VALDESE DI VIA ANGROGNA
POMARETTO
Un luogo di vita per
ini e adulti
Cosa sono le comunità-alloggio, come funzionano e quali risultati ottengono
- Ne parliamo in una conversazione con il direttore, Jean-Jacques Peyronel
Serata di canti per
la Scuola Latina
— Come vanno le cose al
Convitto alTinizio di questo
nuovo anno scolastico?
— Piuttosto bene, direi.
Oramai, abbiamo risolto in
modo soddisfacente i grossi problemi che ci avevano
assillati gli anni scorsi: 1)
il problema della ristrutturazione della casa per adattarla alla nuova organizzazione in comunità-alloggio;
2) il problema del Personale educativo, cioè avere
un’équipe stabile e motivata. Dall’estate 1978, la casa è completamente ristrutturata, con un appartamento al pianterreno, un
altro al secondo piano, e le
camere degli educatori al
primo piano. Dopo due anni, posso dire che questa
ristrutturazione si è rivelata pienamente funzionale, dando alla vecchia casa
un aspetto più raccolto e
più familiare, e garantendo
l’autonomia delle due comunità-alloggio oltreché lo
spazio personale degli educatori. In quanto all’équipe degli educatori, siamo
in 6: due coppie, io e mia
moglie Judith Elliott, Sergio Bertot e sua moglie
Marinella Granero, e altre
due persone: Franca Malan
e Franca Del Pero. Quest’ultima, che è diplomata
della scuola per educatori soecializzati di Firenze,
è stata assunta quest’estate. Ha lavorato al Gould
per due anni. Tutti gli altri sono al Convitto da almeno tre anni. Formiamo
dunque un gruppo stabile
e bene affiatato, non solo
un gruppo di lavoro ma
una piccola comunità. Siamo tutti valdesi ad eccezione di una.
— Quanti ragazzi avete?
— Quest’anno ne abbiamo 20, 10 per ogni comunità-alloggio, 10 maschi e
10 femmine. L’età varia dai
6 ai 18 anni. 8 sono sotto
i dieci anni, 7 tra i 12 e i
14 anni, 5 sopra i 15 anni.
I nuovi ammessi sono 4.
Ad eccezione di quattro minori che provengono da
Torino, sono tutti della
Val Penice. Quasi tutti sono figli di famiglie divise,
con gravi problemi di ordine economico, sociale e
psicologico.
La scelta
delle comunitàalloggio
— Si sono bene inseriti?
Pensi che l’esperimento
delle comunità-alloggio,
che portate avanti da 5
anni ormai, risponda meglio aUa loro particolare
situazione e ai loro bisogni di bambini?
— Se facciamo un confronto tra la situazione attuale e quella di 6 anni fa,
c’è un abisso. Allora, avevamo possi problemi con diversi adolescenti, problemi
di tensioni tra di loro, di
ribellione nei nostri confronti, di rapporti preoccupanti con un certo ambiente locale, di fughe notturne, ecc. C’era da impazzire. Adesso invece, non voglio dire che tutto vada liscio e senza problemi, ma
non c’è paragone. Certo,
abbiamo comunque a che
fare con bambini, pre-adolescenti e adolescenti la cui
educazione pone sempre
problemi anche in situazioni ritenute « normali ». Per
di più hanno tutti alle
spalle situazioni familiari
gravissime che, per forza
di cose, hanno influito sul
loro carattere e sul loro
comportamento. Ma appunto se teniamo conto di
tutto ciò, possiamo dire
che il clima generale nel
quale viviamo, minori e adulti, non solo è sereno
ma, vorrei dire, auto-educante. Mi spiego. Sono convinto — perché l’esperienza
10 dimostra — che la comunità-alloggio sia la risposta più adeguata, laddove non è possibile Taffldamento familiare, a bambini che, per un motivo o
l’altro, devono allontanarsi dalla propria famiglia.
Non voglio fare un mito
della comunità-allogario, anzi! Sono altrettanto convinto che se si limita ad essere una razionalizzazione
dell’istituto, riproducendo
su scala ridotta, quindi in
modo ancora più oppressivo, gli stessi meccanismi
inerenti all’istituto tradizionale, la comunità-alloggio non serve, e per di più
costa troppo. Personalmente, non condivido l’impostazione delle comunità-alloggio pubbliche che impiegano 7 o 8 educatori per
occuparsi di 5 o 6 bambini, e spesso c’è anche il
personale di servizio. Non
sono d’accordo né da un
punto di vista economico
(i costi di tali comunitàalloggio vanno dalle 30 alle
60.000 lire al giorno per
bambino!) né da un punto
di vista educativo (che
senso ha costringere un
bambino a riferirsi a 7 o 8
figure diverse di educatori,
a seconda dei giorni della
settimana?).
Vivere
in comunità
— In che cosa vi differenziate da questo tipo di comunità-alloggio?
—In diverse cose. Primo:
11 nostro non è soltanto un
lavoro ma una scelta di vita. Ciò vuol dire che se è
giusto e doveroso che riceviamo uno stipendio decente (siamo sui livelli pastorali), non stiamo li con
l’orologio in mano a monetizzare ogni cinque minuti
di lavoro in più o in meno.
Secondo: non esiste qui
una divisione gerarchica
del lavoro: decidiamo insieme la ripartizione dei
vari compiti ma ognuno
di noi svolge mansioni polivalenti (preparazione dei
pasti, pulizie, rifornimenti, bucato, lavoro nell’orto,
rapporti con le scuole e
con i vari Enti, aiuto nei
compiti scolastici, ecc.).
Terzo: questa particolare
impostazione fa sì che i
bambini non siano considerati come l’oggetto del nostro lavoro ma sono prima di tutto delle persone
che concorrono a formare
la comunità di cui anche
noi educatori facciamo
parte. La comunità è possibile in quanto il numero
delle persone non è né
troppo ristretto né troppo grande (13 persone
per comunità, tra bambini
e adulti). Per comunità,
qui, intendo una vita in comune che permetta ad ognuno di stabilire e sviluppare rapporti interpersonali significativi con gli altri, capire che il buon andamento della casa dipende da tutti e non da alcune persone soltanto, « sentire » la casa come propria, cioè come un luogo
di vita dove è piacevole
stare, sentirsi corresponsabili delle persone e delle
cose, crescere insieme in
un’atmosfera sana e stimolante. Tutto ciò, in gran
parte, si verifica ed è in
questo che vedo il valore
auto-educante delle nostre
comunità-alloggio, tanto
più che il Convitto ha il
privilegio di essere situato
in un posto particolarmente felice, con molto spazio
(un grande prato-frutteto
dove c’è anche il pollaio,
il porcile e la conigliera,
un vasto cortile. Torto, e
una grande dipendenza dove abbiamo allestito una
serie di laboratori: falegnameria, meccanica, fotografia, teatro, manipolazione
creativa). In questo quadro e con questa impostazione, i ragazzi crescono
sereni e stimolati. Prova
ne sia che parecchi ragazzi, presentatici come « casi » molto difficili all’atto
dell’ammissione, si sono inseriti perfettamente e in
poco tempo. Infine — e
non è certo da sottovalutare — la retta giornaliera
pro-capite che chiediamo
agli Enti è di 14.000 lire,
cioè infinitamente inferiore
a quelle delle comunità-alloggio pubbliche. Questo
perché il Personale è limitato a 6 persone.
Il rapporto
col territorio
— So che avete firmato
una convenzione con la Comunità Montana Val Pelllce. Perché?
— Perché il nostro servizio si rivolge prioritariamente alle esigenzze del
territorio della Val Pellice
e, come tale, è riconosciuto dall’Ente Locale come
una struttura essenziale
nel quadro dei servizi dell’Unità Locale dei Servizi
Sociali e Sanitari. La priorità data al territorio non
ci è stata imposta dall’Ente Locale; è una convinzione nostra, comprovata dall’esperienza, che è preferibile che un ragazzo possa
rimanere nel suo ambiente
geografico, sociale e culturale, e mantenere contatti
regolari con la propria famiglia. Inoltre, i necessari
rapporti tra noi e i Servizi Sociali sono soddisfacenti solo a livello locale.
Quando un ragazzo proviene da Torino, o anche Pinerolo, la collaborazione è
praticamente inesistente.
— Alcuni fratelli di chiesa sono del parere che, non
essendo più « come una
volta » ed essendo sovvenzionato dagli Enti Pubblici, il Convitto dovrebbe
passare alla Regione. Cosa
ne pensi?
— Non sono d’accordo,
né credo che la Tavola condivida questo parere. Da
quello che ho detto, mi
sembra che il nostro servizio abbia una sua originalità, sotto diversi aspetti.
Questo è possibile perché
abbiamo una certa libertà
che fa parte della tradizione valdese^protestante. Passare allo Stato significherebbe sicuramente minor
libertà di sperimentazione,
di impostazione del lavoro,
e più burocrazia. A chi gioverebbe? Non ai bambini,
di certo.
Ora sono loro che contano.
Intervista a cura di
G. Gardiol
INTERVENTI
Prego, portate il
fracasso altrove
Seguo con interesse la serie
di articoli di Adriano Longo sulle
guardie ecologiche e la protezione deH'ambiente, ritenendo
assai utile che questo argomento venga trattato anche suH’EcoLuce. Devo dire però che l'articolo pubblicato sul n. 43 del 31
ottobre mi ha deluso e preoccupato alquanto; infatti al promettente titolo « Alt al fracassoni
in montagna » segue un testo in
cui la principale preoccupazione sembra essere quella di escogitare la maniera per consentire ai succitati fracassoni
di continuare ad esercitare nella valle la loro « simpatica » attività, caldeggiando l'urgenza di
una regolamentazione che stabilisca addirittura dei percorsi
intercomunali, in modo da estendere il fracasso dei mezzi
motorizzati a gran parte della
valle.
L'art. 9 della legge regionale
n. 68 esprime un netto divieto
dell'uso dei mezzi motorizzati
fuori dei normali percorsi stradali e prevede poi la possibilità per i Comuni e le Comunità
Montane di stabilire zone destinate a tale genere di attività
sportiva. È chiaro quindi come
la reale urgenza stia nel fare
applicare, da parte delle autorità locali, il divieto stabilito dalla legge, rimanendo aperta la
facoltà (e non l'obbligo) di stabilire qualche eccezione al divieto, eccezione di cui la maggior parte della popolazione residente e stagionale non ritengo
senta particolare urgenza di attuazione.
Esaminando poi un po' più in
particolare la situazione concernente la Val Germanasca, è
da rilevare come questa sia una
delle valli più ristrette e contemporaneamente più ricche
sotto gli aspetti floristici e fau
« Io canterò in perpetuo
le benignità delTEterno... »
(salmo 89). Con la lettura
di queste parole il pastore
Co'isson ha dato inizio alla serata di venerdì 31/10/
1980, nel tempio valdese di
Pomaretto. Perché la lettura di un salmo che inneggia al canto?
Perché prerogativa delle
nostre corali è l’inno di
lode a Dio e questa serata
è stata offerta a favore della Scuola Latina proprio
da una delle nostre corali,
la corale di Villar-Bobbio
Pellice.
Il programma della serata era diviso in due parti: la prima parte comprendeva canti di tipo religioso, ripercorrenti le
tappe delle feste ecclesiastiche da Natale a Pentecoste. La seconda parte, invece, era formata da canti
profani, appartenenti al periodo rinascimentale, come
gran parte dell’intero programma, ad eccezione di
alcuni canti moderni. Nelintervallo la sig.na Costantin, segretaria dell’Associazione amici ed ex-allie
vi della Scuola Latina, è intervenuta con una breve
cronistoria delle principali
tappe percorse dalla Scuola.
La presidente, sig.na
Stocco Roccione, ha preso
la parola per ringraziare la
corale della sua preziosa
collaborazione alla causa
della Scuola e i presenti di
essere intervenuti.
Il folto pubblico presente ha avuto modo di ascoltare della buona musica,
la cui esecuzione è stata
particolarmente curata, com’è nello siile del suo direttore, sig. Dino Ciesch.
Peccato che molta gente
non sappia approfittare
delle poche occasioni che
vengono offerte nel campo
musico-corale.
Dato l’interessante lavoro che le nostre corali svolgono durante Tanno, sarebbe auspicabile che offrissero i frutti di questo lavoro,
organizzando concerti in
modo da raggiungere niù
vasti strati di popolazione.
P. e L. R.
Notizie utili
nistici di tutte le Alpi Cozie.
Questo significa che il rimbombo dei mezzi motorizzati si ripercuote in misura assai elevata da un versante all’altro della valle, creando notevole disturbo a molte specie animali,
verso alcune delle quali sono
in atto da tempo efficaci disposizioni protettive: e per quanto
riguarda la flora di alta montagna. significa lasciarla in balìa
di gruppi di persone che generalmente hanno uno scarso rispetto dei valori naturalistici e
difficilmente raggiungerebbero
le quote più elevate con la fatica delle proprie gambe.
Non vedo poi come si possa
conciliare l'attività degli sportivi motorizzati con la presenza
stagionale di tante persone, provenienti dai rumorosi e frastornanti centri urbani, che si recano in montagna per trascorrervi
un periodo di riposo e distensione. Mi sembra ovvio che, in
certi casi, il divertimento di pochi possa essere sacrificato di
fronte alle normali esigenze dei
più.
L'eccezione prevista dalla
legge potrà essere attuata In
numerose situazioni assai diverse però da quella costituita
dalla Val Germanasca: penso a
tante vallate alpine di notevole ampiezza (Val di Susa, Valtellina, Val Venosta ecc.), a numerose zone appenniniche, di
scarso valore naturalistico e attualmente quasi spopolate.
Termino ringraziando vivamente l'ignoto escursionista per la
coraggiosa ed efficace azione da
lui intrapresa nei confronti di
un gruppo di distruttori motorizzati sorpresi nell'alta Val
Germanasca.
Ernesto Sommani, Roma
Autotassazìone
Col decreto legge n. 693 del 31 ottobre scorso, il governo ha nuovamente modificato la misura delTautotassazione dovuta dai contribuenti; essa è ora del 90“/o.
Pertanto ad integrazione e modifica di quanto pubblicato in questa rubrica nel numero deirEco-Luce del 31
ottobre 1980, ricordiamo che devono autotassarsi coloro
che nella denuncia dei redditi per Tanno ’79, presentata
quest’anno (mod. 740/80), hanno pagato per TIRPEF una
somma superiore alle L. 100.000 e per TILOR una somma superiore a L. 40.000.
In pratica occorre consultare il rnod. 740/80 a suo
tempo presentato e verificare se al rigo 59 del quadro
N, vi è scritto una somma, superiore a L. 100.000, e se al
rigo 87 del quadro O vi è scritta una cifra superiore a
L. 40.000. In ciascun dei casi occorre quindi versare tramite banca il 90% della cifra scritta.
Posti di lavoro a concorso
Il Comune di Torre Pellice ha bandito un concorso
per la copertura di un posto di responsabile deU asilo
nido, un posto di addetto aUa gestione urbanistica (richiesta la laurea in ingegneria o architettura), e un posto di guardia-vigile urbano. , . ^
Per informazioni rivolgersi alla Segreteria Comunale,
10066 Torre Pellice, tei. 0121/91.365.
Doni Asilo
Luserna San Giovanni
Doni pervenuti nel mese di
ottobre 1980:
L. 5.000: Gianassi Revel Emilia (Pavone C.); Visentin! Maria,
in mem. del marito (osp. Asilo);
Salvaran! Letizia, in mem. di Tamietti Lina: Idem., in mem. della sig.ra Arvati ved. Buffa (osp.
Asilo); La cugina Adele, in mem.
di Alfredo Comba (S. G. Ch.);
Adele, in mem. della cara Nonne Balmas (S. G. Chi.).
L. 10.000: Lionello Archetti
Maestri, in mem. sig.ra Aimèe
Jalla; Tina Rivoir, in mem. di Albertina More); Roncaglione Peretti Carolina (Pavone C.); Bertarione Bice (Pavone C.); Chauvie Geymonat Elena (osp. Asilo); Fenouil Arturo e Paulette,
in mem. dei loro genitori: Gaydou Emilio; Gardiol Walter e
Delia, in mem. di Gardiol Attilio (S. See. di Pinerolo); La suocera Pontet Adele, in mem. di
Nino Peiran (S. G. Ch.).
L. 15.000: Rivoira Armanda, in
mem. di Margherita B. e Linette
M.
L. 16.000: Santonastaso Pina
(Torino).
L. 20.000: in mem. di Tourn
Emilio, la sorella Cesarina e il
cognato Grand Pietro; Comunità
Valdese di Susa.
L. 23.000: Roncaglione Bruno
(Pavone C.).
L. 25.000: Fabbri Itala (Pavone C.).
L. 33.872: Pastore Alfredo Janavel; Chiesa di New York e
Filadelfia.
L. 50.000: L.E.A.; Signoretti
Ferruccio e Mina, nell'anniversario del loro matrimonio; Fratelli
Fenouil, in mem. di papà, mamma e zii Antonio e Giuseppe
Maurino.
L. 55.000: In mem. di Emilio
Tourn, un gruppo di colleghi della figlia.
L. 84.300: N. N., in mem. di
Mondon Bounous Adelina,
L. 90.000: M. et M.me A. e E.
Pons, en souvenir de Marguerite Balmas Beux et de Suzanne
Peyrot Balmas et de Anita Bastia Ricca (Nice-France).
L. 100.000: E. P., in mem, di
Nora Peyrot; fida Rivoir, in mem.
della cugina llda Rivoir (osp.
Asilo); Angiolina Caldano Tarditi (Torino).
L. 200.000: « Dorcas » Torino,
in mem. della sig.ra Tarditi Caldano (Torino).
L. 1.425.420: Freundeskreis der
Waldenser Kirche (Essen - Germania),
L. 3.174.285: I.C.A. - Inter
Church Aid - per ampliamento
Asilo (U.S.A.).
9
21 novembre 1980
CRONACA DELLE VALLI
9
ANGROGNA
VILLASECCA
PINEROLO PERRERO-MANJGLIA
Con una accurata relazione sui
temi del Sinodo, Ernesto Malan,
ha aperto i lavori deH’assemblea
che ha occupato i 40 posti a sedere della Cappella (con una buona presenza di giovani). Tra le
decisioni pratiche ne sottolineiamo una, significativa: aumentare
il nostro contributo alla Tavola
per il 1980 di 250.000 lire. Benché
le bustine della contribuzione annua non siano ancora tutte pervenute — nello spirito dell’appello sinodale a rivedere i propri
impegni in materia finanziaria
(SI/80 art. 35) — si è fatto un
atto di fiducia che si spera venga sostenuto dalla generosità dei
nostri membri di chiesa. Un lungo notiziario su temi diversi
(evangelizzazione, serate comunitarie, stabili) tenuto dal pastore ha permesso di avere uno
scambio d’idee sull’opera in generale. La colletta della giornata sarà versata alla FCEI per i
terremotati di El-Asnam.
• Venerdì 14 ci siamo raccolti, nell’ascolto dell’annuncio del
Cristo che risorge, intorno ai familiari di Lina Sappè ved. Monne!, deceduta ai Jouve ali’età di
77 anni; riconfermiamo, da queste colonne, la nostra simpatia
cristiana alla famiglia.
• Incontro sul problema della
lebbra giovedì 27 ore 20.30 in
Cappella (ex scuola-grande). Partecipate numerosi!!!
TORRE PELLICE
Il Concistoro, nella sua seduta
di mercoledì 12, aperta a tutti i
membri della comunità, ha valutato in modo positivo le iniziative prese durante l’anno nel campo dell’Evangelizzazione.
Al « Gruppo Evangelizzazione »
che si è attivamente impegnato
nell’organizzazione dell’incontro
ecumenico di Bagnolo, oltreché
nella vendita di libri e nella distribuzione di opuscoli in varie
altre occasioni (Festa di Canto
delle Corali a Cuneo, Festa dell’Unità, Sinodo in piazza Muston,
ecc.) il Concistoro ha espresso
la sua riconoscenza per il lavoro
svolto e il sostegno per i progetti futuri. Per il momento il
Gruppo ha urgente necessità di
allargarsi per poter distribuire
in modo più razionale e meno
dispendioso le proprie energie.
Verranno probabilmente organizzati in primavera alcuni dibattiti e conferenze, mentre è allo studio la possibilità di una
nuova uscita in una località esterna alle Valli. Per quanto riguarda l’evangelizzazione cosiddetta « interna » si pensa di rivalutare le riunioni quartierali e di
istituire un nuovo corso di studio biblico.
L’Assemblea di Chiesa del 14
dicembre dovrebbe dare delle indicazioni sul lavoro dei prossimi
mesi nel campo dell’Evangelizzazione. Ricordiamo, per inciso, che
l’Assemblea è convocata per la
discussione del preventivo di spesa 1981.
• La Corale si reca a Rimini
nei giorni 22-23 prossimi, dove
terrà un concerto nel locale tempio valdese.
• Si sono uniti in matrimonio
nel nostro tempio, sabato 15,
Ezio Geymonat e Maria Teresa
Girando. Il Signore benedica
questa nuova famiglia.
TORRE PELLICE
Collettivo Biblico
ecumenico
Con due riunioni preliminari
è iniziato il Collettivo biblico
ecumenico promosso dal Gruppo Giovanile Cattolico di Torre
Penice.
Già una quarantina i presenti
fra i giovani e non, delle due comunità.
Per la rifiessione comunitaria
è stata scelta la lettera di S.
Paolo ai Romani. Lo studio sarà
preceduto sempre da una presentazione del capitolo da parte
di un membro del gruppo.
Prossimo incontro martedì 25
novembre ore 20.30 nei locali
dei Centro incontro al 2° piano
del palazzo adiacente il Municipio.
La chiesa esprime la propria
riconoscenza ad Enrico Rostaing
che ha accettato di far parte dei
Gruppo Predicatori Locali svolgendo il ruolo di « lettore » nella liturgia. Come prima prova
di questo impegno Enrico ha
svolto da solo quasi tutta la parte liturgica del culto di domenica
2 novembre.
È desiderio di tutti che anche
le ragazze della nostra chiesa
facciano parte di questo Gruppo.
• A quei membri della nostra
chiesa che attraversano momenti diffìcili a causa di malattia,
vada l’espressione della sincera
solidarietà fraterna.
PRIMO DISTRETTO
Visita del
Segretario della
Missione contro
la lebbra
li Pastore Silvano Perotti, Segretario europeo della Missione
Evangelica contro la lebbra, sarà alle valli dal 26 novembre al
7 dicembre.
Gli diamo il benvenuto e ci
auguriamo che il suo incontro
con le nostre comunità possa far
crescere l’interesse e il sostegno
per la lotta che la Leprosy Mission sta conducendo contro la
lebbra nel mondo.
Ecco il programma della visita
del Pastore Perotti:
mere. 26 nov.: Villar Perosa
giov. 27 nov.: Angrogna
ven. 28 nov.: Rorà
sab. 29 nov. (pom.): Pomaretto
sab. 29 (sera 20.30): S. Giovanni
dom. 30 nov.: Prali
mar. 2 die.: Prarostino
mere. 3 die.: Bobbio Pelice
giov. 4 die.: Massello
ven. 5 die.: Villasecca
sab. 6 die. (14.30): S. Germano
sab. 6 die. (20.30): S. Secondo
dom. 7 die.: Torre Pellice.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
NUOVI ANZIANI
Nel corso della seduta di sabato sera l’Assemblea di chiesa ha
rieletto, a larga maggioranza,
quali membri del concistoro i
diaconi Niny Boèr e Dino Belfiori
ed ha proceduto alla nomina di
tre nuovi Anziani nelle persone
di Ada Bertalot, Sergio Gay, Enrico Malan in sostituzione degli
Anziani Livio Gobello, Beniamino Pons e Aldo Richard, non più
rieleggibili in base ai nuovi regolamenti.
Il pastore Bellion, dopo aver
ringraziato i membri uscenti per
il prezioso lavoro che hanno svolto durante gli anni del loro ministero, ha dato il benvenuto ai
nuovi eletti con l’augurio che essi possano, con i doni che Iddio
ha loro dato, operare nella comunità in uno spirito di fraterna collaborazione e di gioioso
servizio per la causa del Signore.
L’insediamento dei nuovi Anziani avrà luogo durante il culto
di domenica 14 dicembre.
COLLETTA
PRO TERREMOTATI
La colletta raccolta domenica
scorsa, durante il culto, è stata
destinata al soccorso alle vittime del terremoto in Algeria, tramite la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia.
A tale scopo sarà ancora disponibile domenica 23 c.m. una
cassetta apposita situata all’entrata del tempio.
• La Commissione Stabili rivolge un appello per la raccolta di carta da portare al macero. Chi non è provvisto di mezzi per recapitarla nell’apposito
locale del presbiterio è pregato
di avvisare i membri della suddetta commissione i quali provvederanno alla raccolta di casa
in casa.
Il ricavato servirà in parte a
supplire le spese sostenute per
i lavori di manutenzione alla casa pastorale ed alle sale di attività.
• Sabato 15 corr. hanno avuto luogo i funerali di Lina Long
ved. Malan dei Turin, deceduta
all’età di anni 92.
Ai familiari la nostra simpatia
cristiana.
• Dopo un mese di missione
in Scozia è tornato il nostro pastore. Lo abbiamo accolto con
gioia al culto del 9 novembre.
Un ringraziamento a Renzo Turinetto che ha presieduto i culti,
le riunioni, i catechismi durante
il mese di ottobre.
• E’ iniziato, lunedi 10, il ciclo
autunnale di studio biblico che
continuerà il lunedi alle ore
20,30 e la domenica prima e dopo il culto fino al 21 dicembre.
• Martedì, 11 abbiamo accompagnato al camposanto le spoglie del nostro fratello Edmondo
Bosio, per molti anni membro
attivo del nostro concistoro e
sempre presente ai culti fino all’aggravarsi della sua malattia.
Alla moglie Emilia, ai fratelli
Germaine e Attilio e a tutti i parenti una parola di simpatia da
parte di tutta la comunità.
• Domenica 23 novembre avrà
luogo una giornata comunitaria
con proiezione del film sui Vaidesi.
« L’Unione femminile sta preparando il bazar che avrà luogo
lunedì, 8 dicembre e invita tutti
a collaborare alla sua buona riuscita.
POMARETTO
PERCHE’ ABBONARSI
ALL’ECO DELLE VALLI
VALDESI ?
1) è un obiettivo puntato sul protestantesimo
in Italia e nel mondo;
2) è una fonte di informazione e di dibattito sull’ecumenismo ;
3) è uno specchio che
ridette luci ed ombre della fede evangelica vissuta
oggi;
4) è una finestra aperta
sull’unica area italiana ad
alta concentrazione protestante, le Valli Valdesi.
QUANTO COSTA?
Secondo gii attuali costi
effettivi della carta e della stampa l’abbonamento
annuale dovrebbe ammontare a L. 17.00<).
TUTTAVIA, per consentire ad un più ampio numero di persone di abbonarsi o di rinnovare l’abbonamento, il prezzo annuale è stato fissato in
L. 10.000!
ABBONATEVI !
• Un altro fratello ci ha lasciati: Peyrot Enrico, di anni
67, è morto, rapidamente stroncato da una malattia ai polmoni.
La comunità si è stretta attorno
alla vedova per testimoniare la
sua simpatia e la partecipazione
al suo dolore.
• Domenica 23, a Perrero, avremo un culto un po’ particolare,
in quanto sarà insediata come
diacono Pons Dina, che è stata
eletta a questa carica nefi’ultima
Assemblea di Chiesa.
• Venerdì 28 inizierà la serie
di studi biblici organizzati in comune con la Parrocchia cattolica di Perrero. Il tema scelto è
l’EVangelo di Matteo, che verrà
presentato dal pastore Rostagno
e da don Alluvione. L’appuntamento è alle ore 20,30 nella sala
valdese.
Sabato 22 novembre, alle ore 20.30, nella sala valdese di Perrero, il Gruppo giovani presenterà una
serata di
SPIRITUALS
(canti dei negri d’America).
Tutti sono cordialmente
invitati.
Lunedì 17 novembre è stato
benedetto il matrimonio di Merini Edì di Perosa Argentina e
Griglio Sergio di Villasecca. A
Edi, collaboratrice dell’Eco e
monitrice e a Sergio gli auguri
della comunità.
• Si sono uniti in matrimonio
presso il municipio di Spotorno
Maurino Fiorella e Bazzini Orazio. A loro pure gli auguri della
comunità.
Che lo Spirito del Signore protegga e guidi nella loro vita familiare questi due nuovi focolari.
• Alla nostra sorella Travers
Esterina ved. Pugliese e familiari, nel dolore per la morte della
mamma Travers Elena in Travers, la simpatia cristiana della
comunità tutta. Che lo Spirito
del Signore sia con loro in questi momenti di dolore.
• Le prossime riunioni quartierali saranno: martedì 25 novembre ai Pons e giovedì 27 alla Paiola.
• È nata Lara Rostagno, molti
rallegramenti ai genitori Enrico
e Loretta Serre ed auguri alla
neonata.
Hanno collaborato a questo
numero: Claudia Claudi,
Franco Davite, Dino Gardiol.
Franco Girardet, Vera Long,
Luigi Marchetti, Teofilo Pons,
Paolo Ribet, Lidia Rihet
Noffke, Aldo Rutigliano,
Franco Taglierò.
BOBBIO PELLICE
Durante il culto di domenica
scorsa, il predicatore laico Umberto Rovara ha guidato la nostra meditazione. Partendo da
I Corinzi 12: 7-14, il nostro fratello ha sottolineato l’importanza dei versetti 7 e 4 : « In ciascuno, lo Spirito si manifesta in
modo diverso, ma sempre per il
bene comune » e « Il corpo non
è composto da una sola parte,
ma da molte ». Ringraziamo il
nostro fratello d’averci ricordato che la fede non si vive da soli e che il nostro destino è legato alla vita della chiesa come
corpo di Cristo. Le discussioni
all’uscita dal culto hanno dimostrato l’apprezzamento della nostra comunità per il messaggio
del predicatore, che tornerà a
Bobbio domenica 14 dicembre
per guidare la nostra meditazione nell’occasione della ’’giornata
del predicatore laico”.
• Domenica pomeriggio, la nostra comunità si è ritrovata per
testimoniare la sua riconoscenza
al pastore Bruno Bellion e ad
Adriana Bellion e per dare parole di benvenuto al pastore Thierry Benotmane e a Elisabeth, sua
moglie. Un momento commovente nel quale la chiesa di Bobbio
ha dimostrato l’affetto e lo spirito di solidarietà che unisce tutti i membri della comunità.
VILLAR PEROSA
Sabato pomeriggio, 15 corr., si
è svolto alla frazione Gamba
(Chenevières) il funerale della
sorella Travers Elena in Travers,
deceduta all’Ospedale Civile di
Pinerolo all’età di 68 anni. All’anziano compagno della nostra sorella, ai figli con le rispettive famiglie ed a tutti i parenti rinnoviamo la fraterna solidarietà della Chiesa nel dolore della separazione ma anche nella speranza in Gesù Cristo.
• Domenica 16 c. m. il culto è
stato presieduto da alcuni aderenti alla FGEI: ringraziamo sentitamente il fratello Jean-Jacques Peyronel per il messaggio
rivoltoci.
• Un benvenuto a Franco, primogenito di Gardiol Marina e di
Conte Stefano: al neonato ed ai
genitori ogni benedizione da parte del Signore.
Domenica 9 novembre ha avuto luogo a Bagnolo il programmato incontro ecumenico che è
stato valutato positivamente sia
da parte cattolica che da parte
valdese. Sul prossimo numero
del giornale, riferiremo ampiamente su questa giornata, con
cronaca, interviste e rifiessioni
su questa particolare esperienza
di evangelizzazione.
SAN SECONDO
Domenica 16 ottóbre, nel tempio di S. Secondo, Fulvio Lovadina delia Comunità di Torino
si è unito in matrimonio con
Maria Greco. Agli sposi che si
stabiliscono a Villastellone, la
nostra chiesa rinnova il suo fraterno augurio.
• Domenica prossima, 23 novembre il culto sarà presieduto
dai giovani della Fgei-Valli.
• Da domenica prossima e per
tutto il periodo invernale il culto sarà tenuto nella sala.
• Inizia il secondo turno di
riunioni. Mercoledì 26 alle Combe alle ore 20 e venerdì, a Grotta
alle ore 20.30.
AVVISI ECONOMICI
Per esigenze dì fatturazione chi Invia
un annuncio (economico, mortuario,
ecc.) è pregato dì indicare il n. dì co*
dice fiscaie personale, dell'azienda, a
cui la fattura va intestata.
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a ri*
chiesta : Sala Giulio, vìa Belfiore, 83 Nichelino, tei. (011) 62.70.463 62.72.322.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Lina Long ved. Malan
ringraziano tutti coloro che hanno preso parte al loro lutto.
Luserna S. Giovanni, 18 nov. 1980
RINGRAZIAMENTO
La moglie e i familiari tutti del caro
Edmondo Bosio
commossi per la dimostrazione di affetto ricevuta, esprimono la loro riconoscenza a quanti con la loro presenza,
parole e scritti hanno voluto condividere il loro dolore.
Rivolgono un particolare ringraziamento ai pastori Marco Ayassot e
Achille Deodato.
« Sii fedele fino alla morte ed io
ti darò la corona della vita »
(Apocalisse 2: 10)
Pinerolo, 10 novembre 1980
COMUNITÀ’ MONTANA
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dalle ore 14 della vigilia del giorno festivo infrasettimanale alle
8 del giorno successivo presso
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sema San Giovanni • Tel. 90884
Nella notte del giorni feriali, dal
le ore 20 alle ore 8 (escluso sa
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giorni festivi alle ore 8 dei giorni
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10
10
21 novembre 1980
INTERVISTA A DUE MEMBRI DEL FRONTE SANDINISTA
Nicaragua: dire ia verità
La visita di ogni cittadino onesto al nostro paese serve ad impedire
la calunnia - Non perseguiteremo mai nessuno per motivi religiosi
Nello scorso mese di agosto, una delegazione di 12 membri europei del Consiglio Ecumenico della Gioventù Europea si è incontrata per una settimana a Panamá, con una delegazione di 18 giovani cristiani latino-americani. E’ stata una settimana densa di informazione, di discussioni e di confronto sulla drammatica situazione
dei popoli dell’America Latina. In quell’occasione, il pastore francese Yo Ludwig, che guidava la delegazione europea, e un altro
membro francese, hanno avuto la possibilità di visitare il nuovo
Nicaragua, un anno dopo la rivoluzione sandinista. Hanno avuto un
colloquio con il Comandante Bayardo Arco, presidente del Consiglio
di Stato, e il Comandante René Nuñez Telles, ambedue membri della direzione nazionale del F.S.L.jSl. (Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale). Riportiamo alcuni brani di questa conversazione che
ci sembrano particolarmente significativi per capire meglio la realtà
e i problemi del nuovo Nicaragua dopo la rivoluzione.
La rivoluzione
sandinista
Bayardo Arco : « La rivoluzione sandinista non è solo del Nicaragua, ma anche dei paesi del
Terzo Mondo e di tutti i popoli
che amano la pace, la giustizia e
la libertà. La crociata di alfabetizzazione è stata l’espressione
della partecipazione di tutte queste forze.
La nostra rivoluzione comincia appena a camminare. Abbiamo grossi problemi i quali esigono Un grande sforzo da parte
del nostro popolo e una grande
solidarietà da parte dei nostri
amici all’estero. Non si dice nulla di questa rivoluzione, oppure
si dicono tante cose brutte, inventate; la visita di ogni cittadino onesto è un modo di impedire la calunnia.
Abbiamo questo principio, che
la politica della rivoluzione è la
politica della verità ; non c’è
niente di meglio che quelli che
vengono a visitarci possano vedere direttamente questa verità ».
La solidarietà
internazionale
Bayardo Arco : « Il migliore
aiuto è dunque di raccontare la
verità sulla nostra rivoluzione;
poi, di contribuire a correggere
lo sviluppo difettoso imposto
dallo sfruttamento straniero. La
lucidità dei dirigenti e del popolo non basta. Abbiamo bisogno
dell’aiuto esterno, finanziario,
tecnologico, tecnico, e lo chiediamo al mondo intero, agli Stati Uniti, all’Unione Sovietica e
agli altri paesi socialisti, e anche alle social-democrazie europee.
Non vogliamo erigerci a giudici dei vari sistemi che esistono
nel mondo. Siamo dei non-allineati, per ricercare quell’aiuto
di cui il nostro popolo ha bisogno; quello che abbiamo ricevuto finora non è sufficiente. Finora, abbiamo ricevuto, sotto
forma di donazioni, meno di 100
milioni di dollari; di questi, più
di 75 milioni sono stati destinati all’acquisto di cibo. Questo è
ancora una conseguenza della
guerra perché le ultime battaglie si sono si’oittT proprio nel
momento in tui i contadini dovevano iniziare i lavori dei campi. Questa mancariza di aiuti ha
anche delle ragioni politiche; i
paesi che si sono sentiti danneggiati dalla nostra rivoluzione sono contro di noi. Si dice anche
che noi versiamo l’aiuto ricevuto ai cubani, e che aiutare il Nicaragua significa aiutare il comunismo. Per questo, l’aiuto migliore è di essere trasmettitori
della verità; quando si conosce
la verità, finisce la paura ».
Difendersi dalle
guardie somoziste
Bayardo Arco : « Cerchiamo
prima di tutto di seguire una
politica di buoni rapporti e di
amicizia, per evitare che i governi dei paesi vicini siano incitati
a dare aiuto alle guardie somoziste. Ma è difficile portare avanti questa politica perché non possiamo rimanere con le braccia
incrociate di fronte ai crimini
che vengono commessi per esempio a E1 Salvador e in Guatemala; nella misura in cui li denun
ciamo, questo intacca la nostra
politica di amicizia. La nostra
politica di difesa è nelle mani
del popolo. Siamo troppo poveri
per avere un grande esercito ed
è per questo che abbiamo creato le milizie popolari, perché non
abbiamo paura di mettere le armi nelle mani del popolo. Stiamo anche formando un corpo di
spedizione di volontari per andare a cacciare via i reazionari
nel Nord del paese; e, in caso
di invasione, siamo pronti ».
La solidarietà
dei paesi socialisti
Bayardo Arco : « I paesi socialisti hanno con noi rapporti più
onesti, meno interessati degli altri paesi; ci forniscono l’appoggio tecnologico e tecnico. Ma
l’aiuto socialista è stato lento,
e non lo riceviamo nel modo
che desidereremmo. Sembra che
i paesi socialisti diano troppa
importanza alle possibili implicazioni internazionali ; inoltre,
hanno dei meccanismi di amministrazione troppo lenti che non
si adattano al nostro ritmo più
accelerato. Abbiamo bisogno di
aiuti, non di accordi commerciali ».
La partecipazione
dei cristiani
René Telles : « La nostra rivoluzione è proprio nicaraguense e
i cristiani vi hanno sempre avuto il loro posto, anche se non
possiamo illuderci che tutti i
settori della Chiesa siano progressisti. Abbiamo qui 45 chiese
protestanti, la maggioranza delle quali è di origine nord-americana; molte di loro hanno settori arretrati e reazionari, proimperialisti. Portiamo avanti un
lavoro difficile per conquistarle
alla rivoluzione, facciamo grandi sforzi per ricuperarle. Bisogna che siano più permeabili e
che taglino il cordone ombelicale con la tendenza imperialista. Questo ci preoccupa e facciamo molti sforzi in questo senso ; ma non vediamo una contrapposizione tra cristianesimo
e rivoluzione in quanto, qui, hanno tutta una storia di integrazione ».
Bayardo Arco : « La nostra rivoluzione non perseguiterà mai
nessuno per motivi religiosi, anche se si tratta di gente arretrata e reazionaria. Siamo realisti.
Le credenze religiose hanno radici nel nostro paese, e non vogliamo andare contro il sentimento del nostro popolo. Non
siamo tutti cristiani nel F.S.L.N. ;
abbiamo dei cristiani e dei marxisti. Avremmo un altro problema se i settori reazionari prendessero iniziative contro-rivoluzionarie ; allora, sarebbe necessario intervenire. Ma rispetteremo sempre la religione ».
In udienza dal papa
(segue da pag. 3)
ha brevemente esposto i contenuti del testo elaborato fino a
questo momento:
« Riguardo al Battesimo il nostro testo esprime un accordo
abbastanza generale di tutte le
confessioni cristiane. Il Concilio
Vaticano II non riconosceva già
l’unità di tutti i cristiani in uno
stesso battesimo? Riguardo all'Eucaristia, le diverse confessioni cristiane si sono molto avvicinate. Il senso dell’Eucaristia
è stato riscoperto in modo del
tutto nuovo attraverso la nozione biblica del memoriale. La fede nella presenza reale del Cristo è ugualmente affermata dalla
maggior parte dei cristiani. Il testo sui Ministeri domanderà ancora molto lavoro, poiché implica una riscoperta del senso dell’episcopato, del rapporto tra
l’episcopato e il presbiterato, del
Il ministero è di tutti
(segue da pag. 4)
vizio (ministero) che essi hanno
ricevuto mediante il battesimo
che è segno della associazione
con Cristo mediante la sua morte e la sua resurrezione che è la
nostra morte e la nostra resurrezione » (F. Giampiccoli in Diakonìa, 11/2, 1962).
La ricerca che la CPM proponeva era peraltro isolata, sia sul
piano del movimento ecumenico,
sia tra le chiese evangeliche in
Italia. L’esame delle risposte ricevute dai documenti preparatori del Congresso evangelico del
1965 consentiva a un relatore di
affermare: « Le ricerche sul tema dei doni dello Spirito e la testimonianza che di essi ne danno te singole chiese, conduce a
riconoscere la pluralità dei ministeri nella chiesa, perché lo
Spirito opera nella libertà chiamando i credenti a diversi servizi. Tutti i credenti ricevono in
loro il dono necessario per il
servizio al quale sono chiamati;
PREMIO NOBEL PER LA PACE A ESQUIVEL
Un segno
di speranza
la dottrina della successione apostolica, ma soprattutto la convinzione che là Spirito Santo agisce nella Chiesa e nella sua Tradizione. Abbiamo la convinzione
che i cristiani sono talmente desiderosi di riscoprire la loro unità visibile, che non vogliono tralasciare nulla affin di pervenire
all’unità della fede ».
Dopo aver citato due testi del
Concilio Vaticano II, Thurian è
ritornato sul Battesimo quale
« legame sacramentale molto forte che ci unisce nel Corpo di Cristo », sottolineando quanto sia
stato importante per il riavvicinamento nell’unità ecclesiastica il
fatto che il Concilio Vaticano II
abbia « riconosciuto i valori spirituali e perfino sacramentali
delle confessioni separate dalla
Chiesa cattolica ».
Osservatore Romano
5 nov. ’80
Sulla lista dei settantun candidati al Nobel 1980 per la pace lo
Storting (Parlamento) norvegese ha scelto, recentemente, il nome dell’argentino Adolfo Perez
Esquivel. L’assegnazione del premio — destinato secondo le ultime volontà di Nobel a chi
« compie un lavoro di fraternità tra gli uomini, e lotta per
la soppressione degli armamenti
e per l’organizzazione di incontri
pacifisti » — ha colto di amara
sorpresa gli ambienti governativi argentini.
È proprio di questi giorni l’accusa nei confronti di Esquivel di
avere favorito la sovversione difendendo i diritti umani mentre
il Circolo degli ufficiali dell’esercito argentino ha espresso la
propria disapprovazione per la
scelta operata dalla commissione giudicatrice del Nobel, definita: « inaccettabile attentato alla
dignità dell’Argentina ». Esquivel, sposato e padre di tre figli.
Beatitudini
(segue da pag. 1)
più debiti verso gli altri! Eppure tutti vorremmo ricevere soddisfazione per i torti che riteniamo di avere subito, per le altrui
mancanze nei nostri confronti...
Per questo il mondo muore: per
mancanza di carità, magari proprio verso quelle persone dalle
quali si ritiene di dover ricevere
soddisfazione! Il mondo muore
per mancanza di carità. E’ la
stessa parola ebraica che nel nostro testo viene tradotta con ’misericordia’! La società in cui viviamo, i rapporti umani, sociali
ed economici sono spietati: per
la legge del profitto e per l’ossequio alla legge (del più forte) si
calpestano i più elementari diritti umani, specie quelli delle
minoranze, comunque sempre
quelli dei più deboli.
La carità non è debolezza. La
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dell’anno.
è compilo dunque della chiesa
sapere riconoscere questi doni
per la comune edificazione, in vista del ministero generale del
popolo di Dio nel mondo. Le vocazioni speciali che comportano
la messa a parte di determinati
uomini per determinati servizi
non li pongono però in posizione di autorità gerarchica sugli
altri fratelli.
Il ministero pastorale è essenzialmente servizio della Parola
nella comunità, al fine che questa sia strutturata per la sua
missione. Non è detto che ad
esso siano inevitabilmente collegati i doni di presidenza e di governo, ma è evidente che il ministero della predicazione e delTinsegnamento è necessario alla
comunità perché essa sia edificata nella conoscenza attuale
della Parola, in vista del suo disperdersi nel mondo per testimoniare dello stesso Evangelo »
(Diakonìa V/2, 1965).
(2 - continua)
misericordia e la .solidarietà non
sono cedimenti sentimentalistici
e rinunciatari: sono l’unico fondamento per costruire la giustizia nei rapporti umani. Senza
misericordia, senza perdono, senza volontà di comprensione reciproca, non c’è vita, c’è solo la solitudine della propria presuntuosa sufficienza, della propria pretesa perfezione e superiorità!
Con il perdono, la misericordia
e l’amore è possibile ricostruire
la vita, riscoprire l’amicizia, ricreare quei rapporti che contribuiscono a far crescere l'umanità verso la felicità.
Propongo quindi di leggere
questa beatitudine così:
« Beati quelli che prendono .sul
serio la solidarietà con i deboli,
gli oppressi, i sofferenti..., oltre
e contro i propri diritti e le proprie eventuali situazioni di privilegio, perché riceveranno a
loro volta solidarietà ».
Questa 'lettura' non parte da
una scelta sociale, ma dall’accettazione di un Dio che ha inteso
la propria esistenza come legata
al popolo che si è scelto (e siamo noi tutti). Il nostro è un Dio
« incurante di se stesso », interessato solo alla salvezza del
mondo (il nostro), e la sua misericordia - fedeltà - amore ha
un nome: Gesù Cristo.
Paolo Sbaffi
(1) P. Bonnard, L'Evangile selon St.
Matthieu, Neuchâtel 1963, p. 57.
ha Oggi 49 anni. Dal 1956 è professore di scultura alla Scuola
Nazionale delle Belle Arti di Buenos Aires e alla Facoltà di architettura ed urbanismo di La Piata. Nel 1971 approfondendo il pensiero di Gandhi inizia a militare
in movimenti non-violenti. Nel
1973 fonda il periodico « Giustizia
e Pace » da cui nasce un movimento che si estenderà per tutto il continente latino-americano. L’anno dopo, partecipando
al secondo incontro latino-americano sulla non-violenza, viene eletto segretario generale dell’organizzazione. A partire da quell’anno il movimento di Esquivel
sostiene apertamente le lotte dei
contadini nell’Ecuador, e nel ’75
le lotte agrarie del Paraguay. Nel
1976 Esquivel viene arrestato a
Rio Samba, in Ecuador, insieme
ad un gruppo di vescovi e laici
progressisti. Liberato, dopo alcuni mesi, precisamente nell’aprile
1977 viene nuovamente messo
agli arresti senza che, da parte
dell’autorità giudiziaria, venga
emessa una motivazione ufficiale
dell’arresto. Dopo 14 mesi di prigionia, a seguito di massiccie
campagne intemazionali di opinione da parte di movimenti pacifisti, Esquivel viene liberato.
Oggi continua a lottare nel quadro di un programma che intende opporre una non violenza attiva alla repressione brutale dei
militari, che sostiene la cooperazione contro i profitti delle multinazionali e la coscientizzazione
dell’individuo nella solidarietà
evangelica contro l’odio e la disperazione che dilagano nei regimi dittatoriali. Il movimento di
Esquivel ha raccolto, in pochi
anni, migliaia di militanti. Anche e soprattutto in ambienti cristiani. I suoi scritti e la sua battaglia sono particolarmente seguiti a livello di comunità di base cattoliche che, in alcuni paesi latino-americani, sono veri centri di solidarietà e di impegno
non violento.
« Le comunità di base — come
ha recentemente commentato il
vescovo ecuadoriano Proano, amico di Esquivel — benché piccole sono la grande speranza
della chiesa e dell’intera società
latino-americana e forse del mondo ». Il Nobel a Esquivel è quindi un segno di speranza nella
lotta per la giustizia (ed anche
nella lotta per la liberazione di
migliaia di prigionieri politici
di cui non si sa più nulla, decine dei quali sono italiani, come
sottolinea una lettera apparsa
su « La Repubblica » del 12 nov.)
e speriamo anche che questo Nobel diventi garanzia per la sua
incolumità. g. p.
r ^
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