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'ECO
DELLE mm VALDESI
Slg. FEYROT Arturo
Via C. Caballa 22/5
16122 GENOVA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 108 - Niim. 5
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TÜRKE PELLICE - 29 Gennaio 1971
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L’Evangelo e le religioni
A ADDIS ABEBA
Rispetto alle altre religioni il cristianesimo è esclusivo oppure inclusivo?
La fede cristiana non ha proprio nulla
in comune con le altre fedi religiose
delTumanità oppure, malgrado differenze notevoli, tutte le fedi hanno un fondo comune e contenuti affini e sono,
tutto sommato, convergenti? Se si stabilisce un raffronto tra le diverse religioni dell’ umanità, compresa quella
cristiana, è più ciò che le unisce tra loro oppure ciò che le divide? Rispetto
alla rivelazione di Dio in Gesù Cristo,
che noi confessiamo come la verità assoluta e definitiva, le altre religioni nel
loro insieme devono essere considerate
come tenebre pagane, come errore da
dissipare, oppure possono essere viste
come verità parziali da integrare in
quella totale cristiana? La missione cristiana deve tendere a eliminare le altre religioni e sostituirle con il cristianesimo, oppure deve cercare di assumere i valori spirituali e morali presenti nelle altre religioni e fonderli con
quelli cristiani? Il futuro religioso delTumanità sarà una sintesi di tutte le
religioni oppure l’affermazione esclusiva di una sola religione — quella cristiana in particolare? Cercare di convertire al cristianesimo gli adepti di
altre religioni è una forma di imperialismo spirituale o, peggio, di colonialismo culturale?
Queste ed analoghe domande stanno
tornando d’attualità. Molti fatti lo attestano. L’ultimo in ordine di tempo è
che il Comitato centrale del Consiglio
ecumenico delle Chiese, nella sua sessione terminata pochi giorni or sono
ad Addis-Abeba, ha dedicato proprio a
questa questione una parte rilevante
dei suoi lavori. Un altro evento significativo è stato rincontro di Ajaltoun
(Libano), promosso e organizzato nel
marzo dello scorso anno dal Consiglio
ecumenico, tra esponenti qualificati
delle fedi hindú, buddista, musulmana
e cristiana. L’incontro, durato dieci
giorni, è stato definito « un miracolo e
una speranza », e da parte cristiana
così commentato: « E chiaro che abbiamo appena cominciato ad esplorare
una nuova dimensione e possibilità nella vita della Chiesa e della sua missione nel mondo. Dobbiamo vedere chiaramente la realtà sia dei pericoli che
delle promesse. La nostra speranza è
fondata sull’opera continua dello Spirilo Santo che giudica, usa misericordia e crea cose nuove ».
Che pensare dei rapporti tra cristianesimo e altre religioni? Nel secolo
scorso la posizione dominante era, a
grandi linee, la seguente: la rivelazione
biblica è eccelsa ma non esclusiva; tutte le religioni hanno la loro validità, e
il cristianesimo è la religione superiore; tra cristianesimo e altre religioni
non c’è differenza qualitativa ma solo
di grado: il cristianesimo è il vertice e
il coronamento di tutta l’esperienza religiosa delTumanità, che va dall’animismo primitivo e idolatrico fino alla
religione pura a profonda del IV Evangelo. Tra cristianesimo e altre religioni non c’è conflitto ma intima coesione
e quindi pacifica e feconda integrazione di queste in quello. Il cristianesimo
non significa esclusione ma inveramento di tutte le religioni.
Karl Barth e in generale la teologia
dialettica, intorno agli Anni ’20, hanno
demolito questa concezione di cui allora non rimase pietra sopra pietra. Se
1-1 rivelazione di Dio in Gesù Cristo, attestata nella Sacra Scrittura, è la fonte
unica e la norma esclusiva della fede,
del pensiero e del comportamento dell'uomo nei confronti di Dio, la religione non può non apparire come una sorti di alternativa umana alla rivelazione
divina, una forma di concorrenza o di
resistenza all’iniziativa di Dio. La religione viene allora addirittura a configurarsi come « l'espressione concentrata
dell’incredulità umana » (Barth). Questo verdetto di condanna radicale cade
su tutte le manifestazioni religiose delTumanità, comprese quelle cristiane
ma comprese anche quelle delle « grandi religioni » del mondo. Va da sé che,
secondo questa visione, tra rivelazione
cristiana e altre religioni non c’è continuità ma rottura; Evangelo e patrimonio religioso delTuomo non sono
realtà omogenee; il passaggio dalle religioni umane, anche dalle più elevate,
alla fede cristiana è un salto qualitativo che si può descrivere solo col termine di «conversione»; Gesù è Tunica
luce in un mondo di tenebre, anche e
e proprio di tenebre religiose. Sostanzialmente la fede cristiana non ha nulla in comune con le altre religioni: nessuna sintesi è possibile.
Un’altra posizione, assai diversa da
quella ora descritta e che attualmente
pare godere maggior credito della precedente, è sostenuta da un forte pensatore protestante: Paul Tillich. Egli so
stiene che la stessa rivelazione di Dio
i.i Cristo non avrebbe potuto essere
compresa e accolta se non fosse stata
preceduta e accompagnata da tutta
i’esperienza religiosa delTuomo, oltreché di Israele, sino a quel momento.
La religione non è Tantitesi della rivelazione ma il suo indispensabile contesto.
Le religioni delTumanità non sono quindi né un concentrato di incredulità,
come vorrebbe Barth, né l’espressione
di un incontro puramente negativo con
Dio come può fornirlo il paganesimo,
né una forma acuta di alienazione delTuomo come vorrebbero i marxisti. Le
religioni hanno invece un valore positivo in quanto sono tutte espressioni
storiche di una funzione permanente
dello spirito umano, quella che pone i
problemi ultimi ed esplora la dimensione profonda della vita e della storia. Tutte le religioni devono essere
giudicate in maniera positiva come altrettanti modi di indagare e spiegare
la profondità dell’essere. Perciò l’atteggiamento cristiano corretto verso le
altre religioni non è di cercare di convertire i loro seguaci, nel senso comune del termine. « Non si tratta di conversione ma di dialogo. Sarebbe un
enorme passo avanti se i responsabili
delle chiese prendessero sul serio questo pensiero » (Tillich).
Che cosa accadrà in futuro? .Avremo,
a lunga scadenza, una fusione tra le
diverse religioni come è stato varie volti proposto ma sinora senza risultati
apprezzabili? Questa eventualità, effettivamente assai remota, implicherebbe
che la rivelazione biblica venga stemperata in una « rivelazione » naturale e
generale che sarebbe la vera matrice
di tutte le fedi. Qppure una religione
prenderà il sopravvento emarginando
progressivamente tutte le altre e infi
ne escludendole dall’orizzonte spirituale delTumanità? Qppure ancora assisteremo alla crisi mortale di tutte le
religioni e al loro inesorabile tramonto, cosicché il futuro delTumanità sarà
un futuro senza religioni?
Senza cedere a gratuite speculazioni
e cercando una indicazione nelTEvangelo, scopriamo che anche in questo ambito la via non è larga ma stretta. 'Viste nella prospettiva biblica le religioni
appaiono senz’altro dalla parte delTuomo piuttosto che dalla parte di Dio: le
religioni partono dall’uomo e culminano in lui, l’uomo è l’alfa e l’omega di
tutte le religioni. Il risultato dello sforzo religioso delTuomo è ben simboleggiato dall’altare dedicato «Al Dio sconosciuto » nell’areopago di Atene. Malgrado tutto, le religioni lasciano l’uomo
all’oscuro su Dio, che solo Gesù rivela.
Dio lo si conosce esclusivamente in
Cristo.
C’è chi supponi che Cristo sia misteriosamente presente in tutte le religioni, sia pure in fu: ma velata, per cui
sarebbe possibile essere in rapporto
col (tristo anche indipendentemente da
Gesù di Nazarcili testimoniato dagli
evangeli. Il metiopolita ortodosso del
Libano G. Khodr, ir. uno studio presentato al Comitato centrale del C.E.C. ad
Addis-Abeba, affenna: «Il Cristo è velato dappertutto nel mistero del suo
abbassamento. Ogni lettura delle religioni è una letturj del Cristo. E Cristo
solo che è riceva i n come luce quando
la grazia visita un bramino, un buddista o un musulmano che leggono le
loro Scritture. 1 in unione col Cristo
che muore ogni martire della verità,
ogni uomo perse, ni, ato per ciò che crede essere giusto a
Posizioni di questo» genere, abbastanza diffuse sotto varie forme nel nostro
tempo, non sembrano molto coerenti
con la fede del Nuovo Testamento,
malgrado talune assonanze. L’Evangelo
non conosce un Cristo alTinfuori della
sua individuazione storica in Gesù di
Nazareth, per cui non si conosce il
Cristo senza passare per Gesù. Inoltre
il Cristo confessato dalla fede non è
quello delle nostre esperienze e illuminazioni interiori, ma quello della croce. Non un Cristo mistico dai tratti
sfumati e sfuggenti, non un Cristo diffuso ai livelli profondi dello spirito
umano è il centro della storia religiosa
e non religiosa degli uomini, ma Gesù,
uomo di Nazareth, crocifisso sotto Ponzio Pilato, risuscitato il terzo giorno. Lì,
alla croce, e non in una sapiente sintesi di tutte le fedi, deve avvenire la riconciliazione di tutti gli uomini, a qualunque religione appartengano. La croce di Gesù resta, per tutti i tempi, il
luogo deW’incontro tra Dio e l’uomo e
degli uomini tra loro. L’amore di Dio rivelato alla croce è infinitamente più
largo di tutte le sintesi religiose che risulterebbero sempre troppo anguste
per qualcuno.
L’incontro tra cristianesimo e religioni può dunque avvenire in molti modi,
ma non lasciando da parte la croce.
Non il cristianesimo come fenomeno
storico o dogmatico, ma la croce e la
risurrezione di Gesù sono la suprema verità di Dio e su Dio per l’uomo di
tutti i tempi, di tutti i luoghi, di tutte
D culture e religioni. In fondo, i poli
delTEvangelo sono Dio e l’uomo, senza
ulteriori specificazioni e la Parola è
stata fatta carne, non religione. A rigore, « il messaggio cristiano — ha detto
D. T. Niles — non si rivolge alle altre
religioni, non le concerne; concerne il
mondo », concerne l’uomo.
Paolo Ricca
iiniiiiiiiiiiimiiiimiiiiiimiiiiiiiiiiiiiMiiimniiiiiMimMmmiiiiimiiiimMimimimimiiiimiiiinnmmiimimmminMmmiiiimiiiiiiumiiiiiiii limmmmiimiiiiimiiniiiiiiiiiim
Paolo, preludi la tua croce
Tra i regali giunti al pontefice
romano Paolo VI in occasione del
suo 70“ compleanno c’era una croce, grande pochi centimetri, fatta
con il legno dei tavolacci del carcere di Tiradentes, in Brasile, uno
dei più terrificanti istituti di pena.
Per le vie misteriose che in ogni
Paese riescono sempre a collegare
i detenuti con il mondo esterno,
quella croce appesa a un semplice
laccio di cuoio è arrivata fino alle
soglie dorate degli appartamenti
papali. Portava le firme di alcuni
frati, prigionieri del nazismo brasiliano, tra cui il nostro connazionale Giorgio Callegari. Alla croce
era unito un messaggio in cui si
pregava il Capo dello stato vaticano di portarla al posto della tradizionale croce d’oro e di gemme.
Paolo VI non ha aderito alla richiesta.
Da un anno Callegari è nelle mani della spietata polizia brasiliana
e il nostro governo non si è ancora mosso. Sono giunte, per le stesse vie, alcune lettere del frate italiano, ma non possiamo riportare
quin il racconto delle torture subite da lui e dai suoi confratelli perché soltanto le SS seppero immaginare qualcosa di simile. Nella
quasi totalità, al trattamento inflitto ai prigionieri di Tiradentes
segue la pazzia o la morte.
L’accusa rivolta al frate italiano
e ai suoi « colleghi » è di aver diffuso notizie lesive al buon nome
del paese e di favoreggiamento ai
guerriglieri; ma niente di tutto ciò
è stato provato.
Quando le donne (spose, sorelle,
madri) dei prigionieri baschi si recarono in Vaticano implorando
una udienza dal papa. Paolo VI,
per tutta risposta, mandò un galoppino porporato per consegnar
loro un rosario a testa, il quale rosario venne sbattuto in faccia agli
emi.ssari papalini da quelle donne
affrante cui il dolore non aveva
tolto la dignità. Il sacerdote basco
Juan Maria Arregui dichiarò che
donne basche
clemenza, ma
l’intenzione delle
non era di chiedere
di portare le prove e i documenti
sid trattamento disumano cui sono sottoposti i giovani carcerati, e
chiedere una parola di conforto e
di giustizia per tutto il popolo basco. La richiesta fu fatta il nove
novembre scorso; il rosario arrivò
cinque giorni dopo.
Da Rio de Janeiro giunge la notizia che i contadini poveri, costretti ad abbandonare le lande
del Nord-Est a causa della siccità,
sono venduti in altri stati della federazione. Il prezzo medio per un
uomo in buona salute sarebbe di
circa 10.000 lire italiane. Tutto
questo all’ombra della gigantesca
statua di Cristo, alta trenta metri,
che dal Corcovado benedice col
permesso del Vaticano il cattolicesimo brasiliano più conservatore e
tiranno schierato in difesa dei feudatari e degli sfruttatori.
Preoccupato dalle partecipazioni di nozze dei preti italiani, il papa risponde con rosari e medagliette all’ invocazione dolorante
che dalle masse umiliate e oppresse di tutta la terra, e specialmente
dai paesi di totalitarismo cattolico, si alza gridando vendetta verso
il cielo. Diplomazia, sottigliezze,
ricevimenti, parole, parole, parole, vaghe inchieste di clemenza, di
grazia, preghiere, discorsi, auguri,
telegrammi, e infine il « grido di
dolore » per la legge sul divorzio.
Stolto Mendoza, non sarai tu,
povero untorello, con il tuo pugnale da museo, a scuotere la coscienza del cristianesimo dormiente; ed è per questo che in virtù
della fraternità cristiana tanto decantata in questi anni post-conciliari, ci permettiamo di dire: Paolo VI, prendi la tua croce, non
quella d’oro tempestata di diamanti, ma quella di legno, ricavata dai tavolacci del carcere di Tiradentes. Sarebbe una buona idea
tenerla sul petto; ma l’importante
è che ti stia sulle spalle. È un peso
gravissimo, lo sappiamo; eppure
qualcuno cadde tre volte sotto un
peso simile a quello. È una croce
che significa denunce, accuse, parole coraggiose, uscita dal silenzio
peccaminoso e vile che non condanna chiaramente i delitti contro
la miseria e la dignità umane. Bi-'
sogna avere il coraggio di sporcarsi le mani per sollevare dal fango creature schiave e dolenti. Sospendi i « raids » del tuo aereo di
lusso. Prendi la tua croce e portala tra lo sbigottimento dei potenti
della terra che fanno ala per diritto di casta alle tue parate attraverso le sofferenze dell’umanità.
Marco
Riunito ii Comitato Centrale
del C.E.C.
Il soepi fornisce le prime notizie sulla riunione del Comitato Centrale del
Consiglio Ecumenico delle Chiese, che
ha avuto luogo a Addis Abeba, in Etiopia, dal 9 al 22 gennaio.
Questa sessione — per la precisione,
la ventiquattresima — si è aperta alla
presenza del negus Hailé Selassié il
quale ha dichiarato fra l’altro che tutti i progetti e le realizzazioni del Cec
nel campo della pace mondiale attestano la coscienza che esso ha del
suo compito e della sua determinazione nelTassumersi questa cosi alta responsabilità. Nella sua risposta, il presidente onorario del Cec, pastore Visser’t Hooft ha detto: « sappiamo di
non venire come degli stranieri in questo paese, ma come cristiani e come
fratelli ».
In queste prime giornate ha acquistato un certo rilievo la relazione presentata dal segretario generale del Cec,
pastore Blake. Egli ha insistito su tre
nozioni che, ai suoi occhi, sono le chiavi che permettono di esaminare nella
giusta prospettiva sia i recenti avvenimenti ecumenici che le decisioni sottoposte ai 120 membri del Comitato Centrale.
La prima è quella deWidentità: si ha
vero dialogo con gli uomini di altre
credenze se da parte dei cristiani viene
totalmente rispettata l’identità di coloro coi quali si instaura un dialogo.
Ne consegue che la nozione di potenza a questo punto assume tutto il suo
significato. Quando una delle parti dialoga da una posizione di schiacciante
potenza, l’identità dell'altro viene pota in questione, se non addirittura minacciata d’esser distrutta.
Infine, il senso della comunità. Blake
nel proseguire la sua esposizione ha
chiarito che il fatto che il dialogo venga richiesto dai cristiani è un .segno
tangibile che la loro fede in Cristo li
fa partecipare alla comunità mondiale.
Un esempio di tali dialoghi vien dato dai contatti che si sono stabiliti fra
il Cec e il « Comitato ebraico internazionale per le consultazioni inter religiose », contatti che devono permettere almeno due cose: « Un dialogo ininterrotto con i rappresentanti delT-ebraismo per quanto riguarda la fede in
Dio » e « un dialogo fruttuoso sulla
possibilità di accordo o di disaccordo,
di azione comune per le questioni dello sviluppo, della giustizia razziale e
della pace mondiale ».
Circa le proposte per rinnovare le
strutture del Consiglio, Blake ha detto
che devono consentire il massimo rispetto per le varie identità e tradizioni
rappresentate e per le diverse forme
di lavoro e di espressione che si sono
sviluppate nel corso degli anni. Queste
proposte inoltre (affidate all’esame di
un comitato che doveva riferire prima
della fine della sessione) devono rendere non solo più visibile, ma anche
più reale la comunità che raduna il
mondo ecumenico.
ililillllillllillllliiiiltiiiiiiiiiiiiiiiiliiiiimiiiiiiiiilliiiiiiiiilllliiMiiiiiillliliillillliiumiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiMiliMliilllll
IL FINE E I MEZZI, OGGI
L’era degli ostaggi
Il rapimento politico sta entrando
nel costume. La presa di ostaggi, il ricatto esercitato da forze di occupazione o di repressione non è davvero cosa
nuova, nella storia. Nuovo è il fatto che
movimenti di liberazione o rivoluzionari si valgono, con fertile inventiva e
con tecniche sempre più raffinate, di
questo mezzo di lotta: il ricatto, sulla
base di ostaggi. Si tratti di dirottamenti aerei o del rapimento di personalità
di rilievo, sempre si vuole ottenere
quella che si considera giustizia, giocando la vita di persone che, nella maggior parte dei casi, non hanno alcun
rapporto diretto con la situazione ingiusta che suscita la lotta: un gioco
sanguinoso, come più di un caso ha
dimostrato.
Un gioco dal quale nessuno potrà
tenersi fuori, come risulta dal fatto
che nemmeno i diplomatici della Svizzera "neutrale” sono al sicuro, ormai.
Roland de Pui-y ha dedicato ultimamente un articolo a questo problema,
reso particolarmente acuto dal ricatto
esercitato sul suo governo dall’organizzazione di resistenza brasiliana, esigendo la liberazione di settanta prigionier' politici a prezzo della vita dell’ambasciatore elvetico Bucher. « Mentre
né il FLN algerino né i Vietcong avevano avuto l’idea di rapire aerei delTAir
Franco o della T'WA, i palestinesi arabi
hanno inventato questo mezzo per atti
rare l’attenzione sulla loro causa, compromettendola però al tempo stesso.
Abbiamo ceduto al ricatto. Non era
possibile fare altrimenti ». Ma se la pratica diviene abituale, se entra profondamente nel costume, si può prevedere
il caso limite di una banda criminale
che rapisce un uomo qualunque della
strada, per imporre la liberazione di
uno dei propri membri incarcerato; in
tal modo si giungerebbe alla paralisi nel
funzionamento della giustizia. Peggio
ancora, « ammettere, anche per un solo istante, questo principio degli ostaggi significa distruggere dai fondamenti
tutto ciò che è stato faticosamente elaborato e conseguito in secoli di lotte e
di progresso giuridico, giungendo alla
Carta delle Nazioni Unite e alle Convenzioni della Croce Rossa ». Si tornerebbe, nella vita interna e internazionale, alla "politica selvaggia", aggravata dalle raffinate tecniche odierne.
Eppure..., nota giustamente Roland
de Pury. « Ecco entrare in gioco i diplomatici: gli uomini più protetti del
mondo diventano i più esposti e la loro
vita è di colpo gettata su un piatto
della bilancia, contro quella di una
massa di condannati. Ecco il sig. Bucher che se ne ritorna con 70 uomini
che ha salvato dalla prigione, dalla tortura e dalla morte. C’è mai stato un
ambasciatore più immediatamente uti(continua a pag. 6)
2
pag. ¿
N. 5 — 2"^ gennaio 1 71
L’ATTUALITA’ TEOLOGICA
La Chiesa cattolica entrerà nel C.E.C., e a quali condizioni?
ALFREDO SONELLI:
L’ecumenismo è irreversìbile
La prospettiva dell’ ingresso della
Chiesa cattolica romana nel CEC interessa vivamente sia cattolici che evangelici in Italia e nel mondo. Ciò che
fino a pochi anni fa sembrava impossibile, appare oggi come problema di urgente soluzione. Un comitato misto sta
studiandone le modalità, ma nonostante la complessità dei problemi, non
sembra possibile che tale ingresso venga differito a lungo. La ragione va ricercata nel fatto che l’ecumenismo è irreversibile e nessuna chiesa può continuare a lungo il proprio isolamento denominazionale, perché all’interno di
tutte si è verificata e si verifica una
spinta nuova che non permette di lasciare le cose nella situazione di ieri.
Benché talvolta si possa avere l’impressione che il CEC stesso possa ripiegare
su posizioni di conservazione ecclesiastica, in realtà la spinta delle minoranze cristiane impegnate in ogni chiesa
tende a situazioni e soluzioni nuove.
Sarebbe ingenuo nasconderci che la
prospettiva dell’ingresso della Chiesa
romana nel CEC suscita perplessità
non lievi. Ci si domanda anzitutto perché nel caso della Chiesa romana sia
necessario il lavoro preparatorio segreto di un comitato misto, quando
per le altre chiese — che pur sono divise da posizioni teologiche spesso fortemente contrastanti — tale procedimemo non è mai stato pensato. Il fondo della questione è chiaro: tale procedimento dipende dalla struttura del
centralismo romano, dalla configurazione ecclesiastico-politica del papato.
Non c’è alcuna norma del CEC che impedisca alle comunità cattoliche di aderire singolarmente o nell’insieme al
CEC. L’autentico ostacolo da superare
è il papato, non soltanto per il CEC,
ma anche per la chiesa cattolica. Gli
studi del comitato misto non corrispondono alle esigenze del CEC, ma
a quelle interne della Curia romana.
Certamente il CEC si può trovare nella
necessità di regolare l’entità della rappresentanza cattolica negli organismi
ecumenici, ma questo problema non è
poi molto grave. Il vero problema è di
sapere se nel CEC entrerà la Chiesa
cattolica oppure la Curia romana e i
suoi delegati regionali.
Chi sarà considerato come cattolico
dal CEC? chi si proclama tale o chi è
presentato tale dalla Curia romana?
Nel caso di divergenze tra episcopati
nazionali e Curia romana, chi avrà diritto di rappresentanza? £ necessario,
quindi, che al di sopra degli accordi
valga per tutti i credenti in Cristo il
principio che a tutti è aperta la porla
del CEC, indipendentemente dai legami giuridici delle varie comunità all’interno delle loro denominazioni, affinché
l’ingresso della Chiesa cattolica romana nel CEC non possa in alcun modo
risultare uno strumento della Curia
stessa per imporre attraverso il CEC
l’uniformità aH’interno della Chiesa cattolica stessa, eliminando dai rapporti
ecumenici coloro che le dessero fastidio. Non si possono barattare né i cattolici del dissenso, né le comunità cattoliche in tensione teologica o disciplinare con la Curia romana. Il CEC non
può in alcun modo rendersi garante
della concezione curiale del dogma cattolico contro la stessa base cattolica.
Non è da « oscurantisti » pensare che
gli intenti di Roma siano di questo tipo, o almeno tendano a scongiurare gli
effetti della tensione centrifuga che si
manifesta nel cattolicesimo. Per questo
stesso motivo è pensabile che Roma
preferisca mantenere l’attuale regime
di consultazioni paritetiche, piuttosto
che assumere impegni diretti, la cui
portata non è facilmente immaginabile
in precedenza.
L’ingresso della Chiesa romana nel
Li Curia romana ponga a condizione
del suo ingresso nel CEC la sottomissione delle chiese cattoliche ad essa. Il
CEC può attendere con pazienza la soluzione del problema interno della chieS'i cattolica e fa bene ad accettare la
trattativa partitetica, ma non potrà mai
transigere sul principio della apertura
del CEC a tutte le comunità cristiane,
grandi e piccole.
L’ingresso della Chiesa cattolica romana nel CEC appare oggi una vera esigenza sia per la Chiesa romana, sia per
il CEC. Di fatto le chiese sono in contatto sempre più stretto e i problemi
che la Parola di Dio pone, sono percepiti al di sopra delle divisioni denominazionali, al punto che le denominazioni non sempre corrispondono alle confessioni di fede. Non è ammissibile che
il travaglio di ricerca cosi vivo nella
chiesa cattolica romana rimanga disgiunto dal travaglio che si manifesta
nelle altre chiese e che il contributo dato dagli incontri di base non si ripercuota a tutti i livelli.
Il movimento ecumenico e lo stesso
CEC è un rischio. Se ci sono tentazioni
conservatrici, ci sono anche le istanze
di rinnovamento e di riforma. E comprensibile che rincontro con la Chiesa
cattolica romana sconvolga radicalmente la prospettiva tradizionale dell’evangelizzazione, specialmente per le chiese
di minoranza. Nell’era ecumenica non
si può più pensare alla « protestantizzazione » dell’Italia o alla « cattolicizzazione » dell'Olanda. Il movimento
ecumenico pone le chiese dinanzi a decisioni di fondo: si tratta per tutti i
cristiani di ritrovare il senso della loro
vocazione di testimonianza nel mondo
moderno. Si tratta o di rimaner chiusi
negli schemi del passato, oppure di rimettere in questione tutta la propria
vita in riferimento all’Evangelo. Forze
contrarie a questo ripensamento si trovano ovunque nelle chiese, come si trovano ovunque gruppi in ricerca. Non è
GUSTAVO BOUCHARD:
forse vero che il protestantesimo italiano è vivo nella misura che supera i
limiti denominazionali in vista di una
testimonianza comune? Non si tratta
di rinunciare ad una tradizione di fede
e di opere che viene riconosciuta come
dono di Dio, ma di riviverla come dono
per tutti e in vista delle responsabilità
pre.senti e future.
Non va dimenticato che attualmente
non esiste più « una » chiesa cattolica
romana monolitica, ma c’è una molteplicità di chiese cattoliche e che l’incontro con l’Evangelo ha provocato anche all’interno dell’edificio monolitico
del cattolicesimo tradizionale diversificazioni molto simili a quelle che provoc-t aH'interno delle altre chiese. Se è
falsa la presunzione del cattolicesimo
tradizionale di pos.sedere la pienezza di
Cristo, è altrettanto falsa la supposizione che la Parola di Dio possa risuonare soltanto entro i limiti di denominazioni protestanti. Nessun protestante
potrà mai rinunciare a riconoscere Cristo come unico Signore e la Bibbia come unica testimonianza della Parola di
Dio, ma è proprio questa confessione
di fede che attualmente muove e determina le correnti più vive della chiesa
cattolica. Idoli ce ne sono molti, anche
s ' diversamente configurati: il rnovimento ecumenico tende a demolirli, anche se certi poteri costituiti mirerebbero a fare del CEC uno strumento per
rivahitarli.
Il movimento ecumenico è irreversibile, perché nessuno può oggi riposarsi
sulle certezze temane di ieri. Anche se
la Curia romana riuscisse a tenere la
chiesa cattolica fuori del CEC, il movimento di incontro e confronto tra le
varie chiese non terminerebbe; né il
papato potrà rivivere i tempi di Pio
XII, né le chiese evangeliche potranno
rivivere l’illusione di vivere di rendita
sulla Riforma. Le istituzioni potranno
illudersi di mantenersi e di prosperare
nell’isolamento o nella diplomazia, ma
la Parola di Dio ha già rotto i muri delle divisioni tradizionali.
Le prospetti! .1 non sono facili ed è
richiesto ai credenti impegno e vigilanma indietro non si può tornare. È
Un cattolico sull’impegno missionario
Liberare gii uomini da tutti ì paganesimi
(inclusi queiii interni ai cristianesimn)
za,
meglio dunque
decisione.
'Tocedere con fiducia e
Si sceglie fra due ecumenismi
Gli articoli comparsi sul n. del 15/1
1971 a firma di R. Bertalot e P. Ricca
annunziano il loro voto favorevole all’ingresso della Chiesa di Roma nel
Consiglio ecumenico delle Chiese.
P. Ricca esprime comunque alcune
serie riserve: l’ingresso di Roma può
comportare una unità senza Riforma,
la paralisi del Consiglio Ecumenico per
la pesantezza dell’apparato organizzativo e numerico della Chiesa cattolica
nonché la prospettiva d’un nuovo tipo
di cristianesimo istituzionalizzato in
misura notevole. R. Bertalot, invece,
sembra esultare dichiarando che « il
documento sull’ingresso della Chiesa
romana, pervenuto alle nostre chiese
ci obbliga a pronunciarci secondo la
misura del nostro coraggio su un decennio di oscurantismo ecumenico »...
' Ho riletto ad esempio alcuni articoli
probabilmente incriminati di « oscurantismo » in alcuni numeri del nostro
settimanale, ma non sono riuscito a cogliere gli elementi della « colpa » addebitata. Ricordiamo a mo’ di esempio lo
scritto di G. Conte .sul viaggio del dr.
Ramsay a Roma dal titolo: « Quo vadis Canterbury? ». Il redattore ha rilevato la mossa maestra di Paolo VI, che
alla vigilia della visita del prelato anglicano hia emanato le famose « istruzioni » sui matrimoni misti non consentendo il dibattito aperto e costruttivo nel
corso dell’incontro perché il papa aveva già sistemato ogni cosa; G. Conte
ha pure giustamente criticato il gruppo
CEC non può servire neppure da avallo l appre.sentanze evangeliche che fece
alla configurazione politica della Curia ------
romana. E noto che il Vaticano è bifronte: da una parte agisce come centrale religiosa della chiesa cattolica;
d’altra parte si è assicurato l’indipendenza dalla base cattolica mediante la
sua configurazione di stato sovrano, agendo non più sul piano della libera
adesione dei cattolici, ma sul piano dei
rapporti internazionali, talvoùa anche
ro corona attorno all’arcivescovo in
quel contesto poco convincente.
Ricordiamo lo scritto di P. Ricca apparilo qui (n. del 17/1/69) dal titolo
« Dove va l’ecumenismo? » nel quale
l’autore dichiarava che il punto nevralgico dell’ecumenismo è la ricerca di
un’autenticità cristiana ed evangelica
della chiesa, che ci conduce necessariamente alla fonte cioè all’Evangelo per
n opposizione alla volontà dei cattolici capire meglio la realtà di Dio e del
(es. Concordati fascista e nazista). Do- inondo; P. Ricca concludeva con que
Menzioniamo infine il documento dell’incontro ecumenico d’una cinquantina di responsabili di chiese evangeliche
e cattoliche tenutosi nel marzo del 1970
in Alsazia e pubbli' .ito su queste colonne il 23/3/70. Il l'-ma era: il futuro
dell’ecumenismo, l'-io dei conferenzieri, il prof. G. Casalis, dichiarava: Fera
ecumenica è conc' 'sa e le istituzioni
ecumeniche sono ■ mai ecclesiastiche,
ufficiali e clericali, uori corso, anacronistiche. Mentre i -' cce si vanno delineando un ecumC' smo dinamico formato da gruppi di • rione comune, nuove forme d’impegr''i, dialoghi ecumen-ci In altri termir’ :1 documento esprimeva la critica al’ :.ttuale struttura e
indicava quali scon. una ricerca biblica profonda unitinente ad un’azione
concreta nel mone ..
Non penso perdi) che la critica mossa dal nostro setti: nanale o da membri
di chiesa ad un cu lo tipo di ecumenismo volesse ignorare il problema ecumenico; era piutto-.to uno stimolo per
una comune ricerca in vista dell’unità,
ma nel rispetto sen ro della Verità.
Sappiamo che i cattolici operano da
qualche anno nel Consiglio ecumenico
sia nei gruppi mi.sti, di lavoro, nella
commissione di Fede e Costituzione,
nella Commissione per la società, lo
sviluppo e la pace, nonché nelle riunioni del consiglio, a mezzo di osservatoridelegati cui è concessa anche la parola.
Si ritiene ora da parte di parecchi che
il momento dell’ingresso^ massiccio della Chiesa romana sia giunto.
Condivido le critiche di P. Ricca, ma
non capisco il suo « si » all ingresso. Il
C.E.C. poggia sulla base sev’ente- « Il
Consiglio ecumenico delle Chiese è una
comunione di chiese che confess3.no il
Signore Gesù Cristo quale Dio e Salvatore secondo la Scrittura ». Orbene il
modo di comprendere il Cristo e la
chiesa è tutt’ora radicalmente diverso
nella dottrina evangelica e in quella
cattolica per cui l’ingresso di Roma
nel C.E.C. determinerebbe alla base
Padre Jacques Dournes, un sacerdote missionario nel Vietnam, ha scritto
una serie di studi sul problema delle
Missioni, come si pone attualmente
dal punto di vista cattolico. Questi studi sono raccolti in un libro delle edizioni Jaca Book (Milano), intitolato
La Missione, testimonianza e liberazione; titolo originale dell’opera: Au plus
près des plus loin.
Può essere interessante conoscere
il pensiero della Chiesa romana intorno alle missioni (se pure, a lettura terminata, ci pare essere questo il pensiero di pochi — finora — rappresentanti
della Chiesa romana), e perciò tratteggerò brevemente le linee che mi sono
sembrate più importanti negli studi di
Padre Dournes.
Dopo il Concilio Vaticano II effettivamente molte finestre, chiuse da secoli nella Chiesa romana, si son aperte; e, per esempio, nei riguardi dell’opera missionaria ed evangelizzatrice si
può ora constatare che essa non è più
unicamente affidata ai frati dell’istituzione « De propaganda fidei », — d’infausta memoria per i Valdesi, — ma
anche ai laici, che, nella loro condizione di credenti, sono anch’essi testimoni, apostoli, missionari. Questa dichiarazione, più che una sottolineatura da
parte dell’autore di una verità fondamentale dell’Evangelo, sembra essere
una scoperta recente: ogni cristiano è
un missionario — proclama Padre
Dournes — nella sua famiglia, nel suo
ambiente, tra i suoi vicini, per sé stesso. Il messaggio non nuovo, in effetti
antico come il cristianesimo, che ogni
seguace di Cristo sia testimone con la
parola e con la vita presso chiunque
venga a contatto con lui, viene ripreso più volte dall’autore, ampliato ed
approfondito, in maniera che si può
definire veramente evangelica.
Un’altra proposizione nuova per parte cattolica, espressa da Padre Dournes, è che la chiesa non può più essere vista come una struttura a piramide, di tipo gerarchico e statico, ma va
considerata in senso orizzontale, come un campo di energie, nel quale il
popolo cristiano intende partecipare
con coscienza e responsabilità a tutto
il servizio reso dalla chiesa stessa nel
mondo.
Pure assai interessante è il posto
preminente dato dall’autore allo Spirito Santo, nei suoi studi: lo Spirito
Santo è il punto focale della chiesa, la
desta e_Ja conduce, è Lui che ha inviato gli apostoli tra le nazioni, che ryianda i missionari — sacerdoti e laici —,
è Lui che « fa respirare la chiesa ». Lo
Spirito è espressione di una sovrana
libertà, che non può essere messa sotto controllo. Cose nuove dette da parte di un sacerdote, il cui discorso in
questa direzione, se proseguito ancora, potrebbe giungere anche molto
lontano, fino a capovolgere classici
modi di pensare della sua chiesa e del
suo ambiente.
Anche nello studio intorno ai doni
che lo Spirito elargisce ai credenti,
l'autore segue fedélmente la famosa
pagina dell’apostolo Paolo, ed è convinto che vi siano tra i fedeli, al di
fuori del sacerdozio e della vita monastica, vari tipi di vocazione che li
rende adatti a tutti i servizi nella chiesa. Ma, concedendo così largo posto
allo Spirito Santo e ai suoi doni, rmn
sa poi come conciliare la liberta del
soffio della Pentecoste con la tradizione nella sua chiesa; e riguardo ai doni distribuiti ai credenti da questo medesimo Spirito, afferma che '< le grazie speciali rendono i fedeli pronti ad
assumersi varie opere ed umci utili al
rinnovamento e alla maggiore espansione della chiesa », là dove, a questo
punto, noi ci aspetteremmo dicesse
che rende i fedeli pronti a servire il
Signore, e Lui solo, per la sua gloria.
Infine il Dournes vorrebbe, in qualche modo, anche accordare l’unica via
di salvezza che egli riconosce ci è stata in Cristo, con la tendenza moderna
della sua chiesa ad assimilare tutti i
valori esistenti nelle varie religioni dei
popoli pagani, che la Chiesa romana
ha evangelizzato o si appresta ad evangelizzare.
Vorrei citare
alcune affermazioni ed
Uà essere chiaro che la convergenza parole: «speriamo che tutta la ri- nell’ambito delle comunità, una conlu- -„ i nmii-nps sui mis
delle prese di posizione all’interno del ^.grca evangelica ecumenica si orienti sione che non gioverebbe all unita sen- alcune idee di Padre uou
CEC non potranno essere vincolate dal- questa direzione perché l’unità cri- za grave pregiudizio della Venta.
le prese di posizione ufficiali e diploma- ^tiana può es.sere creata solo dall’Evan- Perciò mentre considero con appren- p--- ’
Novità Claudiana
sionari e sulla missione in terra pagana, che penso sia possibile sottoscrivere senz’altro.
« Il missionario è il cristiano inviato tra i non-cristiani per essere segno
del servizio di Cristo »; egli non è dunque il padrone che impianta una chiesa, ma « è un servitore, il quale, spazzando la casa, ritrova un gioiello..., un
capitale non sfruttato, una possibilità
di vivere una vita nuova, fonte di gioia
per tutta la famiglia ».
Se il missionario è il messaggero di
Cristo che si mette al lavoro per il bene di tutti, pure egli deve sempre aiutare l’uomo a fare da sé, non deve sostituirsi a lui nell’azione e nei compiti
vari. Deve inoltre essere preparato a
fondo per quest’opera, e quindi: studiare tutti i mezzi di comunicazione
più adatti e le loro applicazioni pratiche; essere al corrente dell’antropologia e dell’etnologia, alla scrupolosa ricerca della giustezza dell’espressione e
dei gesti, onde recare il messaggio cristiano con esattezza. Un vescovo disse
un giorno a un missionario: « La mando tra un popolo che non conosciamo:
faccia ricerche etnografiche, penetri
nella sua mentalità, e non mi venga a
parlare di conversioni prima che siano passati dieci anni! ».
L’autore deve, purtroppo, ammettere che pochi sono i missionari della
Chiesa romana colti: della loro cultura di origine spesso hanno soltanto
nozioni di tipo primario, che sono incapaci di ampliare da sé con qualche
manuale; quanto alla cultura del popolo che evangelizzano, essa non ha
importanza, anzi non esiste nemmeno ai loro occhi; e così la missione del
dialogo, di cui si fa un gran parlare
nell’ambiente romano attuale, la libertà delle conversioni, il rispetto delle
culture ecc., sono, in moltissimi casi,
vere utopìe.
L’autore, a questo punto, non si esime neppure dal fare una critica precisa alla sua chiesa, esclamando: « si
tratta di romanizzare o di evangelizzare?... il criterio evangelico è agli antipodi della norma del mondo; eppure,
da noi, vi si fa riferimento solo quando si parla di consigli riseryati ad un
piccolo numero... ». Ammissione amara e simile ad altre che appaiono nelle ultime pagine del libro e che ancora una volta ci dimostrano quanto e
difficile per un cattolico, aperto all’influenza rigeneratrice dell’Eyangclo, rimanere costretto nei limiti imposti
dalla sua chiesa, essere vincolato da
legami di cui sente il peso, ma che
non sa come spezzare. « In confronto
all’insegnamento di Gesù, liberatore di
tutti gli vang (capi sacri, in linguaggio
vietnamita), la religione di molti cristiani è un paganesimo, così i cristiani di Fatima, di Lourdes, e tanti altri...; così l’indonesiano, che si fa cattolico perché il cattolicesimo è la religione più vicina al paganesimo — egli
dice —, e diventa un consumatore di
sacramenti perché fanno magìa! ».
Compiuta una disamina sincera del
modo di agire di molti missionari della sua chiesa, il Dournes esclama con
tristezza: « tanti missionari si oppongono al mio modo di concepire la missione..., non riesco a farmi capire quando parlo di lavoro in profondità e di
evangelizzazione della cultura; ed ancor meno ci riesco quando affermo
che è mio proposito liberare gli uomini da tutti i paganesimi ».
Forse l’autore, pur richiamandosi di
frequente al Concilio Vaticano II c alle encicliche degli ultimi papi, è una
voce solitaria nel suo campo? Sarebbe
sconfortante, perché la sua ferma volontà di seguire fedelmente 1 Evangeli)
è sincera, c l’afflato evangelico dei suoi
scritti è schietto.
Lo stile invece è caratterizzato da
un fiume di parole che urgono c premono nel cuore e sulla bocca dell mitore; stile, a nostro parere, assai diverso dalla limpidità, dalla sereriita
profonda e semplice di colui che 1 Evangclo ha totalmente afferrato, e che
__ di poi — parla solo per dire cose
essenziali; come essenziale e limpida
e senza tormento è la Parola su cui
si fonda.
EniNA Ribht
tiche del Vaticano. Il CEC deve conservare la sua autonomia e, al limite, saper smentire il papa, qualora si ponesse in posizioni contrastanti a quelle deliberate dal CEC.
In altre parole, l’ingre.sso della Chiesa
cattolica romana non dovrebbe avvenire a condizioni diverse che per le altre
chiese ma nella assoluta libertà delle
varie 'chiese locali di aderire a nome
proprio e secondo la propria confessione di fede. Nessun accordo generale tra
CEC e curia romana potrà mai annullare il principio per cui ogni chiesa che
condivida il principio trinitario e cristologico del CEC potrà chiedere di far
parte del CEC. ,
Questi rilievi non hanno di mira la
disgregazione delia unità istituzionale
della Chiesa cattolica romana: nessuno
pensa di chiedere ai cattolici la rinuncia alla loro unità, qualsiasi essa sia,
ma non si può neppure accettare che
questa . .
stiana può es.sere creata solo dall Evangelo, altrimenti sarà una toppa nuova
in un vestito vecchio della Cristianità ».
Errata corrige
NpU'artipoIo (li Giuseppe Ghiherli relativo
alFpvpnlualp ingresso della Cliiesa cattolica
nel C.E.C.. publdieato la scorsa settimana, si è
inserito, verso la metà, un errore di eni ci scusiamo vivamente: riportiamo il iieriodo corretto; « È unu iliffirollà comprensibile (il colloquio fra il C.E.C.. che raccoglie una
pluralità di Cliie.se e non intende .sostituirsi ad esse, e la Chiesa cattolica con
la sua struttura unitaria mondiale), ma
dobbiamo riconoscere che le sta alla base
una tentazione leramente .satanica: unica
preoccupazione in un caso tanto importante
dovrebbe essere il discernimento della presenza dello Spirito in questa iniziativa, e invece
la si pospone (tale preoceupazi(me) all altra,
dove l'interesse del Regno di Dio è posposto
a criterio puramente umani ».
Perciò mentre considero con apprensione quanto succede nel laboratorio
ecumenico nel ricercare 1 Unità, reputo
ricchi di promesse gli incontri alla base , la ricerca della Verità nella Scrittura, l’impegno comune nel contesto
della vita sociale c politica quale testimonianza all’Evangclo, nella prospettivi di essere un giorno una comunità di
diaspora dove credenti di confessioni
diverse, cattoliche ed evangeliche, scopriranno insieme il Cristo vivente, libero dalle bardature del passato ed animati dalla potenza dello Spirito Santiy
Per questo urge, nelle nostre comunità, la ricerca della Parola di Dio, urge
la vera comunione che non tollera compromessi, che non tollera alchimie diplomatiche delle Chiese, ma esige 1 ubbidienza alla voce del Signore che ci
chiama al ravvedimento radicale in vista dell’Unità in Cristo, per la salvezza
del mondo.
VITTQRIQ SUBILIA
I TEMPI DI DIO
(pp. 364, L. 3.400)
Il problema di Dio nella storia della teologia^- Mentre van™
sformando abiti secolari di pensiero e d\ c^tume 1 Auto^^^^
questione di Colui che contesta sempre le nostre sistemazioni e ci ii i
disce di adagiarci nell’acquisito.
EDITRICE CLAUDIANA — Via s. Pio V 18 — 101125 TQRINQ
c. c. p. 2/21641
3
pag. 4
N. 5 — 29 gennaio 1971
Cronaca delle Valli
Alla scuola media slamale di Torre Pellice
Si impara i'itaiiana facendo ii giornale
Nel doposcuola i ragazzi
gran numero di malerie,
possono scegliere fra un
dall’inglese alla cucina
sino perché questo genere di cose mi
appassiona. Ci documentiamo su fatti
accaduti, ci abituiamo ad interpretare
le cose nel loro giusto aspetto e impariamo a conoscere le varie esigenze
della gente ».
« Nel doposcuola svolgo inglese e
giornalismo. Sono le mie materie preferite, perché mi piacciono le lingue e
perché penso che il giornalismo possa
aiutarci a comprendere tanti problemi
e soprattutto le persone ».
« Faccio inglese e recitazione. Preferisco recitazione perché insegna a parlare correttamente senza timidezza ».
Domanda: Quale significato ha per
te il doposcuola?
Risposte: « Per me il doposcuola significa uno svago dalle solite materie.
Inoltre posso approfondire in vari
campi cose che diversamente sarebbe
difficile fare. Posso inoltre venire a conoscenza di problemi nuovi ».
« Il doposcuola ha un significato ben
preciso: conoscersi meglio tra ragazzi
e anche tra insegnanti. Questi non devono più essere persone diverse che
comandano ma essere come nostri
amici ai quali possiamo esporre i nostri problemi ».
« Per me il doposcuola ha un grande
significato e mi piace quanto la scuola vera e propria. Trovo che sono più
affiatata con i compagni. Inoltre non
ho la preoccupazione del voto e questo
mi rende più libera ».
A Torre Pellice è stato sottoposto
a tutti i ragazzi della Scuola Media
Statale un questionario con l’indicazione di materie per il doposcuola,
pensate dai professori e dal Circolo
dei Genitori.
L’elenco nell’ambito del quale si poteva scegliere presentava i seguenti
argomenti: fotografia, enigmistica,
giardinaggio, inglese, cucina, educazione stradale, giornalismo, recitazione,
disegno tecnico. C’era anche la possibilità di fare altre proposte. Le risposte più numerose sono venute per l’inglese (oltre 80 alunni) e per la cucina,
per cui si sono dovuti organizzare tre
corsi per ognuna delle materie. Seguivano: fotografia (2 corsi), giornalismo,
recitazione e poi enigmistica, giardinaggio, disegno tecnico, educazione
stradale. E stata inoltre richiesta da
vari alunni la possibilità di fare sports
vari in aggiunta alle normali lezioni
di ginnastica.
Questo desiderio potrà essere soddisfatto solo in minima parte per la
non disponibilità della palestra che è
utilizzata da ben 5 scuole.
Come lezioni di ricupero funzionano dei corsi di francese e di matematica. L’italiano viene curato indirettamente in tutti i gruppi e abbastanza
direttamente in enigmistica, giornalismo, recitazione.
Sempre ai lini del ricupero, una classe ha chiesto recentemente di usufruire nel pomeriggio dei locali della scuola per gruppi di alunni in cui, senza
insegnanti, chi riesce meglio nelle varie materie si occupa di aiutare chi
si trova in difficoltà. Sta nascendo e
organizzandosi anche un gruppo di volontari per un lavoro negli istituti per
anziani della zona e per persone sole
(visite periodiche, sbrigare commissioni per chi non può farle, accompagnare persone che lo desiderino per brevi
passeggiate, soprattutto contatti umani). Questo gruppo potrà collaborare
con gli altri segnalando ad esempio al
gruppo di recitazione l’opportunità e i
modi per portare spettacoli vari nei
diversi istituti.
Gli alunni che seguono educazione
musicale potranno collaborare con cori, canzoni con l’accompagnamento di
chitarra e simili.
Il gruppo che redigerà il giornale
della scuola invierà suoi corrispondenti a queste iniziative e anche il gruppo
di fotografia potrebbe collaborare. Anche la cucina, il giardinaggio e simili,
olirono possibilità formative impreviste (sblocco di complessi, superamento della timidezza, possibilità di invertire i normali rapporti tra « bravi » c
no, in quanto alunni con difficoltà nelle altre materie già conoscono, ad
esempio, come si pota un albero; aiuto
alla creazione nel gruppo cucina di
una mentalità maschile non « all’italiana » ccc.).
Un doposcuola non a scelta è rappresentato dai dibattiti (argomenti: alcool, fumo, droga, la famiglia, letture
di adolescenti) del mercoledì, riservati a tutte le terze.
Si prevede più avanti un corso di
educazione sessuale per tutti gli alunni divisi ovviamente in gruppi, esclusi
quelli i cui genitori hanno detto no alla proposta. Si prevede pure un ciclo
di proiezioni di films (filone neorealista) in collaborazione con il Centro
Culturale S. Toja che formeranno oggetto di successivi dibattiti in classe.
Abbiamo posto delle domande ad alcuni partecipanti dei vari doposcuola.
Ecco alcune risposte.
Domanda: Quale attività svolgi nel
doposcuola? Quale preferisci e perché'^
Risposte: « Faccio inglese, giornalismo e fotografia. Preferisco giornali
lilliiiMiiiiiiHiiiMiiii!iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii|||||||||||iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Sotto giudizio l’orario
scolastico a Inverso Pinasca
1 villaggi della Paiola, Clot, Fleccia e diaspora sono particolarmente animati in queste
settimane: il teina dominante delle discussioni: Torario scolastieo. Democraticamente le
famiglie hanno espresso il loro parere con un
voto : sedici favorevoli alForario unico e otto
pe.* Torario spezzato. La minoranza ritiene di
mantenere lo « statu quo » per le ragioni seguenti : pedagogicamente, si dice, è meglio
Torario spezzalo perché v’è meno tensione nei
bambini che possono più facilmente ricuperar3 col riposo e non essere costretti a iniziare
troppo presto l'orario mattutino. Inoltre, afferma la minoranza, l’impegno a scuola del
pomeriggio favorisce le famiglie dove i genitori sono impegnati col lavoro. L'altra « fazione y> della niag^loraiiza è composta in buona parte da elementi della diaspora, cioè della zona più lontana dalla scuola e giustifica il
suo volo per l’orario unico per queste ragioni :
un tempo i bambini erano numerosi mentre
oggi da villaggi come Combavilla c’è un solo
bambino costretto a sostare per il pranzo presso una famiglia. Si tratta cioè di bambini
isolati per i quali il duplice viaggio costituisce
una diilicoltà comprensibile. Incontri, consulti, dibattiti tengono desta l’attenzione su questo tema. La maggioranza si è espressa e penso che il suo > oto vada tenuto in conto. Se
Tesperienza di <|uesto anno dovesse rivelarsi
negativa per ragioni ben motivate penso che
non sarebbe difììcile ritornare all’orario tuttora vigente. La scuola è dinamica, tessuta di
esperienze, di prove; discutere i problemi, tutti i problemi della scuola in uno spirito di
comprensione, di rispetto per l’altrui opinione,
di reciproco arricchimento è segno di maturità. Perciò ben vengano gli incontri ad Inverso Pina.sca tra genitori e insegnanti al solo
scopo di creare degli uomini e delle donne
future con un pensiero, con un’idea chiara per
il rinnovamento della società maiala del nostro tempo.
LA CULTURA ALLE VALLI
Molte biblioteche, pochi ancora i lettori
iiiiiiiiiiiiiiiiiiniMMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiMiiiiiiiiii"iiiimiiiiimiimiiiMiimiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiii
Tessili in crisi
Tutte le industrie tessili del Pinerolese sono investite da una grave crisi,
in particolare lo stabilimento Turati di
Pinerolo per il quale i proprietari hanno deciso la chiusura entro la fine del
mese: i 119 dipendenti si troveranno
così senza lavoro da un momento all’altro.
Da sottolineare che il 30% della manodopera è costituita da dipendenti abbastanza anziani per i quali la possibilità di trovare un’altra occupazione è
ridotta al minimo.
Lunedì 25 c. m. i rappresentanti sindacali faranno ai Turati le seguenti richieste:
— applicazione della legge 1115 in base
alla quale dovrebbe essere assicurata la retribuzione nell’ordine dell’80
per cento delle ore di lavoro, con assistenza sociale obbligatoria.
— assunzione degli anziani dello stabilimento di Pinerolo in quello di Lusernetta, con l’istituzione di un servizio di trasporto, oppure applicazione della legge sul pre-pensionamento.
La crisi — come si è detto ■— non riguarda solo lo stabilimento Turati, ma
investe tutto il settore tessile della zona. Forniamo alcuni dati:
AZIENDA N. DIPENDENTI ORARIO ATTUALE DATA dTNIZIO
Turati Luserna 180 dipendenti 32 ore dall’1-1-71
Widemann 300 dipendenti 24 ore dal 18-1-71
Crumiere fio dipendenti 35 ore dal 15-11-70
Gutermann 800 dipendenti 32 ore dal 1-12-70
ETI 700 dipendenti 32 ore dall’1-11-71
Si tratta di un fenomeno generale di
sottoccupazione.
Date le scarse possibilità di impiego
che la zona offre è chiaro che le nostre valli si trovano coinvolte in una
crisi di grosse proporzioni.
Certamente la crisi non è ristretta
alla zona ma è generale a livello italiano, determinata per buona parte dalla
concorrenza internazionale.
Tuttavia, per quanto riguarda la nostra zona, si tratta di una crisi causata nella maggioranza dei casi dalla
mancata ristrutturazione, per cui si è
andati avanti con i vecchi macchinari
esistenti, senza preoccuparsi di un loro
rinnovamento.
Segno che non si credeva al superamento della crisi e si preferiva riservare i capitali per investimenti più produttivi?
Ad ogni modo le conseguenze di questa scelta (come già avvenne per la
Mazzonis) colpiscono ora molti operai.
i quali di queste decisioni sono sempre
gli ultimi a venire informati, e bruscamente, quando ricevono la lettera di
licenziamento.
Il 2« paragrafo della nostra inchiesta era consacrato alle biblioteche.
Valgono anche per questa parte della
ricerca le considerazioni fatte per i
musei: i dati non sempre pienamente
attendibili e sicuri e l’indagine non è
completa in quanto ha tralasciato zone
come Villar Perosa e Porosa Argentina
che toccherebbero da vicino il nostro
tema. Vediamo comunque i dati raccolti.
Biblioteche parrocchiali valdesi risulta/io esistenti in tutte le parrocchie
valdesi ad eccezione di Prarostino, Pramollo. Villar Pellice (forse anche qui
esistono ma non sono state rilevate).
Le date di fondazione di queste iniziative non sono note, qualcuno dice cento anni fa, altri nel 1800, altri...? E comunque noto che si tratta di uno degli aspetti della intensa opera di cultura popolare-edificante compiuta alla
fine del secolo scorso dalle Unioni giovanili, i pastori del Risveglio, i régents.
Il materiale è in genere di tipo storico, narrativa edificante e per giovani,
nella quasi totalità in lingua francese.
Il numero dei volumi varia dal centinaio al 650 (Villasecca); i lettori oscillano da 3 a 10 al mese e nella maggioranza dei casi la risposta alla domanda è; non funziona, non utilizzata, nessuno.
Si tratta dunque di una pagina della
nostra storia recente chiusa e che non
si riaprirà, forse solo in una forma diversa, un argomento di indagine sociologica ed oggetto di tesi prima che il
macero inghiotta anche il ricordo di
quella letteratura e dello sforzo compiuto per condurre alla fede ed alla cultura una popolazione montana
quale era la nostra 100 anni fa.
Un discorso a parte viene naturalmente riservato alla Biblioteca valdese di Torre Pellice che impropriamente il nostro corrispondente classifica
«di tipo parrocchiale»! Qui si parla
di orario di lettura (lunedì e giovedì),
di lettori (50 al mese), di data di fondazione (1889) con fusione di altre biblioteche. Possiede oltre 50.000 volumi
di cui la maggior parte è di natura storico teologica.
Di tipo nettamente specializzato è la
Biblioteca della Società di Studi Vaidesi (20.000 volumi), fondata nel 1881,
frequentata da qualche decina di specialisti all’anno.
Accanto a queste nostre biblioteche
ecclesiastiche stanno corrispondenti
biblioteche cattoliche ad Angrogna,
Torre Pellice, Pinerolo private e perciò di difficile accesso.
Un secondo livello di attività bibliotccaria è quello che potremmo definire impropriamente « statale », che comprende biblioteche civiche, posti di
lettura e posti di prestito del Servizio
nazionale di Lettura con sede a Pinerolo. Non sempre i nostri ricercatori
hanno saputo distinguere o individuare. Vediamo in breve i dati in possesso.
A Pinerolo esiste la Biblioteca Civica fondata nel 1799 (con funzionamento ininterrotto solo dal 1866) dispone
di circa 120.000 volumi, frequenza media 1.600 persone al mese (letti in sede
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMMIIIIIIMIIIIIIIIIIIimiMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Una nuova visione dei matrimoni misti
TOKRE PELLICE
Il Bilancio preventivo discnsso in Consiglio Comnnale
Lunedì 25 gennaio si è temilo a Torre
l\'llìce il Consiglio Comnnale. La voce jirinci])ale era coslilnila dal Bilancio Preventivo per
rescrcizio 1971.
Secondo l'ex sindaco avv. Colta non risultano nel bilancio delle scelte imporlanli conformi alle promesse elettorali della
ranza.
maggio
Dalle risposte a difesa del bilancio stesso
è emerso che al contrario è siala rispettala
l)roprìo la principale promessa, cioè di non
operare scelte di rilievo senza averne iliscusso con la pojmlazione e di conseguenza senza
f^eguire le sue indicazioni attraverso i consifib di quartiere. È evidente che nel ristretto spazio dei quindici giorni (tempo fissato
tlalla Prefettura tra rinsediamonto della nuovi amministrazione e la presentazione del
bilancio) questa consultazione popolare non
era possibile.
Nell’arco dei cinque anni e in seguito alI cfieltìvo funzionamento dei consigli di quartiere sì chiarirà la concreta applicazione dei
principi ispiratori dell'attuale amministrazione, presentali nella premessa programmatica
del sindaco.
Tuttavia anche in questo primo Iiilancìo
forzatamente « di transizione » si inlravvedc
una nuova linea, come si può rilevare dal
raddoppio degli stanziamenti per il Servizio di
As.sistenza Sociale e per l’Ente Comunale Assistenza e dal nuovo criterio applicato alla
voce (( contributi » ad enti vari : non più fissare in modo rigido Tammontare dì tali contributi. ma riservarsi di operare la suddivisione delle cifre globali a seconda delle esigenze prioritarie che emergeranno.
Al termine della seduta si è proceduto alla
votazione dì due ordini del giorno : il primo
conteneva una mozione di solidarietà con i lavoratori tessili colpiti dalla crisi in corso e un
richiamo alle Autorità governative e regionali
ad un maggior interessamento: il secondo
conteneva una protesta contro l'attentalo alrautonomia degli enti locali rappresentato
dalla nuova legge tributaria.
Sabato 23 gennaio si è tenuto nella
Sala comunale di Luserna S. Giovanni
un incontro sul problema dei matrimoni misti. Per superare l’attuale situazione, ancora in gran parte determinata da una mentalità legalistica e
da vecchi pregiudizi, e affrontare i
problemi delle coppie miste in una
prospettiva ecumenica, si è costituito
di recente, sull’esempio francese e svizzero, il « Gruppo Italiano di Focolari
Misti », a cui si deve l’organizzazione
dell’incontro di Luserna S. Giovanni.
Gianni e Myriam Marcheselli, di Milano, hanno introdotto il dibattito, facendo il punto sulla situazione italiana, dopo il « Motu proprio » di Paolo VI e il documento del Sinodo Valdese 1970.
Quest’ultimo, ha detto Marcheselli
(autore di un libro, I matrimoni misti'
in Italia, edito dalla Moi'celliana), rappresenta un fatto nuovo, per l’apertura
e il mutamento d’impostazione, anche
se si può lamentare che sia venuto a
cadere il richiamo alla « pastorale comune », cioè al fatto che sacerdote e
pastore seguano insieme la coppia, al
momento del matrimonio e nei problemi che via via si presentano nella vita
familiare.
Il « Motu proprio » di Paolo VI c
stato definito da Marcheselli un « punto di arrivo di una prima fase di evoluzione; punto di partenza per una
successiva evoluzione ». Esso ha la caratteristica di una « legge quadro »,
che necessita di norme applicative, da
parte delle varie Conferenze episcopali. In effetti, l’interpretazione data dei
« Motu proprio » dagli episcopati tedesco, francese, belga, olandese, dimostra che esso pu() essere applicato in
sen.so ecumenico: i documenti di questi episcopati hanno un tono pastorale, nascono dal desiderio di essere a!
servizio dei matrimoni misti. Non così
il documento dell’episcopato italiano.
che restringe notevolmente la portata
del « Motu proprio », tanto che il Vescovo di Pinerolo ha dovuto emanare
norme speciali per la sua diocesi, improntate a una maggiore sensibilità.
I coniugi Marcheselli hanno poi sostenuto la necessità che vi sia una
maggiore attenzione da parte delle comunità verso le coppie miste, che sono portatrici di un’esperienza da cui
le comunità tradizionali possono essere arricchite. Non sempre il matrimonio misto è causa di difficoltà c di indifferenza religiosa; può anche rappresentare per entrambi i coniugi uno
stimolo ad approfondire la propria fede; nel confronto continuo con la fede deU’altro si è spinti a una ricerca
del comune fondamento evangelico, se
è vero, come afferma il Sinodo Valdese, che gli sposi devono lasciarsi riformare dalla Parola di Dio. I figli saranno inseriti in una comunità confessionale, ma non ne avranno i limiti, perche conosceranno anche l’altra comunità.
Nel dibattito i consensi si sono alternati ad alcune riserve, che riguardavano soprattutto il timore che una
simile concezione del matrimonio misto fosse possibile soltanto a patto di
compromessi e di un relativismo teologico. A questi timori i coniugi Marcbeselli hanno risposto alTermando
che non si tratta di svalutare le rispettive posizioni confessionali, ma di verificarne la validità in un continuo
confronto con la Parola di Dio.
Al termine, si è deciso di continuare questo genere di incontri, e ci si è
dato appuntamento per il 27 febbraio,
nella stessa sede, sperando che i partecipanti, l’altra sera un po’ bloccati
e restii a pronunciarsi, possano avviare una ricerca che sia di effettivo aiuto alle famiglie miste e di indicazione
per le comunità.
28.000 libri, in prestito 17.000). Alla Biblioteca si appoggia il Centro di Prestito Provinciale ed in essa si svolgono numerose attività a carattere culturale ed artistico.
Quale la situazione nelle valli? Ri
sultano posti di prestito a Perrero (30
lettori al mese in media), Pomaretto
(25), Pramollo (30), S. Germano (50),
S. Secondo (pochi). Villar Pellice (50).
Non rilevato ma funzionante esiste anche un posto a Prali, Torre Pellice,
presso le Scuole Mauriziane. A Luserna risulterebbero due biblioteche civiche! Qttimismo indubbiamente del
giovane inchiestatore, in realtà esiste
un posto di prestito (30-15 persone al
mese).
C’è probabilmente altro, sfuggito all’indagine; un fatto è comunque evidente, già rilevato da altri altre volte:
la scarsa presenza del problema biblioteca intesa come centro di vita della comunità locale nelle nostre zone.
La frequenza dei lettori è relativamente scarsa, i testi richiesti in genere di
varia letteratura, o materiale per ricerche scolastiche lasciano intendere
una scarsa dimestichezza con il libro.
Molto da fare dunque a tutti i livelli perché l’accostamento BibliotecaMuseo sia mutato in biblioteca-dibat
tito.
MIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIKIIIIIIIIIIimillllllllllllllll
Notizie
da Luserna San Giovanni
Si è svolta, nel salone comunale di via Roma 11, una serie di manifestazioni per l’apertura della biblioteca comunale, promossa dal1 assessorato alla pubblica istruzione.
Sabato 16 gennaio alle ore 18 si è inaugurata la mostra a Forme e colori », di artisti
cecoslovacchi, rimasta aperta anche domenica
17 e domenica 24.
Sabato 16 gennaio, in serata, la Badia Corale Val Chisone ha presentato canti tradizionali delle valli pinerolesi. Questa corale è
composta da 35 cantori, uomini e donne, e
propone un repertorio di vecchi canti popolari,
tratti con un lavoro di ricerca da antichi documenti e dal patrimonio folkloristico sopravvissuto nelle nostre valli.
I canti sono in provenzale, francese e piemontese, e rappresentano una documentazione
viva della storia della civiltà montanara.
Domenica 17 gennaio^ alle 15,30, hanno
avuto luogo proiezioni di cartoni animati di
jiroduzione cecoslovacca.
Per i ragazzi delle scuole è stato proiettalo
lunedì 25 gennaio il film cecoslovacco « Scritto sotto la forca », tratto da un romanzo dì
J. Fucili, che descrìve le ultime ore di un condannato a morte durante l’occupazione nazista della Cecoslovacchia.
La biblioteca comunale di Luserna San Giovanni, recentemente inaugurata, c aperta al
pubblico il lunedì, dalle ore 20 alle 22, c il
venerdì, dalle ore 18 alle 20.
SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE
Lunedì 18 gennaio, alle 20,45, si è tenuta
li riunione del Consìglio Comunale. Tra le
delihere. sono da ricordare la surrogazione
del consigliere dìmissionario Enzo Rossetto
con il Sig. Adriano Martina; l’incarico dato
aH’architetto Michele Berardo, di Rivoli, per
una perizia in vista deH’acquisìzione di aree
fabbricabili per l’edilizia popolare ed economica, in base alla legge n. 167 del 18-4-1962;
Fincarico dato a un professionista per la progettazione di una nuova ala del palazzo comunale. per uffici e servizi comunali.
« UN NEMICO DEL POPOLO », DI IBSEN,
ALLA SALA ALBARIN
La filodrammatica di Angrogna si è presentata la sera di sabato 16 gennaio nella
Sala Albarin al pubblico di Luserna San Giovanni con il dramma di Enrico Ibscn « Un
nemico del popolo », che ad Angrogna aveva
già ottenuto un notevole successo e aveva suscitato un interessante dibattito.
Anche il publilico di Luserna San Giovanni
hù sentito vivamente i problemi sollevati dai
vari personaggi ed ha apprezzato molto questa rappresentazione.
IIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIItllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllil
Corso Biblico in Val Pellice
Il 2» ciclo del corso biblico, a partire da sabato 30 gennaio si terrà a Torre Pellice, Casa Unionista, con il seguente orario:
Ore 17: Monitori.
Ore 18: Corso sul pensiero di Paolo.
La lezione del 30-1 avrà come argomento : « L’uomo è responsabile dei
propri errori? »
Convegno pastorale
La seduta prevista per lunedì, 8 febbraio deve essere anticipata per permettere al prof.
Giorgio Peyrot di venire fra noi
per trattare il problema dei matrimoni misti.
La seduta avrà luogo martedì 2 alle ore 9.
Il programma permane immutato : studio biblico, studio
sul documento Peyrot.
Pomeriggio : comunicazioni.
G. Tourn
4
29 gennaio 1971 — N. 5
pag. 3
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE! »NELaMONDO
GIORNATA MONDIALE CONTRO LA LEBBRA
COME MAI CI SONO ANCONA LEOOROSI NEL MONOO?
(Sono qoasi ceoto aooi che la Missiooe lotta cootro la lebbra!)
Un “Messaggio per la Missione, oggi”
Diffuso dalla Chiesa unita di Cristo nel Giappone (RYUDANÌ
Risponde il nostro consulente medico, il prof. S. G. Browne, docente di
leprologia all’Università di Londra.
Precisiamo le cose. Rimedi efficaci
contro la lebbra esistono solo da una
ventina di anni. Quando si usava, precedentemente, l’olio di chaulmoogra
nessuno pensava veramente che esso
avrebbe risolto il problema della lebbra nel mondo.
Sappiamo che nel mondo vi sono almeno 15.000.000 di lebbrosi (probabilmente sono più del doppio, ma degli
altri non abbiamo ancora notizia). Di
questi 15 milioni di lebbrosi sicuramente individuati, 1 su 5 è curato per
la sua malattia ed 1 su 15 è curato
dal personale della Missione Evangelica contro la lebbra nei suoi centri od
in quelli in cui essa collabora. La maggior parte dei malati sono quindi assistiti da altri enti di assistenza o dai
servizi governativi dei vari paesi.
C’è voluto un grande sforzo per curare 3.000.000 di malati. Ce ne vorrà
uno veramente enorme per raggiungere gli altri 12.000.000 ancora senza cure e gli altri di cui non sappiamo assolutamente nulla, anche perché spesso abitano in zone remote e di difficile accesso. Queste cifre ci mostrano
come sia prematuro oggi parlare di
soppressione della lebbra.
Le ragioni di questi progressi così
lenti sono da ricercare in diverse direzioni. Prima di tutto i paesi colpiti
dalla lebbra hanno anche molti altri
problemi da risolvere oltre a quello
della malattia e della scarsa nutrizione. La maggior parte di essi è economicamente debole, con un ritmo di sviluppo molto più lento di quello dei
paesi industrializzati. L’educazione e la
difesa avanzano richieste enormi ed
urgenti che aprono larghe falle nei bilanci nazionali; altre malattie mortali
e maggiormente contagiose, quali la
tubercolosi e il vaiolo, devono avere la
precedenza. Altre malattie colpiscono
la popolazione in percentuali così alte
che incidono direttamente sulle capacità lavorative del paese. Si tratta anche di malattie relativamente facili da
controllare per es. con vaccinazioni di
massa o sono rapidamente guaribili
senza troppe spese.
La lebbra deve così necessariamente passare in secondo piano. Spesso
non si concedono o non si possono
concedere alla lotta contro questa malattia le forze, gli uomini ed i mezzi
che la gravità della situazione richiederebbe. Ed è a questo momento ed
in questo campo che entra in azione
la Missione evangelica contro la lebbra.
La lebbra può essere guarita, ma sono cure lunghe! Molte deformazioni
causate direttamente o indirettamente
dalla malattia possono essere corrette
dal chirurgo, ma tutto ciò richiede lavoro specializzato e denaro e non arresta direttamente la diffusione della
malattia.
La lebbra è evidentemente una malattia sociale, ma pochi Paesi possono
attualmente fare lo sforzo necessario
per inserire le misure di controllo contro la lebbra nei bilanci della sanità
pubblica.
La lebbra non è eccessivamente contagiosa e le cure rendono rapidamente
il malato non più infettivo. Ma nonostante questo la malattia continua ad
essere propagata da milioni di persone apparentemente sane, portatrici di
forme iniziali e infettive di lebbra oppure da malati gravi che non possono
(o non vogliono) essere curati. Le statistiche ci mostrano come in ogni zona in cui la lebbra, non controllata,
raggiunge una certa diffusione, i casi
di nuove infezioni tendono ad aumentare più rapidamente della popolazione stessa, cioè il problema non si allarga solo con l’aumento della popolazione, ma si aggrava seriamente.
Ci rallegriamo che l’opera della Missione Evangelica contro la lebbra abbia portato la guarigione di diversi
milioni di malati in questi ultimi venti anni. Bisogna che « ci cingiamo i
iianchi » in vista dei maggiori sforzi,
necessari perché il flagello della lebbra possa sparire un giorno dalla faccia della Terra.
{dal hollettino trimestrale del segretariato europeo 1970/4).
lllllllllllllllllllllimilMllllllllllllllllllllllllllllllllMlllllllll
Primo incontro
ecumenico
fra cattolici ed ebrei
Roma (bip) - A Roma dal 20 al 23 ilicenibrt si c tenuto il primo « Incontro Ecumenico » fra cattolici cd ebrei.
« L'Osservatore Romano » osserva : « Incoraggiali dalla raccomandazionp. del Concilio
Vaticano II in vista di una attività di mutuo
rispetto e di cooperazione, i parleci¡>anli hanno dibattuto, dal punto di vista religioso, dei
piani concreti e delle procedure, al fine di addolcire le relazioni fra le due comunità in
tutto il mondo e di concentrare la collaborazione negli interessi comuni come la pace e
la giustizia, i diritti dell'uomo, la libertà religiosa. la lotta contro il razzismo ed ogni forma di discriminazione. ».
Come è «erta la Missione evangelica
contro la lebbra?
Nel 1874 un gruppo di credenti di
Monkstown (Irlanda) si impegnò a sostenere finanziariamente e con le proprie preghiere il giovane missionario
WellesTèy C. Bailey. Egli lavorava ad
Ambala in India e dedicava il proprio
tempo libero ad alcuni lebbrosi. Ben
presto egli si diede a questo lavoro a
La malattia è ereditaria?
No. I figli dei lebbrosi na.scono .sani,
ma possono essere contagiati dai loro
genitori.
Esistono diversi tipi di lebbra?
Vi è un solo microbo, ma la malattia
.si presenta sotto diverse forme secondo
il grado di resistenza dell'organismo e
gli organi colpiti. Abbiamo cosi 4 tipi
fondamentali di lebbra ; tubercolo.sa, tuberosa o lepromatosa, polinevritica ed
una forma mista di transizione.
Come si distinguono
diversi tipi di lebbra?
La lebbra tubercolosa provoca lesioni solo sulla pelle e rassomiglia ad una
tubercolosi cutanea. Si manifesta in un
organismo fortemente resistente ed è
la forma meno grave di questa malattia.
La lebbra tuberosa o, meglio, lepromatosa è l'infezione generale dell'organismo quando non reagisce più al microbo (anergia). Il viso e tutto il corpo
si coprono di noduli c di escrescenze
sempre più grandi e profonde che si
ulcerano e dalle quali cola un pus maleodorante ed infetto.
Questa forma crea spaventose deformazioni al viso ed a tutto il corpo. La
forma mista di transizione tubercolarelepromatosa indica che la resistenza dell'organismo si indebolisce e che la malattia evolve dalla forma più leggera a
quella più grave.
La lebbra polinevritica interessa i
nervi periferici e dà origine a paralisi
più o meno estese, soprattutto negli
arti inferiori e superiori.
Varie forme di lebbra possono essere contemporaneamente presenti nello
stesso malato.
pieno tempo fondando, con altri collaboratori, la Missione Evangelica contro la labbra.
Cerne lavora la Missione?
Nel 1970 essa gestiva in proprio 205
centri di cura ed ospedali in 36 Paesi,
particolarmente in India e nell’Asia
sudorientale con 88 medici (alcuni dèi
quali di fama mondiale) ed oltre 300
infermieri e fisioterapisti provenienti
da 16 diversi Paesi dell’Europa e dell’Asia. In questi centri sono stati curati 250.000 lebbrosi. Inoltre la Missio
ne collabora con numerosi Governi,
fornendo specialisti ed attrezzature
per la lotta contro la lebbra e con 18
società missionarie protestanti in India, Africa ed Estremo Qriente.
In Europa la missione fa parte della ELEP (federazione europea contro
la lebbra) assieme ad altre associazioni evangeliche, laiche e cattoliche (le
organizzazioni Raoul Follerau e gli
Amici dei lebbrosi, per es.).
Quali sono le necessità attuali?
Per dirigere i suoi numerosi centri
e quelli in cui collabora, la Missione
ha bisogno di persone tecnicamente
preparate e altrettanto cristianamente
impegnate. Conta pure su di un gran
numero di credenti sparsi per il mondo i quali con le loro preghiere e le
loro offerte generose permettono alla
Missione di continuare e di ampliare
la sua azione in tutte le zone dove essa è necessaria.
Come possiamo aiutare?
Lo abbiamo già indicato; con le preghiere e con le offerte.
Queste due azioni sono intimamente
connesse e non possono essere disgiunte. Da parte sua il segretariato italiano può fornire il materiale di informazione di cui dispone ed è a vostra disposizione per ricevere le offerte ed
inoltrarle per la lotta contro la lebbra.
La Missione evangelica contro la lebbra è presente in Italia da un paio di
anni e lavora fra tutte le chiese evangeliche del nostro Paese.
In seguito all’estendersi del lavoro
si è costituito quest’anno il comitato
italiano di cui fanno parte, per il momento, un valdese, un metodista ed
una battista. Lo scopo di questo
segretariato è quello di far conoscere
fra gli evangelici italiani l’opera di
questa missione ed i problemi posti
dalla lebbra nel mondo; organizzare la
partecipazione alla giornata mondiale
della lebbra che si celebra a fine gennaio o in febbraio ed alla quale partecipano tutte le organizzazioni per la
lotta contro questa malattia. In Italia
questa « giornata » è stata iniziata dalla organizzazione caiiolica « Gli amici
dei lebbrosi » affiliata al movimento
internazionale di Follerau.
L’anno scorso chiese e privati evangelici in Italia hanno offerto la somma di L. 3.551.790 che sono state trasmesse alla centrale di Londra. È una
somma non indifferente che però, nell’immenso campo della lebbra, serve a
procurare la razione di medicamento
base (diamino-difenil sulfone: DDS)
per un anno a soli 2.367 malati. C'è ancora spazio per la nosira azione!
Il segretario per l’Italia
Franco Davite
Le offerte possono essere inviate a;
Missione evangelica contro la lebbra 10060 Frali - c.c.p. 2/35862.
La prima Chiesa protestante giapponese, la Nihon Kirisuto Kokai, fu fondata nel 1876 nella città di Yokohama.
Questa chiesa non apparteneva, allora,
ad alcuna denominazione esistente e
si presentava come una chiesa sovraconfessionale. In seguito, però, le missioni europee e americane hanno introdotto e sviluppato in Giappone
strutture confessionali.
Più di trenta denominazioni protestanti, sotto il duplice influsso del movimento ecumenico e di una nuova legge sulle organizzazioni religiose, si sono raggruppate costituendo, nel corso
dell’eslate 1941, la Kyodan.
Da quel momento tale Chiesa, che
conta 200.000 membri, si è sforzata di
esprimere l’attualità dell’Evangelo nella società moderna, con una serie di
dichiarazioni e di documenti concernenti, fra l’altro, principi fondamentali dell’evangelizzazione, principi relativi alla collaborazione ecumenica, politica da seguire in fatto di azione sociale, responsabilità nella seconda
guerra mondiale.
Dopo due anni di riflessione, la Kyodan ha ora pubblicato un « Messaggio
per la Missione, oggi ».
Se vuol essere fedele al suo Signore,
la Chiesa deve costantemente rivedere
i suoi principi fondamentali alla luce
degli avvenimenti, affinché l’Evangelo
possa inserirvisi; altrimenti la Chiesa
di Gesù Cristo rischia di perdere la
propria identità e di lasciarsi trascinare dalla corrente della storia.
La Chiesa deve parlare dei conflitti
che minacciano l’edificio sociale, delle
lotte spietate per il potere, che oppongono gruppi e nazioni, dei conflitti internazionali e della minaccia sempre
crescente della guerra, della perdita
di rispetto per la dignità e del fosso
sempre più profondo che separa ricchi
e poveri.
Per stimolare lo studio e l’azione, la
Commissione missionaria della Kyodan ha organizzato una consultazione
generale dei suoi sedici distretti, pubblicando quindi un « Messaggio » che
ha lo scopo di ricordare ai cristiani
l’invito rivolto da Cristo al suo popolo, affinché partecipi alla sua missione
di salvezza per il mondo.
Il succo del messaggio:
1. Gesù Cristo è il nostro Signore.
Spogliandosi della sua sovranità divina, il Cristo si è volontariamente assoggettato all’incarnazione e alla morte. Così facendo ha rivelato il potere
dell’amore che trionfa di tutti gli sforzi con cui le potenze di questo mondo
tentano di annientarlo. Ha suggellato
questa vittoria con la sua risurrezione
e in tal modo ha dato a ogni uomo la
libertà di vivere nell’amore, quale figlio di Dio. Egli si è così manifestato
come il vero Signore di questo mondo
e della storia. La sua autorità supera
tutte le potenze politiche e tutti i poteri che cercano d’imporsi sugli uomini con la forza. Dio comunica all’uomo
la facoltà di amare i propri simili e di
resistere alle esigenze dispotiche.
Dobbiamo lavorare per le nazioni
dell’Asia con uno spirito di sincero
pentimento per i peccati che abbiamo
illllllllllliiiliiiillllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll llllMllllllllllllllll iMiìilllllllllllllllilIMllllllllllllillllllllllllllllllllllllIll llltllllllllllllllllll llllllllllllllllllllll
L’Assemblea generale della Chiesa riformata olandese
Un iceberg del quale non si rede che la cima
Driebergen, Qlanda (spr). - « La cima
di un iceberg », tale da non rivelare che
una parte di una massa di problemi
ancora nascosti, così il presidente del
Sinodo (l’organo esecutivo nazionale)
ha definito l’Assemblea generale della
Chiesa riformata d’Olanda, riunitasi a
Driebergen dal 2 al 4 gennaio.
Nel suo discorso di chiusura il pastore van Zanten ha dichiarato che
i banditi hanno mostrato quanto le comunità, sia a livello locale sia a livello
regionale, si preoccupassero dell’avvenire della Chiesa negli anni Settanta.
Egli ha promesso ai delegati che il Sinodo avrebbe dato la priorità alle raccomandazioni e alle critiche ad esso
rivolte. L’Assemblea ha nominato una
commissione incaricata di vegliare a
che i problemi affrontati a Driebergen
abbiano conseguenze concrete. I delegati hanno rifiutato di prendere in considerazione un’altra assemblea della
stessa natura; hanno invece chiesto al
Sinodo di prendere l’iniziativa di convocare una futura assemblea ecumenica.
Gran parte delle discussioni vertevano .su problemi di struttura e d’organizzazione. La delegazione della provinvincia settentrionale ha espresso inquietudine circa la crisi finanziaria della Chiesa, criticando gli 11 milioni di
fiorini (quasi 2 miliardi di lire) spesi
per il computer dei servizi amministrativi. Sono state proposte forti riduzioni del personale al segretariato
generale, fusioni immediate, raggruppamenti di posti pastorali, infine una migliore stategia nella ripartizione delle
forze pastorali.
L’ordine del giorno dava pure, largo
spazio ai problemi relativi ai criteri
d’ammissione dei membri di chiesa e
alle categorie dei membri stessi. A
forte maggioranza l’Assemblea ha raccomandato al Sinodo di istituire due
categorie: membri « A », partecipanti
regolarmente alla santa cena e impegnati attivamente nella chiesa, e membri « B », nominalmente riformati per
nascita c per battesimo e non oltre una
certa età (25 anni? il limite andrà precisato ulteriormente); coloro che sono
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIItllllIMnillllllllMIIIIIIIIMI
Missionari americani
rimpatriati
dalla Rhodesia
New York (spr) - Le misure restrittive del governo rhodesiano, introdotte
nella sua politica scolastica, costituiscono una delle ragioni che hanno spint.) il Dipartimento missionario della
Chiesa unita di Cristo negli U.S.A. a
sospendere il suo programma d’insegnamento elementare in Rhodesia. Un
portavoce della Chiesa ha qualificato in
questi termini la decisione del governo
rhodesiano di ridurre del 5% i suoi sussidi: « il principio che annuncia altre
misure »; tale fattore è stato dunque
determinante nella decisione del Dipartimento missionario.
Pure la Chiesa metodista unita negli
U.S.A. ha annunciato la .sua intenzione
di abbandonare il settore dell’insegnamento elementare in Rhodesia.
Le relazioni fra la Chiesa e lo Stato
si sono deteriorate a poco a poco da
quando è stato promulgato il Decreto
.sul regime fondiario (1969) che prevede
la divisione del territorio in due zone
di dimensioni all’incirca uguali: Luna
riservata a 5 milioni di neri, l’altra attribuita ai 250.000 bianchi della Rhode
stati definiti i « marginali » non sarebbero più inclusi nel registro nazionale,
ma soltanto in quelli parrocchiali.
E stato espresso il rincrescimento
che le preoccupazioni di ordine strutturale non abbiano lasciato che poco posto a una discussione sulla crisi attuale
della fede. Tuttavia è stata applaudita
una delegala che deplorava le sti'ulture
rigide e gli obblighi finanziari che impediscono alla chiesa di impegnarsi attivamente in questioni di fede. I delegati hanno chiesto al Sinodo di costituire un gruppo di studio ecumenico
per analizzare la crisi attuale della
fede.
L’introduzione del rapporto finale
sottolinea: « la vita parrocchiale abituale, come i culti domenicali, fanno sì
che i membri realmente impegnati socialmente e personalmente avvertono
una perpetua sensazione di frustraziona. Raccomandiamo una trasformazione radicale e un’intensificazione della
vita della Chiesa affinché con la sua polivalenza, la sua diversificazione, le sue
diverse accentuaz.ioni la Chiesa di Cristo si presenti di nuovo come tale agli
occhi del mondo ».
Questa Assemblea generale della
Chiesa, che si era tenuta a Pentecoste
dello scorso anno e che ora si è nuovamente riunita, era stata convocata per
rispondere a richieste provenienti da
ogni parte, sia da pastori che da laici,
desiderosi di provocare in tal modo un
larghissimo dibattito nelle chiese.
Nel corso degli ultimi cinque anni
la percentuale femminile nelle scuole
irakene è aumentata ileir8,6",'o.
In India il numero degli analfabeti, fra i 15 e i 44 aulii, è ancora di
115 milioni.
commesso in passato e vegliare a proteggere il nostro governo da ogni politica di espansione territoriale.
2. Gesù Cristo è la nostra pace.
Con la sua morte e la sua risurrezione il Cristo ha riconciliato gli uomini con Dio e fra loro, abbattendo le
barriere di sospetto e di odio, di discriminazione è di disuguaglianza.
Beneficiari del suo amore riconciliatore, siamo a nostra volta messaggeri
della riconciliazione, condividendo le
sofferenze degli uomini e lavorando
per la pace del mondo e per il rispetto dei diritti essenziali dell’uomo.
Aderiamo alla costituzione giapponese e chiediamo alla nostra nazione che
metta in pratica il principio di pace
sul quale essa è basata, evitando qualsiasi nazionalismo egocentrico.
3. Gesù Cristo è la nostra speranza.
Il Cristo risorto ritornerà e stabilirà totalmente il Regno di Dio, facendo
ogni cosa nuova.
Questa è la nostra speranza in mezzo a un mondo che ha perduto la speranza e che si è allontanalo dalla vera
via, andando in cerca di benessere materiale. Sostenuti da questa speranza,
partecipiamo al movimento di una storia che non è una semplice successione di avvenimenti senza importanza,
bensì la scena sulla qualè Dio è all’opera affinché la sua volontà sia pienamente compiuta. SPR
llllllllMllllllllllliiiiiiiiiiiiiillilimilllllllllllllllllillllliiiii
Un cristiano kenyano
parla dell’africanizzazione
Limuru, Kenya (spr). - In un articolo
comparso su «Target », il giornale dell’Africa orientale, John Wandimi, del
Collegio teologico St. Paul a Limuru,
critica il modo di aiutare le Chiese africane, consistente nel « mandare una
persona a spendere il denaro donato,
li. che equivale a dare con una mano e
riprendere con l’altra ». Nell’articolo,
dedicato all’africanizzazione della Chiesa, J. Wandimi si domanda « perché le
Chiese d’oltremare non potrebbero concedere un aiuto finanziario senza mandare contemporaneamente un delegato
incaricato di gestire tale dono e di utilizzarlo per il proprio salario e per
mantenere la propria famiglia ». Egli
raccomanda che i responsabili locali
delle Chiese possano decidere dell’utilizzazione dell’aiuto finanziario ricevuto per realizzare i progetti del paese beneficiario.
llllllllllllllllllllll iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.miiiiiiiiiiiiiiiMiin
Costituzione del Consiglio
ecumenico delle Chiese
della Boemia-Moravia
Praga (bip). - L’organo del partito popolare « Lidova Demokracie » (tendenza cattolica) ha annunciato che durante una riunione di rappresentanti delle
nove Chiese cristiane non cattoliche
è stato costituito a Praga il «Consiglio ecumenico delle Chiese della Bocmia-Moravia ». Questo consiglio eserciterà in Boemia e Moravia le funzioni
dell’antico Consiglio ecumenico delle
Chiese della Cecoslovacchia.
Il giornale precisa che i rappresentanti delle Chiese sono stati ricevuti
dal ministro della cultura, e gli hanno
espresso la fiducia delle Chiese nel governo.
« Benché le Chiese non si siano lasciate trascinare verso mete politiche,
dirette contro l’edificazione socialista
del nostro stato — ha detto il Presidente del nuovo Consiglio ecumenico
della Boemia-Moravia — la situazione
critica in seno alla nostra società ha
avuto una influenza negativa sulla vita
delle Chiese ».
D’altra parte egli ha anche detto che
il nuovo Consiglio ecumenico considererà suo dovere « sostenere lo sviluppo nazionale, culturale e .sociale in Boemia e Moravia, e contribuire alla coesistenza pacifica dei popoli nel mondo ».
llllllllllllllllllllll liiillllllilllillllllililiiiilllllllliliiiiiiiiiii
Nuovi processi contro
battisti in U.R.S.S.
Minsk (bip). - La notizia è pervenuta
in Italia per mezzo del quotidiano di
Minsk « Cvrvonaja zmena »: un nuovo
processo è stato intentato contro cinque battisti dissidenti. Tre accu.sati sono stati condannali a tre anni di prigione, gli altri due a due anni, per aver-i distribuito delle pubblicazioni « illegali » (« La semenza evangelica »; « Il
messaggero » ecc.) e per aver fatto delle piccole raccolte di poesie c di inni
religiosi (« La spiga »; « Padre e figlio »;
« L’arcobaleno tra le nubi »).
Ma il principale capo di accusa è stato quello di avere attentato alla psicologia e alla intelligenza dei fanciulli;
in effetti gli accusati avevano organizzato delle riunioni alle quali parteciparono una quarantina di fanciulli. Sono stati inoltre accusati di avere pregato nelle vie e nelle pubbliche piazze,
nei parchi e nei giardini; domandando
fra le altre cose l’abrogazione di alcuni
articoli di legge sui culti.
Alla redazione di questa pagina
hanno collaborato Franco Davite e
Claudia Peyrot.
5
29 gennaio 1971 — N. 5
pag. 5
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
La settimana ecumenica a Venezia
A Venezia gli incontri ecumenici ormai non sono una novità, perché avvengono con regolare puntualità ogni
anno, sin dal gennaio 1964, in occasione della « Settimana di preghiera per
l'unità ». Inizialmente questi incontri
sono stati promossi da alcuni pastori
e da un ben noto sacerdote cattolico,
docente di teologia, don Germano Pattare, uomo molto colto, aperto, avanzato ed impegnato nel lavoro ecumenico. Si è formato ben presto un gruppo di evangelici e cattolici particolarmente sensibili alla istanza ecumenica,
i quali si sono impegnati a proseguire
questi incontri, che sono andati sempre più intensificandosi ed approfondendosi in mensili studi biblici in comune. La novità di quest'anno consiste in un impegno più preciso, espresso collettivamente nei culti della settimana, in questi termini: « Perché questo incontro non sia un momento isolato, come tante altre volte è accaduto, ci impegnarne a continuarlo in altri incontri di fraternità, con un programma che desideriamo preciso, per
non lasciare aH’estro e all’occasionalità il dono che tu, o Signore, ci fai. Per
questo vogliamo incontrarci a Pasqua
e a Pentecoste, per rinnovare l’atto di
fede nel tuo mistero e il proposito di
annunciarlo con la nostra vita alla comunità degli uomini che vive in Venezia. Per rendere più consapevoli questi
incontri, intendiamo riunirci ogni 15
giorni per una lettura comunitaria della Tua Parola, presso i fratelli Metodisti, nel loro tempio. O Signore, fa che
questo proposito tolga definitivamente il sospetto che l’ecumenismo si riduca a momento di devozione o semplice cosa in mezzo alle altre cose, perché diventi l’occasione costante della
trasformazione della nostra ivta e della conversione delle nostre comunità ».
Anche quest’anno l’attività ecumenica ha avuto ufficialmente inizio con
una tavola rotonda, tenuta presso l’Ateneo Veneto di Venezia sabato 16 gennaio alle ore 18. Alla presenza di oltre
200 persone che gremivano la sala, i
rappresentanti delle tre Confessioni
Cristiane principali della città (Cattolica. Evangelica ed Ortodossa) hanno
parlato sul tema: « Le Chiese si interrogano sulla libertà ». Don Germano
Pattaro ha esposto il suo punto di vista cattolico « progressista » sulla libertà, affermando che essa è dono di
Dio e che, come tale, dev’essere amata, ricevuta e vissuta per sé e per gli
altri senza limitazioni e condizionamenti. Un laico ortodosso ha letto il
breve dattiloscritto dell’Archimandrita
di questa Chiesa di Venezia, purtroppo assente per motivi di forza maggiore, dattiloscritto che presentava il
lato morale della libertà, misura dei
diritti e dei doveri e quindi fondamento della giustizia. Infine il past. Gino
Conte, invitato e venuto fra noi per
l’occasione, ha presentato un punto di
vista protestante sullo stesso argomento, sottolineando l’autorità unica della
Parola di Dio che, dov’è realmente
ascoltata ed obbedita, crea la vera libertà. Il dibattito che doveva seguire
è stato molto breve.
Il giorno dopo, domenica 17 gennaio,
alle ore 11, secondo quanto era stato
predisposto, e annunciato sulla stampa, abbiamo avuto un culto ecumenico
nella Chiesa Valdese, per l'occasione
gremita. La liturgia svolta dal pastore
locale, dal past. G. Conte, da don Pattaro e dall’assemblea degli intervenuti
evangelici e cattolici (laici, monaci e
monache) è stata sostanzialmente quella preparata per quest’anno dai rappresentanti del C.E.C. e della Chiesa
Cattolica Romana. La predicazione è
stata fatta dal past. G. Conte su 2 Cor.
3: 17: «Dov’è lo Spirito del Signore
quivi è libertà ».
Nel pomeriggio della stessa domenica, alle ore 15,30, nel tempio metodista
lo stesso past. G. Conte ha tenuto una
conversazione sul problema delTeventuale entrata della Chiesa Romana nel
C.E.C. Erano presenti un discreto numero di Metodisti e Valdesi e diversi
Cattolici.
Martedì 19 gennaio alle ore 19 si è
tenuto un secondo culto ecumenico
nella basilica di S. Marco. Si è svolta
la stessa liturgia di cui sopra, letta in
parte dal patriarca Luciani, da don
Pattaro, dall’Archimandrita ortodosso
e dal Pastore Valdese e in parte dalla
numerosa assemblea di cattolici ed
evangelici intervenuti. L’omelia è stata fatta dal Patriarca sui due testi precedentemente letti da due laici (Atti
2: 37-47 e Rom. 8: 12-17).
Infine domenica 24 gennaio alle ore
IL.'IO c’è stato il terzo culto ecumenico
nella Chiesa Greca Ortodossa, seguendo lo stesso ordine sostanziale dei due
culti precedenti. Qui l’omelia è stata
fatta dall'Archimandrita.
Le collette che si sono raccolte in
questi tre culti saranno inviate al Consiglio Ecumenico delle Chiese in favore dei sinistrati del Pakistan.
Anche quest’anno l'atmosfera che ha
regnato fra tutti i partecipanti agli incontri ed ai culti è stata cordiale e
fraterna, e lascia ben sperare per l’attuazione dell'impegno assunto per il
proseguimento e Tapprofondimento
del lavoro ecumenico in questa città.
A. G.
Ospedale Valdese
di Torre Pellice
Si coinuiiii-a che ileirarcolaio offerto in
dono da un fratello di Chie.sa per la sottoscrizione per il monlulettighe ha beneficiato la
Signora Cristina Spano, Ostetrica presso
l'Ospedale Galliera di Genova.
Un vivo ringraziamento a tutti.
Il Presidente
E. Aime, pastore
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIMKIIIIIIIIIIMIIIIIIIimillllllllim
Offerte Pro Uliveto
Past. Geymet e Sifinora L. 1.000; Giorgini Giacone, S. Germano 5.000; Bona Ferrerò. Torino 10.000.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiimMiiiiiimiiiiiiiiiiif
Doni Eco-Luce
Da Torre Pellice: Salvatore Gatto 1.000;
Roberto Cois.son 1.000: Susanna Eynard 500;
Margherita Co.staljcl .500; Giovanni Mourglia
1.000: Léonie Stalle 500,
Da Ivrea: Claiulio Bertin 2.000; Arnaldo
Durio 1.000.
Emile Sappè, Francia L. 485; Antonio Canohbio, Cerici 500; Ida Palmieri, Borrello 500;
Angelo Actis, Niclìclino 1.000; Lorenza Vanmiccini, Siena 500; Mario Rizzato, Rovigo
500; Giulio Troll. Massello 500; Hanny Rapisarda, Trieste .500- Giulietta Raima, Parma 500; Raffaele Sgherzi, Napoli 2.000; C. A.
Lena, La Maddalena 1.000; Luigi Costa, Fresinone 500; Erica Ivesselring, S. Giovanni
Lup. 1.000; Anna llly, Trieste 2.000; Alice
Rogo, Mestre 500- Maria Caflisch, Catania
1.000.
Grazie! (continua)
A Pisa f: nella diaspora
llilllllllllllllllllllll|IMIIIlllllllllllllllllllO'lllll"""hl"l""blllllllllllllllllllllllllllllll'llllilllllllllllllllllllllllllllllllllllll
LTrangcIo e i mezzi
di comunicazione di massa
Conferenza del past. Rivoic a Torre Pellice, a cura del Com. Collegio Valdese
La conferenza di domenica 17 gennaio del pastore Guido Rivoir sulle comunicazioni di massa — radio e televisione —, come tutte le precedenti
predisposte dal Comitato del Collegio,
è stata anche questa volta assai interessante.
Il pastore Rivoir dà la sua testimonianza evangelica con predicazioni e
studi da 18 anni alla radio e da 7 anni
alla televisione in Svizzera, egli è quindi la persona più qualificata per proporre alcuni suggerimenti preziosi a
coloro che in Italia, da non molto tempo, hanno iniziato un simile servizio
alla radio e si apprestano ad estenderlo alla televisione.
Il pastore Rivoir è del parere che la
radio è lo strumento che si confà maggiormente per una testimonianza evangelica, più che non la televisione, perché nel solo ascolto il pubblico è più
attento e può seguire meglio la parola
del predicatore, mentre il video distrae e presenta inconvenienti di vario genere, che ostacolano il raccoglimento e la meditazione. I mezzi di comunicazione di massa rappresentano
ner il giorno d’oggi quello che è stata
la scoperta della stampa nel XVI secolo — afferma l’oratore —, rivestono
la medesima importanza, hanno la medesima possibilità di aprire molte porte alla diffusione della Parola di Dio,
e nello stesso tempo presentano i medesimi pericoli; di qui la necessità che
gli evangelici agiscano di fronte a questi mezzi con prudenza ed oculatezza.
Cn lettore, da Roma:
Signor Desana.
non avrei risposto affatto olla sua « lettera al Direttore » (pubblicata .sul n. 3 di
Ei'o-Luce) tanto manifesta appare l'infondatezza — o la futilità — delle sue argomentazioni (e non riesco a comprendere
come mai il direttore Labbia pultblicata...
senza neppure una parola di commento)
se lei non avesse, a mo' di conclusione, affermata la necessità « di fare Lesame critico delle nostre opinioni », cosa giustissima che, peraltro, contrasta violentemente con l'intero suo scritto.
Pas.so a dargliene la dimostrazione;
1) Lei sostiene che « il jtotere » (pen■so alluda, anzitutto, al governo), « si difende con le leggi fe.sciste, le quali non
fanno altro che favorire i reati di tipo fascista 1).
Ris|)ondo: Quali sono questi reati? E
quali sono le leggi che li favoriscono? La
sfido a citare un solo articolo del codice o
della intera legislazione vigente che possa. direttamente o indirettamente, in modo
e.splieito o implicito, convalidare la sua as•serzione.
2) Lei scrive: «Quanto al jtaragone
fra nazismo e holscevismo che ha un identico fine » (sic) « ...può essere vero solo
col nazismo »...
Risponuo: A pre.scinderc dalla confusione sintattica mi pare che lei non abbia
neppure letto con sufficiente attenzione
quanto ebhi a scrivere in proposito. Difatti. io avevo .sostenuto e .sostengo:
a) che un « paragone » è cosa ben
diversa daH'assimilozione (si può, a rigore,
paragonare anche due entità completamente diverse fra loro per poi mettere in
risalto di differenza);
h) che, pur nella loro diversità ideologica e finalistica, i due regimi anzidetti
sono affini, simili, in quanto a metodo di
potere (totalitario, oppressivo, liberticida).
Le prove? Ce ne sono, a milioni, purtroppo, e marciscono per lo più nelle lande
gelate della Siberia e nelle fosse comuni
dei campi di sterminio! (Si legga, al riguardo. il libro di A. Solgenitzyn. Il primo
cerchio e... se ne convincerà anche lei).
3) Lei sostiene che l'espressione usata
dallo scrittore sovietico ora citato secondo
la quale il suo grande popolo è « ¡negato
giù a quattro zampe » è falsa o quanto meno ingiusta e adduce — a dimostrazione
della sua tesi — una vittoria militare
(Berlino) ed il progresso tecnologico. Questi argomenti, caro amico, .sono tutt'altro
che convincenti, tanto più per i cristiani
che hanno e devono avere ben altro metro,
ben altro criterio i>er giudicare!
4) ed ultimo: Secondo lei, a Stalin si
pos.sono tutt'al più muovere delle critiche
(non dice quali) per il suo comportamento.
Cosa vuole che le dica : se lei crede che
un despota che ha mandato a morte, senza processo, o con processi-burletta, milioni
di suoi concittadini innocenti, o solo « .sos))ettati » di non es.sere in tutto e per lutto
d'accordo con lui, ebbene... lei ])uò davvero credere qualunque cosa!
Cordiali saluti.
Aldo Long
Innanzi tutto i. .correrà cercare di ottenere con fermezza nelle trasmissioni un tempo tutto per noi: sia breve
o meno breve, non importa; quello
che importa è che questo spazio di
tempo sia a no- Irti completa ed esclusiva disposizione.
Non conviene, ed è senz’altro da rifiutare, di essere tnseriti in un programma già predisirosto, o di far parte di una équipe organizzata dalla
RAI-T'V, o di venire intervistati insieme con altri, perché in questo modo
senza fallo verranno tagliati parte degli interventi — com'è già accaduto,
vedi lettera del past. F. Giampiccoli su
uno degli ultimi Et . -Luce -—, perché
il programma non da noi stabilito per
forza di cose viene ridimensionato e
riadattato secondo il criterio degli organizzatori. Non è neppure opportuno
formare tavole rotonde composte da
evangelici e dibattere i nostri problemi di fronte ai radio-ascoltatori; dibattiamo pure questi nostri problemi,
finché è necessario. Ira di noi, nelle
nostre comunità, ma al pubblico, alla
gente di fuori portiamo unicamente la
Parola di Dio. Queste: è il servizio che
noi evangelici dobbiamo rendere attraverso la RAI-TV: non si tratta perciò
di mettere avanti noi stessi, le nostre
opere, il poco che facciamo, i nostri
istituti ecc., ma soltanto l’Evangelo, il
messaggio di Cristo. Ciò evidentemente non si potrà fare senza qualche sacrificio da parte nostra, come comunità: per esempio, anche se il culto è
qualche cosa di particolarmente nostro, intimo, che può venire disturbato dall'essere messo in onda, il pastore
Rivoir è del parere che dobljiamo permettere che il culto evangelico sia presentato al pubblico, magari in forme
più adeguate ad una trasmissione televisiva; quello che conta è che gli elementi del culto: adorazione, spiegazione della Parola, preghiera, canto degli
inni, venga conosciuto e proposto alla
attenzione di coloro che ci osservano,
verso i quali abbiamo un preciso impegno di servizio, a cui non possiamo
egoisticamente sottrarci.
Infine l’oratore parla anche della necessità che la comunità dei credenti,
COSI come lo fa attraverso le assemblee di chiesa per quel che riguarda
tutta l’opera della chiesa stessa, eserciti un controllo verso i suoi esponenti che parlano alla RAI-TV, in uno
spirito di fraternità c di co-responsabilità. Non si tratta, ovviamente, qui
di una censura, il ché sarebbe del tutto contrario al nostro spirito ed ai nqslri intendimenti — dice il pastore Rivoir —, ma di un controllo, di un vaglio che tutta la comunità, interessata
a che la Parola di Dio sia rettamente
predicata, non può esimersi dal fare.
La conferenza è Stata seguita molto
attentamente dal pubblico, accorso come sempre numeroso; alla fine alcuni
interventi da parte dei presenti hanno
dimostrato quale vivo interesse essa
abbia suscitato.
Il Comitato del Collegio ringrazia
ancora il pastore Guido Rivoir per
avere illustrato per noi in modo così
preciso e lineare il problema di come
la chiesa debba avvalersi dei mezzi di
comunicazione di massa, problema che
finora non avevamo molto chiaro nella nostra mente.
E. Rs
Il Corso serale di Scuola Media continua ad
impegnare con serietà e regolarità sia chi insegna sia chi studia. Andiamo costantemente
scoprendo ogni volta rutìlità e la benedizione
dì questa iniziativa. Sino a questo momento
abbiamo ricevuto 30.000 lire di offerte volontarie per spese, da parte di fratelli di Pisa e
di fuori : li ringraziamo molto.
Con il 23 gennaio, è cominciata una riunione settimanale, il sabato alle ore 18, nel
corso della quale si legge e discute la Dogmatica in sintesi (una esposizione della fede
cristiana sullo schema del « Credo ») di Karl
Barth, seguendo la ricerca biblica che questi lettura ci suggerirà.
Dopo una breve sosta nel periodo delle vacanze natalizie, gli studi biblici sono regolarmente ripresi, nel due gruppi, continuando la
lettura meditata della I Corinzi (siamo ora
al cap. 11). Per dei credenti e per una comunità credente l’ascolto assiduo ed attento
della Parola non è un lusso né un hobby, ma
necessità vitale.
LUCCA
La presenza di un gruppo regolare anche
se non molto numeroso (in relazione al numero dei membri di chiesa) forma la comunità che si riunisce per il culto la prima e
terza domenica di ogni mese, alle ore 17 (via
Galli Tassi 50).
VIAREGGIO
1 culti riuniscono in numero limitato i
fratelli e le sorelle la seconda e la quarta domenica dì ogni mese, alle ore 17 (Via Leonardo da Vinci 87).
La nostra Comunità è stata colpita dalla sofferenza per la morte della Signora Elisabetta
Krauss, avvenuta improvvisamente a Zurigo
dove sì era recata per trascorrere le vacanze
con i figli. Il 5 gennaio ci siamo ritrovati al
Cimitero per ascoltare insieme la consolazione
dell’Evangelo che ci annuncia la resurrezione
e la vita. Ai figli della Signora Krauss ripetiamo l’espressione fraterna della comunione
nella sofferenza e nella speranza di Cristo Salvatore.
Ricordiamo con riconoscenza la nostra sorella, della quale tutti abbiamo apprezzato la
fede e la perseveranza, e dalla quale tutti
abbiamo ricevuto valida testimonianza e sereno servizio. Nella comunità di Viareggio la
nostra sorella ha svolto un efficace ministero
di cura d’anime : coordinamento, visite, attenzione alle necessità del prossimo; con chiara fede e lucida intelligenza, pronta e presente, anche quando la salute non l’aiutava più.
L.a ricordiamo con riconoscenza al Signore e
con rimpianto.
Un posto importante nello svolgimento di
un ministero nella comunità è così restato
vuoto. Qualcuno lo saprà occupare nel nome
del Signore e con amore per il prossimo.
IMIIIIIIillllllllllItlllllllllllllIlllllllllliillIIIIIIIIIIIIIMIIIIIII
In visita a Pomaretto
fratelli di Coazze e Susa
Domenica 17 una rappresentanza di bambini e adulti delle comunità di Coazze, Susa e
dia.spora è venuta in visita a Pomaretto, guidata dal Pastore Rutigliano e signora.
Al mattino un forte messaggio del collega,
visita agli Istituti locali e pranzo al Convitto;
nel pomeriggio due simpatiche recite di bambini espresse con brio e al tempo stesso con
un messaggio nella linea d’una testimonianza
i.i clima recitativo. La colletta è andata a beneficio del Convitto.
Da tempo non c’era più stato un collegamento con la zona di Susa, mentre in passato
le visite di corali e culti in comune erano preziosi per le due comunità. Penso che questo
incontro sia di buon auspicio per Lavvenire.
Ringrazio di cuore il Pastore Rutigliano ed
i bambini che hanno trascorso la domenica
con noi recando un pensiero efficace ai pomarini ed un'offerta per LIstiluto a mezzo della
recita.
Prossimamente avremo: Mercoledì 3 riunione a Pomaretto e venerdì 5 febliraio riunione a Porosa.
Lunedì 15 febbraio al cinema Edelweiss,
gentilmente concesso dal signor Pons, il gruppo biblico del Piemonte presenterà un film:
La voce degli abissi; collaboreranno alla serata la corale di Pomaretto, quella di "Venarla
Reale e due batteristi di Torino. Saranno
esposte in tale occasione delle Bibbie.
La domenica 14 avremo alla sala delle attività una riunione educativa per i genitori dei
bambini della Scuola materna e per quanti
desiderano prendervi parte: il tema presentato da Anita Pascal Ribet avrà come titolo:
« Come i genitori vedono la Scuola materna e
come la Scuola Materna vede i genitori ».
Domenica 7 febbraio al culto del mattino
saranno discusse le proposte della Commissione sulla falsariga delle indicazioni dei giovani
e degli anziani sul tema del rinnovamento
della chiesa in riferimento particolare alle
finanze.
Il no.stro pensiero di simpatia alle famiglie
di Enrico Poet e di G. Enrico Garrón per la
loro dipartenza avvenuta rispettivamente alI'Os[)cdale di Pomaretto e all’Ospedale Civile
di Pinendo.
Personalia
I] presidente delTUnion Vaudoise di Marsiglia, Henri Po'èt, è stato nominato cavaliere
dell’Ordre National dn Morite. La Legión
d‘honneiir si aggiunge alla decorazione della
croce di cavaliere della Solidarietà italiana,
conferitagli nel 1967. I più vivi rallegramenti
a' nostro fratello di Marsiglia.
Ci congratuliamo jmre con Mario Falchi che
presso ITTiiiversità di Milano sì è laureato a
pieni voli in bio-chimica discutendo una tesi
in .scienze delle preparazioni alimentari. I migliori auguri per la sua allività professionale.
BARGA
Prossima riunione, con culto e studio biblico: domenica 31 gennaio, ore 10,30, a
Renaio.
IMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIimiilItllllllllllllMllllllllllllllllllllill
Abbonamenti IOTI
E Accluso a questo numero i let- =
E tori troveranno un modulo di =
= conto corrente postale. Coloro — =
= e sono la maggioranza — che =
E hanno rinnovato il loro abbona- E
E mento, non ne tengano conto; E
E ma sono ancora parecchi quelli E
= che non lo hanno fatto, e ci per- =
= mettiamo di sollecitarli cordial- =
E mente. Nel caso che essi non de- E
E siderino continuare a ricevere il =
E settimanale, saremo loro grati =
= se vorranno comunicarcelo, ri- =
E tagliando il loro indirizzo e spe- =,
= dendocelo in busta; le copie del =
= giornale respinte come stampe E
E giungono di ritorno talvolta do- E
E po molti mesi! E saremo anche E
E grati a coloro che ci scriveranno, =
E come qualcuno già ha fatto, la E
= ragione di tale cessazione. Ma =
E naturalmente ci auguriamo che =
E la quasi totalità dei ritardatari E
E vorrà mantenere questo settima- E
E naie rapporto con noi e, tramite E
E nostro, con la vita della chiesa. E
E Preghiamo vivamente, nel com- E
E pilare il modulo di c.c.p., di seri- E
E vere chiaramente e di indicare E
= il proprio codice di avviamento E
E postale, il che ci facilita assai il e
E lavoro di registrazione; ogni of- =
E ferta è ricevuta con viva grati- E
E tudine. Segnaliamo che con il 10 E
E febbraio ci vedremo costretti, E
E con rincrescimento, a sospende- E
E re l’invio a chi non avrà rinno- E
E vato il proprio abbonamento. E
E L'Eco-Luce E
MÌiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiMi
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In occasione della perdita della loro mamma
Enrica Valetti ved. Pascal
i figli Ermanno, Jolanda, Anita ringraziano quanti hanno preso parte al
loro dolore.
Ringraziano il dottor Lorenzo Vivalda per l’assistenza prestata.
Fontane, 1» gennaio 1971.
I familiari della cara
Clelia Forneron
in Costantino
profondamente commossi per le dimostrazioni di affettuosa simpatia,
ringraziano tutti coloro che 'con fiori,
scritti e di presenza hanno preso parte al loro dolore.
« Il suo sole è tramontato
mentre era ancora giorno »
(Geremia 15: 9).
Prarostino, 18 gennaio 1971.
Profondamente addolorati annunciano la dipartita del
Cav. Isidoro Morè
la moglie Dina Buffa con i figli Gabriella e Roberto, le sorelle Cecilia
Morè e Lina Morè ved. Tamietti, nipoti e parenti tutti.
La cerimonia funebre si è svolta venerdì 22 gennaio alle ore 15 nel Tempio 'Valdese di Torre Pellice.
Si ringraziano sentitamente tutti
coloro che con la presenza, scritti e
fiori si sono uniti al dolore della famiglia.
« E fattosi sera Gesù disse ; Passiamo all’altra riva ».
(Marco 4; 35).
Torre Pellice, 24 gennaio 1971.
Direttore responsabile: Gino Conte
Rpf;. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Torino)
6
pag. 6
N. 5 — 29 gennaio 1971
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
I 50 anni del Partito
Comunista Italiano
La sinistra italiana è sempre stata
tormentata da profonde divergenze interne e le numerose scissioni e « scomuniche » susseguitesi nel corso degli
anni sono lì a dimostrarlo.
In questi giorni ricorre il cinquantenario della più clamorosa di queste
scissioni, di quella cioè che ha portato
alla nascita del partito comunista italiano. Ne ricordiamo brevemente alcuni momenti.
Il 15 gennaio 1921 si apre a Livorno
il 17« congresso del partito socialista
italiano. Sono presenti 3 mila delegati
che rappresentano i 216 mila iscritti.
Vi sono le varie « correnti » e fra di
esse le tre di base, che saranno quelle
a determinare gli avvenimenti successivi.
« Concentrazione » (l’ala destra) guidata da Buozzi, Turati, Treves, Modigliani; essa bandisce la violenza dalla
sua azione e combatte per la scalata
al parlamento, sino ad ottenere la
maggioranza.
I « comunisti unitari », capeggiati da
Serrati, direttore dell’Avanti, che vogliono restare nelle file dell’Internazionale comunista e nello stesso tempo
salvare l’integrità organizzativa del
p.s.i., con al massimo qualche isolata
espulsione di « destri ».
Infine i « comunisti puri », in prevalenza giovani, al cui interno si annovera una grande varietà di atteggiamenti anche su temi fondamentali, ma
tenacemente uniti nel radicale rifiuto
della pratica riformista. Ne fanno parte Bordiga, Terracini, Gramsci, che già
dirigeva il quotidiano « L’ordine nuovo » della frazione comunista.
II congresso si svolge burrascosamente sia all’interno che aH’esterno:
Livorno minaccia di diventare teatro
di violenze fasciste. Il teatro viene
« presidiato » da 1500 uomini di truppa, da un migliaio di guardie regie, da
un altro migliaio di carabinieri speditivi da Giolitti.
Dopo cinque giorni di infiammati interventi da parte delle varie correnti,
i delegati, in parte suggestionati dalla
previsione di Lenin (dimostratasi poi
irreale) secondo cui « l’Italia presenta
attualmente tutte le condizioni essenziali che garantiscono la vittoria di
una grande rivoluzione proletaria »
vanno alle urne; 98 mila voti agli « unitari »; 58 mila ai « puri »; 14 mila ai
« riformisti ». I delegati che hanno votato per la frazione comunista abbandonano la sala e si riuniscono in un
altro locale; viene fondato il partito
comunista d’Italia, sezione italiana della IH* Internazionale.
Il fascismo frattanto avanza favorito, da una parte, dall’appoggio degli
industriali e degli agrari, e dall’altra,
dalla divisione del movimento operaio. Più tardi Gramsci scriverà; « La
scissione di Livorno è stata senza dubbio il più grande trionfo della reazione ».
Un tristo mercato
Nei giorni scorsi la Francia ha consegnato alla Libia quattro aerei Mirage,
primi di una flotta di cento dieci. Sono
gli stessi aerei negati ad Israele, che
già li aveva pagati dai tempi di de
Gaulle.
In questo momento non ci interessano tanto le (mancate) preoccupazioni
di carattere morale, dato che la Francia, con grande « imparzialità » consegna Mirages anche al Brasile, alla Spagna, all’Argentina, alla Colombia, al Pakistan, all’Australia.
Quello che veramente disturba, anzi
turba profondamente, è il compiacimento col quale vengono accolte in
Francia queste vendite di armi, in
quanto esse apportano un sostanziale
contributo ad una favorevole congiuntura della bilancia commerciale, ultimamente passiva. (Come si sa, l’attivo
o il passivo della bilancia commerciale
viene dato dall’esportazione superiore
o inferiore all’importazione).
Nel 1970 la Francia è riuscita a triplicare quasi le sue vendite di prodotti
bellici all’estero rispetto all’anno precedente. Essa è ora al terzo posto nella
graduatoria mondiale, preceduta solo
da Stati Uniti e Russia. Nell’anno scorso essa infatti ha avuto ordinazioni pari a oltre 7 miliardi e 200 milioni di
franchi (oltre 800 miliardi di lire). Segue la Gran Bretagna con circa 400 miliardi. Globalmente, le vendite di materiale bellico rappresentano l’otto per
cento delle esportazioni francesi ed
equivalgono ai due terzi di quanto
l’esercito è autorizzato a spendere per
il proprio armamento classico.
Nel 1971 poi, per potenziare sempre
più questo redditizio settore, gli stabilimenti bellici statali francesi beneficeranno di un bilancio speciale, destinato
a studi per la messa a punto dì materiali, a seconda delle caratteristiche desiderate dagli acquirenti.
La Germania Federale, oltre che in
armi leggere, è specializzata in carri armati; è infatti tedesca la potente società che costruisce i Leopard. E proprio di questi giorni la notizia — la cui
conferma è stata sollecitata da due interpellanze in parlamento — che l’Italia ne acquisterà duecento e se ne procostruendoli in
piano politico, francamente inutile sul
piano militare ed infine disastrosa sul
piano economico quando si pensi che
la spesa totale si aggirerà sui 170 miliardi di lire. Inoltre, come ha fatto
notare uno degli interpellanti, costituisce un atto oggettivo di corsa agli armamenti che mal concilia colle dichiarazioni pacifiste del ministro Moro.
Commonwealth: ha vinto
il compromesso
Come si sa, a seguito della scomparsa del vecchio impero britannico, è
stata creata una struttura politica, cui
venne dato il nome di Commonwealth,
che è una libera associazione di 31 paesi, in prevalenza ex colonie o dominions
inglesi.
Nei giorni scorsi si è tenuta a Singapore la Conferenza del Commonwealth,
presieduta dal primo ministro inglese
Heath.
I lavori sono stati notevolmente rallentati dalla grave questione riguardante la volontà del governo conservatore
britannico di riprendere le forniture di
armi — sospese dal precedente governo laburista — alla repubblica razzista
del Sudafrica, motivandola con la necessità di proteggere le rotte del Capo
di Buona Speranza.
La tensione è via via aumentata fino
al punto da far prevedere l’uscita dal
Commonwealth dell’Uganda, seguita an
che da Zambia, Tanzania e Kenya, particolarmente sensibili alle istanze razziali. Da parte britannica, si è reagito
con viva irritazione; Heath ha ribadito
il fatto che il governo di Londra restava l’unico padrone delle proprie decisioni.
La dibattuta questione è stata risolta
con una clausola equivoca — elaborata
dal Canada e dall’India ed accettata
per evitare una frattura verticale ^
secondo la quale è possibile concedere aiuti a patto di non rafforzare
l’apartheid. Come si vede, si tratta di
una temporanea soluzione di compromesso, assunta per salvare la Conferenza e forse lo stesso Commonwealth,
come ha fatto rilevare il presidente dello Zambia, Kaunda, al termine della
riunione. La crisi fra Gran Bretagna ed
i paesi africani permane e si approfondisce al punto da poter esplodere il
giorno in cui il governo inglese venderà
le armi al Sudafrica.
Di particolare importanza il punto
approvato concernente l’Oceano Indiano « che deve rimanere una zona di pace e di stabilità ».
Da notare a questo proposito che in
precedenza l’India aveva protestato
con Heath per la prevista costruzione
di una grossa base militare aeronavale
anglo-americana sull’isola di Diego Garcia, appunto nell’Oceano Indiano, per
contrastare l’accentuata presenza della
flotta sovietica.
Roberto Peyrot
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
UNA TIRANNIA PUNTELLATA
Il 28 c., all’Assemblea consultiva
del Consiglio d’Europa (a Strasburgo),
verrà discusso un rapporto sull’attuale
situazione nella Grecia, benché questo
paese non faccia più parte dell’organizzazione.
Il rapporto è stato presentato dall’olandese Van der Stoel (laburista),
che è un profondo conoscitore del problema. Esso è una ferma protesta contro l’attuale politica USA nei confronti della Grecia. « In particolare esso
condanna, senza perifrasi, la decisione
presa dal governo americano nel settembre scorso, di riprendere tutte le
forniture d’armi alla Grecia. Tale decisione, che Washington spiega valutando che “la tendenza, ad Atene, d’instaurare un regime costituzionale ha
avuto inizio”, sembra al Van der Stoel
ingiustificabile e “del tutto incomprensibile’’. Il relatore si domanda come
mai la più grande potenza del mondo
libero abbia potuto fornire una tale
cauzione al regime dei colonnelli. Testualmente egli dichiara: “da parte nostra, stimiamo impossibile intravedere
la benché minima tendenza all’istaurazone d’un regime costituzionale in Grecia”.
La ripresa americana di forniture di
armi rischia di provocare sentimenti
d’amarezza nel popolo greco. Il “flirt"
degli USA col regime dei colonnelli
(pensa il Van der Stoel) non aumenterà la popolarità degli USA né quella
della NATO, in quel paese. Senza contestare l’importanza strategica della
Grecia sullo scacchiere della NATO,
importanza accresciuta dal fatto della
penetrazione sovietica nel Mediterraneo, il relatore ritiene che “l’ipotesi
greca” pesi gravemente sul buon funzionamento dell’alleanza ed offuschi il
buon nome del patto atlantico presso
i paesi del terzo inondo.
Nel rapporto si legge che, per parte
sua, il governo greco è estremamente
preoccupato di far vedere ch’esso intrattiene buone relazioni con gli USA.
Ma, d’altra parte, il rapporto riconosce che i dirigenti americani hanno
continuato ad insistere, presso le autorità d’Atene, per un ritorno alla democrazia.
Il regime dei colonnelli (aggiunge il
rapporto) mette l’accento sull’iridipendenza nazionale della Grecia e si lascia
sempre meno influenzare dalle pressioni straniere. Per quanto concerne la
situazione interna del paese, il Van der
Stoel non si mostra affatto ottimista.
Le persecuzioni continuano ad essere
molto raccapriccianti. Si constata (conclude il rapporto) che gli uomini che
governano la Grecia dimostrano sempre più, con le loro azioni, che il loro
obiettivo non consiste affatto nel ricondurre il paese alla democrazia ».
(Da «Le Monde» del 21.1.1971).
Noi abbiamo, sulla politica USA verso la Grecia, un’opinione più severa
(se possibile) di quella del relatore.
PRIGIONIERI POLITICI
IN CECOSLOVACCHIA
« Trentacinque personalità francesi e straniere hanno indirizzato una
lettera aperta al governo cecoslovacco
per chiedere la liberazione di sedici
giovani, membri d’un gruppo rivoluzionario, in prigione da un anno.
“Noi non intercediamo (essi .scrivono ) in favore d’una libertà illimitata.
È chiaro che, nel socialismo, non vi
può essere libertà per coloro che vogliono restaurare il capitalismo. (...)
Noi abbiamo letto le pubblicazioni
in base a tutte le notizie apprese su
questo gruppo, . per noi chiaro che
accusare questi giovani compagni di
attività controri\ oluzionarie, è una calunnia. Anche st noi non siamo completamente d’'.K\ -rdo coi loro punti di
vista, noi pensi, . mo che, in un paese
socialista, tali punti di vista devono
diventare oggetto d’una discussione politica. (...)
Tuttavia (aggiunge la lettera) un anno è passato dall’epoca dei primi arresti, e ancora non si discii e con questi
compagni. Ma c’ di più: essi sono tenuti in prigione i ell’attesa d’esser tradotti davanti a u, tribunale. Le conseguenze delle esitazioni della direzione
cecoslovacca, sulla necessità, o meno,
di fare dei processi nolitici, le pagano
proprio rt'lesti giovani compagni, alcuni dei quali h"nno compiuto vent’anni
in prigione. Il proci o, annunziato già
molte volte, viene / nandato di mese
in mese...
Noi esigiamo (co
del documento) la
diala dei giovani
Esigiamo che la lo
posizioni diventino
tito politico pubbli
Fra le firme, si
Roger Blin, Roger
vinet, François Ma
Rossana Rossanda.
■udono gli autori
berazione imme: npagni detenuti.
attività e le loro
■ ggetto d’un dibat
nggono quelle di:
■ iraudy, Alain Kri; Jro, Luigi Pintor,
Jean-Paul Sartre,
Delphine Seyrig e
del 22.1.1971).
DEL MASSACRO
L'era degli ostaggi
curerà altri seicento.
coproduzione colla RFT. Secondo noi, ---------- . •
si tratta di un’operazione negativa sul del partito socialista rivoluzionano, e
Laurent Schwartz,
Charles Tilion ».
(Da « Le Monde
I RESPONSABILI
DI SONG-MY
Le ultime notizie sul famoso processo ai responsabili di quell’orribile
massacro, sono le seguenti (da Washington).
« La giustiz,ia militare ha rinunciato,
venerdì 23 c., ad ogni processo contro
quattro militari accusati d’aver partecipato, nel marzo 1968, al massacro degli abitanti del villaggio di Song-My.
Annunciando questa decisione, che interessa il sergente Torres e i soldati
T’Souvas, Hutson e Smith, il tenentegenerale Connor ha dichiarato che tale
provvedimento veniva preso "tieZ migliore interesse della giustizia”.
Dopo l’assoluzione del sergente Charles Hutto e del sergente David Mitchell, anch’essi implicati nel rnassacro,
rimangono soltanto tre ufficiali a dover regolare i loro conti con la giustizia militare. Essi sono: 1) il tenente
Calley, accusato del massacro d’un centinaio di civili, e il cui processo alla
corte marziale di Fort-Benning (Georgia) è stato interrotto per permettere
agli psichiatri di esaminare l’accusato:
2) il capitano Medina, comandante della compagnia “Charlie’^ e considerato
come il responsabile di tutto il massa
ero; 3) il capitano Eugenio Kotouc, ac
casato d’aver mutilato e ucciso dei
prigionieri durante gl’interrogatori ».
(Da «Le Monde» del 24-25.1.1971).
iiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiMiiMmiiimimiiiMiiiiiiiiMimiMiiii
SCAMBI ni MONUMENTI Al CADUTI
Nella speranza di riconciliare i popoli invece di perpetuare l'odio, cinque gallerie d'arte
britanniche, helghe, olandesi e tedesche hanno fondato una (c Commissione mista di scambi ili monumenti ai caduti ». Hanno progettato uno scambio di monumenti, attraverso l’Europa, fra antichi nemici, « per onorare le vittime delle guerre mondiali in modo veridico
e per dare coscienza alle giovani generazioni
di ciò che vi è d'insensato e di criminalmente
osceno nei nazionalismi ». Primo passo sulla
via di questa realizzazione sarà uno .scambio
simbolico di riproduzioni di monumenti ai
caduti. L'Europa stringe le fila (D.'VS).
(segue da pag. 1)
le? Naturalmente avremmo preferito
che le liberazioni fossero il frutto dell’azione insistente del sig. Bucher presso il governo brasiliano. In mancanza
di questa, o essendo questa risultata
inefficace, non resta che preferire il
risultato attuale. Risultato che ci pone
il più terribile problema etico e ci spinge alla radice del problema circa “il
fine e i mezzi”. Siamo schiacciati dalla
vergogna, dall’impaccio e dal sollievo,
senza poter applaudire né deplorare.
Diciamo pure, senza mezzi termini, che
il vero scandalo non è il fatto in sé ma
che esistano regimi tali da obbligarci
a socchiudere una porta che avremmo
voluto ermeticamente chiusa e ad ammettere in certi casi estremi l’azione di
chi prende ostaggi ».
Casi estremi, eccezioni che devono
confermare la regola; la situazione brasiliana attuale è uno di questi casi limite, è — speriamo — un’eccezione; la
misura dell’ingiustizia, della violenza
“legalizzata”, della corruzione oppressiva, della tortura istituzionalizzata,
della ferocia poliziesca sono tali, che
lasciano i prigionieri politici senza difesa. « Se poi — nota de Pury — si constata la complicità dei governi stranieri e rinefficacia delle proteste internazionali, se si vede la diplomazia mondiale presentarsi come un’immensa rete
d’interessi e di connivenze con le ingiustizie senza che nulla, in fondo, fermi il
cinismo dei potenti, si china il capo, si
riflette, si pensa che, in questo caso
estremo, sì, la liberazione di questi 70
uomini valeva i rischi corsi dal nostro
ambasciatore e che ciò che è accaduto
rappresenta un male minore ».
Ma sarebbe tragico se il "successo”
di questo caso limite finisse per giustificare, accreditare e diffondere tale sistema, « così scandaloso che non esiste
ai mondo condanna più grave da pronunciare contro un regime, che quella
che costringe a considerare "male minore” il ricorso a un metodo simile per
lottare contro di esso ». Dobbiamo insomma vigorosamente reagire contro il
veleno sottile che consisterebbe nell’accettare che il metodo, tollerabile in
casi estremi, lo diventi nella generalità dei casi. Moralmente senza giustificazioni è ad esempio, secondo Roland
de Pury, il ricatto esercitato sul governo elvetico, con la minaccia di uccidere i passeggeri svizzeri di aerei dirottati sull’aeroporto del deserto giordano, a Zarka, per imporgli la liberazione di uomini regolarmente giudicati e condannati per l’assassinio di un
pilota e per il tentativo d’incendiare un
aereo pieno di passeggeri. Né molto superiore il modo, per altro controproducente, scelto dall’ala estremista della
resistenza palestinese araba per attirare l’attenzione mondiale sulla tragedia di un popolo di rifugiati. Occorre
rigorosamente distinguere (« qui la casistica è di rigore »!) e mai confondere
situazioni diverse; poiché « se il regime
politico brasiliano fosse quello vigente
ili Svizzera, non uno di quei 70 uomini
sarebbe stato in carcere ».
Ma se la lotta, se la guerra (c la guerra civile) ha i suoi limiti, anche il commercio li ha. I passeggeri di un aereo
di linea sono meno “responsabili di
un ambasciatore, che è il rappresentante di tutto un complesso d’interessi nazionali, d’investimenti all’estero, la
figura, sinora intangibile (tutt’al più
lo si dichiarava indesiderabile),^ che
incarna tutta una rete di rapporti economici per mantenere i quali si è pronti ai più arrendevoli compromessi, a
serbare il silenzio più rispettoso o a
limitarsi a proteste purarnente verbali,
pronti alle peggiori complicità di fatto.
(Un esempio particolarmente larnpante
è dato dalla estrema difficoltà di bloccare il traffico delle armi, o di mantenere a lunga scadenza Vembargo econo
oppongono, sotto ogni cielo). Nessuno,
che abbia interessi in Brasile, può dire;
« Di ciò che accade nel carcere di Tiradentes non sono responsabile ».
Non pretendiamo di fare gli angeli.
« So bene — scrive de Pury — che non
è possibile rompere i contatti commerciali ogni volta che una nazione viola i
diritti dell’uomo (e per parte nostra
ricordiamo che il segretario generale
del CEC, a chi gli chiedeva se il Comitato centrale si sarebbe riunito ad Addis Abeba, malgrado il conflitto etiopico-eritreo, rispondeva che se il CEC
avesse cercato sempre nazioni asettiche in fatto di etica politica, avrebbe
sempre più stentato a trovare un luogo
in cui riunirsi). Si rischierebbe di isolarsi o di morire, e di atteggiarsi a perpetuo censore e fariseo. Si rischierebbe
il fallimento economico. Sono cosciente della estrema difficoltà di individuare il punto di rottura. Purtuttavia esiste quel limite che non si può superare
senza rinunciare a ogni solidarietà
Armi italiane
al Brasile
Un velivolo costruito in Italia ed all'avanguardia delle motlerne tecniche,
classilìcato come un aereo prevalentemente da addestramento militare tanto
che è in dotazione alla nostra aeronautica, verrà costruito in Brasile. L’operazione si è conclusa recentemente fra
l’Aeronautica Macchi di Milano e la
Embraer (Empresa Brasileira de Aereonautica) e sarebbe stato firmato a Milano presso la Banca Commerciale il relativo protocollo per il regolamento finanziario. Tale contratto prevede l’assistenza tecnica della produzione in Bra.sile di velivoli MB 326 per un importo di 64 milioni di dollari.
umana e senza disonorarsi. Ci troviamo su questo limite in Brasile, dove abbiamo enormi interessi; e così a Pretoria, ad Atene e altrove. Se domani
capitasse un’avventura consimile ai nostri ambasciatori in queste sedi, che diremmo? Dovremmo compiangerli, ovviamente, ma come gli internati di
Robben Island o di Leros, né più né
meno. Non si può ammettere lo scandalo dell’ingiustizia fatta a un ostaggio, se non nella misura in cui essa ci
rende sensibili allo scandalo deH’ingiustizia equivalente fatta a una moltitudine di oppressi, ingiustizie che, buttate sui piatti della bilancia, possono annullarsi a vicenda » nell’equilibrio dell'odio e della morte.
Nulla da stupire se, un giorno o
l’altro, non sarà più soltanto qualche
casuale passeggero italiano di un qualunque aereo di linea, ma un ambasciatore o un incaricato d’affari italiano ad
essere rapito, in questa o quella nazione, per ricattare il nostro governo. E i
motivi di ricatto sarebbero molti e non
senza giustificazioni; quali sono i nostri interessi economici in Brasile, nel
Sudafrica, in Grecia? E vi ricordate
l’indignazione per quei Biafrani così
barbari da attaccare la nostra base netrolifera, intenta a fare gli affari suoi
mentre due popoli si dissanguavano
anche perché interessati patroni di vario colore volevano mantenere — o mettere — le mani sui pozzi di petrolio? E
non c’è un rapporto etico da istituire
fra la Fiat sorgente a Togliattìgrad e la
repressione dell’apparato sovietico contro la parte migliore di quell’intellighentzia, o la situazione discriminata
riservata agli eb' -i e a varie altre minoranze etniche religiose nell’URSS?
Gli esempi sì poi’. ’ ibero moltiplicare:
è il nostro compito. S- c.
mico, quando interessi economici vi si
.....IMI,iiMiiiiiiiMiiiniMiiiiiiiiiiiMMiiiiuiiiiiiiimiiiiiiiMiiiiiiiinnMiiiniiiiimMiiMiiiiM""ii""""'""""‘"
Protesta per la condanna a morte di 6 cittadini sud-coreani
Abbiamo ricevuto dalla Presidenza della
Associazione Italiana per i rapporti culturali
con la Repubblica Popolare Democratica di
Corea», la cui sede è a Roma (C.P. 00186),
Corso V. Emanuele 142 (tei. 651630), la seguente lettera in data 16 c.
« Egregio amico.
il grave clima di repressione e.sistcnte nella
Corca del Sud e ,)iù volte da noi denunciato,
viene confermato in questi giorni clairmuman * verdetto emesso dal tribunale di Seul a carico di quattordici sud-coreani, sci dei quali
sono stati condannati a morte.
Il governo fantoccio di Seul cerca cosi ancora una volta di reprimere con la violenza e
con la morie il movimento ,>o,.olarc che rivendica la libertà, l’indi,iendenza c la riunificazione del Paese.
La nostra Associazione, rendendosi interprete dei .sentimenti di giustizia e di solidarietà
dei democratici italiani nei confronti dei patrioti sud-coreani, ritiene op|>ortuno promuovere un'iniziativa che sia di condanna per il
regime reazionario di Seul e d'incitamento, al
nostro Governo, ad agire per tentare di strappare alla morte i patrioti coreani.
Certi che Lei vorrà appoggiare la nostra
iniziativa, la preghiamo di firmare c di far
firmare c di far firmare ad altri conoscenti
l'accluso a,)pello c di restiluireelo con cortese
urgenza ». _
La lettera, a nome della Pre.sidenza. è firmata; dai .senatori Simone Gatto, Antonio
Roasio e Giuseppe Di Prisco, e dal prof. Roberto Pane.
Ed ecco il testo dell'appello:
« Nel momento politico che attraversiamo,
alle ansie dei popoli per i pericoli di estension dei conflitti in corso e di nuovi focolai di
guerra, si aggiungono legittime jireoccupazioni
,ier il clima d'intelleranza politica tendente a
liquidare ogni torma di opposizione nella maniera più brutale.
La reazione dell't>pinione pubblica mondia1 manifestatasi in questi ultimi mesi in forma sempre più vasta, non è rimasta senza ried è arrivata spesso a salvare
vuta notizia di una
.sullato pratico
vite umane.
In questi giorni si è
.sentenza a morte comminata da un tribunale
di Seul a sei cittadini sud-coreani rei solo di
oi),)orsi al governo fantoccio di Pak Jeung ìli
giudicalo, anche in campo occidentale, come
esempio d'ineltiliidine c di crudeltà.
L’accusa di « Iradimento » rivolta ai sei
condannati a morte ed agli altri, destinati all'ergastolo. nella Corea del Sud, eol,)isce chiun<,ue osi ,,ro,nignare il ritiro delle tru,.pe americane e l'unificazione del Paese.
Noi riteniamo che. l'opinione pubblica cudebba reagire di fronte a tali
fare di fronte ad
italiano si
ro,)ca possa e
crimini, come ha saputo
e,>isodi verificatisi in altri paesi.
Noi chiediamo die il governo
faccia inter,irete del sentimento popolare di
giustizia e di sdegno, sia nei confronti del governo di Seul sia in sede internazionale ».
Chiunque desideri aderire, può rivolgersi
aH’indirizzo dell'Associazione, sopra indicato.
Tullio Viola