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★
ECO
DELLE WII VALDESI
BIB!. IOTECA V ALDESE
10066 TOaRE PEILICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 110 - N om. 44
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TORRE PELLICE 9 Novembre 1973
.Amm. : Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre PeUice - c.c.p. "2/33094
L’unità tra fede e vita
«FARE LA
PAROLA»
La sera del 3 novembre, a Torino, alla Galleria d’arte moderna, s’è svolta
una manifestazione pubblica indetta
dall’assemblea internazionale dei cristiani solidali con i popoli deH’Indocipn. Molti bapi-'o parlato, cattolici e buddisti, del Nord e del Sud Vietnam: ne è
uscito un quadro molto più drammatico di quello che generalmente ci facciamo — tendiamo sempre a minimizzare
le sofferenze degli altri, e comunque,
pensiamo, in Vietnam la guerra è finita, mentre invece si deve dire che la
guerra è finita ma la pace non è cominciata, quella stipulata a Parigi è
una pace di carta, c’è nel Trattato ma
non in Vietnam.
Vorremmo qui riprendere e riproporre, tra le molte cose udite, una affermazione del teologo cattolico p.
Chenu, francese, il quale nel corso del
suo incisivo intervento dichiarò a un
certo punto (cito a memoria): « Occorre superare la distinzione tra spirituale e temporale e affermare l’unità messianica del regno di Dio ». Proposta ardita, che pochi cristiani si sentirebbero
di sottoscrivere.
Molti sono d’accordo a dire che non
bisogna separare le realtà spirituali da
quelle temporali, o storiche, ma distin
Al prossimo numero altre informazioni e documenti sulla
3“^ Assemblea della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia tenutasi a Bologna dalri-4 novembre
guarle, sì: ad esempio è necessario distinguane tra la pace in senso spirituale
e la pace in senso politico, tra la libertà
della fede e le libertà civili, tra la giustizia in senso religioso e la giustizia
in senso sociale, e via dicendo. Questo
genere di distinzioni è anzi uno dei
cardini della nostra concezione della
vita cristiana. E nessuno vorrà metterne in dubbio la legittimità. Ma la proposta di p. Chenu di insistere non sulla
distinzione ma sull’unità tra le realtà
spirituali e quelle temporali, storiche,
merita di essere meditata. Si tratta
solo di uno spostamento di accenti,
che però è decisivo. Per secoli ci si è
preoccupati di distinguere (fino a separare), ora è tempo di unire.
Una proposta audace — quella del
teologo francese — ma non più audace
della Bibbia stessa, il cui messaggio
contiene proprio questa nota caratteristica. L’apostolo Giovanni parla di
«fare la verità y> (Giov. 3: 21: «chi fa
la verità viene alla luce, affinché le
opere sue siano manifestate, perché
son fatte in « Dio »). L’apostolo Giacomo parla di « fare la Parola » (Giacomo 1, 22: « Siate di quelli che fanno la
Parola e non l’odono soltanto, illudendo voi stessi »). « Fare la verità »: di
solito pensiamo alla verità come a
qualcosa che si dice, la Bibbia ce la rivela come qualcosa che si fa. La verità non è (solo) pensiero ma atto.
« Fare la Parola »: di solito pensiamo
alla Parola come a qualcosa che si pronuncia; la Bibbia ce la rivela come
qualcosa che si pratica. La Parola non
è (solo) discorso ma prassi.
Queste cose Gesù le ha illustrate molto bene: ad esempio la remissione dei
peccati e la guarigione fisica del paralitico di Capernaum (Marco 2, 1-12)
sono cose ben diverse ma Gesù le com
cepisce e realizza come due aspetti di
un unico atto di salvezza. L’accento cade sull'unità, non sulla distinzione. Gesù non dice: Badate che una cosa è rimettere i peccati, un altra è guarire
una paralisi, ma dice: Affinché sappiate che ho il potere di riniettere i peccati, dico al paralitico: Lévati e vattene a casa.
Siccome la cosa accade, la folla commenta: « Una cosa così non la vedemmo mai », cioè non vedeinmo mai questa unità tra le cose spirituali (il perdono) e quelle temporali (la guarigione). Anche noi — cristiani del 20° secolo — non la vedemmo mai. Ma la crediamo, e vorremmo viverla.
P. R.
Federaziont Evangelica Italiana
Una valutazione deirassemblea di Boingna
La terza Assemblea della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia è
stata caratterizzata dalla sobrietà delle sue espressioni e dalla operatività
delle sue scelte. Non ci sono state affermazioni altisonanti, ma anche nei
testi approvati è stata costante la cura di essere estremamente semplici.
Non si sono prodotti testi che stimolassero la curiosità esterna, ma si sono
cercati criteri e gli strumenti per rendere chiara e operante la testimonianza.
Questo tono generale dell'Assemblea è certamente dovuto al riflesso
dell'atmosfera sociale e politica nella
quale viviamo oggi, tanto diversa da
quella di alcuni anni fa. In parte è
dovuto anche al carattere dei lavori
assembleari, poiché l'assemblea di un
organismo che ha una sua continuità
di ricerca e di lavoro, non può che
realizzare progressivamente le sue
scelte, senza doversele proporre sempre di nuovo in termini generici.
Tuttavia, ci è sembrato che il tono
dei lavori derivasse da motivazioni
più profonde e cioè da una più chiara
percezione della realtà della chiesa,
dei suoi limiti e dei suoi impegni. In
questi ultimi anni la riflessione di fede
di molti nelle nostre chiese è stata rivolta all'annuncio del Regno di Dio.
Era necessario che la chiesa superasse
il momento interiore e individualistico della sua fede per riprendere coscienza che l'Evangelo è stato dato come promessa di Dio per tutti gli uomini e non solo come consolazione e speranza di alcuni pochi. Nelle tensioni
e nei drammi che l'umanità sta vivendo, era necessario che la signoria di
Cristo fosse riscoperta come giudizio
sui potenti, liberazione degli oppressi,
speranza di nuova vita per tutti coloro
che la ricevono.
Nella crisi dell'ordine costituito e
nell'ansiosa ricerca di una società nuova, non poteva mancare la testimonianza che l'autentica novità si è già
stabilita nel mondo mediante Gesù
Cristo, affinché gli uomini non pensino
che Gesù di Nazareth sia un uomo del
passato, incapace di dire qualcosa di
efficace nel presente.
Non ci si deve meravigliare se, in
un contesto storico nel quale la speranza di un mutamento radicale si poteva confondere con l'illusione di mutare la società in un baleno, anche lo
annuncio del Regno di Dio potesse acquistare toni apocalittici. La Babilonia
dell'Apocalisse è caduta tre secoli dopo la visione di Giovanni e non ha certo ceduto il posto alla manifestazione
esteriore del Regno di Dio! Si comprende, anche, perché molti credenti, pur mantenendo viva la predicazione del Regno e considerando la signoria di Cristo come il suo operare nella
storia dell'uomo, si rendano conto che
il compito della chiesa è di evangelizzare giorno per giorno, nella consapevolezza della resistenza dell'« avversario » e delle potenze che gli sono
soggette.
Questi pensieri, emersi molto chiaramente anche neiie meditazioni bibliche che hanno aperto le giornate di
lavoro dell'Assemb ea, hanno determinato il tono dei ! >vori e per questo
gli argomenti più empiamente discussi e le deliberazioni più importanti riguardano due momenti della evangelizzazione: l'annuniùo del messaggio
biblico, mediante i vari strumenti disponibili (corsi bib;ici a tutti i livelli,
stampa, radio e televisione) e il confronto con la base delle chiese (federate e non federate ), perché la testimonianza diventi comune, come comune è la convinzione di essere chiamati dall'unico Sigrore.
Questa prospettiva di un impegno
costante, umile, organico non significa un ritornare indietro. Sarebbe veramente triste se l'Assemblea lasciasse
nei membri di chiesa l'impressione di
una « restaurazione », del chiudersi di
un periodo tormentato e scomodo, in
vista di un ritorno ad un sopravvivere tranquillo. L'ottavo centenario del
movimento valdese, la riflessione sull'opera evangelistica del secolo scorso,
la riflessione costantemente critica su
ALFREDO SONELLI
(continua a pag. 3)
CILE
Il C.E.C.
per I rifugiati
politici
Il Consiglio Ecumenico delle Chiese
ha lanciato un appello per un milione
di dollari, destinati a consentire a circa 13.000 rifugiati politici di lasciare il
Cile, paese ormai pericoloso per loro. Il
piano di aiuto e assistenza ha carattere
di emergenza, dato che i rifugiati che
desiderano lasciare il Cile devono farlo
entro il prossimo 31 dicembre.
È Stato costituito a Santiago un Comitato nazionale per i rifugiati, di cui
fanno parte le chiese luterane, pentecostali e cattoliche, nonché l’UNELAM,
organismo che opera per l'unità del
protestantesimo Vatino-americano.
Già tremila rifugiati sono assistiti
dal Comitato per un costo complessivo
di 192.000 dollari. L’assistenza è totale
e consiste in: cibo, alloggio, spese di
viaggio e assistenza legale.
I rifugiati che abbandonano il Cile
saranno ospitati dai paesi che si sono
dichiarati disposti ad accoglierli, e cioè,
finora, l’Argentina e il Perù. In questi
due paesi sono stati costituiti due comitati che lavorano in accordo con
quello di Santiago e assistono i rifugiati al loro arrivo, fino alla loro sistemazione definitiva.
Sia in Europa che in Nord .America
alcune chiese del C.E.C. stanno svolgendo una azione presso i rispettivi governi, cercando di persuaderli a offrire
ospitalità ai rifugiati desiderosi di lasciare il Cile.
VATICANO
(leggere a pagina 6 il testo di una significativa dichiarazione del cardinale
cileno Silva Henriquez).
Pio XII
e l’eccidio delle
Fosse Ardeatine
Secondo il giornalista americano Robert Katz, autore di una documentata
ricostruzione dell’eccidio delle Fosse
Ardeatine (Morte a Roma, 1967), il pontefice d’allora Pio XII, pur essendo al
corrente delle intenzioni naziste riguardo alla strage imminente (in cui
persero la vita 335 persone del tutto
estranee all’attentato di via Rasella che
provocò la barbara vendetta nazista),
si rifiutò di intervenire per evitare l’eccidio e, dopo che esso fu compiuto, evitò di pronunciare una condanna aperta
ed esplicita del massacro. Il duplice silenzio di Pio XII, prima e dopo il crimine nazista (rievocato in un film attualmente proiettato in varie città
d’Italia, intitolato appunto Rappresaglia e sceneggiato dal giornalista citato
all’inizio), stupì persino gli ambienti diplomatici romani. Non pochi si aspettavano che di fronte a tanta efferatezza,
il pontefice non avrebbe taciuto.
Un articolo comparso recentemente
sul periodico Panorama espone le seguenti quattro ragioni che secondo il
giornalista Katz avrebbero indotto Pio
XII a tacere: 1) il pontefice si rendeva
conto che il Vaticano era sotto la tutela tedesca e non doveva quindi urtare
le autorità naziste; 2) stava trattando
per fare di Roma una ’’città aperta”,
cioè neutrale, in modo da evitare che
diventasse campo di battaglia tra tedeschi e alleati; 3) era ostile alla resistenza romana; 4) temeva un’insurrezione
popolare con il prevalere degli antifascisti di sinisma.
TORINO, 1-4 NOVEMBRE 1973
La terza assemblea dei cristiani
selidali cen ì pepo'li dell’Indocina
L’analisi della situazione vietnamita
è stata alla base dei lavori della terza
assemblea dei Cristiani solidali con i
popoli dell’Indocina, organizzata dal
comitato permanente dell’Assemblea e
dal Movimento « Pax Christi » a Torino dal 1“ al 4 novembre 1973. Si è
trattato di un confronto fra credenti
sulle sorti del popolo vietnamita, presenti pure una delegazione nord-vietnamita e una delegazione proveniente
dalle zone liberate dal Governo rivoluzionario provvisorio (G.R.P.).
Il problema del Vietnam si è rivelato di grande attualità, soprattutto ora
che si deve affrontare la ricostruzione.
Mentre nel Nord-Vietnam le armi
tacciono, nel Sud continuano i combattimenti fra le truppe del Governo
di Saigon e quelle del Governo rivoluzionario. In questa situazione giocano
a sfavore della pace molti elementi.
Innanzi tutto l’aspra campagna anticomunista che giustifica il governo
Thieu. Quanto questo elemento sia importante è indicato alla storia stessa:
già il potere di Hitler si serviva della
lotta contro il comunismo per giustificarsi davanti aH’opinione mondiale.
Campagne anticomuniste
In Vietnam per anni ed anni i cattolici sono stati invitati a mobilitarsi
contro il comunismo e sono state istituite delle milizie sotto la direzione di
preti e vescovi. I campanili delle chiese sono stati trasformati in torri di
guardia per la lotta al comunismo e nel
Nord Vietnam ancora oggi alcuni preti continuano a rifiutare i sacramenti
a cattolici noti per le loro attività patriottiche a fianco dei comunisti.
I Vietnamiti che vivono nel Sud oggi, ed in particolare quelli che vi erano emigrati dopo la firma degli accordi di Ginevra, non conservano del comunismo che immagini di guerra — la
guerra contro i francesi — alla fine
della quale il Partito Comunista, o
Viet-Minh, organizzò una eroica resistenza e fu costretto a chiedere alle
popolazioni di vivere in un clima opprimente. Non conoscono i lati positivi
del comunismo nel mondo, né pensano
che l’Unione Sovietica, paese agricolo
arretrato, è giunta a competere con
gli U.S.A., paese già fortemente industrializzato ai tempi della rivoluzione
Problemi matrimoniali
Dialogo
tra le Chiese
A Basilea, dal 22 al 27 ottobre scorso, s’è svolta la terza riunione della
commissione mista di studio composta da luterani e riformati da un lato,
da cattolici romani dallaltra, per studiare « la teologia del matrimonio e i
problemi dei matrimoni misti ». Questa commissione era stata istituita congiuntamente dall’Alleanza Riformata
Mondiale, dalla Federazione Luterana
Mondiale e dal Segretariato vaticano
per l’unità, ed era composta da 18
membri. Nel suo comunicato finale la
commissione dichiara che pur esistendo tra i suoi componenti un accordo
sommario sul matrimonio come « impegno per tutta la vita », ciò nondimeno sussistono divergenze molto
marcate sulla questione del divorzio e
su quella delle seconde nozze.
Dal 2 al 7 dicembre 1974 la commissione si riunirà a Strasburgo per trattare la questione dell’indissolubilità
del matrimonio, mentre una quinta e
ultima riunione è prevista per la questione dei matrimoni misti.
Il tema dell’Indissolubilità sarà posto in termini interrogativi: « L’indissolubilità è assoluta? ».
L’affermazione principale del comunicato finale stilato al termine del’incontro di Basilea è testualmente la
seguente: « Tutti i partecipanti, tanto
cattolici quanto protestanti, sono unanimi nell’affermar e che il matrimonio
è un impegno per tutta la vita. Però restano irrisolti i problemi relativi al
divorzio e alle seconde nozze. Le divergenze su queste questioni sono così netta che l’incontro dell’anno prossimo dovrà riesaminarle ».
di ottobre. Non conoscono i successi
del comunismo nel Nord Vietnam, perché nel Sud è vietato conoscere gli
sviluppi positivi del comunismo stesso. Questo comunismo, presentato con
immagini travisate dal colonialismo s
dall ’imperialismo.
L’opposizione dei cattolici al comunismo è sollecitata, oltre che dal Governo, anche dal clero cattolico. Ricordiamo la lettera del 9 novembre
1951 fatta sottoscrivere dal nunzio apostolico Docly (fatto nominare dal Generale Lattre de Tassigny contro l’indipendenza nazionale propugnata da
Ho Chi Minh) ai vescovi vietnamiti.
Questa lettera proibiva testualmente
ai cattolici di avere qualsiasi legame
con quelli che essi chiamano comunisti, cioè con quelli che di fatto lottano
per l’indipendenza del loro paese. In
parole povere lottare contro il comunismo era lottare per la fede.
Purtroppo questo documento fa ancora testo in Vietnam nonostante sia
stato dichiarato sorpassato da altri
più importanti e recenti documenti
della Chiesa cattolica (Gaudium et
Spes, Populorum progressio, Pacem in
terris).
L’anticomunismo rischia di cancellare l’identità nazionale del popolo Vietnamita. Infatti, mentre il cattolicesimo, il protestantesimo ed il buddismo
furono importati dall’estero, e quindi
dal neocolonialismo e dall’imperialismo, il comunismo vietnamita ha origini autoctone.
Non si tratta quindi di un’ideologia,
ma di una prassi nata dalla lotta di
liberazione condotta da Ho Chi Minh.
L’anticomunismo agisce negativamente in due modi:
— giustificando la presenza del governo Thieu in cui vengono calpestate le libertà democratiche più elementari.
— cancellando l’identità nazionale del
popolo vietnamita ed alienandolo
sempre pù dalla riconciliazione.
Un altro elemento di ostacolo alla
riconciliazione è la violazione degli
accordi di Parigi del 27 gennaio 1973.
Continue violazioni del « cessate il fuoco » da parte del Nord che vuole strappare a Saigon il suo territorio sono
controattaccate dal Governo di Saigon, appoggiato dall’America. Diffìcili
i controlli sulla tregua che vengono
spesso sabotati.
Le applicazioni degli accordi di Parigi, nonostante non risolvano i problemi politici del Sud-Vietnam, potrebbero essere la base della pace e di
una soluzione politica.
L’articolo 11 degli accordi di Parigi
riconosce resistenza nel Sud Vietnam
di due componenti:
— quella del Governo Thieu, alleato
con gli U.S.A.
— quella del G.R.P., alleato con il
Nord Vietnam.
Una terza componente, la componente della pace, è riconoscibile come arbitro fra queste due potenze opposte.
Essa è considerata molto spesso utopistica poiché priva di potere militare
e di strutture politiche istituzionali. È
un movimento non violento che, lungi
da ogni partigianeria politica, mira alla riconciliazione ed alla ricostruzione
del Viet-Nam. Questa «terza forza»
ha come leader una giurista di fama
internazionale, la signora Ngo Ba
Thanh, la quale ha già pagato di persona, scontando alcuni mesi di reclusione nelle prigioni del Sud.
Erica Tomassone
)!0«o»oo()oo»»c«oo(«
NELL’INTERNO :
• Una predicazione del pastore Paschoud p. 2
• Una pagina sulla As
semblea della Federazione evangelica » 3
• Intervista a P.C. Longo,
presidente della Comunità Montana Val Pellice » 4
• Una lettera di Georges
Crespy sull’evangelizzazione » 5
Ancora sull’« Affare Girardi »
Sud Africa : una nuova
confessione di fede
• La posizione della gerarchia cattelica cilena » 6
Angola, vittima del colonialismo
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2
pag. 2
N. 44 — 9 novembre 1973
MESSINA, 13-14 OTTOBRE 1973
La Commissione Distrettuale, nel
preparare la Conferenza autunnale del
VI Distretto, aveva in mente due temi
in particolare che sembrano emergere, con una certa evidenza, dalla relazione preparatoria. Il pastore Paschoud, presidente della C. D., scriveva
nella nota introduttiva: « cerchiamo
di non complicare le nostre relazioni
reciproche: lasciamo da parte le nostre divisioni, i nostri pregiudizi, le
nostre prese di posizione. Ognuno di
noi deve avere il diritto di esprimere
il suo parere, di non essere d'accordo,
ma l’unico diritto che non possiamo
avere è di rompere i ponti con quelli
che non la pensano come noi, di dichiarare la loro posizione come inammissibile » '.
« Vivere nel dissenso »
La Conferenza accoglieva questo primo tema in considerazione della difficile situazione in cui versa la chiesa
di Pachino. Si dedicava la mattinata
della domenica all’ascolto, non sempre edificante, degli spunti polemici
delle parti in contrasto. Inascoltato rimaneva e l’invito della C.D. di trovare un accordo e l’invito, sincero ed
accorato, del deputato della chiesa di
Pachino che, non condividendo assolutamente il tono della discussione, invitava le parti a « ricercare una soluzione senza stare a rivangare il passato ». Con dolore s’è giunti a riconoscere la profonda spaccatura che di
fatto è presente nella chiesa di Pachino e che fa dire agli uni « indubbiarnente non si può prevedere una riconcilittzione a breve termine » e agli altri « non c’è alcuna possibilità di dialogo... dobbiamo gettare nuove fondamenta sulle macerie attuali ». A questo
proposito l’art. 8 degli Atti della Conferenza dice: « La Conferenza ascolta
dei fratelli che riferiscano sulla situazione attuale della chiesa di Pachino,
si rammarica per la divisione attuale,
auspica, nell’impossibilità di una diversa sistemazione del campo di lavoro, una riappacificazione dei membri
per una ripresa piena della comunità ».
Il secondo tema che avrebbe dovuto coinvolgere in una responsabile discussione l’intera Conferenza riguarda
« un piano di lavoro in comune, per
zona ». Scriveva infatti il presidente
della C. D.: « Credo che sia possibile
proporre un piano di lavoro fatto in
comune, cioè di un pastorato assunto
da laici, pastori ed evangelisti, pur tenendo conto delle situazioni locali, delle distanze e delle concessioni molto
diverse per quanto riguarda la testimonianza e la presenza della chiesa
nel paese » l
La predicazione del pastore GEORGES PASCHOUD
straordiparia del VI Distretta *-uca e, 20 e 24 “Beati
voi che siete poveri...,,
Lavoro in comune
La relazione della C.D., prima di arrivare alla fase operativa di questo
lavoro « in comune e per zona », proponeva una discussione generale su temi di estremo valore quali: 1) necessità di un’analisi realistica della situazione; 2) marcia nel deserto; 3) teologo itinerante; 4) scoperta dei diversi
ministeri. Un piatto decisamente forte, tanto forte da sembrare indigesto
a taluni. Nonostante i tentativi del
presidente della C.D. e di qualche altro membro della Conferenza di richiamare la medesima a non eludere
la tematica generale, la Conferenza ha
finito col trovarsi quasi sempre accanto al problema e mai dentro. Sul piano operativo abbiamo sentito parlare
di un posto pastorale a Falerna con
abrogazione dei posti pastorali di Cosenza e Catanzaro onde curare le summenzionate città da Falerna ed inviare un pastore residente a Reggio che
curi i rapporti con la Calabria. S’è
parlato di un lavoro nel triangolo Pachino-Scicli-Vittoria e di una collaborazione del pastore di Catania a Messina, ma onestamente dobbiamo domandarci se la Conferenza era talmente matura da poter fare a meno del
discorso generale, in quanto oramai
acquisito, e passare così direttamente
alla fase operativa o se, invece, il tema — o almeno alcuni elementi di esso, quali ad esempio il teologo itinerante, discusso in troppe Conferenze
— non si sia voluto recepirlo per saturazione o se, infine, il tema non era
troppo avveniristico per cui non tutti
si sentivano di affrontarlo. L’art. 6 degli Atti della Conf. dice, a questo proposito, semplicemente: « La Conferenza (...) dopo ampia discussione dà
mandato alla C.D. di coordinare un
piano di lavoro in comune ver zona là
dove esso è possibile »,
Una lettera di Vinay
Una lettera del pastore Tullio Vinay
sulla sua recente esperienza nel SudVietnam ha permesso alla Conferenza
di prendere coscienza e dibattere, anche se con frequenti interruzioni e
non comniutamente, il problema dell’opDressione tanto che. a questo proposito. sono stati votati due O.d.g.:
« La Conferenza (...) iniormata dell’a-.ione che il pastore Tullio Vinay sta
coiducendn in lavare dei nripionieri
politici del Sud-Vietnam, tuttora t.-a>tati in maniera inumana, malgrado gli
accordi di Parisi, gli esprime la sua
piena .solidarietà ».
«La Conferenza del VI Distretto, in
riferimento all’O.d.s. votato in precedenza, invita le chiese a cercare Cristo laddove si trova, cioè tra gli op
pressi, in particolare tra i torturati del
Sud-Vietnam e in tutti i luoghi dove
fino ad oggi Cristo viene di nuovo crocifisso, tenendo conto che l’espressione "Dio con noi” significa Dio con i
poveri, gli emarginati, gli oppressi, i
perseguitati per cagione di giustizia in
tutto il mondo. Invita la C.D. e le chiese a promuovere un movimento di
protesta contro il genocidio che il regime di Van Thieu sta perpetrando deliberatamente nel popolo del Sud-Vietnam._ tenendo conto delle testimonianze rigorosamente controllate e documentate nel libro "I prigionieri di Saigon: Le prove” (Atti Conf. art. 7).
Questi O.d.g. sono stati poi letti nella chiesa di Messina durante il culto
avuto in comune con la Conferenza e,
alla fine del medesimo, sono state poste in vendita e acquistate una trentina di copie del libro « I prigionieri di
Saigon: Le prove ».
Parte del pomeriggio domenicale è
stato dedicato ad alcuni O.d.g. sinodali^ e in particolare all’art. ll/AS/73
sull’VIII centenario della conversione
di Valdo e all’art. 13/AS/73 sulle finanze. Per il primo si « dà mandato alla
C.D. di elaborare un questionario da
mandare alle chiese del distretto »
(Atti Conf. art. 11) mentre le chiese
studieranno il libro di G. Tourn« « Una
chiesa in analisi... ». Per il secondo
« La Conferenza, informata della richiesta sinodale di un ulteriore aumento contributivo, si impegna per un
aumento volontario del 5% » (Atti Conferenza art. 12).
Valdesi e metodisti
È doveroso ricordare anche la discussione avuta sul processo di integrazione valdese-metodista in alcune
zone della Sicilia. Mentre era data per
scontata la collaborazione del pastore
metodista Manocchio, cui era stata affidata la cura della diaspora trapanese, con l’obbligo della residenza in zona per tre giorni la settimana, nuova
era e per il delegato della Tavola e per
la C. D. e per lo stesso pastore di Pachino la notizia che già da quest’anno
Pachino avrebbe avuto la cura della
comunità metodista di Scicli; sembrava infatti che la collaborazione dovesse iniziare con l’anno prossimo. « La
Confereriza, per quanto riguarda la
integrazione valdese-metodista, prende atto che da questo momento la comunità metodista di Scicli viene curata dal pastore valdese di Pachino e le
comunità valdesi di Trapani, Marsala
e diaspora dal pastore metodista di
Palermo» (Atti Conf. art. 10).
Concludiamo con un paio di osservazioni fatte da un membro della Conferenza sulla convocazione della stessa proponendo: 1) che in avvenire si
anticipasse l’apertura dei lavori; 2) di
non avere la Conferenza di domenica
per lasciarla così libera affinché i pastori possano essere nelle loro chiese
nell’unico giorno in cui la comunità
si ritrova.
Realismo
Giusta osservazione, la prima, in
quanto abbiamo visto che siamo arrivati alla fine della Conferenza con l’acqua alla gola, cioè senza essere riusciti
a discutere con calma tutto quanto
era in programma.
Da meditare la seconda osservazione perché noi abbiamo parlato di un
lavoro in comune per zona, della integrazione valdese-metodista, di solidarietà con gli oppressi di questo mondo, di questionari e di centenari... tutte cose ottime, ma la realtà ci parla
di comunità cultuali che non riescono
a riunirsi — ed anche qui con una
certa difficoltà — salvo che per un’ora
la domenica... La C. D. scriveva: « Dobbiamo sottometterci ad una analisi
realistica della situazione delle nostre
chiese e cercare di essere aderenti ai
fatti come sono. Se vogliamo tentare
una soluzione, non possiamo essere né
dei sognatori, né degli utopisti che
avrebbero delle soluzioni irreali da
proporre, né dei credenti che rimpiangono il passato. (...) Cominciamo con
Faccettare di lavorare con le comunità come sono e di fare il nostro sforzo con semplicità »
Arrigo Bonnes
^ Bollettino di informazioni fra le chiese
della Sicilia e della Calabria, settembre 1973,
pag. 5.
^ Idem, pag. 6.
^ Idem, pag. 6.
TORBE PEIUCE; visita In Italia del segretario
dell’Eserc'tp de!!?* Salvezza per l’Europa
Venerdì sera 26 ottobre, nel salone della
Foresteria, abbiamo avuto il privilegio e la
gioia di fare la conoscenza del Segretario internazionale deirEsercito della Salvezza per
TEuropa, Commissario Sture Larsson, che con
la consorte, ha visitato Tltalia, dal 26 ottobre
al 4 novembre.
Erano presenti oltre ai membri del Corpo
Salutista di Torre Pollice i Colonnelli Fivaz.
L’atmosfera accogliente ed affettuosa, che i
Salutisti sanno cosi bene creare nelle loro riunioni, dove non si sente nessuna diferenza di
classe, ha reso particolarmente efficaci gli appelli alla conversione rivolti con molto calore
umano dal Colonnello Fivaz sul testo : Filippesi 4: 19 e dal Commissario Larssen sul testo 2° Cor. 5: 14: 21.
Il Commissario Larsson, di origine svedese,
figlio del Commissario Karl Larsson pioniere
dell’opera salutista in Russia, fu fanfarista
giovanile a Leningrado e più tardi in Cecoslovacchia. Egli è un valente musicista al pia
noforte e alla concertina. E alla concertina
egli ha suonato per noi due pezzi particolarmente suggestivi : Finlandia di Sibelius e un
inno svedese : « Riflessioni sul suono delle
campane la sera ». Dieci anni di servizio nell’opera di evengelizzazione in Gran Bretagna
e 9 anni di responsabilità nel Movimento
Giovanile in Svezia. Dopo aver diretto per 3
anni la Scuola Salutista in Danimarca, fu nominato Segretario Generale per il Cile, il Perù
e la Bolivia, per l’Argentina, il Paraguay e
l’Uruguay, infine per la Danimarca, la Francia e l’Algeria. Nel 1962 prese la direzione
dell’opera in Finlandia e nel 1969 in Norvegia e in Islanda.
Vogliamo vivamente ringraziare a nome dei
presenti, i Commissari Larsson e dire loro
che li seguiamo con interesse e simpatia, come
seguiamo con interesse e simpatia l’opera
delPesercito della Salvezza in Italia e nel
mondo.
Lina Varese
Fratelli e Sorelle,
Con una chiarezza più grande di
quella di Matteo, Luca mette in rilievo che si tratta di una verità che tocca in primo luogo i discepoli nei loro
rapporti con il Regno di Dio e nel loro atteggiamento verso gli uomini di
questo mondo. Diviene allora chiaro
che questa verità ci tocca oggi, come
credenti, o meglio ancora, come testimoni del Regno, cioè come uomini e
donne chiamati a vivere la vita dei
regno in mezzo ad un mondo ostile e
che rimane ostile malgrado il fatto
che il Regno è presente nella persona
di Cristo e che i segni di esso sono
manifestati mediante la nostra testimonianza vissuta.
Il Regno di Dio presente in Cristo è
il mondo rovesciato, tutti lo sappiamo
bene, almeno teoricamente. L’economia del Regno mette sempre in questione l’economia di questo mondo; ;1
confronto con l’annunzio della croce
fa sempre risaltare l’opposizione fondamentale fra le leggi del Regno e del
mondo: « la mia morte è la tua vita »
— « la tua morte è la mia vita ». I termini: « beati voi... guai a voi » rivelano questa contraddizione. « Beati voi
poveri... guai a voi, ricchi... ». Questa
affermazione non sarà mai accettata
dagli uomini di questo mondo. Ma noi,
credenti, dobbiamo guardarci dall’attenuare, dal minimizzare. La felicità
dei discepoli poveri chiamati beati deve essere una realtà, altrimenti saremmo ingannati e le nostre speranze e
la nostra attesa sarebbero deluse; ma
la maledizione che si rivolge ai ricchi
è anche essa una realtà ed un avvertimento che dobbiamo prendere sul serio.
Un mondo rovesciato
La felicità è una realtà quando ha il
suo fondamento nella persona del Cristo e nell’annunzio del Regno; cioè
quando i credenti ne vivono i segni fra
gli uomini. « Beati gli occhi che vedono ciò che vedete », dice il Signore ai
discepoli. Questa felicità è realtà quando i credenti ne vivono i segni, quando manifestano la presenza di Cristo,
il che ci dimostra che non si tratta
di una felicità riservata al Regno a
venire.
Allora, in questa attesa, in questo
mondo così travagliato, dobbiamo contentarci di pazienza e rassegnazione?
Pazienza, cioè attesa passiva davanti
alle difficoltà del mondo, e rassegnazione davanti alla nostra impotenza sono due termini da escludere dalla nostra bocca.
Chi sono i poveri? Secondo il termine greco, lo stato di povertà e di poveri si definisce come un atteggiarne:!
to'. « quello del mendicante, dell’uomo
che si fa piccolo, che non è niente, che
può solo avere dei gesti di umiltà c di
implorazione ». I poveri sono degli uomini che hanno bisogno di essere valutati piuttosto che degli uomini che
non possiedono, anche se rimane vero
che sono poveri nel senso proprio.
Già nell’A. T., i poveri sono quelli
che non possiedono la terra, cioè che
sono interamente dipendenti dagli altri e dal potere, quelli che sono facilmente oppressi e che, a poco a poco,
costituiscono un popolo di gente che
Dagl 1 altri Distretti della Chiesa Valdese
FIRENZE
to dei poveri, ecc.; ma abbiamo il sacrosanto
diritto di non credere nella violenza, di rifiutarla come una peste che ammorba tutti i tipi
di società attuali. In coscienza abbiamo il diritto di proclamare la pace, la riconciliazione,
l’amore di Cristo, e di lottare per un mondo
nuovo.
SANREMO
I soliti ignoti attacchini hanno imbrattato,
totalmente coperto con un manifesto la nostra vetrina nel sottopassaggio delle Cure.
Tutti sappiamo che quel sottopassaggio è particolarmente preso di mira dai vandali e sudicioni; ma il fatto che con oltre 20 vetrine
vuote e tanti metri di parete si sia scelta proprio la nostra vetrina da un significato, e lo
vogliamo capire.
II manifesto conteneva la protesta contro il
colpo di stato nel Cile, la violenza fascista, ed
invitata a solidarizzare coi democratici cileni
e a combattere il clerico-fascismo.
La nostra vetrina, come sapete, svolge il
tema della non-violenza cristiana, della opposizione evangelica a ogni tipo di violenza, e
cerca di mettere a fuoco i vari tipi di violenza, che minacciano e distruggono la nostra
società, oggi.
Il « gesto » dei vandali questo in sostanza
ha voluto dire a noi: «Il discorso evangelico
contro ogni violenza è utopistico e pericoloso;
noi crediamo nella legge della violenza (e la
applichiamo intanto contro di voi). Alla violenza « ingiusta » bisogna opporre una violenza « giusta »: i cristiani, quando rifiutano la
violenza, si mettono dalla parte degli oppressi ».
È una questione grossa, e i falli del Cile
la impongono drammaticamente: la cosiddetta
« teologia della rivoluzione » segna il punto
estremo di una crisi della coscienza cristiana.
Noi lutti non vogliamo che la chiesa sia
complice degli oppressori, che essa strumentalizzi il Vangelo per garantire lo sfruttamen
TORINO
Martedì 6 novembre, alle 21, nella sala
valdese di Corso Oddone 7, una folta assemblea di evangelici della città ha udito la testimonianza di una giovane donna vietnamita,
della Chiesa Buddista Unificata, che porta nel
suo corpo i segni della guerra nel Vietnam.
È infatti rimasta vittima di un attentato contro la scuola in cui ella lavorava, nel 1967,
nel quadro di una iniziativa dei buddisti vietnamiti avviata nel 1966. Siccome nel SudVietnam (come altrove) la scuola non è di
tutti ma è di classe, frequentata in pratica soltanto dai figli della borghesia, un capo buddista del paese lanciò nel 1966 un appello agli
studenti ad abbandonare la scuola (e quindi la
possibilità di farsi un posto al sole nella società, la possibilità di una carriera) e andare
nei villaggi, fra i contadini, a iniziarvi un
nuovo tipo di scuola e di crescita umana. Tutto ciò nel quadro di un programma generale
di ricostruzione e riconciliazione: sono questi
i due obiettivi fondamentali deH’azionc buddista nel Vietnam. Malgrado tutte le smentite
c le difficoltà, i buddisti credono fermamente
nella possibilità della riconciliazione nazionale. in una pace reale, cioè scelta e non subita,
non americana ma vietnamita.
Conferenze. - Gli studi biblici del mercoledi hanno avuto inizio il 10 ottobre con una
conferenza del Prof. Bruno Corsani su ((L’ideale del servizio nell’insegnamento di Gesù ».
Lo ringraziamo vivamente per l’esposizione,
seguita con sostenuta attenzione dai presenti.
I quali erano 47.
Un altra conferenza è stata tenuta dal pastore Roberto Nisbet il 24 su un tema di attualità che ha richiamato 90 uditori : « Glorioso e tragico destino di Israele ».
La prossima conferenza sarà tenuta del pastore della Chiesa Battista di Genova, Emidio
Santini, che tratterà il tema : « Contestazione
cristiana in un mondo in contestazione ».
Avrà luogo il 14 Novembre alle ore 17,30.
BORDIGHERA
La domenica 7 ottobre u. s. è stata una vera
gioia per la nostra Comunità di vedere il tempio gramito da un folto gruppo di giovani provenienti da alcune Chiese della Svizzera di
lingua tedesca ospiti con alcuni Pastori alla
Casa Valdese di Vallecrosia per un breve periodo di studio in comune sui problemi inerenti alla istruzione ed alla educazione evangelica dei bambini e degli adolescenti: ma
più grande ancora è stata la gioia di celebrare insieme con loro il cullo (bilingue) conclusosi con la celebrazione della Santa Cena. Un
quartetto di flauti neirinterludio ha efficacemente contribuito alla elevazione spirituale
della numerosa Assemblea.
non è niente, non ha niente da dire,
che non conta, che non ripone la sua
fiducia in nulla o in nessuno fuorché
in Dio.
Ma intenderemmo meglio ancora il
senso di questo termine « poveri » se lo
mettiamo in confronto con la parola
di Gesù ai fanciulli: « non entrerete
nel Regno se non mutate e non diventate come i piccoli... », « quelli che non
hanno valore a giudizio del mondo,
che non possono prendere delle responsabilità, non hanno niente da decidere, da dire, che sono del tutto dipendenti ». I poveri sono delle persone
che, a giudizio del mondo, sono del
tutto prive di valore, considerate come
non esistenti, che sono sfruttate, oppresse, che non contano o contano solo come materiale di produzione, che
sono emarginate, alienate... Per il momento, ci fermiamo a questa definizione.
Guai a voi ricchi, perché avete già
la vostra consolazione...
I ricchi non sono soltanto quelli che
possiedono dei beni, ma anche quelli
che si lasciano sedurre dai beni di questo mondo, che sono attirati dal bisogno di potere, di potenza, che ricercano la considerazione, che mettono in
primo piano il problema della carriera,
del conforto, della reputazione, della
fama, tutti quelli che hanno a disposizione tante cose: casa, macchina, vestiti, e che vivono ignorando la situazione di privazione di tanti uomini, che
rifiutano di preoccuparsene e di conoscere l’angoscia, la sofferenza e l’ingiustizia che sono il destino di una gran
parte della popolazione del mondo...
« guai a voi perché avete già la vostra
consolazione ». Pensiamo al giovane
ricco: il Regno di Dio si chiude pc!'
quello che trova la sua consolazioni-,
la sua ragione di essere nei beni della
nostra società di consumo. Infatti,
questa parola: «guai a voi » come quella: « beati i poveri », si rivolge in primo luogo non ai non credenti, ma ai
credenti, chiamati a scegliere fra lo
stato di poveri o di ricchi, fra la felicità e la maledizione.
Fratelli e sorelle, non ci lasciamo
prendere dalla tentazione di stabilire
delle categorie e delle classificazioni
perché significherebbe sfuggire alia
realtà ed alla possibilità di diveniie come i piccoli.
Dalla parte di Abele
In fondo, i ricchi di oggi lo siamo
noi, anche se non siamo considerati,
senza un gran potere, anche se maierialmente possediamo poche cose, anche se abbiamo rinunziato a certi privi
legi... siamo noi i ricchi che possiamo
disporre di macchine, di una casa, di
vestiti, che partecipiamo ai beni di
questa società e che molto spesso preferiamo la sicurezza, il conforto, al rischio della povertà evangelica, cioè ad
una partecipazione impegnativa di vivere fra gli uomini i segni del Regno.
A questo punto si pone la domanda:
come fare per tradurre nella nostia
vita questo stato di povertà, come fare per impegnarsi con i poveri, come
fare per essere liberati da noi stessi,
dal nostro bisogno di sicurezza?
Per la Chiesa, oggi, come per tutti
i credenti pronti ad impegnarsi, passare dallo stalo di ricchi a quello di poveri non si realizza da un giorno all’altro, non si fa senza sofferenze, senza privazioni, senza sofferenze, senza
rinunzia, senza esitazioni, senza resistenze, perché, malgrado tutto ciò che
si dice a proposito della necessità della povertà per la Chiesa ed i credenti,
noi dobbiamo riconoscere che la paura di essere fra i poveri ed il nostro
bisogno di sicurezza e di considerazione ci fanno esitare davanti alle decisioni da prendere e talvolta ci fanno
tornare indietro.
Ma si sfugge a questa necessità, perché la povertà è la realtà vissuta da
Gesù, perché è stato Lui il « povero »
per eccellenza; perché in Lui si ritrovano tutti i segni della povertà, secondo Isaia 53, perché la sua povertà lo ha
condotto ad essere «l’agnello menato
allo scannatoio»: la vittima, vittima volontaria per tutte le vittime che non
hanno scelto di esserlo, per tutte le
vittime della prepotenza umana.
Passare dallo stato di ricchi a quello di poveri, avverrà il giorno in cui
accetteremo di essere fra le vittime e
con le vittime... di essere come Paolo
dice « necore da macello ». e ciò in
primo luogo fra noi, fratelli e sorelle
che ancora così spesso, nelle nostre discussioni. nelle nostre prese di posizione, nella nostra vita di comunità,
come nella nostra vita personale, cerchiamo di difendere i nostri privilegi,
di giustificare le nostre opposizioni
mediante parole dure, di opporci gli
uni agli altri ner fedeltà all’Evangelo...
ma in che misura siamo sicuri che sia
per fedeltà all’Evangelo e non per motivi personali?
E poi in mezzo agli uomini, per essere dalla Darti di « Abele », di tutte
le vittime, i prigionieri, i carcerati, di
tutti quelli che sono privati di diritti
umani e di digità. Non è facile, certo,
ma « in tutte queste cose siamo più
che vincitori, in virtù di Colui che ci
ha amati » (Romani 8: 37),
Giorgio Paschoud
3
9 novembre 1973 — N. 44
rag. 3
Terza assemblea della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia - Bologna, 1-4 novembre 1973
U»...LU,«K.NEDELL'.SS.ML«.,«>L00«. j JeH’asscmblca
la vocazioia delle Chiese evaageliche italiane
(segue da pag. 1)
ciò che si è fatto in questi anni non
permettono di vedere la vita della
chiesa simile al ripiegarsi della chiocciola sul suo guscio, ma la sospingono
verso un impegno più misurato nel
tono e più nutrito nella sostanza.
Qui il discorso va approfondito e i
temi della evangelizzazione e dei rapporti con gli evangelici non federati
devono farsi sempre più chiari. Tutto
il discorso che si è fatto apertamente
all'Assemblea aveva un chiaro riferimento ad alcuni problemi che creano
la tensione nelle chiese : la « identità »
cristiana e la scelta degli oppressi.
Il problema
dell’identità cristiana
Il problema della identità cristiana
va affrontato con massimo impegno:
spesso sono venute fuori affermazioni
estremamente generiche che si prestano a tutte le interpretazioni e che
possono ben spiegare la poca capacità delle comunità evangeliche, di aver
peso nella realtà sociale e spirituale
italiana.
Il problema della identità cristiana,
nel pensiero di molti e forse nel subconscio di altri, sembra essere puntualizzato nel problema della scelta poli
tica, o — come si dice— nella scelta
« tra chi può e chi non può, tra chi
manipola e chi è manipolato, tra chi si
appropria e chi è espropriato dei frutti del lavoro sociale» (Relazione del
Consiglio). Nell'Assemblea non è emerso esplicitamente il problema della « scelta di classe » o « dei cristiani
per il socialismo », ma il fatto stesso
che l'Assemblea si svolgesse nella città che due mesi prima aveva visto l'affìuire di duemila cristiani impegnati in
tale scelta indicava chiaramente che si
voleva fare un accostamento. L'Assemblea non ha avuto né a Bologna, né
sulla stampa italiana neppure l'ombra
della notorietà di quel Convegno, ma
ci si può chiedere se in una Italia abituata ai grandi slogans, alle adunate
oceaniche, alla ricerca dei leaders che
« hanno sempre ragione », non giovi
piuttosto l'iniziare il popolo alla capacità critica e alla responsabilità personale, affinché, sotto formule stereotipate, la scelta non si riduca alla passiva accettazione di capi diversi, piuttosto che all'impegno contro ogni tentativo di ridurre l'uomo a strumento
di qualche potere, in atto o in formazione. Noi assistiamo, all'interno delle
nostre chiese, al formarsi di una coscienza sempre più chiara della impossibilità di impostare la convivenza sociale ed economica nei termini del pro
DIBATTITO PUBBLICO A BOLOGNA
TRA CREDENTI E NON CREDENTI
“Produrre la società
Produrre la società: questo il tema
del dibattito svoltosi a Bologna giovedì, 1” novembre nel quadro della terza
Assemblea delle Chiese Evangeliche
d’Italia.
Relatori erano l’evangelico Mario
Miegge, preside alla Facoltà di Magistero di Ferrara, Giorgio Ghezzi, comunista non credente assessore alla
cultura nel Comune di Bologna e Gabriele Gherardi, consigliere nazionale
delle AGLI, direttore della rivista «Il
Regno » prima che questa fosse « normalizzata » dalla gerarchia cattolica.
MIEGGE
Per Miegge i protestanti pur essendo una minoranza in Italia non sono
stati estranei alla sua storia. Anzi le
tre sconfìtte deH’evangelismo (prima
riforma, Controriforma, risorgimento
come rivoluzione passiva) hanno pesato anche sugli sviluppi della storia
italiana. Partendo dalla considerazione
che la società con maggiore capacità
produttiva è quella che ha la maggiore povertà e disintegrazione delle relazioni sociali (che si riscontra anche
nelle nostre comunità delle città industriali), Miegge afferma che lo slogan
iniziale potrebbe essere trasformato
in « produrre un modo diverso di convivenza ». Il tipo di sviluppo capitalistico è inevitabile? La parte più avvertita del protestantesimo italiano si
trova di fronte a questa domanda e
sceglie di contrastare il processo di
sviluppo della società italiana e di agire in organizzazioni politiche e laiche.
Un cristiano che diventa militante a
fianco della classe operaia perde la
sua identità o ha ancora qualcosa da
dire? Miegge citando L. Lombardo Radice afferma che è positivo che nei
partiti politici della classe operaia militino dei cristiani ma sarebbe negativo che perdessero la loro « specificità» perché hanno un contributo particolare da fare. È questione aperta però quale sia il peso e il significato di
questo contributo.
GHEZZI
Ghezzi afferma che secondo la teoria rivoluzionaria un diverso tipo di
relazioni tra gli uomini e di convivenza sociale si può avere solo modificando i rapporti di produzione. C’è però
una fase intermedia in cui si può agire
per avviare la società socialista. Questo in effetti si tenta in Emilia ed in
particolare a Bologna dove si ha un
processo di aumento della sensibilità
politica popolare. A Bologna si tenta
in vari modi di abolire la distanza tra
potere politico e cittadini (nella discussione pubblica dei bilanci del Comune, nel campo dell’educazione, decentrando ai quartieri certe decisioni
ecc.). Qualche passo avanti nella partecipazione popolare è stato fatto, ma
è certo che solo quando i cittadini in
prima persona, i lavoratori tramite le
loro organizzazioni sindacali, consigli
di fabbrica ecc., parteciperanno alla
gestione sociale della cosa pubblica,
potranno scaturire diversi tipi di relazione tra gli uomini e un diverso tipo
di « produzione della società ».
Anche per Gherardi la società italiana a capitalismo avanzato fa diminuire la coscienza collettiva e deteriora
i rapporti umani. Per costruire una
nuova società, anche per lui, bisogna
socializzare i mezzi di produzione e
soprattutto il potere culturalé, quello
d’informazione, quello amministrativo.
Quale il ruolo dei credenti? 1) Annunciare l’inconciliabilità dei valori
della fede con i valori della società capitalistica combattendo l’alleanza moderna trono e altare (neotemporalismo, regime concordatario, recupero
delle istituzioni ecclesiastiche sociali).
2) Portare la carica di speranza nell’uomo nuovo. 3) Mettersi a disposizione per questa alternativa anticapitalista che sarà possibile solo con una
partecipazione di massa, ora frenata
in parte da remore religiose. In particolare: la sostanziale relativizzazione
degli obbiettivi. La rivoluzione non è
un atto dopo il quale il socialismo è
costruito, ma è una continua evoluzione verso un obbiettivo che non si è
sicuri di raggiungere, ma verso il quale si tende, anche passando attraverso
a delle contraddizioni.
GHERARDI
In secondo luogo la liberazione delle masse cattoliche. La struttura ecclesiastica è un fatto sovrastrutturale,
per cui è una battaglia perdente quella che vuole cambiare solo la struttura ecclesiale senza cambiare la struttura della società.
Purtroppo il dibattito non ha coinvolto i non credenti, ma è rimasto
« interno alle chiese » e per di più
senza che sia stato affrontato il tema centrale proposto dalle tre relazioni : « come produrre nuovi rapporti sociali ».
Da una parte si è affermato che la
predicazione della riconciliazione deve
essere al di sopra delle parti e al di
sopra della lotta di classe (dopo la
predicazione viene la lotta!), si è parlato della scelta tra capitalismo e socialismo quasi fosse una scelta fra due
fazioni all’interno di uno stesso sistema di vita e soprattutto si è discusso
molto sullo « specifico cristiano », cioè
quale sarebbe il contributo specifico
che i cristiani debbono portare nella
lotta per il socialismo.
A queste solite osservazioni la risposta più efficace l’ha forse data proprio un non credente. Giorgio Ghezzi
ha proposto di partire dalla fabbrica,
dall’ambiente di lavoro e dall’organizzazione del lavoro. Analizzando questa
realtà e quali conseguenze nefaste abbia sulla vita, sulla salute e in genere
sull’equilibrio psicofisico dell’uomo la
organizzazione del lavoro centrata sul
profitto anziché suU’uomo, la scelta diventa inevitabile, specie per chi (come
ha detto Giorgio Bouchard) vivendo
questa realtà giorno dopo giorno, non
deve neppure scegliere fra chi stare,
ma solo lottare. In ultimo una osservazione inquietante da parte di Mario
Miegge: fatta salva la laicità della politica e dell’impegno politico dei credenti, perché quest’ultimo è ad un livello molto basso nelle comunità?
Luciano e Lucilla Rivoira
fìtto privato, nella dipendenza sempre
più massiccia ed estesa dei popoli dalla logica del capitale. Se si vuol parlare di « anticapitalismo », all'interno
delle nostre chiese, si vuole anche che
il discorso si faccia concreto e non si
riduca ad appoggaire col nome generico del « socialismo », qualsiasi copertura di altre forme di oppressione,
qualsiasi tentativo di rinchiudere gli
uomini in altre forme di razzismo,
qualsiasi contrabbando di aspirazioni
egemoniche, che strumentalizzi l'infinita capacità di odio che gli uomini
sanno avere reciprocamente.
L’evangelo
della liberazione
All'Assemblea della Federazione ci
si è resi conto che nell'ambiguità della situazione presente, è veramente
necessario un ascólto sempre nuovo
dell'Evangelo e un deciso annuncio al
mondo, sia ai potenti, perché temano
il Signore, sia ai « manipolati », perché acquistino coscienza della propria
liberazione e la compiano nella solidarietà, nell'amore, nel riconoscimento
dell'unico liberatore.
In questo contesto vanno collocate
alcune delle decisioni più significative
come il rifiuto del « reato di vilipendio », l'opposizione al regime concordatario, la difesa della libertà dell'informazione, la solidarietà al popolo
cileno oppresso.
Da questo orientamento, tutti coloro
che sono sinceramente impegnati nella liberazione de:la grande parte dell'umanità che non ha potere, ma che
è sempre strumentalizzata dal potere,
devono poter trovare nei credenti e
nelle chiese dei compagni di lotta,
critici, ma sinceri e potranno trovare
nel messaggio dell'Evangelo chiarezza e forza per essere al servizio degli
oppressi, senza cedere alla tentazione
di manipolarli — a loro volta — e di
sacrificarli alle ideologie o alla occulta
sete di potere.
Nella scelta di ascoltare, assieme a
coloro che non hanno nulla, l'annuncio della liberazióne di Cristo, opponendosi con lui ad ogni oppressione
dell'uomo, si può trovare anche la via
più sicura per un Incontro con i credenti delle chiese non federate, tanto
più che in esse si trovano più facilmente coloro che si dice di scegliere.
La posizione critica è certamente diffìcile e non concilierà il favore dei potenti, ma è l'unica scelta che la chiesa
può fare, perché è la scelta di Cristo,
condannato come « pericoloso » perché aveva distrutto la base ideologica
dei potenti in atto o in aspirazione.
Questo « si » di Dio condiziona i « si »
e 1 « no » della chiesa. L'Assemblea di
Bologna sembra aver voluto fare la
medesima scelta.
A. S.
I lavori dell’Assemblea si sono svolti in un salone di Palazzo Montanari,
messo cortesemente a nostra disposizione dal Comune dì Bologna, al quale
va anche la nostra sincera riconoscenza.
I lavori sono stati diretti in modo
spedito dal seggio così composto: Presidente: Franco GiampiccoU, vice-presidenti: Franco Becchino e Paolo Bandi, segretari-assessori: Claudio Tron,
Emanuele Paschetto, Mario Marziale
ed Emidio Sfredda.
Tra membri del Consiglio, delegati
ed invitati, i presenti erano circa 120.
Le tre prime giornate di lavori si sono aperte rispettivamente con un culto assai stimolante presieduto dal pastore Piero Bensi su Atti 19: 15 e da
due studi biblici dirètti dai pastori
Paolo Spanu e Sergio Rostagno. L’Assemblea si è chiusa domenica nella tarda mattinata con un culto di Santa
Cena nel tempio di via Venezian, in
comune con la comunità locale.
Dei delegati propriamente detti 3
erano luterani, 20 metodisti, 42 valdesi, 1 della Comunità Evangelica ecumenica di Ispra-Varese e 21 battisti.
Erano rappresentati anche la Federazione Regionale Apulo Lucana e
quella della Lombardia-Piemonte orientale, la FGEI, il Consiglio di Collegamento delle Attività Femminili.
II pastore René Blanc, presidente
della Commissione Esecutiva della
Chiesa Evangelica Luterana di Francia, ha rivolto un apprezzato saluto all’Assemblea a nome della Federazione
Protestante di Francia.
Dopo la presentazione del rapporto
del Consiglio e del relativo rapporto
di gestione, i lavori si sono svolti su
due piani. Da una parte parecchio tempo è stato dedicato alla discussione in
gruppi di lavoro sui vari « servizi »
della Federazione: « Stampa, Radio,
Televisione », « Studi », « Istruzione ed
educazione », « Azione Sociale », « Chiesa e Stato ».
La discussione nei gruppi è stata guidata non soltanto dal rapporto del
Consiglio e da quelli più particolareggiati dei vari servizi ma anche dal rapporto del Collegio dei Revisori (l’equivalente della nostra Controrelazione sinodale), rapporto assai ampio e circostanziato curato dai fratelli Sergio
Bianconi, Guido Colucci, Giuseppe Mollica e Franco Sommani, che aveva il
vantaggio di presentare delle proposte
e delle raccomandazioni finali in forma di ordini del giorno, che sono state spesso alla base dell’elaborazione finale delle deliberazioni dell’Assemblea.
Tali deliberazioni sono state prese dopo la presentazione delle conclusioni
dei vari gruppi di lavoro. In tal modo,
pur salvaguardando l’aspetto collegiale delle decisioni dell'Assemblea, si è
permesso ad ognuno dei partecipanti
di prendere più attivamente parte all’elaborazione delle linee programmatiche di almeno uno dei servizi della
Federazione.
Anche partendo dal fatto che la
Chiesa Apostolica ha ritenuto, in coscienza, di dover rinunciare al suo stato di chiesa aderente (non dunque
membro) alla Federazione, l'Assemblea
si è soffermata a lungo sul problema
dei rapporti tra Chiese federate e non
federate. È stato ribadito con forza il
fatto che la Federazione non si considera l’organismo capace di esprimere,
da solo, tutta la gamma del protestantesimo italiano, ad esclusione della larga fascia di chiese ad essa non legate
ufficialmente. Il Consiglio della Federazione veglierà nel prossimo triennio
di attività a mantenere i contatti più
larghi possibili con le chiese non federate, un piano di scambio di informazioni e di contatti fraterni. Certo,
per questo, bisognerà che le chiese federate accettino di manifestare più
chiaramente, e non soltanto a parole,
che le posizioni assunte in campo federativo non corrispondono sempre ad
un accordo pieno ed incondizionato
della totalità dei loro membri, che se
rimangono insieme lo fanno malgrado
le tensioni interne e che non pensano
di poter proporre la verità o le soluzioni sole possibili ai loro fratelli non
federati. Forse non tutte le decisioni
prese dall’Assemblea di Bologna rispecchiavano questa preoccupazione,
soprattutto nella formazione degli ordini del giorno.
I lavori dell’Assemblea si sono chiusi con una relazione finale che ha cercato di riassumere i vari temi affrontati e le linee programmatiche concordate.
Giovanni Conte
«SERUIZIO STUDI»; bilancio e prospettive
Gonsigiio
deiia Federazione
Presidente: ALDO GOMBA
Il pastore Aldo Comba è sstato
eletto nuovo presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia. Egli succede al pastore Mario Sbaffi, al quale l’assemblea ha espresso la sua gratitudine
per l'opera svolta.
Al pastore Comba l’augurio di
un lavoro fecondo e benedetto.
I membri valdesi del Consiglio
sono, oltre ad Aldo Comba, i pastori Aldo Sbaffi (moderatore della Tavola valdese), Alfredo Sonelli,
Salvatore Ricciardi, Franco Giampiccoli, e il fratello Daniele Rochat.
I membri battisti sono i pastori
Piero Bensi, Giuseppe Mollica e
Massimo Romeo.
I membri metodisti sono i pastori Valdo Benecchi, Mario Sbaffi
e il fratello Sergio De Ambrosi.
I luterani sono presenti con un
membro: il pastore Alberto Saggese.
II rappresentante della Federazione Giovanile Evangelica (FGEI)
nel consiglio è il pastore metodista Paolo Sbaffi, mentre la rappresentante del Comitato di collegamento tra le Federazioni Femminili è la sorella Elena Girolami.
I temi di fondo della discussione sono stati concentrati attorno ai seguenti pimti: 1) convegni di studio, 2) corsi
biblici per corrispondenza, 3) la rivista Diakonia.
Convegni di studio
Sul primo punto, nonostante diverse e a vari livelli siano state le critiche avanzate, si è detto un parere
« non negativo »; espressione forse indovinata per sottolineare l’utilità pratica che questi incontri hanno avuto
in larga parte delle comunità, soprattutto a livello di penetrazione di idee
e di interesse, pur con le riserve di
carattere organizzativo (scarsa informazione e diffusione) e per una certa
« specializz.azione » degli argomenti che
hanno un po’ escluso la partecipazione laica (pur rivelandosi di estrema
utilità per l’informazione teologica dei
pastori).
Se di equivocità si può parlare sta
nel fatto di non essersi chiesti sufficientemente « a chi » questi convegni
di riflessione biblica erano indirizzati.
Anche il rapporto del collegio dei revisori riferiva che « hanno avuto un
carattere spesso specializzato sia per
i temi prescelti che per il modo con
cui sono stati trattati ».
Il gruppo di lavoro ha quindi ritenuto opportuno « distinguere » il tipo
dei convegni di studio; pur approvando e sollecitando il proseguimento di
quanti sin qui organizzati ha sottolineato anche la necessità di proporne
altri a livello di comunità che si offrano di più all’attenzione e alle possibilità dei laici. Di qui la proposta
dell’o.d.g. votato dall’Assemblea che
ha leggermente modificato la proposta
del collegio dei revisori: « L'Assemblea
della FCEI raccomanda al Servizio
studi che accanto ai convegni di tipo
di quelli già realizzati se ne organizzino altri, possibilmente sul piano regionale e a livello di comunità ».
Corsi biblici per corrispondenza
Notevole interesse ed attenzione sono stati attirati dai corsi biblici per
corrispondenza di cui da anni si parla.
La richiesta che da molte parti sollecita questa realizzazione non può più
restare inappagata. Si è preso atto innanzitutto del tentativo in corso a cura del gruppo battista di Rivoli e quindi invitato il Servizio studi a voler
contattare subito questi fratelli in modo da poter già avere un punto di riferimento concreto ed un’esperienza
che darà i suoi frutti.
La proposta del collegio dei revisori
diceva di realizzare il progetto secondo tre livelli: « 1) per rispondere alla
necessità di evangelizzazione esterna;
2) per preparare biblicamente e teologicamente i membri delle nostre
chiese; 3) per i predicatori laici ».
Le ipotesi emerse proponevano Luna
il Piemonte (gruppo di Rivoli e Collettivo Bonhoeffer), l’altra Roma (facente
capo al patsore Sinigaglia).
Valutate le due ipotesi il gruppo di
lavoro ha puntato su Roma e proposto
il pastore Sinigaglia quale coordinatore.
Si è parlato molto dell’organizzazione del Servizio studi, del reperimento
di uomini che per disponibilità di
tempo e per dedizione personale possano offrire un funzionante lavoro di
coordinamento.
Il secondo o.d.g. votato dall’Assemblea dice: « L'Assemblea della FCEI
prende nota della raccomandazione del
gruppo di studio per l'affidamento
dell'incarico di segretario del Servizio
studi al pastore M. Sinigaglia ».
’’Diakonia”
L’ultimo punto riguarda la rivista
Diakonia.
Il rapporto del Servizio studi, fra le
altre proposte sosteneva la « ridefìnizione della funzione di “Diakonia”, il
cui ruolo attuale di semplice archivio
tende a circoscrivere l'interesse ». Diakonia ha perso il suo carattere di
« battaglia » e di « dibattito » che pure ha avuto; si è ricordato non poco
in questi anni il servizio che la rivista ha svolto sulla riflessione dei ministeri nella chiesa, sulla necessità di
una ristrutturazione ecclesiologica.
La proposta del gruppo di lavoro di
prendere atto della fine di Diakonia
era quindi nient'altro che tener conto
della realtà: non è la fine né di interessi, né di ideali, né di impegno e tanto meno di uomini. È la fine di una
rivista perché nessuno ci scrive più.
Siccome Diakonia aveva assorbito
anche le note omiletiche si è detto
che la fine della rivista doveva comunque permettere la regolare pubblicazione delle note omiletiche che i laici
in particolare richiedono.
Gli spazi che per il momento non
sono ricoperti da altra nostra stampa
evangelica e che meriterebbero attenzione particolare sono due: 1) l’attività diaconale delle chiese; 2) la diffusione di informazioni e di documenti
ecumenici che con difficoltà riescono
a penetrare dall’estero nel nostro
paese.
Questo discorso di estremo interesse e a cui evidentemente si dovrà dare una risposta non si è espresso m
alcun o.d.g. ma è passato come indicazioni contenute nei verbali e che il
Consiglio della Federazione terrà senza dubbio in considerazione.
Ermanno Genre
4
pag. 4
CRONACA CELLE VALLI
N. 44 — 9 novembre 1973
Alle Valli oggi
Confezioni
Europa :
verso la chiusura?
La Confezioni Europa è stata aperta
a Torre Pellice nel 1968. Si tratta di
una industria che lavora esclusivamente per il mercato tedesco. Dalla Germania arrivano i tessuti e in Germania vengono rispediti una volta confezionati.
All'inizio del '73 c'erano circa 70 dipendenti, in prevalenza donne, verso
maggio-giugno ci sono stati dei trasferimenti volontari ad altre aziende per
cui la manodopera era scesa ad una
sessantina di unità. Dopo gli ultimi avvenimenti si sono già auto-licenziate
altre 15 operaie, che hanno trovato un
altro lavoro.
All'interno vige una disciplina durissima, le operaie non possono scambiarsi parola altrimenti vengono multate; 100 lire per volta, 200 lire quando
sbagliano lavoro.
Pare che spesso siano trattate a parolacce, addirittura si dice che a volte
vengano tirati contro di loro degli oggetti.
Si controllano anche le andate al gabinetto, non si possono superare i due
tre minuti.
Dopo cinque multe c'è la sospensione per un giorno, naturalmente senza
paga. I permessi vengono concessi dietro richiesta scritta (non a voce altrimenti si rischia di essere licenziati).
Quest'anno non ci sono piu stati ritardi sul pagamento, sulla busta paga
continuano, però, a non essere riportate né qualifica né categoria.
Il premio annuale (30.000 lire circa)
in cinque anni non è mai stato pagato. Ogni mese c'è un premio di produzione, fissato a discrezione del direttore. Naturalmente questo favorisce la
divisione tra le maestranze e i premi
più alti vanno a chi è considerato
“bravo" dalla direzione.
GLI ULTIMI AVVENIMENTI
All’inizio di agosto il padrone ha comunicato che dopo il periodo di ferie
le operaie non sarebbero subito ríen
trate in fabbrica ma che tutte sarebbero state messe in cassa integrazione
per una settimana. La riapertura era
fissata per il 3 settembre. Quel giorno
sui cancelli chiusi era affisso un foglio in cui si diceva: « Per mancanza
di lavoro, prolunghiamo la cassa integrazione fino al 3 ottobre ».
Alle richieste di spiegazione si rispondeva che non c’era lavoro, che la
produzione estiva giaceva invenduta.
Inoltre veniva sparsa la voce che chi
poteva trovarsi un lavoro diverso era
meglio che lo facesse, che era prevista
la riduzione degli organici di una trentina di unità.
Quello stesso giorno i sindacalisti intervenuti denunciavano la falsità di tali affermazioni: il lavoro c’è, infatti il
padrone affida commesse fuori della
fabbrica (nel Veneto e a Vinovo a piccole boite e a Torre e Luserna a donne che lavorano a domicilio le quali,
oltre ad essere pagate pochissimo,
ad essere senza libretti, marchette ecc.,
devono fornire le macchine da cucire).
I sindacati volevano impegnare il padrone sulla cessazione di tali attività
e a mantenere inalterato il livello di
occupazione, questi, però, rifiutava. La
trattativa veniva rimandata ad ottobre.
Intanto già da tre settimane 6 maestre
che lavorano al taglio erano dentro la
fabbrica a preparare il lavoro: per
chi? per le operaie o per le lavoranti
a domicilio?
A ottobre il lavoro è ripreso come
se niente fosse accaduto. Ultimamente
alcune dipendenti hanno ricevuto una
lettera di licenziamento. Pare che Vinte,-vento dei sindacati le abbia per il
momento fatte rientrare, ma la situazione è ancora incerta e si continua a
parlare di una ventina di licenziamenti.
Tra le dipendenti l’opinione prevalente è che la situazione sia precipitata dopo il contratto che ha aumentato
i costi di produzione.
II padrone pensa di fronteggiarla diminuendo il numero delle maestranze
occupate e intensificando l’uso del lavoro a domicilio.
Ci si lamenta inoltre che non è stato fatto alcun tentativo per pubblicizzare la situazione (contatti con altre
fabbriche, volantini alla popolazione,
finora è comparso solo un breve trafiletto sull’Eoo del Chisone), e ad alcune è parsa insufficiente la stessa presenza del sindacato in fabbrica.
Naturalmente bisogna tener conto
che tutto ciò ha aumentato la paura
tra le operaie che temono, scoprendosi, di essere licenziate.
(da « Il Giornale di Pinerolo e
Valli » - n. 20 - 4 nov. 1973)
iiiiifiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
IL COLLETTIVO
BONHOEFFER
si riunisce a Villa Olanda sabato 10
novembre alle ore 16 secondo il programma precedentemente stabilito.
VAL PELLICE
Intervista col Presidente
deiia Comunità Montana
La settimana scorsa abbiamo pubblicato la cronaca della prima seduta
del Consiglio delle Comunità Montane Val Pellice e Val Chisone-Germanasca che ha portato all’elezione delle rispettive giunte. Ci proponiamo di tener informati i lettori con regolarità sull’attività delle due
Comunità Montane anche per facilitare la loro responsabilità politica nella vita dei singoli Comuni. Intanto abbiamo posto all’Architetto Longo, Presidente della Comunità Montana Val Pellice, alcune
domande a cui ha gentilmente risposto
Gli insegnanti valdesi
e Fora di religione
— Quaii sono i probiemi che ia Comunità Montana deve affrontare con
maggior urgenza?
— Esistono delle scadenze ben precise, e tempi molto brevi. Per lo statuto 50 giorni, per il piano di sviluppo 1 anno. E sono di tale portata che
se mal formulati possono compromettere sul nascere il buon funzionamento della Comunità montana e quindi
la possibilità di risolvere fn futuro
problemi ben più impegnativi e direi
risolutivi per la vita delle nostre valli.
— Quali gli strumenti di cui la Comunità Montana può servirsi per poter svolgere le linee sopra indicate?
— Occorre innanzi tutto chiarire
che cosa è o vogliamo che sia la Comunità Montana: è forse questo l'argomento di fondo di cui ciascuno di
noi deve prendere coscienza.
Dato per scontato che la situazione
socio economica oggi nelle nostre valli è critica, che le amministrazioni comunali locali sono ai limite di rottura,
che in tutti settori della vita troviamo
realtà che stentano ad adeguarsi ai
tempi ia Comunità Montana, ente di
diritto pubblico nuovo e per ciò stesso
ancora da creare, può e deve essere
uno strumento risolutivo, un'occasione
assolutamente da non perdere.
La Comunità potrà affrontare e risolver molti problemi a patto che amministratori, forze politiche, forze operanti sorretti da un largo e cosciente
consenso della gente siano disponibili
per una politica nuova.
Per attuare un piano di bonifica o
di sviluppo, promuovere l'unità locale dei servizi o un piano urbanistico
comprensoriale, (strumenti e infrastrutture indispensabili per un rinnovamento radicale) occorre una mentalità e una disponibilità che non trova
riscontro nel passato.
La Comunità potrà svolgere un ruolo determinante nella Valle, a patto
che siano verificate tali premesse, e
che le sia dato il credito e l'autorità
necessaria. Abbia, in definitiva, una
chiara e netta collocazione nel contesto amministrativo Regionale, una sua
politica di piano e di programmaziollllllllllllllllillllllllllllllllllllllllllllllllllilllllilllltllllllliiiiilll
Scuole Popolari
mozione inviata alla
C.G.I.L.-Scuola, F.L.M.
e al Sindacati Confederali
Le Scuole Popolari di Fenestreile, Garzigliana,
Pinerolo (S. Lazzaro e S. Domenico), Torre Pellìce, San Secondo, Porosa Argentina che coinvolgono oltre 110 lavoratori'Studenti, riunite in
pubblica assemblea a Pinerolo, con la presenza
del Sindacato Scuola C.G.I.L, (Zona di Pinerok>), di delegati di fabbrica e lavoratori della
zona, chiedono che sul problema del sostenimento dell'esame di terza media degli studentilavoratori vengano presi in considerazione i seguenti punti :
1 ) Costituzione di Commissioni speciali
per lavoratori controllate in sede di nomina e di
lavoro dai rappresentanti del lavoratori.
2 ) Riconoscimento del programma interdisciplinare svolto a partire dagli interessi concreti dei lavoratori e legato ai problemi specifici della zona.
3 ) che l'F.L.M. ed i Sindacati Confederali
si facciano carico del problema ai vari livelli
(locale, provinciale, nazionale) e si impegnino
concretamente a garantire condizioni di non subordinazione del lavoratore durante lo svolgimento dell'esame di terza media.
Allievi, Ex allievi e Coorcdinatori
delle Scuole Popolari del Pinerolese
PRIMO DISTRETTO
COLLOQUIO PASTORALE
Il colloquio pastorale del mese di
novembre è convocato a Pinerolo lunedì 12 corrente con il seguente programma:
ore 9.30: culto (past. E. Aime).
ore 10: dibattito sul cap. I del volume
Una chiesa in analisi, introdotto dal
past. E. Geymet.
ore 14: Attività del Distretto (comunicazioni del Delegato delta Tavola, Finanze, Commissioni, Bollettino del
Centenario).
La Commissione Distrettuale
ne, che non può e non deve essere
quella comunale, né quella Provinciale o Regionale ma che tenga conto di
una realtà comprensoriale, allargata
sino al limite minimo dell'area ecologica Pinerolese.
— Pensa che la composizione dell'assemblea e in particolare della
giunta abbia in sé i presupposti per
una efficace collaborazione?
— Premesso che nessuno è insostituibile, la composizione attuale dell'assemblea e, più in particolare della
giunta potrà svolgere un profìcuo lavoro a due condizioni.
1 ) che lo statuto della Comunità
preveda la più larga partecipazione a
livello di consultazione e quindi, qualora occorra, di pressione e di stimolo di tutte le forze operanti nella Comunità.
2) Che vi sia da parte di ciascuno quella disponibilità, anche in concorrenza, anche critica ma indispensabile, per una cooperazione che superi
facili equivoci di campanilismo, di colore politico o di ambizioni personali.
P. C. LONGO
La lettera inviata all’« Eco delle Valli » da « Un gruppo di madri valdesi
delle valli », ci ha addolorati per il tono
polemico e perché denota l’incapacità
o la non volontà di capire quale sia la
situazione degli insegnanti valdesi di
fronte alla loro testimonianza evangelica anche nella scuola. Si accusano gli
insegnanti, i monitori, i pastori, di voler demolire senza pensare a ricostruire. Si afferma inoltre che gli insegnanti
hanno deciso daH’alto senza consultare
le famiglie. Ora noi insegnanti chiediamo che si rifletta prima di lanciare accuse o di inviare S.O.S.
L’abitudine di far seguire ai ragazzi
valdesi lezioni di religione nello stesso
tempo in cui i loro compagni cattolici
seguivano le loro, si fonda su un equivoco che è bene subito chiarire:
La Chiesa Cattolica ha ottenuto nel
1929 un Concordato con il regime fascista. Tale Concordato è stato poi inserito pari, pari nella Costituzione (articolo 7).
Questo fatto sancisce per la Chiesa
Cattolica una situazione di particolare
privilegio. Noi riteniamo ingiusto tale
privilegio e non lo possiamo accettare.
Accettarlo infatti, significherebbe per
noi rinunciare alla lotta per una scuola che non discrimini sul piano confessionale.
Ma se gli insegnanti hanno rinunciato, per quest’anno almeno, ad insegnare religione a scuola, questo non significa coartare le famiglie. I genitori possono sempre chiedere allo Stato che
venga loro concesso un locale ed organizzarsi provvedendo in proprio alla
istruzione religiosa dei figli. Infatti Tunica cosa che lo Stato concede è il locale, ma non certo gli insegnanti!
Molti genitori non si rendono conto
infatti che l’aiuto che ricevono non era
loro dovuto, ma dipendeva unicamente
dala volontà degli insegnanti. I genitori che ci chiedono di continuare in nome dela tradizione, riflettano sul fatto
che proprio i nostri padri hanno sem
IN VAL
GERMANASCA
Sospeso
il trasporto allievi
I Sinciaci (Jella Valle pronti ad occupare gli Uffici della
Regione se la loro richiesta non sarà ascoltata
A partire dal 5 novembre il Consorzio
scolastico tra i comuni di Ferrerò, Frali, Massello e Salza, che gestisce il trasporto gratuito degli allievi della scuola media statale di Ferrerò, ha sospeso
a tempo indeterminato il trasporto
stesso non essendo più in grado di fare
fronte alla grave situazione finanziaria
in cui si è venuto a trovare. Infatti il
Consorzio deve ancora pagare alla ditta Tessere, che ha curato i trasporti,
la somma di lire 3 milioni e 500 mila
come saldo del servizio prestato durante Tanno scolastico 1972-73. A questa cifra si deve aggiungere un disavanzo di
bilancio di circa 1 milione 700.000.
Come si è giunti a questa disastrosa
situazione deficitaria?
In primo luogo per l’inqualificabile
leggerezza della Regione (prima lo Stato) che non ha mai pagato per intero la
sua quota di un terzo, ma che si è limitata a versare alTincirca il 50% della
sua parte, facendo accumulare un deficit sempre più vistoso che i comuni
non sono più disposti a colmare maggiorando la loro quota-parte. In secondo luogo c’è un grave ritardo nei pagamenti da parte della Frovincia (che
peraltro in passato ha sempre versato
per intero la sua quota) che deve ancora versare al Consorzio le somme dovute per gli anni scolastici 1971-72 e 72-73
per un totale di lire 3 milioni circa.
Data questa grave situazione TAssemblea del Consorzio nella sua seduta di
inizio d’anno (erano assenti i tre rappresentanti della Frovincia) non è stata in grado di predisporre il proprio
bilancio per il corrente anno scolastico, sia per la già grave situazione deficitaria, sia perché è venuto a mancare
anche l’impegno preciso della Frovincia, dato che il suo bilancio per il
1973 è ancora a Roma in attesa di approvazione essendo deficitario. Questo
fa addirittura temere che la Frovincia
non pagherà più la sua parte in quanto questa voce rientra tra le spese facoltative, le prime che vengono ridotte
dagli organi competenti quando un bilancio non chiude in pareggio.
Il Consorzio ha quindi rivolto un
pressante appello alla Regione e alla
Frovincia affinché si trovasse di comune accordo una equa soluzione alla insostenibile situazione, facendo presente
che, qualora le sue richieste fossero
state disattese, si sarebbe trovato nella
impossibilità di continuare la gestione
e che pertanto il trasporto sarebbe stato sospeso.
Intanto il Consiglio delle Valli Chisone e Germanasca, subito avvertito della
situazione, convocava d’urgenza la
Giunta di Valle alla cui seduta erano
presenti i sindaci di tutti i comuni delle due valli. La Giunta di Valle non si è
limitata ad un atto di solidarietà nei
confronti dei colleghi della vai Germanasca, ma con una decisione responsabile ed unanime ha fatto suo il problema ed ha sollecitato, tramite il suo
Fresidente dott. Maccari un incontro
con i responsabili dei trasporti della
Regione e della Frovincia, in quanto il
trasporto degli allievi della scuola delTobbligo interessa tutti i comuni della
valle, anche se in maniera meno vistosa che in vai Germanasca.
Nella stessa seduta si decideva di
agire su tre direttive qualora la richiesta di un incontro non fosse soddisfatta
entro breve tempo: sospensione dei trasporti in tutta la valle, occupazione degli uffici della Regione da parte di tutti
i sindaci della valle e, trattandosi di allievi che devono frequentare la scuola
delTobbligo, presentazione da parte dei
comuni di un disegno di legge regionale che preveda il trasporto allievi a totale carico della Regione.
Furtroppo né le richieste dei comuni
della vai Germanasca, né quelle del
Consiglio di Valle hanno avuto una risposta per cui è stata inevitabile la sospensione dei trasporti in vai Germanasca con decorrenza dal 5 novembre, in
quanto il Consorzio da solo non può
sostenere la spesa del trasporto per il
1973-74 che farebbe salire il deficit a
poco meno di 10 milioni. Cifra insostenibile non solo per il Consorzio, ma anche per i magri bilanci dei quattro comuni della valle Germanasca che già
si devono dibattere fra mille difficoltà.
Quale sarà lo sbocco a questa paradossale situazione che ancora una volta denuncia la disfunzione degli Enti
che sono preposti alla gestione della
vita pubblica e di cui purtroppo fanno
le spese i ragazzi che sono costretti a
disertare le lezioni? Fer il momento è
difficile dirlo, tanto più che si trovano
di fronte da una parte l’intransigenza
dei comuni che sono ben decisi a difendere un loro giusto diritto sancito dalla Costituzione e dalTaltra Tindifferenza della Regione per tutti quelli che
sono i sempre più gravi problemi della
montagna che muore. Fer ora si sa soltanto che la Giunta delle Valli Chisone
e Germanasca è stata convocata per
giovedì 8 novembre per una seduta cui
dovrebbe prendere parte anche l’Assessore ai Trasporti della Frovincia di Torino. Speriamo che in quella sede si
trovi una soluzione che ponga fine al
grave disagio in cui si trovano tanti
allievi e genitori della vai Germanasca
che di fronte al precipitare della situazione non vedono altra soluzione ai loro problemi che non sia quella di ingrossare la schiera di quelli che hanno
abbandonato la montagna per trasferirsi in città.
Erregi
pre rifiutato il compromesso e l'ambiguità. Non possiamo rifiutare intese
con lo Stato sulla questione della religione nelle scuole e contemporaneamente continuare a farla sotto banco.
Qccorre avere coraggio e scegliere. Ed
è proprio per mantenere viva la fede e
la testimonianza dei padri che riteniamo necessario agire come abbiamo
agito.
Noi non vogliamo aprire un dibattito
con chi non lo vuole e d’altronde con i
genitori valdesi il dialogo c’è già stato
(o ci sarà) nelle riunioni che abbiamo
avuto in varie sedi delle comunità e lì
gli interessati hanno potuto esprimere
a voce e direttamente quanto stava loro a cuore, udire dagli insegnanti le
risposte e le motivazioni ricercando insieme quali soluzioni potevano essere
accettabili.
È necessario però che la questione
non sia oggetto di riflessione solo all’interno di poche comunità che si trovano a subirne i riflessi, ma sia portata a conoscenza di tutti i membri della
Chiesa Valdese.
Si riportano di seguito alcune norme che riguardano l’istruzione religiosa nella scuola:
Da « I programmi ministeriali del
1955 » per la scuola elementare: Fremessa generale:
...i programmi hanno carattere normativo e prescrivono il grado di preparazione che l’alunno deve raggiungere: ciò per assicurare alla totalità dei
cittadini quella formazione basilare
della intelligenza e del carattere, che è
condizione per una effettiva e consapevole partecipazione alla vita della società e dello Stato. Questa formazione
... ha, per dettato esplicito della legge,
come suo fondamento e coronamento
l'insegnamento della dottrina cristiana
secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica...
Distinzioni programmatiche nel primo ciclo:
L’insegnamento religioso sia considerato come fondamento e coronamento
di tutta l’opera educativa... Nel corso
del ciclo l’insegnante terrà facili conversazioni sul Segno della Croce, sulle
principali preghiera apprese (Padre
Nostro, Ave Maria, Gloria al Padre,
Preghiera all’Angelo Custode, Preghiera per i Defunti)...
Distinzioni programmatiche nel secondo ciclo:
Quanto è detto per la religione nel
precedente ciclo è valido anche per
questo secondo ciclo...
Da art. 27 del T.U. (Regolamenti per
la scuola):
All’istruzione religiosa (cattolica) si
prevede nei giorni e nelle ore stabilite
a norma del regolamento, per mezzo di
insegnanti delle classi, i quali siano reputati idonei a questo ufficio e lo accettino o di altre persone la cui idoneità sia riconosciuta dal Provveditore
agli Studi, sentito il Consiglio scolastico... Sono esonerati dall’istruzione religiosa nella scuola i fanciulli i cui genitori dichiarino di volervi provvedere
personalmente.
Da art. 112 del Reg. Gen.:
I genitori o gli esercenti la patria potestà, che a norma dell’art. 27 ultimo
comma, del T.U. intendono provvedere
direttamente all’istruzione religiosa dei
loro fanciulli, sono tenuti a farne dichiarazione scritta al direttore didattico, indicando in che modo vi provvederanno. Il direttore didattico autorizza
l’alunno ad assentarsi durante il tempo riservato all'insegnamento religioso
e tiene conto delle dichiarazioni ricevute per le annotazioni, che devono figurare nei certificati di studio.
Da art. 23 del Regio Decreto del 28
febbraio 1930, n. 289:
1 genitori, o chi ne fa le veci, i quali
non desiderano che sia impartita ai loro figli l’istruzione religiosa nelle scuole pubbliche debbono farne apposita
dichiarazione scritta al capo del’istituto
all’inizio dell’anno scolastico. Quando
il numero degli scolari lo giustifichi e
quando per fondati motivi non possa
esservi adibito il tempio, i padri di famiglia professanti un culto diverso dalla religione dello Stato possono ottenere che sia messo a loro disposizione
qualche locale scolastico per l’insegnamento religioso ai loro figli...
Lettera firmata dagli Insegnanti:
Armand Hugon Marco; Bonnet
Ethel; Chauvie Luciana; De Rosa
Carmen; Dulicchio Carla n. Arnoulet; Gardiol Adriana; Gardiol
Paolo; Gay Enrico; Girardon Erica n. Revel; Malan Erica; Paschetto Edgardo; Pasquali Fiorelisa; Rivoira Bianca; Sappé leanLouis.
Rorà
In Francia, dove esa stabilito con la famiglia da alcuni anni, è deceduto il nostro fratello Giulio Rivoira.
A Losanna, presso la figlia Laura e deceduta la nostra sorella Eliva Morel vedova
Durand: le speglie mortali sono state tumulate qui alla presenza di parenti e conoscenti.
Rinnoviamo ai colpiti nei loro affetti più cari
la nostra simpatia. « Io vi consolerò, dice il
Signore, a guisa di un fanciullo che sua madrp consola » (Isaia 66: 13).
Attorniati da un folto gruppo dì parenti, i
giovani Paola Paschetto e Bruno BoerO‘Rol
sono stati uniti in matrimonio nel Tempio ed
è stata invocata la benedizione divina su di
loro e sulla loro unione. Il Cristo ha detto:
« Io sono con voi tutti i giorni... » (S. Matteo 28: 20).
5
9 novembre 1973 — N. A4
LA CHIESA F T.A SUA MISSIONE NEL MONDO
pag. 5
Una lettera
di Georges Crespy
A tutti gli amici
deli'evangelizzazione
Montpellier, ottobre 1973
Cari amici,
siamo inquieti, come senza dubbio molti di voi, dinanzi alla progressiva diminuzione non solo del
numero dei membri di chiesa ma
anche della vitalità di molte nostre comunità, benché, d’altra parte, ci rallegriamo di veder nascere
e progredire iniziative generose e
sovente audaci nel senso di una
evangelizzazione moderna e allo
stesso tempo molto antica: condividere l Evangelo con altri condividendo le preoccupazioni e le lotte di tanti uomini del nostro tempo, alla ricerca di un mondo
nuovo.
Questa inquietudine e questa
speranza ci hanno indotto a stringere maggiormente i nostri legami con quei fratelli cattolici che
sono confrontati con le stesse difficoltà e le stesse promesse: tra gli
alirg la Comunione di Boquen e il
Movimento « Echange et Dialogue ». Con loro e con altri fratelli
cattolici e protestanti, siamo alla
ricerca di quello che potrebbe essere — che comincia a essere, qua
e là, e talvolta proprio in seno alle comunità più tradizionali — un
nuovo volto della comunità cristiana, più combattiva, più aperta agli altri, più gioiosa. Ci pare
sempre più chiaramente che il rinnovamento della Chiesa passa per
mia nuova comprensione delle esigenze e della speranza dell’Evangelo, in una civiltà che si decompone — e decompone l’uomo —
malgrado le sue prodezze tecniche
( ma per quanto tempo e a quale
prezzo?).
Sappiamo che questo rinnovamento supera le frontiere confessionali, anche se la nostra fedeltà
protestante (che — occorre precisarlo? — non pensiamo in alcun
modo di minimizzare) deve continuare a portarvi il suo contributo
insostituibile. E constatiamo che
la preoccupazione di un Evangelo
condiviso fa apparire un nuovo
stile di rapporti tra fratelli ieri
ancora separati. E per questo che
auspichiamo con forza che le comunità e i membri delle Chiese
evangeliche creino e mantengano
i contatti con tutto ciò che è in
movimento intorno ad essi — come del resto già comincia ad accadere.
È in questa speranza che quest’anno abbiamo concentrato i nostri sforzi specialmente sui ministeri itineranti. Desideriamo che
circoli non soltanto /'informazione
(che pure fa uscire dalla loro solitudine tante persone che si rassegnano a mancare di speranze), ma
anche lo stimolo a mettere la fede
alla prova nel confronto con le
realtà del nostro mondo e con la
volontà di trasformarlo. Sentiamo
le nostre chiese ancora troppo prigioniere delle loro abitudini, troppo preoccupate di loro stesse e
della propria conservazione. Perciò bisogna aiutarle a destarsi e a
rischiare se stesse per Gesù Cristo.
Un lavoro itinerante è il nostro
contributo (assai modesto) a questo compito.
E anche per questo che appoggiamo e incoraggiamo tutto ciò
che permette l’incontro con gli
altri (attività estive, campi, coloionie, Università estive per operai,
ecc), senza dimenticare quelle comunità precarie e spontanee di
credenti che nascono un po’ dovunque intorno a noi.
Ci sembra giunto il momento,
per la nostra Chiesa, di interrogarsi seriamente sul senso della sua
esistenza, nella misura in cui questo senso, che in primo luogo dipende da Dio, dipende anche da
noi, dalle nostre scelte e dai nostri
impegni. Abbiamo proposto che il
prossimo Sinodo nazionale cerchi
di fare un bilancio della nostra situazione, del nostro probabile avvenire e delle nostre speranze.
Georges Crespy
Pastore della Chiesa
Riformata di Francia
ARIA DI ROMA
PER UNA CRESCENTE DIFFUSIONE DELLA BIBBIA
Ancora suiraffare Girardi, mikIiii
Con un gesto di solidarietà umana e
cristiana il Consiglio della Facoltà teologica protestante di Parigi ha offerto a
p. Giulio Girardi, recentemente estromesso da uno dei suoi incarichi di insegnamento presso l’Istituto Cattolico
di Parigi, la possibilità di continuare
la sua attività accademica a Parigi venendo ad insegnare presso la Facoltà
protestante, qualora egli lo desideri. È
un fatto degno di nota, che merita di
essere segnalato. Sono sempre più frequenti i segni di una nuova fase nei
rapporti tra cristiani, in cui la solidarietà ecumenica prevale sulla lealtà
confessionale.
Ma sul caso Girardi debbo offrire ai
lettori un supplemento di informazione
che mi è stata gentilmente fornita dall’amico n. Eugenio Costa, in seguito al
mio articolo sulla vicenda, apparsa sul
n. del 26 ottobre scorso di questo giornale. Si tratta di una lettera inviata a
tutti gli insegnanti direttamente dall’Istituto Cattolico di Parigi, in cui la
direzione intende illustrare e giustificare il suo operato nei confronti dal teologo marxista.
Ecco il testo della lettera:
Parigi, 24 ottobre 1973
A PROPOSITO DEL PROBLEMA DEL PADRE GIULIO GIRARDI
Il Direttivo del Consiglio dell’Istituto Cattolico di Parigi, riunito il
24 ottobre 1913 in assemblea allargata con la partecipazione del P. Liégé,
direttore delTU.E.R. di teologia e scienze religiose, del P. Bouillard, direttore dell’Istituto di scienza e teologia delle religioni, e del P. Colin, decano della Facoltà di Filosofia,
— fa fiducia al giudizio autorizzato dei responsabili universitari (Facoltà di filosofia e I.S.T.R.) per valutare, secondo i fini e le esigenze particolari dei loro organismi, la qualità scientifica e il valore pedagogico di
un insegnante;
—■ ricorda che, soprattutto per una materia così importante e controversa come il confronto tra marxismo e fede cristiana, un insegnante presso l’Istituto Cattolico di Parigi non dovrebbe confondere la fede in Gesù
Cristo con una opzione politica militante;
— constata che non sono stati lesi i diritti statutari dell’interessato,
professore invitato a titolo temporaneo, il cui insegnamento doveva cominciare solo il 18 febbraio 1974.
— Ricorda che nessuna disciplina è esclusa dall’insegnamento, se essa è trattata col dovuto rigore scientifico, e in un clima di libertà e di responsabilità conforme alla missione dell’Istituto cattolico di Parigi.
Il Direttivo prende sul serio tutte le correnti del pensiero attuale che
pongono il problema dell’uomo e di Dio oggi. Sarebbe un grave equivoco
credere, e una grave calunnia affermare, che attraverso il ritiro di P. Girardi dall’I.S.T R. si tratta per l’Istituto Cattolico di minimizzare l’importanza delle questioni che gli vengono poste dalle correnti d’azione e di
pensiero marxista.
Il Direttivo del Consiglio:
(seguono 10 nomi: 9 sono di direttori decani, segretari generali: uno di studente)
Nella lettera personale che accompagna questo comunicato, il Direttivo dichiara ancora: « Siamo particolarmente sensibili ai problemi posti dalla libertà di ricerca in settori delicati in cui
l’azione e il pensiero sono impegnati,
nel difficile e necessario confronto tra
l’intelligenza e la fede cristiana ».
L’addebito mosso a p. Girardi che,
secondo il Direttivo, giustificherebbp la
misura di licenziamento, è di « confondere la fede in Gesù Cristo con una
opzione politica militante ». Ma » un
addebito giustificato? Si direbbe di no:
una delle preoccupazioni costanti di
p. Girardi è proprio di evitare questa
confusione, distinguendo nettamente
il piano della fede da quello della scelta politica. Girardi ha sempre dichiarato di essere marxista per l’analisi politica e cristiano uer la confessione di
fede: non confusione dunque ma uno
sforzo (forse non pienamente riuscito
ma comunque seriamente effettuato) di
chiarezza. Girardi, insomma, non cerca
di contrabbandare il marxismo sotto la
veste di un discorso cristiano ma accetta apertamente e responsabilmente
certe analisi e interpretazioni del fatto
sociale proprie del marxismo.
Ma il provvedimento contro il teologo marxista è grave indipendentemente
da queste considerazioni. È grave perche è un atto di forza, che non dovrebbe trovar posto in una comunità cristiana. Chi detiene il potere (in questo
caso, accademico) esclude un insegnante ritenuto non ortodosso. Sembra un
atto di difesa della fede, invece è solo
una particolare posizione teologica e
politica — quella del Direttivo; in fondo è un atto di autodifesa.
Ma non è a colpi di licenziamenti
che si combatte -< il buon combattimento della fede » di cui parla l’Evangelo.
Non è limitando o soffocando la libertà
di coloro da cui dissentiamo che andrà
avanti il dialogo e il confronto teologico nella chiesa. Oggi, in società apertamente o tendenzialmente totalitarie
come quelle che conosciamo, accade
un po’ dovunque che i dissidenti vengano _ colpiti e emarginati. Ma se gli
stessi metodi e lo stesso spirito sono
all’opera anche fra i cristiani, dov’è
finito il cristianesimo?
Paolo Ricca
..........................Illllliim.IIIIIIIIIIMIIIII
I cristiani del Belgio e
l'anno della giustizia
Bruxelles - Otto chiese belghe — e fra cjueste
la Chiesa Cattolica romana e le Chiese protestante e riformata — hanno sottoscritto una lettera comune in occasione dell'organizzazione
dell'anno della giustizia (1974).
L'obiettivo di questo anno della giustizia _
che avrà termine nel settembre 1074 — è quello di sensibilizzare ogni individuo e di renderlo cosciente dei problemi della giustizia umana,
non solo n Belgio ma anche e soprattutto nel
terzo mondo ;
In una lettera inviata a tutte le comunità le
otto Chiese sottolineano che « le differenze di
razza, di cultura, di classe sociale, di religione,
di sesso o d'età non dovrebbero mai essere causa o scusa di una qualsiasi discriminazione degli uni verso gli altri, né lo sfruttamento o il
dominio degli uni sugli altri.
Nel contesto delle osservazioni precedenti s’affaccia una nuova prospettiva di lavoro: tradurre significa riprodurre il messaggio. Bisogna, quindi, procedere a delle scelte articolando un sistema di priorità.
.Abbiamo già ricordato che il contenuto deve avere priorità sulla forma.
Oltre gli esempi citati segnaliamo la
espressione della diodatina: « viscere
di misericordia » (Colossesi 3: 12). Essa non trova riscontro nelle lingue
moderne europee e perciò dev’essere
abbandonata a favore del lettore del
nostro tempo. È compito del traduttore rimpiazzarla con parole adeguate.
Il senso deve avere priorità sullo
stile. L’espressione « avvenne che » e
la congiunzione all’inizio di frase sono
ricorrenti nel linguaggio del Nuovo
Testamento, ma non sono necessarie,
nella stessa misura, nelle lingue moderne.
Lo stile ha tuttavia la sua importanza, anche se secondaria, e questa va
decisamente recuperata, ma ad un altro livello ed in secondo tempo.
Per stabilire il senso di una parola
è meglio ricorrere al contesto che lo
determina anziché al corrispondente
termine di vocabolario. L’uniformità
nel tradurre ogni parola originale con
uno stesso termine nella nostra lingua
si rivela spesso nociva alla comprensione. Basti pensare ai termini « carne » e « corpo ». L’espressione « carne
e sangue » che troviamo in Matteo
16: 17 indica l’uomo. E perciò opportuno dirlo chiaramente per non confondere il lettore con una terminologia che non è più la sua e che, il più
delle volte, lo invita ad abbandonare
la lettura.
Questi accorgimenti che salvaguai'lano il senso di un testo sono possibili
perché la linguistica ci insegna che
ogni lingua copre tutta l’esperienza
umana con le sue parole anche se è
diversa dalle altre nel suo modo di
esprimersi.
La traduzione dinamica ha priorità
sull’identità letterale. Anche in questo
caso è questione deH’intelligibilità del
messaggio nel suo insieme. Infatti l’interesse è cambiato. Non ci si chiede
più coinè il traduttore abbia capito il
testo originale — il che non è un problema per l’esperto — ma come l’uditore dei tempi biblici lo abbia capito
e come il lettore d’oggi comprenda il
messaggio, presentato dal traduttore.
Se vi sono buone ragioni per concludere che la comprensione dei destinatari, nelle due diverse epoche, è la stessa, allora si ha un’equivalenza dinamica. Si può anche essere più audaci ed
affermare che soltanto in questo caso
si ha una traduzione fedele.
La traduzione deve svolgere tre funzioni: informativa, espressiva e imperativa.
a) Il lettore dev’essere chiaramente informato sul senso del testo. In
Matteo 5: 17 si parla di « compiere la
legge ». Con questo Gesù non si propone di ubbidire alla legge come ad
un codice — sotto quest’aspetto egli
stesso ha compiuto diverse violazioni
— ma piuttosto egli vuole dare ad essa il suo vero significato.
b) Il valore affettivo ed espressivo
di un testo va risnettato. Paolo, per
esempio, scrive delle lettere a umili
credenti, non dei trattati di teologia
destinati agli esperti.
c) La Bibbia esige ubbidienza perciò le motivazioni devono essere chiare. In Matteo 7: 1 l’ordine « non giudicate » è motivato mediante l’uso del
nassivo: « acciocché non siate giudicati ». Ora si sa che il primo evangelista si serve spesso del passivo per
evitare l’uso del nome di Dio. Questa
nreoccupazione non è più evidente per
il nostro lettore medio. È perciò auspicabile l’esplidtazione del contenuto
UNA NUOVA CONFESSIONE DI FEDE ELABORATA IN AFRICA AUSTRALE
Sud Afriea; asseinblea (storica) dei Presititeriani
« Veramente storica » — così il pastore Edwin S. Pons, segretario generale della Chiesa presbiteriana dell'Africa australe, ha descritto l'assemblea generale annuale della sua
Chiesa.
Presieduta per la prima volta nella
sua storia da un moderatore negro, il
pastore James Jolobe, l'assemblea ha
preso numerose decisioni importanti,
tra cui :
— la decisione quasi unanime di restare membro del Consiglio ecumenico delle Chiese ;
— la decisione che non esiste « nessuna ragione biblica o teologica per
rifiutare la consacrazione pastorale alle donne » ;
— la decisione di accettare il progetto di una Base di Unioni con la
Chiesa congregazionalista unita dell'Africa australe ;
— la decisione di adottare la « Dichiarazione di Intenzione » in vista di
una unione con la Chiesa anglicana,
metodista e congregazionalista.
Un altro avvenimento importante è
stata l'adozione di una « Confessione
di fede per la nostra Chiesa oggi ».
Redatta dal comitato per il « Cristianesimo pratico » della Chiesa presbiteriana, questa dichiarazione è destinata
a essere utilizzata nei culti. Il pastore
Pons ha dichiarato al riguardo: « Questa confessione dovrebbe rivolgersi al
nostro paese nell'epoca attuale e proclamare che in Cristo, il Signore del
mondo, le barriere sono abbattute ».
Ecco il testo completo della confessione di fede :
Crediamo in Dio Padre,
che ha creato il mondo intero,
che riunirà tutte le cose in Cristo
e che vuole che tutti gli uomini vivano insieme
come fratelli in una stessa famiglia.
Crediamo in Dio Figlio,
che s'è fatto uomo, è morto ed è risuscitato in gloria,
riconciliando il mondo intero con Dio,
rovesciando tutti i muri che separano gli uomini,
tutte le barriere di religione, di razza, di cultura o di classe,
per creare un'umanità unita.
Egli è l'unico Signore che ha autorità su tutto.
Egli chiama ogni uomo e allo stesso tempo la società,
la Chiesa e allo stesso tempo lo Stato,
alla riconciliazione, all'unità, alla giustizia e alla libertà.
Crediamo in Dio Spirito Santo,
che è la promessa del Regno di Dio che viene,
che ci dà il potere di annunciare il giudizio di Dio
il suo perdono per gli uomini e le nazioni,
di amare e servire tutti gli uomini,
di lottare per la giustizia e la pace
e di chiamare il mondo intero
a riconoscere qui ed ora il regno di Dio.
e quindi valida l’esigenza di dire: « affinché Dio non vi giudichi ».
Infine vi sono altre priorità che non
vanno trascurate. Occorre tenere presente più la comprensione di chi ascolta la lettura di un testo che quella di
chi lo legge silenziosamente per conto
suo.
È bene adattare i nomi propri secondo le caratteristiche fonologiche
della propria lin^a.
Non bisogna dimenticare la situazione dell’uditore. Si deve dare priorità
ad una lingua liberata dal gergo ecclesiastico e adatta ad una generazione
non troppo giovane e non ancora anziana (25-35 anni). In alcuni paesi in
via di sviluppo è consigliabile tenere
Pfpente l’area linguistica femminile
più ristretta, per mancanza di contatti con l’ambiente esterno, rispetto a
quella maschile.
Queste, in breve, le esigenze di un
nuovo metodo di traduzione. Per affrontarle si rendono necessari nuovi
strumenti di lavoro. La linguistica ci
offre appunto l’occasione di una riflessione più approfondita nell’uso della
grammatica e della semantica.
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Presa di posizione
in Australia
Un rinnovaMto del cello
è essenziale
alla vita della Chiesa
Un giornale congregazionalista australiano ha chiesto recentemente che
si conceda piena libertà in tema di
esperimenti responsabili e meditati
nell'ambito del culto.
« Non importa se certi tentativi non
danno risultati positivi e addirittura
scandalizzano», dichiara l'editoriale.
« Il rinnovamento liturgico deve restare un aspetto essenziale della vita della Chiesa ».
L'autore cita una frase dal libro di
John Killinger, « Leave it to thè Spirit » (Lasciate fare allo Spirito) : «Sono accadute troppe cose nel mondo
che ci circonda in questo ultimo mezzo
secolo perché la Chiesa possa permettersi di continuare tranquillamente a
celebrare dei culti nello stesso modo
che durante questi ultimi tre o quattrocento anni ».
Facendo un'osservazione caustica a
proposito di quel genere di culto che
egli chiama « sandwich di cantici »,
l'articolo segnala la tendenza attuale
a una riscoperta della danza liturgica,
della spontaneità, della gioia: «Coloro che si occupano di liturgia stanno
riscoprendo una vita nuova in ciò che
è antico e conducendoci a ciò che è
nuovo ».
La crisi del culto è visibile specialmente là dove la maggioranza dei fedeli vorrebbe ritrovare li chiese piene
come una volta, i canti e i sermoni di
sempre e perciò è « turbata e spaventata dalle esperienze attuali nell'ambito del culto ».
L'articolo termina esprimendo la
convinzione che « la riforma liturgica
dovrebbe formare la seconda natura
di ogni chiesa che si rifaccia a Lutero,
Calvino, Browne e Wesley ».
IIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIilllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllIIIIIIIIIII
NOTIZIE IN BREVE
9 Dopo l’arresto di 15 dirigenti di
chiesa coreani — uno di questi
era il pastore Park Hyoung della
Prima Chiesa presbiteriana di Seoul,
la Chiesa presbiteriana nella Repubblica di Corea ha pubblicato una dichiarazione, esprimendo la sua inquietudine « che i recenti avvenimenti rischiano di dare l’impressione che la libertà della fede e della
missione è limitata; e questo intacca nelle sue fondamenta la libertà
di espressione che è uno dei diritti
fondamentali dell’uomo in una società democratica ».
^ Il past. Park è stato recentemente condannato a due anni di prigione per aver « tentato di rovesciare il governo », ma è stato liberato
sotto cauzione. Su richiesta della
sua comunità il Consiglio nazionale
delle Chiese coreane è intervenuto
presso le autorità giudiziarie per
protestare contro la condanna del
past. Park.
% La Divisione della Missione mondiale della Chiesa unita del Canada ha fatto un dono di 25.000 dollari per il programma del Consiglio
Ecumenico delle Chiese in favore
della lotta contro il razzismo. Questa somma si aggiunge a un versamento di 10.000 dollari già fatto dalla Chiesa unita all’inizio dell’anno.
6
pag. 6
I NOSTRI GIORNI
N. 44 — 9 novembre 1973
L’ANGOLA, VITTIMA DEL COLONIALISMO
Cile
La lotta per rindipendenza „ Appello
Bobbio-Antonicelli
I portoghesi furono i primi ad arrivare in
Africa, e a quanto sembra saranno gli ultimi
ad andarsene. Il loro impero coloniale, a parte alcune altre piccole appendici, si riduce sostanzialmente ai due grandi possedimenti africani deU’Angola e del Mozambico. In Mozambico i fermenti della rivolta sono appena al1 inizio. Per l’Angola invece il momento è
giunto. Sono ormai dodici anni che questo paese si batte per ottenere la sua indipendenza e
sovranità. In Europa la lotta dell’Angola contro la dominazione portoghese ha suscitato
scarsa emozione. Eppure essa rappresenta una
realtà tanto piu consistente, in quanto non si
tratta solo di una guerra fatta con le armi,
ma di un tentativo di sostenere il fatto bellico con la graduale costruzione di strutture
politico-sociali.
Dal 1966 un’intera vastissima regione, costituita da un’altipiano a circa mille metri
d’altezza, nell’est del paese, è sotto il controllo
dei guerriglieri neri. In questa zona liberata
vige un regime assembleare che è il vero strumento della volontà e del potere che sorge
dalla base. I partigiani armati e la popolazione
si riuniscono periodicamente per discutere i
problemi politici e militari e risolvere le difficoltà quotidiane. Il fronte di liberazione ha
inoltre creato scuole alle quali partecipano
anche gli anziani e i combattenti. Sono stati
istituiti centri sanitari; sono state razionalizzate le colture, con la introduzione della coltivazione del mais e del riso. Strutture di
nuovo tipo vanno sostituendo il potere coloniale.
La realtà nuova con tutti i limiti che si
devono assegnarle, in quanto espressione di
finalità ancora lontane, contrasta nettamente
con le condizioni di arretratezza sociale ed economica alle quali il colonialismo portoghese
aveva relegato la sua provincia. Basti dire che
in un paese in cui si estraggono quantità notevoli di diamanti, ferro, petrolio, dove si produce, caffè, e si coltiva, mais e cotone, la popolazione negra, vive in condizioni di sottoalimentazione, afflitta da malattìa, con un tasso
elevatissimo di mortalità infantile, e un indice di analfabetismo tra i più alti del mondo
(98 per cento circa). Le compagnie straniere
che sfruttano i giacimenti minerari e le compagnie portoghesi del caffè, possono reclutare
mano d’opera a bassissimo costo. I negri esercitano i lavori più faticosi, percependo in
molti casi salari di seimila lire al mese pagati parte in natura. I profitti che lo sfruttamento coloniale accumula esercitano senza
scrupolo il peggiore degli schiavismi, sono eie
nord-sud-estovest
H La Cina popolare ha avviato una serie di
contatti ufficiosi e discreti con la commissione delle Comunità europee, in vista di
creare una rappresentanza cinese presso la
CEE. Non si esclude che la Cina possa essere
rappresentata a Bruxelles prima dell’URSS.
H Entro la prossima primavera sarà in funzione a Capri un impianto di dissalazione e potabilizzazione dell’acqua di mare, per
sopperire al rifornimento idrico dell’isola; è
prevista una spesa di 3 miliardi e mezzo di
lire.
I La Cina popolare ha costruito il suo primo calcolatore elettronico a circuiti integrali, che sarà utilizzato tra breve per accelerare la prospezione geologica per rindustria
petrolifera. Il calcolatore a circuito integrale,
capace di compiere un milione di operazioni
al secondo, appartiene alla « terza generazione » dei calcolatori, dopo quelli ad elettrodi
(electron tubes) e a transistor. Il primo esemplare cinese è stato progettato e prodotto congiuntamente, dall’università di Pekino, dalla
fabbrica di Pekino per l’equipaggiamento delle
telecomunicazioni e da un Istituto scientifico
dipendente dal Ministero dell’industria petrolchimica.
■ Una delegazione militare sovietica, diretta dal viceministro della difesa Sokolov,
dopo una tappa in Libia si è recato negli Stati
settentrionali (musulmani) della Nigeria, per
una visita di alcuni giorni.
ratissimi. La compagnia dei diamanti, finanziata dal capitale straniero realizza in cinque
anni 1 800 per cento del capitale investito.
Allo stato attuale delle cose la situazione
angolana appare senza possibilità di sbocchi
immediati, il governo portoghese, non vuol
sentir parlare di indipendenza della sua provincia e intensifica la contro-guerriglia. Le
coltivazioni vengono bruciate con bombe al
fosforo o defolianti, gli elicotteri mitragliano
I villaggi; ciononostante i portoghesi continuano a perdere terreno. Sotto il problema politico c’è naturalmente il gioco marscherato
dei grandi interessi capitalistici. Le forze
straniere interessate alle ricchezze naturali
dell’Angola non possono vedere di buon occhio un mutamento dello status quo, in questo paese; poiché dirigenti della guerriglia
angolana hanno dichiarato, che le ricchezze
del paese, una volta liberato, andranno all’.Angola. Per questo alcune nazioni occidentali
continuano a investire capitali e inviare armi,
per sostenere lo sforzo portoghese in Angola.
Nemmeno l’Italia a quanto pare è estranea
a questa segreta alleanza, se è vero che il governo di Lisbona riceve abbondanti forniture
che comprendono i Fiat G 91, aerei a reazione da combattimento, cannoni della Oto-Melara, pistole e fucili automatici Beretta e
Franchi, mine anti-uomo e mortai da 81 millimetri.
L’Italia sembra inoltre voler stringere i
tempi dei rapporti commerciali con la colonia
0 provincia portoghese, rapporti che risultano
quintuplicati dal 1966 ad oggi. Si invitano i
coloni italiani, i cui privilegi in Somalia sono
stati ridotti dalle riforme agrarie, a cercarsi
un nuovo paradiso africano in Angola, con la
coltivazione delle banane che il governo di
Roma si impegna ad acquistare. A Roma in
piazza Barberini esiste una agenzia che sotto
l’insegna « Oltremare » si occupa del trasferimento degli italiani in Angola. La Pirelli e la
Cantieri navali di Venezia partecipano ad un
consorzio internazionale che controlla la produzione della maggior parte del ferro estratto
in Angola. Il monte dei Paschi di Siena e il
Banco di Santo Spirito partecipano al finanziamento di infrastrutture industriali.
Tutto questo complesso gioco di interessi
capitalistici internazionali stringe il governo
portoghese in una morsa di situazioni senza
via d’uscita; ed una soluzione politica del
conflitto angolano appare difficile; ma nonostante i massacri della inerme popolazione, la
distruzione dei villaggi e delle colture, appare
impossibile stroncare con la forza la rivolta di
questo popolo, che ha già liberato una vasta
fetta di territorio nazionale. Gli uomini che
guidano la lotta hanno messo a frutto l’esperienza negativa di altre indipendenze conquistate dall’Africa e poi malamente barattate in
cambio di concessioni economiche. Essi vogliono che il secolare sfruttamento del Portogallo nelle loro terre, non si lasci dietro alcuna
eredità passiva. Non rimane che augurarsi che
queste aspirazioni possano realizzarsi al più
presto, e cessi la sofferenza di questo sfortunato popolo.
Adelchi Ricca
CILE: LA POSIZIONE DELLA GERARCHIA CATTOLICA
EQUIDISTANZA
Firme raccolte dalla FGEI di Pinerolo;
Luciano Rivoira; Lucilla Rivoira; Lidia
Gardiol; Mauro Gardiol; Dina Rostagno; Mauro Pogliani; Tourn Gabriella; Marcella Gay;
Letizia Fornerone; Giorgio Tourn; Franco Rivoira; Achille Deodato; Silvio Revel; Paola
Costantino; Luciano Turazza; Rosso Margherita Turazza; Bruna Lunghetto; Giulietto Livio; Bechis Ezio; Porro Guido; ÌFanda Porro; Sergio Rostagno; Alberto Taccia; Augusto
Gambi; Maria Teresa Gambi; Loris Tornassini; Raimonda Tomassini; Paotasso Bartolomeo; Alida Monnet; Odino Roberto; Avondetto Valdo; Giulio Griglio; Carla Beux; Millanesio Elio; Sergio Daniele; Cesare Bernardini; Adriano Lungo; Barazza Giorgio; Marco
Tarditi; Bersanetti Luciano; Granerò Marinella; Gardiol Remo; Forneron Walter; Fiorina
Benech; Rita Boschetto; Egle Boschetto; Mario Avondetto; Paola Geymonat; Angelo D’Amore; Daniele Rostan; Paola Roccione; Tavella Nicola; Valdo Fornerone; Graziella Fornerone; Franco Fornerone; Alberto Rivoira;
Long Giuseppina; Lidia Rivoira; Carlo Ricca; Rinuccia Sant’Agostino Ferruccio Griot;
Fiorella Griot; Anna Degli Esposti; Elisabetta Carrà; Ruspino Franca; Garello Agostino;
Destefanis Aldo; Gian Carlo Brunetti; Guerra Valter; Golzio Pier Carlo; Balletti Giovanni; Candido Muzio; Polazzo Vittorio; Moressa
Giovanni; Alessandro Gatti; Candotti Luigi;
Crepaldi Angelo; Grivet Ser Franco; Meinardi Luigi; Spadoni Antonio; Carniaro Michele; Alessandria Mario; Menagatti Giorgio;
Cremo Franco; Battistino Duilio; Afrito Gian
Carlo; Massasso Carlo; Rovinale Italo; Lorenzo Bau; Ferrari Giovanna; Perassin Alfonso;
Elleboro Angelo; Amerigo Cardini; Busatto
Franco; Moggio Osvaldo; Graziella Durando;
Piana Sergio;Dovano Romolo; Franco Boscoli; Perin Roberto; Maurizio Ciocca; Ghiado
Vittorio; Silvano Franci; Emilia Coggiola; Lilia Sandigliano; Marie Claire Passoni; Renzo
Cavanna; Giorgio Visconti; Benito Arata;
Orlarey Luigi; Luigi Sorleo; Murazzi Emilio;
Sandra Perelli; Caratto Enrico; Franca Gramaglia; Ezio Turchia; Poggiato Elena; Giulietto Wonda; Cesare Viotti; Giuseppe Odello;
Arus Paola; Anna Baveri; Mariangela Martino; Renata Pellissier; Alceo Boninsegna; Acquaviva Giovanni; Carlo Mosca; Piovano Arcangelo; Bresaria Giovanna; Renzo Ovan;
Martuzzi Vittorio; Benedetto Giuseppe; Modesto Pucci; Claudio Ferraris; Levio Bottazzi;
Gentili Rolando; Buccioletti Ferruccio; Brezzo Albino; Besso Carlo; Ranieri Franco;
Grangetto Bruna; Reynaud Sergio; Laurenti
Ezio; Massel Ettore; Ughetto Riccardo; Bronza Riccardo; Porello Giovanni; Ronchail Marco; Tron Ettore; Mourglia Walter; Bounous
Claudio; Priano Franco; Massello Silvio; Giorgio Revel; Galliano Francesco; Fenoglio Luigi; Griglio Piero; Romano Carlo; Rostagno
Alessandro; Forneron Dino; Garnier Silvio;
Codino Paolo; Rogero Gianni; Amando P.
Angelo; Banchio Bartolomeo; Amedori Domenico; Miglio Adriano; Gabrieli Enzo; Car
li cardinale Raul Siiva Henriquez,
primate della Chiesa cattolica in Cile,
dopo la visita resa al pontefice romano, in Vaticano, la scorsa settimana,
ha rilasciato una dichiarazione scritta
sulla posizione della chiesa (in pratica, della gerarchia) cattolica cilena nei
confronti del governo militare instaurato con la forza dopo il colpo di stato
che ha rovesciato il governo costituzionale di Salvador Allende. Tale dichiarazione scritta, consegnata il 4 novembre a Roma, aH'ufficio stampa dei
Salesiani cui il cardinale Silva Henriquez appartiene, è stata resa nota alla
stampa il giorno successivo.
La parte centrale della dichiarazione
è assai significativa e la riportiamo testualmente :
« Come cardinale, in nome della
Chiesa, offersi al nuovo governo del
Cile (quello della Giunta militare, che
ha instaurato in Cile una violenta dittatura, con la soppressione delle libertà, la repressione delle idee e la
persecuzione fìsica delle persone) la
stessa collaborazione che la Chiesa
aveva dato, in tutte le opere del bene
comune, al governo marxista del signor Allende. Nello stesso tempo,
cosa che le autorità accettarono, rivendicai la stessa libertà di cui la Chiesa
godeva con il governo precedente. La
Chiesa cilena non si sente chiamata a
patente di legittimità alle autorità civili, a stabilire governi o a rovesciarli. La sua azione non vuol essere
politica ma religiosa ».
Un tesr^ lificativo, come s'è detC ' ■''^=1 ancora una vol’ — che
' -..ic5>a catto ano la
sua gerarchia) pensa a bt - ì prima
che al popolo, alla sua libertà prima e
a! di sopra di quella degli altri. La sua
pretesa equidistanza è la condizione
per star sempre a galla, è pronta a
collaborare con tutti — anche con una
Giunta dittatoriale, liberticida e rea
zionaria — se questo torna a sua vantaggio. Inutile precisare che l'atteggiamento di neutralismo e quindi di pesante conformismo politico predicato
e praticato dal cardinale Silva Henriquez e dalla gerarchia cattolica cilena
è del tutto incompatibile con una posizione cristiana ispirata non dagli interessi della chiesa ma dall'Evangelo,
che ci insegna e ci impone di distinguere e prendere posizione tra giustizia e iniquità, tra diritto e arbitrio, tra
libertà e oppressione, tra umanità e
barbarie. p_
don Davide; Notta Livio; Cerreto Attilio; Codino Bruna; Inoli Bruno; Galilano Celso;
Salvai Germano; Avalis Guido; Beltrando P.
Carlo; Borgogno Domenico; Garis Mario;
Laurenti Renzo; Pascal Luciano; Baldi Silvio;
Gulino Virgilio; Costantino Rino; Caletti Luciano; Massel Nino; Cottura M. Luisa; Nello
Geymonat; Marisa Geymonat; Teresa Avondetto; Carlo Vaschetta.
Firme raccolte a Bologna durante la 3“ Assemblea della FCEI :
Franco Giampiccoli; Giovanni Anziani; Niso
De Michelis; Claudio Tron; Franco Becchino;
Vezio Incelli; Giorgio Peyrot; Franco Sommani; Guido Colucci; Salvatore Ricciardi;
Luciano Griso; Sergio De Ambrosi; Alfredo
Sonelli; Gustavo Bouchard; Bruno Columbu;
Emmanuele Paschetto; Maddalena Costabel;
Massimo Romeo; Franco Compagni; Orietta
Cassano; Luigi Ranzani; Gianna Sciclone;
Franco Scaramuccia; Salvatore Rapisarda;
Paolo Spana; Paolo Sbaffi; Franca Burlerà;
Teodoro Magri; Eugenio Rivoir; Rosario Bagheri; Lligi Santini; Ivana De Rosa; Eveliila Pons; Ettore Panasela; Mario Marziale;
Aldo Comba; Giuseppe Mollica; Emidio Sfreda; Fernanda Comba; Tullio Di Muro; Carlo
Papini; Nicola Muzzolese; Anna Nitti; Luciano Deodato.
« Orizzonti Aperti » ;
numero speciale
In seguito ai tragici fatti del Cile la Comunità di S. Lazzaro di Pinerolo ha pubblicato in
questi giorni un numero speciale del suo bollettino interno « Orizzonti Aperti » interamente
dedicato al Cile. Significativo il titolo in prima
pagina: «CILE; LA STRAGE SI CHIAMA DEMOCRAZIA CRISTIANA ».
AVVISI ECONOMICI
COMPRO pianoforte d’occasione. Telef. 90138
- Luserna San Giovanni.
RINGRAZIAMENTO
Amalia Balmas commossa per la dimostrazione di affetto tributata al suo
caro marito
Aldo Peyla
ringrazia riconoscente tutti coloro che
hanno preso parte al suo dolore. Un
particolare ringraziamento al dott. Vittorio Bertolino, ai sigg. medici ed al
personale dell’Ospeale Civile Agnelli
e dell’Ospedale Valdese di Pomaretto
per l’amorevole assistenza.
S. Germano Chisone, 5 novembre 1973.
LA VIA
PACIFICA
AL SOCIALISMO
I La commissione americana per l’energia
atomica ha annunciato di avere registrato segnali sismici che probabilmente indicano
una avvenuta esplosione nucleare sotterranea
nell’URSS nella regione centrale del deserto
del Kazakhstan. L’esplosione sarebbe stata di
una potenza variabile dalle 20 alle 200 chilotonnellate. Sinora, nel corso di quest’anno,
la commissione americana ha registrato sei
presunte esplosioni nucleari sovietiche e due
confermati esperimenti nucleari.
I II governo della Tanzania ha espropriato
tutte le piantagioni appartenenti a europei situati sulle falde del Kilimangiaro. Le
aziende espropriate verranno organizzate in
cooperative agricole secondo « modelli socialisti ».
H Secondo un comunicato del FRELIMO
(Fronte di liberazione del Mozambico),
dalla Tanzania, il 4 ottobre aerei portoghesi
hanno colpito una scuola, gestita dal Fronte,
in una località della provincia di Cabo Delgado, uccidendo dieci bambini e due insegnanti.
9 È stata aperta FUniversità cattolica di
Bethleera, la prima università della Cisgiordania; eretta grazie agli aiuti di vari paesi, ha
quattro facoltà : umanità, matematica, scienze naturali e diritto pubblico; è diretta dal
p. Giuseppe Neri e per ora conta un centinaio
di studenti, metà cristiani e metà musulmani.
Direttore responsabile; Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Hoop. Tip. Suhiipirui - Torre Pellice (Torino)
« L’Espresso »
ha avviato (nei nn.
42 e segg., dal 14
ottobre in poi), fra —
studiosi e saggisti appartenenti al1’« area della sinistra », un’inchiesta incentrata sulle seguenti due domande:
« 1) Lei pensa che sia ancora possibile arrivare al socialismo attraverso
l’allargamento del consenso popolare?
Oppure è indispensabile la dittatura
di una minoranza rivoluzionaria?
2) Nelle società ad alto sviluppo, è
stato detto, non si può fare una politica di grandi riforme senza il ceto
medio (e da qui la teoria togliattiana
dei blocchi storici): le ultime esperienze storiche confermano questo asserto? »
Il riferimento è fatto alle vicende
tragiche del Cile. Dalla risposta data
da Roger Garaudy, riportiamo alcuni
pensieri fondamentali.
« Il crimine degli ufficiali cileni contro la loro patria, contro il loro popolo e contro il loro presidente, non può
essere usato come un argomento per
dimostrare che una via pacifica al socialismo è impossibile. I golpisti non
hanno dimostrato che una rivoluzione
pacifica è impossibile; hanno confermato che una controrivoluzione pacifica è impossibile.
La situazione cilena non era d'altronde paragonabile a quella della
Francia o dell’Italia: l’assassinio del
presidente Allende e l’istituzione del
regime di terrore e di delazione che
regna oggi in Cile sono stati possibili
soltanto per lo scoperto appoggio delle più retrograde forze esterne: delle
.società multinazionali (...) che hanno
paralizzato l’economia cilena al tempo
dell’Unità popolare e che oggi, dopo
l’avvento dei militari traditori, portano al rialzo i costi mondiali (in particolare del rame).
La prima grande lezione che si può
trarre dagli avvenimenti cileni riguarda il ruolo dell’esercito nei paesi moderni. Si può enunciare chiaramente
questa tesi: in tutti i paesi in cui i capi delle forze armate svolgono un ruolo politico autonomo, lo svolgono in
modo retrogrado. Dalla ribellione di
Franco a quella dei colonnelli greci e
dei generali cileni, è una legge costante: gli ufficiali traditori non sono apportatori d’ordine, ma di caos.
È una legge ferrea, che dev’essere
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
meditata in tutti i paesi del mondo,
dagli uomini politici e dai militari che
intendono rimaner fedeli al proprio
popolo e alla propria vocazione. L’esercito distrugge il proprio valore morale quando non è più al servizio della
liberazione del popolo, come l’esercito
della Lunga Marcia cinese, della Resistenza francese, della Liberazione vietnamita.
Nessun paese è oggi al riparo da
questo pericolo mortale: né l’America
disonorata dal genocidio del Vietnam,
né l'URSS screditata da quando l’armata rossa, già gloriosa e liberatrice,
divenne lo strumento dell’occupazione
della Cecoslovacchia.
Esisteva un mito dannoso: era stata accreditata l’idea che l’esercito cileno fosse il solo in America latina che
rifiutasse il colpo di Stato. Purtroppo
non esistono eccezioni di questo genere in alcun paese del mondo.
Mi limiterò al caso della Francia.
Nel 1958, un generale francese, contro
le leggi e contro il governo legale della Repubblica, s’impadronisce del potere ad Algeri. Non viene punito, anzi
riceve una promozione. Lo stesso generale, appena due anni fa, si permette in un suo libro di giustificare la tortura: non viene sconfessato pubblicamente da alcuno dei suoi superiori.
D’altra parte, quando diversi vescovi
francesi, alcune settimane fa, mettono in dubbio il valore morale dell’utilizzazione della bomba atomica, uno
dei capi dell’esercito può scrivere pubblicamente per contestar loro il diritto, che dovrebbe essere di ogni cittadino, vescovo o operaio metallurgico, di
partecipare all’elaborazione delle decisioni da cui dipende l’avvenire del paese e l’avvenire del mondo ».
Il Garaudy allarga poi questa sua
prospettiva e giunge acutamente ad
affermare:
«Ogni volta che si crea nel popolo
l’illusione: votate per noi, dateci la
maggioranza al Parlamento, e noi vi
garantiamo un avvenire felice, si conducono i lavoratori alla disillusione e
al fallimento. Il socialismo non può
esser costruito dall’alto, cioè attraverso la delega delle masse a dirigenti che
pretendono di parlare in loro nome e
che propongono loro programmi pre
fabbricati negli uffici direttivi, promettendo tutto a
tutti per catturare suffragi ».
UN’IPOTESI
AZZARDATA
È quella di Luciana Castellina
sul « Manifesto » (del 2 c.). La riportiamo, benché con riserva (ma riconoscendone la verosimiglianza), per l’intelligenza che stimiamo nella valente
giornalista e per la sua indubbia sincerità.
« Un po’ perché è consolante, un po'
perché mancano delle informazioni necessarie a capire come davvero sono
andate le operazioni militari, gli egiziani fanno finta d’aver vinto la guerra.
Per ora, almeno. In Siria, il regime è
sull’orlo del crollo a causa d’un cessate del fuoco impopolare, ch’è giunto
come una doccia fredda inattesa, quando un'offensiva era ancora possibile
per ricacciare giù dal Golan le truppe
di Dayan; qui, Sadat sembra essere
invece riuscito nella magìa: con gli
israeliani a cento chilometri dal Cairo,
presenti con soldati e autoblindo nel
cuore dell’Egitto, e la terza armata
tuttora accerchiata nel Sinai e vettovagliata da Tel Aviv, il presidente egiziano continua a presentarsi come un
vincitore.
Non ha tutti i torti, in definitiva, se
si analizzano i fatti secondo un certo
punto di vista. Vale a dire il suo: Sadat è infatti riuscito ad ottenere quanto si era proposto. Che non era una
guerra di liberazione nazionale e nemmeno un confronto decisivo con Israele, e tantomeno con gli USA, bensì il
contrario: un riaccostamento all’occidente, un reinserimento degli USA nel
mondo arabo, che non passasse troppo palesemente per una semplice capitolazione diplomatica.
La guerra, paradossalmente, è stata
dichiarata dall’Egitto a questo scopo:
per far decollare un negoziato “protetto” da Washington, che conferisse l’egemonia, nella fase attuale, alla destra
del mondo arabo, rappresentata dall’alleanza Riad-Caim ».
Se quest’analisi fosse vera, sarebbe
da piangere su un tipo di farsa-tragedia, vera truffa che ancora una volta si
ripeterebbe nella Storia: il baratto di
diecine di migliaia di vite umane per
ottenere certi spostamenti di (grandi
o piccole) clientele politiche nei laboratori segreti dell’alchimia internazionale.
Il giorno 29 ottobre, dopo lunga malattia, a Johannesburg (Sud Africa)
il Signore ha richiamato a sé
Zoe Luigia Pellegrini
di anni 79
Ne danno il triste annunzio, affranti
dal dolore, il fratello Umberto ed il
nipote Elio Enrico.
« Gesù disse : Chi crede in me
ha vita eterna »
(Ev. Giov. 6: 47).
Torre Pellice, 3 novembre 1973.
« Conducetevi come figli della
luce... esaminando ciò che piace al Signore» (Ef. 5: 8).
Il 1 novembre è mancato dopo lunga malattia il
Dott. Guido Avondet
di anni 81
Come a desiderio dell’estinto, a funerali avvenuti, ne danno annuncio la
sorella Enrichetta ved. Walti, cugini,
parenti tutti e l’affezionata Ivonne Roman.
Si ringraziano il prof. Giuseppe
Gambetta, il dott. Bruno Albato per
le cure prestate e i pastori Deodato e
Tourn. Un grazie sentito alla signora
Vea Long e famiglia, ai parenti, amici,
conoscenti.
Pinerolo, 7 novembre 1973.
Il 5 novembre mancava ai suoi cari
nel suo fl?” anno di età
Laura Jervis
La sorella Mimina, la cognata Lucilla, i fratelli Ernesto e Nino con le
loro famiglie ne danno la triste riotizia a parenti e ad amici che le vollero
bene.
La famiglia ringrazia i pastori Bertinat, Jahier e Sonelli per le loro parole di conforto, i dottori Gardiol e
Eynard e il personale tutto dell’Ospedale valdese per le cure affettuose.
« Ho finito la corsa, ho serbato
la fede» (2 Tim. 4: 7).
Torre Pellice, 7 novembre 1973.
In memoria della cara Laura Jervis, per il Rifugio Carlo Alberto, E.
Rostan Romano L. 10.000.