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Anno 121 - n. 28
12 luglio 1985
L. 500
Sped, abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recepito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
ESITI DELLA MISSIONE DI PACE INTERNAZIONALE
Le ultime settimane hanno visto uno spaventoso crescendo
di terrorismo aereo. Da una parte l’odissea degli ostaggi del dirottamento di Beirut, daU’altra
le bombe di Francoforte, del
Mare d’Irlanda, dì Tokyo, di
Fiumicino, di Madrid.
Questo terrorismo — ci è stato detto crudamente — è ineliminabile. Basta pensare all’ultima invenzione dei dirottatori:
pistole in plastica durissima
contro cui sono impotenti tutte
le apparecchiature di controllo
basate sul metallo.
Siamo così messi a confronto con la precarietà della nostra esistenza. La possibiUtà di
trovarci su im aereo senza che
nulla possa garantire che esso
non esploda improvvisamente in
cielo — né vale dire, soprattutto nel nostro paese, che la cosa
non ci riguarda perché viaggiamo in treno — diventa il simbolo della moderna precarietà
dell’esistenza; rispetto a quella
di un tempo dovuta meno alle
forze incontrollate della natura, come per esempio un’epidemia, e più al disordine del nostro vivere associato, ma non
per questo meno reale.
Come sì reagisce oggi di fronte a questo fatto? L’atteggiamento più comune è il rifiuto
della precarietà dell’esistenza
che ha due facce opposte. La prima è la lotta strenua per ridurla (il che non è certo un male),
nell’illusione di poter garantire
la vita se non ora in un processo di conquista della sicurezza.
Simbolo di questa illusione è
l’acquisto di rifugi antiatomici.
La seconda è la delusione di
fronte alle evidenti falle di questo ipotetico processo e la conseguente rinuncia a lottare per
ridurre la precarietà dell’esistenza. Simbolo di questa delusione è la discesa nel rifugio
della droga. Ecco dunque un
Giano bifronte che presenta due
facce opposte che tuttavia rappresentano una stessa unica
realtà, il rifiuto della precarietà
dell’esistenza.
E’ possibile una via diversa?
E’ possibile convivere con la
precareità dell’esistenza senza
per questo rinunciare a lottare
per rendere meno insicura la
vita per noi e per i nostri figli
né soffocare nell’ansia che la
precarietà dell’esistenza genera
neH’uomo moderno?
A me pare che questa possibilità sia aperta solo alla fede.
Solo la fede è il contrappeso
della precarietà, solo il porre
ogni giorno la propria vita nelle mani di un Dio che è il redentore e il compimento della nostra esistenza consente di convivere in modo creativo con la
precarietà dell’esistenza e di rinunciare al lato titanico e idolatrico della lotta per un mondo più giusto e più sicuro. Ma
per questo è necessario arrivare al termine di un’epoca che si
è convinta di aver trovato nella
scienza la panacea contro og^ni
male e ha ritenuto superflua la
fede considerata come risposta
prescientifica ai mali dell’esistenza. Dal Giano bifronte al
Dio di Gesù Cristo. E’ questa la
conversione che proponiamo ai
nostri contemporanei.
Franco Giampiccoli
Pace: il governo italiano risponde
Il Ministero degli Esteri, nella nota che riproduciamo, risponde negativamente ai P'“
liticanti delle 5 domande poste dalla missione di pace internazionale ai governi dei paesi europei
Sul n. 23 del 7/6 u.s., con un articolo del pastore Luciano Deodato, abbiamo informato i lettori della missione di pace — patrocinata dalla Lega internazionale femminile per la Pace e la Libertà,
dalla Chiesa luterana svedese, dal Movimento Internazionale per
la riconciliazione e altre organizzazioni —; che ha visitato tutti i
governi europei (eccetto quello dell'URSS che con quello USA sarà
visitato in un secondo tempo) ponendo loro cinque domande molto concrete. Siamo ora in grado di pubblicare il testo delle risposte
fornite dal Ministero degli Esteri, direzione generale affari politici, alla delegazione che è stata ricevuta a Roma. Della delegazione facevano parte una donna medico portoghese, una greca, una
irlandese, un'islandese, una danese, una norvegese, il pastore luterano svedese Elisabeth Gerle, capogruppo e il pastore valdese Luciano Deodato.
E’ importante rilevare — per situare le risposte del governo
italiano in un contesto più ampio — che alle 5 domande hanno risposto affermativamente la Grecia, il Portogallo, la Spagna, la Finlandia, l’Islanda, Cipro, Malta e i paes[ dell’Europa orientale, hanno invece risposto negativamente i paesi della Nato e alcuni di essi
si sono rifiutati di ricevere le delegazioni.
1. - Siete disposti a promuovere una legislazione che garantisca che le forze militari del vostro i>aese (inclusi i consiglieri
militari) non lascino il territorio nazionale per scopi militari
(eccetto che per le forze delrONU a sostegno della pace)
— se tutti gli altri paesi membri deirONU faranno lo stesso?
— Il Governo italiano è senz’al
tro d’accordo nel ritenere che
l’invio di forze militari nazionali in Paesi Terzi debba principalmente avvenire nel contesto di
missioni effettuate sotto l’egida
delle Nazioni Unite. Esso ritiene
che comunque le forze militari
italiane debbano essere utilizzate in Italia e fuori dal territorio nazionale nel perseguimento
di obiettivi conformi ai principi
ed alle finalità dello Statuto del
le Nazioni Unite e le disposizioni della Costituzione della Repubblica italiana costituiscono
già una garanzia più che adeguata in tal senso. L’organizzazione di missioni di pace delTONU e la definizione del loro
obiettivo sono tuttavia soggette
a decisioni del Consiglio di Sicurezza con tutte le difficoltà
che contrasti di ordine politico
in seno al Consiglio possono determinare indipendentemente
dalle effettive esigenze del mantenimento della pace. Il Governo italiano ritiene pertanto adeguate le disposizioni costituzionali già vigenti in materia in Italia senza necessità cB innovazioni che potrebbero in determinate circostanze rivelarsi controproducenti ai fini stessi della
prevenzione dei conflitti e del
mantenimento della pace.
2. - Siete disposti ad operare in
modo da assicurare che lo svi-luppo, il possesso, il magazzinaggio e l’uso delle armi di distruzione di massa, incluse le
armi nucleari, che minacciano di
distruggere le stesse condizioni
necessarie per la vita su questa
DALLA PREDICAZIONE DELLA CONFERENZA DEL IV DISTRETTO
Venite^ adoriamo
<4 Venite, adoriamo e inchiniamoci, inginocchiamoci davanti
alTEtemo che ci ha fatti » ( Sai. 95 ; 6 ).
Non si tratta di un invito di
tipo liturgico, quale potrebbe essere pronunciato da un sacerdote
del Tempio, un invito intemporale sempre identico nella sua formulazione, che non conosce legame con la realtà: è invece un
invito rivolto al popolo di Dio in
un momento estremamente difficile della sua vita, in un momento cioè in cui la sua fede doveva correre un serio pericolo.
Non sappiamo esattamente di
che cosa doveva trattarsi, l’avvenimento non ci è noto; ma il salmista si fa interprete della Pacala di Dio e la proclama col suo
canto.
Egli non ha delle spiegazioni
da offrire per chiarire la situazione di crisi e non ha delle argomentazioni destinate a convincere, ma ha un invito da rivolgere,
un invito dalla cui accettazione
dipende la soluzione della crisi.
Alla gente del suo popolo, sfiduciata e smarrita, dalla fede e dalla pietà seriamente compromesse, egli dice: « Venite, adoriamo
ed inchiniamoci, inginocchiamoci davanti all’Eterno che ci ha
fatti... Venite, cantiamo con giubilo all'Eterno, presentiamoci a
lui con lodi, celebriamolo con
salmi! ».
C’è un solo modo per uscire
dalla crisi della fede, c’è un solo
modo per avvertire il senso vivo
della presenta del Signore nella
nostra vita e negli avvenimenti
della nostra storia, un solo modo
per rinascere alla fiducia e alla
speranza, un solo modo per porsi nella situazione di poter ascoltare quella parola del Signore
che ci rivela la sua volontà e ci
chiarisce il senso degli avvenimenti della nostra esistenza:
adorare.
Volere risolvere la crisi per altra via più convincente equivale
ad un voler tentare Dio come nel
giorno di Massah nel deserto.
Perciò il salmista non dà delle
spiegazioni che possano giustificare il suo invito all’adorazione:
i suoi perché non hanno nulla da
spiegare per convincere, ma ribadiscono l’annuncio della sovranità di Dio, della sua signoria su
tutte le cose e ricordano ad
Israele che egli appartiene al Signore: che egli è il suo popolo, il
gregge che la sua mano conduce:
« L’Eterno è un Dio grande e un
gran re... nelle sue mani stanno
le profondità della terra e le altezze dei monti son sue, suo è il
male perché egli l’ha fatto e le
sue mani hanno formato la terra
asciutta... Egli è il nostro Dio e
noi siamo il popolo che egli pasce... ». Ecco l’annuncio della sovranità e della signoria di Dio
sul mondo, sugli uomini, sul popolo che egli si è scelto. E’ da
questo annuncio che scaturisce
l’invito: «Venite adoriamo... Ve
nite, cantiamo con giubilo all’Eterno... presentiamoci a lui
con lodi ».
Da quanto detto, appare già
evidente che il messaggio del
salmista acquista un valore particolare anche nel nostro tempo.
Proprio perché non si tratta di
una astratta esortazione, ma di
un invito concreto all’adorazione
in un momento di crisi della fede, noi avvertiamo che esso ci
riguarda direttamente. Infatti il
nostro tempo non è molto diverso nella situazione generate di
crisi in cui viviamo è affiorata ed
affiora spesso il dubbio di Israele
nel deserto. Non a caso, in un
recente passato, si è parlato ripetutamente del silenzio di Dio
nel nostro tempo ed ha visto la
luce un’aberrante teologia, che
ha avuto per nome: la teologia
della morte di Dio. Viviamo nel
contesto di una crisi generale
della società e delle istituzioni,
aggravata ogni giorno dall'irrompere di una violenza che dilaga,^
e in un mondo in cui la corsa agli
armamenti non lascia presagire
nulla di buono per l’avvenire.
Sembra che il mondo sia abbandonato a se stesso, in balia del
caso, e che non vi sia un Signore
che tenga in mano le sue redini
e ne diriga gli avvenimenti.
E questa crisi si riversa nelle
chiese, in cui si avverte spesso il
disagio di muoversi entro schemi che non sembrano funzionali
Giovanni Lento
(continua a pag. 2)
terra, siano proibite nel vostro
paese
— se tutti gli altri paesi membri dell’ONU faranno lo stesso?
— Il Governo italiano condivide l’obiettivo della messa al
bando rapido, totale, globale e
verificabile dello sviluppo, possesso, stoccaggio ed uso di armi chimiche e biologiche. L’obiettivo della eliminazione totale
delle armi nucleari, ad avviso
del Governo italiano, deve essere
perseguito gradualmente e contestualmente a quello della eliminazione degli armamenti convenzionali nel contesto di un
processo di disarmo generale e
completo sotto efficace controllo internazionale. Sarebbe una
triste ironia se il disarmo nucleare chimico e biologico avesse l’effetto di aprire la strada
ad una corsa ancora più dispendiosa ad armamenti convenzionali di crescente potenza distruttiva. Il Governo italiano d’altra
parte attribuisce la massima
importanza alla verificabilità
delle misure di disarmo e ritiene che, se si 'vuoi veramente garantire la sicurezza di tutti gli
Stati, tali misure debbano essere realizzate attraverso accordi
bilanciati e verificabili e non attraverso impegni unilaterali, anche se di carattere universale, la
cui osservanza non potrebbe
essere efficacemente assicurata.
Le recenti violazioni, accertate
o sospette, di Convenzioni internazionali che, pur essendo in vigore, sono prive di efficaci meccanismi di verifica non possoPo
che rafforzare questa convinzione del Governo italiano,
3. - Siete disposti ad operare
per impedire che il vostro paese trasferisca materiale bellM^
e tecnologia militare in altri
paesi
— se tutti gli altri paesi membri deU’ONU faranno lo stesso?
— Il Governo italiano è disposto ad adoperarsi, nel contesto
di una generalizzata situazione
di sicurezza, pace e fiducia, al
fine di una eliminazione dei trasferimenti di materiali bellici e
(continua a pag. 2)
SOMMARIO
□ Il futuro di Guardia
Piemontese, di M.T.
Fiorio, p. 3
□ Comprensione e disperazione, di M. Cicchese, p. 4
□ II punto sul Protestantesimo, intervista a J.
Ellul, p. 5
□ Primo: il lavoro, intervista a R. Furiati, p. 6
□ Scompare il pastore
Visser’t Hooft, p. 8
2
2 vita delle chiese
12 luglio 1985
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Da Torre a Baden-Baden
« La parola di Dio dimori sulla terra»: questo il tema scelto per la 136“ festa regionale
della Gustav Adolf Werk, svoltasi a Baden-Baden dal 28 giugno al 1“ luglio.
Invitati in Germania come
rappresentanti del Collegio Valdese, abbiamo potuto constatare come quel tema si sia concretizzato nei rapporti fraterni
che, pur nel breve tempo del nostro soggiorno, si sono instaurati tra ospiti stranieri, rappresentanti della G.A.W. e comunità ospitanti; e nell’azione di
sostegno verso le minoranze protestanti nel mondo, scopo della
fondazione.
La serata d’apertura della festa il past. Karl Epting, presidente della G.A.W., ha ricordato come la parola di Dio ci inviti all’attenzione nei confronti
dei più deboli, dei sofferenti e
degli oppressi. Quindi l’attenzione si è incentrata su uno spettacolo allestito dagli studenti
del liceo Jacob Sturm di Strasburgo sulla revoca dell’editto
di Nantes e sul problema della
intolleranza verso le minoranze
religiose, politiche e razziali ieri
come oggi.
Il giorno seguente, dopo il culto ed il saluto del sindaco di
Baden-Baden, ci siamo ritrovati
per la riunione plenaria della
G.A.W. ove, oltre al nostro intervento, hanno parlato rappresentanti delle chiese evangeliche
di Francia, Belgio, Austria,
DDR, Spa^a, Polonia, Jugoslavia. Quindi incontri con le comunità evangeliche di Ottenau
e Gaggenau e presentazione delle rispettive chiese di appartenenza : sebbene provenienti da
paesi molto diversi, abbiamo notato come molto spesso i pro
blemi delle minoranze religiose
siano simili.
A Gaggenau abbiamo rivisto
con piaceer il past. Ebert, presidente dell’associazione valdesi
di Germania, e la moglie, originaria di Villar Pellice ed ex-allieva del Collegio.
L’incontro finale di domenica 30 si è svolto in una grande
tenda, approntata dai militari
evangelici francesi guidati dal
loro pastore; ancora im esempio di come si possa essere fratelli e collaborare insieme nei
fatti, al di là delle differenze
storiche, culturali e linguistiche.
G. Albarin
LUSERNA S. GIOVANNI —
« Ils ne sont pas perdus, ils nous
ont devancés ». Con le parole di
questo inno, da lui stesso scelto
perché fosse cantato al suo funerale, im gruppo di vecchi amici ha salutato, lunedi 1" luglio,
Gustave Albarin, direttore della Corale di Lusema San Giovanni per circa quarant’anni, e
di quelle di Rorà e di Prarostino per periodi più brevi.
Egli ha dato una buona parte
del suo tempo per la chiesa,
gioiosamente e con grande passione. Chi non ricorda che Gustave, tutte le domeniche, guidava il canto dalla galleria, incitando con l’esempio i suoi coralisti che puntualmente gli sedevano attorno? Egli, che era
completamente autodidatta, era
riuscito con la sua costanza e
la sua forza di volontà a formare una corale dai toni altamente espressivi e di cui curava
ogni più piccolo particolare. E
Pauline, sua moglie, che collaborava con lui dividendo ansie
Venite, adoriamo
(segue da pag. I)
all’epoca in cui viviamo. Vie percorse nel passato, appaiono a
molti come vicoli ciechi e indicazioni nuove appaiono ad altri prive di quella caratteristica profetica che dà la sensazione della
verità. E’ una situazione di smarrimento e di sfiducia che viene
spesso coperta da un attivismo
che non produce risultati concreti e che sembra solo funzionale alla situazione.
In tale quadro, l’annuncio del
salmista — che ci pone dinanzi
alla signoria di Dio, che ci ricorda che siamo suo popolo e ci invita a piegarci dinanzi a lui in
adorazione — è l’unica indicazione per ritrovare il senso della
presenza del Signore.
Non si tratta di seguire l’ondata di riflusso, di cui tanto si è
parlato e si parla ai nostri giorni,
non si tratta di un rigurgito di
religiosità, di un ritorno alla spiritualità, intesa come un rientro
negli schemi di una pietà tradizionale: il gran parlare di un siffatto ritorno è solo funzionale
alla crisi in cui viviamo, ha cioè
lo scopo di far chiudere gli occhi
dinanzi alla realtà, è uno spinge
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(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
e gioie del lavoro con la corale,
metteva lei pure al servizio del
Signore la sua stupenda voce di
soprano.
La corale di San Giovanni ha
avuto negli anni ’40 e ’50, sotto
la guida di Gustave, il suo periodo migliore. Sono ancora
molti quelli che ricordano il favoloso « Magnificat » cantato da
70 voci che egli aveva educato
a delle perfette « nuances » !
Oh, non sempre tutto era facile con lui! Noi però gli saremo sempre grati per la sua irriducibile ostinazione che egli
metteva nella partecipazione ad
ogni opera cui si sentiva chiamato per il bene della chiesa.
Gli saremo grati per tutto ciò
che ci ha insegnato, per gli inni, per i cori e per il suo esempio personale di fede e di dedizione.
La Chiesa Valdese, e la nostra
Comunità in particolare, ha
avuto una grande benedizione
in Gustavo Albarin, che ha lavorato sempre, nei limiti che
sono cornimi a tutti noi peccatori, alla gloria di Dio.
Lutti
POMARETTO — Due lutti
hanno ancora recato dolore in
famiglie della nostra comunità.
Sono deceduti: Pascal Aldo, di
anni 67, oriundo delle Fontane
di Ferrerò. Da molti anni si era
trasferito a Pomaretto. Il funerale ha avuto luogo martedì 2
luglio; Pons Lidia ved. Baret,
di anni 92, di Inverso Pinasca,
borgata Paiola. Il funerale ha
avuto luogo sabato 6 luglio.
• La Comunità dà un benvenuto agli amici olandesi che an
re la gente nell’interiorità per
sottrarla al senso della realtà e
della responsabilità... e questo
non è evangelo, non annuncia
Gesù Cristo che è venuto nel
mondo della nostra realtà vivendo a contatto con gli uomini e
portando i loro problemi.
Si tratta invece di rivolgersi
verso Dio, riconoscerlo Signore,
lasciare che egli guidi la nostra
vita, affinché possiamo ritrovare
il senso della nostra vocazione e
quindi il nostro impegno di credenti. Non quindi un ritorno alla
religiosità per chiudere gli occhi
alla realtà, ma un ritorno alla
fede, ossia all’effettivo riconoscimento della signoria di Dio nella
preghiera e nell’ubbidienza alla
sua Parola, perché siamo rinnovati, ricreati, resi capaci e responsabili.
Adorare è proprio tutto questo.
L’adorazione pertanto è strettamente legata al culto e alla predicazione, ossia all’ascolto della parola di Dio. E’ l’adorazione che
crea il giusto rapporto tra noi e
Dio, ci rende attenti alla sua voce e disponibili come suo popolo,
come gente che gli appartiene e
che egli chiama ad un compito
Sabato 13 luglio
che quest’anno hanno voluto venire a trascorrere a Pomaretto
un periodo di vacama e consolidare e continuare così il vincolo di amicizia che ci unisce. Con
il benvenuto l’augurio che questo vincolo duri nel tempo.
Ritorno
ANGROGNA — Domenica 21
luglio un gruppo della chiesa
valdese di Torino parteciperà al
culto presieduto dal pastore Taccia, che per oltre 10 anni ha
servito nella nostra comunità.
Al culto al Capoluogo (10.30) sono invitati in particolare coloro che desiderano rivedere la
famiglia del pastore Taccia, e
ricordare brevemente una lunga stagione di lavoro e di testimonianza.
# Hanno collaborato a questo
numero: Elda Urban, Giovanni Gönnet, Ada d’Ari, Diana Beerbohm, Bruno Gabrielli, Elio Pizzo, Roberto Giacone, Enrica Malan, Aldo Malan.
da svolgere nella storia.
Perciò non è vossibile adorare
senza che questa adorazione non
ci conduca a proclamare la signoria di Dio sul mondo, sulla
chiesa, sulla nostra vita con la
parola, con il nostro modo di vivere, con il nostro impegno e le
nostre scelte. Non è possibile
cioè l’dorazione senza l’ubbidienza, la confessione della signoria
di Dio senza che venga proclamata là dove non è riconosciuta o
dove addirittura viene usurpata
ed esercitata sugli uomini come
strumento di dominio.
E non è possibile adorare senza poi lasciarsi condurre dalla
mano di Dio, senza cambiare la
propria vita, senza rendersi disponibili per il Signore e la sua
opera di liberazione e di vita.
Perché è nell’adorazione e nella
comunione con Dio, che ne segue,
che noi siamo posti nella situazione di poter discernere quale
sia veramente la volontà di Dio
nel nostro tempo: è dinanzi alla
signoria di Dio che crollano le
nostre vedute particolari, che ci
impediscono di accettare vedute
diverse; è inanzi alla sua signoria che diventiamo più umili e
più aperti e può avere inizio per
noi una vita nuova di ricerca e
di attuazione di ciò che il Signore ci richiede.
Ma nell’ adorazione ci viene
dato soprattutto di superare il
senso della sfiducia e dello smarrimento e di avvertire la presenza del Signore.
Può sembrare un circolo vizioso e lo è certamente dal punto di
vista della logica umana. Ma il
salmista taglia corto con la logica, come con ogni tipo di discussione, e ci dice: « Venite,
adoriamo ».
Giovanni Lento
□ CATECHESI
ECUMENICA
TORRE PELLICE — In occasione dell’incontro franco-svizzero-italiano delle
coppie miste o interconfessionali,
presso la foresteria Valdese, alle
ore 20.45, si svolgerà una tavola rotonda sul tema; « Esperienze di catechesi ecumenica in Francia, in Svizzera ed in Italia ». Intervengono padre
René Beaupère di Lione, il pastore
André Honegger ed alcune coppie interconfessionali.
Domenica 14 luglio
□ TEMPIO APERTO
TORRE PELLICE — La manifestazione
« Tempio aperto per voi » prevede nel
suo programma un intervento del pastore Ernesto Ayassot sul tema » Maria madre di Gesù ». Al tempio valdese: ore 17.30.
______Domenica 21 luglio
□ COLLE DELLA CROCE
BOBBIO PELLICE — Il tradizionale
incontro italo-francese avrà inizio con
il culto presieduto dai Pastori Pasquet
e Clavoud (ore 10). Alle 14.30 sì darà
vita ad una rievocazione storica sulla
revoca delTEditto di Nantes (300“ anniversario) .
Pace: il governo risponde
(segue da pag. 1)
di tecnologie militari. Ciò potrebbe consentire un notevole
risparmio di risorse da dedicare allo sviluppo dei Paesi più
poveri.
4. - Siete disposti a lavorare
per una distribuzione tale delle
risorse della terra, che garantisca che tutte le necessità fondamentali alla vita um-ana, come
l’acqua pura, il cibo, l’assistenza sanitaria e l’educazione, siano
alla portata di tutti i popoli del
mondo?
— L’Italia è attivamente impegnata a promuovere una ripartizione delle risorse della
terra tale da garantire condizioni di vita sempre migliori agli
esseri umani del mondo intero
ed In particolare il soddisfacimento delle esigenze basilari relative al nutrimento, all’assistenza sanitaria, all’educazione e
all’aoqua pura. Il Governo ed il
Parlamento italiano hanno recentemente confermato questa
scelta morale prima ancora che
politica procedendo a rilevanti
stanziamenti di bilancio ,ed all’istituzione di procedure di urgenza per l’assistenza ai Paesi
più bisognosi.
5. - Siete disposti ad assicurare
che qualsiasi conflitto, nel quale
il vostro paese possa venire coinvolto in futuro, sia risolto con
mezzi pacifici, del tipo specificato nell’artioolo 33 della Carta
dell’ONU, e non con l’uso o la
minaccia delle armi?
— Il Governo italiano' è pienamente convinto della necessità
assoluta ed inderogabile della
accettazione da parte di tutti
gli Stati del principio deli,
luzione pacifica delle controv.. sie. L’Italia non ha dispute co;
altri Paesi ed ha risolto pacifl
camente in passato le controversie insorte con Paesi limitrofi. Essa continuerà ad adoperarsi affinché ogni conflitto presente e futuro, di qualsiasi tipo e
origine venga risolto attraverso
mezzi pacifici del genere di quelli preconizzati dall’art. 33 della
Carta dell’ONU e non attraverso misure militari o la minaccia
di tali misure.
D’altronde l’art. 11 della Costituzione italiana stabilisce che
« L’Italia ripudia la guerra come
strumento di offesa alla libertà degli altri popoli o come mezzo di risoluzione delle controversie intemazionali ».
Nei « Quaderni di Formazione » è uscito il n. 4 :
BRUNO CORSANI
Come interpretare un testo biblico
8“, pp. 144, L. 5.500
In nove brevi capitoli il biblista B. Corsani ’svela’ ai
non addetti ai lavori i segreti dell’esegeta. Per capire che
cosa ha veramente detto o voluto dire colui che ha scritto
un testo biblico è necessario un certo metodo e degli stmmenti adatti che questo libro espone pianamente indicando
anche molti esempi. Uno strumento di lavoro di grande utilità per ogni lettore della Bibbia, monitore o catechista, predicatore laico etc.
CLAUDIANA EDITRICE, Via principe Tommaso 1, Torino,
10125 - c.c.p. n. 20780102.
3
12 luglio 1985
vita delle chiese 3
GUARDIA PIEMONTESE 21-23.6: CONFERENZA DELLE CHIESE DEL IV DISTRETTO ANNIVERSARI
Il futuro di Guardia Piemontese
Come vivere, la nostra presenza in Guardia Piemontese, il
paese del Sud che, per i ricordi
storici di cui è portatore, non
solo è testimonianza di un passato, ma deve essere considerato un’occasione per confrontare
la nostra fedeltà di credenti di
oggi con quella realtà di martirio?
Su questo punto la Conferenza
delle chiese del IV distretto, che
si è svolta proprio a Guardia
Piemontese nei giorni 21-23 giugno, si è divisa.
Due strade
Si tratta in particolare del
Centro Giovan Luigi Pascale,
per il quale si aprono due possibili strade: 1) restare un piccolo centro di studi, che vive
delle piccole possibilità che la
Chiesa Valdese può offrire a
un’opera di questo genere; la
funzione del Centro sarebbe essenzialmente quella di mantenere alta la fiaccola di una testimonianza aH’Evangelo, data soprattutto attraverso la ricerca
storica e un certo messaggio
culturale, che però abbia un indirizzo ben preciso. 2) In alternativa, diventare un’Associazione
autonoma, a carattere scientifico (qualcosa di molto simile a
una Società di Studi Valdesi del
Sud), che possa dare agli studi
storici sul movimento valdese, e
più in generale sulla predicazione evangelica nel mezzogiorno,
un contributo scientifico di alto
livello, anche per il concorso di
illustri studiosi e in collegamento con Istituti univesitari.
I sostenitori di questo secondo orientamento, che necessita
di un finanziamento pubblico che
la Regione Calabria e altri Enti
potrebbero assicurare, fanno
osservare, correttamente, che per
attività culturali la Chiesa Valdese accetta già dei piccoli contributi, e soprattutto che lo scorporo del Centro dall’ordinamento valdese (alla stessa stregua,
si dice, di quanto avviene per
la Società di Studi Valdesi) lo
metterebbe al di fuori dei vincoli da noi sottoscritti con le
Intese. La nuova Associazione
Culturale, infatti, non dipenderebbe dalla Chiesa Valdese, nemmeno in modo indiretto. Nel
Comitato (per statuto) resterebbero dei rappresentanti della parte valdese (in numero
maggioritario nel caso sia approvato lo schema di statuto
proposto dall’attuale Comitato
del Centro, che in grande maggioranza sostiene l’ipotesi).
Gli oppositori della tesi dello
scorporo, fra i quali unanime la
Commissione Esecutiva del IV
Distretto, sottolineano invece
che il Centro deve servire a rinvigorire la nostra testimonianza nel mondo di oggi.
Per questo dobbiamo liberarci dalla tentazione del compromesso che questo mondo ci offre come alternativa alla persecuzione cruenta di allora ma potenzialmente con lo stesso effetto: quello di soffocare l’annunzio dell’Evangelo. Questa tesi è
sostenuta sostanzialmente per
due motivi.
1) L’importanza di una testimonianza evangelica nella regione e in tutto il mezzogiorno,
che può essere portata attraverso gli studi storici, e per la
quale ci occorre autonomia e
libertà nella gestione di un centro che sia nostro, anche se
non potrà avere il livello di una
opera finanziata da Enti Pubblici. Si ritiene del resto che sia
possibile fare, anche su scala
minore, un lavoro scientificamente fondato e culturalmente
valido; d’altra parte così po
tremmo rivolgerci anche a un
pubblico di non specialisti, e
questo è importante.
2) Una questione che potremmo chiamare di opportunità, o,
se si vuole un aspetto che incide sulla nostra testimonianza
come questione morale. Nessuna
obiezione al fatto che l’associazione culturale ipotizzata non
sarebbe legata giuridicamente al
rispetto delle Intese. Ma la realtà dell’ambiente in cui ci troviamo ad operare, che è fatta di
clientele e di tangenti, non ci
metterebbe nelle stesse condizioni reali della Società di Studi
Valdesi. Anche qualcosa di lecito, se coperto da realtà intrise
di rapporti disonesti, potrebbe
inficiare la nostra testimonianza
all’Evangelo, in questa terra dove vogliamo dare il giusto rilievo
a una storia di fedeltà pagata
col sangue.
Dopo aver esposto gli argomenti delle due parti, il cronista deve registrare l’esito del dibattito:
la Conferenza ha rinviato la decisione all’anno prossimo, considerando insufficiente il tempo
disponibile per una questione
così importante, e ritenendosi
impreparata per una decisione
di così grande portata.
Altre questioni
La Conferenza ha però dibattuto, trovandosi unanime, o approvando a larghissima maggioranza i relativi ordini del giorno, altre questioni di grande rilievo: 1) La nostra predicazione
al popolo del mezzogiorno,
prendendo in considerazione, oltre alla situazione sociale ed
economica, anche soprattutto lo
aspetto della religiosità popolare della nostra gente, e dando
una valutazione positiva del Convegno di Pentecoste (pur rite
nendo necessari degli aggiustamenti in occasione di una auspicata, nuova edizione). 2) La
necessità di un rinvigorimento
del movimento antimilitarista e
della pace (denuclearizzazione,
obiezione di coscienza e fiscEile).
3) L’immigrazione dal Terzo
Mondo, con l’invito alTaccoglienza nelle nostre chiese e opere
(come ’’santuari”) di coloro che
non hanno una posizione regolare; l’assunzione di corresponsabilità della Conferenza con quelli fra noi che sono impegnati
in questa opera di accoglienza;
la richiesta di una legislazione
sulla materia, che sia pari almeno a quelle più avanzate in
Europa.
Si è parlato in termini generali di sistemazione del campo di
lavoro, si è parlato di opere (e
in particolare dell’Asilo di Scicli,
che era stato scelto per un .esame più attento, da effettuare a
turno fra le opere del Distretto), si è dibattuta la questione
giovanile, sì sono attuati gli adempimenti annuali (impegni finanziari, elezioni). La Commissione Esecutiva è stata riconfermata.
Al termine dei lavori si è tenuta presso il Centro Giovan Luigi Pascale una conferenza dello
storico Cesare Milaneschi su
«Ernesto de Martino, uno storico laico del cristianesimo ». Partecipava anche un rappresenta.nte del Comune di Guardia Piemontese, che in un breve intervento portava il saluto e l’apprezzamento dell’Amministrazione, facendo presente la necessità di aprire, attraverso sirnili
occasioni, un discorso di tipo
sufficientemente divulgativo, di
facile comprensione per la cittadinanza. Un invito che penso
non dovremmo lasciar cadere.
Marco-'TuUio Florio
CORRISPONDENZE
Rimini ricorda, festeggia, saluta
RIMINI — Il 14 giugno ha
avuto luogo, nel nostro tempio,
l’attesa conferenza del pastore
Luigi Santini (già pastore di Rimini nell’anno 1961-62) sul tema : « Alle origini della Chiesa
Anglicana - Un italiano a Oxford ».
Questa conferenza alla cui organizzazione si era associato il
Circolo di cultura « J. Maritain », era stata annunciata dalle locandine e dagli inviti, come
« Incontro Ecumenico di Studio » e rientrava nelle previste
manifestazioni per il 25° della
nostra comunità. L’argomento
squisitamente culturale non poteva costituire un forte richiamo in piena stagione estiva, tuttavia il concorso di pubblico è
stato buono. Particolarmente
gradita la presenza di fratelli
delle altre denominazioni evangeliche di Rimini (pentecostali,
avventisti) nonché di un folto
gruppo di cattolici di cui 8 sacerdoti.
Con la consueta competenza e
chiarezza l’oratore ha tracciato
un ampio quadro di quel periodo storico centrando la figura
del riformatore Pier Martire
Vermigli di cui nessuno dei presenti conosceva nulla o quasi e
mettendo in risalto l’influenza
che egli ha esercitato in Inghilterra nel tempo del suo insegnamento e, d’altra parte, l’influenza che la sua permanenza
in quel paese ha avuto sulla sua
complessa personalità di credente e di studioso.
E’ seguito, poi, un interessante dibattito a cui il pastore San
tini ha dato sempre esaurienti,
pacate risposte non tralasciando una punta di divertito «humour » toscano che ha messo
alia fine tutti a proprio agio.
Gli siamo molto grati di questo suo ritorno fra noi e ci auguriamo che l’attesa sua pubblicazione sul Vermigli possa
vedere presto la luce.
15-21 giugno - Abbiamo avuto
per una settimana tra noi, reduci da una settimana nelle Valli Valdesi, un gruppo di 52 amici inglesi del Valdensian Church
Mission-English Committee, condotti dal loro presidente Bishop
Arthur Ward. Domenica mattina 16 giugno ha avuto luogo un
Culto Ecumenico in inglese e
italiano tenuto dal Rev. Norman
Birnie, ex presidente del comitato stesso. Dopo il culto ci siamo ritrovati per un pranzo in
comune nella vicina Pensione
Primula dove i nostri amici alloggiavano.
Giovedì 20, alle 20.30 un Culto
con Santa Cena, presieduto dal
Bishop Ward chiudeva il loro
soggiorno riminese. Siamo molto grati al Bishop Ward e a tutto il gruppo di questi giorni di
fraterna comunione che ci hanno dato per ricordare questi anni del nostro servizio a Rimini
e li aspettiamo ancora negli anni a venire.
Desideriamo, a nome dei nostri ospiti inglesi, ringraziare il
direttore della Foresteria Valdese di Venezia, si”'. Riccardo Bensì, le sorelle della Comunità e
il personale tutto per la fraterna accoglienza riservata al grup
po e a qualcuno di noi che li
accompagnava, al pranzo del 18
giugno. Un grazie particolare al
pastore Berlendis per il suo messaggio durante la visita alla
chiesa.
23 giugno - Abbiamo chiuso
le nostre celebrazioni col culto
di commiato del pastore Leibbrand, anticipato a questa data
per poter incontrare il maggior
numero possibile di persone, dato che luglio e agosto sono i
mesi delle grandi assenze.
La chiesa, infatti, era quasi
piena. Prima del sermone è stato presentato alla comunità il
piccolo Gionatan Pesaresi di
Roberto e di Daniela Giulianetti residenti a Osimo (Ancona),
una delle zone più lontane della nostra diaspora. In questa
occasione, oltre alla famiglia
Giulianetti al completo, abbiamo avuto il piacere di vedere
anche le famiglie Barlera e Colizzi di Ravenna, tutti cari fratelli che vengono raramente date le distanze.
La S. Cena, a cui hanno partecipato tutti i presenti, ha chiuso il culto. E’ seguito uno scambio di doni, molti messaggi e
saluti cercando di non rimpiangere il passato ma dì essere tutti tesi verso l’avvenire, nel ricordo di Romani 8: 28 : « ...tutte
le cose cooperano al bene di
quelli che amano Dio ».
Rassegna
ROMA — Nella scorsa primavera si è avuta, nella sede del
l’YMCA, una «rassegna» sul
tema « Religione e trasformazione della società» il cui scopo è stato di « incrementare la
cultura religiosa attraverso riflessioni di gruppi », di modo
che, « in una città in cui vengono proposti in abbondanza
messaggi culturali e religiosi,
ma senza favorire altrettanto
l’ascolto », le persone siano incoraggiate « ad esprimersi e ad
ascoltarsi a vicenda », abituandosi a «crescere insieme» e a
« formarsi le proprie opinioni
nel confronto con gli altri in
uno spirito di profonda solidarietà ». Finora la rassegna, guidata dal nostro fratello Cesare
Milaneschi e seguita da gente
di orizzonti culturali e spirituali assai diversi, ha trattato otto
argomenti di indubbio interesse, quali la chiesa e la pace, la
religione ereditata e il suo ruolo
nella società attuale, le chiese
e i detenuti politici, la religione
nel processo educativo, la sopravviven,"a o meno del clericalismo, il rapporto tra religione e politica, l’etica indicata dalle chiese e l’autonomia della
coscienza. Dopo la lettura di un
passo biblico adeguato e la presentazione dell’argomento sotto
tutte le sue possibili sfaccettature, si è dato spazio alla più
ampia discussione tra i presenti, «nella libertà e nel rispetto
reciproco ». Si auspica che la
rassegna possa continuare in
avvenire, con un concorso maggiore di presenti e con la collaborazione programmata di « esperti ».
a La Spezia
li sessantesimo anniversario
della costruzione del tempio,
opera dell’architetto Carlo Vianello, recentemente restaurato
dallo scultore costaricano Jorge
Jiménez, ed il centenario della
nascita del pastore Lodovico
Vergnano, sono stati ricordati
dalla chiesa di Carrara con un
culto ed un gradito momento
di refreshment. Particolarmente commovente il ricordo dell’opera del pastore Vergnano,
un pastore del Risveglio, animatore della comunità carrarina dal 1925 al 1937: anni politicamente difficili, con la polizia
fascista costantemente preoccupata di sorvegliare questo pastore repubblicano-mazziniano,
in una Carrara politicamente divisa a metà, tra repubblicani
storici ed anarchici, con una
presenza significativa di cavatori socialisti e comunisti. In questa realtà difficile, la chiesa di
Carrara conosce un momento
di sviluppo evangelistico ; l’instancabile Vergnano, coadiuvato dal più giovane Jacopo Lombardìni, visita famiglie, apre
nuovi gruppi di predicazione
evangelica, forma teologicamente le giovani generazioni e trova
il tempo per dedicarsi alla poesia, una riflessione poetica profondamente inserita nel contesto politico e sociale:
« Adesso — scriveva a Firenze, pastore della chiesa metodista ed attivamente impegnato
nell’azione di difesa della diaspora ebraica cittadina — siamo
in un punto storico fermo ; il
mondo secondo il solito è in
guerra: in Europa si svolge l’olimpiade della morte — anche
il mio cuore è in guerra e in
morte : anche l’opera evangelica sta sospesa sul vuoto. Quale
cosa è necessaria? E’ necessario
ritornare alla fede semplice primitiva — alla chiesa cioè alla
società dei figliuoli di Dio —
al canto per impulso della grazia divina e non per artificio
umano — alla predicazione spontanea in cui la parola travolgente venga dalla potenza dello
Spirito Santo, in cui tutti, dico
tutti, si sentano mossi dal desiderio del sacrifìcio e della sofferenza per fare qualche cosa
nell’opera di Dio, per offrire al
Signore, se non tutta la propria
miseria di due centesimi, almeno una parte sacra di noi stessi,
fatta dì denaro come di pensiero, fatta di virtù come di fratellanza nella gioia e nel dolore » (Pruni e scintille, p. 10,
1941).
Un pastore vivo, perché con
i limiti dell’umana natura, ha
messo la sua vita al servizio della Parola e quindi dei fratelli.
Un ricordo, quello della comunità carrarina frammentario, un
po’ paesano, incompleto per il
mancato invito a Giorgio Spini,
che di quegli anni poteva dami
una lezione non solo di storia;
tale mancanza è stata parzialmente colmata dalla presenza di
una figlia del pastore Vergnano, oggi docente all’Università
degli studi di Firenze.
Alla festa comunitaria erano
presenti il pastore Awentista
Filippo Rìvoli e l’aziano della
locale Assemblea del Fratelli Davide Fiorini: con le loro presenze, con la predicazione della Parola, hanno voluto sottolineare
l’unità dell’evangelismo carrarino pur nella diversità denominazionale. Eugenio Stretti
Nuovo indirizzo
Il past. Gustavo Bouchard abita ora
In via Cullatone 2/7, 16122 Genova,
tei. 010/88.68.38.
4
4 fede e cultura
12 luglio 1985
FEDE EVANGELICA E SESSUALITÀ’ - 4
Comprensione e disperazione
Limitarsi a comprendere le situazioni difficili
Solo il riconoscimento del peccato, che non si
Nella serie di articoli dedicati alla sessualità inseriamo ampi
stralci di un articolo comparso recentemente su «Credere e comprendere », rivista collegata alle Assemblee dei Fratelli.
significa togliere la possibilità della speranza Identifica con la colpa, dà l’accesso alla grazia
Oggi, di frante a chi pratica
Tomosessualità o mantiene ima
relazione extraconiugale non avrebbe senso parlare di « colpa »: chi ha certi comportamenti sarebbe già così aggravato da
situazioni pesanti e angosciose,
che a nulla servirebbe la « colpevolizzazione » da parte dell’ambiente circostante. Il compito di chi è vicino a queste persone sarebbe principalmente
quello di accoglierle, ascoltarle,
comprenderle, solidarizzare con
loro, liberarle dai loro complessi di colpa, favorirne l’inserimento nella società, parlare di « peccato » e di « pentimento » non
potrebbe che peggiorare le cose,
perché introdurrebbe un elemento di giudizio e di condanna in
una situazione già abbastanza
intricata.
Questo atteggiamento di comprensione potrebbe sembrare
molto cristiano; in realtà, se proprio non si vuol dire che è « anticristiano », si potrebbe chiamarlo « acristiano », il che è la
stessa cosa.
L’atteggiamento di indulgente
comprensione è il più nobile
comportamento possibile per
chi non crede che il male possa
essere tolto, che i peccati possano essere rimessi, che le cose
possano veramente cambiare. Infatti, se il male non può essere
tolto, perché si dovrebbe ancora chiamarlo « male »? E perché
chiamare peccatore colui che ha
soltanto il torto di soffrire? Perché non cercare invece di lenire
le sue sofferenze accogliendolo
così com’è? Perché non togliergli almeno il sentimento di colpa che si aggiunge alle sue altre numerose disgrazie?
Resi sensibili da queste domande, davanti a certe situazioni critiche che vediamo intorno a noi, nelle nostre famiglie e nelle nostre chiese, forse
ci limitiamo a tacere, indulgenti e comprensivi ma imche impotenti. Siamo disposti ad accogliere l’altro così com’è, ma ben
presto l’altro s’accorge che, per
quanto dipende da noi, è destinato a rimanere così com’è. E
siccome così com’è non vive affatto bene, la nostra comprensione non lo aiuta molto, perché
anche se può dargli un sollievo
momentaneo, alla lunga non può
che confermarlo nella convinzione che la sua situazione non
ha vie di scampo. « Non è colpa
tua — gli diciamo —, non dipende da te ». Ma se è vero che non
dipende da lui, è anche vero che
lui non può farci niente e quindi è destinato a rimanere così
com’è.
La nostra indulgente comprensione, con cui gli abbiamo tolto la responsabilità, gli ha tolto
anche la speranza.
Se, per esempio, a un drogato
sappiamo soltanto dire che la
causa per cui lui si droga risiede nella società, gli diamo un
SASSONIA
Sinodo straordinario
Convento degli agostiniani a
Erfurt (Rep. Democratica Tedesca) dove Lutero ha cominciato
la sua vita monacale. Nella bella
chiesa gotica, rimessa a nuovo
in occasione del centenario del
riformatore, e nelle austere sale
del convento dal 13 al 16 giugno s’è tenuto il Sinodo della
chiesa luterana della Sassonia.
Tre giorni pieni di lavoro, preceduti da un culto serale condotto dal movimento giovanile.
Un Sinodo straordinario, convocato per discutere tre temi fra
loro connessi: pace, giustizia,
responsabilità nei confronti della creazione. Un Sinodo difficile,
impegnativo, seguito con occhio
e orecchio attento dai rappresentanti dello Stato. Un Sinodo
giovane, non soltanto perché il
10% ca. dei membri erano rappresentanti, sia pure solo con
voce consultiva, del movimento
giovanile, ma anche perché l’età
media dei partecipanti era relativamente bassa. Si è lavorato
molto, suddivisi in otto gruppi
di discussione. I momenti comuni sono stati occupati da tre
ottimi studi biblici che dovevano costituire l’ordito sul quale
costruire la trama della riflessione. Alla fine, l’ultimo giorno,
sono arrivate in seduta plenarria le varie mozioni elaborate
dai gruppi. Sono state discusse
con una procedura quasi uguale a quella dei nostri sinodi e,
purtroppo, è mancato il tempo
per approvare tutto. Ma quello
che è rimasto sospeso sarà comunque inviato alle chiese perché ne facciano oggetta di riflessione. Molta attenzione è sta
ta dedicata alla ricerca di esprimere una critica nei confronti
dell’attuale politica del governo
tedesco orientale per quanto riguarda gli armamenti, senza per
questo essere accusati di disfattismo. Ma molta più attenzione
è stata dedicata alla ricerca di
dare alle chiese delle indicazioni concrete sul come esprimere
una testimonianza evangelica.
Dire quindi una parola chiara,
dare delle indicazioni precise,
realizzabili. Molto spazio è stato dato all’ecologia, forse perché in questo settore la chiesa
poteva esprimersi con meno timore di essere fraintesa, ma anche perché la pace chiama ad
uno stile nuovo di vita, che comincia dal comportamento del
singolo.
La domenica i membri del Sinodo si sono sparsi nelle varie
chiese (nella sola Erfurt ce ne
sono più di trenta! ). Io sono stato invitato ad andare a parlare
in una chiesa a Mühlhausen, la
città di Thomas Münzer, dove
nel 1525 lo sfortunato riformatore venne decapitato. La chiesa era piena di gente, soprattutto giovani. E' stata una bella
occasione d’incontro.
L’impressione che ho ricavato
da questa esperienza è stata globalmente positiva. Ho potuto vedere una chiesa viva e vivace;
non ripiegata su se stessa, non
chiusa in un ghetto, ma capace
di dialogo e di ascolto; senza
nostalgie ner il passato, ma disponibile a dare un nronrio contributo per il rinnovamento della società.
Luciano Deodato
motivo in più per continuare a
drogarsi.
Una parabola
Un uomo si trovava in prigione. Un amico andò a trovarlo e
gli rivolse queste parole; « Se
sei in prigione è perché ti sei
comportato male. La colpa è tua.
Sei in prigione e ci resterai, perché è giusto che tu subisca le
conseguenze del tuo comportamento sbagliato ». Parole dure,
che certamente non migliorarono la situazione del prigioniero,
ma anzi, alla costrizione fìsica
della prigione aggiunsero il peso
morale della condanna.
Un altro amico andò a trovarlo e gli rivolse queste parole:
« La prigione è il frutto di una
società violenta ed ingiusta. Tu
non sei peggiore né di me né dei
magistrati che ti hanno condannato. Hai tutta la mia comprensione e solidarietà ». Parole nobili, senza dubbio, che furono
di c-onforto al prigioniero. Dopo qualche tempo, però, l’uomo
non potè fare a meno di osservare che mentre l’amico e i magistrati se ne stavano tranquillamente in libertà, lui, che non
era peggiore di loro, continuava
a stare in prigione. E poiché la
società che l’aveva condannato
era ingiusta, non c’era nemmeno da sperare che si preoccupasse troppo di questa ingiustizia e si desse trojipa i>ena per
le sue sofferenze. E così, alla costrizione fisica della prigione si
aggiunse la rabbia della disperazione.
Un altro amico andò a trovarlo
e gli rivolse queste parole: « La
società in cui sei vissuto è certamente violenta e ingiusta. Tu però, da parte tua, non ti sei affatto distinto, ma anzi hai dato
il tuo particolare e originale contributo di cattiveria e ingiustizia.
Sei stato un mascalzone e non
meriti niente di meglio di quello
che hai. Se però ammetti francamente la tua colpa e desideri tornare in libertà per ricominciare
una vita nuova, ti posso indicare
un’autorità che è superiore a chi
ti ha condannato, a cui potrai rivolgere una domanda di grazia ».
Quale dei tre, amici è stato il
prossimo per l’uomo che si trovava in prigione? La risposta è
evidente; colui che gli ha ridato
speranza.
Gesù non ha mai mostrato verso i peccati quella morbida
comprensione che tutto accetta,
tutto giustifica e tutto lascia come prima. Gesù ha rimesso i peccati e ha operato guarigioni.
Qualche volta ha guarito le persone senza alcun intervento della
loro volontà, per dimostrare che
se esiste una realtà di male che
non dipende dai peccati del singolo, esiste anche la realtà del regno di Dio che non dipende dagli
sforzi di buona volontà del singolo. Altre volte ha guarito le
persone in risposta alla loro fede, per dimostrare che l’unico atteggiamento giusto dell’uomo che
vive nel male è quello del pentimento e della fiducia in Dio.
Gesù non ha accettato il lebbroso « così com’è », non si è limitato a favorire il suo reinserimento nella società religiosa di
quel tempo cercando di abbattere i pregiudizi verso i lebbrosi:
Gesù ha liberato il lebbroso dalla
sua lebbra e ne ha fatto un uomo nuovo.
Gesù non si è limitato a « comprendere » l’adultera, non ha cercato per lei delle attenuanti, non
ha cercato di indurre il marito a
darle l’atto di divorzio ,non ha
tentato di modificare la legislazione in modo che l’adulterio non
figmasse più tra i reati punibili con la pena capitale. Gesù ha
perdonato; e con il suo perdono
ha ridato la vita ad ima persona,
perché ne ha cancellato un passato che nulla e nessuno avrebbe
potuto modificare. Se Gesù non
avesse perdonato, a niente sarebbero valsi gli sforzi della donna
per cambiare vita: sarebbe comunque rimasta un’adultera, degna di essere lapidata in ogni
momento. Il perdono di Gesù le
ha offerto la possibilità di un
nuovo inizio: da quel momento
poteva andare e « non peccare
più ».
In Gesù Cristo le catene del
male sono state spezzate, il peccato è stato vinto, il perdono è a
portata di mano, il cambiamento
è possibile. Questa possibilità di
cambiamento costituisce per
ogni uomo, in qualunque posizione si trovi, un invito alla speranza che è nello stesso tempo,
un richiamo alla sua responsabilità. Non gli è più lecito continuare a lamentarsi di im desti
no ineluttabile e crudele: adesso
può e deve incamminarsi in un
sentiero di speranza, sulle orme
di Gesù Cristo.
Chi conosce la grazia
può parlare di peccato
I cristiani, dunque, non solo
possono, ma devono parlare di
peccato. Agli adulteri, agli omosessuali, ai drogati bisogna saper dire che il loro problema è
fondamentalmente un problema
di peccato. Dire « peccato » non
equivale a dire « colpa », perché
anche la malattia e la morte sono manifestazioni del peccato.
Ma il peccato che ci circonda e
ci attanaglia comincia a diventare il nostro peccato quando non
lo riconosciamo come tale, quando reagiamo ad esso in modo
sbagliato e cominciamo ad elaborare teorie con cui tentiamo di
difendere e giustificare i nostri
comportamenti presentandoli come inevitabili. Di tali persone la
Scrittura dice che « pur conoscendo che secondo i decreti di
Dio quelli che fanno queste cose
sono degni di morte, non soltando le fanno, ma anche approvano chi le commette » (Romani
1: 32).
I cristiani possono parlare di
peccato perché possono parlare
di grazia. Le situazioni di peccato non si modificano con gli at
Marcello Cicchese
(continua a pag. 8)
NEW YORK - RIVERSIDE CHURCH
Contro l’omofobia
Il 2 giugno U.S. l’Assemblea della Riverside Church di New
York ha votato una dichiarazione sull’accoglienza agli omosessuali
che riportiamo qui di seguito.
Siamo chiamati ad amarci gli
uni gli altri. Quando facciamo
questo, noi siamo fedeli alla rivelazione di Dio in Gesù Cristo
che personifica la nuova umanità.
Conoscere e riconoscere chi siamo è fondamentale per rincontro
di fede con Gesù Cristo che ci
vede, ci chiama e ci ama così
come siamo. E’ lottando per riconoscere la nostra identità che
noi cominciamo a crescere verso la pienezza personale che noi
avremo in Cristo. Fatti ad immagine di Dio, come persone
amate da Dio, siamo chiamati ad
accettare pienamente noi stessi
e la nostra sessualità. Riconoscendo che la nostra fede cristiana è il fondamento dei nostri
valori nelle relazioni umane, noi
prospettiamo una comunità in
cui ogni persona crescerà nella
conoscenza, nella gioia e nell’aver
fiducia in se stessa in quanto
essere sessuato. La nostra sessualità è un dono di Dio che arricchisce le nostre vite e tocca
profondamente la realtà nell’umanità nostra e altrui; è un canale attraverso cui sperimentiamo
l’abbondanza della vita.
Noi cerchiamo di lavorare insieme alla luce dell’Evangelo ner
definire principi di ranporti umani e comportamenti che siano basati su contatti reciproci in
quanto persone intere, con
amore, responsabilità, affidabilità, fiducia ed educazione reciproca. Riaffermiamo la famiglia tradizionale e al di là di questo riconosciamo e ricomnrendiamo
persone singole, relazioni omose.ssuali, famiglie allargate —
tutte le famiglie di sostegno che
sono fondate sui principi dell’amore e della giustizia.
Poiché gli omosessuali sono
ricompresi tra i membri della Riverside Church sulla base della
stessa affermazione di fede che
fanno tutte le altre persone; e
che come membri del corpo di
Cristo e della Riverside Church
gli omosessuali sono accettati e
incoraggiati ad aver parte nella
liturgia, nella vita generale, negli impieghi e nella direzione del
la nostra comunità.
Tutti hanno diritto al rispetto
e alla giustizia. Vivere in Gesù
Cristo implica che noi agiamo in
modo che gli omosessuali non
abbiano a soffrire dai pregiudizi
contro i loro diritti umani fondamentali. L’odio, l’ignoranza e
la paura generano la violenza e
la omofobia e tale violenza non è
qualitativamente differente dai
crimini contro qualsiasi altro
gruppo. Per questo la Riverside
Church deve levarsi contro la
violenza e l’ingiustizia perpetrata contro gli omosessuali nella
nostra città e nella società. Inoltre la Riverside Church deve educare i propri membri riguardo al
male di tale violenza sia fisica
che psicologica.
Oltre a questo la Riverside
Church:
1. - condannerà i diffusi atti
di molestia, intimidazione e violenza contro gli omosessuali che
violano i principi giudeo-cristiani;
2. - chiederà alle autorità e
agli uffici che si occupano del
crimine e delle sue vittime di
cercare, documentare e combattere la violenza contro gli omosessuali e premerà perché gli
omosessuali abbiano una specifica inclusione nelle leggi che mirano a scoraggiare i crimini originati dal fanatismo;
3. - appoggerà le garanzie civili per gli omosessuali affinché
siano loro garantiti il diritto al
lavoro, alla casa e all’affidamento di bambini, permettendo ad
un maggior numero di loro di
denunciare i crimini della omofobia e di ottenere riparazione
sul piano giuridico.
4. - Svilupperà e darà corso
a propri programmi, a strategie
per far fronte all’omofobia e al
sessismo.
5. - Svilupperà programmi
educativi nella Chiesa e nella comunità civile per approfondire la
comprensione e il rispetto per gli
omosessuali, e
6 - darà corso a programmi
che coinvolgeranno membri della comunità in un serio studio
della loro propria sessualità.
5
12 luglio 1985
obiettivo aperto 5
UN’INTERVISTA A JACQUES ELLUL, RIFORMATO FRANCESE
IL PUNTO SUL PROTESTANTESIMO
Il trecentesimo anniversario della Revoca dell’Editto di Nantes che cadrà il prossimo settembre è occasione in Francia non solo di rievocazioni
del passato, ma anche di bilanci e valutazioni del
presente, non si parla solo delle persecuzioni di
ieri ma si fa il punto sul protestantesimo di oggi. E se una parte di queste prospettive attuali
riguarda più direttamente i riformati francesi nella loro situazione specifica, molte altre costituiscono stimoli interessanti che investono l’insieme
del protestantesimo, che si rivolgono anche a noi.
evangelici italiani.
In questo senso ci è sembrata stimolante una
ampia intervista rilasciata da Jacques Ellul alla
rivista francese « L’actualité religieuse » (aprile
1985) di cid riproduciamo appunto alcune parti
di interesse generale.
Jacques EUul, caustico e scomodo esponente
del mondo riformato francese, è nato a Bordeaux
nel 1912. E’ ben conosciuto, anche al di fuori del
protestantesimo francese, per la sua produzione
di storico, filosofo e teologo.
— Qual è stato secondo lei il
contributo specifico dei protestanti nella società francese dopo la revoca dell’Editto di Nantes?
— Dalla fine del XVIII secolo
all’inizio del XIX l’infiuenza dei
protestanti francesi non è stata
considerevole se si tiene conto
del fatto che erano notevolmente emarginati, salvo in momenti
particolari, come per esempio
il momento della rivoluzione
quando hanno giocato un certo
molo. La situazione cambia poco a poco nel corso del XIX secolo. Si incontra allora un protestantesimo di ricchi notabili
che infiuisce fortemente sulla
società nella maggior parte delle città dove i protestanti sono
presenti. Ciò che a mio parere
caratterizza particolarmente la
loro azione, le loro imprese, è
che si verifica un disimpegno
dalla chiesa propriamente detta.
La chiesa (con le sue discussioni
teologiche tra liberali ortodossi
ecc.) li delude ed essi si votano
totalmente alla creazione di opere indipendenti dall’apparato
ecclesiastico. Ecco un movimento molto protestante. Questo
ambiente di notabili contava anche sul piano intellettuale e politico. Al punto che alla fine del
XIX secolo si parlava di una
sorta di cospirazione protestante per occupare tutti i posti importanti. E la famosa HSP (alta
società protestante) che alleava
la banca, la politica, l’infiuenza
nell’università. Si rimproverava
a questi notabili un po’ la stessa cosa che agli ebrei, del resto.
L’altra parte del protestantesimo, direi la più forte, la più
integrata allora nella vita profonda, è il mondo contadino protestante ripartito lungo il semicerchio che va dalla Drome alla
Charente e al Poitou. E’ anche
un mondo anche specificamente
protestante, con dei costumi (sul
piano della morale, dei costumi,
ecc.) diversi dal resto della società.
— Due secoli dopo l’ostracisnio di cui furono vittime i protestanti sembra totalmente sorpassato. Tutto il mondo se ne
felicita ma questa tolleranza
non è forse fi segno che i protestanti non sono più scomodi
sia pure nelia loro radicalità
evangelica?
— Siamo ben accolti nella società nella misura in cui noi ci
adattiamo ai costumi di questa
società, ai suoi principali orientamenti politici. Indiscutibilmente noi ci siamo molto « conformati » contrariamente a quello che si sarebbe potuto attendere dagli orientamenti teologici degli anni ’50.
Credo che questa integrazione
non dipende unicamente dal fatto che i protestanti non sono
più un elemento di turbativa o
di contraddizione nella società,
ma anche dal fatto che il cattolicesimo stesso si è notevolmente
evoluto. Questo avvicinamento
mi pare fondamentale, una delle realtà più importanti — dal
punto di vista religioso — della
nostra società. Alcuni cattolici
affermano che il cattolicesimo
sta protestantizzandosi, mentre
da parte protestante abbiamo
anche un’ala conservatrice che
afferma che i protestanti stanno facendosi divorare dai cattolici. Questo mi sembra inesatto; ma è vero che si sta verificando una comprensione in profondità. E’ ciò che mi sembra
la cosa più seria e ne sono stupefatto.
Si tratta di un avvicinamento
culturale, ma anche spirituale,
un avvicinamento nelle forme
del culto, nelle possibilità di
pregare insieme, di spiegare la
Bibbia insieme. E’ qualche cosa
di assolutamente sorprendente!
— Ci sono dei cattolici che ritengono che la loro chiesa sta
vivendo un risveglio. Che ne
pensa?
— Visto dall’interno questo risveglio mi pare assolutamente
certo. Quattro o cinque anni fa
ero a Parigi al memento delle
festività pasquali. Ho assistito
alla messa delle Palme a Notre
Dame. Devo dire che ne sono
stato stupefatto. Notre Dame era piena aU’inverOsimile, con
una immensa maggioranza di
giovani, una partecipazione fervente impegnata. Era una cosa
assolutamente straordinaria e
sconvolgente. Ho ascoltato una
predicazione che avrebbe benissimo potuto essere tenuta in un
tempio protestante.
Certo, c’è meno gente nelle
chiese ma quelli che vi restano
sanno sempre meglio perché ci
restano. Come protestante sono
molto geloso nel vedere questo
rinnovamento mentre noi restiamo manifestamente al traino.
Non ho veramente alcuno scrupolo a credere fermamente a
un rinnovamento nel cattolicesimo, e nello stesso tempo a
uno sviluppo — le cose sono
legate — di una migliore teologia. Quando leggo i teologi più
recenti (penso a Rahner) vi ritrovo un accento barthiano. E
anche questo scrupolo nel rileggere la Bibbia, di comprenderla, tutto questo mi pare profondamente vitale.
— Tutto questo chiama una
valutazione della posta delTecumenismo e in particolare della
evoluzione della situazione presente.
— L’ecumenismo delle strutture segna il passo e per molteplici ragioni. Prima di tutto il
Consiglio Ecumenico delle Chiese è molto, troppo impegnato
politicamente. Per questa istituzione non è più la relazione e il
dialogo tra chiese che hanno
opzioni differenti che importa,
ma un certo numero di orientamenti (assai deboli a mio parere per lo più) su dei problemi
moderni o su dei problemi politici.
— Un documento come il BEM
è comunque la testimonianza di
una ricerca che non si situa ai
livelli che lei ha indicato.
— Esatto. Ma con i mezzi di
cui dispone l’ecumenismo, si sarebbe dovuto, io credo, fare molto meglio. D’altra parte è il livello istituzionale che è il grande ostacolo dell’ecumenismo. E’
evidente che fin tanto che la
struttura cattolica sarà una
struttura gerarchica che ha al
suo sommo il vescovo di Roma
come papa, questo sarà un ostacolo insormontabile, io credo,
per i protestanti. E’ dunque veramente a livello « istituzione »
che si trovano gli ostacoli. E non
alla base o sul piano teologico.
Su questi piani ci si comprende
sempre meglio.
— Salvo che in ecclesiologia?
— Salvo che in ecclesiologia,
si, ma ancora una volta: « ecclesiologia secondo la sua traduzione nell’istituzione ». Perché
malgrado tutto c’è un gran numero di divergenze che esistevano nella comprensione della
chiesa le quali tendono a passare in secondo piaho. Alla fin fine
il modo con cui i vescovi comprendono il loro ministero è oggi infinitamente più accettabile
di quanto non fosse un secolo
fa.
— Il suo giudizio sul Gonsiglio Ecumenico è piuttosto radicale. Ma non ha l’impressione,
talvolta, che un atteggiamento
di questo genere rischia di privarla di una dimensione internazionale, di impedirle di avere un’influenza e un’eco in un
ambito più vasto?
— Assolutamente vero. So di
essere un polemista e di conseguenza ad essere escluso da un
certo numero di persone. E’ vero. Sono molto severo con il
Consiglio Ecumenico, non soltanto per le sue prese di posizione politiche, ma anche per il
suo stesso modo di lavorare.
Dicevo qualche anno fa: il
Consiglio Ecumenico è la ricostituzione di ciò che era la curia nel XV secolo: una monumentale burocrazia. La costituzione di una commissione di lavoro su un problema al Consiglio Ecumenico non implica la
ricerca di partecipanti effettivamente competenti sul problema,
ma consiste in rm equilibrio di
tendenze.
Siamo al livello dell’UNESCO,
ci vuole ad ogni mòdo un canadese, ci vorrà un brasiliano, ci
verrà un rappresentante delTAmerica Latina, ecc.; e poi ci vorrà un luterano, ecc. Quando si
viene a capo di questa doppia
quadratura, ci si accorge fatalmente che questa o quell’altra
persona non sono particolarmente qualificate. Questo tipo di lavoro paralizzante, pesante, sfocia in documenti che sono molto spesso inutilizzabili.
D’altra parte faccio qualche riserva — può sembrare meschino — sulle considerevoli spese
del Consiglio Ecumenico.
— E quanto alla Federazione
Protestante? Ne chiederebbe la
riforma o la sparizione?
— Non mi auguro la sua sparizione ma vorrei che finalmente
si desse la parola al popolo
protestante ed è per questo che
avevo lanciato l’idea di « Stati
generali » del protestantesimo.
Vorrei che nelle parrocchie, nelle opere, ecc. ci fosse una specie
di movimento, di sollevazione,
di progetto comune, in cui i protestanti di molteplici tendenze si
avvicinino. Già non ci si guarda
più in cagnesco tra pentecostali, avventisti, riformati, lutera
ni, ecc. C’è un ravvicinamento
molto serio, molto più serio che
sul piano istituzionale. Ci manca
solo di scoprire che abbiamo
un’opera comune da condurre.
Per me, la Federazione Protestante è un organismo molto,
troppo amministrativo. Temo
fortemente l’istituzione. Credo
che in un movimento come dovrebbe essere ima chiesa (che
deve sempre essere un movimento) sempre in corso di rinnovamento, l’istituzione è forzatamente ciò che blocca, ciò che
indurisce, ciò che impedisce
questo sviluppo. Non mi auguro
perciò la sparizione della Federazione Protestante, ma chiedo
che essa sia il catalizzatore di
questi Stati generali che dovrebbero essere davvero una sorta
di progetto comune a tutti quelli
che fanno riferimento al protestantesimo.
C’è un disagio dei pastori, c’è
un disagio delle comunità protestanti, bisogna rendersene conto. Bisogna dire quello che non
va e dirlo chiaramente. Bisogna
cercare veramente di riflettere
sul piano teologico su ciò che è
la chiesa su ciò che dovrebbe
essere in quanto chiesa e sul
piano concreto ai nuovi orientamenti che si profilano.
— Questa consultazione delia
base, questa consultazione dei
pastori, metterà necessariamente in evidenza delle divergenze
estreme per ciò che rig;uarda la
concezione della chiesa o ii ruolo del pastore. Non ne verrà più
male che bene?
— E’ un rischio da correre,
ma io sono perfettamente convinto che in definitiva ci sarà
in questo confronto certamente
un rinnovamento molto positivo per la chiesa. Noi abbiamo
avuto una trasformazione abbastanza radicale deU’insegnamento nelle nostre due facoltà di
Montpellier e di Parigi. E poi i
« reazionari » per così dire, hanno fondato una nuova facoltà a
Aix. All’inizio eravamo assolutamente furibondi contro di loro
perché sembravano sabotare il
nostro progetto. Alla fine sono
state stabilite delle relazioni che
sono state certo molto difficili,
ma attualmente sono estremamente vive e vivificanti. Si tratta di due « scuole » prefondamente diverse ma ambedue viventi. E’ ciò che spero, con un
movimento di questo genere.
C’è un tale malessere nelle
comunità e un tale malessere pastorale, che se si permette a
tutto questo ribollire di esprimersi, sono convinto che ne
uscirà una corrente certo non
facile da padroneggiare, ma assolutamente positiva per la
chiesa.
— E come si preparerebbero
quesU Stati generali? Con dei
chaiers de doleances? ‘
— Certamente. Credo che bisognerebbe partire da questi cahiers de doleances e che nelle
comunità, anche nelle opere, si
faccia luce sui punti forti di cui
si deve discutere. Che si tratti
della politica dell» -chiesa, che
si tratti deila disciplina attuale,
che si tratti delle autorità. E
che traspaiano i desideri e le
proposte di ogni gruppo di cristiani. Il fatto è che hanno delle
idee! Non bisogna farsi delle
illusioni: quando per esempio si
organizza un week end con dei
protestanti di denominazioni diverse, ci si accorge che davvero formicolano di idee. Soltanto
che queste non passano!
Il pastore di parrocchia si avvicina a quello che un tempo si
era tanto rimproverato ai curati. Sono sommersi dagli « atti
pastorali »: matrimoni, funerali,
battesimi, al punto che non fanno quasi nient’altro.
— A prima vista si potrebbe
credere che la teologia deila
chiesa riformata soprattutto, è
più aperta alla partecipazione
dei laici di quanto non lo sia il
cattolicesimo...
— Esattamente. E’ del tutto
aperta alla partecipazione dei laici. Ora una delle cose che mi
preoccupano di più è che i laici manifestamente smobilitano.
In fondo la vita della chiesa e
la vita delle opere non li appassiona più. Allora essi conservano
una pietà personale molto forte, accettano di inserirsi in gruppi paralleli, in gruppi carismatici, per esempio. Frequentano la
chiesa, ma non trovano più rispondenza nella chiesa istituzione. Dunque sentono la necessità
di trovare altro.
Ma appunto bisogna che sia
sufficientemente portato alla conoscenza del pubblico — ed è
per questo che tengo a questa
idea degli Stati generali — perché si possa sapere che sta succedendo qualcosa. I protestanti
mi sembrano nello stesso tempo
straordinariamente aperti e disponibili per delle trasformazioni e un po’ scoraggiati perché
non c’è più un grande progetto
di chiesa.
‘ Negli « Stati generali » che tra II
XVII e il XVMI secolo raccoglievano
periodicamente i rappresentanti dei
vari ceti sociali, avveniva una continua
contrattazione tra il sovrano e il « parlamento >; da una parte si spillavano
soldi mediante imposte: dall’altra, in
cambio, si strappavano concessioni,
garanzie, franchigie, libertà. Le relative
richieste venivano presentate al sovrano sotto forma di « cahiers de doléances • letteralmente libretti di doglianze, lamentele (n.d.r.).
6
6 cronaca delle Valli
12 luglio 1985
INTERVISTE AGLI ELETTI - 4
f
Pesca
che
passione
Alcuni anni fa, giunto alla quarantina, un po' perché
i miei figli volevano andare a
pescare, un po’, forse, come prima manifestazione di senescenza, ho preso la licenza di pesca.
Pensavo che mi sarebbe stato piuttosto un secrificio che
uno svago seguire i miei figli e
sorvegliare che non cadessero in
acqua: quanto alla pesca vera e
propria ci pensavo abbastanza
poco.
Invece ho scoperto tutto un
mondo che non sospettavo, un
mondo appassionante, uno svago vero che ritengo oggi estremamente interessante. Penso che
senz'altro tutti lo riterranno uno
svago preferibile a quello dell’osteria: o, come si dice oggi,
per far più fine, del bar. Ma c’è
di più: non è solo salute in più,
è tutto un mondo da scoprire.
Intanto uno si riscopre un mammifero che prova un grosso gusto nella cattura di una preda,
abbandonando un certo senso di
superiorità, forse a volte troppo
presuntuoso, nei confronti di altri mammiferi che provano lo
stesso gusto. Certamente la cattura è violenta; più violenta ancora è la sorte dell’esca, dato
che la morte del pesce è almeno
istantanea. Ma non è che sia meno violento il non pescatore che
compra una scatola di sardine
o che mangia la pizza con l’acciuga.
Poi c’è il rapporto con la natura: bisogna provare per credere che cosa significa scoprire
la vita che si svolge in fondo
alle acque di un burrone, risalire le gole della Germanasca dopo aver scoperto l’unico passaggio possibile per il piede umano, districarsi nei grovigli di cespugli che ormai ne costeggiano
le sponde su quasi tutto U suo
percorso, almeno dalla parte di
Massello (ma abbastanza anche
dalla parte di Prali).
Poi c’è il rapporto con gli altri pescatori: rapporto di concorrenza e collaborazione al tempo stesso: collaborazione per le
semine; o, se uno è amico, nella rivelazione di un segreto su
un passaggio difficile o sulla localizzazione di una bella trota,
che è sfuggita alla cattura, ma
che uno si ripromette di blandire altre volte coi bocconi più
prelibati. Poi magari capita che
tutte le volte che passi tu, quella si prende la nausea e non abboccherebbe neanche alle lingue
di canarini, ma tant’è: la ginnastica l’hai fatta lo stesso.
La pesca ha anche un grosso
neo: proprio perché è così appassionante — almeno quella di
montagna che conosco io: l’idea
di star fermo per ore in riva a
un fiume di pianura mi alletta
invece poco — finisce per coinvolgerti al punto che non stai
mai a casa: appena hai qualche
momento libero parti in cerca di
esche o a provare se quello è il
momento buono per le trote.
Per concludere mi sembra che
non sarebbe male se altri colonnini estivi facessero parte ai lettori di una serie di passatempi
sani che si vanno sviluppando
alle Valli, dall’alpinismo giovanile, alle camminate, al recupero dei sentieri.
Claudio Tron
Primo: il lavoro
A Perosa l’amministrazione di sinistra è stata battuta da una DC rifondata - Da affrontare, occupazione, assetto urbano, verde, tempo libero
A Perosa Argentina le elezioni
amministrative dello scorso maggio sono state portatrici di novità. Infatti l’amministrazione di
sinistra è stata fortemente penalizzata dal voto popolare, mentre si è affermata la coalizione a
cui avevano dato vita la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista ed il Partito Repubblicano.
« A Perosa — afferma il nuovo
sindaco Renato Purlan — la DC
ha sempre avuto un ruolo centrale e tendenzialmente, direi
quasi naturalmente, è portata
ad occuparlo. Infatti a Perosa
Argentina la DC ha una lunga
tradizione di presenza, una presenza che non è mai stata insignificante. In questi ultimi anni
abbiamo assistito alla crescita
di una nuova area democristiana grazie anche alla ripresa di
un lavoro politico serio, continuato e soprattutto disinteressato, perché la gente guarda anche
a queste cose.
Quindi non è che la passata
amministrazione di sinistra abbia particolarmente demeritato,
forse non ha potuto mantenere
tutte le promesse fatte al suo
elettorato, ma è il recupero dell’immagine politica ed amministrativa che la DC ha saputo
perseguire in tutti questi anni,
passati giustamente alla minoranza, che è stata premiata dal
voto. Inoltre, in particolare,
credo eh© la popolazione, in questo caso abbia anche premiato la
disponibilità della DC a collaborare con tutte quelle forze politiche interessate ad un lavoro
comune. A Perosa la collaborazione DC e PSI è una novità assoluta che ha dato i suoi risultati
elettorali positivi: la gente è
stanca di contrapposizioni rigide, di schemi precostituiti. Alla
gente a livello locale-amministrativo non importa niente dei partiti politici, alla gente interessa
la disponibilità di alcune persone a lavorare seriamente per il
servizio del bene comune ».
Purlan è un democristiano di
stretta osservanza, come segretario della DC locale dal 1983 ha
guidato la riscossa del partito.
E’ un insegnante ed ha un’esperienza amministrativa ormai
quindicennale: per cinque anni è
stato vice-sindaco, poi con l’avvento delle amministrazioni di
USSL 42, 43, 44
Territorio e
servizio psichiatrico
Si è parlato molto della 180,
la legge che prevede il superamento degli ospedali psichiatrici, altrettanto si parlò della 833,
la legge di riforma sanitaria, ma
a tuttora esistono ancora molte
zone d’ombra, parti di queste
leggi non applicate e posizioni
tendenti a vanificare la riforma.
Di questo si è voluto parlare
in una riunione indetta dai sindacati comprensoriali CGIL CISL - UIL il giorno 13.6.85
presso il Servizio Psichiatrico
di Diagnosi e Cura.
Gli operatori psichiatrici partendo dalla loro esperienza hanno affrontato il problema della
articolazione del servizio ; per
quanto riguarda l’ambito territoriale le UU.SS.SS.LL. 42, 43
e 44 sono autonomamente organizzate ma per quanto riguarda
il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura fanno riferimento
ad un’unica struttura interzonale. Si è constatato come le
équipes delle USSL 42 e USSL
43, attualmente impegnate nel
senso indicato dal Piano SocioSanitario Regionale, stanno sviluppando in modo discreto la
loro attività ambulatoriale e territoriale. Ma in queste attività
sono però condizionate dalla politica del personale dell’USSL 44
che non ha adeguato l’organico
per la psichiatria nemmeno del
minimo previsto dal Piano Socio-Sanitario Regionale. Attualmente il personale delle UU.SS.
LL. 42 e 43 copre parte dei turni
di servizio in S.P.D.C., che dovrebbero essere garantiti dalla
USSL 44, con relativa diminuzione di disponibilità di ore per
l’assistenza territoriale.
Gli operatori delle UU.SS.LL.
denunciano la situazione e ribadiscono l’esigenza di ridiscutere l’attuale organizzazione del
lavoro. Intanto l’USSL 44 propone una trasformazione dei
posti in Pianta Organica, con
la riduzione dei posti per personale infermieristico psichiatrico e medico ed un aumento
di posti con mansioni dirigenziali.
Di fronte alla gravità di tali
scelte, gli operatori nel prendere posizione nei confronti della
USSL 44, ritengono ormai urgente un confronto serio sui problemi assistenziali ed auspicano che anche le forze politiche
progressiste ricomincino a discutere di sanità e di psichiatria, in modo da non ridurre la
riforma sanitaria e la 180 a materiale di archivio.
Mauro Meytre
sinistra è passato alla minoranza per dieci anni.
— Nel passato — chiediamo —
Perosa Argentina è stata uno
dei ’poli industriali’ della Val
Chisone e della Val Germanasca. In questi anni la crisi e la
successiva ristrutturazione del
settore tessile ha drasticamente
ridotto l’occupazione locale. La
passata amministrazione ha affrontato questo problema : voi
cosa pensate di fare?
— E’ evidente che il problema
del mantenimento degli attuali
livelli occupazionali, così come
il problema delle prospettive di
lavoro per molti giovani disoccupati, è al momento la nostra
principale preoccupazione. La
nostra amministrazione sulla
questione sarebbe portata a fare poche parole, ma piuttosto
ad agire. Non è che con questo
voglio dire che altri le abbiano
fatte a discapito dell’azione. Già
nel 1974 come amministratori in
carica ci siamo occupati della
situazione che si era creata con
la liquidazione della Gütermann. All’epoca ci adoperammo
per trovare una soluzione positiva al problema della minacciata chiusura dello stabilimento,
ma questo non ci evitò l’accusa
di inefficienza ed incapacità. Il
problema occupazionale venne
usato strumentalmente anche
per fini elettorali: infatti chi allora ci criticò si è poi trovato
ad affrontare gli stessi problemi in questi ultimi dieci anni.
Nel frattempo, cosa è stato fatto per difendere l’occupazione
locale? Poco, ma anche perché
le amministrazioni locali in sé
hanno poco potere per riuscire
a risolvere problemi che investono strutture economiche e
politiche molto complicate : quindi non voglio accusare o polemizzare con l’amministrazione
passata, perché ritengo abbia
fatto quanto era in suo potere
anche in questo campo.
Per quanto ci riguarda ritengo che il nostro impegno prioritario sarà rivolto al mantenimento degli stabilimenti a Perosa, possibilmente con la garanzia occupazionale attuale.
Questo obiettivo lo raggiungeremo in accordo con i sindacati
e le forze politiche che saranno
interessate. Il 9 luglio p.v. i sindacati si incontreranno con la
direzione della PILSETA che
sottoporrà all’attenzione dei primi un piano di ristrutturazione
ner lo stabilimento di Perosa.
La mia unica preoccupazione è
che questo piano rischia di essere un palliativo e non sia in
grado di offrire soluzioni definitive. Non ci resta che aspettare l’evoluzione della situazione.
Ci interessa favorire poi l’occupazione nel settore zootecnico, nel terziario e nel turismo.
Perosa Argentina non sembra
avere una v"^azione turistica
spiccata, ma attrezzandoci con
opportuni servizi potremo sperare di accogliere una parte del
flusso turistico che in ogni caso è un fenomeno che interessa
le nostre vallate. In questo senso sarà importante dotarci di
aree verdi ; spazi sportivi ; la
creazione di manifestazioni e
momenti di richiamo culturali.
La questione inerente alla costituzione di aree verdi in città
è importante non solo per un
eventuale richiamo turistico, ma
anche per garantire una situazione di vivibilità in un agglomerato urbano completamente
privo di verde. I servizi sportivi
sono insufficienti: il campo sportivo non è minimamente attrezzato ed è quindi una struttura
largamente inadeguata ; mancano campi da tennis; la piscina
intercomunale non è ancora agibile. C’è un patrimonio di servizi sportivi da costruire e valorizzare.
Anche il problema della pulizia della città esige una soluzione : pensiamo che una città pulita sia più vivibile e possa attrarre maggiormente gli eventuali ed auspicati turisti.
— Quali previsioni fa per il
governo della Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca?
— Il PCI auspica una soluzione che prevede una alleanza PSI
e PCI: questa soluzione non ci
sarebbe certamente gradita.
Noi proponiamo una alleanza
tra la DC, il PSI e gli indipendenti. Chissà che non possa
funzionare?
a cura di
Mauro Pons
Risanamento
Il Servizio Veterinario della
Comunità Montana Vai Pellice
U.S.S.L. 43 in merito al risanamento del bestiame comunica
che:
1) per percepire Tindennità di
abbattimento dei capi infetti è
indispensabile che tutti i bovini
infetti vengano abbattuti entro
i termini stabiliti (30 giorni dalla notifica oppure 90 per le bovine gravide oltre il 6” mese),
l’abbattimento anche di un solo
capo oltre i termini stabiliti determina la perdita dell’indennità
anche per i capi abbattutti entro
i termini.
2) Le spese veterinarie per le
prove diagnostiche (TBC - BRC
ecc.) eseguite per interesse del
singolo allevatore (invio capi a
fiere, capi in compravendita, eccetera) Sono a carico dell’allevatore per la somma attualmente di L. 10.000.
3) Il risanamento degli allevamenti dalla brucellosi (prelievo
sangue) verrà eseguito non più
annualmente, ma ogni sei mesi.
4) Il risanamento dalla tubercolosi viene eseguito su tutti i
bovini di età superiore a sei settimane, e continua ad essere annuale per tutti gli allevamenti
dichiarati «Ufficialmente indenni », per tutti gli altri allevamenti ogni sei mesi fino a quando
non risultino « Ufficialmente indenni ».
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7
T
12 luglio 1985
cronaca delle Yaliì 7
TORRE PELLICE ^ CarJo Alberto —
Amministrare
con la gente
Nel Consiglio comunale il via alle
Commissioni consultive
Un atto politico importante,
quello di amministrare il Comune con la collaborazione dei
cittadini attraverso delle commissioni consultive, ha preso avvio con il secondo consiglio comunale di questa legislatura a
Torre Pellice; si è trattato più
che altro di un prologo, cioè la
nomina da parte del Consiglio
stesso dei suoi rappresentanti
in seno alle commissioni oltre
a decidere quali gruppi od Associazioni chiamare nelle singole commissioni a seconda della
loro specifica attività.
Questi comunque i campi individuati: Turbanistica e l’arredo urbano, ecologia-ambiente.
Istruzione, Cultura, Turismo,
servizi socio-sanitari, viabilità,
sport-tempo libero, artigianato
€ commercio.
Sempre in tema di partecipazione possiamo situare l’iniziativa di riprendere la presentazione di Un bollettino comunale
a scadenza semestrale: è sorta
sullo specifico la figura del consigliere delegato nella persona
di Pietro Granerò.
Altro atto politico dovuto era
la nomina dei rappresentanti del
comune nell’Assemblea della Comunità montana: anche se a livello di Valle i giochi saranno
probabilmente diversi la maggioranza di Torre Pellice ha nominato i conss. Bellion e Guido;
un po’ di « maretta » nella minoranza che alla fine ha eletto
il libero P. Pasquet a discapito
del socialdemocratico Cotta Morandini. Alcune altre notizie emerse dal Consiglio: 80 milioni
dovrebbero essere sufficienti alla ristrutturazione della caserma che, per dirla con il Sindaco, « non deve comunque diventare un residence»; la ristrut
turazione del cinema Trento andrà ancora per le lunghe (ma
ce ne eravamo già accorti), una
società privata ha affittato il canale che partendo dal Pellice
portava l’acqua al vecchio molino, l’ha notevolmente ristrutturato per produrre energia
idroelettrica ; i commercianti
chiedono di riaprire il traffico
nell’isola pedonale ma siccome
il problema riguarda non solo
quella categoria ma tutta la popolazione si valuterà insieme il
problema e pensiamo sarà un
primo terreno di lavoro per alcune commissioni.
Piervald'o Rostan
Pervenuti nel mese di giugno 1985
L. 40.000.000: dono del Comitato Case Evangeliche per Italiani Cheseresc
Canton de Vaud (Suisse).
L. 400.000: Istituto Bancario San
Paolo ag. di Pinerolo.
L. 200.000: Chiesa Cristiana Evangelica, Torre Pellice.
L. 50.000: E. R. Pons.
L. 15.000: Franzoso Sala, in mem.
dei nonni.
Pro Associazione Amici
Ospedale di Torre Pellice
Doni pervenuti dal 1° aprile al 30 giugno 1985.
L. 2.264.151: Chiesa Ev. di lingua italiana, Zurigo, doni in memoria Sig.
Achille Fassina.
L. 972.900: Suor Anna Rivoir, Schonenberg.
L. 750.000: dal marito e figli in memoria Lina Meynier Ribotta, Torre P.
L. 550.000: Marily C., T.P., in mem.
Giulietta Pons in Tron.
L. 513.580: Pastore Hanny Wartenveiler. Riehen.
L. 500.000: Emma Girardi, T.P., in
mem. Mario Girardi; Alma, Alfredo e
Grado Merlo, Pinerolo, in mem. Cario
Merio; Laur^ Rostagno Avondetto, T.P;.
R.T.M., T.P.
l. 400.000: Ing. Ruggero Henking,
T.P.
L. 396.950: Coiletta Concerto 1/6
Corale di Torino.
L. 374.000: Kinderheim Heidi, Hemberg.
L. 372.000: R. C., Angrogna.
L. 315.000: Cono. Chiesa Valdese di
Torre Pellice.
L. 300.000: Unione Femm. Valdese,
Bobbio Pellice; Miegge Giovanni e Malan Evelina, T.P.
L. 299.600: Maria Teresa e Heiri
Scheider, Homberg.
L. 250.000: Costantino Carla e Eric,
T.P.
L. 200.000: Maria Luisa Pasqualetti e
Giuliana Bologna, T.P., in mem. di
Mimmo Bologna e Rodolfo Pasqualetti.
L. 183.900: Colletta Comunità Chiesa
Evangelica di Zurigo 2.6.85;
L. 173.000: Classe 1923, T.P., ricordando i propri Cari.
L. 157.000: Colleghi Erica Ribotta, T.
P., in mem. Lina Meynier Ribotta.
L. 150.000: Paola e Gisella Bein, T.
P,. in mem. Emilia Peyrot Albarin.
SOLUZIONI
Egregio Signor Direttore,
Pur non avendo particolare competenza in materia, desidero rispondere
alla lettera «Un sopruso» (Eco 28.6),
per indicare a Leo Coìsson quale sarebbe stato il mio comportamento nel
caso mi fossi trovato nei suoi panni.
Avrei io pure conciliato la contravvenzione, dopodiché mi sarei affrettato ad inviare una lettera dello stesso
tenore di quella pubblicata sull’Eco al
Comandante della Stazione Carabinieri
di Bricherasio, chiedendo un colloquio,
in genere, i superiori ci tengono a dimostrare la loro imparzialità e provvedono a rimediare ad eventuali soprusi
da parte di subalterni.
Nel caso non mi fosse stata data
piena soddisfazione, avrei comunque
sempre avuto la possibilità di ricorrere
alla magistratura.
Risulta comunque evidente dalla nar
aiello
antonio
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razione dei fatti che Leo CoTsson, per
sua sfortuna, si è imbattuto in una
pattuglia di militari ignoranti (direi semianalfabeti) e fifoni, della schiera di
quelli che si guardano bene dal fermare I veri teppisti e danno sfogo al
loro zelo di tutori dell’ordine multando
il pacifico cittadino.
Auguri a Leo Coisson perché possa
risolvere con piena soddisfazione la
sua vertenza e saluti cordiali.
Guido Baret, Pomaretto
L’ASILO NIDO
Continuiamo la nostra riflessione sugli Asili Nido. Vogliamo soffermarci
sui problemi psicologici che i genitori
hanno nei confronti di questa istituzione.
Per la donna, obbligata a riprendere
la propria attività pochi mesi dopo la
nascita del figlio, uno dei problemi più
pressanti da affrontare è quello dello
affidamento del bambino durante le
ore di lavoro.
Quanti sono i bambini oggi affidati
a terzi? A chi viene affidato il bambino della donna che lavora, se non è
affidato al nido? Le persone, a cui il
bambino è affidato, sono in grado di
curarlo bene? Chi si occupa della buona e cattiva crescita del bambino in
famiglia?
Nella prima infanzia, il distacco brusco e repentino dalla madre è certamente negativo. Se la donna deve
tornare al lavoro alcuni mesi dopo il
parto, il passaggio del figlio ad altre
(3
persone deve essere preparato con
particolare cautela, in quanto le manifestazioni di disagio del piccolo sono talvolta quasi impercettibili.
Alla domanda posta in un Asilo Nido
su come è stato vissuto il distacco
dal figlio nel momento in cui è entrato
al Nido, molti hanno risposto... un po’
di preoccupazione, mi sentivo in colpa, piangeva ecc. ma... con Tinserimento graduale, fermandomi tutte le
mattine, ho visto che gli altri bambini,
i giochi che facevano, interessavano
mio figlio fino al punto da farmi capire che stava bene... Mio figlio ha capito che ad una certa ora io venivo a
prenderlo... Ho capito che l’ambiente
gli dava quel calore, affetto di cui un
bambino ha bisogno.
La separazione è uno dei tanti momenti delicati della vita del bambino e
sarà sempre un po’ traumatizzante fino a quando egli non avrà raggiunto
una sufficiente autonomia. E’ indispensabile quindi che ci siano sempre le
condizioni per un inserimento graduale, che permettano alla madre, al
bambino, all’estraneo di adattarsi l’uno
all’altro ed al nuovo ambiente.
Questi sono i problemi che generalmente tutte le mamme vivono, ma che
nello stesso tempo superano non pensando di essere delle mamme più cattive 0 più buone.
Rivolgiamo quindi dinuovo un appello affinché i nostri Asili nido vengano rivalorizzati e frequentati.
I Comitati di Gestione Asili Nido
zona Serena, Tahona, San Lazzaro
Pinerolo
L.116.000: Scuola Domenicale Coppieri, T.P.
L. 110.000: Collegbl Camusso Margherita in mem. Culasso Maddalena.
L. 188.500: Hildegard Schonbeck,
Wehrheim.
L. 100.000: Pavarin Giovanni, Rorà;
Dr. Giovanni Villa, Roma; N.N., Villar
Pellice: Caterina Forgia, Pinerolo; Frissolo Teresa, Lus. S. G.; Unione Femminile Valdese, Lus. S.G.; Costanza
Pontet, Lus. S.G.; Figlia Antonio, Lus.
S.G.; Famiglia Bertalot, T.P.; Roland
Remo e Sig.ra, T.P.; Gruppo Comunale
di Torre Pellice Oonat. Sangue Piemonte; Alberto Chanforan, TjP.; Avondet Emilio, T.P.; Armando 'Bertalot, T.
P.; Italo 'Hugon, T.P., in mem. Consorte.
L. 62.500: Johann e Hildegard Kleine,
Gruiten.
L. 54.500: Past. Silvan Poét, Arroyo
Seco.
(Continua al prossimo numero).
RINGRAZIA)VIENTO
« Il suo sole è tramontato mentre era ancora giorno »
(Ger. 15: 9)
I familiari dèi compianto
Ermanno Tourn (Scalerandi)
profondamente commossi per la grande
dimostrazione di stima e affetto tributata id loro caro, ringraziano sentitamente le persone che si prodigarono
per il recupero deUa Salma e assistenza
ai familiari, la dott.ssa Pons, i Carabinieri di Luserna San Giovanni e di
Torre PelUce i Vigili del fuoco di Pinerolo, gU Alpini che vollero accompagnarlo airultima dimora, tutte le associazioni presenti con bandiere, il Pastore Sergio Ribet per le sue parole di
conforto, l’Amministrazione comunale
di Rorà e la Sezione Alpini; tutte le
persone che con presenza, scritti e fiori hanno preso parte al loro grande dolore.
Rorà, 8 luglio 1985
Orsello
Elmo
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Croce Verde Pinerolo: 22664.
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Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
8
8 ecumenismo
12 luglio 1985
SCOMPARE IL PRIMO SEGRETARIO DEL CEC
Visser ’t Hooft
PARMA
La forbice Sud-Nord
Il pastore Visser ’t Hooft, una
delle grandi figure del movimento ecumenico del XX secolo —
è stato il primo Segretario generale del Consiglio Ecumenico
delle Chiese (CEC) — è deceduto nel suo domicilio di Ginevra
il 4 luglio all’età di 84 anni. Soffriva di enfisema da vari anni.
La figlia Anneke Musaochio inquieta per non aver ottenuto
risposta al telefono si è recata
da lui e l’ha trovato morto nella sua poltrona. Rimasto attivo
fino all’ultimo, egli aveva ancora
concesso un’intervista di un’ora
a una televisione tedesca tre
giorni prima del decesso.
Il pastore Visser ’t Hooft aveva lasciato il posto di Segretario generale del CEC alla fine
del 1966. Emilio Castro, l’attuale
Segretario generale ha rilasciato aH’agenzia di stampa SOEPI
del CEC la seguente dichiarazione sul suo predecessore.
« Siamo riconoscenti per la vita e per il ministero del pastore Visser ’t Hooft. Dio attraverso di lui ha dato alle chiese del
XX secolo un notevole slancio
che ha favorito la formazione
dei CEC e lo sviluppo del movimento ecumenico. Egli ci ha
dato l’esempio di una vita impegnata consacrandosi interamente a superare la storia delle
divisioni ed a chiamare le chiese
al rinnovamento in un confronto attivo con le potenze del mondo. Il suo impegno nella lotta
contro il nazismo durante la II
guerra mondiale e tutto ciò che
egli ha fatto allora per proteggere e salvare gli ebrei rimane
per noi la fonte di ima potente
ispirazione nel nostro impegno
attuale a favore dei diritti dell’uomo e della liberazione umana. Grazie alla sua acuta intelligenza egli ha potuto chiarire le
differenze che separano le chiese ed aprire un cammino che conduce al riavvicinamento. Le sue
qualità diplomatiche hanno contribuito a fare entrare nella famiglia ecumenica chiese di tradizioni molto diverse che vivono
e lavorano in contesti sociali e
politici assai differenti. Ringraziamo Dio perché fino alla fine
egli ha potuto conservare intatte le sue notevoli facoltà intellettuali e renderci partecipi permetterci di fruire dei suoi consigli e della sua saggezza teologica. Siamo riconoscenti a Dio
per la sua vita, il suo ministero
e per l’attesa nella quale egli
viveva, che cioè lo stesso Spirito Santo che si era impadronito di lui si impadronisse delle
future generazioni di leaders
ecumenici per fortificarci nella
nostra marcia sullo stesso cammino al servizio della stessa causa ».
Nel prossimo numero ricorderemo il pastore Visser ’t Hooft
con un breve profilo biografico
e una testimonianza del pastore AldC' Comba.
Comprensione
e disperazione
[segue da pag. 4)
tegg’nmenti di comprensiva complicità, ma con il ravvedimento e
la fede nel Signore. Chi nasconde
agli uomini la gravità del loro
peccato, impedisce loro di ricevere la grazia liberante di Dio. Il
peccato deve diventare « estremamente peccante » affinché la
grazia di Dio possa « sovrabbondare ». A chi soffre e vive male
perché si trova in una posizione
di disubbidienza alla volontà di
Dio, qualche volta bisogna avere
il coraggio di dire: « E’ responsabilità tua se ti trovi in questa
condizione, e non ne verrai fuori
fino a che non lo riconoscerai pienamente e non ti rivolgerai a Dio
per essere perdonato e aiutato:
perché Dio può e vuole perdonarti e aiutarti in Gesù Cristo ».
Parole come queste possono
apparire dure, ma sono tali solo
per chi non crede che Dio possa
veramente trasformare le cose e
le persone. Chi non crede nella
potenza trasformante del perdono di Dio non può che sminuire
la gravità del peccato e manifestare il massimo della sua umanità nel non giudicare l’altro, nel
non rifiutarlo, nell’accettarlo « così com’è ». Non si parla più di
peccato che può essere perdona
Nell'accogliente Centro Civico
« Argonne » di Parma, gentilmente offerto dall’Assessorato alla
Cultura di quella città all’8° Circuito Valdese-Metodista, domenica 28 aprile abbiamo avuto un
simpatico (nel senso etimologico di « soffrire con ») incontro
sul problema dei migranti.
Oratori designati: past. Bruno
Tron, dott. Agostino Ntumba
Kadima e dott. Giorgio Guelmani, che impossibilitato ad intervenire, ha inviato una lucida relazione; altri oratori hanno animato una giornata intelligente e
viva.
Riferisco brevemente degli interventi di Bruno, Agostino e
Giorgio, le cui posizioni sono
largamente note, per lasciare
spazio ai contributi dell’Assessore alla Cultura di Parma, dott.
Tomassini, dell’economista eritreo, prof. Hurrui e del compagno Carabella, di Democrazia
Proletaria.
Bruno, Agostino e Giorgio
hanno riproposto la loro testimonianza di sempre, che si può
riassumere in un veloce slogan:
« In Italia c’è accoglienza, pos
sibilità di lavoro, amore per i
fratelli che sbarcano, spesso
clandestini, spesso disperati, dai
Paesi dell’Africa, dell’Asia, delrAmerlca Latina »? In Matteo
25: 35 leggiamo: « Fui forestiero
e mi accoglieste ». Il nostro circuito considera queste parole
come un mandato, anche se i
problemi sono enormi.
L’Assessore Tomassini ha dato un taglio culturale al suo intervento: occorre che l’uomo
parli alTuomo, muovendo dal
basso verso l’alto. E’ in questa
prospettiva di apertura che le
classi emarginate possono rivolgersi alle classi «principi». Non
lotta, bensì dialogo, in vista di
un salto, appunto, culturale.
Carabella ha deplorato la legge fascista, tuttora vigente, che
penalizza coloro che si trasferiscono in città. I più colpiti sono gli immigrati dall’estero e i
meridionali italiani. I Sindacati
non si pronunciano: arroccati
su quanto acquisito, non si sbilanciano in difesa dei disoccupati, dei precari, degli immigrati.
Per il prof. Hurrui il principale handicap è la disinformazione
Campi estivi
to e cancellato, ma di « diversità », di « particolarità » che deve
essere riconosciuta e accettata.
E colui che soffre perché in realtà vive al di fuori della volontà
di Dio viene confermato nelopinione che tutto è normale e
che non ha da cercare e sperare
niente di meglio.
Davanti alla tentazione di praticare un cristianesimo di questo
tipo, fluido e inconsistente, che
non osa parlare di peccato perché non sa parlare di grazia, che
si rifugia nella comprensione e
nell’accettazione deH’altro cosi
com’è perché non sa offrirgli una
speranza di cambiamento, dobbiamo crescere nella conoscenza
« per esperienza » del Dio che
può e vuole trasformare uomini
e cose: solo così potremo sperare di contagiare gli altri con la
nostra fiducia nella realtà della
presenza di Dio. Dobbiamo sperimentare e divulgare il fondamentale principio del Pietismo,
secondo cui « è realista chi fa i
conti con Dio ». E portando gli
uomini a fare i conti con Dio,
non ci limiteremo a dare loro la
nostra comprensione, ma indicheremo loro la via di Dio, che
conduce al perdono e alla speranza.
Marcello Cicchese
Il caso
Sicilia
Dagli inizi del presente decennio, il diritto del popolo siciliano
dì disporre della propria terra e
di decidere sul proprio corso politico-economico, subisce un nuovo, pesantissimo attacco con un
selvaggio processo di militarizzazione che mira a fare della Sicilia la punta di diamante del rinnovato « Fronte Sud » della
NATO.
Quali gli intrecci fra mafia,
missili e poligoni di tiro? Quali
le conseguenze sulla già assai
provata democrazia siciliana e
sulle condizioni di vita, sulla società, sulla cultura del popolo siciliano? Quali alternative e controtendenze?
Se ne discuterà ad Adelfia nel
campo pace « Crisi della democrazia: il caso Sicilia » dal 31 luglio al 9 agosto, a partire dai
contributi di Umberto Santino,
Presidente del Centro Siciliano
di Documentazione « Giuseppe
Impastato » di Palermo, di Gigi
Berteli, del Comitato per la Pace di Pordenone, di Salvatore
Sanna, del Comitato Misto Paritetico, Comitato per le servitù
militari in Sardegna, e di altri
esperti che animeranno i dibattiti. La giornata del 6 agosto, 40°
anniversario della strage atomica di Hiroshima, sarà dedicata ad
iniziative di lotta presso la base
NATO di Comiso.
Per ulteriori informazioni e
iscrizioni, rivolgersi a: Adelfia
Centro Giovanile Evangelico, Casella Postale, 97010 Scoglitti (Rg)
Tel. 0932/980132.
In principio era...
I cieli e le galassie, l’uomo,
cantano la gloria del Creatore?
Confrontare le indicazioni della
fede con i dati della scienza, è
una esigenza della fede che vuole essere riflessiva e dialogante
con l’uomo contemporaneo.
II campo teologico che si terrà a Tramonti di Sopra dal 30.7
al 6.8 avvia l’analisi tenendo
conto di due discipline: la biologia e la fisica, i cui dati attuali saranno posti a confronto
con la teologia della creazione.
Il dr. Ruggero Mica, ricercatore chimico-farmaceutico, in
formerà sullo stato attuale della
scienza biologica circa l’origine
e la struttura della vita. Il dr.
Luciano Gay, chimico e astronomo amatore, spiegherà le teorie
dell’origine del cosmo e farà
’’leggere le stelle”. Il past. Alfredo Berlendis, presenterà la storia del rapporto tra Riforma e
scienza, e offrirà dati per il dibattito sulla teologia della creazione al vaglio della scienza contemporanea.
Attività
dei Fratelli
« H Cristiano », mensile di
edificazione e Informazione, pubblica sul numero di luglio i programmi dei campi estivi che avranno luogo a Foggio libertini.
27 luglio - 3 agosto: Campo misto ragazzi (9-14 anni);
31 luglio 10 agosto: Campo di
studio biblico per giovani (1517 anni);
3 agosto - 10 agosto: Campo per
famiglie.
Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a Giona Prencipe, via della Maona, 4/20 - 16155
Genova Pegli, tei. 010/682472.
Il XXXVIII campo giovanile
di studi biblici avrà luogo, sempre a Poggio libertini, dal 10 al
18 agosto (dai 17 anni ai 35).
Il XX convegno di studi biblici si terrà invece presso il Centro Evangelico Bethel, a Borgo
Mezzanotte (FG) dal 9 al 18 agosto. Prenotazioni e informazioni presso M. Vairo, via S. Pellico 164, Foggi'i, (tei. 0881/78774)
o presso S. Corcelli (tei. 0881/
72707).
Nel corso dell’estate sono inoltre previste un’agape a Manfredonia (FG), la domenica 11 agosto, con battesimi presso la
scogliera denominata « Acqua di
Cristo »; e la tradizionale agape
di Spinetta Marengo, prevista
per il 25 agosto.
ERRATA
Nel « Punti di vista » del 5 luglio scorso, per un refuso il Consiglio Economico dell’ONU è diventato Consiglio Ecumenico. Ne
chiediamo scusa ai lettori.
e non lo scarso peso dei gruppi
sensibili al problema dei migranti. Occorre acquisire una
conoscenza approfondita ed esatta di una realtà che non è
congiunturale, bensì strutturale
e funzionale al processo produttivo dei Paesi industrializzati: il
Nord. Il Sud e i Paesi del Terzo
Mondo, che rappresentano r80“/c
della popolazione mondiale consumano solo il 30% della produzione mondiale. Mentre i Paesi
industrializzati, che rappresen
tano il 20% della popolazione
mondiale consumano oltre il 50
per cento delle risorse disponi
bUi.
Gli animali domestici dei Pae
Si industrializzati consumane
più dell’India e della Cina, mes
se insieme.
In queste condizioni, i Paesi
del Terzo Mondo « Sud », inchio
dati alla monocultura imposta
dai Paesi industrializzati e sot
toposti a ferree leggi di mercato, non solo restano- nell’impos
sibilità di svilupparsi economicamente, ma vedono allargarsi
la forbice dello squilibrio.
Molto interessante un ammoni
mento del prof. Hurrui, che vi
ve a Milano da oltre 10 anni: e
improprio parlare di razzismo
in Italia, finché gli immigrati saranno incapsulati in mansioni
ingrate. Tuttavia, allorché la seconda e la terza generazione, tee
nicamente e professionalmente
preparata, si presenterà sul mer
cato del lavoro qualificato, allora sì che il termometro dei
razzismo potrebbe toccare limiti di rischio.
Ecco dove è urgente gettare
una piattaforma per unificare le
proposte e le disponibilità a collaborare. E’ inutile battersi per
posti di lavoro che ancora non
ci sono; occorre invece attrezzarsi per il domani, con un se
rio lavoro di preparazione.
Danilo Venturi
• L'Eco delle Valli Valdesi »: Rea
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Redattori: Giorgio GardioI, Roder
to Giacone, Adriano Longo, Mauro
Pons, Giuseppe Platone, Sergio
Ribet. Comitato di redazione; i redattori e: Mirella Bein Argentieri,
Valdo Benecchi, Mario F. Berutti,
Franco Carri, Paolo Fiorio, Bruno
Gabrielli, Marcella Gay, Claudio H
Martelli, Roberto Peyrot, Massimo
Romeo, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
6-55.278,
Redazione l'Eco delle Valli Valdesi:
Via Arnaud, 23 - 10066 Torre Pellice
Editore; AlP, Associazione Infor
mazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
R.-gisfo nazionale delia Stampa n
00961 voi. 10 foglio 481,
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Semestrale 13.000: Estero 50.000 (posta aerea 74.000); Sostenìt. 50 000
Decorrenza 1° gemi, e 1° luglio (semestrale) da versare esclusivamente sul c.c.p. 327106 intestato « L'Eco
delle Valli - La Luce » - Casella postale- 10066 To:-re Pellice.
Pubblicità: prezzo a modulo (mm.
49x53) L. 12.000 (oltre IVA).
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna: mortuari
350 - sottoscrizioni 220.
Ogni parola: economici 250, partecipazioni personali 350 (oltre
IVA). Ricerche lavoro: gratuite.
Fendo di soiidarietà c.c.p. 11234101
mestato a « L.i Luce: fondo di solidarietà ». Via Pio V. 15 • Torino.
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Subalpina - Torre Pellice (Torino)