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Wl
Anno 127 - n. 4
25 gennaio 1991
L. 1.200
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
APPELLO DEL CEC
LE CHIESE CONTRO LA GUERRA
il fuoco!
1) Siamo arrivati ad un momento oscuro per la storia. Una
guerra dalle dimensioni inquietanti e dalle conseguenze imprevedibili è cominciata nel Golfo.
E’ una guerra che potrà innescare delle sofferenze umane
inimmaginabili.
2) Il Consiglio ecumenico delle chiese deplora la decisione del
governo degli Stati Uniti di aprire le ostilità. Si rammarica
che le Nazioni Unite non abbiano potuto trovare mezzi pacifici per risolvere la crisi del Golfo, e che la guerra venga giustificata sulla base di una risoluzione del Consiglio di sicurezza deirONU. Il Consiglio ecumenico si rammarica che il governo iracheno non abbia risposto
agli appelli internazionali.
3) Il Consiglio ecumenico
lancia un appello per il cessate
il fuoco immediato e per la cessazione delle ostilità. Chiede a
tutte le parti in causa di avviare dei negoziati per trovare un
accordo giusto, equo e pacifico.
Esorta il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a ritrovare la sua responsabilità principale in direzione del « mantenimento della pace e della sicurezza internazionali ». Nella ricerca di una soluzione al conflitto, è essenziale che tutti i
problemi importanti della regione, compresa la questione palestinese e quella di Cipro, siano affrontati energicamente e in
modo giusto e credibile.
4) Il Consiglio chiama tutte
le nazioni interessate a non ricorrere ad armi di distruzione
di massa, in particolare armi
chimiche, biologiche o nucleari.
Esorta tutte le parti a rispettare strettamente il diritto umanitario internazionale in tempo
di conflitto armato, conformemente alla Convenzione di Ginevra, e a garantire la stretta
applicazione delle norme internazionali per la protezione dei
rifugiati.
5) Il Consiglio chiede alle
chiese che ne fanno parte:
— di pregare e di associarsi
nella preghiera ai credenti di altre religioni per chiedere una rapida fine della guerra;
— di esprimere il nostro aiuto pastorale a tutte le vittime,
a tutti quelli che prendono decisioni riguardanti lo svolgimento della guerra;
— di cercare di portare l’assistenza umanitaria alle persone costrette a sfollare, ai rifugiati e alle altre vittime e a
sostenere gli sforzi del Consiglio
ecumenico delle chiese e del
Consiglio delle chiese del Medio
Oriente;
— di continuare a promuovere il dialogo fra le religioni, in
particolare di fronte a quelli
che vogliono interpretare il conflitto in termini di scontro fra
le religioni.
6) Questa tragedia scoppia
proprio alla vigilia dell’Assemblea del Consiglio ecumenico
delle chiese, che avrà come tema: « Vieni Spirito Santo, rinnova tutta la creazione ». Questa preghiera riveste un significato tutto particolare in questo momento della storia. Lo
Spirito ci richiama al nostro
dovere sacro di pregare che tutti gli uomini siano « artigiani
della pace » e difensori della
creazione.
17 gennaio 1991
Vogliamo una soluzione pacifica
Negli Stati Uniti ie manifestazioni coincidono con la giornata in ricordo di Martin Luther
King - I pronunciamenti della Federazione delle chiese evangeliche e della commissione ”JPIC”
« No, no, we wont go, we wont
fighi for Texaco » (no, no, non andremo, non combatteremo per la
Texaco). Così i pacifisti, le chiese
^rosricane, i combattenti per i
diritti civili hanno voluto ricordare Martin Luther King nel
giorno (il 21 gennaio 1991) della
festa azionale a lui dedicata.
L’anniversario della nascita del
pastore battista, premio Nobel
per la pace, è stata l’occasione
per svolgere una serie imponente
di manifestazioni pacifiste contro
la guerra, contro il razzismo e
pel' i diritti civili.
Ha sfilato, pregato, manifestato
quel 15% di americani che, secondo i sondaggi, è decisamente contrario alla guerra nel Golfo arabico.
Le chiese protestanti americane hanno elaborato « im piano »
in 10 punti sul conflitto.
« Essendo iniziata la guerra nel
Golfo, noi (32 chiese protestanti
ed ortodosse con 42 milioni di
battezzati) insieme:
1) chiediamo di pregare per
una rapida fine del conflitto;
2) chiediamo un immediato
"cessate il fuoco" e l'inizio di negoziati sotto gli auspici delle Nazioni Unite per ricercare una soluzione pacifica, giusta ed equa la
più rapida possibile;
3) esprimiamo la nostra intercessione pastorale per tutti coloro che sono in situazione di rischio, per i civili e i militari, americani, mediorientali e per quelli
delle altre nazioni, per i leader
delle nazioni coinvolte, per la dirigenza delle Nazioni Unite;
4) cerchiamo di limitare sic,
gli scopi che l’intensità del conflitto;
5) chiediamo a tutte le nazio
ni implicate di non impiegare alcun mezzo bellico di distruzione
massiccia che possa distruggere
le popolazioni civili, sia esso chimico, biologico, nucleare o convenzionale;
6) chiediamo con forza a tutte le parti di conformarsi strettamente alle leggi umanitarie internazionali applicabili in tempo
di guerra, che vengono riferite alla Convenzione di Ginevra, e di
garantire la stretta applicazione
degli standard intemazionali di
protezione dei rifugiati;
7) chiediamo a tutti i paesi
confincinti con l’area del conflitto
di aprire le loro frontiere per permettere ai rifugiati di avere asilo
e chiediamo a tutte le nazioni,
specie a quelle del mondo industrializzato, di ricevere i rifugiati
e di assisterli in questo tempo di
necessità;
^ 8) cerchiamo di assicurare
1 aiuto umanitario alle persone
sfollate e alle altre vittime, senza
distinzioni, in collaborazione col
Consiglio delle chiese cristiane
del Medio Oriente, col Consiglio
ecumenico delle chiese e le altre
agenzie collegate, con le Nazioni
Unite e le altre agenzie non governative;
9) resistiamo alle minacce
contro le libertà civili e i beni degli arabo-americani e dei residenti di origine araba o verso le persone che professano la fede islamica, e anche contro gli ebrei che
vivono nella nostra società il rischio di discriminazioni e l'antisemitismo che può essere originato dalle emozioni causate dal
conflitto;
10) rinnoviamo il nostro impegno per il dialogo interconfessionale e la cooperazione come
mezzo per ricercare il pieno impiego delle risorse delle comunità religiose per la fine della
guerra e una pacifica soluzione
lettera al presidente andreotti
Non odierai il tuo fratello
On. Giulio Andreotti
Presidente del Consiglio
dei Ministri
Palazzo Chigi
Roma
Signor Presidente,
« Non odierai il tuo fratello in cuor
tuo. Riprendi pure il tuo prossimo, ma
non ti caricare di un peccato a cagion di
lui » (Lev. 19: 17).
Questa è la parola del Signore che
hanno ricevuto il gennaio, giorno di
scadenza dell’ultimatum, coloro che seguono le letture bibliche quotidiane curate dai Fratelli Moravi, diffuse in tutto
il mondo tradotte in 39 lingue.
Con dolore e senso di impotenza riconosciamo che non siamo stati capaci di
esercitare il massimo della riprensione
verso il nostro prossimo Saddam Hussein
e per causa sua ci siamo invece caricati
del peccato tremendo di una guerra dalle
conseguenze incalcolabili.
Non illudiamoci che la guerra del Golfo, quand’anche avesse una rapida conclusione, possa essere uri successo. L’inquinamento di odio che essa produrrà, altrettanto devastante quanto quello nucleare, avvelenerà stabilmente i rapporti NordSud del pianeta. Non odierai il tuo fratello in cuor tuo. Abbiamo fatto di peggio:
abbiamo indotto il nostro fratello a odiarci di tutto cuore.
Quando le armi taceranno ricordiamoci, noi uomini e donne dell’Qccidente cristiano, che dovremo affrontare le conseguenze delle nostre azioni non con l'illusione di essere nella giustizia ma solo con
la consapevolezza del peccato di cui ci
siamo caricati.
La saluto, con la viva speranza che il
Governo italiano ascolti la voce della coscienza.
Franco Giampiccoli
moderatore della Tavola valdese
Roma, 18 gennaio 1991.
non solo di questo conflitto ma
di tutti i conflitti territoriali che
per decenni hanno ripetutamente
provocato guerre e sofferenze all’intera regione mediorientale-».
Non solo in Usa le chiese si
mobilitano per la pace. In Italia
tutte le chiese evangeliche hanno
preso posizione per la pace e per
il cessate il fuoco.
Tra le prese di posizione segnaliamo, oltre a quelle pubblicate
in questa stessa pagina, la dichiarazione del presidente della
FCEI, pastore Giorgio Bouchard:
«In quest'ora grave non possiamo non ricordare il detto dell apostolo Paolo: "Non essere vinto dal male, ma vinci il male con
il bene”. La guerra può talvolta
essere tragicamente inevitabile:
ma la causa di questa sua inevitabilità sono i nostri errori e i
nostri peccati; perciò la guerra
non è mai una soluzione: la guerra non è una soluzione perché distrugge, scatena odio e dolore;
invece l’amore costruisce, e quando è un amore ispirato da Dio,
l amore crea.
Venga presto il giorno in cui
nel Medio Oriente e nel mondo
intero l’amore possa svolgere appieno il suo ruolo creativo di riconciliazione e di speranza ».
La Commissione delle chiese
battiste, metodiste e valdesi per
la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato « ritiene che
le chiese e i cristiani italiani, sin
qui straordinariamente uniti nel
dire "no", senza condizioni, allo
sterminio in Medio Oriente, debbano ora intensificare le loro preghiere e i loro sforzi per arrestarlo, reagendo alla tentazione della rassegnazione di fronte all’ingiustificabile intransigenza del
presidente Saddam Hussein, all’anticostituzionale ed inaccettabile entrata in guerra dell’Italia
e al fallimento della diplomazia
mondiale;
auspica che la cieca ed egoistica paura di ripercussioni della
guerra sul nostro paese ceda il
passo a un serio impegno per la
soluzione di tutti i conflitti del
Medio Oriente, a partire dal conflitto israeliano-palestinese;
si impegna e invita le chiese
a impegnarsi a mantenere aperti
i canali del dialogo e della reciproca comprensione fra cristiani,
musulmani ed ebrei, fra occidentali e arabi ». G G
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chiese e stato
25 gennaio 1991
NUOVA CIRCOLARE DEL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
COMMENTI ALLA SENTENZA
Si può uscire scio con il La posizione Cei
consenso dei genitori
La nuova possibilità, conseguente alla sentenza della Corte costituzionale, si aggiunge alle altre previste per i « non avvalentisi »
Per poter lasciare la scuola durante l’ora
di religione sarà necessaria una dichiarazione scritta dello studente. Gli alunni degli
istituti superiori minori di 18 anni e gli
studenti delle scuole materne, elementari e
medie dovranno però chiedere l’intervento
dei genitori o di chi esercita la potestà, che
dovranno firmare (o controfirmare nel primo caso) il documento e dare puntuali indicazioni per iscritto sulle modalità di uscita
dalla scuola.
A stabilire queste procedure è la circolare del ministero della Pubblica istruzione
del 18 gennaio 1991, n. 9, che fa seguito alla sentenza 13/1991 della Corte costituzionale, con la quale si è riconosciuta la facoltà, per chi non si avvale dell’insegnamento
della religione, di poter lasciare in quell'ora
la scuola.
Si allarga, dunque, il ventaglio delle scelte alternative all’ora di religione. La nuova
possibilità introdotta dalla decisione dei
giudici della Consulta va ad aggiungersi alle
altre tre già previste: le attività didattiche
e formative, quelle di studio e ricerca con
assistenza del personale docente e la « nessuna attività » (così la definisce la circolare), intesa come momento di studio e ricerca senza l’ausilio degli insegnanti.
La scelta, precisa il ministero, va operata una sola volta all'inizio di ciascun anno
scolastico e vale per tutta la sua durata:
ciò per evitare « scelte episodiche, discontinue e disordinate » che l’organizzazione della scuola non consente. Vengono però riaperti i termini per quanti hanno già scelto
ma vogliono rivedere la decisione alla luce
della nuova opportunità, anche se questo
non dovrà, necessariamente comportare,
spiega la circolare, alcun ritocco degli orari
delle lezioni già definiti.
Infatti, ricorda il ministero, resta confermata, anche dopo la recente sentenza della Corte costituzionale, la piena legittimità
della collocazione dell’insegnamento della religione nell’ordinario orario delle lezioni,
con la conseguenza che nella formazione del
quadro orario può essere collocato in « ore
intercalari », così come è per tutte le altre
discipline.
I giudici questa volta hanno solo precisato, dopo essersi già espressi sulla non obbligatorietà dell’ora di religione con la sentenza 203/1989, che per coloro che non si
avvalgono dell’insegnamento si determina
« uno stato di non obbligo » tale da consentire l’uscita da scuola.
L’OPINIONE DI UN COSTITUZIONALISTA
Il pasticcio è nel Concordato
Rovesciata l’ottica che vedeva nell'« ora in meno » una lusinga:
l’esercizio di una libertà di coscienza non è legata a questi motivi
La Corte costituzionale ha seguito una strada che si potrebbe
dire dell’ora di religione presa
sul serio. La pretesa violazione
della libertà di scelta come conseguenza della lusinga dell’ora in
meno è stata completamente rovesciata, collocando le opzioni di
coscienza nella loro giusta dimensione etica. Per la Corte, non
si può seriamente immaginare
che l’esercizio di una libertà come quella religiosa, coinvolgente
l’interiorità della persona, possa
essere condizionato da motivazioni esterne, come potrebbe essere il miraggio di un po' di tempo in meno a scuola. (...)
Questa storia infinita ha le sue
ragioni nello stesso sistema concordatario che ne costituisce la
base.
Non si riflette a sufficienza sul
fatto che ogni duplicità di disciplina per cattolici e non cattolici
comporta necessariamente il sacrificio di diritti degli uni ai diritti degli altri, a meno che non
si vogliano concepire le scuole come ghetti, in cui ci siano solo cattolici, solo protestanti, solo agnostici, solo atei ecc., ciò che sarebbe in radicale conflitto con lo
spirito della scuola pubblica. E’
sintomatico che il Concordato,
un atto bilaterale Stato-Chiesa
cattolica, sia inevitabilmente andato ’’fuoricampo”, fino a toccare le posizioni dei non cattolici.
Ed è certo che, oggi, dopo la
sentenza della Corte, saranno i
cattolici a dolersi del nuovo equilibrio. Il fatto è che un equilibrio
stabile e soddisfacente per tutti,
in ogni regime concordatario, è
introvabile.
I concordali creano una situazione simile a quella dell’Ancien
Régime, quando lo Stato si legava con contratti particolari alle
diverse componenti della società:
un’epoca in cui l’uguaglianza di
tutti di fronte alla legge era sconosciuta e dominavano i privilegi.
Per quanti sforzi si facciano, c’è
incompatibilità con l’uguaglianza,
che è l’essenza dello Stato moderno. Il contrasto sull’ora di re
ligione è un’indicazione a spostare l’attenzione dalle singole questioni alla difendibilità del Concordato come tale, nella prospettiva dell’uguale libertà religiosa
di tutti.
Gustavo Zagrebelsky
(da La Stampa)
SCUOLA E COSTITUZIONE
Tre richieste
Il Comitato Scuola e Costituzione in merito alla sentenza della Corte costituzionale ha diffuso
il seguente comunicato:
Lo ’’stato di non-obbligo” emerso nella sentenza n. 203 dell’aprile 1989 deve essere inteso come
possibilità di « allontanarsi q assentarsi dall’edifìcio scolastico ».
Lo ha stabilito, respingendo l’interpretazione del governo, l’odierna sentenza n. 13 della Corte costituzionale, chiamata a pronunciarsi ancora una volta dal pretore di Firenze.
La Corte ha inoltre inequivocabilmente dichiarato che non è
« da vedere nel minore impegno
o addirittura nel disimpegno scolastico una causa di disincentivo
per le future scelte degli studenti », poiché « dinanzi alla proposta dello Stato di far impartire
nelle proprie scuole VI re, l’alternativa è tra un si e un no ».
Per evitare ulteriori fraintendimenti che possono ridare fiato
ad un contenzioso che dura da oltre 5 anni il Comitato nazionale
Scuola e Costituzione chiede al
A seguito della sentenza n.
13/’9I della Corte costituzionale,
l’Ufficio stampa della Conferenza episcopale italiana ha diffuso
il seguente comunicato:
« Il Consiglio episcopale permanente ha preso in esame la
sentenza della Corte costituzionale emessa il 14 gennaio 1991,
riguardante la legittimità dell’art. 9 n. 2 deH’Accordo di revisione del Concordato e del relativo Protocollo addizionale,
punto 5, lettera b n. 2.
I vescovi, nell’esprimere doveroso rispetto verso l’Alta Corte,
rilevano che la sentenza, accanto ad elementi positivi, contiene
affermazioni sulle quali non si
possono non sollevare gravi e
motivate riserve.
Tra gli aspetti positivi, oltre
alla riconfermata costituzionalità dell’art. 9 n. 2 dell’Accordo
concordatario e del relativo Protocollo addizionale, emerge l’affermazione che l’insegnamento di
religione cattolica è compreso
tra gli altri insegnamenti del piano didattico, con pari dignità
culturale. Merita apprezzamento
anche il fatto che la legittimità
della presenza nella scuola pubblica deH’insegnamento della religione cattolica e il suo valore
culturale ed educativo, pienamente conforme alle ffnalità della scuola, vengono fondati non
solo sull’accordo pattizio, ma
sulla stessa natura dello Stato
democratico.
Non meno significativa è la
ribadita collocazione dell’insegnamento religioso ’’nell’ordinario orario delle lezioni”. Viene
così esclusa ogni sua precostituita collocazione marginale e si
conferma quanto stabilito nel
Protocollo addizionale e precisato chiaramente nell’Intesa del 14
dicembre 1985 (n. 2.2): ”La collocazione oraria delle lezioni è
effettuata... secondo il normale
criterio di equilibrata distribuzione delle diverse discipline nella giornata e nella settimana,
nell’ambito della scuola e per
ciascuna classe”.
La sentenza della Corte ammette però, ’’alla stregua dell’attuale organizzazione scolastica”,
tra le altre possibili, anche la
scelta di ’’allontanarsi o assentarsi daH’edificio della scuola”.
Confermando posizioni più volte espresse, i vescovi ritengono
tale decisione, oltre che contrastante con gli accordi e le intese sottoscritti, gravemente negativa sotto il profilo culturale
e formativo. Essa incoraggia di
fatto il disimpegno non solo dall’insegnamento della religione,
ma dalla scuola stessa, compromettendo la sua irrinunciabile
funzione educativa.
Stupisce e addolora che, mentre è viva nella coscienza della
nostra società la preoccupazione per una crisi di valori che
investe particolarmente il mondo giovanile, con esiti talvolta
drammatici, con questa decisione si indeboliscano ulteriormente le offerte di valori rivolte ai
ragazzi e ai giovani e si renda
più difficile l’opera educativa delle famiglie.
Per far fronte a tali preoccupanti conseguenze, diventa ancora più necessario l’impegno di
chi ha responsabilità in campo
educativo: genitori, docenti, autorità scolastiche e gli stessi giovani. Invitiamo pertanto i giovani e le famiglie, che si sono
avvalsi in così grande numero
deH’insegnamento della religione
cattolica — rivolto a tutti gli
alunni e non solo ai credenti —,
a perseverare nella scelta positiva, con la convinzione che questa disciplina possa, anche con
la loro diretta collaborazione, esprimere sempre meglio le sue
potenzialità, a sostegno della
crescita culturale e morale delle nuove generazioni.
Ci rivolgiamo inoltre con particolare apprezzamento e fiducia
ai docenti di religione, che portano il peso di un lavoro prezioso, spesso non riconosciuto sul
piano giuridico e istituzionale. Li
esortiamo a coinvolgere direttamente i giovani e le famiglie in
un proficuo dialogo sul significato positivo della scelta dell’insegnamento della religione e a
sollecitarne l’apporto per la ricerca di soluzioni che salvaguardino l’unità della vita scolastica e non siano discriminanti per
alcuno ».
Il comunicato è firmato da tutti i vescovi del Consiglio permanente della Cei.
Preoccupazione
ministro della Pubblica Istruzione:
1) di sostituire l’attuale modulo che prevede la scelta tra avvalersi e non avvalersi con un
nuovo modulo da compilarsi solo da coloro che desiderano fruire dell’insegnamento confessionale;
2) di emettere una circolare
per l’applicazione in tutti gli ordini di scuola dell’« orario non discriminante ». con modalità compatibili con le altre discipline
sancito dalle quattro Intese tra
Stato e minoranze religiose. Questo « orario non discriminante »
non può essere inteso che come
« prima o ultima ora », come già
avviene nella scuola elementare
in base alle stesse circolari ministeriali;
3) ripristinare le 21 ore di insegnamento curriculare nella
scuola elementare, attualmente
decurtato delle 2 ore di Ire in
quanto questo insegnamento pienamente facoltativo, non può per
nessuna ragione ridurre gli insegnamenti curriculari a cui gli studenti italiani hanno diritto per
legge.
I giuristi cattolici definiscono
la sentenza — redatta dal prof.
Francesco Paolo Casavola, ex presidente nazionale del Movimento
ecclesiale di impegno culturale
(Meic = ex laureati di Azione
cattolica) — « in contrasto con
le vigenti norme pattizie che disciplinano l’intera materia ». Per
l’Unione degli insegnanti medi,
Uciim, l’interpretazione della Consulta « appare in netto contrasto
con l’art. 9 degli Accordi di revisione del Concordato che, quando
riconosce che l’Irc rientra nelle
finalità della scuola, ne esclude
ogni esplicita finalità di adesione
alla fede e, quindi, attribuisce a
questo insegnamento un prevalente profilo culturale ed educativo ».
Dello stesso avviso è Alberto
Campoleoni che in un fondo dell’Awenire rileva inoltre che « ciò
che sta accadendo è il lento scivolare dei principi. Le polemiche
di questi anni, che hanno trovato
un buon picco nelle ambiguità
del testo concordatario — dove,
insieme ad uno spirito decisamente nuovo, sono rimasti strascichi della mentalità catechistica dei Patti lateranensi — aggravate dalla renitenza del legislatore hanno contribuito a resuscitare la concezione delle catechesi
scolastiche, che non fa parte pienamente della scuola e da posizionare ai margini anche in rapporto all’orario (prima e ultima
ora, pomeriggio). E’ questo il
putito critico cui si è giunti e che,
ben oltre le conseguenze pratiche
che ne deriveranno, stravolge effettivamente gli accordi presi ».
Per Roberto Lombardi, presidente nazionale dell’Agesc, « le indicazioni della Corte concludono per una scelta che giustifica le
insofferenze anticlericali di ristrette minoranze e favorisce a
lungo termine il diffondersi di un
ateismo strisciante: essa peraltro
schiude le porte ad una nuova e
surreale forma di obiezione di coscienza ».
Particolarmente inquietanti sono poi le dichiarazioni del prof.
Callotta, segretario dello Snals,
che — in un’intervista all’Awenire — afferma: « Ci sono delle
forze che in Italia giocano a distruggere il sistema scolastico per
darlo in pasto ad agenzie esterne
quali la Confindustria, la Coldiretti, la Confagricoltura e via di
questo passo. C’è insomma la tendenza a rendere fissa l’equazione
pubblico, cioè statale, uguale cultura. Privato uguale formazione,
occupazione, nuove professioni.
...Non c’è certo una simile intenzione da parte della Corte costituzionale. Ma le conseguenze indirette saranno quelle, purtroppo... Dietro questa battaglia laicista, al primo posto c’è sicuramente la Cgil. Stanno lavorando da
più di un anno per creare e rinsaldare collegamenti col mondo
islamico, pur di andare contro i
cattolici ».
pagina a cura di
Giorgio Gardiol
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25 gennaio 1991
commenti e dibattiti
CAMPAGNA NORD-SUD
Contro la guerra
cambia la vita!
Qualche gesto contro la guerra - Occorre discernere fra le informazioni
Moltissimi hanno manifestato, pregato, firmato
per fermare la nuova guerra nel Golfo. La logica dell’intransigenza dell’Iraq e
degli USA (con l’appoggio
dei governi europei) è stata più forte, e la guerra
— « avventura senza ritprno » — è stata aperta.
La « Campagna NordSud », che è stata tra i
copromotori della manifestazione nazionale contro
la guerra, invita tutti i cittadini — donne, uomini,
giovani, anziani... — a non
rassegnarsi ora a « lasciar
parlare le armi », ma a
compiere e promuovere
gesti ed iniziative concrete contro la guerra e per
costruire un terreno solido per la pace.
Iniziative
concrete
Tra le cose che tutti possono fare, segnaliamo in
particolare:
— sottrarsi personalmente alla guerra, negarle
il proprio sostegno, manifestare la propria opposizione (obiezione di coscienza, rifiuto di pagare
con le tasse le spese militari, scrivere ai giornali,
telefonare alle radio, telefonare o scrivere il proprio punto di vista ai rappresentanti politici, portare e diffondere adesivi e
manifesti contro la guerra, ecc.);
— non farsi accecare
dalla propaganda della TV,
della stampa, dei discorsi
ufficiali, e mantenere la
propria diffidenza critica
verso chi esalta (implicitamente o esplicitamente) la
potenza di questa guerra
tecnologica apparentemente senza vittime umane,
tace o deforma la realtà
delle donne e degli uomini coinvolti, propina stereotipi sulla vita, sui costumi, sulla fede dei popoli toccati da essa, e contribuire così a spezzare
l’appiattimento amici/nemici; protestare contro le
molte volgari manifesta
zioni di « tifo » e di disinformazione dei media; evitare l’inquinamento mentale da televisione;
— approfondire, anche
nella vita quotidiana, la
nostra conoscenza sui problemi dell’area coinvolta e
delle persone legate ad essa (cultura islamica, conflitto israelo-palestinese,
mondo arabo, problema
curdo, questione ebraica,
ecc.) ed intensificare i rapporti e l’amicizia con chi
da noi li vive direttamente (immigrati, studenti,
ecc.);
— ridurre e modificare
i nostri consumi e comportamenti quotidiani che
ci rendono complici diretti di un sistema che esige la guerra per continuare a rifornirci — a spese
della natura e di altri popoli — di energia, materie prime, alimenti (e quindi contenere i nostri consumi di benzina, trasporti,
riscaldamento, sprechi di
ogni genere ed adottare
comportamenti più compatibili con i limiti naturali e la giustizia tra i popoli);
— diminuire la nostra
dipendenza (materiale e
culturale) da tecnologie
che ci fanno diventare appendici sempre meno autonome di grandi meccanismi predeterminati dall’industria, dalla finanza,
dagli stati;
— rifiutare di considerare la democrazia (bene
importantissimo!) automaticamente identica al modello di rappresentanza e
di organizzazione politica
attualmente vigente nei
nostri paesi;
— sviluppare o intensificare la comunicazione, le
manifestazioni di solidarietà, di compartecipazione, di cura reciproca, di
attivazione di risorse umane, di memoria popolare
che in « tempi di guerra »
possono far recuperare
qualcosa che è andato distrutto nelTanoqimato e
nel produttivismo della vita quotidiana attuale.
Abbonamenti 1991
ITALIA
Ordinario annuale L. 46.000
Semestrale L. 25.000
Costo reale L. 70.000
Sostenitore annuale L. 85.000
ESTERO
Ordinario annuale L. 80.000
Ordinario (via aerea) L. 140.000
Sostenitore L. 150.000
Semestrale L. 45.000
Da versare sul c.c.p. n. 20936100 intestato a A.I.P. - via Pio
V, 15 - 10125 Torino.
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655278 0 inviando un fax al n. 011/657542.
GOLFO
MARTIN LUTHER KING DAY
Ho sognato
Il terzo lunedì del mese di gennaio, a partire
dal 21 gennaio di quest’anno, negli Stati Uniti
d’America è festa nazionale. Gli americani ricordano la nascita di Martin Luther King, il pastore battista, pacifista e nonviolento morto assassinato dalla violenza razziale.
Vogliamo ricordarlo anche noi sottoponendo
all’attenzione dei lettori il « sogno » di Martin
Luther King. In un momento in cui noi tutti
ci interroghiamo sulla pace e sulla giustizia le
parole di King allontanano il sentimento di angoscia e impotenza che ci porta la guerra.
Ho sognato che gli uomini, un giorno, si alzeranno
e capiranno, finalmente,
che sono fatti per vivere insieme, come fratelli.
Ho sognato ancora, stamattina, che un giorno ogni
[nero
di questo paese, ogni uomo di colore nel mondo intero
saranno giudicati per il loro personale valore,
piuttosto che per il colore della loro pelle,
e che tutti gli uomini rispetteranno la dignità
della persona umana.
Ho ancora sognato che un giorno la fraternità
sarà qualcosa di più che alcune parole alla fine
di una preghiera; che sarà, al contrario,
il primo argomento da trattare
in ogni ordine del giorno legislativo.
Ho sognato ancora, oggi, che in tutte le alte sfere
dello Stato ed in tutti i consigli comunali entreranno
a far parte cittadini eletti, che renderanno giustizia,
ameranno la pietà e cammineranno umilmente
nelle vie del loro Dio.
Ho sognato ancora che un giorno la guerra finirà,
che gli uomini trasformeranno le loro spade in vomeri
d’aratro e le loro lance in roncole,
che le nazioni non si alzeranno più le une contro le
[altre
e che non impareranno più la guerra.
Ho sognato ancora, oggi, che ogni valle sarà colmata,
che ogni monte ed ogni colle saranno abbassati,
che le vie tortuose saranno raddrizzate
e le vie accidentate saranno appianate,
che la gloria di Dio sarà rivelata,
e che ogni persona, finalmente riunita, la vedrà.
Ho sognato ancora che, grazie a questa fede,
noi saremo resi capaci di respingere lontano le
I tentazioni
della disperazione, e di gettare una nuova luce
sulle tenebre del pessimismo.
Sì, grazie a questa fede, saremo resi capaci
di accelerare il giorno in cui la pace regnerà sulla terra
e la buona volontà sugli uomini.
Sarà un giorno meraviglioso,
le stelle del mattino canteranno insieme
ed i figli di Dio lanceranno grida di gioia.
Martin Luther King
La non violenza in
piazza Montecitorio
Angoscia e speranza nell’attesa fra
i dimostranti più accesi e la polizia
Giovedì 17 gennaio arrivo in piazza Montecitorio
vestita di nero, più o meno, perché spero di poter
avere qualche influenza su
qualche deputato in modo
che voti contro la partecipazione deiritalia alla
guerra che è scoppiata stanotte. La piazza è già piena di gente, quasi tutti giovani pieni di voglia di pace e di angoscia per la
guerra.
Siamo una ventina di
donne vestite di nero, abbiamo il permesso di assistere alla votazione. Vogliamo esprimere in modo
forte il nostro dolore per
la guerra dalla tribuna del
pubblico. All’ingresso veniamo controllate, una per
una, purtroppo* alcune vengono respinte, anch’io, perché non abbiamo le carte
in regola...
Mi rassegno e tomo in
piazza dove la folla è ancora aumentata. Vicino all’obelisco un folto gruppo
di giovani sta seduto per
terra, cantando e scandendo slogan: obiezione, resistenza, nonviolenza... Vicino a loro, dietro gli sbarramenti, centinaia di altri
giovani gridano invettive
contro il governo o contro singoli governanti; alcuni aizzano proprio alla
violenza, mi sembrano provocatori. Cerco di calmarli ma è proprio difficile,
mi gridano in faccia che
vogliono il mitra...
Ma in mezzo a loro c’è
uno stendardo, su un lungo bastone. Porta tm quadro della trinità. Lo tiene
un signore di una cinquantina di anni.
Man mano la situazione
si fa sempre più tesa, vedo arrivare sempre più poliziotti col casco e con il
manganello, anche una ragazza. « Come mai non siete in divisa? », chiedo. « E'
una protezione per noi e
per voi ». I ragazzi eccitati gettano delle monete
verso i poliziotti, questi avanzano. Uno dei manifestanti, dal lato più « tranquillo », mi chiama: « Non
sei l’evangelica che ha fatto un messaggio durante
la preghiera per la pace a
San Saba? ». « Sì », rispondo e dentro di me sento:
debbo vivere questa fede,
debbo impedire lo scoppio
della violenza qui.
Mi getto in ginocchio per
terra pregando, nello spazio ormai piccolo tra i poliziotti e la massa eccitata dietro le transenne.
Qualcuno mi segue, è una
giovane, mi abbraccia; poi
faccio vedere a tutti il medaglione che fissa la mia
sciarpa nera: un bambino,
piccolo, che tiene una colomba per la pace. Eugenio Melandri prega vicino
a me; parlamentare euro
peo, è venuto a Roma per
fare qualcosa qui. Per noi
« semplici mortali » è una
protezione qui in piazza.
11 manifestante con lo
stendardo della trinità si
è avvicinato a me, è riuscito a oltrepassare le
transenne. Da vicino vedo
che non è la trinità di Rublov, come credevo, ma
un'altra a me sconosciuta.
Con le lacrime agli occhi
Puomo mi dice che nella
notte, mentre pregava, il
Signore gli ha detto di venire qui con questo stendardo che era di suo nonno. Fa parte di un gruppo di neocatecumenali. Distribuisco un po’ di agendine della nonviolenza
invitando tutti a lavorare
per la pace; alami manifestanti non li accettano
dicendo che ci vuole la violenza contro i guerrafondai, i poliziotti dicono di
non aver il permesso di accettarle, le accettano i superiori...
La tensione sale di nuovo. Questa volta la polizia
sembra proprio decisa a
caricare. Vedo il pericolo
di una carica: la possibilità che la gente venga calpestata a morte da quelli
che fuggono, come è successo negli stadi. Cerco di
sbarrare la strada mettendomi davanti alla fila della polizia, con le braccia
spalancate gridando: « No,
non caricateli, non colpiteli, sono i nostri figli, sono
le nostre figlie, no... ».
Anche questa volta la situazione si calma. Ma bisogna rimanere vigili. Ecco che arriva Nada, una
giovane del MIR che vive
a Toffia, in Sabina. Dice
che il resto della sua famiglia è al lato opposto
della piazza, li hanno mandati lì, visto che hanno
due bimbi di 3 e 5 anni.
Nada e suo marito fanno
il digiuno per la pace (e
a casa digiunano anche le
mucche, visto che non hanno fatto in tempo a nutrirle per via deH’orario della
corriera per Roma). Chiedo se Lucia, la bimba, può
venire con me a « fare la
pace », a salutare manifestanti e poliziotti. I genitori sono d’accordo, fiduciose ci avviamo. Alla vista di Lucia la tensione si
trasforma in interesse e
simpatia. Tutta contenta
di essere qui, Lucia racconta che va all’asilo in
bicicletta e che ha 5 anni:
racconta del nonno e si
vergogna un poco quando
non sa dire quanti anni
abbia. Dà la mano a tutti,
anche al capo della polizia al quale io spiego che
i suoi genitori fanno l’agricoltura biologica per salvare la nostra natura e
tutti noi...
Redi Vaccaro
Il Cenacolo
MEDITAZIONI PER OGNI GIORNO
L’abbonamento :
L. 10.000 per l’Italia e L. 12.000 per l’estero
sul ccp n. 26128009 intestato a :
« IL CENACOLO » - via Firenze, 38 - 00184 ROMA
Chi lo desidera può ottenerne una copia in saggio.
4
4 vita delle chiese
25 gennaio 1991
GUERRA DEL GOLFO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Le chiese per la pace culto sulla missione
Si moltiplicano le prese di posizione: nessuna guerra è giustificabile di fronte a Gesù Cristo - Sia ritirato il contingente italiano
Il nostro fax si è "ingolfato”.
Ci giungono infatti continuamente prese di posizione delle chiese
e di altri organismi sulla pace e
la guerra del Golfo. Vorremmo
dare conto di tutte e cercheremo
di farlo nel prossimo numero. Per
ora pubblichiamo qui di seguito
tre prese di posizione diverse.
La FGEI
Il Consiglio della Federazione
giovanile evangelica italiana,
fortemente preoccupato e rattristato per la guerra in atto nel
Golfo,
deplora l’abbandono dei tentativi di soluzione pacifica della
situazione venutasi a creare con
l’invasione irachena del Kuwait
in favore di una soluzione militare la quale, oltre a provocare la morte di decine di migliaia di persone, allontana anziché avvicinare la soluzione dei
complessi problemi del Medio
Oriente;
esprime la propria solidarietà
al popolo del Kuwait, ingiustamente privato della propria
indipendenza,
al popolo israeliano, fatto oggetto di azioni belliche unilaterali da parte dell’Iraq.
al popolo palestinese, che a
causa di questa guerra rischia
di veder sfumare definitivamente le speranze di una soluzione
ai proprio problèma nazionale,
e al popolo iracheno, che sta
pagando in queste ore il prezzo più alto in termini di sofferenze e di vite umane per una
guerra in cui è stato trascinato dai propri governanti;
chiede a tutte le nazioni coinvolte nel conflitto l’immediata
cessazione delle azioni belliche;
in particolare, chiede al governo e al parlamento italiano
di ritirare il contingente militare italiano, la cui partecipazione alla guerra in atto costituisce un’aperta violazione dell’art.
11 della Costituzione del nostro
paese;
invita i giovani attualmente
sotto le armi o eventualmente
richiamati, nel caso in cui venisse loro ordinato di partire
per l’area del conflitto, a disobbedire all’ordine, rifiutandosi di
abbandonare il territorio italiano, alla cui sola difesa sono preposte le nostre Forze armate;
auspica che venga al più presto convocata una conferenza in
Appuntamenti
ROMA — Il « Comitato per la Bibbia nella scuola » organizza per domenica 3 febbraio, presso il Teatro
nazionale (via del Viminale, 51) una
tavola rotonda sulla presenza di un
insegnamento aconfessionale della Bibbia nella scuola italiana.
Al dibattito intervengono: Bice Ghiaromonte (Centro iniziative democratiche insegnanti); Rosanna Ciappa (Società di studi evangelici dell’Italia meridionale); Anna Civran (Movimento ecclesiale di impegno culturale): Gina
Lagorio (scrittrice); Giacoma Limentani (scrittrice del mondo ebraico); Graziella Morselli (Federazione nazionale
insegnanti) e Maria Vingiani (presidente del SAE). Moderatrice dell'incontro
Maria Teresa Spagnoletti, magistrato.
La Corale valdese di Luserna S. Giovanni organizza il
V CONCERTO
prò organo
sabato 26 gennaio
alle ore 20.45
nel tempio di S. Giovanni
CORALE «A. GABRIELI»
diret. m.o Marco Chiapperò
organo Walter Gatti
ternazionale nella quale vengano affrontati i gravi problemi
dell’area mediorientale, con particolare attenzione verso la situazione di quei popoli cui attualmente sono negati diritti
fondamentali (kuwaitiani, palestinesi, curdi, libanesi e altri).
22 gennaio 1991
La Chiesa valdese
di Riesi
L’Assemblea della Chiesa valdese riunita a Riesi il 20 gennaio 1991, angosciata per i tragici avvenimenti bellici del Golfo Persico, ricordando l’impegno
per la pace assunto più volte
dal Sinodo valdese come compito fondamentale del cristiano,
sia come obiezione di coscienza
al servizio militare e alla fabbricazione delle armi, sia come
scelta della politica del disarmo unilaterale, pur nella coscienza dell’estrema difficoltà di
quest’ultima scelta che potremmo definire la « via della croce »,
chiede al governo italiano l’immediato ritiro del nostro contingente dall’area interessata dagli avvenimenti bellici, auspica
la cessazione del conflitto con
testualmente alla convocazione
di una conferenza internazionale
sul Medio Oriente per trovare,
attraverso accordi politici, soluzioni durevoli agli instabili equilibri di quell’area.
L’assemblea della Chiesa valdese di Riesi ricorda ai credenti
che nessuna guerra è giustificabile di fronte a Gesù Cristo, che ha
vissuto senz’armi ed è diventato
vittima della violenza della nostra società, riafferma il valore
dell’obiezione di coscienza al
servizio militare e sottolinea con
forza la scelta politica espressa dalla Costituzione italiana là
dove si afferma che « l’Italia ripudia la guerra come soluzione
delle controversie internazionali ».
li Consiglio di chiesa
di Venezia
Il Consiglio della Chiesa valdese di Venezia esprime la propria solidarietà alla Comunità
ebraica di Venezia ed alla Comunità ebraica mondiale, per la
situazione di sofferenza nella
quale si trova. Auspica una completa affermazione, per tutti, dello shalom di Dio.
INIZIATIVA DEGLI STUDENTI IN TEOLOGIA
Nessuna guerra può
costruire la pace
« Beati i costruttori di pace »
(Matteo 5: 9). nessuna guerra può
costruire la pace.
Queste le parole che si leggono
nello striscione fissato alla facciata del tempio di piazza Cavour
venerdì 18 gennaio dagli studenti
della Facoltà valdese di teologia
per protestare contro la guerra
nel Golfo.
Questi giorni hanno visto un
notevole fermento all’interno della piccola comunità di studenti
italiani e stranieri. Tutto è cominciato in maniera spontanea.
« Ho scelto di trascorrere la
notte di fronte al Parlamento
perché ritengo che- le risoluzioni
da esso adottate, ancora una volta, non esprimano la reale volontà della maggioranza degli italiani, ci ha detto Caterina Dupré,
studentessa al primo anno di teologia, la mattina di mercoledì.
Alle cinque e trenta dell’alba
dello stesso giorno, mezz’ora prima che scadesse l’ultimatum imposto all’Iraq, i residenti del convitto di via P. Cossa si erano ritrovati insieme nella preghiera e
nel silenzio.
Una lezione del professor Rostagno sulla posizione storica delle chiese di fronte alla guerra ha
aperto un proficuo dibattito tra
gli studenti, stimolando una preziosa e incoraggiante riflessione
che ha contribuito al superamento del sentimento di crescente
impotenza di fronte agli avvenimenti.
Forse anche da questo si è sviluppata l’esigenza di reagire agli
eventi con delle iniziative proprie; tra queste, la stesura di un
volantino distribuito ampiamen-,
te nella piazza antistante il tempio, tenuto aperto dagli studenti
per diversi giorni.
Nella giornata di sabato l’assemblea ha approvato un documento di solidarietà con i fratelli
ebrei che, coinvolti loro malgrado nel conflitto in atto e minacciati dalla follia terroristica, si
erano riuniti in preghiera nelle
sinagoghe del paese.
L’iniziativa si è conclusa domenica 20 con una giornata di digiuno e preghiera indetta dagli
studenti e proposta alle comunità
evangeliche romane.
Bruno Gabrielli, in rappresentanza della FCEI, e Eric Noffke,
quale rappresentante degli studenti, sono stati ricevuti dall’ambasciatore israeliano al quale
hanno consegnato la lettera.
Una valutazione di questi giorni
ci induce a credere che, malgrado l’interruzione delle lezioni, la
nostra azione sia stata un ' confronto pratico con problemi non
certo estranei alla teologia.
Sergio Manna
Italo Pons
Al presidente delTUnione delle
comunità israelitiche in Italia.
Al Rabbino capo della Comunità
israelitica di Roma.
Preoccupati dall’evolversi della situazione mediorientale e dalle provocazioni rivolte allo statò di Israele ed
al mondo ebraico, vogliamo esprimere la nostra solidarietà con le Comunità ebraiche, tanto in Italia quanto nel mondo, minacciate loro malgrado dalla follia omicida del terrorismo.
Esprimiamo altresì il nostro apprezzamento per la saggia ed equilibrata
posizione finora tenuta dal governo di
Gerusalemme nel corso di questa crisi.
Auspichiamo un impegno che coinvolga maggiormente le Comunità ebraiche e cristiane per la ricerca di una
soluzione pacifica del conflitto, nella
profonda convinzione di non poter accettare la guerra quale strumento risolutore delle controversie internazionali.
Ci impegniamo a pregare e a lavorare — pur con le nostre limitate possibilità per un giusto equilibrio nel
vicino Oriente.
Senza mettere in discussione il diritto all'esistenza dello stato di Israele, riteniamo che ogni sforzo vada compiuto al fine di risolvere la questione
palestinese, in osservanza di tutte le
risoluzioni ONU in merito.
Con espressioni di stima
Gli studenti della
Facoltà valdese di teologia
ANGROGNA — Il culto di domenica 13 gennaio nella scuola
grande del capoluogo è stato diverso dal solito e particolarmente ricco di motivi di riflessione.
Esso è vissuto infatti in tre
momenti: era la domenica della
CEVAA e la liturgia è stata caratterizzata da preghiere provenienti un po’ da tutti i paesi
e i continenti del mondo; c’è
stato l’insediamento in concistoro di Adriano Chauvie, eletto
anziano della nostra comunità
dall’ultima assemblea di chiesa;
al sermone, incentrato sull’evangeUzzazione, ha fatto seguito una breve discussione aperta a
tutti i presenti su questo tema.
La missione, un momento significativo della vita interna della chiesa, il servizio e l’annunzio dell’Evangelo: tre tematiche
diverse tra loro, eppure tutte
ben collegate. E la loro presenza contemporanea nel culto ha
permesso ai presenti di riflettere su come l’Evangelo di Gesù sia davvero da un lato il
cuore e la sorgente della vita
di una comunità cristiana, dall’altro la forza che fa sì che la
vita della comunità stessa non
si ripieghi mai su se stessa, ma
si apra all’esterno nella missione a testimoniare Cristo.
In particolare poi la discussione suH’evangèlizzazione ha trovato tutti i presenti concordi nel
sostenere che si tratta innanzitutto, per quel nucleo di credenti che oggi costituisce di fatto
la nostra chiesa, di evitare di
chiudersi al suo interno pensando di essere tutta la chiesa di
Angrogna e di conservare sempre, invece, un atteggiamento di
apertura e di interesse verso coloro che, per vari motivi o anche senza un motivo preciso, sono nella nostra valle di fatto
estranei alla vita della comunità cristiana.
Metodi pratici di evangelizzazione per costoro non ne abbiamo trovati e pensiamo non sia
facile trovarli, ma già il richiamo e l’attenzione all’apertura ci
sembra siano un buon frutto di
questo culto.
• Sabato 12 gennaio abbiamo
avuto il primo nato di quest’anno nella nostra chiesa. E’ nata
infatti Simona Monnet, figlia di
Mil vano e di Manuela Chauvie.
Ai genitori, ai nonni e alla sorellina Isabel esprimiamo tutta
la nostra simpatia ed il nostro
affetto.
® La neve caduta in questi
giorni ha impedito di tenere le
riunioni quartierali previste nella settimana dal 14 al 20 gennaio. Contiamo di recuperarne
almeno qualcuna nell’ultima settimana di gennaio. Più precisamente, la riunione del capoluogo si terrà lunedì 28 e quella
del Martel martedì 29 gennaio,
ambedue alle ore 20.
Domenica CEVAA
VILLASECCA — Domenica 13
gennaio, giornata della CEVAA,
hanno partecipato al culto tre
residenti del centro di Agape; insieme al past. Schneider ha presieduto il culto Albert Brandstatter. Dopo la lettura, drammatizzata dai bambini della scuola domenicale, del passo « Davide e
tutta la casa d’Israele danzavano davanti all’Eterno », Albert
ha raccontato in modo coinvolgente delle esperienze recentemente vissute in Nigeria, della
povertà e della disoccupazione,
ma anche della gioiosa spiritualità dei neri.
• Domenica 3 febbraio parteciperà al culto il missionario
Guy Subilia; saranno presenti
anche i bambini della scuola domenicale di Perrero.
Solidarietà
POMARETTO — Si sono svolti sabato 19 gennaio i funerali
-della sorella Lidia Tron ved.
Marchetti deceduta all’età di 92
anni presso l’Asilo dei vecchi di
San Germano dove era ricoverata da oltre un anno; ai familiari nel dolore esprimiamo
ancora la cristiana simpatia della comunità.
Assemblea di chiesa
FRALI — L’assemblea di chiesa sulle finanze è convocata per
domenica 27 gennaio alle 20.15,
mentre il culto sarà alle ore
10.30, come sempre: questo per
dare a tutti la possibilità di partecipare, anche alle persone impegnate nel lavoro legato al turismo invernale.
• La commissione stabili è
convocata per martedì 29 gennaio, alle ore 20.30, presso il
presbiterio. In quest’incontro discuteremo sul bilancio della
« Scuola vecchia » e su eventuali progetti futuri.
Cercasi bibliotecario
Per la Biblioteca della Facoltà valdese di teologia si
cerca impiegato/a per impiego a pieno tempo dal 1° ottobre
1991. Il/la candidato/a dev’essere in possesso dei seguenti
requisiti:
— età non superiore ai 40 anni;
— laurea o maturità;
— diploma di biblioteconomia. Qualora il/la candidato/a
non fosse in possesso di un diploma di biblioteconomia adeguato, gli verrà riconosciuto come orario lavorativo il tempo occorrente a frequentare il corso indicato dalla Direzione
della Biblioteca.
Il trattamento e l’inquadramento sono conformi al contratto dei dipendenti della Tavola valdese.
La domanda, con i dati anagrafici, il curriculum vitae et
studiorum, l’indicazione delle lingue conosciute e/o parlate,
dovrà essere presentata dattiloscritta alla Direzione della Biblioteca, via Pietro Cossa 42, 00193 Roma, entro il 30 apri
le 1991. Eventuali ulteriori informazioni vanno richieste unicamente per iscritto, indirizzando al Direttore della Biblioteca (ivi).
L’assunzione sarà fatta dal Consiglio di Facoltà, al quale
spetta la decisione sulle domande.
Roma, 17 gennaio 1991
Per il Consiglio di Facoltà:
Prof. Bruno Corsani, decano
5
25 gennaio 1991
fede e cultura 5
LA TAVOLA INFORMA
La “nuova
e il
piano
CIOV"
finanziario
Verso una consultazione con le opere e gli organismi coinvolti nel progetto - Una seduta comune con il Comitato permanente deH’OPCEMI
Sotto la cappa della crescen. te preoccupazione per la crisi
del Golfo, la Tavola si è riunita nei giorni 3-4 gennaio a Torre Pedice e, il giorno 5, a Torino. In apertura delle sedute,
la Tavola ha deciso di inviare
un telegramma di appoggio e
di appello per la pace al ministro degli esteri on. Gianni De
Michelis, che doveva incontrarsi
il giorno dopo a Bruxelles con
gli altri ministri delia CEE per
dar vita ad una delle varie iniziative di pace sorte e tramontate prima dello scadere dell’ultimatum. Lo ha fatto con la disperante sensazione di impotenza che ha pervaso in quei giorni la gente comune. Ma, insieme,
con la volontà della fede dei
credenti di non abbandonare la
speranza nella potenza della preghiera.
Diaconia
Prima nella discussione interna e poi nel confronto con la
CIOV, la Tavola ha affrontato
il tema della riorganizzazione
della diaconia, proseguendo nell’elaborazione del progetto, comunemente chiamato della «nuova CIOV », che il Sinodo ’90 ha
approvato nelle sue grandi linee.
Preparata dal lavoro di una
commissione che dall’anno scorso lavora a questo progetto (formata da quattro rappresentanti, della Tavola, della CIOV, della Commissione per il funzionamento degli esecutivi e della
Commissione finanziaria), la discussione si è svolta in modo
costruttivo e si è avviata più
decisamente verso il confronto
con le opere. L’atto sinodale che
approva in linea di massima il
progetto (34/SI/90) invita infatti Tavola e CIOV a « indire una
consultazione delle persone e organismi coinvolti e interessati».
Tavola e CIOV hanno quindi
elaborato, tra l’altro, il programma di un convegno che si terrà a Firenze nei giorni 2-3 mar
zo. Nella prima parte de! convegno si discuterà, con i rappresentanti di una ventina di
opere, sulla possibilità e sulle
modalità di un « travaso » di responsabilità tra la Tavola, che
attualmente segue più di 50 opere (in campo socio-assistenziale, pedagogico, culturale, ricettivo, ecc.), e la CIOV che è
responsabile di tre -sole opere,
pur di notevole rilevanza, in
campo sanitario e assistenziale.
Nella seconda parte del convegno la consultazione si allargherà ai responsabili di tutti gli
istituti operanti nell’ordinamento valdese (e ad altri ad esso
collegati o comunque interessati) per discutere dei servizi e
dell’organizzazione deH’UfHcio fiscale, che il Sinodo ha chiesto
alla Tavola di costituire per promuovere il coordinamento fiscale tra le opere e assicurare l’espletamento dei controlli di cui,
anche secondo la legge 449/84,
la Tavola è responsabile di fronte allo stato.
A questo proposito Tavola e
CIOV hanno raggiunto un accordo per rUflicio fiscale che
dal r gennaio è affidato ad Andrea Ribet. che svolgerà un’attività provvisoria e limitata.
Immobili e finanze
Tra le molte voci del capitolo
dell’ordine del giorno dedicato
all’amministrazione, la Tavola
ha discusso un piano finanziario
immobiiiare per il 1991 e 1992.
Si tratta di una previsione ancora incompleta, basata sulle urgenze che si sono già segnalate, che prevede interventi su
una serie di immobili bisognosi
di manutenzione straordinaria,
che vanno dall’intervento limitato su un alloggio pastorale da
riparare all’intervento su un intero immobile bisognoso di un
restauro esterno o di un consolidamento strutturale. Il piano prevede ipotesi di finanziamento provenienti essenzialmente da tre fonti: stabili da reddito della Tavola, alienazioni, doni esteri. Una forma particolare di finanziamento è costituita
naturalmente da mutui e prestiti, da ascrivere alla prima di
queste fonti di finanziamento:
al reddito di stabili che, rinnovati, dovranno dare un maggior
utile in grado, prima, di ripagare i prestiti e poi di sostenere ulteriormente il peso della manutenzione del patrimonio
immobiliare della Tavola.
Al di là di quanto previsto in
questo piano, elaborato in forma empirica e artigianale, per
i due prossimi anni, è intenzione della Tavola elaborare, a
mezzo deirufficio tecnico e della Commissione stabili, un piano più scientifico. Dando attuazione a 23/SI/90 — che chiede
alla Tavola di aggiornare un piano predisposto nel 1983 in modo da avere un quadro complessivo dei valori, degli interventi
necessari, dei costi e dei finanziamenti — la Tavola intende
elaborare un piano che copra
per lo meno un decennio, dando così solidità e ampiezza alla programmazione in questo
importante settore deH’amministrazione.
Non meno delicato e importante è il settore delle finanze.
Il conto economico del 1990 si
è chiuso secondo il calendario
con il 31 dicembre, ma la Ta
vola prevede — come ogni anno — di chiudere i conti solo
a metà febbraio, per dare tempo alle chiese di fare il massimo sforzo possibile per raggiungere la meta del pareggio. All’inizio di gennaio la situazione
era già migliorata rispetto al
mese precedente, ma molto resta da fare per’ non rischiare
temibili deficit. Il raggiungimento dei singoli obiettivi delle chiese non appare essere sufficiente
a questo scopo, sia per lo scarto tra richieste della Tavola e
impegni delle chiese, sia per il
calo dei doni dall’estero.
Sempre nel campo amministrativo, Tavola e OPCEMI hanno avuto una seduta comune e
hanno messo a punto un meccanismo di rimborsi mensili
(deirOPCEMI, a fronte delle spese che la Tavola sostiene per
le chiese metodiste), che dovrebbe assicurare ulteriore stabilità e continuità nei rapporti
tra le due amministrazioni.
PROTESTANTESIMO IN TV
Per la regia di Gianna Urizio e la conduzione del pastore Carrari abbiamo avuto nella trasmissione del 13 gennaio
una panoramica del lavoro
svolto in Italia dalle scuole domenicali, un'istituzione tipicamente protestante sorta in Inghilterra nel 1780 in ambito
anglicano. Interessante venire
a sapere che il fondatore era
stato mosso da una motivazione di natura sociale (la pe
questa attività della FCEI che,
anche attraverso la rivista "La
scuola domenicale, permette
di poter disporre, accanto al
testo biblico, di un materiale
attento sia ai metodi didattici
idonei per le varie fasce di età,
sia ad una seria e corretta presentazione dei contenuti.
Tornando alle testimonianze
raccolte nelle varie interviste,
rileviamo alcuni concetti che
ci sembrano significativi:
Scuola domenicale
Campo di lavoro
Anche in questa tornata di sedute, il considerevole tempo dedicato a questo argomento non
è sfociato in decisioni operative
che si prevedono invece per le
sedute di marzo. Una decisione
la Tavola è stata tuttavia lieta
di poter prendere: l’assunzione
in prova del candidato Giuseppe Ficara che ha consegnato a
fine anno la sua tesi in Facoltà e si è quindi reso disponibile a iniziare il suo periodo di
prova. La Tavola lo ha assegnato alle chiese di Riesi e Caltanissetta, quale coadiutore de]
pastore Platone, a partire da
gennaio.
na che suscitavano in lui le
condizioni di ignoranza e miseria in cui venivano a trovarsi i numerosi bambini vittime
della rivoluzione industriale).
Ebbe così vita il progetto di
insegnare a leggere a questi
bambini, approfittando dell’unico giorno di cui potevano
disporre perché non lavorativo. Come sede, alcune case private; come testo scolastico, la
Bibbia.
Fu straordinaria la rapidità
di espansione dell'iniziativa,
che in breve portò il numero
di questi scolari a ben 250.000.
Anche in Italia essa si diffuse
nel secolo scorso svolgendovi
un importante ruolo di alfabetizzazione e di educazione alla fede.
Questo secondo aspetto ne
fa ancor oggi uno strumento
prezioso nell’ambito delle nostre chiese. La trasmissione ce
ne ha dato un quadro assai
ampio spaziando dalle valli
valdesi alla Puglia, raccogliendo le testimonianze di monitrici, "alunni" e pastori.
Abbiamo pure ascoltato l’illustrazione del nuovo manuale per lo studio della Bibbia
dal titolo "La chiave di una
storia" a cura del post. Thomas Soggin e Maria Girardet,
realizzato dal Servizio istruzione ' educazione. E’ senza
dubbio importante l’azione di
— la scuola domenicale deve preparare allo studio della
Bibbia ma anche aiutare a far
prendere coscienza delle proprie radici e quindi della propria identità (di qui, a S. Germano Chisone, anche un corso
di storia valdese);
— la comunità non deve essere divisa in adulti e bambini ma è un tutto unico: è perciò utile (come avviene nella
chiesa metodista di Milano)
che ci siano momenti comuni
nel culto, anche se poi la scuola domenicale prosegue a parte;
— si impara a conoscere la
vita di Gesù per capire come
si deve vivere oggi (così ha
sintetizzato un ragazzo la funzione della scuola);
— una mamma, che era estranea all’ambiente, ha detto:
"Ho voluto sapere che cosa
imparavano i miei figli e così
sono cresciuta anch’io”.
Nella rubrica dedicata alle
lettere il past. Girardet ha
chiarito che non esiste una posizione ufficiale delle nostre
chiese in merito al problema
del cristiano di fronte al servizio militare e alla guerra, affrontando, nel minimo spazio
fl disposizione, gli aspetti storici e teologici di una questione di tragica attualità.
Mirella Argentieri Bein
CORRISPONDENZE
Ecclesiologie a confronto
VENEZIA — Con una conferenza del pastore Salvatore Ricciardi sulla situazione e le prospettive delle" chiese riformate e
con un’altra riflessione a due voci: don Romeo Cavedo e il past.
Alfredo Berlendis (lo scorso 10
gennaio), si è posta a confronto
l’ecclesiologia cattolica e la protestante. La comunità, ed il consueto pubblico che segue il nostro lavoro, ha potuto farsi una
idea dei compiti delle chiese riformate, anche a fronte dei grandi rivolgimenti politici avvenuti
nell’89 ed in corso. Don Romeo Cavedo, partendo dalla nozione conciliare della chiesa cattolica come « sacramento » e
« mistero », ha sostenuto l’inconciliabilità attuale dell’ecclesiologia romano-cattolica con quella
protestante del « solo Cristo »,
« sola Scrittura ». Un discorso
franco, esplicito, che nel polverone di vari « irenismi » non è
consueto udire. Siamo grati al
biblista Cavedo ed alla sua chiarezza.
Il pastore Berlendis ha presentato i dati del rapporto del
dialogo internazionale « riformato-romano cattolico », 1984-1990.
Un confronto ricco di piste per
un cammino ecumenico, un dialogo serrato che illumina la base
di fede comune e le differenze,
per le quali il rapporto dichiara
che « sarebbe irrealistico supporre che è giunto il tempo di dichiarare la piena comunione fra
le nostre chiese».
L’impegno del confronto ecu
menico si esprime ora nel porre
i problemi che ci hanno diviso
ed ancora ci dividono « in un più
ampio contesto di riconciliazione ».
Le nostre prime
attività
gioia la famiglia Pavone, trasferitasi da Pisa a Siena, la quale si è già inserita nelle varie
attività della nostra comunità.
Ci rallegriamo anche che la nostra monitrice Paola Reggiani
frequenti la scuola di formazione diaconale di Firenze e le auguriamo un periodo ricco di esperienza per il suo futuro servizio.
SIENA — La visita di Violetta e Alfredo Sonelli alla nostra
comunità, per il culto di domenica 30 dicembre, presieduto dal
pastore Sonelli, ha concluso con
uno scarnbio fraterno le nostre attività del primo periodo
dell anno ecclesiastico. Il 14 ottobre Fassemblea di chiesa ha
eletto 11 consiglio, che ha provveduto ad organizzare le attività di culto, studio biblico, catechismo e scuola domenicale.
Il pastore Giovanna Pons è
stata invitata al Seminario arcivescovile di Montearioso per
tenere due lezioni sull’orientamento teologico del movimento
valdese medioevale, tema che riprenderemo nel corso della settimana ecumenica, parallelamente alla storia del movimento
francescano.
pegno serale di preghiera, dalle
21 alle 24, da tenersi nelle comunità durante consuete riimioni di
preghiera/studio biblico o in riunioni appositamente convocate.
Chi non potrà partecipare si unirà in preghiera personale dovunque si trovi ».
L’apertura della settimana di
preghiera avverrà nel tempio di
corso Vittorio della Chiesa valdese domenica 3 febbraio, alle ore
16, con la partecipazione della
fanfara dell’Esercito della Salvezza.
Per informazioni: dr. Luigi C.
Sgrò, tei. 958.69.44; Elena Vigliano, presso Chiesa valdese, tei.
669.28.38.
Abbiamo avuto arrivi e partenze: la famiglia Mie, dopo circa otto anni di permanenza a
Castelnuovo Berardenga, ha fatt Germania. Una par
te della famiglia Mie è comunque rimasta in Toscana perché
.TP. novembre scorso si sono
uniti m matrimonio Mjriam Mie
e Ugo Biggeri. Un matrimonio
ecumenico, celebrato a Firenze
nella chiesa di Santa Maria a
Marignolle dal parroco della
chiesa e dal pastore Giovanna
Pons, che ha tenuto la predicazione in lingua tedesca. La festa si è conclusa a « Casa Cares » in un’atmosfera familiare
e fraterna. Abbiamo accolto con
Viviamo nella speranza che la
nostra casa comunitaria possa
essere presto ristrutturata a partire dal tetto, in gravi condizioni, grazie al dono della chiesa
evangelica di lingua italiana di
Zurigo (50.000 frs.) e alle promesse di enti italiani e stranieri.
Verso l’apertura
Condivisione
TORINO — « Le chiese evangeliche e i gruppi di Torino e prò-,
vincia invitano tutti i credenti a
condividere in preghiera e in
azioni le esperienze e le difficoltà degli extracomunitari presenti nelle città italiane.
A tale scopo si fissa la settimana dal 3 al 10 febbraio per un im
RIO MARINA — Attendiamo
con fiducia l’estate che dovrebbe
portare alla riapertura della Casa per ferie, dopo la sua ristrutturazione. L’estate sarà anche,
nuovamente, un momento di «espansione comunitaria » per la
presenza dei numerosi turisti, italiani e stranieri, che partecipano
ai nostri culti.
Il periodo estivo è stato nello
scorso anno anche occasione per
avere qui in permanenza il pastore, che ha potuto trascorrere più
tempo con noi; in questo modo
giovani e simpatizzanti hanno potuto trovare un primo contatto
con la nostra chiesa.
6
ecumenismo
25 gennaio 1991
PADOVA
Dove va il cristianesimo?
r
Echi dal mondo
cristiano
Un cattolicesimo postconciliare ancora diviso
dividuale e richiami a chi dissente - Siamo
Dove va il cristianesimo oggi?
Che cosa significa essere protestanti, cattolici o ecumenici in un
contesto pluralistico? Questi gli
interrogativi a cui il dibattito organizzato dairUPEL di Padova
(Università per l’età libera) ha
cercatò di dare risposta. Dopo
una serie dedicata al mondo e-,
braico e all’Islam, mercoledì 9
gennaio era di turno il cristianesimo protestante e cattolico:
mancavano ortodossi e anglicani.
Primo a parlare don Giovanni
Brusegan, responsabile della pastorale ecumenica per la diocesi
di Padova, che ha svolto con impegno il suo ruolo di prete cattolico aperto e disponibile.
Il cattolicesimo? Un cristianesimo più completo, ma sensibile
alla realtà ecumenica e quindi in
grado di distinguere fra verità di
diverso valore. Accanto all’essenziale, esistono altre verità, non indispensabili alla salvezza, ma
con valore di conforto per il credente cattolico. La completezza
del cattolicesimo non esclude i
valori delle altre religioni, a cui
la chiesa stessa ha sempre attinto. Quel che è sicuro è che il vecchio cattolicesimo preconciliare
non ha più senso. Il sacramentalismo di tipo magico — il ritualismo automatico — non rimane
ormai che nella cultura arretrata
di qualche anziano parroco. Che
cosa è infatti la confessione? Solo
conversione profonda e irreversibile. Certo, c’è ancora chi si attarda in ima casistica di vizi e
virtù e pensa al sacerdote in termini di mediazione nei confronti
di Dio; nulla di più errato, se è
vero che l’unica mediazione appartiene a Cristo.
La chiesa,
prodotto umano
E la chiesa — la grande Chiesa
universale un tempo presentata
come unico veicolo di salvezza —
non è altro che prodotto umano,
fragile come l’umanità intera, con
tutti i suoi difetti: unica salvezza, unica nostra speranza è Cristo risorto, il Cristo postpasquale. Il difetto principale del cattolico è una sorta di «schizofrenia»
che gli fa esigere dalla chiesa
quel che personalmente non è disposto a dare. Emancipazione della donna e sua eguaglianza con
l’uomo? Si cominci dalla vita familiare e sociale quotidiana e la
chiesa seguirà. L’eucarestia? Non
tanto — o soltanto — comodo rimedio miracoloso al peccato
quanto piuttosto rinnovamento
del credente, che deve farsi Cristo, cioè « amore », nel desiderio
di rendersi cibo per il prossimo,
sì da lasciarsi « mangiare » se necessario dall’altro, da chi ne abbia bisogno.
E su questo tono don Giovanni
Brusegan ha continuato, ora protestantizzando, ora liberaleggiando, sì che persino l’insegnamento
della religione cattolica a scuola,
nel suo eloquio, si è trasformato
da precisa scelta di potere in un
servizio, a cui la chiesa, suo malgrado, è stata costretta dalle
istanze più alte e avvertite della
cultura nazionale.
No, non ci siamo: il liberalismo
quasi protestante di don Brusegan non mi ha convinto. E’ inutile dipingere di rosa le pareti,
quando sotto rimangono i tarli e
le gromme. La « schizofrenia »
non è del credente cattolico: è
della chiesa, nella sua lacerazione
fra una struttura di potere indifferente alla coscienza e le istanze periferiche di chi — in buona
fede o con intenti strumentali —
si impegna a dimostrare che ogni
cosa è ormai riconducibile all'in
segna moderna della libertà per
tutti.
Come si fa a credere al richiamo integrale alla responsabilità
e alla coscienza individuale
quando i teologi cattolici vengono messi a tacere se dissentono
da Roma; quando la Chiesa cattolica fa scelte di potere, chiedendo finanziainenti con ingegnosi
machiavellismi; impone l’insegnamento del cattolicesimo nelle
scuole, chiedendo che si imprigionino nelle aule contro il volere
delle famiglie gli alunni non cattolici, nel timore di diserzioni da
parte dei suoi; quando vorrebbe
costringere tutti attraverso le
leggi dello stato alla sua etica
autoritaria antiabortista, antidivorzista e alle sue preoccupazioni anticoncezionali; quando confonde di proposito maggioranza
numerica con democrazia? Dove
è mai il cattolicesimo liberale, se
la chiesa è così poco convinta
della responsabilità e dell’autodeterminazione del credente da pretendere di entrare nella camera
da letto per controllare il comportamento dei legittimi consorti?
Libertà, coscienza,
responsabilità
Di libertà, coscienza, responsabilità e impegno nel sociale ha
parlato anche Maddalena Costabel, della Tavola valdese. « Valori
questi — ha detto — che non
possono andar disgiunti ed escludono ogni attesa o rinvio. Non si
può cercare di giustificare i ritardi, restituendo la palla ed accusando il popolo di Dio di non essere maturo. Come è stato detto
più d’una volta, libertà e responsabilità non si insegnano progressivamente: si vivono, consentendone a tutti la fruizione immediata ».
Per educare alla libertà non c’è
altro metodo che liberare, offrendo la totale libertà in Cristo e
non una libertà dimezzata e tutelata dalle gerarchie. Cristo si
testimonia e si attesta con la propria vita, non si impone con leggi dello stato e con indottrinamenti scolastici. Là dove la Riforma è giunta, per prima cosa ha
organizzato scuole: perché il primo dovere del credente è quello
di leggere la Bibbia, per rendersi
conto della verità nel contatto diretto con la Parola di Dio.
Possiamo essere
tutti teologi
Teologi siamo tutti in qutuito figli di Dio abilitati da Cristo a
chiedere l’assistenza onnipotente
dello Spirito Santo per investigare le Scritture: e non c’è nessuno che abbia il diritto di mettere a tacere questa o quella teologia, questo o quel teologo in
nome di Dio o di presunte autorità umane o divine. Perché la bestemmia contro lo Spirito —
quella destinata a rimanere senza
perdono — è proprio il volersi sostituire a Dio, il prenderne il posto, condannando e stabilendo chi
debba essere il primo nel regno
dei cieli, chi abbia ragione o torto e che cosa sia verità su questa
terra. Fede — quella riformata —
aperta a qualsiasi critica, in base
all’antico intramontabile principio « ecclesia reformata semper
reformanda »; chiesa in cui non
esistono preti né sacerdoti, ma un
unico popolo di pastori e credenti, tutti senza altra autorità
che quella della rappresentanza
prò tempore, senza alcun potere
se non quello concesso dalle as■semblee e sinodi. Chiesa libera
dunque, vero modo alternativo di
essere credenti e di restare pro
fra responsabilità inliberi solo in Cristo
fondamente e radicatamente laici, capaci cioè di avvertire le
istanze di libertà degli altri e di
farsene difensori.
Un buon
dialogo
Queste in sostanza le posizioni
— oggi — di cattolici e protestanti, così come sono apparse dalle
due presentazioni e dal successivo dialogo con il pubblico. Molte
e stimolanti le richieste di chiarimenti. Illuminante — e forse
per qualcuno sconvolgente — la
risposta di Maddalena Costabel a
chi chiedeva un parere sulla sorte delle anime dopo la morte:
« In verità, lìa detto, la domanda
non mi interessa. Non è compito
mio decidere in merito: è Dio
che stabilirà ciò che vorrà fare
e non intendo sostituirmi a lui.
Penso che nel mondo ci sia ben
altro da fare che occuparsi di
problemi del genere. Io so che
Dio ci salverà, ma a me interessa
il qui e ora e non il dopo. Dio mi
chiede di occuparmi degli affamati, degli assetati, dei bisognosi,
degli ammalati di questo mondo
e non della loro — o mia — sorte oltremondana. Liberi gli altri
di pensarla come meglio credono,
ma so che molti credenti evangelici sono d’accordo con me ». Su
questa battuta si è concluso il
dibattito — non per mancanza di
domande, ma di tempo — con la
promessa di un prossimo incontro anche con anglicani e ortodossi, dato il generale interesse
per Targomento.
Paolo T. Angeleri
Premio metodista
Il presidente dell’URSS, Michail Gorbaciov, ha accettato di
ricevere il Premio per la pace
del Consiglio mondiale metodista, deciso dai responsabili del
Consiglio. Secondo il Consiglio,
che rappresenta 54 milioni di
metodisti nel mondo, il presidente Gorbaciov ha dimostrato
spirito di creatività, coraggio e
un atteggiamento coerente che
ha aperto alla promozione della pace. Il presidente del Consiglio metodista ha affermato
che « per 40 anni il mondo è
stato oscurato da una nube di
paura. Numerose persone hanno
sofferto in prigione, alcune sono morte. Il presidente Gorbaciov, e altri insieme a lui, sono
stati gli strumenti di Dio che
hanno permesso di allontanare
questa nube ».
Il primo Premio per la pace
è stato attribuito nel 1977; i
primi premiati erano tutti metodisti, a eccezione del presidente egiziano Sadat e dell’ex
presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter.
Verso l’Assemblea
di Canberra
GINEVRA — La settima Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese, che si terrà a
Canberra (Australia) dal 7 al
20 febbraio prossimo, sarà la
più grande di quelle sin qui tenute. Saranno 4.000 le persone
che a vario titolo vi parteciperanno in rappresentanza di 311
chiese membro del CEC e di
un centinaio di altre organizzazioni religiose invitate. Per la
prima volta tutte le grandi religioni saranno presenti con pro
CATANZARO
Un cammino nuovo
« Da Basilea a Seoul, passando da Catanzaro ». Questo, secondo Paolo Ricca, potrebbe essere il titolo della manifestazione ecumenica avvenuta a Catanzaro, martedì 9 ottobre, nella
sala delle conferenze della Provincia, risultata insufficiente a
contenere tutti i partecipanti.
I temi da trattare erano quelli di Basilea 1989 e Seoul 1990.
Al tavolo della presidenza c’erano l’arcivescovo di Catanzaro, il
vescovo di Livorno, il prof. Paolo Ricca, il delegato diocesano
per Tecumenismo ed il pastore
valdese di Catanzaro.
Si trattava di una prima volta in senso assoluto poiché fino
al gennaio scorso la comunità
valdese di Catanzaro si era rifiutata di partecipare alle riunioni di preghiera per l’unità
dei cristiani, perché — diceva
fino a quando sarà impossibile organizzare altre attività ecumeniche, le sole preghiere per
l’unità possono configurarsi come una continuazione liturgica
delle guerre di religione nei cui
periodi di pausa si usava pregare per la conversione reciproca. in ultima analisi la preghiera aveva lo stesso scopo della
guerra, la cancellazione dell’altro.
La situazione è cambiata nello scorso febbraio, quando il pastore valdese di Catanzaro, insieme a due pastori pentecostali,
decise di visitare l’arcivescovo
per chiedere le sue opinioni sull’ecumenismo e per quale motivo a Catanzaro si potevano fare solo preghiere ecumeniche
Fu costituito un comitato misto per l’organizzazione di attività ecumeniche, il pastore valdese fu invitato a tenere una
conferenza nel salone di una par
rocchia cattolica e l’arcivescovo
Cantisani chiese di venire a visitare la comunità valdese. Ciò
avvenne nel maggio scorso e l’arcivescovo colse quest’occasione
per chiedere perdono pubblicamente e a nome di tutta la
Chiesa cattolica per il massacro
dei valdesi di Calabria nel 1560’61. Riconobbe che quei valdesi
erano dei fratelli che credevano
nello stesso Gesù Cristo. Propose di chiudere col passato, per
intraprendere un cammino nuovo.
Ma la rivista « Cultura calabrese », pubblicata nel corso di
quest’estate, parlò di quella visita come di un incontro tra
cristiani e valdesi. Ciò dimostra che il cammino da fare è
ancora molto lungo e la manifestazione del 9 ottobre aveva
innanzitutto lo scopo di presentare pubblicamente e ufficialmente alla città gli aspetti dell’attuale ricerca ecumenica.
Prossimamente sarà presentata al pubblico catanzarese la
versione interconfessionale della
Bibbia e ci saranno conferenze
sul documento « De oecumenismo », cose che dovevano essere fatte nel passato, ma che si
potranno fare soltanto ora. Ma
ci sarà molto di più. Si stanno
infatti preparando dei questionari per studi biblici sul libro
di Giona da proporre a tutta la
città, in chiese cattoliche, evangeliche e in case private. Lo
studio durerà tre settimane e
non è escluso che nelle domeniche intermedie si potranno
vendere Bibbie all’uscita delle
messe. Si tratta di una esperienza nuova che speriamo il
Signore vorrà benedire.
S. G.
pri osservatori. La Chiesa cattolica invierà 22 delegati.
Quale contributo alle spese di
organizzazione il governo australiano ha stanziato la somma di
100.000 dollari australiani (87
milioni di lire), per il restante le spese verranno sostenute
dai contributi delle chiese.
Il nostro giornale seguirà l’avvenimento attraverso un suo inviato, il pastore Luciano Deodato. Renato Maiocchi e Marco
Davite, della rubrica televisiva
« Protestantesimo », cureranno
la regia del film ufficiale delTAssèmblea. Un riconoscimento
questo alla qualità del servizio
televisivo svolto dalla PCEI.
No alle celebrazioni
NEW YORK — Le chiese protestanti americane non parteciperanno alle celebrazioni della
scoperta dell’America.
Il Consiglio nazionale delle
chiese (NCC) in una sua risoluzione dichiara infatti che il
quinto centenario deve essere
« un’occasione per fare penitenza e non di gioia; Cristoforo
Colombo è il simbolo dell’invasione e della colonizzazione che
ha portato al genocidio e al razzismo (...). Le chiese, con rare
eccezioni, avevano approvato la
legittimità della conquista e dello sfruttamento ».
La Conferenza dei vescovi cattolici è invece più sfumata. L’incontro tra europei e indiani fu
« duro e difficile », ma i coloni
hanno portato « l’Evangelo e i
suoi effetti civilizzatori ». La lettera pastorale dei vescovi tuttavia sottolinea il fatto che bisogna saper superare i contrasti e lavorare per la riconciliazione.
Cappella per Walesa
VARSAVIA — Appena eletto,
il nuovo presidente poiacco
Lech Walesa ha chiesto e ottenuto dal primate di Polonia e
arcivescovo di Varsavia, card.
Jozef Glemp, l’autorizzazione ad
aprire una cappella privata nel
Palazzo presidenziale del Belvedere. La cappella è dedicata alla « Beata Vergine Maria, Regina della Polonia » e sarà affidata
ai rev. Alfred Franciszek Cybula, uno dei confessori di Walesa.
(ADI STA)
Decadimento
della fede
LONDRA — La « società permissiva » ha provocato il decadimento morale iniziato negli
anni Sessanta. E allora i cristiani inglesi (cattolici, anglicani,
metodisti, battisti. Chiesa riformata unita) hanno deciso di lanciare insieme, per dieci anni a
partire dai 6 gennaio scorso, una
iniziativa per arrestare il declino della fede e ristabilire, nel
paese, i valori tradizionaii della
religione. Alcune statistiche parlano di una diminuzione del
20% (dal 1970 ad oggi) del numero dei fedeli che frequentano le chiese cristiane. Un fenomeno che colpirebbe in prevalenza la Chiesa angiicana.
(ADISTA)
Torna a Leopoli
il cardinale uniate
LEOPOLI — Torna a Leopoli,
dopo circa 50 anni di esilio, l’arcivescovo maggiore « uniate » di
Leopoli e primate d’Ucraina,_ il
card. Myroslav Ivan Lubachivskì. Intanto sono in corso le
trattative tra il rappresentante
vaticano in Urss, Francesco Colasuonno, e il Patriarcato di Mosca per stabilire la data per la
ripresa dei lavori della commissione quadripartita incaricata di
offrire una soluzione definitiva
al problema « uniate ».
(ADISTA)
7
r
25 gennaio 1991
fede e cultura
LA RIFLESSIONE DI UNO SCRITTORE
DIO PIANGE IN SEGRETO
Elie Wiesel è nato a Sighet, in
Transilvania, nel 1928. Nel 1944,
quando le truppe nazis te occuparono l’Ungheria alla caccia dei 750.000
ebrei ungheresi, viene deportato con
la sua famiglia. Dopo la liberazione
va a risiedere in Francia, e a Parigi
continua gli studi religiosi interrotti dalla persecuzione. Studia anche
filosofia e viene incoraggiato alla letteratura dal cattolico François Mauriac.
Nel 1958 verrà dato alle stampe
il libro più famoso di questo autore ormai francofono. La notte, che
racconta, come i successivi, del viaggio nella disumanità e nell’orrore
dei campi di concentramento.
Il tema della persecuzione sarà
poi affrontato anche a partire da altri contesti: Il testamento di un poeta ebreo assassinato ha come sfondo la condizione degli ebrei russi dopo la seconda guerra mondiale e
il dramma II processo di Shamgorod racconta di un pogrom avvenuto nel XVII secolo nell’Europa
dell’est.
La maggior parte delle opere di
Elie Wiesel è stata tradotta in italiano dalla casa editrice Giuntina di
Firenze. Wiesel è stato insignito, nel
1986, del Premio Nobel per la pace.
Ecco un racconto del Midrashb
« Quando il Benedetto verrà per liberare i figli d’Israele dal loro esilio, essi gli diranno; Signore dell'universo, sei tu che ci hai fatti disperdere fra le nazioni cacciandoci
dalla tua dimora, e ora sei tu che
ci riconduci laggiù?
Allora il Benedetto rispose con
questa parabola: Un re cacciò la
sua sposa dal palazzo, per farvela
ricondurre l’indomani. La regina gli
chiese con stupore: Perché mi hai
cacciato ieri per poi riprendermi con
te? E il re le rispose: Sappi che ti
ho seguita fuori dal palazzo: non potevo abitarlo da solo. Così il Benedetto disse ai figli d’Israele; Vedendovi lasciare la mia dimora, l’ho abbandonata anch’io per ritornarvi insieme a voi ».
Già, perché Dio accompagna i suoi
figli nell’esilio: questo tema domina
il pensiero del Midrash e la mistica della tradizione ebraica.
Così come la solitudine d’Israele
riflette quella di Dio, così la sofferenza degli uomini trova il suo prolungamento in quella del loro creatore. Anche se imposto da Dio, il
castigo va al di là di quelli che colpisce; mette in causa il giudice stesso, è Dio che vuole così.
Il Padre può manifestarsi nella
collera e accentuare il proprio rigore, ma non sarà mai assente. Presente alla creazione, Dio ne fa parte.
Nessun luogo è senza Dio: è questa
la frase chiave del misticismo ebraico. Egli è dappertutto, si trova perfino nella sofferenza e nel castigo.
Normalmente in questa pagina siamo soliti mettere una riflessione che
trae lo spunto da un versetto o da una pericope biblica. Quella di quest’oggi costituisce un’eccezione. L’autore, Elie Wiesel, è un ebreo, profondamente radicato nella tradizione, nella cultura, nella fede del suo
popolo.
ri racconto qui riportato l’abbiamo trovato sul Bulletin du Centre
protestant d’études di Ginevra e ci è sembrato pieno di significato in un
momento come questo, in cui la guerra travolge migliaia e milioni di persone. La sofferenza degli uomini non è estranea alla sofferenza di Dio;
anche Dio piange e soffre (e noi cristiani, che abbiamo riconosciuto nel
Gesù crocifisso il Messia di Dio, dovremmo averlo capito da un pezzo).
Questo racconto, speriamo, può costituire un abbozzo di risposta a molte
domande che ci facciamo in questi giorni e a tanti interrogativi che rivolgiamo al Signore, (red.)
La tristezza di Israele è legata a
quella della Shekhinah^ il tormento
di Israele che lacera il cuore.
Compassione su scala divina? Si
tratta anche di solidarietà. Ciò che
ci succede concerne Dio, ciò che capita a lui concerne anche noi. Partecipiamo alla stessa avventura e
condividiamo la stessa ricerca. Soffriamo per le medesime ragioni e
diamo lo stesso senso alla nostra
speranza comune.
Ora, questa comune sofferenza
porta con sé alcune difficoltà. La sua
portata è ambivalente. Il suo fine
è di rendere la nostra prova umana
più o meno pesante da sopportare?
L’idea che Dio stesso soffre con noi,
quindi per causa nostra, ci aiuta a
subire la nostra pena oppure, al contrario, non fa che accrescerne il peso?
Da un lato possiamo dire che non
abbiamo il diritto di lamentarci di
soffrire, dal momento che anche Dio
conosce la sofferenza; ma d’altra
parte possiamo dire che nel caso di
queste sofferenze Luna non annulla
l’altra, ma anzi vi si aggiunge; le
sofferenze diverse, cioè di origine diversa, si sommano senza equilibrarsi.
Così la sofferenza divina sarebbe
per noi non una consolazione, ma
un castigo aggiuntivo. E in questo
caso ci sarebbe permesso di rivolgerci al cielo dicendo: Non abbiamo
ancora abbastanza pena da sopportare? Perché aggiungi a questa anche la tua?
In verità non è nel nostro potere di decidere al posto di Dio. Lui
solo è libero nelle sue scelte, che
hanno a che fare con i suoi mille
modi di aggiungere le sue sofferenze alle nostre. Noi non possiamo né
provocarle né rifiutarle. Noi possiamo solo cercare di mostrarcene degni. Senza capire? Sì, senza capire.
Sul piano di Dio tutto appartiene
al mistero.
Sappiamo che egli soffre, perché
ce ne informa egli stesso. Conosciamo il suo comportarsi da esiliato,
perché egli accetta di darcene una
descrizione immaginosa. Ma sappiamo quando la sua parola entra in noi
e quando invece è il suo silenzio a
farci fremere?
Ignoriamo perfino il suo nome.
A Mosè che gli domanda come si
chiami, Dio risponde: « Io sono colia che sarà ». Cioè: non mi definisco nel presente, il mio stesso nome
vi raggiungerà nel futuro.
« E quel giorno — dice il profeta — Dio sarà uno e il suo nome
sarà uno ».
Bisogna dire, allora, che neU’esilio Dio ha più di un nome? Diremo
piuttosto che il suo nome ineffabile è separato, disseminato, disperso in più luoghi e che si presenta
con più identità. Ma questo nome
ineffabile non lo conosciamo, ci sfugge.
Non è il tetragramma^ è un’altra
cosa. E’ il nome che il gran sacerdote pronunciava un tempo una volta l’anno, per lo Yom Kippur *, nel
santuario del Tempio di Gerusalemme. Ora, siccome il Tempio non esiste più e i suoi servitori sono stati
massacrati, Dio sembra aver ritirato il suo nome dalla nostra possibilità di comprenderlo. Ma allora
come facciamo noi a parlargli? Dio
non ha bisogno di avere un nome
per essere presente; si trova allo
stesso tempo nella nostra supplica
e nel suo esaudimento. E’ al tempo
stesso domanda e risposta. Egli è,
per i poveri mortali che siamo noi,
allo stesso tempo rottura e legame,
dolore e guarigione, ferita e pace,
preghiera e perdono. Egli è, e questo dovrebbe bastarci.
Confesso che a volte questo non
mi basta. Quando penso agli sconvolgimenti che hanno percorso il
nostro secolo, questo non mi basta.
In questo contesto il posto di Dio,
il ruolo di Dio mi importano molto.
Come ha fatto Dio a sopportare la
sua sofferenza in aggiunta alla nostra? Bisogna immaginare l’una come se fosse stata giustificazione per
l’altra? Ebbene, no. Niente può giustificare Auschwitz. Se anche il Signore in persona mi fornisse la risposta, la rifiuterei come erronea e
falsa. Treblinka ha distrutto qualunque risposta. Il regno dei reticolati resterà per sempre un immenso
punto interrogativo. Non lo si può
concepire con Dio né senza Dio.
Di fronte ad una somma di sofferenze che non hanno avuto prece
denti, egli avrebbe dovuto agire o
esprimersi. Posso ammettere che,
mosso dalla sua eterna compassione, si lasciasse invadere dal nostro
dolore che egli stesso amplificava
come solo lui è capace di fare. Ma
da che parte stava? Solo da quella
delle vittime? Non voleva essere Padre di tutti gli uomini? E’ in questo
ruolo che egli spezza la nostra scorza e ci sconvolge. Come non biasimare un padre che assiste al massacro di alcuni suoi figli da parte di
altri suoi figli? Esiste forse ima sofferenza più feroce, un rimorso più
aspro?
Ecco il dilemma contro il quale
si scontra il credente: lasciando fare, Dio vuol far capire qualcosa agli
uomini, e noi ignoriamo che cosa.
Dio soffriva? Ma avrebbe potuto, avrebbe dovuto metter fine alla propria sofferenza bloccando il martirio degli innocenti.
Perché non l’ha fatto? Non lo so,
e penso che non lo saprò mai. Senza dubbio non è nelle sue intenzioni
che io lo sappia.
Ci fu un tempo in cui questa oscurità in cui mi trovavo mi spingeva alla collera, e anche alla rivolta. Più tardi non provai che tristezza, e la provo sempre.
Mi viene in mente un’altra leggenda del Midrash — ancora una —
sull’atteggiamento divino di fronte
alla sofferenza umana. Commentando un versetto del profeta Geremia
secondo il quale Dio dice; « 7o piangerò in segreto », il Midrash osserva che esiste un luogo che si definisce « segreto »; e quando Dio è
triste vi si rifugia per piangere.
Il segreto di questo segreto? Citiamo un’ultima leggenda: Quando
Dio vede le sofferenze dei suoi figli
dispersi fra le nazioni, allora versa
delle lacrime nell’oceano; e cadendo le lacrime fanno un rumore tale che lo si sente da un capo all'altro del mondo.
Mi piace leggere e rileggere questa leggenda. E mi dico: Dio ha dovuto versare più di due lacrime nel
mare della storia; ma gli uomini
hanno rifiutato di ascoltare.
Elie Wiesel
1 II Midrash è un commento in forma
narrativa che vuole trasmettere un messaggio su un punto essenziale della rivelazione. Ha il suo fondamento nella Bibbia
ed esprime la riflessione e la pietà dei
rabbini d’Israele. Volendo fare un’analogia col mondo protestante, si potrebbe
forse dire che il midrash svolge nel giudaismo la stessa funzione che svolge la
predica in una chiesa riformata.
2 Sheklnah : è la presenza dì Dio.
3 Tetragramma: com’è noto il nome di
Dio è scritto con quattro lettere, conispoqdenti più o meno in alfabeto latino a
YHWH. Il nome di Dio si rivela e si nasconde in queste lettere, che nessun ebreo
osa pronunciare per non profanarlo.
* Yom Kippur; è il giorno dell’espiazione, vissuto in modo drammatico; ancora
oggi ima delle principali festività ebraiche.
8
8 vita deUe ciiiese
25 gennaio 1991
VA AL RESTAURO LA BIBBIA DI SAVONAROLA
LA MORTE DI EDMOND JABES
Un reperto affascinante h poeta è tornato
nel suo libro
L’ispirazione evangelica delle predicazioni del domenicano risulta
dalle fitte note che egli stesso compilò sul volume in suo possesso
In uno degli scorsi numeri della rivistina d’informazione del
comune di Ferrara veniva pubblicato un articolo, breve ma
denso d’interesse storico, il cui
contenuto non dovrebbe passare inosservato al nostro ambiente evangelico, dato che vale la
pena di ricordare che per generazioni, in modo particolare nel
secolo scorso, si guardava a Gerolamo Savonarola come ad un
precursore della Riforma.
Infatti il conte Piero Guicciardini, principale animatore delle
Chiese libere in Italia, ne curò
la raccolta delle prediche e degli scritti ed una vasta bibliograha a lui inerente, che oggi trovano sede presso la Biblioteca
nazionale centrale di Firenze.
Anche su « La luce », fino al numero del 4 dicembre 1940, campeggiava la memorabile esortazione, tratta da una predica del
Savonarola; « Io ti avviso Italia, io ti avviso o Roma, che
ninna cosa ti può salvare se non
Cristo ».
Nell’articolo in questione vengono descritte le vicissitudini
che portarono al recupero di
quella che quasi certamente fu
la prima Bibbia di cui il giovane frate domenicano venne in
possesso e sulla quale stilò il
suo più antico commento autografo. E’ stata chiamata la Bibbia di « Santa Maria degli Angeli », perché fu in questo convento dei domenicani in Ferrara, poi distrutto, che il Savonarola, dopo aver condotto a Bologna gli studi teologici fra il
1476 ed il 1479, venne mandato
come maestro dei novizi ed iniziò questo lavorìo di fitte annotazioni, utilizzando tutti i margini e gli spazi bianchi della
Bibbia.
Sicuramente questo periodo di
studio e di meditazione servi a
formarlo per le lotte che lo attendevano in Firenze, dove nel
1482 fu nominato dapprima lettore della Sacra Scrittura e poi
priore nel convento di S. Marco. Possiamo così anche comprendere come la sua predicazione si ispirasse sostanzialmente al puro Evangelo, e ricorresse frequentemente a citazioni bibliche.
L’esemplare descritto è una
Bibbia in latino stampata a Venezia da Nicola Jenson nel 1476;
essa manca di tre fogli, ne risultano perciò 467 anziché 470 come sugli esemplari intatti. Le
miniature sono di scuola ferrarese. Ben cinquecento sono le
facciate occupate fittamente dalle postille del Savonarola. Il loro contenuto è essenzialmente un
commento al testo letterario,
con frequenti ricorsi a S. Tommaso e ad altri dottori della
Chiesa, mentre i fogli lasciati
in bianco dal tipografo, fra il
Vecchio ed il Nuovo Testamento, furono utilizzati dal Savonarola per uno studio sul dogma
deH’incarnazione.
Può anche essere interessante
conoscere le peregrinazioni di
questo volume, che come si è
detto è il primo con note autografe del domenicano ferrarese: altri due ne esistono a Firenze, la Bibbia detta « Nazionale » e l’altra detta « Riccardiana »; una terza, più tarda, è
conservata alla Biblioteca ambrosiana di Milano. Secondo un
antico cronista anonimo questo
cimelio, nel 1528, si trovava ancora nel convento di S. Maria
degli Angeli e vi rimase fino al
1797, quando il governo napoleonico, sopprimendo le corporazioni religiose e confiscandone i beni, lo passò alla biblioteca pubblica di Ferrara. Con la
restaurazione lo ritroviamo nella biblioteca della « Pontificia
università di Ferrara » negli anni che vanno dal 1824 al 1859,
come si può rilevare da un timbro dell’epoca. Ricomparve poi
nel 1926 durante una vendita in
blocco dei libri della biblioteca
privata dei marchesi Meli Lupi di Soragna e dopo diversi
passaggi fra librai e bibliofili
raggiunse gli Stati Uniti, acquistato dal libraio Erwin Rosenthal.
Nel 1952, in occasione del V
centenario della nascita del Savonarola, due esperti studiosi
savonaroliani, Mario Ferrara e
Roberto Ridolfi, ne ese^ìrono
rispettivamente una perizia ed
una superperizia per accertare
l’autenticità della grafia delle note. Non essendovi nella città estense neppure un autografo di
Savonarola gli enti locali, sostenuti da un istituto bancario, ne
decisero l’acquisto, che avvenne
nel 1959 in modo che il volume
potè essere consegnato alla Biblioteca ariostea il 1° marzo
1960.
Purtroppo, a distanza di 30 anni, è stato rilevato l’attuale precario stato di conservazione del
libro, per cui Tamministrazione
comunale ed altri enti culturali
interessati, anche grazie alla
sponsorizzazione di una azienda
commerciale, hanno deciso di
affidarne il restauro al « Centro
per la patologia e della conservazione del libro e del documento » di Forlì. Per dare rilievo
a questa operazione, quando sarà conclusa, verrà aperta una
mostra che ne illustrerà le varie fasi. Si prevede inoltre la
realizzazione di una edizione anastatica che consentirà di mettere il testo a disposizione degli studiosi e di promuovere ricerche sul commento autografo,
tuttora inedito e mancante di
uno studio filologico e contenutistico. L’originale, una volta restaurato, verrà custodito ed esposto in un’apposita teca climatizzata da cui non sarà più
rimosso.
Martino Barazzuoli
Prosegue l’attività musicale
Un viaggio negli ultimi due secoli di storia musicale. Così potrebbe essere riassunto il secondo mese di attività de « I mercoledì musicali alla chiesa valdese » che con l’organizzazione
del centro dell’arte « Vito Frazzi » ha proposto quattro appuntamenti con la musica da camera. Potrebbe, perché uno dei
concerti non può rientrare nel
nostro motto iniziale.
L’attività di novembre è stata aperta dal duo Wolfango Dami, violoncello, e Alessio Riggi,
piano, che ha presentato tre brani significativi nel repertorio per
questa formazione. La Leggenda
di Vito Frazzi, composta nel
1935, è un tipico esempio dello
sforzo incessante teso a rinnovare la vita musicale italiana
per farla rientrare a pieno titolo nella storia musicale europea, accettando di quest’ultima
le nuove tendenze sempre ripensate però sul grande patrimonio italiano.
Di pochi anni precedente, la
Sonata per pianoforte e violoncello di Debussy. Composta nel
1915 colpisce, allora come oggi, per la vicinanza alla suite
francese del XVII secolo e alle
sonate del secolo successivo ripensate in una totale libertà
compositiva.
Il duo ha concluso il concerto con la Sonata in fa magg.
op. 99 di Johannes Brahms.
Il secondo appuntamento ha
avuto come protagonista il pianoforte. Cristina Terreni ha aperto il concerto eseguendo la
Sonata in mi magg. op. 109 di
Beethoven. Essa nasce insieme
alle Sonate op. 110 e 111 in an
ni che videro anche la definizione della Nona Sinfonia e della Missa Solemnis. Beethoven è
alla ricerca di una struttura
nuova nella successione dei tre
brani che compongono la sonata e decide di far seguire a due
movimenti brevi un terzo tempo Andante molto cantabile ed
espressivo, con sei variazioni,
esempio primo dell’importanza
che la tecnica della variazione
acquista nelle ultime opere del
maestro.
Del 1901, Jeux d’eau di Maurice Ravel, importante nella produzione del compositore perché
uno tra i primi a presentare
un deciso interesse per forme
compositive complesse; e Ravel
costruisce un brano in forma
di primo tempo di sonata, ma
vi riassume tendenze impressionistiche e movenze della musica descrittiva di Liszt.
Un Valzer di Chopin e Un sospiro, terzo degli Etudes de concert op. 5 di Liszt, hanno concluso il concerto.
Il terzo appuntamento è stato dedicato all’organo utilizzando il pregevole strumento del
tempio valdese. Olimpio Medori ha scelto per l’occasione un
programma incentrato sulle
scuole organistiche tedesche del
XVII e XVIII secolo. La prima parte del concerto ha compreso un Preludio di Heinrich
Scheidemann, e uno di Matthias Weckmann. Dopo alcuni
brani di Johann Pachelbel (Aria
Sebaldina), di Georg Muflat (Ciacona) e Johann Caspar Ferdinand Fischer (Preludio e fuga)
la seconda parte è stata interamente dedicata a Dietrich Bux
tehude (Passacaglia e Preludio)
e a Johann Sebastian Bach (corale Nun komm, der Helden
Heiland e Toccata adagio e fuga), maestri con i quali la composizione per organo acquista
possibilità tecniche ed espressive in seguito solo di rado nuovamente raggiunte.
L’ultimo appuntamento del
mese di novembre ha visto come
«prima donna» uno strumento
che raramente si ascolta come
solista, con il duo Mario Crociani, contrabbasso, e Monica
Pacchioni, pianoforte. Di Henry
Eccles, musicista inglese del primo ’700, è stata eseguita la Sonata in sol min. per violino e
basso continuo in una trascrizione per contrabbasso di Frederich Zimmermann. Passando
dal barocco al tardo romanticismo, il secondo brano è stato l’Elegia in mi min. di Giovanni Bottesini, virtuoso e didatta di contrabbasso, compositore e direttore d’orchestra la
cui produzione è in gran parte
dedicata a questo strumento.
Due brevi composizioni di Sergej Rachmaninov e Sergej
Koussevitzky, anch’egli contrabbassista ed autore di un bellissimo concerto con orchestra
hanno preceduto la Sonata di
Paul Hindemith che, composta
nel 1949, rappresenta quasi un
unicum nella produzione per
contrabbasso e pianoforte; in
essa si perde infatti l’opposizione tra strumento solista e accompagnamento in una scrittura ritmicamente difficile che rende necessario un grande affiatamento tra gli esecutori.
Pierluigi Ferrari
La singolare figura (di uno scrittore-filosofo
che legge poeticamente la tradizione ebraica
FIRENZE
Oppure, direbbe forse Jabès
stesso, è sempre stato nel libro.
Così, esprimendosi per paradossi,
questo poeta-filosofo ebreo-egiziano, esiliato in Francia a partire
dal 1958 (era nato nel 1912 al Cairo), intendeva il rapporto che lega lui, gli ebrei, gli uomini all’opera scritta, a quella non ancora scritta, alla letteratura ebraica generalmente intesa, alla Bibbia, ai commenti scritti da rabbini reali e immaginari.
Jabès è stato completamente
inserito in quel rapporto invisibile eppure strettissimo e fecondissimo tra il popolo ebraico e la
scrittura: scrittura come codificazione della Legge, ma anche come fondazione deU’identità e della cultura, della memoria di una
collettività, al riparo (nero su
bianco) dall’ imprevisto, dalla
sciagura, dalla persecuzione. Un
rapporto che vive del passato e
permette che un futuro sopravviva sempre, anche alla fuga, alrineluttabile.
Il libro è radice, punto di riferimento, sede di ógni rapporto
deU’uomo con la propria storia e
con se stesso: «Qual è il tuo destino? - Aprire il libro - Sei nel libro? - Il mio posto è sulla soglia».
E ancora: « Lontano dal porto la
barca ingrandisce. A mano a mano che affrontavo il largo, il mio
libro diventava il luogo unico in
cui tutti i cammini si incrociano
e ci sollecitano ».
Ma come si esprime questo singolare autore? Con mezzi più poetici che narrativi, con ipotetici
dialoghi fra individui che non
conosciamo e che non ci descrive,
con domande e risposte, con le
sentenze dei rabbini (che a volte
sono illuminanti e categoriche,
a volte complicano le cose). In
molte pagine si esprime con aforismi, come nel Libro della sovversione non sospetta''-, uno dei
pochi apparsi in Italia, con il primo volume del Libro delle interrogazioni 2.
E quello degli aforismi, dei pensieri snocciolati secondo una logica che sembra sfuggirci, è terreno assai arduo, in cui si rischia
o l’ermetismo o, all’opposto, la
banalità. Jabès vi si muove a suo
agio, perché tutto quello che dice
fa riferimento ad un’unica, eterna e lunghissima storia: quella
dell’esilio, il suo e (da sempre)
quella dell’ebreo (a proposito:
anche fra gli scrittori di fantascienza, da sempre impegnati a
raccontare di viaggi in mondi lontani, in terre perdute, di mondi
ritrovati, di lontananza, sono
moltissimi, negli USA e all’Est,
gli ebrei). Lo dice in uno dei (rari) passaggi articolati: « Nell’ora
in cui gli occhi degli uomini sono rivolti al cielo, in cui la scienza si riserva una parte migliore,
più ricca dell'immaginazione (...)
come posso sapere, nell’esilio, ciò
che mi ha spinto indietro, attraverso le lacrime e il tèmpo, fino
alle sorgenti del deserto dove si
sono arrischiati i miei avi? ».
Un’unica storia, investigata attraverso le variazioni, in un confronto continuo con il linguaggio
( « Noi non possiamo interrogare
noi stessi senza passare per il linguaggio », aveva detto in un’intervista nel 1984). E anchè qui, in
questo riferimento, si vede come
spontanea la collocazione di questo poeta nel panorama del pensiero (ebraico, ma non solo) del
XX secolo, che comprende filosofi
(Wittgenstein) e una serie di
scrittori che per comodità si riconducono tutti a Kafka.
Jabès di fronte ai suoi libri vive il disagio dell’uomo moderno
{«Yukel, sei sempre stato male
nella tua pelle, non sei mai stato
qui,. ma altrove »), si ritrova in
un mondo che non capisce e che
non lo capisce, vi cerca Dio e non
10 trova ( « Da un luogo più lontano della morte Dio parla. Da
sempre fummo in ascolto di quel
silenzio ». Oppure: « Non è vero
che Dio incise la Sua parola nella
pietra; la incise nell’eterno istante di un silenzio fatto pietra ».
Queste citazioni, a differenza
di tutte le altre, provengono dal
Libro della sovversione non sospetta).
Insomma, ognuno di noi si ritrova, si confronta con quelle parole che stanno lì a rinnovare in
perpetuo la loro interrogazione.
11 lettore le può inquadrare in altre situazioni, le domande restano. Come sempre. E’ il destino
del libro.
Alberto Corsani
1 E. Jabès, Il libro della sovversione
non sospetta. Parigi, 1982, ed. it. Milano, Feltrinelli, 1984.
" E. Jabès, Il libro delle interrogazioni (I). Parigi, 1963. ed. it. Re'ggio
Emilia, Entropia, 1982.
daudiana editrice
NOVITÀ’
Nella Piccola Collana Moderna è uscito il n. 64:
MARKUS BARTH
RISCOPRIAMO LA CENA DEL SIGNORE
Comunione con Israele, con Cristo e fra i suoi ospiti
pp. 144, L. 15.000
Solo reinserendo la S. Cena nel contesto della Pasqua
ebraica e dei pranzi comunitari di Gesù durante la sua vita
terrena, possiamo « riscoprirla » come un gioioso evento simbolico, l’occasione per il popolo di Dio di rivivere e far
proprio il dono della salvezza in Cristo.
Nella collana « Parola per l’uomo d’oggi » è uscito il n. 8 :
ALPHONSE MAILLOT
I MIRACOLI DI GESÙ’
pp. 176, L. 19.000
Gesù non era un « taumaturgo ». Quasi sempre i suoi miracoli ci sono riferiti per convalidare un suo messaggio rivoluzionario. Una lettura audace, appassionante ma sempre esegeticamente fondata.
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I>,. n. 274,482 - C.C.P. 20780102 - cod. fi»c. 00601900012
9
25 gennaio 1991
valli valdesi
MANIFESTAZIONI ALLE VALLI
AZIENDE AGRICOLE
Iniziative contro la guerra Nuovi criteri
yecento persone in piazza a Torre Pellice, una manifestazione analoga prevista sabato in vai Chisone - I dipendenti dell’USSL 43
Pl<’Rr»a4 aiir’iT'ivTfr'TivT» ^
PEROSA ARGENTINA — Una
assemblea di una cinquantina di
persone, presso la sala consiliare, ha dato vita, domenica 20,
ad alcune iniziative che ora si
stanno concretizzando.
Dopo un’ampia discussione
(presenti anche i pastori Coisson e Stretti — ma non in « veste ufficiale » — e il parroco,
assenti gli amministratori) è
stata proposta l’idea di una manifestazione che si terrà sabato
26. Si è pensato, inoltre, di formulare un messaggio da far pervenire al governo: sarà chiesto
all’amministrazione locale di
farsi carico dell’inoltro di tale
appello, che riportiamo.
In quanto affermiamo di essere donne e uomini di buona volontà
Chiediamo il non coinvolgimento dell'Italia in operazioni belliche, non difensive del territorio nazionale, in ottemperanza al dettato costituzionale.
Chiediamo che si receda da quanto è stato assunto a livello parlamentare in ordine all’intervento militare nel Golfo Persico.
Chiediamo che vengano intraprese
ulteriori azioni in campo internazionale per sostenere iniziative di soluzione globale di tutti i problemi mediorientali.
Chiediamo un’azione di effettiva solidarietà economica nei confronti dei
paesi dell’area' mediorientale, nel rispetto delle loro tradizioni e culture,
per fondare un ordine mondiale non
più gestito dalle soli grandi nazioni.
Chiediamo la riforma del Consiglio
di sicurezza dell’ONU affinché questo
sia un organismo non sottoposto al
- protettorato » delle cinque nazioni vincitrici della II guerra mondiale e gestisca I rapporti internazionali in modo più democratico. In sostanza si
richiede una nuova politica estera e
di difesa, fondata ad esempio su quanto indicato dalla proposta di legge n.
3.935 sulla difesa nonviolenta.
Comitato No alla guerra, Pomaretto
Le chiese del III circuito, nel
colloquio pastorale, hanno ritenuto di dover utilizzare innanzitutto i momenti « istituzionali » (culti, riunioni) per pregare e riflettere su quanto sta avvenendo nel Golfo. Un altro strumento di discussione con la gente potrà essere l’assemblea di
chiesa e altre iniziative saranno pensate in concomitanza con
il prossimo XVII febbraio.
ce per il Medio Oriente; è stato detto anche che ij dramma
che investe il Golfo è una guerra a tutti gli effetti e che, in
base all’articolo 11 della Costituzione, non è pertanto chiaro
come l’Italia possa parteciparvi.
Non convince la dizione « operazione di polizia internazionale ».
Non è una manifestazione di
questo tipo che fermerà la guerra; è però significativo che a
Torre Pellice la gente sia tornata nella strada, per discutere
a viso aperto. In tempi di « Gladio » e di segretezza, forse non
è poco.
Anche i lavoratori della Comunità montana vai Pellice-USSL
43, riuniti in assemblea per riflettere sulla crisi del Golfo Per
sico, hanno reso nota una presa di posizione in cui tra l’altro, dopo aver espresso un netto rifiuto all’uso della forza per
risolvere controversie internazionali, si esprime il « rifiuto della decisione presa dal Parlamento italiano in merito alla partecipazione armata », si chiede al
governo italiano di « ritirare immediatamente le proprie forze
militari dal Golfo »; si sottolinea
disappunto per la scelta dei dirigenti dei mezzi di informazione di stato « di non fornire una
informazione completa e corretta ai cittadini » e si evidenzia
la richiesta che l’ONU « riprenda la sua azione diplomatica
nell’interesse unico ed esclusivo
della soluzione pacifica ».
Il documento conclude con
l’auspicio che tutti i lavoratori
sappiano maturare una cultura
non violenta.
FONDI CEE PER LE ZONE DI FRONTIERA
Progetti alpini
Gallerie, sentieri, alpeggi, agriturismo: ancora da definire tutte le ipotesi di lavoro
Il 30 agosto scorso una comunicazione della Comunità economica europea rendeva noto gli
estremi di un progetto per lo sviluppo economico e culturale delle regioni europee transfrontaliere: il ’’Progetto interreg”.
I fondi globalmente a disposizione per intervenire su tutte le
zone di frontiera fra gli stati europei sono consistenti, ma se si
cerca di capire area per area cosa
succederà allora si verifica, dati
alla mano, che le singole somme
a disposizione sono relativamente
ridotte. Per quanto riguarda il
Piemonte si tratterebbe di 14 miliardi di lire, a cui si devono aggiungere altri quattro miliardi
per la Valle d’Aosta; naturalmente contributi di analoga consistenza sono previsti per l’altro
versante delle Alpi.
TORRE PELLICE -- Circa tre
cento persone hanno preso parte, domenica 20 gennaio, a una
manifestazione organizzata da
PCI, Sinistra indipendente. Associazione per la pace, a cui hanno aderito i Verdi della vai Pellice, Radio Beckwith, l’Anpi di
Luserna, la comunità cattolica e
il concistoro valdese di Torre.
Nonostante il gran freddo i
partecipanti, di fronte al municipio, hanno seguito con interesse e attenzione gli interventi di don Girardi, Danilo Rivoira, del past. Rostagno e di Beppe Reburdo, uno dei responsabili per il Piemonte dell’Associazione per la pace.
Sono stati ribaditi in quest’ultimo intervento il rifiuto della
logica guerresca per dirimere
problemi internazionali, la richiesta di una conferenza di pa
I primi incontri in Regione per
capire le piste da battere si sono
svolti verso la fine di ottobre, altri ne sono seguiti coinvolgendo
Provincia e Comunità montane;
per quanto riguarda il Piemonte,
dal punto di vista delle frontiere
interne alla Comunità economica
europea, le aree consistono nelle province di Torino e Cuneo,
mentre zone di confine "esterno”
sono nelle province di Novara e
Vercelli.
Contatti si sono avuti anche
con i francesi; in alcuni casi le
comunità italiane hanno cercato
il contatto diretto con le regioni
d'oltralpe corrispondenti.
E' comunque chiaro che sarebbero preferibili progetti condivisi da entrambi i versanti alpini,
che si integrino e completino,
tanto più vista la limitatezza delle risorse. Sarebbero 14 i milian
gòTELl
ENVION
lipóT
Corso Gramsci 11 * Tel. (0121) 91.236 - 10066 Torre Pellice (To)
CINEMA
POMARETTO — Venerdì 25 gennaio,
alle ore 21, presso il cinema Edelweiss, verrà posto in visione « Chocolat » di C. Denis.
Una ’’mappa” per determinare le fasce in base
alle quali saranno poi definiti 1 contributi
di per il Piemonte; la comunicazione CEE aggiunge che comunque con i soldi "europei" si dovranno finanziare le opere per
una misura massima del 50%. La
restante parte dovrebbe arrivare
dallo stato (20-25% del costo totale) e da altri enti la quota mancante. Ma quali sono i progetti
transfrontalieri che potrebbero
essere in parte finanziati con l’Interreg?
Qualcuno sogna le gallerie, anzi sembra che molte valli sarebbero interessate a questa ipotesi,
ma allora è evidente che il denaro sarebbe largamente insufficiente; altri propongono il recupero di sentieri da usare a scuci turistici, o ancora un piano di
alpeggi a cavallo dei due versanti, strutture agrituristiche, reti di
distribuzione di energia, gas o acqua per zone carenti, sviluppo
delle telecomunicazioni.
I tempi comunque sono assai
stretti: i progetti dovrebbero essere presentati entro il 28 febbraio e di concreto e coordinato
finora c’è ben poco.
Qualcosa hanno fatto i comuni dell Associazione dei paesi del
Monviso: sono state predisposte
delle schede con progetti, spesso
più legati aH’immagine che a vere e proprie iniziative di carattere concreto, che coinvolgono
per ora le valli cuneesi e la vai
Chisone; la vai Pellice ha presentato alcune schede autonomamente.
Sono questi i giorni in cui progetti, se si vuole, devono prendere corpo; la popolazione pare
all oscuro di tutto e pochissimo
coinvolta, ma neppure questa è
una novità.
Piervaldo Rostan
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma « Atto di forza », sabato 26, ore 20 e 22 e domenica 27
gennaio, ore 16, 18, 20, 22; venerdì
25, ore 21.15, neil’ambito deila rassegna di film d’autore, verrà proposto
il film « Le montagne della luna ».
Nel corso delle ultime settimane tutti gli agricoltori hanno ricevuto (o stanno ricevendo) dei
moduli da compilare; sono fogli
abbastanza complicati, almeno a
prima vista, che dovranno in
qualche modo ridefinire il panorama delle aziende agricole.
Non si tratta comunque di
un’appendice del censimento
svoltosi nello scorso autunno;
qual è allora il senso deH’iniziativa?
« Si tratta di una conseguenza
della nuova legge che regolamenta il settore della previdenza dei
lavoratori autonomi —' esordisce Marco Bellion della Confcoltivatori, una delle organizzazioni
di categoria —; sono quindi coinvolti anche i coltivatori. La legge
è entrata in vigore nell’agosto
del ’90; i contributi previdenziali
che gli agricoltori si troveranno a
pagare dalla prossima estate sar
ranno una conseguenza delle
schede che vengono compilate in
questi giorni. Quello che viene
chiesto oggi di fare agli agricoltori è una fotografia aggiornata
dell’azienda con l’esatta consistenza del patrimonio di bestiame e dei terreni. Con questi dati
in mano le aziende agricole verranno divise in quattro fasce a
seconda del reddito agrario e, a
seconda delle fasce in cui ogni
azienda si collocherà, saranno
mutati i contributi che verranno
versanti per la previdenza e per
la .sanità ».
Quale tipo di conseguenze porterà questa ripartizione alle nostre aziende montane o collinari?
« La legge da un lato pone fine
a discriminazioni dei lavoratori
agricoli rispetto ad altri (ad
esempio sarà possibile andare in
pensione, dopo un certo periodo
contributivo, e non solo con il
minimo), e dall’altro tiene poco
conto delle realtà montane svantaggiate. Gli aumenti nei contributi, in particolare per la montagna, sono consistenti; praticamente ci sarà un raddoppio per
cui se oggi il singolo coltivatore
paga annualmente sulle 800.000
lire si potrà tranquillamente superare il milione e mezzo: da
ciò potrebbe derivare un ulteriore esodo dalle nostre vallate da
parte di agricoltori in difficoltà
ad affrontare tali oneri.
Credo che molte aziende dovranno ripensare al loro modo
di essere ed al tipo di produzioni,
ma sarà anche compito degli enti
locali di studiare concretamente
come sostenere il settore ».
Le schede fomite dal Sei*vizio
contributi agricoli (SCAU) presentano una parte di facile compilazione riguardante i dati anagrafici delle aziende, ma le parti
relative alle aree agricole utilizzate e alle loro destinazioni
possono risultare complesse; in
particolare bisogna tener conto
che spesso gli atti in possesso
degli agricoltori sono molto vecchi: è assolutamente normale
trovare zone descritte come « seminativo » o « vite » oggi abbandonate o definibili come bosco:
cosa succede in questi casi?
« Esistono — precisa Bellion —
due casistiche su questo tema;
è possibile che nel corso degli anni un terreno sia stato, dal punto di vista delle coltivazioni, rivalutato (ad esempio il passaggio
da prato a frutteto: in questo
caso le variazioni devono essere
comunicate entro il 31 gennaio
ail’iifficio catastale. Nella maggioranza dei casi si tratta per la
verità di svalutazione del terreno
e non si prevedono scadenze immediate, anche se la convenienza,
per evitare di subire tassazioni
non rispondenti alla realtà dèi
fatti, è indubbiamente quella di
provvedere comunque a ridefinire presso il catasto la destinazione dei terreni ».
Le schede dovranno essere
inviate allo SCAU entro la fine
di febbraio; le organizzazioni
di categoria hanno in genere
potenziato i loro uffici per offrire un aiuto in queste pratiche, ma i contadini come hanno
preso questa novità?
« In molti — conclude Bellion
— ho riscontrato il timore che
questa ridefinizione della materia contributiva non solo comporti, come avverrà sicuramente,
un aumento dei costi, ma anche
una cancellazione dalla categoria
magari dopo anni di contributi;
in alcuni casi questo timore può
anche essere fondato poiché
negli anni magari si sono persi
i parametri: si andrà alla verifica nei prossimi giorni ».
P. V. R.
Un denso
consiglio comunale
PRAROSTINO — 'Venerdì prossimo, 25 gennaio, alle 20.30, si
riunirà il consiglio comunale; in
discussione pochi argomenti ma
di sicura importanza.
Verranno discussi i problemi
del mondo agricolo, emersi con
le manifestazioni pubbliche di
alcune settimane or sono, alla
presenza di esponenti delle associazioni di categoria.
E’ inoltre prevista un’ampia
discussione sulla crisi nel Golfo Persico; un’eventuale presa di
posizione del consiglio comunale dovrà tenere conto del contesto di Prarostino, con la sua
cultura protestante ma anche
con le sue salde radici nella Resistenza, che tante speranze ha
suscitato, e del dettato costituzionale che afferma che l’Italia
ripudia la guerra.
Il consiglio infine esaminerà il
nuovo piano regolatore comunale e la situazione della nuova
giunta della Comunità pedemontana che ha una larga rappresentanza della DC e segna l’esclusione dalla giunta dei comuni con caratteristiche montane.
Centro didattico al
Parco deirOrsiera
ROMA — Il Ministero dell’ambiente ha erogato un finanziamento di 58 milioni per la creazione di un centro didattico permanente presso il Parco naturale deirOrsiera Rocciavrè.
Il centro, che verrà allestito
nel corso di quest’anno, occuperà un intero piano della sede del parco ed ha la finalità
di documentare e spiegare la
realtà dell’area protetta e le sue
problematiche. Nelle sale del
centro verrà allestito un percorso illustrante la flora, la fauna
e gli aspetti storico-economici e
sociali degli insediamenti umani della zona servendosi della
collezione, già in possesso del
parco, di 120 animali imbalsamati, oltre ad una sala proiezioni per diapositive e filmati. Gli
studenti potranno altresì utilizzare la consistente biblioteca
specialistica. E’ in programma
anche l’allestimento di una foresteria per 6/8 posti per particolari esigenze.
Ogni anno fruiscono del parco oltre 250 scolaresche di ogni
grado, per complessivi 6.000 studenti.
Con questo progetto viene
complessivamente potenziata la
qualità della fruizione dei parchi piemontesi che vede attivati
una decina di centri didattici
nelle quaranta aree protette regionali.
10
10 valli valdesi
25 gennaio 1991
VAL PELLICE
I CONGRESSI DELLE SEZIONI PINEROLESI DEL PCI
Giunta
Bisogna proprio dire che questa tornata amministrativa, per
la Comunità montana vai Penice, è nata male. La convocazione del consiglio che la scorsa
settimana aveva eletto la nuova
giunta non era regolare: non doveva essere il consigliere anziano bensì la vecchia giunta ad
effettuare la convocazione. Lo ha
sanzionato il Co.Re.Co. dopo la
riserva scritta presentata dal
gruppo della DC.
Tutto da rifare dunque; secondo lo statuto dell’ente, la
convocazione può avvenire anche su richiesta di un certo numero di consiglieri e così è stato fatto; si trattava, martedì 22
scorso, dì rieleggere presidente
e giunta, ma anche di approvare la relazione programmatica
per il triennio ’91-’93 e il bilancio.
Ma ancora una volta, in apertura di seduta il capogruppo DC
sollevava delle eccezioni; come
possono dei consiglieri, sulla cui
eleggibilità e legittimità l’assemblea deve ancora esprimersi (nella prima convocazione del 1° dicembre questo aspetto non era
stato posto in esame; le altre
sedute o sono andate deserte
o sono state invalidate), convocare un consiglio?
Le condizioni di eleggibilità
sono state esaminate dai singoli consigli comunali di cui essi
sono rappresentanti, ha ribattuto la maggioranza. La discussione è stata assai lunga; è stata chiesta una pausa tecnica per
il confronto fra i capigruppo,
ma alla fine ognuno è rimasto
sulle proprie posizioni: DC e gli
autonomi di Bobbio hanno abbandonato l’aula non ritenendo
che vi fosse certezza sulla validità della seduta; Sinistra unita e PSI hanno rieletto la giunta guidata da Cotta Morandini
e potrebbe non essere l’ultimo
colpo di scena.
Molto rapidamente è stato poi
approvato il bilancio, un documento tecnico che verrà ripreso in esame nel prosieguo dell’amministrazione.
Quale impatto questa situazione possa avere sul comune di
Lusema, dove la DC potrebbe
ritirare la delegazione dalla
giunta per ripicca contro il PSI,
per ora non è dato sapere.
P. V. R.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 27 GENNAIO
Luserna San Giovanni: FARMACIA
GRIBAUDO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel, 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza ;
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica ;
DOMENICA 27 GENNAIO
Perosa Argentina: FARMACIA FORNERIS - Via Umberto I - Tel. 81205.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero: tei. 116.
L’«o|}erazione svolta»
passa alla fase due
Netta l’affermazione della mozione Occhetto - Termina un dibattito appassionato, che però non ha visto tendenze alla scissione
Le sezioni del pinerolese del
Partito comunista hanno vissuto
la « fase due » dell’operazione di
svolta lanciata dal segretario Occhetto un anno e due mesi fa. I
congressi delle varie sezioni si
sono espressi in maniera univoca
a favore della proposta della nascita del PDS, corrispondente alla
prima mozione che andrà in discussione al congresso nazionale.
« Il risultato è una netta scelta
per il cambiamento — spiega Alberto Barbero —, concretizzato
anche nel fatto che i delegati delle tre unioni (vai Pellice, vai Chisone, Pinerolo e dintorni) al congresso di federazione fanno tutti
riferimento alla prima mozione.
Tuttavia la discussione c'è stata,
c’è stato un vivo dibattito in cui
si sono confrontate esperienze e
posizioni diverse. Giudico molto
positivamente, comunque, che all'interno di questo dibattito e di
queste differenze non ci siano in
alcuna forma espressioni di volontà scissionistica: c’è sempre la
volontà di continuare a lavorare
unitariamente ».
E’ stato un anno, dunque, in
cui è maturata una scelta convinta, anche se per qualcuno questi
mesi non sono stati impiegati al
meglio; « Penso che, sotto certi
aspetti, discutere tutto questo
tempo fosse necessario — continua Barbero — perché il processo era impegnativo. Si tratta di
un cambiamento di cultura, che
richiede la volontà di confrontarsi con altre forze che non fanno
politica in senso tradizionale.
D'altra parte c'era anche l’esigenza di non azzerare una storia, un
passato; c’è chi si è impegnato
per tutta una vita per una "bandiera"... Inoltre non credo ai salti che fanno girare pagina alla
storia così drasticamente. Nei
congressi di quest’anno si doveva
far attenzione a non ripetere le
cose dette un anno fa: ora c’è
molto da fare per proseguire il
lavoro, anche perché per un anno
ci siamo concentrati essenzialmente su questi aspetti "interni" ».
I dati relativi ai congressi di
sezione mostrano nettissima l'affermazione della mozione del se
gretario: l'unione corrispondente
airUSSL 44 (Airasca, Cavour, Cumiana, Pinerolo, Piscina, Vigone,
Villafranca, Virle) ha espresso
122 voti per la « svolta » e per il
PDS; 25 voti sono andati al
« fronte del no », che raccoglie
l’area Ingrao e quella dei cossuttiani. Nell’unione della vai Chisone i voti sono stati 45 (moz. I)
e 9 (moz. II). DaH’unione della
vai Pellice (sezione di Torre Pellice) è giunto l’unico voto alla
mozione presentata da Antonio
Bassolino, mentre i consensi alle
prime due mozioni sono stati rispettivamente 31 e 4.
Un dato che bisogna rilevare,
infine, è quello della partecipazione non ampia ai' congressi delle
sezioni (153 su 338 per Pinerolo e
dintorni, 37 su 97 in vai Pellice,
56 su 148 in vai Chisone).
Nell’attesa del congresso nazionale, intanto, il comitato per
la Costituente del PDS della vai
Pellice ha organizzato un seminario di riflessione su « Forma e
contenuti del nuovo partito in vai
Pellice », che si terrà nei giorni
25 e 26 gennaio.
E' prevista un’introduzione (venerdì 25, alle 20,30, presso il Convitto di via Angrogna a Torre
Pellice) a cui seguiranno nel pomeriggio del sabato gruppi di studio sui temi: « Fare politica, fare
cultura - strumenti di analisi della società » (presso la sezione PCI
di Torre Pellice), « Democrazia
all’interno del nuovo partito: quali regole » (sez. di Luserna S. Giovanni), e su « Vecchie e nuove
forme di militanza politica »
(presso il Circolo 'Rirmovamento
di Bricherasio - via Vittorio Emanuele, 43).
L’assemblea conclusiva si terrà,
la sera di sabato 26, presso la Sala operaia di Torre Pellice, con
inizio alle 20,30.
Alberto Corsani
ARCHIVI STORICI PIEMONTESI
Tutelaren patrimonio
La giunta regionale ha approvato il programma di intervento per il 1990/1991 nel settore
del riordino di archivi storici
conservati da comuni e parrocchie del Piemonte montano, in
collaborazione con le Comunità
montane e la Soprintendenza archivistica per il Piemonte-Valle
d’Aosta.
Nel corso del 1989 il Consiglio regionale piemontese aveva
approvato un progetto generale,
volto alla valorizzazione del patrimonio documentario del territorio piemontese montano, individuando negli archivi dei comuni di montagna un settore di intervento prioritario.
Lo spopolamento delle aree alpine e le condizioni critiche in
cui versano di conseguenza molti dei comuni di montagna espongono in modo particolare
REGIONE PIEMONTE
Ventimila ammalati
tumore
/
della cattedra di epidemiologia
della Facoltà di medicina di Torino — una relazione fra certi
tipi di tumori e alcune aree geografiche. Nelle zone delle USSL
di Casale Monferrato e Balangero, per esempio, è più elevata la
mortalità per neoplasie alla pleura^ A Casale Monferrato operava
l Eternit , utilizzatrice di amianto, che viene estratto dalla cava
di Balangero ».
E’ anche emerso che in montagna, dove c’è un maggior consumo di alcol, sono più numerosi i
tumori a laringe, bocca ed esofago. C’è invece una maggior incidenza di quelli allo stomaco e
all’intestino in campagna rispetto alla città. I dati aggiornati e
completi raccolti dal registro tumori saranno comunicati l’8 febbraio prossimo.
TORINO — Sono ventimila gli
ammalati di tumori in Piemonte
e ogni anno si registrano dodicimila decessi. Fra gli uomini le
neoplasie più frequenti, come
causa di morte, sono quelle ai
polmoni, allo stomaco e alla prostata; fra le donne quelle alla
mammella, allo stomaco e al colon retto.
Questi alcuni dei dati raccolti
dal registro tumori del Piemonte,
che dal 1984 opera attraverso due
unità di ricerca, una dell’Università e l’altra della USSL numero 1
di Torino. L'attività del registro
è stata illustrata di recente in una
conferenza stampa, alla quale ha
partecipato anche l’assessore regionale alla Sanità Eugenio Maccari.
« Abbiamo constatato — ha detto Benedetto Terracini, titolare
questo patrimonio ai rischi del
degrado, della dispersione, della
distruzione.
A testimonianza del notevole
interesse dei comuni montani
per le fonti della loro storia è
giunta immediata adesione al
progetto. Mentre nel corso dell’89 venivano avviati grazie al
finanziamento regionaìe 24 interventi di riordino di archivi storici comunali, per il 1990 30 Comunità montane piemontesi hanno trasmesso 113 domande.
Bene culturale di fruizione e
rilevanza estetica meno immediate di altri, il patrimonio archivistico conservato dagli enti
locali è fonte preziosa ed indispensabile per lo studio della
storia locale e per ricostruire i
rapporti tra centro e periferia.
Alcuni comuni di antica origine e di notevole importanza
conservano ancora statuti civici
che permettono di ricostruire in
tutta la sua vivacità la vita politica, istituzionale, ma anche
quotidiana di una cittadina medioevale.
La maggior parte degli archivi, poi, conserva con continuità,
a partire dal XVII secolo, i verbali delle riunioni dei consigli
comunali, da cui non solo emerge il quadro dell’attività politica dell’ente, ma attraverso la
cui lettura è anche possibile
trarre informazioni utili per l’intervento attuale sul tessuto urbano: un esempio tra tutti, le
deliberazioni relative ai piani regolatori, i progetti di costruzione di edifìci pubblici e di culto sono oggi uno strumento indispensabile a storici dell’arte e
architetti per gli interventi di
restauro.
Un rinnovato interesse per
l’ambiente rende inoltre molto
attuali fonti archivistiche quali
i disegni del territorio, le piante del corso di fiumi, torrenti
e strade, mentre le mappe catastali, redatte da tutti i comuni piemontesi nel corso del Settecento, descrivono tutto il territorio agricolo in modo preciso, permettendo addirittura di
individuare il tipo di coltivazione che si praticava.
Per quanto riguarda le Valli,
riceveranno contributi i comuni
di Bobbio Pellice (7 milioni) e
San Germano (8 milioni).
11 miliardi
alle chiese
TORINO — La Regione Piemonte, nel 1990, ha devoluto un
miliardo di lire per iniziative di
restauro e di manutenzione dei
luoghi di culto. Lo rende noto
l’assessore regionale ai beni culturali e ambientali, Enrico Nerviani, in un comunicato.
A due anni dall’entrata in vigore della cosiddetta « legge sulle chiese », i contributi regionali hanno consentito la realizzazione di 93 interventi di recupero delle opere artistiche contenute nelle oltre 4.000 chiese
censite in Piemonte. Questa la
ripartizione degli interventi per
provincia: 17 nel Cuneese, 30 in
provincia di Torino, 14 nel Vercellese, 12 rispettivamente nel
Biellese e nel Novarese, 8 nell’Astigiano.
Le chiese hanno ricevuto poi
altri sei miliardi di lire dai comuni piemontesi e quattro miliardi di lire dalle diverse comunità ecclesiali. Complessivamente sono stati devoluti undici miliardi di lire nel 1990 e sette
miliardi e mezzo di lire nel 1989.
Il Consiglio regionale
sulla guerra
TORINO — Dopo un lungo
dibattito, il Consiglio regionale
del Piemonte ha approvato a
maggioranza un ordine del giorno sulla crisi del Golfo Persico
e sui fatti della Lituania. Nel
documento sì rivolge un appello al governo e al Parlamento
perché sia « perseguita ogni iniziativa utile a scongiurare il ricorso alla guerra, assicurare
l’adempimento deile risoluzioni
deile Nazioni Unite e ripristinare la sovranità del Kuwait ».
A proposito della Lituania si
esprime, invece, una « ferma
condanna per la sanguinosa repressione dei carri armati sovietici ».
Le opposizioni non hanno partecipato al voto. Il capogruppo
del PCI, Monticelli, ha sostenuto che l’Italia « deve ritirare le
sue forze aeree e navali ». Analoga la posizione del capogruppo dei Verdi, Segre, e di Maggiorotti (DP). Zacchera (MSI)
ha invece chiesto che l’assemblea esprimesse « solidarietà ai
soldati italiani impegnati nel
Golfo ». Rossa (PSD ha criticato il « pacifismo ad oltranza »
e Picchioni (DC) ha affermato:
« Non possiamo riproporre la figura di un’Italietta moralmente
equivoca nelle sue scelte, precaria nelle alleanze e incoerente
negli impegni internazionali ».
Ferrara (PRI) ha detto che « è
necessario usare la guerra, se
la pace non riesce a garantire
la libertà e il diritto internazionale ». Posizione condivisa da
Marchini (PLI) e Goglio (PSDI),
mentre Sartoris (Piemonti ha
detto che l’Italia deve diventare « neutrale come la Svizzera ».
Collegio: corso
d| lingua tedesca
TORRE PELLICE — Il Liceo
valdese ha organizzato un corso di conoscenza e uso pratico
della lingua tedesca per adulti.
Il corso sarà tenuto dalla
prof.sa Amalia Geymet Panerò,
docente di lingua e letteratura tedesca presso il liceo sperimentale.
Ogni mese ci sarà una lezione straordinaria con una lettrice di madre lingua tedesca.
Ogni lezione ordinaria avrà la
durata di circa un’ora e mezzo
dalle 17 (o 17.30) in poi di ogni
mercoledì dal 6 febbraio al 29
maggio 1991.
Il costo per tutto il corso è
di L. 100.000, più il libro di testo.
Per ulteriori informazioni rivolgersi al Collegio valdese, via
Beckwith 1, Torre Pellice, tei.
0121/91260.
11
r
25 gennaio 1991
valli valdesi 11
I DUBBI RESTANO
Caro Direttore,
ringrazio Carlo Rapini per la sua
risposta (n. 1, 4.1.’91). Ma le mie
perplessità restano. Come si può dire che è solo da 2 anni che si conosce il problema dei cosiddetti « unisti »?
Allora si vuoi dire che nei decenni
scorsi non volevamo sapere, perché
i mezzi per sapere esistevano. Avevamo profughi in Italia che ci testimoniavano sofferenze e persecuzioni.
Esistevano pubblicazioni, sia pure specialistiche, che ci parlavano di speranze di libertà allora impossibili (ma
forse noi le consideravamo voci di
un " anticomunismo viscerale »). Credo che sia stato ai tempi di Krusciov
che il card. SlipiJ passò dai gulag
siberiani in Vaticano, in occasione di
quel primo disgelo: ne parlarono tutti i giornali. Come possiamo dire che
non sapevamo? Potevamo sapere e,
volendo, potevamo prevedere e prevenire.
Se no, facciamo il verso a quelli
che nei paesi alleati dicevano di non
sapere dei campi di sterminio nazisti e preferirono - passare oltre », per
poi esternare sdegno e stupore a cose fatte.
Che la Chiesa ortodossa russa sia
stata una chiesa martire per più di
70 anni, pure si sapeva. Mi fa piacere che Rapini lo ricordi con cifre, che
ora sono divenute inconfutabili, ma
che erano ben note prima del crollo
dei ■■ muri », anche se allora noi preferivamo non avallarle e pubblicarle.
Questa tragica situazione della chiesa russa però non contraddice quanto mi sono permessa di ricordare:
che cioè in Ucraina l'ambiente ortodosso trasse vantaggio dalle imposizioni stalinista del 1946, per rivalsa
forse, come ricorda Rapini, degli intrecci politici della fine del XVI secolo.
Ancora una volta si può dire ohe
nel regno dei ciechi il monocolo è re.
Nella regione dei perseguitati ci furono alcuni più perseguitati degli altri.
Resta il fatto che la situazione ora
è pesante, senza apparenti soluzioni,
li movimento ecumenico è in posizione dì stallo. Di nuovo fattori non teo
logici, ma culturali e politici, prevalgono, rischiando di creare altre fratture
che non possono essere sanate da interventi autoritari esterni.
Credo che per aiutare queste due
schiere di fratelli appena usciti da
lunghe sofferenze e alle prese con
problemi più grandi di loro, forieri di
nuove pene, noi dobbiamo rinunciare
alla tentazione di tagliare ragioni e
torti col coltello, e di pronunciare condanne 0 benemerenze unilaterali, troppo comode a centinaia di chilometri
di distanza.
Non avendo fatto nulla prima, quando si poteva e si sarebbe dovuto,
siamo capaci ora, con la Bibbia in
mano, di dire sommessamente agli uni
e agli altri quelle parole che sembrano incapaci di trovare fra loro?
Ancora grazie per l'attenzione.
Myriam Venturi, Milano
GRADITI OSPITI
Nello scorso agosto 1990 ricevemmo la visita di una simpatica coppia
pastorale: lui, Werner Burki, della
Chiesa riformata dei Sud-Ovest francese; lei, Arlette, che lavorava ad una
ricerca di ■■ maîtrise » per l’Università di Montpellier.
In una breve notizia apparsa nel
n. di nov. 1990 di « Ensemble » (il
mensile protestante di quella regione
francese), i due visitatori paragonano
l'incontro annuale del XV agosto col
« Rassemblement du Désert » che puntualmente ad inizio settembre raccoglie i discendenti degli ugonotti al
Mas Soubeyran nel Gard (Cevenne):
« un lieu de ressourcement spirituel
autant qu'un témoignage de fidélité
culturelle ancestrale ».
Rer conto suo M.me Arlette Burki
ci ha inviato il suo lavoro di maîtrise
su Vaudès ou la naissance d'un mouvement de réforme, nel quale in appena 48 fogli dattiloscritti ci dà l'essenziale su quella che Amedeo Molnár aveva felicemente qualificato come « iniziativa » del ricco mercante
'lionese: la sua conversione, la traduzione da luì fatta fare delle Sacre
Scritture, la sua predicazione tipicamente laica, il bando da Lione, l’esìlio, le crisi interne del movimento da
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore; Giorgio Gafdioi
Vicedirettore: Luciano Deodato
Redattori: Alberto Corsanì, Adriano Longo, Jean-Jacques Reyronel, Riervaldo Rostan.
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione; Mitzi Menusan
Revisione editoriale; Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione; Loris Bertot
Comitato editoriale: Raolo T. Angeleri, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Franco Carri, Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino Conte,
Riera Egidi, Emmanuele Paschetto, Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
Mirella Scorsonelli
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Pellice - telefono 0121/91334
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EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 - 10125 Torino - c.c.p, 20936100
Consiglio di amministrazione: Coetante Costantino (presidente), Paolo
Gay, Roberto Peyrot, Silvio ReveI, Franco Rivoìra (membri)
Registro nazionale della stampa; n. 00961 voi. 10 foglio 481
Il n. 3/’91 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 17 gennaio
e a quelli delle valli valdesi il 18 gennaio 1991.
Hanno collaborato a questo numero: Maria Luisa Barberis, Alfredo Berlendis, Samuele Giambarresi, Giovanna Pons, Valdo Plavan, Ludwig Scheider.
lui scaturito, la morte avvolta ancora
nel campo delle congetture... il tutto
presentato obiettivamente, senza
denigrazioni né esaltazioni, che ancora inficiano in parte il campo della
storiografia sulle origini valdesi.
Giovanni Gönnet, Roma
UNA PROVINCIA
DI SOLA MONTAGNA
Signor Direttore,
oggi si prospetta l’alternativa fra due
province: quella occitana alpina o montana o chiamatela come volete che
raggrupperebbe una dozzina di Comunità montane in una regione omogenea con statuto eventuale di provincia autonoma, articolata in qualche distretto, circondario, USSL. (Anche a
Nuoro si domanda la provincia autonoma, con potestà legislativa; esistono già province autonome a Bolzano
e Trento, unite nella Regione TrentinoSud Tirolo, qui invece ci sarebbero
i distretti uniti nella Provincia).
Siamo nella linea delle proposte portate avanti da anni da occitanistì che
desiderano essere liberi e aperti in
tutte le direzioni. Ci potranno essere
consorzi o altri contatti con Pinerolo,
Saluzzo, la pianura, con la Francia,
con chi si vuole e serve.
L’altra proposta che adesso viene
presentata e fa perno su città come
Pinerolo e Saluzzo ci porterebbe indietro di decenni e secoli, ci farebbe
dipendere da quattro uomini politici di
città relativamente popolose e con interessi orientati prevalentemente altrove. Qui ci sarebbe un aumento inutile di enti. Se la novità si riduce ad
andare alla bella Susa o pressappoco,
tanto vale fermarsi a Torino. Provincia
» ciambella »?
Non esistono in Svizzera i mezzi cantoni, uno città e l'altro campagna?
All'era dei fax e dei computer, in
questo rimescolamento di carte nel
mondo intero, non restiamo indietro ma
andiamo avanti.
Ripeto cose già dette, ma in un giornale « repetita juvant ».
Portiamo avanti il discorso: una provincia attualmente fa venire o istituire
diverse amministrazioni. Da una parte
c'è il prefetto, che rappresenta l’autorità centrale, dall’altra la «Provìncia»
con il Consiglio provinciale eletto. C’è
anche altro, come il Provveditorato agli
studi. La Valle d’Aosta ha con la sua
autonomia una Sovrintendenza scolastica. Di solito non sì sa che circa 15.000
Ladini hanno un loro sovrintendente
scolastico.
La Valle d’Aosta tentò, senza riuscirci, di avere una polizia propria. Ce
l’hanno i Paesi Baschi in Spagna, Si
potrebbe cominciare con un coordinamento dei vigili urbani, in modo da
supplire a carenze delle «forze dell’ordine»,
E così via.
Gustavo Malan, Torre Pellice
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
Aiutiamo il "Sostegno
if
Con l’elenco dei doni pervenuti
nei mesi di novembre e dicembre
scorsi abbiamo raggiunto la cifra
di 10 milioni da inviare a Prarostino per i gravi danni subiti in
occasione dell’incendio dell’anno
scorso. Complessivamente abbiamo inviato 30 milioni, quale testimonianza di solidarietà da
parte dei nostri lettori. Con questa seconda offerta consideriamo
chiusa la sottoscrizione, restando
ben inteso che — qualora ci pervenissero altre somme — sarà nostra cura reinoltrarle.
Anche l’altra sottoscrizione, vale a dire il progetto salute in Madagascar, sta avviandosi alla sua
conclusione. La cifra sin qui raccolta ammonta a 5,3 milioni di lire; il traguardo dei 6 -milioni è
quindi vicino. Ricordiamo ai lettori che questo progetto, patrocinato dalla CEVAA, prevede l’installazione di farmacie in otto
villaggi onde evitare ai loro abitanti lunghi e disagiati viaggi nei
centri urbani per rifornirsi di
quanto loro necessita.
Passiamo ora ad illustrare un
nuovo progetto che la nostra
commissione sottopone all’attenzione dei lettori. Il nostro settimanale ha già avuto occasione di
dare notizia della costituzione, da
parte di nostri fratelli evangelici, del comitato « Il sostegno » di
Mestre che, oltre ad assistere a
domicilio alcuni malati di Aids,
ha in programma I’acquisto di
una casa famiglia per accogliere
questo tipo di malati. Come è ben
noto, 'mentre purtroppo da un lato questa malattia continua a
mietere vittime, dall’altro nessun
vaccino che ripari dall’infezione
è stato finora scoperto, mentre
autorevoli studiosi ammettono
che probabilmente occorreranno
ancora anni per trovare un’efficace immunizzazione.
Elenco offerte novembre-dicembre 1990
LUSERNAS. GIOVANNI I
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L. 1.000.000: Cinzia e Daniele Vitali
per loro nozze d'argento.
L. 300.000: Agrippina Buffa Carcò.
L. 200.000: Olindo Bufalo.
L. 100.000: Renata Pons; Odette Baimas; C. A.; Mirella e Ernesto Bein;
Giuseppe Di Gesù.
L. 60.000: Ester La Scala; Sara e
Sauro Gottardi.
L. 50.000: N. N,, Venezia; Matilde Fabiole; Enrico Fratini.
Totale: L. 2.270.000.
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Amnesty International
VAL PELLICE — Si ripeterà anche
quest’anno l’iniziativa di Amnesty International « Accendi a ogni finestra
una candela », come segno di solidarietà e augurio di libertà per tutti coloro
che per motivi di coscienza soffrono
in carcere o sotto tortura.
L’appuntamento per tutti è sabato
26 gennaio alle ore 18.30.
Iniziative
TORRE PELLICE — Per rispondere all’esigenza sentita da molti di un incontro di formazione per laici il Centro
culturale ha deciso di avviare un esperimento in questo senso.
Tutti coloro che sono interessati ad
un progetto di incontro teologico sono
convocati a Torre Pellice, Casa valdese, domenica 3 febbraio, ore 15, per un
dibattito preparatorio e presentazione
del programma.
RINGRAZIAMENTO
« La mia grazia ti basta »
(II Corinzi 12 ; 9)
I familiari del compianto
Gustavo Jahier
ringraziano di cuore tutti coloro che
con presenza, scritti, parole di conforlo e opere di bene 'hanno preso parte
al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al pastore Tom Noffke, alla direzione, suore
e personale del pensionato Fer e alla
USSL 42.
Pramollo, 12 gennaio 1991.
L’iniziativa è degna del massimo appoggio, ben conoscendo le
carenze dell’apparato sanitario ed
anche tenendo presente che questo gruppo di fratelli fa le cose
con grande impegno, sia per i
contatti che tiene con i medici
del reparto infettivi dell’ospedale
di Mestre, sia per la sua presenza fra i malati e sia per l’aspetto
diaconale dell’assistenza.
Alla presidenza del comitato è
stato chiamato Gian Luigi Giudici; le comunità metodiste e vaidesi di Padova, Venezia e Mestre
appoggiano l’iniziativa, mentre i
pastori Berlendis e Costabel danno la loro collaborazione.
La cifra necessaria per metter
su questa casa si aggira sui 300
milioni: secondo le ultime notizie giunteci, sono stati raggiunti
i primi 50 milioni. Abbiamo sottocchio l’elenco dei donatori, che
sono molto numerosi: si tratta in
maggior parte di cifre modeste
offerte da persone che hanno redditi modesti ma che credono in
questa iniziativa.
Pensiamo che i nostri lettori
vorranno sostenere questo progetto offrendo a questi fratelli
quotidianamente impegnati in
quest’attività diaconale un tangibile segno della loro solidarietà.
Mentre ci riserviamo di fornire
ulteriori notizie, ricordiamo che
le offerte vanno inviate al conio
corrente postale n. 11234101 intestato a La Luce, Fondo di solidarietà, via Pio V, 15, 10125 Torino.
RINGRAZIAMENTO
« Dio è amore »
(I Giovanni 4: 16)
I familiari di
Albertina Cogno ved. Roccione
ringraziano sentitamente tutte le persone che hanno preso parte al loro dolore. Un grazie particolare a tutti coloro che sono stati vicini alla loro cara
con affetto e partecipazione, ai medici
e al personale dell’Ospedale valdese di
Torre Pellice.
Pinerolo^ 12 gennaio 1991.
« Ed io abiterò nella casa delVE^
terno per lunghissimi giorni.,.y>
(Salmo 23: 6)
Si è spenta
Lidia Tron Marchetti
di Pomaretto.
Leonardo Zelaschj ricorda di averle
voluto bene nella sua infanzia.
Milano, 19 gennaio 1991.
RINGRAZIAMENTO
a Gesù disse: Io vo a prepararvi
un luogo... e vi accoglierò presso di me »
(Giov. 14: 2-3)
I nipoti e le nipoti di
Lidia Tron v, Marchetti
addolorati dalla perdita della loro zia
ringraziano tutti coloro che con la loro
presenza hanno voluto dimostrare la loro simpatia nella triste occasione. Ringraziano anche tutto il personale dell’Asilo dei vecchi di San Germano Chisone per le cure a]>prestate alla loro
zia, ed in modo particolare quelle pwsone che le sono state particolarmente
vicine.
Pomaretto. 19 gennaio 1991.
RINGRAZIAMENTO
Moglie, figli e familiari tutti del
compianto
Guido Jouve
PRIVATO acquista mobili vecchi e antichi. oggetti vari. Tel. Pinerolo
40181 (dopo le ore 18). ’
A(XOGLIEREI cucciolo bastardino, affettuoso, taglia medio-piccola, pelo
lungo, possibilmente maschio. Tel.
0121/92765, dalle 13 alle 14,30.
commossi e riconoscenti, nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che con scritti, fiori,
parole di conforto c presenza hanno
voluto essere vicini nella triste circostanza. Un grazie jiarticolare alla dottoressa Seves, a tutti i dottori ed al personale infermieristico dell’Ospedale valdese di Torre Pellice, al pastore Rostagno, alla Corale valdese ed all’Associazione sportiva Val Pellice.
Torre Pellice, 23 gennaio 1991.
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12 villaggio globale
25 gennaio 1991
RICCHI E POVERI
ROMA
Aumenta il fossato
Il problema demografico è uno dei rischi più gravi per il nostro
futuro - Bisognerebbe riconsiderare le nostre strategie di sviluppo
Fra i tanti problemi che assillano il « villaggio globale » quello
della crescita della popolazione è
certamente ai primi posti. Nel corso degli ultimi vent’anni gli abitanti del nostro pianeta sono passati da 3,7 miliardi agli attuali
5,3 miliardi. Nel contempo, l’ammontare dei profughi ha superato
i 15 milioni di persone: un incremento superiore al 500 per cento
(senza tener conto delle migrazioni interne ai propri confini,
quantificabili in 20 milioni di unità).
Popolazione
e profughi
L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i profughi (ACP)
nella sua rivista « Réfugiés » dello
scorso dicembre, per lo più dedicata ai consuntivi inerenti all’anno
appena trascorso, si chiede se vi
sia una stretta correlazione fra i
due suddetti fenomeni.
Già nel 1980 il noto « rapporto
Brandt » concludeva affermando
che « la crescita vertiginosa della
popolazione diverrà uno dei fattori decisivi che modelleranno l’avvenire dell’intera società umana ».
Le proiezioni più accreditate stimano che entro il 2000 il numero
di uomini, donne e bambini che
soffrono di malnutrizione nei paesi
meno sviluppati passerà dagli
attuali 600 milioni ad almeno 1,3
miliardi; il tasso della miseria sarà cioè più che raddoppiato.
Circa il rapporto fra incremento
della popolazione e il fenomeno
dei profughi, esso non è sempre
molto chiaro, secondo la rivista.
Infatti l’ACP ha potuto constatare
che in parecchi casi il flusso dei
profughi proveniva in modo più
consistente da paesi a bassa densità di popolazione. Questo fenomeno, apparentemente contraddittorio, è dovuto anche al fattore
socio-politico oltre che a quello
economico. Nei paesi più densamente abitati risulta più accentuato il fenomeno della migrazione
interna, diretta alle grandi città:
una migrazione in tanti casi deleteria perché arreca una povertà
generalizzata, disoccupazione e
penuria alimentare, un elevato tasso di mortalità.
Le dittature
È fatale che da tali condizioni nascano violenze e disordini di ogni
genere, anche in paesi meno popolati. Si manifestano pure rivalità
etniche e religiose che nella maggior parte dei casi sboccano nella
instabilità politica e, successivamente, in feroci poteri repressivi
e dittatoriali. Il caso della Somalia, che è diventato di tragica attualità, è esemplare. Con una superficie di oltre 600 mila kmq (e
cioè il doppio dell’Italia) ha una
popolazione che non arriva a 5
milioni di abitanti e ha 360 mila
profughi all’estero, profughi in
gran parte a carattere politico.
L’Alto commissariato, che per la
sua stessa natura segue da vicino
il complesso fenomeno di profughi
esterni ed interni, è assai pessimista: il problema chiave rimane co
HAI RINNOVATO
L’ABBONAMENTO?
comunque — a suo dire — quello dell’incremento demografico;
« L’attenzione che verrà data a
questo problema determinerà in
larga misura il mondo nel quale
le generazioni future dovranno vivere. L’inazione potrebbe avere
delle conseguenze catastrofiche ».
Un mondo
troppo piccolo...
Le considerazioni del citato documento si fermano qui. Anche se
si tratta di una denuncia e di un
allarme incontestabili, non è pensabile che il problema si possa
non dico risolvere, ma attenuare
solo controllando le nascite. L'idea
che il nostro mondo stia diventando troppo piccolo tende infatti a
sottovalutare le altre cause delle
migrazioni: la miseria, le dittature, l'ingiustizia e le discriminazioni di ogni genere. In sostanza i
migranti non sono tanto la conseguenza di una popolazione eccedente quanto la spia, il segno, di
un mondo che necessita di cambiamenti alla radice. Se da un lato è giusto parlare di una trasformazione multirazziale ed interetnica della società in vista di una
sempre più estesa accoglienza di
stranieri, è ancora più urgente porre l’accento sulla necessità che i
paesi ricchi cambino sostanzialmente le modalità dei loro rapporti con quelli poveri, a partire dagli
aiuti finanziari a volte mal concessi e peggio amministrati, dagli
enormi squilibri economici fra i
valori dell’importazione delle materie prime e quelli dell’esportazione dei manufatti, dal perverso
meccanismo del debito mondiale,
dall’astronomica spesa militare.
...o troppo ingiusto?
Come già più volte il nostro settimanale ha documentato, se veramente si vuole porre rimedio a
tutte quelle storture sopra elencate, è necessario che il nostro stesso
tipo di sviluppo sia analizzato e
ripensato a fondo, dato che esso è
senza dubbio la causa prima dello
stato attuale del mondo. Basta tener presenti alcuni dati, ben noti
da tempo: il 25 per cento della
popolazione mondiale consuma il
75 per cento delle materie prime e
dell’energia disponibili; i paesi industrializzati (salvo qualche eccezione) destinano lo 0,35 per cento
del loro prodotto interno lordo a
quelli poveri; l’intero ammontare
del debito dei paesi del Terzo
Mondo equivale alla spesa militare globale di poco più di un anno.
Si tratta certo di un problema
gigantesco e non facilmente risolvibile in quanto è in contrasto con
la logica ben consolidata del potere e del profitto: finché il nostro
« sovrasviluppo » non si incontrerà in modo costruttivo con il sottosviluppo altrui le cose purtroppo
non potranno che peggiorare.
Anche le chiese possono — anzi
devono — avere una parte non secondaria. Quanto prima, nel mese
di febbraio, si riunirà a Canberra
in Australia l’Assemblea del CEC
Il tema prospettato: « Spirito Santo, trasformaci e santificaci » non
può non concretizzarsi in un impegno di tutti i credenti — come
ci chiede una delle domande per
il dibattito che avrà luogo_« di
ventando più responsabili verso la
creazione di Dio, per la giustizia
e la pace in tutte le relazioni umane e per la conduzione del mondo ».
Roberto Peyrot
Tutti con Israele
Una pazzesca scommessa: la « doppia solidarietà », verso l’Intifada e con lo stato ebraico
Miseria, denutrizione, fame, persecuzione, emigrazione, esodo forzato:
sono questi alcuni effetti di un modello di sviluppo fortemente
sbilanciato.
« Siamo tutti in Israele »; molto più di uno slogan per la Comunità ebraica di Roma, che insieme con l’Associazione di amicizia Italia-Israele si è stretta domenica scorsa (20 gennaio) intorno all’ambasciata dello stato
del quale tutti gli ebrei del mondo si sentono cittadini.
Dopo due giorni di angoscia e
di preghiera nella sinagoga gli
israeliti romani hanno voluto così reagire anche sul piano politico ai missili scagliati su Tel Aviv
e su Haifa dal regime di Saddam
Hussein. Una reazione composta,
così come composto e prudente è
stato, fin dallo scoppio della crisi del Golfo, il comportamento
del governo israeliano. Ma la
preoccupazione è grande: molte
famiglie ebraiche italiane hanno
anche parenti stretti in Israele e
alcuni giovani sono già volati in
Medio Oriente per unirsi all’esercito con la stella di Davide, mentre altri denunciano la ripresa di
atti di discriminazione, soprattutto all’intemo dell’Università.
Grande è la paura che il folle incendio del Golfo, dopo aver cominciato a seminare a piene mani distruzioni e lutti fra la gente
irachena e in famiglie americane,
arabe, europee divampi in una
nuova, ancor più spaventosa guerra arabo-israeliana che non risparmierebbe nessuno dei popoli
della regione e che non lascerebbe al sicuro gli ebrei in nessun
paese del mondo.
E grande, in molti, è anche la
rabbia, diretta contro un « pacifismo a senso xmico, antisemita e
antiamericano » restio, secondo
loro, a prendere le distanze dal
« ladro di Baghdad » e soprattutto da un’OLP le cui quotazioni,
nel mondo ebraico, non sono mai
scese così in basso. Ma sono anche rnolti coloro che chiedono
semplicemente di distinguere, di
non condannare un intero stato
con il suo popolo a motivo della
brutale politica di occupazione
del suo governo.
Il dibattito si accende spontaneo e vivace fra i manifestanti,
un paio di centinaia, tra i quali
sono presenti anche i rappresentanti di alcuni partiti e organismi
laici e religiosi che hanno così
voluto esprimere la loro solidarietà al popolo ebraico e allo stato d’Israele sotto tiro: Partito radicale, PRI e giovani repubblica
ni, PLI, il presidente della Provincia di Roma (socialista), un
gruppo di suore dell’Associazione
« Cristiani contro l’antisemitismo », l’Associazione per la pace,
la Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
« Due volte in un secolo il gas
per uccidere gli ebrei: non è troppo? », si legge in uno dei volantini distribuiti dai «Giovani ebrei»,
un gruppo che ci tiene a distinguersi dalla gioventù progressista raccolta nella Federazione giovanile ebraica d’Italia (FGEI..! sì,
come quella evangelica: ma loro
esistono da più di 40 anni!). Il loro interlocutore preferito è Chiara Ingrao, una dei due portavoce nazionali delTAssociazione per
la pace: nel dicembre 1989 è stata un’artefice di « 1990: time for
peace », la spedizione « garibaldina » del pacifismo italiano e internazionale a Gerusalemme che
aveva favorito rincontro fra pacifisti israeliani e Intifada; ha incontrato più volte Arafat; lo scorso autunno ha partecipato alla
delegazione di Associazione per la
pace, ARCI e ACLI a Baghdad
guidata dal « terrorista » mons.
Capucci: ma oggi è qui, disposta
a render conto della « diplomazia
dei popoli » dell'Associazione e ad
esporsi ad eventuali critiche anche da parte palestinese, pur di
riprendere nella solidarietà il filo
del dialogo fra il pacifismo italiano (quello vero) e il mondo
ebraico. E viene rispettata.
La pazzesca scommessa della
« doppia solidarietà » con l’Intifada palestinese e con lo stato
d’Israele continua, nonostante le
bombe, nonostante le repressioni,
i radicalismi che accrescono l’odio e la paura da ambo le parti,
la crisi dell’OLP. la nostalgia di
bandiere che attraversa pericolosamente il nostro pacifismo: non
c’è altra via ad una pace giusta in
Israele e in Palestina. Lo stesso
messaggio è stato rivolto all’ambasciatore d’Israele in Ttaliq da
due studenti della Facoltà valdese
di teologia, a nome della FCEI e
dei loro compagni, rimasti in strada a manifestare, questa volta, la
forza del legame che da lungo
tempo affratella in Italia evangelici ed ebrei, così come lo scorso 12 gennaio avevano manifestato contro la guerra nel Golfo
e per lo stato dì Palestina.
Bruno Gabrielli
UNA VIDEOCASSETTA SULLE ASSEMBLEE
ECUMENICHE DI ASSISI, BASILEA, SEUL
"GIUSTIZIA E PACE SI ABBRACCERANNO"
Nella cornice della Fraternità dei Piccoli fratelli
del Vangelo di Spello le immagini più
c;gnificative del "Processo conciliare su
giustizia, pace e salvaguardia del creato"
Una produzione del Cipax (Centro interconfessionale per
la pace), in collaborazione con la Federazione delle
Chiose evangeliche italiane
A cura di Gianni Novelli
Minuti 40 - L 50.000 (-i- 6.000 por spese postali)
Da richiedere al Cipax, via Acciaioli 7, 00186 Roma,
te!. 06/65.40.661 - ccp. 56702004