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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 9 APRILE 1993
LA CRISI ITALIANA
COSCIENZA
CIVICA
GIORGIO TOURN
ulla di strano - afferma il giornalista alla
rassegna stampa - che il ministro Jervolino, cattolica
praticante, cerchi di allargare
la fede cattolica agli alunni
delle scuole proponendo di
andare a messa, è la sua
convinzione, grave sarebbe
se li obbligasse».
Stesso giorno, dibattito televisivo, l’uomo politico
convinto di sostenere tesi di
grande progressismo: «E così
alle elezioni il popolo premierà chi va premiato e punirà chi va punito». Il ministro cattolico, che si serve
della scuola pubblica per
esprimere le sue convinzioni
religiose e il popolo che premia e punisce i suoi magistrati. Questa è la politica,
immorale o morale poco importa, ma questo non è lo stato.
Che non vi sia in Italia coscienza civica, coscienza di
stato, lo sanno tutti; ed è bene dire subito che stato non
significa affatto e necessariamente realtà unitaria centralizzata; si potrebbe realizzare
una federazione e le cose non
muterebbero di molto. Non
c’è stato perché le due chiese
che hanno retto la storia degli ultimi decenni e plasmano la coscienza del «popolo», quella romana e quella
marxista, hanno incarnato il
dogma del non-stato.
La prima perché a suo giudizio lo stato non ha da essere quello che pretende essere
in un mondo moderno, la seconda perché lo ritiene struttura superata nella prospettiva del superamento della
storia.
Del marxismo si può dire
molto, noi diremo della teologia cristiano-democratica.
Non può accettare lo stato
perché rappresenta la sua fine come società perfetta,
ideale di società, organismo
di riferimento assoluto; la
chiesa non può accettare il
magistrato, ma solo il principe pio e il politico onesto.
Oggi il politico onesto è
quello che presta orecchio attento alla voce della Conferenza episcopale che sta scoprendo (ora) la gravità della
situazione italiana e chiama
tutti alla crociata moralizzatrice; gli uomini politici di
domani sono gli onesti della
De.
Troppo facile e superficiale sarebbe chiedere a
quegli autorevoli cardinali
dove stavano di casa quando
si tenevano le campagne
elettorali di ieri, si combattevano le battaglie di rinnovamento del paese, si indagava nell’affare lor, ecc.
Uno stato può nascere solo
nell’autonomia di una vocazione laica. Parlare di «servizio» per il bene comune,
come si va facendo oggi da
parte di autorevoli voci, è sacrosanto ma equivoco; si
tratta infatti di sapere chi, co
me e perché si serve.
Il funzionario, il magistrato, il ministro risponde a Dio,
cioè alla norma assoluta della giustizia, di quello che fa o
non fa per il bene di tutti. Il
politico onesto, che nei corsi
di formazione spirituale e
tecnica i vescovi stanno fabbricando per un’Italia ripulita, del dopo muro e dopo tangentopoli, è un uomo sincero, che fa il bene e risponde
alla chiesa del suo agire e invoglia i bambini ad andare a
messa, è l’uomo corretto che
il popolo premia (quasi la
funzione pubblica fosse un
gioco dell’oca in cui si vince
0 si fa la penitenza) o rimanda a casa. In uno stato moderno si vota un concittadino
perché faccia il suo lavoro;
far funzionare il paese, non
per premiarlo di essere stato
onesto o per poter realizzare
1 suoi ideali sociali e personali.
Finché la chiesa italiana
non ridiventerà la chiesa di
Gesù Cristo come vuole il
Vangelo e continuerà con i
suoi concordati, nunzi, partiti
confessionali a gestire (per il
suo bene, certo!) il nostro
paese, non esisterà stato,
esisteranno solo dei don Rodrigo assistiti da padre Cristoforo.
I cristiani in tutto il mondo ricordano la Pasqua di risurrezione
Ricordati di Gesù Cristo^ risorto dai morti
PIERO bensì
«Ricordati di Gesù Cristo, risorto dai
morti»
(II Timoteo 2, 8)
V
E dunque possibile, per il credente,
«dimenticare» la resurrezione di Gesù! Se l’autore della seconda epistola a
Timoteo sente il bisogno di rivolgere
questa esortazione, è evidente che già alla fine del primo secolo (più o meno il
tempo in cui si crede che sia stata scritta
questa lettera) nella chiesa c’era la tendenza a dimenticare che Cristo era risorto. E se questo avveniva appena cinquant’anni dopo l’avvenimento, tanto
più capita a noi, a duemila anni di distanza. Infatti nelle nostre chiese si predica
molto (e giustamente) sulla croce, ma assai raramente sulla resurrezione.
«Ricorda Gesù Cristo risorto!» . Posti
di fronte alla triste realtà del nostro peccato, è nella fede in quella resurrezione
che possiamo trovare la forza per superare le nostre debolezze umane. Siamo
peccatori, sappiamo di sbagliare in tante
cose. Ma sappiamo anche che «come
Cristo è stato risuscitato dai morti... così
anche noi possiamo camminare in novità
di vita» (Romani 6, 4). Quella che Paolo
chiama «la potenza della sua resurrezione» deve pur manifestarsi nel continuo
rinnovamento della nostra vita, nella
possibilità di ubbidire - pur nei nostri limiti - a quel comandamento d’amore
che riassume tutta la legge di Dio.
«Ricorda Gesù Cristo risorto!». Posti
di fronte alle difficoltà della vita, alle
malattie, alle sofferenze, alle ansietà
siamo talvolta tentati di cedere allo scoraggiamento e di gridare, come Elia;
«Basta! Prendi, ora, o Eterno, l’anima
mia...» (I Re 19, 4). Siamo stanchi, delusi, tristi come i discepoli che avevano
tribolato tutta la notte, senza pescare
nulla. Ma appena si trovano di fronte al
Signore risorto, tutto cambia e la loro
tristezza viene mutata in letizia (Giovanni 21). La resurrezione di Gesù ci
toglie il diritto allo scoraggiamento,
perché «in ogni nostra distretta egli
stesso è stato in distretta insieme con
noi» (Isaia 63, 9).
«Ricorda Gesù Cristo risorto!». Posti
di fronte al naufragio delle speranze e
degli ideali umani, siamo inevitabilmente portati a credere che parole come giustizia, verità, pace non abbiano in fondo
nessun significato reale.
I potenti della terra con la loro arroganza e la loro corruzione sono pur sempre i più forti! Chissà quante volte se lo
saranno ripetuto i discepoli in quel drammatico venerdì santo. Erode, Caiafa, Pilato, il Sinedrio con le loro menzogne, le
loro viltà, i loro atteggiamenti beffardi
hanno avuto ragione di Gesù con le sue
parole d’amore e di verità. I potenti della
terra hanno pur sempre l’ultima parola!
Abbiamo un’eco di questa delusione nelle parole dei due discepoli sulla via di
Emmaus: «Speravamo che fosse lui che
avrebbe liberato Israele, invece...!» (Lu
ca 24, 21). Ma quando Gesù risorto appare in mezzo ai discepoli, allora i potenti del venerdì santo appaiono deboli e
piccini di fronte a colui che può dire:
«Ogni potere mi è stato dato!» (Matteo
28, 18).
Comprendiamo la rivoluzione che avviene nella mente e nel cuore di Pietro
che la descriverà con queste parole:
«Dio... ci ha fatti rinascere ad una speranza viva,mediante la resurrezione di
Cristo» (I Pietro 1, 3). E Paolo gli farà
eco: «Cristo Gesù è colui che è morto e,
ancor di più, è risuscitato, è alla destra di
Dio» (Romani 8, 34). Vale ancora la pena di lottare (e morire) per la verità e la
giustizia perché la resurrezione di Gesù
ci assicura che alla fine trionferanno,
avranno l’ultima parola.
«Ricorda Gesù Cri.sto risorto!». Posti
di fronte all’appuntamento finale e inevitabile della nostra esistenza terrena, può
darsi che il nostro cuore tentenni per
qualche istante e che lo smarrimento ci
afferri. La morte è pur sempre «l’ultimo
nemico» dell’uomo, credente o incredulo
che sia. Il credente ha quest’unico vantaggio: sa che il nemico è stato vinto una
volta per sempre. «Cristo è stato resuscitato dai morti, primizia di quelli che dormono... In Cristo saranno tutti vivificati:
Cristo la primizia, poi quelli che sono di
Cristo...»(I Corinzi 15: 20-23). Questa
certezza svuota la morte di tutto il suo
spavento. Non la rende né più facile, né
più piacevole, ma la illumina di una speranza eterna.
ANNO I - NUMERO 14
Consiglio di Stato
Sì alla messa
in orario
scolastico
Con due ordinanze emesse il
26 marzo, il Consiglio di Stato
ha accolto l’appello del ministero della Pubblica Istruzione
contro la sentenza del Tar
dell’Emilia Romagna del 1°
agosto 1992, che escludeva la
possibilità di promuovere attività di culto (messe, benedizioni pasquali, ecc...) in orario
scolastico. Per il Consiglio di
Stato, le cerimonie religiose
nelle ore a disposizione per le
attività educative non arrecano
«pregiudizio alla libertà di
astenersi dall’attività di carattere religioso per gli alunni
per i quali non sia stata ejfettuata l’opzione per l’insegnamento della religione cattolica».
L’ordinanza del Tar
dell’Emilia Romagna era stata
emessa in conseguenza dei ricorsi presentati da un gruppo
di genitori, dal comitato
«Scuola e Costituzione», da alcune chiese evangeliche e dalla comunità ebraica.
Il moderatore della Tavola
valdese, pastore Franco Giampiccoli, ha così commentato la
decisione del Consiglio di Stato: «Non più solo l’insegnamento religioso confessionale,
ma ora anche atti di culto si
installano nella scuola pubblica. Più cresce il secolarismo
che mette in questione le chiese, più aumenta la tentazione
di dare risposte di questo genere: irrigidimenti istituzionali, imposizioni cultuali. Nessun
cristiano si illuda che questa
sia una risposta adeguata, perché in questo modo non ci si
oppone alla scristianizzazione
della società, ma la si favorisce».
Per il segretario dell’Unione
delle chiese avventiste, pastore
Ignazio Barbascia, «Ricordando il proverbio “non c’è due
senza tre’’, siamo fiduciosi che
la Corte costituzionale, per la
terza volta, smentisca il Consiglio di Stato, difendendo così
la libertà religiosa».
Secondo il pastore Giorgio
Bouchard la decisione del
Consiglio di Stato «costituisce
un passo indietro nel cammino
della libertà. Sono tuttavia
certo che gli evangelici e le altre minoranze religiose continueranno la loro battaglia, insieme con tutti quei numerosi
cittadini i quali non desiderano vivere in uno stato discriminatamente confessionale».
AliJ Ascolto
Della Parola
Il Signore
è fra noi
pagina 6
Il metodo
Feuerstein
pagina 10
2
PAG. 2 RIFORMA
____________________ VENERDÌ 9 APRILE iqq^ì
--
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Riunito daini al 17 marzo a Iserlohn (Germania) il Comitato centrale della Kek
La Conferenza delle chiese europee propone
di indire un secondo raduno ecumenico
Riuniti per la prima volta
dopo la 10° Assemblea
generale svoltasi a Praga nel
settembre ’92, i 35 membri
del Comitato centrale della
Conferenza delle chiese europee (Kek) si sono incontrati
dall’11 al 17 marzo a Iserlohn (Germania).
Sulla base delle indicazioni
emerse dalla 10° Assemblea,
e dopo aver ascoltato una serie di relazioni delle chiesemembro, in particolare dall'Europa centrale e orientale
dove vi è un grande bisogno
di aiuto, il Comitato ha dato
l'avvio al programma di riflessione e di intervento intitolato «Sulla via di una missione comune».
Il Comitato ha deciso di dare la priorità alla continuazione del processo ecumenico
su «giustizia, pace e integrità
del creato», nonché al lavoro
di monitoraggio e di pressione nei confronti della Conferenza sulla sicurezza e la
cooperazione in Europa
(Csce). La preoccupazione
per i profughi e i migranti rimane uno degli impegni
prioritari della Kek, così come il Decennio ecumenico di
solidarietà delle chiese con le
donne e i problemi del razzismo e della xenofobia.
Riguardo al forte desiderio
espresso dalla 10° Assemblea
di tenere un secondo raduno
ecumenico europeo organizzato congiuntamente al
Consiglio delle conferenze
dei vescovi europei (Ccee)
sulla linea della prima assemblea svoltasi a Basilea nel
1989, il Comitato ha proposto
di indire un nuovo raduno
nella prima metà del 1996 e
di iniziare subito i lavori di
preparazione.
II tema proposto è quello
Un momento del primo raduno ecumenico nella cattedrale di Basilea
Molto tempo è stato dedicato all’esame della situazione nell’ex Jugoslavia. Dopo
aver preso atto delle relazioni
delle delegazioni ecumeniche
che si sono recate recentemente nella zona, degli sforzi di riconciliazione portati
avanti dalla Chiesa ortodossa
serba e delle sue dichiarazioni di condanna della violenza, il Comitato ha approvato una presa di posizione in
cui tra l’altro viene affermato; «Ci vergogniamo tutti
delle brutalità della “pulizia
etnica”, degli stupri e dei
massacri vendicativi nella nostra “casa comune” in Europa».
Al riguardo, il Comitato è
stato informato di uno scambio di corrispondenza tra il
segretario generale della Kek,
il Consiglio ecumenico delle
chiese e il patriarca Pavle, capo della Chiesa ortodossa serba.
della riconciliazione.
La prossima Assemblea generale si svolgerà nel 1999,
anno in cui la Kek celebrerà i
suoi 40 anni di esistenza. Il
Comitato si è detto inoltre
d’accordo di esplorare la possibilità di celebrare il millennio nella forma di un atto di
unità di tutti i responsabili
cristiani in Europa. Il Comitato ha accolto come nuovo
membro la Chiesa riformata
di Croazia e le ha offerto un
appoggio pastorale nelle difficili circostanze presenti.
Infine, il Comitato ha adottato una revisione dello statuto che permette ad alcune
organizzazioni ecumeniche di
diventare «organizzazioni associate». Undici organizzazioni entrano a far parte di
questa categoria, fra cui la
Commissione ecumenica europea su chiesa e società
(Eeccs), con sede a Bruxelles
e a Strasburgo.
Nella sua ultima lettera, il
patriarca afferma che lui e la
sua chiesa condannano i crimini di tutte le parti in causa,
in particolare i crimini contro
l’umanità e quelli «contro la
dignità delle donne».
Il Comitato condanna senza
ambiguità ogni uso della forza nel conflitto in atto e ricorda che i responsabili religiosi
della zona (ortodossi, cattolici e musulmani) hanno ripetutamente chiesto la cessazione delle ostilità, la liberazione di tutti i prigionieri di
guerra e la cessazione senza
condizioni della pratica disumana di «pulizia etnica».
In un appello a tutte le sue
chiese-membro, il Comitato
chiede in particolare alle
chiese dell’ex Jugoslavia di
preoccuparsi in modo speciale delle donne che hanno subito violenze, dei loro bambini e delle loro famiglie, nel
rispetto della loro «privacy».
Chiede a tutti di impegnare le
loro energie in un processo di
comprensione, di pentimento,
di perdono e di riconciliazione.
Chiede inoltre ai governi
nazionali e locali di non ostacolare il trasporto e la distribuzione degli aiuti umanitari
e di accentuare il processo di
disarmo delle forze irregolari.
Sul piano internazionale, il
Comitato ribadisce il suo appoggio alla Conferenza di pace deirOnu e chiede di mantenere l’embargo sulla vendita di armi a ogni parte in causa nel conflitto nonché di prevenire l’impiego di mercenari.
Infine viene chiesto di promuovere un’informazione accurata sulle cause passate del
conflitto e sugli avvenimenti
presenti.
L'avvenimento celebrato nel settembre '92
Nigeria: la Chiesa
metodista ha 150 anni
Nel 1992 la Chiesa metodista in Nigeria ha compiuto
150 anni. Grandi celebrazioni
si sono svolte dal 20 al 27
settembre scorso per commemorare l’avvenimento.
II 24 settembre ha avuto
luogo uno storico pellegrinaggio a Badagry, nel luogo
in cui, all’ombra di un albero,
fu predicato l’Evangelo per la
prima volta in Nigeria. Una
gigantesca croce è stata scoperta e un altro albero è stato
piantato al posto di quello
originario.
Alla cerimonia era presente
un gran folla proveniente da
ogni parte del paese. Un culto
commemorativo, presieduto
dal vescovo Mbang, è stato
celebrato nella Chiesa metodista del Trinity Tinubu a
Lagos.
Al culto ha partecipato il
vicepresidente della Nigeria,
ammiraglio Augustus Aikhomu, che ha letto un messaggio del presidente, generale Ihrahim Babangida.
Durante la settimana è stato
lanciato un libro sulla storia
del metodismo in Nigeria dal
1842 al 1992.
Le celebrazioni si sono
concluse la domenica 27 ,set
Landato nel novembre scorso in Estonia
Il progetto «Agape»,
un simbolo per la città
tembre con un culto presieduto dalla pastora Kathleen Richardson, presidente della
Conferenza metodista inglese.
Il dr. Donald English, presidente del Consiglio metodista mondiale, non ha potuto
essere presente perché impegnato nella riunione del
Comitato esecutivo in Bulgaria. Ha inviato un messaggio
di auguri che tra l’altro diceva:
«L’importanza della Chiesa
metodista nigeriana in seno
alla famiglia della Chiesa metodi.sta mondiale è dimostrata
dall’elezione di sua eminenza
Sunday Mbang quale presidente del Consiglio metodista
mondiale per il presente quinquennio. Stiamo già beneficiando delle sue doti di saggezza e di comando.
Sono molto riconoscente a
Dio che il metodismo nigeriano sia oggi conosciuto per il
suo interesse per la vita e il
benes.sere dell’intera nazione,
e specialmente per i più poveri e meno fortunati del paese. Come Gesù si è donato
per essi, così i cristiani
dovrebbero seguire le sue orme».
Il 6 novembre scorso è stata posta la prima pietra per la
costrittione della Chiesa metodista in Pärnu, in Estonia,
conosciuta come il progetto
«Agape».
Il vescovo della Chiesa metodista unita dell’Europa del
nord. Hans Växby, ha presieduto la cerimonia, insieme al
sovrintendente della Chiesa
metodista in Estonia, il reverendo Olav Pärnamets, mentre l’avvenimento veniva riportato dalla stampa, dai comunicati radio e dalla televisione.
Il sindaco di Pärnu, che era
presente alla cerimonia, ha
definito il progetto «un simbolo per la città, che esprime
le speranze della gente in
questa società».
Il Segretario di stato si è rivolto ai rappresentanti della
televisione norvegese, definendo il progetto «Agape»
come «la più importante iniziativa culturale in Estonia al
giorno d’oggi».
«Agape» potrà accogliere
nelle sue strutture bambini di
famiglie in difficoltà che abbiano bisogno di un luogo di
accoglienza, ed anche handicappati. Sarà in grado di ri
spondere alla richiesta delle
numerose attività culturali
della comunità civile. Fino a
questo momento non vi era
una chiesa in questa parte
della città dove vivono circa
25.000 persone.
Oltre 300 persone hanno
partecipato alla posa della
prima pietra. Tra questi vi
erano anche persone delle zone vicine, personalità rappresentative del mondo della
cultura e della politica, pastori e membri di altre chiese, e
infine, ma non ultimi, molti
bambini.
La sera dello stesso giorno
il coro nazionale ha dato un
concerto di musiche classiche
estone nella sala del municipio. E stato così che esso ha
dato il suo appoggio al progetto «Agape» della chiesa.
11 pastore Ullas Tankler ha
detto: «Sono successe così
tante cose che glorificano il
nome di Dio da indurci a credere che non si tratta del nostro progetto ma del suo».
Egli chiede a coloro che
possono «di aiutarci a
continuare nella realizzazione
di qualcosa che crediamo Dio
stesso ha iniziato nel nostro
paese».
Mondo Cristiano
Clinton incontra i responsabili
delle chiese americane
WASHINGTON — Il 24 marzo scorso il presidente Clinton
ha ricevuto per un’ora alla Casa Bianca 44 responsabili di chiese protestanti e ortodosse. Secondo J. Irwin Miller, ex presidente del Consiglio nazionale delle chiese cristiane (Ncc) dal ’60
al ’63, tale avvenimento non si era più verificato dall’epoca di
Lyndon Johnson. L’incontro, iniziatosi e conclusosi con preghiere, è stato presieduto da Joan Brown Campbell, attuale segretaria generale del Ncc. Dopo aver chiesto ai presenti di
sostenere il suo nuovo piano economico, Clinton ha ascoltato i
vari problemi esposti dai responsabili delle chiese, che richiedono una soluzione urgente; la disoccupazione e la violenza nei
ghetti delle metropoli americane, la fame in Africa, la pace in
Medio Oriente e nell’ex Jugoslavia, la giustizia in Centro America e in alcuni paesi asiatici. Il metropolita Theodosius, primate della Chiesa ortodossa in America, ha letto una lettera personale del patriarca Alessio II di Mosca e di tutte le Russie, che
esprime il suo apprezzamento per l’appoggio Usa ai movimenti
democratici in Russia.
Il vescovo Melvin Talbert, segretario del Consiglio metodista
unito dei vescovi, ha ricordato al Presidente che era stato eletto
su un programma di cambiamento. «L’appoggio delle chiese a
tale programma - ha detto - può giocare un significativo ruolo
etico e morale. Insieme possiamo ricostruire il nostro paese».
Nella sua replica, Clinton ha osservato che tre problemi centrali interni sono anche problemi mondiali. Ha menzionato «la
nostra incapacità a dare vitto e alloggio a tutti i nostri concittadini e la povertà che schiaccia gran parte del mondo» e ha descritto la necessità di dare un lavoro degno alle persone disoccupate o sottoccupate come «un problema quasi universale».
Infine ha affermato che sia negli Stati Uniti che altrove «abbiamo bisogno di imparare a vedere la nostra diversità come una
forza e non come una debolezza». «Questi sono problemi spirituali - ha aggiunto - che possono essere affrontati meglio attraverso una collaborazione tra le chiese e i servizi pubblici».
Ungheria; sussidi statali
per le chiese
BUDAPEST — Il 9 marzo scorso il Parlamento ungherese
ha così suddiviso gli aiuti destinati al sostegno delle chiese in
Ungheria. La somma totale ammonta a più di 2 miliardi e 800
milioni di Fiorini ungheresi (circa 56 miliardi di lire italiane).
Di questa somma il Parlamento ha destinato 980 milioni di
fiorini (circa 19 miliardi e 600 milioni di lire) per le attività basilari delle chiese così suddivise: 640 milioni di fiorini (circa
12 miliardi e 800 milioni di lire) alla Chiesa cattolica; 190 milioni di fiorini (circa 3 miliardi e 800 milioni di lire) alla Chiesa
riformata calvinista; 60 milioni di fiorini (circa 1 miliardo e
200 milioni di lire) alla Chiesa luterana; 55 milioni di fiorini
(circa 1 miliardo e 100 milioni) alla comunità israelita; 35 milioni di fiorini (circa 700 milioni di lire) ad altre 31 piccole
chiese, comunità e denominazioni religiose.
I fondi destinati all’istruzione dei giovani saranno suddivisi
in proporzione al numero degli studenti iscritti nelle scuole delle differenti chiese.
Le cosiddette chiese «distruttive» come i «Testimoni di Geova» o i «Fedeli ungheresi Krishna» non ricevono alcun aiuto
economico da parte dello stato ungherese.
Chiese Usa divise sui rapporti
diplomatici con il Vaticano
NEW YORK — Le chiese americane e le organizzazioni
ecumeniche sembrano divise sulla questione delle relazioni
diplomatiche con il Vaticano.
Secondo l’agenzia «Baptist Press», la Chiesa dei fratelli, la
Chiesa presbiteriana e la Chiesa avventista del 7° giorno si sono aggiunte alla «Commissione sulla vita cristiana dei battisti
del Sud» e alla «Associazione nazionale degli evangelici» nel
firmare il 15 febbraio scorso la lettera che chiede al presidente
Clinton di «non perpetua-re la politica di Reagan e di Bush» di
accreditare un ambasciatore al Vaticano.
Altre organizzazioni, compresi il «Comitato congiunto battista» e il «Consiglio nazionale delle chiese cristiane», hanno declinato l’invito dei battisti del Sud di firmare la lettera.
L’agenzia «Baptist Press» ricorda che «quasi tutte le organizzazioni protestanti negli Usa» si erano opposte alla decisione di
Reagan di nominare William Wilson come primo ambasciatore
Usa al Vaticano nel 1984.
Nel 1960 l’unico presidente cattolico degli Usa, John Kennedy, disse che un ambasciatore al Vaticano sarebbe «incostituzionale». Ma una corte federale respinse le istanze presentate
da chiese e organizzazioni per la libertà religiosa contro la decisione di Reagan, e la Corte Suprema rifiutò di esaminare il
caso in appello.
Dono delle opere di John Wesley
al Centro ecumenico di Ginevra
GINEVRA — Una collezione dell’edizione critica delle
opere di John Wesley (iniziata nel 1960) è stata offerta alla biblioteca del Centro ecumenico di Ginevra dalla casa editrice
metodista unita di Nashville, Tennessee (Usa). L’editore Robert K. Feaster ha offerto ufficialmente i 14 volumi finora disponibili (ne sono previsti 30) durante una cerimonia che si e
svolta il 10 marzo scorso a Ginevra, durante una visita dei responsabili del Consiglio metodista mondiale. Nel ringraziare, il
segretario generale del Cec, Konrad Raiser, ha fatto osservare
che un’edizione critica delle opere di Lutero era in corso da oltre cent’anni
3
venerdì 9 APRILE 1993
Vita Delle
PAG. 3 RIFORMA
Intervista al pastore Giovanni Carrari, segretario del Servizio istruzione e educazione (Sie) della Federazione delle chiese
Inizia un nuovo ciclo di sei anni per le scuole domenicali
___________________EMMAHUELE PASCHETTO__________________
In questi giorni è uscito il numero 3 della rivista «La scuola
domenicale», a cura del Servizio istruzione educazione (Sie),
uno dei servizi che fa capo alla Federazione delle chiese evangeliche (Feci). E una lunga consuetudine che il numero 3 sia
dedicato ad un tema particolare come, ad esempio, «Speciale
monitori», «L’identità protestante» o «Lo straniero fra noi».
Quest’anno il titolo è un po’ curioso: «Nuovo ciclo 1993-1999:
istruzioni per l’uso». Per saperne qualcosa di più, abbiamo intervistato il pastore Giovanni Carrari che dall’ottobre 1992 è
il nuovo segretario del Sie.
Abbiamo visto che dal
1993 inizia un nuovo ciclo per le scuole domenicali.
Ma cos’è esattamente un ciclo?
«Si tratta di un periodo di
sei anni, durante i quali si
percorre un certo itinerario
biblico che comprende Antico e Nuovo Testamento. In
questo modo le scuole domenicali hanno la possibilità di
raccontare e di far conoscere
gli episodi più importanti
contenuti nella Bibbia. Trattandosi di un «ciclo» non ha
molta importanza da dove si
inizia, perché i bambini e le
bambine avranno comunque
modo di percorrere nell’arco
dei sei anni l’intero itinerario.
Tuttavia, quando inizia un
nuovo ciclo si cerca di tener
conto di tutte quelle osservazioni che provengono dalle
varie scuole domenicali, tentando di migliorare e di arricchire il materiale che produciamo».
- Così ogni ciclo si lega a
«La scuola
domenicale»
Il n. 1/1993 vede
l’inizio del nuovo ciclo
di programma biblico
per gli anni 1993/99.
I nuovi abbonati per
l’anno 1993/94 riceveranno in omaggio il n.
3 dell’anno precedente, indispensabile per
capire a fondo il nuovo
programma biblico e i
nuovi sussidi.
II prezzo dell’abbonamento alla rivista,
per il 1993/94, è di £
22.000 (costo di stampa e spedizione).
Per i versamenti ccp
18345223 intestato a:
Comitato Scuole Domenicali - via Porro
Lambertenghi 28 20159 Milano
quello precedente per assicurare la continuità nella presentazione della Bibbia. Ma
in che cosa consistono le novità?
«Prima di tutto gli episodi
presentati non sono mai esattamente gli stessi: talvolta ci
si accorge che qualche «sezione» (così si chiama ogni
singola lezione) non è stata
ben accolta: troppo difficile o
troppo poco raccontabile. A
volte l’importanza teologica
di alcuni passi si scontra con
la difficoltà di presentarli
adeguatamente ai più piccoli.
Così si cerca di adottare, in
sede di elaborazione del programma, il criterio della «raccontabilità», rimandando a un
momento successivo - che
può essere quello del catechismo - alcuni degli aspetti più
complessi. Non solo, ma da
quest’anno i «piccoli» avranno un itinerario semplificato
adatto anche ai «piccolissimi» per i quali, inoltre, si
consiglia l’uso della serie «La
Bibbia racconta» dell’Alleanza biblica universale».
- Tuttavia queste novità
non giustificano l’uscita di un
intero numero della vostra rivista intitolato «Istruzioni per
l’uso»!
«No, infatti. Le novità più
rilevanti sono altre. La prima
è costituita da una serie di
«schede monografiche» che i
«medi» e i «grandi» troveranno nei loro quaderni di lavoro. Queste schede sono state
pensate per essere staccate e
poi raccolte: alla fine dei sei
anni ce ne saranno 48. Si tratta del materiale che può essere utilizzato in aggiunta alle
22 sezioni annue: non dimentichiamoci che nella Svizzera
di lingua italiana c’è bisogno
di coprire molte più ore di
quelle che sono a disposizione delle scuole domenicali in
Italia. Oppure queste schede
possono diventare un valido
sussidio al corso, o ancora essere usate per sostituire alcune sezioni. Ciò che il Sie con
Nella collana «Nostro tempo» è uscito il n. 51:
L’«ALTRÓ»
MARTIH LUTHER KING
a cura di Paolo Naso,
pp232, 16ill:niLt., L. 28.000
Una scelta di testi brevi, inediti in italiano,
che rivelano aspetti sconosciuti della perso» naiità affascinante del grande leader nero,
in occasione del 26° della morte. Ampia introduzione di Paolo Naso. Un pensiero che
acquista “spessore” e rilevanza col passare
degli anni.
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL. 011/6589804 - C.C.P. 20780102
sigila è che ogni singola
scuola domenicale e ogni monitore o monitrice si «costruisca» il proprio programma
annuale. Per facilitare questo
compito, segnaliamo con un
asterisco quelle sezioni che,
secondo il nostro parere, possono esser saltate senza compromettere il piano generale
dell’itinerario.
La seconda grossa novità è
costituita dai racconti che affiancheranno ogni sezione e
che saranno pubblicati sulla
rivista accanto alle note bibliche e alle note didattiche. In
pratica forniremo alcune tracce - sullo stile dell’esegesi
narrativa - in modo che monitori e monitrici, ma anche i
genitori (pensiamo soprattutto alle famiglie che vivono
nella diaspora) possano avvicinarsi al testo biblico in modo nuovo, simpatico e coinvolgente. Alla fine dei sei anni contiamo di raccogliere e
di pubblicare questi racconti
opportunamente illustrati».
- Da quello che hai detto
finora, sembra che il Sie stia
compiendo un notevole sforzo
per offrire ai monitori e ai
genitori molto materiale in
più...
«Sì, è proprio così: si tratta
di un notevole sforzo, sia finanziario, sia di lavoro. Non
si deve dimenticare che, tranne quattro «mezzi tempi»
(uno gratuito, uno offerto dalla Tavola valdese e due a carico del Servizio), vi sono numerosi collaboratori, ma tutti
volontari. A volte ci chiediamo noi stessi come riusciamo
a farcela! Finora ci ha sorretto l’entusiasmo alimentato
dal fatto che molte comunità
- ma non tutte! - delle chiese
appartenenti alla Fcei e della
Svizzera di lingua italiana
usano e apprezzano il nostro
materiale. Dal punto di vista
finanziario bisogna ringraziare soprattutto le comunità italiane e straniere che ci fanno
pervenire offerte, collette,
contributi. Dev’essere ben
chiaro, infatti, che la vendita
della rivista e del materiale
non sarebbe da sola sufficiente a coprire tutte le spese del
Servizio».
- Anche voi, quindi, dovete
rivolgervi alle singole comunità per chiedere un sostegno
finanziario!
«Sì, e lo facciamo con la
convinzione che anche dalla
misura in cui le comunità «investono» nell’educazione delle nuove generazioni si può
verificare la vitalità e l’impegno per il futuro delle chiese
stesse. Un grosso sostegno
potrebbe venire anche dalla
maggiore diffusione del nostro materiale. Più copie dei
quaderni, più abbonati alla rivista significano una maggior
tranquillità di chiudere in pa
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fASTORI, COME LA
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continui spostamenti.
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NASCONO tiTl fRA éRUPPI RIVERSI PER L'USO PEL POZZO.
Un esempio della storia a fumetti pubblicata su «La scuoia domenicale»
roggio il bilancio, soprattutto
ora che siamo in procinto di
compiere un balzo significativo per migliorare la qualità e
la quantità di ciò che produciamo al servizio delle chiese.
Anche da un aumento delle
vendite e degli abbonamenti
potremo capire se i nostri
sforzi saranno stati capiti e
apprezzati».
- Ma le nostre chiese non
sono molto numerose. Come
pensate, in pratica, di poter
espandere il vostro «mercato»?
«In primo luogo non tutte
le chiese ancora usano il nostro materiale e, purtroppo,
alcuni usano indebitamente la
fotocopiatrice, non rendendosi conto che in questo modo
non solo rubano, ma rubano a
se stessi, perché rubano alla
chiesa nel suo complesso. In
secondo luogo, cerchiamo di
coinvolgere sempre più i genitori nel lavoro della scuola
domenicale. Non solo quelli
che abitano nella diaspora,
ma tutti i genitori dovrebbero
abbonarsi alla rivista. E in
terzo luogo, sappiamo che le
nostre «note bibliche» vengo
7 dinamica^
( AùlCE^ NOMADE,,
^ \ PROPRIO COME
/ ^ E8REI
no utilizzate per studi biblici
o come aiuto alla predicazione durante i culti. Così abbiamo pensato anche a questo
aspetto, dando un particolare
taglio alle note bibliche che
ora si chiameranno, non a caso, «note bibliche e spunti
omiletici». Pensiamo che
questo aiuto alla predicazione
per gli adulti possa venire apprezzato dai predicatori locali, invogliandoli e invitandoli
ad abbonarsi alla rivista».
- Per concludere, vorrei
tornare alla curiosità che
aveva suscitato il titolo del
numero 3 della rivista. In che
cosa consistono le «istruzioni
per l’uso»?
«Prima ho parlato solo delle principali novità. Ma per
utilizzare al meglio tutto il
materiale ci è sembrato che la
cosa migliore fosse spiegare
nel dettaglio tutto il lavoro
del monitore, pensando anche
a coloro che desiderano diventare predicatori per i più
piccoli (il monitore e la monitrice sono predicatori!), ma
temono di non poterlo o di
non saperlo fare. A loro è dedicata una simpatica storia a
fumetti. Di più non dico: invito invece a leggere con attenzione questo numero della
rivista, ricordando che sarà
inviato in omaggio a tutti coloro che sottoscriveranno un
nuovo abbonamento per il
1993/94. Nei limiti del possibile, sono a disposizione di
quelle scuole domenicali che
vorranno invitarmi a presentare di persona il nuovo materiale. Per ora auguro a tutti un
buon lavoro».
Nella collana «Dossier» è uscito II n. 28:
Cristina Mattiello
LE CHIESE NERE
NEGLI STATI UNITI
Dalla religione degii schiavi
alia teologia della liberaaione
pp 104, L 9.500
Il ruolo eccezionale svolto dalla fede cristiana
dei neri e dalle loro chiese, dai tempi lontani
della schiavitù fino alla recentissima teologia
nera della liberazione. Per fare il punto sul from
te della giustizia interrazziale e per comprendere la mentalità, la tattica e i progetti degli attuali
leader neri, da King a Malcom X, da Abernathy
a desse Jackson.
ÊÊ ' ■ÊÊÊÊHÊtKtrtem
ckutbana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL. 011 /6689804 - C.C.P. 20780102
4
PAG. 4
RIFORMA
Delle Chiese
VENERDÌ 9 APRILE 1993
LA TAVOLA VALDESE INFORMA
Nel 1995 una nuova
Assemblea comune delle chiese
battiste, metodiste e valdesi
Se la Tavola già non avesse la consapevolezza della complessità ed
estensione del proprio lavoro, la acquisirebbe certo vedendo cosa succede quando, per una lunga assenza del
moderatore, l’intervallo tra una riunione e l’altra da 30-40 giorni si allunga a due mesi e mezzo; quattro
giornate piene non sono sufficienti
per trattare tutti i problemi emersi,
per scambiare un’adeguata informazione, per dare al di là delle urgenze
un congruo spazio alle prospettive di
sviluppo dell’opera. Con un certo affanno la Tavola ha così tenuto le proprie sedute a Roma dal 19 al 22 marzo, alla Casa valdese e negli uffici di
via Firenze.
Scambio di informazione
Il moderatore ha riferito alla Tavola
sul suo viaggio negli Stati Uniti e nel
Rio de la Piata presentando un rapporto scritto affinché, nell’avvicendarsi degli incarichi, resti una documentazione dettagliata sui rapporti
che la nostra chiesa intrattiene con alcune chiese del Nord America (soprattutto la Presbyterian Church, Usa)
e con il ramo sudamericano della
Chiesa valdese.
In cambio, tra le varie relazioni degli
altri membri della Tavola, su settori
di loro competenza, ha avuto risalto il
rapporto che la vicemoderatore ha
fatto della stipula dell’intesa in materia finanziaria da lei firmata con il
presidente del Consiglio dei ministri
il 25 gennaio. A parte quanto già riferito dai giornali, la Tavola ha così appreso con interesse che poco prima
della firma, in un incontro a due, il
presidente Amato ha chiesto alla vicemoderatore Sciclone un suo giudizio sulTetema questione dell’insegnamento della religione a scuola, ricevendo con apertura la valutazione
nettamente critica della sua interlocutrice. La Tavola ha anche ricevuto
informazione sul fatto che il disegno
di legge riguardante l’Intesa è stato
presentato e assegnato in sede legislativa alla Commissione affari costituzionali della Camera ed è quindi
prossimo - per quanto si può prevedere in questo tempo di altissima instabilità - all’approvazione. Sempre
sul tema dei rapporti finanziari con lo
stato, la Tavola ha discusso a lungo
sulle modalità della defiscalizzazione,
un tema complesso su cui è impegnato un gruppo di lavoro della Commissione chiesa-stato che riferirà alla
Commissione stessa, e alla Tavola,
nel corso delle sedute di maggio.
Tra le opere
La Tavola ha preso atto con viva soddisfazione del fatto che, anche mediante l’apporto di molte chiese e di
moltissimi membri, è stata ottenuta la
classificazione dell’ospedale Villa
Betania di Napoli. La Tavola ha registrato e discusso le conclusioni emerse dall’intenso Convegno delle opere
che si è tenuto a Roma il 6-7 marzo e
ha compiuto un ulteriore passo avanti
nella precisazione del progetto di
Commissione sinodale per la diaconia
(Csd) che sta elaborando con la Ciov.
Fa parte di que,sto panorama di movimenti nella diaconia la trasformazione che si sta compiendo in questi mesi nell’organismo rappresentativo degli ospedali evangelici (Ceo) da coordinamento in as,sociazione, con maggiori possibilità operative e una organizzazione maggiormente strutturata.
Altri organismi e opere stanno attraversando una stagione di mutamenti
strutturali: la Ciov, il cui mutamento
è direttamente connesso al progetto
della CC; la Claudiana, che affronta il
problema di un collegamento più organico tra editrice e librerie; il Centro
diaconale di Palermo, che si ripensa
negli anni ’90; gli asili di Pachino e
Scicli, che necessitano di una base di
L'ospedale valdese di Torre Felice
responsabilità più ampia della chiesa
locale da cui dipendono; la Casa valdese di Guardia Piemontese e il Centro culturale G. L. Pascale, che cercano un chiarimento per le rispettive
aree di competenza. Quando si parla
di statuti, a livello delle opere e a livello della Tavola che li esamina con
la consulenza della Commissione per
le discipline, non si fa della inutile
burocrazia cartacea; al contrario, si
preparano gli strumenti per rispondere a nuove esigenze emerse, per strutturare cambiamenti che hanno già
preso co^o nella pratica, per fornire
un maggior grado di soggettività giuridica e quindi di capacità operativa.
Amministrazione
Sulle finanze valdesi la Tavola ha registrato dati positivi e negativi. Al segno positivo vanno ascritti un discreto superamento compiuto dalle chiese
nei confronti del totale dei loro impegni; una lieve riduzione complessiva
delle spese operata dalla Tavola; doni
speciali per la copertura del deficit
(da tempo previsto) da parte di chiese
e singoli. Al segno negativo vanno
imputati uno scarto ancora consistente tra il livello raggiunto dalle contribuzioni e le richieste della Tavola;
un’ulteriore diminuzione dei doni
dall’estero; le impo,ste straordinarie
che si sommano e costituiscono un
peso superiore alle capacità di assorbimento di un singolo esercizio finanziario.
La Tavola - che per far fronte al cumulo di imposte straordinarie ha predisposto un piano di parziale copertura alienando a tal fine un'unità immobiliare - ha quindi dovuto chiudere i
conti con 25 milioni di passivo. La
delusione per questo risultalo, pur
previsto, è mitigata dalla consapevolezza che se le chiese e i singoli non
si fossero già mossi per ridurre il disavanzo questo avrebbe potuto es.sere
quasi di tre volte superiore. E dalla
conseguente speranza che altri doni
straordinari giungano per la copertura.
La Tavola ha dedicato parecchio tempo al piano di interventi sugli stabili.
Dopo gli interventi conclusi a Napoli
via dei Cimbri, Livorno, Firenze palazzo Salviati, Rimini, e in via di conclusione a Genova via Assarotti e
Mantova, stanno iniziando o sono in
fase di progettazione interventi a Verona, Brescia, Felonica Po, Siena, Pisa, Rio Marina, Brindisi, Marsala,
Casa valdese Torre Pellice, Pomaretto
ex Convitto. Continuerà, dopo la conclusione del primo intervento, il progetto di ristrutturazione e riedificazione di Adelfia. Sta uscendo dal campo
delle ipotesi ed entrando in una impe
gnativa prima fase di concretizzazio
ne il progetto di completo restauro e
ristrutturazione del Palazzo Cavagnis
di Venwezia.
Con l’aiuto dei propri consulenti, la
Tavola ha messo a punto le istruzioni
da inviare agli iscritti a ruolo per metterli in grado di compilare in modo
omogeneo il redditometro che sarà
unito alla prossima dichiarazione dei
redditi. Il questionario relativo
all’abitazione non prevede infatti il
caso delTalloggio di servizio che pastori e diaconi abitano non avendone
né la proprietà né la conduzione in affitto, mentre il questionario relativo
all’automezzo di proprietà usato per
motivi di lavoro con rimborso spese
esige risposte e documentazioni precise. Le istruzioni che sono state varate dalla Tavola saranno inviate a
tutti gli iscritti a ruolo in tempo utile.
Assise delle chiese battiste,
metodiste e valdesi nel 1995
Il mattino dell’ultimo giorno di riunione è stato occupato da un incontro
degli esecutivi battista, metodista e
valdese che hanno trattato vari argomenti connessi al processo di crescente collaborazione avviato
dall’Assemblea-Sinodo del novembre
1990. Proprio un secondo incontro tra
l’Assemblea generale delle chiese
battiste e il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi è .stato al centro del dibattito e delle decisioni. Il secondo
appuntamento sarà per il 1995, si
svolgerà a Torre Pellice o a Torino (o
nei due centri) in agosto, agganciandosi al Sinodo, e avrà come tema centrale l’ecclesiologia. Una commissione Bmv è già al lavoro su questo tema e di essa farà parte anche un rappresentante della Chiesa evangelica
luterana in Italia che è stata invitata
dagli esecutivi Bmv ad associarsi in
questo cammino esplorativo. Una
commissione logistica sarà nominata
con il compito di prospettare possibili
soluzioni organizzative.
Altri temi rilevanti per l’attuazione
dei mandati della prima AssembleaSinodo, trattati dagli esecutivi, sono il
settimanale Riforma - con una valutazione positiva del lancio e della sottoscrizione che lo ha finanziato - e la
collaborazione tenàtoriale per la quale si spera di costruire, con comunità
locali, un significativo progetto pilota.
Alla sistemazione del campo di lavoro sono state dedicate le ultime ore
delle sedute della Tavola, dopo che a
più riprese questo argomento centrale
era stato affrontato nei giorni precedenti. Il piano completo a cui la Tavola sta lavorando dovrebbe essere
pronto per le sedute di maggio.
Ricordo di Lucilla Matteucci Santini
Una figura importante
del mondo evangelico
Gremito, il luogo di culto valdese di via Micheli, martedì 12
gennaio: il popolo evangelico fiorentino e dei dintorni, ma anche tanti non evangelici, e tanti da molte regioni d'Italia, membri delle comunità nelle quali la coppia pastorale aveva operato, colleghi e colleghe, ex alunni e alunne, compagne di una vivace attività femminile, hanno salutato Lucilla Santini Matteucci. Di lei pubblichiamo due ricordi, il primo più legato alla
comunità fiorentina, il secondo all’attività femminile nelle
chiese italiane a partire dal dopoguerra.
Come parlare di Lucilla? Tutti la conosciamo, la conoscevamo, ognuno di noi porta dentro di sé una sua immagine. Anche se diciamo che non ci sono persone più
preziose di altre, sappiamo invece che qualcuno ci manca
più di qualcun altro quando improvvisamente, ed è poi
sempre improvvisamente, non è più accanto a noi.
Lucilla ci manca. Manca alla sua famiglia, a Luigi, a
Lea, a Marco, ai parenti, amici, alle sorelle e ai fratelli
della sua comunità, manca a me.
Lei era la moglie di Luigi. Senza di lei, senza il suo
amore, la sua dedizione, la sua intelligenza critica, la sua
forza fisica e spirituale, la sua fede, non ci sarebbe stato
Luigi, tutti noi non avremmo avuto - l’abbiamo ancora! quel Luigi Santini con i suoi tanti doni.
Non si è però annullata in questo compito. Era una personalità forte, una donna indipendente anche nei suoi giudizi e le sue opinioni, che dava di sé a piene mani in molte direzioni. Lavorava per l’istituto Ferretti, nella scuola
come insegnante, si occupava della Fdei, partecipava alla
vita e a tutti i problemi della comunità e chissà a quante
altre cose che magari non sappiamo; aveva tanti interessi
e molte curiosità...
Ho incontrato, scoperto, conosciuto Lucilla in momenti
essenziali della mia vita, perciò la sento parte di me. Mi
ha aiutato quando ero in difficoltà con i miei figli e non
avevo madre alla quale chiedere consiglio; l’ho sentita
con me quando è mancato mio marito. Sapeva dire nel
momento giusto quel che si poteva, si doveva dire, con
durezza anche, ma aveva un pudore prezioso e raro che le
faceva preferire spesso il silenzio, e parlava allora con il
suo particolare sguardo. Chi non lo ricorda...
E la ricordo una sera, poco tempo fa, quando malata lei
stessa mi disse del male che aveva crudelmente colpito
una nostra amica. Piangeva. E si ribellava contro «quello
lassù». Poi, l’ho conosciuta ancora in modo diverso durante gli ultimi giorni della sua vita. Sono grata che mi
abbia voluto ogni tanto accanto al suo letto. Qualche parola, i suoi sguardi, la sua tristezza, la grande sofferenza,
le strette di mano, il suo «grazie».
Ci vorrà del tempo per rimetterci di nuovo un po’ meglio in piedi, noi qua. Chiediamo a Dio di darci la sua
mano, di prenderci per mano.
Maja König - Firenze
Il 12 gennaio scorso, nel tempio di via Micheli a Firenze, le comunità evangeliche della città e moltissimi altri
non evangelici davano l’ultimo saluto a Lucilla Santini
Matteucci, deceduta dopo lunghi mesi di sofferenza.
Molte sono state le testimonianze di simpatia e di gratitudine verso la sorella, valente e coraggiosa compagna di
vita e di opera del pastore Luigi Santini.
Per averlo vissuto in prima persona, vorrei ricordare
l’aspetto ecumenico della testimonianza di fede di quella
sorella. Erano gli anni ’50 ed eravamo appena usciti
dall’isolamento a cui ci avevano costretto gli anni
dell’ideologia nazionalista e della guerra. Le donne delle
nostre comunità, specialmente nelle valli valdesi, pur lavorando con impegno nei rispettivi ambiti comunitari,
erano pressoché prive di ogni apertura o contatto internazionale.
I Santini erano allora a Vallecrosia e Lucilla fu inviata
dalla Tavola valdese (era moderatore il past. Deodato)
quale rappresentante delle Unioni femminili all’assemblea europea dell’Alleanza riformata mondiale a Emden,
in Germania. Tornata in Italia, seppe coinvolgere alcune
sorelle, mogli di pastore e non, che si misero all’opera.
Ne seguì un periodo di reciproche informazioni tra
Unioni femminili che portò allo storico incontro del marzo 1957 a Pinerolo, con la partecipazione di Marga Bùhrig, segretaria per l’Europa del dipartimento della donna
nell’Alleanza riformata mondiale e membro del Consiglio ecumenico delle chiese. Fu la premessa per la costituzione, nel tempo, delle federazioni femminili attualmente operanti. Dobbiamo a Lucilla anche il primo impulso per la celebrazione, in Italia, della giornata mondiale di preghiera delle donne, che ogni anno viene organizzata dalla Fdei.
Con gratitudine mi associo alle parole di uno dei partecipanti al culto di addio; «Beati i morti che muoiono nel
Signore (...) si riposano delle loro fatiche (...) le loro opere li seguono» (Apocalisse 14, 13).
Delia Ben - Torre Pellice.
5
venerdì 9 APRILE 1993
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Nella chiesa di Isola del Uri, circondato da una grande partecipazione
Italo Benedetti consacrato pastore battista
HOSSANA DI PASSA
La comunità battista di
Isola del Liri ha inserito
il 14 marzo 1993 nel calendario dei giorni speciali perché
esso ha segnato il momento
in cui ha potuto riconoscere e
accogliere nel suo seno il dono di una vocazione al ministero pastorale.
Non è poca cosa: e per
questo ha voluto fare gran festa. 1 preparativi dei festeggiamenti hanno coinvolto
gran parte della comunità,
quasi subito dopo l’esame del
candidato da parte dell’assemblea di chiesa che, ovviamente, aveva dato esito positivo.
È stato un po’ come preparare una festa in occasione
dei battesimi, la stessa gioia,
lo stesso impegno a far riuscire tutto bene: dai fiori in
chiesa all’organista e flautista, daH’allestimento della
sala per l’agape alla preparazione del pranzo.
Il giorno della consacrazione la chiesa è piena: c’è la
comunità al completo, il presidente deirUnione battista.
il rappresentante del Collegio
pastorale, un professore della
Facoltà valdese di teologia,
dove Italo Benedetti ha studiato, i due parroci della parrocchia cattolica centrale di
Isola del Liri, con il presidente del Consiglio parrocchiale,
tanti amici e parenti di Italo
Benedetti. La lezione della
scuola domenicale oggi non
si fa: i ragazzi sono in prima
fila, vicino ai giovani del
gruppo Fgei, come nelle
grandi occasioni: vogliono
vedere che cosa succede e
partecipare alla festa di Italo.
Il presidente dell’Ucebi,
past. Franco Scaramuccia, dà
inizio al culto di consacrazione, esorta il candidato al pastorato a essere fratello tra
fratelli e sorelle, servo tra
servitrici e servitori, lo rende
attento all’impegno che assume davanti alla chiesa di
svolgere il suo servizio nella
chiesa locale e nell’Unione.
Il rappresentante del Collegio pastorale diehiara di accogliere il neopastore e gli
promette il sostegno dei colleghi. La comunità, per bocca
di una sua rappresentante, lo
Un momento della consacrazione del pastore Italo Benedetti
accoglie, esprime apprezzamento per i doni che mette al
suo servizio e gli assicura sostegno nel cammino comune.
Quindi il presidente invita
la comunità a associarsi a lui
nell’imposizione delle mani
per la consacrazione al pastorato di Italo Benedetti, invocando su di lui la benedizione e la grazia di Dio.
La comunità alza le mani:
il momento più che solenne è
pieno di pathos. Non si tratta
dell’elezione a qualche carica
Visita alle chiese siciliane dell'esecutivo battista
Il progetto «Sicilia» prende il via
È stata occasione di grande
gioia per le chiese battiste
della Sicilia e della Calabria
la visita del Comitato esecutivo, che giovedì 25 marzo si
è incontrato a Catania con i
Consigli di chiesa della regione e con i responsabili
dell’Associazione battista
della Calabria e della Sicilia
(Abes).
Il colloquio è stato introdotto da una relazione del
pastore Raffaele Volpe, che
ha illustrato la situazione sociale e politica in cui le chiese danno la loro testimonianza, evidenziando le linee
principali del progetto delle
comunità battiste siciliane,
che prevede fra l’altro l’istituzione a Lentini di un centro
di documentazione sulla mafia.
Molto spazio nell’incontro
è stato dedicato all’ascolto
dei problemi delle chiese,
all’esposizione del loro lavoro e alle prospettive di cura
pastorale della comunità (che
ora vede la presenza di un
solo ministro dell’Unione a
fronte di sei chiese).
E stato messo giustamente
in rilievo, da parte del Comitato esecutivo, il coraggio e
l’impegno delle chiese, che
suppliscono con i predicatori
locali alla situazione di
emergenza. La soluzione potrà trovarsi in presenza di
una corretta mobilità pastorale aU’intemo dell’Unione e si
è concordato che essa potrà
essere garantita solo se le regole verranno rispettate e se
le chiese daranno fiducia e
appoggio alla linea del Comitato. che intende anche
farle rispettare fino in fondo.
Il Comitato ha anche dato
conforto all’iniziative delle
chiese, che vogliono farsi
conoscere meglio, invitando
pastori o studenti a trascorrere almeno una settimana in
Sicilia, con il concorso del
Collegio pastorale e del Dipartimento di teologia.
Domenica 29 marzo i
membri del Comitato si sono
divisi per le chiese della Sicilia: il past. Massimo Aprile
ha predicato a Siracusa, il
past. Italo Benedetti a Fioridia, il past. Domenico Tomasetto a Lentini e il past. Franco Scaramuccia a Catania.
Particolarmente toccante è
risultato il culto a Catania,
dove numerose preghiere
spontanee hanno chiesto aiuto a Dio per il particolare
momento della società. Così
una sorella ha domandato, di
fronte al problema della
disoccupazione, il coraggio
di reclamare il proprio diritto
al lavoro anziché andare a
chiedere dei favori, e un fratello ha implorato l’Iddio, capace di fare risorgere il Signore Gesù, perché faccia
nascere a nuova vita un tessuto sociale morto nel clientelismo e nella mafia.
Il past. Scaramuccia ha
concluso, richiamando l’attenzione sul testo di Calati 5,
13-15: la necessità della libertà insieme con l’opportunità della sua realizzazione
sull’amore senza ripicche e
rivalse personali.
nella chiesa o il riconoscimento da parte di un gruppo
di persone delle particolari
capacità del loro leader, ma
di accogliere nel seno di una
comunità di credenti in Cristo, a loro volta misteriosamente chiamati, il dono misterioso di una vocazione al
pastorato.
È l’occasione in cui la comunità tocca con mano che
Dio interviene in mezzo a essa e suscita ancora suoi servitori. C’è motivo di gioire!
Predicatori
locali
Venerdì 16 e sabato 17
aprile si terrà a Casa materna
(Napoli-Portici) l’assemblea
annuale dell’Unione predicatori locali (Upl). Gli intervenuti potranno ascoltare relazioni dei prof. Daniele Garrone (il patto), Yann Redalié
(predicazione e conversione),
del past. Giorgio Bouchard
(la predicazione evangelica
in Italia negli ultimi 50 anni e
i suoi riflessi nella testimonianza dei credenti), Mario
Cignoni (la Bibbia come con‘
tenitore di testi per la predicazione) .
Visita della corale valdese di Torre Pellice in Toscana
Canti della fede, canti del popolo
L’estate scorsa, in una bella
serata della settimana sinodale, partecipando al concerto
che la Corale valdese di Torre
Pellice dava in occasione
dell’80° anniversario della
sua costituzione, alcuni fiorentini presenti avevano manifestato il desiderio di una
visita. Il programma si è concretato, d’intesa con la Chiesa
metodista di La Spezia, e la
visita è avvenuta nel fine settimana del 20-21 marzo.
Purtroppo si è verificata
una coincidenza che non poteva essere prevista a distanza, e proprio in quei giorni si
svolgeva anche a Firenze, al
teatro Puccini, la «campagna
B. Graham», il che ha diminuito un poco il pubblico, comunque numeroso, che nel
pomeriggio di sabato ha goduto e applaudito l’esecuzione di un bel programma, vario, che rifletteva i diversi
ambiti di interesse, e di servizio, in cui la corale si muove:
canti della fede (l’anno liturgico, preghiera e impegno
nella vita), canti della storia,
canti del popolo.
Nella prima parte, accanto a
cori e inni classici, alcune
composizioni del m.o Ferruccio Corsani, fra cui Eccomi,
manda me, richiesta e offerta
in bis, nonché Lo straniero,
un coro assai bello, per le parole e la musica, tratto da una
raccolta della Chiesa riformata di Francia. Nella seconda
parte alcuni cori classici, rievocanti momenti di storia (e
si è potuto constatare che il
sempre discusso restauro del
Forte rocca può essere bello
e scorrevole), e una serie di
canti popolari, ora vivaci ora
delicati, per lo più in belle armonizzazioni di Corsani.
La corale, adattandosi via
via alla problematica acustica
del luogo di culto di via Micheli, ha dato un’ottima esecuzione, guidata con vigore e
ricchezza dal direttore. Il pubblico ha goduto il programma, apprezzato la compattezza e le articolazioni del
canto, applaudito con entusiasmo; ci si è poi trovati nella sala attigua per un rinfresco
e un momento di incontro fraterno.
La domenica mattina questa
comunione si è espressa nel
culto, ancora in via Micheli;
esso è stato condotto dalla corale. Si era infatti pensato di
vivere veramente come culto
(e del resto così era già stato
nella serata sinodale) quello
che in realtà non era stato
neanche all’inizio concepito e
vissuto come concerto. Così,
con un sobrio inquadramento
liturgico, la Corale ha proposto all’ascolto, al raccoglimento, alla riflessione «Il
Credo nei nostri inni».
Dopo un breve commento
introduttivo letto da Franco
Sappé, ogni affermazione del
Credo è stata proclamata da
Carlo Arnoulet e Elena Ravazzini ne leggeva via via un
conciso commento, a cui seguiva il canto di uno dei nostri inni, che tale affermazione riecheggiava, o le rispondeva. La comunità è stata
coinvolta anche fisicamente
cantando alcuni inni, dopo
che la corale ne aveva cantato
la prima strofa.
E stato un culto diverso, ma
veramente culto, intenso, raccolto, in comunione fraterna e
nella gioia forte e comunicativa del canto.
Al termine la presidente
della corale, Luciana Mathieu
Vola, ha dato un fraterno saluto, a nome del gruppo lieto
e grato dell’accoglienza: ma
siamo noi lieti e grati per ciò
che ci hanno portato e dato,
per un incontro che ci ha lasciato un’eco viva e profonda.
(g-c-)
ANGROGNA — Domenica 21 marzo l’Unione giovanile ha
«offerto» alla comunità un culto molto particolare nel quale
i nostri giovani hanno messo in comune con i presenti le
impressioni e le riflessioni suscitate in loro dalle visite agli
anziani che l’Unione organizza ogni anno in occasione del
Natale. L’esposizione si è poi allargata anche ad alcuni interventi dei partecipanti al culto che hanno tutti molto apprezzato la scelta dei giovani di occuparsi e di parlare degli
anziani, come un bel segno di fraternità tra le generazioni.
• La Domenica delle palme, con partecipazione della corale,
daranno la loro testimonianza di fede e chiederanno di partecipare attivamente alla vita della chiesa Marta Arnoul,
Stefania Bertin, Fulvia Long, Katia Rivoira e Stefania
Rivoira. I culti si svolgeranno giovedì 8 (20,30, Pradeltorno, con Santa Cena e liturgia curata dalla scuola domenicale), venerdì 9 (21, al Serre, a cura della corale), Pasqua (ore
10 al capoluogo, con Santa Cena).
• Il 24 marzo abbiamo salutato la sorella Margerita Fraschia, deceduta all’ospedale di Torre Pellice per i postumi
di una brutta caduta all’età di 88 anni. Con il marito Davide
Rivoira, che compirà 100 anni a settembre, formava la coppia più anziana di Angrogna. Al figlio Silvio va tutta la nostra simpatia cristiana.
PERRERO-MANIGLIA — La chiesa di Perrero-Maniglia accoglie quest’anno tre catecumeni: Raffaella Pons e Valdo
Ghigo, che confermano il loro battesimo, e Davide Tron
che riceve il battesimo. I culti si terranno giovedì 8 (Perrero, 20,30); domenica 11 (ore 9 a Maniglia ore 10,30 a Perrero, entrambi con Santa Cena).
• Ci hanno lasciato Alice Clot ved. Pascal di 92 anni e Luigi Ferrier di 87 anni, entrambi di Pomeifré, e Attilio Gelato di 65 anni, delle Ribbe di Perrero. Li ricordiamo tutti con
gratitudine.
MASSELLO — Il 9 aprile, venerdì santo, il culto si tiene alle
ore 11. Alla stessa ora anche il culto di Pasqua con Santa
Cena.
• Il 10 aprile, al Reynaud, ore 17, si tiene una riunione in vista della visita della corale cinese.
• Rimane vivo nel nostro ricordo il fratello Luigi Tron che
ci ha recentemente lasciato.
TORRE PELLICE — La comunità è grata al prof. Domenico
Maselli, che ha tenuto la predicazione nel culto di domenica
28 marzo.
• La Domenica delle palme sono stati ammessi come membri di chiesa Sara Battaglia, Miriam Bellion, Manuela
Borno, Sara Costabel, Wilma Danna, Chantal Eynard,
Lorella Giordan, Massimo Jalla, Guya Lancerotto, Alex
Martina, Claudia Negrin, Fabio Peyrot, Marco Peyrot,
Alex Ribotta, Lucia Ricca, Sergio Roland, Sara Marta
Rostagno, Fabio Travers. Il Signore sia sempre la guida di
questi giovani nel loro cammino di credenti.
• Ornella Davit e Mauro Bersandi, Elvina Benech e
Marco Durand Canton si sono uniti in matrimonio. A loro
va il fraterno augurio della comunità.
• Con cristiana simpatia siamo vicini alle famiglie di Joséphine Persico ved. Sauthier e Anna Pons ved. Charbonnier, di cui sono stati celebrati i funerali.
RORA — Venerdì 2 aprile si è svolto l’incontro con i catecumeni dell’ultimo anno di catechismo presso la sala delle attività: una serata di confronto delle aspettative per un futuro
nella vita della nostra comunità.
• Domenica 4 aprile, durante il culto che ha visto la partecipazione della corale, abbiamo avuto il battesimo di Luca
Tourn Boncoeur e la confermazione di Katia Malan: a loro e alle loro famiglie giungano i più sinceri auguri del
Concistoro per un futuro vivo e partecipe nella chiesa.
• La domenica di Pasqua il culto con Santa Cena avrà la
partecipazione della corale, come ultima uscita in pubblico
prima della chiusura dell’attività dovuta, purtroppo, alla poca partecipazione delle voci. Diamo il nostro ringraziamento alla prof. Donatella Ciesch per l’impegno e la costanza
che ha avuto nel condurre questa attività come direttrice.
RAPALLO — Sabato 17 aprile, alle ore 15,30, in occasione
della ricorrenza del 25° anniversario dell’assassinio di Martin Luther King e della settimana dei diritti umani, la Chiesa
cristiana evangelica (via Gorizia 6) organizza una proiezione di un filmato e due conferenze. Il pastore Fulvio Ferrario
parlerà sul tema: «M. L. King: il suo sogno, la nostra testimonianza», quindi un rappresentante di Amnesty International parlerà sul tema: «Razzismo e conflitti etnici: che fare». L’iniziativa si svolgerà in una sala pubblica cittadina;
per maggiori informazioni si può telefonare al pastore Enrico Reato, tei. 0185/54969.
TARANTO — Domenica 21 febbraio la Fcepl ha organizzato
un incontro di riflessione e testimonianza sul tema dell’evangelizzazione, che ha visto un numeroso pubblico sia al culto
che al dibattito seguente. La giornata si è svolta con il culto
tenuto dal dott. Giovanni Magnifico e un’agape fraterna; in
seguito si sono aggiunti molti fratelli provenienti da altre
chiese della Puglia (Mottola, Cerignola, Grottaglie ecc.). Abbiamo così, come veri fratelli, aperto i nostri cuori circa la
questione dell’evangelizzazione, di cui ormai parliamo più
come «problema» che come azione per chiamare gli altri alla
fede nel Regno. Il lungo momento di preghiera che ha concluso la giornata è stato il più vivo e significativo; tutto era
cominciato nella perplessità e si è concluso nella speranza!
• Sabato 20 febbraio, in occasione della Settimana della libertà, la Chiesa valdese di Taranto ha invitato ad un pubblico dibattito il prof. Ottavio Di Grazia, docente presso l’Università di Napoli. Il tema trattato era molto interessante e di
particolare attualità: «Le radici culturali dell’antisemitismo». Al mattino, nel Liceo sperimentale di Taranto, il professore ha tenuto un incontro con più di 200 studenti, che
sono sembrati molto interessati all’argomento. Nel pomeriggio è seguito rincontro-dibattito con la comunità di Taranto, dove sono stati fatti notevoli rilievi e poste molte
questioni. Concludendo, la tesi del prof. Di Grazia si potrebbe riassumere in questa frase: «La cultura occidentale
per sua natura non ammette resistenza della diversità».
6
PAG. 6 RIFORMA
^mm
Della
VENERDÌ 9 APRILE I993
IL SIGNORE E
FRA NOI
DOMEmCO TOMASETTO
La Scrittura e la Cena ci
dicono che il Signore è
fra noi
Il ministero terreno di Gesù
si conclude con un processo,
la condanna e quindi la morte
in croce. La sepoltura non fa
che dare conferma giuridica
alla morte avvenuta, ratificare
un dato ormai assodato e immutabile. I discepoli, che erano stati per un tempo con lui,
di fronte a questi ultimi
avvenimenti, che si sono susseguiti molto velocemente, si
trovavano ora di fronte a due
domande. Luna più complessa dell’altra.
Come possiamo sapere?
Quei pochi discepoli che
erano stati fino alla fine
con Gesù, e quelle poche
donne, le sole che lo avevano
seguito fino al luogo della
morte e avevano osservato da
lontano la sua sepoltura, ora
vivevano un momento drammatico. La loro domanda era:
«Che fare ora?» L’esperienza
con Gesù, iniziata a suo tempo e portata avanti per tre anni, era ormai giunta alla sua
conclusione definitiva con la
morte e la sepoltura di Gesù?
Tutte le speranze suscitate
dalle parole e dalle azioni di
Gesù, tutte le grandi attese,
appartengono ormai al passato, un passato definitivamente
tramontato (v. 21). Una parentesi si era chiusa, un periodo di vita era terminato, ed
ora se ne doveva iniziare un
altro, ben diverso dal precedente. Si ricominciava daccapo, ma con tante delusioni; la
storia fa un passo all’indietro
a causa di un evento tragico.
Con la morte della persona
che l’aveva iniziata, moriva
anche l’esperienza che da lui
prendeva origine?
L’altra domanda, invece, è
più complessa; ci sono delle
donne che hanno detto di
aver avuto una visione di angeli che dicevano che Gesù
era vivo. Alcuni discepoli sono andati al sepolcro per avere conferma diretta di questo,
ma non hanno visto nulla (v.
24). Il tema della risurrezione
non è estraneo a nessuno di
questi: conoscono la Scrittura
e lì si parla di questa grande
speranza finale. Ma anche
ammettendo che ci si trovi
agli ultimi tempi e che il Signore è risorto, come si potrà
avere esperienza della sua
presenza? Chi o che cosa
rende testimonianza certa
della presenza efficace di Gesù fra i suoi discepoli? come
sarà possibile riconoscere
Gesù e iniziare daccapo quella esperienza di vita così unica?
Questa seconda domanda è
certamente la più complessa e
la più teologicamente rilevante. E una domanda che spunta
fuori in molte occasioni, sia
per confermare una nostra
posizione, sia per smantellare
quella altrui. Detto in altre
parole: finché Gesù era vivo,
la sua presenza era un dato
storico, visibile e difficilmente contestabile. Ma dopo la
sua morte, come poter indicare con certezza teologica che
il Signore è presente? chi può
osare una cosa del genere? e
su quali basi lo si può fare?
Quest’ultimo era in effetti
il problema teologico che Luca doveva risolvere. Faremo
bene a dare la massima attenzione alla sua soluzione, perché essa ci riguarda ancora da
vicino. La nostra domanda
viene rovesciata (e già questo
«Ed ecco, due di loro se ne andavano in quello stesso giorno a un villaggio nominato Emmaus, distante da Gerusalemme sessanta stadi; e discorrevano tra loro di tutte le
cose che erano accadute. Ed avvenne che mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù stesso si accostò e cominciò a camminare con loro. Ma gli occhi loro erano impediti cosi da non riconoscerlo. Ed egli domandò loro: Che discorsi son questi che tenete fra voi cammin facendo? Ed essi
si fermarono tutti mesti. E l’un dei due, per nome Cleopa, rispondendo, gli disse: Tu solo, tra i forestieri, stando in Gerusalemme, non hai saputo le cose che sono in essa avvenute in
questi giorni? Ed egli disse loro: Quali? Ed essi gli risposero:
Il fatto di Gesù Nazareno, che era un profeta potente in opere
e in parole dinanzi a Dio e a tutto il popolo; e come i capi sacerdoti e i nostri magistrati l’hanno fatto condannare a morte, e l’hanno crocifisso. Or noi speravamo che fosse lui che
avrebbe riscattato Israele; invece, con tutto ciò, ecco il terzo
giorno da che queste cose sono avvenute. Vero è che certe
donne d’infra noi ci hanno fatto stupire; essendo andate la
mattina di buon’ora al sepolcro, non avendo trovato il corpo
di lui, son venute dicendo d’aver avuto anche una visione
d’angeli, i quali dicono ch’egli vive. E alcuni dei nostri sono
andati al sepolcro, e hanno trovato la cosa così come aveano
detto le donne; ma lui non Thanno veduto. Allorq Gesù disse
loro: O insensati e tardi di cuore a credere a tute le cose che i
profeti hanno dette! Non bisognava egli che il Cristo soffrisse
queste cose ed entrasse quindi nella sua gloria? E cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture
le cose che lo concernevano. E quando si furono avvicinati al
villaggio dove andavano, egli fece come se volesse andar più
oltre. Ed essi gli fecero forza, dicendo: Rimani con noi, perché si fa sera e il giorno è già declinato. Ed egli entrò per rimaner con loro. E quando si fu messo a tavola con loro, prese
il pane, lo benedisse, e spezzatolo, lo dette loro. E gli occhi loro furono aperti, e lo riconobbero; ma egli sparì d’innanzi a
loro. Ed essi dissero l’uno all’altro: Non ardeva il cuor nostro
in noi mentr’egli ci parlava per la via, mentre ci spiegava le
Scritture? E levatisi in quella stessa ora, tornarono a Gerusalemme e trovarono adunati gli undici e quelli ch’eran
con loro, i quali dicevano: Il Signore è veramente risuscitato
ed è apparso a Simone. Ed essi pure raccontarono le cose avvenute loro per la via, e come era stato da loro riconosciuto
nello spezzare il pane».
(Luca 24, 13-35)
è indicativo del modo di pensare di Luca) e adesso suona
così: quali sono i segni che
manifestano la presenza del
Signore?
Quindi, come mettere d’accordo il dato che parla della
morte e della sepoltura di Gesù con quello che «parla»
della sua presenza attuale?
I nostri due discepoli che si
dirigono verso Emmaus stanno appunto ragionando di
queste cose e si stanno arrovellando attorno a questo problema e alle domande conseguenti.
La Scrittura:
testimone di Cristo
Lo «sconosciuto» che si
accompagna ai due discepoli che se ne tornano a
Emmaus si inserisce nel discorso su Gesù e sugli ultimi
avvenimenti e cose che lo riguardavano e propone il confronto con la Scrittura (v. 27).
La Scrittura diventa così la
chiave di lettura dell’intera
vicenda di Gesù, la Scrittura
è rinterprete autorizzato di
Gesù. Se vuoi sapere chi è
Gesù, leggi la Scrittura, perché essa gli rende testimonianza. E la stessa indicazione che troviamo anche in
Giovanni 5,39.
I due discepoli non arrivano subito al riconoscimento
di Gesù, né a collegare il loro
nuovo compagno di viaggio
con quel Gesù di cui stanno
parlando. Quando la loro
confessione sarà completa e
ripenseranno a quel momento
non potranno che dire: «Non
sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi mentr’egli ci
parlava per via e ci spiegava
le Scritture?» (v. 32). Sembra
uno straordinario paradosso:
la Scrittura è l’interprete autorizzato di Gesù, ne costituisce la chiave interpretativa,
eppure la sola Scrittura non è
sufficiente per arrivare ad una
completa conoscenza di Gesù. Per noi protestanti questo
sembra il tradimento di uno
dei principi fondamentali della Riforma. Eppure dobbiamo
permettere a Luca di fare il
suo discorso completo. Poi
torneremo su questo dato.
La Cena:
testimone di Cristo
Secondo il testo di Luca, il
riconoscimento di Gesù
avviene nel momento del comune pasto serale con lo
«sconosciuto» compagno di
viaggio. Le parole con cui
viene descritta questa scena
sono fondamentali: «Quando
si fu messo a tavola con loro
prese il pane, lo benedisse, lo
spezzò e lo diede loro» (v.
30). Si tratta degli stessi verbi, messi nella medesima successione, presenti nel testo
dell’Ultima Cena di Gesù con
i suoi discepoli (22,19) e che
ritroviamo anche nel racconto
della moltiplicazione dei pani
in 9. 16 (ma sono presenti anche in Marco 14, 22 e Matteo
26, 26: e poi in Marco 6, 41 e
8, 6 e Matteo 14, 19). Non
sono verbi qualsiasi, ma richiamano a due avvenimenti
di enorme rilevanza. La Cena
deve essere letta come una
condivisione reciproca e solidale, mentre il mangiare assieme deve essere vissuto come un momento di intensa
comunione con il Signore e
con i commensali. Quindi
Luca vuol dare a quel pasto
serale di Emmaus il carattere
di una Cena del Signore; è lì
che si rivela la presenza del
Signore.
A questo punto i due discepoli, poco prima disorientati
e sfiduciati, comprendono e
riconoscono chi è il loro
compagno di viaggio e commensale. Lo identificano, ma
prima che possano dire una
qualche parola, Gesù scompare. La sua presenza non è
più necessaria: lo scopo del
suo viaggio è stato raggiunto.
E da notare che il riconoscimento avviene sì per le parole e l’azione collegate al
pane del Cena, ma poi il
riferimento va immediatamente alle parole di spiegazione della Scrittura (v. 32):
durante la spiegazione stava
accadendo qualcosa che ora
si comprende del tutto. Si
trattava di una esperienza che
era rimasta senza «lettura», e
che soltanto ora si chiarisce
del tutto. L’una esperienza rimanda all’altra e Tuna completa reciprocamente l’altra.
Scrittura e Cena:
testimoni di Cristo
Scrittura e Cena: ciascuna
delle due ha la sua validità, ma non è sufficiente per
una comprensione autentica e
completa di Gesù. Lo studio
privato o di gruppo della Bibbia e la ripetizione della Cena, cioè l’incontro della comunità cristiana, permettono
di arrivare alla confessione di
fede: Gesù Cristo è vivente, è
in mezzo a noi, quindi è risorto. Facciamo attenzione
alla successione di queste
espressioni: l’esperienza sempre rinnovata che la comunità
realizza della presenza del Signore in mezzo a lei, le consente di ripetere assieme ai
primi testimoni che il Signore
è risorto.
Questa è la risposta di Luca; lo studio della Scrittura e
la Cena ci permettono di arrivare alla confessione di fede
fondamentale dei credenti e
della chiesa. I due momenti
vanno tenuti rigorosamente
collegati, perché si equilibrano e si correggono reciprocamente. Se vengono separati si
può arrivare a una forma di
istituzionalizzazione sacramentale della Cena, oppure a
una forma di letteralismo biblico di tipo individualistico,
soddisfatto di sé, ma insufficiente per mancanza di confronto comunitario.
La risurrezione è certamente un fatto unico, avvenuto
tanti anni fa; ma l’esperienza
della presenza del Signore vivente, l’unico dato teologico
che permette di fare sempre
daccapo quella confessione di
fede, è qualcosa che si rinnova del continuo. Questo,
per dirla con i riformatori, diventa per noi Varticulus stantis et cadentis ecclesiae, e
con essa anche della nostra
fede. Là dove facciamo
l’esperienza della presenza
vivente del Signore in mezzo
a noi, possiamo ripetere con
buona coscienza e assieme ai
credenti di tutti i tempi (la
«comunione dei santi» di cui
parla il Credo apostolico) che
il Signore è veramente risorto. Questo, e nient'altro, è Pasqua.
Un sogno
Ho fatto un .sogno:
Camminavo sulla spiaggia
fianco a fianco con il Signore.
I nostri passi si disegnavano sulla sabbia
lasciando una doppia orma,
la mia e quella del Signore.
E mi venne il pensiero - era un sogno che ogni orma rappresentava
un giorno della mia vita...
Mi sono fermato per guardare indietro,
ed ho visto tutte quelle tracce
che si perdevano lontane.
Ed in certi punti, invece di due orme,
ce n’era una sola.
Ho rivisto il film della mia vita.
Oh sorpresa!
I punti ad orma unica
corrispondevano ai giorni più bui
della mia vita.
Giorni di angoscia e di svogliatezza,
giorni di egoismo e di cattivo umore,
giorni di prova e di ribellione,
giorni in.sopportabili
in cui .sono stato insopportabile.
Allora, rivolgendomi verso il Signore,
gli ho detto:
“Non mi avevi promesso
di essere con noi tutti i giorni?
Perché mi hai lasciato .solo
nei momenti più dijficili della vita?
Nei giorni in cui avrei tanto
avuto hi.sogno di Te?».
Ed il Signore mi ha risposto:
“Amico,
i giorni in cui vedi una .sola orma
.sulla .sabbia,
.sono i giorni in cui
Io ti portavo».
Ademar de Barres
Brasile
(Tratto da «Quando è giorno?», della Cevaa, 1988)
7
S[)ediziane in abb. post. Gr 11 A/70
In caso eli mancalo recapito rispedire a;
CASEL1V\ POSTALE 10066
torre PELLICE
f.
Fondato nel 1848
Nei Comuni
Quale
democrazia?
PIERVALDO ROSTAN
Sdrei curioso di sapere se,
andando oggi alle elezioni
nei nostri Comuni con il nuovo sistema i mutamenti sarebbero sostanziali.
Certo c’è grande sete di giustizia, a tutti i livelli, e dunque
è probabile che anche localmente scatterebbero determinati meccanismi che portano
con facilità ad eleggere
l’idraulico o il postino della
Lega piuttosto che l’amministratore collaudato e presente
nel Comune da diversi anni,
anche se non si hanno particolari dubbi circa la sua onestà.
C’è probabilmente in giro
un gran desiderio di cambiare,
senza che a questo faccia riscontro una concreta analisi
delle prospettive; molti voteranno sì ai prossimi referendum semplicemente con l’illusione di cambiare qualcosa in
un sistema che ha mostrato la
corda.
Che la nuova legge di riforma degli enti locali finisca per
limitare più che incentivare la
partecipazione e il controllo
democratico, per ora almeno,
lo hanno sottolineato in pochi.
Eppure le nostre amministrazioni, per lunga tradizione abbastanza lontane dai condizionamenti dei partiti (salvo scoprire che a un certo punto se
volevi fare un minimo di «carriera politica» dovevi avere la
tessera del Psi), necessitano di
ricambi, di nuove forze e di
nuovi stimoli. Ma alle ultime
elezioni sono stati pochissimi
i casi di «cambio della guardia»: a cominciare dai sindaci.
Quanto giocano i meccanismi dei piccoli poteri locali e
quanto la difficoltà a coinvolgere altri è difficile dire;
recentemente Franca Coisson,
in una riunione pubblica, ricordava di essere sindaco di
Angrogna da 18 anni e di avere difficoltà ad intravvedere
dei ricambi. Non è questo il
solo caso: vi sono sindaci da
ben più lungo tempo.
In certi casi può essere giusto parlare di «arroganza» di
una certa classe politica (e in
questo caso il vento del Nord
può anche essere salutare) ma
in molti altri casi la questione
è un’altra: le Valli sono ancora scuola di democrazia e di
partecipazione?
Crisi di persone o crisi di
idee? O tutte e due? Guardando ad una situazione molto
specifica come quella lusemese c’è da restare sconcertati. Partiti da un responso
elettorale che costituiva sei
gruppi in seno al Consiglio,
oggi siamo circa al raddoppio.
Da mesi non si riunisce più il
Consiglio, incarichi importanti rimangono scoperti; le opposizioni (anche la Lega Nord
risulta divisa) faticano a farsi
sentire con proposte credibili.
Alla fine l’unica forza politica
che dimostra stabilità è la De
che negli anni ha consolidato,
in vari modi, il proprio rapporto con la popolazione.
Chi altri parla con la gente?
Solo il «partito degli attacchini»? Nessuno trova il coraggio di dire altro, magari anche di chiedere con forza il ricorso a nuove elezioni col
nuovo sistema elettorale?
La protesta dei contadini francesi che Tanno scorso hanno respinto il programma agricolo delia Cee
Gli agricoltori delle valli alle prese con le decisioni comunitarie
Superare i campanilismi per
sviluppare tutte le potenzialità
Iniziativa ecumenica a Pinerolo
Per le popolazioni
della ex Jugoslavia
VERA LONG
Per i produttori di latte è
nuovamente il momento dell’
allarme; la legge entrata in vigore alla fine del ’92 porrà gli
agricoltori davanti a scelte
non facili e in alcuni casi in
situazioni apparentemente
senza via d’uscita.
L’Italia attualmente importa
circa il 40% del proprio fabbisogno di latte e dunque il restante 60% proviene dalla
produzione interna; ci sarebbe
spazio per un aumento di produzione ma gli accordi Cee
stabiliscono da quasi dieci anni dei tetti a tutti i paesi membro.
Ad ogni agricoltore vengono fissate delle quote di produzione che fanno riferimento
all’annata agraria ’88-89. Globalmente il nostro paese dovrebbe produrre annualmente
circa 90 milioni di quintali di
latte, con una possibile aggiunta di altri 9 milioni, ancora in discussione in sede Cee.
Nell’annata ’91-92 in realtà in
Italia si sono prodotti 115 milioni di quintali cioè una cifra
decisamente superiore alle
quote; solo in parte le scelte di
alcuni agricoltori di chiudere
con la produzione di latte ha
ridotto le eccedenze che tra
l’altro causano al nostro paese
anche pesanti multe da parte
degli organismi Cee.
«L’Italia è indietro di anni
nell'applicazione di queste
normative Cee - dice Claudio
Rivoira, presidente regionale
della Pro. zoo.a latte (il settore
lattiero caseario della Confagricoltori) ora, con la nuova legge, siamo al dunque.
Del resto in certi casi ci si
trova di fronte ad una via senza uscita: la redditività dell’
agricoltura è sempre più bassa e l’unica via apparente sarebbe quella di aumentare le
produzioni, ma nel caso del
latte questo è impossibile».
Questa situazione vale sia
per il grosso allevamento della pianura che per la piccola
azienda montana oppure vi
sono differenze?
«I vincoli sono uguali per il
piccolo agricoltore di Bobbio
come per l’allevatore di Vigone o Cavour; certo per quelle
aziende di dimensioni veramente piccole (2-3 capi) il discorso è diverso, nella misura
in cui in questi casi non si ha
una vera e propria attività
economica legata alla stalla».
Qual è oggi la situazione
degli allevamenti nelle valli?
«In vai Pellice il numero
dei capi bovini è sostanzialmente stabile, mentre le
aziende diminuiscono di numero. In compenso una buona
percentuale degli agricoltori
è giovane, ha meno di 40 anni. Minore è la presenza di
capi bovini nelle valli Chisone
e Germanasca».
Qual è la destinazione del
latte prodotto in zona?
«In vai Pellice una buona
parte (circa 5.000 quintali) va
a finire alla cooperativa di
Bobbio Pellice che per circa
r 80% lo trasforma in formaggio. Su Bobbio gravitano anche agricoltori di Villar, Torre e Angrogna. Dalla cooperativa di Luserna e da altri
privati una parte di latte va
anche ad altri caseifici per la
produzione di formaggio.
In vai Chisone la raccolta
del latte viene effettuata dalla
locale cooperativa che lo trasporta a centri di trasformazione del basso Pinerolese;
analogamente accade con la
zona di San Secondo e Prarostino. Certo sarebbe importante arrivare ad un maggior coordinamento e a un
utilizzo maggiore del caseificio di Bobbio che ne avrebbe
tutte le potenzialità. Oltretutto
i centri di vendita di Bobbio,
Prarostino, Luserna e Perosa
potrebbero rappresentare ottimi veicoli di commercializzazione».
E questo un discorso non
nuovo ma che emerge soltanto
episodicamente quasi che,
malgrado i problemi legati
non solo alle quote, ma anche
ai prezzi al litro sempre assai
bassi (attualmente siamo a 500
lire), siano ancora campanilismi e piccole rivalità a prevalere, vanificando in buona parte una risorsa che, nelle nostre
montagne, è ricca di buone
potenzialità.
Anche la stampa quotidiana ha dato risalto alla
partenza di una «carovana della solidarietà» verso le famiglie dell’ex Jugoslavia martoriate dalla guerra.
La sera del 1° aprile sono
partiti dal tempio di via dei
Mille un autotreno e due camion carichi e tre ambulanze
della Croce Verde, che rimarranno a Pola per soccorrere i
feriti.
Dopo l’annuncio del secondo viaggio organizzato dai nostri monitori e fatte conoscere
le necessità più urgenti constatate di persona da Beppe
Salvai e Guido La Montagna
nel loro primo viaggio, di cui
avevano presentato fotografie
scattate a Pola, tante persone
hanno voluto contribuire a fare avere viveri, indumenti,
medicinali alle popolazioni in
guerra.
Alla parrocchia cattolica di
Abbadia, che già aveva partecipato alla prima raccolta, si
sono uniti la parrocchia di
Porte, la Croce Verde locale,
alunni e insegnanti di scuole
medie, medici e farmacisti,
commercianti e molti membri
delle comunità valdesi e cattoliche di Pinerolo e dintorni.
Tutti, sapendo che il materiale sarebbe stato portato subito a destinazione, sono riusciti con i loro doni a riempire
completamente la grande sala
attigua al tempio.
E poi per tutta la settimana
precedente la partenza più di
30 volontari, giovani e non
più giovani, hanno lavorato
per preparare, controllare e
caricare tutto il materiale; alle
19 del 1° aprile, alla presenza
di preti, pastori, fotografi e
persone tanto numerose da
ostacolare il traffico di via dei
Mille, la «grande carovana» è
partita.
La carovana in partenza alla volta della ex Jugoslavia
Convegno internazionale a Cuneo sui trasporti transfrontalieri
Traforo del Colle della Croce:
rinviato al terzo millennio
GIORGIO GARDIOL
i qui al 2002 potranno
essere realizzate solo
tre infrastrutture viarie tra il
sud della Francia e il Piemonte: la nuova galleria di 54 km
tra Montmelian e Susa per il
nuovo treno ad alta velocità
Lione-Torino; il collegamento
tra Briançon e la valle Susa,
un collegamento tra Nizza e
Cuneo». A dire queste cose è
il dr. Becker, direttore generale àeWéquipement della Regione Provence, Alpes, Côte
d’Azur.
Becker parla ad un convegno intemazionale che si è tenuto sabato 3 aprile su iniziativa dei Verdi italiani e francesi e di alcune organizzazioni
ambientaliste (Legambiente,
Wwf, Fare-sud).
Becker spiega che vi è un
accordo firmato tra i ministri
Jean-Luis Bianco e Giovanni
Merloni che prevede solo queste tre soluzioni. Per la prima,
quella della galleria per l’alta
velocità, c’è già la decisione e
si aspetta solo più il progetto e
la valutazione di impatto ambientale prima di passare alla
fase operativa. 1 lavori - conferma M. C. Reynaud, responsabile del progetto per le Ferrovie francesi - dovrebbero
essere ultimati nel 2002. Ci
sarà così un lungo asse ferroviario che collegherà Torino
con Lione ( 1 ora e 40), Parigi
(4 ore), Londra (8 ore).
Per collegare il Briançonnais con questa linea le ferrovie (e i Verdi francesi) pensano ad un’altro tunnel da
Briançon a Oulx. Ma su questo i pareri sono diversi e
Becker lascia intendere che
non ci saranno i soldi che per
un miglioramento della viabilità su gomma esistente. I Verdi francesi invece pensano anche ad una ferrovia GrenobleBriançon-Bardonecchia con
un piccolo tunnel sotto il Colle della Scala.
Per il collegamento tra Cuneo e Nizza - spiega ancora
Becker - sono in progettazione tre alternative stradali: il
miglioramento della strada in
vai Roya e un nuovo tunnel
sotto il Col di Tenda; un nuovo collegamento tra Cuneo e
Saint-Martin-du-Var e il potenziamento della statale del
Colle della Maddalena e la
statale 900 francese.
«Sono accantonate tutte le
altre ipotesi - conclude
Becker - / trafori sotto il colle
della Croce, sotto il Ciliegia,
il Marcantour. La decisione
su queste alternative verrà
presa entro Testate. C’è già
un comitato tecnico nominato
dai due ministeri che sta lavorando bene».
I Verdi italiani e francesi
non ci stanno e vogliono ancora discùtere le scelte, chiedono il coinvolgimento anche
dei ministeri dell’ambiente e
che si valutino tutte le possibili soluzioni alternative.
II piano dei trasporti elaborato in Francia e in Italia è stata già recepito in sede Cee e
stanno arrivando i finanziamenti per la realizzazione dei
propetti
8
PAG. Il
VENERDÌ 9 APRILE IQg.^ì
Un angolo caratteristico di Pinerolo: via S. Giuseppe
PROPOSTO IL NOME PER LA PIAZZA DEL NUOVO
MUNICIPIO — Si è svolta martedì 30 marzo ad Inverso
rinasca un’assemblea pubblica dal titolo «La piazza del
nuovo municipio, a chi la intitoleresti?».
Dopo una vivace discussione, le proposte sono risultate
quattro; Edoardo Coucourde, inversino, disperso nel mar
Egeo durante la seconda guerra mondiale; Sandro Pertini,
per i suoi ideali legati sia alla Resistenza, sia al sapersi
muovere con schiettezza nel mondo politico; Martin Luther
King, per la sua lotta pacifica per i diritti umani, condotta
con semplicità, chiarezza e fede; della Libertà, che tutti
dobbiamo imparare ad apprezzare.
La scelta finale spetterà al Consiglio comunale. L’inaugurazione del nuovo municipio, della piazza e del monumento
ai caduti è prevista per sabato 1 ° maggio.
CONSULENTE PER LA SEGGIOVIA 13 LAGHI — A
partire dal 1 ° aprile e fino al 31 agosto, la società Seggiovia
13 Laghi di Frali ha assunto come consulente il signor Fioretto, che si occupa di mantenere il collegamento con gli sci
club, i gruppi, vedere l’organizzazione delle gare, la preparazione delle piste. Dovrà anche vedere come migliorare i
servizi offerti dal ristorante Capannina anche con un’eventuale ristrutturazione. Il suo compito è di osservare e comunicare le sue impressioni».
Attualmente l’innevamento delle piste è ottimo: due metri
in quota e ottanta centimetri a Ghigo. In queste condizioni,
a meno di rapidi mutamenti climatici, si potrà sciare fino a
primavera inoltrata.
Prosegue intanto la raccolta di quote per ricapitalizzare la
società Seggiovie; la cifra a cui la società mirava era di un
rniliardo e 250 milioni; finora sono stati raccolti 750 milioni. La speranza o condizione necessaria è di arrivare, entro
il 15 maggio, al miliardo.
UNA SETTIMANA DI SOLIDARIETÀ — II Comune di Pinerolo, in collaborazione con le associazioni di volontariato, sta organizzando una settimana dedicata alla solidarietà per il periodo 25 aprile - 1° maggio. Numerose sono le
iniziative in cantiere, da mostre sul razzismo a concerti con
la partecipazioni di cantanti e gruppi extraeuropei. Il 30
aprile è prevista una fiaccolata per le vie cittadine.
Si stanno inoltre organizzando tre incontri sul tema «La società incivile»; il primo, il 15 aprile, tratterà dell’emarginazione e vedrà la partecipazione di don Luigi Ciotti; gli altri
due saranno dedicati al razzismo e alla mafia.
SALVATI DALL’ELICOTTERO — Due giovani francesi
saliti al rifugio Granero giovedì scorso sono stati sorpresi
da una bufera di neve (un metro in 24 ore); grazie al telefono in dotazione al rifugio, che nella stagione invernale è
chiuso, si sono messi in contatto col gestore che ha provveduto a contattare gli uomini del soccorso alpino. L’elicottero dell’elisoccorso di Savigliano invano, a causa della nebbia, ha tentato di raggiungere la zona per cui, ancora telefonicamente, è stata contatta la Gendermerie di Briançon. Un
elicottero dalla Francia ha così potuto recuperare i due giovani al Granero e portarli direttamente a St Verán dove avevano la propria auto.
RICERCA DI PERSONALE
La Comunità alloggio per minori di via
Angrogna a Torre Pellice, in vista di
eventuali future sostituzioni ricerca
educatori/trici.
Requisiti richiesti:
- cittadinanza italiana;
- diploma di educatore specializzato o
diploma di scuola media superiore con
almeno due anni di attività lavorativa o
formativa comprovati da certificati.
Inquadramento al V livello professionale.
Le domande dovranno pervenire entro e
non oltre il 19 aprile 1993 alla sede della
Comunità alloggio per minori, via Angrogna 18,10066 Torre Pellice (To).
Per informazioni telefonare al numero
0121/91237
L‘ Eco Delle Aàlli ¥ildesi
A colloquio con alcuni giovani sulla voglia di ballare, divertirsi, evadere
La discoteca non è proprio «il massimo»,
ma quali sono le alternative del sabato sera?
________FEDERICA TOURN_________
Che il sabato sera, artche
per i giovani delle nostre
valli, il luogo di incontro per
eccellenza sia la discoteca è
un fatto abbastanza noto. Al
contrario di quel che si sarebbe portati a credere, però, non
gode di ottimo prestigio nemmeno agli occhi degli affezionati che la frequentano tutte
le settimane. Come emerge in
generale dalle parole di un
gruppo di giovani intervistati,
di età compresa fra i 15 e i 30
anni, si va in discoteca perché
non si vedono concrete alternative di divertimento.
«In discoteca non vado
molto spesso - racconta Enzo
- penso però che se molti giovani la frequentano è a causa
di un vuoto di iniziativa personale: non si ha voglia di
organizzare qualcosa di diverso e ci si affida a programmi preconfezionati». In
discoteca si può restare passivi,' insomma, non è richiesto
nessun tipo di impegno e
nemmeno la «fatica» di parlare, visto che il volume altissi
mo della musica spesso impedisce ogni tipo di conversazione.
«Ci vado perché lì mi posso
sfogare: ballo e mi libero
dallo stress della settimana»
dice Claudia; «in discoteca
mi diverto, bevo e dimentico i
proè/m/» aggiunge Lara. Discoteca anche come sinonimo
di stordimento, magari aiutati
da una buona dose di alcolici,
di voglia di lasciarsi andare e
non pensare a niente almeno
per una notte alla settimana.
E le tanto temute stragi del
sabato sera non sono forse legate all’alto tasso di alcolismo
registrato nelle discoteche?
«Non credo che il problema
dell'alcolismo sia incentivato
dalla discoteca - dice Monica, e con lei tanti altri - perché se uno, giovane o no, vuole ubriacarsi lo fa comunque,
anche senza venire in discoteca; lo stesso vale per le
gare di velocità in auto».
E inutile, quindi, anticipare
l’orario di chiusura dei locali?
«Perfettamente inutile: se voglio bere lo po.iso fare anche
dalle undici a mezzanotte ;
Consiglio comunale di Angrogna
Il piano regolatore
Nell’ultimo giorno di marzo
il Consiglio comunale di Angrogna ha approvato le varianti al piano regolatore della
vai Pellice relativamente al
proprio territorio. Due gli interventi sostanziali.
Sarà possibile edificare nella zona bassa del Comune, sostanzialmente verso il Ciabas,
area più vicina ai servizi quasi
al confine con Torre Pellice e
Lusema; nello stesso tempo, a
vantaggio degli abitanti già
residenti, è stata introdotta
una modifica che consentirà
più agevolmente di intervenire
a trasformare vecchie abitazioni nelle borgate in modo da
renderle più vivibili.
Specialmente sulla prima
parte delle varianti del piano è
intervenuta la minoranza chiedendosi se la concentrazione
delle nuove costruzioni nella
zona del Ciabas non rischi di
essere eccessiva. La maggioranza ha insistito sulla propria
linea.
Il Consiglio ha poi deliberato su due temi di carattere ge
nerale; è stato assunto un ordine del giorno contro la proposta di costituzione, a livello
regionale, di squadre antincendio visto il buon funzionamento di quelle comunali esistenti da anni nelle vallate. Il
Consiglio ha poi fatto suo un
documento proposto dall’Uncem fortemente critico verso
il blocco dei mutui per gli enti
locali negli anni ’92 e ’93.
Infine è stato esaminato lo
statuto della Comunità montana, contenente parecchi elementi di autonomia locale ma
recentemente bocciato dal Coreco, dopo le richieste di parere e le successive precisazioni; il Consiglio ha dato un parere favorevole sullo statuto,
consapevole del difficile momento che la Comunità si trova comunque a vivere; le richieste di autonomia amministrativa non sono indifferenti,
l’organismo di controllo blocca tutto ma l’approvazione
dello statuto è indispensabile
per poter redigere il piano di
sviluppo.
Appuntamenti
f”' il \
Venerdì 9 aprile — LUSERNA SAN GIOVANNI: Sotto i portici
di via Roma il Pds e i Verdi presentano una mostra illustrante i problemi del bilancio del Comune. «Quanto incassa e da chi? Quanto spende
e per chi?» è lo slogan della manifestazione.
Sabato 10 aprile — POMARETTO: Alle 20,30, nel tempio valdese, si tiene un concerto «prò organo» con la partecipazione dell’Ottetto della vai Germanasca, dell’organista Walter Gatti e della corale valdese di Pomaretto.
Martedì 13 aprile — LUSERNA SAN GIOVANNI: Prosegue, alle 20, presso la sala conferenze del municipio, il corso per agricoltori;
il dott. Marco Meytre parlerà su «Apicoltura: patologia apistica».
Martedì 13 aprile — PEROSA ARGENTINA: Presso la sede
della Comunità montana, alle 20, il dott. Giancarlo Bounous parlerà
sul tema: «Impianto e manutenzione delle aree verdi».
Radio Beckwith evangelica Propone due nuove trasmissioni: «La
Bibbia di Beckwith», lettura della Bibbia in piemontese tradotta nel
1834. in onda il martedì alle 10 e il venerdì alle 18,45; «Speciale referendum», in onda la mattina alle 9,15 e il pomeriggio alle 18,15 dal
lunedì al venerdì.
Sabato 10 aprile — TORRE PELLICE: Alle ore 16, presso la sala
consigliare della comunità montana in corso Lombardini 2.a cura del
Movimento federali.sta europeo e del gruppo di studio Val lucerna si
svolge un dibattito sul tema La riforma dei sistemi elettorali in Italia
e in Francia, intervengono Alberto Cabella e Massimo Salvadori.
anzi, secondo me le discoteche dovrebbero chiudere più
tardi». E il volume, contro
cui tuonano esperti e genitori
timorosi, per la salute dei timpani dei ragazzi? «A me piace
così - risponde tranquilla
Monica - e poi non ci credo
che fa male alle orecchie».
L’Italia ha il numero più alto di discoteche rispetto agli
altri paesi europei. E un dato
che fa riflettere ma che,
paradossalmente, ancora una
volta non ha il riscontro di un
effettivo entusiasmo dei ragazzi. «Il motivo di questo
primato - spiega infatti Luca
- è spiegabile solo con la
mancanza di valori del mondo giovanile». «I giovani italiani sono troppo concreti e
superficiali: in discoteca non
fanno altro che sprecare soldi
ed energia» aggiunge Laura.
La contraddizione risulta ancora più evidente, e anche un
po’ amara, se si pensa che a
dare queste risposte sono gli
stessi ragazzi che un minuto
prima hanno affermato la loro
assidua frequentazione delle
discoteche.
Quanto alle alternative, anche quelli che si dichiarano
«contro» le discoteche (ma
tutti, comunque, confessano
di andarci, almeno una volta
ogni tanto) non brillano per
originalità e quasi mai accennano a iniziative personali.
«Si dovrebbero aprire locali
multimediali anche dalle nostre parti» propone Fabrizio;
quei posti, per intenderci, che
hanno un programma diversificato e una sera propongono
musica dal vivo, un’altra uno
spettacolo di cabaret, o hanno
a disposizione giochi di società, fino al ricercatissimo
«karaoke», l’ultima moda
americana, che invita a cantare un motivo conosciuto con
l’aiuto della sola base musicale
Altre proposte sono la serata con gli amici, la chiacchierata a casa di qualcuno, o un
non meglio identificato «sfogo» nello sport (il sabato sera?). Non molto, ma sempre
meglio del disarmante «non
vedo proprio che altro potrei
fare» di Monica e di altri fedelissimi discotecomani.
Valli Chisone e Germanasca
Scoprire le miniere
Nella sede della Comunità
montana valli Chisone e Germanasca, a Perosa Argentina,
si è nuovamente riunito il
gruppo di persone interessate
al lavoro di conservazione, recupero e valorizzazione del
patrimonio e delle tradizioni
legate all’attività mineraria.
Le miniere di talco, malgrado la chiusura di molti cantieri nell’ultimo cinquantennio,
sono tuttora sfruttate con
mezzi moderni. Esiste tuttavia
una ricca esperienza di lavoro
e di tecniche molto più legate
all’abilità manuale che ai
mezzi meccanici: è questa tradizione che corre il rischio di
scomparire insieme con gli
ultimi minatori che l’hanno
praticata.
Se si può conservare ciò
che è rimasto, ambienti e attrezzature, sarà anche possibile far conoscere un caratteristico modo di vivere che nel
passato coinvolgeva la famiglia, la società civile e anche
le comunità religiose.
Il progetto, che la Comunità
montana ha avviato, ha ottenuto il benestare per il finanziamento da parte della Comunità economica europea;
contemporaneamente è stata
avviata la cartografia dei sili
minerari ed è stato istituito un
comitato tecnico-scientifico.
Nella realizzazione del progetto c’è, comunque, un ampio spazio per le iniziative locali non troppo costose. Per
esempio si pensa di costituire
un’associazione su base volontaria che possa già l’estate
prossima dare l’avvio alle prime gite turistiche guidate.
Si richiedono anche volontari per riaprire i sentieri di
accesso alle miniere chiu.se da
anni, rendendo così possibili
le visite agli esterni, in attesa
di ripristinare l’apertura di alcuni tratti di gallerie; operazione più complicala, anche
se indubbiamente di maggior
interesse per il visitatore.
Nei paesi industrializzati,
dove già da tempo si sfruttano
a scopo turistico queste testimonianze del passato, il successo è stato rilevante e ha
rianimato zone che non avevano altre risorse. Nelle nostre valli il turismo si è concentrato nelle stazioni sciistiche che puntano sullo sport e
su soggiorni di svago; non sarebbero perciò fuori luogo
delle proposte che facessero
conoscere il territorio anche
sotto il profilo della vita quotidiana e della dura lotta che
sostenevano i minatori nelle
profondità delle miniere di
talco e grafite, per procurare
il pane alle proprie famiglie.
Nelle Chiese Valdesi
RORA —Domenica 18 aprile avrà luogo il culto dei bambini della
scuola domenicale con pranzo comunitario; per iscrizioni telefonare a
Olga Toum (902,349).
VILLAR PELLICE — Il 24 e 25 aprile si terrà al Castagneto 111°
corso per coralisti sotto la direzione del m.o Sebastian Korn; sabato
l’orario è 14,.30 - 19,30 e domenica 9-16. Prenotazione entro giovedì
22 al n. telefonico 930779. A seguire l’as.semblea delle corali.
ANGROGNA — Le riunioni quartierali del me.se di aprile sono a
cura deirUnione femminile ed iniziano tutte alle 20,30. Questo il calendario delle prossime; giovedì 15, Odili Bertot; lunedì 19, Serre;
martedì 20, Buonanotte; giovedì 22, Prassuit Vernè; lunedì 26, capoluogo.
TORRE PELLICE — Prosegue lo studio biblico promos.so dal 1°
circuito e curato dal past. Marchetti; mercoledì 14 aprile, alle 20,30,
nei locali della Comunità alloggio di via Angrogna verrà esaminata la
Lettera di Paolo agli ebrei
9
venerdì 9 APRILE 1993
E Eco Delle Yaui ¥vldesi
PAG. Ili
Il sindaco, Dario Storero, fa un bilancio dell'attività amministrativa a metà percorso
Vìllar Perosa: progetti di ristrutturazione
in attesa di una vera autonomia finanziaria
PIERVALDO ROSTAN
Il Comune di Villar Perosa,
fra l’altro il più grande
della vai Chisone, è quello
che forse, a seguito delle elezioni del 1990, ha registrato
il maggior mutamento politico; dopo anni di gestione di
«casa Agnelli» si è passati ad
una maggioranza di sinistra
alla cui guida è l’avv. Dario
Storero, Pds. Circa a metà
tornata amministrativa, con
importanti passi in previsione
secondo il bilancio e significative modifiche al piano regolatore.
«Siamo riusciti a mantenere tutti i servizi senza ulteriori aumenti a carico dei cittadini, e questo per noi è già
un elemento importante - dice il sindaco Storero siamo
poi riusciti a confermare tutti
i progetti, ad esempio la ristrutturazione dell’ex cinema
Riv e rimpianto di teleriscaldamento) che avevamo in
cantiere: si tratta di grossi
impegni che al massimo dovremo far slittare di qualche
mese».
Può illustrarci il progetto di
teleriscaldamento?
«Da un lato c’era l’esigenza di rivedere tutti gli impianti degli edifici comunali,
dall’altro quella di superare
la logica del riscaldamento
funzionale ad un solo edificio, cercando di realizzare
una sola grossa centrale termica che possa servire alle
esigenze sia del pubblico che
eventualmente del privato.
Stiamo studiando la possibilità di ricorrere anche alla
cogenerazione. Anche qui il
problema è soprattutto di reperimento di fondi e di tempi:
nell’arco di due-tre anni dovremmo sostituire tutte le nostre centrali termiche. Saranno interessate dall’ operazione le scuole elementari, la
scuola materna, il municipio,
le scuole medie, il centro degli alloggi popolari di via
Asiago, l’ex cinema Riv, ristrutturandolo, e il poliambulatorio».
Anche per lo sport sono
previsti interventi rilevanti...
«Quest’anno dovremmo
completare il campo in sintetico per r hockey su prato
con un ulteriore investimento
di 240 milioni: siamo inoltre
in grado di rispettare l’impe
Lo stabilimento Boge, una delle risorse produttive di Villar e della valle
gno che avevamo assunto per
la ristrutturazione del campo
sportivo grande con altri 200
milioni».
Il Comune prevede di investire altri 600 milioni per
l’asfaltatura di strade e malgrado questi notevoli impegni Tamministrazione è riuscita a non gravare troppo
sulle tasche dei cittadini mantenendo la quota dell’lei al
minimo del 4 per mille. «A
questo proposito voglio dire
due cose - continua Storero
non accettiamo un sistema
impositivo che è basato su un
regime catastale vecchio e
superato che crea ingiustizie
fra immobili di uguale natura
nello stesso Comune e che
crea ingiustizie fra Comuni
vicini e dalle stesse caratteristiche: noi non crediamo
inoltre che l’autonomia finanziaria passi attraverso
tasse che sono soltanto un
sovrappiù e non un vero
obiettivo di autonomia finanziaria».
A Villar Perosa da tre anni
si respira un clima di cambiamento; la giunta in cui convivono Psi e Pds pare funzionare bene. Tuttavia fino a qualche mese fa la vai Chisone e
la vai Germanasca sembravano zone in cui fosse necessario, per avere ambizioni politiche, essere militanti Psi e
che comunque questa forza
politica in realtà condizionasse fortemente qualunque tipo
di intervento. Cosa è cambia
to dopo le note vicende giudiziarie che hanno coinvolto
anche esponenti locali di
spicco del garofano?
«Come esponente del Pds e
come uomo di sinistra devo
dire che sto vivendo molto
bene questo periodo; mi
spiace doverlo dire fondando
ciò sulle disgrazie altrui. La
realtà delle valli Chisone e
Germanasca era bloccata,
non tanto per imposizioni che
si potesse ricevere quanto
piuttosto nella mentalità; noi
di Villar Perosa sembravamo
quasi un incidente biologico
di amministratori che un
giorno avrebbero imparato.
Non abbiamo voluto imparare e noi speriamo di riuscire
a camminare ancora con le
nostre gambe. Se è vero che
finora in molti casi per poter
coltivare alcune, magari anche legittime, ambizioni politiche, sembrava necessaria
l’iscrizione al Psi, probabilmente ora anche questo gioco del rubamazzetta e ruba
tessera avrà termine.
Certo ogni medaglia ha un
rovescio: il terremoto a livello centrale e regionale sta
portando noi amministratori
periferici ad una assenza di
interlocutori sia politici che
tecnici. Forse questo è dovuto al fatto che negli ultimi
anni i due piani, quello politico e quello tecnico funzionariale, sono stati troppo mischiati e sovrapposti».
Non c’è il rischio che que
sta crisi delle forze politiche
causi una mancanza di riferimenti e, in ultima analisi, un
confluire di un voto genericamente di protesta sulla Lega
Nord?
«Il voto di protesta riferito
alla Lega è sicuramente stato
animato da una forte sete di
giustizia; mi auguro che, dopo aver ricevuto soddisfazione con l’eliminazione del sistema delle tangenti e delle
prevaricazioni, la gente torni
a valutare i soggetti per quello che sono e in base alle loro competenze: credo che a
quel punto la Lega non avrà
uomini da porre al vaglio degli elettori».
Le modifiche alla legge sanitaria hanno inventato, in
sostituzione del comitato dei
garanti, la conferenza dei sindaci; a presiederla sarà il sindaco del Comune maggiore
deirUssl, in questo caso proprio il sindaco di Villar. Può
darci un giudizio su questa
novità amministrativa?
«In un tempo di riforme vere e presunte si sono inventate per la sanità delle soluzioni che almeno per zone come
le nostre non mi paiono valide, a cominciare dalla cancellazione delle Ussl montane. Con la conferenza dei
sindaci si vanno a caricare
su persone che direttamente
non se ne sono mai occupate
delle competenze e responsabilità della fase terminale di
un settore in difficoltà».
Torre Pellice - Luserna S. Giovanni: la celebrazione partigiana a Pontevecchio
Non archiviamo i valori della Costituzione
LIONELLO GAYDOU
Come negli anni precedenti, il pomeriggio del 20
marzo ci siamo recati a Torre
Pellice, presso il monumento
alla Resistenza, per rendere
omaggio ai caduti da esso ricordati a nome dei partigiani
della 105° Brigata Garibaldi
«C. Pisacane». Uguale omaggio è stato porto alla lapide di
Luserna S. Giovanni, e la sera
una corona d’alloro è stata deposta alle lapidi di Pontevecchio.
Il commissario «Rossi» ha
fatto riecheggiare, davanti a
quelle lapidi, il nome dei 4
compagni deceduti dallo scorso «Pontevecchio»; Giuseppe
Carbonato («Lita»), Tersilio
Merletti («Sirte»), Teresa
Sesso («Mamma Ginola») e
Giuseppe Gianò («Dario»),
Ha poi ricordato due cinquantenari; quello della prima
sconfitta tedesca, Stalingrado,
e quello del primo sciopero
effettuato sotto il regime fascista nel marzo ’43.
La mattina seguente, dopo
l’inno «Bella ciao», suonato
dalla banda di Torre Pellice,
«Rossi» ha dato la parola al
sindaco di Luserna, Claudio
Badariotti, che ha ricordato
l’impegno ormai decennale
del Comune per questa celebrazione.
Il presidente della Comunità montana. Cotta Morandini, ha portato anche l’adesione degli ex internati; Renzo
Sereno, presidente dell’Anpi
di Luserna, ha auspicato che
l’interessamento della sezione
a questa celebrazione richiami
tutti gli anni l’attenzione della
popolazione e soprattutto dei
giovani.
L’oratore ufficiale, la dott.
Bruna Peyrot, ha tenuto avvinti i presenti per oltre
mezz’ora con il ricordo degli
avvenimenti che hanno portato alla formulazione della Costituzione (ora accusata di
non essere all’altezza dei tempi).
La studiosa ha riletto una
frase di Calamandrei che rivendica la giustizia, la saggezza, l’equanimità, la modernità della Costituzione, la
migliore di tutti gli stati europei, proprio perché nata
dall’animo stesso del popolo,
dal suo sangue e dall’anelito
alla libertà e al diritto di uguaglianza tra tutti i cittadini.
Infine l’avv. Negro, presidente provinciale Anpi, ha
chiuso la cerimonia invitando
tutti a avere la costanza, insieme alle nuove generazioni, di
perseverare nella strada della
lotta per conquistare un nuovo equilibrio all’Italia, conservando sempre gli ideali di
libertà e giustizia propri della
lotta di liberazione.
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Un libro di poesie sulla Resistenza
Testimonianze liriche
per non dimenticare
_______JEAN-LOUIS SAPPE_____
E una repubblica con la erre minuscola quella che
si appresta a ricordare, tra
qualche settimana, il 50° anniversario dell’inizio della
lotta di Liberazione: mai come questa volta, in un paese
travolto dalla crisi economica, dalla disoccupazione crescente, dagli scandali, dagli
intrallazzi e dalle ruberie di
imprenditori, politici, pubblici amministratori e di alti funzionari, si potrebbe a ragione
parlare di Resistenza tradita.
Sono queste le sensazioni
immediate che ti provoca la
lettura di un libretto* pubblicato dall’Associazione partigiani della vai Pellice. Si tratta di una serie di canzoni e di
poesie scritte in massima parte negli anni della guerra di
Liberazione e volte a ricordare fatti e avvenimenti della
zona in cui operò la 5° divisione Giustizia e Libertà
«Sergio Toja», dalla vai
d’Angrogna a Pramollo, da
Bobbio alla vai Chisone.
Sono espressioni semplici,
spesso romantiche, in cui la
metrica non è sempre perfetta
ma che testimoniano l’entusiasmo, il convincimento, la
fiducia e la speranza di chi allora rischiava la vita per
un’Italia che si sperava un
giorno libera, più giusta e de
mocratica.
Ci sono le famose poesie
del Bagnòou di Jacopo Lombardini, ci sono le dediche
della staffetta Lilia Jahier ai
compagni caduti, i canti partigiani modulati suH’aria di antiche melodie popolari, scritte
tra il ’44 e il ’45, nella pausa
di un combattimento o in una
veglia intorno al fuoco. Ci sono le testimonianze, che oggi
possono apparire un pochino
retoriche ma nelle quali si
legge una forte carica emotiva, scritte da Dino Gardiol
nel ’46.
Ci sono infine le belle poesie in piemontese di Franco
«Minor» Pasquet, dalle quali
puntualmente, ogni 25 aprile,
traspare e il rimpianto per una
Italia che non è quella sperata, e il senso di angoscia e di
prostrazione al pensiero di
tanti compagni che per un
ideale, poi mai realizzato, di
libertà e di giustizia, hanno
sacrificato la vita.
Sono dunque dei «Ricordi
... per non dimenticare un
tempo lontano», 32 brevi pagine che vale la pena di leggere e di conservare e magari
di mandare in omaggio ai tangentomani per le loro forzate
vacanze.
(*) Ricordi ...per non dimenticare un tempo lontano. Canzoni e poesie partigiane. Anpi,
vai Pellice, 1992.
La Casa valdese di Vallecrosia organizza un
CAMPO CADETTI ESTIVO
sul tema «Charles Beckwith e la storia valdese».
Periodo 3-17 luglio, età 13-14 anni.
Per isbrizioni e informazioni CASA VALDESE C.P. 45 - 18019 VALLECROSIA (IM.) o telefonare al
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PAG. IV
E Eco Delle "^lli ¥ildesi
Terminato il calendario dello sci di fondo: un primo bilancio
Ora è il momento della scuola^
in attesa della prossima stagione
________MILENA MABTINAT________
Ognuno di noi vive la
propria vita con un secondo calendario, oltre a
quello solare. Ci sarà chi pone determinati avvenimenti in
relazione all’anno scolastico,
chi all’anno ecclesiastico, chi
ad una stagione sportiva.
Lara Peyrot ha terminato
una nuova e buona stagione
nello sci di fondo; «Sono
molto contenta di come sono
andata - dice Lara - non mi
aspettavo cosi tanto. Era un
anno particolare per me, ero
alla prima stagione fra le
júniores in Nazionale A. Ho
dovuto intensificare l’allenamento e affrontare la 15 chilometri è comunque molto faticoso...».
Lara Peyrot si è aggiudicata tutte le gare nazionali giovani, i campionati italiani júniores e i play off; inoltre ha
ben figurato agli italiani assoluti e ai mondiali júniores e
per questo può dire «ho faticato molto ma sono soddisfatta». E soddisfatti sono anche Cristiano Rostan, allenatore dello sci club di Prali e
Pierino Peyrot del Passet.
«Anche per me e Giuliano,
l'altro allenatore — dice Cristiano - è un impegno pesante, ma siamo contenti dei
risultati che i ragazzi hanno
ottenuto soprattutto a livello
zonale. Anche i genitori si sono impegnati ad acquistare i
materiali e a seguire i loro figli».
Un'immagine di Lara Peyrot ai campionati italiani assoluti a tecnica
libera (fine gennaio)
Un po’ di riposo ora? «Sì,
riprenderemo in autunno —
afferma l’allenatore - invece
Elisa Rostan e Patrick Peyrot, inseriti nella squadra zonale, ricominceranno in giugno con allenamenti a secco». Per Lara, invece, non vi
è un vero momento.di riposo:
«In questi mesi avrò molto
più tempo da dedicare alla
scuola, ma continuo a fare
esercizi e a correre».
Per la prossima stagione?
«Per ora è un punto interrogativo; vi sono rinnovamenti
in corso nelle squadre nazio
nali. Aspetto che mi comunichino qualcosa».
La prossima stagione comprenderà anche le olimpiadi
invernali a Lillehammer.
Qualcuno dice che la gente
di montagna è abituata a faticare e non bada ai sogni.
Ma se il sogno di Lara fosse la partecipazione alle
Olimpiadi sarebbe un sogno
vigile, il sogno di chi è abituato a faticare in modo costante per emergere in uno
sport dove conta molto la determinazione, un sogno forse
non così lontano dalla realtà.
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Corsa in montagna
È partito con la gara «Scalata alla Sacra» il campionato regionale Piemonte e Valle d’Aosta di corsa in montagna; la prima
gara si è svolta domenica 4 aprile sul viottolo che da Sant’Ambrogio porta alla Sacra di San Michele, proseguendo per i boschi
innevati vereo il colle Braida per poi ridiscendere alla Sacra. Sul
centinaio di atleti alla partenza la vittoria è andata, secondo pronostico, al valsusino Franco Naitza, già campione del mondo juniores e più volte convocato in Nazionale.
Erano presenti anche alcuni atleti delle Valli; tra di loro il pramollino Gino Long (gruppo sportivo Skf e 25° assoluto) ha colto
il successo nella categoria veterani B. Buoni piazzamenti anche
per Giorgio Rostan (Skf) 12° assoluto, Enrico Bounous (Villarese, 14°), Bruno Poèt (Gasm, 26°), Riccardo Buttigliero (Villarese, 36°), Ettore Long (Skf,45°) e Giorgio Mondino (Skf 46°).
Nella categoria femminile la vittoria è andata a Mirella Cabodi, di Cafasse, mentre nella classifica di società l’Skf è stata
5°,seguita da Atletica Cavour, Gasm, Baudenasca e Villarese.
Il prossimo appuntamento per la corsa in montagna è ancora in
vai Susa, a Chianocco, con la «Cursa die Burgà veje» il 12 aprile.
Pallavolo femminile
2"' divisione
3S Nova Siria - Venaria 3-0
Con una giornata di anticipo le ragazze del volley lusemese,
allenate da Marco Gardiol, vincono il campionato. Nell’ultimo
turno hanno agevolmente battuto il Venaria e a questo punto
1 incontro della prossima settimana con il Poirino non avrà valore ai fini della classifica.
È invece saltato, a causa dell’indisponibilità dell’impianto,
rincontro che la formazione maschile in prima divisione avrebbe dovuto disputare con lo Sportidea.
Torneo amatoriale Storello
Le finali di questo torneo sono previste per sabato 24 aprile
alla palestra Malanaggio di Porte; nella stessa giornata saranno
premiate anche le squadre che hanno partecipato al torneo Baudrino di cui pubblichiamo gli ultimi risultati:
Barge - Villar Perosa 3-1
Data Perosa - Pablo Neruda 3-2
Cercenasco - Villar Perosa 3-0
Cercenasco - Porte 3-0
Classifica: 3S 28; Trisfera 20; Cercenasco e Porte 18; Pablo
Neruda e Data Perosa 16; La Torre 14; Barge 10; Villar Perosa
8; Vigono 0.
Ring Pong
Nella penultima giornata di campionato il Valpellice ha perso
a Imperia con il punteggio di 4 a 5. Tre punti sono stati realizzati da Rosso e Malan, mentre non è riuscito a Gay, malgrado l’ottima prova, il punto della vittoria. Comunque, con la sconfitta
del Verzuolo a Genova, si consolida il 4° posto il classifica.
Nella categoria D2 il Valpellice ha riposato; hanno vinto il
Villar Perosa a Collegno e il Moncalieri a Gmgliasco.
La classifica finale, per quanto riguarda i primi tre po.sti, è tutta da rivedere con l’ultima partita di campionato che si giocherà
il 17 aprile: Moncalieri-Valpellice e Poirino-Villar Perosa.
Calcio
Successo sfiorato per i biancoblu pinerolesi nel campionato
dilettanti, ma ancora una volta i minuti finali risultano fatali. Il
Vigevano ottiene infatti il pareggio a due minuti dal termine,
dopo che in diverse occasioni gli uomini di Cavallo sono andati
vicini alla rete.
Gli ospiti sono penultimi in classifica e per .scacciare gli incubi della retrocessione occorrerebbe un successo franco, dopo
cinque sconfitte consecutive. Le occasioni non mancano (Labrozzo colpisce anche un palo), ma solo nel secondo tempo
Fabbrini riesce ad insaccare ribadendo in rete un tiro dell’ala
sinistra pinerolese.
Negli ultimi minuti, malgrado l’espulsione di Grangia, il Vigevano organizza un paio di buone azioni, su una delle quali
riesce ad andare a rete con Quaranta.
Domenica il Pinerolo affronterà la dura trasferta di Vercelli
contro una Pro domenica uscita vincitrice dal campo di Seregno.
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VENERDÌ 9 APRILE 1993
Cinema
TORRE PELLICE — Il ci
nema Trento ha in programma
per venerdì 9 aprile alle 21,15
La storia di Qu-Yu; sabato 10,
ore 20 e 22,10 Tesoro mi si è allargato il ragazzino; domenica
11, ore 16, 18, 20 e 22,10 e lunedì alle 21,15 Trappola in alto
mare.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma: giovedì 8
Trappole in alto mare; venerdì
A Praga; sabato Uomini e topi;
domenica II distinto gentiluomo; lunedì, martedì e giovedì La
morte ti fa bella. Domenica e
lunedì ore 15, 17, 19 e 21; giorni
feriali ore 21.
PINEROLO — Il cinema
Hollywood propone per la settimana Gli aristogatti, feriali
ore 20, 22,30; festivi ore 14,15,
16,15, 18,15, 20,15 e 22,30.
Al Ritz .si proietta Sommersby; feriali ore 20, 22,15, festivi
ore 15, 17,30, 20, 22,15.
Il cinema Italia ha in programma Gli spietati; feriali ore
20, 22,20, sabato 20, 22,30 e festivi ore 15, 17,30, 20, 22,20.
Teatro
Giovedì 15 aprile — TORRE
PELLICE: Presso il circolo
Nautilus, alle 21,30, il Teatro
Aiegre presenta Marionette in
cerca di manipolazione.
Sabato 24 aprile — TORRE
PELLICE: Presso il salone
Opera gioventù di via al Forte,
alle 21, la compagnia teatrale La
Trebisonda di Candiolo presenta
la commedia Gioia mia, di Claudio Nicola.
Sabato 10 aprile — RORÀ:
Alle 21, nella sala valdese, la filodrammatica dei Coppieri presenta la commedia La torre sul
pollaio di Vittorio Calvino; le
offerte raccolte andranno a favore del restauro del tempio.
ERVIZI
USSL42
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto,
tei. 81154.
DOMENICA 11 APRILE
Villar Perosa: Farmacia De
Paoli - Via Nazionale 29, tei.
51017
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81100
Croce verde. Porte : tei. 201454
USSL 43 - VALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 11 APRILE
Villar Pellice: Farmacia GayPiazza Jervis, tei. 930705
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
USSL 44 - PINEROLESE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
22664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso I distretti.
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telefono 118
11
VENERDÌ 9 APRILE 1993
PAG. 7 RIFORMA
Verso il voto popolare del 18 e 19 aprile
Cos'è ¡I referendum
Il referendum è uno strumento di democrazia previsto dall’art. 75 della nostra
Costituzione quando 500
mila elettori o 5 Consigli regionali sottoscrivano la richiesta di abrogazione (cioè
di cancellazione) totale o
parziale di una legge.
Quando questo avviene la
Corte costituzionale esamina le richieste e decide quali
siano quelle ammissibili e
quali invece quelle non rispondenti al secondo comma dell’articolo 75 della
Costituzione.
Il presidente della Repubblica, avuta conoscenza della sentenza della Corte costituzionale, indice la convocazione degli elettori in
una domenica compresa tra
il 15 aprile e il 15 giugno.
Il giorno delle elezioni
vengono consegnate tante
schede di colore diverso
quante sono le richieste di
referendum ammesse.
Alla votazione, perché il
referendum sia valido, deve
partecipare la maggioranza
degli aventi diritto.
Il 18 aprile gli aventi diritto sono 47.942.095 cittadini:
il referendum sarà dunque
Per l'elettore
Quattro
possibilità
Di fronte a un referendum
ogni elettore ha quattro possibilità:
— votare sì se ritiene che
la legge o le parti di legge
indicate nel quesito vadano
abrogate, cioè cancellate.
— votare no se pensa che
la legge o le parti di legge
indicate nel quesito siano
opportune e che quindi resti
in vigore la normativa vigente.
— votare scheda bianca
o nulla. In questo caso non
si contribuisce a rispondere
alla domanda referendaria,
ma si contribuisce alla validità del risultato del voto referendario. Infatti chi vota
in questo modo è contato
nel numero dei votanti (perché il referendum sia valido
è necessario che partecipi al
voto almeno la metà più uno
degli elettori).
— non recarsi alle urne
o rifìutare una o più schede. In questo caso non si
viene contati tra i votanti e
quindi si può influire sulla
validità del referendum.
valido se voteranno almeno
23.971.048 elettori.
Saranno abrogate le leggi
sottoposte a referendum se
il sì ottiene la maggioranza
(50% più un voto) dei voti
validi.
Se il risultato è favorevole
all’abrogazione delle leggi il
presidente della Repubblica
con un decreto dichiara
l’avvenuta abrogazione delle norme, abrogazione che
entra in vigore il giorno successivo a quello della pubblicazione del decreto sulla
Gazzetta ufficiale.
Se invece vincono i no ne
è data notizia e non può più
essere proposta richie.sta di
referendum sulla medesima
legge prima che siano trascorsi 5 anni.
Se prima delle votazioni
la legge a cui il referendum
si riferisce viene abrogata,
l’Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di
Cassazione dichiara che le
operazioni di voto relative
non hanno più corso.
È possibile però che prima
del voto il Parlamento modifichi la legge sottoposta a
referendum e la sostituisca
con un’altra nuova legge,
che però sia strutturata sugli
stessi principi della precedente.
In questo caso i quesiti referendari sono «trasferiti»
sulla nuova legge. Sull’ammissibilità dei nuovi quesiti
deve però pronunciarsi nuovamente la Corte costituzionale.
Impegno degli evangelici di Pachino
Contro le ìllegalìtà
________NINO GULLOTTA_________
A Pachino è sorta l’Associazione pachinese anticrimine (Apac). L’associazione non aveva solo lo scopo di
combattere il fenomeno estorsivo, ma anche quello di combattere le «varie criminalità»,
alimentate da una illegalità
diffusa, dalla paura e dall’indifferenza, in vista di una società più solidale e libera.
Il nostro lavoro non è facile,
non solo per la complessità
degli scopi prefissi, ma anche
perché ci siamo trovati di
fronte all’incomprensione iniziale delle altre associazioni
antiracket, che non capivano il
In tutti i seggi verranno distribuite agli elettori
Nove schede di colore differente
Sono rimaste nove le schede che ci verranno consegnate ai seggi il 18 e 19 aprile.
La Corte di Cassazione ha infatti deciso che non si voterà
più sulla legge elettorale per i
Comuni.
Infatti il Parlamento ha approvato la legge 25 marzo
1993, n.81 «Elezione diretta
del sindaco, del presidente
della Provincia, del Consiglio
comunale e del Consiglio
provinciale», che, secondo
l’Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di
Repubblica italiana
Costituzione
Art.75
È indetto referendum popolare per deliberare la abrogazione,
totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando 4o richiedono cinquecentomila elettori o cinque
Consigli regionali.
Non è ammesso referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.
Hanno diritto a partecipare al referendum tutti i cittadini
chiamati ad eleggere la Camera dei deputati.
La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è
raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.
La legge determina le modalità di attuazione del referendum.
Cassazione, accoglie sostanzialmente le richieste di modifica dei promotori il referendum.
Questi ultimi infatti propongono di eleggere i Consigli comunali e provinciali di
tutti i Comuni secondo il metodo maggioritario in uso nei
Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti.
La nuova legge prevede
l’estensione del metodo maggioritario per i comuni fino a
15.000 abitanti e innova
profondamente il sistema
elettorale per gli enti locali in
genere (elezione diretta del
sindaco e del presidente della
Provincia).
L’Ufficio per il referendum
è chiamato poi a decidere se
mantenere o meno anche il
voto referendario sul quesito
relativo alla legge sull’intervento straordinario nel Mezzogiorno.
Infatti è stato approvato venerdì 2 aprile dal governo un
decreto delegato che anticipa
la cessazione dell’intervento
straordinario nel Mezzogiorno previsto dalle leggi 415/92
e 488/92 al 15 aprile di quest’anno.
Se la Cassazione riterrà che
le misure approvate rispondono alle richieste dei promotori, non voteremo neppure per
questo referendum.
I quesiti sottoposti a referendum il 18 e 19 aprile sono
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addetto al Servizio Economato.
L’estratto dei bandi è stato pubblicato sulla
IV Serie Speciale della Gazzetta Ufficiale
del 16 marzo 93.
Scadenza 30 aprile 1993, ore 12
formati da 3.475 parole e 121
cifre.
È stato calcolato che per
leggerli interamente una persona impiega circa 10 minuti.
Un tempo che consentirebbe
il voto di sei persone ogni
ora.
Dato che i seggi sono aperti
per 23 ore, in ogni cabina potrebbero votare 138 persone e
poiché in il colore delle
schede.
I colori sono questi:
- scheda bianca: competenze delle Ussl in materia
ambientale
- scheda arancione: uso
personale di stupefacenti
- scheda marrone: finanziamento dello stato ai partiti
- scheda rosa: nomine bancarie
- scheda grigia: soppressione del ministero delle Partecipazioni statali
- scheda rossa: intervento
straordinario nel Mezzogiorno
- scheda gialla: sistema
elettorale per il Senato
- scheda viola: soppressione del ministero dell’Agricoltura e delle Foreste
- scheda blu: soppressione
del ministero del Turismo
e dello Spettacolo.
perché di tutti questi scopi o
sostenevano la loro impossibilità di realizzazione, per cui
non ci guardavano con credibilità.
Oggi, a distanza di 9 mesi
dalla nascita, il contesto è diverso, pur rimanendo immutate le difficoltà nel settore della
prevenzione: e tuttavia dobbiamo continuare,anche con
maggiore incisività.
L’associazione viene sempre più conosciuta dalla popolazione che ne condivide gli
scopi (anche se permangono
le remore per un coinvolgimento diretto: la cultura della
delega è ancora troppo radicata e ci vuole tempo perché
venga sconfitta!), la situazione
malavitosa sembra più calma
e da diversi mesi non... scoppiano bombe, sono stati avviati contatti con le scuole, le altre associazioni e lo stesso
prefetto di Siracusa, con cui
siamo spesso a contatto, ci
considerano più di prima.
È stato istituito un pattugliamento notturno continuato (finora inesistente), si sono fatte
diverse iniziative che hanno e
stanno contribuendo a farci
apprezzare ulteriormente (indagine su alcuni aspetti malavitosi e di disservizio nella
città, in collaborazione con il
Movimento federativo democratico: 446 interviste, soprattutto a giovani studenti delle
scuole superiori; indagine sulla situazione estorsiva a Pachino: più di 1.000 questionari
anonimi, ancora in corso; programmi radiofonici, incontro a
livello provinciale e locale,
ecc).
Anche l’associazione continua a crescere: da 11 soci iniziali oggi siamo 66 e sono
previsti ulteriori aumenti. Certo, c’è ancora tantissimo lavoro da fare. Anzi, per ogni passo che si fa, sembra che altri
cento di nuovi ne spuntino
fuori, ma è necessario che
l’associazione continui a operare e a dare esempio di solidarietà e costanza.
L’associazione ha come sede i locali della Chiesa valdese e questo ci dà la possibilità
di farci conoscere anche come
chiesa: alcuni già ci hanno fatto domande a tal proposito e
questa può essere un’occasione di testimonianza evangelica, anche se sarebbe auspicabile un maggior coinvolgimento della comunità locale a
tale iniziativa.
Nella collana «Piccola biblioteca teologica» è uscito il n. 28:
Waldo Be^ch
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12
PAG. 8 RIFORMA
Cultura
VENERDÌ 9 APRILE 1993
Informazione: scritta, pariata o visiva?
Catania: un libro di teologia femminista
Le madri della chiesa
CLARA PANASCIA
Nel corso del seminario
svoltosi presso la facoltà
di Lettere e Filosofia
dell’università di Catania, è
stato presentato il testo Le
madri della chiesa - Il medioevo (1) della teologa Karl
Borresen. La studiosa offre,
nel parallelismo con le problematiche femministe di oggi, i suoi trent’anni di ricerca
nella storia delle idee patristiche e medievali, in particolare sull’antropologia cristiana.
L’impostazione di una materia difficile e di per sé complessa, la teologia femminista, è felicemente risolta dalla
Borresen, e,sperta di un’epoca
in cui la posizione della donna nella società le consentiva
un ruolo mediato, non attivo,
nella vita culturale. 11 testo
propone una panoramica ampia delle molteplici problematiche connesse alla donna
cristiana teologa e scrittrice.
L’approccio - quello delle
«Women's studies» - corregge i due errori fondamentali
Venerdì 16-domenica 18
aprile — TORRE PELLICE:
Presso il Centro culturale valdese si svolge il convegno sul tema: Giovanni Comenio, i bambini e l’Europa. Per informazioni tei. 0121/932566.
Sabato 17 aprile — SAMPIERDARENA (Ge): Alle ore
17, nel Centro civico, il prof.
Bruno Corsani inaugura la mostra «Come leggere la Bibbia»
(aperta fino al 23 aprile) con una
conferenza sul tema: Leggere la
Bibbia oggi.
Sabato 17 aprile — TORINO: Alle ore 15, nel salone di
corso Vittorio Emanuele 23,
Marco Revelli, docente di
Scienza della politica, e Armido
Rizzi, teologo, parlano sul tema:
Dimensioni etiche della vita.
Domenica 18 aprile — ROMA: Alle ore 16, in via Giusti
12, il Sae organizza un incontro
sul tema; Nodi del dialogo interconfessionale: Cec - Chiesa
cattolica. Partecipano il prof.
Renzo Bertalot e mons. André
Joos.
Martedì 20 aprile — ROMA: Alle 20,30, nel tempio di
piazza Cavour, si tiene la manifestazione; La Bibbia, percorso
alla scoperta della Parola di
Dio. Brani scelti verranno letti
da Andrea Bosic, Angela
Goodwin, Franco Giacobini, con
musiche originali di Roberto
Musto.
della ricerca culturale, l’antropocentrismo e l’asessualità, resituendo piena dignità
al lavoro espresso da una sovente sommersa presenza
femminile. Lo studio della
Borresen tocca le questioni
fondamentali della problematica attraverso una lunga serie
di autrici, a cui si legano argomenti quali l’antropologia
teologica, la sessuologia, il
diritto canonico, la storia,
l’agiografia. Coinvolgente
inoltre l’analisi dei testi biblici da cui parte la dottrina patristica, antropocentrica,
deH’immagme di Dio che presuppone la donna non «imago
Dei», a differenza dell’uomo,
e quindi essere secondario,
incapace di «simboleggiare
l’eccellenza dell’immagine
divina»; a chiarimento, la
Borresen presenta la tradizione biblica «atipica» in cui
l’attività divina è espressa con
immagini femminili.
La sezione è integrata dalle
testimonianze critiche della
scrittrice femminista Karen
Blixen e della suffragetta Elizabeth Stanton. C’è la consapevolezza, accompagnata dalla successiva trattazione, del
fatto che un discorso rinnovato su Dio deve toccare non
solo la cristologia e l’ecclesiologia, ma anche la mariologia.
L’autrice si occupa ancora
di una valutazione dei padri
della chiesa, sottolineando il
fatto che uomini come Agostino hanno inglobato la femminilità corporea nel concetto
di «imago Dei». Una buona
parte del testo accentua la
realtà che, nonostante nella
maggior parte delle donne
scrittrici dell’epoca fosse presente l’accettazione di un discorso al maschile, vi furono
alcune donne che cercarono
di correggere il «pregiudizio
di fondo» del linguaggio religioso: per esempio Giuliana
di Norwich e santa Brigida
nei XIV e XV secoli. A loro
sono dedicate le due ultime
sezioni del libro in cui la mariologia e il concetto di «Cristo come madre» sono ampiamente discussi.
Nel complesso l’ampiezza
delle ricerche bibliografiche e
la competenza del discorso
fanno di questo testo una vera
pietra miliare negli studi sulla
teologia al femminile del Medioevo.
(1) Kari e. Borresen: Le madri della chiesa: il Medioevo.
Napoli, D’Auria, 1993, pp 220,
sip.
Due importanti volumi del saggista Régis Debray sul problema della comunicazione
Mondo di immagini o fine delPimmagine?
I mass media attraverso corsi e ricorsi
ALBERTO CORSARI
Un vecchio adagio ricorrente presso il movimento studentesco diceva che
quando un dito indica la luna
lo stolto guarda il dito invece
di quest’ultima. La massima
torna d’attualità nel considerare l’invadenza e l’autocompiacimento a tratti esibiti dai
media nelle nostre società:
un’esibizione di sé che a volte
sembra far perdere di vista ciò
che i media stessi (e soprattutto quelli legati all’immagine) dovrebbero raffigurare.
Di questo complesso rapporto, fra fatti simbolici e materiali tecnici, e dello statuto
dell’immagine dall’epoca primitiva ai nostri giorni si occupano due recenti libri del saggista Régis Debray ora in corso di traduzione in italiano'.
Provando a sovrapporre i
tracciati dei due volumi, come mappe disegnate su lucido, si possono scorgere delle
linee parallele e complementari che definiscono il rapporto degli uomini e delle culture
con le rappresentazioni del
reale che sono stati capaci di
esprimere.
A una prima fase (la «logosfera», legata alla parola ma
anche, per i credenti, alla Parola), fa seguito l’epoca dello
scritto («grafosfera») in tutte
le sue articolazioni, culminante con l’invenzione della
stampa, connaturata al mondo
della Riforma). L’epoca attuale, quella della «videosfera», si configura come fase di
non ritorno, di svolta
(Coiirs..., p. 238). Tutto sembra infatti essere immagine, al
punto che non siamo più «di
fronte» a un mondo di rappresentazioni, ma ne facciamo
noi stessi parte (Vie et mori...,
p. 298).
Lo studio dei rapporti tra
religioni e immagini non è
una novità (ampia è infatti la
bibliografia che l’autore ri
porta in materia di studi di
storia dell’arte), ma è indubbio che ai nostri giorni essa
suscita un rinnovato interesse.
L’ultimo numero di Studi
ecumenici, rivista dell’istituto
di studi ecumenici S. Bernardino di Venezia, è dedicato a
questa vicenda.
Poiché i libri di Debray
(specialmente il primo, trascrizione organica di 12 lezioni seminariali) sono fatti più
di stimoli e di (molte) provocazioni, secondo uno stile
esuberante e a tratti un po’ lezioso, di spunti ne indichiamo
per esempio uno, ricco di suggestione, relativo al rapporto
tra l’interdizione aH’immagine religiosa nel pensiero di
Calvino (Vie et mort... , p.
208) e raffermarsi del paesaggio, l’aprirsi di spazi nuovi, di distanze sconosciute
all’epoca delle icone (rappresentazioni «sostitutive» di
una divinità assente, avvicinate all’eucaristia (Vie et
mort..., p. 35), poi sostituti
dello scritto ad uso degli analfabeti, vero e proprio «libro
dei semplici» (Cours..., p.
102) e, prima ancora, degli
idoli (che invece erano essi
stessi divinità e rappresentazione della divinità).
Fin qui le linee portanti della rievocazione delle tre ere.
L’apertura al futuro è invece
«apocalittica», nel senso che
lascia intravvedere un rivolgimento, quella svolta di cui si
diceva. Emerge una visione
ciclica della funzione dell’immagine. L’immagine elettronica, non più fisica (come lo
erano invece la fotografia e il
cinema) ma impalpabile, ineffabile, fatta di punti che passano sullo schermo, che non è
più materia ma «segnale»
(Vie et mort..., p. 294), rumore di fondo, è prossima alla
propria fine perché ha sempre
meno rapporti con un referente nel mondo reale.
La realtà virtuale, il video
gioco, le simulazioni (usate,
per esempio, nell’addestramento dei piloti) prodotte al
computer, la progettazione
realizzata dall’elaboratore
(immagine di qualcosa, per
esempio un edificio, che magari ancora non esiste e sarà
costruito dopo la propria immagine) sarebbero il culmine
di una parabola. Ormai l’immagine vale di per sé, come
era per i vecchi idoli. For.se
per questo finirà, o ancora
una volta cambierà statuto.
Non tutti gli esempi sono
ugualmente convincenti, ma
altri indizi vanno nella stessa
direzione. Ci sono segnali di
inversione di tendenza proprio rispetto aH’immagine
elettronica: a fianco agli effetti speciali del video, ormai
abbondanti in molti campi, riprende piede un’immagine
fatta di... parole (magari a livello di comunicazione pubblicitaria: i marchi di fabbrica
fanno ormai parte dello stile
di tanti capi di abbigliamento); soprattutto si riafferma
l’immagine fissa della fotografia e del manifesto, magari
turbando le coscienze: è il caso delle foto scandalo di Benetton, che, lapidarie, inelut
tabili, ti inchiodano di fronte
alle tragedie di oggi.
Nella stessa comunicazione
televisiva a sfondo religioso,
niente risulta più efficace della sobrietà delle trasmissioni
del card. Martini sul «silenzio»: scenografia inesistente,
l’astrazione simbolica dovuta
al bianco e nero hanno la capacità di affascinare più di
tanti effetti mirabolanti.
Ci sono altre possibili strade, oltre a quelle della «fine
dell’immagine»? Forse due:
un ritorno alla realtà (le foto
Benetton hanno, a colori, lo
stesso taglio e lo stesso impatto di quelle dei reportage
giornalistici anni ’40-’50); e
dall’altra parte una rivalutazione del racconto e delle testimonianze dirette. Alcune
recenti trasmissioni di Protestantesimo hanno seguito
questa strada. Il racconto, fra
l’altro, precedette sia la scrittura sia l’immagine:«/« principio era la Parola......
(1) Régis Debray: Cours de
médiologie générale. Paris, Gallimard, 1991, pp 395 (tradotto
parzialmente daH’editrice Sisifo
con il titolo Tra dire e fare); Vie
et mort de l’image. Paris, Gallimard, 1992, pp 412.
Una riflessione sul modo di assistere i malati terminali anche nei nostri ospedali
Cure mediche e assistenza spirituale
GIUSEPPE BARBERIS*
Fra le varie patologie quella tumorale è una delle
più temute come inguaribile.
La nostra cultura ci trasmette
informazioni spesso terribili
.sull’essere ammalati di cancro.
Talvolta il cancro richiama in
noi fantasie di distruzione e di
fine imminente e questo fantasma vive nella nostra mente;
nei .sogni dei pazienti il corpo
va in mille pezzi o si presenta
come un mostro o un animale
che ci divora.
Il corpo ammalato diventa il
centro della nostra attenzione,
mutando il rapporto con l’ambiente familiare e sociale. Durante la malattia anche la dimensione dello spazio e del
tempo cambia radicalmente.
Le condizioni di malattia rendono difficile l’adempimento
dei ruoli familiari, professionali, sociali che ci hanno attribuito identità, che hanno fatto
di noi ciò che siamo. I progetti
abituali del vivere quotidiano
sono interrotti e siamo impediti dal fame di nuovi, le scelte divengono forzate e riguardano condizioni ben più limitate di quelle precedenti. La
malattia ci costringe quindi in
una nuova situazione di vita,
che cambia radicalmente la
normale esistenza quotidiana
e psicologica di ognuno.
L’ospedalizzazione crea altre difficoltà psicologiche, come il distacco affettivo
dall’ambiente abituale di vita.
Spesso la professionalità e
la tecnologia delle istituzioni
ospedaliere lasciano poco spazio alle problematiche umane
degli ammalati. Inoltre nei
confronti dei pazienti neoplastici si assiste ad un atteggiamento di difesa da parte dello
stesso personale medico e paramedico, in particolare rispetto ai pazienti in fase terminale. Questo avviene nella
quasi totalità delle strutture
pubbliche del nostro paese. La
complessità della malattia tumorale in fa.se avanzata fa sì
che l’approccio sanitario tradizionale risulti completamente inadeguato. Il carattere progressivo della malattia oncologica con il suo corollario di
complicanze psicologiche, sociali, spirituali ed anche finanziarie, costituisce una sorta di
spirale in cui l’ammalato e i
suoi familiari possono venire
avvolti senza speranza. Anche
un buon controllo del dolore,
quale può venire attuato in
una struttura ospedaliera tradizionale si rivela molto spesso
insufficiente se non è inserito
in un programma di assistenza
continua. Un programma che
affronti tutte le componenti
della malattia (clinica, psicologica, spirituale assistenziale
ecc.), garantendo un’assistenza prolungata nel tempo.
Oggi in Italia non esiste una
struttura che risponda a tali requisiti. L’ammalato oggi non
è più un paziente, per il Servizio sanitario, ma è diventato
un cliente! E per que.sto quando un essere umano viene portato in un qualsiasi ospedale
d’Italia, in fase terminale o
preterminale, esso viene rimandato a casa perché «non
c’è più niente da fare».
E invece è proprio qui che
si può innestare un nuovo modello assistenziale che veda al
centro del programma non solo l’ammalato ma anche il suo
nucleo familiare. Aiutare o assistere tale tipo di ammalati
rientra nello spirito umanitario
presente nel nostro ospedale
già dall’epoca della sua fon
dazione. Proprio di qui potrebbe nascere un’ iniziativa
tendente all’a.ssistenza del paziente oncologico in fase terminale che potrebbe assumere
il carattere di «Unità di cure
continue». Essa agirebbe non
solo sui sintomi quali il dolore, la dispnea, ma anche sulle
sintomatologie psicologiche e
sulle esigenze spirituali.
L’«Unità di cure continue»
avrebbe bisogno di uno spazio
a sé dove alloggiare tale tipo
di ammalati, di qualche stanzetta da utilizzare come salottino per ricevere amici e parenti, e dove poter effettuare
pittura, musicoterapia, ecc.
Oltre all’assistenza medica
e paramedica sarebbe necessaria la presenza di un consulente psicologo, di assistenti
sociali e di un assistente spirituale. Un ruolo di supporto,
un aiuto morale, un’amicizia
nuova nata nel momento del
bisogno maggiore, potrebbe
provenire da volontari e soprattutto da soggetti provati
da esperienze se non analoghe, certo significative.
* Medico presso l’Ospedale
evangelico «Villa Betania» di
Napoli
13
venerdì 9 APRILE 1993
PAG. 9 RIFORMA
Pubblicato dalle Dehoniane un importante documento di «Fede e Costituzione»
Una spiegazione ecumenica del «Credo»,
sostegno e supporto al dialogo fra le chiese
_________PAOLO RICCA_________
Con lodevole tempestività
le edizioni Dehoniane di
Bologna hanno messo a disposizione delle chiese, in
versione italiana, quello che
deve senz’altro essere considerato il più importante documento ecumenico dopo il
Bem, di cui costituisce in
qualche modo la continuazione. Prodotto, come il Bem, da
«Fede e Costituzione» (ehe è
il «braccio teologico» del
Consiglio ecumenico) in 10
anni di intenso lavoro, questo
documento affronta la questione cruciale del consenso
nella fede - nell’unica fede
cristiana - tra le diverse chiese e confessioni.
In che modo? Offrendo come dice il sottotitolo - una
«spiegazione ecumenica del
Credo». Il Credo in questione
non è quello detto «apostolico» generalmente in uso nelle
nostre chiese, ma quello elaborato (attraverso un dibattito
accesissimo durato decenni)
dai concili di Nicea del 325 e
di Costantinopoli del 381, e
perciò chiamato «niceno-costantinopolitano», un parolone
interminabile e francamente
un po’ ostico, ma che con un
po’ di paziente esercizio si finisce per imparare...
Perché proprio questo Credo? Perché è l’unico riconosciuto da tutto il cristianesimo
storico, è già ora l’unico Credo comune a tutte le grandi
chiese e condiviso (nella sostanza, se non in ogni singola
formulazione) da tutti i cristiani.
Nelle nostre chiese, come
s’è detto, è poco conosciuto
perché è poco utilizzato nella
liturgia e nel catechismo, ma
la Riforma e le chiese che ne
sono nate vi riconoscono un’
espressione autorevole della
fede apostolica, ne condividono i contenuti con tutti gli altri
cristiani e possono con loro
gioiosamente confessarla nel
Canberra 1991. Le chiese cinesi accoite nel Cec
culto e nella vita.
Ma appunto: dire insieme il
Credo (questo o un altro) è
bello ma non basta. Non basta
usare le stesse parole per dire
le stesse cose. Consenso nella
fede vuol dire accordo non
tanto sulle parole quanto sul
loro significato, cioè sul loro
contenuto. Il documento di
«Fede e Costituzione» che qui
presentiamo intende favorire
questo accordo sui contenuti
della fede. Nobile e degna impresa!
Raggiungere e esprimere
con altri un consenso nella fede è una delle esperienze più
belle che si possano fare perché è una delle forme più alte
della comunione tra credenti.
L’accordo nella fede che oggi
esiste tra le chiese è parziale.
Perché possa crescere e maturare in un futuro non troppo
remoto è necessario che le
chiese orientino sollecitamente la loro fede in due direzioni: la prima è una maggiore
concentrazione sull’ essenziale
cristiano, cioè su ciò che è
davvero centrale e costitutivo
per la fede e la vita dei credenti e che già ora è in larga
misura comune alle diverse
chiese; la seconda è un allargamento degli orizzonti spirituali e una dilatazione delle
coscienze conoscendo e cer
Torino: al via la sesta edizione del Salone
La realtà virtuale
dell'oggetto libro
«Nel momento in cui esiste
la possibilità di esperire
nuove sensazioni mediante le
nuove tecnologie, come se
fossimo degli sciamani, vogliamo ricordare che la prima "realtà virtuale" che abbiamo conosciuto è quella
del libro: dal "Nautilus” del
capitano Nemo in poi...».
Sotto questo riferimento
alle nuove tecnologie informatiche, espresso dal presidente Guido Acconterò nella
conferenza stampa di presentazione, si presenta la sesta
edizione del Salone del libro
di Torino, che si svolgerà dal
20 al 25 maggio.
L’idea è affascinante: si
tratta di far conoscere e possibilmente sperimentare al
maggior numero di persone
la realtà che emerge dalla parola stampata.
Un mondo di finzione, di
invenzione romanzesca, o di
dialogo con il passato, di dialettica fra idee, seguendo i
percorsi paralleli del testo
scritto e del lettore. Un invi
to, ancora una volta, a farsi
parte attiva nel processo di
costruzione del libro, rivolto
anche a chi abitualmente non
ne ha troppa familiarità.
Dopo il record di visitatori
dell’anno scorso (120.000),
in una fase economica caratterizzata da grosse difficoltà
a livello nazionale, il Salone
ha scelto la linea dell’austerità pur rimanendo fedele a
se stesso: saranno così previsti molti incontri culturali,
fra cui spiccano i convegni
sulle letterature del Mediterraneo (dal Maghreb all’est
europeo, sul giornalismo
scritto e televisivo, al rapporto tra arte, musica e pubblicità).
Non mancano gli spazi dedicati alla scuola, un convegno su L’Italia e la Bibbia:
quale cultura religiosa, organizzata da\VAvvenire e dall’
Unione editori cattolici italiani, una mostra sulla mafia
nei libri, con oltre 400 titoli
vecchi e nuovi, alcuni dei
quali ormai introvabili.
cando di comprendere e, nella
misura del possibile, condividere altre esperienze e espressioni della fede cristiana.
L’ecumenismo - si dice attraversa una fase critica, e
purtroppo è vero. Perché?
Perché tutte le grandi chiese si
dichiarano ecumeniche ma
non vivono ecumenicamente.
Ben si addice loro la parola riferita da Gesù ai Farisei: «Dicono e non fanno» (Matteo
23, 3). Il Consiglio ecumenico, invece, dice e fa. Continua
a costruire l’unità che altri
boicotta. Continua a nutrire la
speranza che altri mortifica.
Continua a promuovere il riconoscimento reciproco delle
chiese ehe altri nega. Continua a edificare la comunità
ecumenica che altri smantella.
Nell’odiemo paesaggio ecumenico per tanti versi piuttosto buio, il documento Confessare una sola fede è una luce che rischiara e conforta. La
sua lettura rivela tra l’altro
che il movimento ecumenico
non è in balìa della mutevole
(e spesso cattiva) volontà degli uomini (ecclesiastici) ma
affonda le sue radici in un ricco patrimonio di fede già ora
in buona parte condiviso.
Ma oltre che condivisa, la
fede apostolica può essere
confessata insieme nel nostro
tempo, così diverso da quello
in cui il Credo fu formulato.
Nel documento ogni affermazione del Credo, oltre a essere
ricondotta alle sue radici bibliche, viene attualizzata in
una «spiegazione per l’oggi»
in vista della missione e testimonianza comune. Grazie a
queste spiegazioni (che talvolta potrebbero essere più incisive ancora), dire insieme il
Credo niceno-costantinopolitano - così datato nel linguaggio e in talune sue sottolineature - non significa fare (solennemente!) dell’archeologia
della fede, ma significa compiere un atto di cristianesimo
confessante. I «commenti»
poi, che sovente accompagnano gli articoli, contengono utili informazioni supplementari
di carattere storico-teologico e
chiariscono i termini attuali
del dibattito interconfessionale intorno a questioni controverse.
Questo libro scritto a più
mani da cristiani di tutte le
confessioni desiderosi di
giungere attraverso una comune intelligenza del Credo a
una comunione di fede
confessata e confessante, merita di essere letto. La fede vi
troverà cibo abbondante e nutriente, sostanziato di Parola
biblica. L’ecumenismo farà
progressi nelle coscienze, allargando i confini di quella
«comunità trasversale» ecumenica che attraversa tutte le
chiese.
La volontà confessante delle chiese e dei singoli credenti
riceverà nuovi impulsi come
risposta comune dei cristiani
di oggi all’antica parola di
Gesù: «Chi mi riconoscerà
davanti agli uomini, anch’io
riconoscerò lui davanti al Padre mio eh'è nei cieli» (Matteo 10, 32).
(1) Confessare una sola fede.
Una spiegazione ecumenica del
Credo. Bologna, Edb, 1993, pp
197, £20.000.
Cinema: «La moglie del soldato»
Le contraddizioni di
irlandesi e britannici
Neil Jordan, il regista irlandese del bellissimo e premiatissimo film «Monna Lisa» è
l’autore de «La moglie del
soldato» già in lizza per la nomination degli Oscar.
La storia è un susseguirsi di
sorprese e colpi di scena che
attraverso un umorismo sottile e una forte tensione etica
sfidano i pregiudizi e luoghi
comuni. Jody, un soldato inglese, tenuto in ostaggio da un
gruppo di attivisti dell’Ira, ripensa al suo amore, una bellissima donna nera.
Pur nell’inevitabile clima di
tensione tra Jody e Fergus,
uno dei terroristi, si instaura
una profonda intesa; quando
Jody viene ucciso Fergus abbandona il gruppo e decide di
esaudire l’ultimo desiderio
dell’amico: ritrovare Dii, la
donna della fotografia.
Ma questo incontro rivelerà
una verità devastante che metterà profondamente in crisi
Jordan e le sue convinzioni.
La scelta del regista di giocare sull’ambiguità del racconto
sulle contraddizioni della
guerra tra irlandesi e britannici costituisce il fascino di
questo film attaccato con motivazioni opposte sia dall’Ira
che dall’establishement britannico.
In fondo Jordan ha la capacità di trasformare un film
sull’Ira in una storia d’amore
che non scade nel prosaico o
nel patetico. Eppure il film ha
rischiato di essere compreso
in chiave politica pro o anti
Ira. Come lo stesso regista tiene a precisare, il film svela i
paradossi e le potenzialità che
si celano dietro a questo incontro, tra il militante dell’Ira
e la «donna del soldato», dalla
sessualità ambigua e seducente.
Ultimo atto, la strana storia
d’amore tra Dii e Fergus entrambi racchiusi nelle loro
«diversità», nella solitudine
metropolitana, ma capaci di
comunicare nel silenzio e nella malinconia che li porterà in
viaggio là dove i pregiudizi
non possono più essere.
Sud Africa: disordini razziali a Depkioot (1976)
Libri
Razzismo e religione
Mercoledì 3 marzo, presso il gabinetto «G. P. Vieusseux» a
palazzo Strozzi a Firenze, Lodovico Grassi, direttore della rivista «Testimonianze» e Paolo Naso, direttore di «Confronti»,
hanno presentato, in dialogo con l’autore, l’opera di Pasquale
lacobino «Sottomessi a Dio onnipotente. Razzismo e religione
deU’apartheid», uscito recentemente per i tipi delle Edizioni
dell’Arco.
Si è trattato di una conversazione sul Sud Africa della transizione, alla luce di questa ricerca volta a documentare e spiegare
l’abuso arbitrario che, nella complessa situazione australe nel
suo sviluppo storico, si è fatto della Bibbia a copertura della
politica di sviluppo separato.
È emerso il travaglio interno anche alle chiese riformate
«olandesi» sudafricane, dalle originarie teorizzazioni etnocentriche, base di partenza di tale sviluppo, al riconoscimento degli eiTori commessi e al ruolo attualmente giocato proprio dalle
chiese nel tentativo di attuare una pacificazione nazionale.
(g-c.)
Chi sono i valdesi?
Chi sono i valdesi? Così potrebbe intitolarsi l’ultimo opuscolo del XVII febbraio pubblicato dalla Società di studi valdesi*.
L’autore, pastore Giorgio Toum, direttore del Centro culturale valdese, passa in rassegna nelle 4 parti del fascicolo (identità, storia, luoghi, minoranza) tutti quei punti che a suo modo
di vedere possono restare oscuri ancora oggi sia a valdesi che a
non valdesi: chi sono essi? Si può parlare di una «religione»
valdese? Quali sono le differenze tra sacerdote e pastore e tra
chiesa e tempio? Da dove vengono? Perché al loro iniziatore
Valdo (o Valdesio) è stato affibbiato il nome di Pietro? Come
arrivarono nelle Alpi? Perché furono chiamati «barbetti»? E
morto il valdismo dopo Chanforan? Perché sono sopravvissuti
alle persecuzioni? In che cosa consi.steva il ghetto? Dove vissero, fuori dalle loro valli? In che senso sono minoranza, perché
l’uso del francese? Perché Torre Pellice è la loro «capitale»?,
ecc, ecc...
Utile, in seconda e terza di copertina, l’elenco dei 70 opuscoli che dal 1922 costituiscono una «piccola enciclopedia popolare della storia valdese», ma si attende che venga resa nota anche la serie in francese che sarebbe durata dalla nascita della
Società, nel 1881, fino a almeno il 1935, salvo errori o omissioni. (g.go.)
(*) G. Tourn: I valdesi: identità e storia di una minoranza. XVII
febbraio 1993, Torre Pellice, Società di studi valdesi, 1993, pp.40.
Il centro Pier Martire Vermigli
Il centro culturale evangelico «Pier Martire Vemiigli» ha organizzato due incontri molto riusciti. Il primo con il prof. Paolo
Ricca (pienone in sala, con molto pubblico esterno) che ha
commentato il Nuovo catechismo della Chiesa cattolica, mettendone in luce le caratteristiche, il valore, i limiti, e muovendo
infine una serie di rilievi critici.
Particolarmente interessante l’ampia introduzione, che ha
messo in evidenza quale compito la catechesi sia stata per la
chiesa fin dall’inizio, quali problemi abbia suscitato e susciti,
quali difficoltà abbia incontrato e incontri. Il tema è stato poi
ancora trattato in un incontro promosso dal Sae, nel quale si sono alternati a confronto critico il past. Alfredo Sonelli e il prof.
L. Martini.
Il secondo invito rivolto dal «Vermigli» è stato a ascoltare la
vivace e informata esposizione del past. Claudio H. Martelli di
Trieste, che ha parlato dei conflitti che insanguinano la ex Jugoslavia.
A un’informazione di prima mano (che ha cercato di bilanciare quella sostanzialmente filocroata largamente diffusa in
Italia e anche altrove in Occidente, anche se non si possono
sminuire le responsabilità serbe, specie in Bosnia) l’oratore ha
affiancato, nell’esposizione e partecipando al vivace dibattito
seguito, tutta una serie di indicazioni sul contesto storico, religioso, sociale e culturale di quella complessa e poco nota regione: il tutto seguito con vivo interesse dal pubblico di nuovo
numeroso, (g.c.)
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 9 APRILE igq-i
Un importante metodo per Tapprendimento cooperativo
Feuerstein: intelligenti si diventa
Ho conosciuto Feuerstein
a Torino, dove è venuto
in febbraio ad insegnare, per
la prima volta in Italia, il più
celebre dei suoi «strumenti»
(il Ipad) a un gruppo di 50 insegnanti, psicologi, operatori
sociali. 72 anni, piccolo di
statura, barba e capelli bianchi, largo basco azzurro sulle
ventitré. Figura socratica per
ironia, intelligenza delle cose
umane, sereno ottimismo, ha
lavorato con noi per tre giorni
interi e alla fine mi ha concesso la breve intervista riportata a fianco. Ebreo romeno, internato in un lager nazista, miracolosamente liberato nel ’44 e imbarcato verso
Israele, da allora si è dedicato, presso il Centro Wizo-Canada Child di Gerusalemme,
a esaminare e orientare decine
di migliaia di bambini e adolescenti, nordafricani e di altri
paesi, prevalentemente ebrei,
reduci da esperienze di vita e
di apprendimento disastrose.
Nel frattempo ha studiato con
Rey e Piaget e nel 1970 si è
laureato in psicologia alla
Sorbona. E venuto elaborando, nel corso della sua attività
di diagnosi e di intervento un
complesso di «strumenti» (il
programma d’arricchimento
strumentale) che vengono
sperimentati e usati in molti
paesi, sia nelle istituzioni di
ricerca che nelle scuole e nelle aziende. In Francia il suo
metodo ha avuto larga diffusione nelle scuole e nei centri
di formazione professionale
pubblici e privati. Se ne servono ampiamente anche tutti
coloro che operano per l’inserimento lavorativo e sociale
di soggetti svantaggiati (giovani a bassa scolarità, portatori di handicap, immigrati).
In Italia il pas è da qualche
anno oggetto di presentazione e di studio da parte di
gruppi di insegnanti e di ricercatori. A Torino, alcune
agenzie di formazione recentemente fusesi in un’unica associazione (L’intelligenza liberata - via Don Bosco 29) lo
hanno insegnato ad alcune
centinaia di maestre e docenti
di scuola media inferiore. Il
________MAURIZIO OIROLAMI______
pas viene ormai sperimentato
con risultati rilevanti in alcune
decine di scuole in Torino e in
Piemonte. Un recente convegno intemazionale tenutosi al
Bit di Torino, a cui hanno
partecipato associazioni ed
aziende interessate alla formazione, ha fatto registrare un
notevole interesse al pas, anche da parte di alcune industrie italiane.
Intelligenti si diventa
Contro chi dice che l’intelligenza è la una quantità fissa
determinata dalla «materia
grigia» (teoria genetica) e chi
sostiene che essa può cambiare solo se gli interventi pedagogici avvengono nelle prime
fasi di vita passate le quali i
livelli raggiunti non possono
più essere elevati, Feuerstein
sostiene che l’intelligenza è di
natura dinamica e plastica.
Può cioè essere modificata ed
evolversi nel corso di tutta la
vita. Non nel senso, ovviamente, che si può imparare a
parlare una lingua straniera o
dei procedimenti matematici
anche da adulti, ma nel senso
che l’individuo può ad ogni
età imparare ad imparare, a
progettare, ad agire, migliorando le proprie capacità di
recepire e organizzare gli stimoli esterni e le proprie relazioni sociali. Feuerstein dice,
con parola forte, che questa
tesi è per lui quasi una «fede»,
un’ipotesi pregiudiziale di lavoro. Se la si accetta, ci sono
buone possibilità di verificarla
con successo. Se la si rifiuta
l’insuccesso è scontato. Se
parto dall’ipotesi che un ragazzo non è in grado di superare una difficoltà i miei tentativi falliranno. In caso contrario gli comunicherò, assieme ai miei stimoli, il senso
forte della possibilità di riuscire. E la «profezia che si autoadempie».
L'apprendimento mediato
Dunque non è l’intelligenza
a produrre apprendimento, ma
la capacità di apprendere che
incrementa l’intelligenza. Ma
come si apprende? Apprendiamo reagendo agli stimoli
dell’ambiente, si usa dire. Ma
Feuerstein introduce un punto
di vista nuovo: il bambino
impara quando e perché tra
lui e l’ambiente si inserisce
un mediatore, sia egli un genitore, o un parente che si cura di lui, o un maestro. Il mediatore seleziona gli stimoli
(«Guarda questo», «Ho detto
là, non qua»), li organizza
(«Non ora, dopo»), offre modelli di comportamento («Si
fa così»), stimola l’attività di
comparazione. Le modalità
con cui agisce il mediatore
sono molteplici. C’è mediazione A’intenzionalità, quando si mettono in atto comportamenti efficaci a trasmettere
un messaggio: la mimica facciale, la gestualità, la scelta
delle parole, l’enfatizzazione
dell’obiettivo. C’è mediazione di trascendenza, quando si
collega l’obiettivo proposto
(o l’ordine dato, la nozione
presentata) ad altri elementi
che allargano la visuale del
bambino. Altro è dire «’Vai a
prendere il pane» e dire: «vai
a prendere il pane perché domani è domenica, i negozi sono chiusi e rischiamo di restare senza». Ancora, c’è mediazione di senso di competenza quando si esprime apprezzamento per un compito
ben eseguito, e si accompagna l’apprezzamento con
l’esplicitazione del procedimento grazie al quale il ragazzo è riuscito («Bravo! vediamo come hai fatto»). Così
egli sarà gratificato e consapevole della sua abilità. La
mediazione della condivisione, invece, consiste nell’incoraggiare l’allievo a comunicare le proprie esperienze agli
altri, per confrontarle e produrre generalizzazioni, a interagire con i compagni e a organizzare attività collettive,
cioè complesse. Secondo
Feuerstein, la situazione ottimale per l’apprendimento è
una situazione di cooperazione, di gruppo, dove l’individuo non si sente isolato a
competere contro gli altri.
Infine, la mediazione di un
atteggiamento positivo verso
il nuovo; solo ambienti che
Intervista a Reuven Feuerstein, psicopedagogista ebreo
Tu puoi completare la creazione
- C'è un'ispirazione di carattere etico, legata alla cultura ebraica, nel percorso di ricerca
che lei ha seguito?
«In Genesi 2, 2-3 c’è scritto che il settimo
giorno Dio si riposò e vide tutta l’opera che
aveva creata e fatta. I nostri saggi si chiesero:
perché c’è scritto “creata” e “fatta”? Si tratta
di una ripetizione e si sa che la Bibbia non ammette ripetizioni gratuite. Essi risposero: Dio
ha creato affinché tu, uomo, continui a fare; tu
puoi completare la creazione. L’uomo è chiamato a continuare ciò che Dio gli ha lasciato
in dono. L’uomo, in quanto immagine di Dio,
può completare la creazione. Tutte le volte che
siamo mossi dall’impulso di imparare e fare
co.se che .sentiamo importanti possiamo provare l’emozione di proseguire l’opera della creazione. L’uomo non deve restare identico a come è stato fatto».
«Al contrario. L’uomo, in quanto opera della creazione, deve essere cosciente di ciò che
Dio ha voluto fare di lui. Altrimenti egli rischia di degradarsi al livello animale. E solo
quando sappiamo di avere quasi una missione
a trascendere il livello dell’animalità, che arriviamo a completarci e perfezionarci. Una cosa
che mi ha sempre attratto è vedere come pos.so
cambiare la natura dell’uomo, come posso aiutarlo a raggiungere un livello più elevato. Sin
da bambino leggevo correntemente il libro
delle preghiere di mia madre, in traduzione
yddish, e a otto anni ricevetti l’incarico di dare
lezioni di ebraico a ragazzi che avevano difficoltà d’apprendimento. Non sapevo, allora,
che esistessero difficoltà d’apprendimento.
Diedi lezioni a un ragazzo dislessico il quale
imparò a leggere. Forse imparò a leggere proprio perché io ignoravo che fosse dislessico».
- Dunque lei ha incominciato ad elaborare
il .suo metodo lavorando con gli «ultimi».
«Ho cominciato con i bambini dell’Olocausto. Noi ebrei perdemmo un milione di bambini. Abbiamo ricostruito la lista di tutti i loro
nomi. Quando cominciammo a lavorare con i
bambini sopravvissuti io mi dissi: Non possiamo permetterci di rinunciare a nessun bambino. Ogni bambino è unico, è un mondo intero
che occorre salvare, sviluppare e condurre ad
un livello che lo avvicini all’immagine di
Dio».
- Questa mi sembra un’idea di valenza universale. E così?
«E evidente, ma devo dire che in qualità di
sopravvissuto di un lager romeno-tedesco, io
ho vissuto personalmente la necessità di lottare contro la perdita dell’immagine umana
dell’uomo. Dovunque avverto che c’è questo
pericolo, scatta immediatamente in me un
atteggiamento ottimista rispetto alla possibilità
di suscitare il risveglio dell’umanità ed io sono
contento di poter fare questo a beneficio di tutti».
Il metodo Feuerstein valorizza le capacità di apprendimento di studenti di tutto ii mondo
propongono costantemente
stimoli nuovi, non familiari,
creano condizioni favorevoli
allo sviluppo dell’intelligenza
poiché spingendo l’individuo
a un continuo adattamento accrescono in lui la capacità di
modificarsi.
Il ritardo scaturisce dalla
mancanza di apprendimento
mediato le cui cause vanno ricercate nell’ambiente sociale,
nella famiglia o nell’individuo. Ciò accade, ad esempio,
quando genitori appartenenti
a una minoranza etnica o
culturale, nel tentativo di integrarsi nell’ambiente circostante, rifiutano la loro cultura d’origine e non la trasmettono ai figli o quando condizioni di povertà o di conflitto
familiare rendono difficile la
comunicazione tra genitori e
figli. Ma accade anche quando fattori fisiologici o patologici ostacolano l’interazione.
Il potenziale d'apprendimento
e il programma
di arricchimento strumentale
In individui che presentino
ritardi o difficoltà cognitive, è
utile misurare non tanto l’intelligenza (quasi che essa fosse una quantità fissa e immutabile), quanto il potenziale
d’apprendimento, cioè la capacità di apprendere qualora
ne vengano create le condizioni e l’opportunità. A questo scopo Feuerstein e i suoi
collaboratori hanno messo a
punto uno strumento: la batteria per la misurazione del potenziale d’apprendimento
(Ipad). Essa consiste in un
gruppo di test mediante i quali l’operatore (docente, psicologo ecc.) accerta le abilità e
le carenze di partenza dell’individuo; interviene spiegando, domandando, proponendo
esercitazioni; somministra un
test affine a quello iniziale, la
cui esecuzione evidenzia l’incremento delle capacità di apprendere.
I test del Ipad, la cui somministrazione dura alcune ore,
si differenziano dalla psicometria tradizionale perché
l’operatore interviene attivamente nel corso dell’esecuzione e perché, anziché misurare le prestazioni rispetto a
una «norma» o a una «media», valuta la crescita delle
abilità dell’esaminato tra
l’inizio e la fine del test.
Essi inoltre non contengono
nozioni di cultura generale o
di aritmetica, ma coinvolgono
e verificano l’attivazione di
alcuni processi mentali: classificazione, esplorazione
sistematica, percezione e trasposizione visiva, confronto e
di.scriminazione. Il Ipad consente, con l’ausilio di una
articolata tabella delle funzioni cognitive carenti di individuare le capacità di apprendi
niento c le dillicollà individuali sulle quali sarà possibile
lavorare.
A questo punto interviene
una metodologia apposita: il
pas Esso é costituito da 14
strumenti. Ciascuno consiste
in una batteria di esercizi, in
progressione, finalizzati al superamento di una carenza cognitiva e alla riorganizzazione
di una o più funzioni. Obbiettivo del lavoro non è tanto
quello di eseguire correttamente gli esercizi, quanto di
rendere coscienti gli allievi,
mediante la riflessione e la discussione collettiva, dei processi mentali e delle strategie
usate nell’esecuzione.
Molti degli esercizi possono essere proposti anche ad
analfabeti. Tutti offrono ai
docenti l’occasione di mettere
a fuoco di volta in volta strategie cognitive che possono
essere trasferite dagli allievi
(bridging) in contesti diversi
da quello dell’esercizio svolto: materie scolastiche, rapporti familiari, vita quotidiana, sport, ambiente di lavoro
ecc. Ciò consente di attivare o
potenziare le facoltà di astrazione e l’elasticità mentale.
Feuerstein a scuola?
Il pas e Ipad del prof.
Feuerstein rappresentano senza dubbio una tappa importante della ricerca sulle tecniche psicopedagogiche, strumenti che dovrebbero avere
nella scuola una diffusione
assai più ampia di quanta non
ne abbiano avuta finora. E
questo per almeno due ragioni
importanti. In primo luogo,
perché chi ne ha fatto esperienza ha potuto constatare
che l’uso di questa metodologia induce nei comportamenti
degli insegnanti trasformazioni difficili da ottenere per altra via. Soprattutto in Italia
dove in nessuna sede viene
trasmessa quella che dovrebbe essere la competenza essenziale di qualunque formatore: la capacità di «mediare»
processi di apprendimento
(non quella di «recitare» contenuti). In secondo luogo perché si tratta di una tecnica
ispirata a una promessa non
demagogica ma piena di speranza e a una credo ottimistico: offrire una chance a tutti
per sviluppare e riattivare le
loro capacità di apprendimento. Soprattutto ai più deprivati. La tipologia di esercizi,
non certo scolastici, che vengono proposti agli allievi,
giovani e meno giovani, suscita interesse, divertimento e
senso di sfida con se stessi.
Aiuta a scoprire strategie cognitive efficaci e a imparare
ad apprendere.
L’Italia ha una scuola secondaria vecchia di settant’
anni, la più inefficiente d’Europa per qualità e quantità
della formazione che riesce a
erogare, dove il fatto che quasi la metà dei giovani che si
iscrivono non riesce a concludere gli studi viene ancora
tranquillamente vissuto da
molti insegnanti come un segno di serietà e non come la
conseguenza della loro tragica
incompetenza ad aiutare i ragazzi a uscire dalla scuola a
diciotto anni con una buona
formazione che li accompagni
verso il lavoro e la vita adulta.
Il pas di Feuerstein non è
una chiave buona per aprire
tutte le porte ma potrebbe essere uno strumento importante nella cassetta degli attrezzi degli insegnanti per
aiutarli a diventare formatori.
Eppure, dopo tanti anni di
chiacchiere e di mancate
riforme, è difficile oggi immaginare che nella scuola
pubblica qualcuno abbia intenzione di fare investimenti
per un simile obbiettivo. Ora
sappiamo che tanta parte della
spesa pubblica ha dovuto far
fronte ai bisogni finanziari dei
partiti di governo. Chissà che
Mani pulite non giovi a restituire qualche risorsa anche alla scuola.
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15
r
venerdì 9 APRILE 1993
Pagina Dei
PAG. 1 1 RIFORMA
Posta
«Civil
religion»
Vedo che alcuni lettori non
hanno gradito l’articolo che
ho scritto in occasione
deH’insediamento di Gore e
Clinton'. In realtà, l’articolo
non aveva come oggetto la
presidenza Clinton (sulla quale, come ben sanno i redattori
di Riforma, il mio giudizio si
mantiene riservato), ma quel
particolare fenomeno americano che è la «civil religion».
Com’è noto, il concetto di
«religione civile» è stato coniato da Roussea’ e ripreso
negli anni ’60 da un notevole
sociologo protestante americano, Robert Bellah. Forse
vale la pena citare la sua stessa definizione: «Io concepisco la tradizione centrale della religione civile (...) come
la subordinazione della nazione a principi etici che la trascendono e nei cui termini
dovrebbe essere giudicata.
Sono convinto che ogni nazione e ogni popolo giungono
a una certa forma di autocomprensione religiosa, sia che ai
critici piaccia oppure no»’.
Infatti questa affermazione di
Bellah non era piaciuta negli
anni ’60 e ’70, dominati da
miti prevalentemente razionalistici“, ma gli avvenimenti
(mondiali e americani) degli
ultimi anni tendono a dargli
ragione. Se si segue la sua
analisi, si vede che la «religione civile» americana è largamente intrisa di argomenti
biblico-protestanti, e rispetto
ad altre situazioni ha due vantaggi:
a) non è legata a una chiesa, dato il pluralismo confessionale che è alla base stessa
dell’esperienza americana;
b) non è clericale: non riproduce quindi il classico
fenomeno del «papa che incorona l’imperatore».
Questi sono gli aspetti che
mi è parso di riscontrare nella
cerimonia di insediamento di
Gore e Clinton; mi pareva poi
che l’appartenenza battista di
Clinton, Gore e Billy Graham
contribuisse a semplificare la
cerimonia e ad allontanare un
po’ la «civil religion» dal pericolo, sempre ricorrente, di
diventare una sorta di «scintoismo nazionale»’. La separazione fra chiesa e stato è infatti uno dei doni più belli
che i battisti hanno fatto al
mondo moderno: un dono che
permette di coniugare un vivo
senso della trascendenza con
una quasi completa assenza
di clericalismo: cosa assai rara.
Vorrei infine aggiungere
due precisazioni:
1) a mio parere non si può
dire che «l’apartheid vive e
prospera» oggi in Sud Africa:
l’apartheid è in piena crisi,
certo tutto può finire male,
ma io spero e prego (e faccio
anche qualcosetta) perché
questa crisi si risolva con un
passo avanti sulla via della
giustizia e della libertà.
2) in vita mia mi sono
commosso molte volte. Per
esempio il 25 aprile 1945, il 2
giugno 1946, il 13 maggio
1974, e anche quando ho visto un «figlio di nessuno»
battere George Bush. Forse
sono un ingenuo, ma a questo
punto non faccio più in tempo
a correggermi.
Giorgio Bouchard - Napoli
(\) La toga e la giacchetta ,
Riforma 27 gennaio 1993.
(2) vedi G. Spini, Le origini del
socialismo , Torino, Einaudi,
1992, p. 189.
(3) R. Bellah, Al di là delle fedi:
le religioni in un mondo post-tradizionale, Brescia,
Morcelliana, 1975, p. 185.
(4) Stranamente, ne è prova perfino il titolo «laico» che la
cattolica Morcelliana ha dato
al volume sopracitato; Fin
Kifokma
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Economici; a parola £ 1.000
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolocon il n. 176 del 1°genn. 1951, responsabile Franco Giampiccoli.Le modifiche sono state registrate con ordinanza in data 5-3-1993.
Nella foto di prima pagina: Rembrandt: I discepoli di Emmaus (Louvre, 1648)
glese suona un po’ diversamente: Beyond Belief.
L’espressione «national shinto» fu coniata negli anni ’50
dalla rivista The Christian
Century , per criticare il conformismo delle chiese americane durante l’era Eisenhower (bandiere in chiesa, ecc.).
Il patriarca
Tichon
Leggo su «Riforma» (19-393, p. 2) la notizia che un
nuovo istituto di teologia
aperto a Mosca è stato intitolato al patriarca Tichon che
sarebbe stato «fucilato dai
bolscevichi nel 1923 per “attività controrivoluzionaria’’».
Noi> so da quale fonte sia stata ripresa una simile notizia,
ma il patriarca Tichon - il
primo, dopo la restaurazione
del Patriarcato - è morto il 74-1925 in un letto d’ospedale.
Lungi da me sottovalutare i
travagli della Chiesa ortodossa russa nei primi anni del comunismo, e in questo contesto quelli personali del patriarca, che nell’inverno
1922/23 venne anche arrestato; né mi pare questa la sede
per proporre una rivisitazione
storica di quelle vicende, inestricabilmente legate con gli
anni della più dura campagna
antireligiosa (nei quali, peraltro, si manifestò anche il
massimo impegno di testimonianza degli evangelici e dei
battisti). Il fatto è che anche
la «voce» più credibile, che il
patriarca fosse stato avvelenato in ospedale dai «bolscevichi», non trova credito nella
stessa storiografia cattolica,
dichiaratamente antibolscevica. Cito da La storia della
Chiesa russa nei primi anni
della rivoluzione di J.Chrysostomus OSB (edizione italiana a eura di «Russia Cristiana», Jaka Book, 1973,
p.311): «Noi non crediamo
che il patriarca sia stato eliminato direttamente col veleno», sebbene «la sua salute
era stata minata precocemente dai tormenti spirituali ai
quali era continuamente esposto da parte delle autorità sovietiche», sicché «la sua opposizione a permettere che la
Chiesa diventasse uno strumento del regime è stata la
vera causa della sua morte».
Cesare De Michelis
Roma
La fonte da cui abbiamo
preso T informazione è il bollettino «evangelische information» della epd (Evangelische Presse Dienst), l'agenzia di stampa delle chiese
evangeliche tedesche. Nel numero del 28 gennaio 1933 veniva pubblicata una notizia
dal titolo: «Moskauer Theologische Hochschule öffnet
Tore». Nel testo si legge ad
un certo punto, con riferimento a tale istituto: «Sie ist
benannt nach dem wegen
“konterrevolutionärer Tätigkeit” von den Bolschewisten 1923 erschossenen und
von der russisch-orthodoxen
Kirche heilig gesprochenen
Patriarchen Tichon», che è
esattamente come abbiamo
tradotto in italiano. Ci scusiamo quindi per la pesante
inesattezza, ma non potevamo
pensare di essere ingannati
dalla fonte da cui abbiamo
attinto la notizia, solitamente
precisa e ben informata.
Esclarmonde
era catara
Ha fatto bene Osvaldo
Coisson a porre il quesito se
la famosa nobildonna Esclarmonde de Foix era valdese o
catara (Riforma del 12 febbraio). Se per tanto tempo la
si ritenne valdese, lo si deve
alle imprecisioni delle fonti e
in particolare al cistercense
Pierre de Vaux-de-Cernay,
che per primo ci diede notizia
della disputa di Pamiers del
1207: parlando del conte di
Foix nel cui castello di Pamiers avvenne quel dibattito,
scrive che tanto sua moglie
(Filippa) quanto una delle sue
due sorelle (appunto la nostra
Esclarmonde) erano valdesi
(cfr. Enchiridion fontium Valdensium, a cura mia, t. I,
1958). Che egli abbia confuso
valdesi e catari è probabile,
sia perché in quel castello la
disputa riguardava in particolare i valdesi, sia perché era
piuttosto difficile distinguere
tra loro i seguaci delle sètte,
che convivevano numerosi in
Linguadoca nella prima metà
del sec. XIII, e il conte di
Foix favoriva gli uni e gli altri.
Il secondo relatore della disputa, il cronista Guillaume
de Puylaurens, è più laconico:
prima di ricordare come si
svolse il dibattito, scrive solo
che la sorella del conte proteggeva apertamente gli eretici, per cui un frate l’avrebbe
redarguita con l’esortazione a
prendere la conocchia piuttosto che la parola in una simile
contesa.
A questo proposito Jean
Duvernoy di Tolosa, uno dei
ptù recenti storici del catarismo e nuovo editore della
Chronique del Puylaurens
(Parigi, 1976), non ha dubbi:
non solo Esclarmonde era
una «perfetta» catara perché
aveva ricevuto il «consolamentum» tre anni prima, nel
1204, ma, se filava la conocchia alla corte del fratello, era
proprio perché era una «perfetta» (cfr. J. Duvernoy, L’histoire des Cathares, Toulouse, 1979; Chronique).
Lo storico valdese Teofilo
Gay citato da Coisson non
usava citare le sue fonti, ma
in questo caso non poteva
non rifarsi alla Histoire des
Vaudois di Emilio Comba
che aveva ricordato il «filate
colum vestram» della cronaca
del Puylaurens.
Giovanni Gönnet - Roma
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho serbato la fede»
2°Epistola Timoteo
Il marito e i familiari di
Delia Ines
Avondetto in Bleynat
ringraziano quanti hanno preso
parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al pastore Bellion, al direttore dell'Asilo valdese, sig. Gobello, e tutto il personale
Torre Pellice, 12 aprile 1993
RINGRAZIAMENTO
I famigliari di
Rina Marauda Canepa
esprimono profonda riconoscenza ai numerosi fratelli e sorelle, che con la presenza e con
scritti hanno voluto partecipare al
loro dolore, e al pastore Bruno
Bellion che ha annunziato l'Evangelo della resurrezione in Cristo.
Ringraziano in modo particolare tutti coloro che già avevano testimoniato affettuosa simpatia alla
loro cara nel tempo della sua infermità e della sua sofferenza, e
specialmente la grande famiglia
dell’Asilo valdese di San Giovanni, il suo direttore signor Livio Gobello, la dottoressa Ornella Michelin Salomon, le infermiere e
tutto il personale.
Torre Pellice, 30 marzo 1993
« Venite a me, voi tutti che siete
travagliati ed aggravati e io vi
darò riposo»
Matteo 11,28
Simona RIzzardi, con I figli
Matteo e Samuel, I genitori e I parenti tutti, annuncia la scomparsa
del marito dr.
Adrian Charles Battye
avvenuta a York (Inghilterra) il
26 marzo 1993
York, 31 marzo 1993
«/o non vi lascerò orfani,
tornerò a voi»
Giovanni 14,18
Nora Rapini e figli prendono
parte al grande dolore di Simona
Torino, 31 marzo 1993
RINGRAZIAMENTO
«Venite a me voi tutti che siete
travagliati ed aggravati ed io vi
darò riposo»
Matteo 11,28
I familiari di
Anna Pons
ved. Charbonnier
di anni 91
nel ringraziare sentitamente
tutti coloro che hanno voluto dimostrare il loro affetto e la loro
amicizia in quest’occasione di lutto desiderano esprimere tutta la
loro riconoscenza al pastore Davite, all’Istituto Pro Senectute di
Luserna san Giovanni, a suor Anna, ai medici curanti, alle infermiere e a tutto II personale.
Un grazie di cuore alle signore
Giuseppina e Rosanna
Torre Pellice, 8 aprile 1993
«Cristo ci ha affrancati perchè
fossimo liberi»
Galati 5,1
È mancata all’affetto dei suoi
cari
Flora Tourn
I funerali hanno avuto luogo
sabato 3 aprile presso l'Asilo valdese di Luserna san Giovanni.
Ne danno il triste annuncio I nipoti Fiammetta, Nello, Lucetta
'm\
ONORANZE E TRASPORTI FUNEBRI
Torre Pellice-Via Matteotti, 8 - tei. 0121/932052
Luserna S. Giovanni - Via Gianavello, 31 - tei. 0121/909565
Servizio Notturno e festivo: Luserna S. Giovanni C.so Matteotti, 13 tei. 0121/909745
Geymonat, Gianfranco e Fiorenza
Quattrini, Lilette Tourn (Montevideo) con le rispettive famiglie e I
cugini Rivoir Furhmann.
I familiari ringraziano il direttore dell’Asilo valdese, sig. LivioGobello, il personale tutto, la dott.Ornella Michelin-Salomon e le signore Carmela e Anna Maria Caroleo e Claudia Rivoira per le affettuore cure prestate.
Esprimono anche la loro riconoscenza a tutti coloro che hanno
partecipato al loro dolore, in particolare ai pastori Rostagno e
Tourn.
Torre Pellice, 5 aprile 1993
«In pace io mi coricherò e In pace
ancora dormirò perchè tu solo,
Signore, mi fai abitare
sicuramente»
Salmo 4, 9
È mancato improvvisamente
Franco Stirano
profondamente addolorati ne
danno l’annuncio, a funerali avvenuti, la moglie Laura Leone, le figlie Vera, Carolina con Teresio e
la piccola Alice.
Riconoscenti ringraziano tutti
coloro che, con la loro presenza e
parole di conforto, hanno preso
parte al loro dolore.
Torre Pellice, 5 aprile 1993
Caro Franco, grazie per la tua
allegria, la tua serenità, la tua generosità e grazie per tutto il sostegno, l’amicizia e l’affetto che ci
hai dato, Arturo, Clara e nonna
Margherita.
RINGRAZIAMENTO
I nipoti e gii amici del compianto
Siegfried Ohnesorge
commossi, sentitamente ringraziano tutte le gentili persone che
hanno preso parte al loro immenso dolore.
Un ringraziamento particolare
vada al dott. Scarognina, alle famiglie Bertalot, Delladonna e
Goss, e al pastore Bellion.
Luserna San Giovanni, 7 aprile
1993
RINGRAZIAMENTO
La moglie e i parenti tutti del
caro
Guido Gaydou
riconoscenti per la partecipazione, ringraziano tutte le gentili
persone che hanno preso parte al
loro dolore.
Un grazie particolare vada alla
direttrice e al personale tutto della
Casa delle diaconesse di Torre
Pellice, al dott. Mathieu, ai medici
e al personale dell’Ospedale valdese di Torre Pellice, al pastore
Bruno Bellion e al sig. Livio Gobello.
Luserna San Giovanni, 8 aprile
1993
RINGRAZIAMENTO
«Rallegratevi del continuo
nel Signore»
Filipp. 4, 4
« Vegliate perché non sapete
né il giorno né l'ora»
Matteo 25,13
Il marito, il fratello e I familiari
della compianta
Amalia Chiavia
in Buffa (Mely)
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano riconoscenti
e commossi tutte le persone che
con la loro presenza, scritti e parole di conforto, hanno preso parte al loro dolore.
In modo particolare ringraziano
la dott.ssa Grand, il pastore Marchetti e tutti i condomini del
«Grand chàlet».
Torre Pellice, 1° aprile 1993
I necrologi si accettano entro le ore 9 del
lunedì. Telefonare al
numero 011-655278 fax 011-657542.
16
PAG. 12 RIFORMA
Villaggio Globale s
L'invadente fenomeno è ormai considerato come una vera e propria comunicazione
Che fare di fronte al bombardamento
degli incessanti messaggi pubblicitari?
VENERDÌ 9 APRILE I993
_______ROBERTO PEYROT______
SU 204 pagine ben 74 sono
dedicate alla réclame di
prodotti di vario genere; parlo
dell’ultimo numero de L’Espresso che ho letto: mi sono
preso il gusto di fare il suddetto calcolo per rendermi
conto dell’incidenza che ha la
pubblicità in un settimanale
considerato «impegnato». Un
po’ troppo. Spesso si è tentati
di staccare la televisione per
evitare il battage pubblicitario ed ecco che si incappa in
una situazione altrettanto pesante.
Eppure la gente pare rassegnata: dopo le critiche e i dibattiti sollevati, specie dopo
l’entrata in funzione delle tv
private, ora le prese di posizione sul dilagare dei messaggi pubblicitari paiono essersi sopite. Non solo, ma
quando la stampa ne parla,
quasi sempre lo fa per recensire uno spot, elencandone
pregi e difetti.
La pubblicità è ormai considerata una vera e propria
comunicazione e, come fa
notare Le monde diplomatique di marzo in un interessante servizio, essa aspira a
diventare una parte rilevante
della cultura odierna.
I cittadini, sottolinea il
mensile, si accontentano della
loro condizione di «bersaglio» e subiscono senza resistere, nella maggior parte dei
casi, questo intensivo bombardamento di messaggi.
Sociologi e filosofi hanno
le opinioni più disparate: c’è
chi afferma che la pubblicità
è un potere senza conseguenze, mentre altri la definiscono un’attività tentacolare
e manipolatrice dei cervelli.
Forse la chiave corretta per
comprendere questo fenomeno è tener presente la sua
evoluzione: dalla sua nascita,
avvenuta agli stessi primordi
del commercio attraverso le
«grida» dei banditori alla già
ricordata «comunicazione»
attraverso la stampa, la radio,
la Tv, il cinema, le affissioni,
gli oggetti più svariati, ecc.
Comunicazione elaborata e
curata con il supporto di sondaggi della pubblica opinione, di statistiche, della psicologia.
In questo filone, per esempio, si inserisce la (pseudo)
comunicazione su temi sociali del produttore di maglieria
Benetton che, sfruttando situazioni-choc (il bacio fra
suora e prete, il morente di
Aids, il morto ammazzato
dalla mafia, ecc...) non perde
certo di vista lo scopo fondamentale a cui essa è rivolta:
aumentare le vendite, far più
denaro.
E proprio un «messaggio»
Benetton - quello dello sbarco degli albanesi indesiderabili a Brindisi - riconduce paradossalmente all’origine di
quella stessa pubblicità: la
drammatica illusione di quelle migliaia di profughi che
approdavano alle nostre coste
anche a causa dei meravigliosi spot televisivi che avevano
«comunicato» loro in quale
eden sarebbero sbarcati.
Che dire poi della pubblicità rivolta ai bambini?
Chi di noi - genitori e nonni - non è stato a sua volta
bombardato dalle loro pressanti richieste per ottenere
qualcuno dei prodotti reclamizzati?
Su quelle tenere menti l’insidia è doppia: da una parte
viene a instaurarsi in loro
l’idea che il regalo può essere
una cosa di tutti i giorni, quasi un diritto; dall’altra questa
continua manipolazione tende
a preparare i clienti di domani che, senza neppure accorgersene, passeranno gradualmente a tanti nuovi bisogni falsi o per lo meno superflui, indotti con una incoercibile e ossessiva opera di
suggestione.
Anche in campo politico
queiraltra forma di pubblicità che si chiama propaganda ha avuto sulla nostra società un’incidenza notevolissima.
Chi non ricorda gli slogan
televisivi o scritti dei candidati che puntavano su un paese più onesto, più giusto e rispettato con dei politici motivati da uno spirito di servizio?
Qui si entra addirittura nel
campo della pubblicità menzognera, dato che oggi ben
sappiamo che la maggioranza
di quei martellanti messaggi
era stata resa possibile dai
furti e dalle mazzette di Tangentopoli.
Anche le chiese si affidano
alla pubblicità. Proprio in
questo periodo le Tv (Rai e
private) trasmettono lo spot
della Chiesa cattolica che invita i contribuenti a firmare
sulla denuncia dei redditi
l’aliquota dell’otto per mille a
suo favore.
Lo slogan nella sostanza
dice: una tua firma non ti costa nulla, al resto pensiamo
noi.
Qui c’è un vero e proprio
invito alla deresponsabilizzazione.
L’anno prossimo ci sarà
prevedibilmente anche uno
spazio riservato alla Chiesa
evangelica valdese (Unione
delle chiese metodiste e vaidesi): c’è da augurarsi che
non si affermi nei sottoscrittori un malinteso spirito di
delega ma che, al contrario,
questa possibilità innanzitutto
rafforzi nei credenti la loro
responsabilità contributiva.
Certo, il quadro che esce da
quanto esposto non è molto
incoraggiante, anche perché il
rapporto mass media-pubblicità è ormai saldamente instaurato.
A noi rimane ben poco da
fare: cerchiamo per lo meno
di non farci suggestionare da
questi meccanismi della «comunicazione», opponendo
con le nostre scelte un responsabile comportamento
critico.
Parigi: Denise Brigou rischia lo sfratto
Dalla parte dei poveri
JEAN-JACQUES PEYROWEL
Si chiama Denise Brigou
ed è capitana dell’Esercito della Salvezza. Da anni è
responsabile della «Casa della condivisione» in un quartiere (il XIX) di Parigi. In
quella casa, ogni giorno, i poveri della capitale, i cosiddetti «Sdf» (senza domicilio fisso), trovano un’accoglienza
fraterna dopo una notte passata all’addiaccio sui marciapiedi o sotto i ponti della
«Ville Lumière». Ogni mattina, tra le 7 e le 9, 150 «clochards» trovano una tazza di
caffè e un secchio d’acqua
calda per rimettere in sesto i
loro piedi martoriati. A
mezzogiorno, per il pranzo,
sono in 200 e la sera, per la
cena, in 250. Ad accoglierli,
ogni giorno, c’è la capitana
Brigou con le sue colleghe.
Denise Brigou è una donna
ancora giovane, sempre sorridente e allegra, dal riso
schietto e contagioso, che i
«clochards» hanno adottato.
Anni fa la Brigou ha scritto
un libro intitolato «Soupes de
nuit» che raccontava la storia
di questo mondo sotterraneo,
sempre in espansione, e del
servizio offerto dall’Esercito
della Salvezza. 11 libro ebbe
un notevole successo e ricevette il premio del «Rotary
Club» dalle mani della signora Pompidou. Ora il settimanale protestante francese «Le
Christianisme» rievoca la storia singolare di questa donna
e del mondo degli emarginati
che essa ha scelto di servire.
«Stiamo reimparando la lavanda dei piedi! - dice la Brigou - Per forza: i ragazzi
camminano tutto il giorno
perché non possono fermarsi
in nessun posto senza essere
cacciati via. A volte non hanno più scarpe. E bisogna irdere in che stato sono i loro
piedi. Allora laviamo, curiamo, medichiamo e il gesto diventa un simbolo».
Ora però la «Casa della
condivisione» rischia lo sfratto. Il quartiere in cui ha sede
è in piena trasformazione e le
autorità comunali hanno ingiunto di abbandonare i locali
entro il prossimo giugno. «Mi
si dice che quello che faccio è
bene ma si aggiunge che sarebbe meglio se lo facessi altrove - dice Denise Brigou -.
Fra poco, a Parigi, ci saranno soltanto uffici (vuoti),
giardini sospesi e appartamenti di lusso. Sarà hello pale cartoline postali ma dove
andranno a finire coloro che
non hanno un tetto?».
Cosa farà allora? Denise
Brigou non ha esitazioni:
«Non mi muovo finché non
mi daranno un’altra casa per
continuare, e continuare là
dove si trovano gli ‘‘Sdf’. Di
essere trasferiti altrove non
se ne parla neanche!».
Aspetta con fiducia il mese di
giugno. Ha già avvisato i
giornalisti. Quel giorno sarà
là nella sua casa, di fronte alle autorità e alle pale meccaniche, circondata dai suoi
amici vittime del «progresso»
e della società dei ricchi. Intanto dice umilmente: «Solo
Dio può guarire in profondità
e definitivamente. Io propongo solo una presenza, un
ascolto, un tetto, uno spazio e
basta!». Un bell’esempio di
diaconia cristiana.
Azienda di Promozione T\iristica
del Pinerolese
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