1
ECO
DELLE VALLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 98 - N. 2
Una copia lire 50
ABBONAMENTI
{Eco; L. 2.500 per Tinterno
L. 3.500 per l'e.'iero
Spedizione in abbonamento postale . I Gruppo bis
Cambio di indirizzo Lire 50
TOKRE PELLICE - 12 Gennaio 1968
Ammin. Claudiana Torre Pellice . C.CJ. 2-17557
Per la settimana di preghiera per l'unità [18 - 25 gennaio)
Io Nigeria, a otto anni dall’indipendenza
UNA GRANDE SPERANZA La pjy crudolB
Ritorna puntualmente anche
quest’anno — dal 18 al 25 gennaio
prossimi — la « Settimana universale di preghiera per l’unità della
Chiesa ». Pregheremo dunque per
l’unità della Chiesa, chiedendo a
Dio di manifestare in modo visibile, come e quando vorrà, quella
unità di tutti i credenti in Cristo
che in lui ci è già donata, « lui che
dei due popoli ne ha fatto uno
solo » (Efesini 2, 14), lui che « non
c diviso » (I Corinzi 1, 13). « Credo
la santa Chiesa universale »: non
crediamo due, tre, dieci chiese,
ma una sola Chiesa, un solo ovile
dell’unico buon Pastore, un solo
corpo dell’unico Signore, così come vi è un unico Spirito, un’unica speranza, una sola fede, un solo battesimo, un Dio unico e Padre di tutti, che ò sopra tutti, fra
tutti ed in tutti (Efesini 4, 4-6).
Queste non sono parole umane
che il vento porta via, son parole
della Scrittura che non passeranno: non possiamo aggiungerne nè
toglierne alcuna, ma solo riceverle, crederle e viverle.
C’è però da chiedersi se questa
« Settimana di preghiera per l’unità » sia oggi molto di più che una
sopravvivenza liturgica, l’eco cultuale di una grande speranza, che
ha illuminato la cristianità nella
prima metà del nostro secolo ma
che è andata in gran parte delusa.
La speranza era questa: che la'ricerca dell’unità cristiana sarebbe
stata uno stimolo potente per rinnovare !’ intera cristianità; che
recuim lìisiTio avrebbe costituito
« la terza Riforma » della Chiesa,
quasi una sua risurrezione (cfr.
Romani 11, 15). Questo credettero
e sperarono i promotori del movimento ecumenico. Ma la situazione attuale è ben diversa: l’ecumenismo è sulla cresta dell’onda, è
all’ordine del giorno in tutte le
chiese, ma le chiese e la teologia
agonizzano; l’ecumenismo è venuto, ma la riforma non è venuta.
Non è venuta nelle chiese evangeliche, che sentono sì l’esigenza di
un rinnovamento, ma non sanno
bene in che cosa possa e debba
consistere, per cui non vanno nè
avanti nè indietro e, si direbbe,
stanno a guardare. Non è venuta,
la riforma, neppure nel cattolicesimo romano, che in base alle indicazioni conciliari si sta
aggiornando ma non riformando. Essendo così mancata la riforma, r unità in sè non può
più entusiasmare nessuno, tranne
i monaci di Taizé. Che cosa vogliamo unire? Le chiese così come sono? Incapaci di predicare al mondo un Evangelo non diluito nella
loro « sapienza millenaria » o non
accoppiato a qualche « eyangelo »
umano (che può andare dalla crociata anti-comunista alla rivoluzione marxista)? Le chiese così
come sono: incapaci persino di
cornpiere quelle « buone opere »,
di fronte alle quali il mondo sarebbe indotto a glorificare Iddio, anche se non crede in lui (Matteo 5, 16)? Le chiese così come
sono: compromesse fino all’inverosimile con le potenze di questo
mondo: la chiesa cattolica compromessa con le banche e la diplomazia di mezzo mondo; le chiese
ortodosse compromesse coi rispettivi regimi politici (tanto in Grecia
quanto in Russia); le chiese protestanti compromesse anche loro in
tanti modi e in tanti paesi (persino
in Italia abbiamo i nostri piccoli
compromessi concordatari). In verità, solo un'immensa opera di purificazione può preparare la via
all’ unità cristiana. Un’ opera di
purificazione morale: tutte le chic
se hanno le mani sporche, chi non
lo sa? chi non lo Vede? Nessuna
di esse può dire col Salmista: « Io
non mi siedo con gli empi; io lavo
le mie mani nella innocenza » (Salmo 26, 6). Un’opera di purificazione dottrinale e organizzativa: la
Riforma del XVI secolo l’ha iniziata con impareggiabile energia e
chiaroveggenza, e si tratta oggi di
portarla avanti, non di tornare indietro. Quel che la Riforma ha
di Paolo Ricca
spazzato via dal corpo della cristianità (perchè erano, allora come oggi, dottrine, sistemi, istituzioni, pratiche, riti incompatibili
con l’Evangelo), non deve ritornarvi ora sotto veste ecumenica!
Altrimenti succederà alla cristianità del nostro secolo quel che disse
un giorno Gesù: « Or quando lo
spirito immondo è uscito da un
uomo, va attorno per luoghi aridi,
cercando riposo e non lo trova. Allora dice: Ritornerò nella mia casa donde sono uscito; e giuntovi
la trova vuota, spazzata e adorna.
Allora va e prende seco altri sette
spiriti peggiori di lui, i quali entrati, prendon quivi dimora; e l’ultima condizione di quest’uomo divien peggiore della prima. Così avverrà anche a questa malvagia ge-'
aerazione » (Matteo 12, 43-45).
Si dice sovente (citando la Scrittura): « che tutti siamo uno... affinchè il mondo creda » (Giovanni 17, 21). Ma in Svezia sono uno
da molto tempo (quasi tutti son
protestanti), e in Portogallo son
uno da secoli (quasi tutti sono cattolici): eppure non sembra che in
quei paesi il mondo creda più che
altrove. Non si tratta solo di essere uno: bisogna vedere come lo
lo si è.
In realtà, la distretta della Chiesa nel nostro tempo è così profonda che il problema della sua unità
diventa marginale. Ma non tutti
sembrano avvedersene e son sorti
alcuni che dicono: « L’unità eccola
qui », « eccola là ». « Eccola là a
Roma, nella "casa comune” (ripulita dal Concilio) » dice qualcuno;
« eccola là a Taizé, nella liturgia
comune » dicono altri; « eccola
qui, nel mondo, nell’impegno comune per risolvere i suoi problemi » dicono altri ancora. Come ai
tempi del profeta Isaia, cosi anche nel nostro tempo ecumenico,
ciascuno segue la sua propria via
(Isaia 53, 6): c’è chi segue la via
sentimentale all’unità (« Vogliamoci bene, abbiamo tutti lo stesso
Dio »); c’è chi segue la via liturgica (« La teologia divide, per ora
mettiamola da parte, uniamoci
nella preghiera, coltiviamo la pietà ecumenica »); c’è chi segue la
via pragmatica (« Siamo divisi nella dottrina, uniamoci nell’azione:
i problemi del mondo — cosi gravi — rendono irrilevanti e quasi
irrisorie le nostre differenze confessionali »); c’è chi segue la via
confessionale (« Non ei può essere
comunione di culto o di azione,
cristianamente qualificati, là dove
non c’è comunione di fede; confrontiamo le nostre posizioni e cerchiamo di giungere, se possibile, a
una comune confessione di fede:
solo allora potremo, come cristiani, pregare e agire insieme »). Di
queste diverse vie, l’unica che dia
qualche allìdamento è l’ultima, che
è anche la più stretta e quindi la
meno popolare. Ma neppure essa
convince appieno: se le altre conducono a un’unità fittizia, o mo
mentanea, o parziale, quest'ultima
ci ha condotti, almeno fino ad oggi, solo alla constatazione che certe divisioni sono inevitabili e, r
viste umane, insuperabili. Dopo oltre mezzo secolo di ricerca e di
lavoro ecumenico, dopo innumerevoli incontri interconfessionali a
tutti i livelli, non sappiamo ancora se la via che porta all’unità sia
stata non diciamo j^rcorsa per un
tratto ma anche solò imboccata;
non sappiamo se le vie diverse che
stiamo percorrendo sono vie o vicoli ciechi. E se chiediamo: «Sentinella, a che punto e la notte? », la
sentinella risponde: « Vien la mattina, e viene anche la notte. Se
volete interrogare, interrogate pure; tornate un’altra volta » (Isaia
21: 11-12).
Tutto questo non $ignifica che la
speranza ecumenici debba vacillare nei nostri cuori. Dobbiamo piuttosto imparare che‘cosa vuol dire
« sperare contro speranza » (Romani 4: 18). Nella misura in cui
è fondata sulla pat.ola di Dio, che
non mente, anche là speranza ecumenica non sarà confusa. Solo,
considerando lo stato attuale della
cristianità, dobbiamo renderci
conto che oggi non si tratta solo
di pregare per l’unità della Chiesa
ma soprattutto e in primo luogo
di pregare per la^Chiesa. chiedendo a Dio dì risosi^la dallo staro
di impotenza in cui giace e che si
manifesta nella sua predicazione,
così priva di mordente, nella scarsa efficacia della sua azione e nel
crescente disorientamento della
sua teologia.
La grande, universale implorazione da rivolgere a Dio in occasione della Settimana di preghiera
per l’unità sarà che il cristianesimo contemporaneo, in tutte le sue
confessioni, ritrovi quel sapore
che oggi gli manca e senza il quale, come disse un giorno Gesù,
« non è più buono a nulla » (Matteo 5: 13), anche se è unito.
guerra civile d’Africa
Quando, nel 1960, la Nigeria divenne indipendente, il paese fu diviso cosi,
come lo era sotto il regime coloniale
inglese. Il territorio, grande circa
due volte la Francia, si trovò formato
di tre parti, amministrate in modo relativamente autonomo:
— il Nord abitato dagli Haussa-Fulanis, a forte maggioranza musulmana
e molto conservatori;
— l’Est, ove vivono gli Ibo, popolo
assai sveglio e industrioso;
— l’Ovest, con Lagos, la capitale federale, il paese degli loruba.
SE SI CREASSE IN EUROPA
UNO STATO SIMILE...
Inoltre ciascuno di questi Stati conta minoranze linguistiche, culturali,
razziali. Prima della guerra civile si
trovavano ancora degli Haussa nel
Sud. Quanto agli Ibo, si erano praticamente diffusi in tutto il paese — un
po’ come gli ebrei in Europa — e vi
occupavano spesso situazioni molto
vantaggiose.
Oggi si contano quattro religioni.
Inoltre il governo federale vuole dividere la Nigeria in dodici cantoni, e tale
misura comporterebbe, in particolare,
la divisione del paese degli Ibo.
Cerchiamo di trapiantare questa situazione in Europa. Immaginiamo che
nel 1960 l’O.N.U. abbia deciso, ad esempio, che la Francia, l’Italia, la Svizzera, il Lussemburgo, il Belgio e l’Olanda non formino più se non un unico
paese; lingua comune, l’inglese; ma
in questo paese centralizzato si parla
no una folla di lingue e dialetti (l’olandese, il fiammingo, il frisone, il francese, il provenzale, il basco, l’alsaziano, lo svizzero-alemannico, il ladino e
altre lingue reto-romanze, il lussemburghese, il còrso, oltre ad alcuni dialetti italiani). Ognuna di queste lingue
non ha trovato la sua forma scritta
che da una cinquantina d’anni e quasi sempre, in una data località, è la
sola lingua che la popolazione comprenda. Nella capitale — diciamo,
Bruxelles — si parlano tutte le lingue ;
la gente colta usa l’inglese. Ecco che,
grazie alla loro abilità, gli olandesi riescono ovunque. Olandese, ad es., è colui che il governo centrale di Bruxelles
designa come direttore dell’A.T.M. di
Torino o come capo Dipartimento della P.I. e dei culti a Losanna...
Da circa cento anni Missioni, per lo
Il Papa, l’appello per la pace
e la risposta
del Consiglio ecumenico delie Chiese
Com’è noto, il papa ha proclamato il 1“
gennaio 1968 «giornata della pace».
II Soepi, nel darne notizia, riporta anche
alcuni brani del suo messaggio, trasmesso
dal Vaticano il 15 dicembre;
« ...Noi inviliamo gli nomini saggi e forti
a consacrare questa giornata alla pace vera,
giusta ed equilibrata, nel sincero riconoscimento dei diritti della persona umana e
dell'indipendenza di ogni nazione ».
Il messaggio papale prosegue : « ..non si
può parlare di pace se non se ne rispettano
i solidi fondamenti: la sincerità, la giustizia
e l'amore nei rapporti fra gli Stati, e, in
seno ad ogni nazione, fra i cittadini e fra
loro ed i loro governi; la libertà degli individui e dei popoli in tutte le sue espressioni civiche, culturali, morali, religiose. In
caso contrario, non si avrà la pace — anche
se, per avventura, l'oppressione è capace di
creare un aspetto esteriore di ordine e di
legalità — ma la continua germinazione di
rivolte e di guerre,,. ».
A nome del CEC il sig. F. Clark Fry,
presidente del Comitato centrale ed il past.
Carson Blake, segretario generale, hanno
pubblicato una dichiarazione in risposta al
messaggio papale.
Essi, fra l'altro, ricordano che « per ptomuovere una vera pace, occorre essere coscienti dei pericoli e delle insidie contenuti
nelle azioni a favore della pace... ».
« Certamente, la pace non va disgiunta
dalla giustizia in quanto sono beni "gemelli": occorre mettere tutto in opera per ricercare la giustizia ».
Tuttavia « quelli fra noi che non soffrono
per la tirannia non debbono giudicare troppo affrettatamente le reazioni a volte violente di coloro che ne soffrono ».
« L'amore per la pace e la giustizia per
alcuni significa che occorre stabilirli anche
colle armi, anche se la guerra è riconosciuta come cosa cattiva: per altri, la guerra ed
i suoi sistemi possono essere di così gran
peso per la loro coscienza, che il loro stesso
amore per la pace e la giustizia li costringa
a rifiutare il servizio militare. Nella ricerca
della pace autentica, che non può venire
assicurata con l'ingiustizia o l'aggressione,
le nazioni, come le chiese, debbono riconoscere come degli uomini egualmente probi
e coscienziosi possono a volte differire sui
metodi e sugli obblighi che devono assumersi. La libertà di coscienza è un diritto
umano fondamentale e la sua protezione è
indispensabile per delle migliori relazioni
internazionali ».
Dal punto di vista del metodo, la Chiesa
di Roma ha una volta di più dimostrato
di essere Chiesa madre, non Chiesa sorella
accanto a sorelle. Il messaggio pontificio
era appunto un documento unilaterale, un
pronunciamento del supremo Magistero, offerto ai cerchi concen'trici degli altri cristiani, dei credenti non cristiani, degli uomini di buona volontà.
Dal punto di vista del contenuto il messaggio papale — come del resto la risposta
di personalità direttive del C.E.C. ■— è
povero di contenuto cristiano ; questi Crisòani parlano appunto come può parlare
una qualsiasi persona « di buona volontà »,
la Chiesa dice tutt'al più quello che dice
il mondo, e non da oggi. Sicché tutti l'ascoltano, e nessuno si ravvede. L'evangelo di
questa Chiesa ciarliera e di buona volontà
ha decisamente poco sapore; e gli uomini
del nostro tempo lo calpestano, quando
non trovano modo di servirsene ai propri
fini. red.
più anglosassoni, lavorano nella Nigeria: vi sono anglicani, riformati, metodisti. La metà degli Ibo, un certo nurnero di loruba e alcuni Haussa sono
divenuti cristiani. Dopo la prima guerra mondiale un numero crescente di
Chiese «libere» si sono costituite: le
Chiese Aladura (gli «oranti»), le comunità dei « Cherubini » e dei « Serafini ». Tutte queste Chiese indipendenti sono difficili da classificare in una
data confessione.
Le Chiese Aladura, in maggioranza,
sono protestanti quanto a dogma. Sono anche state per un certo tempo
organicamente legate all’ « Apostolic
Church» britannica. Ma vi si usano
abiti africani multicolori, bacchette
liturgiche e scettri, simboli africani
per il battesimo e la S. Cena; vi si
guariscono malati con la preghiera e
vi si scacciano demoni ; vi si praticano
pellegrinaggi, veglie notturne e digiuni. Sono — e di molto — le Chiese nigeriane che guadagnano più fedeli.
La statistica è divenuta oggi un
mezzo di potere; sicché è estremamente difficile ottener cifre esatte. Si
ammette generalmente che i musulmani del Nord hanno «arrotondato»
le loro cifre per pesare maggiormente
nello Stato federale. I cristiani devono rappresentare dal 10 al 20% della
popolazione totale (che è fra i 35 e i
50 milioni di abitanti), il che può essere considerato un « risultato » estrernamente elevato per un lavoro missionario di durata relativamente breve.
! A SECESSIONE
DEL BIAFRA
Dopo la dichiarazione d’indipendendenza il governo centrale di Lagos si
trovò di fronte a problemi giganteschi.
In quel momento (1960) non vi era
nulla che si potesse definire coscienza
nazionale nigeriana. « L’industrializzazione è come una lama di coltello
che lacera brutalmente la coesione dei
villaggi », dice un personaggio del romanziere nigeriano Chinua Achebe,
(«Le locuste bianche»). L’urbanizzazione troppo rapida, i metodi della pubblica amministrazione e la corruzione
hanno ridotto male gente abituata a
un altro genere di vita. Il celebre poeta nigeriano Ciprian Ekwensi denuncia l’europeizzazione del paese come
un’invasione di cannibali ( « People of
thè City».) I capi tribali hanno perso
il loro potere per influenza delle università e delle scuole e — naturalmente — delle Missioni.
Si son dovuti creare dei partiti politici, ma non è impresa facile in un
paese di simili dimensioni, in cui la
maggior parte della popolazione è
analfabeta e in cui il contatto con
l’esterno non è assicurato, in molti
villaggi, se non dalla radio, la jeep o
l’aereo. Sicché votazioni truccate e
concussione erano moneta corrente.
In seguito a una serie di crisi politiche, il generale ibo J. T. AguiyiIronsi ha provocato un colpo di Stato
(gennaio 1966) instaurando un governo militare. L’influenza degli Ibo, in
tutti i settori della vita nazionale, si
é allora fatta intollerabile per tutte le
altre razze. Nell’estate 1966 il generale
Ironsi fu rovesciato e ucciso. Il colonnello Clowon, un cristiano del nord, lo
sostituì al potere, ma non poté impedire che la vendetta si scatenasse contro gli Ibo, in massacri di forte entità.
51 pensa che 30.000 persone sono perite in questo « saldo dei conti ».
Ciò portò alla secessione del Biafra
(30 giugno 1967), ove abitano, in maggioranza, gli Ibo, e alla guerra civile
fra questi e il governo centrale di Lagos. I due campi hanno investito circa
la metà del loro reddito nazionale nell’acquisto di armi in Europa, misura
particolarmente catastrofica per l’economia di un paese il cui reddito medio annuo per abitante si aggira sulle
75.000 lire.
I CRISTIANI
E L'IDEOLOGIA RAZZIALE
Quale parte hanno avuto le Chiese
in questo laceramento? Bisogna dirlo
onestamente, erano del tutto impreparate ad adempiere la loro vocazione di
servizio nel mondo politico. Anzitutto
perché gli anglicani, i metodisti e i
riformati non erano riusciti a costituire una Chiesa nigeriana. Inoltre a
causa delle rivalità, quasi inevitabili,
Walter J. Hollenweger
(continua a p. 6)
2
pag. 2
VI E' UN SOLO SIGNORE (Efesini 4.5):
Che cos’è l’ecumenismo? Così come si manifesta oggi, è voluto da Dio? Vi sono più ecumenismi o ve n’è uno solo?
L’unificazione delle Chiese sarebbe un fatto positivo? - Membri di Chiese diverse rispondono a questi interrogai
In occasione della Settimana di
preghiera per l’unità della
Chiesa, abbiamo svolto un piccolo sondaggio non già per trattare ancora una volta il problema
ecumenico (lo si fa in tutto il mondo cristiano da oltre mezzo secolo!) ma per registrare, nel vivo
dell’esperienza e della fede di credenti appartenenti a chiese diverse, l’eco che l’ecumenismo oggi vi
trova.
Il panorama non è certo completo nè esauriente, e non ha alcuna veste ufficiale: del resto non
sempre le cose ufficiali sono le più
schiette.
I lettori, dopo aver percorso
queste pagine, potranno trarre le
loro conclusioni. Non è facile, ci
pare, trovare un minimo denominatore comune a questi diversi
contributi. Evidentemente oggi ancora la parola « ecumenismo », divenuta così popolare, ha risonanze diversissime nell’animo di
cristiani di diverse confessioni (e
denominazioni!). Il cammino delle chiese verso l’unità è molto lungo: ma è un cammino necessario
perchè voluto da Dio, che ha un
solo popolo suo su questa terra,
sparso nella diverse Chiese e forse anche fuori di esse.
Un Meiodistn
Un Battista
Le ambiguità dell’ecumeDismo
Mi sembra impossibile poter dare
una risposta esatta alla domanda « che
cosa è l’ecumenismo per la sua Chiesa ». Nessuno in campo evangelico (che
io sappia) ha mai tentato il sondaggio
delle nostre Comunità ai fine di conoscere il pensiero della maggioranza dei
membri su questo argomento che, a
mio avviso, è al margine degli interessi delle nostre Chiese.
Parlerei piuttosto di « impressioni »
personali, anche se queste potrebbero
essere corroborate da prove: mi sembra che il problema ecumenico interessi piuttosto una limitata categoria di
intellettuali é che esso lasci del tutto
indifferente la massa dei membri delle
nostre Chiese. Questa ignora il problema, quando non respinge decisamente l’idea ecumenica.
Il termine « ecumenico » è variamente compreso e per molti il fine dell’ecumenismo cattolico è il tendere una
trappola agli sprovveduti protestanti
per poterli fagocitare. Direi che l’immensa maggioranza dei membri delle
Chiese congregazionaliste è decisamente contraria ad ogni forma di ecumenismo.
Anche perchè il termine non ha un
significato univoco e di esso si può dire
quanto si dice del termine « democrazia » : varia a seconda di chi pronuncia
la parola, la quale viene ad avere un
senso se pronunciata ad est ed un
altro se pronunciata ad ovest.
Non saprei dire ciò che sia ecumenismo appunto per la varietà di im
L’ecumeDismo è ravvedimento
« Ecumenismo », un’altra santa e
preziosa parola che corre verso l’inflazione del suo alto valore! Forse
si parla troppo di ecumenismo senza far nulla o ben poco pel raggiungimento di ciò che cristianamente
questo termine vuol significare. E si
è giunti a dover fare distinzione fra
ecumenismo cattolico ed ecumenismo evangelico. Sarebbe bene che
entrambe le istituzioni ecclesiastiche rinunciassero alla forma di ecumenismo a proprio uso e consumo,
e tendessero tutte le loro energie
per l’attuazione dell’autentico ecumenismo: quello comandato dal Signore Gesù.
A sostegno deH’ecumenismo confessionale si ricorre spesso all’uso
del famoso e conosciuto passo biblico: (( ...che siano tutti uno »
(Giov. 17: 20). Ma ritengo che non
occorra essere tanto esperti in esegesi neotestamentaria per precisare
che quell’essere « tutti uno » auspicato da Gesù non ha nulla a che vedere con gli attuali tentativi di fare
delle varie chiese una grande ed
unica chiesa. Non credo che, nell’elevare al Padre quella sua preghiera, il Signore pensava ai vari
scismi che sarebbero avvenuti fra i
cristiani ed alla necessaria ricomposizione della compagine della Chiesa. Il pensiero di Gesù « che siano
tutti uno » non è altro che la chiara
eco del suo comandamento: « Amatevi gli uni gli a bri » (Giov. 15: 17).
Nello spirito evangelico non v’è altra unità nè alcun altro ecumenismo
che quello fondato sul vincolo dell’amore, che unisce l’uomo all altro
uomo. E’ appunto per questo che
possiamo afiermare che il vero ecumenismo non solo è voluto, ma è
comandato da Dio.
Ma oltre questo ecumenismo altamente spirituale, dobbiamo tener
conto dell’intenso lavoro compiuto
da tutte le chiese per la loro unificazione. Fin quando si tratta di unificare (cioè di arrivare a costituire
un solo organismo) le varie chiese
evangeliche, il compito — pur di
difficile attuazione — non presenta
problemi insuperabili, perchè non
coinvolge aspetti teologici. Ma allorquando ci si trova di fronte all unità con la chiesa cattolica, il problema assume aspetti di grande serietà
e portata. Ad appesantire la questione vi sono, fra l’altro, i quattro
e più secoli di lotte nelle quali i
momenti tragici non furono rari. E
la memoria umana — anche se la
ina
e
bile! — non può cancellare d’un sol
colpo i nefasti ricordi di tremende
persecuzioni subite dal mondo protestante. Ma i tempi mutano, ed anche il cattolicesimo è ora scosso dalla necessità di una radicale riforma.
(Jual’è l’atteggiamento delle nostre
chiese evangeliche? La Chiesa Metodista d’Italia si è pronunciata abbastanza chiaramente con un ordine
del giorno formulato dalla sua Conferenza del maggio 1967, che fra
l’altro dice: « ...la Conferenza espriine la ferma convinzione che il colloquio con i cattolici, nelle sue diverse forme e articolazioni, debba
avere, come condizioni indispensabili, una chiara coscienza della rinnovata funzione di presenza e di
stimolo evangelistico delle nostre
chiese nell’attuale fase dei rapporti
ecumenici; una realistica valutazione dei fermenti e delle revisioni che
emergono in vari settori del mondo
cattolico; un coerente atteggiamento fondato sulla perenne validità
della predicazione della Parola di
Dio, secondo i princìpi della Riforai credenti di ogni confessione
soprattutto ai non credenti ».
Com’è evidente, la Chiesa Metodista d’Italia non è chiusa al dialogo che considera un mezzo di reciproca conoscenza ; ma soprattutto,
nell’attesa che il cattolicesimo si
« rav'veda e dia frutti di ravvedimento » (Luca ,5: 8), la Chiesa Metodista tiene in seria considerazione
quei fermenti riformatori che emergono nel mondo cattolico. Non dobbiamo respingere nè trascurare quelle anime sincere che vengono a noi
con la dichiarata persuasione di trovare quella luce spirituale che agognano veder rifulgere nella loro
chiesa.
Da ciò nasce per noi la responsabilità di approfondire fra noi la ricerca e di dedicari’i all attuazione di
quei valori cristiani che sono la ragion d’essere delle nostre chiese
evangeliche.
Solo nella misura in cui sapremo
vivere, oltre che predicare, il messaggio cristiano, noi potremo non
solo condurre un dialogo costruttivo col mondo cattolico, ma potremo
« ecumenicamente » testimoniare di
Cristo e del Suo Vangelo in questo
nostro secolo tanto immerso nel
buio dell’errore.
(^-iijSF.PPK Anziani
pastore della Chiesa Metodista
di Alessandria
plicazioni che il termine è venuto ad
assumere negli ultimi tempi : dal concetto di «universalità» si è giunti a
quello di « conciliazione », « affratellamento » sicché noi, da eretici vitandi
siamo diventati fratelli separati e quella parola « separati » non è molto differente da « eretici » perchè l’eresia è
una forma di separazione: per il cattolico noi siamo sempre quello che siamo stati ma... con un nuovo spirito.
L’ecumenismo è, forse, un nuovo
modo di trattarci, ferme restando le
nostre posizioni dottrinali ancorate,
per noi, alla Riforma e per i Cattolici,
al Papato. Persolamente mi sento ecumenico in questo senso. Ad un sacerdote cattolico io affermavo che, se dovessi rifare i molti contradittori pubblici che io feci tra il 1946 ed il 1951,
direi le stesse cose, addurrei gli stessi
argomenti e sosterrei le medesime posizioni, ma con uno spìrito nuovo più
tollerante e più disposto alla comprensione di quelli che io, in piena coscienza, ritengo gli errori del cattolicesimo.
Questo spirito nuovo che anima
evangelici e cattolici ci porta a sentirci
fratelli sul piano della carità, su quello
del riconoscimento dei doni particolari delle varie esperienze ecclesiastiche
ed a vivere accanto, non più come nemici da distruggersi, ma come persone
che adorano il medesimo Signore anche se in forme diverse: il Signore diviene il centro e la ragione del nostro
essere fratelli.
In questo, mi sembra che l’ecumenismo sia voluto da Dio. Nel Nuovo
Testamento anche quando gli uomini
si scontrano sul terreno delle idee non
vi è mai frattura nella Chiesa: Paolo
e Giacomo sono « cristiani » anche se
le loro dottrine hanno delle differenze; l’appello all’unità dello Spirito è
costante nelle lettere apostoliche e la
preghiera di Cristo « che siano uno »
è lì ad indicarci qual sia la volontà del
Signore. Ma accanto a questa volontà
che ci impegna, ve ne è un’altra non
meno cogente : quella della difesa della Verità; se l’ecumenismo dovesse voler dire « abbracciamoci a costo della
verità», allora, sono certo, la volontà
di Dìo sa¥ébbiri35®là ■ antlèCumenica.
Nessuno di noi evangelici, credo, sarebbe disposto al compromesso ed
ognuno di noi sarebbe ben deciso a
rimanere fuori dell’« ecumene » se la
Verità dovesse subire oltraggi.
Ma... vi è un « ecumenismo » evangelico? Molti aspetti di quello espresso
dal Consìglio Mondiale delle Chiese ci
lascia perplessi e fa sorgere nella mente di molti il dubbio : quelli di Ginevra
sono ancora sul terreno della Riforma
o si sono controriformati? Per quanto
ho detto prima, non mi pare che si
possa parlare di un « ecumenismo
evangelico » se non riferendoci a Ginevra il quale, per altro, sembra essere
l’espressione di un vertice piuttosto
che interpretare il pensiero della base.
Ma, cercando di dare una risposta alla
domanda, mi sembra che vi siano delle
differenze evidenti : l’ecumenismo cattolico prende le mosse (e gli ordini)
dal Concilio e dal Papa, quello evangelico da una nuova posizione biblica,
più disposta alla carità. Papa e Bib
bia: due posizioni che sembrano, ancora oggi, inconciliabili. Nei discorsi papali noi troviamo che l’ecumenismo è
una ferrovia a binario unico con destinazione la Chiesa Romana, dalla
Chiesa « semper reformanda » alla
Chiesa che rion si riforma mai; mentre l’ecumenismo evangelico (sempre
se esso c’è) è una ferrovia a doppio
binario, disposto alla discussione sulla
base della Scrittura (oggi rivalutata
da Roma per la nostra decisa azione)
per giungere al pieno possesso della
Verità. Ed a questo punto mi sembra
di aver indicata la ragione dell’inconciliabilità attuale delle due posizioni.
Se per « ecumenismo evangelico » si
intende « unificazione delle varie Chiese evangeliche » ed il tentativo di creare una superchiesa con la sua struttura centralizzata (e magari con i calcolatori elettronici per poter guidare...
scientificamente il gregge di Dio) mi
direi del tutto contrario ad esso. Le
denominazioni sono la forza e la benedizione dell’Evangelismo. Dove andrebbe a finire l’idea del sacerdozio universale se mancasse la Chiesa dei Fra
IVl
telli a ricordarcelo con la sua attiva
preseiiza? E chi ci ricorderebbe la necessità di possedere lo Spirito Santo
con le Sue manifestazioni senza il continuo pungolare che ci fanno i Pentecostali? Le denominazioni hanno portato a tutto il Protestantesimo vitalità incalcolabile, checché ne dicano i
detrattori e... certi ecumenici. Una superchiesa (o vari chiesoni) ripeterebbe
gli errori del mondo in cui i pochi che
riescono ad imporsi dominano a spese delle masse e accadrebbe anche fra
noi che la Chiesa sarebbe governata
da pochi a scapito dei figliuoli di Dio.
Oggi le nostre Chiese sono forti e si
indebolirebbero se, a causa della loro
solidarietà finanziaria e numerica, venisse a mancare il pungolo del proselitismo e l’altro non meno forte dell’affermazione delle verità particolari possedute da ogni denominazione.
Lottare per il medesimo scopo, si!
ma ognuno nella propria area secondo le proprie esperienze spirituali.
Bruno Saccomani
pastore della Chiesa Battista
di Torino
Un Frateilo
E’ necessario
aprirsi
L’ecumenismo, nel senso stretto,
è una teoria che tende a riunire le
varie Chiese- cristiane, mettendole
tutte sul piano dell’uguaglianza pur
nelle loro diversità di vedute. Per
la Chiesa dei Fratelli in generale
l’ecumenismo è considerato un compromesso scarsamente possibile; un
credente di questa Chiesa si sente
straniero in mezzo al mondo in cui
vive e scendere a patti con una Chiesa organizzata significa secolarizzarsi. Nella stessa Chiesa vi sono però diverse correnti. Io appartengo
a una corrente molto moderata in
cui si esce sovente da quella cerchia
forse troppo chiusa per vedere e anche apprezzare quello che fanno gli
altri. Da parecchi anni la porta della mia Chiesa, contrariamente ad altre più settarie, è aperta a qualsiasi
predicatore che si attenga naturalmente alla « Parola di Dio ». Ci sono stati Pastori Battisti, Metodisti,
Valdesi, predicatori dell’Esercito
della Salvezza e Pentecostali. Con
Fapertura all’ecumenismo da parte
della Chiesa Romana abbiamo inoltre stabilito ottimi rapporti con la
Chiesa Cattolica locale. Io personalmente, facendo fulcro su questa buona apertura aH’esterno dei Cattolici, ho allacciato rapporti epistolari
con molti Sacerdoti, complimentandomi spesso con loro per esempio
per alcuni sermoni fatti alla televisione, e posso dire di avere avuto
anche parole di incoraggiamento in
questo dialogo. Trascrivo integralmente una di queste lettere inviata
SECONDO IL PROF. W. SUCKER
Difficoltà insormontabili
)er un riavvicinamento
Ta protestantesimo e cattolicesimo
Colonia. - 11 professor Sucker. presidente della Chiesa pro-.estante di HesseNassau. considera la dottrina del sacrificio
della messa della Chiesa cattolica, la funzione del papato e la mariologia come
« difficoltà insormonlahili » per un riavvicinamento teologico fra protestantesimo e
cattolicesimo.
„ Sii questi punti, ci troviamo ancora in
pieno disaccordo e non si vede assolutamente che cosa si possa fare per superare
rahisso che ci separa ». Questo egli ha detto
in occasione di un'intervista concessa a
« Radio-Allemagne » in occasione della 60
assemblea generale della Lega Evangelica,
di cui è presidente. Egli ha ricordato che la
teologia cattolica tenta in questo momento
di avvicinarsi a Lu.ero. ma ritiene non sia
questa una buona soluzione. 11 presidente ritiene che la eventuale abolizione della scomunica contro Lutero da parte di Roma
sarebbe un «affare interno cattolico n. D altronde egli pensa che la Chiesa cattolica
non può annullare questa scomunica senza
prima procedere ad una riforma interna
considerevole.
Per quanto riguarda i matrimoni misti.
Sucker ha dichiarato che. dopo il sinodo dei
vescovi di Roma si attendeva la pubblicazione di documenti che avrebbero permesso alle varie conferenze nazionali dei vescovi di modificare, colla loro autorità, il diritto ecclesiastico.
Il Concilio aveva dato la possibilità di
superare l'inflessibile disciplina dei matrimoni misti praticata fin qui dalla Chiesa
cattolica che. col e sue conseguenze pratiche. causava persino fra parecchi teologi
cattolici «un certo disagio v.
Rispondendo ad una domanda, il presidente ha detto che a suo avviso la Chiesa
cattolica agiva in modo contradditorio in
questo problema dei matrimoni misti: da
una narte, essa riconosce il matrimonio ortodosso benché l'ortodossia preveda il divorzio; d'altro canto, essa non riconosce il
matrimonio protestante benché la Chiesa
protestante, come la cattolica, rifiuti in linea di principio il divorzio.
Il prof. Sucker ha notato che si deve constatare come « certi canonisti tedeschi sono
estremamente duri a questo riguardo v. Egli
spera che i vescovi cattolici in Ciermania
giungeranno a « ridurre al silenzio » questi
consiglieri canonisti.
mi (la un notissimo predicatore cattolico: « Fra tutte le parole di plauso che ho avuto, la Sua mi è giunta
carissima, quasi un segno della rifiorente fraternità cristiana. Le vie
dello Spirito sono molte e noi dobbiamo seguirle, ciascuno secondo la
luce che ha. E per parte mia cerco
di dare al mio linguaggio (e prima
ancora al mio cuore) una limpidezza senza le pesanti sovrastrutture di
cui il costume cattolico l’ha aggravata. Dio ci aiuti ad essere dinanzi
al mondo i testimoni puri del Suo
Amore ».
E cito ancora il versetto che apriva un’altra lettera: «Vi dò un comandamento nuovo, che vi amiate a
vicenda: amatevi l’un l’altro, come
10 ho amato voi. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli,
se avrete amore gli uni verso gli altri » (S. Giovanni 13).
L’ecumenismo è voluto certamente da Dio; lo dimostra chiaramente
11 verso 21 del cap. 17 di Giovanni
nella preghiera di Gesù per i Suoi
discepoli: (( acciocché tutti siano
una stessa cosa ».
Ogni Cristiano ben disposto all’ecumenismo dovrebbe continuamente rivedere le sue posizioni alla
luce della Bibbia e anche se dissentisse su alcune cose verso i suoi fratelli, non dovrebbe chiudere il dialogo.
La differenza fra l’ecunienismo
cattolico e quello evangelico è che il
jirimo, pur riconoscendo « di dover
presentare il messaggio evangelico
nella sua essenza di amore a Dio e
al prossimo, non come sentimento
pietistico ma come rispetto e amore per ruotilo, per la su.a libertà e
per le sue esigenze; di dover rivedere certe usanze e pratiche
tradizionali contaminate da elementi superstiziosi, che possono favorire nei lontani una visione errata del messaggio cristiano » (da una
rivista cattolica), mira soprattutto a
ingrandire le sue file con il ritorni)
degli altri Cristiani; mentre Tecumenismo evangelico, anche attraverso una confederazione di diverse
Chiese che certamente favorirebbe
il lavoro di evangelizzazione, non
Ita nessuna intenzione di creare una
forte potenza agli occhi del mondo.
Secondo me infine non sarebbe
bene che le chiese evangeliche si
unificassero. Confederarsi sì, jier
stabilire insieme un’azione veramente evangelica in seno alla società, ma questo si può ottenere anche
lasciando inalterate le varie caratteristiche. Tali caratteristiche sono
forse utili anche secondo condizioni geografiche diverse o secondo valori di cultura o abitudini di diverse
classi sociali; e non dinientichiaiui)
che « noi conosciamo in parte, ma
quando la jierfezione sara venuta,
allora (jtiello che è solo in parte sarà annullato» (I (mrinti 13: 16).
Kmanuklf. Fossato
membro della Chiesti
dei prateili di Santhià
3
pag. 3
12 gennaio 1968 — N. 2
QUANDO VI SARA' UNA SOLA FEDE?
Un CatíoUco
"Un solo ecumenismo,,
ha detto il Concilio
Mi par di trovare queste difficolta,
dovendo parlare di ecumenismo con i
iratelli evangelici: , „
— non so se quando dico « Chiesa »,
loro e io abbiamo in testa esattamente
la stessa cosa;
— non so se quando parliamo della
volontà di Cristo, loro e io interpretiamo le sue parole esattamente alla stessa maniera: voglio comunque sperare
che sostanzialmente intendiamo la
stessa cosa, almeno a proposito della
persona di Cristo;
— non so se le concezioni evangeliche delle due realtà di cui ho parlato
siano comuni a tutti i fratelli evan^'6lÌCÌ.
Comunque, sapendo deiresistenza di
queste difficoltà, non mi stupirò se i
concetti loro e mio di ecumenismo div©r§3rno S6 00X1 iotGodi&ioo ©s&ttjS"
mente allo stesso modo 1 appello di
Cristo all’unità per l’impegno che ne
deriva alle diverse Chiese cristiane, se
infine udrò su questi argomenti pareri relativamente discordi presso i singoli fratelli evangelici.
Con sicurezza so invece una cosa : la
mia concezione globale dell’ecumenismo è mutata in più che un particolare da ciò che essa era una dozzina di
anni fa. Penso che in me e in tanta
parte della cattolicità non solo il dia,logo ecumenico si imponga assai piu
seriamente come obbligo di coscienza,
ma che il concetto stesso di dialogo si
sia evoluto verso un significato ben
più realistico e positivo.
E questa evoluzione con i risultati
raggiunti ha un certo diritto di chiamarsi « cattolica », perchè essa ha trovato una sua formulazione in documenti ufficialmente impegnati, appoggiati dalla conferma di atteggiamenti
pratici dall’autorità competente. Non
già che tutti i settori della vita cattolica offrano un panorama uniforme in
proposito, ma non si può pretendere
che il passo di tutti sia sempre ugualmente spedito. Posso quindi parlare di
ecumenismo con una certa serenità, e
non solo a nome mio.
Si è verificato un fatto di cui darei
questa spiegazione : nella Chiesa cattolica s’è presa lentamente coscienza
di una realtà che è inscindibile dalla
vita stessa della Chiesa, forse meglio
s’è acquisita una maggior coscienza
non solo del dovere ma anche della
natura dell’ecumenismo. Non è stato
dapprima un fenomeno di massa, ma
era certo un fenomeno di base: teologi privati e pratica di vita concreta.
Questa coscienza giunse progressivamente ad esprimersi a livello ufficiale, culminando nel Decreto sull’Ecumenismo del Concilio Vaticano II c
nel conseguente Direttorio per l’applicazione del Decreto, emanato l’anno
scorso. Stiamo vivendo ora il terzo
tempo : quell’istanza della base, che fu
determinante per una presa di coscienza e un successivo impegno circa il
problema dell’ecumenismo, torna ora
alla base, dopo aver ricevuto una formulazione autentica, proponendosi di
sensibilizzare tutti gli strati del popolo di Dio e di vincere le remore che qua
e là ancora sussistessero.
Non si tratta di un punto di arrivo,
perchè si è ben consapevoli che la
posizione è assai imperfetta : è presente però ormai uno stimolo per le coscienze di tutti i cattolici, che vengono avvertiti : non si giustifica più il res':are dietro questa linea.
Che cos’è dunque, a questo livello,
l'ecumenismo? Penso che non sia del
tutto esatto l’uso dei termini ecumenismo = movimento ecumenico. Ciononostante su questa via s’incammina
il Concilio Vaticano II. e credo che ne
derivi almeno il vantaggio di evitare
inutili astrazioni, con la scelta d’un
linguaggio semplice e concreto.
« Per movimento ecumenico si intendono le attività e le iniziative che,
a seconda delle varie necessità della
Chiesa e opportunità dei tempi, sono
suscitate e ordinate a promuovere lunità dei Cristiani ». Si tratta dunque
d’un movimento per l’unione, o, come
s’è detto, d’un unionismo. Poi il concilio accenna ad alcune iniziative m
favore dell’unità, ponendo 1 accento
sul dialogo : s’è parlato perciò di unionismo dialogico.
Per una certa penetrazione di questo discorso, si impone la presa in considerazione di alcune domande.
a) Si dà un solo ecumenismo, o
ne sono possibili parecchi, forse altrettanti quante sono le concezioni della
Chiesa?
Nel corso del Concilio si è raggiunta
la coscienza che esiste un solo ecumenismo: sintomo evidente si ha in una
piccola variazione data al titolo del
primo capitolo del decreto : « Principi
cattolici dell’ecumenismo», e non più
« Principi dell’ecumenismo cattolico ».
Ora i teologi cattolici non hanno improvvisamente dimenticato quanto fu
per secoli sottolineato, che cioè la concezione della « Chiesa » nel cattolicesimo e nel protestantesimo non si
identifica. Proprio questa diversità di
concezioni è all’origine dell’ecumenismo, perchè essa è in gran parte causa
dell’assenza d’unità; ma unico è l’ecumenismo, per chi vuol giungere alla
meta dell’unità.
b) In pratica la Chiesa Cattolica
e le Chiese Evangeliche hanno la stessa idea deirecumenismo? Dò una risposta guardinga, consapevole di destare parecchie riserve : mi pare che le
due concezioni, globalmente prese, siano assai vicine. Mi sento impegnato a
fornire una spiegazione di miniina, che
mi liberi dall’accusa d’un ottimismo a
tutti i costi, sentimentale più che razionale.
Ho l’impressione che i fondamenti
da cui parte la posizione ecumenica
cattolica e protestante siano molto vicini. Per il Cattolicesimo è facile il controllo di quanto dico nel documento
citato; per il Protestantesimo mi rifaccio a varie istanze del movimento
« Fede e costituzione », integrato nel
1948 nel Consiglio Mondiale delle Chiese, e ad istanze successive, manifestate in seno allo stesso Consiglio.
Si ammette che l’unità sia al tempo
stesso dono e volontà di Dio : la tendenza all’unione non può essere frutto d’una decisione volontaristica delle
Chiese che formano una loro libera
associazione. L’unità non può procedere dagli uomini e non è lasciata al
loro arbitrio, perchè Dio stesso la comanda.
« Questo è il sacro mistero dell’unità
deila Chiesa, in Cristo e per mezzo di
Cristo, mentre lo Spirito Santo opera
la varietà dei doni. Il supremo modello e principio di questo mistero è l’unità della Trinità delle persone di un
solo Dio Padre e Figlio nello Spirito
Santo », sono parole del Concilio Vaticano, che di questa prospettiva trinitaria descrive la realizzazione nell’invio di Gesù nel mondo da parte del
Padre, « affinchè, fatto uomo, con la
redenzione rigenerasse il genere urna
no e lo radunasse insieme »; Cristo
pregò per l’unità dei credenti (Gio
vanni 17: 21), «istituì nella Chiesa il
mirabile sacramento dell’Eucarestia »,
che significa e attua l’unità di essa,
diede il comando del mutuo amore, e
tivtto garanti col dono dello Spirito. La
forza di questo argomento è tradizionalmente ammessa nella teologia cat
tolica : mi par di sentire che oggi in
seno al Protestantesimo le nserve
mosse da qualche parte all argomentazione esposta siano ritenute supe
’^^Sarà più difficile intenderci sul tipo
di unità donata-voluta da Dio per la
sua Chiesa. Che esista una certa qual
unità non distrutta dalle divisioni
esterne è ammesso anche dalla Chiesa
cattolica in parecchi punti dei documenti conciliari, ad esempio nella parte finale del decreto accennato, che
enuncia questi punti fondamentali comuni tra le Chiese in Occidente: la
confessione di Cristo, lo studio della
Sacra Scrittura, la vita sacramentale
(Battesimo e Cena), la vita in Cristo.
Non è sufficiente questo? Già la Conferenza di Evanston riconosceva che
l’unità donata è realizzata solo parzialmente. Bisognerà ritenere questa
situazione come ineluttabile, con una
applicazione alla Chiesa della descrizione che Lutero dà del singolo giustificato, « simul justus et peccator »? Si
dovrà parlare di Chiese giuste nell’adesione a Cristo e peccatrici nel senso
della divisione? Non so quale risposta
dia la maggioranza della coscienza
protestante, ora, a questa domanda.
Sono contento di cogliere dei riconoscimenti in un senso che sta molto a
cuore a un cattolico: Tunità deve necessariamente attuarsi non solo su
piano puramente invisibile, ma anche
su piano visibile. Essa dev’essere cosi
manifestata, perchè solò così il mondo può credere.
Dunque fin dove deve giungere il
Cristianesimo fedele a Cristo? A Nuova Dehli si anticiparono gli elementi
colti poco fa nella descrizione del Concilio Vaticano; quanto il documento
cattolico riconosce come principio esistente di unità, la Conferenza indiana
richiedeva che fosse potenziato per dare un’unità soddisfacente.
La Chiesa è unita quando è una la
fede: si comincia ad avvertire che non
è sufficiente il fondarsi solo sull’adesione a Cristo, ma che bisogna renderla esplicita in tentativi di formulazione comune dell’oggetto della fede.
La Chiesa è unita quando esiste unità sacramentale: è già un gran risultato quello ottenuto col riconoscimento dell’insufficienza della sola unità
nella fede.
La Chiesa è unità quando esiste unità di ministero : ma purtroppo su questo punto presso tante Chiese evangeliche la preoccupazione è poco più che
nominale, a causa della divergenza
troppo grande fra le concezioni della
struttura di servizio episcopaliana o
presbiteriana.
c) È possibile nel Cattolicesimo un
ecumenismo inteso come unionismo
dialogico? Come è compatibile con le
leggi del dialogo l’autorità sicura del
Magistero e la durezza del dogma? Dialogare significa muoversi verso l’interlocutore, ascoltandolo e accettandolo
e accettando di modificare le proprie
posizioni in conseguenza di quanto
egli mi offre. È così, disponibile la
Chiesa Cattolica?
È la questione più delicata di questa
nostra conversazione. M’accontenterei
d’un cenno di risposta. Quando la
Chiesa cattolica riconosce in sè «la
pienezza dei mezzi di salvezza », essa
riconosce contemporaneamente la dignità e ricchezza delle altre Chiese e
r esistenza dell’ imperfezione di vita
cristiana in mezzo ai propri figli. La
separazione può essere iniziata « talora non senza colpa di uomini di entrambe le parti », ma nessuno ora può
essere accusato « di peccato di separazione»; anzi delle ricchezze presenti nelle Chiese non cattoliche tutti i
cattolici sono invitati a imparare e a
imitare. In seno alla Chiesa cattolica
esiste il male della grettezza e dell’ignoranza come ovunque, e quindi
l’obbligo di combattere questo male.
Dunque non solo possibilità, ma necessità di muoversi in un dialogo veramente costruttivo. Ci si muove assieme collaborando in vari impegni
pratici di bene, assieme rifacendo la
strada per una più fedele riscoperta
delle origini, per una più felice determinazione degli elementi comuni nelle
dottrine controverse, per una loro essenziale definizione. È Tesempio del
dialogo tra il cattolico H. Küng e il
riformato K. Barth sulla giustificazione; sarà, speriamo, il caso d’una
revisione del concetto di apostolato,
autorità e servizio, sacramento e opere.
Giuseppe Ghiberti
professore al Seminario Maggiore
di Rivoli
Un Valdese
Le ipocrisie del "dialogo,,
e r esigenza del confronto
e della contestazione
.....................................................................................................................................................................................
...................................................................«............................................................................................................................
DIVISI NELLA DOTTRINA, UNITI NELL'AZIONE?
I cristiani francesi per la pace nel mondo
Parigi (soepi) - La Federazione protestante
francese, l'Assemblea plenaria del vescovado
francese, il Comitato francese per Fapostolato
dei laici, unitamente ai dirìgenti ortodossi,
hanno decìso dì consegnare alle autorità civili. durante il perìodo natalizio, un documento nel quale si afferma il rifiuto della
¡'jierra e la volontà di servire la pace.
Questo documento è stato inviato alle prefetture, alle sottoprefetture od al municipio
di ogni città o villaggio. Fra Faltro, lo scritto
dice :
(( Di Ironie a questa drammatica prospettiva e nelVatlesa del Natale che ci ricorda la
venuta di Colui che venne chiamato dai profeti il ''Principe della Pace", e che ha promesso la pace ai suoi discepoli, i cristiani non
possono stare in silenzio. La coscienza che
essi prendono del loro dovere e abbastanza
forle da far loro sormontare le divisioni storiche. Cattolici, protestanti, ortodossi, intendiamo portare assieme sul problema della pace
la medesima testimonianza presso i pubblici
poteri del nostro paese. Questa unanimità
esprime la nostra angoscia come la nostra
risolutezza.
« La guerra deve essere bandita per sempre dalle relazioni internazionali: essa va con
tro la legge di Dio e Vinsegnamento di Cristo,
è sempre inumana, sciupa delle ricchezze indispensabili alla vita dei poveri...
« ...Lo proclamiamo con forza: la violenza
non crea la giustizia, e la pace non può essere che il frutto della giustizia neWamore...
Cristiani di tutte le confessioni, noi accettiamo. per la nostra parte, i carichi accresciuti
che questo servizio di pace e di mutuo aiuto
possono portare al bilancio del paese... Coscienti della forza che la nostra unione rappresenta in seno all'opinione pubblica, noi
intendiamo dare al problema della pace un'assoluta priorità ed agire presso i nostri mandatari affinché ne ricordino l'esigenza a coloro che hanno la responsabilità dello Stato.
Coloro che sono chiamati ad essere le vittime
della guerra hanno il diritto di essere ascoltati.
« Più direttamente, oggi noi indirizziamo
ai nostri dirigenti questo appello solenne, affermando la nostra volontà di mettere al servizio degli uomini, nostri fratelli, le forze dii
pace latenti nelle nostre Chiese, mentre, nel-i
robbedienza della fede, invochiamo Colui che^
ci ha fatti "ambasciatori della Riconciliazione...'^ ».
La prima impressione che provo
osservando i cristiani delle varie confessioni quando abbordano la questione ecumenica è assai simile a
quella che si prova osservando dei
bambini che si accingono a giocare
insieme; ognuno tiene gelosamente
per sè i suoi giocattoli migliori e a
cui è più affezionato, e accetta a malincuore di spartire con gli altri solo
altri giocattoli, magari già un po'
rotti e pertanto di minor valore, e offre per il gioco comune soltanto questi ultimi.
Così pure i cristiani di confessioni
diverse cominciano subito a dirsi, nell'iniziare il cosiddetto « dialogo ecumenico », di avere dei « depositi » o
delle « convinzioni » che non si toccano, che non debbono esser poste
in discussione, perchè li ritengono
essenziali. Il dialogo verterà dunque
su questioni necessariamente più
marginali, quando non si risolva in
un puro e semplice stare assieme per
una qualche celebrazione liturgica.
Questo atteggiamento si riduce
quindi ad avere delle confessioni di
fede rispettive che equivalgono a
delle speci di « tabù », che non si
possono toccare o violare impunemente qualora si accetti di metterli in
gioco nella partita ecumenica. Questa
« prudenza » — che non è solo propria di molti ambienti cattolici, si badi bene ! — è tutto sommato piuttosto superficiale e infantile; potremmo dunque definirla « infantilismo
ecumenico ».
Ciò che non è infantile invece è la
evidente strumentalizzazione che da
più parti viene tentata in molti incontri ecumenici, quando semplici
moti di interesse o simpatia sono considerati o presentati ad arte come
adesioni o consensi. Tutto questo non
è infantile, perchè la « mala fede »
è una peculiare caratteristica degli
adulti, sempre così smaliziati!
Accennerò appena al rischio più
grave, che è quello della strumentalizzazione politica del movimento ecumenico, che avviene non tanto nelle
sue prese di posizione attive, quanto
piuttosto nei suoi rifiuti a pronun
il
darsi con chiarezza su problemi scottanti !
Ciò che mi sembra veramente essenziale oggi, mentre i cristiani di
tutto il mondo si accingono a costruire probabilmente una colossale "torre di Babele" ecumenica con non minore confusione di lingue che nel
passato arcaico, è la contestazione
ecumenica.
Contestazione dunque nel senso
che modi diversi di confessare o concepire la fede e di fondarla (nell'Evangelo o altrove) si affrontino, fraternamente certo, ma senza riserve.
Non ci devono essere zone d'ombra,
o tesori nascosti di cui l'altro non possa occuparsi. Tutto deve essere posto
in discussione, tutto dev'essere dato
in balia della possibile critica dell'altro. Reciprocamente. Soltanto dopo,
mai prima, si vedrà se è possibile un
consenso. E' certamente un rischio
formidabile che dovrebbe valere comunque in ogni tipo di incontro del
cristiano con l'altro uomo (anche di
fronte all'ateo, del resto, il cristiano
deve lasciarsi contestare fino in fondol); i dialoganti si muovono da
una parte e dall'altra verso l'ignoto,
non sanno quello che potranno perdere delle rispettive ricchezze confessionali. Si impegnano, ecco tutto!
Personalmente credo che la parola
« dialogo », così ripetuta oggi da essere oramai un luogo comune, sia in
realtà piuttosto scialba quando non
addirittura ipocrita (maschera della
ipocrisia ecumenica di chi non intende cambiare nulla!), e debba essere
sostituita dal termine « incontro », o
meglio ancora dalla « contestazione
reciproca ». Certo anche quest'ultimo
vocabolo è oggi usato in maniera eccessiva, nei più vari contesti; ma perlomeno esprime con maggiore efficacia il desiderio radicale di cambiare
le cose 1 Incontrarsi dunque, ma su
quale base? L'unica possibile, perchè
« neutrale » nonostante le molteplici
interpretazioni protestanti o cattoliche : la Scrittura.
Dopo anni di incontri ecumenici
del tipo di quello sopra riferito, sono
dunque fautore convinto di un « ecu
menismo radicale », o se si preferisce
« rivoluzionario ». È assai probabile
che questo tipo di ecumenismo possa
segnare la fine del cattolicesimo e del
protestantesimo tradizionali, del clima odioso del confessionalismo clericale Riforma-Controriforma, e la nascita di una specie nuova di « internazionale cristiana » non più legata
alle barriere confessionali e alla relativa psicologia dei gruppi.
È chiarissimo che ogni atteggiamento clericale da parte protestante
o cattolica, od anche all'interno delle varie denominazioni, si riduce a
non accettare una contestazione radicale, cioè la messa in crisi delle varie istituzioni, ma a eluderla con i
più abili strattagemmi ! L'ecumenismo diviene solo dialogo, non si occupa più di ciò che è essenziale, ma
solo di questioni marginali, e in queste perde il suo tempo. Ma intanto i
vari cleri si salvano !
Per tornare ora un po' alle domande che hanno stimolato queste brevi
riflessioni, devo riconoscere che dire
se l'ecumenismo è voluto da Dio è
arduo e problematico. Mi sembra
tuttavia difficile affermare che Dio
voglia, o possa accettare le varie divisioni confessionali dei cristiani.
Certamente Dio non può essere legato in maniera decisiva a nessuna
delle diverse confessioni, che lo credono in modi così differenti od anche contrastanti. Così pure Dio nori
può essere legato a nessun tipo di
ortodossia protestante o cattolica. Il
famoso « potere delle chiavi » è dato
unicamente nella dimensione evangelica della responsabilità e del^ servizio per il mondo, non per le chiese!
Dunque l'ecumenismo mi sembra voluto da Dio, per quanto si possa umanamente constatare, come occasione
eccezionale di purificazione delle varie sedicenti « ortodossie ». Ciò significa anche invito a spogliarsi delle
ricchezze e dei tesori confessionali.
L'ecumenismo radicale pone in crisi
le varie Chiese, le relativizza dinanzi
al mondo, offre l'occasione di una
verifica meravigliosa.
Non vedo differenze significative
tra l'ecumenismo protestante e cattolico; mi sembra però che l'essenziale del problema ecumenico debba
essere il farne una questione di verità più che di unione.
Guai alle chiese se cercano l'unione per se stesse, e non per servire il
mondo ; i cristiani hanno oramai poco tempo per decidersi e qualificarsi
dinanzi al mondo. Se non lo fanno
nella maniera giusta, le loro leghe
difensive saranno travolte dai movimenti politici e rivoluzionari (e perchè mai Dio dovrebbe essere dalla
loro parte?) e il mondo ritroverà forse un nuovo cristianesimo, senza le
Chiese !
Enrico Pascal
membro della Chiesa Valdese
di Torino
La «Settimana
di preghiera
per l'unità»
Quest'anno gli evangelici
napoletani non la celebreranno
Quest’anno gli evangelici napoletani non
celebreranno la « Settimana di preghiera
per l'unità ». È quanto ha deciso il consiglio
dei pastori delle chiese evangeliche della
città (pensiamo, tuttavia, che siano stati
interpellati i consigli o le assemblee di dette
comunità). O piuttosto, la preghiera per
l'unità non si leverà in quella settimana, ma
si è tornati all'antica « settimana di preghiera » in comune, celebrata nelle chiese
evangeliche dall'S al 14 gennaio.
Perchè? 11 past. Salvatore Ricciardi, della
chiesa del Vomero, ha dichiarato a « Nuovi
Tempi» (7-l-'68): a Dinanzi alla confusione che circonda l'idea della unità ci è sembrato più valido, dal punto di vista dell'Evangelo, dare una testimonianza paradossalmente negativa ».
Del resto, occorre intensificare l’ecumenismo, la comunione oggi già possibile fra
le Chiese evangeliche; lo scopo appunto,
della « settimana » promossa da molti anni
dalla Alleanza Evangelica e poi messa in
ombra dall'« ottava dell unità ».
Questo non significa però affatto chiusura o boriosa autosufficienza ; « Nella prossima settimana — concludeva 1 intervista
citata il past. Ricciardi — chiederemo tutti
insieme a Dio di rinnovare la nostra- vita
e le nostre Chiese, di risvegliarci, di spingerci a testimoniare e a evangelizzare, di guidarci in un cammino di ubbidienza quotidianamente rinnovata, che non potrà non
portare, per la sua grazia, all unita e all'unione di coloro che credono in lui, per
lui vivono e di lui testimoniano ».
4
pag. 4
N. 2 — 12 gennaio 1968
Valdensii)
In seguito ad accordi presi con la
Società Biblica Britannica e Forestiera, il pastore Renzo Bertalot è stato
nominato agente della suddetta Società in Italia ed ha lasciato quindi la
chiesa di Venezia. I pastori Giovanni
Scuderi e Gianna Sciclone hanno preso servizio rispettivamente a Venezia
e Vittoria, mentre il candidato Mario
Berutti, dopo una missione in Scozia,
ha preso servizio ad Agrigento.
A questi colleghi, e in particolare al
pastore Bertalot che assume un servizio importante in un momento particolarmente delicato, inviamo il nostro
augurio fraterno per il ministero che
si accingono ad assolvere.
Un pensiero affettuoso e grato rivolgiamo pure al pastore Guido Miegge, che lascia la Società Biblica dopo
un lungo ed apprezzato servizio e ci
auguriamo di vederlo ancora sovente
in mezzo a noi.
Gli accordi con le Chiese territoriali
tedesche in vista di un ministero par
storale tra gli emigrati italiani sono
giunti a buon punto. Speriamo quindi
che il lavoro dei pastori Carmen Ceteroni Trobia e Silvio Ceteroni possa
iniziare quanto prima. Anche a loro,
che saranno impegnati in un lavoro
molto faticoso, ma di grande valore,
inviamo il nostro pensiero augurale.
SAN SECONDO
— Il periodo di Natale ci ha lasciato un
buon ricordo. I culti hanno riunito delle
buone assemblee. La Corale — che ringraziamo vivamente — ha cantato a Natale e
Capodanno. Buona pure la partecipazione
alla S. Cena.
La festa dell’Albero si è svolta la sera del
26 dicembre. Alla sua buona riuscita hanno
collaborato le monitrici ed alcuni giovani
volonterosi. A tutti coloro che hanno dato
tempo ed impegno va la nostra viva riconoscenza.
— Il 24 dicembre nel corso del culto è
stato insediato nella carica di Anziano del
quartiere di Lavoretto : Sergio Gardiol. Mentre la Comunità ringrazia l’anziano uscente
Silvio Comba per il fedele lavoro compiuto
neU’ultimo quinquennio, si rallegra con il
neo eletto, augurandogli di lavorare con
gioia ed impegno al servizio del Signore.
— Sabato 30 dicembre si sono uniti in
matrimonio nel nostro tempio Costantino Alberto (Inverso Pinasca) e Codino Enrica
(Ponte GaUea). Ai giovani sposi che si stabiliscono a Villar Perosa rinnoviamo l’augurio dì costruire la loro casa sulla roccia
dell’evangelo in vista della loro vera felicità.
DONI RICEVUTI
PER ECO-LUCE
Da Roma: Anna Tilli 500; Fr. Micb.
2.500; Federica Valeri 500; Eros Lala 1.000:
Francesco Mendola 500; Anna Soggin 500;
Sofia Baldoni 1.000; N. N. 5.000; Umberto
Savoia 500; Luigi Sgarzi 500; Claudino
Paolucci 500.
Vittoria Mecucci (Siena) L. 1.750; Rolan
do Revel (Montepulciano) 500: Guido Cic
carene (Francia) 890; Urici Mantovani (Man
tova) 500; Giuseppe Falciglìa (Belgio) 500
Beniamino Peyronel (Torre Peli.) 500; Ma
ria Pons (Cappella Moreri) 500; Alice Lu
chini (Napoli) 500; Giulio Genre (Abbadia
Alp.) 500; Ruth Uhlmann (Svizzera) 805;
Pietro Verin (Firenze) 1.000; Giuseppina
Grosso (Vercelli) 1.000; Jean Chauvie (Svizzera) 500. Grazie! {continua)
PRAMOLLO
Anche quest’anno a Natale il nostro tempio ha conosciuto l’assemblea delle grandi
occasioni, costituita nella sua grande maggioranza da uomini venuti anche dai quartieri più lontani per riascoltare il messaggio
di riconciliazione, di salvezza e di speranza
che Dio ha fatto annunziare al mondo nel
suo Figliuolo Gesù Cristo. I bambini della
Scuola Domenicale hanno partecipato al culto col canto di un inno della raccolta Psaumes et Cantiques. Tenendo però conto della
Assemblea pensiamo che molto più numerosi
avrebbero potuto essere coloro che si sono
avvicinati al tavolo della Santa Cena.
A causa della bella nevicata (circa 60 cm.)
che il giorno successivo a Natale ci ha elargito, la festa deU’Albero è stata rinviata al
pomeriggio di domenica 31 dicembre. Di
fronte ad un discreto pubblico di genitori,
di carenti ed amici, riuniti nella sala delle
attività, i nostri ragazzi e ragazze hanno
svolto un ricco programma di poesìe, dialoghi e canti. Al termine della festa tutti i
bambini della comunità hanno ricevuto il
tradizionale dolce regalo della Chiesa. NelTesprimere ancora la nostra viva gratitudine
a tutti coloro che in un modo o nell’altro
hanno collaborato a questa nostra celebrazione, desideriamo dire un grazie particolare
all’insegnante Sig.na Vanda Petrone che
con amore e perizia ha curato la preparazione dei giovani attori; ai giovani dell’Unione che hanno procurato ed ornato il bel pino,
ed al caro amico di Pramollo che, con la
sua generosa offerta di libri, album da disegno e matite colorate, ha arricchito considerevolmente il regalo dei bambini che frequentano la Scuola domenicale. Il Signore
benedica e faccia fruttare per tutti noi il
messaggio che Egli ci ha rivolto attraverso
la sua Parola nel corso delle celebrazioni natalizie.
A Capodanno un gruppo di fedeli si è ritrovato nel tempio per lodare e ringraziare
il Signore che (c è lo stesso ieri, oggi ed in
eterno » e che, nel passare dei nostri anni
e di noi tutti, ci rinnova il Suo amore, fonte di serenità, di gioia e di speranza per i
giorni ch’Egli ci accorda nella Sua grazia.
Sabato 6 gennaio i nostri giovani hanno
ricevuto la gradita visita dei giovani della
Chiesa di Pomaretto, i quali sono giunti fra
di noi guidati dal loro Pastore sig. Gustavo
Bouchard. Dopo un breve culto abbiamo
ascoltato un interessante studio sulla Chiesa
presentato dalla sig.na Eliana Bouchard, la
quale ha poi riassunto la sua esposizione in
alcune domande che hanno dato vita ad una
animata discussione a gruppi.
Ringraziamo vivamente l’Unione sorella
per la sua visita e la sig.na Bouchard per il
suo messaggio e. con l’augurio che simili
incontri possano ripetersi, diciamo « arrivederci » a questi nostri amici.
Ad Asi!, rdiolici d i‘v¡iiigi‘li(i hanno ricordato ai cnnciltadini
Il senso del Natale
IVREA
AlVuscita dopo la messa natalizia di mez’
zanotte, in tutte le chiese cattoliche di Asti,
oltre che nella locale piccola comunità evangelica, (i stato distribuito un volantino, di
cui pubblichiamo il testo, preparato congiuntamente da un ’’gruppo di giovani cattolici”
(Via Borgnini 5) e dalla ’’comunità evangelica” {Via Goltieri 6).
C’è differenza tra il primo Natale ed il
Natale di oggi?
Dove nasce il Figlio di Dio?
Fino a quando ü figlio deU’uomo nascerà
in un tugurio, verrà disprezzato dall’indifferenza, perseguitato dalla crudeltà?
Non è questo, forse, il concreto ambiente
storico, ieri attorno alla greppia dì Gesù ed
oggi intorno a troppi bimbi?
Addobbi lussuosi, luci sfarzose, consumi
superflui, non sono Natale.
Fedeli alla parola di Colui che ci chiama
ad essere suol testimoni nel mondo, sentiamo di deplorare il carattere commercialistico
e paganeggiante che è stato aggiunto alla so.
lennità religiosa della Nascita di nostro Signore.
Vivere il Natale oggi significa:
— non solo commuoversi alla capanna del
Figlio dì Dio, ma muoversi perchè spariscano i tuguri -- il «casermone», le bidonvilles, le favelas, ecc. — dove sì continua a
nascere nella miseria;
— non solo indignarsi contro gli abitanti
di Betlemme che rifiutarono ospitalità ad
una madre in attesa della sua creatura, ma
rischiare di persona dentro ad una società
che rende troppe volte disumana e disperata
la vita;
— non solo scandalizzarsi di Erode, ma
saper vedere le stragi degli innocenti che
ovunque — nella guerra del Vietnam, dell’Angola, del Sudan — continuano per l’obbedienza cieca dei soldati e per la complicità
interessata di politici.
A Betlemme la prima parola rivelatrice
della storia cristiana è: «Pace in terra agli
uomini di buona volontà » (Luca 2: 14).
Noi Cristiani non siamo uomini di buona
volontà, se dimeniichiamo e calpestiamo anche un solo uomo.
Non rifiutiamo la responsabilità che abbiamo nei confronti della pace.
In obbedienza alla Parola di Dio, che proclama « Principe della Pace » (Isaia 9 : 5)
il Messia, rivolgiamo un fraterno appello ai
Cristiani che detengono la guida di popoli
e di istituzioni, aiFmchè si impegnino per la
pace fra gli uomini e fra le nazioni. Ricordiamo loro — ed a noi stessi — che in que
iiMuiiiiiiiiMiiiiiiimiim
A liisi'rna 8. Giovanni hanno atteso Tanno nuovo
con una veglia per la pare nel mondo
La sera del 31 dicembre un centinaio di
persone ha partecipato alla veglia per la pace nel mondo, che ha voluto essere un’occasione per prepararsi in modo responsabile
all’anno nuovo, in un momento in cui la
giustizia, la libertà degli uomini sembrano
tornare ad essere una meta lontana, raggiungibile attraverso sofferenze e lotta.
Intorno a un grande falò, si sono ascoltate testimonianze sulle situazioni più drammatiche del nostro tempo: Vietnam, Angola. America Latina, lotta tra negri e bianchi negli Stati Uniti, condizioni di lavoro
alla FIAT.
I partecipanti provenivano da ambienti
molto diversi: partiti (D.C., P.S.U., P.S.I.U.P., P.C.I.); A.C.L.L, Movimento Studenti
Cattolici di Pinerolo. I valdesi non sono intervenuti in modo ufficiale; vi è stato il forte impegno di alcuni nell organizzare la manifestazione, ma si è avuta l’impressione che
nei nostri ambienti l’iniziativa non fosse capita : fatto sta che di valdesi ce n’erano pochi pochi.
La manifestazione era di pretto stile gio
vanile studentesco, anche se non mancavano
personalità polìtiche, sindacalisti, operai, pastori valdesi; del resto il contributo studentesco, in queste manifestazioni, è insostituibile : nessun’altra categoria oggi sente così
fortemente le contraddizioni della nostra società e il desiderio di cambiamenti sostanziali.
Era quindi abbastanza logico che, nella
riunione che ebbe luogo in una sala dopo
la mezzanotte, il discorso si concentrasse sulle possibilità di un lavoro a livello studentesco, piuttosto cne sul modo di interessare
e mettere in movimento la popolazione valligiana.
Quest’ultimo problema resta però aperto :
i nostri operai e i nostri contadini vivono
nella continua minaccia di perdere il lavoro; intervenire a una veglia per la pace per
loro è uno svago da perditempo; sono convinti che parlare non serva a niente, e agire
sia troppo pericoloso. La loro assenza, la sera
dell’ultimo dell’anno nella piazza degli Airali, era certamente la testimonianza più
impressionante. Bruno Rostagno
st’ora in cui « ognuno parla di pace col suo
prossimo, ma nell’intimo gli prepara un tra.
nello» (Geremia 9: 7), non basta parlare di
pace, ma occorre rinunciare come singoli e
come società agli egoismi, ai razzismi, agli
orgogli ed a tutte quelle passioni che sono
la causa prima delle guerre e dei contrasti
sociali.
Tutte le volte che nel nostro cuore e nel
mondo il Figlio di Dio sarà respinto dalla
indifferenza verso Dio e dalla insensibilità
verso i nostri fratelli, ricordiamo che:
« la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini
preferirono le tenebre alla luce, perchè
le loro opere erano cattive »
(Giovanni 3 ; 19).
Eppure Dio non cesserà di amare tutte le
sue creature!
« Dio ha tanto amato il mondo da dargli
suo Figlio, unigenito, affinchè chiunque crede in Lui, non perisca, ma abbia la vita
eterna » (Giov. 3 : 16).
BOBBI
Favorite dal bel tempo, le celebrazioni na.
talizie hanno avuto inizio domenica 24 dicembre nel tempio con la festa dell’albero
di Natale per bambini ed adulti. Un ricco
programma, recitato e cantato, è stato eseguito dai nostri bambini ben preparati dai
loro Insegnanti ai quali esprimiamo ancora
qui la nostra viva riconoscenza. Anche i più
piccoli, cioè i bambini del nostro asilo, comparivano più volte alla, ribalta, riscuotendo
l’approvazione e la simpatia generale. Alla
festa ha pure partecipato la nostra Corale
eseguendo lodevolmente un inno ed un coro
di circostanza. Alla fine della festa un ricco
pacco dono veniva distribuito, a cura del
Concistoro, a circa 150 bambini.
Ben frequentato il culto di Natale durante il quale l’Evangelo è stato annunziato ad
una assemblea attenta -e raccolta; molto numerosa la partecipazione alla Santa Cena;
vivamente apprezzati i due cori di circostanza eseguiti dalla Corale, con impegno.
Discretamente frequentato il culto di capo
d’anno e buona, in proporzione, la partecipaz'one della fratellanza alla Cena del Signore. Anche a questo culto la Cotale ha
partecipato eseguendo lodevolmente un inno.
Nei pomeriggi di Natale e capo d’anno
due proiezioni gratuite di films per bambini e di cartoni animati hanno rallegrato per
alcune ore i nostri piccoli ospiti i quali han.
no dimostrato di gradire anche questo dono.
Ringraziamo di cuore i giovani dell’Unione, i Coralisti, i bambini, gli Insegnanti
e tutti coloro che in qualche modo hanno
contribuito alla buona riuscita di queste manGestazioni; un vivo grazie alla amministrazione comunale di Bobbio Pellìce per il magnifico pino fornitoci per la festa.
Il Signore che ci ha accompagnati e benedetti sino a questo giorno voglia, nella
sua misericordia, accompagnarci ancora con
la sua benedizione in questo nuovo anno e
fare veramente di ognuno di noi una creatura sua, rinnovata nel cuore, nella mente,
impegnata a servire e ad amare sempre con
gioia nella sua condotta quotidiana.
Hi ^
Domenica 31 dicembre, nel pomeriggio,
abbiamo accompagnato alla sua ultima dimora terrena la spoglia mortale della nostra
.sorella Geymonat Susanna fu Giovanni ved.
Michel n della borgata del Ciastel. La nostra sorella è deceduta a Torre Pellice dove,
in questi ultimi tempi, era stata ricoverata
presso rOspedale Valdese in seguito ad una
trombosi cerebrale che l’aveva parzialmente
paralizzata. Malgrado le assidue cure da cui
fu circondata, la sua salute declinò lentamente, ma inesorabilmente; ella mori sabato
mattina 30 dicembre alla età di anni 76.
Ai figli, alle figlie, ai familiari e parenti
tutti rinnoviamo l’espressione della nostra
viva e fraterna simpatia cristiana, sempre
fiduciosi in Colui che ci lasciò questa luminosa promessa : « Chi crede in me, anche se
muore, vivrà ». e- a.
Il « messaggio sinodale alle Chiese » è stato letto in occasione di un culto domenicale
e discusso con interesse durante tre riunioni
del martedì sera.
Martedì sera, 14 novembre, il prof. Ezio
Ponzo deirUniversilà di Roma ci ha data
una interessantissima conferenza sulle esperienze da lui fatte durante una spedizione
sc.ent.fica presso una tribù isolata nella immensa foresta brasiliana. La conferenza è
stata illustrata dalla proiezione di un bel
film sulla spedizione all’interno del Brasile.
Numerose le domande dei presenti all’oratore.
Il gruppo del martedì sera, sempre troppo
modesto in proporzione alle possibilità che
ci sono, ha seguito un ciclo di studi fatti in
occasione del 450^ anniversario della Riforma. Il pastore ha rievocato la figura di Mart;n Lutero e la dottrina cattolica delle indulgenze. Un chiaro studio sulla dottrina
della giustificazione è stato fatto da Mario
Castellani; seguirono alcune proiezioni su
avvenimenti della vita del Riformatore.
Il pastore Roberto Jahier, è stato in mezzo a noi domenica 3 dicembre ed ha presieduto il culto. Lo ringraziamo della sua visita e del suo messaggio.
I giovani deirUnione ed altri collaboratori hanno preparato cartoncini natalizi da
acquistare in favore deU’Asilo infantile di
Pachino. Buona iniziativa che ha avuto pieno successo.
II Gruppo comunitario protestante ha organizzalo un pranzo comunitario nei locali
della chiesa, seguito da uno studio con discussione sul concetto di « comunità ». Utile
incontro: tuttavia non abbiamo ancora compreso bene dì quale tipo di comunità si vuol
parlare : se della comunità che è « chiesa »
secondo il concetto del Nuovo Testamento o
se dì altre forme di « comunità ». Sarà bene
chiarire le idee al riguardo.
Ringraziamo il nostro fratello in fede
Mario Castellani, oltre che per la predicazione nella diaspora, anche per aver presieduto il culto domenica 10 dicembre, mentre il
pastore era impegnato a Biella. L’anziano
Adriano Longo ha presieduto il culto del 24
dicembre ad Ivrea e di ciò gli siamo grati.
h’Un'one femminile ha ripreso la sua attività con tre riunioni : una di domenica in
casa Tamietti, l’altra il giovedì in casa Rostan, la terza ancora dì domenica, il 10 dicembre, in casa Bertarione. Buoni incontri,
con studio e amichevole conversazione. Buoni risultati ha dato un banco di vendita di
oggetti vari, domenica 17 dicembre.
Una nostra sorelle in fede, Carolina Giovando, forse la più anziana fra gli evangelici della Val Chiusella, è stata richiamata
da questa vita terrena lunedì 11 dicembre,
all’età di 85 anni.
Carolina Giovando era una credente sincera, serena nella sua fede e pronta a renderne testimonianza. Aveva udito il messaggio dell’Evangelo fin dalla sua giovinezza,
ma l’aveva soprattutto ascoltato e ne era sta.
ta afferrata profondamente. La Parola di Dio
era il suo cibo quotidiano e la sua Bibbia
era un documento di lettura fortemente sottolineato, segno di attenta, pensosa meditazione. Sapeva « in chi aveva creduto » e da
questa espressione paolinica il Pastore prese
ispirazione per l’annunzio della Parola di
Dio a Drusacco, la mattina del 13 dicembre,
in occasione del funerale, davanti ad una
numerosa assemblea.
Esprimiamo la nostra simpatia cristiana
in particolare alla famiglia Glaudo eli Drusacco ed ai parenti tutti. Una voce si è spenta in Val Chiusella, nella diaspora canavesana. Voglia Iddio far sorgere altre voci per
la testimonianza all’Evangelo di Gesù Cristo.
(S.OE.P.I.) Il pastore Martin Nienioller,
che al principio dell’anno ricevette il premio Lenin della pace ha annunciato a Mo
sca che avrebbe donato 11.000 dollari (dei
28.000 ricevuti), alla Croce rossa nord-vietnamita. Gran parte di questo denaro servirà
ad acquistare delle attrezzature mediche per
Hanoi. Un'altra parte del premio verrà destinata alle opere di beneficenza tedesche.
I LE¥¥ORI CI SCRIVONO
Grazie
per la strenna
(lettera aperta
al prof. V. Vinay)
Ho ricevuto oggi il n. 3-4 di « Protestantesimo » e per me il Suo Studio
« La prima c la seconda Riforma » è
una vera strenna di Natale.
Abbiamo bisogno che queste cose
ci vengano dette e ripetute sino a
che tornino a far parte del nostro patrimonio individuale. Non è da credere che questa verità della « prima
riforma » sìa completamente ignorala; a mio avviso es.sa dorme nel subcosciente di molti tra la popolazione
Valdese. Essa è dimenticata, ed anche se può talvolta affiorare dal subcosciente di qualcuno non trova un
ambiente « uflìciale » particolarmente adatto alle sue necessità e, quindi,
se ne torna da dove era venuta.
Ho l impressione che il « Sola Gra.
tia » ed il « Sola Fide ». se disgiunti
in concreto dal Sermone sul monte,
ci consentano troppe volte esercìtazio.
ni di tipo accademico o polemico e
in definitiva, seppur con questi pilastri e con il « Sola Scriptura » siamo
astrattamente in grado di chiamarci
Evangelici e Protestanti e Riformati,
non significa che siamo anche in grado di chiamarci Valdesi.
Eppure noi Valdesi sentiamo, con
tutta la confusione deH’inconsapevolezza, che siamo anche « altro » o che
dobbiamo « essere altro ancora ».
Forse i Discepoli hanno vissuto la
loro fede applicando il Sermone; forse i Valdesi o « quibuscumque nominibus censeantur » da cui è sorto il
popolo Valdese, sentivano che « credere » non è un modo di pensare, ma
è il modo di cominciare la propria
giornata e condurla avanti fino a sera.
E la loro Fede e la loro giornata erano una cosa sola anche se tirando le
somme alla sera, sapevano di non
avercela fatta « oggi », non meglio di
« ieri »; li che non scuoteva la loro
determinazione di voler camminare
per quella via anche « domani » sperando in un qualcosa di certo che, ed
a quel punto lo sapevano, poteva essere loro concesso sola Gratin e sola
Fide.
Ma erano semplici, e non cadevano in astrazioni, e sì regolavano gior.
no per giorno sulle orme del Sermone.
Io quel seme « valdese » l’ho anche
visto ai nostri giorni. — A chaque
jour suffit sa i>eine -— diceva mio
nonno, il quale possedeva in tutto e
per lutto una dozzina di proverbi e
citazioni del genere sui quali regolare Tintera sua vita, ed era ben piu
valdese di me che ho la testa imbottita di nozioni e di « distinguo » sulTargomento.
Oggi mi arriva 1’« Eco »; a pag. 4
un interessante dibattito: Chi smio gli
Eredi della Riforma. Altre volte se n’è
scritto, se ne parla un po’ ovunque.
L’abbondare di diagnosi sul Protestantesimo indica una coscienza diffusa che il soggetto soffre di qualche
male; le prognosi sono in genere riservate. Le cure prescrìtte o da prescriversi talvolta si riassumono nello
« auspicare »; altre volte sembrano
parole d’ordine: «Torniamo alla Riforma » o « Torniamo aH’Evangelo »
che non è la stessa cosa.
Ma nessuno scrive: ìì Torniamo ad
essere Valdesi ». Al popolo valdese
non si dice: «Rinsavisci; torna in
ie ». Nossignore. Gli si dice: «Rinsavisci e torna in altri ».
Si vuole ri-vitalizzare, rinvigorire,
j] Protestantesimo; ma non vien da
chiedersi se il Signore ci ha « affidalo » in particolare « quello che siamo
tutti » e non piuttosto « quello che
siamo noi ».
Tutto è però comprensibile. La
dottrina e la cultura Valdese nel suo
insieme non è in grado di rivelare al
Valdese di oggi il senso di quello che
ha avuto il nome di « Valdismo ».
II « mito » del popolo Evangelico
delle Alpi; 1’« errore » di Lutero il
quale alla domanda « dove eravate
prima », rispondeva che erano qui,
da dove scrìvo; talune intuizioni di
nostri storici; tutto ciò che poteva
avere sentore di una « tradizione Apo- |
slolica » è stato oggetto di spietata ;
critica sotto una pretesa « obiettività », ed oggi sarebbe parecchio démodé.
Eppure credo che la nostra cultura
£■ dottrina potrebbe, e forse deve, raggiungere il cuore del movimento di
liberazione manifestatosi nove secoli
or sono, nell’albero chiamato valdismo dai boscaioli che davan dì pigilo alle scuri per abbatterlo.
E* il lavoro fatto dai Curie. Alle
nostre spalle abbiamo una tonnellata
di perblenda. Dentro ci sono cinque
grammi di una misteriosa sostanza.
Al Valdese di oggi non serve sapere
cos’è 8 non è quella tonnellata. Potrebbe essere di vitale importanza isolare per lui quei pochi grammi di
misteriosa sostanza, e spiegargliela.
Sono quei pochissimi grammi che
hanno tenuto assieme quei cinquanta o sessanta uomini i quali, dopo la
desolazione delle Valli, sono rimasti
ugualmente su queste « brue ». Sono
quei pochi grammi che hanno fatto
ritornare su queste misere terre gli
uomini del « Rimpatrio » che stavano
meglio e meglio accolti dove già si
trovavano.
Se un condannato, alla offerta di
abiura, rispondeva con candida semplicità: « Non posso», siamo di fron.
te non ad un semplice problema morale, che egli poteva affrontare e ri
solveere in un modo o nell’altro, ma
ad una questione vitale, senza scelta.
Forse per lui dirgli: Abiura, era come dirgli : Non respirare. E rispondeva : Non posso.
E se questa sostanza, questa cosa
concreta, materiale nonostante gli effetti prodigiosi, fossero le istruzioni
concrete lasciate nel Sermone, intessute con la vita di ogni giorno, non
saremmo forse nel solco della grande
« tradizione » apostolica? Ed il peso
della prima Riforma, se così si vuol
cliinmare, ed il suo nocciolo d’oro,
non dovrebbe essere proclamato e ricordato e messo davanti agli occhi di
chi si chiama forse giustamente Valdese, ma che deve ritornare ad essere valdese?
Lei mi perdonerà, Sig. Pastore, tutti i difetti del mio scritto. Victor Hu.
go diceva : « Un premier mouvement
n’est jamais un crime » ed e il mio
caso.
Le ijorgo i più cari auguri.
Mario Borgarello
Non vi è manifesto
più rivoluzionario
deH’Evangelo
Abbiamo ricevuto, da un certo numero di lettori, espressioni di apprezzamento per il nostro numero speciale di fine d'anno (e ringraziamo i
pastori, i consigli di chiesa e i giovani che si sono impegnati a diffonderlo); stralciamo, da una lettera:
Ho sempre pensato che la predicazione debba essere impostata così mediante la stampa : presentare i punti
di vista del Vangelo in tutti i problemi della vita moderna, nazionale
e internazionale. Sono i punti di vista più radicali e più rivoluzionari.
Presentati ai lettori per quello che so.
no: punti di vista del Vangelo del
Regno, essi possono essere accettati
più facilmente, anche come parole di
giudizio e di condanna, dinanzi alle
quali ci si deve umiliare come cristiani.
Una stampa che lumeggi costantemente gli avvenimenti della vita nazionale e mondiale in questa visuale
rivoluzionaria dell’agape di Dio troverà certamente più ascolto nelle nostre comunità c, speriamo, maggiore
seguito e obbedienza, della critica
fatta nella visuale di qualche partito
politico più o meno rivoluzionario.
Non vi è manifesto più rivoluzionario
del Vangelo di Gesù Cristo.
Valdo Vinay
5
12 gennaio 1968 — N. 2
pag. 5
Una
dei
manifestazione per la pace
gruppi giovanili evangelici
Nella mattinata di lunedì 1 gennaio i
gruppi giovanili valdese e battista (che si
sono presentati come « gruppi giovanili evangelici ») hanno partecipato ad una marcia e manifestazione per la pace, alla quale erano stati invitati da gruppi giovanili
cattolici (gioventù maschile e femminile di
Azione Cattolica, Congregazioni mariane,
Federazione universitari cattolici italiani.
Lega missionaria studenti).
Abbiamo aderito a questa iniziativa ed
abbiamo collaborato alla formulazione del
programma, che ha avuto una impos'tazione
nettamente biblica ed è stato una vera predicazione cristiana. Infatti, sia durante la
marcia, sia alla fine quando sono stati letti
messaggi e testimonianze, è stato costante
il richiamo alla Parola di Dio. 1 due striscioni che aprivano e chiudevano il lungo
corteo giovanile, come pure i manifesti affissi ed i volantini largamente distribuiti in
città, portavano testi dell'Antico e del Nuovo Testamento, che davano un chiaro contenuto cristiano alla manifestazione. Alla
conclusione, nei pressi della piazza della
Prefettura, sono stati letti passi biblici e
brani ispirati al tema della pace (fra gli altri: Martin Luther King, Giovanni XXIII,
F. Kennedy, Paolo VI, Primo Mazzolari).
Abbiamo sentito che pctevamo collaborare con serena coscienza, perchè la manifestazione era stata impostata in modo da
impedire qualsiasi strumentalizzazione.
Oltre ai gruppi giovanili evangelici, ha
partecipato un rappresentante della Chiesa
Valdese di Bari che. dopo avere ricordato
che il Consiglio della Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia aveva in precedenza invitato le comunità evangeliche a
dedicare alla pace il culto del giorno di
Natale, mentre negli anni precedenti tale
argomento era trattato in una domenica di
dicembre, e dopo avere portato il saluto
della comunità valdese che si dichiarava
lieta di sentirsi in comunione spir.'luale con
i fratelli cattolici, leggeva un brano del messaggio del Consiglio della Federazione.
Siamo in grado di riferire che questa manifestazione, per lo stile e per il contenuto,
ha destato viva impressione in tutti gli ambienti cittadini.
Enrico Concini
Nel pomeriggio di domenica 31 dicembre
hanno avuto luogo i funerali della nostra
sorella Angela Giuliani, di anni 78. Numerosi membri della comunità, con la loro
presenza in Chiesa hanno voluto manifestare il loro affe'.io per la sorella che fino
aH'ultimo è stata di esempio per la sua fedeltà e la sua puntualità ai culti e ad ogni
manifestazione della vita della nostra Chiesa; il suo ricordo rimarrà in benedizione.
Rinnoviamo Lespressione della nostra
simpatia cristiana ai numerosi figliuoli e figliuole, tutti membri della nostra Comuni'.à, ed a tutti i parenti.
Un lutto n Corato
Domenica 3 dicembre tutta la comunità
di Corato ed una grande folla di estranei era
presente in Chiesa per il funerale della sorella Mendnni Rosa di anni 69, da lunghi
anni soflerente, ma sempre serena e forte
nella sua fede. Ricordiamo con commozione
quante volte ella aveva desiderato avere accanto a sè sorelle della comunità per culti
o meditazioni, e con quanto vigile interesse
seguisse la viia della Comunità. Al marito,
alla figlia, al genero ed a tutti i parenti le
nostre condoglianze.
AN6R06NA (Serre)
In occasione del Natale un gruppo di giovani e di signore dell’Unione Femminile ha
visitato le persone più anziane della Comunità portando loro un piccolo segno di ricordo e di affetto.
A Pradeltorno la festa dell'albero di Natale, che ha avuto luogo la sera del 23, ha
avuto un carattere familiare. Per arricchire
il programma di recite dei pochi bambini ri.
masti, peraltro ben preparati dalla loro mae.
stra, alcuni giovani dell’Unione del Serre
hanno rappresentato la leggenda del quarto
Re Mago; sono quindi stati distribuiti i doni che quest'anno ancora l’avv. Serafino ed
il Dott. Durand di Pinerolo, due fedeli ed
affezionati amici della nostra Comunità, hanno portato per i nostri bambini. Alla fine
grazie all iniziativa ed alPìmpegno della signa Barbiani tutti i numerosi presenti hanno ricevuto un buon bicchiere di tè caldo
e dei biscotti. Un vivo ringraziamento a
quanti hanno collaborato in un modo o nell'altro.
L'albero di Natale che quest’anno ha avuto luogo a S. Lorenzo per le due comunità
di Angrogna, ha riunito per la prima volta
anche i bambini di Pradeltorno e della Scuola di Chiot D'iaiga. Diminuendo il numero
dei bambini i Concistori hanno pensato che
fosse bene riunirli tutti assieme perchè per
una volta si ritrovassero più numerosi.
La sera del 31 le due Comunità si sono
riunite insieme nei tempio del Serre per il
culto di fine d’anno. Malgrado le strade fossero quasi impraticabili per il ghiaccio l’assemblea era abbastanza numerosa. Ringraziamo la corale del Capoluogo per aver partecipato col canto di un inno al nostro culto.
L’Unione Femminile ha avuto due gradite visite: il 10 dicembre quella della signora Carmen Ceteroni che ha parlato del lavoro che presto intraprenderà assieme a suo
marito presso gli emigrati italiani in Germania; ed il 7 gennaio quella della signora
Mariuccia Barbiani che hà parlato delle varie attività femminili di Torino. Queste visite sono state molto interessanti ed apprezzate.
Nel corso del mese di gennaio avremo un
ciclo di riunioni quartierali fatte in comune
dai due pastori di Angrogna.
27 radazzi
vivono
ospiti deir OLI VETO
Un istituto dotato di un’ottima attrezzatura, che dovrebbe essere più apprezzato e utilizzato - Quanti bambini in particolare alle Valli, potrebbero essere aiutati, e in casi più gravi, ricuperati
iiiiiifmiiiiiiiiiiiiiiiimi
IIIIIII1IIIIIIIIIIIII iiiiiiimimmiiiiniimiiimiiiiii
l•ll<lllmlllmilmulmlllllll(llllMllllllll
TORRE PELLICE
Discusso in assemblea il progetto di
ampliamento del centro comunitario
Il pomeriggio del 3 dicemiire un folto pubblico proveniente da tutta la Vaile si è riunito nel nostro Tempio per celebrare il 450«
anniversario della Riforma Protestante. Si è
parlato a suo tempo del programma molto
apprezzato, pieparato mediante la collaborazione deile Filodrammatiche giovanili di San
Germano e di Torre Pellice, dei Trombettie.
ri Valdesi e della nostra Corale. « La Riforma non lieve essere un avvenimento passalo,
un lontano ricordo, ma un avvenimento da
sperare e da attendere anche la futuro, ed
ogni membro di chiesa deve essere, cosciente
di <iuesta esigenza affinché le grandi affer
Illazioni della fede si traducano in fatti con
creti. pagando di persona » (Past. Roslagno)
L’8 dicembre ha avuto luogo nella Sala
delle attività il Bazar a favore delle Missioni
Evangeliche di Parigi con un buon Interveu
10 di pubblico e di bimbi che si sono diver
liti a pescare gli oggetti preparati per loro
11 risultato è stato soddisfacente e la ricono
scenza va a tutte le persone che lavorando
con spirito di servizio preparano ogni anno
questa manifestazione.
Il 17 dicembre: Assemblea di Chiesa per
discutere sul progetto di costruzione della
nuora sala delVAs'.lo di cui da lungo tempo
si parlava. Il Pastore Sonelli ha illustrato
ampiamente la questione posta all’ordine del
giorno e dopo la presentazione del progetto
dei geometri Aldo Gay e Marco Pontet ha
avuto luogo una esauriente e valida discussione con uno spirito costruttivo veramente
incoraggiante.
Nella seduta mensile della Società Enrico
Arnaud il Pastore Roberto Jahier ha presen.
tato molte diapositive delle Colonie Valdesi
in Germania.
Le celebrazioni natalizie hanno avuto inizio nel pomeriggio del 23 dicembre all’Ospedale Valdese, dove il Pastore Sonelli ha presieduto due culti di S. Cena per i ricoverati:
culti a cui hanno preso parte le persone che
due volte al mese portano un messaggio di
consolazione ai malati col loro canto, ed è
stato un arricchimento spirituale per lutti.
Letizia di Natale anche la sera quando
sono arrivali all'Ospedale i giovani dell’Unio.
ne dei Coppieri per portare il loro augurio
col canto di alcuni inni ed i loro doni in
tutte le corsie. Si sono riuniti, dopo, nel Reparto Sanatoriale coi ricoverati che li aspettavano intorno all'Albero di Natale nella
accogliente sala da pranzo piena di luci e di
decoraz.,oni. Dopo il messaggio del Pastore
Sonelli ed il canto di alcuni inni natalizi
si sono distribuiti i doni e si è svolto un
programma di canzoni popolari con accompagnamento di chitarra.
Tutta la Chiesa ha celebrato la festa dell’Albero di Natale coi 250 bambini delle
nostre Scuole Domenicali domenica 24- dicembre alle ore IO. In un'atmosfera di raccoglijnenlo si c svolto un ricco programma
(li inni c dialoghi alternati con inni natalizi cantati da tutta l’As.semblea. Gli inni ed
i dialoghi che i bimbi prc))aravano da parecchie ssttimane con entusiasmo, con gioia,
con molta semplicità hanno proclamato
volta ancora l'antico e pur sempre at
e
una
tualc messaggio
di Natale; « Un fanciullo ci
è nato, un figliolo oi è stato dato e l'imperio
sarà posto sullo spalle. Egli sarà chiamato Consigliere Ammirabile, Dio potente.
Padre eterno. Principe di pace » (Is. 9: 5-6).
Il culto della vigilia &i è svolto nel Tempio dei Coppieri la sera stessa e la Santa
Cena è stata distribuita alla luce delle candele di un albero di Natale. E’ stato presieduto dal Pastore Bruno Rostagno che ha parlato alla numerosa assemblea sili testo Giovanni 1; 10 e 11. Una piccola corale formata da una trentina di giovani dei Coppieri e da alcuni « Amici delLUnione » ha
cantato « Venite fedeli, venite festanti » e
« Con vivo e santo giubilo».
Il culto di Natale è stato presieduto dal
Pastore Sonelli che ha rivolto alla Comunità un incisivo messaggio sul testo: Calati 4: 7: « Talché non sei più servo ma
figliolo e se sei figliolo sei anche erede per
grazia di Dio ». Vi è stata una buona partecipazione alla Santa Cena. La Corale diretta dal M.o Ferruccio Corsani ha cantato
un corale della raccolta « Louange et prière ». musica del tedesco Nicolai (1599) con
variazioni, armonizzato dal Maestro stesso.
Durante il periodo di Natale si è pensato
con particolare simpatia ai fratelli in disa
giate condizioni. Le sorelle della Società di
Cucito hanno distribuito una cinquantina di
pacchi ai poveri della nostra Chiesa ed ai
nostri ricoverati presso il Rifugio Carlo Al
berlo e 1 Asilo dei Vecchi di S. Giovanni
L Unione dei Coppieri una trentina di pac
chi alle famiglie più bisognose di Torre, sia
cattoLche che valdesi. Questi pacchi sono
stati preparati con amore e generosità; ogni
servizio in questo senso è motivo di gioia.
Il 17 dicembre le allieve della Casa Gay
hanno ricordato la venuta del Signore con
una breve recita ed alcuni inni. Era presente il Pastore Taccia che ha tenuto un piccolo culto. Le alunne hanno offerto a tutti
i presenti una buona tazza di thè con dolci
da loro stesse preparati. La Casa Gay offre
alle ragazze oltre i 14 anni la conoscenza
dei più svariati settori dell attività femminile moderna, aiutandole nella ricerca del
lavoro più rispondente alle loro capacità e
aspirazioni. Attualmente sono istituiti corsi
di guardarobiera, cuoca, taglio e confezione.
I corsi sono gratuiti per le allieve interne
alle quali si richiede solo il necessario per
il loro mantenimento. Si possono ottenere
borse di studio per i casi bisognosi. L’impostazione della vita è del lutto familiare e
l’educazione di ispirazione evangelica. Le
ragazze sono inserite nella vita della nostra
Chiesa.
Continuando una gentile tradizione ci sono state varie altre feste di Natale: all’Asilo
Infantile, airOrfanotrofio ai Simound, alla
Ravadera, all'Inverso ed ai Coppieri dove i
giovani dell Unione hanno ancora distribuito
dei pacchi agli alunni di quella Scuola Domenicale. La preparazione dei programmi
natalizi è stato un incoraggiamento ed un
motivo di allegrezza per le persone che se
oe sono occupate.
Ua nostra Corale ha preso parte a due
¡concerti di musiche natalizie: a Villar Pelhee e la sera del 30 dicembre a quello organizzalo dagli Amici del Collegio Valdese nel
nostro Tempio.
Un nuinero considerevole di persone era
presente a culto di S. Cena Fultimo del1 anno, cu to presieduto dal pastore Bruno
Rostagno. La Corale ha interpretato l’invo
cazione a Dio col canto di un inno del Nuovo Innario. X..ettura liihUca *. Luca 14: 15-24.
La Chiesa esprim;e la sua riconoscenza ai
pastori Emilio Gani, Enrico Tron, Gustavo
Bertin ed ai predicatori laici Edgardo Paschetto e Aldo Varese per la loro preziosa
collaborazione.
Sono stati battezzati: Doriano Co'isson di
Dino e di Margherita Beltramo (Villa 1),
Dorella Romana Geymet di Romano Silvestro e di Wanda Plavan (Villa 2).
Si sono sposati: Onorato Berton (Villar
Pellice) e Wanda Armand Pilon (Ravadera)
Hanno lasciato i loro cari nel lutto: Enri
co Eynard (Coppieri), Enrico Jachia (Vii
la 2), Bartolomeo Pons (Convitto Valdese)
La Chiesa esprime la sua simpatia alle fa
miglio afflitte.
Nell’anno 1967 ci sono stati : 20 battesimi, 13 matrimoni e 38 decessi.
Lina Varese
iiiiitiiiiiiimiiiiiiii
iiiimiiiniKiiiiimiiiiiiii
Alcuni mesi fa una gentile Signora che
aveva indirizzato una offerta per l’Istituto
chiedeva di veder pubblicata qualche notizia
sul nostro Giornale. Ringraziando, davamo
assicurazione che avremmo ripreso a fornire notizie su questo Istituto, che, ultimo
venuto fra le opere assistenziali della Chiesa, si è affermato grazie all’aiuto di molti,
alla viva simpatia con cui è seguito e grazie
alla assidua collaborazione della Provincia
di Torino.
L’Istituto ospita attualmente 27 bambini,
parte evangelici e parte cattolici, che frequentano le classi differenziali istituite dal
Provveditorato agli studi, nelle Scuole Comunali di Luserna S. Giovanni. Lo Scuolabus giallo, ormai ben noto nel paese,
provvede a portare i bambini a scuola, soKo
la diretta sorveglianza delle nostre maestre
assistenti.
L’ Uliveto è ufficialmente riconosciuto
come doposcuola e può così completare ed
integrare l’opera della Scuola pubblica. 1
bimbi sono divisi in tre gruppi che dispongono di un’aula ciascuno e sono diretti e
seguiti dagli assisienti.
I più grandi sono affidati al Maestro
Long, mentre gli altri due gruppi sono diretti dalle Sig.ne Dosio e Caponetto. I turni
di riposo settimanali del maestro e delle
maestre erano fino ad ora coperti da una
maestra in più.
Dal punto di vista sanitario la Provincia
provvede con una visita settimanale di una
dottoressa — Signora Marone — per gli
esami e le cure specifiche di neuropsichiatria,
coadiuvata da una Assistente Sociale •— Signora Garneri.
Per la medicina generale il Dr. Enrico
Gardiol offre in modo assolutamente disinteressato la Sua opera preziosa che, come
può essere facilmente immaginato, è frequentemente richiesta in una cosi numerosa comunità di bambini.
In modo del tutto obbiettivo si può affermare, che difficilmente i bimbi potrebbero essere seguiti maggiormente dal punto
di vista Sanitario e sotto questo riguardo i
genitori possono essere perfettamente tranquilli.
Ultimamente l’Uliveto ha arricchito in
modo notevole la Sua attrezzatura : è stata
installata nel corso dell’estate una lavanderia dotata di una grande lavailrice di tipo
semi-industriale da Kg. 15 per carica e di
una lavatrice da Kg. 5, e la cucina è stata
dotata di un pelapatate meccanico.
Per quanto si riferisce alla attrezzatura
didattica, sportiva e di giuochi, grazie all’intervento dell’Ufficio Provinciale di Torino dell’Amministrazione delle Attività Assistenziali Italiane e Internazionali (A.A.l.)
diretto daU’avv. Domingo Caviglione e con
l’interessamente della Signora Rina Malanot
ristituto è stato dotato di attrezzi da ginnastica di un completo parco giochi all'aperto (scivoli, altalene, giostre, ecc.ì, di
attrezzature per lavori manuali (falegnameria) oltre a ogni specie di giuochi istruttivi
e didattici.
In più, sempre e cura dell’A.A.L, viene
ora installata una centrale elettroacustica, atta a trasmettere musica o lezioni o disposizioni in ogni camera. La centrale è corredata da una radio e da un giradischi. Per
completare questo settore è stato acquistato
un regis'iratore, la cui importanza dal punto
di vista pedagogico è facilmente intuibile.
L’Istituto è stato pure fornito di un apparecchio cinematografico per pellicole di
8 mm. e di un proiettore per diapositive ed
........................... ...............mi.mm
!l (!oncei‘to intalizio degli “Amici del (ìollegio
Continuando una simpatica tradizione,
l’Associazione Amici del Collegio Valdese
ha offerto il 30 dicembre nel Tempio di
Torre Pellice, un concerto di musiche d’intonazione prevalentemente natalizia. Oltre
ad arricchire la cl'ltadjna di una manifestazione culturale non indifferente, ed oltre al
godimento artistico e spirituale di cui han
potuto fruire oltre ai « torresi » (evangelici
e cattolici) non pochi amici di diverse e
lontane provenienze, gli Amici del Collegio
hanno avuto il piacere di presentare due
nuovi « amici », anche se non ex-alunni del
rostro istituto; due amici che hanno donato
con passione ed entusiasmo la loro arte ed
il loro tempo col rigoroso impegno del magistero artistico e con un vivo senso di
fraternità. Il M° Giuseppe Peirolo, organista titolare del Duomo di Asti, città in cui
svolge attiv ' à concertistica e di insegnamento in campo musicale, presentò una Sonata di A. Scarlatti, la Toccata e fuga in re
minore e il « corale « In Te è la gioia di
J. S. Bach; quindi la Pastorale di César
Franck ed infine una sua composizione
« Trittico Natalizio » assai interessante ed
impegnativa. L’esecutore dimostrò nel passare dalle smaglianti sonorXà di Scarlatti
alle poderose architetture bachiane, e poi
alle più coloristiche ed orchestrali pagine di
Franck una sensibilità eclettica ma coscientemente vigile nel dosare le registrazioni e
le possibilità espressive dell’organo Mcondo i vari stili. Altrettanto impegnativa la
prova dell’organista nella funzione di accompagnatore del solista; il violinista Maestro Luigi Pocaterra. deU'orchestra_ sinfonica torinese della RAI eseguì 1 estrosa
Leggenda di Wieniawsky e due tempi del
concerto in la minore per violino e orchestra di Bach; la sua interpretazione, superando brillantemente le difficoltà tecniche,
(tra le quali non indifferente quella di adattarsi all accompagnamento di uno strumento notevolmente diverso da quelli previsti
dagli autori dei brani), creò immediata corrispondenza di poesia col pubblico, simpa
ticamente attento in ogni momento, ma visibilmente attratto ed emozionato dal virtuosistico Il presto » del concerto bachiano.
La parte centrale del programma era riservata alle esecuzioni della Corale Valdese di Torre Pellice. che aveva gentilmente assicurato la sua collaborazione. Essa
eseguì due semplici, fresche melodie natalizie omòfone. « Con dolce giùbilo » (del
XV sec.) e « Dal tronco secolare » (del XVI
sec.) e due cori in lingua francese elaborai;!
dal direttore stesso della Corale, M“ Ferruccio Corsani, su melodie di corali natalizi. Le esecuzioni rivelarono un ulteriore
progresso neiraffinamento deH’impasto delle voci, che giungono ormai ad una notevole fusione, pur rimanendo giustamente caratterizzate nei rispettivi registri; il Dr. Enrico Gardiol, presidente della « Amici del
Collegio » fece rilevare nella sua presentazione come ques'.i risultati debbano essere
tanto più apprezzati, ove si ricordi quanto
tempo e sacrificio richiedono le « prove » ai
membri del coro, spesso stanchi dopo la
giornata di lavoro e non di rado ostacolati
da orari e turni di fabbrica.
La viva attenzione del pubblico ed i suoi
apprezzamento, non espressi con applausi,
dato l’ambiente, nonché la soddisfazione
degli esecutori stessi, incoraggiamo l’Associazione Amici del Collegio nell’organizzazione di questi concepii natalizi, anche se
i rigori della stagione tengono forzatamen’e
lontane alcune persone. Ad ogni modo il
prossimo appuntamento è, secondo una
bella tradizione, ormai quadriennale, per il
concerto pre-sinodale, e dunque per il me.se
di agosto... R.
Eroce Bosiia Italiana
Sottocomitato della Croce Rossa Italiana.
Fiori in memoria del Sig. Enrico Jachia:
I Condòmini di Viale Gilly .5/2, L. 18.200.
è stata costl'iuita una filmoteca di films divertenti e di documentazione. La Provincia
di Torino ha offerto un apparecchio televisivo.
La complessa conduzione dell'Istituto è
affìda'ta ad una équipe molto bene affiatata e
operante come in una grande famiglia sclto
la guida della Sig.na Franca Recchia.
La gestione della azienda agricola, che è
di grande aiuto per l’Istituto, è condotta
dal Signor Rivoir, che provvede inoltre all'allevamento di polli, conigli e maiali.
Tutto il personale è veramente consacrato all’opera ed è doveroso ringraziarlo per
quanto è stavo finora realizzato.
Domenica, 17 dicembre, nella Sala Albarin di Luserna S. Giovanni, gentilmente concessa dal Concistoro, ha avuto luogo la
festa dell’Albero di Natale deU'Uliveto, iniziata con un breve culto del Pastore Santoro.
Erano presenti i parenti dei bambini, nonché numerose persone della Comunità di
S. Giovanni, autorità e amici dell’Istituto.
I bimbi hanno presentato un programma
di inni, poesie e dialoghi, dando una chiara dimostrazione della loro preparazione,
dovuta a... molta pazienza dei loro insegnanti.
II Coro Alpino Val Pellice, sotto la guida del Maestro Edgardo Paschetto, ha fatto una rapida apparizione, presentando alcuni canti di montagna, vivamente applaudii!.
La simpatica riunione si è chiusa con
un ricevimento familiare offerto daH’Istituto.
La Commissione
Ospedale Valdese di Torino
La Direzione dell’Uliveto rivolge viva
preghiera ai fotografi e ai cineamatori di
voler contribuire ad aumentare la dotazione di diapositive e di cortometraggi da
8 mm. In particolare sarebbero molto gradite diapositive e films di viaggi, di montagna, di documentazioni sulla vita di animali, piante, ecc.
Inoltre la Direzione sarà grata a coloro
che vorranno dare il loro aiuto per la costituzione di una discoteca adatta alle esigenze pedagogiche dell’Istituto, (inni, canti
di montagna, novelle, ecc). Grazie.
Nuovo indirizzo
Il past. Giovanni Scuderi comunica che
il suo nuovo indirizzo — che è pure il recapito della comunità veneziana — è; Palazzo Cavagnis, Castello 5170, 30122 Venezia, tei. 27.549.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Francesco Giovanni
Bouchard
riconoscente ringrazia quanti hanno
preso parte al suo lutto.
In modo particolare ringrazia il Pastore Ceteroni, il Dott. De Clementi,
Suore e Medici dell’Ospedale Cottolengo, le famiglie Jahier, Miè-Beux, Long,
Travers, Baret, Sig.ra Coucourde, vicini di casa e l’Ass. Combattenti.
« Ritorna anima mia, al tuo riposo perchè l’Eterno' t’ha colmata di beni ».
(Salmo 116 v. 7)
S. Germano Chisone, 12 gennaio 1968
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Elda Jahier
ringraziano Eientitamente tutte le persone che hanno voluto essere loro vicine nella triste circostanza.
Esprimono un particolare ringraziamento al dott. Peyrot per le assidue
cure prestate e al past. Bouchard per
le parole di conforto.
« Lodate l’Eterno, perchè l’Eterno è buono »
(Salmo 135: 3)
Pomaretto, 28 dicembre 1967
RINGRAZIAMENTO
I figli e parenti tutti, del Compianto
Adolfo Vola
commossi per la dimostrazione di simpatia tributata al loro caro, ringraziano di cuore quanti hanno voluto partecipare al loro dolore.
Un particolare ringraziamento al
Dott. Alfano ed al Pastore Sig. Deodato per la preziosa assistenza.
Pinerolo, 2 gennaio 1968.
Mobilificio SERRE
INVERSO PINASCA (Torino)
CAMERE MATRIMONIALI
in poliesteri da L. 130.000 in sù
CUCINE COMPONIBILI
SALE
SALOTTI
6
pag. 6
N. 2 — 12 gennaio 1968
La più crudele
guerra civile
d’Africa
(segue da p. 1)
Ira le comunità Aladura, estremamente dinamiche, e le Chiese più tradizionali e più stagnanti. Ma soprattutto
— e questa ragione supera di molto le
precedenti — perchè in cento anni di
lavoro missionario non si era riusciti
a elaborare nelle Chiese un insegnamento cristiano che tenesse conto della realtà politica. A questo proposito le
Chiese della Nigeria — pentecostali e
anglicani, riformati e Aladura, battisti
e cattolici — si trovano esattamente
nello stesso imbarazzo in cui si trovano quelle europee. Indubbiamente visone nella Nigeria un certo numero di
uomini politici che sono cristiani e che
desiderano esercitare il loro mandato
nella coscienza della propria responsabilità cristiana. Ma essi sono molto
soli nelle scelte che devono compiere,
perchè la Chiesa in quanto istituzione
(le comunità, le scuole cristiane, i sinodi, i seminari teologici) non ha tenuto presente che era suo dovere gettare ponti e aiutare i cristiani a diventare maggiorenni, in particolare in
campo politico.
Due anni fa ho chiesto a due giovani
notevoli delle Chiese nigeriane quanti
uomini e quanto denaro avevano consacrato alla creazione di una stampa
democratica e alla messa in opera di
stazioni radio organizzate e obiettive.
Li ho trovati pronti ad ascoltarmi, anche interessati dalla mia domanda, ma
del tutto sbalorditi. Per loro, la loro
responsabilità alla radio non riguardava se non le trasmissioni religiose.
Oggi, la maggior parte dei cristiani
— a parte alcune lodevoli eccezioni —
hanno preso totalmente partito per
l’ideologia della propria razza e del
proprio governo, tanto che se ne trovano nei due campi.
NEGOZIATI :
LE POSSIBILITÀ' SONO TENUI
La Croce Rossa, il Consiglio ecumenico delle Chiese e altre organizzazioni fanno ciò che possono per portare
i fratelli nemici attorno a un tavolo di
negoziati. Ma gli Ibo temono che il
regolamento del conflitto sia comprato
a prezzo della « soluzione Anale della
questione ibo », cioè del loro annientamento completo; temono quindi ogni
negoziato e preferiscono semplicemente battersi per la propria vita. In attesa, alle Chiese non rimane che mcaricarsi dei rifugiati e curare i feriti.
Il C.E.C. ha inviato in loco il suo esperto di questioni africane, Jean Fischer,
per organizzare i soccorsi e ha rivolto
alle Chiese-membro l’appello a raccogliere un milione di franchi svizzeri.
Il nostro bnon diritto
Sir F. Ibiam, uno dei presidenti del
CEC, difende la politica del Biafra
Purtroppo, in Nigeria, anche se la stampa
ed il mondo in genere paiono ignorare o,
per lo meno, sottovalutare la cosa, continuano i massacri di decine di migliaia di
esseri umani ; si tratta di uno dei più « dilaganti bagni di sangue »superiore persino,
pare, alle uccisioni in Vietnam; co« e
stata definita questa atroce guerra tribale
daU’inviato speciale di un quotidiano ita
^ Com'è noto, la provincia sud-orientale
della Nigeria ha proclamato la propria indipendenza. assumendo il nome di « Biafra »
dal nome della costa ad oriente del fiume
Niger.
11 Bollettino protestante francese d intormazioni Bip pubblica sul suo ultimo numero una lettera inviata al giornale presbiteriano inglese « The British Weekly » dal
dr. F. Ibiam, del Biafra, ex governatore
della Nigeria orientale; egli è anche uno
dei sei presidenti del CEC.
La leKera attacca violentemente le trasmissioni radiofoniche della BBC,che parrebbe aver assunto una posizione molto
parziale nel conflitto che oppone la Nigeria al Biafra.
Ecco i punii essenziali della lettera; « Che
male ha fatto alla BBC la Repubblica del
Biafra? Nessun altro, alVinfuori dei suoi
abitanti, ha risolutamente rifiutato di proseguire la sua unità col resto della Nigeria
e dichiarato il suo territorio come Stato libero, indipendente e sovrano, diventando
la Repubblica del Biafra... Senza motivi
evidenti, nel 1965 a Kano. i Nigeriani del
Nord hanno premeditato l assassinio di migliaia di loro compatrioti del sud. Dal maggio al settembre del ¡966. hanno di nuovo
colpito gli abitanti della Nigeria Orientale...
¡I numero delle vittime si elevò a 30 mila
persone, comprese le donne incinte. Il
no di Lagos (è il governo "legittimo”) inizio
allora ad espropriare sistematicamente gli
abitanti della Nigeria orientale dal resto
del paese. Poi, rifiutò di pagare gli stipendi
di quelli fra loro che erano funzionari. Questa idea inumana aveva, per scopo, di far
morire di fame tutti quelli che lavoravano
in detta categoria, unitamente alle loro famiglie. Qualunque sforzo di conciliazione
e di comprensione reciproche fu vano. Infine — e questo fu la goccia che fece traboccare il vaso -- un uomo. lakuhu Gowon si prese ¡'iniziativa di istituire dodici
Stati in Nigeria, senza alcuna consulta
« La nostra dichiarazione d’indipendenza
è avvenuta a suo tempo. Ora che .siamo dei
"Biafresi", lo resteremo per sempre. La
BBC non può farci niente. Lex popolo
della Nigeria orientale non ha usato rappresaglie allorché è stato massacrato. Il suo
governo non ha fatto altro che difendersi
e continuerà fino al giorno della vittoria ».
OOCUIflENTI DALL’mgSS
PemiiziODi widiche contro i
Tre ampi documenti, datati dal maggio, giugno e agosto '67, sono stati inviati
i primi due al segretario generale dell'ONU e il terzo, scritto in carcere, al procuratore generale dell'Ucraina — Essi documentano le persecuzioni a cui la
polizia di Stato sovietica sottopone l'ala 'dissidente' dei battisti russi, i quali
hanno celebrato quest'anno il centenario della costituzione della loro Chiesa.
L’indiscutibile clima distensivo istituitosi fra est e ovest non deve illuderci. Infatti le persecuzioni antireligiose nell’URSS sono lungi dall’essere
cessate; hanno anzi ripreso con penoso rigore, in specie contro l’ala dei battisti « dissidenti ».
Ecco quanto rivela Michel Bourdeaux, pastore anglicano che a Ginevra ha un incarico presso un Istituto
di ricerche religiose, in una serie di
articoli apparsi su « The Observer » e
su « The Church Times », che riprendiamo da un condensato apparso il 22
dicembre su « La Vie protestante ».
I battisti russi celebrano quest’anno
il centesimo anniversario della fondazione della loro Chiesa — ma in quali
condizioni! Nel 1954 essi contavano
oltre 500.000 aderenti. A partire dal
1961 essi si sono scissi in due grandi
gruppi, non per motivi dottrinali, ma
per le pressioni politiche che il governo esercita su di loro. Sono cos. nati
gli « scismatici », i quali si oppongono
a qualsiasi ingerenza della propaganda sovietica in mezzo a loro ; ed è con
loro che se la prende la polizia di Stato.
Tre lunghi documenti, datati dal
maggio, giugno e agosto ’67 sono stati
VAL PELLICE
donferenza del prof. Bruno dorsani
a Torre Pellice
Giovedì 18 p. v. alle ore 21 nella Sala
delle Attività di Torre Pellice il Professor Bruno Corsani della Facoltà
Teologica Valdese terrà una Conferenza sul tema « Principi fondamentali
delle Confessioni di fede della Riforma ». Tutti sono cordialmente invitati.
inviati i due primi al segretario generale dell’ONU e il terzo, scritto in carcere al procuratore generale dell’Ucraina. Ecco due estratti dei due primi appelli, inviati a U Thant.
« I fedeli della Chiesa cristiana evangelica e battista nell’URSS hanno conosciuto da anni ogni forma di repressione. Perciò ci rivolgiamo a Lei:
siamo madri, vedove. Agli, parenti di
membri della nostra Chiesa incarcerati e condannati per la testimonianza che hanno resa alla Parola di Dio.
Lei è rivestito, dallo statuto delle Nazioni Unite, del potere necessario per
assumere le difese dei diritti elementari della persona umana, senza distinzione di razza, di nazionalità o di religione.
« Con profonda tristezza Le comunichiamo i fatti seguenti. Il 30 marzo
1967 eravamo riuniti — come lo siamo
usualmente, a turno, in casa dell’uno
0 dell’altro — per il nostro culto in
casa di Nicola Pavlovic Shelestin, un
nostro fratello, a Novaja Bojarca, nei
dintorni di Kiev. Alle 20,30 un ufficiale della milizia locale, in uniforme, accompagnato da sette dei suoi uomini,
in pieno assetto, fecero irruzione nella
nostra assemblea.
« Cercando di annotare il nome di
tutti i presenti ritirarono la carta di
identità del padrone di casa e gli dissero: ’’Lei avrà da renderci conto!” Poi
gli intimarono di presentarsi al commissariato della milizia di Bojarca.
« Il che fece ;n data 2 aprile, alle
16,45. Dopo un (¡uarto d’ora era convocato nell’ufficio del capo della polizia,
accanto al quale si trovavano altre
personalità ufficiali. Quando N. P.
Shelestin, padre di due figli, si fu seduto, il capo della polizia gli domandò
il suo nome, poi venne a mettersi alle
sue spalle e gli disse : ”Ci avete inflitto
delle torture, ora saremo noi a infliggervene!” ».
Segue la descrizione, estremamente
penosa, di un « trattamento » in piena
regola.
« E adesso chieda al suo Dio di li
IIIIIIMUIKUlllillll
Echi della settimana
FERMENTI IDEOLOGICI
NEL MONDO COMUNISTA
^ In Cina « la rivoluzione culturale, da
tre mesi a questa parte, è entrata nella sua
fase morale, e la ''campagna d'inverno" sta
per essere condotta, con determinazione, contro Vegolsmo considerato il nemico n. 1 del
comunismo (...). Una tale impresa non è
neppur pensabile in Occidente, se si fa soltanto eccezione della volontà sistematica di
trasformare l'uomo, che era apparsa nei primi anni della rivoluzione russa. Essa è così
radicata nei costumi cinesi che, dall'altra
parte dello stretto di Formosa, il maresciallo
Ciang Kai Scek ha creduto bene di lanciare,
anche luì, una rivoluzione culturale a modo
suo, per cambiare i cuori e per poter dir
male^ nella misura del possibile, dell azione
dei/’« usurpatore ». La separazione della morale dal concetto di Stato,^ che fa parte delle
tradizioni politiche delVOccidente, non è cosa
che possa applicarsi in Cina: oggi per delle
necessità politiche, un tempo addietro per
delle ragioni filosofiche, dal momento che
l'imperatore era il figlio del cielo. Oggi la
campagna è condotta con grande ampiezza,
nè il regime s è limitato a definire soltanti
delle parole d'ordine: anzi esso ne ha fatta
la teoria, e ha trovato degli eroi e delle unità modello.
« I rivoluzionari sono invitati a compiere
un'autentica ''ascesi in tre tempi" (...) La
prima cosa da farsi, dich.ara un giovane militare, è quella di denunciare a fondo l'egoismo: "Osare una simile denuncia, significa
essere o non essere rivoluzionari (••■) L egoismo, nel nostro sp.nto, è un eredità del sitsema plurimillenario della proprietà privata. ed ha delle radici profonde. Distruggere
il concetto dell'interesse privato e impiantare quello dell'interesse collettivo, è una rivoluzione mollo profonda e particolarmente
accanita " ».
Secondo tempo : »^Lottare per estirpare il
male. Qui le ben note tendenze cinesi per
la terminologia militare, trovano campo per
esprimersi. "Bisogna fare una guerra d annientamento, lanciare di propria iniziativa
una sfida a se stessi e condurre una lotta
colpo per colpo. Là dove si trova il punto
sensibile, là bisogna dar I assalto. In linea
generale bisogna fare la guerra lunga, ma,
sui problemi concreti, bisogna fare la guerra di rapida decisione" ».
Terzo ed ultimo tempo : « Riformare se
stessi, trasformarsi rieducandosi, per darsi
"una potente energia ed un'alta coscienza .
Come ottenere una tale trasformazione.
Non già. come lo lascia credere il sig. Liu
Sciao Chi nel suo libro sul perfezionamento
di se stessi, per mezzo della riflessione solitaria. ma in mezzo "ai venti ed alle maree
della lotta delle classi". Questi sono i tre
tempi del processo di rieducazione, e
pur uno di essi pub essere saltato ».
(Alain Bouc su «Le Monde» del 4.1.68.
L’articolo continua a lungo con considerazioni storico-politiche di grande interesse).
Non si può non guardare a tali propositi
(nei quali, se non erriamo, ci sembra di vav.
a cura di Tullio Viola
visare alcuni temi fondamentali della morale confuciana) se non con viva stima- e
simpatia, tanto che la nostra mente corre
spontaneamente a certi punti dell’EvangeJo,
per ss. a Giov. 1: 47, e Me. 10: 20-21).
^ In Venezuela, « la polemica all’interno dei movimenti d'estrema sinistra non è
nuova ». A meno d’un anno dalle dichiarazioni di Fidel Castro, a condanna della politica, qualificata « disfattista », della direzione del P.C.V. (Partito Comunista Venezuelano). i dirigenti de] P.C.V. hanno dichiarato di « desiderare che il dialogo coi
dirigenti cubani venga ripreso ». Ma intanto
gli oppositori alla sinistra del P.C.V. si sono
da tèmpo organizzati in tre raggruppamenti :
il M.I.R. (Movimento della sinistra rivoluzionaria), l’F.L.N. Fronte di liberazione nazionale) e il F.A.L.N. (Forze armate di liberazione nazionale). Questi tre raggruppamenti sono, più o meno, federati fra loro ed
in lotta contro il P.C.V., al quale rimproverano « la politica detta di "pace democratica" che ha per conseguenza la divisione delle forze popolari ».
Ecco come si esprimono i dirigenti del
M.I.R. r « La dominazione imperialista avrebbe forse cessato d'esistere nel Venezuela?
Forse che il popolo non vorrebbe più lottare? Per quanto ci concerne, la nostra risposta è formale. Non v'è possibilità di cambiamento per via pacifica. Il movimento rivoluzionario deve svilupare la lotta armata
delle masse parallelamente alle lotte non armate o pacifiche che devono servir di base
alla prima. La liberazione nazionale sarà ottenuta nella misura in cui la lotta armata si
trasformerà in una guerra del popolo.
« La direzione del P.C.V. afferma che la
sua posizione attuale è d'ordine tattico e non
strategico, e che essa non concepisce che la
crisi sia suscettibile d'una soluzione dissociata dalla lotta armata. Ci si può allora domandare perchè quella direzione agisca in
modo diverso, e perchè abbia deciso di sopprimere le guerriglie: decisione strategica e
non tattica.
« Noi riteniamo che la denuncia, fatta dal
primo ministro cubano, del cambiamento di
politica del P.C.V., è coraggiosa. Tale de
nuncia rinforza indiscutibilmente le posizio
ni del ìiiovimento rivoluzionario Venezuela
no. Infatti la politica del P.C.V. è netta
mente revisionista: liquidazione delle sue foT
ze militari in vista d'una nuova concezione
politica della lotta, e ciò significa che il
P.C.V. ritiene che, anche se la lotta armata
nel 1963 sì fosse conclusa con risultati più
.soddisfacenti, la ritirata sarebbe stata effettuata in ogni caso.
« Per noi, il dilemma è chiaro: la scelta
fra quelli che lottano contro U sistema con
mezzi adeguati, e quelli che lottano per migliorare il sistema e non per distruggerlo ».
(M. Niedergang su « Le Monde » del
31.12.'67),
belarla dal nostro potere! », grida ancora il poliziotto.
Capo d’accusa : propaganda antisovietica in seno alla setta. Shelestin
Notiziario
Metodista
In questa fraterna rubrica si vorrebbe
pc'ier riferire ogni mese elencando sempre
ampie serie di nuove opere compiute alla
gloria del Signore! Ma purtroppo la Chiesa Metodista d’Italia — resasi autonoma dal
Comitato Missionario Inglese da pochissimi
anni pur possedendo spiccate caratteristiche di piena vitalità, ancora non ha la
possibilità materiale di creare opere nuove
a ritmo continuo! Ovunque si lavora intensamente dal Nord al Sud servendosi di
mezzi limitati, ma animati di vivo ardore
r all’ospeda; evangelistico com:, :d ¡sempio, rL^ania
le. I suoi compagni sono minacciati
dello stesso trattamento. Si direbbe
di esser tornati ai tempi più odiosi
della lotta antireligiosa neH’URSS.
Fra il 1966 e il 1967 oltre duecento
membri della Chiesa battista « dissidente » sono stati arrestati, condannati e incarcerati in condizioni di estremo rigore.
CAMPOBASSO
Venerdì 1 dicembre 1967, all’età di 71
anni, è entrato nella presenza del Signore il
fratello in fede Cosco Domenico.
Ferroviere in pensione da diversi anni, il
caro Domenico è stato una delle colonne dell’attuale Comunità in quanto, fermo e irremovibile nella fede in Cristo, ne è stato uno
dei fondatori degni di rilievo. Ma per volontà di Dio la sua attiva collaborazione si è
arrestata circa sette anni fa allorquando, sottoposto a dure prove, fu colpito da paralisi,
prima, e dalla perdita della voce, dopo. E
con questo, quasi vi sia stata la mano di
Dio, si era negli- ultimi anni della sua vita
fatto di poche parole, ma di costante fedeltà
aU’unica vera Parola. Sofferente, provato,
Cosco Domenico ha « pazientemente aspettato
l’Eterno » (Salmo 40: 1). A giusta ragione,
lutto il versetto, esprimente la sua viva e
continua attesa del Signore, vero Liberatore
dai suoi mali, è stato riportato sui manifesti murali che annunziavano la sua dipartenza.
Ma ramato estinto rimane con noi, nei
nostri cuori che volentieri lo ospitavano, e
10 ricorderemo silenzioso, sorridente e con le
lacrime di gioia che inumidivano abbondantemente le sue gote, come quando andavamo
in gruppo a fargli visita per tenergli un po’
di compagnia.
II rito funebre, nel pomeriggio del giorno
seguente, si è svolto con grande partecipazione di pubblico, parenti, amici ed estimatori di Domenico. Per la triste occasione, il
Past. Salvatore Carco ha meditato sul testo
di I Tess. 4: 13-18, una predicazione che,
data la circostanza, è risultata di testimonianza, per quanti non sanno che Cristo è
11 Figlio di Dio che si è posto sul legno della croce per tutti, e di consolazione, per i fa.
miliari del fratello che ci ha solo preceduti
nell’aldilà e per tutti coloro i quali, versando in disgrazie e nel dolore, ricordano che
Cristo è l’eterno Consolatore. Anche da queste colonne giungano ai fratelli in lutto i
sensi della nostra più fraterna solidarietà.
Aldo Pailadino
dove i pochi pastori all'opera si adoprano
con vero zelo.
Il mese di dicembre trascorso è stato di
serio impegno per le varie Comunità Metodiste nell’intento — comune a tuKe le
Ch.ese d’Italia — di rendere il più solenne
possibile la ricorrenza del S. Natale.
Dalle notizie giunteci finora da varie Comunità, abbiamo potuto davvero rallegrarci ancora una volta per il crescente aumento del numero delle presenze ai Culti natalizi. Ovunque il numero dei pai'iecipanti a
tali Culti ha raggiunto il 100% dei membri
iscritti.
Oltre i Culti natalizi, la Chiesa Metodista
celebra ogni anno un Culto speciale al giorno di Capodanno. È un Culto istituito dallo
stesso fondatore del movimento Metodista :
Giovanni Wesley e denominato : « Culto di
Rinnovamento del Patto con Dio ». In tale
Culto ogni metodista si umilia per le proprie mancanze nella testimonianza cristiana, riafferma le proprie promesse spirituali,
rinnova i propri impegni verso Dio.
In dicembre le Comunità Metodisie hanno un altro grosso impegno da assolvere :
la chiusura dei bilanci finanziari. Infatti nella Chiesa Metodista l'anno finanziario si
chiude il 31- dicembre, ed entro tale data
tutte le Comunità sono impegnate a compiere il loro maggiore sforzo per sovvenire
a tutte le necessXà della Chiesa. Per tali necessità oltre i contributi mensili d'ogni singolo membro di Chiesa, le Comunità provvedono con offerte speciali e coi tradizionali « Bazar » solitamente allestiti dalle attività femminili. Anche dei risultati di questi
Bazar le notizie pervenuteci sono più che
rallegranti : in qualche centro gli incassi
hanno sfiorato il milione di lire.
Dal 18 al 25 gennaio si avrà la annuale
« Settimana della preghiera universale per
l'unità dei Cristiani». Anche la Chiesa Metodista parteciperà a codesta iniziativa. Riferiremo nella nostra rubrica del prossimo
mese. g.
Siamo costretti a rinviare al prossimo numero alcuni articoli sul Campo invernale di Agape, « Israele 1967 » :
— un’intervista di Gustavo. Bouchard
a uno studente, profugo arabo palestinese.
— due valutazioni complessive del
campo, di Tullio Viola e di Andrea
Ribet.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)
Conferenza della prof. Frida Malaa a Pomaretto
iiii nulilrh »minto »i suoi iii'll» vita
In dicembre la doU.sa Frida Malan, assessore airigiene al Comune di Torino, ha parlato sul tema : « La madre accanto ai suoi
figli nella vita » in occasione della riunione
femminile. Una folta schiera di sorelle anche se mancavano molte giovani, ahimè molto inesperte neH’educazione dei figli e che
non hanno approfittato deH’occasione. La
conferenza ha toccato molti aspetti dei rapporti tra genitori e figli, sia in riferimento
alla vita spirituale sia quella sociale e polìtica. Quest’ultima parola fa sempre star male ì nostri parrocchiani quando non comprendono il senso della parola : interesse per
la « polis », la città; in altri termini, la politica nel senso vero della parola comporta
tutta la vita del villaggio, della comunità
civile piccola o grande o in riferimento a
tutti i suoi problemi concernenti la pace o
la guerra, l’istruzione, la mutua, i rapporti
di lavoro tra padrone e operaio ecc. Ma come,
queste cose ilon ci interessano e non interessano la nostra chiesa? E allora di che cosa ci interessiamo? degli angioletti che vagano nelle favole udite da ragazzi oppure
della vita amara, dolente d'ogni giorno nei
rapporti con lo stalo o con il prossimo diretto? Anche il voto fa parte della vita politica che si matura nella misura in cui seguiamo i problemi non soltanto attraverso i
paraocchi d’un solo giornale o dei « sentito
dire » o deirullimo agitatore che compare
sulla scena, ma attraverso il senso critico che
l’Evangelo ci dà.
Ringraziamo la dott.sa Malan per la sua
interessante conversazione, espressa con com.
pelenza e alla portala di tutti.
8: :)c
-- Ricordiamo nel tempo del Natale: un
messaggio impegnativo del maestro Franco
Calvelli, la domenica di vigilia; pensieri di
riflevssione in occasione delle festicciole coi
bambini al teatro, alla cappella del Clot Inverso ed al Podio colla collaborazione delle
insegnami, monitori e monitrici. Ricordiamo la visita dei giovani alPAsilo dei Vecchi di San Germano. E’ stata chiesta una
oiTerta di riconoscenza a tutti i bambini della parrocchia per quello che Cristo ha fatto
per loro. Un buon gruppo ha risposto con
gioia e riconoscenza. La Corale ha cantata
a Natale con l’augurio che il suo messaggio
si estenda al di là dei confini parrocchiali.
La fine d’anno è stata per alcuni oggetto dì
riflessione per quelli che non hanno da man.
giare, che muoiono per la libertà, che vedono crollare tutto nella vita; per i più è
stato ancora un’altra occasione per godere e
soddisfare gli istinti con o senza tintarella
cristiana. Speriamo che Io spirito del digiuno, della riflessione e della preghiera possa
rapidamente penetrare nella vita delle nostre chiese specialmente dei giovani come
è avvenuto ad Asti, Torino, Riesi ed altrove, proprio nel tempo che ci ricorda la venuta del Figlio di Dio sulla terra.
E’ uscito il terzo numero de « La Voce dei
giovani » l vi sono esposti problemi e riflessioni qtili per la nostra comunità e la testimonianga dentro e fuori le mura. Speriamo
che questa voce sia raccolta e vissuta innanzitutto dal gruppo giovanile, con l’esempio della comunità più adulta.
La gioventù ha presieduto le riunioni quarlierali in ogni villaggio predicando su Amos,
testo meditato al campo autunnale di Agape.
Il messaggio urgente sulle Finanze è st®'
to fatto pervenire a tutte le famiglie; siamo
certi che la chiesa terrà conto deH’appello,
perchè rolTerla di ogni membro di chiesa
sia data con gioia e proi>orzionata a quello
che Dio ci dà.
Recentemente sono stati celebrati i battesimi di : Costantino Orietta e Sergio, di Livio e Ribet Marisa, Peyrot Fulvio di Elio e
La^ard Elvira. Al Signore affidiamo queste
creature ricordando la responsabilità dei genitori per il compito che Dio ha loro affidalo.
Un pensiero di simpatia alla famiglia
Peyrot per la dipartenza del loro figlio Sergio, improvvisamente scomparso a Pinerolo,
ancora in giovane età.
„ Ricordiamo: Giovedì 17: riunione a
Porosa: tema : « Gesù psichiatra ».