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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
^fguondo la verilà nella carità
Ekes. IV. U.
Si distribuisce ogni Venerdì. — l'er cadun Numero ceutesimi 40. — Per caduna linea d’inserzione centesimi 20.
Condizioni «l’Asnociazioue s
PerToRiso — Un Anno L. S. — A domicilio L. « • — Provincie L. « tO.
Sei mesi * 3. — » 3 50 — 3 95.
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Le Associazioni si ricevono ; in Torino airufllxlo del C»iori;ulc, viale del Re, num. SI.
~ A Geno\a, alla €ttp|»<*llu ValdcMc». mura di S. Chiara.
Nelle provincits presso tutti gli ¡'(fini postali per mezzodì VagUayche dovranno essere iuviati
franco al Diretlore della IKona Novklla e non altrinirnii.
H(‘rnera-fltreet;
Lionic;
libraio
Airesiero, ai seguenti indirizzi: Londra, dai sigu. Nisshett e li. lihrai, 2i Hi*rneradailalibreria C. Meyrucis, rue Tronchet, *i; dal sig. Poyrol-Tinel libraio;
li Bigg. Denis et Pelil Pierre lihrai, rue Neuve, 18; Ginkvra, dal sig. E. BiToud
PAntGi
dai sig. Delafontaine liljraiu
Soiiiiuarlo.
Appendice: Cenni storici sulla riforma in Italia nel secolo XVI. — Le autorità di Savona. — Corrispondenza tra un padre Cappuccino ed un
Evangelista della nostra Chiesa. — Industrie
e maneggi dei Sanfedisti. — Alcuni paralleli
fra la Legge e l'Evangelio. — Lo Stato romano .
Notizie: Francia - Irlanda.
LE AUTORITÀ DI SAVONA
Sembra che le Autorità della riviera ligure
vogliano gareggiare colle Autorità della Savoia
per grettezza di spiriti, nell’applieare alla lettera certe leggi non peranco mutate e che, applicandole, offendono altre leggi, anzi le leggi
vitali dello Stato. Infatti s’odono spesso ne’ due
paesi atti d’intolleranza, violazioni dello Statuto, coniro di cui fa d’uopo sempre ricorrere
al Governo.
Fin dalla settimana scorsa i giornali politici
annunziarono chei’Assessore di Savona credette
Lene di sequestrare alcune Bibbie c Nuovi Te
APPENDICE
CENNI STORICI
DELLA RIFORMA IN ITALIA
NEL SECOLO XVI.
XXXIII.
l’ietro Carnesecciii era patrizio fiorentino; e
Je belle doli di cui la natura eragli siala larga
dispensalrice aveva oltremodo arricchite coi
pregi di un’accurata educazione: coltura, buoni
costumi, lealtà di carattere e cortesia di modi; per
cui giovane ancora fu ben accedo alla corte di
Firenze, amico allo stesso Cosiino do’Medici e
caro a Clemente VII, pontefice di mediceo lignaggio, che noniinollo dapprima segretario,
indi prolonolaro della Sede apostolica; e tale
era il credito e l’ascendente di Carnesecciii sull’animo del papa, che quesli, ingolfato com’era
negli affari politici, a lui affidava le cure del
supremo sacerdozio, talché comunemente diceasi, essere la Chiesa governala più da Carnesecchi che da Clemente.
Alla morte di queslo pontefice, Pietro Carne
stanienti ad un venditore ambulante, coll’assenso del signor Intendente e dell'Avvocato
fiscale.
Per darne la notizia, noi abbiamo atteso che
alcuno ci desse comunicazione diretta dell’avvenuto: c cosi fu; ecco dunque lo parole esalto
di una lettera che ci giunse da Savona :
t Capitava in questa città, di passaggio, il
colportore Bernardo Rettani, nativo di Bobbio
e dimorante in Genova; giunto alla sera del 20,
la mattina del giorno susseguente, prima di vendere, prudenzialmente recavasi a chiedere la
licenza localo dalle Autorilà per poter esercitare l’onesta sua industria anche in questo,
come avea fatto passando per tutti gU allri luoghi della riviera di ponente, senza la minima
opposizione o diiTicoltà di sorta. Dopo un interminabile interrogatorio di questo signor Assessore, il Uettani gli apriva la cassetta contenente i libri vendibili, qual; unicamente consistevano in Vecchi e Nauti Teniamenti del Ui odati
e dell’arcivescovo Martini, esibendogli nello
stesso lempo i fogli di cui era regolarmente
munito; il signor As.sessore, senz’altro complimento, sequestravagli ogni cosa: libri, passaporto, patente di colportore, ecc., dicendo d’inlerpellarne, per telegrafo, il Ministro, ed ordi
secclii lasciando Homa, scelse N;ipoli per soggiorno , dove ebbe in assai pregio l’amicizia
di Valdez, Martire, Ochino, Paleario ed altri
insigni riformatori. Incoraggialo da essi a leggere le opere di Wicleff, llus, Lutero, Melantone, Zuinglio e Calvino, cd a consultare seriamente le Sucre Scritture, vide anch'egli quanto
la Chiesa romana s'era da esse scostala; e prese
cosi gran gusto per le evangeliche dottrine, che
da indi a poco ne divenne caldo propugnatore,
e più tardi in certo qual modo centro e sostegno. InfaKi con Ini corrispondevano I grandi riformatori di Cermaiiia e di Svizzera, a Ini chiedevano conforto e consiglio quelli che in Italia
speravano o soffrivano per la riforma; a lui protestavano amicizia e favore .Mar^lieiita duchessa
di Savoia, Enrico 11 re di Francia, Caterina dei
Medici,il cardinal Sadoleto, il Bembo, Dulia Casa,
Vittoria Colonna, Giulia Gonzaga ed altri cospicui
personaggi italiani e stranieri.
Tuttoció non poteva sfuggire all’occliio vigile
e sospettoso dell’inquisizione. L'apostasia di
Carnesecchi, già segretario di Clemente VII e
protonolaro della Sede aposlolica, era considerata più d’ogni altra pericolosa, ed alta a trascinare moltissimi nella stessa via; per cui le
accuse ed i processi non si fecero lungamente
nava al sequestrato di ripassare all’uinzio per
prenderne la risposla il dopopranzo.
« Il colportore rimandato dalla mattina alla
sera, dalla sera alla mattina e dall'oggi al domani, quasi come se fosso proso in canzonatura, c non sapendo insino a quando dovrebbe
con non lieve danno rimanersene colle mani
in mano cd in sulle gravoso spese ileU’alhergo,
inoltrava nna supplica al .Ministro degl’InUìrni,
por ottenere [liij sollecita ri.soluzione al suo affare. Maajipena impostata la supplica venivagli
fatta facoltà di ritornare, solo solo, a Genova,
lasciando i libri sempre airUiflzio as.ses.sorialc.
Dopo alcuni giorni veniva fatto sentire al Ilettaui, per mezzo della Questura di Genova, ritornasse in Savona a riprendersi i suoi libri.
Ed egli venne ieri, martedì (30 luglio). Vendette alcune copie di .\uovi Testamenti o di
Bibbie intiere a parecchi giovani savonesi, tra
i quali alcuni Svizzeri, per poter col rctralto di
esse fare il suo viaggio; ed eccolo tosto richiamato daH’Asse.ssore sagrestano, al suo uffizio,
che gli sequestrò nnovamenlo le Bibbie, accordandogli, per grazia, libertà di ritornarson«
a Genova, d’onde era per la seconda volla
venuto ».
Egli è vero che il Ministero non manca di
aspettare; ma il Carnesecchi, proietto da alte
aderenze, spalleggialo da potenti amici, forie
della propria dottrina ed eloquenza, potè stornare i colpi scagliati contro di lui. Né scemava
per questo, anzi cresceva a mille doppii l’odio
che contro di lui nutrivano i fnnalici clericali
che reputavanlo degno del rogo; ond’egli, per
fuggire altri pericoli, andò in volontario esilio,
nel quale per allro non tralasciò mai di provvedere al bene della causa cui s’era consacrato,
tenendo in non cale la formale scomunica lanciala contro di lui da Paolo IV. Ma venuto a
morte queslo ostinalo e fiero pontefice, la sorte
di Carnesecchi migliorò grandemente. Forte del
favore di Cosimo, recossi a Homa per difendere
la propria causa, sicuro della indulgenza del
novello pontefice che ajiparteneva alla famiglia
de’ Medici. K Pio IV che, degno successore del
defunt i Caraffa, ordinava i massacri delle Calabrie, comedié il Carnesecchi fosse comunemente considerato il più pericoloso fra lutti gU
ereteci, dichiarollo innocente, lo liberò dalla
censura, lo colmò di favori e gli restituì persino
le abazie di cui era stalo spoglialo. Nè fu questo
un atto di clemenza e di giustizia, ma l’effelto
di quegli umani riguardi che consigliavano quel
pontefice a far cosa grata ad un principe, sua
2
mostrarsi fedele alla Costituzione e tii renderò
giustizia a chi è perseguitato ; nondimeno speriamo chc vorrà sollecitare la riforma, già stabilita, dei codici, per l’armonia delle leggi, la
tranquillità de’ cittadini e risparmio di molte
noie pel Governo medesimo.
CORRISPONDENZA
tra un Padre Cappuccino ed un Evangelista
della nostra Chiesa
CContin. al num. 30J
Il Padre Teodosio al signor Bruschi.
Preg.mo Signore,
Finalmente ho ricevuto dalla S. V. P. una
lettera che dice qualche cosa, certo non tanto
quanto avrei bramato, ma almeno quanto basta
per farle una risposta di gradimento. Per non
perdere il tempo in prolusioni inutili entro direttamente in questione. — Mi senta. — Ella
senza nulla precisare, uti semper moris, confessa
però che la nuova sua fede se l’ha formata in
complesso sulla Bibbia, anzi sulla pura Bibbia,
la quale dice abbastanza chiaro perchè ognuno
leggendola attentamente, o sentendola a leggere
colle necessarie disposizioni, vi possa trovare le
norme del suo credere e del suo operare in ordine aH’eterna salvezza. Qui sta tutto. Io tengo
conto di questa protesta, da cui veggo derivare
tre cose distinte : 1“ Che V. S. rigetta il magistero d’una Chiesa insegnante. 2» Che il senso
<ìella Scrittura è cosi esplicito e cosi manifesto
da poterla ciascuno interpretare sicuramente.
3“ Che la sola Scrittura contiene tutte le verità
rivelate. Ora, al fine che ella si possa dir pago
e contento non ho che a chiarirla della falsità
di questi supposti. Va bene? Ed a farlo con qualche speranza di successo e per combattere ad
consanguineo ed amico, qual era Cosimo dei
Medici.
Istiluivasi intanto una filantropica società per
aiutare quelli che caduti fossero nelle mani del
sant’Uffizio e agevolare la fuga di quanti erano
perseguitati o caduti in suspicione. Carnesecchi,
favorito dal papa in modo da non temere per sè,
impiegò la propria sicurezza in benefizio degli
altri, e giunse a procurare palesemente l’evasione di Pietro Gelido, ecclesiastico di molta
dottrina e, com’è fama, da lui stesso convertilo.
Gli inquisitori, non potendo addentarlo, perchè schermito e protetto dal papa, tacevano
fremendo, ma nel tempo stesso non tralasciavano di sorvegliarlo, e notarne minutamente
gli atti e le parole con animo di preparare contro di lui gli elementi di futura vendetta. E —
sventura per Carnesecchi e per la Chiesa riformata — l’occasione non tardò a sopraggiungere
e tradurre in atto quei sanguinosi progetti. Moriva Pio IV, 8 lo scettro papale passava nelle
mani del terribile Ghislieri, il quale vagheggiava di spingere la persecuzione all'estremo
per soffocare la riforma in un torrente di sangue, e intanto facevasi chiamare Pio V.
Pietro Carnesecchi av^a concepito il disegno
di rifugiarsi a Ginevra ; ma sperando di trovare nella potenza di Cosimo de’ Medici un forte
armi eguali sullo stesso campo, comincio a svolgere la Bibbia da lei citata. Ma che? V. S. rigetta
l’insegnamento della Chiesa e dei pastori in ordine alla religione e frattanto io leggo che, secondo la Bibbia, la Chiesa è la colonna ed il
fondamento della verità (1 Tim., Ili, 15). Frattanto io leggo che chi non ascolta la Chiesa
vuoisi tenere in conto di paigano, o di pubblicano (Matteo, XVTII, l'i)!'Fr'attantò io lèggo che
è G. C. medesimo che stabili i primi pastori al
governo della sua Chiesa {Atti, XX, 28); e che è
da questi primi pastori, che Egli istituiva , che
discendono coloro che vi ripetono oggidì i suoi
insegnamenti : e gl’rstituiva perchè i fedeli non
fossero come fanciulli vacillanti e pieghevoli ad
ogni vento di dottrina, e perchè tutti gli uomini,
insino alla iine del mondo, potessero giugnere
alla cognizione della verità {Efesi, IV. 13, 14).
Che mi risponde? È col leggere la Bibbia che
ognuno deve formarsi la sua fede? Non è la
Bibbia che stabilisce un corpo insegnante nella
Chiesa?
Del resto una tal verità, che si legge chiara
nella Bibbia, è pur confermata da un dotto protestante, il dottore anglicano Walton , che si
esprime cosi: »■ Come prima di Cristo, Dio affidò
alla sinagoga il deposito dei sacri libri, cosi appresso costituì la sua Chiesa , perchè fosse colonna e guardiana delle sante Scritture; cotalchè
è dalla bocca di lei, giusta la formola del profeta, che il popolo deve apprendere la legge »
(Walton, Biblie. Apparai.). Anzi, che non dice
lo stesso Calvino? « San Paolo, egli dice, afferma
chiaramente che , secondo l’ordine stabilito da
G. C. , soltanto per mezzo della predicazione
esteriore e lasciandoci governare e perfezionare
dagli uomini, noi potsiamo entrare nell’edifizio
della Chiesa, ed essere perfetti in G. C. È questa una regola universale, a cui i genii più sublimi vanno soggetti non meno dei più deboli
spiriti » (Calvin , Comment. in Eph.es., IV ; in
Tim., III. 12). Una Chiesa adunque insegnante è
necessaria, onde il corpo dei fedeli possa avere
scudo contro le sciagure che gli soprastavano,
ritirossi a Firenze. La fedeltà costante de’suoi
antenati verso la famiglia de’ Medici, l’amicizia
che lo stesso Cosimo gli protestava parevangli
sufficienti guarantigie di sicurezza; ma si può
mai contare sulla riconoscenza e suH’amiciaa
d’un despota? Poco dopo, la corte in cui Carnesecchi ebbe ospitalità divenne la stanza del tradimento; Cosimo de’-Medici, calpestando le leggi
sacre deirospitalità, deH’amicizia, della riconoscenza e deU’umanità, ed imitando la perfidia
di Giuda, consegnò l’infelice nelle mani de’ farisei di Roma, nel momento stesso die il suo
stesso amico e sinldilo fedele sedeva alia sua
mensa. E per ¡scolparsi di cosi infame azione
allegava la ragione di Stato — questa consigliera giustificatrice d’ogni colpa — e il dovere
di buon crisliano per cui avrebbe consegnato al
papa (sono sue parole) mani e piedi legati il
proprio figliuolo. — Tanto tenero era della fede
quel duca avvelenatore e pagatore di sicarii !
Poco dopo. Pio V, imitando la prodigalità dei
sacerdoti di Sionne, in prezzo di tanta infamia
mandava a questo novello Iscariota i suoi trenta
danari, cioè il titolo di granduca di Toscana.
Pietro Carnesecchi fu trascinato, carico di
catene, a Roma e gittato, al pari d’un n-nKittore, in prigione. Al processo diedero alimento
una norma sicura di credere e di operare ; la
quale Chiesa non essendo certo quella di Pietro
Valdo mercatante di Lione comparso nella seconda metà del decimosecondo secolo, dev’essere al postutto la romana che da Pio IX risale
fino ai tempi apostolici.
Ma V. S. mi dirà : La Bibbia è abbastanza
chiara in ciò che concerne la fede e la morale ;
quindi basta leggerla attentamente, o ascoltarne
la genuina lettura colle dovute disposizioni,
piegare la propria ragione alla ragione di Dio ,
e coU’aiuto del Signore aprire il cuore alla di
lei salutare influenza. Questa è la falsità del secondo supposto che mi accingo a mettere in
chiara luce , e sempre colla Bibbia alla mano.
La Bibbia è chiara abbastanza? Ma io leggo in
essa tutto il contrario. San Pietro dice che nelle
epistole di san Paolo vi sono molte cose difficili a capirsi, le quali da uomini ignoranti si
torcono in pravo senso insieme alle altre scrit^
ture, facendo così servire alla propria perdizione
il dono che Iddio fece loro a salute (2 di Pibt.
Ili, 16). San Pietro parla qui di salvezza e di
dannazione, e perciò di cose necessarie a credersi e ad operarsi. Più: io leggo in san Luca
che, quantunque gli Apostoli fossero stati per
tre anni alla scuola di G. C , ne avessero ascolcoltate le parole e le particolari lezioni, tutta
volta fu d’uopo ancora che il divino Maestro
prima .di salire al cielo aprisse loro l'intelletto
a comprendere le Scritture : tunc aperuit illis
sensum intelligerent scripturas ( Luca XXIV,
46 ) ; e che spedisse loro lo Spirito Santo a
istruirli d’ogni verità (Giovanni XVI, 13). E nella risposta data dall'Eunuco di Condace, che
leggeva la Scrittura, alI’Apostolo Filippo , il
quale gli domandava se l’intendeva, leggo così :
Et quomodo possum, si non aliquis ostenderit
{Aiti, Vili,31). Se dunque, secondo laBibbiasi
richiede un’autorità Competente che spieghi la
Bibbia, se gli Apostoli medesimi, che erano i
designati a predicare il nuovo patto, hanno avuto
bisogno d’una peculiare illustrazione per capirla
le denunzie di Achille Slazio uomo di gran merito
letterario ma di basso animo; indi le corrispondenze deU’inquisito cadute nelle mani de’ giudici, dalle quali emergevano chiaramente le sue
relazioni coi riformatori svizzeri ed alemanni e
co’principali evangelici deH’Italia. Si ripigliarono le accuse già prodotte ne’ processi antecedenti, si aggiunse la complicità ch’egli ebbe
nella fuga di Gelido e si fe'caso de’ soccorsi da
lui prodigali a molti altri carcerati o sospetti
per molivi di fede. Le dottrine di cui era incolpato il Carnesecchi furono formolate in Irentaquatlro articoli e appostigli come altrettanti
capi d’accusa (1).
Cosimo, 0 perchè spinto dal rimorso (se pure
un tiranno è capace di sentirne) o mosso dalla
pubblica indegnazione che la sua perfidia aveva
(1) Era accusato di credere :
L'eterna salute ottenersi per la fede nei meriti di G. C. e non per lo opere,
Non peccare mortalmente chi non osserva i
digiuni ;
Non tutti i Concilii generali avere avuto l'assistenza dello Spirito Santo ;
D ue soli essere i sacramenti istituiti da G. C. :
il Battesimo e la Cena;
Non doversi prestar fede che alla sola Bibbia;
Esser falsa la dottrina delle indulgenze , e
meru iuvenzione dei papi per cavar danaro;
Non esservi purgatorio ;
3
nel suo yero senso ; se in essa vi sono cose difficili , che dagli ignoranti e dagli instabili (dei
quali v’ha oggidì sulla terra un numero infinito),
si convertono in detrimento dell’anima propria
fad mam ipsortim perditionemj, dov’p la pretesa
chiarezza della Scrittura; a che si riduce l’ardita
pretensione di leggervi invariabilmente, e senza
tema di errare le norme del credere e dell operare? Nè questa difficoltà si toglie colla distinzione degli articoli fondamentali e non fondamentali (solita scappatoia dei novatori); non colla
genuina lettura, come neanche collo specifico
delle necessarie disposizioni del cuore. Conciossiachè V. S. ha già veduto che, nei testi citati,
si parla di cose necessarie, che pur s’ignorano
dagli ignoranti e dagli instabili ; in secondo
luogo non ammettendo ella un’ autorità superiore al privato giudizio non avrebbe neanche
il diritto di dire agli altri che la Bibbia, che loro
porge, è genuina; in terzo luogo dovrebbe ancora
provare in qual luogo della Scrittura si legga
chei per intendere il vero senso della Parola di
Dio, si richiede che ognuno privatamente apra
il cuore a questa medesima Parola; o almeno in
qual divina promessa si contenga un si raro favore. Per altro, meglio delle ragioni dirette desunte dalla natura della cosa, valgono le prove
di fatto a chiarirci della verità, o della falsità
d’un principio. Ora per l’appunto vengo ai fatti.
Ammetto anch’io un istante , signore , che lo
specifico da lei additato sia di ottima e di sicura
riuscita. Ma allora io dico: noi avremo un egual
risultato; cioè tutti coloro che si mettono a leggere privatamente laScrittura, vedranno le stesse
cose. La conseguenza è giustae vale una Spagna.
E tanto più che san Paolo raccomanda qual proprio carattere della cristiana professione, l’una^
nftbffà <Wf ¿Bliflmèiltl in ìTrià medesima regola di
fede (1 Cor., I). I fatti però corrispondono al
principio? Non s’ignora neanco dai fanciulli che
non v’ha sètta i cui seguaci non siano dissenzienti fra loro per non potersi accordare nel
senso.in cui si debbono intendere le Scritture ,
suscitato nel gentile e colto popolo di Firenze,
inviò lettere e messi a fine di render mite il
pontefice verso la vittima. E Pio V, non tanto
per compiacere al duca , quanto per la speranza di ottenere una ritrattazione e aver motivo di proclamare quest’alto trionfo della sua
Chiesa, fece protrarre il giudizio e la condanna.
■Ma indarno; furono inutili i consigli, le promesse, i raggiri, le minacce e la Stessa tortura;
la costanza di Carnesecchi era invincibile ; —
mirabile potenza di chi soffre e muore per un
principio in cui ha fede. — Non è ostinazione,
non è fanatismo; è qualche cosa di divino, a
petto della quale gli umani rigori sono impe
li papa essere solamente vescovo di Uoma,
e non avere potestà sulle altre Chiese ;
Non esservi nell’Eucaristia transustanziazione ;
I frati e le monache essere un peso inutile
della società, nati solo per mangiare e divorarsi le sostanze dei poveri ;
Non potersi nè doversi far voto di castità ;
Essere inutile e peccaminosa l’invocazione
dei santi, e G. C. unico e solo mediatore fra
Dio padre e gli uomini ;
Esser lecito mangiare, nei giorni proibiti,
ogni sorta di cibi;
Potersi senza peccato e da chiunque serbare
e leggere i libri proibiti, come eretici, dalla
Chiesa romana.
anqhe circa i punti più essenziali di loro confessione, quali sono quelli che riguardano il mistero della SS. Trinità , la Divinità di G. C. ,
il sacramento dell’Eucaristia, l'eternità delle
pene, ecc. Ma intanto questo fatto notissimo da
dove ha origine se non appunto dall'introduzione
dello spirito privato nell’interpretare la Bibbia,
la quale vien detta da V. S. intelligibile e chiara?
Adunque , quando ella si degni rispondermi, si
ingegnerà, come meglio potrA, di capacitarmi
sul perchè di queste funeste conseguenze a
fronte di tanta chiarezza ; e se in onta a questi
scandalosi dissensi uno possa restare ancor vero
credente , dovendo la fede esser una. — Sono
adesso a chiarirla della falsità del terzo supposto. V. S. mostra di credere che la Bibbia sia
la sola regola sicura di credere e di operare,
perchè contiene tutte le verità rivelate. É ciò
vero? Prendo la Bibbia in mano per conoscere
la verità di questo asserto. Ma che? l’apostolo
Paolo lo nega di pianta: nelle sue lettere io
leggo cosi: Tenete traditiones quat didicistis sive
per sermonem, tive per epistolam nottram (2 Tettai., II , 14). Ergof Ergo la tradizione , la esistenza e l'autorità della quale sono pure evidentemente attestate dalla Bibbia, è un mezzo sicuro come quello della stessa Scrittura per trasmetterci dei fatti, delle dottrine e dello istituzioni religiose, e diventa pur essa una sorgente
d’infallibile insegnamento in mano di quella
Chiesa, cui G. C. ha promesso la sua peculiare
assistenza sino alla fine del mondo. Ma non voglio chiudere la mia lettera senza dirle qualche
cosa intorno alla sua separazione dalla Chiesa
cattolica. Ella si lagna che la Chiesa cattolica
proibisce generalmente la lettura della Bibbia
in lingua volgare e dice questo il motivo della
sua apostasia. Io non posso comprendere la giustizia di questa lagnanza . e del passo che ha
fatto. Il Concilio di Trento che ha emanato il
decreto dice cosi ; Cum experimento manifettum
sit, ti SS. Bihlia vuìgari lingua pattim tine discrimine permittantur, plut inde detrimenti quam
tenti. Sema questa fede, nè Socrate nè Galileo avrebbero affrontato la morte e la tortura
per amor della sapienza; Regolo e Ciir/.io non si
sarebbero immolati per la patria, nè lanti generosi avrebbero dato il loro sangue pel Vangelo
di Cristo 0 per la libertà.
Nel 26 agosto 1567 Carnesecchi fu dannalo a
morte, e un mese dopo la sentenza fu letta pubblicamente. Consegnato al braccio secolare, gli
fu posto addosso il sambenito (specie di sacco
onde vestivansi i condannati del sant’Uffizio),
dipinto a fiamme e a diavoli, e venne decapitato
sulla piazza di Ponte Sant’.\ngelo e poi abbruciato. Il martire, come attesta Carlo Botta, sostenne sino airullimo. con singoiar fermezza,
il terribile apparalo della morte. Anzi volle andare al patibolo come in pompa, e con biancheria e guanti nuovi ed eleganti giacché il sambenito non gli permetteva l’uso d’altre vesti.
L’Inquisizione fece abbruciarne il cadavere e,
bestemmiando esorcismi, ne disperse le ceneri.
Questi brutali rigori partorirono un generale
spavento a Roma non solamente ma in tutta la
penisola. Ognuno temeva per sè, pe’suoi parenti, per gli amici. Il dolce e confidente conversare era sbandito fin dai più segreti colloquii delle famiglie. Molti perseguii:)»'
alcuni portali a Roma e dalla Inquisizione pro
utilitatit oriri. Il motivo non è giusto ? D’altronde, ella non poteva leggere la Bibbia in latino ed in volgare come meglio le piaceva? Perchè dunque additare questa cagione? Aucora una
cosa. V. S. mostra quasi di compassionarmi per
non aver saputo che ella è seguace di Valdo; di
tanta compassione la ringrazio. Ma perchè devo
sapere che è valdese se non me l’ha mai detto?
Del resto la storia di questa sètta, del suo autore, de’suoi progressi e delle sue vicende, ho
l'onore di conoscerla da anni. Perrin, Charrier,
non mi sono ignoti [Storia del Delfìnato] fiossnet,
Pinchinat , mi sono notissimi {Storia delle var).
{Dizionario delle eresie). E neanche Phigent, VanLimborch protestante e Giovanni Léger mi sono
oscuri. Vale.
Frà Teodosio Cappuccino
mmw E mm dei sanfedisti
CContin. ai num. 29, 30.^
Accennammo in altro numero della lìuona
Novella cho uno dei mezzi usati dai sanfedisti
per arrestare i progressi dell’Evangelio è la diffusione de’ libercoli intitolati Letture cattoliche,
II contenuto di questi libri altro non è cho cicalate stucchevoli e inconcludenti, e indarno vi
cerchi un principio di logica e di buon senso.
Prima che ci applichiamo ad esaminare a parto
a parte i diversi punti di dottrina delle Letture
cattoliche, daremo uno sguardo generico sulle
medesimo per offrire ai nostri lettori un'idea appunto generale di simili produzioni.
Il libro appresso i cattolici romani piùaccreditato in questo genere è il famoso catechismo del
gesuita Perrone. Questo libercolo scritto ad uso
del popolo, altro non è che il parto più miserabile e la più ridicola sconciatura che uscir possa
dalla penna d'un uomo, e sono cosi nauseanti
le calunnie e le falsità che vi si contengono ,
che un uomo spregiudicato ed onesto non ha la
cessati soffersero varie pene e castighi. Fuggivasi da Siena, da Lucca, da Firenze. L’università di Pisa diventò quasi deserta. Cinque donne
s’erano date al diavolo; l’ospedale dei matti le
doveva ricettare, e invece furono arse in Siena.
Simili scene ripetevansi in altre parti d’Italia ;
dotti sospelli e fattucchieri ignoranti erano messi
in fascio dai frati inquisitori. Cosi grandi mali
seguirono alla tragedia del Carnesecchi.
La romana intolleranza, non paga d’aver torturali , decapitati, abbruciati i suoi nemici e
sparse le loro ceneri al vento, ne oltraggiava
persino la memoria, abbatteva i loro monumenti, ne distruggeva le opere. Questa barbara politica riusci a reprimere il movimento
della riforma, ma fu perniciosa all’Italia non
meno che le vandaliche irruzioni del medio
evo; peroccchè tiranneggiava il pensiero, seminava pregiudizi, arrozziva le menti e inferociva
i costumi de’ popoli, nel tempo stesso che una
schiera di spiriti eletti, che innalzarono la patria
a grado eminente di sapienza e civiltà, facea di
lutto per ingentilirli, coll’opera delle umane
letlere, coH’incanto delle arti belle e cogli insegnamenti del pubblico dirilto. — Era quello il
secolo di Machiavelli, di Michelangelo e di Ludnvico Ariosto!
4
pazienza di percorrerlo da capo a fondo. In questo libro l'autore tutto afferma gratuitameute ,
senza darsi la briga di addurre mai uua prova
di ciò che dice; eppure con quella fronte da incudine, che è propria di simil gente], promette
nella prefazione che veruna cosa dirà la quale
non sia appoggiata sul vero, e si dichiara pronto
a<l arrecare le prove di ciò che afferma , senza
però addurne mai una; sicché se a qualcuno venisse il ticchio di sapere un poco da quai fonti
sian ricavate le dottrine di quel catechismo, è
obbligato a dirigere le sue istanze, franche di
posta, in Roma al gesuita Perrone. Non dissimili dal catechismo del Perrone sono gli altri
trattatei li che si pubblicano per cura delle società sanfediste. Essi sono per lo più composti
in forma di dialogo con domande e risposte, ed
ora è un orologiere , ora un facchino, ora un
calzolaio, ora un zappatore che entra in disputa
con un ministro protestante, e si conduce il discorso in guisa che il cattolico sempre trionfa
ed il protestante si trova talmente imbarazzato
che non sa più cosa rispondere. Nel leggere
queste fantastiche vittorie, rammento l’istoria
d’un pazzo che mi par tutta a proposito. Nel
cuor dell’inverao allorché la neve innalzavasi a
più palmi sul terreno , costui applicavasi a formare un gigante colla neve ¡stessa, gli poneva
quindi una spada nelle mani , ed armatosi di
spada esso ancora accingevasi a combatterlo.
Si accostava fieramente a queU’immobile guerriero, lo provocava, lo sfidava, lo insultava, ed
iafine investendolo e percuotendolo con furia, a
terra il rovesciava, crivellandogli il petto di fevite; ciò fatto, colle proprie mani ponevasi sul
capo una corona d’alloro, e colla spada vittoriosa
in mauo davasi a percorrere il paese cantando
ie sue vittorie. Noa è forse questo quel che
fanno i campioni del romanismo nelle loro immaginarie dispute coi protestanti? Nei loro scritti,
nelle loro prediche , ma sempre dove e quando
nessuno può rispondere, si scagliano contro i protestanti; essi interrogano, essi rispondono, essi
sfidano, investono il nemico, lo lasciano gelato
e steso sul pavimento. Affé che è un bel combattere cogli enti di ragione. Ma se la loro causa
è si ben fondata che anche un ignorante papista
può confondere un teologo protestante, per qual
ragione i preti, invece di farci prendere a fischi
ed a sassate , ed aizzarci contro le donne ed i
ragazzi, non vengono a trovarci nelle nostre
scuole, nelle nostri riunioni, e non cercano di
convincerci di errore e di ricondurci alla loro
Chiesa? Ci dicano di grazia in qual passo del
Vangelo si trova scritto che i peccatori e gli erranti si devon lapidare, anziché ammaestrare ed
ammonire ? Se sono essi provvisti di ragioni sì
sode e convincenti, perchè alloraquando sono
da alcuno interrogati .su qualche punto controverso, per tutta risposta altro non sanno dire
fuorché — sei un protestante ì — Se per loro è
tanto facile convincere un evangelico, perchè
Roma ha severamente proibito ai suoi missionarii di tenere dispute pubbliche coi protestanti
senza il permesso in iscritto della congregaxione di propaganda? da che è venuto un tal divieto, se non dalle sconfitte vergognose toccate
dai romanisti nelle dispute coi nemici reali e
non chimerici? 'Diciamo adunque francamente
che, considerate in generale le dottriue^delle Letture cattoliche, esse sono affatto inconcludenti ,
nè potranno mai fare alcuna breccia sull’animo
di persone sgombre da pregiudizii, ed assennate.
(Continua).
Alcuni paralleli fra la Legge ed il Vangelo.
— La Legge cimostra i nostri peccati (Rom., III).
Il Vangelo ci mostra il rimedio pe’ nostri peccati [Giov., I).
— La Legge proclama la nostra condanna
(Rom., VII).
Il Vangelo proclama la nostra redenzione (Colos., I).
— La Legge è la parola d’ira (Rom., IV).
Il Vangelo è la parola di grazia (Atti, XIV).
— La^ Legge è la parola di disperazione
(Deut., XXVII).
Il Vangelo la parola di consolazione (Lti., II).
— La legge è laparola di turbamento (Rom., VII).
Il Vangelo è laparola di pace (Ef., VI).
— La legge dice : Paga il tuo debito.
Il Vangelo dice; Cristo lo ha pagato.
— La Legge dice: Tu sei peccatore, dispera e
perisci.
Il Vangelo dice: I tuoi peccati ti souo perdonati, prendi coraggio, sei salvato.
— La Legge dice ; Espia.
Il Vangelo dice. Cristo ha espiato per te.
— La Legge dice: Il Padre celeste è irritato
contro te.
Il Vangelo dice : E il sangue di Gesù Cristo
che l’ha pacificato.
— La Legge dice : Ov’é la tua giustizia? Ov’è
la tua dirittura? Ov’è la quietanza del tuo peccato?
Il Vangelo dice : Cristo è la tua giustizia, la
tua dirittura, la tua quietanza.
— La Legge dioe : Tu sei legato, obbligato a
me, a Satana, aU'infernó.
Il Vangelo dice; Cristo t'ha liberato da tutti i
tuoi nemici.
Hamiltou, uno dei Riformatori della Scozia,
da cui sono tratti cotesti paralleli, diceva poi
che :
Le buone opere non fanno un uomo buono ;
ma l’uomo che é buono fa opere buone,
(Le Témoin de la Vérité).
LO STATO RO-MANO SVEL.\TO
III.
Il papa grande inquisitore.
« Aprendo l’almanacco romano del 1856, vedesi a capo delle altre questa troppo famosa idstituzione; la prima della corte di Roma per dignità e considerazione. Di tutte le congregazioni
ella è la più illustre, ed è la via la più sicura
per giugnere alle eccelse dignità. Si compone
di cardinali, di prelati, di monaci, di teologi :
un cardinale porta il titolo di grande inquisitore; ma il papa, avendo la presidenza suprema
dell’instituzione e .raunandola di frequente al
suo cospetto , è pel fatto il grande inquisitore
della Chiesa, di cui l'altro non risulta che vicario. Tal’è la prima e la più alta funzione ch’egli
si è arrogato.
• Oggidì che la inquisizione non può più ardere, e che è sbandita dagli Stati civili, ella si
ripiegò nella sua culla, gli Stati romani, e se ne
occupa con zelo ognor crescente. Ma in tutte le
provincie i suoi corrispondenti ed affigliati, vescovi, prelati, parroci, frati, laici d’ogui condizione, carteggiano con essolei, la istruiscono su
tutto ciò chc interessa la fede, dappresso o da
lontano. A Roma e in molte città, l’inquisizioue
tiene carceri e tribunali suoi, dove punisce i
disgraziati che l’hanno irritata ; ella costituisce
una secreta polizia, spaventevole per le sue
diramazioni e il suo carattere sospettoso ; e non
fermandosi ai fatti , ma pretendendo leggere
nelle coscienze, serve così di aiuto alla polizia
politica. Ogni individuo dello Stato, un po'sospetto, ha nei di lei registri partita aperta, in cui
stanno descritti il di lui carattere, portamenti,
attinenze, conversazioni ecc.
«» nr K aE K e:
Francia. — Confessione àelVUnivers. — L’Univers, cotesto confratello àeWArmonia e del Cattolico, parlando della Prussia Renana, cosi esprimesi nel suo numero del 1“ luglio;
« In tutte le città cattoliche (cioè dove regna il
papa] le statistiche fanno vedere che il numero
de’protestanti (ossia degli evangelici) aumenta in
un modo spaventevole. Dusseldorf, ch’era quasi
del tutto cattolica, oggidì conta 7,000 protestanti;
havvi certe parrocèhie a Colonia in cui non vi
sonochealcunipochi cattolici». —Dopo uua tale
confessione, che sarà certo dai papisti creduta
sincera, il suddetto giornale esclama : Vegliate ,
imperciocché il nemico non dorme. No certo che
non vogliamo dormire ; ma non mica per inimicizia contro gli uomini dell’[J/»«crs e soci, ma
per amicizia ed amore al Vangelo e a Cristo ;
se poi questo amor nostro suscita l'inimicizia
loro contro di noi, per cui van gridando il nemico non dorme, sia pure; noi li compiangeremo,
non potendo forzarli a nutrire migliori sentimenti, poiché una tale inimicizia ricade, come
ognuno può scorgere, non sopra di noi, ma sul
Vangelo e su Cristo medesimo.
Iri-anda. — Eccitamento al fanatismo. — Il
Dublin Warder raCG(jjita alcuni fatti g^e provano
come i clericali d'Irlanda sieno animati dei medesimi spiriti che altrove di fanatismo e d’intolleranza: se in Italia non succedono simili casi
alla lettera, non è permancanza di provocazione,
ma per la diversa indole delle popolazioni e in
genere per quell’indifferentismo e incredulità che
i preti stessi hanno seminato. — Non è ancora
un mese che due giovani furono violentemente
assaliti nella via san Francesco, ad istigazione
di un monaco, il quale aveva intrapreso con essoloro una discussione, in prima assai calma, e
che finì poscia per sollevare la plebe. La vita
loro fu posta in grave pericolo ; la polizia dovette intervenire onde proteggerli. I preti, dall’alto del pulpito, servendosi sempre di un linguaggio velato, eccitano il fanatismo nella moltitudine. Eccone gli effetti : una povera donna
venne aspramente battuta in Townsend-Street,
perchè mandava ua suo figliuolo ad una scuola
evangelica.
La domenica seguente un’altra donna che assisteva al servizio celebrato nella casa delle Missioni, e che aveva lasciato la di lei piccola figlia
in camera, addormentata sul letto, rientrata verso
le nove ore, trovò la mobiglia schierata nel corridoio dell’alloggio. Durante la di lei assenza il
proprietario avea forzata la porta della camera
e messo tutto fuori. Discendendo le scale questa
infelice ricevette una ferita alla testa per un
calcio vibratole brutalmente da un carbonaio. Per
due notti la madre e la figliuoletta dovettero
dormire nel corridoio, perchè nessuno osava ricoverarle. — Quali procedimenti ! E si possono
forse costoro chiamare cristiani !
Cirosno Domenico gerente.