1
iba
cente
sidetilei triionale
ll’Aia,
lanità,
con il
nelle
l’Aia»,
Chiela più
della
ìsto le
• Policome
raskoall’apsa.
sguito
ati da
entali
a non
la go)struiJsevic
atere,
re del
serba,
to alhiarata suaace e
i della
5 dalKosoLa si•utta»,
0 che
she la
abbia
osevic
a» del
lissio[il golemici
(eni]
ese ‘
I
no
camQuelanno
ane, è
ionfe
!SCOVÌ
is, dal
delle
)ordi;i seria vita
do dei
terra
iassucativi
tribuía stalito fiociale
sa, laretta)
lazioziato,
0 staio del
mi di
tirale
to de
tribu
ebito
iusto,
mtes
libila
fuori
senza
0 alla
icietà
ito le
delle
e ha
fonare decani'
Ha
genete ina delidizio
ll’orilé sui
timoelude
zione
lullaronti
dopo
naie,
ostra
Ila fi'
{enO
Anno VII
numero 27
del 2 luglio 1999
Lire 2.000 ~ Euro 1,03
spedizione in a. p. 45%
art. 2 comma 20/B legge 662/96 .
Filiale di Torino
In caso di mancato recapito
si prega restituire al mittente.
presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a
corrispondere il diritto di re
L'ANCORA
DELL'ANIMA
«Abbiamo cercato il nostro rifugio
nell’afferrare saldamente la speranza
che ci era messa davanti. Questa speranza la teniamo come un'ancora
dell’anima, sicura e ferma, che penetra
oltre il velo, dove Gesù è entrato per
noi quale precursore»
Ebrei 6,18-20
/MPROWISAMENTE si alzò un forte
vento e le placide acque del bacino
del porto iniziarono ad agitarsi con
violenza: per la piccola barca a remi
dello zi' lano (zio Sebastiano), carica di
bambini provenienti da una gita alla
foce del piccolo fiume, quel breve tratto
di mare divenne un piccolo e insidioso
Capo Horn. Eravamo a metà percorso e
non potevamo tornare indietro. Gli occhi azzurri dell’anziano pescatore brillavano sul suo volto cotto dal sole, sembrava un gigante, immenso, nella piccola barca pigolante di bambini impauriti, e vogava con potenza, lanciando ordini chiari e semplici a noi queruli fanciulli e alla nostra terrorizzata accompagnatrice. Con autorevolezza dava indicazioni su come disporsi per
non cadere in mare, ordinando ai più
grandi di aiutare i più piccini. La tempesta aumentava di intensità e zi' lano, impavido, remava seguendo una
sua tecnica che evitava alla barca di
rovesciarsi. Vogava e ci parlava a voce
alta e rassicurante con il suo antico siciliano di Ortigia (l’isola su cui è costruita la parte vecchia di Siracusa): «Il
mare è violento, ma questa tempesta
babba (sciocca) è, noi (compresi i bambini terrorizzati) siamo tutti bravi marinai!». La sua sicurezza ci aiutò a vincere la paura. L’anziano marinaio conosceva benissimo quel bacino: abituato a ben altri mari riuscì, nonostante la terribile tempesta, a condurci al
punto di approdo più vicino.
La gita non terminò in una tragedia
anche per merito dell’abile marinaio e della sua calma. Mentre sorbivarrio una granita al limone per farci
passare lo spavento, zi' lana parlava
con il barista, e gli diceva che egli aveva le braccia e le gambe nella barca
ma il cuore e gli occhi rivolti alla terraferma, la barca va governata sapendo che sicuramente raggiungerà la riva. Quando si è incerti, il mare ti travolge e quando arrivi è fondamentale
l'approdo: bisogna ancorare la barca
saldamente, altrimenti il mare la porta vìa e la distrugge, in questo episodio
della mia infanzia io ritrovo alcuni
elementi significativi del nostro testo.
A NCHE noi attraversiamo il mare
della vita, che può essere calmo o
tempestoso: anche noi abbiamo biso&io di un traghettatore che abbia già
superato l’esperienza dell’attraversamento (penetrare oltre il velo): anche
noi dal nostro mare in tempesta, mentre voghiamo nella piccola barca
dell’esistenza, abbiamo bisogno di avete gli occhi e il cuore rivolti alla riva
dove vogliamo giungere: anche noi abbiamo bisogno di essere saldamente
ttneorati all’Evangelo, proprio come
una barca lo è al suo punto di approdo,
ba speranza animata dalla fede mi è
chiara quando penso al marinaio che
vogava e guardava davanti a sé: l’impegno è totalmente profuso nel presente, ma il cuore anela la meta e per essa
trova la forza di combattere oggi. La
promessa del Signore è il nostro orizzonte e la motivazione forte che ci permette di procedere con tenacia. Non
siamo abbandonati alla cieca casualità
® anche le nostre sconfitte sono precatie; esse infatti sono illuminate dalia
vittoria del precursore: Gesù Cristo, nostro unico orientamento. Ancorati al
Signore non ci smarriremo mai: questa
promessa ci accompagni ogni giorno.
Antonio Adamo
SIIT I [.m anali: dki.le chiese evangèliche battiste, metodiste, valdesi
Interrogativi sul rogo, nel quartiere Scampìa, di uno dei sette campi nomadi di Napoli
La difficile convivenza delle diversità
Dal diversi popoli dei Balcani ai Rom che abitano le nostre c/ffà, cresce la voglia di «pulizia
etnica» che può essere contrastata solo da una cultura nuova di giustizia, equità e condivisione
MARTA D’AURIA
La carcassa annerita di un’automobile, una vecchia roulotte
con la porta aperta e i vetri infranti,
tavoli e sedie sfasciati, un mucchio
di vestiti bruciacchiati, solo una
carrozzina azzurra con dei buffi
anatroccoli bianchi spicca in mezzo a quell’ammasso di oggetti carbonizzati. Non è uno dei soliti scenari di Pristina, Novi Sad o Belgrado a cui la televisione ci ha assuefatti con successo. È ciò che rimane
di uno dei 7 campi nomadi presenti a Scampìa, quartiere della periferia di Napoli, dopo i roghi della interminabile notte tra il 19 e il 20
giugno scorso.
Si è trattato di un’azione punitiva: nel tardo pomeriggio di venerdì
19 giugno una Bmw guidata da un
nomade in stato di ubriachezza ha
travolto due giovani ragazze che
circolavano su di un motorino per
le strade del quartiere. Immediatamente sono intervenuti gli abitanti
della zona; alcuni hanno picchiato
l’investitore, che è riuscito a fuggire, altri hanno sfasciato alcune auto
appartenenti ai Rom del campo.
Ma la vera incursione ha avuto inizio all’una di notte quando una cinquantina di persone, armate di molotov, hanno dato fuoco a tutto
quello che c’era, disinfettando l’area occupata dagli «zingari» tra via
Zuccarini e via Galimberti. Altri tre
campi sono stati completamente
sgombrati a seguito delle minacce
della malavita organizzata. Dei
1.700 nomadi presenti a Napoli, alcuni da vent’anni, altri appena arrivati dalla Serbia e dal Kosovo, ne
sono rimasti appena un centinaio.
Mercoledì 23 giugno, in compagnia di Carmen Rotoli, che da anni
presta volontariato presso l’«Opera
nomadi», vado a Scampìa attraversando il famoso rione «167» riconoscibile per Tobbrobrio edilizio delle
Vele. Sotto il sole cocente delle
quattro pomeridiane comincia il
nostro viaggio in uno dei «gironi
dell’inferno dantesco». Con questa
immagine Carmen allude alle condizioni di vita di queste «anime
dannate». Dannate a essere emarginate per quel loro capriccio di
voler vivere in case mobili. Dannate a essere rifiutate per quel loro
occupare gli angoli delle strade
nella petulante richiesta di elemosina. Dannate a essere bruciate, come i Rom finiti nei campi di concentramento nazisti, perché considerati una razza inferiore.
Giungiamo, quindi, agli svincoli
del famoso «Asse mediano»: tratti
di superstrada, finora inutilizzati,
dove accanto a innumerevoli cumuli di immondizia sorgono altri
tre insediamenti Rom, sgombrati
anch’essi con la forza. Ci aggiriamo in una città fantasma: roulottes
abbandonate, alcune baracche sono aperte (anche in questa circostanza non sono mancati gli sciacalli!), scorrazzano qua e là piccole
galline dimenticate durante quei
concitati istanti che hanno preceduto la fuga. Non ci sono bagni.
non c’è acqua. «In queste condizioni - ha detto Carmen - come è
possibile riscattarsi? Abbiamo
chiesto alle istituzioni la formazioni di insediamenti dì non più di 70
unità, possibili da censire e da seguire». I progetti presentati, al momento fermi anche per la resistenza di istituzioni e popolazione, riguardano comunque campi attrezzati per megainsediamenti, sempre confinati in aree periferiche
degradate. Difficile, in simili condizioni, pensare a una possibile futura integrazione sociale.
In questi giorni, in alcune fasce
della società civile serpeggia il grave sospetto che le forze dell’ordine
abbiano lasciato alla camorra il
compito di risolvere il problema
nomadi: dove lo stato resta latitante (la Protezione civile ha fornito
soltanto quattro tende per fronteggiare l’emergenza) interviene la camorra a ripulire il quartiere da
Al ballottaggio delle elezioni amministrative avanza il centro-destra
Non ha votato la maggioranza degli aventi diritto
EUGENIO BERNARDINI
La percentuale di votanti più bassa della
storia dell’Italia repubblicana: solo il 41,7% degli
aventi diritto (73,4% al
primo turno): 8,5 milioni
di elettori, cioè, hanno deciso anche per gli altri 11
milioni. Non è un bel risultato per la democrazia.
Una volta passato l’entusiasmo del centro-destra
(che sul piano generale
porta a casa un bel risultato) e la depressione e le
polemiche del centro-sinistra (che tiene o vince
decisamente solo in alcune situazioni, tra cui la
Provincia di Torino), bisognerà che tutte le forze
politiche si facciano un
bell’esame di coscienza
proprio sul risultato del
«partito» dell'astensione.
Ai ballottaggi per le
proviciali l’affluenza si è
fermata al 39,5% (73% al
primo turno), ancora più
bassa quella di province
importanti come Torino
(36,1%), Milano (34,6%) e
Venezia (33,1%). Per quelle comunali, invece, dove
per i cittadini è apparentemente più immediato il
significato per voto, l’affluenza è arrivata al 60,2%
(ma al primo turno era
stata del 77,1%). Solo il
«caso Bologna» ha fatto
alzare la soglia dei votanti
al 67,7%, ma sempre con
un calo dell’11,2 rispetto
al primo turno. Oltre al
primo esodo estivo per il
fine settimana, c’è chi dà
la colpa al sistema eletto
rale del doppio turno, i
cittadini cioè sarebbero
stufi di essere continuamente chiamati alle urne,
c’è chi si richiama alle
percentuali più basse dei
votanti degli altri paesi
europei: può darsi, ma i
motivi di disaffezione
sembrano piuttosto altri.
La «comprensibilità
della politica» per esempio: sempre meno si conoscono e si capiscono i
programmi politici che
vengono ridotti a slogan e
tifoserie di questo o quel
leader che «comunica», in
modo subliminale, una
particolare «appartenenza», proprio come fanno
Schumacher con la Ferrari o Del Piero con la Juventus. Colpa delle televisione? Forse, ma bisogne
rebbe fare uno sforzo in
più per rimettere in moto
il ragionamento e non le
emozioni. Cresce anche
la «distanza della politica», cioè la sensazione di
non potere incidere sulle
scelte di partiti e coalizioni che appaiono sempre
più «au-tonomi» dai loro
elettori (basti pensare ai
«ripensamenti» di vari
eletti che cambiano collocazione politica) e più
«lontani» nei vari palazzi
delle istituzioni. Non è
una situazione confortante, soprattutto per chi,
come noi, ha una comprensione alta della politica e dell'amministrazione della cosa pubblica in
termini di responsabilità
sociale e di servizio per il
bene comune.
quella «folla di ladri e ubriaconi».
C’è chi invece parla di una guerra
dei poveri nelle periferie di Napoli,
dove il degrado impedirebbe alla
gente di vedere che esistono persone che vivono in condizioni peggiori, appunto i Rom di Scampìa.
L’elenco degli assenti è ancora
lungo. Ma a me pare che il grande
escluso, evidenziato dai fatti di
questi ultimi giorni, sia lo spirito
di accoglienza, indispensabile per
realizzare una convivenza pacifica
nella condivisione veramente
equa dei territori, delle risorse e
delle ricchezze. Per noi credenti,
come molti altri clamorosamente
assenti nei luoghi della lotta e della solidarietà, è forse tempo di riscoprire l’attualità del gesto profetico di Gesù quando spezzò cinque pani e due pesci, li diede ai discepoli e i discepoli alla folla.
Quella sera furono sfamate più di
cinquemila persone.
MEDITAZIONE
Rivestiti di Cristo
di SAVERIO MERLO _
SPIRITUALITÀ
^esperienza del deserto
di SIMONPIETRO MARCHESE
CHIESE
Evangelici per il Kosovo
del Servizio HfuglatI e migranti
EDITORIALE
Problemi dì doping
di ALBERTO CORSAW
¡COMMENTO «
Banche non trasparenti
di PAOLO FABBRI
2
PAG. 2 RIFORMA
All’As
Della
VENERDÌ 2 LUGLIO IQqq
«^'Se pure gli avete
dato ascolto
e in lui siete stati
istruiti secondo
la verità che è in
Gesù, avete
imparato per
quanto concerne
la vostra condotta
di prima a
spogliarvi del
vecchio uomo
che si corrompe
seguendo
le passioni
ingannatrici;
^^a essere invece
rinnovati nello
spirito della vostra
mente ^*e a
rivestire l’uomo
nuovo che è creato
a immagine di Dio
nella giustizia e
nella santità che
procedono dalla
verità. Perciò,
bandita la
menzogna,
ognuno dica la
verità al suo
prossimo perché
siamo membra gli
uni degli altri.
Adiratevi e non
peccate; il sole non
tramonti sopra la
vostra collera
^^e non fate posto
al diavolo.
^^Chi rubava non
rubi più, ma si
affatichi piuttosto
a lavorare
onestamente con
le proprie mani,
affinché abbia
qualcosa da dare
a colui che è nel
bisogno.
Nessuna cattiva
parola esca dalla
vostra bocca; ma
se ne avete
qualcuna buona,
che edifichi
secondo il bisogno,
ditela affinché
conferisca grazia a
chi l’ascolta.
^°Non rattristate
lo Spirito Santo
di Dio con il quale
siete stati
suggellati
per il giorno
della redenzione.
Via da voi ogni
amarezza, ogni
cruccio e ira e
clamore e parola
offensiva con ogni
sorta di cattiveria!
Siate invece
benevoli e
misericordiosi gli
uni verso gli altri,
perdonandovi
a vicenda come
anche Dio vi ha
perdonati
in Cristo»
(Efesini 4,21-32)
RIVESTITI DI CRISTO
Tutte le qualità derivanti dal rivestire Tuomo nuovo vengono intese come
veste donata e non come risultato di uno sforzo di perfezionamento morale
SAVERIO MERLO
SI sa da tempo immemorabile che il corpo è più importante del vestito, e che l’abito
non fa il monaco. Qui, invece,
c’è una parola che afferma:
«Avete imparato a spogliarvi
dell’uomo vecchio e a rivestirvi
dell’uomo nuovo». Ciò che viene rivestito è più importante
del corpo che lo riveste e la novità, più che partire dall’interno, è qualcosa di sovrapposto e
ci viene addosso dall’esterno.
gliarci di noi stessi (l’uomo vecchio) e a essere rivestiti di Cristo; è lui, infatti, l’uomo nuovo
creato a immagine di Dio, il
nuovo Adamo di cui dobbiamo
rivestirci.
Trasformazione da fuori
a lui. - “Tu hai il papà?” - “Mio
papà è stato assassinato, lo ero
piccolo”... - “Io adesso vorrei rimanere qui. Voglio rigenerarmi,
aiutare mia mamma, è molto
povera”. Incomincia subito a
lavorare nei blocchi»'.
La veste donata
Spogliarsi e rivestirsi, spogliarsi ed essere rivestiti. La
Bibbia conosce molti casi di
uomini trasformati mediante
«cambio di vestito». Nella parabola del padre misericordioso,
il figlio prodigo pentito, che
vuole cambiare vita, viene rivestito con un mantello nuovo
dal padre che lo accoglie.
Gesù stesso viene trasfigurato, e «le sue vesti divennero sfolgoranti, candidissime, di
un tal candore che nessun lavandaio sulla terra può dare»
(Marco 9, 3). Nella lettera alla
chiesa di Sardi, contenuta nel
libro dell’Apocalisse, si dice:
«Chi vince sarà vestito di vesti
bianche...» e un famoso canto
spirituale del neri d’America gli
fa eco: «Quando andrò in cielo/
Indosserò la mia veste...»; un
altro passo famoso, la conclusione della lettera agli Efesini,
esorta i santi a rivestirsi delle
armi del Signore: l’elmo della
salvezza, lo scudo della fede, la
cintura della verità... In tutti
questi casi la veste non è scelta
dalla persona che la indossa,
ma è donata da qualcun altro e
viene ricevuta come segno di
una svolta, di un destino che
cambia. Siamo chiamati a spo
Preghiamo
lo ho una veste.
Tu hai una veste.
Tutti i figli di Dio hanno una veste.
Quando andrò in cielo
Indosserò la mia veste,
Andrò gridando per tutto il cielo di Dio.
Cielo, cielo,
'Non tutti coloro che parlano del cielo vi andranno,
Cielo,cielo, ' '
’ Andrò gridando per tutto il cìelO di Dio.
(Canto spirituale dei neri d'America)
SEMBRA, quindi, che il vestito nuovo indossato trasformi, da fuori, l’uomo che c’è
dentro: la nostra identità è sempre condizionata, plasmata dallo sguardo dell’altro, e quest’ultimo ci vede dal di fuori, esteriormente, non come noi siamo,
ma come appariamo, come siamo esteriormente rivestiti.
Anche Dio ci vede così: con i
suoi occhi, non con i nostri; e
con indosso la veste che lui ci
dona, non con la nostra. I riformatori, per spiegare la dottrina
della giustificazione per sola
Grazia, parlavano deH’«imputazione» dei meriti di Cristo;
noi non siamo buoni e neppure
lo diventiamo, ma veniamo ricoperti come da un mantello,
che è la giustizia che viene da
Dio stesso (la «giustizia aliena»), in maniera che così lui ci
veda e ci consideri buoni anche
se non lo siamo.
Questo richiamo a rivestire
Tuomo nuovo, inoltre, ha il significato di un ammonimento
perché nessuno possa «gloriarsi» delle sue buone qualità davanti al Signore, perché ci abituiamo anche noi, come i cristiani di Efeso, a ringraziare il
Signore sempre, perché tutte le
cose buone che abbiamo nella
vita sono come un vestito che ci
è dato perché lo mettiamo addosso in modo che, misteriosamente, anche il nostro comportamento sia trasformato in conseguenza, perché ognuno dica
la verità al suo prossimo, perché il sole non tramonti sopra
la nostra collera e nessuno di
noi faccia posto al diavolo.
«Vincenzo è nelle strade di
Madureira. Ha 15 anni, sembra
violento, il capo del gruppo di
strada; tutti gli obbediscono.
Racconta di avere sette fratelli,
due nella strada; sniffa colla, si
droga, ruba. Adesso dice che
vuole cambiare, vuole lavorare
nei blocchi di cemento. Quando li porto nel dormitorio si
guardano attorno, stupiti. Vincenzo commenta: “Qui ognuno
ha un posto per dormire”. E si
mettono a letto, felici. Al mattino fanno colazione. Mi avvicino
Rivestiti dell'uomo nuovo
TJAPÀ» Renato, prete di
«r ]
Mondovì missionario in
Brasile, a Nova Igua^ù, ci dà testimonianza del suo lavoro tra i
bambini di strada: vivono di
furti, alle spalle non hanno una
famiglia, alcuni di loro hanno
ucciso più volte, già a 7-8 anni
sono devastati da droghe micidiali o destinati a una vita di
prostituzione o delinquenza,
braccati e uccisi da poliziotti o
da killer senza scrupoli che difendono così la «pulizia» della
città e il benessere di pochi. I
primi bambini di strada Renato
li ospitò nel suo garage, perché
non aveva posto in casa. Poi ne
vennero molti altri. Loro lo avvertivano: «Noi non siamo buoni, siamo degli assassini, se ci
ospiti mettiamo in pericolo anche la tua vita»... e Renato li
ospita, li accoglie, gli fa da padre, li ama, dà loro non solo
maglietta, scarpe e calzoncini
ma una nuova veste di rispettabilità, una veste di dignità umana che la società, gli uomini
hanno loro negato.
«Avete imparato... a essere
invece rinnovati nello spirito
della vostra mente e a rivestire
Tuomo nuovo che è creato a
immagine di Dio». Rivestire
Tuomo nuovo, rinascere a nuova vita personale e sociale, rigenerati agli occhi del prossimo e
ai propri, non più ladruncoli
drogati e assassini, ma persone
create a immagine di Dio, amate e rispettate.
«È un sabato sera. Ho il furgone carico di ragazzi della Casa. Passiamo da una comunità
cattolica dove c’è una grande
festa popolare. C’è musica, cibo, bevande, suono e tanta voglia di vivere, nonostante tutto.
Ci fermiamo a contemplare. Invito i ragazzi a scendere dal camioncino per partecipare un
poco alla festa. Si guardano...
sono scalzi, con i calzoncini
sporchi... "No, non scendiamo... non abbiamo le scarpe e
non ci siamo cambiati il vestito...”. Li guardo ammirato: mi
ricordo quando questi ragazzini, arrivati nella Casa, non vo
levano fare la doccia, portavano vestiti sporchi, buttavano
negli angoli scarpe e calzoni,
senza amore per nulla. Adesso
stanno cominciando ad amarsi,
a recuperare il loro valore e la
loro dignità. Chi è amato, comincia ad amarsi. Ritorniamo a
casa, i più alti corrono a fare la
doccia, cercano i pantaloni più
belli, la maglietta regalata da
un gruppo di tedeschi, si mettono le scarpe mandate per Natale da amici lontani. “Zio,
adesso possiamo andare alla
festa. Sono bello, no! Oggi mi
faccio un sacco di fidanzate”.
Nella festa nessuno più li distingue dagli altri. Incomincia
ad apparire il figlio di Dio nascosto in loro, die ancora non
si era manifestato»".
Perché non anche noi?
Dobbiamo ricordarci che
tutte le buone qualità che
in Efesini sono indicate come
conseguenze del rivestire Tuomo nuovo (non rubare più, non
coricarsi in collera, non fare posto al diavolo...) vengono intese
appunto come veste donata e
rivestita, e non come risultato
di uno sforzo di perfezionamento morale dell’uomo. Sono
tutte cose che noi figli della società opulenta in genere non
notiamo nemmeno più, tanto
siamo abituati a riceverle come
cosa ovvia e dovuta.
Ma solo chi ha dovuto rubare
per vivere può gustare fino in
fondo il piacere di vivere onestamente del proprio lavoro,
solo chi ha dormito per strada,
come i meninos ospitati nella
Casa do Menor di Nova Iguagù,
può godersi fino in fondo il dono di una casa, solo chi ha avuto unicamente minacce, violenza e droga saprà apprezzare
veramente la carezza di una
mamma, l’abbraccio di un papà. Dobbiamo imparare anche
noi dai meninos de rua e da
«papà» Renato: amati da Dio,
rivestiti di Cristo, rinnovati nello Spirito, dobbiamo andare
anche noi fieri della nostra
nuova veste, e sperare, nonostante tutto: «Se voi, che siete
cattivi, sapete dare cose buone
ai vostri figli...».
Note
omiletiche
La parte narrativa dello
studio biblico, peraltro ¡¡¡.
solutamente vera, potreb.
be essere scambiata pe,
un tentativo di «attuali?,
zazione del messaggio,
In realtà il messaggio non
ha alcun bisogno di essere
attualizzato, se è vero che
la distanza storica noncei
ne separa, ma piuttosto p .
unisce ad esso con la forza
attrattiva, lo spessore e laffìA'-’^
continuità di una tradizio.lKmetafo
ne, se è vero quanto af.'olfrire un i
ferma il padre dell'ertne-Isformare il
neutica del '900, il filosofo »ttori dell’
Hans Georg Gadamer: «|| Lgità, che
tempo non è più anzitut L«ere e;
to un abisso che dever '^^- •
SIMONPII
sere scavalcato perché
i da a
para e allontana, ma '
vece, in verità, il fonda i^*'® ^
mento portante dell'acca- [OQdament
(1) Renato Ghiera, Meninos de
rua, Piemme, Casale, 1994, p. 73.
(2) ibid., p. Ili ss.
Nella foto: «Papà» Renato con
un bambino di strada
trovano m
poche rispi
che aiutane
portano al!
attraverso 1
dere, nel quale il presente I
ha le sue radici. La distate |
za temporale, perciò, non i
è qualcosa che debba essere superata.
Questo era semmai l'iti-'jelie 50 vo
genuo presupposto dello jremos (de
storicismo, per il quale (¡.«uovo Tes
si doveva nasporre nello;
spinto dell epoca, Pensar,
secondo 1 suoi concetti e °
secondo la sua mentalità e s®, ®
non secondo la propria,
perché solo cosi si sarebbe
potuta raggiungere l'o- deserto: tt
biettività storica. In realtà, un altro cl
invece, si tratta di ricono- avanti e fu;
scere nella distanza tem-un tu che
porale una positiva e prò- nella tenta:
duttiva possibilità del come lui.
comprendere. Questa di- Ma il de:
stanza non è un abisso |yo„o(jeiia
spalancato davanti a noi,
ma è riempito dalla conti
[accia a fac
nuità della trasmissione,,
della tradizione, nella cui!
luce ci si mostra tutto ciò
che è oggetto di comuni- libanti sorio
cazione storica» (H. G.Ga- conti di in
damer. Verità e metodo), (desertici.
Ma quanto afferma ililo- metàfora d
sofo sulla tradizionepé [Israele, si
valere anche nell'em,neutica biblica e nell'est 1^*
gesi? lo credo di sì. Dl'ilff
Qgni nostra comprensit
ne del testo biblico, luró
y la b:
dall'essere frutto di uni ni
gegno solitario, nasce in .
vece sul terreno di una jjj Qjjj
precomprensione che a sua
volta è frutto della grande
tradizione ebraico-cristiana. Di conseguenza, il «rivestitevi di Cristo» pronun-1
ciato in Efesini è lo stesso ^
appello che ci è rivolto 03gi, ed è lo stesso appello ' ^
che ha spinto «papà» -Tpsi
nato in Brasile pertrasmet- Ptodofiz di
terlo ad altri e viverlo ejl c/ruwen,
stesso, affinché noi ci vef-l(|ud/o stes
gogniamo della nostrai-|nacessò t7
nerzia quanto all'amwf.essi eòòer
per il prossimo. Chi è P'“ doti/ delh
vicino oggettivameriteMpjjj^^^^^
«Si acca
Gaigaia i J
brarono la
dici del m
steppa di (
quest'appello? Colui cti«| ¡g.
apparentemente è piu , i fratti dei
tano da esso. L'Evangeloc ,q.
chiama, noi comunissin'l >
peccatori, semplicerrientei| q .
rivestirci dell'uomo "‘^^Vantìssiint
Santi é una parola eh I “ mettoi
ci spaventa; eppure,
comi I ra protnes
; T- cessa Tes:
dice il commentatore _
Wright, «Paolo vede li I ?ào della
santità non come qualcosa esistenza
di extra, qualcosa di ep jlastoria.
zionale, non comeq^^a® . L’adenii
sa alla quale sono porta in s
ti alcuni cristiani m®''Usembra il
di conservare '^f^o-ldal ¿ira‘¿
semipaganesImo, I'„„„jT“j
„.e q'àloa che n««
riamente caratterizza
ti quelli che sono "“a tutto
ti in Cristo, Allost® '« anell’eh
tempo egli è un realis IStianesitn
Egli non presuppon® . Contare i
alcuni commentaiYase del
come
n hanno supposto,^cu‘ mache,
cristiani siano in Intente,è)
virtù del loco
di®“'
di vivere
to il tempo una vita
al cento per cento».
del fatto che in essi >.|iieserto H
ri lo Spirito, di viverej® d
Per
appro
fondirr
'accontai
¡^dtanell
uno ¿
- H. G. Gadamer, Te'J
e metodo, Milano,
1992.
piani, 1.-^
- cot
NalTEo
?<:conto^
%isce (
Parola
llchi;
veramente dett
Torino, Claudiana,
- Renato Chiara,
nos de rua, Piemme,
le M., 1994.
Og
lama
|.WaAa
Natane
'•«serto
uesimo
3
ì 2 LUGLIO 1999
--------^—-- Fedìe e Spiritualità
La Bibbia ci insegna a parlare di Dio con immagini, metafore e parabole
L'esperienza del deserto
/Ve//a Bibbia il deserto è il luogo della tentazione ma anche della grazia, è il
¡ungo dell'incontro faccia a faccia con Dio e quello in cui si stabilisce il Patto
PAG. 3 RIFORMA
'a dello
>'tro a$.
potrei),
ata pe,
ittualiz.
uggioli,
gio non
li essere
'ero che
^^on ce CIUONPIETRO MARCHESE
Sosto ci ------
o^re'etmAUL Ricoeur definisce
:radizyKmetafora la capacità di
into af. ofirire un senso nuovo, trall'ermeLformare in linguaggio certi
filosofo jgttori dell’esperienza e della
mer: «il'j^tà, che attendono ancora
9ozitut-.j|iggsere espressi, in questo
^Traodo la metafora viene pro?®-ij)ossa da abbellimento retoì'' Uo a processo linguistico
ell'ato fondamentale. Nella Bibbia si
oresente trovano molte domande e
i distan. poche risposte, luoghi aperti
ciò, non tire aiutano a riflettere e che
:bba er portano all’esplorazione di sé
attraverso l’altro. Ad esempio
aelle 50 volte che il termine
to delloij^gmo5 (deserto) si trova nel
gnaied p[uovo 'Testamento, esso si
presenta prima di tutto come
luogo biblico e solo in forma
secondaria come luogo fisico,
propria Emblematica in tal senso, è la
sarebbe figura tentazione nel
lere l'o.'deserto: ti scopri di fronte a
n realtà, un altro che ti attira, viene
i ricono avanti e fugge via. Attraverso
iza teni- untu che ti interroga, entri
'3 e prò- nella tentazione di diventare
l'fù del come lui.
lesta di- u deserto non è solo il
' della solitudine negati
li ® ™i';va ma anche del peniel, del
Ijjìq*: [accia a faccia con Dio e con
r,eiiacgi|le creature, luogo quindi deitutto ciò ^’u^ontro e del cammino,
comuni- fmiti sono nella Bibbia i rac-I. G. Ga- conti di incontro in territori
netodo). desertici. Osea che usa la
ia ilfld- ,metàfora delle nozze fra Dio
onepuli (Israele, sua sposa, sceglie il
ll'eritifr I
mai l'in
deserto come luogo del loro
incontro. 11 testo di Osea
considera sì il deserto come
luogo di castigo, terra arida,
origine del vento dell’Est (2,
3; 13, 15), ma anche il luogo
felice dell’incontro con Dio,
luogo di conoscenza intima e
esclusiva (9, IO e 13, 5). Inoltre diversamente da noi europei che fin nel periodo
contemporaneo esprimiamo
la fedeltà al patto nei termini
di madre patria, Israele non
chiama mai la Terra promessa madre ma la esperimenta
nei termini di sposa, forse
proprio a partire dall’esperienza dell’incontro nel deserto. La terra la si può amare, perdere, abbandonare,
ma in un rapporto alla pari,
svincolata da una relazione
non scelta.
Ma il deserto rappresenta,
a partire dall’evento centrale
del Sinai (Esodo 24, 8) nella
soggettività di ciascuno anche un luogo fondante, di
patto. Terra di tutti e di nessuno in cui i nostri padri e le
nostre madri diventano anche le madri e i padri degli
altri, di coloro che come noi,
sono legati al patto con Dio.
Il deserto è dunque luogo
c.elTaffidamento, dell’adozione. Diventano e non sono:
voi sarete il mio popolo, e io
sarò il vostro Dio (Esodo 6, 7;
20, 2). L’identità che non è
data da dei confini, anzi,
l’appartenenza la si acquista
nei luoghi di tutti, in viaggio,
in una terra, come il deserto
biblico, molto fertile ma dove manca l’acqua.
Ma il deserto è anche e soprattutto condizione di grazia: la manna e le quaglie arrivano dal cielo, l’acqua sgorga dalla roccia. L’esperienza
del deserto è esistenza sotto
il segno della grazia, quella
della terra abitata è condotta
invece sotto il segno della
storia.
Quando Israele raggiunge
Canaan esce dal deserto fisico ma ricade più volte in
quello spirituale: ci ricade
perché nella Terra promessa
smarrisce la relazione con
Dio, dimentica il patto. Per
questo i profeti predicano
nel deserto che si è fatto di
nuovo in mezzo a loro. Denunciano il deserto, ma anche richiamano ciò che nel
deserto era avvenuto nel
passato. Il nostro cosiddetto
primo mondo, sede di benessere e democrazia, culla
delle religioni del libro è anche l’ambito dove si registra
la più grande crisi di fede.
Siamo nel deserto. Eppure
proprio dal deserto, dalla
precarietà e dal vuoto può ripartire la ricerca di incontro
e anche di senso.
Una metafora, quella del
deserto, che esprime la difficoltà ma anche la bellezza
della vita comune. La nostra
è una società dove si perdo
no i progetti e gli ideali, dove
tutto viene sempre di più separato, settorializzato, dove
si tiene ben distinta l’identità
dalla funzione in quanto al
potere della tecnica interessa
solo quest’ultima. Viviamo in
un mondo in cui evidente è
la divaricazione drammatica
tra privato e pubblico, in cui
solo nel chiuso delle pareti
domestiche io posso sapere
chi sono e in cui il sociale è
invece popolato da esseri
anonimi, sostituibili e intercambiabili. In questa nostra
realtà ci raggiunge una parola data in un deserto e che
nel deserto si offre per l’identificazione di un popolo. Nel
centro del significato teologico del deserto ci sono delle
persone nel pieno della loro
libertà di azione e pensiero
in un territorio di crescita, libero da tentazioni di omologazione, da rischi di idolatria
o nuove schiavitù. Per questo
motivo l’esperienza del deserto diventa nella liturgia
ebraica memoriale e attualità
di grazia come testimoniano
le tre feste di pellegrinaggio:
Pasqua, Pentecoste e Capanne. Il loro humus teologico e
liturgico è il deserto. Nel deserto ci si entra, si cammina
e si esce tutti insieme con le
nostre madri e i nostri padri
che sono anche i vostri padri
e le vostre madri. Deserto
nella Bibbia è soprattutto comunione.
nell'est-1
Urf (racconto
« »"Ma base
nasce in) di una
chea
a grande
o-cristiaza, il ‘ri,
. pronunlo stesso
volto of
i\ due fedi
«Si accamparono dunque a
Qalgala i figli di Israele e celebrarono la Pasqua il quattordici del mese, alla sera, nella
l'appello Steppa di Gerico. Il giorno doapà» Re-|P® Pasqua mangiarono i
trasmet- prodotti della regione, azzimi
jer\o^Ì'ifrumento abbrustolito in
oi ci vel quello stesso giorno. La mannostrai’i Ha cessò n gigi-^Q dopo, come
M'amore^essi ebbero mangiato i pro® E'“ dotti della terra e non ci fu
dui cV ?'“."“”"® P®'' di Israe= più lon- -F” itee/i'anno mangiarono
anoelod^ della terra di Canaan»
iunissW|®““è5,J0-I2j.
^*^nuovo,' ^'-'ri P3SS0 impor
I tantissimo: nel momento in
irola cte l‘r’* niettono piede nella Terire, corno | te promessa cessa la manna:
latore 1- tfissa l’esistenza sotto il sevede mpo della grazia e comincia
qualco9| esistenza sotto il segno delsa di eP'i la storia.
fchteino-1 Jr^empimento dell’attesa
i men'r*i,°^L® sé qualche cosa che
• ofiitibrail contrario dell’a
Alla ricerca del pozzo nascosto
3 stato»"'; P'PJtrtento: un passaggio
1’, ”i'tacolo alla normalità,
necess^ ('"scita dal deserto introdut^iinensione che conti’ hia* ^ é basilare
° dBts-lstia”^ teel cri
nnneva. dovere di rac
il deserto, che è ia
di PiUiqua,
arado, Pure mediata
Hesirrio o ,5, 1"’é la base del cristianediiff j ■ Da quel momento il
tut |_ s rto diventa una cosa da
«Su quale pianeta sono sceso?» domandò il piccolo principe. «Sulla terra, in Africa» rispose il serpente. «Ah! Ma
non c’è nessuno sulla Terra?».
«Qui è il deserto. Non c’è
nessuno nei deserti. La Terra
è grande», disse il serpente. Il
piccolo principe sedette su
una pietra e alzò gli occhi
verso il cielo «È bello, disse il
serpente, ma cosa sei venuto
a fare qui?». «Ho avuto delle
difficoltà con un fiore» disse
il piccolo principe.
«Ah» fece il serpente. E rimasero in silenzio. «Dove sono gli uomini?» riprese dopo
un po’ il piccolo principe. «Si
è un po’ soli nel deserto». «Si
è soli anche con gli uomini»
disse il serpente.
Guardai, senza parlare, le
pieghe della sabbia sotto la
luna. «Il deserto è bello», soggiunse. Ed era vero mi è sempre piaciuto il deserto. Ci si
siede su una duna di sabbia.
Non si vede nulla. Non si sente nulla. E tuttavia qualcosa
risplende nel silenzio». «Ciò
che abbellisce il deserto» disse il piccolo principe, «è che
nasconde un pozzo in qualche luogo. Fui sorpreso di capire d’un tratto quella misteriosa irradiazione della sabbia. Quando ero piccolo abitavo in una casa antica, e la
leggenda raccontava che c’era
un tesoro nascosto. Naturalmente nessuno ha mai potuto
scoprirlo, né forse l’ha mai
cercato. Eppure incantava
tutta la casa. La mia casa nascondeva un segreto nel fon
do del suo cuore» «Sì» dissi al
piccolo principe «che si tratti
di una casa, delle stelle o del
deserto, quello che fa la loro
bellezza è invisibile». Incominciava ad addormentarsi,
io lo presi tra le braccia e mi
rimisi in cammino. Ero commosso. Mi sembrava pure che
non ci fosse niente di più fragile sulla Terra. Guardavo alla
luce della luna, quella fronte
pallida, quegli occhi chiusi,
quelle ciocche di capelli che
tremavano al vento, e mi dicevo: «Questo che io vedo
non è che la scorza. Il più importante è invisibile». E così,
camminando, scoprii il pozzo
al levar del sole.
(da A. DE Saint-Exupéry:
Il piccolo principe;
pp 80 e 100-102, Bompiani)
Un baldacchino nel deserto
ISSI
¡vere
iveic - - ■'‘vciud una cusa ua
/itasan»(“"Contare poiché, come si
0».
iterita pulciie, culi
liturgia della cena
»e u “Ite ogni generazioM«, "Isve considerare se
lui fosse usciindi^® jtjQ-,. %'tto». Ecco come il
■a lì’esL”Ì° *1®1 deserto diventa
*^®1 deserto, e coquello che, con una
«Cj® °8gi troppo di moda,
"luama memoriale.
'data "Perché la Torah
ijjj^®|deserto» in I.a via del
fra ebraismo e cristia•teo. Morcelliana, Brescia,
1993, p. 103)
hi\
e cosa
-0 PaoiO'
ì, 199®'
ra, Me"''
casa
Il deserto di Kovner non
manifesta nessuna bellezza:
anche se resta comunque il
luogo nel quale il presente si
incrocia col passato, con una
memoria che potrebbe risultare, alla lunga, vincente...
Kovner descrive in maniera
misteriosa ma efficace, il ritorno dei due amanti, Israele
e il suo Dio, dopo la così lunga attesa, tanto che pare davvero che il matrimonio si
possa infine celebrare:
«Uno sposo verso una sposa
avanza
nel deserto.
Il bicchiere frantumato.
L’anello chiuso
e il grido di felicità. Le candele ardono.
In un circolo luminoso, i
miei accompagnatori
sostengono un baldacchino di seta
il mio amore non è al mio
fianco».
(...) Se il deserto è per definizione, il luogo dove nulla è
in grado di crescere, per un
istante sembra si possa tornare all’epopea pionieristica
delle cerimonie felici in cui
Israele festeggiava il prosciu
gamento delle paludi e la sistemazione dei frutteti.
«Ho sentito che sapete
come piantare un albero
e come fare tutta una
celebrazione per esso
con poca terra
e molte parole.
Guardate gente onesta
del nord,
venite e guardate!».
Ancora una volta, però, veniamo smentiti: l’io narrante
è un venditore di palloncini,
che risulta essere, per la stessa ammissione dell’autore,
una sorta di simbolo della
poesia:
«Ho piantato giovani
palloncini nella sabbia
sono cresciuti
palloncini senz’acqua.
Senza complicati
arnesi senza cerimonie
solo un vento salino.
Con il cielo».
«Colorati, trasparenti, fragili, pieni solo d’aria - commenta H. Fisch - i palloncini
che crescono nella sabbia sono la vera flora nel deserto,
mettono radici, come per miracolo, nell’aria e apparten
gono più al cielo che alla terra... in definitiva, ciò che lo
spirito cerca è un’entità, una
lingua. Non viviamo di solo
pane. Non aneliamo alla vegetazione, ma alle sue metafore. Queste possono essere date dal deserto».
(da B. Salvarani «Il deserto nella
letteratura israeliana
contemporanea» in Aa.Vv.;
La via del deserto tra
ebraismo e cristianesimo. Ed.
Morcelliana, Brescia commento
a una poesia di A. Kovner
Un baldacchino nel deserto)
CZUto
^,<ndh
abbonamenti 1999
interno
estero
sostenitore
L. 10.000
L. 20.000
L. 20.000
Versamenti sul conto corrente postale n. 46611000
intestato a: «CULTO RADIO», via Firenze 38,
001 84 Roma.
Dune mosse dal vento
Lo scenario apocalittico
di «Desert Strorm»
La campagna di guerra
condotta nel 1991 contro V
Iraq fu denominata «Desert
Storm» (tempesta nel deserto). La breve riflessione che
pubblichiamo, scritta all’indomani di quella guerra, si
attaglia tristemente a ogni
guerra moderna che, come un
flagello, trasforma, dove passa, la creazione di Dio in un
deserto.
Una guerra concreta è oggi
una guerra totale, condotta
non soltanto contro l’intera
popolazione umana, ma anche contro l’ambiente. I defolianti, i crateri causati dalle
bombe e le bombe inesplose
provocano la completa desertificazione di talune zone.
La guerra aerea contro gli
eserciti della guerriglia è condotta in modo tale da distruggere le foreste in cui i
guerriglieri potrebbero rifugiarsi, distruggendo i raccolti
e gli animali del contadini, da
cui dipende la loro vita. Lo
scarico del petrolio nel Golfo
Persico e l’incendio dei pozzi
0 le fabbriche chimiche per
inquinare l’aria è una nuova
espressione di questo schema generale di guerra totale...
Alla vigilia del ventunesimo
secolo, l’esperimento umano
e la biosfera che Tha sorretto
si trovano dunque in una situazione di grande rischio. I
«quattro cavalieri» della distruzione, l’esplosione demografica a spese delle piante e
degli animali della terra; il
danno ambientale all’aria,
all’acqua e al suolo, la miseria di crescenti masse di poveri; la militarizzazione globale intesa a mantenere per
una ricca élite un ingiusto
vantaggio sulle risorse della
terra creano una serie combinata di scenari catastrofici. Il
nostro compito non è quello
di indulgere alla disperazione
apocalittica ma è quello di
continuare a lottare per riconciliare la giustizia nei rapporti umani con una visibile
comunità di vita sulla terra.
(da Rosemary Radford
Ruether: Gaia e Dio. Ed. Queriniana, Brescia, 1995, pag. 160)
È l'uomo in realtà
che appartiene alla terra
L’aria è preziosa per l’uomo
rosso, perché tutte le cose
partecipano allo stesso respiro, l’animale, l’albero, l’uomo.
L’uomo bianco pare non
sembri rendersene conto che
respira; sembra un morente
insensibile al fetore. Cos’è
l’uomo senza gli animali?
Se tutti gli animali scomparissero, l’uomo morirebbe
perché si troverebbe in una
grande solitudine di spirito.
La sorte che tocca gli animali
colpirà anche l’uomo. Tutte le
cose sono legate tra di loro.
Ciò che attenta la terra, attenta anche il figlio della terra.
Lo sappiamo; la terra non
appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla terra.
L’uomo non ha creato il tessuto della vita; ma ne è una fibra.
Ogni azione sul tessuto si ripercuote su di voi.
Sappiamo che l’uomo bianco non capisce la nostra razza. Per lui ogni parte della terra si equivale, perché è come
uno straniero che viene di
notte a prendere dalla terra
tutto ciò di cui ha bisogno. La
terra non la considera come
suo fratello, ma come il suo
nemico, e quando l’ha conquistata non si ferma.
Abbandona dietro di sé le
tombe degli antenati e non si
occupa più di nulla.
Tratta la terra, sua madre, e
il cielo, suo fratello, come degli oggetti da comprare 0 da
saccheggiare o da vendere come dei mattoni 0 delle pietre
brillanti.
La sua fame divorerà la terra, lasciandovi dietro un deserto.
(da Quando è giorno? Raccolta di
fede della chiesa universale. Testimonianza di pellerossa, p. 152)
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
venerdì 2 LUGLIOjq,^
Consegnata al cancelliere Schröder la petizione con 17 milioni di firme
70 miliardi di dollari non sono abbastanza
Gli organizzatori della campagna «Giubileo 2000» ritengono che la proposta fatta
dai leader del G7 a Colonia sia insufficiente per risolvere il problema del debito
Gli organizzatori del movimento Giubileo 2000, che
chiede la cancellazione del
debito dei paesi più poveri, ritengono «insufficiente» la proposta di alleggerimento del
debito fatta dai leader del G7.
Il 19 giugno decine di migliaia di manifestanti giunti
da tutto il mondo hanno formato una lunga catena umana attorno alla città di Colonia dove aveva luogo il vertice del G7. Sono stati raggiunti dal cardinale Joachim Meisner, arcivescovo cattolico
romano di Colonia e da varie
pop star, tra cui Bob Geldof,
il cantante Bono del Gruppo
U2 e il musicista africano
Youssou N’Dour. Alle 14,
mentre tutte le campane delle chiese della città suonavano, i manifestanti hanno iniziato la loro marcia al suono
di un tamburo e preceduti da
un «vitello d’oro», simbolo
del culto del denaro, davanti
al luogo dell’incontro dei capi di governo. Una petizione
di oltre 17 milioni di firme è
stata consegnata al cancelliere tedesco Gerhard Schröder,
che accoglieva i capi di governo del G7.
La marcia era il punto culminante di una serie di azioni portate avanti dalla coalizione Giubileo 2000 per
chiedere l’annullamento del
debito. Lanciata in Gran Bretagna nel 1996, questa campagna si è estesa a oltre 50
paesi. È sostenuta da molti
leader ecclesiastici, tra cui
l’arcivescovo anglicano di
Città del Capo, Njongonjulu
Ndungane, l’arcivescovo di
Canterbury, George Carey, e
da grandi organizzazioni cristiane come il Consiglio ecu
Un contadino latinoamericano
menico delle chiese. Il 18 giugno, i capi di governo del G7
si sono impegnati ad alleggerire di 70 miliardi di dollari il
debito di 36 paesi in via di sviluppo e molto indebitati. Per
Ann Pettifor, cofondatrice e
direttrice di Giubileo 2000 nel
Regno Unito, «è troppo poco.
È davvero deprimente. Questi paesi devono 370 miliardi
di dollari. A Birmigham, nel
1998, era stato promesso di
annullare 25 miliardi di dollari. Poi la cifra è passata a 50
miliardi. Ora, è salita a 70 miliardi. È il risultato di questa
campagna, ma è ancora troppo poco per risolvere il problema fondamentale del debito» ha detto la Pettifor, che ha
aggiunto: «Ottenere un alleg
gerimento di 70 miliardi è un
successo da segnare con una
pietra bianca. Sicuramente i
paesi industrializzati ne patiranno. Ma per noi non è abbastanza».
La campagna andrà avanti,
ha detto la Pettifor ai giornalisti, e in alcuni paesi industrializzati, come ad esempio
gli Usa e il Giappone, occorrerà sensibilizzare l’opinione
pubblica ai problemi del debito. Dopo aver presentato la
petizione al cancelliere Schröder, l’arcivescovo Oscar Rodriguez, dell’Honduras, ha
parlato della speranza portata
da questa campagna ai paesi
più poveri: «La partecipazione della società civile in molti
paesi industrializzati ha fatto
prendere coscienza alla gente
che non ci sarà pace per tutti
finché non ci sarà giustizia
per tutti. Per noi è una grande
speranza, anche se l’ammontare del debito che verrà annullato dalle istituzioni finanziarie internazionali non è
quello che speravamo».
La campagna di Giubileo
2000 intende raccogliere 21
milioni di firme per fare di
questa petizione la più grande del mondo. Ann Pettifor è
convinta che l’obiettivo sarà
raggiunto. Infatti, ha detto,
ogni giorno arrivano firme e il
numero delle firme è già passato da 12 milioni all’inizio
del mese [di giugno] ad oltre
17 milioni, tra cui 500.000
giunte dalla Francia. (eni)
La Dichiarazione cattolico-luterana
Una breccia importante verso
più ampi accordi ecumenici
La «Dichiarazione comune
sulla dottrina della giustificazione» fra la Chiesa cattolica
romana e la Federazione luterana mondiale (Firn) verrà firmata nella città tedesca di Augusta il prossimo 31 ottobre,
data della «Festa della Riforma»: lo hanno annunciato ufficialmente lo scorso 11 giugno in una conferenza stampa a Ginevra il segretario generale della Firn, Ishmael
Noko, e il cardinale Edward
Cassidy, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei
cristiani. Un accordo storico:
il documento comune, che
tratta del tema teologico cruciale che ha separato per secoli le due confessioni cristiane, afferma che «fra luterani e
cattolici si è raggiunto un
consenso sulle verità fondamentali concernenti la dottrina della giustificazione».
Ad Augusta, città simbolo
della Riforma protestante, le
due comunioni dichiareranno
che le reciproche condanne
dottrinali, espresse al tempo
della Riforma protestante,
non hanno più valore. Come
la data, che segna il 482° anniversario della Riforma, anche
la scelta del luogo è particolarmente significativa: la
«Confessione augustana» del
1530, presentata dai luterani
all’imperatore Carlo V, «è
considerata oggi da entrambi
le parti come un autentico
tentativo di preservare l’unità
della chiesa - ha affermato
Noko alla conferenza stampa
-. In questa prospettiva. Augusta è giustamente detta
“città della pace", luogo simbolo delle origini del dialogo
interconfessionale». «Ciò che
stiamo facendo - ha affermato il cardinale Cassidy - è importante non solo per la Federazione luterana e per la Chiesa cattolica, ma per tutto il
movimento ecumenico».
Verrà sottoscritta anche
una «Appendice» alla Dichiarazione, testo che intende evidenziare i problemi aperti e la
necessità di proseguire il dialogo: «Ambedue i partner del
didogo si impegnano a continuare ad approfondire lo studio delle basi bibliche della
dottrina della giustificazione.
(...) Luterani e cattolici continueranno ecumenicamente a
premurarsi per chiarire la
dottrina della giustificazione
nella testimonianza comune
in un linguaggio rilevante per
l’uomo del nostro tempo, tenendo conto delle sollecitazioni individuali e sociali del
nostro tempo».
Commentando l’accordo, il
segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese,
Konrad Raiser, lo ha definito
«una breccia importante verso più ampi accordi ecumenici» e ne ha sottolineato l’unicità: «Per la prima volta - ha
detto - il Vaticano accetta ufficialmente il risultato di un
dialogo bilaterale con un’altra
confessione ed è disposto ad
esprimere quest’accettazione
con una cerimonia formale.
Cosa che non è ancora avvenuta né nel dialogo con gli
anglicani né con quello in
corso con gli ortodossi», (nev)
È morto a Londra all'età di 76 anni
Il cardinale Basii Nume
un uomo saggio e pragmatico
Il cardinale Basii Hume,
capo della Chiesa cattolica
romana d’Inghilterra e del
Galles, è morto di cancro il
17 giugno scorso in un ospedale di Londra, all’età di 76
anni. Il cardinale Hume non
aveva mai avuto l’ambizione
di accedere a quell’incarico
per cui nel 1976, quando
venne designato per subentrare a John Heenan, uomo
dalla forte personalità, come
cardinale arcivescovo di Westminster, fu una sorpresa
generale che la scelta fosse
caduta su questo modesto
benedettino che avrebbe volentieri trascorso la sua vita
nella sua cara abbazia di
Ampleforth, nel nord dello
Yorkshire.
Nonostante i suoi timori
iniziali. Basii Hume acquisterà presto una fama internazionale e nazionale fra i
vescovi, i politici e i credenti
di ogni confessione: quella
di un uomo di Dio, saggio,
pragmatico e di una grande
bontà. Quando era a Ampleforth, Basii Hume era
considerato negli ambienti
della Chiesa come un pensatore ma altrove era praticamente sconosciuto eppure
l’umiltà, il carisma, l’assenza
evidente di qualsiasi ambizione personale gli hanno
rapidamente acquisito la
simpatia degli inglesi. In un
paese dove i cattolici sono
stati esclusi dalla vita pubblica fino al 1834 e dove, negli Anni 50 e 60, città come
Liverpool conoscevano ancora una linea di divisione
altrettanto dura di quella che
separa Belfast oggi. Basii Hume incarnava la guarigione
delle ferite dello scisma dichiarato dal re Enrico Vili.
Alcuni lo consideravano addirittura come il vero leader
spirituale del paese.
A livello internazionale,
Hume è stato uno dei primi a
recarsi in Etiopia durante la
carestia del 1985 e ha fatto
pressione sui governi europei e sulla Comunità europea
affinché aumentassero i loro
aiuti. Nell’ambito della Chiesa cattolica mondiale si è
guadagnato una notevole fama, soprattutto negli Anni 80
quando era presidente del
Consiglio delle Conferenze
episcopali europee. Con il
cardinale Hume il cattolicesimo inglese ha conservato la
sua omogeneità pur sviluppando la diversità: egli si è
sempre sforzato di trovare
un consenso, anche quando
era diviso tra più direzioni,
come nel caso dei preti anglicani convertiti al cattolicesimo dopo la decisione sull’ordinazione delle donne.
A Ginevra Robin Gurney,
portavoce della Conferenza
delle chiese europee (Kek),
ha dichiarato all’agenzia Eni:
«Siamo particolarmente tristi
di apprendere l’awenuto decesso del cardinale Basii Hume. La Kek si ricorderà del
suo ruolo alla presidenza del
Consiglio delle Conferenze
episcopali europee (Ccee) e
in particolare del terzo incontro tra la Kek e il Ccee a
Riva del Garda nel 1984».
Dal Mondo Cristiano
Norvegia: la posizione dei luterani
sulla cancellazione del debito
veneri
STOCCOLMA — Parzialmente in controtendenza la posizij
ne della Chiesa luterana della Norvegia per quanto riguardai,
remissione del debito estero dei paesi più poveri del mondo
come atto significativo per una celebrazione biblica del giuij
leo. Secondo Tore Andersen, segretario generale dell’AUeanj
missionaria norvegese, è giusto cancellare solo la parte del d(.
bito che è «veramente insostenibile», per far capire ai paesi dj
Terzo Mondo che «non è possibile continuare a contrarre J
biti che si sa non potranno mai essere pagati». inen/^j
Non
fewa
Romania: negata la libertà religiosa
agli studenti avventisti ed ebrei
BUCAREST — Problemi per la libertà religiosa in campo edil
cativo anche in Romania, dove gli studenti avventisti ed ebij
non riescono ad ottenere la dispensa dal sostenere esami il ¡ji
bato. Il caso è esploso in particolare per un esame simile a||i
nostra «maturità» che il ministero dell’Educazione, nonostw
varie sollecitazioni, anche politiche, si rifiuta tassativamentel
spostare anche di un giorno sostenendo che «tener conto diJ
te le festività religiose causerebbe serie difficoltà al sistema edi]
cativo». Ebrei e avventisti romeni si apprestano a ingaggiare m'
battaglia legale che si presenta lunga e difficile. (nevkf^
Arizona: firmato dopo due anni
il decreto sulla libertà di religione
ARIZONA (Usa) — Firmato finalmente nello stato dell’Aria
na un decreto legge sulla libertà di religione, che due annii
era stato bocciato dalle autorità. Il decreto, fortemente vola
da varie organizzazioni religiose (cattolici, protestanti, ebti
mormoni che per la prima volta si sono mossi con un front
unitario) è volto a tutelare i cittadini dall’interferenza del go
verno nel loro libero esercizio della libertà di religione: di
evangelizzazione all’osservanza del sabato. (nevlhi
Italia: diffuse 31.000 Bibbie nel 1998
ROMA — Nel corso del 1998 la Società biblica in Italia
ha diffuso 31.000 Bibbie, 15.000 Nuovi Testamenti e IS.OOOtesti biblici singoli. Ne dà notizia il bollettino della Società, «li
parola», che oltre a notizie sulla diffusione della Bibbianel
mondo comunica anche che è a disposizione degli intewaù
una mostra itinerante sulla Bibbia: 58 pannelli con testo sci®
e numerose edizioni della Bibbia in tutte le lingue. La Sbih
anche aperto un sito Internet: www.societabiblica.it. M
La Bibbia in vietnamita moderno
SAIGON — Dopo circa 30 anni di lavoro è apparsa un Viej
nam una nuova edizione della Bibbia in lingua moderna, clj
sostituisce la traduzione del 1916, ormai invecchiata. La
completa è stata preceduta dalla versione del Nuovo Testameij
to, messa in circolazione nel 1993. Secondo statistiche provi
nienti dalle chiese, tra i 75 milioni di abitanti i cattolici sonos
milioni e i protestanti circa 180.000. Solo nel 1997 le chiese hai
no avuto il permesso di diffondere tra i cristiani nordvietnaa
uno stock di 100.000 copie del Nuovo Testamento. (¥
Russia: venti nuovi ufficiali
nell'Esercito della Salvezza
I
I
America Latina: partecipazione
delle donne alla vita della chiesa
SAN JOSÉ DI COSTA RICA — Convocati dal Consiglio dejjj
chiese latino-americane (Clai) e dal Consiglio ecumenico d®
chiese (Cec), leader evangelici di tutto il continente hanno
gamente dibattuto a San José di Costa Rica sulla partecipaci“
delle donne alla vita ecclesiastica, sulla famiglia e sull’educac^
ne dei bambini. Accordo generale per un maggiore inrP®N
delle due organizzazioni nel sostenere il lavoro delle donna
la chiesa («un apporto fondamentale per la missione della“
sa») e nel prevedere adeguati strumenti per la loro forrnazi^j^.
«per meglio affrontare le sfide del nuovo millennio»
Cuba: prima manifestazione
evangelica «Gesù Cristo per tutti>
anifas»;
L’AVANA — Grande successo a Cuba della prima maC- j
zione evangelica nazionale che, con lo slogan «Gesù
tutti», prevede numerosi grandi raduni nelle
dell’isola. La campagna, organizzata da 49 chiese evange
viene trasmessa in diretta dalla televisione statale e
il 20 giugno con un grande meeting di «musica e testini .j
za» nella piazza della Rivoluzione a L’Avana.
Danimarca: 100 pastori disoccupati
* RRF
J\mei
nando a
la a fon
(periodo
e comin
apparai
volino c
cristallo
collane
di spuir
terra vie
grovie a
una grò
e più in
carrozzi
feriali d<
pronti f
Jim eia:
hawaiar
nizzand
matrimi
linesiar
protesti
svolge a
l’ambiej
go, nel 1
vato sul
più pro
quel trt
navigai
avevano
tracchi
Hawaii i
Oltre
importi
nella st
piu a n
1788 U c
spazio
alle divi
po di p
oggi, in
più COI
utilizzai
protesti
rimonù
di quei
le trad
MOSCA — Venti nuovi ufficiali (tutti russi, ucraini o georp*1
ni) per l’Esercito della Salvezza in Russia. La cerimonia, tenutaij
Mosca all’inizio del mese, segna un nuovo periodo di espans#j
ne per l’Esercito che, presente in Russia dal 1917, ha dovuto
volte interrompere la propria attività per ragioni politiche. R“?
strandosi presso il governo come «organizzazione religiosa'l
scala nazionale», oggi l’Esercito può guardare con più fiduc'ij
proprio futuro, puntando su un reclutamento locale. (nevl‘*\
lei
COPENAGHEN — Curiosamente diverso dalla maggior P'
degli altri paesi europei il trend delle vocazioni
nimarca. Secondo l’agenzia stampa della chiesa
nese, Cnd, sono circa 100 i pastori disoccupati da ° |
no. L’Unione pastorale, che si occupa della *^^gnto*
per ora ha organizzato una serie di corsi di aggiorna
prevede di risolvere la situazione nel corso dell
piando» alcune delle parrocchie maggiori. '
L’eva
na è ini
quaran
ta di qu
parte d
manipc
nieri» i
scrive
storico
naria 1
da Bos
1819 e
dell’ani
di Hor
un sen
no mo
panne
neppui
Comp
compri
parati
Vange
agenti
grafi, u
re», la
venten
tusiasr
da lore
niatric
sarebb
capitai
Alcu
fo inte
ìmplej
govern
contin
istituii
aiunit
stante,
gazion
zata d;
Oe, div
anche
ca in (
opera
Potuti
Waii».
onfalis
‘Orma;
nari o
<ii atti
.L
5
iffNERDÌ 2 LUGLIO 1999
Cultura
PAG. 5 RIFORMA
posizij
guardali
mondt
giuti
Alleanjj
edeldt
paesi dj
rarre d(.
(nevkiii
npo edili
ed ebij
amiilsji
imilealj
>nostaiii|
mente I
Ito di M
emaedij
giare u®'
(nevla%
ell’Arko
e annil
ite volai
Iti, ebffi
an from
;a del gj
>ne: di
(nevM
8
talia (SU
LS.OOOlecietà,ili
ibbiaael
nterosatì
La Í
fmi
1 un \
erna, cif
Lai
'estameij
he provfl
li sono»
liesehaij
detnai
3 _
1, tenutaij
espaiisiOj
ovutopi
che.Rer
ligiosa»!
1 fidudaii
(nevlo\
iglio Í
nico<
anno,
,cipazio«'l
educati«;
onnen»
iella eli'''
irmaziof
nanifes';
Cristo P
ipali CI ;
angelici
termin«f
timone
'C ^ Una cerimonia evangelica che rispetta la natura e le tradizioni locali
Un matrimonio nelle Hawaii
jslonostante l'educazione religiosa e le abitudini di vita occidentali, la fede degli
hawaiani tende a rispettare fortemente il legame con le secolari tradizioni naturali
MIRELLA LOIK
Arriva vestito completamente di bianco, trainando a mano una carrozzella a forma di auto d’epoca
(periodo del proibizionismo),
e comincia a sistemare i suoi
apparati cerimoniali: un tavolino con due bicchieri di
cristallo a calice, una serie di
collane di fiori, una bottiglia
di spumante; poi deposita a
terra vicino alla siepe di mangrovie affacciata sull’oceano
una grossa conchiglia vuota,
e più in disparte colloca la
carrozzina con i restanti materiali del festeggiamento (già
pronti per essere impiegati).
Jim Clark, pastore nell’isola
hawaiana di Kauai, sta organizzando i preliminari per il
matrimonio tradizionale polinesiano secondo il rituale
protestante. La cerimonia si
svolge a diretto contatto con
l’ambiente selvaggio del luogo, nel tempio naturale ricavato sul poggio di Waipouli, il
più prominente terreno su
quel tratto di Pacifico che i
navigatori della Polinesia
avevano scelto per i loro attracchi commerciali tra le
Hawaii e l’Oceania.
Oltre a essere un antico e
importante posto strategico,
nella stessa isola dove poco
più a nord era sbarcato nel
1788 il capitano Cook, questo
spazio era stato consacrato
alle divinità hawaiane a scopo di protezione; e ancora
oggi, integrato con i rituali
più contemporanei, viene
Utilizzato dai ministri di culto
protestanti per svolgere le cerimonie nuziali più singolari
di queste terre, mescolando
le tradizioni indigene con i
rali lU
Da
metodi moderni: si tratta di
un luogo meraviglioso, colpito dalla brezza oceanica che
solleva le poderose onde sulle quali ancora adesso gli
sportivi locali gareggiano in
destrezza con il mare sul surf,
come un tempo facevano gli
antichi monarchi (gli unici a
potere utilizzare quell’antico
strumento di galleggiamento,
anch’esso sacralizzato): circondato da una vegetazione
rigogliosa e varia, e frequentato da esotici uccelli, selvatici e paurosi, ma anche da
merli e beccaccini più fiduciosi e arditi, ormai quasi domestici, quest’area nulla però
ha da spartire con templi e
chiese delle religioni istituzionali.
È proprio lì che, in silenzio
e quasi furtivamente, a un
certo momento arrivano i
pochi partecipanti a questo
particolare matrimonio: prima i parenti degli sposi, poi
gli altri invitati, quindi i musicanti e i cantori, ai quali
spetta di accompagnare la
cerimonia con i suoni lamentosi e dolci delle melodie
hawaiane, ritmate dalle loro
chitarrine minuscole. I partecipanti si dispongono a semicerchio dalla parte opposta
alia vegetazione, sull’oceano,
per rinchiudere lo spazio rituale, lasciando aperto un
settore rivolto al sentiero da
dove dovrà arrivare la sposa;
lo sposo invece appare all’improvviso, vestito all’occidentale di bianco e avorio, e
si isola a ridosso della scarpata sul mare, vicino al pastore. Cantanti e suonatori si
sistemano in gruppo, gli altri
si allineano su una fila che
fronteggia le onde: altrettan
to all’improvviso appare la
sposa, con una lunga veste
perlacea, adornata soltanto
da una densa collana floreale
e un mazzo di fiori.
Il pastore raccoglie la conchiglia e emette un profondo
suono prolungato; dopo aver
letto alcuni passi dalla Bibbia,
intervallati da musiche e canti, chiama la sposa alla presenza del futuro marito e li
congiunge in matrimonio
cingendoli con ulteriori ghirlande esotiche. Ognuno dei
presenti riceve al collo il medesimo ornamento. Tutti si
abbracciano mormorandosi
parole di convenienza e poi,
avvicinatisi al tavolino imbandito con i due calici, assistono gli sposi brindare alla
loro unione, i quali a loro volta festeggiano con gli ospiti
l’avvenimento. Quindi, sommessamente, senza mai avere
disturbato il silenzio della natura, e soprattutto l’unico rumore dei flutti frangenti sulle
rocce, ciascuno si allontana.
Per ultimo anche il pastore
Clark, dopo aver raccolto i
propri attrezzi rituali, lascia il
sito, trainando con leggerezza
la sua carrozzina di servizio, e
sparendo tra le palme e i banani della foresta.
Sposi e invitati si ritroveranno poi, com’è uso in tutti i
matrimoni, per proseguire e
concludere i festeggiamenti
nuziali, in un grande pranzo
che alle Hawaii è particolarmente partecipato e intenso,
poiché costituisce una derivazione, anch’essa modernizzata, daU’arcaica cerimonia tribale e comunitaria del
Luai, che si svolgeva sotto
un’enorme e capiente tettoia
di pali e stuoie, la cui portata
più prelibata e importante è
costituita da un grosso maiale arrostito.
L’apertura della stuoia, e la
disponibilità del cibo per i
commensali, sono anch’essi
due procedimenti rituali codificati per una sorte di agape
pagana, effettuata da un cerimoniere designato, e completata da due giovani parenti, i quali dopo aver deposto
la carcassa abbrustolita sopra
una speciale barella di legno
completamente scavata nel
tronco di un albero, la trasportano su un grosso tavolo
per tagliarla e distribuirla in
pezzi ai partecipanti.
Tutti gli altri cibi e le bevande invece vengono direttamente presi dagli invitati, a
volontà, come in una specie
di self-service già in precedenza predisposto; e così,
continuando fino a sera con
allegria e tranquillità, in attesa del maestoso tramonto
che riempie il cielo di luci
rossastre e viola in una quiete
languida e densa, ci si accomiata all’arrivo della notte,
quando un altrettanto spettacolo magico della natura si
sviluppa nella penombra, e
ha per protagonista l’enorme
luna tonda dell’estate.
Parlando della vita e delle
abitudini isolane con Clark (il
quale si è rivelato di confessione presbiteriana ma di radici calviniste; e al nome di
Calvino si è messo la mano
sul petto, col pugno chiuso) è
emerso il misticismo ibrido
che caratterizza la inusuale
fede degli hawaiani, sempre
legati alle loro tradizioni naturali nonostante siano stati
raggiunti dall’educazione religiosa occidentale.
Le tipologie di derivazione americana e il loro particolare stile
L'evangelizzazione che portò con sè l'architettura
eranaj,
tre un 2
iocaz'Ìe
atnenW
30
L’evangelizzazione hawaiana è iniziata nel 1820 quando,
quarant’anni dopo la scoperta di quelle isole oceaniche da
parte di Cook (nel 1778), un
manipolo di coraggiosi «pionieri» americani (così li descrive nel 1937 Alfred Judd,
storico della Società missionaria hawaiana), salparono
da Boston nell’ottobre del
1819 e giunsero nell’aprile
dell’anno dopo sulla spiaggia
di Honolulu (che allora era
un semplice villaggio indigeno modesto, con poche capanne di canna e paglia, e
neppure molto popolato). La
Compagnia di missionari
comprendente «ministri preparati nella predicazione del
Vangelo, fisici, insegnanti,
esenti amministrativi, tipoScafi, un rilegatore e un fattole», la maggior parte «giovani
'tentenni pièni di vita e d’entusiasmo»; il nucleo abitativo
da loro creato ha costituito la
matrice urbana di quella che
sarebbe diventata la moderna
capitale delle Hawaii.
^cuni proseguirono nel lofo intento missionario, altri si
■mpiegarono al servizio del
SOverno locale; ma coloro che
puntinuarono nella Missione
'Rtituirono una «piccola comunità americana» protetante, «centrata» suH’aggreSazione familiare e caratteriz^ta da tipiche case americac, diventando nella sostanza
Uche i primi coloni d’Ameriain quei posti, senza la cui
pera «oggi non si sarebbe
potuto salpare verso le Hannf'i- ^ Purie la retorica trir”m*mtica di quest’ultima af^azione, in realtà i mission organizzarono una serie
’ attrezzature di pubblico
servizio (e a Honolulu, oltre al
tempio, anche le scuole e
l’ospedale, vari laboratori artigianali, di tipografia, di cucito, di carpenteria e di produzione di utensili domestici
e lavorativi) il cui esercizio
raggiunse col tempo eccellenti e considerevoli risultati.
Parte degli esemplari edilizi e del mobilio residenziale,
insieme con gli strumenti per
la stampa e gli attrezzi di lavoro, sono oggi conservati in
alcune campionature museali, che sono state ripristinate a dovere negli stessi siti
dove sono state costruite: in
questi musei storici, ove tutto è praticabile o addirittura
(come nel caso della Missione del centro storico di Honolulu, Kawaiahao) i percorsi
esterni sono appositamente
ricavati in sentieri sinuosi
per consentire ai visitatori la
migliore percezione degli
edifici; negli interni dei caseggiati si possono riconoscere gli aspetti lavorativi, residenziali, didattici, anche di
sopravvivenza agraria autonoma. poiché sono stati ricostruiti anche gli orti e i campi
coltivati nelle immediate vicinanze dei casolari.
Inizialmente eseguite in
terra battuta cotta al sole oppure in legno, le costruzioni
missionarie sono state poi
edificate in murature di
toni, seguendo le caratteristiche tipologie americane del
New England: soprattutto le
case, ma anche i templi e le
scuole. Per queste due ultime
tipologie pubbliche però non
viene subito ritrovata una
forma specifica, poiché a volte le chiese e i seminari erano
composti similmente ai gran
di caseggiati collettivi plurifamiliari, di perimetro rettangolare, in seguito variamente
suddivisi nello spazio interno
a seconda degli usi (religioso,
scolastico, 0 ancora residenziale), coperti da un esteso
tetto unico a falde spioventi.
Solo dopo un decennio alcuni templi cominciarono a
prendere la sagomatura nota
e specifica dei tipici edifici
ecclesiastici provenienti dagli
Usa (presbiteriani) e dai modelli originali inglesi (anglicani), con la potente torre campanaria frontale, squadrata o
di struttura più leggera: tra
gli esemplari di maggiore notorietà spiccano alle Hawaii
la Cappella dei marinai al
porto di Honolulu (1932-33)
ancora in legno, il sobrio
tempio in miniatura di Kalahikiola, la più tarda chiesa
di Fort Street (1852-54), connotata da una svettante torre
campanaria a guglia, e il più
importante di tutti, il tempio
di Kawaiahao, disegnato
dall’architetto Hiram Bingham nel 1837 e costruito in
pietra (anzi, con il corallo)
dal 1838 al 1842. Invece gli
edifici scolastici solo in rari
casi erano eseguiti nella stessa foggia dei templi: il loro
prototipo era forse l’aulone
didattico della Missione straniera di Cornwall nel Connecticut ma in genere venivano adottate tipologie di caseggiato civile, spesso dotate
di portico, posto frontalmente oppure riportato su tutti i
lati, con anche multiple balconate sovrapposte. Il centro
di Honolulu, una specie di
vecchia isola anglosassone in
mezzo ai nuovi grattacieli,
sintetizza tutte le tipologie
descritte e presenta anche gli
edifici di maggiore monumentalità (il tempio, con
l’immancabile cimitero retrostante) e rappresentanza
(la scuola, la biblioteca, i luoghi di lavoro, le residenze).
Era una vita sobria e faticosa, di soddisfazioni ma di sacrifici, quella dei coloni missionari, e si svolgeva in un
continuo impegno etico e
professionale in cui dominava un severo spirito religioso,
che si ripercuoteva addirittura nell’elaborazione dei libri
scolastici, nelle letture, e perfino condizionava le illustrazioni scientifiche.
Una esistenza prosaica e
essenziale, monotona ma fiduciosa, che ancora nel 1912
una canzone della
Missione, composta da Reau
Dillingham, ricordava con
nostalgia, per i soliti luoghi di
quel lontano paese straniero,
dove la ricostruzione fedele
della propria architettura domestica poteva ancora ricollegare con le abbandonate
terre di provenienza: «Ricordiamo questa casa nella quale alcuni di noi sono nati: i
gradini della scala stretta, sulla quale ci arrampicavamo fino alle minuscole stanze. Ricordiamo bene il deposito
con le scorte, di cibo e di vestiti; ricordiamo anche il
profondo pozzo (...). È in questa casa che abbiamo trovato
il conforto, ma anche abbiamo dovuto cercare un grande
coraggio per affrontare le difficoltà della terra, per resistere alle veglie, per innalzare il
nostro canto, alla vita, all’amore, alla pace e alla gioia, e
per seguire il comando del
nostro amato Signore», (m.l.)
Il reverendo Jim Clark celebra il matrimonio hawaiano moderno a
Waipouli (foto Gavinelli)
L'incontro fra le due culture
Le Hawaii e l'Evangelo
storia di due secoli
GIOVANNI CONTE
IL mondo si accorse di questo arcipelago quando
Cook lo scoperse nel 1778,
battezzandolo Sandwich. Si
tratta di otto isole principali,
tutte vulcaniche. Pur essendo
parte integrante del Pacifico,
queste isole furono contese
da inglesi, francesi, americani, tutti formalmente volti alla difesa della loro indipendenza (1842-43). Gli Usa finirono per avere la meglio, incoraggiando l’evoluzione democratica della monarchia
locale e stabilendo un trattato per assicurarsi una stabile
influenza economica (1872).
Poi venne loro concessa la
base di Pearl Harbor (1887) e
dopo la caduta della monarchia le Hawaii divennero il
cinquantesimo stato degli
Usa (1959).
Sin dal 1820 si erano installati alle Hawaii alcuni missionari presbiteriani americani
che dovettero affrontare non
poche difficoltà con la venuta, nel 1827, di missionari
cattolici. Spesso i film li raffigurano come moralmente rigidissimi se non ottusi, oppure come libertini sotto
mentite spoglie. Li si accusa
anche volentieri di avere ucciso la cultura e la libera
espressione religiosa locale,
accusa legata a una visione
romantico-ingenua e/o a una
incomprensione della religiosità di certe popolazioni, se
comparata con la visione
evangelica della vita e della
morte: questo senza il minimo senso di giudizio da persona più evoluta.
Ovviamente non si può
pretendere da missionari
deH’800 una visione sociale
ed etica come quella attuale
(non certo comunque più
avanzi.tn). s. mo ormai trop
po abituati a pensare che
l’Evangelo sposi facilmente i
mutamenti di costume e di
idee almeno quanto allora si
tendeva a pensare che dovesse sposare una certa visione
occidentale. Si tratta sempre
di cercare di capire il dramma che sta dietro a molte imprese missionarie.
Come altrove nel Pacifico
(si pensi a Tahiti) i puri polinesiani sono ormai rari. In
particolare alle Hawaii vi è
stato un largo scambio polinesiani-asiatici-europei e
chiaramente ciò si riflette anche nella vita delle chiese. Secondo lo stile statunitense
esse sono numerose e variegate e sempre un po’ «a stelle
e strisce», mentre gli edifici
ecclesiastici, con il campanile
«al posto giusto», che viene
usato regolarmente, hanno in
generale la forma dei tempi
andati. Così come certe abitudini occidentali vengono in
genere seguite con una convinzione spesso assente da
noi. Si pensi alle feste di Natale con un «pino» stracarico
di candeline che... fondono
prima di essere accese a causa della torrida temperatura
di dicembre! Val la pena ancora di menzionare l’esistenza di francobolli missionari
del primissimo periodo alle
Hawaii, una vera rarità riservata a pochissimi fortunati
collezionisti.
Come un po’ dovunque nel
Pacifico va sottolineato lo
sforzo compiuto da questi
popoli per sfuggire all’isolamento e per vivere l’Evangelo, per esempio, in termini
maori. Questo, naturalmente, a prezzo di una continua
ricerca fatta di errori e conquiste, di successi e rinunce;
dovendo continuamente lottare per fare udire la voce variegata del Pacifico.
La prima missione protestante a Honolulu (1820) (foto C. Gavinelli)
.L
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 2 LUGLIO iggo
Un convegno organizzato a Siracusa dalla Chiesa battista
Chiese di minoranza e comunicazione
Interpretazioni riduttive e incomprensioni da parte della «grande stampa» non
devono far dimenticare agli evangelici la necessità di impadronirsi di nuovi linguaggi
ENRICO MALTESE
Organizzato dalia Provincia di Siracusa e dalla
locale Chiesa battista, 11 31
maggio, nella città aretusea,
si è tenuto l’annunciato convegno su «Le chiese evangeliche quali voci di minoranza e
la comunicazione di massa».
SI può dire che 11 convegno
abbia raggiunto uno del suol
obiettivi: fare Incontrare la
voce delle chiese evangeliche
e gli operatori della comunicazione di massa. Diversi
giornalisti della carta stampata, delle radio e delle televisioni locali hanno partecipato al convegno e nel giorni
successivi hanno agito da
cassa di risonanza con accenti positivi per quanto è
stato realizzato. Buona anche
la partecipazione delle persone evangeliche di Siracusa.
Presenti erano pure rappresentanze delle chiese vicine.
Il pastore Salvatore Raplsarda che presiedeva 1 lavori,
con a fianco Agata Ruscica,
assessore alle Politiche sociali, ha evidenziato le scelte che
la Chiesa battista ha realizzato negli ultimi anni: apertura
alla città e dialogo con tutte
le sue forze sane per raggiungere quegli obiettivi che sono
specifici delle persone credenti (adorazione, discepolato, diaconia), e quegli altri attorno ai quali il consenso può
essere più vasto (verità, pace,
difesa deU’ambiente, valorizzazione delle persone). In
quest’ottica il convegno si
proponeva di avviare un dialogo allargato, evitando di
«parlarsi addosso». Il presidente della Provincia, Bruno
Marziano, presente a una
parte dei lavori, ha evidenziato il contributo di democrazia che le chiese evangeliche
hanno dato al paese, e ha
sottolineato il valore della democrazia in un momento in
cui il rumore delle armi si fa
assordante.
Giorgio Girardet ha tenuto
la relazione introduttiva e ha
Una conferenza stampa al Sinodo valdese
evidenziato, tra l’altro, il paradosso di una realtà evangelica
che ha assurto agli onori della
grande cronaca soltanto in alcuni periodi storici, ma che
per il resto, quale realtà di minoranza, «gode» di una condizione di privilegio, in quanto
non è costantemente sotto i
riflettori. Bent Parodi, presidente dei giornalisti della Sicilia, ha sostenuto che i massmedia non hanno per principio una chiusura nei confronti delle voci di minoranza, anzi la loro voce viene ben accolta, come dimostra la realizzazione e la partecipazione al
convegno. Le chiese evangeliche, e le minoranze in generale, sono invitate a fare uno
sforzo di comunicazione, evitando di essere «noiosi», imparando sempre più a parlare
alle persone di oggi.
Dopo questi due primi interventi, si è compreso che il
convegno non si muoveva per
rivendicazioni e per rimostranze, ma imboccava la via
seria dei contenuti. Piera Egidi non ha mancato di fare
l’autocritica su certa impostazione giornalistica della stampa evangelica, e ha anche sottolineato la superficialità e
l’approssimazione con cui la
grande stampa presenta le
persone e le iniziative del
mondo protestante. Emblematico, ha sottolineato, è il
modo riduttivo in cui personaggi come i pastori Martin L.
King, o lesse Jackson, e il loro
contributo per la pace, vengono presentati sui mass-media.
Tuttavia, ha continuato Egidi,
il dialogo tra cultura protestante e stmmenti di comunicazione di massa rimane un
importante strumento affinché temi nuovi (cultura delle
donne, valorizzazione dei doni) diventino realtà formativa
e la stampa non si riduca a
dare notizie scandalistiche o
limitate a eventi eccezionali
(l’uomo che morde il cane).
Tra i relatori vi era anche
Giovanni Failla, giornalista e
responsabile della stampa
cattolica, che ha pronunciato
parole di apprezzamento e di
disponibilità a continuare un
dialogo sul tema e sui contenuti del convegno. Tra il pubblico ha chiesto di parlare il
rev. Alfio Inserra, animatore
del periodico locale Cammino, che ha parlato di «ingegneria dell’evangelizzazione»
per sottolineare l’esigenza
che la stampa sia luogo di
trasmissione del messaggio
evangelico, in una prospettiva di superamento delle divisioni. Dal tema del convegno
è stata evidenziata la parola
«minoranza», quasi a dire minoranza è bello (Girardet) o
siamo tutti minoranza (Inserra). È certo che su questa pa
rola sarà necessario ritornare. Le due tornate di interventi con cui si è articolato
l’aspetto «loquace» del convegno si sono concluse con
l’intervento di Giorgio Gardiol che, partendo dalla sua
esperienza di credente e di
deputato, ha ricordato che i
temi vitali sui quali siamo
chiamati a dire una parola
forte sono quelli della pace e
della qualità della vita.
Le quasi tre ore di tavola
rotonda, con intervento conclusivo di Agata Ruscica che
ha sottolineato il valore dell’incontro e l’apertura dell’amministrazione provinciale alle realtà di minoranza,
più che stancare hanno costituito un momento di forte aggregazione che si è manifestata con un trasferimento in
massa dai locali del salone
della Provincia a quelli della
vicina chiesa battista. Qui si è
tenuto l’atteso concerto di
negro spiritual dell’ensemble
«Freedom Sounds», otto elementi del coro del teatro V.
Bellini di Catania. La scelta
del concerto è apparsa subito
in linea col tema del convegno: ribadire un messaggio di
liberazione per valorizzare le
persone, a cominciare da
quelle che sono minoranze,
non tanto dal punto di vista
numerico, ma da quello della
possibilità di incidere sui processi storici. In questo le persone credenti afroamericane,
che ci hanno dato gli spiritual,
rimangono emblematiche.
La bravura della formazione era indiscussa, già nota al
vasto pubblico siracusano, e
la sala non ha mancato di apprezzarne ancora una volta le
doti, la ricchezza del repertorio, la capacità comunicativa
e l’originalità degli arrangiamenti. Non sono mancati bis
e applausi. Una cena per 50
persone, sul terrazzo della
chiesa, in una splendida serata estiva con luna piena, ha
concluso un convegno che ha
lasciato un segno e che si farà
ricordare con piacere.
Anche l'impostazione degli evangelici in un libro collettivo
Modelli e progetti educativi nell'Italia liberale
FRANCO CALVETTI
Gli studi di storia dell’educazione condotti in
Italia non avevano mai trattato i temi che sono l’oggetto di
ricerca dei tre studiosi*: il
selphelpismo nato dalle teorie
di Samuel Smiles, l’educazione ebraica, i problemi pedagogici e didattici nella visione
e nella prassi degli evangelici
in Italia. Come dice Antonio
Santoni Rugiu nella prefazione, si tratta di «tre spaccati diversi (...) dell’evoluzione pedagogica italiana nel periodo
fra il 1860 circa e gli anni Venti (...) utili a intendere meglio
alcuni nodi della vita civile e
di modelli culturali dell’epoca
e del conseguente cambio di
mentalità».
Senza togliere nulla come
importanza ai due primi capitoli è nel terzo, che porta il
titolo «Il contributo protestante», che concentriamo la
nostra attenzione. Molto opportunamente Andrea Mannucci, trattando quel periodo
storico, riferisce, facendo
una schedatura di grande
precisione, sulle pubblicazioni in essere e in divenire che
nascono all’interno del mondo evangelico in Italia, all’indomani delle Lettere Patenti
di Carlo Alberto: da L'écho
des vallées uscito nel 1848 al
la rivista Conscientia del
1922. Ed è sulla stampa evangelica periodica educativa
che si appunta l’interesse
dell’autore. Egli ci offre una
rassegna delle principali riviste il cui numero ci impressiona: sono ben 62 testate
dalle alterne vicende che
vanno dal 1845 (con L’indicatore) al 1922 (con Conscientia, settimanale di letture e filosofia religiosa edito
dalla casa editrice Bilychnis).
Il così alto numero è indice
dell’interesse, della passione
e dell’operatività del mondo
evangelico nel campo dell’educazione, dell’istruzione,
della formazione. A fronte di
tanto attivismo c’è da chiedersi (e l’autore lo fa) se alla
base del pensiero protestante italiano esista una precisa
impostazione pedagogica.
Per rispondere, anche se indirettamente, Mannucci presenta alcune riflessioni che
toccano l’ambito dell’obbligo scolastico e l’impegno
contro l’analfabetismo spiegato a piene mani da quella
sparuta «tribù» evangelica
che raggiungeva a malapena
le 50.000 unità nel momento
in cui fatta l’Italia si poneva
mano «a fare gli italiani».
Impegno per la scolarizzazione generalizzata ma anche passione per la divulga
zione della Buona Novella.
L’autore ci porta, tramite documenti presi da La rivista
cristiana. L'eco della Verità, Il
seminatore, a constatare che
gli evangelici non elaborarono una sola linea circa la laicità della scuola: c’è chi grida
allo scandalo perché a differenza degli Stati Uniti non si
iniziano le lezioni con lettura
della Bibbia e preghiera, c’è
chi vede nella famiglia il luogo preposto per fondare la
vita sulla Bibbia. L’analisi
della posizione assunta della
rivista Bilychnis sulla questione «religione a scuola sino» è veramente stimolante
anche per i nostri giorni.
Un secondo tema affrontato con taglio storico è quello
scuola pubblica-scuola privata. Anche qui voci contrastanti sulle diverse testate; si registra un certo consenso certamente in sintonia con il fiorire fino agli Anni 20 di scuola
private nel paese. Una lunga
trattazione è riservata alle
scuole evangeliche: se ne ripercorre rimpianto ideale, il
legame con le comunità, la
struttura articolata soprattutto nel campo dei Giardini
d’infanzia, in cui i protestanti
si distinsero come sostenitori
del «metodo froebeliano», gli
aspetti metodologici-didattici, la formazione e l’aggiorna
mento (le Conferenze pedagogiche del 1874 sono esemplari nella loro strutturazione). Non manca un accenno
alla scuola domenicale e alle
riviste evangeliche collegate
all’istituzione religiosa.
Andrea Mannucci (docente
di Pedagogia sperimentale e
generale presso la facoltà di
Scienze della formazione a Firenze) non poteva concludere
meglio il suo intelligente percorso sull’opera educativa degli evangelici in Italia se non
riferendo sull’idea forte, la pedagogia della rottura appunto, che ci caratterizzò rispetto
agli altri: l’istruzione femminile, il voto alle donne, la letteratura femminile. Note accuratissime ed esaustive chiudono il capitolo. Così come è
stato detto per gli ebrei, credo
che la più immediata impressione che suscita lo scorrere
la storia delle vicende del ruolo delle scuole evangeliche in
Italia sia quella di una minoranza che si affannava nella
ricerca e nella prassi per rispondere all’imperativo «fai
da te». Senza dimenticare lo
sguardo a colui che solo può
chiamarsi Maestro.
(•) Giulia Di Bello, Silvia Ghetta Sadun, Andrea Mannucci: Modelli e progetti educativi nell’Italia liberale. Centro editoriale toscano, pp 386, £ 35.000.
Un romanzo parzialmente storico
La figura di Bonhoeffer dietro
una morte «sacrificale»
In un Medioevo violento e
flagellato dalla miseria, Magnus regna sulle Orcadi, insieme al cugino Hakon: la situazione si fa in breve insostenibile e tra i due scoppia
un interminabile conflitto,
con tanto di intervento di
truppe mercenarie che imperversano nelle isole. Magnus, tuttavia, è un temperamento mistico e per nulla politico, si sente piuttosto attratto dal monacheSimo e in
tale situazione è fatale che il
cugino abbia la meglio. Consapevole del suo destino, Magnus si avvia serenamente
incontro a una morte che
avrebbe potuto evitare, nella
convinzione che il suo sacrificio contribuirà a ricostruire
una solida pace nell’arcipelago. Questo, in breve, lo schema della trama di Magnas*,
opera matura dello scrittore
scozzese delle Orcadi George
Mackay Brown, ispirata a
una saga popolare, che l’editore Tranchida propone in
italiano col titolo, a prima vista sorprendente di La croce
e la svastica. Il titolo italiano
si spiega col fatto che, giunto aH’assassinio di Magnus,
Brown passa invece improvvisamente e senza apparente
motivo a raccontare quello di
Dietrich Bonhoeffer.
A parte la modalità dell’esecuzione (impiccagione), la
narrazione dell’uccisione del
teologo non ha praticamente
alcun aggancio con la realtà
storica, ma intende concentrarsi sul simbolismo: il parallelo con Bonhoeffer mostrerebbe che la morte di Magnus
non è un evento passato e archiviato, ma mantiene una
permanente attualità. L’autore, passato dalla fede evangelica al cattolicesimo, mostra
un profondo interesse per
l’interpretazione sacrificale
della morte, istituendo quasi ‘
una continuità tra la potenza
di riconciliazione del sacrificiò di Cristo e quella della
morte dei suoi eroi. Dove la
mediazione politica non può
nulla giunge la morte sacrifi.
cale, capace di rimarginare le
ferite dei cuori e quelle della
storia. Bonhoeffer (mai nominato nel testo, ma l’allusione
è trasparente) è presentato
come un martire della parola.
Il carattere politico della morte di Bonhoeffer, che è stato
ucciso in quanto congiurato,
non emerge. A dire il vero anche la figura di Magnus appa-1
re più stravagante che dram- '
matica e chi legge incontra i
qualche difficoltà nel coglier-1
ne i tratti. La postfazione di i
Carmine Mezzacappa aiuta a
collocare il libro nel quadro
della produzione del narratore orcadiano, con qualche in-1
certezza storica: Bonhoeffer si
chiamava Dietrich (come a p,
280) e non Dieter (come a p. |
282, due volte, e 288); è stato i
ucciso nel 1945 (come nel risvolto di copertina: però il 9
aprile e non l’8) e non nel
1943 (p. 280); infine, manco a
dirlo, era un pastore (come a
p. 280) e non un sacerdote
(288). (f.f.)
(*) George Mackay Brown: la
croce e la svastica. Magw
Tranchida, Milano, 1999, pape
289, £ 30.000.
L'ultimo libro di Giovanni Franzoni
Il riso come atto liberatorio
e di contestazione
PAWEL GAJEWSKI
Due anni fa, nella primavera del 1997, sulle prime
pagine del suo libro dal titolo
abbastanza provocatorio Merda, Giovanni Franzoni annunciava l’inizio di un ciclo di
piccoli studi dedicati alla
«teologia delle cose ultime».
In questi giorni è uscito dalle
stampe il secondo volume
della serie, intitolato «Lo
strappo nel cielo di carta. Riso, fecondità, cibo. Note di
teologia delle cose ultime»
(Edizioni dell’Università popolare, Roma, 1999). Il libro è
stato presentato il 12 maggio
scorso nell’Aula magna della
Facoltà valdese di teologia.
Oltre all’autore hanno preso
parte alla tavola rotonda, dedicata alle principali tematiche del libro, il prof. Luigi
Lombardi Satriani, antropologo, Antonio Guagliumi, biblista, e il prof. Ermanno Geme,
decano della Facoltà valdese.
Il prof. Satriani ha sottolineato nel suo intervento l’importanza della riflessione sul
riso nelle ricerche antropologiche e sociologiche. «Il riso è
un atto liberatorio della persona umana, ma, nello stesso
momento, il riso, la beffa
possono anche diventare un
forte gesto di contestazione
sociale», ha detto il relatore.
Antonio Guagliumi ha messo
in evidenza una sorta di
«struttura talmudica» che è
alla base del discorso di Franzoni: «Ci sono nel libro le tesi
scritte con “caratteri grandi”,
ossia le tesi fondamentali
dell’autore; intorno ad esse
vengono aggiunte, con “caratteri piccoli”, numerose citazioni e opinioni, spesso
contraddittorie».
Il prof. Genre ha ricordato
che la riflessione sul riso, che
ha definito come «ermeneutica del riso», non trova ancota
molto spazio nella ricerca teologica. «Prima di questa presentazione ho consultato u|i
dizionario di spiritualità cristiana, abbastanza recente ®
molto affidabile, e non vi M
trovato voci come "riso
“gioia”; è una cosa molto sintomatica», ha detto il pr°
Genre. Franzoni, concluden
do, ha ribadito che il riso, m
trecciato col cibo e con la *e
condità, indica un modo a
ternativo di rapportarsi con
mondo, il modo intuitivo cn
«pacifica le tensioni
sionando i poteri sacri e pto
farri e aiutando a costruì
nuove forme di equilibrio ps>
cologico e sociale».
Ogni settimana...
RIFORMA ti fa conoscere un mondo evangelico più granid«
di quello che puoi conoscere con la tua esperienza diretta
L’abbonamento ordinario costa 105.000 lire (invariato
1997); se il tuo reddito familiare non te lo consente, puoi ut'
lizzare liberamente l’abbonamento ridotto di £>5.000 t ’
oppure puoi fare un abbonamento semestrale che cos
55.000 lire; se, invece, hai qualche risorsa in più, aiutaci c
l’abbonamento sostenitore di 200.000 lire o inviandoci uri
qualsiasi cifra in dono: aiuterai chi non se lo può permettere
jl, 2 connm
in caso dir
,1 mittente
l_'Editore si
MEI
55,3%
preside
l’espoi
44,7%:
tanfi è c
rio sfio
lo dell’
un’affli
rendurr
taname
anche i
una dei
preferii
Provii
Dal
due
inC
Se Mi
sato il s
ni fa lo
te e alh
Sono st
paesi, c(
garantirf
fessoresi
Una f
muni di
permetti
che roce
stra: Cc
lenza v
Pramolli
dono un
la presii
dante F
rapporti
molti all
tato il s
ranza us
Brichen
sca a P,
mano. (
ha vinte
stati, al
35 di Pi
gelato.
Campi)
Pietro ’
picco se
to con 1
alla Bri
ha pron
so con
2.0(X) v
poluoge
simaafl
Se qu
lese ne
aveva e
gliere p
ranza e
[Trazzi,
ha, Cci
Collegi
volta il
•lì Pero:
consigli
¡.casi si
c Mich
Valli. Il
Persom
.16“ e di
trai Cai
7
r
1999
0
tro
' ear' una
autoaugelustra
e per
ficaie
quasi
'tenza
icrifi
I in a.p. 45%
“¡¡*2 eoa''''’® 20/B legge 662/96 - Filiale dlTorino
lì caso di mancato recapito si prega restituire
gl rnlttente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
della i
3ve la I
a può
acrifi.
are le
della
nomiisione
ntato
'arala,
imorstato
urato,
ro an- '
appa- ¡
dram- '
ontra i
rglierme di
iuta a ;
uadro
.natohe intffersi
le a p.
le a p. :
! stato ,
nel ri- i
rò il 91
m nel I
mco a i
ornea !
rdote 1
wN:Ia
igm
pap*
oni
0
izione
atore,
messo
rta di
cheé
Franle tesi
andi’.
entali
d esse
n “ca3se ci
pesso
ardato
;o, che
ineutiancora
:a teoa preato Uil
ta críente e
L vi ho
iso” e
to sin1 prof.
udetiso, in1 la fedo alcen il
vo che
liniene pto'
truir^
lo psi
tá.
0 ídál
i¡ uti'
1 lire.
osW
:i con
i un^
tere
D
< <1
VENERDÌ 2 LUGLIO 1999
ANNO 135 - N. 27
LIRE 2.000-EURO 1,03
MERCEDES BRESSO PRESIDENTE — Con il
55,3% dei voti validi Mercedes Bresso è stata riconfermata
presidente della Provincia di Torino; il suo avversario,
l’esponente del Polo Alberto Ferrerò, si è fermato al
44,7%: l’appoggio ufficiale della Lega Nord non ha pagato
tant’è che l’annunciato testa a testa non c’è stato e il divario sfiora i 10 punti. Il dato più rilevante è comunque quello dell’astensionismo: in nessuna situazione si è registrata
un’affluenza superiore al 50%. Dopo il fallimento del referendum e le europee questo è un ulteriore segno dell’allontanamento dei cittadini dai loro amministratori. Oppure è
anche una scelta: tra una sinistra di governo che delude,
una destra che punta tutto sui mezzi di comunicazione, si
preferisce non votare, anche se non si va al mare...
Capita che, vivendo noi in
mezzo a una popolazione
cattolica con la quale abbiamo
stabilito un intreccio di relazioni, per affetto o dovere sociale non possiamo sottrarci
dal partecipare ad atti di culto
in chiesa cattolica. E fin qui
nulla di male: la nostra libertà
è tale per cui possiamo tranquillamente assistere e in certi
casi anche prendere parte attiva a cerimonie cattoliche.
Fa invece problema se, nel
corso di queste, viene celebrata l’eucaristia. Come si sa,
nella dottrina cattolica l’ostia
è il «vero» corpo di Gesù e il
vino è il suo «vero» sangue;
egli è infatti «sostanzialmente
presente sotto le specie del pane e del vino» (Canone 899
del Codice di diritto canoni
MATRIMONI INTERCONFESSIONALI
SCOMUNICATI
LUCIANO DEODATO
co). La celebrazione di questo
«sacramento» è circondata da
molte attenzioni e perciò, fra
queste, il Canone 915 prescrive che «non siano ammessi alla sacra comunione gli scomunicati e gli interdetti (...) e gli
altri che perseverano in peccato grave manifesto».
Può suceedere, come è già
successo, che siano celebrati
riti (non prescritti dalla Bibbia!) di rinnovo o benedizione
di matrimonio a scadenze significative (10, 15, 25 anni,
ecc.), ai quali siano invitate
anche coppie interconfessionali. Se nel corso di questi riti
viene celebrata la messa, la
parte valdese, anche alle disposizioni del diritto canonico, non partecipa all’euearistia. Drammatico è poi il caso
di un matrimonio interconfessionale celebrato nel corso
della messa. Anche qui la par
te valdese non partecipa al sacramento perché, nonostante
tutto, essa è e rimane «scomunicata». Poco male, si potrebbe dire. Lo siamo da 8 secoli
e siamo comunque riusciti a
sopravvivere.
Però io alla parte cattolica, e
soprattutto ai sacerdoti, vorrei
chiedere come fanno a non
avvertire uno stridente e, oserei dire, blasfema contraddizione tra le parole del nostro
Signore, «l’uomo non separi
ciò che Dio ha unito» e la
prassi per cui, di fatto, essi per
primi separano con la dottrina
e il diritto canonico ciò che
Dio ha unito: due esseri umani
che, per amore, hanno deciso
di fondere le loro esistenze in
una unità da vivere «davanti a
Dio e davanti agli uomini».
Provincia di Torino
Dal Pinerolese
due popolari
in Consiglio
Se Mercedes Bresso ha bissato il successo di quattro anni fa lo deve anche alle vallate e alla periferia in genere.
Sono stati proprio i piccoli
paesi, con la grande cintura, a
garantire la vittoria alla «professoressa».
Una panoramica fra i Comuni delle valli valdesi ci
permette di scoprire autentiche roccaforti del centro-sinistra: Comuni a forte prevalenza valdese (Rorà, Prali,
Pramollo, Bobbio Pellice) vedono un fortissimo scarto fra
la presidente Bresso e lo sfidante Ferrerò: siamo a un
rapporto 1:5-1:6. Ma anche
molti altri paesi hanno decretato il successo alla maggioranza uscente, da Angrogna a
Bricherasio, da Inverso Finança a Pomaretto o San Germano. Gli unici luoghi dove
Ita vinto il centro-destra sono
stati, all’interno del collegio
di Perosa Argentina, Pragelato, Usseaux, Bibiana,
Campiglione Fenile e San
"tetro Val Lemina; con un
Pteco sorprendente a Pragelato con 104 voti a Ferrerò e 41
®lla Bresso. Anche Pinerolo
ha promosso Mercedes Bresso con uno scarto di quasi
LOOO voti, ma anche nel capoluogo c’è stata una bassissima affluenza (36%).
Se quattro anni fa il Pinero®ae nel suo complesso non
^jeva espresso alcun consiShere provinciale di maggioranza e due di opposizione
U razzi, Lega Nord e ColomCcd entrambi eletti nel
ollegio di Perosa), questa
il collegio di Pinerolo e
t “erosa vedono ciascuno un
ensigliere eletto; in entrambi
casi si tratta di due popolari,
®^8iorgio Bertone a Pinerolo
y ^.ichele Chiapperò nelle
hlli. Inutili i buoni successi
personali di Erminio Ribet,
i n ^ terzo escluso fra
, a. e di Piervaldo Rostan, 2°
‘micandidati Verdi.
Le prime impressioni sul nuovo esame di studenti e professori
Al vìa la «nuova maturità»
CARMELINA MAURIZIO
Emozione raddoppiata
quest’anno per i maturandi e i professori che, come
è noto, si sono trovati per primi ad affrontare il nuovo esame di stato per conseguire il
diploma. Alle ansie e ai timori ovvi e consueti si è aggiunta infatti quest’anno la novità
di essere i pionieri di una serie di prove (tre scritti e un
colloquio pluridisciplinare)
così come sono state contemplate da una riforma degli
esami di maturità attesa per
trent’anni. Come sta andando? Lo abbiamo chiesto ai
protagonisti, candidati e docenti, che nelle diverse scuole
superiori del Pinerolese si
stanno cimentando nelle varie
prove proposte dal nuovo tipo
di esame.
«Sono quasi più emozionati
i professori di noi - dice Marianna, una delle prime studentesse che sta per diplomarsi nel corso giuridico del
liceo europeo valdese di Torre Pellice che completa con
questo anno scolastico il primo quinquennio - infatti le
novità sono molte, soprattutto
quelle proposte con la terza
prova. Il fatto di avere una
commissione composta per
metà dai nostri professori è
stata invece una novità rassicurante per noi studenti». Anche Stefano, maturando di
una delle quattro quinte dell’alberghiero di Pinerolo, si
mostra piuttosto tranquillo,
contando sul credito formativo, una delle importanti innovazioni dell’esame di stato,
ma anche sulla comprensione
e l’aiuto che si può avere da
una commissione mista, e soprattutto da professori anch’
essi alle prime armi rispetto
al nuovo esame. Più difficile
è la situazione dal punto di
vista dei docenti, che alle prese con prove abbastanza o assolutamente nuove rispetto al
vecchio tipo di esame di maturità e soprattutto di fronte ai
nuovi criteri di valutazione
previsti, stanno incontrando
sul campo alcune difficoltà.
«Ci stiamo accorgendo - dice Anna Bertolè, insegnante
di francese all’istituto professionale alberghiero di Pinerolo e membro di una delle commissioni della maturità - che
per quei ragazzi con un basso
credito formativo ci potranno
essere dei problemi seri. Per
esempio cosa succederà a quegli studenti che sommando il
credito formativo e gli esiti
delle prove scritte non raggiungono il minimo per essere
promossi? Inoltre siamo in
molti a trovare troppo “stretto” l’uso dei numeri per giudicare i ragazzi, in qualche modo siamo bloccati, rischiamo
di perdere di vista le componenti personali e umane di
ogni allievo riducendo il suo
rendimento scolastico a centesimi, sommando con minimi
margini l’esito di ogni prova.
Per affrontare proprio questo
tipo di problemi nella nostra
scuola abbiamo previsto una
riunione urgente».
Il professor Marabotto, vicepreside dell’istituto tecnico
commerciale e per geometri
«Buniva» di Pinerolo, presso
il quale sono oltre 200 i candidati alla maturità, sostiene
che «tutto sta procedendo
con regolarità anche se questo nuovo tipo di esame di
stato sta ponendo degli ovvi
problemi proprio sulle novità
alle quali non siamo abituati,
tra queste la terza prova, che
ha messo agitazione sia tra
gli allievi che tra i docenti, e
i nuovi criteri di valutazione,
All’uscita dal Collegio vaidese
rispetto ai quali dobbiamo
abituarci a cambiare la nostra
formazione mentale e bisogna comunque usare molto
buon senso, confidando sull’apporto importante dei
commissari interni che conoscono bene i propri allievi».
A leggere il Discorso inaugurale delle
Conferenze pedagogiche evangeliche nel Ì874 è chiamato Giovanni Garnieri di Roma. Egli si rivolge ai «cari colleghi che meco simpatizzano perché militano sotto la medesima bandiera e combattono per la medesima causa, cioè per
atterrare l’ignoranza e la superstizione».
Esprime la fiducia che «questo nostro
primo tentativo sarà, noi lo speriamo,
sorgente di nuove benedizioni per le nostre scuole delle Valli e della missione».
E non poteva mancare l’accenno al benefattore Beckwith; «Sorse un venerando vegliardo amatissimo della patria nostra e della nostra Chiesa; vegliardo che
se lasciò in Waterloo una gamba, non vi
lasciò il cuore». Il suo discorso si snoda
seguendo l’asse Dio-patria-famiglia. L
insistenza sull’annuncio dell Evangelo
(«Sì, il Signore ci ordina di soffiar sopra
le ossa secche; egli ci Ordina di combattere l’immoralità, l’ateismo, 1 irreligio
ILFILO DEI GIORNI
FORMAZIONE
SCOLASTICA
FRANCO CALVETTI
ne...») ci trova oggigiorno perplessi
avendo noi scelto la via della laicità nella scuola e nella società civile.
Ma due punti del suo discorso sono interessanti per noi: uno di ordine storico,
l’altro di ordine sociale. Si accenna alla
consistenza delle nostra presenza educativa in Italia: 57 scuole diurne frequentate da ben 2.203 alunni. Viene anche registrata il numero dei ragazzi che seguono l’istruzione biblica: 38 scuole dome
nicali seguite da 1.313 fanciulle e fanciulli. Oggi la nostra presenza evangelica nel settore della formazione è apparentemente ridotta: il Collegio valdese a
Torre Pellice, le scuole materne a Pachino e Scicli, l’istituto La Noce (materne,
elementari) a Palermo, la Casa materna a
Portici... ma altre istituzioni hanno compiti di formazione quali l’istituto Uliveto
a Luserna San Giovanni, le case famiglia, i corsi di italiano per stranieri a cura delle comunità, i campi cadetti, le colonie. Senza dimenticare che centinaia e
centinaia di membri delle nostre comunità svolgono servizio in ogni ordine e
grado delle scuole italiane.
L’intenzionalità sociale della nostra
presenza come insegnanti formatori
dell’Italia che si va facendo, sta tutta
nella frase che mi piace immaginare
Garnieri abbia pronunciato con una punta di patos: «L’avvenire di un popolo sta
sopra i banchi della scuola».
L’esame di maturità, che sta
coinvolgendo nel Pinerolese
oltre 1.000 studenti, sembra
dunque affrontare una fase di
passaggio, nella quale ai
cambiamenti necessari e in
gran parte apprezzati sia dai
docenti che dai candidati, si
sommano incertezze, dubbi e
difficoltà impreviste e per fare un primo bilancio l’appuntamento è con i prossimi risultati finali attesi nelle scuole del Pinerolese per la seconda metà di luglio.
RODORETTO
FONTANE
Domenica 4 luglio culto
a Fontane alle ore 9. Domenica 11 luglio avrà luogo a Rodoretto l’assemblea
di chiesa annuale con discussione delle relazioni e
decisioni sulla vita della
comunità, inoltre all’ordine
del giorno elezione del deputato/a alla prossima Conferenza distrettuale e di
un/una secondo/a anziano/a
per il quartiere di Fontane.
8
PAG. Il
Il soffitto in parte bruciato alla Gianavella
ESCE DI STRADA IN AUTO: E GRAVE — Brutto incidente per un angrognino, Luigi Bertin, residente a Luserna
San Giovanni ma che d’estate si sposta in una baita a
Barfè di Angrogna. Nella serata di giovedì scorso l’uomo
è finito fuori strada mentre stava raggiungendo la propria
abitazione da Torre Pellice; rapido l’intervento dei vigili
del fuoco, dell’elisoccorso e della Croce Rossa. Bertin presentava numerose ferite e fratture; per una triste coincidenza la stessa mattina Bertin aveva partecipato al funerale di
un fratello deceduto ad Angrogna.
IL CONCISTORO DI ANGROGNA E LA SCUOLA — Il
Concistoro di Angrogna ha recentemente preso posizione
sull’eventualità di una chiusura della scuola materna ed elementare del capoluogo; l’atto esprime l’appoggio all’amministrazione comunale, ribadisce «l’importanza della difesa
del territorio non solo sotto l’aspetto naturalistico, ma anche
sotto quello dei servizi (scuola, ufficio postale, trasporti)» e
chiude con un invito ai membri di chiesa, in quanto cittadini, «a farsi parte responsabile nell’impegno di difesa del diritto alla scuola nel luogo di residenza».
CAVA DEL MONCUCCO: LA VOCE DI LEGAMBIENTE
— In merito al progetto di apertura di una cava di materiale
edilizio da aprirsi nel monte Moncucco di Lusemetta, la Legambiente vai Pellice ha scritto al sindaco. Cesano, chiedendo informazioni precise sul progetto nella consapevolezza
che esso assume una valenza che «travalica l’interesse del
territorio comunale ma coinvolge tutta la vai Pellice».
RADIO BECKWITH — Ha preso il via la scorsa settimana
un programma dal titolo «Salviamo il salvabile» in collaborazione col Cisv (Comunità impegno servizio volontariato); la messa in onda è per le 10,15 del martedì e del sabato, alla stessa ora. Prosegue il programma a cura della
Ciov sugli ospedali valdesi, alle 16,30 il lunedì e alle 9 il
mercoledì. Prossimo ospite il dott. Paolo Borasio primario
del laboratorio di analisi.
UN GIORNALINO DELL’UNITRE — Si sono conclusi nel
mese di giugno i corsi dell’Unitrè di Perosa Argentina, tra
cui il corso di giornalismo tenuto dal pastore di Pomaretto,
Miguel Cabrerà. A conclusione delle lezioni su questo tema, i partecipanti hanno prodotto e poi diffuso un giornalino con un’intervista a Elena Ganglio, responsabile dei corsi
Unitrè, un breve resoconto delle varie attività, presentazione di iniziative locali, ricette di cucina, poesia e umorismo.
La prima tiratura si è esaurita in poco tempo, ma è ancora
possibile avere delle copie rivolgendosi a Elena Ganglio a
Perosa Argentina.
ECOCARDIOGRAFO: OBIETTIVO RAGGIUNTO —
L’associazione Amici dell’ospedale valdese di Torre Pellice
ha comunicato di aver raggiunto il proprio obiettivo reperendo i fondi necessari per l’acquisto di un ecocardiografo portatile. «Dobbiamo ringraziare di cuore tutti i donatori» commenta soddisfatto il presidente degli Amici, prof. Mourglia.
NOVITÀ NELLE NORME PER I REGOLAMENTI EDILIZI — È stato approvata, a larghissima maggioranza, il 3
giugno, dal Consiglio regionale (39 sì e 2 astenuti su 41
presenti e votanti) la legge che fornisce ai Comuni le indicazioni per la redazione dei regolamenti edilizi. «Si tratta in
un provvedimento - ha detto il presidente regionale Enzo
Ghigo - che consente finalmente di aprire la strada al Regolamento edilizio tipo, atteso ormai da quasi 20 anni». Tra le
novità della legge, il trasferimento dalla Regione ai Comuni
della competenza di approvare un regolamento edilizio.
APPROVATO IL CALENDARIO VENATORIO PER IL
1999-2000 — La caccia inizierà quest’anno il 19 settembre e terminerà il 31 gennaio. In pianura la caccia programmata potrà essere praticata il mercoledì, il sabato e la
domenica mentre nelle zone alpine il mercoledì e la domenica, tutti i giorni, tranne martedì e venerdì, nel territorio a
gestione privata. Gli ungulati possono essere cacciati per
non più di due giorni alla settimana.
REGIONE: INTESA PER LA AZIENDE AGROINDUSTRIALI — Un’intesa per la promozione di «progetti imprenditoriali che mirino a migliorare la competitività delle
aziende di trasformazione piemontesi» è stata firmata recentemente dalla Regione e la Ribs-Interventi. Il tentativo
di razionalizzazione dell’apparato produttivo agroindustriale piemontese messo in cantiere inizialmente precede l’elaborazione di schede su vari settori produttivi a cui seguirà
l’elaborazione delle «schede progetto» con le iniziative da
attuare con gli operatori privati. L’intervento di Ribs consisterà nel finanziamento degli investimenti necessari. «L’accordo - ha commentato l’assessore all’Agricoltura della Regione, Giovanni Bodo - consente il proseguimento
dell’azione pubblica a sostegno del settore agroindustriale,
permettendo l’adeguamento delle strutture imprenditoriali
alle esigenze del mercato, con l’obiettivo di garantire ai
produttori agricoli il mantenimento del reddito».
Delle Valli moESi
VENERDÌ 2 LUGLIO 1995
Campagna dì sensibilizzazione sull'affidamento familiare
Una famiglia di supporto
DAVIDE ROSSO
L’AsI io lancia un appello
nel Pinerolese per trovare nuove famiglie disposte a
vivere l’esperienza deH’affidamento famigliare. Oggi sono una decina i bambini in situazione difficile che attendono una nuova famiglia di riferimento benché siano già 87
sul territorio dell’Azienda sanitaria le famiglie che hanno
un bambino in affidamento.
«In alcune persone - dicono
all’Asl - c’è ancora una certa
diffidenza e soprattutto poca
informazione verso questo
strumento che è previsto da
una legge dell’83 e che prevede che l’affidamento sia disposto dal Servizio sociale
con il consenso dei genitori e
provvedimento del giudice
tutelare oppure, in mancanza
del consenso dei genitori, per
intervento diretto del Tribunale dei minori». Per questo
una campagna lanciata dall’Asl mira a far sì che «la
gente si avvicini senza timore
a questo servizio»: nel Pinerolese l’Asl 10, i servizi sociali delle Comunità montane
vai Pellice e Chisone-Germa
nasca e il Ciss collaborano e
si integrano dando vita a una
vera e propria équipe di assistenti sociali e psicologhe.
«L’affidamento è uno strumento diverso dall’adozione,
che crea un legame anche
giuridico tra il bambino e la
sua nuova famiglia, è un servizio di volontariato nei confronti dei bambini e delle famiglie che tra l’altro prevede
anche un piccolo contributo
di rimborso spese per chi lo
presta», hanno voluto chiarire
i rappresentanti dell’équipe in
un incontro tenutosi giovedì
17 giugno a Pinerolo.
Le forme di affidamento
sono sostanzialmente di due
tipi: o residenziale (il bambino vive con la famiglia affidataria) o diurno (il bambino
è affidato alcune ore al giorno
alla nuova famiglia) e spesso
si protraggono nel tempo.
«L’iter della famiglia che
vuole diventare affidataria spiega Fiammetta Gullo, assistente sociale in vai Pellice è semplice: basta presentarsi
ai servizi sociali e dichiarare
la propria disponibilità; i servizi, dopo una serie di colloqui di valutazione degli inte
ressati con gli psicologi e le
assistenti sociali, decideranno
gli abbinamenti famigliabambino». Certo le famiglie
di origine dei bambini sono
famiglie con i più differenti
problemi alle spalle: vi sono
casi per esempio in cui i genitori sono tossicodipendenti,
altri in cui vi sono dei problemi economici, in tutti i casi a
farne le spese sono i bambini
che non ricevono il giusto
amore, che non possono vivere in maniera corretta i più
elementari rapporti umani,
che non possono ricevere i
principi educativi necessari
alla loro età. Le coppie affidatane svolgono un ruolo importante proprio in questo
quadro dando «amore ma anche educazione», come dice
ancora Fiammetta Gullo. «A
loro viene chiesto di essere
dei genitori senza esserlo aggiunge Vanda Cappa psicoioga a Pinerolo -, dei buoni
“zii”, avendo come punto di
riferimento e di supporto
sempre i servizi sociali che
seguono e sostengono le famiglie affidatarie oltre che
ovviamente le famiglie di origine e i minori».
Un incendio si è sviluppato nella serata di martedì 22 giugno
Fiamme (dolose?) alla Gianavella
Un incendio alla Gianavella; la notizia ha fatto il giro
della vai Pellice in poche ore.
Il luogo che tutto il mondo
valdese lega indissolubilmente all’«eroe valdese» per eccellenza, Giosuè Gianavello
è andato in fumo? Per fortuna
le fiamme sviluppate.si nella
serata di martedì 22 giugno,
intorno alle 21,30, hanno
causato danni non ingentissimi. Partendo da una legnaia
il fuoco ha comunque raggiunto una parte del tetto
compromettendone gravemente la stabilità; quasi certamente dolose le cause, i carabinieri stanno conducendo
le indagini.
Il triste episodio ci consente però di vedere cosa l’attivo
comitato dei luoghi storici sta
progettando per il comples.so,
senza che l’incendio debba
rallentarne più di tanto Io
svolgersi. «Il primo progetto
- spiega il presidente del comitato, Paolo Gardiol - prevede la realizzazione di un
percorso naturalistico intorno
alla Gianavella, la creazione
di un “bosco didattico’’ che
riprenda l’ambiente in cui
visse Gianavello agricoltore».
Questo progetto è già definito
e si potrà intervenire grazie a
un cofinanziamento di Regione Piemonte, Tavola valdese
e Comunità montana; ma ben
altro bolle nel pentolone del
comitato luoghi storici...
«In effetti - prosegue Gardiol - abbiamo delle idee di
intervento sul complesso degli stabili che costituiscono la
Gianavella inferiore e superiore. In breve si potrebbero
realizzare un saloncino per
riunioni o incontri, circa 25
posti letto, un minialloggio
per famiglie e un alloggio per
un custode-ge.store della casa». I lavori non inciderebbero sulla struttura portante delle due case eppure, fra adeguamenti di impianti, rifacimento di interni, serramenti e
servizi, la realizzazione dell’intervento dovrebbe com
Fotografi stranieri per le valli alpine
Impressioni di viaggio
Le vallate alpine della provincia di Torino viste e fotografate con occhi diversi.
Montagne, cascate, torrenti,
boschi e paesi ritratti attraverso il filtro di culture differenti
dalla nostra. Frutto di un curioso esperimento culturale,
la mostra che si inaugura sabato 3 luglio alle ore 17, alla
Civica galleria d’arte contemporanca «Filippo Scroppo» di
Torre Pellice, Impressioni di
viaggio, quattro fotografi
stranieri nelle valli torinesi,
curata da Aldo Audisio e realizzata dal Mu.seo nazionale
della montagna con la Provincia di Torino, ricalca l’esperienza dei viaggiatori stranieri del tempo passato.
L’ipotesi di partenza è stata
una domanda: ci .si è chiesti
come avrebbero rappresentato le Alpi un piccolo gruppo
di fotografi stranieri del tutto
estranei al territorio. Così,
quattro fotografi tra l’autunno
del 1997 e l’autunno del 1998
si sono trovati a operare in
una realtà di cui non sapevano nulla: al giapponese Takeshi Mizukoshi sono state affidate le valli Pellice, Germanasca e Chisone; al canade.se
Craig Richards è toccata la
valle di Susa; lo statunitense
Bruce Barnbaum ha operato
nelle valli di Lanzo e il boemo Jifi Havel ha visitato le
valli del Canavese.
La mostra, allestita nella
Galleria «Filippo Scroppo» in
via Roberto D’Azeglio 10 a
Torre Pellice, è aperta il martedì, mercoledì e domenica
dalle ore 15,30 alle 18,30, il
venerdì dalle 10,30 alle 12,.30
e il sabato dalle 10,30 alle
12,30 e dalle 15 alle 18..30.
portare una spesa di circa
mezzo miliardo.
Con un’appendice suggestiva. Realizzare nel terreno circostante una vera e propria
area attrezzata al cui servizio,
secondo i promotori, si potrebbe dar vita a un punto di
vendita di prodotti locali e di
consumo per i turisti domenicali. I turisti potrebbero, qui
come altrove, coniugare un
tuffo nel passato (scoprendo
una storia curiosa) al trascorrere una giornata o un breve
periodo, immersi nel verde
della vai Pellice.
Nelle Valli
Formate le
prime giunte
comunali
Molti Consigli comunali jj
sono già rimessi all’opera; j
due settimane dalle elezióni
amministrative i sindaci, |,
maggior parte dei quali ricói.
fermati, hanno già nominato]
loro assessori presentandoli a|
Consiglio. Gli ultimi Consigi
comunali si riuniscono in
questi giorni.
In vai Pellice ha comincia,
to Bobbio Pellice, dovei]
sindaco Charbonnier ha no.
minato vicesindaco Ermani»
Mondon e assessore Mari®
Cairus; a 'Villar Pellice
nuovo sindaco Bruna Frackt
ha scelto come assessori Giovanni Bonjour e Gianni Cala
fin; a Torre Pellice una soli
novità: Armand Hugon
presentato martedì la nuovi
giunta composta da Claudio
Bertalot, Vera Coì'sson, Enzo
Alessio e Sergio Enrietto.
Luserna situazione un po’ pii
complessa, soprattutto in casi
Ds a causa della mancata elezione a consigliere di Maino
Suppo che il suo partito voleva assessore in Comuniti
montana.
Gli equilibri e gli accordi
raggiunti hanno portato il sindaco Piergiorgio Ghibò a nominare vicesindaco Paolo
Gardiol (gruppo civico di sinistra), e assessori Livio
Bruera, Roberto Delladonna
(Ppi) e Valter Mensa (Ds);
anche il nuovo sindaco di'&n
Germano, Clara Bounous> |
scelto: Elvio Long vicesinèi-,
co e Roberto Redini assessore. A Perrero Leger ha nottinato vicesindaco Alma Ghig
e assessore Renzo Tron,i
Usseaux Adriano Sgarbanti
ha scelto Franco Blanct
Gianfranco Aimo, a Pragelalo
Valter Marin ha nominato vicesindaco Daniele Ronchailt
assessore Marco Passet, aPtrosa Argentina il sindaco
Laurenti ha nominato assessori Gaetano Rossi, Wilm
Tron, Luca Benedetto ed Egidio Rol (vicesindaco).
L
La SI
ta. La
doni, ]
quelle
metodi
tare» p
do anc
evangi
femmii
edito c
durant
no dell
le prò
maggigruppi
La c
care ui
dònne
della F
che ha
turo, il
dal Cc
mento
ne nell
voluto
di rifle:
rio na:
«Oltre
re uno
pi fem
cupere
È u
tante
Cechi
prime
fa pai
una d
lo stai
so il 1
mond
prima
PRETURA DI PINEROLO
Ricorso per usucapione ex lege 346/1976
La sottoscritta Avv. Silvia Lorenzino, procuratore e domiciliataria di Cianalino Severino, nato a Frali il
04/11/1941, res. a Perrero, bgt Borgo 10, cod. fise. CNLSRN41S04G978P, e Richaud Elvira, nata a Ferrerò il
24/05/1943, res. a Perrero, bgt Borgo 10, cod. fis*^RCHLVR43L64G465F, tale in forza di delega del
23/04/99 a margine del ricorso per usucapione depositato
presso la Pretura di Pinerolo in data 23/04/99, su autorizzazione del Presidente del Tribunale di Pinerolo del
28/05/99, previo parere favorevole del P. M. del 25/05/99.
alla notificazione per pubblici proclami ai sensi dell’ad150 c.p.c., notifica ai signori Bertini Maddalena fu Dante
dia 1
tolic
può
«unt
che
diec
orgi
le V
le mar. Ferro, Brenla Felicita fu Alessio, Brenza Lorenzo
fu Alessio, Brenza Maria fu Alessio, Cianalino Albino
Pietro Albino, Cianalino Pasqualina fu Pietro Albino, Passi Giuseppe fu Pietro, Passi Pietro fu Pietro, Fassi VittoflO
fu Margherita, Galliano Luigia Maria fù Bernardino
aver proposto ricorso per usucapione ex lege 346/76 al
Pretore di Pinerolo per sentire dichiarare l’esclusivo dint
to di proprietà dei ricorrenti sul bene immobile in Coniu
ne di Frali censito a Catasto Terreni alla Partita 4.450, F®"
glio 6, Mappale 628, Fabbricato rurale, R.D.O, R.A-0.
Con avvertimento che contro il ricorso, affisso all albo
oiì
della Pretura di Pinerolo e del Comune di Frali per
giorni, chiunque vi abbia interesse potrà proporre opF*'
zione entro 90 giorni dalla scadenza del termine di
sione.
Pinerolo, 14/06/99
Aw. Silvia Lorenzio®
la ter
storia
ca de
la prt
di far
anchi
mene
cogli
A.
9
199?
te
tinali
pera;
lezioL
iaci, lì
i ricoii.
binatoi
ndolial
-onsigi
ono in
mincialove il
ha normanm
Marin
Ilice il
Fractt
)ri Gioli Cala,
na soli
gonti
. nuovi
"laudi!
1, Emo
etto,
po’ pii
in casi
ata eieMauni
to vole-j
munitil
accordi
0 il sinò anoPaolo
0 di siLivio
adorala
a (Dsj;
) diSan
lesinàissesso1 noaiiiGhig
rron.i
arbanli
Ganci
ragelaio
nato vinchailt
:t, a Piindaco
) assesWilnii
edEgi
; edo•ali il
CNL•ero il
fisc;a del
rsitato
itoriz
lo del
05/99,
tll’art.
Oanierrenzo
ino ft
),Fas
ittotio
no, <11
/7óal
I diri!'
:omU'
O.Fo*
).
H’albo
ter 90
pposi'
affi«'
nzino
idiySäsil'twS®
della Federazione Donne Evangeliche in Italia
A
La vittoria di una scommessa
La scommessa che le donne protestanti in Italia hanno fatto con se stesse è stata vinta. La Fdei, a 8 mesi dal congresso che l’ha trasformata in «rete» di movimenti, associaàoni, gruppi locali, singole aderenti si sta rafforzando e allargando: ciò significa che
quelle che hanno voluto questa svolta (principalmente i movimenti femminili battisti,
metodisti e valdesi) avevano capito che c’era bisogno e necessità di un nuovo «contenitore» per una testimonianza evangelica sempre più forte e corale. In verità sta crescendo anche nella società italiana una curiosità «culturale» per le donne della minoranza
evangelica; infatti crescono le richieste e gli inviti per confronti con altre associazioni
femminili o centri culturali. Ne è una prova anche il successo che sta riscuotendo il libro
edito dalla Claudiana su «Le donne delle minoranze» e il notevole afflusso di pubblico
durante la Fiera del libro di Torino per la presentazione del volume. Ma anche all’interno delle chiese qualcosa si è mosso. Vi è ovunque molta più sensibilità e attenzione per
le problematiche femminili e per dare nuovo e
maggior spazio alle iniziative delle Unioni o dei
gmppi femminili.
La casa editrice Claudiana, inoltre, sta per pubblicare un libro-intervista di Piera Egidi sulla realtà delle
dònne protestanti oggi; è il risultato della decisione
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
che ha voluto così segnare, in modo originale e duraturo, il «decennio in solidarietà con le donne» voluto
dal Consiglio ecumenico delle chiese: un riconoscimento ufficiale e pubblico del lavoro svolto dalle donne nelle e per le comunità cristiane. Anche il libretto
voluto dalla Fcei e dalla Fdei che contiene una serie
di riflessioni e utili spunti raccolti durante il Seminario nazionale della primavera ’98 a Roma, dal titolo
«Oltre il silenzio» vedrà fra poco la luce e potrà essere uno strumento di lavoro per le chiese e per i gruppi femminili. Cresce infatti la coscienza di dover recuperare e valorizzare i doni delle credenti.
È un sentimento diffuso che trova riscontro in
tante altre parti del mondo; la chiesa hussita della
Cechia ha consacrato vescovo una donna, per la
prima volta, nel maggio scorso; nelle isole indiane la Chiesa del Buon Samaritano, che
fa parte delle Federazione luterana mondiale, ha eletto per la seconda volta presidente
una donna; leader anglicani, luterani, metodisti e presbiteriani, riuniti a Campiñas nello stato di San Paolo (Brasile) hanno posto al centro di un documento dell’aprile scorso il tema del ruolo delle donne nella chiesa; ai primi di marzo il nuovo presidente
mondiale della Chiesa awentista del 7° giorno, pastore Jan Paulsen, durante la sua
prima conferenza stampa, dopo aver sottolineato «la forte presenza partecipativa e
creativa» delle donne alla vita della chiesa ha dichiarato che «si sta riflettendo sulla questione delle donne pastore» perché già ne esistono nell'America del Nord e in Finlandia mentre altrove ci sono ancora dei dubbi. Molta resistenza invece nella Chiesa cattolica, tanto che il mese scorso il cardinale Cassidy ha ribadito che questo tema non
può essere posto nell’agenda del confronto ecumenico perché per i cattolici si tratta di
«una questione di fede».
Se questo è. in modo sintetico, il quadro generale, alla Fdei sta molto a cuore quello
che si è fatto, a livello mondiale, dopo il decennio lanciato dal Consiglio ecumenico; abbiamo infatti partecipato alla stesura di una «Informazione finale» sul lavoro svolto nei
dieci anni fra 188 e il ’98. Questa «Informazipne» redatta a più mani da vari ^
organismi femminili, è stata presentata a Ginevra; il Cec si è poi rivolto alle varie strutture ecumeniche regionali per l’Europa: al Kek (Conferenza
delle chiese europee) e al Ccee (Consiglio delle conferenze episcopali europee) perché inviassero a tutte le chiese una lettera con 1 invito a impegnarsi di più contro la violenza.
La nota presentata al Cec dalle donne era intitolata: «Accade ovunque;
èriche nella tua comunità»; seguivano le cifre di una allarmante litania di
riolenze contro le donne. Ma l’elemento qualificante della nota consiste
nella strategia da adottare per sconfiggere questo scandalo: occorre riconoscere le diverse forme e manifestazioni, capire e analizzare le cause e le
dinàmiche, aiutare le vittime, rendere coscienti i violenti delle conseguenze
dei loro atti, cambiare quelle attitudini e culture che considerano^ la violen® alle donne come «inevitabile o normale». Con queste modalità sta lavorando la Fdei; un gruppo guidato da Elena Chines del Comitato nazionale
sfa preparando una relazione sulla situazione italiana che sarà'presentata
fn Europa in novembre attraverso il progetto Thenew.
Ma anche l’organizzazione si sta modificando; nuove coordinatrici regionali vengono ad aggiungersi; la Fdei potrà essere ufficialmente presente nella Fcene (Federazione delle chiese evangeliche del Nord-Est) infatti Anita
“raschi, al termine dei lavori di una giornata di riflessione delle donne ®''^ri-gsliche a Trieste sul tema «Essere donne senza confini sulla frontiera del
f’ford-Est», è stata nominata responsabile regionale. Là dove già esiste un intenso lavoro come in Sicilia, si è chiuso l’anno ecclesiastico ad Adelfia con
«ria due giorni (11-12 giugno) di riflessione, di preghiera e di arricchimento
rsciproco riprendendo il tema voluto dal Cec, e cioè «Donne e violenza».
Anche in Puglia ha avuto un giorno tutto dedicato alle tematiche femrni
riili; il 27 giugno a Bari, nella chiesa battista, si è svolto un incontro repo
naie per riassumere le varie iniziative lanciate dalla Fdei («Donne e violen«Quale ruolo per la donna e per l’uomo nel 2000?») ma focalizzando
w tematica della memoria. Con la storica Bruna Peyrot ha riperewso la
®foria delle donne protestanti di Puglia partendo da una figura emblema idella ricerca di sé e dal proprio ruolo, nella chiesa e nella società, ciò
® professoressa Miriam Castiglione. 1-a Fdei infatti non ha solo o le ivo
di fare «rete» e coordinamento per il lavoro delle donne di oggi ma yuo e
anche essere un ponte fra varie generazioni: riawicinare le giovani a e
riieno giovani perché insieme saremo più forti, ma anche ricordare e rac
«<^liere tutte le testimonianze di quelle donne che ci hanno preceduto e
hanno, per noi, aperto locali di culto, mantenuto rapporti, tessuto alleanze con altre credenti. Noi siamo oggi cosi come, in parte, loro ci hanno volute. Certamente più fortunate perché la diffusa scolarizzazione, un benessere più ampio e una accresciuta sensibilità
nelle comunità rende la nostra vita di credenti senz’altro più facile della loro. Per questo
dobbiamo, con gratitudine guardare a loro; da Bari porteremo altro materiale per arricchire l'Archivio delle donne di Torre Pellice.
Significative di una necessità di conoscersi meglio sono due diverse iniziative: una, già
svoltasi a Rocca di Papa presso il Centro battista, nei giorni 4-5 giugno, centrata sulla
preghiera e l’altra, a Tramonti dal 5 al 10 lugliò^che verterà attorno al tema della violenza e della pace. L’autunno si presenta altrettanto intenso: il 18 settembre a Milano si
riuniranno le unioni femminili e i gruppi collegati alla Fdei, affronteranno questioni organizzative e di contenuto per offrire un puntuale contributo, dalle varie e ricche realtà
lombarde, alle diverse tematiche su cui la Fdei si
trova impegnata. Anche al Centro occorrerà in ottobre costruire un’iniziativa particolare, tenendo
conto, come dovunque, della presenza di molte
rappresentanti di quel nuovo mondo al femminile
che ha deciso di essere presente come osservatrici
nell’organizzazione Fdei.
Recentemente anche le sorelle luterane si sono
costituite in movimento e hanno nominato delle responsabili di area; questo rende più facile il confronto e l’aiuto reciproco su temi che, già a livello
internazionale, sono oggetto di lavoro comune. Per
questa ragione al prossimo Comitato nazionale del
6 novembre a Roma, la Fdei incontrerà, fra le
14,30 e le 16,30, le rappresentanti delle comunità
evangeliche che all’ultimo congresso hanno dichiarato di partecipare come «osservatrici» alla Fdei. In
quelle due ore faremo il punto su questo primo anno della «nuova» rete Fdei e cercheremo insieme di
scegliere obiettivi di testimonianza evangelica, sempre più capaci di rispondere ai bisogni e alle domande più urgenti delle donne.
L’appuntamento a cui la Fdei si sta preparando con più attenzione è l’incontro di Barcellona, dal 1® al 3 ottobre, che rappresenta un momento di verifica per la scelta fatta
dalla Fdei di privilegiare i rapporti con le realtà femminili dei paesi mediterranei. Siamo
infatti fortemente impegnate in Europa a costruire una rete di rapporti qualificanti ma
non dobbiamo dimenticare la nostra specificità: una minoranza evangelica in un paese
cattolico ricco, ma forse anche appesantito, di secoli di storia che ci legano indissolubilmente all’area mediterranea. Con queste nostre particolarità vogliamo dialogare con
l’Europa. Per questa ragione abbiamo chiesto alla responsabile del lavoro femminile della Cepple, Monique Ranson, di essere con noi e anche abbiamo invitato il Forum ecumenico delle donne cristiane d’Europa. Ma la presenza più interessante sarà quella della
rete di donne del Nord-Europa presenti nel progetto Thenew.
Ci aspetta un autunno intenso; adesso ci occorre un periodo ricco di riflessione, di letture, di campi-studi, di incontri sereni per prepararci al meglio. Buone vacanze sotto la
vigile «tenerezza di Dio» come ci ha suggerito la liturgia della Giornata mondiale di preghiera di quest’anno.
Doriana Giudici
■
(D
E
■3
L'assenza vigile del Signore
«Egli è come se un uomo andando in oiaggio lasciasse la sua casa e ne desse la potestà ai suoi servitori, a ciascuno il compito suo,..»
(Marco 13, 34-37)
L’annuncio del Signore assente, che se ne va, che tarda a tornare è quasi un ritornello di molte parabole di Gesù.
È la situazione descrìtta in quella dei talenti, delle vergini stolte.., Andare via è ciò che fa anche il buon pastore quando abbandona le 99 pecore nel deserto per cercare quella smarrita. E uno degli aspetti di Dio che Gesù ha cercato di
farci conoscere anche con la similitudine del padrone che parte per un viaggio; egli si allontana non perché vuole abbandonarci ma perché impariamo a crescere, i^. : hé vuole fidarsi di noi. La sua fiducia nei nostri confronti non è
una novità; al termine della creazione Dio va a riposarsi, si fa da p-'i+e perché l’uòmo e la donna possano vivere sulla
terra da esseri liberi e responsabili con il compito di governate -'ons ’ivare dò che è stato creato.
11 commento di un teologo francese mi è parso stimolante, dice: «Qui s a ’a differenza ultima fra il Dio dell’Evangelo
e tutti gli altri dei. Dio è un signore che se ne va. Per amore egli scava di ironie all’uomo quello spazio di libertà, perché l’uomo non sia schiacciato da una potenza esterna; perché l’uomo esista solo per mezzo della propria libertà.
All’uomo tocca vivere da solo, inventare la propria vita...Gesù non è venuto a fondare una nuova religione ma a inventare l’uomo libero, maggiorenne».
Forse quello spazio di libertà che ci è dato può essere paragonato anche a quello che accade nella famiglia, fra genitori e figli, quando i figli lasciano la mano che li ha sostenuti fino a quel momento e i genitori li lasciano andare ma
non li abbandonano. Continuano a trepidare ma sono fiduciosi che saranno in grado di camminare da soli e sapranno costruire una loro vita indipendente, facendo le loro scelte in modo responsabile, consapevoli che il cammino non
sarà sempre facjjie e senza ostacoli o delusioni.
Le giovani generazioni sanno molto bene, purtroppo, come quel percorso sia lento e accidentato e vivono sulla loro pelle le incertezze, la precarietà e i pericoli di questi anni difficili. Ma lasciare quella mano sicura rimane un momento importante e positivo perché quel nuovo spazio di libertà è essenziale per diventare adulti.
Anche, nella parabola l’assenza del padrone di casa, non rappresenta un fatto negativo ma positivo. È una buona
nottda i^rché il partire non è abbandonare chi resta bensì dare piena fiducia. In questa buona notizia possiamo allora scoprire nella parabola uri ségno deìte grazia di Dio anche per noi c per il futuro delle nuove generazioni perché
egli ha voluto dare ancora fiducia all’umanità nonostante la caduta deH’Adamo della Genesi e le ripetute trasgressioni
del suo popolo. Ha voluto msmdare sud figlio ad annunciare che c’è ancora uno spàzio nuovo, una nuova possibilità
per tuffi i suoi figli. Uno spazio di libertà, nel quale slamo invitati a portare a termine il compito che ci è stato affidato
sapendo di poter contare sufla fiducia a sulla fedeltà di Dio che non abbandona i suoi figli.
. Mariapia Sbaffì
........................................................................... .................
10
PfIG. Il
lllïlBiMÏSI
r
Perseguire libertà e dignità per le donne schiavizzate del nuovo millennio
Per an nuovo inizio dei 2000
Durante una manifestazione ecumenica svoltasi in piazza,
organizzata per Pentecoste, a Torino, sul tema del «Giubileo
2000», abbiamo ascoltato con molto interesse le scelte d’impegno che Suor Candida porta avanti, supportate da una attenta
analisi fatta di indagini e dati oggettivi circa il doloroso fenomeno della prostituzione e le proposte di prevenzione che devono coinvolgere tutte le realtà educative.
È una data che sembra segnare un traguardo storico, e
noi stiamo rincorrendolo con
realizzazioni a livello politico e
scientifico. È una data che, per
le chiese cristiane, segna un
evento religioso: il Giubileo!
Ma ci chiediamo... quale livello
di umanità e progresso, quale
profondità di fede abbiamo
raggiunto e stiamo per consegnare alle future generazioni
del 3® millennio?
Come donne credenti, vogliamo ancora una volta interrogarci sul fenomeno della
«Tratta delle persone a scopo
sessuale», la presenza di tante
donne prostituite sulle nostre
strade ci tormenta, e vorremmo che tormentasse la nostra
società e le nostre chiese.
Vorremmo insieme sognare,
riflettendo sul significato del
giubileo biblico, di poter contribuire alla loro libertà.
Riflettiamo sui dati di
questo mercato sul
territorio italiano
Le donne vittime della tratta
a scopo sessuale
sono 25-30.000
14
- Le prostituite hanno dai
ai 30 emni
- il 35% è tra i 14 e i 18 anni
- il 50% ha un titolo di scuola
superiore,
- il 25% è laureato,
- il restante 25% è semianalfabeta.
- ogni donna «lavora» 10-12
ore sulla strada,
- incontra 8-15 clienti,
- guadagna dalle 800.000 a
1.000.000 per turno
- il cliente appartiene a ogni
classe di età, di ceto sociale,
di professione
- il 55% è tra i 24 e i 45 anni
- il 75% è giudicato «supemormale», perché ineccepibile in
famiglia, nella professione,
con gli amici, nella pratica
religiosa.
Si valuta che l’organizzazione
della prostituzione impieghi
80.000 persone per un giro di
affari annuo di 50.000 miliardi.
Questa realtà sconcertante
pone parecchi «perché» alla
nostra intelligenza e soprattutto alla nostra coscienza. Come
è possibile che questo mercato
abbia potuto svilupparsi? Le
origini possono essere individuate nelle guerre in ex Jugoslavia e in Africa, nella caduta
del muro di Berlino, nelle leggi
di regolarizzazione dei flussi di
stranieri.
Possiamo però dire che molte intelligenze a servizio del
male e dello sfruttamento dei
poveri si sono unite, hanno
manipolato questi fattori positivi e negativi, hanno studiato
il «bisogno» dell’uomo, hanno
organizzato in mappa le città e
piazzato la merce nei luoghi
più redditizi, hanno intessuto
alleanze con uomini e donne
senza scrupoli dei paesi di origine, hanno quindi realizzato
una vera e propria indagine di
mercato per guadagnare in
fretta capitali da riciclare poi in
droga, armi ed investimenti
immobiliari.
«Se l'organizzazione della
tratta è tanto forte, lo è perché
ha un tessuto connettivo fra i
paesi di origine e l'Italia, perché ha investito intelligenze e
capitali a questo scopo, perché
Pagina a cura
di Grazia Martini
ha assegnato ruoli diversificati
a vari livelli e in vari luoghi;
per cui la strategia vincente è
un’organizzazione non solo
proporzionata, ma superiore:
ci crediamo? Quale scopo ci
prefiggiamo? Quali mezzi
adottiamo?» (da: “Storie sul filo del rasoio”).
E una realtà che impone a
donne e uomini di buona volontà di realizzare l’alleanza,
oggi alla vigilia del 2000;
quell’Alleanza, con la A maiuscola, con Dio Padre e tutti i
fratelli, soprattutto con quelli
calpestati nella propria dignità.
Tutti siamo chiamati soprattutto alla conversione dello sguardo e del giudizio:
- sono donne a cui è stata tolta l’identità: non hanno più
il loro passaporto, ma soprattutto non hanno più il
loro «nome», e ogni 2-3 mesi lo cambiano;
- sono donne a cui è stato tolta la libertà e la loro terra...;
sovente sono quasi delle
bambine, a cui è stata tolta
la famiglia e l’affetto, la gioia
degli amici;
- sono ridotte a «merce», costrette a vendere il loro corpo, a vivere nella paura del
buio, del freddo, dell’uomo
che sia cliente o protettore... mortificate nelle loro
usanze e nei titoli di studio...
- sono «persone», assetate di
affetto vero e di rispetto, dotate di grandi qualità umane,
di forte senso della famiglia
e di grande devozione per
l’anziano.
Tutti gli adulti di oggi, siamo
chiamati in causa per verificare
l’educazione data ai giovani,
agli uomini e alle donne che
hanno formato la famiglia:
- quale significato del corpo,
della relazione, della crescita
insieme, abbiamo passato
con le parole e con l’esempio della vita?
- e come possiamo impostare,
da oggi, in ogni ambiente
educativo (famiglia, associazione, scuola, chiese...) un
discorso e un’esperienza di
vita seria e serena?
- Tutti siamo corresponsabili
o del peccato sociale, o della
salvezza offerta a queste
donne.
Proposta a tutte le matrici
educative per contribuire
alla prevenzione
Proposta al mondo del
lavoro: imprenditori,
artigiani... famiglie,
comunità, chiese...
perché offrano, con l’opportunità di un’assunzione, l’alternativa risolutiva alla strada:
- offrire corsi pratici dove possano esprimere le proprie
attitudini ed essere accettate
per quello che sono (donne,
mamme, sovente diplomate
o laureate), dove acquisiscano un nuovo stile di lavoro.
- reperire sedi lavorative dove
possano svolgere tirocini
pratici e ottenere referenze
per successivi posti di lavoro
- elaborare progetti di formazione lavoro;
- organizzazione di cooperative di tipo A e B;
- assunzione di una donna come collaboratrice domestica
in una parrocchia, in una
comunità religiosa, in una
famiglia.
Auguri, dunque, per un vero
giubileo! Che tutti possiamo,
insieme all’unico Padre, guardarci negli occhi cordialmente
e camminare responsabilmente nella storia, costruttori di
pace e libertà!
Proposta alle famiglie
perché si aprano
all'accoglienza di una
ragazza minorenne
- si ritiene che la ragazza straniera irretita con l’inganno
nella prostituzione, non debba considerarsi come una ragazza deviante: non ne ha
colpa;
- una famiglia è l’ambiente affettivo-educativo migliore
per aiutarla a superare quanto ha vissuto, per accompagnarla nella crescita con affetto e sicurezza, per orientarla con l’esempio verso la
scelta professionale migliore,
per promuoverla come donna, nel lavoro e nella società.
Suor Maria
Candida Dompè
L'esperienza di una volontaria con malati terminali
Ascoltare l'altro
Sono ormai più di due anni
che lavoro con un'associazione
che si occupa dell’assistenza
psicologica agli ammalati di
cancro. Alla fine di un corso di
preparazione la domanda che
mi sono posta più volte era:
Sarò in grado di affrontare le
situazioni che incontrerò? Ce
la farò ad assistere questi ammalati? Non ci sono infatti delle regole fisse e prestabilite
nell’affrontare le varie situazioni. Ciascuna assistenza è diversa dalle altre: essa è infatti
principalmente un rapporto
umano, incentrato non sulla
malattia, ma sulla persona.
Ogni malato che noi incontriamo ha un suo bagaglio culturale, ha le sue esperienze, un
suo carattere e un suo modo di
affrontare la malattia e di comunicare con gli altri; ecco allora che il primo compito del
volontario è quello di ascoltare
e affidarsi alla sua sensibilità
emotiva. È su di essa che il volontario deve soprattutto contare, non su quello che ha letto
e sentito. Ciascun incontro suscita delle emozioni e delle
sensazioni, ci pone problemi
con delle sfumature diverse; diverso è anche il ruolo che assume nella nostra vita e quello
che lascerà in noi. Assistere significa quindi aprirsi per vivere
un’esperienza di rapporto
emotivo, disponibili ad accettare quello che viene, momento
per momento.
Nella mia breve esperienza
ho sperimentato inoltre il ruolo
che il volontario assume anche
nel rapporto con la famiglia
del malato. Dapprima con discrezione, poi sempre con
maggior confidenza si viene talora fatti partecipi di problemi,
fatti, discussioni che ci sono
nell ambito familiare. Anche in
questo caso é importante
ascoltare: ascoltare il malato e
i familiari tenendo conto che
spesso questi momenti di incontro avvengono separatamente. Non posso certo io risolvere problemi o controversie, dare giudizi , ma posso essere disponibile e presente nel
momento in cui hanno bisogno di uno sfogo o di un incoraggiamento, il tutto sempre
con la massima discrezione.
Io svolgo la mia attività in
ambito domiciliare, ma molti
volontari dell’associazione di
cui faccio parte svolgono la loro assistenza nei day hospital.
L’intervento di supporto psicologico in questo caso ha successo se non esiste conflittualità di competenze con gli operatori sanitari. La caratteristica
peculiare dell’assistenza in day
hospital è quella di venire a
contatto con più malati in tempi relativamente brevi; ci si trova a contatto con persone che
attraversano fasi diverse della
malattia: rifiuto, depressione,
rassegnazione, speranza, muta
disperazione. Bisogna quindi
adattarsi alle esigenze psicologiche di ognuno tenendo presente che la brevità di un rapporto, non necessariamente
fatto di parole, non implica superficialità. (g.m.)
Un ruolo sempre più consolato
Il volontariato
nella società
- formazione seria e serena
alla relazione uomo-donna;
- riflessione in merito al fenomeno della tratta e della
prostituzione secondo il noto
metodo «guardare-giudicareagire»:
guardo le strade, i poster
sui muri, la propaganda
dell’erotismo; guardo i dati
sul traffico offerti da giornali
e riviste, da rubriche televisive; guardo le «persone»;
mi interrogo sulla base di
criteri umani e storici, morali
e spirituali: «perché» la prostituzione, la tratta di donne
e minori a scopo sessuale?
«perché» suscita o deve suscitare sentimenti di rabbia e
ribellione?
come persona, famiglia,
gruppo, chiesa e scuola quale
responsabilità ho?E... allora?
Nelle società complesse e
pluralistiche si è evidenziato e
si evidenzia ogni giorno dì più
la necessità di una personalizzazione dei servizi sociali, che
devono pertanto offrire ai cittadini una più ampia possibilità di scelta; la complessità
della società moderna crea
continuamente nuovi bisogni e
appare quindi logico vedere
affermarsi, accanto alle responsabilità pubbliche, l’impegno di iniziative spontanee,
espressione di quella solidarietà che va sempre più consolidandosi.
te e del sociale, della cultura
dell’ambiente.
Bisogna rimboccarsi le mj.
niche e fare qualcosa. PiuttQ.
sto che criticare o pensare
chi dovrebbe iniziare e come
Fino agli Anni 90 il volontariato organizzato è stato in tumultuosa crescita, poi ha avuto
un periodo di assestamento
proprio in occasione dell’approvazione della cosiddetta
legge quadro sul volontariato.
Questa legge ha inteso fornire
regole e garanzie ai 6 milioni
di cittadini che operano nell’associazionismo. Da qualche
anno la corsa è ripresa, indirizzandosi sempre più marcatamente verso i settori della salu
ad agire, facciamo. Il volontà,
riato non ha confini, non ha
insegne. Ognuno aderisce
motivazioni personali, inter
pretando il proprio ruolo
mille forme. Personalmente ii>
terpreto il mio impegno come
azione, come spinta ad uscite
dal mio guscio.
Chiusi dentro di noi osserviamo il mondo con lenti troppo piccole, scorgendo solo|
nostri problemi, le nostre ansie
o le nostre sofferenze. Volontariato vuol dire aprirsi, uscire,
andare incontro all’altro, alla
vita alla natura, alla storia.
Vuol dire anche e soprattutto
ricevere, perché uscendo dal
nostro «ego» si invita anche
l’altro a fare lo stesso, a pro-,
porsi a noi come noi ci propo
niamo a lui. Il volontariato è
scambio di idee, azione reciproca: è dare e ricevere.
idi
Unch« s« stanco
e spossato
Anche se stanco e spossato, o uomo,
non ti riposare.
Non abbandonare la tua lotta solitaria,
continua, non ti riposare.
Batterai sentieri incerti e aggrovigliati,
non salverai, forse, che qualche povera vita,
ma non perdere la fede, o uomo, non ti riposare.
La tua stessa vita ti consumerà e ti sarà ferita,
crescenti ostacoli sorgeranno sul tuo cammino
o uomo, caricati di questi pesi, non ti riposare.
Salta al di là delle pene e degli affanni,
pur se fossero alti come montagne.
E se anche non intravedi che campi aridi e sterili,
ara, o uomo, questi campi, non ti riposare.
Il mondo sarà avvolto nelle tenebre:
sarai tu a gettarvi la luce,
disperderai l’oscurità che lo circonda.
Anche quando la vita ti. abbandoni
o uomo, non ti riposare.
Non darti mai riposo
dona riposo agli altri.
Vecchio inno Gujarati che Gandhi si fece recitate
all’incontro di preghiera dell’ultimo giorno della sua vita
Per il
biennale
delle chi
sche, sv
16 al 20
no reali:
scienza i
le, un gr
affrontai
temi di i
le novità
certamer
dopo tal
tro tra l’>
naie e qi
minista.
ratorio, i
di trenta
bilità per
tualità d
varie fon
la domar
biamo 1<
piena di
insieme (
flessioni
sofiche.
si è tratte
viamente
mini, me
in minor;
«Gli av
stniirli dagogistc
ca del U
mo cerca
se che c’
in Europi
niste rad
geliche f
ste ultim
di organ
chentag
troppo ai
la società
mente rii
ra un diai
tìiste e f(
Atto che
■che hann
rimento
munque
Lq
L'fissociazion«
evangelica di volontariato
- Che cos’è l’Aev?
È un’associazione senza scopo di lucro fondata nel 1983 in
seguito a una riflessione avvenuta nell’ambito della commissiO'
ne diaconale della Chiesa valdese del primo distretto (valli valdesi) che ha coinvolto la Federazione donne evangeliche in Italia (Fdei), la Federazione giovanile evangelica in Italia (FgeO ®
la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Feci). Soo
dell'associazione possono essere sia persone singole (volontari
o simpatizzanti) sia opere ed enti.
- Volontari sì. Ma dove?
Nell ambito delle opere evangeliche in Italia il volontariato
può trovare espressione nei seguenti campi: Assistenza (comunità per minori, case per anziani, centri per portatori di handi
cap, ospedali); Centri di soggiorno e formazione (forestcriOi
colonie, centri giovanili, centri sociali...); Centri culturali (biblioteche, musei, mezzi di informazione). Poiché l’Aev ha contatti con altre associazioni in Europa è anche possibile trascorrere un periodo di servizio all’estero. È necessario però che i
contatti vengano presi per tempo.
- Come si diventa soci volontari?
Innanzitutto ci si mette in contatto (per lettera o direttamen
te) con un membro del Consiglio per una conoscenza redpt°'
ca delle rispettive disponibilità ed aspettative. Presa Vision
dello statuto e del regolamento dell’assodazione, compilai n
formulario, pagata la quota d'iscrizione, si è soci a tutti
fetti e si può cominciare, qualora ve ne sia la disponibilità
prestare un proprio servizio volontario nel settore pn
-esceltc
Con l’inizio del proprio servizio il volontario è automaticamcn
te assicurato presso il Servizio civile internazionale.
Indirizzi utili:
Adriano Longo, presidente: via Arnaud 34, 10066 Tot
Pellice (To), tei. e fax 0121-91801.
Sede sociale: via dei Serragli 49, 50124 Firenze
212576.
tei. 056'
«Le do
è una bel
ta dalla
stampa «
cesso all;
bro di Tc
bici, grai
a questo
le, la Cl;
senta une
noranza,
un libro
sul mond
protestan
bi minor;
tativa ma
donne so
^appiame
tate. D li
Pali tem
convegni
delle roit
°iforma»
sità di R<
nel 1998
''® non se
biondi fe
.‘ba capir,
'Identità
versi coni
Verina
"blianist
Reading,
® questa
® quattro
bba ricen
Italia;
'ablente
^PProfon,
•“vo alle I
E'evaler
N’è eh
luto
app
estero
” realtà
Wla ebr
, ’ abbian
son
.1
11
o®
ato
le maPiuttoisare j
' corne
olontawnha
ce COB
interrolo ÌB
înte in-,
) corne
I uscire
esserti tropsolo i
e ansie
Volonusek
•O, alla
storia,
'attutto
ido dal
anche
a pro-k
propo
riato è
e reci
||:KI®TQ2Q0KQ©
PflQ. Ill
:itare
7 vite
to
83 in
rissioli vaiti Itagei) c
Soci
jntari
jriato
ortiu
landi
.terie,
,li (bi
contscorche i
rrienriprosionc
to un
gli efità, a
celtomen
Le anime pietista e femminista si confrontano all'appuntamento tedesco
Donne al Kirchentag
Per il grande appuntamento
biennale del Kirchentag (festa
delle chiese evangeliche tedesche, svoltosi a Stoccarda dal
16 al 20 giugno) le donne hanno realizzato nel museo della
scienza un’officina o, se si vuole, un grande laboratorio in cui
affrontare e/o approfondire i
temi di interesse generale. Tra
le novità la piti significativa è
certamente quella che ha visto,
dopo tante freddezze, rincontro tra l’anima pietista tradizionale e quella della ricerca femminista. Il programma di laboratorio, riassunto in un libretto
di trenta pagine, offriva possibilità per tutti i gusti; dalla spiritualità del proprio corpo alla
varie forme di violenza sino alla domanda se veramente dobbiamo lavorare per una vita
piena di errori. Il tutto tenuto
insieme da vari studi biblici, riflessioni politiche, sociali, filosofiche. Come partecipazione
si è trattato di un successo. Ovviamente c’erano anche gli uomini, ma per una volta erano
in minoranza.
«Gli avvenimenti occorre costruirli - dice Sylvia Dieter, pedagogista nella chiesa evangelica del Wurrtemberg -. Abbiamo cercato di superare l’impasse che c’è in molte chiese oggi
in Europa tra le donne femministe radicali e le donne evangeliche fondamentaliste. Queste ultime avevano intenzione
di organizzare un contro-Kirchentag perché lo ritengono
troppo aperto sui problemi della società. Non siamo effettivamente riuscite a costruire ancora un dialogo tra donne femministe e fondamentaliste, ma il
Atto che il mondo delle donne
^che hanno nel pietismo un riferimento importante abbia comunque accettato di confron
tarsi in un intenso dare e ricevere, mi sembra abbia un dato
nuovo e positivo di un Kirchentag che si colloca come luogo
di dialogo e confronto a tutto».
Per la prima volta nella storia cinquantennale del Kirchentag una teologa italiana
ha potuto tenere uno studio biblico in lingua italiana (ovviamente con traduzione simultanea): Letizia Tomassone è stata invitata dalla segretaria generale del Kirchentag, Margot
Kaessmann. Quest’ultima, ecco la novità che ha messo in
subbuglio alcuni ambienti ecclesiastici tradizionali, è stata
designata (il 9 giugno) vescovo
della Chiesa evangelica della
regione di Hannover (3,3 milioni di membri), a soli 41 anni. E la seconda donna che diventa vescovo in Germania,
dopo Maria Jepsen di Amburgo, grazie anche alle responsabilità svolte nell’ambito del Kirchentag, il cui praesidium si rivela sempre di più come fucina di futuri dirigenti ecclesiastici. Anche Wolfang Huber della
regione di Berlino e Christian
Krause del Braunschweig, entrambi vescovi (leggi moderatori) regionali, provengono dalla dirigenza del Kirchentag.
La Kaessmann punta moto
sulla responsabilizzazione delie
giovani generazioni nel lavoro
ecclesiastico, e nella sua prima
intervista parla della necessità
di sapere gestire la complessità
della chiesa attraverso un pluralismo vivente e dinamico.
Barbara Rilke, presidente del
Kirchentag, Margot Kaessmann segretaria generale-, entrambe, nella conferenza stampa finale, scherzando hanno
ammesso che, essendo ciascuna di loro madre di quattro figlie, in realtà hanno portato
decine di donne al potere... In
effetti la scuola del Kirchentag
è un banco di prova per capire
e sperimentare nuove idee.
La Kaessmann per esempio
ha spinto molto per costruire
all’interno del Kirchentag la
casa internazionale delle nazioni (Cast Haus der Oekumene)
che, accanto alla formula del
«mercato del le possibilità»
(sorta di fiera con migliaia di
stand sulle varie realtà ecclesiastiche anche straniere) costituisce un punto di forza di questo
grande appuntamento del protestantesimo tedesco. Seguitissimi inoltre gli studi biblici di
Ofelia Ortega, pastora a Cuba,
e della teologa Barber Potter.
La donna più applaudita è stata certamente la guatemalteca
Rigoberta Menchù che, davanti a diecimila persone, ha ricordato come il nostro benessere si fonda sulla spoliazione
delle materie prime dei paesi
poveri del mondo.
Le donne e il Kirchentag.
Che cosa ci dice Karola Wolf
che, per ben 35 anni, è stata
Una pubblicazione sulla storia delle donne ebree e protestanti in Italia
Le radici deiia minoranza femminiie
«Le donne delle minoranze»
è una bella pubblicazione , edita dalla Claudiana, fresca di
stampa e presentata con successo alla recente Fiera del libro di Torino. Tra le Case editrici, grandi e piccole, presenti
a questo appuntamento annua'a. la Claudiana, che rappresenta una voce editoriale di minoranza, ha voluto presentare
nn libro che aiuta a riflettere
sul mondo delle donne ebree e
protestanti d’Italia. Un mondo
• minoranza non solo quantiativa ma qualitativa, poiché le
nonne sono state e sono, come
sappiamo da tempo, discriminate. Il libro riprende i principali temi affrontati al primo
onvegno dal titolo: «Donne
® Iß rninoranze: ebraismo e
J,tenutosi airUnivern I in Inghilterra,
ß 1998, e intende evidenzianon solo la vita di questi due
ondi femminili a confronto,
l’iH come si sia formata
„ ®nbtà femminile nei due dicontesti religiosi.
It i.®'^ria R. Jones, docente di
p '^.ri'atica all’Università di
di n '’acconta come l’idea
questa pubblicazione sia nauna nel quadro di
tura storica sulla letteratam ® '®'na e che sia immediaemersa la volontà di
8vo II ^''"e l’argomento rela®'Ie minoranze in un’Italia
entemente cattolica,
liit ehe il convegno si è voall'^^PPositamente tenere
mairi“P'''®
Quell L ® °'^e minoranze,
le ® protestan
'Uoln avuto e abbiano un
■- riella cultura italiana.
*1olti
®®no stati i contributi a
questo lavoro, ma quello che si
è voluto focalizzare è stato il
mettere a confronto due realtà
diverse ma collegate da una
fortissima memoria storica in
un contesto europeo ed extraeuropeo ricco di risvolti sociali, economici e politici.
Claire E. Hones, anch’essa
docente di Italianistica all’Università di Reading, racconta
che ha scoperto non tanto di
avere conosciuto il mondo delle minoranze, ma ha potuto,
con questa ricerca, approfondire la storia in generale. Ci sono donne eccezionali che si sono fatte sentire nel mondo sociale, fuori da quello ecclesiastico e ci sono donne che hanno
sofferto... e che dire poi del
ruolo delle donne all’interno
della famiglia, portatrici di tradizioni culturali, di valori
nell’educazione dei figli? Tutte
loro hanno fatto concretamente storia.
Questo libro, secondo la
giornalista ebrea Elena Loewenthal, aiuta a capire come,
attraverso diverse sfaccettature,
ci siano profonde radici storiche nella cultura ebraica dove
la memoria è il collante della
storia che viene immaginata
come una catena. La memoria
per gli. ebrei è un guardare
sempre al passato e allora, la
memoria ebraica al femminile
è un rifarsi ora alla figura di
Ruth che segue la vocazione
all’identità, ora alla figura di
Ester che costruisce la sua
identità aH’interno, ritornando
quindi a se stessa.
Che cosa vuol dire essere
donne aH’interno dell’ebraismo? Qual è la posizione della
donna ebrea? Il posto riserva
to alle donne nella sinagoga
non vuole essere un’emarginazione, ma a loro è data la possibilità di osservare senza essere viste per riflettere, per avere del tempo per sé. Molti gesti e atteggiamenti etici della
vita ebraica valorizzano il ruolo della donna, ma al di là di
questo forse varrebbe la pena
di riflettere sul fatto che in
ebraico il termine Adam significa essere umano e significa
anche terra: tutti provengono
dalla terra, uomini e donne in
modo paritario.
Per Bruna Peyrot, storica,
l’identità delle donne nella storia protestante non va legata a
una figura ma a tutte quelle
donne che hanno voluto costruire la loro identità ricostruendo un soggetto etico intero attraverso la guida del
proprio essere nel quadro di
un progetto collettivo consapevole e comunitario, come
ad esempio le donne del Rimpatrio alla fine del 600 nella
vicenda valdese.
Chi sono le figure femminili
protestanti di riferimento oggi?
L’idea di minoranza in un stato
di diritto non dovrebbe esistere
poiché la parola «minoranza»
non è mai esaustiva dei percorsi storici avvenuti, minoranza
deve essere invece apertura, a
costo di rischiare l’essere dimenticate per sempre. Con
queste premesse i modelli biblici del mondo protestante venivano trasmessi dai pastori attraverso il culto domenicale ed
erano quelli di Marta e Maria,
dove il ruolo della donna è in
buona sostanza quello di essere
capaci di stare in casa, ma anche di essere in grado di stare
in pubblico.
Qggi però, alle soglie del terzo millennio, bisogna superare
il concetto di minoranza inteso
come stato di perenne discriminazione. Occorre piuttosto
avere il coraggio collettivo di
costruire una nuova società a
rischio anche dell’oblio della
minoranza femminile che ha
segnato la storia.
Bisogna, in conclusione,
rompere i confini tra il mondo
maschile e quello femminile
per inaugurare un nuovo percorso, nel quale il cartello segnaletico che indica il territorio
dell’emarginazione venga rimosso per sempre.
Daniela Ferraro
Incontri sui temi della bioetica
La sacralità
dall'individao
la portavoce di questo movimento che si definisce laico e
indipendente? «Le donne, al
contrario di quello che normalmente succede nelle chiese,
nel Kirchentag hanno conquistato un loro posto, una loro
funzione specifica. Non sono
solo al servizio del Kirchentag,
ma ne portano la responsabilità in prima persona e si vedono i risultati. È l’unico fenomeno cristiano, non di tipo carismatico ma basato su opzioni
teologiche avanzate, cultura,
fede, dibattiti e confronti realmente aperti che continua a
crescere e a coinvolgere le più
giovani generazioni; C’è nel
Kirchentag una sensibilità femminile che aiuta l’apertura verso le giovani generazioni,
spesso tenute in un angolino
dalle vecchie generazioni che
continuano a muoversi come
fossero intramontabili senza
capire che se oggi la chiesa è
in crisi è anche frutto di determinate scelte del passato
quando le donne stavano a
guardare...», (g.p.)
Uno dei temi più scottanti e
coinvolgenti di questa fine millennio è senza dubbio quello
che riguarda la bioetica. Il
progresso scientifico degli ultimi anni pone problemi etici di
enorme rilevanza, che esigono risposte e prese di posizione. Per questo motivo il Sinodo del 1998 ha dato incarico
alle chiese di ricercare, dibattere e far pervenire risposte al
gruppo di lavoro sui problemi
etici, per inserire la voce protestante nella discussione in
corso nel paese.
Le chiese dell’area torinese
hanno cosi organizzato un
corso di formazione, coordinato dal pastore Giuseppe
Platone, su questi temi. Richiamando un passo della Genesi ci viene ricordato che, se
è vero che il nostro inizio è
chiaro, la nostra fine è assolutamente misteriosa. Da qui
nasce tutta una serie di interrogativi; la vita è sacra? ma la
vita biologica o quella biografica? il sostenere a tutti i costi il
valore della vita come continuità, come fluire della vita,
non nasconde forse la nostra
incapacità di affrontare la
morte?
La morte è l’unica certezza
della nostra vita: prima riusciamo a fare i conti con essa
e meglio è, nel senso che
dobbiamo imparare a parlarne, ad accettarla come realtà
che conclude la vita, ma non
la distrugge. Dopo la morte
dei nostri cari viene allestito
un apparato di riti, fiori, lacrime e abbracci, parole, sermone del pastore... Perché tanti
gesti d’amore, invece che riservarli a noi, non li abbiamo
donati prima al morente se
guendo l’esempio di Maria di
Betania?
La vera eutanasia (che, ricordiamo, significa buona
morte) è allora l’essere capaci
di dire addio a una persona
cara circondandola d’amore.
Quando tutto si rivela inutile
dobbiamo «permettere» al malato di morire con serenità e
dignità, senza pensare con
egoismo solo a noi che rimarremo soli. Quello che dobbiamo chiedere ai medici non è
tanto di accelerare la morte
quanto di renderla accettabile.
Abbiamo diritto alla verità della diagnosi, mentre non è necessaria la verità della prognosi, essendo questa solo ipotizzabile, ma non sicura.
A una medicina sempre più
sofisticata, capace di intervenire con efficacia su molte
malattie e sul prolungamento
dell’esistenza, non corrisponde un miglioramento della
qualità della vita. Allora qualunque normativa ponga, in
quanto tale, delle regole e dei
limiti, va a scontrarsi con la libertà dell’individuo che è assolutamente l’unico a poter dire se è o non è accettabile
quel modo di morire. Bisogna
anche fare attenzione a parlare di sacralità della vita, dovendo innanzitutto chiarirci
bene che cosa intendiamo per
parola vita. Essa è una somma di funzioni biologiche (ma
allora non siamo molto diversi
da un batterio), oppure è la
somma di esperienze, ricordi,
emozioni, cioè quella che viene chiamata vita biografica?
Allora sacra non sarà la vita,
ma sacra sarà la persona, l’individuo.
Adriana Anceschi
Campo donna a Tramonti
Care amiche, alcuni campi riprenderanno quest'estate a Tramonti, al Centro evangelico ecumenico L Menegon, compietamente ristrutturato, e ce ne rallegriamo. Un breve «campo-donne» di cui trovate qui di seguito una traccia di programma avrà
luogo dal 5 al 10 luglio.
Ci rivolgiamo a voi per sollecitare la vostra partecipazione,
perché se questo tentativo riuscisse, negli anni a venire la formula campo-donne potrebbe ripetersi prendendo vari aspetti. La testimonianza evangelica è importante in tutte le sue varie sfaccettature in questa zona di frontiera, in particolare con le tragedie
delle ultime guerre, che ci ricollegano alle sofferenze dei più deboli del mondo tra cui una maggioranza di donne.
«Donne senza frontiere anche in mezzo alle guerre». Ricerche e
esperienze per una cultura della pace e della nonviolenza
5-10 luglio 1999
Il campo si propone di far riflettere sulle violenze passate e
presenti che le donne hanno subito specie nelle guerre recenti
alle frontiere italiane del Nord-Est.
Nella storia le donne non sono state protagoniste nelle guerre,
salvo eccezioni, ma le hanno sofferte a lungo, con la perdita di
mariti e figli, o con l'uccisione «dell'anima» negli stupri di guerra. Come collegarci meglio attraverso le frontiere? Alle soglie del
terzo millennio come far emergere una diversa visione del mondo, di cui le donne potrebbero essere portatrici in base alle loro
sofferenze? Quali impegni ci aspettano?
Piste di riflessioni
5 luglio - Facciamo conoscenza (anche di violenze-nonviolenza
vissute)
6 luglio - Tentativi di percorsi per un discorso di genere su
guerra moderna, profuganza, leggi (servizio civile...), ecc.
7 luglio - Esprimerci con creatività: pensieri, sogni, impegni
con la pittrice Giovanna Barbina.
8-9 luglio - Militarismo e donne. La nostra regione. Obiezioni
di coscienza. Una «difesa popolare» (prevenzione, diserzione, accoglienza) con Augusta Di Piero.
10 luglio - Proposte e ricerche per una cultura della pace nella
giustizia (educazione-opzione fiscale-proposta Onu: i primi 10
anni del 2000 per diffondere una cultura della nonviolenza)
Studi biblici'. Esodo 1 e 2 (donne protagoniste contro la violenza). Giudici 4 e 5, Debora (le donne capaci di fare la guerra). I Samuele 25, Abigail (la rifiuta). Amos 1-13 e 5-24 (la subiscono nel
loro corpo). Il Samuele 21 (porta riconciliazione). Il Corinzi 4 (il
tesoro in vasi di creta).
Metodo di animazione: il campo è aperto a tutti. Alcune ricerche saranno fatte a gruppi di genere seguiti da riflessioni in comune. Alternanza di riflessioni e scambi di proposte di creatività
(pittura, fiori, espressione corporea liturgica, ecc.). Chi può insegnare qualche cosa porti i propri materiali: avremo la giornata
del 7 per la quale è necessario portare colla, pennarelli, tempere, carta da pacco, forbici, periodici per notizie e immagini a colori. Inoltre ci saranno passeggiate, servizio di baby sitter se necessario.
Costo: 45.000 in camera a 4 posti, compresi i pasti. Responsabili:
Anita Braschi, tei. 0432-907330; Marie Trance Maurin, tei. 040829234. Iscrizioni: Vania Pradolin, tei. 0434-27931.
12
PfIG. IV
Kl®T[i2a(a5iQ®
Prima conferenza delle donne luterane in Italia
Ad Adelfia l'annuale convegno regionale Fdei
Una rete per crescere ^
■ «Donne p, violenza» è stato il bili, con tali premesse, un sen- vec(
L’invito a questa prima conferenza delle donne della Celi è
partito dalla presidente sinodale
della Celi, Barbel Naeve. Ogni
comunità, da Bolzano alla Sicilia, ha delegato due donne, 23
in tutto, che si sono riunite dal
26 al 28 febbraio nella Casa
Cardinal Piazza a Venezia.
Quali ospiti hanno partecipato
la rappresentante del Gustav
Adolf Werk, Gisela Schafer da
Oldenburg, e la dr. Brigitte Enzner-Probst, pastora e docente a
Monaco, che ha tenuto la relazione. Responsabile dell’organizzazione Barbel Naeve.
ma conferenza delle donne. La
domenica mattina, nella chiesa
della comunità veneziana al
Campo SS. Apostoli, è stato
celebrato un culto preparato
dalle donne stesse includendovi i simboli delle cinque storie
bibliche discusse e preghiere
da loro formulate.
A conclusione, formatosi un
cerchio, ci «siamo collegate»
tutte con un nastro rosso, sim
bolo di questa prima riunione
di donne che tutte intendono
«tirare» dalla stessa parte verso
mete comuni. Riassumendo, le
partecipanti tutte si sono dette
magari stanche, ma soprattutto arricchite da nuove idee e
con una gran voglia di lavorare
nelle rispettive comunità. L’inizio è fatto e tutte con gioia intendono mettersi al lavoro.
Cornelia Meineke
La prima serata, sotto il
motto «Quello che fanno le
donne», è stata dedicata alla
presentazione. Alcune già si
conoscevano da precedenti incontri, altre si vedevano per la
prima volta. È stato interessante sentire quel che le donne
fanno nelle singole comunità,
quali compiti svolgono, quali
responsabilità assumono.
La mattinata del sabato è
iniziata con una meditazione
nella piccola cappella della Casa, poi la dr. Enzner-Probst ha
parlato brevemente della formazione e dei compiti delle
donne nel Lutherischen Weltbund. Quindi si sono formati
cinque gruppi, ognuno dei
quali si è dedicato a un testo
biblico dell’Antico o del Nuovo
Testamento riguardante specificatamente una donna, come
per esempio Ruth e Noemi,
Hannah, Maria o la donna
senza nome che versò l’unguento sul capo di Gesù. 1 risultati di questo lavoro biblico,
espressi in simboli, sono stati
poi proposti e discussi nel plenum. Alla fine i discorsi e le
proposte si sono indirizzati
verso mete comuni.
Dopo aver nominato delle
responsabili con il compito di
valorizzare una rete di collegamento, nel tempo rimasto è
stato elaborato un ordinamento di base che verrà sottoposto
per l'approvazione alla prossi
II Sinodo, che si è tenuto dal 26 aprile al Omaggio, ha visto le
cingue rappresentanti elette dalla Conferenza delle donne della
Celi sottoporre all'attenzione del sinodali la formazione di una
rete, a livello nazionale, e I suoi obiettivi. L'apertura dei membri
del Sinodo nei confronti della Iniziativa delle donne è stata per
noi un'occasione di grande gioia. La rete viene Inserita nel statuto della Celi, già in fase di revisione.
La nostra rete, che è rappresentata dalla responsabile nazionale Renate Lachen neoeletta, ha avuto voce e collocazione durante Il Sinodo al punto che è stato deciso che d'ora In avanti le donne verranno rimborsate dalla tesoreria della Celi delle spese che
verranno affrontate per mettersi in contatto e per dei progetti.
Come si può immaginare siamo tornate a casa molto soddisfatte
dall'attenzione ricevuta dal Sinodo della Celi.
In breve inostri obiettivi sono innanzitutto quello di scambiarci
delle Informazioni su come e se viene celebrata la Giornata mondiale di preghiera nelle singole comunità; intensificare la collaborazione con la Fdei dove già esiste un lavoro comune con le donne battista, metodiste e valdesi, e crearla là dove è poco nota; restare in continuo contatto con la Wicas (Women in Church and
Society) che è un settore della Missione e dello sviluppo della Federazione luterana mondiale con sede a Ginevra. Ma il più grande obiettivo è quello di favorire una più ampia comunicazione
fra le diverse comunità luterane in Italia.
Donne luterane responsabili nel settore femminile
Coordinatrice nazionaie:
Renate Lacher Marzochella, via Enrico Fermi 68, 80029 Sant'Antimo; tei, 081-8330084.
Reiatrici regionaii:
regione Est (Bolzano, Venezia, Trieste, Firenze): Anne-Rose
Lier, Vintlerstr.17, 39100 Bolzano; tei. 0471-983194.
Regione Ovest (Ispra-Varese, Milano, Genova, Sanremo); Cornelia Meineke, via Chiossetto 9, 20122 Milano; tei. 02-76003627.
Regione Sud (Roma, Napoli e Ischia, Torre Annunziata, Torre
del Greco): Senja Ahvonen, Casa valdese, via A. Farnese 18, 00192
Roma; tei. 06-3215362 (sera 06-9968090), fax: 06-3211843.
Regione Sud (Sicilia); Gisela Salomon, via Livorno 20, 97010
Scoglitti (Rg); tei. 0932-871005.
Responsabile per la Giornata mondiale di preghiera:
Gesa Rebecchi, Europaallee 55, 39100 Bolzano; tei. 0471931436.
Responsabile per i contatti con la Fdei:
Gisela Salomon (vedi sopra).
Presidente dei Sirtodo:
Barbel Naeve, via Euticrate 58, 00124 Roma; tel.+ fax 065090395.
(Gisela Salomon)
«Donne e violenza» è stato il
titolo dei convegno della FdeiSicilia. Il 12 e 13 giugno, sotto
il sole cocente e il mare rinfrescante di Adelfia, si sono ritrovate 40 donne provenienti da
tutte le comunità siciliane. Presenti le diverse denominazioni
che fanno parte della Fdei,
cioè battiste, metodiste, valdesi, luterane che da qualche anno seguono con interesse la
Federazione, alcune ospiti cattoliche e un’ebrea.
Due le direzioni esplorate: il
punto di vista biblico e il punto
di vista psicologico. La violenza è un atto che tocca ognuna
di noi e attraversa tutte le differenze sociali e di status.
Per cercare di scoprire quali
fahori psicologici determinano
un comportamento violento
sulle .donne, la dott.ssa Emilia
Rienzi (psicoioga) ha così introdotto il suo intervento:
«Non si può parlare di violenza
sulle donne senza accennare
alla differenza tra i sessi che è
la base portante dell’evoluzione della specie. Come poi su
questo aspetto si sia innestato
un comportamento di sopraffazione, di subordinazione, di
potere è cosa che non può addebitarsi all’aspetto biologico
ma deve affrontare ciò che da
un punto di vista sociale, politico e psicologico ha contribuito
alla differenza dei ruoli.
L’aspetto biologico non può,
comunque, essere liquidato
semplicemente, sia perché esso è costitutivo dell’essere vivente e quindi dell’essere umano, sia perché esso è stato utilizzato come base di prova «oggettiva» del minore rapporto di
forza fra maschio e femmina.
Su questa differenza sessuale
si sarebbe innestata una gerarchia di valori per cui i comportamenti, le motivazioni, le organizzazioni del sesso maschile
avrebbero assunto un ruolo primario, vincente, mentre al
contrario, i comportamenti, le
motivazioni, le organizzazioni
del sesso femminile, un ruolo
secondario, significante una incapacità, un fallimento. Inevita
DICONO DI NOI
Donne in carcere
Per circa due anni e mezzo
ho svolto un lavoro di cappellania nel carcere Don Bosco di
Pisa. Si è trattato di esercitare
una vera e propria cappellania
rivolta a tutti/e coloro che lo
desideravano per alcune ore
alla settimana. Questo è accaduto perché da alcuni anni sono il responsabile della Chiesa
valdese nell’lpca (Associazione
internazionale dei cappellani
di prigione) e non potevo non
tentare un'esperienza in questo campo
particolare della testimonianza.
11 carcere di Pisa ha circa 250 detenuti/e di cui il 50% sono exstracomunitari.
La presenza femminile è soltanto del 10%
(circa la media nazionale). Il problema della droga è quello che più di tutti riempie
le prigioni, per I’80% dei casi.
Prigione è segregazione, cioè interruzione di rapporti col mondo lasciato all’esterno; la vita in prigione non è soltanto tediosa, può essere odiosa. Sono pochi i
suicidi, ma molti sono i tentativi di farlo. Il
lavoro potrebbe essere una valvola e infatti tutti chiedono di lavorare, ma di lavoro
ce n'è solo per un 10% nell’ambito delle
pulizie, della spesa, della cucina, della
mensa. La vita dunque è oziosa: chiusi/e
in cella per quattordici ore consecutive...
Si attende sempre qualche novità, ma tutto è sempre uguale e la persona vede dissolversi la sua particolarità per diventare
un nome, a volte un soprannome, un numero di cella oppure un detenuto/a in attesa di giudizio o già penalizzato.
Forse è per questo che l’impressione
dominante che ho tratto da questa mia
esperienza è quella di un’ottima accoglienza di un servizio religioso abbastanza diverso da quello cattolico perché im
postato sul dialogo, la lettura della Bibbia, l’ascolto e la preghiera libera e personalizzata. Un'altra impressione molto
importante è stata quella del diverso atteggiamento che si riscontra nella sezione femminile dove si respira un’atmosfera di vita comunitaria, più scorrevole.
L’ambiente femminile infatti, forse perché meno numeroso di quello maschile,
è più pacato, meno repressivo, forse più
solidale. Le donne riescono a dialogare
tra loro e sanno stare insieme con maggiore intesa.
Ho avuto soprattutto l’impressione che
le stesse donne che sono preposte alla
sorveglianza siano più comprensive, più
disposte all’ascolto, più sollecite e tolleranti. Anche nei miei confronti ho trovato più cortesia e benevolenza. Le donne,
ho riscontrato, hanno più bisogno di parlare, di raccontare, di confidarsi. Per quésto, decisamente, la relazione d’aiuto scaturisce con spontaneità e fiducia. Certamente il mio servizio non l’ho mai inteso
o frainteso con quello di uno psicologo,
di un assistente sociale o educatore. Non
sono che un pastore e come tale il mio
compito l’ho sempre impostato sulla comunicazione della parola del Signore, distribuendo delle Bibbie, leggendo insieme
con le detenute alcuni passi e
sempre pregando per le loro
situazioni particolari.
All’inizio, nella sezione
femminile, ho avuto non poche difficoltà, ma una volta
aperta una breccia ho potuto
svolgere in questa sezione un
lavoro più in profondità. Certamente sono stato aiutato
dall’ambiente più esiguo e
dalla maggiore possibilità di
incontro. Infatti nella sezione
femminile non c’erano soltanto delle celle
normali di detenzione, ma anche quelle
del centro clinico con detenute che venivano a farsi curare da altri reclusi.
Le donne imprigionate sono soprattutto giovani e per motivi di droga; anche
qui ci sono molte extracomunitarie, spesso se ne incontrano di Rom. Nel centro
clinico l’età è oltre i trentacinque anni e i
reati, che mi sono stati da loro stesse riferiti, erano diversi da quelli relativi agli
stupefacenti. Non posso certo narrare le
esperienze sempre molto umane che ho
vissuto nel tempo di questo mio ministero, ma non posso passare sotto silenzio
come tre donne, una brasiliana, una cilena e una nigeriana, tutte evangeliche,
abbiano costituito una piccola comunità
dove settimanalmente avevamo nella cella-cappella della sezione femminile dei
culti veri e propri, anche con celebrazione della cena del Signore.
Ogni essere umano che finisce in carcere resta aperto all’annuncio della Grazia.
Come del resto potrebbe essere diversamente? La Grazia è annuncio di perdono
e di libertà che nasce dalla misericordia di
E nel carcere si ha fame c sete di
Dio.
speranza.
bili, con tali premesse, un senso di svalutazione della donna
e delle sue capacità Nella storia
dell’evoluzione «aggressività,
forza, violenza hanno costituito
qualità vincenti». Questo é
l’ambiente culturale entro cui il
comportamento violento trova
alimento e che in presenza
d’altri fattori, più intimi, connessi alla propria storia, ai
principi costitutivi della propria
identità e del proprio ciclo vitale, può esprimersi in forme
drammaticamente incontrollate
in cui recuperare il controllo
costa enorme fatica essendosi
persa con esso anche la propria dignità di essere umano».
È così che inizia la storia
dell’umanità raccontata anche
nella Bibbia: con una violenza,
per giunta tra fratelli. La riflessione sulla violenza nell’Antico
Testamento, con particolare riferimento alle donne, é stato il
contenuto dell’intervento della
pastora Almut Kramm, che è
partita dalla considerazione
che l’Antico Testamento non è
il libro della guerra, della violenza, della vendetta ma piuttosto il libro della realtà oggettiva in cui l’umanità é costretta
a vivere. È la fotografia del
mondo reale. La violenza non
è mai giustificata, seppure non
condannata nella lotta per la
sopravvivenza. Dio lotta per i
diritti delle vedove, degli orfani, dei poveri, delle donne. La
violenza perpetrata sugli uomini, però, ha quasi sempre dei
nomi ed è molto conosciuta.
La violenza perpetrata sulle
donne é quasi sconosciuta,
seppure ancora più cruenta e
ricorrente.
Il problema di queste storie
orrende non è la loro descrizione in un libro come la Bibbia. Il problema é che l’esegesi
cristiana le ha trasmesso facendo finta di niente, come ha
sottolineato durante il culto la
pastora Daniela Rapisarda Nel
Nuovo Testamento un uomo,
un maschio, finalmente riabilita le donne. Del rapporto tra
donne e violenza nel Nuovo
Testamento ci ha parlato, in
vece, la pastora Erika Tomassone. Nel Nuovo Testamento
non c’è più traccia di violenze
inaudite, di spargimento di
sangue, qui la violenza si consuma a livelli più sottili. Si parte da Maria, che seppure onorata per essere stata scelta
quale madre dei Messia è però
costretta a vivere una maternità non desiderata. Le donne
che Gesù incontra non sono
certamente dell’alta società.
La donna che unge il capo a
Gesù è una prostituta, la donna sirofenicia non è molto ben
considerata; la samaritana non
è neanche lei una donna rispettata. Ciò che si ricava dalla lettura del Nuovo Testamento è una svalutazione del ruolo
delle donne. Nella conversione
a Gesù Cristo le donne ribaltano la loro condizione, acquistando libertà, dignità, rispetto, cancellazione dei loro
eventuali debiti-peccati. Nella
conversione le donne rivendicano il diritto a vedere cancellata la violenza. Ma (jesù è
stato successivamente «travisato» da una chiesa cristiana
dell’origine che, con molta
onorabilità, ha distolto le sue
direttrici. Le donne sono ripiombate nell’invisibilità ed è
stato lungo il percorso per
riacquistare dignità.
Dal convegno è nato un interesse verso questo tema, che
potrebbe essere convogliato
verso seminari di studio, verso
la scuola domenicale, per approfondire e risolvere, nei limiti del possibile, molti problemi
ancora attuali. Il questionario
diffuso nelle nostre chieseci
darà la possibilità di indiriz»
meglio i nostri studi.
Non è certo un convegno
che può debellare questa triste
piaga, ma essere padrone deÿ
strumenti per uscire e far uscire
da situazioni visibili o mascherate di violenza, è una conquista che si ottiene compiendo
un percorso di liberazione, s
fianco delle altre donne.
Odoardo Lupi
■ A Bologna
Convegno
Fdei
Elena Chines
Gisela Salomon
’1
Le componenti
dol Comitato
Razionala F<l>'
Sabato 10 aprile, a Bologna,
si è tenuto il convegno regionale Fdei dell’Emilia Romagna;
erano presenti, oltre alle sorelle
bolognesi, anche sorelle di Parma e Ferrara. I lavori sono iniziati con una breve meditazione
del pastore Giovanni Anziani e
sono proseguiti con una relazione sul congresso straordinario Fdei da parte della responsabile regionale, dimissionaria,
Giovanna Parlavecchia, tenutosi a Santa Severa il 30 ottobre
e il 1® novembre'98.
Maria Grazia Sbaffi ha inoltre messo al corrente sulle iniziative che il comitato Fdei ha
svolto fino aH'aprile '99, sottolineando l’importanza che la
nuova Fdei diventi sempre più
rete di collegamento tra le diverse denominazioni evangeliche. L'incontro è servito anche per chiarire in che modo
si può aderire alla Fdei, singolarmente o a gruppi/Unioni
femminili, e quali sono i momenti di riflessione e di incontro allargati, dai culti per la
Giornata mondiale di preghiera ai corsi di formazione. Non
sono mancati apprezzamenti
agli studi Fdei e al materiale
della Giornata mondiale di preghiera. Infine, nel salutare e
ringraziare la responsabile
uscente, l’assemblea si è ripromessa di incrementare gli incontri proprio per condividere
e crescere attraverso le proposte che la Fdei porta avanti.
Doriana Giudici
presidente
via del Casaletto 385
00151 Roma
Emera Napoletano
vicepresidente
via Croce Rossa 34
90144 Palermo
María Grazia Sbaffi
segretaria
via Racagni 24
43100 Parma
Elena Chines
via Casalaina 32
95126 Catania
Angele Ralalanirainy
vai Riccardo Zandonai
00194 Roma
Lidia Ribet „
responsabile per la OM
via IV Novembre 107
00187 Roma
Daniela Ferraro
responsabile per la sta P
via S. Pio V 15
10125 Torino
Iris Caivano
Fascicolo interno a ^
27 del 2 luglio 1999nerolon. 176/1951. ResP°3fgdiai sensi di legge: pio V
vener
Un ai
Un
pei
La B
legf
sa, attori
co il pri
maestro
primi eli
no Finsi
delle co
nalfabeti
valdese
scinto. L
Scuola ^
aperta il
vecchio
alla coni
rosa, ebl
nante m
giosa e
valligiai
memoria
sta del ■
Pomarett
re uno sj
volgere
di una se
suo mai
1985, pc
tenti con
valGemr
Un vii
un occhi
voltp al
condotto
le due gi
giugno,
e ripulite
Un’inter
grafica f
dei vari
ospitato
•costruzic
(io, volli
astore s
dei valdi
insieme
di ieri e
tato mol
tori e so
te da bn
in versi
scritta
RAD
-"i B
FM9
*) Esclusi
tl solo a
sidente
Marina Bertin
tesoriera
via Olivet 12 i
10062 Luserna S.GiovannU‘«
c.c.p. n® 36083103
Daniela Manfrini
via Cosimo del Fante 14
20122 Milano
?omaret
Prageiat
Villar Pe
13
maslento
lenze
to di
coni paronocelta
però
lateronne
sono
:ietà,
ipoa
don
0 ben
a non
la ria dalimenruolo
■sione
¡baltaìcqui■ispet
loro
Nella
i/endiancclesù è
■avisaitiana
molta
le sue
no ri
1 ed è
0 pei
un ina, che
igliato
verso
er ap2i limioblemi
onario
leseci
rizaie
vegno
a triste
s degl
■ uscire
lascheconquipiendo
one, 5
'hiñes
lomoi
nti
0
Jei
inni
li fio)
/ ,
84/a
4P
impfl
.^NERDÌ 2 LUGLIO 1999
Ö55 E Eco Delle ^lli ^ldiesi
PAG. Ili
Un ambizioso progetto a Pomaretto
Un nuovo futuro
per la Scuola latina
PAOLA REVEL
La Bibbia, il nonno che
legge nella cucina fumosa, attorniato dai familiari; ecco il primo libro di lettura, il
maestro, l’aula scolastica: i
primi elementi che costituirono l’insegnamento aH’interno
delle comunità valdesi. L’analfabetismo presso il popolo
valdese è pressoché sconosciuto. La storia ci dice che la
Scuola latina di Pomaretto,
aperta il 1° maggio 1830 nel
vecchio borgo di Pomaretto,
alla confluenza con la vai Porosa, ebbe un ruolo determinante nella formazione religiosa e culturale dei giovani
valligiani. Un viaggio nella
memoria, nell’ambito della festa del «Vecchio borgo» di
Pomaretto ha permesso di dare uno sguardo al passato e di
volgere l’attenzione al futuro
di una scuola che, terminato il
suo mandato e chiusa dal
1985, potrebbe riaprire i battenti come polo culturale della
vai Germanasca.
Un viaggio nella memoria:
un occhio al passato e uno rivoltp al futuro sono stati i fili
conduttori che hanno guidato
le due giornate del 19 e del 20
giugno, nelle aule sgombrate
e ripulite della Scuola latina.
Un’interessante mostra fotografica ha illustrato la storia
dèi vari edifici che hanno
ospitato la Scuola, fino alla
costruzione dell’attuale edifijio, voluto dal rev. Steward,
pastore scozzese, molto amico
dei valdesi. Queste immagini,
insieme a quelle degli alunni
di ieri e di oggi, hanno suscitato molto interesse nei visitatori e sono state accompagnate da brani di una cronistoria
in versi della Scuola latina,
scritta dal pastore Guido
RADIO BECKWITH
^EVANGELICA
96.550
FM 91.200
»
Mathieu, in occasione del primo centenario dell’attuale
edificio, nel 1965.
Uno sguardo al futuro: un
progetto molto ambizioso,
preparato dagli architetti del
Centro culturale valdese, che
prevede un restauro della
Scuola, suddiviso in tre momenti. Al piano terreno l’allestimento di una grande sala,
che ospiterà la «Collezione
Ferrerò», circa 160 modellini
scolpiti nel legno di bosso,
che riproducono i gesti antichi
dei lavori presenti nella valle.
Al piano seminterrato troverà
posto un’aula per il lavoro didattico, programmato come
momento di fruizione, successivo alla visita. Ricostruire i
lavori della vigna, fare il bucato con la cenere, accudire al
bestiame, capire il duro, infamante lavoro del minatore è
oggi possibile solo a chi vive
in queste vallate. Per i giovani
studenti che vorranno leggere
una storia di vita contadina e
montanara bisognerà formulare un programma multimediale, con ausilio di computer,
cd-rom e video. Al primo piano troverà posto una sala per
le conferenze e sarà ricostruita l’antica biblioteca, arricchita dai testi scritti da Teofilo
Pons e da Arturo Genre, con
attenzione particolare al
patuci. Questo significa, come
afferma il pastore Giorgio
Tourn, «rimettere in circuito
attivo la Scuola latina», ricordando che l’istruzione dei
giovani, lo sviluppo di una
cultura di base è sempre stata
una delle principali preoccupazioni del popolo valdese.
Un progetto particolarmente interessante, «Riapriamo
la Scuola latina», che aspetta
la collaborazione, il coinvolgimento, i suggerimenti, il
sostegno finanziario di tutti,
ex allievi, amici, enti pubblici, per permettere che questa
nostra scuola sia ancora oggi
veicolo di formazione e di
sviluppo culturale.
Torre Pel lice
Centro diurno
per malati
psichici
La Diapsi e l’Associazione
per la promozione della salute mentale organizzano per il
2 luglio alle ore 21, nella Biblioteca valdese di Torre Pellice in via Beckwith 2, una
serata in cui si parlerà del
Centro diurno come strumento di riabilitazione per i malati psichici.
Il Centro diurno dovrebbe
essere aperto almeno 8 ore al
giorno e impegnare gli utenti
in attività che, permettendo
loro di socializzare, favoriscano l’aumento della capacità di attenzione e di concentrazione, l’acquisizione di regole di convivenza, l’abitudine alla puntualità e alla pulizia, la capacità di riordinare
la propria casa e di prepararsi
un semplice pasto, al fine di
conseguire la maggiore autonomia possibile per favorire
anche T inserimento nel mondo del lavoro.
Attualmente i pazienti possono seguire alcune attività
per poche ore, e non quotidianamente, perché mancano le
strutture e il personale dei
servizi di salute mentale. In
questa serata Violetta Fraterrigo Sonelli parlerà della sua
esperienza più che decennale
nel Centro diurno per sofferenti psichici e disabili intellettivi del Centro evangelico
di solidarietà di Firenze. Inoltre due operatori dell’Asl 1 di
Torino, il dottor Angelo Grillo e il dottor Emanuele Fontana, illustreranno il loro lavoro
nel servizio di salute mentale,
che comprende una struttura
molto articolata nell’attività
di riabilitazione; partecipano
inoltre Claudia Alonzi, Giuseppe Darò, Renato Cessario,
Bianca Genre.
Il lavoro svolto nei centri
diurni deve però essere
proiettato verso l’esterno per
favorire il reinserimento sociale delle persone in difficoltà. È quindi necessario che
tutta la comunità si faccia carico di questo compito.
Riflessioni dopo la conclusione del conflitto nel Kosovo
La guerra non era inevitabile
ETTORE SERAFINO
La cessazione delle ostilità
nei Balcani (pi ù semplicisticamente definita «fine
della guerra») non può che essere motivo di sollievo per
tutti, per coloro che ne erano
diretti protagonisti e per gli
altri che si sentivano comunque coinvolti anche solo psicologicamente e moralmente.
Ma questa nuova alba getta
la sua luce su rovine immense, investe sterminate schiere
di creature dolenti, percosse,
umiliate, private di ogni loro
bene, decimate con spietata
ferocia. In ogni uomo che non
sia accecato da passione di
parte spontaneo sorgono alcuni interrogativi: perché tutto
ciò è avvenuto? chi ha voluto,
imposto o provocato un simile
disastro? era prevedibile? inevitabile? Visto come sono andate le cose, si può rispondere
con assoluta certezza: no, non
era inevitabile. Bastava che
un despota, tale perché forte
di un consenso cieco com’è
quello di cui finiscono sempre
per godere i dittatori che truffano i loro sudditi con la menzogna, l’impedimento a conoscere quello che accade nel
mondo libero, la smettesse di
far opprimere e cacciare dalla
sua terra un popolo solo perché di razza e lingua e fede
religiosa diversa; bastava che
alle altre nazioni ehe gli chiedevano di accettare un diverso
modo di concepire e di usare
il potere rispondesse con un
monosillabo: «sì»; e tutto si
sarebbe evitato. Grazie a questa sordida spietata ostinazione, il paese che il despota dice
di servire è ridotto in buona
parte a fumanti macerie, e domina su tutto il pianto e la disperazione: anche se nelle
piazze delle città si assiste alla contraddizione di gente che
si abbandona a scene di gioia
per la fine dell’incubo.
Ci si chiede se era giusto
che si tentasse con la forza di
fermare la mano assassina:
molti, della cui buona fede
non è lecito dubitare, anche se
tra loro si infiltra chi ha
tutt’altre finalità per inscenare
proteste contro la «force de
frappe» aerea, hanno ritenuto
in questi mesi che non fosse
giusto intervenire con i bombardamenti, che purtroppo
causano anche vittime innocenti; non hanno però, né si
vede come avrebbero potuto
farlo, indicato altro mezzo,
meno violento, meno traumatico, per impedire che la tragedia di un popolo, tra lo sterminio e l’esodo, si consumasse fino in fondo irrimediabilmente.
Quel che fa più soffrire
quanti si sentono contrari a
ogni forma di guerra (per i
quali la pace è il frutto della
coesi.stenza, della convivenza,
fatta anche di tolleranza e
sopportazione reciproca) è il
non riuscire a intravedere, oggi, come non lo si intravide
mai nel passato, un mezzo, un
sistema, un metodo perché i
problemi vengano risolti senza il ricorso a bombe, aerei e
carri armati (un tempo lance,
frecce, asce); né si dica: basa
trattare, perché ciò implica disponibilità di due parti e non
di una soltanto.
Quando, 60 anni or sono,
un dittatore pazzo, trascinando dietro a sé un intero popolo pur così ricco di cultura, di
pensiero, di artisti e poeti e filosofi illustri, prese a conquistare pezzo per pezzo l’Europa riuscendo a far sì che altri
dittatori gli si affiancassero
sognando il dominio sul mondo e su tutte le altre razze, che
cosa potevano fare coloro che
sentivano la spaventosa mi
naccia alitare sul loro collo?
Se non fare guerra, vista l’impossibilità di trattativa, al tiranno che per i digiuni di storia (e ce ne sono tanti) ricordiamo essere stato un piccolo
e abbastanza ridicolo uomo
chiamato Hitler? Chi visse in
quel tempo sa come ne uscì il
mondo, quale fu il prezzo pagato da tutti, anche dai seguaci del despota, in sangue, lutti,
rovine perché si restituisse ai
superstiti la speranza di una
nuova vita: per i vincitori come per i vinti.
Allora i tiranni caddero,
scomparvero, travolti dal disastro che avevano follemente provocato. C’è da sperare
che il loro degno erede, responsabile di questa ultima,
per grazia di Dio, più limitata
tragedia, ma pur sempre tale,
sparisca dalla scena del mondo, vada a soggiornare per
sempre nel girone dantesco
che il sommo poeta non ci ha
descritto ma che di certo esiste... Però ho letto che ha immensi depositi di denaro in
altri paesi, e ville lussuose
ovunque, alla faccia del soldatino servo che ha mandato,
montandogli la testa, a trucidare i suoi sudditi albanesi, a
violentare le donne a incenerire le case e che magari non
farà neppure lui ritorno da
sua madre. E c’è chi, purtroppo, ancora oggi al despota va
a stringere la mano! E c’è chi
lo ascolta quando ai sudditi
sfrontatamente presenta la
sconfitta come una vittoria!
Davvero pare non ci sia limite all’umana follia.
Nelle Chiese Valdesi
•' massello — Sabato 3 luglio, alle ore 15, riu
nione quartierale estiva all'aperto a Salza.
PERRERO — Domenica 4 luglio, alle ore 10, culto a Maniglia.
Alle 15 riunione quartierale all’aperto alle Grangette.
POMARETTO — Domenica 4 luglio riunione estiva a Combavilla alle ore 15.
PRAROSTINO — Domenica 4 luglio, alle ore 10, culto al tempio di San Bartolomeo, alle ore 16 riunione estiva al Collaretto.
V1U.ASECCA — Domenica 4 luglio, alle ore 15, riunione
quartierale all'aperto a Villasecca. Culto a Combagarino domenica 4 luglio alle ore 9.
Ballottaggio per la presidenza della Provincia
*) Esclusi i voti assegnati solo al candidato presidente
Angngna
Bibiana
"ice
,-Jo
•*®ilijlone Fenile
¡«WifPinasca
, ••rna S. Giovanni
unametta
Massello
Barrero
Btagelaio
Ni i.
Bramollo
Darà
I.
■Il Pinerolo
, - ..ano Chlaone
splatroval Lemlna
•• NdiuIo
2'™ Pellica
0> c
09
09
J= «
C9 Æ
re
5
28
8
54
14
11
5
100
8
5
49
12
39
15
16
2
0
5
8
2
14
2
21
19
22
42
1
11
54
165
728
159
1320
371
239
296
2409
145
36
1291
266
1029
415
281
145
150
109
353
73
329
29
691
436
1064
1477
49
294
1323
Alberto Ferrerò
Provinciali ’99
2° turno
60
378
44
606
195
99
80
903
65
6
453
117
374
99
100
104
20
11
109
9
152
10
^"193
250
483
449
26
81
463
36,4%
51,9%
27,7%
45,9%
52,6%
41,4%
27,0%
37,5%
44,8%
16,7%
35,1%
44,0%
36,3%:
23,9%
35,6%
71,7%
13,3%
10,1%
30,9%:
12,3%
46,2%^
34,5%
27,9%
57,3%
45,4%
30,4%
53,m
27,6%
35,0%
3?.9%‘
10725
400
10325 I
4293 41,6
Provinciali '99
1°turno
73 27,7%
656 44,1%
82 26,8%
780 33,3%
263 38,2%
67 19,3%
74 18,0%
1549 35,7%
144 47,5%
9 20,0%
575 26,9%
125 28,5%
424 23,6%
116 18,0%
141 27,6%
118 46,3%
27 13,4%
20 12,4%
166 26,3%
27 16,9%
143 25,9%
9 19;1%
203 19,5%
365 43,3%
733 36,9%
721 29,4%
34 27,4%
162 27,0%
559 23.3%
8365 304%
6208 36%
diff.
8,7%
7,8%
0,9%
12,6%
14,3%
22,2%
9,0%
1,8%
-2,7%
-3,3%
8,2%
15,5%
12,8%
5,9%
8,0%
25,4%
-0,1%
-2,3%
4,5%
-4,5%
20,3%
15,3%
8,4%
14,0%
8,5%
1,0%
25,6%
0,6%
11,7%
73%
5,6%
Mercedes Bresse
Provinciali '99
2° turno
105 63,6%
350 48,1%
115 72,3%
714 54,1%
176 47,4%
140 58u:
£. lU ^ "'"u
1506 62,5%
80 55,2%
30 83,3%
838 64,9%
149 56,0%
655 63,7%
316 76,1%
181 64,4%
41 28,3%
130 86,7%
98 89,9%
244 69,1%
64 87,7%
177 53,8%
19 65,5%
498 72,1%
186 42,7%
581 54,6%
1028 69,6%
23 46,9%
213 72,4%
860 65,0%
9733 62, t%
6032 58,4%
Provinciali ’99
1° turno
129
485
177
1112
259
222
279
81?
92
27
1185
218
1013
431
253
91
146
112
315
113
326
24
626
287
804
1268
53
308
1203
13370
13370 48,6%
48,9%
32,6%
57,8%
47,5%
37,6%
63,8%
68,0%
41,8%
30,4%
60,0%
56,3%
49,7%
56,4%
66,8%
49,5%
35,7%
72,6%
69,6%
50,0%
70,6%
59,1%
51,1%
60,2%
34,0%
40,5%
51,6%
42,7%
51,2%
50,2%
diff.
14,8%
15,5%
14,5%
6,5%
9,8%
-5,2%
4,9%
20,7%
24,8%
23,3%
9,6%
6,4%
7,3%
9,3%
14,9%
-7,4%
14,0%
20,3%
19,1%
17,0%
-5,3%
14,5%
11,9%
8,6%
14,1%
18,0%
4,2%
21,2%
14,8%
13fl%
9,8%
14
PAG. IV
E Eco Delle "\àlli "^àldesi
VENERDÌ 2 LUGLIO 1999
Un libro e un video a Villar Perosa
Vita dì montagna
LILIANA VIGLIELMO
Libri e audiovisivi sono
stati prodotti in notevole
quantità negli ultimi tempi,
con il coordinamento dell’assessorato alla Cultura della
Comunità montana valli Chisone e Germanasca, nell’ambito di progetti culturali e turistici che si propongono di
far conoscere al grande pubblico gli aspetti più interessanti delle due valli.
Non è sempre facile, anche
per un turista che non vuole
soltanto riposarsi dalle fatiche
accumulate nella settimana
lavorativa, capire i significati
non banali che riempiono la
vita di chi abita in montagna:
a volte neppure chi ci ha sempre vissuto e ama il proprio
ambiente riesce a comunicare
il senso della sua scelta a chi
magari gli rivolge la domanda più consueta: «Ma come
fate a passare quassù anche
l’inverno?». Il video «La
Draja» e il libro Angoli di
memoria sono una risposta,
parziale per forza di cose, a
questa e ad altre domande poste dai visitatori curiosi e interessati. Il primo è un commento visivo al testo omonimo, pubblicato da poco, ed è
stato presentato il 18 giugno a
Villar Perosa, nel salone del
Consorzio interaziendale Skf.
La regista. Vittoria Castagneto, ha spiegato la sua intenzione di dare risalto a due
aspetti contrastanti e insieme
complementari di un territorio formato da valli profondamente incise: la luce e l’ombra, che le segnano in tutti gli
aspetti della vita quotidiana. I
versanti soleggiati sono destinati ai villaggi e alle coltivazioni, i prati e i boschi caratterizzano i luoghi ombrosi.
Così nel video si susseguono
interni oscuri e facciate luminose, scuolette e falò, fino al
massimo dei contrasti: la miniera, da cui la luce è esclusa,
ma che contiene il minerale
candido che splenderà al sole.
Ma qualcuno verrà a chiedere perché nelle nostre valli
si porta la gerla e si balla la
courentol Secondo il pastore
Giorgio Bouchard, che ha introdotto il tema, è nato e si
espande un interesse intelligente per le memorie del passato, anche nei paesi ad alto
livello di sviluppo, per combattere r inaridimento tecnologico e ritrovare dimensioni
di vita più vicine alla natura.
A questo principio si ispira il
volume Angoli di memoria,
dedicato agli insediamenti
abitativi nelle valli Chisone e
Germanasca.
La presentazione è avvenuta a San Germano il 19 giugno scorso, seguita dall’apertura della mostra parallela
sull’architettura rurale. I vari
autori hanno analizzato i luoghi, ormai molto ridotti, dove
si trovano ancora le costruzioni tipiche di un tempo, rimaste così perché non più abitate
e non snaturate da interventi
di ristrutturazione. Quest’ultimo aspetto è stato preso in
considerazione dal primo relatore, Egidio Rol, di Perosa
Argentina, che nel suo lavoro
di progettista affronta sovente
problemi del genere. È indubbio che i villaggi caratteristici
sono quelli dove non c’è più
nessuno, ma che cosa si deve
fare per rendere abitabili le
case antiche senza rovinarle
con interventi fuori posto? Le
fotografie contenute nel libro,
molto esaurienti, indicano la
realtà di oggi e servono di augurio per il diffondersi di una
maggiore sensibilità paesaggistica in futuro.
A Pinerolo
Il parco del
«Torrione»
Si è aperto al pubblico, il 6
giugno scorso, il parco della
villa «Il Torrione» di Pinerolo. La villa medievale è giunta alla sua attuale configurazione dopo il 1840 ed è caratterizzata su 3 piani da prospetti di facciata sobri e eleganti,
con rampicanti che sottolineano la scansione regolare delle
finestre. Il parco fu progettato
nella sua veste attuale dall’architetto prussiano Xavier Kurten intorno al 1830. Il pubblico avrà la possibilità di accedervi attraversando il parterre
d’ingresso, caratterizzato da
un impianto formale e elegante e giungerà quindi sul lato
sud della villa, da cui a piedi
potrà percorrere l’intero camminamento perimetrale, lungo
quasi due chilometri.
Il percorso si snoda sotto le
chiome di alberi di particolare
pregio come gli esemplari di
farnia, tiglio, agrifoglio, carpino e liriodendro, e fra le latifoglie pino, cedro, cipresso,
libocedro e criptomeria tra le
conifere. Altri elementi costituiscono motivo di interesse:
la casa detta del guardiacaccia, il laghetto in cui nuotano
i germani reali, l’«ha-ha», accorgimento paesaggistico costituito da un fosso aperto al
fondo del parco per consentire
una veduta a perdita d’occhio
verso l’esterno, le rovine di
un finto tempio celtico e la
collinetta panoramica.
Il parco della villa «Il Tortone» sarà di nuovo visitabile il 4 luglio, 1 e 29 agosto e
3 ottobre. L’apertura è prevista dalle ore 10 alle 18; l’ingresso, compreso di visita
guidata e piccolo rinfresco,
costa 10.000 lire, per i bambini sotto i dieci anni è gratuito.
Per informazioni telefonare
allo 0121-322616.
1 Luoghi Della Memoria
a cura di Marco Rostan
Luogo: Roccapiatta
Data: 12 e 14 aprile 1686
Dopo l’Editto del 31 gennaio 1686 ( che
ricalca quello della Revoca di Nantes di Luigi XI’V) e il vano tentativo dei delegati svizzeri in favore dei valdesi presso la Corte,
questi ambasciatori ottengono di venire a discutere alle Valli cercando di convincere per
l’espatrio. Il 9 aprile un nuovo editto obbligava a deporre le armi entro otto giorni, affidando la vendita dei beni dei valdesi ad alcuni procuratori. In due assemblee a Roccapiatta, il 12 e 14 aprile, soprattutto per l’intervento del pastore Enrico Arnaud, venne
respinto qualsiasi accomodamento e si votò
la resistenza ad oltranza.
Luogo: Colle del Pis-Ortiarè
Data: 26 agosto 1686
1 valdesi si preparano aH’ultimo ostacolo
sulla strada della Rentrée; il Colle del Pis.
Contrariamente alle loro aspettative il Colle
è difeso solo da una cinquantina di soldati
che oppongono poca resistenza, inoltre la zona è coperta di nebbia che facilita la marcia
dei valdesi, i quali alla sera possono mangiare e riposare presso le baite di Ortiarè, primo
luogo raggiunto in una delle loro valli. Da
950 che erano partiti da Prangins erano ridotti a 600, ma la Rentrée era riuscita. Secondo
alcuni la prima notte fu passata a Ciampas.
Luogo: Peumian (Pramollo)
Data: aprile (?) 1686
Luogo: Colle di Costapiana
Data: 25 agosto 1689
Dopo un primo inganno (clemenza in
cambio della deposizione delle armi) fatto
nei confronti di quelli della vai d’Angrogna
che furono fatti prigionieri a Luserna mentre
sulle praterie della Vaccera, dove erano accampate le famiglie, si ripetevano gli orrori
del 1655, Catinat penetra dalla indifesa vai
San Martino (qui, venendo meno al patto di
unione, si erano arresi subito, sperando di
essere risparmiati) nel vallone di Pramollo e
fa una strage a Peumian, senza resistenza
dal momento che anche qui si erano fidati
delle promesse menzognere e avevano deposto le armi.
Nel corso della Rentrée, dopo l’eroica battaglia di Salbertrand (24 agosto), i valdesi si
inerpicano sulle pendici del monte Genevris,
si riposano poche ore forse nella borgata di
MonfoI e all’alba del 24 giungono sul colle
di Costapiana, da dove rivedono le loro valli
e montagne e innalzano una preghiera di ringraziamento. In discesa, attraverso le borgate
del Rif e Allevò, raggiungono Traverses in
vai Pragelato, poi risalgono la vai Troncea e
si accampano a Joussaud.
Luogo: Sibaud
Data: 1° settembre 1689
Luogo: Barma d’aut (Subiasco)
Data: non definita
Riparo naturale assai ampio (50x4 m) adibito a ricovero del bestiame che servì più volte ai valdesi come rifugio dal momento che,
prima della costruzione della scala attuale, il
posto era inespugnabile e, non a caso, era stato indicato per le sue caratteristiche nelle
«Istruzioni» militari scritte da Gianavello.
Nel castagneto sopra Bobbio, a Sibaud, la
domenica 1” settembre i reduci si riunirono
intorno ai pastori Arnaud e Montoux Que.sti
predicò sul testo di Luca 16,16 e Arnaud le.sse il giuramento nel quale ufficiali e soldati,
al co.spetto di Dio, si giuravano reciprocamente di «serbare fra noi l’unione e l’ordine» (queste parole sono riprodotte nella decorazione di Paolo Paschetto nell Aula sinodale a Torre Pellice). Il monumento commemorativo è stato eretto nel 1889, in occasione del bicentenario.
Sport
È tempo di corse
in montagna
Estate, stagione di sport,
soprattutto di quelli individuali. Due corse in montagna
in vai Pellice nel giro di 8
giorni: domenica 27 a Torre
Pellice la 29° edizione del trofeo Amici di Santa Margherita, lungo il percorso del Castelluzzo. Per la quinta volta
consecutiva ha trionfato 1’
atleta locale Claudio Gamier.
Occasione di rivincite la prima edizione della «corsa ’d
Roca Bera» che partirà domenica 4 luglio alle 9 dal bocciodromo di Luserna San
Giovanni su un percorso in
sentiero e mulattiera di circa
12 km per i seniores.
Sempre domenica 4 luglio
si svolgerà anche la 12“ edizione del «Tour dell’Assietta», corsa in montagna con
mountain bike sulla distanza
di 60 chilometri nel suggestivo panorama delle alte valli
Chisone e Susa.
A Torre Pellice
Dalla Lettonia
il coro «Lido»
Il coro Valpellice, sempre
alla ricerca di nuovi gruppi
corali all’insegna dell’amicizia, ospiterà in Torre Pellice
il coro Lido di Smiltene (Lettonia), che terrà un concerto
venerdì 2 luglio, alle ore 21,
nel tempio di Torre Pellice.
«Lido» in lettone vuol dire
«volare»: da 10 anni questo
coro, composto da oltre 40
giovani, cerca di far volare
con la fantasia e con la musica che propone le persone
che lo ascoltano e die lo incontrano. L’allegria e la gioia
sono le caratteristiche principali dei coristi, tutti tra i 15 e
i 35 anni, studenti, ex studenti e insegnanti del liceo di
Smiltene. Nei suoi 10 anni di
vita il coro ha tenuto concerti
sia in Lettonia sia all’estero;
in Germania, Danimarca,
Svezia, Lituania, Finlandia.
Nel 1995 il coro ha inciso il
suo primo cd e quest’anno,
per festeggiare il suo decennale, ha prodotto la sua seconda incisione. Il coro ha
inoltre partecipato a diversi
concorsi e festival internazionali: nel 1997 ha vinto il
«Grand Prix» al concorso internazionale della Lituania,
nel 1998 il diploma d’argento
al concorso internazionale
corale di Riva del Garda.
Ogni anno il coro prepara
due diversi programmi per
concerto: uno di musica sacra, per i concerti in chiese e
cattedrali, e uno composto da
canzoni di diversi autori e di
diversi paesi, dai brani folcloristici alle canzoni tipiche
della terra lettone.
croci ugonotte in
oro e argento
tesi
&
delmastro
(gioielli)
via trieste 24
tei. 0121/397550
Pinerolo (To)
Appuntamenti
2 luglio, venerdì
TORRE PELLICE: Alle
15, alla Casa delle diaconesse,
diapositive su «Piante grasse»
di Mauro Fornerone. La festa
della Casa prosegue sabato
con una conferenza di Paul
Roland su «I diritti dei nativi
d’America»; bancarelle, musica e balli occitani.
TORRE PELLICE: Alle
21, in piazza Libertà, concerto
della banda cittadina.
TORRE PELLICE: Alle
21, nella biblioteca valdese,
incontro su «Centro diurno:
esperienze e risposte nel campo del disagio psichico» con
interventi di Violetta Fraterrigo Sonelli del centro evangelico di solidarietà di Firenze e
Claudia Alonzi e Giuseppe
Darò, del centro diurno Asl 1
di Torino; partecipano Angelo
Grillo, direttore del dipartimento di salute mentale Asl
10 e Emanuele Fontana, primario unità modulare psichiatrica vai Pellice e vai (ìhisone.
Renato Cessarlo, presidente
dell’associazione promozione
salute mentale di Pinerolo e
Bianca Genre, responsabile
Diapsi vai Pellice, conduce
Franca Coi'sson.
POMARETTO: Alle 19,
negli impianti della Pro Loco,
si apre il «Festival della birra»; la manifestazione prosegue sabato e domenica. Tutte
le sere concerti e spuntini...
FROSSASCO: Nel giardino della scuola materna, alle
21.30, cinema all’aperto con
«Salvate il soldato Ryan», ingresso lire 6.000.
3 luglio, sabato
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, nel tempio,
concerto a favore dell’Asilo
con la camerata corale «La
grangia» diretta da Angelo
Agazzani.
TORRE PELLICE: Alle
15.30, al Centro culturale valdese, assemblea degli «Amici
della biblioteca».
PINEROLO: Alle 21,
nell’auditorium di corso Piave, la compagnia «Belgradostraat» presenta «Lo stato attuale delle cose», ingresso lire
8.000, ridotti lire 5.000.
TORRE PELLICE: Alle
21, alla rotonda di piazza
Muston, serata danzante con
«The Delta melody» e «Gino
e Cherry», nel corso della serata sarà estratto il viaggio
premio tra i soci Pro Loco.
Ingresso a offerta libera a favore della ricostruzione del
Kosovo.
PINEROLO: Alle 21,30, in
piazza San Donato. Alfredo
Minutoli presenta «Una vita
da single», ingresso libero.
PRAROSTINO: 24° Palio
dei borghi in notturna con la
Compagnia dei balestrieri di
Roccapiatta nell’ambito della
3° Serata medievale.
TORRE PELLICE: Alla
Casa delle diaconesse, dalle
15 alle 19, musica, bancarelle, pesca, tè e palloncini, alle
15 conferenza di Paul Roland
«I diritti dei nativi d’America: Monte Graham», alle ore
19 grigliata per tutti.
INFORMAGIOVANI
VAL PELLICE
Luserna S. Giovanni
informazioni su <
i
✓ sport I
scuola i
(
lavoro
musica
viaggi
tempo libero !
✓
✓
✓
✓
✓
Dal lunedì al venerdì
dalle ore 14 alle 17
4 luglio, domenica
LUSERNA SAN GIOVANNI: Mercatino delle cose
d’altri tempi.
TORRE PELLICE: Alle
13, nei giardini pubblici di
Santa Margherita, 23° Rancio
alpino, organizzato dal gruppo
Ana di Torre Pellice.
RINASCA: Festa al Gran
Dubbione.
TORRE PELLICE: Per le
vie del paese, dalle 8 alle 19,
Fiera d’estate.
TORRE PELLICE: Al circolo Mûris, dalle 14, gara a
bocce.
TORRE PELLICE: Alla
Casa delle diaconesse, dalle
15 alle 19, chiusura della mostra, tè, estrazione a premi,
palloncini, bancarelle.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, nella piazza
XVII Febbraio a San Giovanni, serata occitana con balli
promossa dal gruppo civico di
sinistra; all’organetto Gigi Sapone e Daniele Gardiol.
ANGROGNA: Festa degli
alpini a cura della sezione locale Ana.
ìERVIZI
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 4 LUGLIO
Ferrerò: Farmacia Valletti Via Montenero 27, tei. 848827
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENiCA 4 LUGLIO
Luserna San Giovanni: Farmacia Gribaudo - Via Roma
19 (Aitali), tei. 909031
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 167-233111
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
CINEM.A
TORRE PELLICE — H
cinema Trento ha in programma, giovedì I, venerdì 2
e sabato 3, alle 21,15, Central do Brasil; domenica 4,
ore 22,10 e lunedì 5, ore
21,15, 8 mm - delitto a luci
rosse; domenica ore 20,30,
La gabbianella e il gatto.
BARGE — 11 cinema Comunale in luglio è chiuso.
PINEROLO — La multi
sala Italia ha in programrna
alla sala «5cento», da giovecli
Romance, viet. min. 18 anni,
alla sala «2cento», da giove i
Taxxi; per gli orari telefonare
alla direzione del cinema.
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
recapito Torre P®l]l^® ..q
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./50
Pubblicaziope unitaria con Riforma
non può essere venduto
Req. Tribunale di Pinerolo n, 175^
Resp. ai sensi di legge Piera g
Stampa: La Griisleriana Mondovi
Una copia L. 2.000
\/ENER1
i'efT
care
Il Serv
grand (S:
attualme
iniziativf
vittime (
nei Balea
HSrrnt
importai
glienza li
guardo il
con una
progetti
mente in
- «Prog
creazioni
cole uni
chiese e
Italia me
di famigl
in gener
Srm ha s
destinate
adeguam
locaii de;
L’iniziatr
da un co
delle chic
zete (Hei
- Il Srn
con altre
italiane, 1
un proge
Italia dei
chiamati
comune»
italiano i
capofila,
spese di i
stenza si
persone,
durata d:
1999-31
coinvolg
evangelic
- Le cl
americai
gono fii
progetto
giati del
azioni si
bania. I
l’assister
to mater
socio-leg
- Assii
profughi
zioni pri
svolge in
h Fonda:
na (Bft).
un proge
del Cons
il finanzi
vento pi
permetti
800 profi
~ Soste
vio di vo
rimedici
dico dell
“fife assi
hiita ai pi
' Corsi
distica,
five, atti'
estivi pei
difficoltà
sovari, q
attualmei
progetto
^ducatioi
“de fi pai
!“ è fìnai
“contrib
Nel
fedi
' Con i
struire i
stabilire
spiritual
^fcrrnaz
8'^tin.it)
In fa
»dis
»hi ir
"fibare
, “be si
“fgani:
“>anitai
'“ealizz
15
H
!7
90
-.'i
A
II
0
i2
:n
4,
>re
iici
?0,
2o
Iti
ma
edi
mi;
edi
are
,n:^RDÎ 2 LUGLIO 1999
-----------Vita Delle Chiese ì
Continua il grande impegno del Servizio rifugiati e migranti della Fcei
Gli evangelici italiani per il Kosovo
['emergenza per la grave crisi dei Balcani non è finita, ha solo cambiato alcune
caratteristiche: perciò bisogna mantenere alte attenzione e solidarietà concreta
PAG. 7 RIFORMA
Il Servizio rifugiati e migranti (Srm) della Fcei opera
attualmente con le seguenti
! iniziative per i profughi e le
vittime di guerra della crisi
nei Balcani;
In Italia
Il Srm considera di estrema
■ importanza il fattore «accoI glienza in Italia». A questo ritardo il Servizio si è attivato
con una serie di iniziative e
progetti che vengono hrevemente indicati di seguito.
- «Progetto alloggiativo»; la
creazione di una rete di piccole unità abitative che le
chiese e i centri evangelici in
Italia mettono a disposizione
di famiglie di profughi, o più
in generale di immigrati. Il
Srm ha stanziato un fondo
destinato a piccole opere di
adeguamento e ripulitura dei
locali destinati a tale scopo.
L’iniziativa è sostenuta anche
da un contributo dell’Opera
delle chiese evangeliche svizzere (Heks).
- Il Srm, in coordinamento
con altre 11 organizzazioni
; italiane, ha presentato alla Ce
1 un progetto per l’ospitalità in
, Italia dei profughi kosovari,
I chiamato «Progetto azione
I comune», di cui il Consiglio
italiano per i rifugiati (Cir) è
capofila. Il Srm sostiene le
spese di vitto, alloggio e assistenza sociaie per circa 50
persone. Il progetto ha una
durata di sei mesi (1° luglio
1999-31 gennaio 2000) e
coinvolge numerosi centri
evangelici in Italia.
- Le chiese presbiteriane
americane (Pc-Usa) sostengono finanziariamente un
progetto di assistenza ai rifugiati del Kosovo che prevede
azioni sia in Italia che in Albania. Il progetto include
l’assistenza alloggiativa, l’aiuto materiale e la consulenza
socio-legale ai profughi.
In Albania
-Assistenza a famiglie di
profughi, alloggiati in abitazioni private. L’iniziativa si
svolge in collaborazione con
la Fondazione battista a Firatta {Bft). Il Srm ha presentato
un progetto alla presidenza
nel Consiglio dei ministri per
u finanziamento di un intervento più consistente che
permetta di assistere circa
800 profughi.
-Sostegno finanziario e invio di volontari medici e patamedici all’ambulatorio me
^0 della Bft di Tirana che
offre
assistenza sanitaria gra
ni profughi kosovari.
'Corsi di formazione linpstica, attività socio-ricreaive, attività sportive, campi
j.i'n per minori e giovani in
u^coltà sia albanesi che koattività sono
. in corso grazie al
edi «Reconciliation by
u. di cui è responsaPnst. Guarna. Il progetj|.„ iniziato dalla Fcei con
‘“contributo della Heks.
biella Repubblica
federale jugoslava
programma «Ricostabu^g Patiti» si vogliono
tatti e sostegno
(Of, Pnie alle chiese serbe
e protestanti). Per
st. pP^'ptii rivolgersi al paO5D „.tiine Bianchi (tei.
'^2-904308. e-mail: lidia
' In f ' °
stiftHi avvio un proiK»ln3.assistenza alle popobon,u jtigoslave colpite dai
iliifanf’^^nmenti della Nato
conflitto nei Balca'oriai!- ^ nppena concluso.
^‘cgli aiuti
reaii^*^ Sarà probabilmenzzata in collaborazio
ne con l’wEcumenical humanitarian Service» di Novi Sad.
Le suddette iniziative possono essere sostenute con offerte in denaro: i contributi
possono essere versati sul c/c
num. 650903/33 intestato a:
Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Banca di
Roma, via del Viminale 26,
00184 Roma, Ahi: 03002 Cab:
05014, con la causale «Emergenza Kosovo e Jugoslavia».
La situazione attuale
La Ecei ha ricevuto sino al
15 giugno una somma 170 milioni di lire come offerte di
singoli e delle chiese a favore
dell’emergenza Kosovo. Finora si sono recati in Albania
due operatori del Srm, tre volontari generici e un’infermiera. A fine giugno è partito un
altro gruppo di quattro volontari generici e un’infermiera.
Intanto due famiglie di profughi, una di 7 persone e una di
quattro persone sono attualmente ospitate presso il centro di Rocca di Papa nell’ambito del «Progetto alloggiativo» promosso dal Srm.
Consulenza per i rifugiati
Il Srm prevede di allargare
le attività di consulenza e di
orientamento (in particoiare
per i rifugiati kosovari) in collaborazione con comunità e
opere locali delle chiese. Condizioni richieste: l’attività di
consulenza e di orientamento
in corso 0 in avviamento; un
operatore part-time preparato, possibilmente con esperienza (una parte degli utenti
del Servizio dovrebbe essere
di provenienza kosovara); la
possibilità di garantire una
presenza regolare degli operatori (indicare giorni e orario); la descrizione degli spazi
disponibili per l’ufficio e l’attrezzatura esistente e/o prevista; indicare con quali altri organismi si è già collegati 0 si
intende collaborare.
Il Srm può offrire al servizio
locale un contributo una tantum per strumenti di lavoro
(circa 1 milione) e il rimborso
parziale per le spese dell’operatore per una durata di seimesi. Il contributo riguarda
il lavoro svolto a favore dei
profughi kosovari (il Srm ha
solo una disponibilità di fondi
per kosovari). Tetto massimo
150.000 lire netto (lordo ca.
210.000); l’invio di materiale
informativo (legislazione, circolari ministeriali ecc.); la
consulenza degli uffici rornani per casi difficili; iniziative
di training per gli operatori.
Programma alloggiativo
Le condizioni per partecipare al «programma alloggiativo» per kosovari sono: la disponibilità di uno o più alloggi sia in appartamenti che in
centri collettivi: la disponibilità di una 0 più persone che
accompagnino il progetto locale; la disponibilità dell’alloggio per minimo 6 mesi,
possibilmente per un periodo
più lungo; la disponibilità a
collaborare con il Srm all’interno del progetto gestito
da questo servizio.
I possibili contributi del
Srm ai progetti locali sono la
manutenzione, vitto e spese
per la casa, un contributo per
piccola manutenzione, tetto
circa £. 8 milioni (una tantum); l’acquisto arredamento
(una tantum); £. 300.000 a posto letto (rete, materasso, 2
coperte, 2 cambi lenzuola, cuscino): £ 2.500.000 per tutte le
altre cose necessarie per 4
persone; un contributo vitto
per persona; singoli £. 400.000
(al mese), famiglie £. 250.000
a testa (al mese) tetto massimo per nucleo familiare £.
1.500.000; un contributo affitto e utenze: 4 persone tetto £.
500.000 mensili; il rimborso
spese per il volontario che accompagna il progetto, tetto: £.
150.000 mensili netto (lordo
ca. £. 210.000). Inoltre è previsto un contributo per iniziative di formazione per le persone ospitate. Per i corsi di lingua 0 formazione professionale; tessera trasporti locali e
£. 120.000 argent de poche a
persona. Eventualmente un
piccolo rimborso spese per
l’insegnante.
Le cifre sopra indicare sono orientative e possono essere rinegoziate con il Srm, a
seconda delle esigenze specifiche pur rimanendo nel tetto
della cifra globale.
Il volontariato in Albania
per l'assistenza ai profughi
Il Servizio rifugiati e migranti ha avviato un programma di assistenza alle famiglie di profughi della guerra in Kosovo, ospitate in alloggi privati in Albania. Il
progetto si svolge in collaborazione con la Fondazione
battista a Tirana (Bbt) che,
grazie all’intervento di numerose organizzazioni protestanti internazionali, assiste circa 8.000 profughi a Tirana e in alcuni paesi circostanti. Il progetto consiste
nella regolare distribuzione
alle famiglie di profughi di cibo, prodotti per l’igiene personale e della casa, materiale
letto (materassi, lenzuola,
coperte, ecc.), biancheria intima, piccoli utensili e attrezzature per la cucina.
L’assistenza alle famiglie si
svolge attraverso l’attività di
una rete di 17 chiese protestanti albanesi sparse nel territorio direttamente coinvolte nella segnalazione delle
famiglie bisognose, nella distribuzione materiale degli
aiuti e nell’assistenza e sostegno morale e psicologico alle
famiglie. Numerosi volontari
stranieri provenienti da vari
paesi europei e non sostengono le attività della Fondazione battista a favore dei
profughi.
Il Srm ha ritenuto importante offrire anche ai membri
delle chiese protestanti in
Italia la possibilità di svolgere un periodo di volontariato
in Albania come segno di un
impegno concreto delle chiese italiane a favore dei profughi e come opportunità di
sensibilizzazione delle chiese
stesse sull’emergenza profughi che vede il nostro paese
direttamente coinvolto. La
Fcei si augura che queste
esperienze di volontariato
servano a rendere le donne e
gli uomini che vi parteciperanno interpreti di un messaggio di pace e di solidarietà
nel nostro paese.
Il periodo minimo di permanenza è di tre settimane
che possono essere estese fino a un massimo di tre mesi.
La Fcei garantisce ai volontari le spese di viaggio, il vitto e l’alloggio sia presso famiglie albanesi che in abitazioni in affitto. Chi fosse interessato può contattare il
Srm per avere tutte le informazioni necessarie: Srm, via
Firenze 38 cap 00184 Roma,
tei 06-48905101; fax 0648916959; e-mail: sm.evangeliche@agora.stm.it.
Incontro distrettuale a Vallecrosia
La pastorale di fronte
al disagio e allo stress
BUGGEBO MARCHETTI
La «pastorale», organizzata
dalla Commissione esecutiva del II distretto in accordo
con la Tavola, si è tenuta in
coda alla Conferenza distrettuale di Vallecrosia dalla sera
di domenica 6 al pranzo di
martedì 8 giugno.
I temi dell’incontro, a cui
hanno partecipato una ventina di pastori e pastore, insieme ai due «specialisti» Marco
Rolando e Marcella Tron Bodmer, sono stati: «Fede e/o psicanalisi», «Lo stress: nemico 0
compagno?», «Uno sguardo
sul disagio pastorale», tematiche impegnative e anche imbarazzanti da affrontare applicate alla propria esperienza
di vita e di ministero. Ma siamo riusciti a vincere questo
inevitabile imbarazzo iniziale,
e anche a vivere bene alcuni
momenti di conflittualità,
proprio grazie all’impegno e
all’abilità dei due conduttori.
Alcuni di noi hanno avuto
sovente un’impressione di disorganicità, perché al di là
delle singole tematiche proposte, si è poi complessivamente «parlato in libertà» e
ognuno ha tirato fuori quel
che aveva dentro. Ma poi ci si
è accorti che quest’impressione dipendeva dal fatto di esser tutti situati come in un
«organismo vivente» (perché
la chiesa in cui siamo inseriti
è appunto viva, ed è anche vivo il mondo nel quale ci troviamo ad operare), e che la disorganicità era in realtà data
dai vari flussi vitali che, con i
successivi interventi e le diverse esperienze che si condividevano, si andavano via via
intrecciando a formare appunto una realtà esistenziale.
In definitiva, quest’incontro
ci ha aiutato a renderci conto
di come esercitare oggi il pastorato sia più complicato di
ieri, perché inserito in una vita generale ed ecclesiastica
che è anch’essa più complicata. Compito di un pastore e di
una pastora è allora proprio
quello di «tenere insieme la
complessità», tenendo però
conto che il primo ad essere
complicato/a è proprio lui/
lei. Una complicazione che
nasce da tutta una serie di
equilibri di cui tenere conto:
quello fra la vocazione divina
che tutti crediamo ci sia stata
rivolta, e la nostra fragilità
umana; quello fra un ruolo
che dobbiamo sostenere nelle
comunità e il nostro essere
delle persone, dei soggetti,
come tutti gli altri.
In tutto questo, mentre forse in passato si è insistito sul
fatto che il/la pastore/a doveva «sciogliersi» nella comunità su un piano di totale
uniformità e uguaglianza con
tutti gli aitri membri della
chiesa, è oggi emerso il fatto
di come ci si awii verso un
«recupero di identità». Una
identità certo non esibita e
non autoritaria, ma comunque presente ed autorevole.
Per questo è importante che
ciascuno di noi raggiunga un
«buon equilibrio narcisistico»
che ci aiuti a vincere il pericolo di un annullamento o un
misconoscimento delle nostre
esigenze, cui dobbiamo far
fronte come cerchiamo sempre di far fronte alle esigenze
altrui nell’esercizio del nostro
ministero.
In questo senso, l’incontro
di quest’anno, che ha anche
visto dei veri e propri sfoghi
relativi a un reale disagio pastorale (solitudine, problemi
creati dai trasferimenti, difficoltà a vivere alcuni momenti
fondamentali della nostra ecclesiologia come il Sinodo), è
però stato utile e ha avuto per
molti il senso di una liberazione: un invito e un’«autorizzazione» a essere se stessi. Da
qui l’auspicio che questi incontri possano avere un seguito, e la ribadita importanza
dei due gruppi di analisi che
attualmente vedono alcuni
pastori del I e II distretto incontrarsi a Pinerolo e Torino.
Scuole domenicali a Carbonia
Vivace incontro comunitario
al Centro «Campo Sardegna»
Domenica 6 giungo è stata
una giornata piena di gioia e
voglia di stare insieme. Fra i
boschi e il verde delle colline
ad est di Cagliari, dove sorge
il Centro «Campo Sardegna»
le locali chiese batòste si sono incontrate per una festa
comune di comunione e ce
Incontro organizzato dalla Chiesa battista di Gravina
Giornata di festa per la scuola domenicale
ROSANNA GIACCHETTA
COM’È consuetudine con
l’arrivo la bella stagione,
l’anno ecclesiastico si conclude e con esso tutte le attività. La scuola domenicale
della Chiesa battista di Gravina ha accolto l’invito rivolto
dalla scuola domenicale della
Chiesa battista di Matera di
trascorrere insieme la giornata conclusiva nell’ampio spazio all’aperto della chiesa di
Matera. La giornata, stabilita
per il 6 giugno, si è svolta
all’insegna del gioco e del divertimento grazie anche alla
temperatura davvero estiva.
È stata l’occasione perché i
ragazzi potessero fare amicizia e anche per verificare che
al di fuori dell’ambiente in
cui vivono usualmente ci sono altri ragazzi e ragazze che
condividono la loro stessa
esperienza.
L’appuntamento è stato
proficuo anche per i monitori
e le monltrici di entrambe le
comunità che hanno potuto
confrontare le proprie esperienze e arricchirle con consigli e suggerimenti per svolgere meglio il loro incarico
all’interno delle comunità.
Nell’incontro è emersa l’esigenza di creare dei convegni
di formazione di monitori,
perché il compito del monitore diventa sempre più
complesso in quanto tutto il
lavoro deve essere svolto al
meglio nel poco tempo a disposizione la domenica. Al
centro dell’incontro, dunque.
c’è stato lo «scambio»: infatti
i ragazzi di Matera hanno organizzato giochi divertenti
che hanno permesso di trascorrere in armonia la giornata e i ragazzi di Gravina
hanno preparato degli allegri
canti che sono stati insegnati
agli altri giovani e alla comunità tutta.
La giornata si è conclusa
con il culto tenuto dalla pastora Elizabeth Green che ha
presentato la scuola domenicale come un’attività basata
sullo studio della Bibbia che
permette la conoscenza di
Gesù Cristo e del suo Evangelo e, accogliendo il suggerimento di una bambina lì presente, si può affermare che la
scuola domenicale «ci insegna ad amare».
lebrazione in occasione della
chiusura delle scuole domenicali. La liturgia e il messaggio sono stati curati dai pastori Herbert Anders e Giuseppe Miglio. Al termine del
culto si è colta l’opportunità
per ringraziare pubblicamente la sorella Simonetta Angiolillo per essersi messa a disposizione dell’Associazione
delle chiese battiste della Sardegna (Acbs), in qualità di
presidente.
Dopo il culto, in cui i fanciulli sono stati protagonisti
servendo e partecipando anche alla cena del Signore, si è
trascorso in allegria la giornata, godendo dell’aria salubre e rigenerante del centro.
Naturalmente, grazie anche
all’intervento del direttore
del Centro, Luigi Leurini, non
si è dimenticato che il campo
Sardegna è patrimonio comune di tutte le chiese battiste italiane ma soprattutto
delle comunità sarde, che
hanno la precisa responsabilità di prendersene cura poiché possa presto ritornare ad
essere un punto di riferimento per tanti ragazzi e ragazze,
giovani, famiglie credenti e
non, che vogliono incontrarsi
e riflettere sulla Parola, sulle
proprie radici, su temi di attualità, o semplicemente per
condividere la propria spiritualità. (g.m.)
16
r
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 2 LUGLIO 19qq
Due incontri significativi e una riflessione in vista del Giubileo cattolico
Esperienze ecumeniche a Milano
II cammino ecumenico, in un paese come l'Italia, non è né facile né scontato
ma bisogna andare avanti senza rinunciare alle ragioni e all'identità evangelica
SARA COMPARETTI
Nonostante la difficile
stagione che sta vivendo
Tecumenismo in Italia, oltre
che nel resto d’Europa, due
importanti avvenimenti ecumenici si sono svolti a Milano
nel breve arco di tempo di
una settima, sabato 15 maggio e sabato 22 maggio.
Il primo incontro si è svolto
all’abbazia di Chiaravalle, sabato 15 maggio, per celebrare
il decennale della prima Assemblea ecumenica europea
e per riflettere sul cammino
ecumenico di questi anni.
L’incontro è stato organizzato
dall’Osservatorio interconfessionale milanese' «Pace nella
giustizia» con il patrocinio del
Cccm, e ha visto la partecipazione di circa 200 persone.
L’incontro si è svolto lungo
un intero pomeriggio, diviso
in tre momenti diversi di
ascolto, dibattito e infine preghiera. Il primo momento è
stato caratterizzato dalla relazione introduttiva di mons.
Aldo Giordano, segretario generale del Consiglio delle
Conferenze episcopali europee, preceduta da una breve
introduzione del past. Paolo
Spanu che ha brevemente ricordato i temi salienti dell’Assemblea di Basilea e il clima
politico nel quale si svolgeva,
passando poi a evidenziare i
numerosi cambiamenti intercorsi in questi dieci anni sia
nel mondo politico (basti ricordare la caduta del muro di
Berlino o lo sfaldarsi della Federazione jugoslava con la serie di conflitti che ne sono
scaturiti) che in quello ecumenico, lasciando aperti numerosi interrogativi sul presente e sul futuro del cammino ecumenico.
Monsignor Giordano ha delineato un quadro dell’ecumenismo europeo, sottolineando come esso sia gestito
da due organismi paralleli e
indipendenti l’uno dall’altro,
il Consiglio ecumenico delle
chiese europee e il Consiglio
delle Conferenze episcopali
europee e come questo possa
essere in alcuni casi un freno
se non proprio un problema
sulla via del dialogo ecumenico. Sulla scorta di quanto
emerso all’ultima assemblea
del Cec ad Harare Giordano
auspicava la possibilità che in
futuro Fecumenismo riesca a
trovare uno spazio nuovo, un
luogo in cui cattolici, protestanti, ortodossi e anglicani
possano dialogare insieme alla pari, aH’interno di un unico
organismo le cui caratteristiche sono ancora tutte da pensare. Mons Giordano non ritiene che l’ecumenismo sia in
un momento di stallo ma
piuttosto che abbia bisogno
di trovare nuove strade dopo
quelle percorse finora. Giordano ha auspicato che il dialogo ecumenico non sia messo in crisi dall’evento dell’anno santo giubilare cattolico.
Il secondo momento del
pomeriggio è consistito nella
visita a tre stand-atelier sui temi di pace, giustizia e salvaguardia del creato curati da
tre commissioni di lavoro
deirOim. Lo stand sulla pace
si è occupato del tema del debito dei paesi del Terzo Mondo, preparando e offrendo ai
visitatori un ampio dossier
informativo sul tema, una serie di cartelloni che esemplificavano con dei bei disegni le
problematiche più importanti, e la sottoscrizione per la remissione del debito «Jubilee
2000». Lo stand sulla giustizia
ha presentato il lavoro di indagine svolto dairOim sul disagio psichiatrico infantile
nell’area milanese. Lo stand
.. ..
Iniziativa ecumenica a Miiano per la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani
(foto Zibecchi)
sulla salvaguardia del creato
ha sviluppato un percorso
sulla progressiva distruzione
del creato e sulla corresponsabilità dei credenti, nonché
sulla necessità di porvi rimedio. Il terzo e ultimo momento del pomeriggio è stato un
culto ecumenico all’interno
della abbazia di Chiaravalle
concelebrato insieme ai monaci cistercensi.
Il 22 maggio, vigilia di Pentecoste, si è svolta nel duomo
di Milano una veglia ecumenica di preghiera per la pace
a cura del Consiglio delle
chiese cristiane di MilanoL
La veglia è nata dalla volontà
delle chiese che compongono il Cccm di pregare tutte
insieme per la pace nei Balcani al di là di ogni possibile
divisione politica o religiosa.
La veglia è stata copresieduta
dal presidente del Cccm, past. Paolo Spanu, dal vicepresidente, padre Traian Valdman e dal cardinale di Milano, Carlo Maria Martini. Il
past. Antonio Adamo ha fatto
una breve meditazione sul
passo di Deuteronomio 30,
11-20. Infine è stato recitato
il Padre Nostro nella nuova
traduzione ecumenica. La
colletta raccolta, circa quindici milioni, è stata devoluta
sia al patriarcato della Chiesa
ortodossa serba per la popolazione colpita a Belgrado, sia
alla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia per l’assistenza ai profughi kosovari
a Tirana. Il duomo era gremito di credenti, circa 5.000,
tanto che molte persone sono rimaste in piedi.
Avvenimenti come questi
non sono insoliti per la città
di Milano, dove da anni esiste
un serrato dialogo ecumenico, e dimostrano che la volontà di trovare degli spazi di
dialogo è ancora forte nonostante grandi siano le difficoltà che incontriamo su questo cammino. A Milano esistono degli organismi ecumenici, con L’Oim e il Cccm, che
ci danno degli spazi per il dialogo, ma certamente non lo
rendono automaticamente facile. Parlare con l’altro diverso
da te è un lavoro difficile, lungo e faticoso e ancor di più lo
è fare delle cose insieme confessando e testimoniando il
Vangelo di Gesù Cristo.
Noi protestanti italiani sappiamo bene che l’ecumenismo non è affatto facile e soprattutto non è scontato.
Sappiamo che all’interno delle nostre chiese c’è molta diffidenza, a volte anche a ragione, ma anche molti pregiudizi. Sappiamo che l’ecumenismo in Italia è tutt’altra cosa
daH’ecumenismo in Europa e
nel resto del mondo. Sappiamo che sarebbe molto bello
trovare dei «nuovi spazi e
nuove forme» di dialogo, così
come conosciamo l’importanza deir«accoglienza e riconoscimento reciproco», parole che per battisti, metodisti e valdesi hanno un significato vero e profondo, non
certo di circostanza. Sappiamo però altresì che l’anno
che abbiamo davanti, qualsiasi cosa ne dicano i cattolici, sarà per noi una dura pietra di inciampo sul cammino
ecumenico. È con questa
consapevolezza che dobbiamo avere il coraggio della
chiarezza, non stancarci mai
di sottolineare le nostre ragioni, non scendere mai a
compromessi, non rinunciare
a nulla della nostra identità,
ma neanche rinunciare in
partenza a far sentire la nostra voce per paura che venga
coperta dal clamore del mondo (cattolico in questo caso).
(1) Osservatorio interconfessionale milanese (Oim) si è costituito nel 1991, riunisce credenti di diverse confessioni cristiane, impegnati con le loro
comunità, associazioni e parrocchie a continuare nella
realtà milanese il processo
ecumenico al servizio della pace, della giustizia e dell’integrità del creato secondo l’appello formulato dalla prima Assemblea ecumenica svoltasi a
Basilea nel maggio 1989. L’Oim
ba svolto nel corso degli anni
un’opera di sensibilizzazione
su questi temi nella città e nelle
comunità di Milano.
(2) Il Consiglio delle chiese
cristiane di Milano (Cccm) si è
costituito il 24 gennaio 1998; è
una comunione di chiese che
confessano il Signore Gesù Cristo come Dio e Salvatore secondo le Sacre Scritture e per
questo cercano di adempiere
alla comune vocazione alla
gloria di Dio, Padre e Figlio e
Spirito Santo. Fanno parte del
Cccm: Chiesa anglicana. Chiesa cattolica ambrosiana. Chiesa copta ortodossa d’Egitto,
Chiesa copta ortodossa d’Eritrea. Chiesa cristiana protestante luterana. Chiesa cristiana protestante riformata. Chiese evangeliche battiste. Chiesa
evangelica metodista. Chiesa
evangelica valdese, Chiesa ortodossa romena. Chiesa ortodossa russa (Patriarcato di Mosca), Chiesa veterocattolica
deU’Unione di Utrecht, Esercito della Salvezza.
: L'iniziativa romana coinvolge i protestanti e altre fedi
Il «Tavolo interreligioso» in 130 scuole
130 scuole medie inferiori
e superiori di Roma hanno
già aderito al progetto di incontri con rappresentanti di
varie religioni e confessioni
promosso dall’assessorato
alle Politiche educative del
Comune di Roma. II progetto prevede la realizzazione,
nelle scuole romane, di un
incontro informativo di due
ore con i rappresentanti di
ciascuna delle confessioni
che hanno aderito al «Tavolo
interreligioso» promosso dal
Comune, e precisamente
protestanti (il coordinamento delle chiese romane ade
renti alla Federazione evangelica: battisti. Esercito della
Salvezza, luterani, metodisti
e valdesi), ebrei, musulmani,
buddisti e induisti.
Per la pastora valdese Maria Bonafede, responsabile
del progetto per la parte
evangelica, il fatto che oltre
un quarto delle scuole romane abbiano immediatamente accolto positivamente
l’iniziativa, «prima ancora di
ricevere il programma dettagliato degli incontri», rappresenta un dato incoraggiante e al tempo stesso una
bella sfida: «Attualmente ci
Una serata musicale a Firenze
La comunità metodista
ricorda il pastore Paolo Sbaffi
VENE
Pubblichiamo l’intervento del
pastore Valdo Benecchi, presidente dell’Opcemi, pronunciato
a Firenze il 21 giugno 1999 nel
corso della serata musicale organizzata in ricordo del pastore
Paolo Sbaffi.
VALDO BENECCHI
HO accettato volentieri
l’invito a partecipare a
questa serata in ricordo di
Paolo Sbaffi. Penso che l’iniziativa di organizzare un concerto sia stata una bella scelta. Non si tratta di un’appendice al funerale che si è svolto
il 12 maggio 1998 e che abbiamo tutti vissuto molto intensamente, compreso il sottoscritto che lo ha celebrato.
Non si tratta neppure della
riproposta di un lutto che ha
molto pesato sui nostri cuori.
Si tratta di una serata di
ascolto e non di discorsi o
commemorazioni. Ascolto
del Signore che ci parla attraverso i suoi doni più belli fra
cui l’arte e particolarmente la
musica, ascolto del Signore
che ci incontra con la sua Parola che in questo luogo viene costantemente annunciata, ascolto del Signore tramite coloro che questa Parola
hanno annunciato e annunciano da questo pulpito e
della cui vocazione non sempre abbiamo capito il valore
così come la evidenzia Gesù:
«Chi ascolta voi, ascolta me».
Dunque una serata di ascolto. L’ascolto è uno dei
concetti più diffusi nella Bib.
bia. «Ascolta, Israele, le W
e le prescrizioni che oggi piQ,
clamo davanti a voi» (Deut. 5
1); «Chi è da Dio ascoltali
parole di Dio» (Giovanni#
47); «Chi ha orecchi ascolti
ciò che lo Spirito dice alle
chiese» (Ap. 2, 7); «Chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha vita eterna» (Giovanni 5,24),
Come l’uomo ascolta Dio,
così Dio ascolta l’uomoi
«Porgi l’orecchio, mio Dio,
ascolta la mia voce» (Salnti
17, 6). L’ascolto di Dioj
esaudimento.
L’ascolto non è soltanti
sentire, percezione di uj
suono, ma significa ricevert
è pensiero, è capire, è riflej
sione, è farsi penetrare, even.
tualmente lasciarci cambiai
è far proprio, è farsi arricchì,
re. L’ascolto autentico nono
lascia inerti, indifferenti,
come prima. Una seratad
ascolto è una serata in cui ti
ceviamo, in cui ci lasciami
arricchire. La Bibbia e l’esperienza ci insegnano che soli
la parola e l’azione preceduti
dall’ascolto possono esseri
più efficaci, più ricche, acqui,
stano maggiore spessore.
Paolo Sbaffi è stato predicatore dell’Evangelo, pertanto a un tempo ascoltatore!
inviato affinché attraverso i
lui la Parola fosse ascoltati
Una serata di ascolto. Ui
modo adeguato per ricordare
un predicatore dell’Evangelo,
Al Centro di Rocca di Papa
Le chiese dei Castelli riunite
per il culto battesimale
SARA ABBATE
Stiamo organizzando per far
fronte a questo impegno,
preparando un gruppo di
pastori e laici che si renderanno disponibili ad incontrare gli studenti, e mettendo
a punto una serie di materiali didattici», ha detto la pastora Bonafede, che sottolinea che gli incontri avranno
carattere storico e culturale,
escludendo rigidamente ogni forma di propaganda religiosa, e che saranno senza
oneri per la scuola pubblica,
come previsto dalle Intese
stipulate dalle chiese evangeliche con lo stato. (nev)
Domenica30 maggio ai
Centro evangelico di
Rocca di Papa un grande numero di persone ha partecipato con gioia al battesimo di
Giorgio Rainelli, Roberto Vitelli, Emanuela Ricci e Davide
Rostan, battezzati da Luca M.
Negro, pastore della comunità evangelica ecumenica di
Albano, membro dell’Unione
battista. Sotto uno splendido
sole e nella cornice quasi
montana del centro, anziani,
giovani e bambini delle varie
chiese locali (Albano, Ariccia,
Fontana di Papa), si sono riuniti affettuosamente intorno
ai battezzandi.
Il passo biblico scelto e meditato dai quattro era Ecclesiaste 9, 1-11, un testo forse
non proprio da battesimo,
ma evidentemente adatto al
cammino personale di ognuno di loro, testimonianza di
una fede sentita e vissuta nella vita di tutti i giorni, quei
giorni che «Dio ci ha dato da
vivere sotto il sole», il tempo
presente del nostro passaggio
sulla terra, che va vissuto con
allegria e gratitudine. Testimonianze di una scelta importante, un battesimo che
per loro (tranne Rostan, il più
giovane) arriva a 40 anni e
anche più, e che per questo!
stato forse scelto nella consi
pevolezza di una fede ornili
matura: non un punto dip»
tenza, né di arrivo mai»
condividere con gli altrili
gioia di essere cristiani qui'
ora, per godere e ringrazi®
dei doni che Dio ci dà.
Un messaggio per tutti n»
a cui è riservata la medesi®
sorte e che, nella consapevo
lezza dei nostri brevi giotf
non dobbiamo sprecare
tempo nell’afflizione,
«mangiare il nostro panec®
gioia e bere il nostro vino c®
cuore allegro», poiché quei®
è la nostra parte nella v®
Hanno partecipato
tributi personali alla
battesimo anche le . j
gruppo «Dorotea», i bamtu
della comunità di Albano ej
gruppo giovanile della stes
comunità, che ha lettoU
passo di Lutero dai «Disco
a tavola», un testo trova’
nell’antica chiesa di
ranel 1692 (un invito adessj
re sempre felici e in
negli affanni della vita qU”
diana). I giovani hantioU”“^^
tre, chiuso il culto traduceai presenti un testo
del gruppo dei «Read je^ ,
accompagnandone I as
con la realizzazione impr®
sata di un disegno astratto
Per
reli
T AC
Ijspc
zione
rio, e (
ceri (d
no) ha
nizzaz
cere, 1
coltà d
tivi. La
gnata
voient
del dei
fa da a
coli sù
conti!
comm
chiuso
ciazio
non es
l’interi
Il pr
lato de
stizia
nella c
ha sott
vità de
sità de
tenza (
re al d
trovare
brio fr
vittime
le. Nel
le dell;
essere
di intr
sovrab
cato è
fica di
una vi
anche
la chic
predic
giovan
no car
Ileo
che la
al care
dove !
dirette
per la
Il direi
llp
-UOiPlIPIIIWI.•' pBp^
Il momento della Santa Cena al culto battesimale a Rocca
Ospi
dott. h
france
tato a ]
«Com
prevei
delle p
mani i
sede a
ve seg:
cittad
Droits
Strasb
0033-3
884127
La C
dei dir
(art. 3)
sere so
a tratt
pure la
solidat
no a te
fianco
Corniti
scopo
®ae s
delle !
ognip
Paesi c
sono,
Per en
lalaz
le
Igor
ioni
'tìina
ata
ali
Pvan
’firn
doni
^^pei
liti
violi
*mpii
doni,
“nfid,
fazioni
«ul pia
17
T
\/HNERDÌ 2 LUGLIO 1999
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
laffi
illa Bib.
le leggi
ggi pro-i
Deut. 5
colta 1(1
ianni 8,
ascolti
ice alle
li ascolde a Co.
o, ha vi.
i 5,24),
Ita Dio,
’uomo;
lio Dio,
^ (Salijj
i Dioì
Gitanti
e di ui
rtcevert
è rifles,
re, evei|.
imbiai(
arricchì,
o nonti
irenti.i
erataij
in cui liasciami
e Tespe!
che soli
receduti
o esseri
e, acqui,
iore.
:o predi, penali.
Datore 1
iverso i
scollati
rito. 1
ricordare
Vangelo,
lite
questo!
la consi
de orma
to di pai
0 mal
li altri li
ani qui'
ngraziaii
à.
■ tutti nii
nedesi®
insapevo
vi giot®,
recate
one,
pane c®
1 vino col
hé ques®
ella vi»
con
‘
donne»
i bamii'l
Ibanoei
dia stesa
letto
«Disco®
5 trova*
i Baltiiu®
0 ad essi
pace, P®
dta qa" i'
lino, io“|
aducen*
musical'
arljea*;
, Pascoli'
improv"'
ìtratto
: Svolto a Siena un convegno internazionale sulla cappellania nelle carceri
La cura pastorale dei carcerati
Per le chiese di minoranza è spesso difficile sviluppare con continuità l'assistenza
religiosa dei detenuti. La grazia di superare il passato per iniziare una vita nuova
FRANCESCA COZZI______
La dott. Luigia Culla, responsabile per la formazione del personale carcerario, e due direttori delle carceri (di Siena e San Gimignano) hanno presentato l’organizzazione della vita del carcere, le sue regole, le difficoltà di chi ci lavora, gli obiettivi. La signora Cupelli, impegnata in un’associazione di
volontari, ha difeso i diritti
dei detenuti così come ormai
fa da anni con proteste e articoli sui giornali; la denuncia
continua delle ingiustizie
commesse in questo mondo
chiuso ha portato la sua associazione di 500 aderenti a
non essere più ammessa all’interno delle carceri.
Il prof. Paolo Ricca ha parlato della «Relazione fra giustizia e grazia nella Bibbia,
nella chiesa e nella società» e
ha sottolineato, oltre alla gravità della colpa e alla necessità della pena, anche l’impotenza della pena per rimediare al danno fatto: «Occorre
trovare - ha detto - un equilibrio fra il diritto ferito della
vittima e i diritti del criminale. Nell’organizzazione penale della giustizia ci dovrebbe
essere sempre la possibilità
di intravedere la grazia che
sovrabbonda là dove il peccato è abbondato e che significa diritto di ricominciare
una vita diversa». Ricca ha
anche presieduto il culto nella chiesa valdese di Siena,
predicando su Ebrei 13, 3; i
giovani della comunità hanno cantato bellissimi inni.
Il convegno ha previsto anche la visita dei partecipanti
al carcere di San Gimignano,
dove siamo stati accolti dal
direttore e dal provveditore
per la regione dott. Ziccone.
Il direttore ha descritto la si
Dal 2 al 5 maggio si è svolto a Siena un convegno internazionale di cappellania delle carceri, organizzato ecumenicamente dal pastore Odoardo Lupi e da mons. Fabio Fabbri.
Hanno partecipato persone da diversi paesi europei (Francia,
Belgio, Inghilterra, Italia, Svizzera, Grecia) e una cappellana
del Marocco. Tutti i partecipanti appartenevano a diverse
chiese cristiane, con la caratteristica comune di essere chiesa
di minoranza nei propri paesi. È un’esperienza comune infatti quella di incontrare delle difficoltà a entrare nelle carceri per l’assistenza religiosa dei detenuti qualora si appartenga
a una confessione di minoranza, come gli evangelici in Italia,
i cattolici in Grecia, e via dicendo.
tuazione del carcere recentemente costruito che, nonostante il sovraffollamento,
può considerarsi un carcere
modello. Fino a pochi anni fa
la prigione si trovava nel centro storico con condizioni disumane per i detenuti e il
personale. Un importante
aspetto appreso in questa visita è il considerare il mondo
carcerario nel suo insieme e
occuparsi sia dei detenuti sia
del personale, affinché le frustrazioni per le cattive condizioni di lavoro non siano fatte pesare ai detenuti. Abbiamo visto laboratori di modellismo, di ceramica, la palestra: ceramisti di una cooperativa esterna insegnano la
tecnica ai carcerati e per molti ciò rappresenta una speranza di lavoro; ma per questo occorre che le promesse
siano mantenute e che all’uscita dal carcere queste
persone non vengano abbandonate a se stesse.
Il prof. Ermanno Genre ha
affrontato il tema sotto l’aspetto della teologia pratica,
cioè della cura pastorale nella prigione. Questo è un settore della cura d’anime dimenticato in quasi tutti i testi
teologici, per una sorta di rimozione e a causa del difficile rapporto con una struttura
chiusa. Genre ha parlato
dell’ascolto e in particolare
dell’ascolto nelle carceri come di un luogo di frontiera in
cui è necessario un vero dialogo non direttivo e aperto
all’altro, perché siano vinte
almeno in parte le interferenze fra il carcerato e chi lo visita. C’è un sapere del detenuto sconosciuto a chi vive fuori e che si esprime in molti
modi diversi dalle parole: capirlo significa entrare in un
terreno privilegiato, in una
torre di vigilanza da cui si
può guardare sia dentro sia
fuori e capirne meglio l’umanità. Alcuni «nodi» evidenziati da Genre chiedono di essere affrontati seriamente: il lavoro nelle carceri come diritto e non come privilegio di
pochi; la sessualità, diritto
della vita umana, tabù per
chi è in carcere; una pastorale che coinvolga anche il personale, così che il cappellano
non sia per l’istituzione una
persona in più da controllare;
il coinvolgimento della comunità cristiana locale in
una presenza solidale e nella
preghiera, e il ruolo della Bibbia che permette di confrontarsi con il testo e con la propria storia per rileggere le
possibilità «massacrate» nel
passato come ancora vive e
possibili.
II gruppo italiano era formato solo da evangelici di diverse chiese: avventisti, batti
sti, un pentecostale, metodisti e valdesi. Difficoltà interne alla Chiesa cattolica hanno fatto sì che non abbiano
partecipato tutti i cappellani
cattolici, nonostante l’energia profusa da mons. Fabbri
nel volere il convegno e nella
sua ottima organizzazione.
Per noi comunque il convegno è stato una «prima volta»
importante, che ci ha permesso di discutere le difficoltà che incontriamo nel fare riconoscere il nostro ruolo
all’interno delle carceri, insieme a chi in altri paesi sperimenta difficoltà simili.
Il pastore Salvatore Ricciardi, presidente della Conferenza delle chiese evangelici
dei paesi dell’Europa latina
(Cepple), ci ha portato la testimonianza delle chiese
riformate dei paesi mediterranei, unite proprio per la difesa della libertà religiosa, garantita pienamente solo alla
confessione cattolica di maggioranza. Le Intese con lo
stato italiano non prevedono
che i pastori siano dei cappellani delle carceri nello
stesso modo dei preti cattolici, ma garantiscono la libera
iniziativa dei pastori di poter
visitare qualsiasi detenuto.
Questo talvolta non avviene.
Dopo questi anni di sperimentazione delle Intese è
forse giunto il momento per
chiedere la revisione di alcune parti e il riconoscimento
della cappellania protestante.
Probabilmente le nostre forze sono poche, ma è possibile
coordinarci fra evangelici italiani e aderire all’Organizzazione europea dei cappellani
delle carceri (Ipca). Sarebbe
inoltre utile incaricare la Fcei
(in particolare il Servizio rifugiati e migranti) dell’organizzazione di un convegno annuale per la formazione.
Il problema carcere nelle relazioni degli ospiti stranieri
diPaP®
Ospite di rilievo è stato il
dott. Ivan Zakine, magistrato
francese di Cassazione, invitato a parlarci dell’azione del
«Comitato europeo per la
prevenzione della tortura e
delle pene e trattamenti inumani e degradanti» che ha
sede a Strasburgo e che ricette segnalazioni da parte dei
cittadini (c/o Palais des
Droits de l’homme, 67075
Strasbourg Cedex; telefono
0033-3-88412336; fax 0033-388412772).
La Convenzione europea
dei diritti dell’uomo dichiara
(art. 3) che «nessuno può essere sottoposto alla tortura né
® trattamenti inumani», epPtae la tortura era prassi consolidata negli interrogatori fitto a tempi molto vicini a noi
® ancora lo è in molti paesi. Il
Comitato europeo è nato allo
scopo di prevenire il problettta e si è dato lo strumento
elle visite nelle carceri di
itti paese firmatario: tutti i
paesi dell’Unione europea lo
ono, questo è un requisito
entrare nella Ue. Le se^alazioni servono a indirizlo visite nei luoghi in cui
^tgono commesse delle violoni dei diritti umani. Una
l^tRa relazione segreta e dettata ai governi interessati
mala i problemi e invita a
t^are delle soluzioni. Se i
forili non adempiono la resone viene resa pubblica.
®perienza mostra che i goi tó* ^ot^ono la divulgazione
¡.^ttlazioni dei diritti umani
1 mpmti nelle proprie istituWj ® ^11 strumenti della
^^idenzialità e della coopesm cianno buoni risultati
piano della prevenzione.
Viene ricercata la massima efficacia, che passa per la formazione del personale carcerario: il funzionario deve sviluppare un riflesso automatico al rispetto dei diritti umani
che gli consenta di comportarsi correttamente anche
sotto stress e che gli impedisca di cedere alla tentazione
di abusare del proprio potere.
Oggi ci sono enormi prospettive di sviluppo della missione del Comitato, aperte con
l’accesso a tutta la ex Unione
Sovietica, che richiedono particolare attenzione perché i
funzionari di oggi hanno avuto una formazione molto lontana dai principi di difesa dei
diritti umani. Per garantire
l’efficacia, anche in questi
paesi, è indispensabile occuparsi della formazione del
personale carcerario.
Il filosofo francese Philippe
Gaudin ha invece presentato
in un’interessante relazione il
rapporto fra la violenza e la
forza della giustizia, riassumibile nella frase di Pascal: «La
giustizia senza forza è impotente, la forza senza giustizia
è tirannica. Ma la giustizia è
sottomessa a dispute, mentre
la forza è senza discussioni.
Non potendo rendere forte
ciò che è giusto, si è stati costretti a rendere giusto ciò
che è forte». Lo studio delle
scienze sociali esamina i
comportamenti criminali nel
contesto del gruppo sociale,
in cui la violenza repressa genera altra violenza. A questa
situazione occorre rispondere
con l’uso della prudenza, che
attraverso tecniche meditate
consiglia di occuparsi di tutti
i componenti della società,
per ridurre la violenza pur
senza annientarla. In un così
complesso quadro di relazioni il cappellano deve abbandonare le sue certezze: la fede
non è qualcosa che egli porta
nel carcere, ma piuttosto ciò
che vi troverà.
L’arcivescovo di Siena, accomiatandosi, ha ricordato
che la missione di Gesù è stata presentata a Nazaret anche come liberazione dei prigionieri e che la prigione è
un luogo teologico perché
parlando del giudizio Gesù
dice: «Ero prigioniero e non
mi avete visitato». Il mondo
laico ha preceduto la chiesa
con dichiarazioni in difesa
dei diritti umani che in passato la Chiesa cattolica aveva
accolto con sospetto. Oggi
una nuova coscienza permette di considerare diversamente la missione dei cristiani nel carcere e, aggiungiamo noi, speriamo che sia
possibile farlo in un sincero
spirito ecumenico, (f.c.)
Chiesa battista di Milano
Anche la scuola domenicale
discute del Giubileo
La scuola domenicale della
comunità battista di Milano,
via Pinamonte da Vimercate,
ha concluso la propria attività concentrandosi sulla vita
delle prime comunità cristiane oltre che sui viaggi dell’apostolo Paolo (piccoli) e
sul Giubileo (medi e grandi).
Il lavoro svolto da questi ultimi nel corso dell’anno ha trovato sintesi grafica in quattro
cartelloni corredati da lunghi
testi didascalici, che raccontavano il giubileo ebraico, poi
la sua trasformazione cattolica in età medievale, la protesta del Cinquecento e infine
l’anno santo e «Jubilee 2000».
Il tutto arricchito da vivaci e
accattivanti commenti didattici, spunti e riflessioni del
pastore Paolo Spanu.
Dalle indulgenze per vivi e
morti e dal fatidico e irreversibile atto del monaco Lutero,
bambini e ragazzi sono giunti
attraverso il tempo all’oggi
con una animazione che raccontava l’abolizione del debito dei paesi poveri da parte
dei paesi ricchi. I primi erano
costretti in lunghe catene che
i secondi, prese in mano,
hanno spezzato. Quindi tutti
insieme hanno sollevato uno
striscione con la scritta «Giustizia». Gli «ex schiavi» e gli
«ex padroni», al termine di tale culto da loro condotto, si
sono attivati sollecitando agli
adulti firme per l’abolizione
del debito, come proposto
dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia e da altri
organismi, (f.c.)
Ricorso al Tar della Tavola valdese
Nessun «credito scolastico»
per l'ora di religione
La Tavola valdese e la comunità israelitica di Firenze
hanno presentato ricorso al
Tar del Lazio, chiedendo la
sospensione della recente ordinanza del ministro della
Pubblica istruzione, che prevede l’attribuzione di un «bonus» scolastico agli studenti
che abbiano frequentato 1’
ora di religione cattolica o le
attività alternative: un provvedimento evidentemente
incostituzionale, secondo il
moderatore della Tavola valdese Gianni Rostan, che discrimina gravemente gli studenti che esercitano il diritto
di non avvalersi né dell’ora di
religione cattolica né delle
materie alternative. Al ricorso
della Tavola valdese si sono
associate ad adjuvandum
anche la Federazione delle
chiese evangeliche in Italia
(Fcei), l’Unione cristiana evangelica battista d’Italia
(Ucebi), l’Unione delle chiese
cristiane avventiste del 7°
giorno, le Assemblee di Dio
in Italia (Adi), il Comitato per
la scuola della Repubblica, il
Centro romano di iniziativa
per la difesa dei diritti nella
scuola. Il 24 giugno, inoltre, è
stato presentato un ulteriore
ricorso dal Comitato torinese
per la laicità della scuola.
La nuova Ordinanza ministeriale, afferma l’intervento
ad adjuvandum, «appare in
netto conflitto con la legalità», in quanto contraddice
«le due chiare sentenze della
Corte Costituzionale» che già
nel 1989 e nel 1991 avevano
stabilito che «la scelta se avvalersi o meno dell’insegnamento confessionale (...) è
un’interrogazione della coscienza che deve rimanere libera in relazione al suo unico
oggetto, a garanzia del principio fondamentale della libertà di coscienza». La prospettiva di un vantaggio correlato alla scelta dell’ora dì
religione o delle materie alternative, a cui corrisponde
uno svantaggio connesso a
una scelta negativa, costituisce «oltre che una discriminazione, una indebita pressione che incide sulla libertà
di coscienza».
La prima udienza del Tar
del 24 giugno è terminata con
un rinvio al prossimo 12 luglio, ma le parti hanno anche
concordato sulla necessità
che prima di tale data il ministro della Pubblica istruzione
incontri le parti ricorrenti per
una possibile modifica o revoca dei provvedimenti impugnati.
RONACHE
TORRE PELLICE — È nata Sophie Michelin Salomon di Duilio
e Carla Charbonnier; auguri dalla comunità.
SAN GERMANO — Si sono sposati durante il culto di domenica 6 giugno Manuela Canonico e Bruno Maccarì. I nostri
più cari e fraterni auguri di ogni bene dal Signore agli sposi
e un sincero grazie al pastore Paolo Ribet che ha presieduto quel culto celebrando il matrimonio.
Radio & Televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì della
settimana seguente alle ore 9,45 circa. Domenica il luglio
(replica lunedì 19 luglio) andrà in onda: «Giubileo 2000; una
catena umana per annullare il debito estero dei paesi più
poveri»; «Campo minato: campagna internazionale contro
le mine»; «Incontri: rubrica biblica, con Laura Leone».
Q^M<yntírr>\.f/yiXCt.CvrrtvytjCf i,iÒ,000-Ì.^bt)tiCf i &5.000 .
Sosteiruboru. i.SoOd«k.M«C‘»OXA.
^ c.cPrP4¿8^¿06 wJkfMciXet ft, X'<vmLa/A> ^a/rvÙMtti
18
PAG. 10 RIFORMA
Problemi di doping
Alberto Corsani
11 problema del doping e dell’assunzione di sostanze
capaci di migliorare le prestazioni atletiche non è questione che investe il solo mondo dello sport. Mi sento anzi
di affermare che dovrebbe essere inserito nell’ampia discussione sulla bioetica, perché rischiamo di trovarci di
fronte al rischio di snaturare la nostra consapevolezza di
vivere come uomini e come donne. L’ambito sportivo è
un’avanguardia, in quanto dietro ai personaggi famosi
per le loro gesta sono pronti a correre migliaia di «fans» e
di imitatori. Da questi mondi possono giungere tanto i
buoni quanto i cattivi esempi, ed è perciò due volte giusta
la battaglia contro chi altera le competizioni sportive alterando il proprio organismo e suggerendo di fatto ai giovani che tutto è lecito pur di vincere.
E tuttavia, al di là delle giuste denuncie di scarsa moralità (giuste, ma ovvie, e poi perché gli spettatori del pallone
o della bicicletta non fanno sciopero una domenica? perché non si denunciano gli allenamenti intensivi e l’eccesso
di agonismo che logora anche gli sportivi più onesti?) vorrei individuare due rischi che sono anche culturali oltre
che sportivi, morali, di immagine. Il primo è in effetti già
una realtà: molte competizioni, a livello dilettantesco e
professionistico, sono viziate dall’imbroglio del doping: il
magistrato torinese Guariniello ha trasmesso al Coni una
lista «nerissima» di calciatori che hanno assunto in passato sostanze dopanti; Pantani ha dovuto abbandonare il Giro d’Italia e il Tour de France, che prende il via in questi
giorni senza la maggior parte dei ciclisti di grido, chi colto
in flagrante chi indiziato (il suo caso è stato archiviato dalla Procura del Coni, ma i sospetti restano). E il doping colpisce anche retroattivamente: un giorno si viene a scoprire
che la tale partita o tappa si era decisa grazie a una sostanza proibita. Per soldi, per volontà di affermarsi e imporsi,
si cercano prestazioni da superuomo, sconflnando in una
presunzione di onnipotenza, mettendo a repentaglio la
propria salute e imbrogliando colleghi e tifosi.
Ma c’è anche un rischio opposto: proprio perché le autorità sportive, a buon diritto, diffidano del comportamento degli atleti, vengono stabiliti dei parametri oltre il
quale si provvede ad accertamenti più approfonditi, e se
del caso alle sanzioni. Ma proprio nel caso di Pant^, gli
esami sull’ematocrito attestano un valore di densità del
sangue superiore ai dovuto (e perciò pericoloso), ma noti
dimostrano con questo l’awenuta assunzione di farmaci
proibiti: il valore potrebbe essere dovuto alle cause naturali di cui si è tanto parlato: altura, disidratazione, particolarità dell’organismo del singolo.
In tanti sospettano la frode, ma non si può escludere la
predisposizione di un singolo atleta e, facendo forse un po’
di fantascienza, non vorrei che un giorno, per assicurarsi
che tutti gli atleti partecipino alle gare in condizioni di parità (non dopati, quindi) si giungesse a escludere per principio le particolarità del singolo. Perché questo significherebbe ammettere la legittimità, almeno culturale se non
tecnologica, del clone umano, dell’uomo-fotocopia fatto iii
serie (tutti quanti all’interno di parametri simili a quelli
necessari per l’euro); e significherebbe anche togliere un
bel po’ di fascino alle competizioni sportive: in fondo se
Coppi e Biutali vincevano era anche per le loro caratteristiche fisiche fuori del comune: capacità toracica e respiratoria il primo, frequenza cardiaca di 32 pulsazioni il secon
do. La tecnica e l’applicazione in allenamento sono impornti (e sono valori su cui si deve fondare l’educazione
tanti (e____
sportiva), ma con certe caratteristiche ci si nasce, e non le
si può limitare per decreto, pur con giustificati motivi.
Insomma, dietro una vicenda sportiva si può vedere una
tendenza culturale, la prefigurazione di un futuro che,
spero, dovrà tutelare la salute, prevenire le frodi, ma anche salvare il diritto di ognuno a essere se stesso, con le
proprie caratteristiche. Credo infatti che in un’epoca costretta a misurarsi con l’idea dell’wetnicità» e delle più rigi
de appartenenze, prima dei diritti dei popoli, prima del diritto alla differenza, venga il diritto di ogni uomo e di ogni
donna a essere se stesso o se stessa, individuo assoluta
mente unico e irripetibile. Non abbiamo paura delle persone particolari: sappiamo che ognuno risponde alla propria coscienza e deve prendersi le proprie responsabilità.
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Matfei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Jean-Jacques Peyronel Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli) Federica
Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce,
Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio GardioI,
Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca
Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis
STAMPA: La Gbisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE; Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
ABBONAMENTI sul c.c.p. n. 14548101 ■ intestato: Edizioni Protestanti (vedi sopra)
ordinario: L. 105.000; ridotto: L. 85.000; semestrale; L. 55.000;
Italia O sostenitore; L. 200.000._____ ___________________
L. 170.000; V. aerea; L. 195.000; semestrale; L. 80.000;
ordinario; ---------- ..
Estero sostenitore: L. 250.000.
fsMkaÉone aetOmitì» uaUmt» eon L’Eco àelle vaW vMe^;
im /wd mere veruhtte aeptamnmte
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) E 30.000.
Partecipazioni; mm/colonna E 1.800. Economici: a parola E 1.000
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 26 del 25 giugno 1999 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 23 giugno1999.
t998
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Commenti
VENERDÌ 2 LUGUO 1999
l&tic: L'Unione europea e gli interventi della Banca d'Italia
Trasparenza bancaria cercasi
Tra adeguamenti alle leggi del mercato e salvaguardia del
pubblico interesse vince ancora la mancanza di chiarezza
PAOLO FABBRI
http:)/www.riforrna.it TORINO: Via S. Pio V, 15-10125 Torino lei. 011 /655278 - fax 011 /657542 e-mail: redaz® riforma.it; NAPOLI; Via Foria, 93- 80137 Napoli-tei. 081/291185- fax 081/291175, e-mail riforma.na@mbox.netway.it; PINEROLO: Via dei Milie, 1 - 10064 Pinerolo tei. 0121/323422-fax0121/323831, e-mail: edipro@tpellice.it;
Fino a 2-3 anni fa il settore bancario italiano era
una morta gora caratterizzata
da arretratezza, inefficienza e
pesante ingerenza della partitocrazia. I servizi non andavano solitamente al di là della normale intermediazione
monetaria e l’informatizzazione era un’acquisizione assai recente. Le condizioni
praticate erano (e in larga
misura sono tuttora) fortemente differenziate in funzione di rapporti con il potere politico che, essendo gran
parte delle banche a controllo pubblico, poteva intervenire con larga discrezionalità.
A grandi linee si potevano
raggruppare le banche in
funzione della loro struttura
giuridica, connessa anche al
modo in cui veniva esercitato
il controllo pubblico. Un primo gruppo era costituito da
istituti di diritto pubblico
(per esempio San Paolo di
Torino e Monte dei Paschi di
Siena): un secondo comprendeva le banche controllate
dairiri (per esempio Banca
commerciale italiana e Credito italiano); un terzo includeva le Casse di risparmio, e un
ultimo conteneva le banche
di credito cooperativo (essenzialmente le banche popolari e le casse rurali). Le
banche private erano quasi
assenti, di una certa importanza c’erano la Banca nazionale dell’agricoltura (ora assorbita dalla Banca di Roma)
e il Banco ambrosiano, caduto notoriamente in dissesto
coinvolgendo l’ente finanziario del Vaticano (lor), che
non pagò mai se non in minima parte i suoi debiti, per essere poi rilevato dalla cattolica Banca San Paolo di Brescia
e dare luogo, insieme con la
Banca cattolica del Veneto, al
Banco ambrosiano veneto,
A scuotere l’acqua stagnante e le mene di politici e
potentati che nel frattempo
avevano determinato, tra assunzioni forzose e inefficienza indotta, un esubero di personale stimato in circa 30.000
unità, è venuto l’intervento
dell’Unione europea, che ha
provocato due conseguenze:
la necessità di privatizzare e
l’esigenza di aumentare le dimensioni e ammodernare
l’organizzazione per adeguarsi alla concorrenza europea. A questo punto Giuliano
Amato, per adeguare l’Italia
alle direttive Ue, ha fatto alla
partitocrazia l’ultimo grosso
regalo: ha promosso la legge,
solo di recente approvata,
sulle fondazioni. Essa separa
la banca dalla sua proprietà,
che è appunto una fondazione senza fini di lucro (ma
certo non senza fini di potere), i cui organi dirigenti sono
nominati da enti pubblici e
decidono sulle modalità di
privatizzazione delle banche
controllate.
Sono così tornati in campo
alcuni notabili democristiani
che la Seconda Repubblica
aveva seppelliti e il processo
di fusioni bancarie, già iniziato, si è accelerato. La situazione oggi è che le fondazioni
controllano una parte importante del sistema bancario
(tutte le Casse di risparmio e
banche controllate, ecc.), altre banche come la Comit e
Unicredito (ex Credito italiano) sono di fatto delle public
company, controllate dalla
loro dirigenza e il processo di
fusione tra banche procede
secondo criteri di assoluta
non trasparenza, che sono da
riportare agli interessi dei vari potentati esistenti in Italia,
siano essi di carattere economico (per esempio il gruppo
Agnelli), di carattere politico
(ex De), o di carattere religioso (Chiesa cattolica).
Di sicuro gli interessi dei
cittadini, coinvolti nel modo
di gestire le banche non solo
in funzione dei tassi che pagano sui mutui ma anche dello sviluppo delle imprese per
creare occupazione, non sono considerati; tutto si muove
nell’ombra e la Banca d’Italia,
che conserva la sua funzione
di vigilanza in ragione dell’interesse pubblico, non fa eccezione. Per esempio, perché il
governatore ha bloccato l’Offerta pubblica di scambio
(Ops: scambio di azioni di
una società con quelle di
CONCLUDENDO la serie
delle mie note di quest’
anno 1998-99, vorrei fare una
considerazione sul cammino
percorso. Abbiamo riflettuto
insieme su alcuni fatti salienti
della nostra vita: dal dramma
degli immigrati alla piaga dello sfruttamento dei minorenni; dall’annunzio inaccettabile dell’indulgenza plenaria al
pericolo della clonazione umana; dalle violenze dei fondamentalisti islamici alla
guerra nei Balcani, Tutti fatti
per lo più negativi, anche perché quelli positivi (che pure ci
sono, grazie a Dio) vengono
sommersi da troppe realtà
contrarie. È la contraddizione
tragica, il paradosso costante
della condizione umana.
Da un lato gli uomini, alcuni uomini, grazie all’inarrestabile progresso tecnologico.
PIERO bensì
» I
un’altra in determinate proporzioni) di Imi-San Paolo
verso la Banca di Roma? Perché la Fondazione Cariplo,
presieduta dall’ex De Guzzetti, ha scelto la Ops dell’Ambroveneto invece di quella
più conveniente di Comit?
Qualcuno sostiene che c’era il
disegno di favorire la creazione di un grande gruppo bancario cattolico riedificato, dopo le malefatte di mons. Marcinkus, sui ruderi dell’Ambrosiano di Calvi e, almeno in
parte, con i soldi dei piccoli
risparmiatori coinvolti nel
crac di quell’istituto.
Perché la laica Mediobanca
di Cuccia, dopo l’intervento
negativo di Fazio, vanifica la
Ops di Unicredito e pare stia
aprendosi alla possibilità di
un accordo (fusione?) con
Banca Intesa (Cariplo più
Ambroveneto), accordo che
coinvolgerebbe la Comit?
Movimenti all’ombra di grandi potentati. E la gente, che
tutto quanto ha reso possibile con il proprio lavoro? È
troppo chiedere un po’ più di
chiarezza ai politici? Una recente riunione del Comitato
interministeriale per il Credito e il risparmio (Cicr) ha imposto una maggiore trasparenza agli interventi della
Banca d’Italia, che deve essere preventivamente informata delle operazioni previste.
Si tratta di un passo avanti,
ma siamo sicuri che questo
basti? Per ora non sembra
che le cose stiano andando
verso corretti adeguamenti
del mercato, né tantomeno
verso un obiettivo pilotato di
pubblico interesse.
riescono a effettuare il trapianto di un osso, l’omero,
nel braccio di un bambino di
dieci anni, salvandogli la vita.
Un intervento impensabile fino a pochi anni fa. Dall’altro
lato altri uomini (ma in fondo
sempre parte della stessa
umanità) grazie all’odio razziale, agli interessi politicoeconomici obbligano migliaia
di bambini a morire ogni
giorno di fame, di malattie e
fi
VENEF
, n ZÜZjí™ i : 1 Sááísr
il Giornale
Assoluzione in linea?
Il londinese «Times» riferisce, racconta Andrea Tornielli (15 giugno), della possibilità offerta da una parrocchia dell’Essex, di confessarsi per telefono. «La conversazione - scrive il quotidiano milanese - resterà riservata e il chiamante non
sarà tenuto a fornire il proprio nome o il proprio numero (...): a carico del penitente ci sarà, ovviamente,
soltanto il costo della telefonata. La "confessione telefonica”, riferisce ancora il giornale inglese, dovrebbe servire a riavvicinare alla Chiesa
cattolica le persone lontane.
E sopperire alla mancanza di
preti». Negative le prime reazioni: per il teologo della Casa pontificia Georges Cottier
«come si fa a rispettare il segreto della confessione? E
poi per il sacramento è necessaria la presenza fisica di
chi lo amministra e di chi lo
riceve». E mons. Maggiolini,
vescovo di Como dice; «11
problema è la validità del sacramento. 11 sacerdote (...)
deve avere davanti a sé la
persona che si confessa».
Tuttavia «se così facendo si
cerca di avvicinare alla Chiesa persone lontane, prima o
poi bisognerà incontrarle,
invitarle a Messa».
Donne sacerdote
Nella sua rubrica per il settimanale «Avvenimenti» del
20 giugno, la teologa cattolica Adriana Zarri segnala che
il movimento «Noi siamo
chiesa» organizza un corso
di preparazione per donne
che aspirano al sacerdozio,
nella convinzione che prima
o poi «un Concilio ecumenico alla fine deciderà a favore
della donna prete». Zarri argomenta che «la netta opposizione al desiderio di molte
donne di accedere al sacerdozio» è segno di esercizio di
un «potere eccessivo e un
po’ oppressivo». E continua:
«Proprio qualche giorno fa la
liturgia ci proponeva la lettura di un passo della lettera
ai Corinti nella quale San
Paolo dichiarava; “Noi non
intendiamo far da padrone
sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra
gioia” (Il Cor. 1, 24). Lo dedi;
chiamo agli attuali vertici
della chiesa che sembrano
spadroneggiare troppo, senza collaborare alla nostra
gioia e infliggendoci invece
molta tristezza».
di stenti. Abbiamo assistito a
una mobilitazione generale,
più che giustificata, per la pace nei Balcani, eppure una
cinquantina di guerre dimenticate continua a mietere vittime nel mondo.
È un denominatore comune che ritroviamo in tutte le
fasi della storia umana. In un
antico libro della Bibbia attribuito dalla tradizione al sapiente re Salomone sta scrit
to: «Quello che è stato è quello che sarà; quel che si è fatto
è quello che si farà; rion vi e
nulla di nuovo sotto il sole»;
Noi che viviamo in tempi m
rapidissimi cambiamenti troviamo forse superata quest
affermazione. Eppure la costante è sempre quella: l’egoi
smo, il peccato dell’uomoL’Evangelo ci annunzia ppt
che questo mondo non è 1 u
tima parola di Dio: „
sto è venuto fra noi per da
inizio al nuovo mondo, a
nuova creazione, alla uuo
vita che vien da Dio e non
noi. Questa è la vera, un
realtà nuova che ci riempi®
speranza.
(Rubrica «Un fatto,
mento» della trasmissione o %
diouno «Culto evangelico»
chiese evangeliche in Italia a
ta in onda domenica 27giugno/
US'
cerifere
quest’a
(insegu
curii de]
deliaco
Sull'
Una <
suo rap:
l’uso eh
pa, c'è I
c’è chi
c’è Chi
arriva il
va dopo
chi par
c'è ehi
Questo
cato» li
con insi
che d s
(dia fini
ordine
tiva e li
proble
Confere
contro
e non i
sottoga
putati c
diaconi
seussioi
teneva
troppo
Poi, la
quando
stori e I
se ne ei
lente :
sono di
(' Sul
Sièp
tnenisn
di evali
nohat
le stesi
spesso
nismo I
è ques
singoli?
sceacl
sa catti
porti tr
diverse
mento
colloqi
stiani? ]
che, 01
cora: e
essere
nere so
mine c
mensii
rappon
smo»?
cuore 0
PO (la 1
chica)?
niment
za su (
acume
tiusciai
u<
“er
19
m
ama
feriForposparifes:onlotià riñon
pronu)eni:nte,
lefolefogiorerviliesa
tane.
za di
! reai Gantier
il sele? E
î ñeca di
;hi lo
olini,
e; «Il
el sa; (...)
sé la
ssa».
do si
Chiema 0
•arle,
tiFNERDÎ 2 LUGLIO 1999
Pagina
J
PAG. 1 1 RIFORMA
li Conferenza del III distretto
Impegni difficili e complessi
per una chiesa in ricerca
il seti» del
ittolia che
iamo
corso
onne
lozio,
prima
meni'avore
rri ar□ppomolte
sacerizio di
e un
tinua:
0 fa la
la letettera
e San
)i non
drone
) invevostra
1 dedirertici
brano
), senlostra
nvece
è quelè fatto
on vi è
sole»;
mpi d'
Iti tro
questa
la col’egoiuomo,
a perd
1 è l’ul'
sù Cri
lo, al'a
nuova
non da
unica
EUGENIO RIVOIR_______
UN bel pezzetto di tempo,
all’inizio e alla fine della
conferenza del III distretto di
quest’anno, è stato dedicato
(in seguito alle proteste di alcuni deputati) all’uso che si fa
della condizione di deputati.
Sull'uso degli incontri
comuni
Una chiesa ti sceglie come
suo rappresentante e tu ne fai
l’uso che vuoi: c’è chi partecipa, c’è chi partecipa in parte,
c’è chi non partecipa affatto;
c’è chi arriva prima, c’è chi
arriva in tempo e c’è chi arriva dopo; e non è finita qui: c’è
chi parte insieme agli altri e
c'è chi parte molto prima.
Questo andirivieni ha «bloccato» la Conferenza: alcuni,
con insistenza, hanno chiesto
che ci si fermasse a parlarne,
jyiafine si è perfino votato un
ordine del giorno che impegnava la Commissione esecutiva e la Tavola. Il succo del
problema è qui: le nostre
Conferenze sono luogo di incontro e di dibattito comune
e non possono essere prese
sottogamba da nessuno, deputati delle chiese, pastori e
diaconi. Qualcuno, nella discussione del venerdì sera, riteneva che si fosse parlato
troppo di questo problema.
Poi, la domenica mattina,
quando ci si è accorti che pastori e deputati di tre chiese
se ne erano andati senza dire
lente a nessuno, gli animi si
sono di nuovo accesi...
Suiruso delle parole
Si è parlato molto di ecumenismo; si è parlato molto
di evangelizzazione. Qualcuno ha cercato di spiegare che
le stesse parole significano
spesso cose diverse: l’ecumenismo è incontro? è dialogo?
è questione che riguarda i
singoli? le comunità? si riferisce a chiarimenti con la Chiesa cattolica? concerne i rapporti tra evangelici di chiese
diverse? implica il riconoscimento che la chiesa con cui
colloqui è comunità di cristiani? ha connotazioni bibliche, 0 può farne a meno? Ancora; evangelizzazione può
essere cultura? può concernere solo gli «esterni»? è tergine che si oppone alla dimensione ecumenica? che
rapporto ha con il «proselitismo»? ti tocca la mente e il
cuore 0 riguarda anche il corpo (la tua salute fisica e psichica)? Discutiamo con accanimento anche in Conferenti su evangelizzazione ed
icunienismo; quante volte
^lisciamo a capirci?
npie
di
tn com
e di W
cdell^
•a
iugnoì
Sul «credito scolastico»
Il corso del dibattito viene
interrotto da una riflessione
sul «credito scolastico». Ci
viene ricordato che l’ordinanza 128 del 14 maggio di quest’anno stabilisce che «concorrono all’attribuzione del
punteggio l’interesse con il
quale l’alunno ha seguito l’insegnamento della religione
cattolica ovvero l’attività alternativa e il profitto che ne
ha tratto». Chi ha scelto, esercitando un suo diritto, lo studio individuale rimane discriminato. Il moderatore insiste
perché le chiese siano attente
a questo problema. La nostra
«battaglia» per un paese dove
le discriminazioni siano bandite non può mai fermarsi.
Servìzio rifugiati
e migranti Fcei
La relazione della Cde iniziava con un riferimento alla
situazione di guerra nella
quale il nostro paese si è venuto a trovare. La relazione
della commissione esecutiva
terminava con un riferimento
analogo. Nessuno che rifletta
un po’ sulla situazione del nostro paese può parlare con altri di testimonianza evangelica oggi senza parlare del Kosi ovo, della Iugoslavia, dei Balcani, e senza parlare della Nato. La Conferenza ha però
preferito, su indicazione del
seggio, ascoltare quello che le
chiese evangeliche, e in particolare la Federazione delle
chiese evangeliche in Italia,
stanno facendo. Abbiamo
perciò passato un buon momento della domenica mattina ad ascoltare Lucilla Tron,
diacona al servizio in questo
settore così delicato. Contatti,
dialogo, impegno diaconale e
riflessione politica, collaborazione con altri enti, ricerca
concreta di aiuto da ricevere e
da dare: un ordine del giorno
ha espresso la sintesi di quello
che ci sembra urgente fare.
Sugli elementi cultuali
della conferenza
Tre culti, uno al giorno, diversi uno dall’altro. Tre predicazioni (di una giovane
all’inizio del suo lavoro di pastora, di un predicatore locale, di un pastore entrato in
pensione). Nella difficoltà
della comunicazione delle
idee, nei contrasti dei nostri
impegni diversi, il tempo
preso per capire una voce diversa ci ha aiutato a sentirci
chiesa in ricerca. La nostra ricerca è così difficile e complessa: le tre predicazioni
hanno contribuito a ricordarci l’impegno essenziale.
La Comunità evangelica riformata di Poschiavo
cerca
in seguito al pensionamento del pastore per il giugno 2000
un/una pastore/a
hincarico è a tempo pieno (1(X) %) con inizio luglio 2000. Siamo una
^niunità di lingua italiana nel Canton dei Grigiqni, di grandezza me(350 membri) in una valle che confina con la Valtellina (Italia).
Richiediamo:
- Lingua materna italiana e buone conoscenze del
I tedesco oppure bilingue,
j-jj ,|- Alcuni anni di esperienza pastorale.
^ retribuzione è secondo le norme della chiesa cantonale.
interessati scrivano entro fine agosto’ 99 al seguente indirizzo:
T^nninità evangelica riformata a.m. Guglielmo Semadeni, presi- 7742 Poschiavo
l-Asilo valdese di Luserna San Giovanni
' ricerca
” un/una infermiere/a professionale
informazioni contattare il seguente numero
^defonico: 0121-900285 o inviare curriculum al
iijttórodifax 0121-954386.
Il presidente della Fcei risponde a un editoriale del «Corriere della Sera»
Massacri nel Kosovo^ «silenzio di tomba» del pacifisti?
Con una lettera al direttore del Corriere della Sera, il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), pastore Domenico Tomasetto, è intervenuto nel merito dell’editoriale di Ernesto Galli della Loggia («Un silenzio di tomba», pubblicato dal quotidiano il 25 giugno scorso), sul presunto «silenzio
dei pacifisti» di fronte alle tragiche rivelazioni delle violenze
commesse da Milosevic in Kosovo. Galli della Loggia si chiede
dove siano finiti i pacifisti che per settimane hanno sostenuto che
«la guerra della Nato era un crimine e che le repressioni serbe
erano da considerare sullo stesso piano» perché, di fronte alle
prove delle responsabilità serbe di massacri, torture, fosse comu
ni, da quella «folla di pacifisti» si alza soltanto un silenzio di
tomba? L'editorialista del Corriere della Sera si riferisce prima di
tutto a Michele Santoro (per la sua trasmissione da Belgrado),
agli onorevoli Mànconi, Giulietti, Bolognesi, Cossutta, a una serie di giornalisti e personalità varie e, infine, anche all’associazionismo cattolico e alla Segreteria di Stato vaticana e alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia. Da qui la lettera di risposta del presidente deUa Fcei Domenico Tomasetto (che pubblichiamo integralmente) che il quotidiano ha citato brevemente
nell'articolo del giorno successivo in cui ha riportato anche la risposta di Michele Santoro, dell’Azione cattolica e delle Adi.
«Sul Corriere della Sera del 25 giugno ci ha colpito l’articolo di Ernesto
Galli della Loggia “Un silenzio di
tomba”. In particolare ci ha sconcertato l’accusa di silenzio che anche le
Federazione delle chiese evangeliche
avrebbe osservato nel momento in
cui SI scoprono le atroci violenze
commesse dal regime di Milosevic in
Kosovo.
A Galli della Loggia, che conosciamo
come analista rigoroso e capace di interpretare e chiosare i documenti, facciamo rilevare che il 27 marzo, e quindi nelle primissime ore dell’intervento
della Nato, la Federazione delle chiese
evangeliche, con un comunicato ufficiale rilasciato e diffuso dall’Agenzia
stampa Nev, denunciava “gli inammissibili interventi della Serbia nei
confronti della popolazione di etnia
albanese nel Kosovo” e auspicava una
soluzione del conflitto che portasse “a
una pace giusta e duratura, fondata
sul rispetto dei diritti umani e delle
identità etniche e religiose”. Coerentemente, la Fcei è ormai da settimane
impegnata in progetti umanitari e sociali (alcuni in collaborazione con la
Missione Arcobaleno) per l’aiuto ai
profughi kosovari e per coloro che cercano di tornare alle loro case distrutte.
Proprio perché non siamo rimasti
muti di fronte alle pulizie etniche di
ieri e alle tombe comuni di oggi, ribadiamo la nostra convinzione che “la
guerra, la violenza e l’intimidazione
non risolvono i conflitti”. E infatti oggi, oltre al dramma del Kosovo, abbiamo di fronte anche la sfida della ricostruzione della Serbia; per questo ci
sentiamo attivamente impegnati a ricostruire ponti di comunicazione nei
confronti della società e delle chiese
perché sulle macerie possa crescere
anche una speranza di giustizia, pace
e riconciliazione per tutti i popoli
dell’area balcanica».
Uno scienziato
coerente
È scomparso nei giorni
scorsi il professor Giuseppe
Lojacono, intellettuale laico,
scienziato coerente, da sempre impegnato per affermare
i principi della libertà e della
dignità dell’individuo nella
tradizione democratica di
una biomedicina al servizio
dell’uomo, nella linea che già
fu propria di altri scienziati
italiani, come il prof. Giulio
Maccacaro e il prof. Renato
Boeri, dei quali Lojacono fu
amico e collaboratore.
Laureato in Giurisprudenza, specializzato in Economia
applicata alla London School
of Economics, già dirigente di
un complesso chimico-farmaceutico internazionale,
esperto di problemi di politica farmaceutica e docente di
Economia sanitaria, Giuseppe Lojacono fu direttore responsabile di un’importante
rivista scientifica italiana.
Epidemiologia e prevenzione.
Ma è soprattutto per la sua
attività alTinterno della Consulta laica di Bioetica (costituita a Milano nel 1989), di
cui fu socio fondatore e vicepresidente che voglio qui ricordarlo. È proprio nell’ambito della Consulta che ebbi
modo di apprezzare i suoi
contributi (in particolare nel
gruppo di lavoro su «etica e
sperimentazione nella ricerca», di cui fu coordinatore), la
sua tenacia e inflessibilità argomentative, insieme alla
mitezza e pacatezza nei rapporti interpersonali. Ci cono
scemmo molti anni fa a
Oxford, condividendo la residenza e l’ospitalità nel magnifico Christ Church College, in occasione di un seminario europeo collaborativo
sull’uso corretto e razionale
dei farmaci, argomento a cui
dedicò sempre particolare atìenzione fin dagli anni giovanili: suo è il volume, per certi
aspetti «storico», scritto con il
prof. Albano Del Favero, Farmaci, profitti e salute in Italia
(Feltrinelli 1974).
Lojacono ha sinceramente
apprezzato e rispettato, da
laico, le posizioni e i documenti elaborati in questi anni
dal Gruppo di lavoro sui problemi etici posti dalla scienza
della Tavola valdese, avendo
conosciuto personalmente
alcuni membri del Gruppo.
Credo che il miglior modo di
ricordarlo sia con alcune sue
parole, parte di un articolo
scritto sulla «sua» rivista per
la presentazione della Consulta laica di Bioetica e dei
motivi della sua nascita: «...i
progressi delle scienze biomediche, spesso sconvolgenti rispetto a concezioni e sistemi di idee da tempo radicati nella nostra cultura e
conseguentemente determinanti i nostri comportamenti,
sono considerati appunto come sfide ai nostri atteggiamenti tradizionali. Ad essi bisogna rispondere senza esorcismi né rassegnazione, ma
piuttosto riflettendo e valutando se e in che termini abbiamo a nostra volta risposto
a tali sfide, rispettando e applicando i valori morali, che
devono, a nostro avviso, governare il nostro comportamento: quelli della libertà e
dignità dell’individuo» (1991).
Daniele Busetto - Vicenza
Servizio rifugiati e migranti della Fcei
Volontari per il Kosovo
Nell’ambito del programma di assistenza alle famiglie di
profughi della guerra in Kosovo, il Servizio rifugiati e migranti della Federazione cerca per i mesi di luglio agosto e
settembre, volontari da impegnare nella distribuzione di
aiuti umanitari e nella gestione dei magazzini per Tabbi*
gliamento, materiale letto, prodotti alimentari e prodotti
per l’igiene personale e della casa. Ai volontari sono affidate un numero dì famiglie che verranno visitate con cadenza
settimanale.
Il periodo minimo di permanenza è di tre settimane che
può essere esteso fino a un massimo di tre mesi. La Fcei ga^
rantisce ai volontari le spese di viaggio, il vitto e l’alloggio
presso famiglie albanesi 0 alloggi in affitto.
’ Ai volontari è richiesta la maggiore età e il possesso di
passaporto, una buona capacità di adattamento, spirito di
ìnìzlativà, propensione al lavoro di squadra e la cohoscenzai almeno scolastica, della lingua inglese. ’
Nonostante l’accordo di pace e il paventato rientro in
Kosovo di una grande quantità di proffighi, la situazione in
Albania è ancora critica dove rapporto e il contributo di
volontari è ora più Che mai essenziale; ' ' ‘ "
Per ihformazionl ci si può rivolgere a: ’
SendziO Rifugiati e Migranti della Fcei, via Firenze 38,
00184 Roina. Telefono 06-4890S101; fax 06/48916959.
E-Mdll; sm.evangellche@agofa.stm.it ' '
Un viaggio
dialogico
Ho letto con interesse su
Riforma (n. 22) e su Confronti
(n. 6) gli articoli a commento
del recente «seminario itinerante» in Israele e nei Territori palestinesi organizzato da
Confronti. Non avendo partecipato a questo viaggio non
entro nel merito, anche se mi
sembra chiaro che siano emersi ben più i dati di un
contesto storico e politico,
segnatamente a partire dalla
Shoah fino ai giorni nostri,
che non una riflessione spirituale sull’evento di duemila
anni fa dal quale, in quei luoghi, è scaturito l’annuncio
dell’Evangelo.
Mi sia peraltro consentito
intervenire sull’interpretazione che il past. Giorgio Girardet ha dato a un versetto,
estrapolandolo da Giovanni
(4, 21 ss.). È forse audace da
parte mia contestare un teologo... ma è una sana abitudine protestante. Vorrei quindi
affermare che, secondo molti
esegeti, il messaggio messianico di Gesù alla samaritana
è stato amplificato dall’evangelista alla luce di una teologia sviluppatasi successivamente. In ogni caso sembra
che Giovanni non intendesse
affatto contrapporre qui «spirito e verità» a «materia» (anche se la sua formazione culturale indubbiamente si ri
flette nel suo linguaggio), ma
piuttosto esprimesse la novità dell’ora messianica.
D’altronde Gesù stesso riconosceva nel Tempio «la casa
del Padre» (2, 16-17, con riferimento al Salmo 69, 9) e si
recava a Gerusalemme in occasione delle feste ebraiche.
Condivido comunque l’ansia
del past. Girardet di scindere
«tradizione» e ancor più «devozione popolare» dall’evento di salvezza accaduto storicamente: eviterei però i toni
polemici e ironici.
In ogni caso l’impressione
dedotta dai sopraccitati articoli è che questo viaggio, improntato alla ricerca dell’attualità contemporanea e dell’incontro, possa forse essere
definito «dialogico»: certo
non ecumenico (un insieme
di persone confessionalmente diverse non crea automaticamente ecumenismo), né
peculiarmente spirituale.
Florestana Piccoli Sfredda
Rovereto (Tn)
Confetti
Elisa Vicentini e Nicola
Sfredda desiderano annunciare ai lettori di Riforma che
domenica 27 giugno 1999 si
sono uniti in matrimonio
nella chiesa valdese di Verona. Le predicazioni sono state tenute dalla past. Letizia
Tomassone e dal past. Gianmaria Grimaldi.
IL MIR/ MOVIMENTO NON VIOLENTO ORGANIZZA CAMPI PER L’ESTATE che hanno per argomento «Energia dal sole», 25 luglio-1® agosto a San Benedetto Pesio (Cn); «Far comunità: motivazioni, problemi e potenzialità delle varie forme di
vita in comune», 1®-8 agosto a Marni (Tn); «Dio percorre strade di nonviolenza», 8-15 agosto a San Martino di Busca (Cn);
«Un mare di pace: dialogo e conflitti fra le culture del Mediterraneo», 9-16 agosto a Trabia (Pa); «Cultura, canto e danza
ebraica», 22-29 agosto a Cantarana (At); «Giochi, strumenti e
idee per una società interculturale», 22-29 agosto a Brosso
(To). Per informazioni e iscrizioni Mir/Movimento nonviolento,
c/o Centro studi Sereno Regis, via Garibaldi 13, 10122 Torino
(tei. 011-532824; fax 011-5158000; e-mail: regis@arpnet.it).
(TECIPAZIONI
«lo alzo gli occhi ai monti...
da dove mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore
che ha fatto il cielo e la terra»
Salmo 121,1-2
Ci ha lasciati
Gino Rostan
di anni 75
Ne danno il triste annuncio la
moglie, Viola Lageard; i figli Daniele con la moglie Erica Fornerone e la figlia Laura, Marilena col
marito Carlo Rinaldi e figli Laura e
Federico con Valerio, Enrico con
la moglie Marcella Pranza e figli
Simone e Andrea; i cognati Nino e
Pina con i figli Giorgio e Anna e le
rispettive famiglie; la suocera, Ida
Chambon; cugini e parenti tutti.
Borgata Maurin dì Rinasca
21 giugno 1999
RINGRAZIAMENTO
«L'Eterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà»
Salmo 23,1
I familiari di
Mary Pons Pastre
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano di cuore tutti
coloro che in vario modo hanno
preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
agli amici, ai vicini di casa, ai colleghi di lavoro delle figlie, al dott.
Maina e alle diverse associazioni
intervenute.
Pomaretto, 23 giugno 1999
I necrologi Si accettano
entro le 9 del luriédiì. Tel.
011-655278-fàJt 657542.
20
PAG. 1 2 RIFORMA
VENERDÌ 2 LUGLIO 199g
^«ISiŒSIîllii
Dibattito pubblico a Stoccarda nel corso dell'ultimo Kirchentag
Disaccordo tra il segretario generale del Cec e il ministro
della Difesa tedesco sull'intervento della Nato in Jugoslavia
In un dibattito pubblico
svoltosi a Stoccarda il 17 giugno scorso, durante il Kirchentag, il ministro della Difesa tedesco, Rudolf Scharping, e il segretario generale
del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), Konrad Kaiser, hanno manifestato il loro
disaccordo circa l’intervento
della Nato in Jugoslavia. Rudolf Scharping ha suscitato
forti applausi, ma anche fischi di contestazione, quando ha difeso l’intervento militare della Nato in Jugoslavia
qualificandolo come ultimo
ricorso «inevitabile». Applausi hanno salutato le parole
del pastore Kaiser che ha criticato la campagna di bombardamenti della Nato. Kaiser ha dichiarato che la creazione di un’Europa pacifica
esige che «venga data la precedenza assoluta a mezzi pacifici e non ai metodi militari
per risolvere i conflitti».
L’azione militare della Nato in Jugoslavia è stata oggetto di vivaci dibattiti in Germania. I sondaggi di opinione hanno rivelato che la
maggioranza dei tedeschi sostenevano la Nato ma che i
Verdi, partner dei socialdemocratici nella coalizione governativa, erano profondamente divisi sulla questione.
Rudolf Scharping è un esponente del Partito socialdemocratico (Spd), ed è ministro
L’ex campo profughi di Bisce, in Macedonia
della Difesa nel nuovo governo tedesco rosso-verde. Nello
spiegare perché l’azione della
Nato era inevitabile, Rudolf
Scharping ha fatto notare che
la guerra in Kosovo era di fatto iniziata nel 1989 quando
Slobodan Milosevic, allora
presidente della Serbia e ora
presidente della Jugoslavia,
aveva soppresso l’autonomia
del Kosovo, composto da una
forte maggioranza di albanesi, e aveva chiesto la creazione di una «Grande Serbia etnicamente pura».
Dal 1991 al 1998, il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha
approvato 73 risoluzioni sulla
ex Jugoslavia, 72 delle quali
sono state ignorate da Milosevic, ha ricordato il ministro. «L’unica che è stata rispettata è quella che è stata
approvata dopo gli Accordi di
Dayton, e se è rispettata è
perché è garantita dalla forza
militare», ha fatto notare
Scharping. Durante la guerra
(in Bosnia), i soldati dell’Onu
erano sul posto mentre le forze serbe compivano crimini
nelle cosiddette «zone sicure» perché i soldati dell’Onu
erano autorizzati a ricorrere
alla forza solo per difendersi.
Prima dell’intervento della
Nato, Slobodan Milosevic
aveva dichiarato a un rappresentante del governo tedesco
che se ci fosse stato un conflitto militare a proposito del
Kosovo, egli avrebbe avuto
un vantaggio sull’Occidente.
Secondo Rudolf Scharping,
Milosevic avrebbe aggiunto:
«Noi possiamo calpestare cadaveri, voi no». Se la Nato
non fosse intervenuta, ha
proseguito il ministro, «sarebbero successe le stesse cose, le stesse atrocità, ma in
modo molto più lento».
Il pastore Kaiser si è dichiarato disposto ad accettare
che l’azione della Nato sia
stata decisa per ragioni umanitarie ma, ha fatto notare,
un intervento umanitario deve rispettare la Convenzione
di Ginevra riguardante la protezione dei civili e dell’infrastruttura civile ancor più rigorosamente che in ogni altra
forma di azione militare.
«Non è stato così - ha aggiunto Kaiser -. In nessun caso un
intervento di questo tipo deve essere un castigo inflitto a
un intero popolo». Secondo il
segretario generale del Cec,
c’è un dilemma tra il rispetto
della sovranità nazionale e la
protezione dei diritti della
persona. «Non abbiamo ancora trovato il modo di risolvere questo dilemma», ha
detto, aggiungendo che il ricorso ai mezzi militari «non
deve diventare uno strumento legittimo per proteggere i
diritti della persona». (eni)
Dura presa di posizione dell'agenzia umanitaria britannica «Christian Aid»
Gli alimenti transgenici non risolvono il problema della fame
Per l’agenzia di aiuti umanitari «Christian Aid», istituzione sostenuta dalle grandi
chiese della Gran Bretagna,
gli organismi geneticamente
modificati (Ogm) rappresentano un pericolo per gli agricoltori del Terzo Mondo e,
contrariamente a ciò che
vuole far credere la pubblicità commerciale, non sono
la risposta al problema della
fame nel mondo. Oggi, precisa «Christian Aid», gli Ogm
sono venduti all’Occidente
senza sufficienti garanzie.
Per questo, l’agenzia britannica chiede ai consumatori
dell’Occidente di associarsi agli agricoltori del Terzo
Mondo in una campagna
contro gli Ogm. È quanto emerge da un rapporto, intitolato «Selling Suicide», pubblicato da «Christian Aid».
La modificazione genetica,
che permette di modificare le
caratteristiche di una pianta
con l’introduzione di un gene
esterno, mira ad accrescere la
resistenza agli insetti e a migliorare la qualità. Il prodotto
più noto fra gli Ogm è la soia
della multinazionale Monsanto, le cui culture possono
essere polverizzate con l’erbicida Roundup, che uccide
tutte le altre piante. 1 sostenitori degli Ogm affermano che
questa tecnica è solo il prolungamento deU’ibridazione
delle piante, praticata da secoli. Gli oppositori rispondono che l’introduzione di geni
di altre specie, compresi geni
di animali nelle piante, può
avere conseguenze imprevedibili ed effetti molto gravi
sull’ecosistema. Certi alimenti, in particolare la soia,
trattati in quel modo, sono
già venduti in Occidente.
L’opposizione dei consumatori al «cibo Frankenstein» è
particolarmente forte in Gran
Bretagna dove il principe
Carlo non ha esitato a prendere posizione contro gli
Ogm. D’altra parte, le reti di
distribuzione alimentare Teseo, Sainsbury e Safeways,
hanno annunciato il loro riti
Una contadina romena
ro da un’esperimento condotto dal governo per testare
gli effetti degli alimenti geneticamente modificati sulla salute dei consumatori.
La politica seguita dal governo britannico è di autorizzare esperimenti controllati
su colture di Ogm. Ma un
gruppo di tutela deH’ambiente, «Friends of thè Earth»
(Amici della Terra) ha chiesto
una moratoria di cinque anni
per il genio genetico e per
l’ottenimento di brevetti nel
campo dell’alimentazione e
dell’agricoltura. Nel maggio
scorso l’Associazione medica
britannica, che rappresenta
la maggioranza dei medici,
ha adottato una linea ancora
più dura, chiedendo una moratoria illimitata. Però, secondo il «Nuffield Council on
Bioethics» (Consiglio sulla
bioetica), che ha dichiarato
di non aver trovato alcuna ra
gione per imporre una moratoria sulla commercializzazione degli Ogm, autorizzare
le culture transgeniche nei
paesi in via di sviluppo per
combattere la carestia, è un
«imperativo morale».
Per Andrew Simms, autore
del rapporto pubblicato da
«Christian Aid», «siamo a una
svolta molto importante. La
commercializzazione degli
Ogm non è ancora andata
troppo lontano, ma il mondo
deve decidere se preferisce il
dogma del libero mercato o il
principio della prevenzione».
Il rapporto afferma che i raccolti di prodotti geneticamente modificati non rispondono ai bisogni del Terzo
Mondo in quanto la tecnologia è centrata sull’esportazione di prodotti redditizi come
la soia, il cotone e il tabacco,
e non sul consumo locale. In
ogni caso, la Carestia è causa
ta soprattutto da problemi di
distribuzione e di ripartizione delle risorse e non dalla
penuria di viveri. D’altra parte, la messa in coltura di prodotti geneticamente modificati minaccia il principio
stesso di un’agricoltura mista
e sana per l’ambiente, perché
gli agricoltori non possono
utilizzare i semi dei raccolti
precedenti e sono dunque
costretti di ricomprare semi
ogni volta.
Questo ha creato enormi
problemi nei paesi in via di
sviluppo e può portare a fallimenti e alla rovina di agricoltori. In India, ad esempio,
circa l’80% dei raccolti sono
attualmente ottenuti a partire dagli stessi semi. Secondo
il rapporto, «l’utilizzo degli
stessi semi è così fondamentale per la società rurale indiana che ogni minaccia a tale pratica è una minaccia per
la società stessa». Il rapporto
condanna anche un’altra
pratica, l’ottenimento di brevetti concernenti piante e alberi che possiedono proprietà medicinali, e la rivendita di questi prodotti alle comunità autoctone. Di fronte
all’argomento avanzato dalle
società venditrici dei semi, il
rapporto osserva che «l’obiettivo dello sviluppo umano e della tutela ambientale
viene sacrificato sull’altare
della tutela della proprietà
intellettuale».
«Christian Aid» chiede una
moratoria di cinque anni per
la commercializzazione del
genio genetico nella distribuzione alimentare. Andrew
Simms spera che i consumatori del Primo Mondo e gli
agricoltori del Terzo Mondo
potranno lottare insieme
contro queste tendenze che
minacciano gli uni e gli altri:
«Abbiamo qui una delle rare
occasioni di compatibilità tra
il duro mondo degli affari e
un tentativo di organizzazione duratura e rispettosa dell’ambiente e della vita rurale
nei paesi in via di sviluppo»,
ha dichiarato. (eni)
AMNESTY INTERNATIONAL
DIRITTI UMANI
IN TURCHIA
«Il 3 giugno scorso Akin
Birdal, presidente dell'Associazione turca per i diritti
umani (Ihd), è stato incarcerato e dovrà scontare più di
un anno di carcere. Egli non
ha commesso alcun delitto
ed è stato arrestato esclusivamente per aver espresso
pacificamente la sua opinione. L'Ihd è un'organizzazione pacifica e nonviolenta,
che più volte ha condannato
le violenze commesse dalle
forze governative ma anche
gli abusi compiuti da gruppi
armati di opposizione. Eppure i suoi esponenti sono
finiti più volte sotto processo, e più volte hanno subito
attacchi violenti. Lo stesso
Birdal, il 12 maggio 1998, è
miracolosamente scampato
a un attentato.
La vicenda di Akin Birdal
si compie in giorni in cui in
Turchia la tensione è già altissima per il processo ad
Abdullah Ocalan. Anche II
leader del Pkk sta subendo
violazioni dei suoi dirjtti
fondamentali. I suoi avvocati sono stati messi nell'impossibilità di organizzare la
difesa, venendo arrestati,
minacciati e picchiati. Lo
stesso imputato è stato tenuto a lungo in isolamento
totale, e anche oggi non ha
piena libertà di dialogare
con i suoi legali. Ocalan, accusato di crimini nell'ambito
del conflitto nel Sud-Est della Turchia, ha diritto a un
processo equo secondo gli
standard internazionali.
Quanto accade oggi a Birdal e Ocalan costituisce solo
la punta dell'iceberg. Le violazioni dei diritti umani in
Turchia sono tante e gravi, e
sono anche la conseguenza
di anni di grande disattenzione al problema da parte
delle diplomazie europee.
Pertanto i sottoscritti chiedono al governo italiano di
adoperarsi, tramite contatti
diretti con le autorità turche, con l'Unione europea e
altri importanti organismi
internazionali, affinché:
-Akin Birdal venga immediatamente e incondizionatamente rilasciato;
- sia radicalmente modificata la legge antiterrorismo
del '91, che consente l'imprigionamento per motivi di
opinione e la detenzione in
isolamento;
- venga abolita la pena di
morte;
- vengano garantiti i diritti dell'imputato Abdullah
Ocalan, in conformità agli
standard internazionali;
- siano attivate tutte le
forme possibili di tutela Internazionale previste anche
dalla Costituzione italiana
per l'imputato Ocalan e per
chi, come lui, è sottoposto a
processi iniqui; |
-venga sradicata la pratica della tortura, aprendo Indagini approfondite e imparziali su tutti i casi denunciati».
Primi firmatari: Daniele
Scaglione, presidente Amnesty International, sez. italiana; Pietro Ingrao, ex presidente Camera dei deputati;
Tom Benettollo, presidente
dell'Arci; Raffaella Bolini, responsabile Esteri dell'Arci;
mons. Raffaele Nogaro, vescovo di Caserta; mons. Diego Bona, presidente di Pax
Christi; D. Tonio Dell'Olio,
coordinatore nazionale di
Pax Christi; P. Nicola Giandomenico, coordinatore della «Tavola della pace»; Livio
Pepino, presidente di «Magistratura democratica»;
Giovanni Palombarini, ex segretario di «Magistratura
democratica»; Luisa Morgantini, portavoce dell’Associazione per la pace; Angela
Bellei, presidente dell’associazione Azad; Dino Frisullo,
segretario di «Senzaconfine»; Sandro Targetti, presidente della Commissione
pace del Comune di Firenze.
Per ulteriori adesioni (firma leggibile, qualifica, indirizzo, telefono/fax), comunicare ai seguenti fax: Azad
06-44701017 oppure: Avvenimenti 06-57105212.
Appello al nuovo presidente
Le chiese della Nigeria in
lotta contro la corruzione
C
I responsabili di chiesa nigeriani, preoccupati dal tasso
allarmante di corruzione nel
loro paese, hanno chiesto al
nuovo governo civile di adottare misure radicali per rimettere ordine nel paese. Non è
la prima volta che le chiese
mettono in guardia contro la
corruzione, ma oggi esse si
pronunciano con forza contro
questo flagello. Parlando a
Lagos il 12 giugno scorso, il
vescovo anglicano Bolanle
Gbonigi, di Akure, ha chiesto
l’apertura di un’inchiesta sui
sospetti di corruzione e che i
ladri di denaro pubblico siano
puniti. Questa inchiesta è necessaria perché «se si vuole
che il paese raggiunga l’unità
e la pace, si deve far fronte efficacemente all’ingiustizia e
alla disonestà», ha sottolineato il vescovo.
Per anni, l’immagine della
Nigeria è stata oscurata da
informazioni che parlavano di
una corruzione generalizzata.
Il presidente Olusegun Obasanjo, insediato il 29 maggio
scorso dopo elezioni che hanno posto fine al regime militare, ha promesso di lottare
contro la corruzione. Per mostrare la sua determinazione,
ha immediatamente sostituito diversi capi militari. Ma le
chiese vogliono che il nuovo
presidente vada ancora più
lontano per fermare la corruzione. Secondo uno specialista di questioni africane de»®
rivista Economist, «gli amici e
la famiglia dell’ex dittatore
Sani Abacha avrebbero rubato 3,4 miliardi di dollari tra u
1993 e il 1998».
Il vescovo Gbonigi ha esortato i cristiani impegnati nell’azione politica a corisiderarsi come inviati da Dio per
sanare il sistema. Durante
una riunione svoltasi di recente a Lagos, i vescovi cattolici romani hanno dichiarato
che la corruzione era cosi j
profondamente radicata al’interno del governo che er
diventata politica di
D’altra parte, hanno co”®”' ,
tato con tristezza, anche la |
chiesa non è esente da pm
che corrotte.
Perni Aborishade, militante
per i diritti della persohf .
Nigeria, ha dichiarato a*
che porre fine alla corruzione
è un compito «erculeo»presidente Obasanjo ^ev® .g
sere «preparato a sacrin^c
propria vita» per fitte® ^Acché la gente corrotta cn
cupa posizioni di poter p
trebbe cercare di «sbarazzai
di lui». Secondo Aborishad^e,
tutti quelli che sono coip
di crimini politici, di cor
ne, dovrebbero essere p
davanti ai tribunali.
su
eh
di
pii
mi
ste
co
(Is
pr
Di
de
di.
pr
eh
ni
da
in
ini
di
di
eh
vii
no
ih