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L. 400
Anno 118 - n. 3
15 gennaio 1982
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
La magistratura romana — apprendiamo dai giornali — ha deciso di indagare sul fenomeno
dell’assenteismo in tutti gli ufBci della pubblica amministrazione. Saranno così controllati ed
eventualmente perseguiti per primi gli impiegati che sono stati
assenti nell’81 per 4 mesi, poi
via via gli altri. Affidiamoci pure
all’azione della magistratura e
all’indubbia utilità che la repressione dei casi accertati potrà
avere. È chiaro però che il fenomeno della degenerazione del lavoro nella pubblica amministrazione va ben al di là dei singoli
che per tener dietro ad un secondo lavoro trascurano impunemente il primo. Nessuna magistratura riuscirà a raggiungere
l’impiegato la cui principale occupazione consiste nel lare parole
crociate o quello che boba regolarmente il suo ingresso per poi
uscire immediatamente dopo per
una lunga colazione al bar.
La degenerazione del lavoro
nel pubblico impiego ha almeno
due cause strettamente intrecciate. Da una parte decenni di clientelismo e assistenzialismo hanno
gonfiato a dismisura enti inutili
e organici per cui un’alta percentuale di personale non ha letteralmente nulla da fare o lavora
con percentuali ridicole di utilizzazione. Dall’altra è dilagato il
concetto dell’« occupazione della
cosa pubblica » per cui il settore dei « servizi » è in funzione
non già dei suoi utenti bensì dei
suoi operatori-possessori. Ne deriva una micidiale miscela di
inefficienza oggettiva e soggettiva che agisce come una vera e
propria paralisi progressiva.
È chiaro che i singoli non hanno la possibilità di correggere i
guasti che nel nostro paese si
sono prodotti a livello generale.
Hanno però il dovere di_ agire sul
piano della responsabilità personale e lo possono lare anzitutto
rifiutando appunto i comodi alibi del conformismo: l’inefficienza generale che renderebbe perfettamente inutile l’bnpegno del
sìngolo; gli stipendi inadeguati
che giustificherebbero rendimenti ridotti ai minimi termini; l’opposizione al sistema che si tradurrebbe in meritoria non collaborazione sul piano del lavoro.
Tutti sono infatti pronti ad auspicare a parole un mutamento
del sistema. Ma qualunque esso
sia, riformistico o rivoluzionario, sarà sempre e solo una farsa
se dovrà valersi di uomini che
hanno disimparato a lavorare e
perseguono unicamente il proprio comodo. Il subordinare _d
proprio cambiamento al cambiamento della collettività è un mito
che un tempo è stato forse sincero; oggi sarebbe solo ipocrita.
Noi evangelici in questo campo abbiamo una precisa parola
da dire e da vivere. L’etica del
lavoro, uno dei tratti più caratteristici del protestantesimo. Ma
non limitiamoci a ricordarla a
quanti lavorano nel pubblico impiego. Diamo uno sguardo anche all’interno della nostra chiesa: davvero tutto a posto quanto a efficienza?
Franco Giampiccob
CONVEGNO AL CENTRO GIOVANILE DI ECUMENE, VELLETRI
Cultura di pace contro la morte
Una trentina di responsabili delle Chiese valdesi e metodiste hanno dibattuto per due giorni
i temi principali della testimonianza evangelica nel nostro Paese e nell attuale situazione
« Nell’attuale crisi internazionale dei sistemi politici le chiese
ci sono dentro sino al collo. E
ancora una volta sono chiamate
a dire la verità. A dire, per esempio, che ci sono realtà non più
negoziabili come la vita dell’uomo intesa come valore e non come strumento. Le nostre chiese,
oggi, possono e devono produrre una cultura della vita contrapposta alle teorie di morte del nostro tempo ». Ritrovo questa frase sul block-notes al ritorno dal
convegno di Ecumene (Velletri)
del 2-3 gennaio tra i responsabili
ecclesiastici dei Distretti, dei Circuiti e della Tavola Valdese. Poco più di 30 persone, in rappresentanza del mondo valdese-metodista italiano, convenute per
discutere il contenuto della « settimana della libertà » fissata intorno alla scadenza del 17 febbraio (a ricordo dei diritti civili
concessi da Carlo Alberto ai vaidesi nel lontano 1848). L’incontro ha innescato un dibattito imprevedibilmente vasto sul tema
della pace nella crisi del nostro
tempo. Intanto — così hanno riferito non pochi sovrintendenti
di Circuito — a partire dall’ordine del giorno del Sinodo dell’agosto scorso (che chiedeva alle nostre chiese di « porre al centro della loro riflessione biblica
e teologica l’impegno per la pace ») le cose si sono rapidamente mosse.
Le iniziative
per la pace
A Trieste, Pisa, La Spezia, Roma e in altre città i protestanti
sono stati presenti alle marce
della pace di questi ultimi mesi.
A Verona si sta preparando da
tempo, in vista del 17 febbraio,
un dibattito pubblico sulla crisi
morale della società occidentele. A Milano e in altre comunità
vicine (Luino, Intra, Vercelli,
ecc.) s’insiste da tempo sull’impegno per la pace, anche qui letto nel quadro della situazione
Non dimentichiamo mai Hiroshima e Nagasaki.
generale di crisi in cui versa la
nostra società. A Firenze, in ambiente valdese, è stato soprattutto il gruppo giovanile ad avviare
EPISTOLA DI GIACOMO
Sapienza di Dio e degli uomini
Pubblichiamo una meditazione sull’epistola di Giacomo che
è stata preparata dal gruppo di zona valdese-metodista « Anguissola » e presentata alla Chiesa metodista di Milano.
Molti partono dal presupposto
che Giacomo abbia scritto questa lettera dopo Paolo, cosicché
il suo messaggio — che potremmo riassumere nel concetto che
la fede senza opere è morta —
potrebbe interpretarsi come una
"cattolicizzaz.ione" del messaggio
della giustificazione per grazia
mediante la fede, che è un punto
base della predicazione paolina.
Se invece, come altri autori sostengono, si tiene presente che
l’epistola di Giacomo sia una delle prime del Nuovo Testamento,
allora il concetto paolino, fondato sulla grazia piuttosto che sulle
opere, potrebbe essere inteso,
(polemicamente nei confronti di
Paolo) come una "fuga dal reale".
Lo studio svolto dal gruppo ci
ha invece portato a credere che
la teologia di fondo di Paolo e di
Giacomo è sostanzialmente la
stessa; ma che Giacomo sottolinea maggiormente il comportamento etico e pratico del convertito, sia come singolo che come parte della comunità; come
si legge nel cap. 1° vv. 22 e segg.:
"siate facitori della parola c non
solo uditori, illudendo voi stessi”.
Non bisogna }nai dimenticare
che le epistole sono lettere che
gli apostoli scrivono ad una comunità, e quindi risentono sia
del carattere dello scrivente, ma
soprattutto del carattere della
comunità cui sono dirette, sia
dei problemi che questa ha al
suo interno; ed è proprio sbagliato — a nostro avviso — considerare le epistole come se fossero
trattati di teologia applicabili indifferentemente a qualsiasi situazione. Tenendo conto di questi
due fattori, si spiega il tono spesso estremo, talvolta crudo e tagliente, che Giacomo usa.
Circa il testo da noi scelto: "la
sapienza che è da alto prima è
pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di
buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisie", ci è parso il tema
centrale, cui tutti gli altri si ricollegano, sia per la differenza, o
meglio la frattura, tra sapienza
che è dall'alto e sapienza degli
uomini, sia per il loro valore intrinseco, sia perché l’uomo, la
cui sapienza viene rivelata da
Dio per grazia, è l’uomo nuovo,
l’uomo alternativo che non si
conforma passivamente alle regole e agli usi di questo mondo.
Se, come abbiamo affermato
all’iniz.io, a una prima lettura il
passo sembra soprattutto di intendimento etico-comportamentale, esso nella sostanza sottende tutto il significato dell’Evangelo; infatti, nel leggere i passi
dell’epistola, abbiamo scoperto
che Giacomo spesso si rifà a
espressioni che si ritrovano nei
Vangeli.
Se seguendo l’impostazione di
Giacomo, sottolineiamo la differenza tra sapienza di Dio e sapienza dell’uomo, questo non significa assolutamente mortificazione o addirittura condanna dell’umana ragione e della sua capacità critica e creativa nel contesto di un mondo in cui la storia è fatta dall’uomo e nella quale i credenti — secondo l’insegnamento di Giacomo —, debbono concretamente operare, e con
la cui cultura devono continuamente confrontar.si. È interessante rilevare, a questo punto, come
per primo fra tutti gli scienziati,
Galilei riprenda questo passo
dell’epistola di Giacomo nel suo
"Dialogo .sopra i due massimi sistemi del mondo", in cui esalta
la capacità umana per avere inventato i "20 caratteruzzi dell’alfabeto, per pensare c comunicare
il pensiero anche agli altri", perché non vi è cultura ove non esiste trasmissione di pensiero, e
non c’è cultura ove non vi sia
libertà di ricerca, maturazione
personale di fronte a qualunque
problema e rifiuto di ogni fonna
di indottrinamento, anche di carattere teologico o ecclesiastico.
' E a maggior ragione oggi siamo sottoposti a questo equivoco:
che la sapienza, che è ricerca del
vero, del bene, di un'etica del
(continua a pag. 5)
un dibattito sull’obiezione di coscienza. In Sicilia, le comunità
riunite in assemblea, hanno messo in cantiere un incontro di cristiani europei e nord-africani da
tenersi a Comiso, nei giorni di
Pentecoste, per dar vita ad un
reale momento di approfondimento e ricerca oltreché protestare contro l’installazione dei
missili a testata nucleare. Anche nelle Valli Valdesi le nostre
chiese hanno partecipato a conferenze, dibattiti e manifestazioni sulla pace.
Di fronte ad una così, vasta
rassegna di iniziative (di cui qui
abbiamo dato solo un breve cenno incompleto), alcune delle quali sono ancora in via di sviluppo, non era pensabile — nell’incontro di Ecumene — di proporre altro contenuto alla progettata ’settimana della libertà’ se
non quello della pace.
La « Settimana
della libertà »
Lo scorso anno la ’settimana
della libertà’ fu incentrata sulla
questione dell’Intesa con lo Stato ; un tema unitario, a lungo
meditato nelle comunità locali,
nel Sinodo e nelle Assemblee della Federazione. Riprova di questa forte maturazione fu la mobilitazione deH’80% delle nostre
comunità sia nel proporre il nuovo rapporto chiesa-stato sia nel
protestare contro l’inadempienza
governativa sull’Intesa. Quest’anno invece il tema della pace, benché presente alla riflessione dei
16 Circuiti valdesi-metodisti italiani, rappresenta sinora più che
un terreno unificante un terreno
di ricerca sul quale le chiese si
sono avviate alcune con entusiasmo, altre con prudenza.
Giuseppe Platone
(continua a pag. 12)
2
2 vita delle chiese
15 gennaio 1982
UNA PANORAMICA DELL’XI CIRCUITO, LAZIO
SAVONA
Sette chiese all'opera Uscita tra la gente
ROMA, via IV Novembre —
Durante l’anno trascorso, particolarmente positivo, la comunità
si è dimostrata viva e coinvolta
attivamente nel culto che non resta un momento isolato ma è divenuto motivo per ulteriori
scambi di vedute e commenti. Un
altro momento di aggregazione
positiva è costituito dallo studio
biblico settimanale che è seguito
con buona partecipazione e interesse. Vari sono stati gli argomenti esaminati tra cui la Parola di Dio nel culto secondo la
nostra liturgia, la conversione,
la grazia, il concetto di peccato
secondo l’Antico Testamento e
secondo gli evangeli.
Altra attività interessante è
costituita dagli incontri di studio biblico interdenominazionale
seguito da circa 80 presenze di
cui 35 evangelici provenienti dalle Chiese delle Assemblee di Dio,
Chiese libere. Battisti, Pentecostali autonomi. Fratelli, Metodisti e Valdesi. In questi incontri
la presenza degli evangelici è
particolarmente gradita. Argomenti di studio : « Discepoli del
Signore », « La vocazione come
dono di Dio », « Annunzio e testimonianza », « Come seguire il
Cristo », « Discepoli di un Signore che serve », « Riconoscere Gesù il Cristo ».
ROMA, P.za Cavour — La comunità nella Assemblea di Chiesa del 22 novembre ha rieletto
per un settennio il past. Franco
Sommani nel suo ministerio. Al
pastore la comunità ha espresso
la speranza di poter andare avanti nella strada intrapresa di una
ricerca di sempre maggiore coinvolgimento ed impegno da parte
di tutti, secondo i doni di ciascuno, per la edificazione della comunità e per l’opera di testimonianza ed evangelizzazione.
Oltre alla confessione di fede
di un gruppo di catecumeni e all’iniziativa di volantinaggio sul
problema dell’ora di religione, di
cui il nostro settimanale ha già
riferito, ricordiamo che è stato
deciso di intensificare il lavoro
di apertura del tempio nel corso
della settimana cercando anche
nel contempo di avere una presenza nella sala adiacente con
possibilità di offrire delle letture e delle conversazioni più ampie. Anche l’attività evangelizzatrice mediante la grafica, con
cartelloni e nuovi messaggi da
esporre nell’atrio del tempio è
stata potenziata.
Il gruppo che si occupa dei
problemi del disarmo, della pace
e della non violenza ha organizzato una rifiessione biblica sul
tema della pace da farsi mensilmente ai culti della domenica sera. Tre di questi culti sono già
stati effettuati.
Poiché da tempo molti nella
comunità s’interrogano sulla distinzione fra membri comunicanti e membri elettori, il concistoro ha deciso di affrontare il problema in una assemblea fissata
per il 24 gennaio a cui è stato invitato il prof. Giorgio Peyrot ad
illustrare l’origine, il fondamento
biblico e gli aspetti giuridici del
problema.
ROM.Ìi, via XX Settembre —
L’attenzione della comunità è rivolta al lavoro di coinvolgimento dei membri di chiesa in tre
zone periferiche della città (Prima Porta, Tivoli e Fiumicino) e
alle riunioni quartierali a Roma
assecondando iniziative spontanee nelle varie zone, e riunioni
di studio biblico programmate
settimanalmente. Come primo argomento è stato deciso di affrontare la spinosa e travagliata questione della pace. Il past. G. Girardet è stato nominato 2” pastore a mezzo tempo presso la
comunità.
La comunità ha inviato una
buona delegazione alla Chiesa di
Villa San Sebastiano (L’Aquila)
in occasione del cinquantenario
della sua fondazione (13.12).
COLLEFERRO — Si sono ripresi gli studi biblici mensili con
i cattolici sul tema « La Pace nella Bibbia », annunziati con manifesti pubblici in città. Una dozzina di coppie miste si riuniscono quindicinalmente per fraternizzare durante un’agape e per
discutere i loro problemi, avere
scambi di esperienze e parlare di
evangelizzazione.
FERENTINO — Su invito dei
cattolici sono ripresi i rapporti
ecumenici; il past. O. Lupi, che
ha predicato due volte in chiesa
cattolica, ha notato una maggiore apertura verso di noi La pre
senza evangelica è ricercata da
varie parti.
Nel campo dell’evangelizzazione, poiché la caratteristica di Ferentino è di essere grande diaspora di operai e contadini che
leggono la Bibbia, i rapporti ecumenici sono impostati nel senso
di sensibilizzare altri operai e
contadini nominalmente cattolici, a leggere la Parola di Dio.
FORANO e TERNI — Impor
tante è la collaborazione alla predicazione domenicale, organizzata dal Consiglio di Circuito, per
venire incontro alle esigenze delle due Chiese di avere il culto al
mattino alla medesima ora. Il
Circuito si serve di collaborazione fissa di alcuni predicatori
locali di Roma.
Osvaldo Piscini
s
Per la Settimana della libertà
Il testo della presa di posizione che la Tavola ha preparato in vista
delia « Settimana della libertà » sarà stampato come inserto e in forma
di manifesto in modo che tutte le chiese che lo desiderano lo possano
avere a disposizione per l'affissione. La parte bassa del manifesto sarà
lasciata in bianco in modo che possa essere aggiunta a pennarello l'indicazione di manifestazioni locali.
Del manifesto faremo una tiratura extra su carta più consistente per
le chiese che intendano promuovere una diffusione più iarga aggiungendo
a stampa l’indicazione di una manifestazione locale. Per queste copie
extra con sovrastampa accettiamo ordinazioni per un minimo di 50 copie.
L’ordinazione insieme al testo deH'avviso da inserire dovrà essere
dettata alla segreteria telefonica della Luce [011/655.278) entro e non
oltre domenica 24 gennaio.
L'inserto comparirà sui n. 5 del 29 gennaio e le copie extra partiranno come supplemento dello stesso numero. Ogni chiesa dovrà valutare,
a seconda del tempo che il giornale normalmente impiega ad arrivare, la
possibilità di ricevere in tempo le copie extra e così fare o non fare la
propria ordinazione.
L’inserto avrà il formato di una doppia pagina, bianco sul retro, stampato a due colori. Costo per copia (ripetiamo, minimo 50 copie) L. 200.
L. 1.000 in più per spedizione espresso.
Sconto del 15% per ordinazioni oltre le 200 copie.
A Savona per la strada, tra la
gente...
Ci è sembrato di cogliere nella proposta di pubblicizzare all’esterno La Luce, con il manifesto appositamente preparato dalla redazione, un’occasione per
uscire in città ad offrire le nostre pubblicazioni e distribuire
i nostri volantini di evangelizzazione.
Non lo avevamo fatto da tanti
anni ed eravamo un po’ emozionati a metterci in strada dietro
ad un banchetto; si trattava anche di usufruire « la prima volta » della nuova legge sull’editoria dell’8 agosto ’81, che consente « la vendita ambulante senza
alcuna autorizzazione comunale
delle proprie pubblicazioni con
l’opera di volontari a scopo di
propaganda ».
Questa idea, partita dal consiglio di chiesa, l’abbiamo perciò
verificata prima all’assemblea
del V Circuito a fine ottobre e
poi all’assemblea di chiesa agli
inizi di novembre coinvolgendo
tutte le comunità e ricevendo
suggerimenti e raccomandazioni.
Tra i volantini preparati dalla
Claudiana il gruppo dei volontari, una decina, ha scelto quello
intitolato « La libertà è di tutti »
perché presenta la « buona notizia del Regno » come liberazione dalle varie paure che dominano l’umanità, esposte chiaramente e ben conosciute dalla gente.
In città sono stati affissi 100
manifesti, di cui 40 sistemati da
noi direttamente in posti di nostra scelta; è stata messa in vendita La Luce in una libreria ed
in una edicola del centro. Siamo
usciti con il « banchetto volante »
venerdì e sabato 11 e 12 dicembre e lunedì 14 (giorno di mercato) sotto i portici e in tre vie
diverse, esponendo i libri della
Claudiana e distribuendo copie
della Luce, inserti Luce, volantini della Claudiana uniti ad un
ciclostilato sulla storia e la te
stimonianza della nostra comunità metodista a Savona.
Accanto al banchetto, su due
cartelloni, era ben detto sul manifesto : un modo diverso di essere cristiani, un dibattito libero
ed aperto sui temi della fede.
Sono state così avvicinate circa 1.150 persone, venduto qualche libro, offerti gli abbonamenti e le nostre edizioni ad alcuni
circoli culturali ; la Biblioteca
Civica ci ordinerà i libri della
Claudiana e si abbonerà a Gioventù Evangelica (è già abbonata a Com-Nuovi Tempi).
Ma più che questi modesti dati statistici per noi è positivo il
fatto che, come dire, abbiamo
rotto il ghiaccio superando le
perplessità di qualche membro
di chiesa ed acquisendo un’esperienza che ci sarà certamente
utile.
Non solo; nel distribuire il nostro materiale e nel parlare con
la gente ci è stato confermato di
essere conosciuti ed apprezzati
in città il che è uno dei supporti
utili per poter dialogare con i
cittadini.
Noi ringraziamo il Signore per
questa esperienza che ci ha voluto concedere nella sua bontà.
Il consiglio delia Chiesa
evangeiica metodista di Savona
Nel prossimo
numero:
Ampio servizio
sui
campi invernali
di Agape
ed Ecumene
DALLE CHIESE
Corsi biblici per corrispondenza
VERCELLI — Oltre alle consuete attività, una novità ci ha
tutti occupati e ci ha fatto lavorare intorno al pastore Renato
Di Lorenzo: la preparazione e la
propaganda in città di un « corso biblico per corrispondenza »
lanciato in questo ultimo mese
in Vercelli, il quale ci ha procurato la grande soddisfazione di
numerose adesioni da parte di
concittadini non evangelici. Siamo solo all’inizio del corso, ma
la partenza è stata superiore alle nostre aspettative.
Altra soddisfazione è stato il
poter assistere il 30 dicembre
u. s. sul video della televisione
vercellese, ad una interessante
intervista fatta al pastore Franco Giampiccoli, il quale ha potuto parlare per una buona mezz’ora e rispondere a molte domande postegli dal giornalista
Enrico Villa che hanno certamente chiarito ai telespettatori
vercellesi molti punti sconosciuti riguardanti il protestantesimo.
Da molto tempo avevamo tentato ripetutamente di avere un piccolo spazio nella televisione locale.
« Picchiate e vi sarà aperto ».
Ci è stato aperto!
Natale 1981 è stato un giorno
di vera gioia comunitaria : due
sorelle hanno scelto questo giorno per pronunciare la loro confessione di fede ed entrare a far
parte ufficialmente della nostra
piccola comunità: Paoletta Picco, di famiglia evangelica, Vitto
ria Barone, proveniente dal cattolicesimo. Ad entrambe esprimiamo la nostra gioia e come
augurio ripetiamo l’esortazione
dell’Apocalisse : « Sii fedele fino
alla morte ed io ti darò la corona della vita ».
Il giorno dopo, invece, un avvenimento doloroso ci ha colpiti: la cara sorella Maria Grosso ci ha lasciati per entrare nella pace del Signore. Per oltre
quarant’anni stimata ed amata
maestra elementare era una colonna della nostra comunità.
Sempre pronta per ogni iniziativa, per molti anni monitrice, è
stata di sprone per molti di noi
con il suo esempio e la sua fede.
Ella lascia un grande vuoto nella comunità, ma la sua fedeltà,
la sua vita di vera credente resterà sempre dinanzi a noi e
ci sarà ancora di aiuto. Al fratello Samuele ed ai numerosi nipoti esprimiamo la nostra fraterna, cristiana simpatia.
Nella prima metà di dicembre
la famiglia Guidotti è stata provata negli affetti familiari: Nino
e Rosalba in lieta attesa del loro
secondogenito sono stati prematuramente privati di questa gioia.
La comunità si è stretta a loro
con affetto.
Azioni di pace
PALERMO — Accogliendo l’invito del Sinodo la predicazione
della comunità valdese di que
ste ultime domeniche è stata su
vari testi biblici che invitano alla pace.
Nel pomeriggio di domenica 6
dicembre la comunità ha partecipato, assieme ad altre comunità evangeliche di Palermo, a una
predicazione della pace in piazza.
Si è arrivati a ciò dopo vari
incontri degli organizzatori e dopo due riunioni di preghiera
comunitaria che hanno avuto
luogo per due domeniche di seguito nel nostro tempio.
La manifestazione è iniziata
con un corteo che ha sfilato da
piazza Massimo a piazza Politeama cantando degli inni e con stri,
scioni annunzianti che Cristo è la
nostra pace.
A piazza Politeama dal palchetto della musica è stato annunziato l’Evangelo della Pace agli uomini bisognosi di pace.
La temperatura mite e la chiusura al traffico della zona (come avviene ogni domenica) ha
raccolto un buon numero di ascoltatori.
Intercalati da inni sono stati
dati tre brevi « flashs », indi il
pastore Bertolino prendendo come testo I Giov. 5: 21 « ...state attenti a non farvi degli idoli » ha
messo in risalto che un grande
idolo moderno sono le armi nucleari e ogni tipo di violenza
dinanzi alle quali l’umanità si
inchina e pensa che siano la
salvezza.
L’esortazione biblica ci porta
al rifiuto di ogni guerra e a riconoscere che il vero e unico
Signore e Salvatore è Cristo
Gesù. Solo Lui è la vera e duratura pace, solo Lui è Salvezza.
Incontro comunitario
AGRIGENTO — Il 27 dicembre, nel pomeriggio, la comunità valdese ha organizzato un incontro di comunione fraterna
che è stato particolarmente sentito, oltre che dai membri della
chiesa locale, anche da coloro
che, per motivi contingenti lontani dalle proprie famiglie o dalla propria comunità, hanno potuto ritrovarsi con altri fratelli.
La comunità è stata felice di
condividere un momento tanto
significativo anche con fratelli
Avventisti che hanno partecipato con profondo slancio e vera
letizia.
La serata, allietata dagli interventi musicali dei fratelli Lentini e dal fratello cattolico Sciortino, e dalla lettura delle poesie
del fratello Gaetano Lentini, è
riuscita con canti, cori e con
qualche... ghiottoneria a rallegrare tutti ed ha offerto ore veramente edificanti per lo spirito.
Il pastore, a nome della comunità, ha espresso la sua gioia
per la presenza di tanti giovani
e meno giovani ed ha invitato la
sorella Bova di Reggio Calabria
a concludere la serata ricreativa
con una preghiera al Signore.
Proposte di più frequenti incontri sono state rivolte ai fratelli Avventisti i quali hanno risposto con entusiasmo.
3
15 gennaio 1982
vita delle chiese 3
LA LETTERA DI ERICA SFREDDA SUSCITA INTERESSE
DIBATTITO
La scuola domenicale in casa II futuro del Collegio
La lettera di Erica Sfredda,
pubblicata tempo fa su l’EcoLuce, nella quale narrava come
aveva seguito la scuola domenicale a casa propria, avendo per
monitori i genitori, a Rovereto,
data la distanza che separava la
sua famiglia dalla più vicina chiesa evangelica, ha rimesso in luce un concetto che ha un posto
rilevante nel Nuovo Testamento: quello della chiesa « in casa ». Abbiamo assai spesso nelle
Epistole di Paolo i saluti alla
chiesa che si riunisce in casa di
qualcuno (Romani 16: 5; I Corinzi 16: 19; ColossesL-4: 15; Filemone 2). Nella comunità cristiana primitiva, che ha superato la
nozione ebraica di un sacerdozio
di casta, non esistono neppure
più dei luoghi più sacri di altri;
diremmo che non ne esistono
neppure di più funzionali di altri per l’annunzio dell’evangelo,
ma tutti gli uomini, tutte le occasioni (II Timoteo 4: 2) e tutti
gli spazi sono buoni. Non c’è più
né clero, né tempi sacri, né spazi
sacri.
Alla lettura della lettera di
Erica Sfredda si potrebbe pensare che la scuola domenicale in
casa è stata una soluzione di ripiego, inevitabile in una situazione di estrema diaspora. Ci
sembra utile, invece, sottolineare
come anche alle Valli esistono
occasioni in cui il fatto evangelico della « chiesa in casa » viene
pienamente valorizzato. Diremmo, anzi, che la nostra chiesa
perderebbe la sua fisionomia più
autentica se non vivesse anche
questa dimensione.
PINEROLO
Assemblea
dei collettivi
biblici-ecumenici
In coincidenza con la settimana mondiaie di preghiera per i'« Unità dei cristiani », fissata dal 18 al 25 gennaio,
i Collettivi Biblici Ecumenici del Pinerolese hanno organizzato la tradizionale
assemblea che quest'anno si terrà nei
locali delia Chiesa Valdese di Pinerolo
in Via dei Mille, 1.
È una consuetudine che dura da 13
anni e speriamo che la partecipazione
quest'anno sia ancor più numerosa
degli anni precedenti se non altro per
l'importanza dell'argomento sul quale
si rifletterà.
L'incontro avrà luogo domenica 24
gennaio dalle ore 14.30 alle 18 e sarà
preceduto da un'« agape » fraterna con
la Comunità valdese di Pinerolo la quale si ritrova mensilmente per studiare
un documento votato al Sinodo. Questa
volta la riflessione comune, fra cattolici e valdesi, si farà sul documento preparato dal ■< Gruppo misto di lavoro
tra Chiesa cattolica e C.E.C. » ohe ha
per tema « La testimonianza comune ».
È un invito aperto ai membri delle
chiese cattoliche e valdesi del pinerolese per conoscere il lavoro svolto dal
« Gruppo Misto » finora materia di
studio per gli « addetti ai lavori ».
Ecco il programma:
ore 12 circa; « agape fraterna »;
ore 14.30-15.30: apertura lavori dell'assemblea, lettura biblica con meditazione, introduzione al tema;
ore 15.30-17: formazione gruppi, esame
e discussione del documento nei
gruppi:
ore 17-18: relazione dei gruppi all'assemblea seguita da una riflessione
sul documento e sue implicazioni nella vita dei credenti.
Coloro che desiderassero prendere
parte all'« agape », con i fratelli della
Comunità valdese di Pinerolo, che offriranno il primo piatto caldo, dovranno comunicarlo ai rispettivi collettivi
ecumenici entro il 15 gennaio.
Innanzitutto la chiesa si riunisce in casa per le riunioni^ quartierali di numerosi quartieri. Questo capita non solo dove non esistono scuole Beckwith, ma anche
in numerosi quartieri dove ci sono scuole, ma nei quali la casa
è ritenuta più funzionale alla raccolta della piccola comunità intorno alla Parola, piuttosto che
un locale più ampio. La riunione
in casa è spesso più lieta, più
fraterna, più efficace dello stesso culto domenicale.
In secondo luogo si vive l’esperienza della « chiesa in casa » in
numerose riunioni di responsabili (monitori, predicatori, comitati vari). Quello che capita in
queste riunioni non riveste il carattere tecnico che potrebbe avere una riunione di quadri di un
gruppo sociale. Talvolta le riunioni di responsabili della chiesa (purtroppo non sempre) includono un momento di preghiera e in ogni caso esse hanno lo
stesso carattere che può avere
avuto la riunione descritta in
Atti 13: 2-3: quella dell’invio in
missione di Paolo e Barnaba
anche se i risultati sono naturalmente sempre molto meno rilevanti.
Sono stati anche tentati esperimenti di scuola domenicale in
casa, in una delle più grosse chiese delle Valli. L’esperimento non
è continuato, perché era in quel
caso difficile trasportare gli alunni nelle case ospitanti.
Vorrei tuttavia a questo proposito esprimere una parola di
gratitudine a Erica Sfredda per
la sua lettera, perché mi è servita da spunto per una giornata di
scuola domenicale in casa coi
miei figli, un giorno che erano
ammalati e non potevano recarsi alla scuola domenicale nella
sala coi loro compagni. Abbiamo
innanzitutto preso la carta geografica e abbiamo guardato dove si trovava Rovereto e a che
distanza era da Verona. Poi abbiamo riportato la distanza nella zona delle Valli ed abbiamo
visto che era maggiore che dalle
Valli a Torino. L’idea di andare
alla scuola domenicale a ’Torino
è sembrata loro un’idiozia; in
questo modo hanno probabilmente realizzato e compreso la
situazione di diaspora del nostro
protestantesimo italiano. Poi abbiamo seguito lo schema solito
della lezione di scuola domenicale: lettura del passo, ricerca
del versetto e del messaggio centrale, lavori previsti dal quaderno. Forse senza la lettura della
lettera di Erica Sfredda sarebbe
parso loro molto più strano far
la scuola domenicale in casa. Spero che adesso si ricordino che la
realtà della chiesa si vìve anche
così. .
Claudio Tron
La FGEI-Valli esprime la sua posizione
Desideriamo ringraziare il Comitato per la-consultazione sulla
situazione attuale e sulle prospettive di vita del Collegio e
della Scuola Latina. Ci pare un
fatto significativo e importante
che su un argomento del genere
vengano consultati tutti i membri di chiesa: perché così le decisioni non restano nel chiuso di
circoli ristretti o nella ufficialità
sola del Sinodo, ma in\estono le
comunità.
Vorremmo anzitutto sottolineare che come Fgei-Valli non abbiamo posizioni da difendere^ a
priori né una strategia compiuta e organica sul futuro delle nostre opere e quindi anche del
Collegio. Negli ultimi anni come
Fgei-Valli ci siamo in gran parte
rinnovati, la maggior parte di noi
non ha vissuto in prima persona
l’acceso dibattito sul Collegio
sviluppatosi tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni 70; e
quindi vi è stata un’ampia discussione al nostro interno dalla
quale sono emerse una serie di
considerazioni.
Pur considerando la funzione
positiva svolta dal Collegio^ nel
passato (soprattutto fino agli anni '60) come effettivo luogo_ di
formazione del protestantesimo
Tempo di Natale
ANGROGNA — Culti parecchio
frequentati a Natale (sia al Ca-’
poluogo, sia a Pradeltorno) e per
l’ultimo dell’anno al Serre. Poi
è ripreso il ritmo normale di
partecipazione ai culti: 25/30 persone al Capoluogo, 10/1.5 al Serre e più o meno lo stesso a Pradeltorno. Ci siamo abituati a vedere le nostre chiese affollate
ormai solo per gli appuntamenti tradizionali di Natale, XVII
febbraio, Pasqua o per occasioni
speciali: concerti della Corale,
feste comunitarie, assemblee
ecc. Solo in occasioni speciali la
nostra gente partecipa in massa
al culto. Non sarebbe dunque il
caso di ripensare la funzione del
culto domenicale per restituirgli
un carattere d’interesse comunitario?
TORRE PELLICE — La giornata del 20.12 ha avuto un esito
soddisfacente. Monitori, Cadetti
e Società di cucito hanno visto
premiato il loro impegno dalia
numerosa partecipazione di bambini con i loro genitori. Tra i
vari incontri del periodo natalizio segnaliamo anche la Festa
della Scuola Domenicale dei Coppieri. Questi bambini hanno fatto una colletta in favore del progetto CEvAA della costruzione di
pozzi nel Ciad.
Come è ormai tradizione i giovani del Coretto e dei Cadetti
hanno presieduto le riunioni
quartierali e il culto alla Casa
delle Diaconesse.
VILLAR PEROSA — I culti del
tempo di Natale e di Capodanno hanno offerto a tutti l’opportunità di ritrovarsi intorno alla Parola del Signore per riflettere insieme sull’amore di Dio
incarnatosi in Gesù Cristo, che
oggi ancora ci chiama a testimoniare la lieta notizia di salvezza
e di riconciliazione, di vita e di
speranza Ch’Egli è venuto a proclamare alla nostra umanità.
Anche quest’anno abbiamo potuto incontrare gli operai dei tre
turni del locale stabilimento
RIV-SKF per rivolgere loro nel
refettorio centrale un messaggio
di circostanza ed offrire loro da
parte della chiesa un calendarietto dell’anno 1982.
La festa di Natale della Scuola
Domenicale s’è svolta nel salone
del convitto dove, accanto all’abete illuminato, i ragazzi hanno presentato al numeroso pubblico l’annunzio evangelico della
venuta di Gesù Cristo con un
programma di dialoghi, poesie e
canti.
Una parola di ringraziamento
ai giovani della PGEI (S. Germano Chisone-Villar Perosa) ed ai
fratelli Gianni Long (Pinerolo) e
Roberto Vicino (S. Secondo) per
il messaggio che ci hanno rivolto nel corso dei culti da loro
presieduti.
• Ai familiari del fratello Luigi Bertalot, originario di Pramollo, deceduto presso l’Ospedale di Pomaretto all’età di 67
anni dopo forti sofferenze dovute ad un male incurabile, rinnoviamo la simpatia e la fraterna
solidarietà nostra e della chiesa.
• Un cordiale benvenuto a Davide, giunto ad allietare Michele
Chambon e Silvana Gribaudo e
tanti auguri ai suoi genitori.
BOBBIO PELLICE — La chie
sa ha vissuto, durante le feste di
fine anno, alcuni momenti di vita comunitaria particolarmente
significativi. Il pranzo comunitario del 20 dicembre ha avuto un
esito favorevole grazie al buon
lavoro fatto dall’Unione Femminile. I partecipanti erano meno
numerosi del previsto, ma è stata comunque una bella occasione di fraternità, passata da grandi e piccoli nella gioia dello stare insieme. Il giorno di Natale
una numerosa assemblea ha partecipato al culto e si è ancora
ritrovata nel pomeriggio per circondare di affetto i bambini della Scuola Domenicale e del Precatechismo.
I catecumeni di 3" e 4" anno
hanno presieduto il culto del 27
dicembre, presentando una riflessione sul passo evangelico
dell’incontro di Gesù con Zaccheo. Questa meditazione ha pre
so lo spunto dalla rappresentazione teatrale che il gruppo « La
nuova ribalta », composto da giovani di Bobbio, ha dato la sera
del 2 gennaio. La commedia, dal
titolo « L’omino sul sicomoro »,
ha attirato un numeroso pubblico, che con nutriti applausi ha
inteso incoraggiare i giovani a
proseguire la loro attività con
rinnovato impegno.
• L’Unione Femminile ha avuto la riunione mensile il 3 gennaio. Dopo lo studio sul peccato
le sorelle dell’Unione hanno discusso della situazione finanziaria della chiesa, che non è in una
fase particolarmente rosea. L’Unione si incontrerà nuovamente
domenica 7 febbraio.
VILLAR PELLICE — Domeni
ca 20 dicembre si è svolta nel
Tempio la tradizionale « festa
dell’albero ». I ragazzi delle Scuole Domenicali del Centro e dell’Inverso, nel corso della mattinata, hanno presentato un programma di canti e di poesie natalizie. Molto interessante un
dialogo che ha rappresentato la
storia di Ruth. Il mercoledì, successivo la festa è stata replicata
all’Inverso dove, al termine, i
ragazzi hanno fatto visita alle
persone anziane del quartiere,
portando loro un piccolo dono e
cantando un inno.
Ili CIRCUITO
Incontro
dei concistori
I Concistori del III Circuito e
i componenti dell’Assemblea di
Circuito non membri di Concistoro sono convocati per un incontro che avrà luogo domenica
17 .gennaio, alle ore 14.30 nella
sala-teatro del Convitto di Pomaretto.
Tema dell’incontro sarà il problema dei matrimoni interconfessionali. Introdurrà il dibattito
una relazione del pastore Franco Giampiccoli.
L’incontro è aperto anche ai
membri di chiesa.
italiano, non riteniamo che oggi
un rilancio sotto forma di mantenimento e potenziamento delVattuale ginnasio-liceo abbia un
reale significato per la presenza evangelica alle Valli.
In questo senso alcuni di noi
hanno individuato una ipotesi di
rilancio del Collegio in una sua
totale ristrutturazione con la costituzione di una scuola di formazione « protestante », che sia
rivolta più al protestantesimo
italiano che alla sola realtà delle
Valli; e quindi una struttura che
non trasmetta in particolare la
identità valligiana o denominazionale, ma uno strumento al servizio del protestantesimo italiano.
Questa idea però, oltre al fatto
di essere solo abbozzata, da alcuni non è stata ritenuta valida,
e dagli altri difficilmente concretizzabile.
A nostro avviso è necessario
effettuare delle scelte di priorità
rispetto alle nostre opere, e saper
fare ciò quando è il momento
giusto, senza cercare di tenere
aperte istituzioni ieri valide e oggi poco utili.
~ Riteniamo quindi che oggi una
proposta organica di rilancio culturale delle Valli abbisogni di
metodi e strumenti di espressione diversi da una istituzione scolastica semi-privata: ci sembra
perciò che non si possa fare del
Collegio uno degli elementi fondamentali su cui puntare per una
riqualificazione della nostra presenza culturale in Valle. A nostro
avviso è preferibile sostenere e
rinvigorire altre opere che per la
loro testimonianza sono significative non solo alle Valli ma in
tutta Italia: per esempio i contributi dati al Collegio (in termini di soldi, di energie, di lavoro
e di pensiero) potrebbero essere
oggi impiegati con maggiore efficacia in altre opere di formazione; ne citiamo due a cui teniamo in particolare: Agape (fondamentale rispetto alle Valli; ina
non solo) e la facoltà di teologia
(fondamentale rispetto al futuro
dell’intera chiesa).
Il dibattito è ancora proseguito riscontrando il completo acco’do sulla chiusura della scuola media, data la presenza di una
scuola statale proprio a Torre.
Viste le posizioni che anche al
nostro interno non sono omogenee siamo consapevoli sulla validità della prosecuzioné del dibattito sull’argomento.
Pinerolo, 7-1-1982.
Coordinamento FGEI-VALLI
UNA TESTIMONE
Mimi
Cara Mimt \ il tuo ricordo è vivo nella Chiesa Valdese di Pinerolo, di cui sei stata custode per
circa sessant’anni. Hai servito la
tua Chiesa con umiltà e con spirito di dedizione, sempre pronta
a rendere servizio con bontà
semplice e spontanea.
Così ti ricordiamo a Pinerolo,
e la tua figura sorridente alla
porta del Tempio mancherà sempre a chi ti ha conosciuta, apprezzata ed amata. Molti di noi
hanno scoperto solo, quando sei
partita il lavoro di cura d'anime
che portavi avanti con tanta semplicità, senza farti notare. Anche
in città sei ricordata come l’amica dei poveri e degli emarginati.
La Chiesa Valdese di Pinerolo
ti è riconoscente.
L.M.
1 Maria Long, deceduta all’età
di 82 anni al Rifugio Carlo Alberto.
4
4 vita delle chiese
15 gennaio 1982
SERVIZIO CRISTIANO DI RIESI
Problemi e prospettive
A colloquio
con i lettori
L ultimo numero del 1981 del Bollettino del Servizio Cristiano di Riesi porta al centro la riflessione del gruppo sui
vent’anni dell’opera e sulle prospettive future. Pubblichiamo l’editoriale e parte del brano dedicato alle prospettive.
L’arciere vede la meta da raggiungere
sul sentiero dell’infinito.
Egli vi tende, con la Sua potenza
afflnché le Sue frecce
possano volare rapide e lontano.
Khalil Gibran
Vent’anni fa, quando siamo
venuti a Riesi, avevamo un solo
programma : essere strumenti
nelle mani del Signore. Quello
che sarebbe stato il nostro com■ pito preciso, quali attività sarebbero nate, quali sarebbero stati
gli sviluppi e Tavvenire non lo
sapevamo. Una cosa sola ci premeva: essere all’ascolto, essere
disponibili e rispondere facendo
ciò che ci sembrava essere la
volontà di Dio.
Dopo vent’anni di fatica, ma
anche di gioia, ci ritroviamo con
tanti interrogativi sul passato e
sul futuro dell’opera del Servizio Cristiano, ma sempre con lo
stesso desiderio: essere soltanto
degli strumenti nelle mani di Dio.
Tra intenzione e realtà c’è però spesso un gran divario. Possiamo chiederci se durante questo ventennio siamo stati veramente degli archi tesi dal Signore per raggiungere certe mete.
Durante questo periodo, più di
cento volontari son passati a
Riesi, offrendo il loro lavoro attraverso il Servizio Cristiano. Alcuni sono rimasti per anni e hanno lasciato un’impronta profonda. Altri, benché venuti per un
breve periodo, ci hanno arricchito con le loro riflessioni e la loro testimonianza. Altri ancora
sono stati all’origine di crisi che
ci hanno marcati. Ma per fortuna, una volta superati questi momenti difficili, si riesce a vederne anche il lato comico. Tutti
questi collaboratori, pur cosi diversi, hanno avuto una caratteristica comune: sono stati degli
archi nelle mani del Signore. Certi archi erano di legno resistente; altri di legno tarlato. Certi
avevano una corda fine, altri no.
Ma la qualità dello strumento
conta relativamente in mano all’Arciere.
La questione è allora di vedere
come gli archi sono stati tesi; se
hanno opposto resistenza o no.
Certi, volendo decidere del corso
della loro vita, hanno scelto le
proprie frecce e le hanno lanciate verso bersagli comodi. Altri,
più umili, si son lasciati piegare,
tendere, senza temere di spezzarsi e le loro frecce sono volate
rapide e lontano. Hanno fatto
centro oppure sono andate a vuoto? E’ difficile rispondere, perché vediamo solo le frecce che
ci cadono vicino. Le altre spariscono presto dalla nostra visuale e colpiscono al di là delle nostre possibilità di percezione. Per
TORINO
L’ecumenismo oggi
Su questo tema, nella Sala di
Corso Vittorio 23, restituita all’uso della Chiesa e in questa
occasione inaugurata, parleranno sabato 23 gennaio, ore 15.30 il
pastore Giorgio Girardet responsabile del servizio stampa della
Federazione Chiese Evangeliche e
don Renato Rosso, superiore dei
Carmelitani di Torino e membro
della Commissione ecumenica
diocesana.
noi possono sembrare frecce perse nel nulla, ma non per l’Arciere che ha una visione vasta, completa e un piano preciso.
Vent’anni fa si trovavano abbastanza facilmente dei giovani
che accettassero di venire a lavorare come volontari. Ora, sono rari quelli che si impegnano.
Il servizio, come l’arco, è considerato attualmente, un mezzo antico, superato. Infatti, permette
di sopravvivere, ma non di arricchirsi. Era utile, ma solo in
quanto strumento. Può essere efficace, ma non offre sicurezza,
né ripari. Oggi, la metafora del
carro armato sarebbe più adatta
per parlare del tipo di lavoro che
ognuno ricerca. Il suo aspetto
potente ispira timore e rispetto.
La sua perfezione tecnica risolve rapidamente ogni ostacolo. Il
guidatore lo manovra facilmente
e senza troppi rischi. Ma separato da tutto e da tutti nella sua
prigione di lamiera, non si rende conto quest’uomo che è lui la
prima vittima?
Hélène
E ora come andremo avanti?
(...) Per ora riusciamo a vedere tre soluzioni: a) che si possano trovare nuovi membri per
la comunità che vengano a dare
il loro servizio volontariamente
per un periodo abbastanza lungo
e vedano questo servizio inserito
in un contesto comunitario.
b) Se la Chiesa Valdese approverà l’istituzione di un ruolo
diaconale per chi lavora nelle
opere della chiesa, forse degli
italiani saranno più disposti a
venire a dare il loro servizio a
Riesi per alcuni anni.
c) Se le prime due soluzioni
non saranno attuabili, il lavoro
potrebbe essere affidato a degli
stipendiati, sotto il controllo di
un direttore. Allora il Servizio
Cristiano di Riesi rischia di non
essere più un movimento, ma di
diventare una istituzione.
Naturalmente le nostre speranze si concentrano sulle due
prime soluzioni. Ma dobbiamo
rimanere aperti ad altre possibilità, che non riusciamo neanche ad immaginare e che il Signore potrebbe offrirci. Abbiamo dei cervelli per ragionare ed
è giusto che li adoperiamo; ma
non dimentichiamoci che le possibilità di Dio non sono le nostre e che potrebbe presentarsi
un’altra via. Che il Signore dia
a noi e a tutti quelli che, in comunione con noi, cercano una
soluzione per quest’opera di saper cogliere il momento giusto e
le occasioni che ci vengono offerte per fare la Sua volontà.
Irene
RIFLESSIONE A INTRA E VERBANIA
Significato del battesimo
Sul tema del battesimo, dibattuto in questi mesi nelle nostre chiese nel quadro dei rapporti tra Battisti, Metodisti e
Valdesi, riceviamo questo intervento del pastore di IntraVerbania.
Esaminando nelle nostre riunioni comunitarie il 3° documento B.M.V. sul battesimo, abbiamo
avuto modo di fermare la nostra
attenzióne e la nostra riflessione
anche sull’art. 18 del RO/2 votato dal Sinodo 1967, il quale dice che « il battesimo amministrato dalle altre confessioni cristiane (compresa la cattolica romana) è riconosciuto », tanto che
« in nessun caso il battesimo viene rinnovato ». Però poi aggiunge che « qualsiasi atto (battesimo) imposto ai fanciulli senza o
contro la volontà dei loro genitori è contrario allo spirito dell’Evangelo e perciò nullo ».
Devo qui riferire che questa
disposizione sinodale e disciplinare (o regolamentare) ha suscitato in alcuni di noi perplessità
e riserve, in qualcuno addirittura
vivo sconcerto e netto rifiuto.
Veramente, anche a me non
sembra che ci sia molta coerenza di linea teologica tra il riconoscimento del battesimo amministrato da qualsiasi confessione
cristiana anche ai bambini e la
dichiarazione che e.sso diventa
nullo se esso viene amministrato senza o contro la volontà dei
loro genitori. Infatti, la prima affermazione mi pare che segua la
linea teologica pedobattista, che
riconosce il valore oggettivo di
questo sacramento, certo non ex
opere operato, ma come segno significante della grazia di Dio offerta e donata ad ogni uomo in
Cristo morto e risorto, grazia che
precede ogni nostra decisione (in
questo momento di riflessipne e
dibattito sul battesimo sarebbe
utile rileggere, oltre agli altri
scritti di autori oggi più ascoltati, anche il volumetto di Giovanni Miegge .sul battesimo dei fanciulli; suggerirei anche alla nostra Claudiana di vedere l’oppor
tunità di ripubblicarlo). Mentre
la seconda affermazione (che poi
è una negazione) abbandona improvvisamente questa linea e dà
valore più alla volontà umana
(quella dei genitori, non quella
del battezzato!) che al significato
oggettivo del segno sacramentale.
Certo, convengo pienamente
che un battesimo « imposto » non
viene amministrato- secondo lo
spirito dell’Evangelo e mi associo
senza riserve alla ferma condanna di un tale abuso. Però mi domando se dobbiamo arrivare
fino a dichiarare nullo questo
segno che, comunque, in sé, non
ha altro significato che quello
che avrebbe se venisse poi amministrato nuovamente da noi,
sempre con acqua, nel nome dell’unico e medesimo Padre, Figlio
e Spirito Santo. La sola differenza è che là mancava la volontà
dei genitori del bambino, mentre
qui questa volontà sarebbe
espressa. Ma allora, se facciamo
consistere la validità del battesimo nella volontà, o meglio nella
fede soggettiva espressa e confessata, non sarebbe meglio, sempre
per coerenza con quest'altra, diversa linea teologica, che ci decidessimo una buona volta ad abbandonare completamente il battesimo dei bambini e a battezzare soltanto i credenti dietro la
loro esplicita richiesta c in base
alla loro personale confessione oi
fede? Ma se per noi ha ancora significato e valore il segno del battesimo come espressione ed indicazione della grazia di Dio che
« non dipende né da chi vuole né
da chi corre » (Rom. 9: 16), allora cerchiamo di non trasferirci
su posizioni anabattiste, sia pure
per giusta reazione a certi abusi
e ner motivi disciplinari.
Agostino Garufi
I FATTI POLACCHI
Caro Eco-Luce
Da parecchie settimane aspettavo di
trovare nel nostro settimanale un accenno ai fatti polacchi — ma invano —;
ora, eccomi accontentata con l'articolo
di Giorgio Gardiol nel n. deH'8.1.'82.
Però, vorrei fare due domande a chi
di diritto:
1) La chiesa valdese — oppure la
Federazione delle chiese evangeliche
italiane — ha paura di ’prendere ufficialmente posizione davanti agli avvenimenti polacchi? Perché? Per paura di
imitare gli estremisti di destra o i
cattolici?
2) Mi pare che, a novembre ci sia
stato un incontro a Roma tra pastori
polacchi e protestanti italiani. Visto
che un contatto è stato stabilito tra le
chiese dei due paesi, .perché non mandar loro un incoraggiamento ufficiale
oppure materiale ptoiché sono fratelli
nella sofferenza?
Noi protestanti italiani siamo sempre
stati aiutati dall'estero, spiritualmente
e in denaro (vedere per i terremotati
eco.).
E se posso parlare d’una mia esperienza personale, avendo trascorso in
Francia tutto il periodo dell’occupazione tedesca, mi ricordo con quanta gioia
accoglievamo il minimo cenno di simpatia proveniente da chiese consorelle
estere. Bastava che qualcuno ci facesse sapere che ci capivano e che ci erano vicini per sentirci meno soli.
Con cordiali saluti
Louise Rochat, Torino
Per ciò che ci riguarda^ e cioè il
giornale, forse non è stato notato il
« punto di vista », a firma Giorgio Gardiol, comparso (per una volta con tempismo) sul numero del 18 dicembre.
« Libertà vo cercando, ch'è sì cara,
come sa chi per lei vita rifiuta ».
Il dramma polacco che il mondo segue con pietà ed angoscia, sembra
riassumersi nei ben noti endecasillabi
che, nel primo Canto del Purgatorio,
Dante fa pronunciare a Virgilio; la libertà, , la più preziosa ricchezza che
l'uomo possiede e che dovrebbe far
parte del suo patrimonio vitàle. Come
stupirsi se per la salvezza di questo
insostituibile bene, gli esseri umani si
ribellano alle condizioni che vengono
loro imposte con la violenza e lottano per non esserne privati? Non ne
troviamo forse numerosi esempi nei
secoli trascorsi, vicini e lontani e, del
resto, non potrebbe bastare la nostra
storia valdese, a dimostrare che l’uomo è nato libero e non dovrebbe esser schiavo di nessuno?
Ma noi cosa potremmo fare per venire in aiuto a questo disgraziatissimo
popolo, stretto fra potenze che hanno
sempre crudelmente soffocato le sue
ben giustificate rivolte? La gente laggiù
ha bisogno di tutto e la carenza di cibo si fa sempre più preoccupante. Per
evitare che le offerte non raggiungano
i veri destinatari, la Charitas e la Croce Rossa offrono la loro mediazione.
Questa sarà necessariamente l’unica
e più rapida via da scegliere e molti
di noi dovranno seguirla, dato che il
tempo stringe. Non dimentichiamo le
nostre responsabilità verso la sofferenza umana, fi Natale dovrebbe ricordarci che la " Pace in terra per gli uomini di buona volontà » venne annunciata
per tutti.
Lilian Pennington de Jongh, Roma
ECUMENISMO
E CATTOLICESIMO
Cari fratelli,
ho dunque ricevuto la lettera-appello
del moderatore della Tavola Valdese
per la sottosorizione di un abbonamento-sostenitore -per il vostro periodico.
Purtroppo già in precedenza, avevo
preso la decisione di rinunciare all'abbonamento p>er il 1982 per le seguenti
ragioni, principalmente.
Sono abbonato da due anni solamen
te in quanto membro di un'assemblea
dei « Fratelli », nonostante abbia « radici » familiari sia tra i metodisti che tra
i valdesi.
Ho voluto abbonarmi, soprattutto per
conoscervi meglio, ma l'opinione negativa che conoscevo di voi e del giornale mi è stata purtroppo confermata da
articoli che hanno offeso la mia coscienza di credente evangelico « protestante ». E sono: 1) Il continuo e martellante (annunci, articoli, notizie) discorso
suH'ecumenismo (coi cattolici). E mi
chiedo quale ecumenismo si può avere
con qualsiasi cattolico che riconosca
nel Wojtyla il capo della propria chiesa.
Papa che non torna ai roghi solo perché la legge non glielo permette!
2) la questione Irlandese: un vostro
articolo riportato da un articolo cattolico arriva parole povere a paragonare
la morte dei cattolici che facevano lo
sciopero della fame, a quella del Cristo.
Morte che dà la vita, si diceva! Morte
che genera morte, dico io, e i fatti
che sono seguiti! 3) Poi per finiire (è
tutto ciò che ora ricordo) lo scandalo
vero e proprio: « Solidarietà con Wojtyla » (in occasione dell'attentato) a caratteri cubitali, e in un angolino, come
generico » Punti di vista » una pacata
interpretazione del fatto.
No, cari fratelli, se questo sarà il
« servizio » che la « Luce » continuerà
a svolgere, non contribuirà aH'unione e
comunione tra i credenti dispersi, ma
ad una loro ulteriore « cattoficizzazione ».
Se necessario e utile pubblicate .pure
questa lettera che non è solo protesta
ma un invito alla riflessione.
Vostro in Cristo,
Ivano Ferrari, Pilastro (PR)
Mentre alcuni commenti al documento di studio sull’ecumenismo pubblicato sull Eco-Luce giudicano intransigente la posizione valdese-metodista
nei confronti del cattolicesimo, un lettore giudica l’Eco-Luce troppo morbido
nei confronti del papa. Niente di male. Le valutazioni di ciò che il giornale dice non sono mai univoche e questo riflette la varietà delle posizioni
dei lettori. Quello che tuttavia lascia
perplessi sono le motivazioni e gli
esempi addotti.
L opposizione a Wojtyla è dovuta al
fatto che si tratta di un papa che se
potesse ripristinerebbe i roghi? A parte
il giudizio piuttosto viscerale, che succederebbe se venisse un papa alla Giovanni XXIll? La nostra critica al papa
non è tanto rivolta alla particolarità
della persona quanto alla funziojie inaccettabile di un ministero monarchico
assolutista e sedicente infallibile.
E se un papa subisce un attentato,
visto che non siamo d’accordo con la
sua funzione dovremmo dire « ben ti
sta»? Dovremmo esprimere la nostra
solidarietà a qualunque uomo subisca la
violenza ma non al papa? Il che non
ci impedisce di riflettere sul perché è
il papa a subire un attentato (e
se questa riflessione è giudicata « pacata » l’aggettivo non può che farci
piacere).
E il digiuno dei prigionieri politici
irlandesi, per quanto la presentazione
che « Téinoignage chrétien » ne ha dato sia criticabile, è davvero qualcosa
che si può liquidare sulla base di una
qualificazione confessionale? Proprio
come protestanti non dobbiamo forse
ascoltare le voci che ci mettono in questione ?
Detto questo, non intendo affermare,
che nelle chiese valdesi e metodiste, vi
sia una uniformità di posizioni in tema ecumenico. Ma tra posizioni diverse (di cui a min conoscenza nessuna
favorevole al papato) intendiamo discutere anziché condannarci a vicenda.
E' quanto stanno facendo le chiese sulla base ilei documento su Ecumenismo
e cattolicesimo in vista di una presa
di posizione sinodale. Speriamo che in
questa come in ogni discussione lo si
faccia con Fintento di capire ciò che
l’altro dice. (Lg.)
Hanno collaborato a questo
numero: Mauro Albertetigo,
Gabriella Bartolozzi, Archimede Bertalino, Ada Boga,
Mario Campagnolo, Marcella
Gay. Raimondo Geme, Antonio Kovacs, Beniamino Lami,
Franco e Silvana Marchetti,
Bernard Oxenham, Teofilo
Pons, Paolo Ribet, Franco Taglierò, Esmeralda Tron.
5
15 gennaio 1982
prospettive bibliche 5
A PROPOSITO DI NOSTRADAMUS
Liberati dalla paura
Il senso del profetismo biblico e quello magico del nostro tempo
L’avvenimento di questi giorni sta nella vendita di un libro
che inizialmente non aveva conosciuto un grande successo:
« Nostradamus, storico e profeta ». Dopo 17 anni di decifrazione, il suo autore tenta di dimostrare che Nostradamus, questo
curioso medico provenzale del
XVI secolo, aveva predetto con
esattezza i più salienti avvenimenti del secolo XX. Le oscure
predizioni di questa raccolta hanno seminato il panico.
La rinomanza di Nostradamus
è sempre stata quella di un mago ambiguo. Ignoro chi fosse in
realtà. Ma ciò che mi è parso
del più grande interesse è l'intervista di un teologo pubblicata su
un settimanale francese.
Dopo avergli domandato perché fare una distinzione tra le
profezie di Nostradamus e quelle
della Bibbia, risnose: « Perché
esse sono di un’altra specie. 11
senso del profetismo biblico e di
quello non biblico (che si potrebbe qualificare magico) sono complessivamente differenti. Il profetismo biblico, infatti, è principalmente sollecito di chiamare alla conversione il popolo che lo
ascolta. Se annuncia delle catastrofi, è per far riflettere i
suoi ascoltatori alle conseguenze
dei loro peccati. La minaccia è
dunque condizionale, tanto è vero
che quando il profeta Giona annunzia la rovina di Ninive, egli è
tutto confuso nel vedere che
questa distruzione non si avvera.
Ma i Niniviti, nel frattempo, hanno accolto Lawertimento di Giona sul serio. Si sono pentiti, si
vestirono di sacchi, si sedettero
sulla cenere e Dio decise di risparmiarli » (Match n. 1684).
Quello che colpisce, tuttavia, in
questo « fenomeno » Nostradamus, è l’angoscia generale che rivela in seno alla popolazione. Gli
uomini di questo secolo vivono
sotto Fincubo della paura. Una
paura sorda, profonda del domani. Da questa assenza di
speranza emerge un pericolo,
che un commentatore riassume in questa maniera: « La gente è matura per acclamare qualsiasi tiranno, purché la rassicuri ». Il clima suicida in cui viviamo al presente nón sfugge più
a nessuno.
Eppure per quello che riguarda
il presente e il passato, come anche l’avvenire, ci vengono proposti dei testi sufficientemente chiari. Scritti per essere compresi da
tutti, essi sono alla portata di
ognuno di noi. La loro particolarità è quella di essere compietamente credibili, veri in ogni particolare. Raggruppati in un libro
convalidato, eccoli presentati alla nostra meditazione. Si tratta
della Bibbia!
La Bibbia rischiara il nostro
presente e getta un raggio di luce sull’avvenire. Occorre ascoltarla umilmente, ma senza archi
Sapienza di Dio
tettare dei pronostici azzardati
sul futuro che essa schiude ai nostri occhi, e senza abbandonarci
a delle temerarie ipotesi profetiche. Al contrario, il suo messaggio si propone piuttosto di
farci trovare consolazione ed incoraggiamento quando ci troviamo in distrette inevitabili, siano
esse d’ordine privato o politico.
« La tua Parola è una lampada
al mio pie’ ed una luce sul mio
sentiero» (Salmo 119: 105).
Speculare sugli ultimi avvenimenti, dipingere un grande affresco futurista coi foschi colori della disnerazione, è forse utile? Non sarebbe infatti preferibile, in tutta modestia, ascoltare Gesù, vivente attraverso i secoli, ed ancora presente sulle
nostre strade del futuro? Egli dice a tutti quelli che danno credito alla sua parola: « Non siate
con ansietà solleciti del domani;
perché il domani sarà sollecito di
se stesso » (Matteo 6: 34).
E’ oggi che Dio vuole rivelarsi
a noi, ristorarci, aprirci le porte
chiuse e liberarci dai nostri
meandri. Il « domani » non ci appartiene...
Il nostro Signore è sufficientemente competente, grande e previdente per non essere superato
dagli avvenimenti.
E. Moret, Radio Risveglio
(riportato dalla circolare
Testimonianza Evangelica
Valdese).
(segue da pag. 1)
comportamento, non procede più
dal pensiero dell’individuo, ma.
è manipolata e imposta da tutti
quei mezzi di divulgazione e di
comunicazione che vanno sotto
il nome di mass media.
E mentre nei secoli passati il
Potere si serviva e si sosteneva
sull'ignoranza e sul timore di potenze sovrannaturali, abilmente
manovrati dal trono e dall'altare,
oggi, un potere più subdolo e
perciò più minaccioso, si appoggia sulla manipolazione di una
certa cultura e in generale dell'informazione: televisione, stampa, radio, cinema, pubblicità,
mezzi di propaganda ideologica,
che addomesticano e ottundono
il pensiero, creando la banalizzazione di ogni cosa e un totale
disorientamento della pubblica
opinione.
Ed è anche cultura ipocrita
questo falso interesse che il potere dimostra nei confronti dei problemi che più ci toccano da vicino, cioè i problemi sociali del
nostro Paese nei confronti dei
quali Giacomo ci richiama a intervenire responsabilmente. Quel
potere che fa uso di una sapienza umana, a cui sempre deve es->
sere contrapposta quella "che
viene dall’alto’'.
La cultura che Giacomo condanna non è particolarmente il
sapere letterario, artistico, scientifico, ecc., che con la sua bellezza, profondità ed inquietudine
possa portarci alla ricerca di Dio,
ma l’arroganza tutt’altro che
mansueta, pacifica ed umile del
sapere ecclesiastico che ha anche la pretesa di qualificarsi come "sapienza di Dio". Ma l’unico,
reale potere di liberazione è in
Cristo, il quale solo rende man
sueti, umili, disponibili, privi di
ipocrisia, perché riscattati dall’assunzione di un atteggiamento
o prepotente o servile o equivoco.
La mansuetudine di cui parla
Giacomo non è debolezza o docilità, ma è la connotazione dell’uomo libero, convertito, che diventa uomo di pace, che si adopera e fatica per la pace, perché
ha veramente capito che cosa sia.
I credenti quindi sono chiamati a pensare che cosa vuol dire occuparsi e preoccuparsi dei
fatti quotidiani, come dice Giacomo: della vedova e dell’orfano,
di chi ha fame, di chi è malato di
solitudine, di chi è incompreso e
si è chiuso in se stesso, perché
la comunità non ha neppure tentato di sapere quali sono i suoi
pensieri.
Secondo Paolo i Greci cercavano la sapienza, i Giudei cercavano i miracoli, noi predichiamo
Cristo crocifisso e giudichiamo
unica sapienza la "follia della
croce”, che è anche un giudizio
durissimo nei confronti della sapienza terrena, e anche delle istituzioni ecclesiastiche, sia che si
tratti dei dogmi e dei precetti
imposti gerarchicamente dalla
chiesa romana, sia che si tratti
del rigido moralismo di un certo
protestantesimo. Entrambi hanno espropriato, nel corso della
storia, gli uomini umili, semplici,^
indifesi e sempre sopraffatti, li
hanno espropriati cioè dell’Evangelo, la buona novella che Gesù
era venuto a portare a loro per
primi, come liberazione, beatitudine e annunzio di perdono.
Riflessione preparata a Milano dal gruppo di zona valdometodista « Anguissola » e presentato nella chiesa metodista
di via Porro Lambertenghi.
I Corinzi 11: 23-26
II. - IL NUOVO PATTO
Il ricordo del futuro
L’apostolo Paolo cita qui una tradizione, che deriva da Gesù; un testo liturgico che l’apostolo utilizza per sottolineare
il significato della Cena per la chiesa e
la sua unità.
Punto centrale è il ricordo della passione di Gesù, della sua sofferenza e della
sua morte. Ma è un ricordo che va verso
il futuro : « finché egli venga », a rivelare
il suo onore e la gloria di Dio di fronte
a tutta la creazione. La Cena è direttamente connessa con il Regno di Dio. Gesù non berrà più vino finché non ne berrà nel Regno. Il vino che egli dà e il pane
che egli rompe sono caparra del Regno
che viene, anticipazione e inizio della gioia
del Regno : è « ricordo del futuro ».
Il mediatore
Gesù interpreta la sua morte come un
sacrificio che apre il Regno all’umanità.
Egli è stato dato nelle mani degli uomini,
che sono divenuti colpevoli della sua morte. La sua storia svela così i limiti delle
vie umane, ma svela anche il vero carattere di Dio, « perché Dio ha risuscitato
il Signore ». Dopo la sua morte, i discepoli hanno fatto esperienza della sua nuova presenza, esprimendola nella semplice
confessione « è stato risuscitato ». La nuova era è già cominciata.
Ora la nostra situazione è cambiata.
Anche noi possiamo ricevere la promessa di Dio e confidare nel fatto che la via
di Dio non è giudizio e morte, ma nuova
vita, comunione del regno. In questo Gesù è mediatore.
Senza l’Evangelo, l’impegno cristiano
per la pace e la giustizia sociale è minacciato dal dubbio e dalla superstizione.
Siamo debitori al mondo di questa testimonianza, che dà significato ad ogni azione responsabile e colma di speranza.
All'ascolto della Parola
a cura di Gino Conte
Il patto
La parola, qui usata da Gesù, può essere tradotta anche con testamento. Si ri
ferisce ad una relazione tra due partners,
Dio e il suo popolo, ma l’iniziativa resta
a Dio. Il patto di Dio ci dà tempo, spazio, occasione di pentimento nella storia.
Per questo c’è la promessa; a Noè che
non vi sarà più un diluvio; ad Abramo,
che Dio si creerà un popolo sulla terra e
gli darà la legge; a Davide, che la sua
casa sarà protetta.
Per questo ci si attende che Dio concluda un nuovo patto con l’umanità nell’ultimo giorno, quando con il suo Spirito
egli cambierà i cuori degli uomini, che lo
riconosceranno come Dio e vivranno in
comunione con lui. Questo è divenuto
vero in Gesù Cristo. Ogni confessione di
Gesù Cristo è un segno di questo nuovo
patto che si realizza.
La chiesa e il regno
La chiesa guarda a se stessa come al
popolo del nuovo patto. Si giustifica questa pretesa? Non è forse diversa l’attesa
del nuovo patto in Geremia, o la proclamazione del regno in Gesù? Il cattolico
modernista Loisy, all’inizio del secolo, ha
pronunciato la famosa frase « Gesù aspettava il Regno di Dio, e invece è venuta la
chiesa ». Anche il teologo svizzero E. Brunner ha definito la chiesa « un equivoco ».
Appena la chiesa dimentica che la venuta
del regno è il suo fine e il suo limite, diviene « sale senza sapore » perché perde
il suo fondamento e la sua prospettiva.
D’altra parte è falso porre in alternativa chiesa e regno. Se il regno di Dio significa reale comunione, allora deve essere preparato in mezzo a questo mondo,
nel quadro di una relativa autonomia
umana, dove si può decidere nei limiti di
una vita umana e di possibilità storiche
ristrette, dove si è confrontati col peccato e col male.
La chiesa testimonia di Gesù Cristo in
modo inadeguato, e non per nulla il pentimento fa parte della sua natura. Dobbiamo riconoscere con chiarezza i nostri
fallimenti. Ma anche ringraziare Dio per
ché non è mai cessata del tutto nelle chiese la consapevolezza della missione e la
proclamazione della grazia di Dio. Il regno di Dio è stato costantemente riscoperto, e la chiesa, peccatrice, ha testimoniato della infallibilità dell’Evangelo. E’
qui l’essenza della Riforma.
Nella storia della chiesa vi sono, accanto a molti abusi del nome di Dio, alcuni
momenti di luce cui, nella fede, ci si può
riferire.
Nel Nuovo Testamento ci si è rifatti all’eredità dell’Antico Testamento quando
si è interpretata la Cena del Signore come nuovo patto. Finché la chiesa proclama l’Evangelo e annuncia il regno che
viene è indispensabile al mondo. Non dobbiamo confondere le frontiere della salvezza con quelle della chiesa (pensando
ad esempio che fuori della chiesa non v’è
salvezza). Il giudizio non è nelle nostre
mani, ma piuttosto in quelle misericordiose di Dio. Ma senza la missione della
chiesa, l’Evangelo, la grazia di Dio sarebbe muta; potremmo dire allora che senza
la chiesa non v’è salvezza.
Dopo un paragrafo sul « carattere sociale della fede » che mette in luce i perù
coli dell’individualismo e di comunità
chiuse all’apporio delle diverse classi sociali, il testo così prosegue.
L’ecumenicità delia fede
La missione appartiene all’essenza della chiesa. Si è compresa la missione come propaganda, ma se esaminiamo attentamente i documenti biblici vediamo che
Paolo non ha fatto che fondare dei punti
d’appoggio per la vita delle chiese accessibili al maggior numero possibile dei residenti nelle provincie interessate. La comunità cristiana deve essere capace di
rivolgersi a nuove persone in modo comprensibile e di riceverle nella comunità.
Le differenze sociali non dovrebbero giocare alcun ruolo nella Cena del Signore.
Negli scritti giovannici la missione si
identifica con la vita della comunità : « da
questo conosceranno tutti che siete miei
discepoli, se avete amore gli uni per gli
altri ».
In Gesù, constatiamo una pratica che
si concentra sul popolo di Israele, in apparente contrasto con la sua fondamentale apertura a Gentili e peccatori. In
realtà, non si tratta di rinunciare alla
missione verso i Gentili, quanto piuttosto di una missione intensiva, che ha le
sue radici nell’Antico Testamento. Deve
esservi prima di tutto una comunità, capace di testimoniare all’umanità il Regno
di Dio. Il popolo di Dio dovrebbe essere
preparato a ricevere il flusso dei pagani
che giunge a Gerusalemme. L’atteso pellegrinaggio delle nazioni verso Sion era
visto come un segno del cambiamento radicale dei tempi. I pagani cercheranno allora il Salvatore, e l’apprendimento delle
sue vie.
Dopo la resurrezione di Gesù, i cristiani realizzarono che la vera Gerusalemme
non è legata al monte Sion, e che il tempio di Dio è la chiesa vivente che sorge
dove l’Evangelo è fedelmente proclamato.
Questo li condusse ad una missione verso
il mondo.
Oggi la missione interna è diventata di
nuovo una urgente necessità. La gente ci
conosce, ma non si trova a casa propria
nella chiesa, non ode nelle chiese una risposta chiara alle proprie domande sulle
« vie del Signore ». Non incontra nella
chiesa segni evidenti del Regno di Dio e
della presenza di Gesù, che pure è morto per lei. Spesso lanciamo degli inviti,
ma, a differenza che nella parabola biblica, ì nostri inviti sono spesso accettati,
ma non ne segue un banchetto. I nostri
culti non sono un’anticipazione della gioia
del Regno, a differenza di quelli di cui ci
parla il Nuovo Testamento, o di quelli
della riforma cèca, che riscopri, la gioia
nella comunione della Cena. Possiamo solo percepire i segni di un nuovo inizio:
la gente è interessata a conoscere la comprensione neotestamentaria della Cena
del Signore, ed assistiamo a molti tentativi di rinnovare la vita delle comunità
cristiane.
C’è troppa poca apertura e gioia tra
noi; spesso abbiamo troppi temi all’ordine del giorno, e troppo poco Evangelo.
E questo è vero per l’intera ecumene, ma
tanto più là dove si è cristiani sernpre
più per convinzione e non per tradizione.
Questo ci porta a contare sempre più su
Dio solo, come creatore e redentore.
6
6 fede e cultura
15 gennaio 1982
INTERVISTA A GIORGIO PEYROT
FRA I LIBRI
Concordato: revisione a tempi lunghi
Le due delegazioni hanno firmato la quinta bozza che potrebbe costituire il massimo dell’accordo possibile sul piano tecnico. Sul piano politico non sembra esserci fretta di concludere
Incontri ovattati
e cenni sfumati
— In riferimento alle dichiarazioni fatte in occasione della
presentazióne delle credenziali
dell’ambasciatore Ghelli in Vaticano ed al più recente intervento del papa nell’incontro avuto
con i partecipanti al convegno
dei giuristi cattolici, a che punto
si pensa si sia con la questione
della revisione del Concordato?
— Dopo tanti mesi di stasi e
a seguito di incontri ovattati da
impenetrabile silenzio, la questione della revisione del Concordato
sembra improvvisamente risvegliarsi per via delle dichiarazioni
pronunciate nelle due recenti cir.
costanze. Da un lato « il sincero
auspicio che le trattative per la
revisione consensuale del Concordato lateranense possano proseguire e condurre a soluzioni sapienti ed adeguate alle esigenze
della società civile e della comunità ecclesiale » su cui il pontefice romano ha voluto porre l’accento; dall’altra il timido cenno,
subito smorzato, all’impegno assunto dal governo per la revisione concordataria. L’ambasciatore
infatti ha richiamato « il contemporaneo incalzare di tanti ardui
problemi ed anche la dimensione
stessa dell’impresa » che « hanno
comportato tempi più lunghi di
quanto era stato previsto ed auspicato ».
Comunque, tutti sanno che le
due delegazioni hanno concluso
i loro incontri nello scorso febbraio firmando il testo di quella
che viene ancor oggi chiamata
la quinta bozza, ma che potrebbe
tuttavia anche costituire il quantum definitivo che si è ritenuto
poter consensualmente convenire
sul piano tecnico; un risultato
che però resta soggetto alla volontà dei vertici politici delle due
parti. Di certo non v’è che l’auspicio a che le trattative possano
proseguire.
Ma anche questo lascia perples.
si su quella che può essere la
valutazione vaticana circa l’operato delle due delegazioni. Del
pari, il cenno sfumato alla questione concordataria fatto dall’ambasciatore Ghelli, inducono a
ritenere che anche il governo italiano non abbia fretta a concludere, o quanto meno a concludere la revisione nei termini enunciati dalla quinta bozza.
Il fatto poi che il pontefice sia
tornato ancora una volta sulle
esigenze vaticane circa « il progetto educativo in Italia » che
« deve ispirarsi alla tradizione
cattolica » come egli ha voluto
ricordare ai giuristi cattolici, potrebbe dimostrare che su uno
dei punti cruciali della pur auspicata revisione, il testo ad oggi raggiunto non soddisfi la Chiesa romana.
Personalmente ritengo quindi
che v’è ancora una lunga strada
da percorrere per raggiungere
una revisione che ciascuna delle
parti possa ritenere sapiente ed
adeguata. Nel frattempo però
l’Italia si tiene quel Concordato
del 1929 che, tutto sommato, sta
ancora bene al Vaticano; tanto
più che la revisione dovrà di necessità fargli perdere qualche
penna.
Mancano le soluzioni
’’sapienti e adeguate”
— Come pensi che ora possano svilupparsi le trattative?
— Come ho detto, a mio avviso, occorre — salvo imprevisti
sempre possibili — prevedere
tempi lunghi. Del resto non è
forse senza una ragione che il
presidente Forlani, prima di passare la mano al presidente Spadolini, abbia reintegrata la delegazione italiana dopo la morte
del prof. Jemolo, chiamando a
farne parte, nello scorso maggio,
il prof. Paolo Rossi, eminente
giurista e profondo conoscitore
della materia concordataria.
Pertanto le trattative, volendolo le parti, potrebbero riprendere nel tentativo di risolvere o
superare i punti nevralgici per
i quali dal 1976 ad oggi non pare
siano state ancora trovate « soluzioni sapienti ed adeguate ». Si
tratta come è noto delle questioni legate ai temi degli enti e dell’insegnamento religioso nella
scuola pubblica. Ma di questioni
gravi da rivedere nelle bozze che
SI conoscono, ve ne sarebbero
molte altre, specie sotto il profilo dello sviluppo della vita democratica nel paese, della laicità
dello Stato e della caduta dei
vecchi privilegi discriminatori
non più giustificabili in una società pluralista come la nostra.
— La situazione politica attuale pensi che possa consentire di
giungere ad una conclusione?
— Mi sembra che l’attuale si
UNA PROPOSTA
Per una sepoltura più riformata
Un « Taccuino pastorale » pubblicato diversi mesi or sono osservava, a proposito di un funerale; « Dopo tutto Dio non è un
Dio dei morti ma dei vivi; che
senso ha fare alla fine un bel funerale in Chiesa evangelica? Uno
si domanda se non sia visto solo
come una bella "funzione” anziché una ricerca di udire l’evan gelo della nostra resurrezione in
Cristo ».
Perché allora la nostra Chiesa
non si fa promotrice di un cambiamento di mentalità nei riguardi delle nostre comunità su questo argomento? Mi sembra infatti che ogni cerimonia funebre
dovrebbe terminare su una nota
di speranza e non su una palata
di terra al cimitero. Per questo
propongo, come si fa del resto
già in alcune Chiese Riformate,
che il seppellimento preceda il
culto in Chiesa, e nel caso in cui
la famiglia preferisse lo svolgimento attuale, suggerirei di non
introdurre la bara in Chiesa.
La Sacra Scrittura non parla
di cerimonie funebri e si mostra
piuttosto severa al riguardo. Cristo stesso disse: « Lasciate i
morti seppellire i loro morti; ma
tu va’ ad annunziare il regno di
Dio » (Luca 9; 60).
Fu solo a partire dal Medioevo
che si assistè ad uno sviluppo
considerevole dei .servizi funebri
con devozioni ai Santi e ai martiri e a tutta una serie di superstizioni che nulla avevano in comune con un'autentica testimonianza cristiana. Fu per questo
che Calvino all'epoca della Riforma soppresse tutti i culti funebri e preconizzò una semplice
preghiera al cimitero. E’ interessante notare, come si legge nei
registri della Compagnia dei Pastori di Ginevra, che già fin dal
1556 si preconizzava dapnrima
il seppellimento poi una preghiera in Chiesa. Dal secolo XVI al
XIX i culti funebri furono soppressi e solo a partire dai primi
anni di questo secolo furono reintrodotti nella Chiesa Riformata
di Ginevra.
Ricordo che durante le lezioni
di Teologia pratica alla Facoltà
di Roma il professor Vinay ci diceva che anche un funerale pote
va essere l’occasione dell’annuncio del Regno di Dio. Ebbene, mi
pare che quanto ho detto sopra
non sia in contrasto con ciò che
Vinay insegnava e avrebbe il vantaggio che i parenti e gli amici
del defunto potrebbero essere
più sereni dunque più ricettivi
all’ascolto dell’annuncio dell’ Evangelo della Resurrezione.
La Chiesa Nazionale Protestante di Ginevra distribuisce un opuscolo ai membri in occasione di
un lutto in cui spiega il significato d’un servizio funebre. Non potrebbe la nostra Chiesa fare altrettanto?
Franco Giacone
ADISTA
Agenzia di informazione stampa
CAMPAGNA ABBONAMENTI 1982
ordinario 12.000
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Dalla sua origine a oggi per 15 anni consecutivi ha registrato
e trasmesso con puntualità e obiettività avvenimenti e documenti dell'area cattolica e laica.
tuazione politica non consenta
tempi brevi. La ragione ultima
di una dilazione mi sembra doversi rintracciare nel fatto che
non si scorge da entrambe le
parti una precisa volontà politica giustificata dalle concomitanti circostanze adatte a rendere
possibile una soluzione.
Forse nelle due sedi politiche
si valuta che le attuali «felici relazioni » correnti tra Vaticano ed
Italia, come ha voluto definirle
il pontefice, non debbano esser
turbate con una trattativa resa
infelice da un risultato sterile.
L’insegnamento delia
religione a scuola
— In merito all’insegnamento
della religione cattolica nella
scuola pubblica, che cosa richiede il papa che non sia già previsto nell’ultima bozza di revisione
del Concordato?
— L’insegnamento religioso e
l’esercizio statale della scuola
pubblica costituiscono a tutt’oggi il più rilevante mancato incontro tra le parti. Il ritorno del
pontefice su questo tema e l’accentuazione data alla rivendicazione che « la formazione dell’alunno » (non più del fanciullo
in quanto tale, ma dei ragazzi
nella veste di scolari quindi)
« non può prescindere dalla dimensione religiosa », ovviamente cattolica, dimostra che in sede
vaticana non si reputa soddisfacente quanto è stato progettato
come possibile soluzione nell’ultima bozza. È questa una riaffermazione di queU’integrismo incidente sul piano politico che è
sempre stato caratteristico nel
cattolicesimo polacco.
Nelle bozze di revisione ad oggi note, non si è riusciti a risolvere il problema, continuando
a girare attorno all’impostazione convenuta nel 1929. Non è
stata neppure varata la svolta
verso la facoltatività dell’insegnamento religioso cattolico. Pare si sia giunti soltanto ad affermare la facoltà, forse il diritto, di non avvalersene, per coloro che non desiderano ricevere un tale insegnamento. Pertanto la scuola pubblica rimarrebbe
confessionale, o quanto meno
confessionalizzabile per via della
condizionatura che le verrebbe di
fatto impressa. Il tema della laicità della scuola non è stato neppure sfiorato. Né si è considerato che invece di un insegnamento religioso — che di per sé
esula dai fini dello stato — si
potrebbe prevedere venga praticata nella scuola un’attenzione
al fatto di religione, per via della rilevanza che la fenomenologia
religiosa indubbiamente riveste
nell’ambito della società civile a
cui la scuola deve servire. Sembrerebbe quindi che al pontefice
non garbi nessuna innovazione e
gradisca soltanto un consolidamento della situazione impostata
nel 1929. Così operando egli si
dimostra agguerrito contraente:
è infatti sempre una buona regola quella di riaffermare le proprie tesi in assoluto fintanto che
non si sia pervenuti ad una soluzione soddisfacente. Tuttavia
agendo così si corre il rischio
di tirare troppo la corda.
a cura del nev
Hai rinnovato
l’abbonamento?
Dizionario
d'antichità
classiche
A distanza di diciott’anni dalla prima edizione italiana, esce
ora completamente ristrutturato
e aggiornato il Dizionario d'antichità classiche di Oxford, diretto da N.G.L. Hammond e H.H.
Scullard. L’opera, che si può definire monumentale, consta di 2
volumi per complessive 2480 pagine, ed è formata da 5450 voci
in ordine alfabetico, concernenti
letteratura, arte, scienza, mitologia, storia e leggenda, archeologia, religione, filosofia, diritto,
costume, vita sociale, economia,
musica, personaggi, luoghi, avvenimenti delle antiche civiltà
classiche, fino alla morte di Costantino.
Un lavoro dotato di ampio respiro, che è stato salutato come
un fatto rilevante di cultura internazionale.
Come è precisato nella premessa, in questi ultimi decenni
« il generale movimento di sintesi, sistemazione e classificazione
della cultura classica si è adeguato alle correnti storiografiche
dell’epoca... tornando ad una sorta di neo-positivismo culturale,
con l’accentuazione degli aspetti
materiali, politici, geografici, civili ed economici delle civiltà antiche, viste non più nel loro isolamento, bensì nel quadro dei loro rapporti con le civiltà vicine,
sopattutto medio-orientali... Molto maggiore spazio è stato perciò
dedicato ai dati oggettivi, documenti, notizie di geografia, storia, politica ed economia, pur
senza pregiudizio delle voci dedicate più propriamente alla letteratura, all’arte, alla filosofia. Il
campo è stato ampliato alle civiltà del Medio Oriente, del tardo Impero, agli scrittori del Cristianesimo ».
Nel complesso, un efficace strumento per studiosi e studenti,
ma anche per tutti coloro che, in
un modo o nell’altro, si occupano di quella affascinante realtà
rappresentata dal mondo classico. Un mondo che, tra l’altro, si
pone come sfondo al costituirsi
di documenti e al manifestarsi
di fatti che ci interessano da vicino, quali la formazione della
Bibbia e dei primi scritti cristiani, la storia di Israele e la nascita della Chiesa.
Aurelio Penna
gioventù evangelica
anno XXXI - n. 72 - dicembre 81
editoriale di Aldo Ferrerò;
studio biblico di Rita Gay;
La storia valdese contemporanea, di Giorgio Rochat;
Sul lavoro/4, articoli di Marco
Rostan, di Elena Bein Ricco;
Razzismo, articoli di Prexy Nesbitt, di Michaal James;
Bibbia, articoli di Jean Pierre
Molina, di Claudio Pasquet;
Dibattito: Parliamo di omosessualità e fede cristiana, intervista di Saverio Merlo a Ferruccio Castellano.
gioventù evangelica, via Luigi
Porro Lambertenghi, 28 - 20159
Milano — abbonamenti 1982;
annuo L. 7.000 - estero L. 12.000
- sostenitore L. 12.000 - versamenti su c.c.p. 35917004.
7
15 gennaio 1982
obiettivo aperto 7
CONTRO LA FOLLIA NUCLEARE
—È-' ■■
Pubblichiamo il documento degli 800 fìsici,
che in dicembre è stato presentato al presidente Pertini, con alcune note introduttive di
Franco Dupré, professore di fìsica alPUniversità di Roma e membro della Chiesa valdese
di P.za Cavour, che ne sottolineano l’importanza. 1 titoli sono redazionali.
Il documento è stato firmato da tutti (a
quanto mi risulta) i fisici che si è riusciti a raggiungere fino a quel momento:
nessuno si è rifiutato, pur estendendosi
l’elenco dei firmatari su uno spettro vastissimo di opinioni politiche.
Il merito di ciò va certo anche alla stesura, che è dovuta per la maggior parte
a Francesco Calogero, professore di fisica
teorica a Roma; egli ha una lunga competenza sui problemi del disarmo, dato
che da più di un decennio si occupa del
movimento Pugwash. Per questo motivo
egli è stato invitato ad Amsterdam nello scorso mese, per essere ascoltato nell’udienza internazionale che il Consiglio
Ecumenico delle Chiese ha tenuto sugli
armamenti e la pace.
Il documento è stato volutamente riservato a professori ed a ricercatori di fi
sica, cioè ad una ristretta categoria professionale, ciò che certamente gli conferisce una certa autorità.
A tratti esso può sembrare un poco deludente, perché non prende posizione
(per esempio sulla installazione dei missili a Comiso); ma proprio ciò mi sembra importantissimo, perché serve a mettere in evidenza un grosso equivoco di
base della società moderna, quello di delegare scelte fondamentali a tecnici ed
esperti, con ciò postulando una inevitabilità dei fatti.
Ma le scelte sono un fatto squisitamente
politico, a cui tutti siamo tenuti allo stesso modo, ed a cui gli esperti non sono
più competenti degli altri; essi dispongono di parte della informazione necessaria come base per le decisioni, e sono
capaci di analizzarla e presentarla correttamente: questo è perciò quanto si
deve chiedere agli « scienziati », e quello
che essi debbono fornire alla società; ma
essi non possono né debbono imporre
soluzioni, che dipendono sempre da molti
più parametri di quelli che sono di loro
specifica competenza: alla fine nelle scelte essi sono perciò altrettanto incompetenti, e noi siamo posti tutti sullo stes
so piano. È per questo che il documento analizza ed indica le opzioni possibili,
ma non sceglie: la scelta resta alla società, a cui esso si rivolge.
La vera funzione della scienza è invece
quella di cercare sempre di nuovo le descrizioni dei fenomeni che siano più aderenti possibili alla realtà, ciò che significa individuare nuove categorie di pensiero, nuovi concetti. In questo documento viene proposto il nuovo concetto di
sufficienza degli armamenti a scoraggiare
l’avversario che dovrebbe sostituire quello di parità; questo è il vecchio concetto
storico, che tuttora domina il pensiero dei politici e militari di tutto il
mondo, ma che ormai sta mettendo in
pericolo la sopravvivenza stessa della civiltà. Una simile proposta, nuovo strumento di analisi della realtà, è un importante contributo che dovrebbe essere raccolto e discusso.
Del testo è stata anche preparata una
versione inglese, di cui è stata iniziata
la diffusione attraverso i contatti interna.zionali dei fisici, p. es. al CERN di Ginevra.
Franco Dupré
In questo periodo in cui riprende la corsa al riarmo nucleare,
con un diretto coinvolgimento
dell’Italia, sentiamo il dovere, in
quanto fisici, di fornire aH’opinio.
ne pubblica un contributo di
chiarezza, fissando alcuni punti
sui quali, pur nella diversità delle nostre opinioni politiche e delle nostre affinità ideologiche, il
nostro giudizio è concorde.
1) Il potenziale devastatore
delle armi nucleari è enorme. Per
esempio, la più grande bomba
termonucleare esplosa finora ha
liberato, in una frazione di secondo, una quantità di energia
molte volte superiore a quella
complessivamente liberata in tutte le esplosioni avvenute in tutte
le guerre combattute dall’invenzione della polvere da sparo ad
oggi (comprese le due guerre
mondiali, i bombardamenti a tappeto in Germania e Giappone, le
bombe nucleari di Hiroshima e
Nagasaki, la devastazione del
Vietnam).
2) La corsa agli armamenti
nucleari ha raggiunto dimensioni abnormi: l’Unione Sovietica
dispone oggi di circa 7000 testate
nucleari strategiche e gli Stati
Uniti di circa 9000 (ciascuna testata ha la capacità di distruggere una città). Vi è inoltre un
numero circa due volte maggiore di armi nucleari « tattiche »,
molte delle quali hanno un potenziale superiore a quello della
bomba che ha distrutto Hiroshima e sono dislocate in Europa.
Un conflitto nucleare in Europa,
in cui anche solo una piccola frazione di queste armi venisse utilizzata, comporterebbe la totale
distruzione dell’Europa; moltissimi europei morirebbero subito,
e la maggioranza dei superstiti
invidierebbe i morti.
Ridurre ad ogni costo
3) È impossibile difendersi
dalle armi nucleari. Qualunque
guerra combattuta con armi nucleari non avrebbe vincitori; causerebbe per tutti i contendenti
morti e distruzioni su scala e
di natura mai sperimentate prima nel corso della storia umana.
4) Dunque il problema fondamentale è impedire ad ogni
costo l’uso di armi nucleari. La
via migliore per realizzare questo
scopo è la totale eliminazione di
tali armi; ma questo non è un
obiettivo di facile realizzazione.
Occorre però almeno impegnarsi
perché le armi nucleari si diffondano il meno possibile; per questa ragione molti di noi presero
pubblicamente posizione nel 1967
per sostenere il Trattato contro
la proliferazione delle armi nucleari (TNP) e la adesione dell’Italia a tale trattato. Oggi 115
Paesi militarmente non nucleari
hanno aderito al TNP che costituisce, (pur nel preoccupante
contesto di una proliferazione,
che non accenna ad arrestarsi,
degli armamenti nucleari dei Paesi che già ne dispongono) un valido freno alla incontrollata proliferazione delle armi nucleari ad
altri Paesi.
Un’idea insensata
5) Per quel che riguarda i
Paesi militarmente nucleari, ed
in particolare i rapporti fra le
due superpotenze, Stati Uniti ed
Unione Sovietica, è opinione diffusa che l’esclusione dell’uso
delle armi nucleari sia garantita dalla certezza che, ad una
aggressione nucleare (« primo
colpo»), corrisponderebbe una
risposta di rappresaglia (« secondo colpo»), che causerebbe la
totale distruzione del Paese aggressore. La relativa invulnerabilità delle armi nucleari strategiche attualmente esistenti (bombardieri a lungo raggio d’azione,
missili balistici intercontinentali
basati a terra, missili su sommergibili) e la enormità degli arsenali disponibili (ri% delle armi strategiche americane sono
sufficienti ad eliminare l’Unione
Sovietica come società civile; e
viceversa) garantisce largamente
tale capacità di rappresaglia.
6) L’enorme differenza delle
armi nucleari oggi operative rispetto alle armi convenzionali
usate nel corso della storia implica alcune conseguenze, che
contraddicono convenzioni sviluppatesi attraverso secoli; idee
ormai obsolete, che continuano
però a dominare il modo di ragionare di larga parte dell’opinione pubblica e di molti uomini
politici. Per esempio, per realizzare l’equilibrio del terrore non è
necessario che le due superpotenze abbiano lo stesso potenziale distruttivo, in una situazione
in cui i loro armamenti sono più
che sufficienti a distruggere l’avversario. In questo contesto, l’i
dea che una delle due superpotenze sia « più forte » dell’altra
è insensata; eppure si continua
a pensare in questi termini. Così, al concetto di sufficienza si
sostituisce, nel migliore dei casi, quello di parità; ma la parità
è difficile da definire: ognuna
delle due partì prudentemente
sottovaluta refficienza delle proprie armi e sopravvaluta quelle
deH’avversario. Ne consegue un
permanente stimolo per la corsa
agli armamenti, che ha portato
agli enormi arsenali attuali, ed
il cui esito sarà prevedibilmente
una universale catastrofe.
7) Come arrestare questo
corso suicida? La schematica analisi fatta più sopra suggerisce
che vi è, senza rischio, un largo
margine per iniziative, anche unilaterali, di limitazione e riduzione degli armamenti: per esempio,
l’ex ambasciatore americano in
URSS, G. Kennan (che non è
certamente un estremista) ha recentemente suggerito riduzioni
immediate del 50%. D’altra parte una politica di limitazione delle armi nucleari non può aver
successo se viene perseguita da
una sola parte. A questo proposito, siamo ben consci del fatto
che, laddove è possibile per gli
scienziati occidentali prendere
pubblicamente posizioni su questi temi anche in posizione critica rispetto ai loro governi, ciò
non è consentito nell’Unione Sovietica ed in altri Paesi deH’E.st
Europeo. Ma questa asimmetria
non può indurci al silenzio.
8) Come europei ed italiani
siamo particolarmente preoccupati della ripresa di una corsa
agli armamenti nucleari in Europa, con la installazione dei missili sovietici SS 20 (al ritmo di
uno alla settimana) e con la prospettiva della installazione di
nuovi missili americani sul suolo
europeo (108 Pershing II e 464
missili Cruise). Alcuni di noi ritengono che la « doppia decisione » Nato del dicembre 1979 (dare inizio aH’installazione dei mis.
sili Pershing II e dei missili
Cruise dal 1983; offrire ai sovietici di trattare per una limitazione e riduzione delle armi nucleari in Europa), decisione che è
stata condivisa dal governo italiano, fosse giustificata come
contraltare al programma di
« modernizzazione » dei missili a
media gittata sovietici (i missili
SS 20 sono molto più rapidi e
precisi dei missili che dovrebbero rimpiazzare, gli SS 4 e SS 5;
inoltre ciascuno di loro, a differenza degli SS 4 e SS 5, è dotato
di tre diverse testate nucleari).
Altri fra noi ritengono che tale
decisione sia stata un errore: perché non giustificata da una reale
necessità (vi sono già migliaia di
armi nucleari « tattiche » in Europa occidentale, e alcune delle armi nucleari strategiche americane sono comunque già assegnate
alla Nato); perché prelude ad
una ripresa della corsa agli armamenti in Europa, che renderà
tutti meno sicuri; perché la installazione di armi nucleari sul
proprio territorio (l’Italia si è
impegnata ad accogliere le basi
di lancio per 112 missili Cruise)
aumenta il rischio anziché contribuire a rafforzare la propria
sicurezza. Ma siamo tutti concordi nello sperare che la trattativa
sovietico-americana di Ginevra
porti nei tempi più brevi ad un
accordo che non solo arresti questa spirale di riarmo nucleare
in Europa, ma dia inizio ad un
processo di riduzione delle armi
nucleari; e soprattutto auspichiamo che gli Stati europei, e in particolare l’Italia, svolgano in ogni
sede internazionale e specialmente nell’ambito della Nato, un ruolo attivo e autonomo in questo
senso.
Fine della possibilità
di controllo?
9) I recenti sviluppi della
corsa alle armi nucleari in Europa sembrano finalizzati alla
eventualità di una « guerra nucleare limitata » in Europa. È
infatti in tale prospettiva che si
sviluppano armi nucleari il cui
scopo appare piuttosto quello di
combattere una guerra nucleare
sul campo che quello di dissuadere dall’inizio di una tale guerra. Per esempio, sia la cosiddetta « bomba al neutrone » che la
maggiore accuratezza e minore
potenza delle testate nucleari degli SS 20 ( rispetto agli SS 4 e SS 5
che gli SS 20 dovrebbero rimpiazzare) vengono spesso interpretate come passi in tale direzione.
Nutriamo il più profondo scetticismo sulla possibilità che un
conflitto nucleare in Europa pos.
sa mantenersi limitato: la prospettiva che esso sfoci in una
guerra nucleare totale, che significherebbe la fine della nostra
civiltà ci appare assai più probabile. In ogni caso — ed è nostra responsabilità di scienziati
mettere questo in chiaro — una
guerra nucleare in Europa, per
quanto limitata, comporta la distruzione dell’Europa stessa, su
scala enormemente più drammatica di quanto avvenne nella seconda guerra mondiale.
10) Un aspetto della introduzione di nuove armi nucleari in
Europa che ci sembra importante sottolineare riguarda la introduzione della versione strategica dei missili Cruise: missili volanti a bassa quota, di lunga
gittata, portatori di testate nucleari, molto precisi. I missili
Cruise hanno una larga flessibilità di impiego (da terra, dal ma.
re, dall’aria) e di ruoli (strategico o tattico, nucleare o convenzionale), piccole dimensioni (lunghezza 6 m, diametro 50 cm), costo relativamente basso. È presumibile che, una volta messi definitivamente a punto, vengano
prodotti in gran numero (prima
dagli Stati Uniti, poi dall’Unione Sovietica, e forse anche da
altri Paesi). Come conseguenza
di tutto ciò, risulterà messo in
dubbio il fondamento di qualunque limitazione (anche unilaterale) delle armi strategiche, e cioè
la sicura conoscenza dell’entità
degli arsenali strategici dell’avversario (che sussiste attualmente con il solo ausilio di mezzi
di osservazione nazionali, essenzialmente satelliti). Dunque, la
introduzione dei missili Cruise
compromette la stessa fattibilità
tecnologica (a prescindere dalle
difficoltà politiche) di accordi di
limitazione delle armi strategiche perché ne viene meno la verificabilità. Sarebbe dunque tragico se il progetto di installazione dei missili Cruise in Europa
(nonché le recenti decisioni americane di produrre questi missili
in larga scala e in varie versioni) desse il colpo di grazia al
tentativo di impedire il superamento di questa pericolosa, e
irreversibile, soglia: tentativo che
si sarebbe dovuto realizzare con
il Trattato SALT III (in tale prospettiva i missili Cruise basati a
terra e in mare sono stati proibiti nel Protocollo al Trattato
SALT II), e che occorre sperare
possa ancora aver buon esito
con la ripresa delle trattative sovietico-americane sulla riduzìo
{continua a pag. 12)
8
8 ecumenismo
15 gennaio 1982
LA SITUAZIONE NEL SALVADOR
Pubblicato il rapporto della
commissione d’inchiesta USA
"f- Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Coisson
Il Consiglio nazionale delle
Chiese di Cristo negli Stati Uniti ha inviato, lo scorso ottobre,
una delegazione di nove persone
tra cui William P. Thompson,
membro del Comitato centrale
del Consiglio Ecumenico delle
Chiese, con l’incarico di svolgere un’inchiesta sulla situazione
nel Salvador. Il rapporto della
delegazione è stato ora pubblicato.
I delegati hanno avuto l’occasione di incontrare numerose
persone tra cui i rappresentanti
delle Chiese battista, anglicana,
luterana, del Movimento degli
studenti cristiani, del « soccorso
giuridico» e dell’ASEAH, l’agenzia ecumenica di soccorso umanitario.
L’agenzia del Consiglio Ecumenico SOEPI riassume nel suo ultimo bollettino i risultati di questa inchiesta.
Situazione attuale
La morte è una realtà immediata e presente dappertutto :
assassinii, distruzioni di villaggi, fanno parte della vita di tutti i giorni. La gente vive in una
agonia permanente.
Le cose non stanno migliorando, anzi. Dall’ottobre 1979, la
giunta militare al potere ha accresciuto il suo potere e il terrore regna in tutto il paese.
Le violazioni dei diritti dell’uomo sono costanti. Nessun sistema giuridico degno di questo nome funziona nel paese. Secondo
l’opinione generale, gli atti di
violenza sono in maggioranza
perpetrati dalle forze governative.
Ovunque il ruolo degli Stati
Uniti è menzionato. Il loro appoggio massiccio alla giunta è
sottolineato in tutte le conversazioni.
E’ necessario menzionare infine la tragica situazione dei rifugiati all’interno del paese tanto
più che essi non beneficiano dell’aiuto che possono ricevere quelli tra di loro che hanno lasciato
il paese.
Quanto al futuro, esso non è
roseo. Il progetto, avanzato dai
militari, di tenere delle elezioni
nel 1982 è totalmente irrealizzabile. Per questo la maggior parte degli interlocutori della missione d’inchiesta rigettano questa offerta.
Tutti erano d’accordo nell’auspicare che il dialogo possa cominciare e che un negoziato si
instauri tra le parti.
Il ruolo delle Chiese
Le Chiese del Salvador stanno
giocando un ruolo prioritario e
costruttivo negli avvenimenti attuali, analizzando le cause profonde del dramma, fornendo una
assistenza legale e spirituale e
insieme l’aiuto materiale necessario a quelli che sono nel bisogno.
La Chiesa cattolica subisce attacchi in numero crescente, sia
sul piano della propaganda dif
famatoria che su quello fisico,
con l’assassinio di uomini, tanto
sacerdoti che laici.
La predicazione delle Chiese
diventa profetica, nello stesso
tempo segno di sfida e di solidarietà. I membri del gruppo inviato nel Salvador sono stati particolarmente impressionati dalla
giovane età dei dirigenti dei movimenti locali ecclesiastici e anche dall’impegno dei laici che testimoniano la loro fede. «Ringraziamo Dio per la comunità
cristiana nel Salvador, e crediamo che questo fatto ci interpelli
per testimoniare in modo autentico nei confronti degli Stati Uniti... ».
Le Chiese del Salvador non si
limitano a parlare di collaborazione ma la vivono. E’ così che i
battisti cooperano con i cattolici all’interno dell’ASEAH, l’agenzia di soccorso messa in opera
dal Consiglio Ecumenico delle
Chiese. Paradossalmente, diverse
Chiese sembrano essere revitalizzate dalla persecuzione in corso. Le comunità non cessano di
crescere.
Il martirio e il ricordo dell’arcivescovo Oscar Romero sono
una forza che ispira l’esempio
per i cristiani del Salvador siano essi protestanti o cattolici.
Il rapporto termina con una
lista di raccomandazioni fatte
alle Chiese e al governo degli
Stati Uniti perché cerchi una soluzione negoziata piuttosto che
militare, per il confiitto che lacera il Salvador e perché sia fornita assistenza ai rifugiati.
MESSAGGIO DELL’ARM ALLA CHIESA RIFORMATA DELLA POLONIA
La luce della grazia
nella notte della prova
In data 22 dicembre 1981 l’Alleanza Riformata Mondiale
ha diffuso un messaggio di solidarietà indirizzato alla Chiesa
riformata evangelica della Polonia. Al di là del tempo natalizio
ormai trascorso, il suo contenuto rimane valido e permanente.
Cari Fratelli e Sorelle in Gesù
Cristo,
tra qualche giorno celebreremo
il Natale. Per voi, nel vostro paese, questo avverrà in circostanze
drammatiche, piene di pericoli e
di incertezze. Vogliamo dirvi, a
nome delle altre 148 chiese, membro come la vostra dell’Alleanza Riformata Mondiale, quanto
noi siamo con voi nella preghiera, nella comunione fraterna e
nella speranza.
Natale è prima di tutto la venuta tra noi di Gesù Cristo, dopo
che tutti i tentativi di dialogo di
Dio con gli uomini erano falliti;
Gesù Cristo è il Figlio di Dio,
Convegno biblico
Dal 19 al 21 marzo avrà luogo
il Convegno « Conoscere IBE »,
nella nuova sede di Via del Casale Corvio — 00132 Borgata Finocchio — Roma. La quota di partecipazione per tutto il periodo
è di L. 15.000 di cui L. 5.000 devono essere inviate al momento
della prenotazione che deve essere fatta entro il 10 marzo, scrivendo a: Istituto Biblico Evangeiico - Via del Casale Corvio 00132 Borgata Finocchio - Roma.
Per il versamento ci si può servire del c.c.p. N. 41454000, intestato airi.B.E. - Casella Postale
11049 - 00100 Roma.
l'Inviato del Padre, che conobbe
la terribile sorte dei rifugiati perché già allora la libertà era minacciata, colui che più tardi
fu rinnegato perché già allora la
fede era messa alla prova, e che
fu crocifisso perché la verità doveva essere soffocata. E tuttavia
Egli è « l’Emmanuele », Dio con
noi, Dio tra di noi, il Risorto e il
Vittorioso.
Nel momento in cui prepariamo questa lettera ci giunge dall’Estremo Oriente un messaggio
dalla prigione dove il segretario
generale della Chiesa presbiteriana di Taiwan, il pastore ChunMing Kao è rinchiuso con una
condanna a sette anni. Ispirandosi al testo delTEvangelo di Matteo (4: 16), egli scrive; «Durante
il giorno la luna e le stelle non
ci appaiono nella loro chiarezza.
Ma nel più profondo della notte
la luce della luna e la luce delle
stelle è chiara e magnifica. Quando godiamo di giorni piacevoli,
possiamo dimenticare di contare
i numerosi doni di Dio e possiamo dimenticare di ringraziare
Dio per la sua grazia che abbonda. In mezzo alle tribolazioni tuttavia, grazie all’amore, il sostegno e la preghiera degli amici di
qui e d’oltremare, possiamo comprendere più pienamente il significato della grazia di Dio ».
Teniamo a condividere con voi
e con tutti i cristiani della Polo
nia questo messaggio di un prigioniero: la certezza che la grazia di Dio abbonda, anche nella
notte, nelle difficoltà e nella
prova.
In questo spirito, vi assicuriamo la nostra fedele intercessione.
•lames MeCord,
presidente
Edmond Perret,
segretario generale
Cercansi
volontari
Come in occasione di ogni Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese, anche in vista
di Vancouver 1983 l’organizzazione si sta occupando di trovare
un certo numero di stewards, giovani di vari paesi disposti a svolgere come inservienti i più diversi lavori che consentono alla macchina deH’Assemblea di funzionare: ciclostilature, traduzioni nei
giiippi, accompagnamenti, lavoro di ufficio, ecc. Non è richiesta
più di una delle lingue ufficiali
(inglese, francese, tedesco, spagnolo). 1 partecipanti di regola
si pagano il viaggio, ma sono previste borse di viaggio a integrazione della cifra che ciascuno
può impegnare. Chi fosse interessato ad inviare un’iscrizione
(che ha come data limite il 28
febbraio 1982) è invitato a mettersi al più presto a contatto con
Eugenio Bernardini,, a Torino,
tei. 011/744023.
Il primo ministro
del Vanuatu a Parigi
(BIP) — Il primo ministro del
Vanuatu (ex Nuove Ebridi) Walter Lini, pastore della chiesa anglicana, in visita ufficiale in Francia ha voluto incontrare il segretario della Federazione Protestante di Francia ed il segretario generale del DEFAP. L’incontro si è sviluppato intorno al tema della responsabilità dei cristiani nei confronti di un certo
numero di problemi che si pongono in quelle regioni del Pacifico (normalizzazione delle relazioni fra Francia e Vanuatu; situazione in Nuova Caledonia, esperimenti nucleari).
L’incontro è durato tre quarti d’ora ed ha avuto un carattere
di amicizia, fra cristiani che affrontano preoccupazioni comuni.
Contro l’apartheid
in Africa del Sud
(BIP) — Secondo il bollettino
di informazione della Federazione Luterana mondiale, la Chiesa
Metodista, una delle Chiese più
importanti dell’Africa del Sud,
con i suoi 2 milioni di membri,
di cui 350.000 bianchi, ha ufficialmente condannato la politica
razzista del governo definendola
« opera del diavolo ».
Da parte sua la Chiesa Presbiteriana (455.000 membri) ha invitato alla disobbedienza civile
invitando i suoi pastori a violare le leggi sull’apartheid, in modo particolare quelle che definiscono illegali i matrimoni misti.
Le 3 chiese riformate afrikaans
hanno reagito vivacemente accusando le due chiese di voler cercare uno scontro con il governo.
Invece la stampa di opposizione di lingua inglese e le chiese
anglofone come la Chiesa Anglicana (1.600.000 membri), si sono
felicitati con i responsabili metodisti e presbiteriani per la loro « coraggiosa presa di posizione ».
Vivace la risposta del governo. Il ministro degli interni ha
subito precisato che lo Stato
non riconoscerà i matrimoni fra
razze diverse e che i bambini
verranno considerati illegittimi.
Il Segretario generale della
Chiesa Presbiteriana ha dichiarato: « La chiesa non può rimanere
silenziosa davanti all’ingiustizia », ed il presidente della Chiesa
Metodista ha precisato: « abbiamo giurato di eliminare l’apartheid. È un’opera del diavolo!
Su ciò non faremo un passo indietro ».
I bianchi
nell’Africa del Sud
(Information) — Secondo un
giornale svizzero rimane solo più
poco tempo ai bianchi delTAfrica del Sud per rompere l’isolamento del loro paese. Devono
farlo loro stessi, lasciando da
parte quella politica pazzesca di
discriminazione economica, sociale e politica di circa 24 milioni di persone da parte di 4 milioni e mezzo di bianchi. Sarebbe un cambiamento di strutture
e di orientamento senza spargimento di sangue. A lunga scadenza. sarà la maggioranza nera a
portare allo scontro inevitabile,
e questo per mezzo della violenza, della guerriglia, e della rivoluzione. I bianchi sudafricani
hanno ancora tempo per fare
questa scelta. Ma non più per
molto.
Arginare il turismo
(SOEPI) — Secondo Ron O’
Grady, ex segretario generale
della Conferenza Cristiana d’Asia, sarebbe necessaria una politica di « arginatura » per ridurre gli effetti nefasti del turismo
di massa dei paesi ricchi verso
il terzo mondo.
Questa proposta è stata fatta
alla Conferenza Internazionale
su Chiese e turismo, che si è
svolta recentemente a Stoccolma, promossa dalle chiese svedesi e dal Consiglio Ecumenico.
O’ Grady ha dichiarato che era
arrivato con rincrescimento alla
conclusione che era urgente
« creare dei ghetti per i turisti
per tenerli isolati in una sorta di
Disneyland in ognuno dei paesi
del terzo mondo ». Ed ha aggiunto che queste « orde di turisti erranti » troppo spesso vengono ad inquinare la cultura ed
il modo di vita delle società del
terzo mondo. Anche se i 40 partecipanti alla Conferenza fossero in linea di massima d’accordo
che i 30 milioni di turisti che
ogni anno percorrono i paesi del
terzo mondo siano causa di problemi e di scompiglio, non tutti
hanno condiviso l’idea di creare
delle « riserve per turisti ».
Fra le altre questioni affrontate dalla conferenza: le false immagini create dalla pubblicità;
la differenza fra riposo, tempo
libero e divertimento; le questioni di proprietà e di controllo
dell’industria turistica; i viaggi
organizzati del sesso e della prostituzione verso i paesi dell’estremo oriente.
È stato anche notato che numericamente parlando i turisti
sono soprattutto nordamericani
ed europei e che molti si muovono all’interno dell’area dei loro
paesi industrializzati. Ci si è allora chiesto come le cattedrali
e gli altri edifici delle chiese possano diventare, per i turisti più
secolarizzati, dei veri centri di
incontro e di riscoperta del messaggio della chiesa.
200 anni di
libertà religiosa
(Information) — Con un appello del vescovo Sakrausky, rivolto a tutti i cristiani austriaci, a
frequentare più assiduamente i
culti, a rimanere ancorati alla
Parola di Dio, e ad essere una
chiesa per gli altri, è terminato
il giubileo della Tolleranza nella
sala delle feste di Vienna con la
presenza di 6.000 persone provenienti da tutte le regioni austriache. Circa 30 manifestazioni diverse hanno commemorato il Decreto di Tolleranza emesso dall’imperatore Giuseppe II, 200 anni fa, che, dopo un lungo periodo
di persecuzioni, riconosceva ufficialmente la religione protestante.
È stato il più grande incontro
dei protestanti austriaci con studi biblici, tavole rotonde, canti,
feste per i ragazzi, serate ecumeniche dei giovani, ed esposizioni.
Nella sua allocuzione introduttiva il presidente austriaco Kirschlàger, ha ricordato che il Decreto di Tolleranza ha portato la
« libertà di coscienza ». Ma oggi
ancora c’è molta intolleranza nel
mondo. La tolleranza deve cominciare nella più piccola cellula
delle nostre comunità, nella coppia, nella famiglia, sul luogo di
lavoro. Nell’incontro con il prossimo bisogna dar molto spazio
alla tolleranza.
9
15 gennaio 1982
cronaca delle Valli 9
SABATO 16 GENNAIO A TORINO
'^Asse
culturale^
Il Gen. Beckwith disse un giorno ai nostri progenitori: « O sarete missionari o non sarete nulla! ». Richiamo importante per
quei tempi e tale da portare delle conseguenze negli anni successivi. Ai giorni nostri la Tavola
Valdese, in una sua recente proposta, considera il rilancio alle
Valli « una questione di vita o di
morte per la nostra chiesa ».
Ma questo rilancio come lo si
deve fare? Conosciamo bene il
contesto in cui si inserirebbe?
Come tutti i nostri lettori sanno
questa ipotesi di progetto ha un
nome provvisorio in attesa che
gli si dia un volto ed un corpo
meglio definiti: al momento si
chiama « Asse Culturale ». Si spera che in futuro, divenendo adulto, acquisti una sua fisionomia,
sia in grado di camminare con le
proprie gambe ed agire. Ma qual
è la sede adatta per mettere a
punto questo progetto? Il laboratorio in cui fare le esperienze? Le
comunità già ingolfate nel mandare avanti il ménage quotidia'no? Le Conferenze distrettuali attanagliate dalle urgenze e dai regolamenti? I nostri istituti di
istruzione? La Società di Studi
Valdesi? Il nostro giornale? Indubbiamente ciascuno di questi
strumenti può essere una sede
valida per questo, a patto che accetti di inserire la propria rifles-sione nel quadro complessivo
dell’intervento degli altri.
Noi stentiamo a trovare una
sede di dibattito e di coordinamento, forse proftrio per questa
complessità e globalità dei problemi che, da una parte investono campi come quello religioso,
(il nostro sentirci comunità) e
dall'altra quello del vivere civile
(gli sbocchi di lavoro che condizionano gli spostamenti residenziali, il modo come qui alle valli
ci si amministra ecc.).
Qualche pungolo tuttavia per
una riflessione più attenta e non
superficiale ogni tanto traspare,
da chi ci mette in guardia dal pericolo che si focalizzi solo su
« cultura valdese », isolandola dal
contesto generale italiano col
quale comunque dobbiamo fare i
conti, a chi, favorevole all’iniziativa, chiede una più approfondita
analisi delle risorse reali sulle
quali basarci, infine ai recenti
interventi nel dibattito sul Collegio, in cui si nota chiaramente
uno spostamento dell'attenzione
sul rinnovamento spirituale come essenziale e prioritario a
qualsiasi iniziativa.
■ Ciò che è da augurarsi è che
nel nostro discutere non ci rinchiudiamo su noi stessi ma prendiamo il coraggio di esprimere
ipotesi libere da condizionamenti ed ancora che il protestantesimo italiano senta che è una parte di se stesso che si sta interrogando, e che sanpia esprimere
all’occasione idee e uomini.
In questo senso bene fa il Centro Sociale Protestante (CESP)
che già si è mostrato attento
in questi anni alle problematiche
di frontiera della nostra presenza, ad indire in questo fine settimana un incontro ad Agape col
titolo: « Chiesa Valdese e pinerolese ». Cogliamo anche questa occasione impegnandoci a fornire
ulteriori contributi a questa riflessione.
Adriano Longo
Una marcia per il lavoro
I cassaintegrati e i disoccupati richiedono di essere impiegati in lavori « socialmente utili » - Prime risposte positive delia Regione
Al primo posto della discussione tra i lavoratori nelle assemblee delle fabbriche e delle
scuole tra il 14 e il 20 gennaio
ci sarà il tema della « occupazione e dello sviluppo ». Così, ha
deciso il sindacato regionale ad
integrazione della piattaforma
sindacale nazionale su « inflazione e costo del lavoro ». E’ una
decisione che non vuole essere
una critica alla piattaforma nazionale, ma che è più aderente
alla realtà del Piemonte, una regione che vive una grande crisi
dell’occupazione con oltre 50.000
operai in cassa integrazione a
zero ore e decine di migliaia di
disoccupati, concentrati soprattutto nella provincia di Torino.
« L’occupazione è per noi una
questione centrale — dice un
membro del consiglio di fabbrica della Riv di Villar Perosa —.
Il solo criterio della lotta contro
rinfìazione non è sufficiente per
risolvere la crisi nella nostra zona : da un punto di vista sindacale non possiamo limitarci a discutere del costo del lavoro, di
avere una maggior produttività
se a questo non si accompagnano obiettivi chiari in merito al
mantenimento e alla creazione
di nuovi posti di lavoro. Non basta neanche « una marcia » ( che
i cassaintegrati sono riusciti ad
imporre al sindacato) ma ci vuo.
le lo strumento di sempre: lo
sciopero ».
Lo sciopero generale del Piemonte ci sarà il 28 gennaio, così
ha deciso il sindacato regionale.
Per intanto gli studenti hanno
deciso l’organizzazione di assemblee in tutte le scuole e la parte
cipazione alla marcia di sabato 16.
Anche i cassaintegrati si stanno muovendo. Si sono costituiti
in cooperativa e si stanno impegnando in lavori socialmente utili. Hanno costruito un grosso
iguana che sarà tra breve consegnato al sindaco di Torino perché venga collocato in un parco
pubblico per il gioco dei bambini.
Saranno alla testa del corteo
di sabato 16. « La nostra lotta —
dice uno di loro — ha come finalità quella di difendere il carattere industriale del Piemonte
e della provincia di Torino in
particolare. Non possiamo perdere la nostra identità di lavoratori, la nostra cultura, restando anni a far niente e continuare ad essere pagati. Certo noi
vogliamo un lavoro diverso non
alienato, ma soprattutto non vogliamo essere degli assistiti coi
soldi degli altri lavoratori ».
Questa loro domanda di essere utilizzati per lavori socialmente utili è stata accettata dalla
Regione Piemonte che ha elaborato recentemente cinque progetti di lavoro socialmente utili
che dovrebbero essere realizzati
dai lavoratori disoccupati e dai
cassaintegrati organizzati in cooperative.
T progetti si ispirano a criteri
di volontarietà, temporaneità e
straordinarietà e riguardano la
tutela del patrimonio forestale,
la formazione professionale, l’incentivazione di iniziative a carattere artigianale, lavori pubblici dei comuni e la protezione civile.
Questi progetti sono ora sot
POMARETTO
Potenziato l'acquedotto
Uno dei maggiori problemi che
Tamministrazione comunale deve affrontare e risolvere è quello
dell’acquedotto comunale.
Negli ultimi anni le falde acquifere si sono notevolmente abbassate lasciando le attuali prese praticamente asciutte; si rende perciò necessario ricercare in
profondità falde più ricche e
sufficienti sia a soddisfare l’attuale utenza, sia a rifornire le
borgate di Chiabriera alta e bassa,, oggi servite dall’acquedotto
privato della Filseta (l’azienda
ha più volte invitato il comune a
provvedere al rifornimento idrico delle suddette borgate, ritenendo di non poter più continua,
re a farlo con il proprio acquedotto).
Quando lo scorso inverno l’intero paese è. venuto a trovarsi
senza acqua, è scattato qualche
cosa di più che un semplice campanello d’allarme e, se pur tempestivamente si è intervenuti con
toposti ai sindacati perché questi li analizzino e verifichino in
concreto le disponibilità dei lavoratori ad effettuarli. In seguito saranno trasmessi al governo
per la sua approvazione.
La marcia di sabato è quindi
un importante momento di verifica del consenso sociale che il
sindacato è capace di organizzare sul tema dell’occupazione.
Il nome stesso dato alla manifestazione « marcia », che si richiama alle recenti marce per la
pace, si rifà per altro anche agli
anni ’50 in cui le lotte sindacali
erano sui temi della pace, del pane e del lavoro.
Ma per fortuna la situazione
oggi, anche se drammatica, non
è quella di allora.
Giorgio Gardiol
Furbi?
un aggiustamento provvisorio
ma senz'altro provvidenziale, fiul.
la ci può garantire che in un
prossimo futuro non si verifichino nuove interruzioni nelle erogazioni dell’acqua potabile.
Il progetto redatto dallo studio dell’ing. Calliero di Pinerolo
fin dal 1976, prevede pure, oltre
al rifacimento delle opere di presa, la costruzione di una seconda
vasca in località Gilli che, oltre
a garantire una riserva superiore
di acqua, faciliterà i lavori dì
manutenzione e di pulizia della
vasca oggi esistente. Il progetto,
dal costo di 90 milioni oggi certamente non più sufficienti, è stato
approvato dalle Autorità competenti dopo ben 5 anni di pratiche
burocratiche ed il Comune è stato autorizzato dalla Regione a
stipulare un mutuo con la Cassa
Depositi e Prestiti ufficialmente
perfezionato solo nel mese di
giugno ultimo scorso. Non rimane quindi che eseguire i lavori.
In base alla legge regionale n.
del 13 maggio 1980 si sta svolgendo
in questi giorni un censimento dei f igneti piemontesi. Dal 25 novembre
sono stati distribuiti ai Comuni i questionari della nuova anagrafe vitivinicola. che dovrebbe permettere una migliore programmazione economica.
Ma qualcosa sembra non funzionare:
in molti Comuni le risposte ricevute
sono state così scarse che il termine
della presentazione è stato spostato dal
31 dicembre ’81 al 31 gennaio ’82.
E' vero che i rinvii sono ormai così
abituali in Italia che uno si sente un
marziano piovuto qui per caso quando
fa il suo dovere entro la prima data
stabilita dalla legge. Eppure dovremmo
cominciare ad affrontare la famosa
<r questione morale » proprio da queste piccole cose, comportandoci da persone serie e non da furbi. In questo
caso poi, come in tanti altri, Veccessiva
furbizia individuale rischia di danneggiarci collettivamente. Ci lagniamo
delle contraddizioni della politica economica europea, ed è ormai una storiella quella della CEE che ti sovvenziona prima per piantare gli alberi e
poi per abbatterli, per risanare la stalla e poi per chiuderla. Ma come potrebbe succedere diversamente, se con
tinniamo a non fornire dati, o a fornirli inesatti, a chi dovrebbe programmare?
M. G.
ANGROGNA
Cultura contadina
La scuoletta Beckwith di Buonanotte, sabato 9 sera era affollata come raramente succede di
vedere. La riunione, che si è protratta sino all’una di notte, indetta dal Centro di documentazione della cultura contadina dell’Amministrazione del Comune
di Angrogna, mirava a raccogliere testimonianze e vecchie canzoni delle nostre terre. Tutto è
stato registrato.
TESSUTI
CONFEZIONI
ARREDAMENTO
Via Duca degli Abruzzi, 2 - PINEROLO (To) - (Telef. 0121/22671)
In breve
Alpe Codissart
VILLAR PFXLICE — Nello
scorso mese sono stati compiuti
lavori di spargimento di letame
nei pascoli dell’alpeggio di Codissart, utilizzati per circa due
mesi nel periodo primaverile ed
in quello autunnale da una parte
del bestiame della Stalla Allevamento di Villar Pellice. Durante
questi lavori si è riscontrato che
la semina sperimentale fatta dai
tecnici della Comunità Montana
sta dando buoni risultati. Sono
state sperimentate nuove varietà di erba da pascolo, che dovrebbero garantire uña migliore
e più redditizia alimentazione
del bestiame. I soci della Stalla
Sociale si augurano che questi
esperimenti possano continuare,
sempre con l’aiuto della Comunità Montana, negli anni successivi, ed essere estesi anche ai pascoli di altri alpeggi.'
Sempre a Codissart, si spera,
durante la primavera, di intervenire con lavori di cespugliamento e di spietramento, analo,ghi a quelli compiuti lo scorso
anno in altri alpeggi, al fine di
ampliare ulteriormente il terreno utilizzabile dal bestiame.
Festa degli anziani
VILLAR PELLICE — Domenica 13 dicembre la Pro Loco, in
collaborazione con l’Amministrazione Comunale, ha organizzato
un pomeriggio ricreativo dedicato alle persone residenti nel comune che hanno superato i settant’anni. L’incontro, a cui hanno partecipato una settantina di
« vecchi amici », alcuni dei quali
accompagnati dai familiari, si è
svolto in un locale messo a disposizione dal Comune. Il servizio di trasporto ha permesso anche a chi è residente nelle borgate più lontane dal Capoluogo
di intervenire. Così, a molti, che,
sia per l’età sia per le difficoltà
atmosferiche dovute alla stagione invernale, incontrano in questo periodo dell’anno difficoltà
nello scendere in paese, è stata
offerta l’occasione di trascorrere alcune ore in compagnia dei
loro coetanei. Nel corso del pomeriggio è stata proiettata una
serie di vecchie diapositive di
Villar Pellice, ed un gruppo di
ragazzi diretti dal maestro Paolo
Frache ha suonato alcuni pezzi
con il flauto. Al termine a tutti
è stata offerta una tazza di thè.
Scioperi nella scuola
Tra il 14 e il 21 gennaio si svolgeranno nelle scuole del pinerolese una serie di scioperi articolati.
Nelle scuole superiori gli scioperi saranno articolati per materie di insegnamento, mentre
nelle scuole materne e elementari lo scioperò sarà di una giornata giovedì 21 gennaio.
I motivi dello sciopero riguardano il precariato degli insegnanti, lo stato giuridico, l’applicazione del contratto, la riforma della
scuola secondaria superiore, il
diritto allo studio.
NUOVO STUDIO
di ARCHITETTURA
Arch.
MARCO DEBETTINI
10066 TORRE PELLICE
Viale Dante, n. 5
Tel. (0121 ) 91363
(con segreteria telefonica)
10
10 cronaca delle Valli
15 gennaio 1982
FRALI
Il nuovo ponte di Ghigo
Dopo alcuni inspiegabili rinvii,
che già avevano fatto temere il
peggio, finalmente martedì 29 dicembre è stato regolarmente collaudato ed immediatamente aperto al traffico il nuovo ponte sulla provinciale Perrero-Prali posto alringresso di Ghigo che sostituisce quello costruito dalla
ditta Tissore e Sugliano ed inaugurato nel 1929.
La piazza e l’abitato sono stati quindi liberati dal traffico caotico e dai continui ingorghi che
minacciavano, in corrispondenza
delle festività di fine anno di paralizzare completamente la circolazione soprattutto in direzione degli impianti di risalita.
Si è quindi conclusa felicemente la vicenda relativa alla costruzione del nuovo ponte, che dovrà
ancora essere asfaltato all’inizio
della bella stagione, il cui iter
burocratico è stato, a quanto pare, piuttosto burrascoso, tanto
che si è più volte temuto che l’opera non potesse essere conclusa
prima dell’inizio della cattiva
stagione.
Con l’apertura al traffico ed il
ritorno alla normalità, si sono
smorzate le polemiche e sembrano appianate le molte ed imprevedibili difficoltà emerse durante le varie fasi di progettazione
e di esecuzione dei lavori. Il nuovo ponte, lungo 42 metri e largo
7 metri e 17, è costituito da travi in cemento precompresso che
poggiano su due piloni in calcestruzzo. I lavori di demolizione
e di ricostruzione sono stati eseguiti dalle ditte Gaydou e Valle
per conto della Geomet con un
costo complessivo che supera i
200 milioni. Unico neo, che salta subito agli occhi anche di un
profano, la mancanza di un marciapiede, della larghezza di almeno un metro, per lo meno su un
lato del nuovo ponte, dato l’in
PERRERO
La “casa Poèt
3J
PERRERO — La sistemazione tenuto il nuovo contributo, si
della « Casa Poét », piccolo edificio situato nel centro di Ferrerò
e di proprietà della Tavola valdese', è nuovamente stata presa
in esame dal Consiglio comunale
nella sua ultima seduta.
La « Casa Poèt », un tempo
probabilmente una delle più graziose abitazioni del capoluogo, è
ora in stato di totale abbandono, quindi la Tavola valdese che
l’ha ereditata parecchi anni fa,
aveva accolto la proposta della
passata amministrazione di ripararla contemporaneamente all’albergo « Regina ».
Nella richiesta di contributo di
200 milioni, 40 sarebbero serviti
a tale scopo, destinando gli alloggi all’edilizia popolare; la Tavola avrebbe stipulato un contratto di comodato con il Comune che avrebbe riscosso gli affitti
per 25 anni.
Nel corso delle trattative gli
anni sono diventati 35, ma la questione si è trascinata per le lunghe, sia per il cambio dell’amministrazione di Ferrerò, sia perché il CO.RE.CO. aveva richiesto maggiori precisazioni sull’interesse del Comune in questa
operazione.
Intanto si erano appaltati i lavori di sistemazione dell’albergo
« Regina », i quali, come ha appunto spiegato il sindaco nella
seduta del Consiglio, sono stati
più onerosi del previsto e hanno
ingoiato anche il finanziamento
previsto per la « Casa Poèt ». Sono stati quindi richiesti altri 43
milioni, ed è sperabile che, ot
dia effettivamente inizio ai lavori. L’interesse del Comune ormai è fuori discussione perché
gli anni di riscossione degli affitti sono diventati cinquanta.
Ci si potrebbe a questo punto
domandare quale sia invece l’interesse della Tavola valdese, che
tornerà ad avere piena disponibilità dell’immobile soltanto dopo mezzo secolo. L’unico vantaggio è infatti quello di non assistere più al lento disfacimento
della casetta, situata, come si è
detto, in posizione centrale nel
paese o di non essere costretti
a vendere per pochissimo un
immobile avuto in eredità da
persone che hanno inteso manifestare in questo modo un interesse per la propria chiesa.
L. V.
tenso traffico pedonale che vi si
verifica in ogni stagione.
Dato che una parte del malumore serpeggiato tra la popolazione, oltre che alle lungaggini
non sempre « capite » dai non
addetti ai lavori, pare fosse dovuto al timore che l’ingente spesa sostenuta per rifare il ponte
potesse nuovamente compromettere l’inizio dei lavori di costruzione dei parava, anghe, ci pare
doveroso dire che da fonte bene informata abbiarpo appreso
con sollievo che un primo lotto
di lavori, per un importo di 90
milioni, sta per essere appaltato
e consisterà nella costruzione di
un primo riparo della larghezza
di 18 metri in località Parocialancio, subito dopo il ponte di
Rodoretto.
Un secondo lotto, per un importo di 350 milioni di cui 110
già coperti da mutuo, è in avanzata fase di progettazione e consentirà l’allargamento e la copertura della strada provinciale
in località Pont d’ià Ciabbra, altro punto critico per la sempre
incombente minaccia di caduta
di slavine.
Non resta quindi che da augurarsi che, con l’arrivo della bella stagione, si possano vedere
iniziati quei lavori di protezione
della strada, sempre procrastinati con i ben noti intralci alla
circolazione e conseguente isolamento di tutto il vallone di Frali.
erregi
Chi non aveva la mutua » nel 1980 e 1981
Entro il 30 gennaio 1982 coloro che prima dell’entrata in vigore
del servizio sanitario nazionale non erano iscritti a nessun ente mutualistico e i cittadini stranieri residenti in Italia dovranno versare
sul ccp 25347006 intestato a INPS Ass. Malattia S.S.N. (modulo che
si può ritirare presso gli uffici INPS) le somme dovute per i contributi obbligatori per l’assicurazione malattie per gli anni 80 e 81.
La misura della contribuzione è la seguente:
per i cittadini italiani:
• per ciascuno degli anni 80 e 81 si dovranno versare 300.000 lire
maggiorate del 3% del reddito imponibile Irpef fino ad un massimo di 1.500.000 lire.
• se in ciascun anno il reddito non è superiore a quello della pensione sociale (nel 1980 era di lire 1.385.150 e per il 1981 è di lire
1.653.650) il contributo è di sole 100.000 lire annue;
• se nel corso dell’anno il cittadino è passato da «mutuato» a «non
mutuato » e viceversa occorre distinguere due casi. Se la condizione di « mutuato » è stata inferiore a 180 giorni si dovrà pagare solamente il contributo nella misura fissa (300.000 lire).
Se la condizione di « mutuato » è stata superiore a 180 giorni
non si dovrà pagare alcun contributo.
per gli stranieri:
• per ciascun anno 1980 e 198r" essi devono versare 300.000 lire
maggiorate del 3% del reddito imponibile Irpef. Se essi non sono tenuti alla dichiarazione dei redditi, debbono versare un contributo annuo di 600.000 lire.
per chi deve pagare per la prima volta nel 1981
• deve pagare la quota fissa di 300.000 lire. La quota aggiuntiva
del 3% del reddito imponibile Irpef verrà pagata entro il 30 giugno 1982.
Sono esclusi invece dal pagamento del contributo i pensionati
e gli italiani che hanno redditi tali da essere esentati dalla dichiarazione Irpef. Il contributo serve inoltre anche per l’assicurazione malattie per tutti i familiari a carico.
• Gli interessati, residenti nel pinerolese, possono rivolgersi agli
uffici INPS, viale Kennedy 3 a Pinerolo.
POMARETTO
La scuola materna
La scuola materna di Pomaretto ha una storia lunga alle
spalle, prima come scuola privata valdese, poi come scuola statale negli ultimi anni. L’attuale
edificio che ospita la scuola materna venne costruito all’inizio
del 1900, fu portato a termine nel
1908, .soprattutto grazie all'aiuto
di Comunità tedesche. Ma la
scuola rimase aperta pochi anni
poi dovette chiudere per mancanza di fondi.
L’edificio venne in seguito ristrutturato e nel 1961 la scuola
materna fu riaperta con finanziamenti della comunità valdese
locale, con il contributo delle famiglie che mandavano i bambini
alla scuola, del comune, dello
stato e saltuariamente, della provincia e di istituti di credito.
Nel 1976 la comunità valdese
di Pomaretto, tramite l’assem. blea di chiesa, deliberò la chiu.sura della scuola materna privata, permettendone così il passaggio a scuola statale, che continua
tuttora ad essere ospitata nei locali della chiesa valdese.
Abbiamo chiesto qualche informazione suH’andamento at
tuale della scuola materna alle
insegnanti.
L’orario di apertura è di otto
ore, dalle otto alle sedici.
I bambini frequentanti sono 20
e la maggior parte ha entrambi
i genitori che lavorano.
La mensa è autogestita dai genitori; la retta è di L. 600 a pasto più lire 3,000 di anticipo mensili; il prezzo del pasto sarà probabilmente aumentato all’inizio
dell’anno nuovo, in quanto non
si riesce con questa quota a coprire le spese.
II comune copre le spese per
l’afFitto dei locali, per il riscaldamento, la luce ecc. e mette a
disposizione una cuoca.
I rapporti con i genitori sono
buoni, anche se le insegnanti lamentano il fatto che in genere
l’interesse verso la scuola deve
essere sollecitato.
Le difficoltà più gravi a cui devono fare fronte sono dovute ai
locali che sono vecchi, in parte
inadatti e umidi.
Inoltre c’è carenza di materiale di cui vorrebbero disporre per
un migliore rendimento didattico.
F.S.M.
Società
di Studi
Valdesi
Notizie
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Nell’anno 1982 ricorre il 450” anniversario del « sinodo di Chanforan », cosi
si indica abitualmente l'assemblea di
valdesi che nel 1532 decise l'adesione
delle popolazioni valdesi alla Riforma
protestante. Cinquant'anni fa, nel 1932,
la data venne ricordata con una serie
di manifestazioni e suscitò un vivace
dibattito aH’interno delle chiese valdesi.
Anche quest'anno la data sarà ricordata
e forse dibattito vi sarà, non sappiamo
ancora dove, come e fra chi. La S.S.V.,
la Tavola e la comunità di Angrogna
hanno abbozzato un programma che
verrà diffuso agli amici in Italia ed
all'estero che intendono associarsi a
questa ricorrenza. Ne diamo sin d'ora
le linee principali:
15 agosto: Giornata Valdese;
20-21 agosto: Convegno storico:
22 agosto: Culto commemorativo;
12 settembre: Giornata commemorativa.
La giornata del 15 agosto avrà luogo
quest'anno nella Val Pellice, un momento sarà riservato per la rievocazione
di Chanforan,
Il Convegno Storico, organizzato come ogni anno dalla SSV, e anticipato
quest'anno per favorire la partecipazione, riserverà naturalmente uno spazio
all’esame dei problemi connessi con
l’adesione dei Valdesi alla Riforma.
Domenica 22 si terrà nella località di
Chanforan un culto commemorativo, al
mattino, a cui prenderanno parte tutti
i deputati al Sinodo e pastori presenti
a Torre Pellice.
La giornata commemorativa, che si
terrà il 12 settembre, giorno di apertura del Sinodo nel 1532, a Chanforan
sarà naturalmente centrata sul 450"
anniversario dell’avvenimento.
Si ricorda il Pellegrinaggio organizzato nel Rio de la Piata in visita alle
chiese di quella zona dal 7 al 21 febbraio. Per l'iscrizione o informazioni
rivolgersi a Livio Gobello, Asilo Valdese, Luserna S. Giovanni, telefono (0121)
90.285.
11
15 gennaio 1982
cronaca delle Valli 11
LE ALTERNATIVE AGLI ISTITUTI PER MINORI - 2
DONI
Cos’è l’affidamento familiare
Da alcuni anni esiste un nuovo modo di venire incontro a
bambini in difficoltà: si tratta
dell’affidamento familiare. Non è
tuttora regolamentato giuridicamente ma Regioni, Provincie, Comuni e Comunità Montane cercano, giustamente, di promuoverlo in quanto, di fronte alle
lungaggini e alle difficoltà di applicazione della legge sull’adozione speciale, l’affidamento familiare rappresenta sicuramente
l’alternativa migliore al ricovero
in istituto. Ma che cosa è esattamente l’affidamento familiare e
in che cosa si differenzia dalla
adozione?
L’affidamento familiare consiste nell’accogliere nella propria
famiglia un bambino (piccolo o
adolescente) di un’altra famiglia
che per vari motivi non è in grado di occuparsi validamente del
minore. Si tratta dunque prima
di tutto di un servizio sociale. A
differenza dell’adozione, l’aflfìda-'
mento non crea alcun legame
giuridico tra il minore e la famiglia aflfìdataria, anche quando
è a tempo indeterminato. Essendo un servizio sociale, l’affidamento è retribuito con un contributo mensile per mantenere
ed educare il minore. Di regola,
la decisione di affidare un bambino avviene col consenso della
famiglia di origine e tramite il
servizio sociale del Comune o
della Comunità Montana. Chiun
que può prendere in affidamento
un minore, anche una persona
sola, senza limiti di età. L’unico
requisito è la disponibilità e la
capacità ad educare il figlio di
un’altra famiglia, mantenendo
rapporti regolari con quest’ultima.
Come per l’adozione speciale,
però, gli aspiranti affidatari vengono attentamente selezionati,
sia per affidare il minore alla famiglia più idonea, sia per accertare che dietro alla richiesta di
affidamento non si nascondano
secondi fini quali, per esempio,
il bisogno psico-patologico dell’adulto di avere un bambino o
il tentativo di aggirare gli ostacoli posti dall’adozione speciale,
ecc... Non solo dunque l’affidamento familiare viene deciso dall’Ente pubblico ma viene anche
seguito permanentemente da quest’ultimo: la famiglia (o la persona) affidataria non viene abbandonata a se stessa ad affrontare da sola i problemi dell’inserimento del bambino nel nuovo
nucleo. Oltre al sostegno tecnico
dei servizi sociali sono previsti
incontri regolari tra affidatari
per discutere tra di loro dei problemi posti dall’affidamento. In
cuesto modo le famiglie affidatario non solo non si sentono isolate ma si pongono come veri e
propri operatori sociali, consapevoli di svolgere un servizio socialmente utile.
Lettere all'Eco delle Valli
APPELLO
Il giovane africano, Mupata Matzonghi, attualmente ospite dell'Uliveto, è
stato derubato di tutti I suoi risparmi
nella notte del 30 dicembre. Gli ignoti
ladri si sono introdotti nella stanza
dove dorme, nel fabbricato dell'lstitu
to medico-pedagogico Uliveto di Lucerna S. G. e dopo vandaliche ricerche
sono riusciti a trovare i risparmi, accantonati in diversi mesi (circa 600.000
lire).
Mupata che dopo un periodo di studio in Austria in una scuola di pedagogia si trova ora all'Uliveto per un periodo di osservazione e di pratica nel
servizio agli handicappati, svolge volontariamente lo stesso lavoro degli altri educatori, percependo solo un contributo per le spese personali che meticolosamente accantona per pagarsi il
viaggio di ritorno in Zaire.
La sfortuna ha quindi colpito un giovane desideroso di imparare e di approfondire le sue conoscenze nel settore medico-pedagogico, e come spesso
avviene il furto è avvenuto verso una
persona estremamente bisognosa e per
nulla ricca.
Vogliamo perciò aprire una sottoscrizione per essere realmente solidali con
Mupata e per restituirgli ciò che gli
è stato ingiustamente tolto. Invitiamo
perciò i fratelli e le sorelle delle chiese locali e tutti i lettori de « L'Eco »
a sottoscrivere con offerte in denaro
che possono essere versate presso:
il negozio « Macrabò », Via Arnaud 31,
Torre Pellice; l'abitazione di Daniela
Pons, Via ai Vola 44, Luserna S. G.
Vogliamo altresì rinnovare Lappello
alle autorità competenti perché ci sia
una più stretta vigilanza da parte delle
forze dell'ordine nella zona di S. Giovanni e dell'Uliveto già più volte colpita da furti.
Rosi De Giovanni, Fara Mirabile,
Fausto Franchino, Daniela Pons
LA CONTRIBUZIONE
Occupandomi dell'amm. finanziaria
della chiesa di Angrogna, mi capita di
constatare dei fatti che fanno riflettere.
In questi ultimi tempi ho ricevuto una
busta da una anziana signora che ha
lavorato fino a quando la salute glielo ha consentito, quale collaboratrice
familiare, poi è stata per qualche anno
da soia, e quando non è più stata in
grado di essere autosufficiente, ha trovato ospitalità presso un istituto per
anziani.
Possiamo immaginare quale sarà la
sua pensione, eppure tutti gli anni oltre
alla sua contribuzione per la cassa culto, fa le sue regolari offerte per i vari
istituti: ospedale, rifugio, convitto e poi
per i terremotati e contro la fame nel
mondo, scusandosi ancora se non può
fare di più. Secondo me questa è una
testimonianza con i fatti, non solo a
parole.
Leo Co’isson
Geom. G. SARTORE
VIA VIRGINIO, 62 - TEL. 22557
PINEROLO
— Impianti
— Riscaldamento
— Idrosanitari
Alcuni problemi
da non sottovalutare
Detto questo, è chiaro che l’affidamento familiare pone problemi di vario genere, prova ne sia
il numero abbastanza alto di fallimenti, fallimenti che nuocciono
sia al bambino affidato che alla
coppia affidataria. Quali sono
questi problemi? Oltre alla piena disponibilità e alla capacità
educativa, occorre saper accettare fino in fondo il figlio di
un’altra famiglia che non diventa possesso dell’affidatario, occorre saper accettare i genitori
originari, occorre essere preparati all’eventuale ritorno del bambino nella sua famiglia, infine
occorre saper « prendere » il
bambino così, com’è, con i suoi
pregi e i suoi difetti. Sono tutte
cose estremamente difficili da
assumere sul piano psicologico e
che, se non sono prese sufficientemente in considerazione, possono portare a gravi crisi. Di tutti questi aspetti deH’affidamento familiare — sociali, giuridici,
psicologici, affettivi, ecc... — si è
ampiamente discusso lo scorso
mese a Torino, in un convegno
di tre giorni promosso dall’Assessorato all’Assistenza della Regione Piemonte, al quale hanno
partecipato numerosi operatori
sociali delle varie U.S.L. piemontesi e un buon numero di affidatari e di educatori di comunitàalloggio. Nel solo comune di Torino, negli ultimi 5 anni (la delibera quadro sull’affidamento è
del 14/9/1976) sono stati affidati
575 minori, di cui 219 presso terzi e 173 presso parenti. Il 25%
comprende minori da o a 6 anni,
il 56% minori da 7 à 12 anni, il
19% minori dai 13 ai 18 anni. Per
il 77% dei casi esiste un provvedimento emesso dal Tribunale
dei Minori che richiede l’allontanamento dal nucleo familiare.
Uno dei problemi più delicati
nei casi di affidamento riuscito
sono i legami affettivi che si vengono a creare tra minore e famiglia affidataria. In questi casi, per tutelare realmente l’interesse del minore, sarebbe decisamente auspicabile la possibilità
del passaggio daH’affidamento all’adozione speciale. E’ quanto richiede l’ANFAA (Associazione
Nazionale Famiglie Adottive e
Affidatane), con sede a Torino
in Itia Artisti 34, che è l’organizzazione che più ha lottato in
questi anni contro l’emarginazione minorile e più si è battuta
per una nuova politica dell’assistenza nel nostro paese.
Uno strumento
da potenziare
L’affidamento familiare è, dopo l’adozione speciale, la forma
più valida di alternativa all’istituzionalizzazione dei minori, soprattutto dei minori sotto i 10
anni per i quali l’istituto — anche il meglio organizzato — non
può che recare gravi e irreversibili danni. Occorre partire da
questa constatazione per valutare appieno l’importanza fondamentale deH’affidamento familiare nel quadro di una nuova concezione dell’assistenza, che non
sia più — com’è stato sinora —
delega da parte della società ad
istituti preposti a questo ruolo,
ma as.sunzione diretta da parte
della società di casi e situazioni
umane che possono trovare una
soluzione valida solo se inseriti
pienamente nel tessuto dei normali rapporti sociali. L’affidamento familiare offre questa possibilità, perciò è altamente augurabile un suo ulteriore potenziamento.
,Iean-.Iacques Peyronel
Pro Ospedale Valdese
di Torre Pellice
Doni pervenuti nel mese di ottobre
L. 10.000: Bruno Stalle, Torre Pellice.
Pro Ospedale Valdese
di Pomaretto
Doni pervenuti nel mese di ottobre
L. 100.000; E.E.M., Sant'Antonino di
Susa.
L. 50.000: I compagni di lavoro dei
figli in mem. Pontet Lidia Comba; Le
figlie Saveria e Renata ringraziano per
le cure date alla mamma Barale Evelina; Maria Barus in memoria del marito Massel Enrico; Luigi Ghigo, Porosa Argentina.
L. 30.000: I genitori in occasione
matrimonio Loredana Beux ed Elio Rasetto; I nonni Beux e Dario per matrimonio Loredana-Elio; Letizia Salvagiot,
San Secondo di Pinerolo; In memoria
di Roberto Rivoiro: i genitori, la moglie, i bimbi.
L. 25.000': Gemma Brunel in memoria di Bianco Gaudenzio; In memoria di
Mario Rivoiro, i genitori.
L. 20.000: Margherita Bertaiot Rostan,
Pomaretto; Fam. Barrai in memoria del
figlio, fratello, zio Edoardo; Domenica
Cavallone, Pinerolo; Challier Ferdinando, Fenestrelle; Natalino Manzon, Sestriere.
L. 10.000: Teofilo Pons, Abbadia Alpina: R. J. ricordando papà.
Pro Asilo per vecchi di
San Germano
Doni pervenuti nel mese di ottobre
L. 100.000: Marianna e Oreste Bounous in occasione delie loro nozze d oro; V. e L.C. ricordando zia Lisetta e
gli altri nostri cari.
L. 55.000: I nipoti ricordando la zia
Pontet Sappei Adele.
L. 50.000: I compagni di lavoro dei
figli in memoria di Pontet Lidia in Comba.
L. 40.000: Alma, Giovanni e Graziella in memoria della cognata e zia Gina Bertaiot.
L. 25.000: Ettore e Delfina in memoria del papà, mamma e cognato Nino;
Fanny Long in memoria della sorella
Long Albertina; Sauro Gottardi, Albisola Superiore.
L. 20.000; Iris Sappei ricordando
mamma e papà; La moglie e le figlie
in mem. Guido Monnet, per centrale
termica.
L. 10.000: Denise ed Elio, un fiore in
memoria di Gustavo Ribet; Rossana
Beux per matriimonio della sua madrina: Loretta Beux per matrimonio della
sorella Loredana; J. R. ricordando papà: Varese Jolanda, Torino: GardioI Irma, San Secondo; Murialdo Vinoenzina,
Vado Ligure.
L. 5.000: GardioI Emanuele e Mary,
in memoria lo-ro cari, Prarostino.
L. 2.000: Fenouil Enrico e Enrichetta,
Torino.
Pro Rifugio « Carlo Alberto »
Doni pervenuti nel mese di ottobre
L. 100.000: In memoria Gay Virgilio,
la famigiia.
L. 50.000: Unione femminile Valdese,
Torre Pellice.
L. 'lO.OOO: Eynard Laura; Linda Tourn
Boncoeur in memoria Lena Motel.
Pro Asilo per vecchi
di Luserna San Giovanni
Pervenuti nel mese di dicembre 1981
L. 2.000: Danna Virginia (ospite Asilo).
L. 5.000: Reynaud Lea (ospite Asilo),
Visentin Maria (osp. Asilo).
L. 6.150: Maccagno Paolo (Torino).
L. 7.000: Sig.ra Goff, in mem. di Liline Beux.
L. 10.000: Famiglia Goss, in mem.
dei suoi cari; Balmas Juliette in mem.
di Nancy Morra; Clot Edoardo (osp.
Asilo); Tourn Silvio e Mirella; Facciolini Pier Luigi, in mem. del papà (Torino): Danna Elda ved. Botta; Balmas
Juliette, in mem. dell'amica Linda Scaocioni; Judith B. Cadina, in mem. di
Fledwig Pelizzaro (Verona); Unione Femminile di Luserna S. G., in mem. di
Liline Beux; Balestra Romolo e Rina,
in mem. di Daniele Rivoira; Enrica Malan Benech, in mem. di Liline Beux;
Famiglia Castagner (Como); Durand
Ester.
L. 20.000: Romano Alfredo, in memoria della moglie (Prarostino).
Concerti
PINEROLO — Presso la Biblioteca
Comunale, via Battisti 11, si terrà mercoledì 20 gennaio alle ore 21 un concerto di chitarra con Guido Margaria.
Teatro
PINEROLO — Al Teatro Primavera,
via Marro, venerdì 15 gennaio ore 21
la compagnia « La fabbrica dell'Attore »
rappresenterà « Una casa di bambola »
di Ibsen.
Segnalazioni
PINEROLO — L'assessorato ai problemi della gioventù organizza per lunedì 19 gennaio alle ore 21, nella sala
consiliare del comune, una consultazione dei gruppi giovanili in vista dell'organizzazione di una conferenza sui problemi dei giovani.
Dibattiti
POMARETTO — Il gruppo Cultura e
territorio Val Germanasca organizza per
sabato 16 gennaio alle ore 15 presso
il Teatro Valdese un pubblico dibattito
sul tema « Flanno un futuro i piccoli
comuni? ». Si discuterà il problema delie residenze, dopo il censimento. Introduce l'avv. Pier Claudio Costanzo.
■ Ragioni di spazio ci impediscono anche questa settimana, la
pubblicazione di alcune cronache. Ci scusiamo coi lettori e coi
collaboratori.
RINGRAZIAMENTO
I figli della compianta
Eugenia Bensa nata Brumat
ringraziano le gentili persone che con
dimostrazioni di affetto hanno partecipato al loro dolore. Un grazie di cuore
a tutto il personale del Rifugio Carlo
Alberto.
Torino, 26 dicembre 1981
AVVISI ECONOMICI
CERCASI urgentemente per Pensionato Anziani (25 ospiti) direttrice-economa, possibilmente conoscenza francese. Telefonare ore 19-21 al n.
0121/932352.
31.ENNE, desidera corrispondere con
ragazza evangelica. Scrivere a casella postale n. 23 • 45035 Castelmassa (Ro).
CERCASI persona per compagnia a
coppia anziana. Rivolgersi Rossi, Via
Beckwith, 17 ■ Torre Pellice.
IIQl d? . VALLI
CH ISDN E-CERM ANASCA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 17 GENNAIO 1982
San Germano Chisone; FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Perrero: FARMACIA VALLETTI - Via
Monte Nero, 27 - Tel. 848827.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: lei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 74197
USL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 17 GENNAIO 1982
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud, 8 - Telefono
91.374,
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.288.
USL 44 ■ PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festivà: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
12
12 uomo e società
15 gennaio 1982
AMNESTY INTERNATIONAL
CSSR:
Sci cattolici sono stati condannali dal tribunale distrettuale di
Olomouc, in Moravia, il 29 settembre 1981, a termini di prigionia variabili dai dieci mesi ai
tre anni, dopo essere stati riconosciuti colpevoli in base ad imputazioni relative alla produzione e distribuzione di letteratura
religiosa « a scopo di lucro personale ».
Cinque di loro sono stati condannati per « scambio illecito ».
Sono: Jan Krumpholc, 54 anni,
operaio, che sconterà tre anni;
Rudolf Smahel, 31 anni, sacerdote che lavora in un’industria, due
anni di prigionia; Josef Adamek,
67 anni, tipografo in pensione;
Frantisele Lizna, 40 anni, sacerdote che ora lavora come infermiere e Josef Vlcek, 61 anni, magazziniere, condannato a venti
mesi. Rudolf Smahel è stato inoltre ritenuto colpevole di aver violato le norme in materia di valuta estera.
Il sesto imputato, Jan Odstrcil,
dirigente industriale, è stato condannato per malversazioni a 10
Follia nucleare
(segue da p. 7)
ne delle armi strategiche prevista per l’inizio di quest’anno.
11) Infine vogliamo sottolineare — riecheggiando quanto
dichiarato dal premio Nobel per
la pace A. D. Sakharov — che
l’obiettivo di arrestare la corsa
agli armamenti e diminuire il
pericolo di una guerra nucleare
è preminente rispetto ad ogni altro. Non sembrerebbe dunque
giustificato un rifiuto di intraprendere una trattativa su questi
temi, che venisse motivato da argomenti estranei, per quanto questi possano essere considerati
importanti (per esempio, la presenza militare sovietica in Afghanistan). D’altra parte, non è realisticamente prevedibile alcun
progresso nel controllo degli armamenti in una situazione internazionale di ritorno alla guerra
fredda. A questo proposito auspichiamo che i comportamenti
di politica internazionale di ogni
Paese permettano una ripresa
della politica di distensione.
perseguitati
Cultura di pace
contro la morte
mesi di prigionia e ad una multa.
Tutti e sei hanno respinto le
accuse di « lucro personale » e si
sono appellati contro il verdetto.
Il processo, durato due giorni, è
stato aperto al pubblico per la
lettura della sentenza.
Gli eventi risalgono al settembre del 1979, allorché tutti eccetto Jan Odstrcil, furono arrestati
nel quadro di un giro di vite generale nei confronti dei cattolici.
Furono tutti adottati da AI come
prigionieri per motivi d’opinione. Furono rilasciati dopo quattro mesi nel gennaio del 1980 e
processati solo nel settembre ’81.
Josef Adamek e Frantisek Lizna sono firmatari di Charta 77.
Jan Krumpholc e Josef Vlcek
hanno scontato condanne a undici e dieci anni negli anni cinquanta.
Il 28 settembre il tribunale di
Louny, in Boemia, ha condannato il sacerdote cattolico e firmatario di Charta 77, Josef Kordik,
a un anno di prigionia, per aver
celebrato la messa dopo che gli
era stata ritirata l’autorizzazione
statale ad esercitare il proprio
ministero.
Comitato di Redazione: Franco
Becchino. Mario F. Berutti, Dino
Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio
GardioI, Marcella Gay. Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Roc.an, Mirella Scorsonelli, Giulio
Vicentini, Liliana Viglielmo.
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« La Luce ■: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
• L'Eco delle Valli Valdesi >: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
___________________________________.-4
INTERVENTO DI VINAY IN SENATO
No al finanziamento
Nel recente dibattito parlamentare sul finanziamento dei
partiti è intervenuto il senatore Vinay per esprimere, a titolo
personale e non del suo gruppo (Sinistra indipendente) il suo
voto contrario. Dopo aver affermato che « le idee ognuno se
Le deve pagare » e non farsele pagare con le tasse dei cittadini, ha così proseguito:
Vorrei aggiungere che quando
verrà qui in Aula il progetto delle intese tra la Chiesa Valdese e
lo Stato — progetto che è già
siglato — vedrete che la Chiesa
Valdese respinge ogni sussidio
statale, svolgendo la propria attività senza oneri a carico dello
Stato. Il principio è che la nostra fede dobbiamo difenderla
noi stessi e la testimonianza dobbiamo darla noi stessi senza essere sostenuti col denaro delle
pubbliche tasse... (consensi a sinistra).
No, non voglio fare del trionfalismo. Noi siamo legati anche
alle grandi chiese protestanti del
Centro Europa che sono sovvenzionate dallo Stato poiché lo Stato considera il fatto che danno
un contributo allo sviluppo della
società. Voglio semplicemente dire il nostro punto di vista, cioè
che le nostre idee e la nostra fede devono essere finanziate e sostenute da noi stessi.
La nostra chiesa, come dicevo,
ha un altro indirizzo. Ma qui non
si tratta di chiesa: si tratta del
Parlamento e dei partiti. Anche
in questo caso, vorrei sottolineare che ognuno si deve pagare le
idee. Per il finanziamento pubblico si era partiti dall’idea di eliminare la corruzione. Ma i fatti
hanno dimostrato che la corruzione non è stata affatto eliminata. In secondo luogo vorrei dire che la libertà si deve sempre
conquistare: non ci verrà mai
servita su un piatto d’argento.
Cari colleghi, ero incerto se
prendere la parola perché non volevo fare la parte del « crumi
ro », perché, comunque io parli,
la legge va avanti ugualmente e,
in un certo senso, come membro
di un Gruppo parlamentare, ne
beneficio anch’io. D'altra parte
non mi piaceva tacere. Vi prego
pertanto di accettare questa mia
modesta testimonianza verso una
società nuova, limpida, chiara, in
un mondo più umano, dove si
possa parlare dei propri principi
e delle proprie idee senza bisogno di tanta pubblicità. Nel mondo di oggi la voce di spesa più
alta è rappresentata dagli armamenti, nei paesi industrializzati,
e la seconda voce è la pubblicità.
Facciamo noi a meno di tanta
pubblicità: credo che si possa
andare avanti benissimo ugualmente. Quando ci furono le elezioni a Roma ci fu una grande
manifestazione al cinema Adriano e il candidato del partito della maggioranza, mi spiace dirlo,
era preceduto da una grande
banda e poi da una lunga schiera di majorettes. In quel caso
non avrei votato quel candidato
per sindaco, perché non si spreca così il danaro pubblico. Se
questo tipo di propaganda viene
fatta con il finanziamento pubblico, le cose veramente non
camminano.
Accettate questa testimonianza
ad una società diversa. Penso che
l’individuo non è soppresso in
un’Assemblea come ^ questa; e
poiché anche uno può dire, contro tutti, il suo pensiero, vi prego di ricevere benevolmente queste mie parole.
(dal resoconto stenografico
del Senato)
(segue da pag. 1)
Interrogativi
aperti
Nel dibattito di Ecumene è
emersa la difficoltà, a questo
stadio della riflessione, di dire
nel coro delle voci che invocano
la pace una parola nostra, originale e unitaria. Certo bisognerà tornare sul materiale prodotto dai campi invernali di Agape
e di Ecumene, entrambi sul ’costruire la pace’, per sistematizzare la nostra riflessione. Ma
siamo ancora agli inizi. Nel dibattito di cui riferiamo qualcuno ha voluto ricordare giustamente i temi profetici di Isaia
( « il frutto della giustizia sarà
la pace», Is. 32; 17), di Geremia
(«...dicono: pace, pace, mentre
pace non c’è », Ger. 6: 14) e l’invito di Gesù, nel sermone della
montagna, ad essere facitori di
pace: sta di fatto che quando si
entra nel vivo della lotta per la
pace nascono le prime divisioni
o incomprensioni. Insieme ad interrogativi scottanti: se il terrorismo è una serie di atti di guerra orchestrata sul nostro territorio da forze eversive come cristiani intenderemmo reagire offrendo, anche in questo caso, l’altra guancia? Noi evangelici siamo oggi tutti d’accordo nel riferirci maggiormente alla tradizione pacifista dei valdesi medioevali anziché a quella battagliera dei
Janavel e degli Arnaud nei secoli
della resistenza armata? Siamo
veramente tutti d’accordo nel
non volere, come deterrente alla
guerra, la base missilistica di Comiso? Domande anche provocatorie sono emerse nel dibattito
di Ecumene, dettate comunque
dalla voglia di capire, di conoscere, prima di arrivare ad una
presa di posizione. Porse — come ha notato un rappresentante
siciliano — la nostra battaglia
per la pace si ferma ancora ad
un livello più emotivo che razionale. Certo le comunità hanno
risposto all’appello de) Sinodo
in modo spontaneo e ampio : ora
si tratta di approfondire e coordinare gli sforzi. Comunque si
svilupperanno le cose nelle prossime settimane, il dibattito ha
fissato alcuni nuovi punti di riflessione che andranno tenuti
presente.
La questione della pace s’intreccia oggi con la crisi dei sistemi politici in cui viviamo,
con la loro intrasformabilità. Lo
stesso sistema bipolare dei blocchi non è più elemento propulsivo ma fattore di conservazione
e quindi di crisi. « E dalla crisi si
esce soltanto — ha affermato
il pastore Sergio Aquilante —
con un rinnovamento nel profon
Doni Eco-Luce
ABBONAMENTI SOSTENITORI
Albino: Honegger Emilia — Angrogna: Co’isson Elda — Arenzano: Sasso
Ennio — Bari: Evelina Vigliano — Bologna: Rostain Enrico, Fiorini Marta —
Bolzano: Dattilo Maria — Campalto: Falbo Dario — Charvensod: Antonioli Carlo — Cinisello: Bogo Paolo — Corneliano d'Alba: Bouchard Samuele — Condove: Bufalo Olindo — Bassignana: Cortella Dario — Finale Ligure: Stagnare
Umberto — Felonica Po: Barlera Livio,
Negri Norina — Firenze: Canobbio Antonio, Rossi O'impit , Greppi Nella, Gattini Franco, Mannucci Landò, Gay Arnaldo, Gambi Ornella — Genova: Ispodamia Bruno, Barone Gabriella, Giambarresi Gianni, Lombardi Boccia Bruno,
Peyrot Elena e Maria, Sdutto Sergio —
Inverso Pinasca: Baret Cesare — Ivrea:
Longo Giuseppe, Vinay Aldo, Tamietti
Corrado — Lucca: Ciafrei Erina — Luserna S. Giovanni: Acinelli Erica, Roman Giorgio, Rivoir Hilda, Barbiani Maria, Asilo Valdese, Bellora Alberto —
Massello: Tron Enrichetta — Merano:
Schenk Jolanda — Milano: Bassignana
Maria, Manzoni Cougn Elvina, Melile
Valdo, Rostagno Vittorio — Pavone Canavese: Bertarione Bice — Perrero: Viglielmo Liliana, Pons Luigi — Perosa Argentina: Micol Laura — Pinerolo: Breuza Renato, Giraud Edoardo, Codino Giulia, Vola Fiorella, Fornerone Jole, Long
Luciano, fam. Boccassini, Giai Pietrina
— Pieve Ligure: Gay Giampiccoli Lily —■
Prali: Turchi Laura — Pomaretto: Garrou Silvio, Laetsch Giovanni — Prarostino: Berteli Giulia — Riclaretto: Massei Francesco — Roma: Pons Flaminia,
Michelangeli Franco, Messina Giovanni,
Zeni Ugo, Capparucci Fausta — Riesi:
Naso Francesca — Rovereto: Sfredda
Emidio — S. Lazzaro di Savena: Cane
Alberto — Sanremo: De Nicola Lino,
Musso Rolando — Savona: Castelli
Giorgio, fam. Stagnare — Serravalle
Sesia: Dellavalle Amelia -— S. Germano Chisone: Rostan Nelly — Torino:
Bouchard Eliana, Besson Malvina, Aimani Bodoira Gemma, Botturi Guido,
Beux Fiorello, Gay Lisetta, Malan Roberto, Piccotti Franco, Grill Bleynat
Mariuccia, Ramella Franco, Operti Franco, Purpura Enzo, Baldi Gianfranco,
Crespi Felice, Crespi Giorgio, Cianci
Aldo — Torre Pellice: Henking Ruggero,
Longo Adriano, Vola Luciana, Pontet
Giovanni, Lausarot Aldo, Scroppo Filippo, Coisson Roberto, Tamietti Renato,
Cornelio Falchi Milca, Comba Gustavo
— Trieste: Cozzi Sergio — S, Secondo: GardioI Remo — Taranto: Ruceo
Giuseppe — Vasto: Caruso Davide —
Vicenza: Weller Fornasa Lina — Udine:
Tron Anna Maria — Napoli: Decker Olga, Bardo Luisa, Fiorio Marco Tullio —
Pramoflo: Sappè Ernesto — Venezia: Urban Elda — Vìnovo: Vinçon Vera — Scicli: Schirò Ugo.
do, ovvero con l’insorgere di una
mentalità nuova che per noi deve avere il segno del ravvedimento evangelico legato alla passione per la giustizia». Dunque pace, crisi, giustizia, ravvedimento
sono i termini su cui si è maggiormente insistito e sui quali bisognerà tornare a livello locale.
Un linguaggio
comprensibile
Altra questione grossa riguarda il linguaggio. Se vogliamo non
solo essere ascoltati ma capiti è
necessario — si è detto dopo avere esaminato alcuni esempi di
possibili manifesti sulla pace predisposti dalla Tavola 'Valdese —
tradurre il nostro linguaggio biblico-teologico in linguaggio comune, laico, senza aggirare la
esplicitazione della nostra appartenenza a Gesù Cristo. Da parte
della Federazione Giovanile Evangelica Italiana i cui gruppi
attualmente sono parecchio impegnati sul versante pacifista è
venuto un invito, in armonia con
la presa di posizione sul disarmo votata dal Congresso giovanile quest’estate, a non scoraggiarsi per la pochezza dell’azione dei protestanti italiani ma a
proseguire nell’attuale impegno
per la pace cercando di precisarlo ulteriormente.
I partecipanti hanno poi voluto conoscere, nelle sue grandi linee, il progetto del Circuito delle chiese .siciliane, riguardo alla
manifestazione da tenersi a Comiso, a fine maggio, contro l’installazione dei missili nucleari.
Per realizzare questo incontro —
significativamente nell’unico luogo indicato dalla Nato in Europa per installare i missili nucleari — ci sono problemi organizzativi e finanziari notevoli sui
quali è urgente sensibilizzare le
nostre chiese in Italia e all’estero. La Tavola, che segue l’iniziativa con interesse, nomina in
questi giorni una commissione
speciale per collaborare con il
Circuito siciliano composta da
due membri del Distretto, due
dell’attuale Commissione per la
pace (presieduta dal pastore di
Pachino, Bonnes) e due del Circuito interessato. Dopo una serie
di interrogazioni e chiarimenti
l’assemblea ha riconosciuto nel
progetto dell’incontro internazionale di Comiso un necessario
sbocco della riflessione, sull’impegno per la pace, avviata dal
Sinodo 1981.
Una battaglia
ancora aperta
La ’settimana della libertà’ sarà dunque sul tema della pace
senza pretese unificanti salvo la
prospettiva, a fine maggio, di Comiso. Si tratta quindi di proseguire, ed eventualmente evidenziare con maggior forza, nel periodo del 17 febbraio, la ricerca
e l’impegno per la pace sui quali
molte comunità stanno da tempo lavorando. Ma tutto questo
non deve farci dimenticare (come molti interventi hanno ricordato) che la nostra battaglia sull’Intesa con lo stato, dopo anni
di lotte e riflessioni — compresa
la ’settimana della libertà’ dello
scorso anno — non è conclusa.
Alcune delle nostre chiese,
particolarmente in occasione del
17 febbraio, protesteranno contro l’inadempienza governativa
su questo punto, malgrado le assicurazioni al Sinodo del Presidente del Consiglio Spadolini.
Anche l’intrasformabilità dei
rapporti chiesa-stato in Italia è
segno preoccupante dell’attuale
crisi in cui si dibatte la nostra
società.
Giuseppe Platone