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Anno 121 - n. 27
5 luglio 1985
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 Ws/70
In caso di mancato lecapito liapedire
a : casella postale - 10066 Torre Pollice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
L’ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA COSSIGA
Mantenimento della pace e
della sicurezza internazionale;
eguaglianza e indipendenza di
tutti i popoli; oooperazione fra
gli Stati in campo economico,
sociale e culturale; tutela dei diritti dell’uomo e delle sue libertà
fondamentali: questi gli scopi
dichiarati dell’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, che
alcuni giorni fa, e precisamente
il 26 giugno scorso, ha compiuto
quarant’anni di vita.
Tentarne im bilancio è cosa
piuttosto ardua: credo si possa
dire che alle speranze a suo tempo suscitate sono seguite altrettante delusioni. Pensiamo un momento a quando essa venne
fondata. A fine giugno 1945 la seconda guerra mondiale non era
ancora terminata. Il Giappone,
già gravemente prostrato, attendeva inconscio le terrificanti esplosioni atomiche di Hiroshima
e di Nagasaki. Nel contempo,
a San Francisco (USA) una cinquantina di nazioni firmavano
la Carta delle Nazioni Unite e
cioè lo statuto della nuova Organizzazione che, almeno in parte, nasceva dalle ceneri della vecchia Società delle Nazioni. Durante la cerimonia conclusiva il
presidente degli Stati Uniti Truman disse: « Questa Carta è causa di profonda gratitudine a Dio
il quale ci ha condotti qui nella
nostra ricerca della pace ». Poco più di un mese dopo, dava
l’ordine di sganciare le due prime bombe nucleari della storia.
Forse, il campo nel quale le
Nazioni Unite hanno avuto finora i risultati di maggior riiievo
è quello economico e socio-culturale. E’ in questo settore che
il Consiglio Ecumenico e Sociale con studi, ricerche e piani pluriennali di assistenza tecnica alle zone depresse e sottosviluppate ha dato un contributo per
risolvere o per lo meno ridurre
tante drammatiche realtà. Non
possiamo poi dimenticare la
ratifica, da parte deU’Assemblea
Generale, della Dichiarazione
Universale dei Diritti dell’Uomo,
approvata nel dicembre 1948.
All’opposto, per quanto riguarda una delle questioni più
drammatiche e dense di pericoli, e cioè quella della pace e
degli armamenti, TONU ha dato prova di scarsa incidenza. In
questi quarant’anni in cui fra
guerre e guerriciole vi sono stati 160 conflitti armati con oltre
21 milioni di morti, con innumerevoli profughi ed immense distruzioni, gli interventi delle
Nazioni Unite di un certo rilievo, ricordate dagli « esperti », si
limitano a quelli svolti in Corea al tempo della guerra all’inizio degli anni ’50, a Suez al
tempo della crisi del 1956 e nel
Congo all’inizio degli anni ’60.
Penso si possa concludere dicendo che l’ONU, lungi dall’assumere quella funzione di « governo mondiale » auspicato da molti, rimanga un fedele riflesso del
mondo coi suoi egoismi, la sua
sete di potere, la sua politica di
forza. Finché l’uomo non cambierà la propria mentalità e non
vedrà il prossimo con altri occhi, la costruzione di un nuovo
ordine mondiale rimarrà sulla
carta.
Roberto Peyrot
Una garanzia di piuraiismo
Alla sodcJisfazione per un’elezione che costituisce premessa di indipendenza si aggiunge
la particolare sensibilità nei confronti della pluralità religiosa mostrata dal nuovo presidente
« Questa gente, nostra gente,
ha fatto e fa l’Italia. E di Questa
gente io voglio essere presidente.
Sono uno di loro che la Costituzione e il Parlamento ha posto
tra loro a lavorare con loro e
per loro. In questo impegno mi
aiuti una retta coscienza e l’aiuto di Dio ».
Non possiamo che rallegrarci
per queste parole pronunciate
dal presidente Cossiga subito dopo la sua elezione. Avevamo formulato l’auaurio la settimana
scorsa che egli sappia essere un
presidente indipendente tra la
gente e per la gente, e queste sue
parole sono un’indicazione che
va in quella direzione.
Ma non solo per quelle parole
ci rallegriamo. Siamo tra coloro
che considerano come altamente
positivo il fatto che si sia potuto trovare un accordo tra maggioranza e gran parte dell’opposizione e che si sia trovato in Italia al momento giusto una persona che tale accordo ha consentito, non condividendo invece
la posizione di chi ha confuso i
piani istituzionali del Capo dello
Stato e del Governo non volendo ammettere che un accordo
per il primo risponde a logiche
ben diverse da quelle di un accordo sul secondo. Non tutti hanno il carisma di una indipendenza innata come un Pertini e dunque una larghissima base elettorale quale quella che ha consentito l’elezione di Cossiga al primo scrutinio costituisce la miglior premessa di un esercizio indipendente da questa o quella
coalizione governativa della funzione di tutela della legittimità
costituzionale. E a quella premessa il presidente Cossiga saprà aggiungere molto di suo. Ne ha dato un primo chiaro segno dimettendosi per il settennato della
presidenza dal suo partito.
Un ricordo
A questi motivi di soddisfazione, che sono stati amniamente
espressi da molte parti sui quotidiani, vorremnio aggiungerne
un altro che ci riguarda particolarmente come evangelici: la
w
Il presidente Cossiga, parla nel tempio di Torre Pellice nel quadro
della tavola rotonda su ”La responsabilità delle chiese nella società
democratica” organizzata dalla Società di Studi Valdesi, febbr. 1985.
soddisfazione di avere un presidente che sa molto bene chi siamo e tiene conto della nostra esi
ATTI DEGLI APOSTOLI 16
Uevangelo non si sponsorizza
Nel cap. 16 del Libro degli Atti degli Apostoli leggiamo che
Paolo incontra a Filippi una serva indovina (si tratta solo di
una psicotica?) che è sfruttata
dai suoi padroni che ne ricavano consistenti guadagni. Ci stupisce che Paolo esorcizzi con irritazione uno spirito che fa una
così bella confessione: « Questi
uomini son servitori dell’Iddio
altissimo ». Il fatto è che Paolo
non accetta che l’Evangelo sia
sponsorizzalo da un consorzio di
sfruttatori, non accetta che venga assunto come copertura di
lusso per l’attività di Mammona e della sua corte, per la loro
avidità, per la loro speculazione.
E’ il tentativo, consapevole o
non, che è sempre stato presente nella storia della chiesa. Discorsi di fede molto corretti,
ineccepibili dal punto di vista
dottrinale che spesso sono serviti per accreditare, in modo
più o meno mascherato, degli
interessi culturali, politici, economici talvolta anche per giustificare le guerre. O per giustificare il nostro personale egoismo, sia pure spirituale. O per
coprire la verità. C’è un modo
di dire la verità, tutto infarcito
di citazioni bibliche e di frasi
spirituali, che copre o falsa la
verità.
Paolo non sopporta questi giochi pagani, si volta, irritato e irriverente: « Io ti comando, nel
nome di Gesù, che tu esca da costei ».
Abbiamo ricevuto l’incarico di
andare a predicare ovunque un
Evangelo, quello di Gesù Cristo,
che non sponsorizza e che non
si fa sponsorizzare. Ecco perché
quell’Evangelo è una provocazione che il mondo cerca di mettere a tacere con una falsa verità: « Questi uomini che son giudei, perturbano la nostra città
e predicano dei riti che non è
lecito a noi che siam romani né
di ricevere, né di osservare ».
Un pericolo per la religione e
per l’ordine pubblico. La falsa
verità dell’apartheid in Sud Africa ed in altri regimi. « Le opzioni di Boff e della teologia della liberazione sono tali da mettere in serio pericolo la sana
dottrina della fede », ha detto di
recente la congregazione per la
dottrina della fede.
Nell’episodio di Atti sono tutti d’accordo: la folla, i padroni
di quella poveretta, gli ecclesiastici, i magistrali, i politici, i
militari. In fondo è sempre meglio lo .sfruttamento, la corruzione, la speculazione, la falsa
verità che la rischiosa e pericolosa verità dell’Evangelo che
davvero potrebbe “perturbare”
perché provoca conversione e
rinnovamento. Ma come va a finire? Paolo ed i suoi compagni
sono picchiati e cacciati in cella. L’Evangelo è duro per chi lo
ascolta, ma anche per chi lo testimonia con fedeltà. C’è chi conclude: noi oggi non incontriamo
serie difficoltà, non subiamo persecuzione, quindi non predichiamo un Evangelo libero, ma un
Evangelo compromesso, buono
per tutti.
Non mi sento di condividere
questo principio, ma neppure
dobbiamo sfuggire ad alcuni seri interrogativi. Noi evangelici
italiani oggi parliamo molto, sia
mo sollecitati a dire ovunque il
nostro pensiero, ma perché la
nostra predicazione non è recepita come una provocazione, come una "perturbazione”? Perché
la nostra testimonianza non diffonde inquietudine e disagio, ma
viene piuttosto apprezzata come un importante contributo
culturale? Non abbiamo forse
finito per tarpare le ali allo Spirito Santo che ci spinge a superare i limiti della tradizione e
della prudenza per trascinarci
in un progetto che non conosciamo e che noi riteniamo troppo temerario? Non siamo forse
troppo preoccupati della gestione di una certa immagine pubblica che negli ultimi tempi ci
siamo costruita o ci è stata cucita addosso perché questo ci
dà l’impressione di essere finalmente diventati importanti dopo
tanti anni di emarginazione? Non
siamo anche noi posseduti da
qualche spirito mondano da cui
abbiamo bisogno di essere esorcizzati per tornare ad essere autentici testimoni della verità dell’Evangelo?
Il cammino deU’Evangelo allora e oggi è contrassegnato dall’opposizione e dalla sofferenza,
ma anche da piccoli segni che
ci dicono che lasciare che lo Spirito Santo scomponga i nostri
progetti e che ci faccia superare i limiti della nostra tradizione ed i confini dell’ortodossia
teologica, non è un’imprudenza
dal punto di vista dei progetti
di Dio, ma è il modo di vivere
la vocazione che da Lui abbiamo ricevuto.
Valdo Benecchi
stenza. La ricaviamo da due fatti, uno del passato e uno del presente.
Nel 1976 fu il ministro degli Interni Cossiga ad accetare una
nostra ennesima richiesta di intavolare trattative per raggiungere un'Intesa in base all'art. 8
della Costituzione. Era dal 1948
che periodicamente questa richiesta era avanzata, incontrando sempre da parte dei vari ministri democristiani che si erano
succeduti agli Interni o sgarbati
silenzi o risposte che davano interpretazioni inaccettabili deiistituto dell’Intesa: che noi facessimo delle precise richieste e il
Ministro avrebbe valutato, in via
unilaterale, cosa fare.
Cossiga, da pochi mesi per la
prima volta ministro degli Interni, non solo accolse la nostra richiesta di trattative, ma lo fece
con espressioni di stima e di genuino interesse. Poco tempo doAndreotti comunicava alla Camera l’intenzione del Governo di
dar corso alle trattative per raggiungere un’Intesa con la Chiesa valdese. Si avviava così
l’iter, peraltro lungo e faticoso,
che avrebbe portato alla stipula
dell’Intesa del febbraio scorso.
Si dirà che i tempi erano maturi. Le vicende successive hanno mostrato lati ancora molto
acerbi. Se comunaue erano maturati i tempi dell’avvio della
trattativa ciò era dipeso da questo uomo politico aperto e buon
conoscitore del protestantesimo
sopratutto anglosassone. Lo si
può rilevare infatti per contrasto: l’anno precedente il suo predecessore Luigi Gui aveva risposto negativamente ad uguale nostra richiesta svelando candidamente la linea politica degli anni successivi — prima la revisione del Concordato e poi le Intese — e accampando motivazioni
che contrastavano nettamente
con la nostra posizione; questa
precedenza, scriveva in sostanza
il Ministro, sarebbe stata nel nostro interese: avremmo così potuto richiedere tutto quello che
Franco Giampiccoli
(continua a pag. 2)
2
2 vita delle chiese
5 luglio 1985
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Un programma per l’evangelizzazione
TORRE PEIiLICE — Per i
mesi di luglio ed agosto è stato
messo a punto dalla Commissione per l’evangelizzazione della chiesa un programma che si
articola sulle seguenti iniziative:
— Apertura del tempio nei
pomeriggi del sabato e della domenica con la presenza di persone disponibili sia a fornire
delucidazioni a chi eventualmente si avvicini per curiosità o
per motivato interessamento
(oralmente e tramite opuscoli e
avvisi), sia a proporre l’acquisto di testi messi a disposizione dalla libreria Claudiana. Analogamente si provvederà per le
mattinate della domenica, fuori
dal tempio, durante lo svolgimento del culto.
— Brevi « messaggi » a cura
di pastori e laici (preceduti da
letture bibliche e seguiti da eventuale e auspicato scambio di
idee con gli intervenuti) — sempre nel tempio — alle ore 17.30
di ogni domenica.
— Gli argomenti trattati saranno i seguenti:
7/VII: Cattolici e protestanti; l’ecumenismo oggi; 14/VII;
Maria, madre di Gesù; 21/VII:
Gli evangelici di fronte al papato; 28/VII: Il cristiano e il problema ecologico; 4/VIII: La
Bibbia e il problema della morte; 11/VIII: La predestinazione
nella Bibbia e nella storia ;
18/VIII : La donna nella chiesa.
— La Foresteria si rende disponibile come recapito telefonico per chiunque volesse ricevere informazioni sulla storia valdese, sul protestantesimo in genere e, soprattutto, sull’annuncio dell’Evangelo.
Alcuni fratelli in fede sono disposti, dietro segnalazione della
Foresteria stessa, ad incontrarsi singolarmente con queste persone.
— Si prevedono infine due conferenze serali (una per sabato
27 luglio ed una per sabato 17
agosto) tenute dal pastore G.
Tourn e dal Moderatore G. Bouchard sulla Riforma Protestante e la Storia Valdese.
— La buona riuscita di tutta
1’« operazione » è naturalmente
legata alla costanza e alla volontà di tutte le persone che
hanno promesso la propria collaborazione e alla partecipazione di tutti.
Ermanno Tourn
RORA’ — Sabato 29 giugno è
morto in un incidente il fratello Ermanno Tourn, già anziano
della nostra chiesa.
Molte tragedie hanno colpito
la nostra comunità anche negli
ultimi anni: giovani padri di famiglia stroncati da incidenti
stradali, da incidenti sul lavoro,
colpiti dal fulmine; persone ricoverate per interventi chirurgici in sé non preoccupanti, che
non sono rientrate alla casa ;
persone cui è mancato il coraggio di continuare a vivere nella
sofferenza e nel turbamento ;
uomini soli, come recentemente Enrico Morel e Alfredo Rivoira, che si sono spenti lasciando sempre più isolati gli ultimi
avamposti abitati ancora sulla
montagna.
Ma non ci si abitua alla tragedia, né alla morte; anche se
i rimasti si fanno coraggio, e
vogliono che la vita continui,
non è facile, in un piccolo paese dove tutti si conoscono, serrare le fila, ricostruire il tessuto
comunitario colpito da tanti vuoti che si sono creati, e che restano cicatrici dolorose per tutti.
Anche l’evangelo della risurrezione rischia di toccare solo
le note della consolazione, cosi
necessaria, ma insufficiente, se
non giunge a costituire per questo popolo anche «un forte muro di rame », « una città fortificata », « una colonna di ferro »
(Geremia 1: 18; 15: 20), mentre
si vede il sole tramontare mentre è ancora giorno.
Eppure se ascolteremo la Parola del Dio vivente ci ritroveremo suo popolo, « non saremo
grandemente smossi » ( Salmo
62).
Passeggiata
storica
PINEROLO — L’Unione Femminile ha dedicato il pomeriggio di martedì 25/6 alla sua consueta passeggiata storica. Si è
trattato quest’anno di Roccapiatta ove, dopo aver visitato il
tempio dei Rostagni abbiamo
avuto, in una splendida cornice
di prati e boschi, un momento
di riflessione su alcuni episodi
di storia valdese avvenuti in quel
vallone.
Le nostre passeggiate storiche
hanno un duplice scopo; quello
di visitare località delle nostre
valli in cui sono avvenuti episodi forse non tanto conosciuti
ma non per questo meno significativi e, se possibile, incontrare una Unione femminile. Anche quest’anno i due scopi sono
stati raggiunti.
Alcune sorelle di Prarostino,
dopo essersi recate con noi al
tempio di Roccapiatta ci hanno
offerto nel giardino del presbiterio un ricco thè e momenti di
comunione fraterna di cui siamo
loro profondamente riconoscenti.
La Bibbia
di Olivetano
ANGROGNA — Un gruppo
della comunità di Gryon (OH)
accompagnato dai pastori Paquie e Jeanneret ha partecipato
al culto commemorativo della
Bibbia tradotta da Olivetano celebrando la Santa Cena. A Gryon
esiste un esemplare della Bibbia
tradotta a spese dei Valdesi nel
1532. Sempre domenica 30 una
settantina di persone hanno partecpiato al culto al Bagnòou presso la ’casa della pace’ in costruzione. Il prossimo culto al Bagnòou è fissato alle 15 del 14 luglio con la predicazione del fratello Rovara.
• Il pastore in ferie. E’ sostituito dal past. Mauro Pons, reperibile telefonicamente al 900285
che corrisponde all’Asilo Valdese di Luserna S. Giovanni.
• Si è svolta recentemente, ad
Angrogna, con un’agape fraterna nella Sala unionista, la riunione dei partecipanti al viaggio in Turchia organizzato dai
Concistori di Angrogna e di Pomaretto con la guida del pastore Gerard Cadier sotto gli auspici dell’agenzia ecumenica Cleo
di Lione. Il tema del viaggio
che si svolgerà dal 4 al 18 ottobre 1985 è : « Sulle orme dell’apostolo Paolo ». Sei gruppi di
studio introdurranno durante il
viaggio le diverse tematiche legate alle vicende del cristianesimo primitivo. Tra i partecipanti figurano non solo membri delle nostre chiese ma anche cattolici impegnati; per tutti la ricerca delle radici bibliche sugli antichi itinerari paolinici è il senso di questo viaggio di studio attraverso un paese, oggi, completamente musulmano. Anche rincontro con il
mondo islamico, che predica la
completa sottomissione alla volontà di Dio, si presenta molto
interessante.
Al momento sono disponibili
ancora due o tre posti per completare il tetto massimo dei 50
partecipanti. Responsabile della
Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
ARREDAMENTI
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via S. Secondo, 38 - PINEROLO - Tel. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
organizzazione è il pastore Platone (0121/94.41.44) di Angrogna a cui si può scrivere direL
tamente; Chiesa Valdese, 10060
Angrogna (To).
Solidarietà
fraterna
FERRERÒ — La comunità
esprime tutta la sua fraterna
solidarietà ad Enrica Poét e Piero Bisio per la perdita del loro
piccolo Daniele.
• Calendario delle riunioni
estive: 7 luglio; Grangette; 14
luglio: Lorenzo, con la partecipazione del pastore Ruben Artus che parlerà sul tema ; « La
chiesa e la teologia a partire
dall’esperienza di dittatura in
Uruguay e Argentina»; 21 luglio: Balziglia, con la partecipazione di Lucilla Tron che parlerà della sua esperienza di lavoro in Cameroun; 4 agosto:
Colle delle Fontane; incontro
delle comunità del Circuito.
Parteciperà il pastore Daniele
Garrone che presenterà la nuova traduzione interconfessionale dell’Antico Testamento; 11 agosto: Crosetto; 18 agosto: Porte, con la partecipazione di Pao
lo Corsani che parlerà sul tema:
«Le chiese valdesi e l’avvento
del fascismo ».
Tutte le riunioni hanno inizio
alle ore 15 circa.
Vita della comunità
VILLAR PEROSA — Nel mese di giugno sono stati celebrati
due battesimi: .Tara, di Paolo
Garrou e Nadia Bertalotto, è
stata battezzata il 16.6; il 30 è
stato battezzato Cristian, di Angelo Conteduca e Tina Chambon.
• Venerdì 5.7 arriva il primo
gruppo estivo al Convitto : 30
giovani della comunità di Woerth
(Germania); si fermeranno fino al 19.7.
« Il culto del 7.7 sarà presieduto da Flavio Micol ; il culto
del 14.7 da Attilio Fornerone.
Ringraziamo questi due predicatori.
In questo numero hanno coilaborato: Antonio Adamo •
Gustavo Bouchard - Domenico Maselli - Tavo Burat - Anna Marullo Reedtz - Paolo
Gay - Elsa Rostan.
Le difficoltà della comunicazione in una vignetta della rivista ecumenica « Risk ».
Una garanzia di pluralismo
(segue da pag. 1)
sarebbe stato dato alla Chiesa
cattolica.
Un accenno
Il fatto del presente è solo un
accenno, un particolare, ma è significativo. Nel suo discorso di
saluto dopo l’elezione il presidente Cossiga ha rivolto il suo pensiero al popolo italiano e ne ha
specificato alcune particolarità
parlando della gente « che lavora, ad ogni livello, nelle fabbriche, nei laboratori di ricerca, nei
campi, negli uffici pubblici e in
quelli privati; che insegna e studia nelle università e nelle scuole; che scrive, stampa e legge;
che cura il male o il male soffre negli ospedali, che patisce la
disoccupazione, l’emarginazione,
il carcere; che prega nelle chiese
e nei templi ».
Non è senza importanza i] fatto che volendo ricordare un dato
di fatto, che in Italia c’è gente
che prega, il presidente Cossiga
precisi che prega nelle chiese e
nei templi. Non è cosa che vada
da sé. Siamo in un Paese in cui
quando si vuol dire cattolico si
usa spesso il termine cristiano
come se fosse un sinonimo; in
Calendario
cui per tanto tempo il linguaggio
sia politico che ecclesiastico ha
conosciuto la Chiesa (senza ulteriori specificazioni) ignorando il
plurale storico e istituzionale di
questo termine; in cui tuttora
per designare i giornalisti esperti in materia religiosa si usa il
termine di « vaticanisti »... Che il
presidente della Repubblica nel
suo saluto inaugurale trovi modo
di inserire un accenno di pluralismo religioso ci sembra non solo segno di tempi che maturano
ma anche frutto di una sensibilità particolare che non ”'uò non
rallegrarci.
Certo questo motivo di soddisfazione non avrebbe senso se
non vi fossero gli altri motivi, se
non vi fossero le premesse di un
settennato di presidenza vigile e
indipendente, se non avessimo
ora a capo dello Stato un uomo
che ha mostrato di non essere
attaccato al potere e di avere il
senso dello Stato. Ma poiché tutto questo esiste, a questo ci sentiamo di aggiungere queste brevi
notazioni che ci riguardano più
da vicino. Non perché questo solo ci interessi. Ma uerché oltre a
quanto, come cittadini, ci riguarda, anche questo ci interessa, e
apprezziamo, come credenti evangelici.
Franco Giampiccoli
______Domenica 7 luglio_______
n ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — Con inizio alle
ore 14.30 nei locali della Casa Unionista si tiene l'assemblea del movimento di Testimonianza Evangelica Valdese. La riunione è aperta a tutti gli
interessati.
Domenica 7 luglio
n CORALE IN CONCERTO
PINEROLO — La Corale evangelica
di Pinerolo è stata invitata a partecipare con un concerto di musica sacra
ad una rassegna culturale che si svolge
a Novara.
______Domenica 21 luglio
□ COLLE DELLA CROCE
BOBBIO PELLICE — Il tradizionale
incontro italo-francese avrà inizio con
Il culto presieduto dai Pastori Pasquet
e Clavoud (ore 10). Alle 14.30 si darà
vita ad una rievocazione storica sulla
revoca del l'Editto di Nantes (300” anniversario) .
il futuro
può essere incerto
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3
T
5 luglio 1985
vita delle chiese 3
NOTE DI VIAGGIO
Ritorno in Pugiia
Dal treno che mi porta a Foggia ai primi di giugno rivedo lo
straordinario paesaggio del tavoliere con la distesa di grano che
ondeggia sotto lo stimolo d’un
benefico venticello; in queste
terre, come a Torre Magliano,
in passato scendevano a piedi
per la mietitura gli agricoltori
di Orsara tra i quali Calvino Marat tali con la sua trebbiatrice,
rallegrato dal canto di giovani
della comunità orsarese.
Scrive A. Bissanti nel pregevole volume « / paesaggi umani »
che per lungo tempo il tavoliere era stato una landa steppica
con allevamento ovino estensivo
di cui permangono ancora i segni nei lembi di pascolo e nelle
masserie di pecore abbandonate. In data non troppo lontana
si di Fuse poi la cultura dei cereali che mutò il tavoliere in
granaio. Le bonifiche e le riforme agrarie hanno recato indubbi benefici ma senza cancellare
le forme di utilizzazione estensiva. Successivamente gli incentivi economici, sociali e psicologici, nel quadro d'una politica
tesa a sviluppare l’apparato industriale del Nord, hanno facilitato il grande esodo negli anni '50, particolarmente nelle zone più povere delle alture.
Basta ricordare il caso di Orsara di Puglia che dagli 8.000
abitanti del 1946 è passato ai
4.000 di oggi. Purtroppo la crisi
europea ha fermato l’esodo senza opportuni intervienti che potrebbero ridurre la disoccupazione giovanile.
Bethel
A Borgo Mezzanone sulla strada per Trinitapoli ed a pochi
km. da Foggia sorge un centro
giovanile delle Assemblee dei
Fratelli denominato Bethel (casa di Dio). 11 centro trae origine
dal desiderio di un gruppo di
giovani di avere dei campi per
la gioventù. Venti anni fa ebbero inizio i primi incontri a Torretta presso la fattoria di Luigi
Agnelli, poi al « villaggio dell’Arcangelo » presso Marina di
Lesina. Nell’83 nasce il centro
Bethel costituito da fabbricati
già utilizzati da famiglie sinistrate di Calitri Scalo, a seguito
del sisma del novembre dell’80.
Non appena i terremotati ebbero migliore sistemazione, in accordo coi donatori svizzeri, i
fabbricati furono installati sul
terreno acquistato dal Centro
grazie al dono del fratello Matteo Giudici di Mattinata. Il « Comitato di iniziative evangeliche »
di cui fanno parte Valdesi e Fratelli ha inviato un primo dono,
frutto della vendita dell’Istituto
Comandi, a seguito di trattative
tra la Tavola valdese e l’Ente
Morale delle Assemblee dei Fratelli. Per questo il primo giugno
i Fratelli Cicchese, Santinello,
De Meo, Bisceglia ed il sottoscritto, membri del Comitato,
hanno consegnato l'olTerta ai responsabili dell’Associazione.
Il Centro è strutturato in modo razion le ed è sostenuto da
un grupi di sette collaboratori
e Michf -■ Vairo coordinatore:
vi si o.ganizzano campi estivi
per giovani, adolescenti e bambini: si tengono corsi biblici intensivi con seminari che si svolgono là dove sono richiesti.
Al Centro mancava l’elemento
più importante: l’acqua. Un fratello di Mattinata ha indicato il
punto giusto per la trivellazione e, quale miracolo di Horeb,
l’acciua è sgorgata liranida gustosissima e tanto abbondante
da consentire la fornitura al Comune. Più di tutto il centro ha
come missione l’offerta dell’acqua data da Cristo alla Samaritana; è quest’acqua viva che
dà senso all’iniziativa e fa scoprire ai non credenti che arri
Al Centro giovanile Bethel delle Assemblee dei Fratelli.
vano a Borgo Mezzanone che
Cristo è l’unica speranza per i
giovani.
In Puglia c’è una bella fioritura di comunità dei Fratelli che
raggiungono la trentina tra piccoli gruppi e grosse comunità
come Manfredonia. La testimonianza personale si è rivelata la
più efficace e infatti a Mattinata
il fratello Donato Santamaria ha
condotto a Cristo i suoi familiari e vari contadini del paese
consentendo la formazione di
una comunità impegnata. A Foggia, dove quarant’anni fa la chiesa era modesta, i Fratelli hanno
ora due gruppi fioienti in locali
rinnovati e con la prospettiva
di un altro gruppo nella parte
nuova della città; responsabili
sono gli anziani Scorza Antonio
ch’io conobbi molti anni fa e
Antonio de Biasio; rivedo anche la famiglia De Meo e uno
dei figli. Silvano, è responsabile
della comunità di Rho, costituitasi con lo zelo di pochi credenti
e della stessa famiglia De Meo.
Ricordo con riconoscenza a Dio
la collaboraizone che abbiamo
avuto nel passato coi Fratelli
nei culti, convegni con le comunità valdesi del Foggiano con
reciproco arricchimento dei doni.
Comunità valdesi
Cogliendo l’opportunità della
visita ai Fratelli di Bethel mi sono recato innanzitutto a Corato:
con Pietro Abbattista, Lisetta
Ferrara ed il marito abbiamo
percorso la zona di Andria dove
nel passato le lotte bracciantili
erano dure, con occupazione di
terre ed un clima di rivolta di
una terra poverissima. Poi, quale triste rimedio l’emigrazione
che ha comunque favorito un
certo benessere; oggi la stasi edilizia e il mancato decollo dell’imprenditoria aggravano la situazione.
A Corato rivedo il mutilato
Nicolino Loiodice che tanta parte del suo tempo ha dedicato
alla chiesa; all’agape serale mancano purtroppo tra gli altri Felice Marinelli, Lisetta Tarricone,
preziosi collaboratori nella comunità e prematuramente mancati. Si discutono problemi biblici e della chiesa fino a tardi
e ci si ritrova nuovamente insieme per il culto della domenica 2 giugno. Non mancano
bambini e giovani nella chiesa,
ma non sempre Cristo occupa il
primo posto per alcuni, mentre
un gruppo è pienamente impegnato per l’opera del Signore.
Con il collega Pietro Santoro
ci si sposta a Cerignola per il
culto serale; tra le famiglie presenti prevale sempre quella degli Scarano nonostante l’esodo
degli anni cinquanta; rivedo l’ultranovantenne Francesco, anziano molto impegnato per una
vita intera, mentre il fratello
Nicola è a Milano con buona
parte della famiglia. A continuare la fatica dei campi è rimasto
Giandonato; con lui ed i suoi
familiari si discute sul mutato
quadro socio-culturale della chiesa dove ci sono attualmente due
medici valdesi impegnati nella
comunità e nella testimonianza
nell’ambito della loro professione. La « Tiromozione » sociale per
taluni può essere stata occasione
di defezione ma per la maggioranza la chiesa di Gesù Cristo
è il punto di riferimento determinante nella loro vita.
Proseguo il giorno dopo per
Orsara pilotato da Eugenio Èer
nardini che cura anche i gruppi
di Foggia e Lucerà. Attraversando il paese, nonostante le migliorie nell’edilizia si avverte
uno stato di invecchiamento della popolazione, a seguito della
emorrapia migratoria degli anni ’50; da poco è stato nominato
diso. Soriano, Rocco, Saturnino
bro della nostra chiesa e terzo
sindaco evangelico dopo il compianto amico Loffredo Pietr'Antonio e Onorio De Angelis. Al
culto del lunedì sera rivedo Rocco Fregassi, sempre al suo posto di organista, con le sue mani rugose che da più di mezzo
secolo accompagnano il canto
con le note del vecchio strumento; Rocco sogna di averne uno
per la sua vecchiaia in casa sua.
Al culto ci sono molte sorelle
mentre non ci sono più vari fratelli che nel passato hanno dato
buona testimonianza di fedeltà
alla chiesa. La scelta d’un giovane collega è di buon auspicio
per ridar tono alla comunità
con l’impegno e la preghiera di
quanti sanno di servire un Signore che non li delude.
Proseguo il giorno dopo per
Foggia dove un nuovo bellissimo locale con sala adiacente è
stato inaugurato di recente e
che accoglie fratelli e sorelle di
varia provenienza geografica; il
gruppo si ritrova mensilmente
per un’agape fraterna dopo il
culto per una migliore conoscenza reciproca e discutere l'azione evangelistica nella città.
Nonostante l’ora tarda del martedì sera erano presenti tra gli
altri le famiglie Marottoli, Paradiso, Suriano Rocco, Saturnino
Graziella di Lucerà, De Angelis,
Bologna-Pasqualini, il fratello
del collega Rutigliano, Lina Mazzaro ed i figli di Loffredo Pietrantonio.
Sono grato al Signore per gli
incontri, l’accoglienza, le esperienze fatte che rinnovano la
gioia del servizio a benefìcio delle chiese.
Gustavo Bouchard
CORRISPONDENZE
Gioia per ie nuove ammissioni
CREMONA — Il pastore Adamo ha partecipato recentemente ad una tavola rotonda
sull’insegnamento della religione nella scuola, organizzata dal
Coordinamento genitori democratici.
Il pastore ha esposto con chiarezza i fondamenti teologici della scelta delle Chiese valdesi e
metodiste in ordine all’insegnamento della religione nella scuola. Teologicamente povere e poco convincenti le argomentazioni cattoliche.
Il giorno di Pentecoste la nostra piccola Chiesa ha avuto la
gioia di accogliere quattro nuovi membri di Chiesa, che hanno
confessato pubblicamente la loro fede nel Signore Gesù Cristo.
Gina, Franca e Sergio sono
tre simpatizzanti provenienti dal
Cattolicesimo e da esperienze
diverse, mentre .Aldo appartiene ad una famiglia evangelica.
Nel pomeriggio dello stesso
giorno è stato impartito il battesimo alla piccola Melissa Vigano, figlia di Filippo e di Ilena
Mandelli. Il giorno di Pentecoste è stato vissuto dalla nostra
Chiesa come un giorno di benedizione ed una assunzione di
sempre maggiori impegni. Nella
nostra preghiera abbiamo invocato l’intervento dello Spirito
Santo affinché possa illuminare
e guidare la nostra Chiesa lungo
la via della testimonianza evangelica.
PIACENZA — Domenica 16
giugno la nostra Chiesa ha vissuto una giornata di gioia e di
riconoscenza al Signore, perché
una giovane coppia di simpatizzanti è stata ammessa in Chiesa. Carolina e Gianni hanno anche presentato alla Comunità il
loro piccolo Gabriele, quale segno della consacrazione di tutta la loro famiglia al Signore.
Noi consideriamo questi giovani un dono del Signore ed un
segno che la Parola del Vangelo non è stata predicata invano.
Nonostante la crisi delle nostre piccole Chiese il Signore
chiama ancora delle giovani vite a consacrarsi al suo servizio
nell’ambito delle nostre Chiese.
Siamo certi che il Signore ci
dona ancora la sua Grazia, facendoci capire che ha ancora
senso essere protestanti in Italia, nonostante l’esiguità del numero e la difficoltà di predicare
l’Evangelo di Gesù Cristo in un
paese che oscilla tra il clericalismo e lo scetticismo.
La prossima scadenza importante sarà il centenario della
prima predicazione evangelica a
Piacenza, che sarà celebrato
questo autunno.
Colportaggio
SESTRI - SAMPIERDARE
NA — Nel periodo pasquale le
comunità evangeliche hanno assunto un maggiore impegno per
la fiera del libro a motivo del
maggior carico di lavoro di Sergio Rastello per la missione nell’unione per la lettura della Bibbia; infatti l’appello lanciato da
Saro e Carla hanno avuto una
risposta immediata e i venti
giorni di vendita sono stati coperti consentendo una buona
vendita di Bibbie e una possibilità di testimonianze. Nei prossimi incontri i vari « colportori » saranno preparati da Sergio e collaboratori in vista di
una testimonianza più efficace.
A Pentecoste le due comunità
si sono incontrate dopo i culti
per un’agape fraterna con l’ospite d’onore Pietro Lo Brano,
esperto in fotografia. Domenica
9 giugno la Scuola domenicale
s’è incontrata coi giovani e meno giovani nella campagna della sorella Bianchi Woodward
Sue per una riunione fraterna
e pranzo al sacco, nella zona di
Assaiino. Gli studi biblici a Sampierdarena Pegli e Pontedecimo
sono sospesi con la fine di giugno nella fiducia della ripresa
a settembre.
Il corso per predicatori si è
chiuso felicemente con un culto
presieduto da Ennio Sasso, Gianna Zanatta e Carla Gambaro e
riprenderà in autunno. I giovani hanno pure loro presieduto
recentemente i due culti con il
gruppo di Via Assarotti. Ricordiamo anche le predicazioni in
chiesa e all’ospedale di Ninfa e
Giacomo Quartino, Dante Mazzarello, Mario Campagnolo; la
corale, guidata da Paolo Cattaneo, ha assolto alla sua missione con un gruppo di collaboratori per le visite all’ospedale.
Le attività femminili hanno
svolto un programma di studi
oltre al consueto bazar e visite
agli isolati.
Tra le dipartenze ricordiamo
Mario Rizzi, figura di credente
affezionato alle due comunità e
molto apprezzato per il servizio
reso nel passato alla comunità
di Sestri in particolare. Ricordiamo pure Vito Carretta scomparso recentemente dopo un
lungo neriodo di sofferenza; il
servizio funebre è stato tenuto
dal collega Giuseppe Anziani.
Chiese Libere
Nel mese di maggio è morta
a Londra la sorella Alice Hall,
moglie dell’ultimo segretario inglese della « Spezia Mission »,
Roland Hall.
La sorella Alice e il fratello
Roland da vari anni residenti a
Napoli hanno collaborato con
le Chiese Libere in un servizio
missionario di nuovo tipo, consistente nella disponibilità a
qualsiasi tipo di servizio. Il ricordo di Alice Hall è molto caro per tutti i fratelli delle Chiese Libere.
Una diaconia della speranza
E’ disponibile, in lingua francese, la raccolta degli studi e
delle relazioni dell’incontro del
Louverain (Svizzera) sul tema
della responsabilità diaconale
della Chiesa di cui il nostro giornale ha dato conto nel n. 2 delril germaio di quest’anno. Tra
la documentazione gli studi di
J. Zumstein (Il concetto di diaconia e le sue difficoltà teologiche), J. P. Thévenaz (Le chiese
e la realtà sociale, saggio di lettura teologica), R. Campiche
(Discorso teologico, pratica sociale delle chiese e immagine di
tali pratiche nella società).
Il quaderno, utile per avviare
una riflessione teologica sulla
diaconia, può essere richiesto
versando L. 3.000 sul c.c. 15159106
intestato al Past. Taccia, Via
Pio V, 15 - 10125 Torino.
4
4 fede e cultura
5 luglio 1985
FEDE EVANGELICA E SESSUALITÀ’ - 3
La voce degli adolescenti
Cos e per voi la sessualità? - A colloquio con un gruppo di catecumeni napoletani biblicamente ben preparati eppure disorientati
A oolo<vik> con I lettori
Nel gran discutere attuale di
sessualità, un po’ tutti — nella
chiesa come nel resto della società — ritengono di avere qualcosa da dire. E lo dicono: parroci e teologi, medici e psicologi,
sociologi e femministe. E’ raro,
invece, sentire la voce di chi il
sesso forse più di ogni altro lo
pratica, lo sogna, lo teme, a volte addirittura lo soffre. La voce
degli adolescenti.
Questa voce abbiamo provato
ad ascoltarla, interpellando, al
termine della loro riunione domenicale un gruppo di catecumeni napoletani fra i 15 e i 17 anni;
i quali in fondo non aspettavano
di meglio, visto che, una volta
“rotto il ghiaccio" si sono lanciati in una discussione tanto vivace da andare ben oltre i limiti
di tempo da loro stessi stabiliti
all’inizio.
Il pimto di partenza è: che
cos’é per voi la sessualità? Risponde subito Danilo, 17 einni, il
più grande del gruppo; « E’ un
modo per comunicare, per esprimere gioia e serenità ». Valentina, di famiglia non credente, che
oggi per la prima volta è venuta
in chiesa: « Il sesso é anche un
modo per conoscersi, eventualmente il punto di partenza in
un’amicizia ». Poco convinta Luisa: « No, per me i rapporti sessuali dovrebbero essere vm punto di arrivo, il completamento
del legame con una persona ». Ribatte Danilo: « Ma in certe situazioni fra un ragazzo e una ragazza può nascere un feeling, anche
al di fuori di un rapporto stabile... ».
Obiezione: ma in questo modo
non si rischia di far soffrire le
persone con cui entriamo in contatto? « Questo si può evitare se
si agisce con rispetto dell’altro,
vale a dire con chiarezza e sincerità » spiega Danilo.
Un’altra obiezione viene rivolta a Luisa: per te, allora, è giusto far l’amore solo se si ha intenzione di sposarsi? « Per me
il matrimonio non ha nessun valore — è la risposta — e del resto per noi evangelici non è un
sacramento. Però bisogna che un
rapporto sia serio e nrofondo ».
« Chi l’ha detto? — interloquisce
Raffaele, che è l’altro "vecchio"
del gruppo, e anche l’unico ad
avere già fatto la confermazione — ci sono anche i rapporti
superficiali ». Lo nega Caterina:
« No, anche se una storia dura
poco bisogna che l’amore ci sia
davvero ».
Già. E se un amore ti coinvolge al punto di chiederti delle rinunce, o quantomeno dei cambiamenti nel tuo modo di vivere?
« Anche se ci si ama, spesso bisofifna cercare di mantenere un
certo distacco dall’altro (Luisa);
« Sarebbe egoistico chiudersi nel
rapporto con una ragazza e dimenticare i problemi della società (Raffaele); « Non bisogna annullarsi, in un rapporto. Anche
perché l’altro ti ama anche per
i tuoi interessi, per ouello che fai
nella vita ». (Danilo). Valentina
riesce ad immaginare un compromesso fra le esigenze deH’amore
e quelle della vita di tutti i giorni: « Non bisogna rinunziare ad
avere legami e interessi al di
fuori della coppia, ma bisogna
anche evitare che queste cose
ognuno dei due ie viva per conto
suo. L’ideale sarebbe che tutti i
vari impegni potessero essere vissuti insieme ».
Una grossa questione, la fedeltà. Dice Danilo: « Per me fedeltà è sincerità: parlarsi con franchezza, non nascondersi le cose.
Ma non vuol dire per forza esclusività in un rapporto. Per esem
pio, io posso amare una persona
e all’improvviso avere un feeling
per un’altra ».
Luisa dissente in modo radicale: « Se il mio ragazzo uscisse con un’altra, mi sentirei umiliata. E mi sentirei anche quasi
in colpa. Mi chiederei: che cosa
non ho saputo dargli? ». La discussione si anima. Gli interventi si accavallano, anche chi finora ha taciuto prende la parola. Curiosamente, « puritani » e
« libertini » si vengono a trovare separati anche in modo fisico,
ai due lati del tavolo: la cosa
viene fatta notare. Allora Emanuele, che non ha ancora aperto bocca, dice: « Io sono contrario alle "coppie aperte" » e
passa dall'altra parte, nello schieramento « puritano » (a maggioranza femminile). Alla fine, fra
i « libertini » restano solo Raffaele e Danilo.
Non sono altrettanto chiare e
decise, invece, le opinioni sul
nesso fra fede e sessualità, fra
eros e agape. In qualcuno, anzi, si avverte l’imbarazzo di non
sapere spiegare, forse nemmeno
a se stessi, quale sia esattamente il rapporto fra questi due termini; che un rapporto sia necessario, e che vada ricercato, è
comunque l’opinione della maggioranza. Dice Lqisa: « Certo che
la fede condiziona anche la sessualità. Ma è difficlie spiegare... ».
Raffaele: « La fede ci impone di
essere sinceri, leali... ». « ...Ci
vuole correttezza, rispetto dell’altro..; » cerca di continuare
Danilo, ma molto più in là di
questo non si riesce ad andare.
L’incontro termina così, con
la strana impressione che lascia
il vedere dei ragazzi intelligenti,
impegnati, in generale ben preparati dal punto di vista biblico, eppure disorientati su un argomento così importante. Beninteso, il problema non è tanto nel fatto che degli adolescenti
vivano la sessualità in un modo
o in un altro; almeno, non è solo, non è tanto in questo. Colpisce invece la difficoltà di fare
delle scelte — quali che esse siano — motivate evangelicamente.
Nelle nostre chiese, peraltro,
queste cose sono sempre state
discusse e studiate troppo poco,
per non dire il meno possibile.
E così, nella mancanza di chiarezza dal punto di vista biblico
e teologico, l’appello protestante
alla coscienza e alla responsabilità ha finito per diventare molto spesso un invito a evitare, finché possibile, il problema, come del resto appare con evidenza dallo scambio di letterè Marinella B. - Magna Linota - Garufi (cfr. L’Eco delle Valli, n. 9
e 11).
Questo ha rappresentato forse il male minore: ma che differenza dalla sessualità gioiosa
e serena dei Cantico dei Cantici!
Bisognerà forse pensarci un po’
su, prima di rimpiangere la maggiore serietà delle generazioni
dei genitori e dei nonni rispetto
a quella dei catecumeni di oggi.
Paolo Florio
ROMA
Metodismo in Italia
Non vorrei che andasse a finire nel solito dimenticatoio la
bella conferenza che il Prof.
Giorgio Spini ci ha dato sabato
31 maggio scorso presso la comunità metodista di via XX settembre, in anteprima della « Consultazione delle Chiese metodiste in Italia » di Ecumene. Centrata sulla storia del « metodismo » in Italia a partire dalla
venuta nel nostro paese di Enrico Piggott e di Leroy Vernon
(di origine rispettivamente wesleyana inglese e episcopale
americana), essa ha posto la Ione in evidenza come la loro opera sia stata come un
luogo di attrazione per « i resti
del naufragio della Chiesa Evangelica Italiana » del decennio
1895-1904 (cfr. dello Spini L'Evangelo e il berretto frigio, Torino
1971, pp. 199-221, con una carta
a p. 219 dalla quale risulta che
delle 25 comunità della C.E.I. del
periodo 1901-1904 15 passarono
alla Chiesa Metodista Episcopale, 6 a quella Wesleyana e 4 alla
Chiesa Valdese, con l’avvertenza
che a Milano e a Napoli ci fu
spartizione rispettivamente tra
valdesi e wesleyani e tra wesleyani ed eoiscopali). Molte le
suggestioni dell’oratore, tra cui
l’invito rivolto soprattutto ai
giovani di studiare da vicino
l’origine di quelle comunità (accanto ad altre di diversa origine,
come le chiese cristiane dei Fratelli, battiste, avventiste, pentecostali ecc.), non dimenticando
che la ricerca della propria identità non deve certo perdere di
vista l’ideale sempre vivo di un
fronte comune del solo Vangelo.
Parecchi anche gli interrogativi,
suscitati tra l’altro dalle tre relazioni presentate il 30 marzo
scorso al Convegno di Milano
(cfr. suppl. del n. 16 del 19/4/’85
di questo giornale): per esempio, quando il pastore Sergio
Aquilante scrive (foglio 3) che
« le comunità valdesi restano
valdesi e le comunità metodiste
restano metodiste », intende forse che non si prevede (o non si
auspica) un processo di « osmosi » a tutti i livelli tra di esse?
Se « integrazione » vuol dire —
come spiega il Palazzi — l’atto e
l’effetto di « rendere integra o
intiera o compiuta una cosa, aggiungendo ciò che mancava »,
non vedo perché alla fin fine le
comunità valdesi e metidiste, integrandosi le une con le altre,
non finiscano per diventare
« evangeliche » tout court. Chi
ha avuto la ventura — come il
sottoscritto — di predicare almeno una volta al mese per un
anno intero presso una comunità
metodista si è sentito perfettamente a casa sua, e penso che la
stessa cosa abbiano provato e
provino quei nostri pastori che
si sono trovati nelle stesse condizioni, curando spesso due comunità di diversa origine (come
Genova-Sampierdarena e GenovaSestri). G. G.
LOGICA CIRCOLARE
Caro Direttore,
vedo sul n. 23 de « La Luce », a p.
2, la vignetta tratta da ■■ One World »
a proposito del rapporto testo-sermone. Vignetta a parte, io sono convinta
che dovremmo ormai superare la vecchia concezione lineare di questo rapporto secondo cui la genesi di un sermone che si rispetti deve partire da
un testo ben preciso e da lì arrivare
a un discorso altrettanto preciso. Mi
sembra questa una concezione buona
per epoche in cui c'era da difendere
una certa ortodossia, non per epoche
come l'attuale in cui la fede cristiana
deve imparare ad aprirsi alla comprensione di tanti linguaggi religiosi che
pure ci interpellano e ci coinvolgono.
Penso invece che la logica della
predicazione cristiana sia una logica
circolare, cioè insieme liberatoria e
serva dell'Evangelo. Se il messaggio
evangelico ha penetrato veramente l'animo di chi parla, credo che non ci
sia bisogno di questo rapporto meccanicamente inteso per esser sicuri che
il predicatore non faccia un discorso
« in proprio ». Se viceversa manca
questa compenetrazione totale, non è
certo il riferimento al passo biblico
che la può creare.
Inoltre, nella mia esperienza di ascoltatore ho sempre trovato assai
meno stimolanti i sermoni che rivelavano questo tipo di attaccamento prioritario al testo, rispetto a quelli nei
quali la personalità del predicatore
come elaboratore appassionato della
Parola di Dio si rivelava con autenticità e libertà.
Questo discorso mi pare importante per la preparazione dei predicatori
locali, a volte preoccupati di acquisire
uno stile di « fedeltà » che è pericoloso quanto una museruola.
Cordiali saluti. Rita Gay, Bergamo
PROSTITUZIONE
Egr. Sig, Direttore,
Sembra che I più dei Pastori non
abbiano nulla da fare che andare ai
convegni più inutili. Tempo per visitare gli afflitti, ammalati, bisognosi, anche spiritualmente, ce n'è sempre poco. Il punto però è un altro; tra politica, convegni sull'omosessualità, tavole rotonde sulla prostituzione, discussioni sui fatti della Nuova Caledonia. Il servizio per la chiesa e di
conseguenza per I credenti si riduce
a ben poco e quel poco turba e non
ciba il più dei credenti. Per tornare
in argomento la libertà della prostituzione è come la libertà di peccare; nessuno la può impedire ma noi credenti e Pastori siamo chiamati a avvisare il peccatore e indicare la via del
perdono e della salvezza, ma vedere e
sentire dei Pastori che scrivono e parlano di diritti di peccare è cosa
estremamente disdicevole e aggiungerei
intollerabile. Si fa tutto il possibile
per scandalizzare e turbare il maggior numero di credenti ma stiamo at
tenti: in Geremia, Zaccaria c'è la giusta
risposta di Dio. Pastori chiamati al
servizio dell'Evangelo dovrebbero essere più cauti nello sbandierare senza
criterio le loro opinioni e stare attenti prima di divulgare le loro opinioni
puramente personali.
La sottile disquisizione su prostituta e cliente è del tutto errata perché
entrambi peccano, la sola differenza
è che la prostituta è lì in vista e
invece 11 cliente scompare nella notte
ma tutti e due sono visti da Dio. Come dissi altre volte il peccato è peccato e non si può né si deve minimizzare, a noi tocca il servizio di annunciare il Cristo morto e risorto per la
salvezza del peccatore pentito e rinato a nuova vita.
Saluti
Mario Goletti, Torre Pellice
DISAGIO
Protestantesimo
in TV
LUNEDI’ 8 LUGLIO
ore 23 circa - II Rete
DALL’EMERGENZA ALLA
TRASFORMAZIONE
Pozzuoli: una città, una comunità in diaspora.
Gentile Redazione,
Leggo sul numero del 31 maggio la
lettera del Sig. Manfredo Pavoni, il
quale critica una iniziativa dell'on. Valdo Spini assunta durante la campagna
elettorale scorsa.
A parte l'elogio fuori luogo di tre
partiti (PCI, DP e Verdi) il lettore può
forse avere ragione, ma vorrei osservare che anche « La Luce » è intervenuta subito dopo il risultato elettorale
con un commento che suonava critico
verso 11 governo In carica; sullo stesso numero del 31 maggio, l'articolo di
fondo è molto critico verso la posizione astensionista sul referendum, dei
tutto legittima a mio parere, assunta
da alcuni partiti di governo e dal PR,
e cambiata solo gli ultimi giorni.
Altre volte ho notato sul settimanale riferimenti esplicitamente positivi ai
partiti di estrema sinistra; cosicché,
io che sono socialista, riformista e, per
di più, « craxiano », mi sento sempre
più a disagio nel leggere molte parti
del periodico e mi chiedo: se, come
scrive giustamente il Sig. Pavoni, « il
compito della chiesa è predicare la
parola di Dio » e non fare campagne
politiche od elettorali, non sarebbe bene evitare di schierarsi a favore di
alcuni partiti al posto di altri, chiamando invece a raccolta gli uomini onesti
e sinceri di tutti i partiti, con preferenza, semmai, per quelli democratici?
Infatti, laddove i partiti che si richiamano alla dittatura del proletariato (e
che sembrano stare in molta simpatia
a gran parte della redazione della « Luce ») stanno al governo per sciagurata sorte dei popoli che a loro devono
sottostare, sappiamo bene in quale
considerazione tengano le libertà, compresa quella religiosa. Se una qualche
simpatia deve essere espressa, dunque, a favore di qualche partito o movimento politico, credo che ciò debba
esser fatto, semmai, a favore di quei
partiti che pongono a base della loro
struttura e del loro programma, i princìpi di libertà. 0 no?
Con i più cordiali saluti.
Gian Biagio Furiozzi, Perugia
PROTESTANTESIMO 1985
“La predestinazione”
Il secondo numero dell’anno
della rivista ’Protestantesimo’
presenta un lungo, complesso,
documentato studio di Vittorio
Subilia su « La predestinazione » ; tema affascinante ancorché emarginato nel dibattito teologico. Nella rubrica ’rassegne’
dello stesso numero appare una
interessante presentazione dei
documenti dell’ultima assemblea
ecumenica di Vancouver a firma Aldo Comba. Sottolineiamo
ancora volentieri l’attualità del
saggio di Paolo Ribet sulla teologia della liberazione. Nella sezione ’dibattiti’ continua lo scambio di battute sul tema della sessualità. La rivista chiude con la
recensione approfondita di otto
opere teologiche e storiche.
Per completezza di informazione ricordiamo che l’annata
di ’Protestantesimo’ si era aperta con un bel saggio di Paolo
Ricca, leggibilissimo, su « Zwingli e gli anabattisti » ed una critica di Markus Barth al documento ecumenico dì Lima che
vale la pena di meditare.
La rivista si pubblica a Roma
nell’ambito della Facoltà Valdese. Benché di respiro accademico e sovente di impegnativa
lettura in ogni numero (la cadenza è trimestrale) chi è appassionato di ’cose teologiche’
trova sempre almeno un argomento interessante, affrontato
in un ottica protestante.
G. P.
Protestantesimo, abbonamento
1985 ordinario L. 17.000 da versare a: Libreria di cultura religiosa, Piazza Cavour 32 00193 Roma - c.c.p. 14013007.
5
T
5 luglio 1985
obiettivo aperto 5
VITTORIO SUBILIA
Solus Christus
So di non essere il solo ad attendere con impazienza l’uscita
di ogni nuovo libro di Vittorio
Subilia, a pregustarne la lettura.
Ed ecco l’attesa, per un po’, placata; ecco perdurare il gusto, e
il nutrimento, di questa lettura: penso infatti che molti, come me, tornano spesso ai suoi
scritti', che restanb punti di riferimento importanti nella ricerca della nostra testimonianza e
della nostra fede, oggi.
Questa volta Subilia ci offre
una sintesi robusta e saporosa
de 11 messaggio cristiano nella
prospettiva protestante e la pone significativamente sotto il titolo « Solus Christsus »: sola
Scriptura, sola gratta, sola fide
delle quali ha insistentemente
testimoniato nella sua ricerca
bitalico-teologica sfociano nell’essenziale: Cristo soltanto; che
è il modo a noi intelligibile per
dire; Dio soltanto.
Non è davvero una difesa confessionale. Nella premessa Subilia si pone anzi con noi o ci sollecita a porre la domanda se il
protestantesimo abbia un avvenire, preso com’è fra l’incudine
della secolarizzazione e il martello di un ecumenismo largamente deviato dalla sua spinta
originaria. Eppure, a lettura conclusa, ci si ritrova una volta ancora umiliati sì di essere così
poco protestanti ma anche e soprattutto nella meraviglia di questa vocazione che è di ogni cristiano, di tutta la chiesa di Gesù Cristo; contestare instancabilmente reistente in nome dell’Evangelo del ’’regno”, farlo lasciando anzitutto che questo
contesti noi, la nostra vita, la
nostra chiesa.
Il protestantesimo come inquietudine (inquietante), si potrebbe dire: ma non come inquietudine psicologica, morbosa
che scaturisce dalla nostra confusione e pigrizia e colpa; è una
inquietudine da Dio, che la sua
presenza, la sua parola ’’straniera” non può non portare costantemente nella vita umana,
nella comunità umana; e non è
un’inquietudine a morte, ma a
vita; se ci risitua sempre con
crudo realismo nella nostra condizione ’’carnale” (anche e anzitutto religiosa ed ecclesiastica!)
togliendoci ogni pur sottile speranza in nei, non ci tarpa però
le ali, ma ci dà le ali — o, se
vogliamo, il passo — della invincibile speranza in lui, ci fa vivere — e morire — nella certa attesa della fede. Questa non è
campata in aria, ma poggia su
Gesù Cristo, fondamento saldo,
perché l’ha posto Dio.
Del resto, non è anzitutto a
noi che debbiamo pensare, ma
a coloro che intorno a noi ignorano questo messaggio, non hanno incontrato Gesù. Anche questo ò essere protestanti; prendere coscienza che l’Evangelc ci
tira fuori dal ripiegamento anche spirituale su noi stessi e ci
tende verso l’altro, verso la comunità umana per condividerne
responsabilità e problemi e, in
questo intreccio, esserle testimoni deirunico che ha fatto
qualcosa di nuovo, e farà tutto
nuovo.
In quest’oi>era, relativamente
breve, Subilia conferma la sua
alta capacità di sintesi; nelle non
molte pagine di ciascun capitolo riesce a cchdensàiré con limpidezza e leggibilità i frutti di
una lunga e vasta ricerca, centrando senza dispersioni gli elementi essenziali di ogni questione. Non si limita però a riprendere e condensare risultati acquisiti, su ogni questione, punta oltre. Soprattutto, anche qui
ci offre una teologia biblica.
Non un biblicismo formale, di
cui anzi combatte a fondo le
false e superficiali sicurezze; i
suoi capitoli non riportano semplicemente una ricca messe di
citazioni ”a sostegno” (è peccato che, accanto all’utile indice
dei nomi, non vi sia in appendice anche un indice dei testi biblici, ancor più utile), ma appaiono veramente strutturati
intorno a questo messaggio bi
blico. Il testimone è certo lì,
con la sua personalità e il suo
linguaggio inconfondibili, ma
più forte, determinante è la Parola, le cui parole s’inseriscono
continuamente e naturalmente
nel discorso, sostanziano il messaggio.
Leggete il capitolo «Solus Christus» e riconoscerete meglio dove sta il dissenso essenziale tra
le chiese, oggi. Leggete « sola
Scriptura» e vi renderete conto
che, se non vi riflettiamo seriamente, Targomento biblico rischia di sgretolarsi fra le nostre
mani. In « sola gratia » vi ritroverete al centro dell’Evangelo,
al cuore del nostro rapporto con
Dio (e fra noi); in «sola fide»
sarete sfidati ad accogliere l’offerta evàiigelica della certezza di
fede contro tutte le sicurezze ecclesiastiche, biblicistiche, pietistiche. Leggete «Ekklesia» per
ritrovare il senso del nostro esser « chiamati fuori », incessantemente, da ogni sistemazione;
in questo capitolo secalo pagine molto ricche e lucide sui ministeri, sulla predicazione, sui
’’sacramenti”, nella tensione fra
la realtà irriducibilmente e totalmente umana della chiesa, e
la sua vocazione a testimoniare
oltre se stessa; manca un po’
un esame del motivo della libertà religiosa, che l’A. ha pur
vivamente affrontato altrove e
che forse meritava una menzione; in calce al capitolo, un utile
excursus sul fenomeno settario,
considerato criticamente ma con
ALDO LANDI
Il papa deposto
Il papa deposto a prima vista
può sembrare il titolo di un libro di fantascienza, o magari di
un romanzo umoristico addirittura. Ma invece è la ricostruzione di un momento cruciale della
storia della cristianità europea,
condotta con rigore scientifico
inappuntabile e con padronanza
esemplare di quelle irte materie che sono la storia del dirit
to canonico e quelle della teologia scolastica.
La cristianità occidentale era
appena uscita da quel periodo
nero che fu detto la « Cattività
Babilonese della Chiesa », cioè
il trasferimento del papato da
Roma ad Avignone ed il suo as
servimento scandaloso alla mo
narchia di Francia, quando nel
1378 si trovò a precipitare in
un’altra crisi terribile. Dopo tanti francesi, fu eletto papa un
italiano, col nome di Urbano
VI, ma la sua elezione avvenne
fra tali tumulti da motivare dubbi seri sulla sua legittimità. I
cardinali francesi la dichiararo
no invalida ed elessero papa un
loro connazionale col nome di
Clemente VII. Da allora, per decenni, i due pretendenti al papato, l’uno a Roma e l’altro ad
Avignone, si contesero la supre
NELLA VALIGIA
DELLE
VACANZE
misura e rispetto. Leggete l’ampio capitolo sull’etica, che nella
prospettiva protestante è etica
di testimonianza, di vocazione,
di servizio, di libertà, di cultura
(questo stupisce? si vedano indissolubilità e contrasto fra Evangelo e cultura); i cenni significativi di etica politica, sociale, economica. Il capitolo
conclusivo, su « Le prospettive
finali », è centrato sul « nuovo »
apparso — per la fede, ora —
in Cristo e nella sua risurrezione, da cui irradiano prospettive
finali che abbracciano il nostro
’’fine” personale (rannuncio del
la risurrezione come nuova creazione di Dio contro la pagana
credenza in un’immortalità del1'« anima ») e le dimensioni cosmiche della nuova creazione.
Prospettive che già ora incidono
sul modo di vivere, Leggiamo,
qui, pagine umanissime, sensibili, veramente splendide.
Una lettura forte, corroborante, ispiratrice,
Gino Conte
Vittorio Subilia, « Solus chiistus »
Il messaggio cristiano nella prospettiva protestante, Claudiana Torino
1985, pp, 156, L, 9.500,
GIACOMO DACQUINO
Vivere il piacere
mazia sulla chiesa, non tanto
con armi spirituali quanto con
le armi da guerra od almeno con
manovre politiche spregiudica
te, miranti a guadagnare il favore di monarchi e di repubbliche.
Mentre i fedeli assistevano a
questo spettacolo indecoroso,
pieni di sgomento e di orrore, i
dotti delle università, a cominciare da quelli della prestigiosa
Sorbona di Parigi, davano fon
do alle loro risorse in materia
di diritto canonico e di teologia
per trovare una via di uscita
dalla crisi. Nel corso di queste
ricerche accurate, si consolidò
l’idea che l’unità della chiesa
potesse essere ripristinata solo
da un concilio generale, in base
ad un riconoscimento esplicito
della superiorità del concilio
sul papa. Ma una volta avviata
la rifiessione su linee dottrinali
conciliar iste, apparve indispensabile la cessione del loro potere da parte di ambedue i con-,
tendenti, oppure qualora essi si
fossero rifiutati, la loro deposi
zione. I canonisti impiegarono
perciò tutte le loro sottigliezze
per definire di quali colpe si
Giorgio Spini
{continua a pag. 8)
m
Attraverso le pagine di questo,
libro, facili come un bel romanzo, si snoda la storia del nostro
vivere oggi: chi non ha provato
un senso dì impotenza, di lan-,
guore lacerante di fronte al
mondo che rotola velocemente,
che sforna nuovi concetti, nuove soluzioni, lasciandoci con la
bocca asciutta e il cuore inaridito? La grandezza di questo lavoro è la sua umanità: è vedere
la nostra storia, la vita in modo
umano più consono ai nostri
ritmi. Parlare di etica della ses
sualità vuol dire parlare della
nostra psiche, del come noi ci
accettiamo, ci viviamo, vuol dire parlare del nostro se corporeo, delle nostre identità, della
nostra storia di uomini e don
ne, della nostra crescita nella
società che ci circonda con le sue
contraddizioni, le sue ambivalenze. Io donna, tu uomo siamo
un tutto unico e spesso ce ne
dimentichiamo!
E ancora, parlando con le pa-.
role dell’autore:
« L’amore è un incontro non
fusivo o confusivo, ma dialOgi
co; è un’unione tra due esseri
diversi che vivono in una incessante comunicazione emotiva e
intellettiva. Coesistere, non convivere; aderire, non accondiscen
dere; uniti, non confusi; congiunti, non separati; distinti,
non divisi. Una coppia di ’’simili” senza servi e padroni, perché
non è positiva la relazione in
cui uno si pone come soggetto
e l’altro come oggetto (p. 192).
L’uomo e la donna devono sco
prire la loro ’’alterità” senza prevaricazioni. Non si tratta più di
contrapporre i ruoli maschile e
femminile, bensì di armonizzarli insieme. L’amore è rispetto.
Rispetto viene dal latino ’’respicere” cioè ’’guardare” e quindi
conoscere la vera personalità dell’altro e rispettarlo. In ogni
rapporto per rispettare l’altro,
è necessario superare la tendenza al possesso. Anche nell’amore è necessario amare l’altro come ”è”, riuscire ad amare l’altro per quello che è, entrare
nell’altro senza colonizzarlo,
senza incistarvisi, mantenendo
la distanza necessaria per rispettarlo. e per aiutarlo ad essere
fedele a se stesso e a quello che
cerca nella vita. Purtroppo il
più delle volte si vuol bene i)er
le affinità e somiglianze, non per
le differenze. Non si accettano
le differenze, né l’autonomia dell’altro » (p. 194).
Questo libro forse, non dice
nulla di nuovo a chi in questi
anni ha sviscerato il problema
della sessualità attraverso ottimi libri di psicologia; forse può
sembrare ovvio, in alcune parti, ma riesce brillantemente a
fermare la nostra attenzione su
alcuni punti essenziali: come il
cambiamento dei ruoli uomodonna nella nostra società; soprattutto porta a riflettere, a
pensare che l’umanità ha bisogno di persone non di eroi o
superuomìni; la persona umana
si crea mano a mano attraverso la propria crescita, la realizzazione di sé e con un rapporto positivo con gli altri. Questi sono i presupposti per un
buon incontro con l’altro: « per
donarsi è necessario possedersi ». Ottima la bibliografia per
chi invece volesse ancora approfondire Targomento e chiarirsi
alcuni dubbi e interrogativi.
Vorrei concludere con un’immagine colorata: penso alla sala color lillà del Musée national
di Chagall a Nizza, dedicata a
Gala, la sua donna che ne è
stata l’ispiratrice. Entrando si
ha la dimensione di cosa possa
avere significato l’amore per
questa donna se ha ispirato colori, sfumature, tocchi così eccezionali, così magici ed è questa la conclusione del libro: si
vive quando si ama e si ama solo attraverso l’interezza della
persona.
Abbiamo anche scoperto che
l’amore non si può dimostrare
solo a parole perché non è un
teorema, ma che si può esprimere anche con il silenzio e
che anzi spesso si fa capire di
più parlando meno. Per questo
malgrado tutto stimiamo questa fiducia nell’amore come la
forma più ammirevole del coraggio umano ».
Rina Lydia Caponetto
Giacomo Dacquino, Vivere il piacere,
SEI Torino 1984, pp. 205. L. 13.500.
6
6 cronaca delle Valli
5 luglio 1985
CIRCOLO DIDATTICO DI VILLAR PEROSA
CONVEGNO
Promosso
Pierino!
Quante emozioni per la fine di
un anno scolastico! Considerazioni, ricordi, delusioni, qualche
speranza! Noi insegnanti siamo
invitati, anche dalla burocrazia,
a fare de bilanci. Non sempre
questo lavoro mette in movimento la coscienza; spesso, solo la
mano e gli occhi, qualche volta
anche cervello. Si dice che
autorevolezza e credibilità della
scuola non si misurano dal numero delle bocciature. E’ però
vero che l’insegnante dell’obbligo soffre di una crisi di identità sociale. L’insegnante che
boccia, in genere, è poco disposto a « reimpostare i propri metodi pedagogici », perché non sa affrontare i problemi a livello collettivo, ma è soprattutto del proprio prestigio
personale che si preoccupa. E,
non si può negarlo, molto spesso i genitori sono propensi a ritenere più « autorevole » un insegnante « severo ».
Che cosa si nasconda sotto
questa parola, per quanto riguarda la preparazione professionale, la sensibilità, il desiderio di aggiornarsi, non è chiaro
a nessuno. Chi è « severo », in genere, si preoccupa del prodotto
più che del bambino e degli strumenti di cui dispone.
Molti insegnanti, però, la coscienza ce l’hanno.
Il bambino che hai trattato
male durante il giorno perché ti
ha fatto 25 errori in 15 righe di
componimento, torna spesso a
trovarli nelle insonnie notturne.
Caro bambino che non puoi imparare la grammatica italiana,
che non contempli, fra le possibili abilità umane delle quali intendi appropriarti, quelle della
lettura e della scrittura, che sei
intelligente e simpatico, che fra
cinque anni non saprai che cosa
fare di te stesso perché non avrai lavoro, che cosa posso fare
per te? Tu mi sei stato affidato perché H fornissi degli
stessi strumenti di espressione dei quali si sono impadroniti i tuoi compagni. Mi sono
« aggiornata » il più possibile,
ho consultato « tecnici » scolastici e sanitari, ho, obiettivamente, fatto tutto ciò che potevo per
« recuperarti » a queste abilità,
ma non c'è stato nulla da fare.
Io ti promuovo, caro bambino, perché so che per te non è
possibile fare di più...
Io credo che la tua vita, come la mia, è nelle mani del Signore, ma certo, con la tua difficoltà a leggere e scrivere farai
fatica anche a seguire le lezioni
della scuola domenicale e del catechismo (per dirne una...).
Mi sento responsabile dei tuoi
futuri insuccessi, ma non so che
cosa avrei potuto fare di diverso. Sarebbe forse bastato amarti
di più?...
La scuola riflette molti dei mali della società; sembrano più
crudeli le situazioni, perché a
patirne sono dei bambini.
Una delle malattie più gravi
della scuola è infatti quella dell’isolamento. Intorno alla scuola non esiste alcun dibattito serio, tranne che fra pochi addetti ai lavori. I maggiori veicoli
di informazione sono in genere i
quotidiani e la televisione, che
si occupano sporadicamente dell’argomento e sempre in modo
superficiale e distorto, contribuendo a mantenere nel pubblico utente, e negli stessi insegnanti, atteggiamenti mentali e
culturali estremamente regressivi. Graziella Tron Lami
La religione neiie eiementari
Il disegno di legge del ministro della P.l. cambia la scuola elementare
rischiando di decretare la morte delle piccole scuole d’alta montagna
Prima di concludere l'anno
scolastico, un buon numero di
insegnanti del Circolo didattico
di Villar Perosa ha firmato una
protesta contro il disegno di legge che il ministro della Pubblica Istruzione ha presentato per
il riordino della scuola elementare. Alcuni degli articoli di questo D.D.L. contengono modifiche
all’attuale ordinamento scolastico che, se applicate, renderanno molto problematica resistenza delle scuole situate in zone
di montagna.
L’art. 2, ad esempio, stabilisce
l'iscrizione alla prima classe per
i bambini che compiranno i sei
anni entro il 31 marzo successivo alla data d’inizio dell’anno
scolastico: le scuole materne che
nei piccoli centri sono spesso al
limite minimo di bambini iscritti, possono così veder calare il
numero delle iscrizioni, con la
conseguente chiusura della scuo
la. L’articolo successivo si esprime in questi termini: « ...Nelle
località per le quali non vi sia,
in via assoluta, la possibilità dì
trasporto in altre scuole viciniori, il Provveditore agli studi
può autorizzare eccezionalmente il funzionamento di classi o
pluriclassi con un numero di
allievi inferiore a 10 ». Non è
difficile intuire che queste disposizioni segneranno la scomparsa di molte scuole pluriclassi, anche nelle nostre zone montane.
L’orario delle attività didattiche viene fissato dal ministro
Falcucci in 24 ore settimanali
per le classi del primo ciclo e in
27 ore per le classi del secondo
ciclo, « da svolgersi, di norma,
in orario antimeridiano ». Per i
Comuni che organizzano i trasporti con un notevole onere finanziario, sarà proprio un bel
problema trasportare scolari
con orario differenziato, per tacere del disagio causato alle famiglie e agli stessi bambini che
aggiungeranno alle ore di lezione i tempi del viaggio di andata
e di ritorno.
Il documento degli insegnanti
critica anche l’impostazione data all’insegnamento della religione, per il riferimento al Concordato e alle intese con le altre confessioni religiose, rilevando che si dovrebbe « ...chiedere
il massimo di rispetto e di tutela dei cittadini in quanto tali,
e non come appartenenti ad una
qualsiasi confessione religiosa ».
Senza tuttavia farsi grandi illusioni in merito, gli insegnanti
del Circolo di Villar Perosa hanno deciso di inviare le loro conclusioni agli organi competenti,
oltre che ai sindacati e alle associazioni professionali.
Liliana Viglielmo
Cultura
delle Alpi
Per un paio di giorni (21-23 giugno)
la Bregaglia grigionese, così interessante per essere l'unica valle « lombarda » sfuggita alla repressione della
Controriforma, è ritornata ad essere
un « laboratorio » di idee, un crocevia
di esperienze, di tesi eretiche » rispetto ai luoghi comuni ed anche alla politica dei governi guidati da socialisti (Sinowatz in Austria, Craxi in
Italia, Mitterand in Francia), tutti alquanto insensibili alla tutela ed alla
promozione delle identità culturali delle popolazioni dell'arco alpino. Il dibattito sulle tematiche proposte (l'informazione nelle regioni di montagna; il
rapporto uomo-donna: chi decide?: identità e lingua) è stato molto vivace,
a volte anche teso soprattutto in relazione alla legittimità di considerare
il villaggio alpino come ,<■ oggetto » di
ricerca; alle interferenze « maschili »
nella discussione della problematica
femminile; alla tutela delle autonomie
e delle identità, oscillante tra autogestione culturale e reazione. Per II versante « cisalpino », hanno partecipato
delegazioni comuniste di Bolzano e Sondrio, socialisti indipendenti sudtirolesi, demoproletari valteliinesi ed una
rappresentanza del gruppo piemontese
di ALP. t. b.
La fine
di un clan
LUSERNA —• L’arresto dell’ex sindaco democristiano B.
Martina, di suo fratello Celeste
e di due nipoti per bancarotta
fraudolenta non ha sorpreso l’opinione pubblica della valle che
in qualche modo si attendeva
questo provvedimento del giudice. Come è noto i fratelli
Martina avevano gestito la cosa
pubblica della città per circa un
ventennio ed attorno a loro si
era formato un vero e proprio
clan di politici locali. Le sfortune del gruppo hanno avuto origine quando Celeste (ex assessore provinciale, ex presidente
del Comprensorio di Pinerolo)
aveva deciso di tentare il gran
salto dalla provincia al parlamento. Per fare questo, vista la
strada bloccata nella sua corrente (Donat Cattin e Forze
Nuove), era stato costretto al
passaggio ad un’altra corrente
democristiana. L’insuccesso elettorale non ha poi più consentito gli appoggi politici necessari perché le banche e le finanziarie coprissero alcune operazioni economiche che il clan
aveva architettato (lottizzazioni
edili e acquisto di aziende in
crisi) contando proprio su questi appoggi.
Di qui l’incriminazione e gli
arresti. La cosa però potrà avere ulteriori sviluppi che rischiano di coinvolgere il gruppo dirigente provinciale democristiano.
g- g
Iscrizioni
PINEROLO — Presso le direzioni didattiche delle scuole elementari della
città si raccolgono fino al 4 agosto le
iscrizioni per i corsi finalizzati all'ottenimento della licenza elementare.
PROCESSO ALLA DROGA - 3
Informare per prevenire
« Informare per prevenire »:
questo slogan riassume in sé gli
obittivi del « Gruppo D ».
« D » sta per « droga »: il gruppo è nato a Torre Pellice nell’autunno 1983, per iniziativa di alcune persone che hanno sentito il
bisogno di muoversi con azioni
concrete, ritenendo non possibile
rimanere indifferenti di fronte al
fenomeno della tossicodipendenza, che allora stava manifestandosi in maniera eclatante nella
cittadina.
Come mi dicono gli attuali
membri del gruppo (una decina
di persone che tengono a precisare la natura "aperta” del gruppo: fanno parte di esso tutti
quanti hanno dato anche solo un
piccolo contributo al suo lavoro),
il gruppo nacque essenzialmente
come reazione ad un clima di
paura che si stava diffondendo di
fronte ad episodi che denunciavano palesemente la presenza
della droga a Torre Pellice.
Non che prima del 1983 non si
sapesse della circolazione della
eroina in Val Pellice, ma si evitava di parlarne, e si tentava in
questa maniera di coprire ogni
problema.
Ad un certo punto però non si
potè più star zitti ed indifferenti.
Si impostò un lavoro di informazione, al fine di prevenire una
possibile caduta dei "soggetti a
rischio” nella trappola della tossicodipendenza.
L’entusiasmo iniziale si è noi
un po’ esaurito con l’andar del
tempo, vuoi perché il lavoro, impostato a lungo termine, non
sembrava portare alla realizzazione di risultati immediati e
tangibili, vuoi perché il fenome
no abbastanza palese dello spaccio divenne più clandestino, meno evidente, attenuando l’allarme sociale, cose queste che portarono ad una perdita di stimoli.
Il gruppo ha proseguito nella
sua attività, a ranghi ridotti, e
nella primavera 1985 ha messo
in circolazione "Il foglio”, poche
pagine di informazione sul lavoro svolto e sulle prospettive, foglio dal quale riporto un brano
che illustra l’attuale impegno del
gruppo:
« Una delle iniziative del Gruppo D. consiste in periodici incontri con gruppi di famiglie che
spontaneamente si riuniscono
presso una famiglia-ospite.
L’idea è nata da una constatazione e da una convinzione.
Le constatazioni: 1) la partecipazione a conferenze, dibattiti o
altre iniziative di carattere pubblico su qualsiasi argomento viene spesso frenata dall’imbarazzo
ad esprimere la propria opinione
al di fuori dell’abituale spazio,
dalla presenza di "quelli che sanno”, dal ruolo passivo, di ascoltatore, che è più comodo assumere, dall’alibi del "vorrei, ma mi
manca il tempo”, dalla tendenza a spersonalizzare il discorso,
nel senso che generalmente si è
d’accordo su ciò che si va dicendo ma, tacitamente, si preferisce
pensare che riguardi il nostro vicino, o gli assenti; 2) la "crisi di
rigetto” che i gruppi corrono il
rischio di subire se si isolano in
una sorta di narcisistico compiacimento della loro bravura, istituzionalizzando il loro impegno.
La convinzione: non crediamo
nelle soluzioni o nelle formule
preconfezionate, ma nella corre
sponsabilità, nel coinvolgimentó,.
nell’educarci insieme.
Costruire solidarietà, stimolare
dialoghi e incontri è stato ed è
il nostro ambizioso progetto.
Il risultato della prima serie
di incontri ci ha dato ragione:
la gente ha partecipato, evidenziando l’esigenza non solo di una
informazione chiara, precisa,
semplice, che spesso manca nella
gran massa di pubblicazioni di
qualsiasi campo, ma anche di uno
scambio di esperienze sul rapporto genitori-figli, sull’educazione, sul lavoro, sulla scuola.
Quel che è più importante, la
gente ha parlato; spesso, è vero,
rimanendo sul livello generico,
con la solita tendenza a riferirsi
agli altri, ma molto più spesso,
si è lasciata coinvolgere in testimonianze dirette.
L’esperienza più significativa
che ci è capitato di vivere riguarda un gruppo di famiglie
dello stesso palazzo le quali, con
sorpresa, si sono accorte di aver
trascorso una serata insieme, dopo anni di buon "vicinato”.
A questo punto è necessario
continuare, tutti, per rompere
quel muro di diffidenza o, più
esattamente, di "privato”, costruendone uno veramente forte
di solidarietà in positivo da opporre a quello, fortissimo, della
droga ».
Il gruppo D. si riunisce periodicamente presso il Centro d'incontro di 'Torre Pellice (via Repubblica); per avere maggiori informazioni, ci si può rivolgere al
dott. Daniele Rochat (Tel. 91885)
a Torre Pellice.
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7
5 luglio 1985
cronaca delle Valli 7
FALLIMENTO
Dopo aver letto su « L'Eco » l'articolo intitolato: « Con il pugno di ferro », sono rimasta sconcertata ed indignata. E' mai possibile che ci siano
degli insegnanti così autoritari, così
repressivi, così impreparati pedagogicamente, così parziaiì ed ingiusti come quelli descritti in detto articolo?
Inefficienti durante l'anno scolastico,
all arrivo degli scrutini essi si armerebbero di un pugno di ferro per far
strage di inermi adolescenti, per lo
più di estrazione contadina.
La metafora del pugno di ferro è
certamente espressiva, ma, a parer
mio, troppo forte, perché esprime un
giudizio eccessivamente severo.
Mon conoscendo né la scuola, né gli
insegnanti, né gli alunni in causa, mi
astengo da ogni giudizio, ma mi permetto di dubitare fortemente che nella
scuola deH'obbligo il fallimento sia così disastroso. Inoltre credo che, anziché giudicare, sia sempre meglio cercar di comprendere tutti, anche gli insegnanti. Essi invece sono troppo spesse bersagliati dalle critiche, anche
quando non le meritano. Per evitare le
odiose bocciature, occorre non solo
l'impegno degli insegnanti, ma anche
quello degli alunni, come pure la collaborazione delle famiglie. Peccato non
CI sia più per i ragazzi la possibilità
di riparare qualche materia a settembre per evitare la stangata di giugno!
Silvana Tron, Pomaretto
RETTIFICA
Abbiamo letto su » L'Eco delle Valli »
una lettera firmata dalla 3‘ media del
Collegio Valdese.
Vorremmo precisare che, pur avendo
frequentato quella classe, non ne siamo stati informati.
Ci dispiace per il metodo seguito
e ci associamo invece nell'apprezzamento.
Anna Bellion, Sandra Bruno, Daniela Cesan, Alain Chauvie, Cristina Manassero
BOCCIARE?
li dibattito aperto sulle colonne di
questo giornale, con l'articolo di Platone e la lettera di Tarditi, in relazione ai ragazzi respinti nelle scuole medie della Val Pellice richiede un'analisi approfondita, in quanto l'argomento
tritiate non è di poco conto.
In questi ultimi anni l'argomento selezione era ormai considerato un tabù:
per un aspetto la marea del riflusso
h; quasi demonizzato tale concetto,
per l'altro aspetto apparivano ormai
acquisiti gli obbiettivi della lotta, depurata dai suoi errori e limiti, contro la selezione degli anni settanta. In
realtà, dalla seconda metà degli anni
settanta, è lentamente riaffiorata «la voglia » di bocciare. Il retroterra è di ca
rattere generale, con intima relazione
ai processi economici e sociali avvenuti negli ultimi anni nel nostro Paese.
E' vero, un'aspetto da non dimenticare e da non sottovaluare è la assenza di continuità pedagocico-dìdattica
della scuola delTobbligo, da .« incomprensioni », diversa concezione del
rapporto con la scuola e con il ragazzo esistente tra docente della scuola
elementare e docente della scuola media. Certamente l'assenza di una programmazione curricolare che saldi, attraverso un'elaborazione comune, il
lavoro dei docenti elementari e della
scuola media frappone non pochi ostacoli a quel processo democratico e di
promozione umana e culturale che deve essere fondamento della scuola
deU'obbligo. Metodologie diverse, diversa formazione professionale, le peculiarità organizzative della scuola media (alta mobilità dei docenti) hanno
ulteriormente approfondito le possibilità
di collaborazione tra scuola elementare e scuola media. Tutti questi sono però aspetti di una problematica
più vasta, legata allo sviluppo e alle
contraddizioni del nostro sistema socio economico.
La premessa di un discorso sulla
selezione richiede una definizione di
che cosa intendiamo per selezione.
Solo le bocciature? No, certamente. A
mio avviso si deve intendere per selezione la esclusione o autoesclusione da determinati livelli del sapere
trasmesso formalmente nella scuola, a
cui si accompagna di solito, ma non
sempre, l'esclusione dai titoli giuridici corrispondenti. E' facile intuire che
questa definizione della selezione non
riguarda solo le bocciature, ma anche
gli abbandoni, le assenze prolungate
senza logici e giustjficati motivi. Pertanto le percentuale dei ,« selezionati »
diventa molto più ampia di quella che
in questi giorni leggiamo sui giornali.
in casi eccezionali, ben definiti, circostanziati, valutati in tutti i suoi aspetti « fermare » un bambino o un
ragazzo può essere anche utile. Ma
non di questo tipo di bocciatura che
si sta discutendo, bensì di una nuova
selezione di classe che penalizza in
modo brutale quei ragazzi che, per
condizioni socio-culturali, sono già costretti a vivere in condizioni di deprivazione culturale veramente deprecabili.
Questa nuova selezione trova le sue
giustificazioni nel profondo processo di
restaurazione economica, sociale e culturale che da alcuni anni, anche nel
nostro Paese, sottende le maglie della sua rete. Le contraddizioni economiche e sociali deH'attuale modo di
produrre sono state il punto di forza
della nuova ondata di neoliberismo, importata d'oltre Oceano, che si protende
non solo come politica economica, ma
come pratica politica e come filosofia
culturale. Il nuovo grido del « laissezfaire » penetra in tutto il tessuto sociale: nel sistema produttivo la libertà di licenziare, di decurtare i salari.
la frantumazione di ogni garanzia, di
ogni sicurezza del lavoratore salariato vengono indicati come il presupposto per la rinascita di una nuova ricchezza delia società post-industriale,
li profitto si impone nuovamente come etica universale, motore dell’evoluzione umana creando, nel contempo
(l’America di Reagan lo dimostra ampiamente), nuova povertà ed emarginazione e forme di democrazia autoritaria che spingono i lavoratori ai
margini della società.
La scuola è legata alla società da
un cordone ombeiicale che non potrà mai spezzare, ma, ai contrario,
porta al suo interno le difficoltà, le
crisi del sistema sociale in cui è inserita. Così anche nella scuola si sta
cercando di instaurare il metodo della
selezione come panacea di tutti i mali.
Le forze conservatrici vedono di buon
occhio il riaccendersi della fiamma della selezione, mentre gli insegnanti non
si rendono conto di soggiacere a tale
politica, pensando di poter risolvere
le mille contraddizioni del loro lavoro bollando come immaturi decine di
ragazzi.
In questi anni la scuola è stata
percorsa da una profonda orisi. Crisi
causata dal complesso rapporto che
intercorre tra sistema formativo e sistema economico e i gruppi di potere.
Crisi accentuata dalle difficoltà di radicarsi di quel processo di trasformazione iniziato alla fine degli anni sessanta, il quale ha investito tutta la società aprendo speranze di un reale
rinnovamento. Gli insegnanti in questi
anni sono stati gli sciamani di turno,
vivendo in prima persona questa insicurezza di prospettive, a sentirsi molte volte impotenti nel magma dei mutamenti che scuotevano la società e
la scuola, reagendo con spinte corporative, atteggiamenti di lassismo, rabbia, impotenza. Queste reazioni si
propagano con maggior forza quando,
come in questi ultimi anni, si assiste
ad una critica distruttrice della scuola come scervizio pubblico per ridare
dignità e nuove prospettive alla scuola privata.
E' da questa realtà che deve partire
la riflessione di ogni insegnante, se
non vuole diventare lo strumento delle politiche restauratrici altrui, tese a
smantellare la scuola come istituzione
democratica, senza tuttavia risolvere
le sue sensazioni di malessere.
Si è passati in questi anni da una
promozione facile, qualunquista, burocratica, non basata su un reale impegno per mutare la scuola ad una feroce selezione.
Ma bocciare non serve. E' un nonsenso pedagogico per la scuola dell'obbligo: acuisce i condizionamenti
sociali di deprivazione culturale, creando nuove emarginazioni. La scuola delTobbligo, non dimentichiamolo, ha il
compito di offrire a tutti i ragazzi le
migliori e più adeguate opportunità di
promozione umana e culturale, dedicando maggior attenzione, attraverso
interventi individualizzati, verso quei
ragazzi con particolari problemi legati
alle loro condizioni di vita.
Bocciare non serve. E' anche una
contraddizione istituzionale: la stessa
legge n. 517/1977 ha introdotto la scheda di valutazione come strumento di
valutazione, premessa di una valutazione formativa e non selettiva del
processo educativo.
Se ci sono dei docenti ohe intendono ritornare sulla vecchia strada, sperando di risolvere in tal modo i loro
problemi sbagliano. In tal modo si
colpisce solo il ragazzo, cacciandolo
ancora più profondamente nel ghetto
dal quale noi dobbiamo contribuire, nell'ambito delle nostre competenze, a
farlo uscire.
I problemi della scuola, degli insegnanti possono essere risolti unicamente con l'impegno e la volontà di
trasformazione della società e della
scuola da parte del docente nella sua
doppia veste di insegnante e cittadino.
Tutte le altre vie conducono solo
alla pia illusione di scoprire un filone
aureo tra i grattacieli di New York.
Renzo Tibaldo, Luserna S. Giov.
COLLABORARE
II Collegio docenti del Circolo « G.
Rodar! » di Torre Pellice, riunito il 29
giugno '85, dopo aver appreso gli esiti
degli scrutini delle scuole medie della Valle, ritiene doveroso esprimersi
con la seguente dichiarazione.
« Gli scrutini e gli esami sono atti
importanti non solo per l’allievo ma
anche per la scuola: infatti, con essi
si può sanzionare il successo o l'insuccesso sia degli studenti sia dei progetti
educativi.
Il bilancio tutt'altro che positivo, soprattutto per ciò che riguarda le classi prime, ci fa riflettere prima ancora
che sulla quantità delle bocciature,
sulla qualità:
— esse colpiscono soggetti che vivono
in contesti familiari e sociali problematici;
— finiscono per confermare (anche all’esterno) sensi di inferiorità e di
emarginazione;
— hanno il sapore della punizione per
atteggiamenti che non si è saputo
capire o contenere durante Tanno
scolastico.
La dura selezione operata si pone
come un improvviso sbarramento all'Interno di una scuola delTobbligo che,
fino a questo momento, ha operato
con altri parametri.
I ragazzi ora « fermati » in I media
sono quasi tutti alunni che, già nelle
classi elementari, presentavano difficoltà di apprendimento o irregolarità
di comportamento (segnalate per altro
nelle schede), tali da giustificare interventi didattici individualizzati e prestazioni differenziate, anche all'Interno
di attività integrative e di tempo pieno.
La consulenza delTéquipe psico-sociale della C.M.-USSL è stata di valido sostegno in questa situazione.
Al fine di evitare fenomeni così
traumatici per la nostra professionalità e al fine di realizzare una unitarietà
di indirizzo pedagogico nella scuola
delTobbligo, ribadiamo ancora l’importanza della collaborazione tra scuola
elementare e media, auspicando che
IL CORRIERE DEL SESTRIERE SERVIZIO GIORNALIERO MILANO - TORINO - PINEROLO VALLI CHISONE - PELLICE - GERMANASCA AUTOCARRI TUTTE LE PORTATE PER ITALIA - FRANCIA - SVIZZERA 10063 PEROSA ARGENTINA - VIA ROMA, 33 TEL. (0121 ) 81242 - 81046 */f/T) /p Compagnia Italiana clj Assicurazioni AGENTE GENERALE DI TORRE PELLICE ARNALDO PROCHET TUTTI 1 RAMI DI ASSICURAZIONE Via della Repubblica, 14 Telefono (0121 ) 91820
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gli incontri tra i docenti dei due ordini
scolastici siano fondati, in futuro, su
una maggiore serietà e costanza nell'Impegno.
Riteniamo però che gli eventuali
incontri previsti nel periodo precedente l’inizio dell'anno scolastico (che nel
passato si risolvevano più che altra in
una « schedatura » dei bambini e delle
loro famiglie) siano poco proficui.
Pertanto attendiamo di ridefinire insieme modalità e contenuti di tali incontri.
Artinesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 4 luglio
alle ore 17, al Centro di incontro (via
Repubblica 1) avrà luogo una riunione.
All'ordine del giorno tra l'altro si segnala; Educazione ai diritti dell'uomo,
verifica delle iniziative realizzate e programmazione per il futuro.
Teatro
TORRE PELLICE — Venerdì 5 luglio
alle ore 21 si terrà in Piazza iMuston lo
spettacolo della compagnia « Jo Bithume » di Angers (Francia) « L'etoile parade circus » (teatro circo).
Segnalazioni
TORRE PELLICE — Fino al 7 luglio
si raccolgono le iscrizioni per i corsi
delle 150 ore. Si tratta di corsi gratuiti che consentono a chi li frequenta dì ottenere il certificato di licenza
media.
Per iscriversi rivolgersi a Torre Peliice il lunedì e mercoledì al consultorio (assistente soviale iPussetto), a Luserna al centro d'incontro di via Volta
il lunedì, martedì, giovedì e venerdì (assistente sociale Nosengo).
LUSERNA — La CisI Scuola organiza per il 2-3 settembre un convegno
presso l'albergo ristorante Giardino
sul tema « Il tempo prolungato nella
scuola media ». Gli interessati possono
prendere contatto con la CisI Scuola
a Pinerolo, tei. 0121/74106.
Manifestazioni
MONTOSO — Il 13 e 14 luglio hanno luogo al Montoso le celebrazioni
del quarantennale della lotta di liberazione.
Il programma prevede tra l'altro il
sabato 13 alle ore 21.15 esibizione
della banda musicale di Bibiana ed alle ore 22.30 la tradizionale fiaccolata.
Per domenica 14 dopo i riti religiosi
la commemorazione delTon. Antonio
Giolitti (ore 11.20) e nel pomeriggio
manifestazioni musicali e corali.
AVVISI ECONOMICI
AFFARE vendo casa centro Torre Pellice. Telefonare 055 - 672445.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefoiij 81000 (Croce Verde),
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 7 LUGLIO 1985
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Ferrerò; FARMACIA VALLETTI - Via
Monte Nero, 27 - Tel. 848827.
Ambulanza :
Croce Verde Porosa: tei. 81,000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva; telefo
no 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza t
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva:
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 7 LUGLIO 1985
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON,
</\» Repubblica, 22 - Tei. 91328.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice; telefono 91.996
8
8 ecumenismo
5 luglio 1985
SAE: CREDIBILITÀ’ ECUMENICA E BEM
La difficile ‘convergenza’
Echi dal mondo
cristiano
Il Segretariato Attività Ecumeniche ha pubblicato il volume degli Atti della XXII Sessione di formazione ecumenica che
ha avuto luogo dal 28 luglio al
5 agosto '84 a La Mendola. Il tema generale della Sessione era
« La credibilità ecumenica delle
Chiese e il BEM ». Il volume di
oltre 370 pagine raccoglie tutto
il materiale della Sessione; le
relazioni, le meditazioni bibliche, le relazioni dei gruppi di
studio e, in appendice, alcune
relazioni su temi collaterali, fra
le quali la presentazione del Sinodo di Barmen nel suo 50° anniversario, tenuta dal prof. Paolo Ricca, e della figura ed opera di Zwingli, tenuta da Peter
Schuppli della Chiesa Riformata di Zurigo.
Leggere un libro non è come
partecipare a un dibattito che
ha visto impegnate 450 persone
— cattoliche, ortodosse, protestanti, ebree — per una settimana e che ha creato tutta una
atmosfera di ricerca, di tensione
tra una fraternità vissuta e la
constatazione di una unità non
raggiunta e di una divisione sofferta più che voluta. Tuttavia
anche la lettura è estremamente interessante, anzitutto perché
si tratta di relazioni assolutamente libere, che ciascun relatore e ciascun gruppo hanno
presentato e discusso senza condizionamenti estenri, perché i
dibattiti del SAE sono privi di
ogni ufficialità: ciascuno parla a
titolo personale, col solo impegno di essere sincero verso la
propria coscienza e verso gli
altri.
Questo impegno di sincerità
permette di ascoltarsi serenamente gli uni gli altri. Uno dei
problemi più fortemente sentiti
è stato — in questa Sessione,
come nelle altre — quello del
linguaggio. Serve ben poco al
confronto ecumenico, alla ricerca di « convergenza », il ripetere
] • L'Eco delle Valli Valdesi »: Rea.
) Tribunale di Pinerolo N. 175.
Redattori: Giorgio GardioI, Roberto Giacone, Adriano bongo, Mauro
Pons, Giuseppe Piatone, Sergio
Ribet. Comitato di redazione: i redattori e: Mirelia Bein Argentieri,
Valdo Benecchi, Mario F. Berutti,
Franco Carri, Paolo Fiorio, Bruno
Gabrielli, Marcella Gay, Claudio H.
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Romeo, Marco Rostan, Mirella Scorsonelll, Liliana Viglielmo.
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FRANCO GIAMPiCCOLI
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intestato a • La Luce: fondo di solidarietà ». Via Pio V. 15 - Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Peilice (Torino)
le proprie posizioni confessionali nei propri linguaggi tradizionali, se non ci si propone di
« tradurli » e, nello stesso tempo, di « tradurre » nel proprio
linguaggio quello degli altri. Secoli di divisione hanno realmente creato una incomunicabilità
che può essere superata soltanto con molta pazienza reciproca,
ascoltandosi, interrogandosi, traducendosi. Questo permette agli
uni e agli altri di capirsi, di misurare le convergenze e le divergenze, di annrofondire il senso
esatto delle diversità.
Non si tratta di « annacquare »
le proprie posizioni per trovare
formule ambivalenti che possano essere accettate da tutti soltanto perché ciascuno le legge
a modo proprio, ma — al contrario — di liberare il nensiero
dalla schiavitù delle formule,
proprio nerché non raramente
la formula diventa bandiera confessionale. anche indipendentemente dalla realtà che originariamente esprimeva. Credo che
questo sia uno dei migliori risultati che i dibattiti del SAE
permettono di conseguire, aiutando la gente a « camminare »,
ad andare oltre, ad arrivare ai
nodi reali delle divisioni, per
sciogliere i quali non è sufficiente, ma è necessaria ancora Tanalisi del linguaggio.
Utilità
della diffusione
Crediamo che sarebbe di grande utilità per le nostre chiese
che il volume fosse diffuso e letto, specialmente in questo periodo nel quale gli interrogativi
posti dal BEM non possono essere elusi, indipendentemente
dall’atteggiamento che verso di
esso assumerà il Sinodo. Dalla
lettura del libro ci si potrà rendere conto soprattutto di tre
cose. Anzitutto della risonanza
che il Documento di Lima ha
presso la base cattolica. La posizione dei cattolici è veramente
univoca come la gran parte di noi
la ritiene? La nostra idea sul
« sacramentalismo » corrisponde
realmente alla posizione di tutti
i cattolici? E' giusto che noi
identifichiamo semplicemente il
cattolicesimo con Ratzinger? Nel
volume potremo constatare che
le cose non stanno proprio così
e che, quindi, anche le nostre
prese di posizione dovranno essere più attente e riflessive. Cerchiamo noi stessi di non opporre formule a formule, ma di dialogare.
La seconda cosa che il libro
ci permette di cogliere è la necessità di conoscere l’ortodossia, di dialogare con essa. Non è
una cosa facile, perché ci separa una distanza storica e culturale di oltre un millennio. Leg
gendo il libro ci si può accorgere di questa distanza particolarmente dagli interventi deU’archimandrita Dumutru Popescu
che usa un linguaggio tradizionale. Troviamo qui le reazioni
del pensiero ortodosso al modo
occidentale di porre i problemi
e, nello stesso tempo, ci si apre
un orizzonte nuovo per noi di
ricerca.
La presenza ebraica è relativamente limitata, ma suscita
grande interesse. Con grande attenzione sono seguiti gli studi
biblici di Mirjam Viterbi Ben
Horin, medico psichiatra e psicanalista a Gerusalemme. Quest’anno ha parlato del simbolismo biblico dell’acqua e della
immersione, presentandone l’incredibile ricchezza di significati.
C’è da domandarsi se tante controversie cattolico-protestanti sul
« è » o « significa » dei « sacramenti » non sarebbero più facilmente risolte se al nostro procedere (volenti o nolenti) per
categorie aristoteliche non sostituissimo una più attenta valutazione biblica dei « segni ». Comunque, la meditazione della
dott. Viterbi Ben Horin sarebbe
letta con molto profitto da tutti
i nostri membri di chiesa.
Oltre a questi aspetti più
strettamente legati al tema del
BEM, il libro è interessante per
tutti gli altri argomenti collaterali trattati e discussi nei gruppi: le « sfide » del mondo giovanile, del mondo femminile, della cultura moderna, dei movimenti pacifisti. Si è parlato della « doppia appartenenza » a
proposito delle coppie interconfessionali, del ministero delle
donne, del celibato ecclesiastico,
della « prassi » del popolo di Dio,
del dialogo ebraico-cristiano, di
quello con le altre religioni e
con le correnti non-religiose.
Una delle cose più interessanti è la constatazione che per i
problemi più delicati le divisioni (o almeno le « distinzioni »)
non sono « verticali » (cioè secondo le confessioni), ma « orizzontali » (cioè si verificano alTintemo di ciascuna confessione). Appare così un’altra distinzione; fra coloro che sentono
maggiormente il peso delle difficoltà presenti e temono la perdita di identità e coloro che puntano soprattutto sul futuro, pensando che la nostra situazione
è costantemente Quella dell’Esodo: un cammino ignoto, ma con
una guida dall’alto che può farti
cambiare strada, ma ti conduce
verso la « terra promessa ».
Alfredo SoneUi
a cura di CLAUDIO PASQUET
AA.VV.: « La credibilità ecumenica della Chiesa e il BEM ».
Ed. Dehoniane - Napoli. Si può
richiedere a: Segretariato Attività Ecumeniche - Via Cava
.Aurelia, 8 - 00165 Roma.
Rapporti chiesa
e stato tra
Stati Uniti e Vaticano
(EBPS) — Un giudice federale
americano ha rigettato la causa intentata dall’associazione
« Americani uniti per la separazione tra stato e chiesa » contro
la nomina di un ambasciatore
USA presso il vaticano. L’associazione denunciava la nomina
come una violazione al principio costituzionale americano di
separazione tra chiesa e stato e
di uguaglianza di tutte le confessioni religiose. L’associazione
non era sola in questa battaglia, ben presto le si erano affiancati una ventina di organismi cattolici, ebraici e protestanti. Ora tutti dichiarano di
voler ricorrere in appello contro la sentenza del giudice federale.
Madre Teresa e
il referendum
(SPP) — E’ già noto che gli
svizzeri hanno rigettato a larga
maggioranza un referendum
che proponeva l’abrogazione dell’aborto e la limitazione dei metodi anticoncezionali. Tale referendum era ovviamente appoggiato dalla chiesa cattolica e da
alcune sette fondamentaliste
protestanti. E’ meno noto che,
pochi giorni prima del voto è
« casualmente » venuta a parlare, nella cattedrale di Losanna
Madre Teresa di Calcutta, la
quale, prima di parlare del suo
rimarchevole lavoro presso i
poveri ed i diseredati delTIndia
(ragione per cui le è stato dato
il Nobel per la pace), ha parlato per una buona mezz’ora dell’aborto definendolo distruttore
della pace dell’amore e della
gioia.
Il papa deposto
Programma SAE 1985
Il SAE (segretariato attività ecumeniche) giunge alla sua XXIII sessione di
formazione ecumenica, che avrà luogo anche quest'anno a La Mandola (Trento),
dal 27.7 al 4.8.
Il tema delia sessione precedente, sulla « credibilità ecumenica », aveva
già avivato un nuovo ciclo, dopo quello più « metodologico » degli anni passati.
Il tema di quest'anno, « Questione etica, e impegno ecumenico delle chiese », entra nel vivo del nuovo « ciclo pastorale » che esaminerà poi la catechesi, la liturgia, la testimonianza, nella ricerca e nella riflessiorle su ciò che ev'
viene nell'ecumenismo del « vissuto ».
Una prima relazione, « Lettura critica della situazione italiana in fatto di
eticità », a cura di Andrea Riccardi della Università di Bari, fondatore della comunità di S. Egidio in Roma, si propone come panorama globale sulla situazione.
Le prospettive cattolica, evangelica ed ortodossa verranno affrontate rispettivamente da Bruno Forte, da Renzo Bertalot e da Traian Valdman. Sulla tematica
etica nel cammino ecumenico saranno relatori Luigi Sartori e René Girault.
Una dozzina di gruppi di studio affronteranno tematiche complementari a
quella generale, con relatori e consulenti ebrei, ortodossi, luterani, battisti, vaidesi.
Meditazioni bibliche, liturgie ecumeniche, un vespro ortodosso e un culto di
S. Cena seguiranno testi tratti dal Sermone sul monte.
Per l'iscrizione rivolgersi a: Segretariato Attività Ecumeniche, Via Cava Aurelia 8/3, 00165 ROMA, tei. (Où) 6374033 (orarlo lO-^H).
(segue da pag. 5)
dovesse essere macchiato un papa per potere essere deposto legittimamente e convennero che
il caso più indiscutibile era
quello di un papa colpevole di
eresia.
Nel frattempo erano morti
Urbano VI e Clemente VII, tu
spettivamente nel 1389 e 1394:
all’uno i cardinali dell’obbedienza romana avevano dato come
successore Bonifacio IX; al posto dell’altro i cardinali di ob-i
bedienza avignonese avevano po
sto un aragonese, Pedro de Luna, col nome di Benedetto XIII.
Ma invano la Sorbona sposò la
tesi della deposizione e gli ar-<
mati del re di Francia mossero
contro Avignone. Pedro de Luna
infatti resistette, grazie alTap
poggio dei sovrani iberici e daL
l’altro lato i cardinali romani,
morto Bonifacio IX nel 1404, gli
dettero un successore col nome
di Innocenzo VII e, morto pure
costui, nel 1406, elessero Angelo
Cosser — il primo veneto che
cingesse la tiara — col nome di
Gregorio XII.
Alla fine la maggioranza dei
cardinali dell’uno e dell’altro
campo fu talmente stomacata
dal cattivo comportamento dei
due rivali, che si accordò per
tenere un concilio generale a
Pisa nel 1409, sotto l’egida della
Repubblica Fiorentina e del re
cristianissimo di Francia. La
convocazione del concilio ebbe
eco favorevole in tutta la cri
stianità come dimostrò l’alto
numero di vescovi, teologi ed
esponenti di ordini religiosi che
rispose all’appello da ogni paese o quasi. Una volta adunato,
il concilio processò i due com
tendenti e li dichiarò colpevoli
di una serqua di crimini tale da
giustificarne abbondantemente
la deposizione. Al loro posto fu
eletto un greco, Pietro Filorgi,
col nome di Alessandro V e
la maggioranza della cristianità occidentale lo riconobbe come pontefice legittimo, avallane
do così l’operato del concilio
di Pisa.
li concilio di Pisa stabilì dun
que il principio che il concilio è
superiore al papa e addirittura
può legittimamente deporlo, se
lo riscontra indegno del suo ufficio. Ciò spiega perché la sto-^
riografia cattolica di più stretta
osservanza papalista abbia sempre cercato di negare la validità
del concilio pisano, presentandolo come un « conciliabulum »
manovrato dalla potenza francese, o quanto meno di passarlo
il più possibile sotto silenzio. Ma
proprio questo conferisce un
interesse particolarmente vivace
a questo libro di Aldo Landi, in.
cui finalmente questa straordinaria vicenda è riportata in piena luce.
Neanche il concilio di Pisa, a
dire il vero, sanò lo scisma della chiesa di Occidente. Gregorio
XII e Benedetto XIII non si
dettero per vinti: Alessandro V
morì quasi subito e il suo successore, Giovanni XXIII, fu ben
lungi dal raccogliere un consenso generale. Si arrivò pertanto
alla convocazione di un nuovo
concilio a Costanza, che ribadì
la dottrina della superiorità del
concilio sul papa e quella della
liceità della deposizione del pontefice indegno. Su questa base, i
tre candidati furono deposti e
l’unità della chiesa occidentale
fu ripristinata con la elezione a
papa del romano Ottone Colonna col nome di Martino V nel
1417. Anche il concilio di Costanza insomma non fece che confermare i principi informatori
del concilio di Pisa.
La situazione si capovolse nel
cinquecento col concilio di Tre-oto, tutto a favore dell’autorità
papale, il quale innescò un processo culminato nel Concilio Vaticano I del 1870 con la proclamazione dell’infallibilità papale.
Dal Concilio Vaticano II però
si è avviato un processo inverso che tende al recupero della
collegialità nel governo della
chiesa di Roma, riaprendo in
qualche modo la porta a dottrine di sapore conciliarista.
Questo libro di Aldo Landi pertanto si inserisce in uno dei
maggiori dibattiti spirituali del
nostro tempo. Fra i suoi meriti,
accanto alla molta e solida dottrina, v’è pure quello di uno stile piano, comprensibile anche
ai non addetti ai lavori, ravvivato ogni tanto da una vena di
sommesso humour un po’ malizioso. Nessuno dei lettori della
« Luce » dovrebbe perdere que
sta occasione di un libro così
stimolante e suggestivo.
Giorgio Spini
Aldo Landi, Il papa deposlo. (Pisa
4109) Tidea conciliare nel grande
scisma, Claudiana Torino 1985, pp321, L. 23.000.