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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
VENERDÌ 16 LUGLIO 1993
ANNO I - NUMERO 28
PRORITAIN DEMOCRAZIA
IL SENSO
DELLE PAROLE
EUGENIO RIVOIR
Certamente la stragrande
maggioranza della gente
nel nostro paese in questi mesi
è completamente frastornata;
come qualcuno che si trovi in
mezzo a un gruppo di banditi,
incontrati quasi per caso, che
si divertono a prenderti a randellate, uno qui l’altro là, e
mentre picchiano ridono a crepapelle.
Tu te ne stai lì, incredulo e
sfinito, e gli altri picchiano e
ti ributtano in mezzo al cerchio che hanno formato, e ridono mentre tu ti lamenti.
Molti di noi si lamentano, e
gridano forte, ma non riescono a capire. Intanto, poco più
in là, la gente sulla strada continua a passare, apparentemente disinteressata, e passa
in fretta o per paura o perché,
perplessa, non sa che cosa fare. Forse un giorno toccherà a
uno di loro, di quelli che passano in fretta: meglio non
pensarci troppo.
Ma che cosa sta succedendo
per esempio nella Bosnia, a un
passo da casa tua? Ci sono
certo anche coloro che vanno
a cercare di metter pace, o a
vivere la follia dei bastonati e
torturati insieme a loro; ma
quanti non riescono a far altro
che guardare le immagini impressionanti e disperate trasmesse in televisione e dire:
ma perché?
Peggio ancora, se peggio ci
può essere, in Somalia. Lì,
siccome le cose non vanno bene, ci siamo assunti il compito
dei maestri che sanno: abbiamo detto ai bastonati come si
fa a mettere ordine. E i picchiati e i feriti ci hanno detto
che non avevano bisogno di
maestri, che potevamo starcene a casa se eravamo lì soltanto per insegnare e mettere ordine. Ingrati, dice la stampa in
coro (e chi solleva qualche
obiezione quasi non riesce a
farsi sentire). Insomma: in
Bosnia assistiamo a uno spettacolo di dolore, in Somalia
non siamo capiti, in Italia ci
stangano che più non si può.
Andiamo allora a teatro, a divertirci anche noi, a non pensare. Oppure: incontriamo
amici che, come noi, possano
andar fieri per aver fatto il loro dovere. Ecco, per esempio,
stiamo fra coloro che sanno (e
che possono), mescolati ai potenti (andiamo a Tokyo!): che
soddisfazione, però, sentirsi
fra i paesi più ricchi del mondo! Noi possiamo discutere,
possiamo scambiarci informazioni, possiamo anche darci
consigli su quel che si deve
fare e dire oggi per essere a
posto!
Chi ha ragione? Chi dice
che più bastonati di così non
si può? Chi dice che stiamo
andando verso una (lenta) soluzione dei nostri problemi?
Intanto arriva Testate, è tempo
di vacanze... Mi sono detto,
quando pensavo al mio essere
frastornato insieme a altri,
quanto abbiamo bisogno di ritrovare spazi di democrazia.
cioè di discussione, di tempo
per l’ascolto dell’altro, degli
altri, per cercare di capire, per
cercare di riconquistare possibilità di vedere e di sentire.
Mi sono detto che ogni sforzo
doveva essere fatto per riscoprire il senso delle parole (le
parole servono se ti mettono
in relazione con gli altri, se ti
permettono di capire e di farti
capire), per essere più precisi,
meno generici, per spiegare
che senso dai alle parole che
dici, e che senso danno coloro
che ti parlano alle parole che
dicono. Mi sono detto che i
malintesi, gli equivoci, i sottintesi - ma anche certi silenzi, certi rifiuti di rispondere riempiono il nostro tempo (e
la nostra vita) di sporcizia e di
fango, impediscono la trasparenza. Mi sono ricordato che i
momenti più belli degli ultimi
anni sono stati quelli dell’abbattimento dei muri e dei tentativi di scoprire, per quel che
si può, un po’ di trasparenza.
Ecco un programma di poche parole: rompere i muri
(cioè dare addosso a ogni forma di nazionalismo); tentare
di esser trasparenti (cioè cercare di discutere con gli altri
per capire e essere capito);
imparare a essere precisi (cioè
per esempio non parlare di novità quando tutto continua a
essere vecchio). E intanto, dopo Testate, ritornerà forse la
stagione dell’impegno.
La ricerca umana del paese della felicità e la nostra vocazione
Il Signore ci invita a solidarietà e condivisione
_______________ARRIGO BONNES _______________
«O voi tutti che siete assetati, venite
alle acque, e voi che non avete denaro,
venite, comprate, mangiate! Venite, comprate senza danaro, senza pagare, vino e
latte!»
(Isaia 55, 1).
Tenendo conto delle debite differenze
mi viene da paragonare il nostro
tempo al tempo in cui il profeta Isaia si
rivolgeva al suo popolo: l’epoca babilonese era ormai entrata in crisi. Una nuova potenza Taveva scossa dalle fondamenta; il popolo che secondo il consiglio
del profeta Geremia aveva pregato e
operato per il bene della città di Babilonia aveva goduto dei frutti di questo benessere collettivo; ora si trattava di cambiare. Una parte del popolo aveva preferito rimanere aggrappata ai vecchi privilegi, alla sazietà raggiunta; un’altra parte, un resto, aveva rischiato e s’era incamminato verso la terra dei padri.
Questo resto non aveva trovato il latte e
il miele; non c’era assolutamente nulla da
prendere gratuitamente. Aveva trovato invece ostacoli, difficoltà, resistenze di ogni
genere. Ma aveva risposto positivamente
alla chiamata di Dio e in questa positiva
risposta TEtemo aveva dato compimento
alla sua promessa: nel seno di questo resto d’Israele ritornato alla terra promessa
è nato Gesù Cristo per il quale tutti i po
poli della terra, tutta l’umanità, sono invitati gratuitamente alla sua mensa.E stato,
e lo è tuttora, il sogno delle masse affamate che hanno con inaudita sofferenza
percorso il tragico cammino della storia
nella sempre rinnovata speranza di ricevere un giorno l’invito a entrare in un
paese dove si può prendere a piene mani,
gratuitamente, tutto ciò che si vuole!
È l’isola chiamata «terra promessa dei
beati», descritta in La navigazione di San
Brandano che viene raggiunta dopo 7
anni di viaggio: «Mentre sbarcavano videro che tutt’intomo si estendeva un’isola piena d’alberi carichi di frutta come in
autunno. Percorrendola non calava mai
la notte. Raccoglievano frutta a loro piacimento e bevevano alle fonti...».
È il favoloso regno orientale del misterioso prete Gianni, terra di ricchezze
inaudite dove non c’erano né poveri, né
furti, e che fu vanamente cercato, ancora
nel 1487, da un vascello armato dal re
Giovanni 11 di Portogallo, o il fantastico
paese della cuccagna, dove regnano l’allegria e l’abbondanza.
La nostra generazione sembrava aver
raggiunto questo meraviglioso paese del
Bengodi: la soddisfazione dei bisogni
primari non rientrava più nella categoria
dei sogni, ma in quella delle cose scontate, dovute. Questa improvvisa, inaspettata sazietà che cosa ha prodotto? Gioia,
riconoscenza, parità di diritti, giustizia,
solidarietà con gli affamati, vita nuova?
Mi sembra niente di tutto questo. Con il
benessere diffuso altri sogni, altri desideri si sono affacciati, divenendo bisogni
impellenti: la villa al mare e quella in
montagna, il parco macchine, i viaggi
nei paesi esotici, il lusso ostentato... Al
sogno è subentrata la possibilità, e là dove non era possibile arrivare con i mezzi
leciti, si è provveduto con mezzi illeciti:
il furto, la rapina, la corruzione, la concussione, la vendita della propria dignità
e della propria persona.
Una lettera da Sarajevo, scritta nel settembre ’92, racconta: «Qui è molto dijficile anche trovar da mangiare, ce n’è
sempre poco e sono sempre le stesse cose: riso e pasta. La frutta, la verdura, il
latte, le uova, il burro non ci sono. Gli
adulti riescono a sopportare queste cose
più facilmente, ma per i bambini è più
difficile».
Dietro l’angolo si risente parlare di fame, di ricerca di pane... Basta guardarci
un attimo intorno, per scoprire le nuove
povertà del nostro stesso paese, il bisogno delle migliaia di immigrati che scappano dalle loro povertà e incappano nelle
nuove e diverse povertà non solo economiche che le nostre città degradate sanno
offrire. Sentiamo che le cose stanno
cambiando, che è tempo di svolta (di
conversione); il Signore ci ha invitato alla sua mensa; sarà l’occasione per iniziare un cammino di sobrietà e di condivisione?
Intesa valdese
La Camera
approva
La prima Commissione della Camera ha approvato mercoledì 7 luglio, in sede legislativa, il disegno di legge n.
2234: Integrazione dell’Intesa tra il Governo della Repubblica italiana e la Tavola
valdese, in attuazione dell'
art. 8, terzo comma della Costituzione, relativo alla possibilità, per gli evangelici vaidesi e metodisti, di accedere
alla ripartizione dell’otto per
mille del gettito delTIrpef e
alla defiscalizzazione delle
offerte. L’approvazione del
disegno di legge - che dovrà
ora passare al Senato - fa seguito a una lettera consegnata
lo stesso 7 luglio al presidente della Camera, on. Giorgio
Napolitano, e per conoscenza
al presidente della I Commissione, on. Adriano Ciaffi, firmata dal deputato evangelico
Lino De Benetti, vicepresidente del gruppo parlamentare dei Verdi, dai capigruppo
di De, Pds, Psi, Psdi, Pri, da
deputati della Rete e del Pii.
Nella lettera i parlamentari
sollecitano l’approvazione sia
della citata integrazione
dell’Intesa valdese-metodista,
sia dell’Intesa con l’Unione
cristiana evangelica battista
d’Italia, firmata il 29 marzo
scorso. «Riteniamo - scrivono i firmatari della lettera a
Napolitano - che tali atti abbiano assoluto valore civile
per la democrazia italiana,
poiché la incardinano meglio
nell’ Europa dei cittadini e le
conferiscono crescente dignità nella comunità internazionale. E sono inoltre atti
che riconoscono a cittadini
italiani, credenti evangelici,
diritti da tempo attesi in un
sistema di rapporti con lo
Stato che la nostra Costituzione sancisce».
In una dichiarazione dell’8
luglio Ton. De Benetti ricorda che «se la ratifica parlamentare non avverrà entro
SEGUE A PAGINA 7
V Conferenza
«Fede e Costituzione»
pagina 2
All’Ascolto
Lo scandalo
dellafede
pagina 6
Evangelici in Usa:
no all’ambasciatore
in Vaticano
pagina 7
2
PAG. 2 RIFORMA
m.
Ecumene
VENERDÌ 16 LUGLIO 1993
Si aprirà a Santiago de Compostela all'inizio di agosto, 30 anni dopo la IV Conferenza
La V Conferenza di «Fede e costituzione»:
un pellegrinaggio teologico mondiale
________MARY TANNER*________
La Commissione «Fede e
costituzione», del Consiglio
ecumenico delle chiese, sta
preparando attivamente la
sua quinta Conferenza mondiale che avrà luogo ad agosto, a Santiago de Compostela, trentanni dopo la quarta
(svoltasi nel 1963).
«Verso la koinonia nella
fede, nella vita e nella testimonianza»; questo sarà il tema della Conferenza.
Storicamente, le questioni
di dottrina e di disciplina ecclesiale che dividono le chiese sono sempre state al centro dei lavori di «Fede e costituzione».
Questo movimento, nato da
una conferenza mondiale
svoltasi nel 1927 a Losanna,
decise nel 1937 di unirsi a un
altro movimento pioniere
dell’unità della chiesa, il
«Cristianesimo pratico», per
formare il Consiglio ecumenico delle chiese.
Circa 350 partecipanti ufficiali sono attesi a Santiago
de Compostela. Durante i
primi giorni della Conferenza, ascolteranno le relazioni
e i commenti di vari oratori
invitati, in particolare l’arcivescovo anglicano sudafricano Desmond Tutu, il metropolita Jean de Per game,
Wolfhart Pannenberg (Regno
Unito), Elizabeth Templeton
(Regno Unito) e il metropolita Georges Khodr (Libano).
Nelle successive assemblee
plenarie vari responsabili
ecumenici, tra cui il pastore
Konrad Raiser, segretario
generale del Cec, e il cardinale Edward Cassidy, presidente del Consiglio pontificio
per l’unità dei cristiani, si interrogheranno sull’avvenire
del movimento ecumenico,
del Consiglio ecumenico delle chiese e di «Fede e costituzione».
Per la maggior parte della
Conferenza (che durerà 12
giorni), i partecipanti si riuniranno in quattro sezioni per
studiare più a fondo i diversi
aspetti del tema.
Ogni sezione preparerà
una relazione che verrà discussa in assemblea plenaria
durante gli ultimi giorni della
Conferenza.
La presidente della Commissione «Fede e costituzione», Mary Tanner, espone
qui alcune delle grandi questioni che emergono dalle discussioni e dai lavori preparatori a questa importante
riunione teologica.
A che punto siamo e dove
stiamo andando nella
nostra ricerca dell’unità?. La
Commissione «Fede e costituzione» ha invitato le
chiese e altri interlocutori a
discutere questa domanda nel
quadro di un dibattito preparatorio alla quinta Conferenza mondiale.
Per focalizzare e stimolare
il dibattito, la Commissione
ha deciso di preparare un documento di lavoro (il «testo
di Dublino») in cui si proponeva di esporre brevemente la
sua visione del nostro pellegrinaggio verso l’unità nella
fede, l’unità nella vita, in particolare nella vita sacra-mentale, e l’unità nella testimonianza.
Il «testo di Dublino» presenta un quadro che permette
di raccogliere i frutti dei principali lavori realizzati da «Fede e costituzione» nel corso
degli ultimi trent’anni: «Con
Santiago de Compostela (Spagna): la facciata della cattedrale
fessure la fede comune»,
«Battesimo, eucaristia, ministerio» (Bem) nonché le reazioni delle chiese a tale documento, e infine «Chiesa e
mondo» e gli studi sul rinnovamento.
L’iniziativa è stata un successo: più di settanta relazioni provenienti da gruppi e da
singoli sono giunte da tutto il
mondo. La richiesta rivolta
alle altre unità di lavoro del
Cec di unirsi alla discussione
ha anch’essa portato a risultati concreti e ha dato luogo
in particolare al colloquio
svoltosi in Danimarca nel
febbraio scorso, la cui relazione rappresenta un importante contributo.
Altri contributi sono venuti
ad arricchire il dibattito: i lavori di otto colloqui regionali
organizzati in Africa, in Asia,
in America Latina, in Medio
Oriente, in Nord America e in
Europa.
Ognuno, a modo suo, ha
studiato il tema della Conferenza alla luce del proprio
contesto e gli ha dato un contenuto specifico, il che non
era compito degli autori del
documento di lavoro. Ciò ha
consentito di prendere coscienza dell’apprezzamento
del lavoro di «Fede e costituzione» esistente in ogni re
gione e della necessità di avere scambi molto più numerosi.
A fine marzo i risultati di
tutte quelle discussioni sono
stati presi in conto per la redazione della nuova versione
riveduta del documento, il
«testo di Stoccarda», che servirà di base ai lavori della
Conferenza di Santiago de
Compostela.
Le discussioni preparatorie
alla Conferenza mondiale
hanno dato un nuovo taglio
alla prima parola del tema,
«verso», in un modo che mi
ha colpita molto.
Ci siamo accorti che esiste
davvero, con varianti certo da
una regione all’altra e da un
partner all’altro, un movimento mondiale di cristiani e di
comunità cristiane separate
che camminano gli uni verso
gli altri in Cristo.
Ogni regione ha portato testimonianze incoraggianti di
riconciliazione al di là dell’
amarezza del passato, e ha
parlato di situazioni in cui
cristiani di tradizioni differenti imparano a pregare, ad
agire e a testimoniare insieme.
Nell’America Latina il leggere la Bibbia insieme all’intemo delle comunità di base
permette di unirsi al di là dei
fossi che dividono le chiese;
nell’Africa australe alcune
chiese hanno intrapreso
un’azione comune per lottare
contro la siccità; in Europa e
negli Stati Uniti i testi di
convergenza emersi da dialoghi teologici hanno cambiato
i rapporti tra anglicani, luterani e riformati; in Medio
Oriente sono state pubblicate
nuove traduzioni comuni in
arabo del Padre Nostro e del
Credo.
La parola «verso» esprime
dunque una realtà concreta
che non ha nulla di fantasioso. Ma essa suggerisce una
cosa ancora più importante: è
che dietro di noi la strada è
bloccata: siamo impegnati in
troppe cose insieme per poter
fare marcia indietro.
Dobbiamo però essere onesti. A Santiago de Compostela sentiremo anche parlare di
posizioni che sono diventate
più dure, di nuovi ostacoli, di
questioni apparentemente insolubili.
*Mary Tanner, della Chiesa d’Inghilterra, è presidente
della Commissione «Fede e
costituzione ». L’articolo,
tratto dalla rivista del Soepi
«Mensuel» (giugno ’93), è
una sintesi di una sua relazione presentata al Comitato
esecutivo del Cec nel marzo
scorso.
Conclusa a Tahiti la sessione annua del Consiglio
Volti nuovi alla guida della Cevaa
Si è conclusa il 2 luglio, a
Tahiti, la sessione annua del
Consiglio della Cevaa (Comunità evangelica di azione
apostolica). Come ogni anno,
una parte dei lavori è stata
dedicata alla gestione della
Comunità. Quest’anno però
occorreva procedere al rinnovo degli organi direttivi; il
nuovo Comitato esecutivo di
6 membri, eletto per tre anni,
è ora presieduto dal pastore
Charles-Emmanuel Njiké,
presidente della Chiesa evangelica del Camerún (vedi
«Riforma» del 9 luglio).
E la prima volta che l’organizzazione viene presieduta
da un non europeo. Fra i
membri del nuovo Comitato
c’è anche il past. Ralph Teinaore, segretario generale della Chiesa evangelica della Polinesia francese, designato
quale segretario del Comitato.
Il Comitato esecutivo è
stato installato nel corso del
culto di chiusura dei lavori
del Consiglio, venerdì 2 luglio, a Evaneria.
Il Segretariato permanente
della Cevaa, con sede a Parigi, ha attualmente 4 posti di
segretari esecutivi, tra cui
quello del segretario generale; il pastore Samuel K. Ada,
del Togo, ha ricoperto questo
incarico negli ultimi 12 anni.
Il suo ultimo mandato scade prossimamente; a partire
dal prossimo settembre, egli
proseguirà il suo ministerio a
Ginevra presso il Consiglio
ecumenico delle chiese.
Malgrado una ricerca attiva fra le Chiese membro della Cevaa, il Consiglio non è
riuscito a individuare un candidato avente le qualifiche richieste per ricoprire un incarico di tanta importanza..
Ha dovuto quindi lasciarlo
provvisoriamente vacante,
impegnandosi a proseguire la
ricerca.
Ha però provveduto alla
copertura dell’altro posto vacante, quello di segretario alla formazione e all’animazione teologica, che è stato
affidato al pastore Charles
Klagba, attualmente segretario generale della Chiesa metodista nel Togo.
Il past. Klagba raggiungerà
il Segretariato di Parigi appena possibile.
Il tema scelto per guidare i
lavori del Consiglio era:
«Testimone della giustizia e
della gperanza, in nome di
Gesù, alzati e cammina!».
Il tema ha ispirato gli studi
biblici animati dagli studenti
e dai professori della scuola
pastorale di Hermon a Papeete.
DalM
# ^
Germania; i battisti decidono di
creare un Centro teologico
KASSEL — Dopo ore di animata discussione i battisti tedeschi hanno approvato di stretta misura un progetto ambizioso
per la creazione di un Centro teologico battista a Berlino che
raccolga i diversi istituti attualmente operanti in Germania. Così ha deliberato l’Assemblea generale dell’Unione battista della
Germania tenutasi a Kassel dal 19 al 22 maggio di quest’anno.
Il Comitato esecutivo aveva preparato una proposta in tre punti: 1) riunire in un singolo «campus» cinque istituti tedeschi che
si occupano della formazione teologica (tra cui i tre già in funzione, il Seminario teologico battista e l’Istituto per la gioventù, entrambi attualmente ad Amburgo, e la Scuola biblica di
Berlino-Wannsee); 2) costruire il complesso a Gross-Ziethen,
alla periferia di Berlino; 3) finanziare l’intero progetto.
Il primo punto è passato con una stretta maggioranza, perché
a molti non è piaciuta l’idea di concentrare tutto in una località
con la conseguenza di creare un polo di «potere» troppo forte.
Una volta accettata la prima proposta le successive sono state
approvate con maggioranze più ampie. In assemblea sono state
sollevate molte perplessità non solo sul pericolo di centralizzazione a cui potrebbe andare incontro l’Unione battista tedesca,
ma anche sull’operazione che viene^considerata da diverse comunità troppo ambiziosa e costosa. È stata anche lamentata una
certa carenza di informazioni da parte del Comitato esecutivo
sui particolari dell’iniziativa.
Hans Guderian, direttore del Dipartimento per la missione interna dell’Unione battista della Germania e membro dell’esecutivo, ha detto che le diverse critiche espresse saranno tenute
presenti nell’elaborazione più dettagliata del progetto, che dovrà ricevere l’approvazione definitiva nell’Assemblea generale
del 1994.
Norvegia: Conferenza metodista
dell'Europa settentrionale
BERGEN — Dal 14 al 18 aprile 1993 si è svolta a Bergen,
in Norvegia, la Conferenza della Chiesa evangelica metodista
dell’Europa settentrionale, sotto la presidenza del vescovo
Hans Vaxby. Erano presenti 74 delegati, provenienti da Norvegia, Danimarca, Svezia, Finlandia ed Estonia, e ospiti da Lettonia, Russia, Gran Bretagna, Svizzera e Germania. Fra gli argomenti trattati spicca la decisione di aderire alla Conferenza delle chiese europee, sia come Conferenza metodista del Nord Europa, sia come singole chiese nazionali. La Conferenza ha poi
eletto il dott. Riidiger Minor come vescovo della Chiesa metodista unita in Eurasia, che raccoglie i metodisti ad ovest e ad
est degli Urali e si muove in un enorme e promettente campo di
missione.
Oltre che dalla Russia, anche dalla Lettonia sono arrivate notizie incoraggianti. Per la prima volta era presente alla Conferenza il past. Arijs Viksna di Liepeja, sovrintendente del distretto della Lettonia, inserito nella conferenza estone. La testimonianza metodista in Lettonia era stata cominciata da missionari americani all’inizio del secolo: prima della guerra esisteva
anche un seminario teologico a Riga. Poi, con l’avvento del
comunismo, la Chiesa metodista era stata sciolta nel 1947, e i
suoi membri si erano dovuti associare alla Chiesa luterana. Nel
dicembre del 1992 è stato ricostituito un distretto con tre pastori e due diaconi; la chiesa più importante è quella di Liepeja,
che conta 110 membri e 75 iscritti alla scuola domenicale. 1
metodisti lettoni sono in trattative con il governo per la restituzione di 5 edifici confiscati dal regime comunista.
America Latina: lettera pastorale
dei vescovi luterani
PIRIAPOLIS (Uruguay) — In una lettera pastorale pubblicata in occasione della loro riunione annua di maggio a Piriapolis (Uruguay), i presidenti e vescovi delle Chiese luterane
dell’America Latina si sono pronunciati su vari problemi della
regione. Tra l’altro, i responsabili di chiese hanno menzionato
una «economia di mercato crudele» che, secondo loro, provoca
la disoccupazione e rovina le industrie che non possono entrare
in concorrenza con le società transnazionali del Nord e
dell’Estremo Oriente. L’impoverimento che ne risulta per
l’America Latina e i Caraibi «suscita una profonda angoscia e
disperazione, violenza e criminalità». La lettera denuncia anche
«le campagne miranti ad annientare e uccidere lo spirito di lotta
e di resistenza necessario alla rivendicazione dei diritti» e deplora l’apparente impotenza dei governi per mettere fine al
traffico di droga.
I responsabili luterani hanno chiamato tutte le chiese latinoamericane «ad avviare un processo ecumenico in vista di promuovere l’etica in politica e la giustizia nei rapporti umani, e
così fare rivivere la speranza all’intemo della nostra società».
Essi hanno chiesto alle chiese luterane del mondo intero di
unirsi per chiedere la fine del blocco economico contro Cuba e
per aiutare il popolo cubano, inviando medicinali e altri soccorsi tramite il Consiglio ecumenico cubano.
Usa: eletto il nuovo presidente
per le Missioni battiste
RICHMOND (Virginia) — Il comitato dei fiduciari del
«Foreign Mission Board», che è il comitato per le missioni
estere della «Southern Baptist Convention», ha eletto come
nuovo presidente Jerry A. Rankin, in sostituzione del dimissionario Keith Parks. Jerry A. Rankin conosce a fondo i problemi
dei campi missionari essendo stato per 23 anni all’estero, prima
in Indonesia e poi come responsabile della regione Asia meridionale-Pacifico, nella quale sono impegnati circa 480 missionari in 15 paesi diversi.
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\/F.NERDÌ 16 LUGLIO 1993
PAG. 3 RIFORMA
L'Istituto biblico battista di Mosca compie 25 anni
Una storia importante per
le oltre 2.000 chiese dell'ex Urss
EMMANUELE PASCHETTO
11 28 maggio scorso i battisti russi hanno festeggiato
il 25° anniversario del loro
Istituto biblico per la preparazione al ministero pastorale.
Le celebrazioni hanno avuto
un tono gioioso e solenne allo
stesso tempo, sia per la partecipazione di Karl Heinz Walter, segretario generale della
Federazione battista europea,
di Alexei Bichkov, già segretario generale dell’Unione
battista dell’ex Unione Sovietica e di Alexander Firisiuk e
Vitaly Logvinenko, rispettivamente segretario della Federazione euroasiatica dei cristiani evangelici battisti (Feaceb) e presidente dell’Unione
battista mssa (Ubr), sia per la
presenza di molti pastori, responsabili e studenti provenienti da diverse parti della
Comunità di stati indipendenti (Csi).
L’istituto ha avuto una storia particolare e una importanza vitale per il battismo
dell’ex Unione Sovietica, ed
ha diplomato in un quarto di
secolo oltre mille studenti,
fornendo loro la preparazione
di base per l’esercizio del ministero pastorale.
Al momento della sua fondazione, nel 1967, parve un
miracolo che le autorità concedessero la possibilità di offrire un’istruzione biblica in
un apposito istituto. Per tutti
questi anni i corsi si sono
svolti per corrispondenza:
due volte l’anno; gli studenti,
che giungevano da tutte le
parti dell’Unione Sovietica,
venivano ospitati in turni della durata di due o tre settima
ne presso l’istituto, dove seguivano delle regolari lezioni.
Nei primi anni non c’erano libri di testo, né possibilità di
duplicare le lezioni dei professori. «Dovevamo ricopiare
a mano le lezioni che i professori preparavano per
iscritto - racconta uno dei
primi studenti - trascriverle
poi in un centinaio di copie
che venivano spedite in tutto
il paese». In seguito vennero
istituiti anche dei corsi per direttori di coro e per monitori
di scuola domenicale.
Dal 1989 in poi sono state
aperte in molte città delle diverse repubbliche, tra cui
Kiev, Odessa, Minsk, Tomsk,
Stavropol, Alma Ata, delle filiali dell’istituto, che hanno
sempre usufruito del materiale didattico preparato a Mosca ma che chiaramente si avvieranno ad elaborare materiale rispondente alle loro
particolari esigenze.
Dall’aprile del 1993 l’istituto è passato sotto la direzione dell’Unione battista
russa, che fa parte della Federazione euroasiatica dei cristiani evangelici battisti, che
raggruppa le diverse Unioni
battiste della Csi, e ha un
nuovo direttore, Vladimir
Ryaguzow, un architetto che
ha lasciato un posto di prestigio presso l’Istituto scientifico di stato per l’architettura
di Mosca, per dedicarsi al suo
nuovo lavoro.
Anche la moglie di Ryaguzow è architetto, ed entrambi
hanno dovuto superare enormi difficoltà, essendo credenti, per potersi laureare.
Egli stesso racconta come più
volte gli insegnanti delle me
die superiori gli dicessero:
«Vladimir, tu sei un cristiano,
non avrai mai la possibilità di
studiare in una nostra università».
Per questo motivo, ritiene
Ryazugow, ci sono pochi laureati fra gli evangelici nell’ex
Unione Sovietica: ogni pretesto era utilizzato per impedire
loro di proseguire gli studi.
«Abbiamo potuto sopravvivere all’ Università di Mosca prosegue - solo perché ad
Architettura c’erano molti
studenti stranieri e il regime
ci teneva a non dare un’impressione negativa di sé». Fu
solo nel 1986, con l’inizio
della perestroika , che cominciarono a cadere certe barriere e Ryazugow stesso ottenne un posto di responsabilità nell’amministrazione
pubblica.
Vladimir Ryazugow si propone di creare in tutta la Russia una rete di istituti simili a
quello che dirige. «In Russia
- dice - ci sono oltre duemila
chiese battiste, e di queste solo una piccola percentuale ha
pastori a pieno tempo. Pochi
pastori hanno avuto una preparazione teologica adeguata, alcuni non hanno nemmeno seguito i corsi per corrispondenza del nostro istituto».
Le cose comunque stanno
cambiando rapidamente: a
San Pietroburgo è stata fondata un’Accademia teologica
interdenominazionale collegata con il Fuller Theological
Seminary della California e a
Mosca, dal prossimo ottobre,
entrerà in funzione il Seminario teologico battista (vedi
«Riforma» del 26-3- 1993).
Un testo all'esame delle chiese
Una pastorale
dei matrimoni
comune
misti
La Commissione nominata
dal Sinodo delle chiese vaidesi e metodiste e la Commissione nominata dalla
Conferenza episcopale italiana (Cei) per trattare il problema dei matrimoni interconfessionali hanno concluso l’8
luglio il loro lavoro con un
Testo comune di studio e di
proposta per un indirizzo pastorale dei matrimoni misti.
Superate le difficoltà circa
la natura del documento, che
nel gennaio scorso avevano
portato a una sospensione
dei lavori, le due commissioni, presiedute rispettivamente da Maria Sbaffi Girardet e
da mons. Filippo Giannini,
vescovo ausiliare di Roma,
hanno deciso di presentare
agli organi competenti (Sinodo e Cei) questo «testo comune», come risultato del lavoro iniziato nel marzo
1989, dopo che in un incontro del 10 maggio 1988 tra il
Segretariato per l’ecumenismo e il dialogo della Cei e il
moderatore della Tavola valdese (accompagnato da altri
esponenti delle chiese valdesi e metodiste) si era convenuto sull’opportunità di avviare il dialogo a livello ufficiale, ponendo come primo
tema di confronto il problema dei matrimoni interconfessionali.
Il «testo comune» è diviso
in tre parti:
1) Ciò che come cristiani
possiamo dire in comune sul
matrimonio;
2) Differenze e divergenze;
3) Indicazioni e orientamenti circa la pastorale dei
matrimoni interconfessionali.
Il «testo comune», che non è
ancora un testo di intesa, viene ora sottoposto all’approvazione della Cei e del prossimo Sinodo delle chiese vaidesi e metodiste, che si terrà
a Torre Pellice dal 22 al 27
agosto.
Saranno poi questi due organismi a decidere come rendere operative le indicazioni
pastorali contenute nel testo.
È la prima volta che le
chiese valdesi e metodiste e
la Cei avviano un dialogo ufficiale tra loro, e su un problema concreto come quello
dei matrimoni interconfessionali, nell’intento di venire
incontro alle difficoltà attuali
delle coppie interconfessionali e dei rapporti tra le loro
comunità di appartenenza.
Tournée
I Continental
Singers
in Italia
Nell’autunno prossimo il
gruppo dei Continental Singers attraverserà l’Italia per
recarsi in Albania e sarebbe
disponibile a fare un paio di
concerti di evangelizzazione
(il 16 e il 17 novembre) nel
nostro paese.
I Continental Singers sono
un gruppo vocale-strumentale di 35 persone fra i 18 e i
30 anni fortemente impegnato nell’evangelizzazione. Esso tiene mediamente 150
concerti l’anno in tutta Europa.
Le chiese interessate possono contattare direttamente
l’organizzazione al seguente
indirizzo:
Continental Singers c/o
Postbus 81065, Rotterdam
3009 GB, Olanda. Tel. 0104568688, Fax 010-4559022.
«Foyer mixtes»: centesimo numero
L'ecumenismo
vissuto nel quotidiano
Foyers mixtes*, la rivista
«per un ecumenismo vissuto», festeggia i suoi 25 anni e
conseguentemente i suoi primi 100 numeri. La rivista,
che si rivolge soprattutto alle
coppie interconfessionali di
fidanzati e di coniugi nonché, ovviamente, a sacerdoti,
pastori e laici impegnati
nell’ecumenismo, nel catechismo, è redatta dalle stesse
Diocesi di Torino: forse si tratta della prima applicazione del Direttorio suH'ecumenismo in Piemonte
L'attesa dispensa da parte della Curia all'ultimo
non arriva, ma il matrimonio si celebra ugualmente
GIANNI GENRE
Lei evangelica, lui cattolico. Entrambi credenti,
impegnati, legati alle proprie
convinzioni non per appartenenza confessionale, ma per
una personale e autentica ricerca di fede.
Li incontro, in diverse occasioni, con grande piacere. La
decisione di sposarsi è infatti
sempre un gesto di coraggio e
di fiducia nei confronti della
vita, è un «sì» pronunciato
malgrado tutti i «no» che opi
sembrano togliere prospettiva
e speranza alle giovani generazioni; è sempre fonte di
gioia non solo per gli interessati e per le famiglie, ma per
tutta la comunità umana e per
quella dei credenti in particolare. Non c’è bisogno di lunghi colloqui preparatori dal
momento che entrambi sono
al chiaro sui diversi modi di
intendere il matrimonio nella
prospettiva cristiana. Non si
nascondono le difficoltà che
comunque ci saranno, in particolare nell’affrontare l’educazione alla fede degli eventuali (ma fortemente desiderati) figli, ma sono determinati
nel volere discutere e risolvete queste questioni in uno spinto di reale reciproco rispetto
c di autentica parità.
Dò loro il documento sui
matrimoni interconfessionali
preparato dalla diocesi di Pinerolo, in cui nella traccia di
lettera che la parte cattolica
deve scrivere al vescovo per
ottenere la dispensa viene sottolineato che l’impegno preso
consiste nel «fare tutto il possibile per il battesimo e V educazione cattolica dei figli, tenendo conto che uguale diritto-dovere ce l’ha il mio partner nei confronti della sua fede evangelica».
Chiedo di potere incontrare
il presbitero cattolico (cosa
che non sarà possibile), ma lo
sposo - che è impegnato da
anni come operatore pastorale
in una parrocchia della diocesi torinese - mi assicura che
non ci saranno problemi
nell’ottenimento della dispensa.
Nel frattempo i due giovani
partecipano agli incontri del
gruppo delle coppie interconfessionali di Torino.
Nessun problema dunque
fino al momento in cui un
funzionario di Curia preposto
all’ufficio matrimoni (non
quello solito che partecipa da
anni agli incontri ecumenici
con le nostre chiese) fa sorgere immediatamente delle difficoltà e poi convoca la coppia senza dare al sottoscritto o
a un pastore di Torino la possibilità di partecipare a quello
che si rivela essere un vero e
proprio interrogatorio di
stampo vagamente inquisitoriale.
Senza alcuna sensibilità
psicologica e umana, senza
tener conto minimamente del
lungo e faticoso lavoro ecumenico portato avanti dalle
chiese valdesi (non solo a
Torino o a Ivrea, ma ovunque) anche e soprattutto rispetto al tema dei matrimoni
interconfessionali, il funzionario di Curia insiste sul carattere di «indissolubilità»
del matrimonio; indissolubilità che nella concezione cattolica viene legata all’oggettività sacramentale del matrimonio da noi non condivisa
nelle sue conseguenze più
estreme (per esempio nel caso di violenza o di tradimento da parte del coniuge). La
giovane evangelica è così costretta a prendere le distanze
dalla rigidezza di questa posizione e il funzionario di
Curia sospende ogni decisione e risposta.
A Torino, però, da molti
anni a questa parte, le licenze
e le dispense erano sempre
state erogate in circostanze
analoghe e su domanda della
parte cattolica, per cui tutti
(compreso il parroco con il
quale il giovane lavora da
anni) sono tranquilli rispetto
alla risposta della Curia.
La risposta negativa arriva,
invece, con una scelta di
tempo per lo meno sospetta,
a meno di 48 ore dal matrimonio, per non dare a nessuno la possibilità di tentare un
eventuale ricorso o di allargare decisamente il numero
degli interlocutori.
Il tempio di Ivrea era comunque strapieno; il matrimonio ha comunque avuto
luogo nella gioia e si avvertiva in modo quasi tangibile la
fiducia da parte di tutti che il
Signore della Chiesa fosse
presente e potesse anche sorridere della rigidezza, della
voluta ambiguità e della
mancanza di autentico rispetto che a volte bisogna ancora
registrare nelle chiese.
Ma il danno che questo tipo di atteggiamenti suscita
nelle relazioni ecumeniche
ovviamente rimane. Il disagio risentito dagli sposi e da
chi li ha circondati in questa
occasione si coniuga con la
perplessità di tutti noi, nel
momento in cui, in circostanze come queste, non ci vediamo considerati interlocutori con pari dignità e anzi
dobbiamo riconoscere che
l’interpretazione rigida di
una norma giuridica viene
privilegiata rispetto a un vero
dialogo ecumenico, nei confronti del quale non vogliamo
comunque perdere la speranza. Ma in queste occasioni ci
sentiamo traditi e affiora, purtroppo, l’impressione che la
nostra «fatica ecumenica»
venga squalificata e si risolva
- alla prova dei fatti - in un
insieme di chiacchiere che lasciano il tempo che trovano:
aria fritta, come molti sostengono già da tempo. Anche nel
dibattito sinodale non potremo dimenticarci di questa impressione che sappiamo essere condivisa da molti.
Nel caso specifico poi rimane il dubbio legittimo che
un atteggiamento più accomodante (o più semplicemente ipocrita) da parte della sposa avrebbe appianato ogni
difficoltà. Se non avesse
espresso in modo così chiaro
la propria opinione e avesse
fatto come molti fanno «buon
viso a cattiva sorte», la dispensa sarebbe stata concessa
immediatamente.
Ma un rapporto in cui si
premia l’ipocrisia e la menzogna e si punisce l’autenticità,
che cosa ha ancora di ecumenico o semplicemente di cristiano?
categorie di persone. Come
dice la presentazione di questo numero speciale (bifronte, con doppio titolo: Ecoutez
nôtre histoire. Imaginons nôtre histoire), non si tratta di
un periodico di ricerca teologica, ma di una rassegna di
informazioni e riflessioni
«vissute».
Tale è infatti la caratteristica di questo tipo di ecumenismo, praticato nel concreto
della vita quotidiana e familiare; il tutto sotto forma di
dialogo; «Lo scopo non è solo e in primo luogo quello di
“risolvere” i “problemi”
delle coppie miste ma anche
e forse soprattutto di mettere
in comune le sofferenze e le
gioie della vita nella chiesa».
La storia del gruppo e della
rivista, che viene stampata a
Lione, ma che fa capo anche
a un gruppo di Losanna, e
viene ricevuta da molte coppie interconfessionali anche
in Italia, ripercorre le varie
tappe dei rapporti tra la Chiesa cattolica e le altre confessioni nell’ambito dei matrimoni interconfessionali: vengono citati documenti, scadenze significative, sinodi. I
primi gruppi di famiglie risalgono al 1962-63, mentre
nel 1968 venne redatto, da
un comitato misto, il documento sulla Pastorale comune.
Lo sguardo è però rivolto
anche al futuro, e infatti un
capitolo dell’ampio articolo a
firma di padre René Beaupère, infaticabile animatore dei
gruppi e direttore della rivista, apre alle prospettive delle nuove battaglie e dei problemi tuttora irrisolti, come
quello della soppressione
della forma canonica del rito.
Sfogliando questo numero
cominciando dalla controcopertina (Immaginiamo la nostra storia), si disegna la cronologia delle tappe utopiche,
che si immaginano per un futuro fantascientifico (2093).
(*) Foyers mixtes. 2, place
Gailleton, 69002 Lyon. Abbonamento per l’estero $ 30 (sostenitore $ 40) o equivalente in altre
monete. Conto corrente postale
Centre Saint-Irénée - Lyon
6662 - 62W.
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 16 LUGLIO 19Q.'^
L'impegno pacifista civile delle chiese metodiste di Omegna
Tutti insieme per un comune cammino di pace
Eravamo in molti alla
camminata per la pace
che venerdì sera 25 giugno è
partita dalla nostra chiesa per
ritornarvi dopo aver attraversato tutta Omegna, sino a Bagnella; ma soprattutto eravamo diversi fra noi e da qualsiasi altro corteo che si era
mai visto, perché stavolta
c’erano tanti bambini ma anche il vicario e la pastora e
assessori e il vicesindaco,
con evangelici e cattolici,
credenti e non credenti, giovani famigliole, coppiette e
pensionati, tutti insieme a
simbolizzare un comune
cammino, quello verso la pace.
È stata questa camminata,
quest’anno, a caratterizzare
la festa della nostra chiesa,
una ricorrenza che ha anche i
connotati lieti del ritrovarsi
attorno alla stessa tavola, ma
che è sempre un momento di
riflessione, di preghiera, di
braccia aperte a chi vuole conoscerci e sapere del nostro
modo di essere evangelici.
Ogni anno abbiamo trovato
nuovi amici, ma quest’anno
potevamo sancire i buoni
rapporti di cooperazione e di
fratellanza che in questi ultimi mesi abbiamo stabilito
con le parrocchie, con il
quartiere di Crusinallo, con i
ragazzi delle scuole, con tutte
le altre tante persone che ci
hanno consentito di diventare
«operatori di solidarietà e di
pace», facendo la spola fra
noi e i nostri fratelli di Fola,
che organizzano e smistano
gli aiuti verso le persone più
bisognose e colpite di quel
povero paese smembrato dal
Chiesa valdese di Genova
Omegna: un momento della manifestazione pélSl^aò(^i 25 giugno
ospitare 30 bambini dell’istituto di Fola che abbiamo già
soccorso; da don Renato abbiamo appreso le ultime inquietanti notizie sugli sviluppi della guerra; la pastora ci
ha ricordato che il messaggio
evangelico era stato affidato
a 70 discepoli in coppia, a significare la necessità di una
moltitudine di voci popolari
fra la gente, della necessità
della mobilitazione di tutti;
Gabriella, per la sua comunità, ci ha detto di come l’impegno degli evangelici sia
umanitario, religioso, sociale
e politico, da convinti apostoli della nonviolenza.
la guerra.
Il trovarci insieme dopo la
camminata ha consentit''
scambiarci le nostre testimonianze: i racconti di chi è andato sino a Sarajevo (come
don Renato), di chi non può
dimenticare gli occhi dei
bimbi e dei vecchi incontrati
nei campi profughi, come Foli, presidente del Consiglio di
quartiere di Crusinallo, di chi
è rimasto qui ma ha fatto propria la fede nella nonviolenza, come sola risposta alla
voce delle armi e unica possibilità di salvezza per tutti.
Dalla voce della nostra
amica assessore, Raffaella
Filoni, abbiamo avuto conferma che il Comune potrà
Domenica mattina il pastore Anziani ci ha esortato a
BW
Lascia l'Italia la direttrice dell'Ospedale Villa Betania di Napoli
Arrivederci Schwester Ingrid
_______LUCIANO PEODATO______
All’insegna della riconoscenza e in un clima di
grande affetto il personale
dell’ospedale evangelico,
membri del Consiglio, rappresentanti delle chiese di
Napoli e dintorni, amici e
amiche, si sono ritrovati il 25
giugno intorno a Ingrid Schade, la direttrice di Villa Betania, per salutarla dopo un servizio durato 21 anni. «Schwester Ingrid» va in pensione,
toma presso la sua famiglia,
in Germania.
«Quando sono venuta a Napoli, 21 anni fa, era per me
come cominciare un’avventura con Dio. Non sapevo nulla
e mi sentivo spesso debole e
scoraggiata». Non c’è da stupirsi: l’ospedale era stato
aperto da poco. Tutto era da
organizzare. La figura carismatica del dottor Teofilo
Santi, per quanto profondesse
energie, non poteva arrivare a
tutto. Era necessario che
qualcuno, con metodo, costanza, umiltà e competenza
professionale provvedesse alla gestione quotidiana dell’
opera. Fu una felice decisione
quella di chiedere un aiuto alle chiese sorelle della Germania e della Svizzera perché
inviassero personale preparato e in grado di dare un’impronta al neonato ospedale.
Certo per «Schwester Ingrid»
e per le altre diaconesse tedesche e svizzere non dovette
essere facile l’impatto con la
realtà di Fonticelli. Quella
che è oggi via Argine, dove
sorge l’ospedale, era allora
una specie di canale, o me
Schwester Ingrid con il presidente Sergio Nitti
glio fogna a cielo aperto, attraversata da piccoli ponti, o
«ponticelli», donde il nome al
quartiere.
«Il nome Fonticelli era significativo per me. Ficcoli
ponti. Insieme con tutte le infermiere straniere che hanno
lavorato in questo ospedale,
volevo essere un piccolo ponte.
Fonte che portava dalla malattia alla salute, dalla tristezza alla gioia, dalla disperazione alla speranza, dall’odio
all’amore, dall’incomprensione (anche delle chiese) alla
comprensione reciproca».
Così dunque la direttrice ha
inteso il suo compito; ed effettivamente in tutti questi
anni, con pazienza e dolcezza, ha tessuto la sua tela di
rapporti tra gli uni e gli altri,
senza mai imporsi ma essendo presente nei momenti importanti in cui era necessario
dire una parola o compiere un
gesto d’amore.
Il presidente del comitato
dell’ospedale, Sergio Nitti, ha
espresso alla direttrice la riconoscenza, non solo dell’ospedale ma di tutte le chiese
evangeliche, e le ha consegnato una targa d’argento in
ricordo dell’opera svolta. Ma,
molto più di questo segno, saranno per lei preziosi i volti
delle centinaia e migliaia di
persone che in questi 21 anni
sono passate nell’ospedale e
qui hanno trovato una parola
di conforto e speranza e spesso anche la guarigione. Scriveva ultimamente una semplice popolana: «Un mese in
questo luogo sono stata / ed
efficacemente mi han curata /
notte e giorno senza risentirsi
/ e senza neppure infastidirsi.
/ Tutto questo mi ha molto
confortata / perciò a tutte loro son molto grata / anche
perché mi han dimostrato /
che non tutto il mondo è degenerato. / Ci sono ancora
delle brave persone / che agiscono con abnegazione...».
Ingrid Schade nei prossimi
giorni tornerà in Germania;
ma la sensazione di quanti
hanno voluto salutarla e ringraziarla il 25 giugno scorso
è che ormai la sua vita e la
sua storia sono in un certo
senso iscritte in modo indelebile nella vita e nella storia
dell’ospedale evangelico Villa Betania.
continuare, ricordandoci di
come umanamente anche a
Mosè cadessero le braccia
per la stanchezza, ma di come fu sostenuto e di come ci
si debba sostenere l’un l’altro
in questo difficile compito
che non ha né sosta né traguardo vicino. Foi il pranzo
comunitario, ottimo e con
molti partecipanti: è stato
bello anche che ci fossero i
nostri amici musulmani e senegalesi, poiché la comunità
evangelica aderisce a «Nonsoloaiuto» di Omegna. Così
anche a tavola si è potuto facilmente concordare con allegria e fiducia che non ci sono
barriere fra le persone di buona volontà.
L'impegno
immigrati
TEODORO FANLO Y CORTES
Nell’attività pastorale di
quest’anno uno dei punti
di maggiore importanza è stato quello del nostro impegno
a favore degli extracomunitari, basato principalmente su
questi tre obiettivi: coinvolgere sempre di più la comunità, sensibilizzandola al problema dei migranti, creando
una mentalità di accoglienza,
di solidarietà e di apertura,
collaborando alla creazione di
una società multietnica, multirazziale e multiculturale;
prendere contatti e collaborate con le diverse organizzazioni esistenti nella città (si sa
che a Genova questo è un
problema dei più scottanti,
data la sua posizione geografica e il suo porto); la solidarietà concreta: abbiamo potuto contribuire in diverse situazioni di indigenza, disoccupazione, mancanza di alloggio.
Abbiamo inaugurato inoltre
la «Iglesias evangélica hispano-americana». Nella nostra
città la colonia di sudamericani di lingua spagnola è veramente notevole; abbiamo
ritenuto opportuno organizzare un culto in spagnolo, che
per il momento sta funzionando abbastanza bene. Il
culto, ogni ultima domenica
del mese alle 18, è condotto
dal pastore solo per la predicazione; infatti la liturgia si
realizza con una grande partecipazione corale sia alle pre
Chiesa valdese di Colleferro
Ammessi cinque nuovi
membri di chiesa
Domenica 27 giugno la comunità valdese di Colleferro
ha accolto cinque nuovi membri di chiesa. Lo studente in
teologia Emanuele Fiume, che
ha curato la preparazione catechetica negli ultimi due anni,
ha presieduto il culto e tenuto
la predicazione. Commentando il Salmo 1 ha messo in luce
tre aspetti della fede cristiana:
in primo luogo la proclamazione della beatitudine dell’ uomo
da parte di Dio, la quotidiana
meditazione della Farola e, infine, la conseguente prosperosa crescita come «un albero
piantato vicino a ruscelli».
Il predicatore ha ricordato
inoltre come una delle tentazioni della chiesa sia quella
dell’ansia per il futuro e in che
questo senso i giovani, quando
PROTESTANnSIMO
Domenica ìè tugìio
ore 23,45 circo - Raickie
Replica: lunedì 2 t^osto -f
ore 9,30 circa - Raidm .
Fra sogno
g lealtà.'”
. Il contributo prete'.stante alla cosinizione dell'Europa
di doimni.^,j;^.
vi si affacciano, diventino un
«sedativo» per le nostre angosce, come se il futuro appartenesse ai giovani e non al Signore. Anche l’attesa dei frutti
è il più delle volte pretesa fuori stagione. Attendere la stagione, ha concluso Fiume, è
quello che vi chiediamo come
impegno della vostra decisione
di oggi. Mentre Emanuela Di
Rosa è stata battezzata Michela Priori, Federica Traversi,
Valentina e Serena Corsi
hanno confermato la loro fede.
La presidente del Consiglio
di chiesa. Giuliana Traversi,
nel fare dono della Bibbia alle
nuove ammesse, ha loro rivolto un appello affinché sappiano trovare nella comunità un
luogo di comunione e crescita
comune.
verso gli
continua
ghiere sia ai canti accompagnati da diversi strumenti e
battimani.
Dopo il culto c’è una riunione conviviale che serve a
fare conoscenza e anche, se
necessario, ad affrontare i
problemi di ciascuno. La lezione di lingua italiana ha
funzionato per diversi mesi
con soddisfazione e profitto.
Un altro impegno non indifferente è stato quello del lavoro
ecumenico. Oltre allo studio
dei documenti proposti dalla
Commissione sinodale, si è
costituita a Genova una commissione evangelica per
l’ecumenismo che cura i rapporti istituzionali con il cattolicesimo e che ha lo scopo di
favorire e promuovere un
confronto ecumenico ispirato
a chiarezza, apertura e approfondimento di una conoscenza reciproca libera da
pregiudizi. Alcuni membri
della nostra chiesa hanno partecipato a diversi incontri anche interreligiosi e soprattutto
alle riunioni del Sae.
Un nostro obiettivo è quello di incrementare l’ecumenismo dentro all’evangelismo
genovese; una volta al mese
nei nostri locali abbiamo la
riunione dei responsabili delle chiese; oltre a quelli delle
chiese della Federazione partecipano anche i rappresentanti delle chiese pentecostali,
avventiste, dei Fratelli, apostoliche, della Casa della Bibbia e della Chiesa riformata
svizzera.
Durante Tarmo, oltre ad approfondire certi aspetti di teologia comuni, abbiamo curato
a turno il culto domenicale
all’ospedale evangelico internazionale. Nei nostri incontri,
attraverso il dialogo, scopriamo la possibilità di imparare
gli uni dagli altri e di collaborare sempre di più in vista di
una evangelizzazione comune.
Siamo lieti di ospitare nei
nostri locali, inoltre, la comunità luterana scandinava e
quest’anno, in segno di una
comunione di fede, abbiamo
organizzato un culto ecumenico in inglese e italiano, con
la partecipazione di altre
chiese e per la prima volta anche della Chiesa cattolica.
Notevole è anche il nostro
impegno per l’ospedale, in
cui il peso dell’amministrazione ricade tutto sui membri
della nostra comunità.
L’ospedale gode di un prestigio in città, che vogliamo
mantenere anche in questa fase non facile per il settore sanitario. AlTintemo dell’ospedale funziona il «servizio diaconale» costituito da fratelli e
sorelle delle diverse denominazioni e che contribuisce a
dare a questa casa di cura una
dimensione di umanità, solidarietà e amore evangelico.
., i CENTRO EVANGELICO BETHEL:
• “ 1°-10 settembre 1993
«0 Campo ìtalo-francese per giovani da 17 a 23 anni
«Incontrarsi in Calabria»
n campo, OTganizzato dal Centro di Bethel insieme al Dipartimento giovanile della Federazione protestante di Francia, con
' il contributo della Comunità europea (progetto «Giovani per
l’Europa») intende far incontrare giovani dei due paesi in una
regione del Sud che, per motivi geografici, sociali ed economici; vive ai margini del progetto dell’unità europea. Il program- ’
ma inovede informazioni e dibattiti sulla situazione merìdiona- *
le, escursioni e incontri con la realtà evangelica calabrese,
r Quota: L. 200.000. Iscrizioni presso Gianni Oenre (via Circonvallazione 43/5) 10018 Pavone Canavese, tei. 0125-; ,
631960) e Franco Taglierò (vìa Fecia di Cessato 9,13051 Biella, tei. 015-403186). '
5
venerdì 16 LUGLIO 1993
Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste, che si aprirà a Torre Pellice domenica 22 agosto, è sempre una occasione di fraternizzazione. Nella foto deputati e pastori al buffet nel cortile
LA TAVOLA VALDESE INFORMA
Verso il Sinodo 1993
Nelle sedute estive che tradizionalmente si tengono a Ecumene (l°-3
luglio), la Tavola ha messo a punto alcuni capitoli della propria relazione annua che compariranno in apertura del II
fascicolo del Rapporto a stampa che
viene tenuto a disposizione dei componenti il Sinodo a partire daH’inizio di
agosto a Torre Pellice.
Chiesa-stato e opere
Al centro di questa seconda parte
della relazione della Tavola stanno i
rapporti chiesa-stato e un certo numero
di opere in ambito culturale e diaconale.
Mentre a Ecumene valutava un anno
ricco di contatti e realizzazioni nel
campo dei rapporti con lo stato, la Tavola riceveva la notizia che era ripreso
il cammino del disegno di legge di approvazione dellTntesa del 25 gennaio
(defiscalizzazione e 8 per mille). Di lì
a pochi giorni il ddl, che era rimasto
bloccato per un tempo su un binario laterale mentre transitava sferragliando
la nuova legge elettorale, doveva ricevere il disco verde alla Camera, passando così alla stazione successiva del
Senato.
Tra le opere la Tavola si è soffermata in particolare, in campo culturale,
sul progetto di una nuova struttura unitaria per la Claudiana e sul piano di rilancio del Collegio di Torre Pellice
sulla base del progetto di un Liceo europeo. Nel campo della diaconia, la
Tavola si è occupata del riconoscimento della Fondazione Villa Betania (Napoli), dei progetti connessi con lo stabile di Villa Olanda (Lusema S; Giovanni) e con ridefinizione della Comunità alloggio di via Angrogna (Torre
Pellice), dell’ancora scarsa notorietà
del Centro di formazione diaconale
(Firenze), della necessità di continuare
a sostenere il Centro diaconale della
Noce (Palermo).
Al di fuori del testo della relazione
annua, la Tavola ha passato in rassegna
altre opere sulla base di schede informative predisposte per fornire notizie
aggiornate alla nuova Tavola che
uscirà dal Sinodo. Si è così parlato del
Gould, del Gignoro, del Ferretti (Firenze), di Rio Marina e Casa Cares (Toscana), di Adelfia e del Servizio cristiano di Riesi (Sicilia), della Casetta
di Bari.
Circuiti e distretti
Avendo a disposizione tutti gli atti
delle Assemblee di circuito e delle
Conferenze distrettuali, dei quali i più
significativi verranno inseriti nel II fa
L’Intesa del 25 gennaio è stata approvata dalla Camera. Nella foto la firma dell’Intesa
scicelo del Rapporto al Sinodo, la Tavola ha potuto dare uno sguardo globale alla vita delle chiese attraverso i risultati di questi importanti momenti
d’insieme. La Tavola ha riflettuto su
tre dati emergenti dagli atti.
Assemblee e Conferenze, soprattutto
queste ultime, hanno confermato la loro vitalità e centralità, pur manifestando disagio (soprattutto nel III distretto)
per l’inadeguatezza dell’attuale struttura organizzativa degli organismi intermedi nella nostra chiesa.
Pochi circuiti si sono occupati della
verifica da operare sulle circoscrizioni
territoriali richiesta dal Sinodo e di
quelli che hanno esaminato la questione; la maggior parte ha confermato
l’attuale circoscrizione. Solo il II distretto ha ipotizzato uno sdoppiamento
del vasto distretto del Nord. Queste indicazioni, unite al disagio di cui sopra,
lasciano intravedere il fatto che il problema non si pone a livello delle circoscrizioni territoriali e che la risposta
che il Sinodo ha dato Tanno scorso al
problema circuiti-distretti, come ha
detto esplicitamente la Conferenza del
III distretto, è inadeguata e va rivista.
Gli atti di alcuni circuiti manifestano
insofferenza là dove una sede pastorale
viene lasciata scoperta per un anno e il
malcontento a volte viene riversato
sulla Tavola. Questa avrà anche le sue
responsabilità nel campo delle comunicazioni, ma il problema è più di fondo
e riguarda da una parte un corpo pastorale numericamente insufficiente a coprire tutte le esigenze espresse dalle
chiese e dall’altra la presunta mancanza di tenuta da parte delle chiese se
private temporaneamente del pastore.
Un importante atto è stato votato a
questo proposito dalla Conferenza del
IV distretto.
Verso il Sinodo
La Tavola ha esaminato la documentazione relativa ai due candidati che
presenterà al corpo pastorale per l’esame di fede e quindi al Sinodo per la
consacrazione: si tratta di T. Eliana
Briante, che ha lavorato quest’anno come coadiutrice nella Chiesa metodista
di Milano, e di Leonardo Magri, che da
alcuni anni cura le chiese di Orsara e
Foggia.
Un’altra presentazione al Sinodo riguarda una comunità: la Chiesa di Ottaviano (Campania), originariamente
Chiesa del Nazareno, ha chiesto di diventare una chiesa locale metodista e,
con tutti i prescritti pareri favorevoli,
verrà accolta con gioia nell’Unione
delle chiese valdesi e metodiste.
La solita dolente nota finale riguarda
le finanze. Di fronte ai persistenti ritardi di diverse chiese nell’invio regolare
delle contribuzioni e allo scarto tuttora
esistente tra le richieste della Tavola,
basate sul suo preventivo, e gli impegni delle singole chiese valdesi, la Tavola ha chiesto alle Commissioni esecutive distrettuali di sollecitare le chiese sui due fronti della puntualità dei
versamenti e degli adeguamenti degli
impegni.
La Tavola si riunirà ancora per una
giornata (18 agosto) per esaminare
eventuali urgenze e per offrire alla
Commissione d’esame l’occasione di
un incontro alle soglie del Sinodo.
mmsm-i afcwjR- -vm . ^ a ««se»“
SUSA — Venerdì 18 giugno sono terminati gli incontri ecumenici. Anche quest’anno l’attività del Gruppo ecumenico della vai di Susa si è svolta itinerando tra una chiesa cattolica e
una evangelica. Il gruppo è stato ospitato, con la consueta
cordialità, nelle parrocchie di Condove, Borgone, Sant’Ambrogio, nella stessa Susa in Sant’Evasio e nel Convento
francescano, nelle chiese battiste di Bussoleno e Meana e in
quella valdese di Susa. È stata letta e commentata la lettera
dell’apostolo Paolo ai Calati, così importante per verificare
la nostra fede in Cristo Gesù. Due incontri, uno a febbraio e
uno a aprile, sono stati riservati a argomenti di ^ande rilievo: i ministeri nella chiesa e la confessione o riconciliazione; a questo proposito don Zuppa, padre Giunti e i pastori
Baldi e Paschetto hanno potuto esporre la posizione delle rispettive chiese, permettendo ai numerosi presenti di conoscere meglio le differenze. Attraverso i vari interventi sono
emersi l’interesse e la necessità di un dialogo sernpre più
aperto per aumentare la comprensione e la stima reciproche.
Il Gruppo ecumenico riprenderà la sua attività il terzo venerdì di ottobre: in quella serata verrà scelta la lettura biblica da meditare nelle successive riunioni e verrà presentata
un’ipotesi di calendario degli incontri per l’approvazione.
(gb.).
POMARETTO — L’Evangelo della resurrezione e della speranza è stato annunciato in occasione del funerale del nostro
fratello Ernesto Giaiero, deceduto presso l’Ospedale valdese all’età di 83 anni. Il funerale si è svolto il 30 giugno.
Ai familiari nel dolore va la simpatia cristiana della comunità tutta.
TORRE PELLICE — Esprimiamo la nostra riconoscenza ai
Trombettieri del Baden che ancora una volta ci hanno offerto una bella serata musicale venerdì 9 luglio.
• Nelle ultime settimane sono stati celebrati i matrimoni di
cinque coppie di giovani: Claudio Monticene e Silvana
Ghigo, Umberto Flesia e Nunziatina Di Maggio, Ezio
Pairone e Daniela Davit, Alberto Prato e Giuliana Geymet, Stefano Gay e Claudia Negrin. La comunità invoca
la benedizione del Signore su queste nuove famiglie.
VILLASECCA — Con grande commozione la comunità ha
partecipato al culto dei Chiotti domenica 20 giugno, nel
corso del quale il pastore Cipriano Tourn ha predicato
TEvangelo. La pur rapida visita del pastore Tourn e signora
ha fatto rivivere ricordi molto belli del loro matrimonio a
Villasecca.
• È deceduto all’ospedale di Pomaretto, dopo lunghi anni di
malattia, il fratello Cesare Micol degli Olivieri, all’età di
80 anni; pochi mesi fa era deceduta la sua consorte. Rinnoviamo alla famiglia l’espressione del nostro affetto in questi
momenti di lutto così ravvicinati.
PRAMOLLO — Il bazar del 20 giugno ha avuto un esito favorevole; vogliamo ringraziare ancora una volta quanti hanno partecipato, e in modo particolare il panettiere Italo
Blanc che ancora una volta ha messo a disposizione le sue
attrezzature e il suo forno per la preparazione e la cottura
degli ottimi dolci.
• Ci ha lasciati, all’età di 91 anni, la sorella Elisa Long ved.
Long, che era la decana dei Pellenchi. Siamo riconoscenti al
Signore per la lunga vita concessale e esprimiamo ai familiari la sincera e fraterna solidarietà cristiana della comunità.
• Diamo un caloroso benvenuto a tutti i fratelli e le sorelle
che vengono a Pramollo per trascorrere un periodo di vacanza.
VILLAR PELLICE — Nel corso delle due prime domeniche
del mese di luglio un gruppo di Trombettieri del Baden,
ospiti presso il Castagneto, ha accompagnato il canto degli
inni e ci ha rallegrato con la sua presenza
• Il battesimo è stato amministrato a Sabina Charbonnier,
di Giovanni e di Stefania Berruti; il Signore accompagni
con la sua Grazia questa bambina e aiuti i genitori a mantenere le promesse fatte.
• Dopo lunga e penosa malattia ci ha lasciati il fratello Eli
Cougn, all’età di 44 anni, presso la casa Miramonti dove
era stato accolto insieme ai genitori. All’anziana madre, rimasta vedova alcuni anni fa, e a tutti i familiari colpiti da
questa separazione rinnoviamo la fraterna solidarietà della
chiesa.
SAN SECONDO — Il 30 maggio, Pentecoste, durante il culto
Maria Luiza Belgelman in Romano, dopo aver chiesto di
«poter approfondire la parola di Dio e camminare assieme
alla comunità verso la meta» è stata ammessa come membro della Chiesa valdese. Lo Spirito del Signore la guidi
sempre.
• Sabato 3 luglio è stato celebrato con liturgia valdese il matrimonio interconfessionale di Marina Paschetto e Ernesto Asvisio. La cerimonia ha avuto luogo nel parco del Castello di Miradolo ed è stata allietata dagli inni cantati dal
coro della chiesa valdese di San Secondo.
• Domenica 25 luglio vi sarà uno scambio di pulpiti tra le
chiese di Rorà e di San Secondo, quindi il culto sarà presieduto dal past. Vito Gardiol.
• Il Signore ha chiamato a sé Aldo Griglio (Cà Nova). Ai
familiari va la nostra cristiana simpatia.
ROMA — Nella chiesa battista di via del Teatro Valle, domenica 13 giugno hanno dato la loro testimonianza di fede,
tramite il battesimo, le sorelle Raffaella Manno, Maria
Martino e i fratelli Tonino Martino e Gabriele Paone. Di
fronte a una chiesa gremita anche di invitati per l’occasione, il past. Pietro Suman ha predicato sul testo di Romani 6,
1-11. La parte musicale è stata molto edificante grazie ai
begli inni cantati dalla Corale diretta da Marco Prezioso e
agli assolo delle sorelle Donatella Giorgi e Renata Tricoli.
Dopo la consueta agape comunitaria, molte sorelle e fratelli
si sono recati a Rocca di Papa per l’annuale festa delle
scuole domenicali del Lazio. Un grazie a tutti i ragazzi e alle monitrici Paola Fanzini, Serena Zambelli, Emanuela Paone, Mariangela Padda, Marina Cerulli Irelli e al monitore
Stefano Petriaggi per l’ottimo lavoro.
6
PAG. 6 RIFORMA
All’As
Della
VENERDÌ 16 LUGLIO 1993
DIACONIA-2
LO SCANDALO
DELLA FEDE
JEAN-JACQUES PEYRONEL
In questi ultimi mesi ho
partecipato a due convegni
diaconali; uno a Roma sulla
riorganizzazione della nostra
diaconia e uno a Copenaghen, per la prima Assemblea
annua della nuova organizzazione europea «Eurodiaconia». In tutt’e due gli incontri
si è parlato molto di questioni
organizzative, giuridiche,
amministrative, nonché dei
rapporti tra le opere diaconali
delle chiese e lo stato. Questa
questione del rapporto con lo
stato (e cioè di chi finanzia la
nostra diaconia) ci porta sempre, ed è un bene, a interrogarci sulla specificità della
diaconia cristiana rispetto ai
normali servizi socio-assistenziali, sanitari e culturali
gestiti dallo stato. A Roma è
stato affermato che, una volta
riorganizzata la nostra diaconia, dovremo sempre di più
concentrare la nostra attenzione e la nostra riflessione
sulla testimonianza evan
ìui che non si sarà scandalizzato di me!».
Può sembrare strano che
Gesù, dopo aver elencato tutte le sue opere di guarigioni,
aggiunga proprio questa frase: «E beato colui che non si
sarà scandalizzato di me!». È
forse da mettere in relazione
con l’ultima delle opere elencate (e che quindi risulta essere quella centrale): «l’Evangelo è annunziato ai poveri»!
Dicendo queste parole, Gesù riprende la profezia di
Isaia 61, che già aveva letto
nella sinagoga di Nazaret,
all’inizio del suo ministero;
«Lo Spirito del Signore è sopra me; per questo egli mi ha
unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato a bandir
liberazione ai prigionieri, ed
ai ciechi ricupero della vista;
a rimettere in libertà gli oppressi e a predicar l’anno accettevole del Signore».
«E i discepoli di Giovanni gli riferirono tutte
queste cose. Ed egli, chiamati a sé due dei suoi discepoli, li mandò al Signore a dirgli: Sei tu colui
che ha da venire o ne aspetteremo noi un altro? E
quelli, presentatisi a Gesù, gli dissero: Giovanni
Battista ci ha mandati a dirti: Sei tu colui che ha
da venire, o ne aspetteremo noi un altro? In quella
stessa ora, Gesù guati molti di malattie, di flagelli e
di spiriti maligni, e a molti ciechi donò la vista. E,
rispondendo, disse loro: Andate a riferire a Giovanni quel che avete veduto e udito; i ciechi ricuperano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono
mondati, i sordi odono, i morti risuscitano, VEvangelo è annunziato ai poveri. E beato colui che non
si sarà scandalizzato di me!».
(Luca?, 18-23)
gelica che ne è la ragion d’essere e l’obiettivo ultimo.
A Copenaghen, in quell’
enorme Centro diaconale della Chiesa luterana danese, in
una sala in cui su ogni parete
campeggiava un ritratto di un
membro della famiglia reale,
abbiamo avuto la sorpresa di
ascoltare la relazione di un
pastore locale, responsabile
di una delle più importanti
opere diaconali della Chiesa
luterana in Danimarca, la
«Church Cross Army», il
quale ha iniziato subito dicendo che stavano lottando
per non essere «troppo» riconosciuti dallo stato e per non
avere una parte essenziale nel
lavoro sociale. E ha insistito
sulla funzione critica all’interno della società che necessariamente deve avere il
lavoro diaconale della chiesa.
Quindi ha concluso affermando che il posto della chiesa è
di essere là dove non c’è nessun altro, fra gli ultimi, gli
esclusi.
Mentre lo ascoltavo, con
grande interesse, non potevo
fare a meno di pensare a
quello che aveva scritto, in
quella stessa città, il grande
pensatore cristiano del secolo
scorso, Soren Kierkegaard. E
appena tornato, sono andato a
rileggermi alcune pagine della sua ultima opera, pubblicata nel 1850, intitolata «La
scuola del cristianesimo».
Ora, il capitolo centrale del
libro è proprio una meditazione molto forte sul versetto 23
del nostro testo: «E beato co
Evangelizzare i poveri
In questo passo l’evangelizzazione dei poveri è posta
al principio. L’episodio, narrato da Luca al cap. 4, termina con la cacciata di Gesù
fuori della città e addirittura
con la minaccia di lapidazione perché «tutti, nella sinagoga, furono ripieni d’ira
all’udir queste cose». Vi è
quindi un nesso intrinseco tra
la predicazione e l’azione diaconale di Gesù e lo scandalo
che essa provoca.
Fulvio Ferrario, a Roma,
parlando di un’altra guarigione (quella dell’indemoniato di
Gerasa), sottolineava il carattere sovversivo, destabilizzante dell’opera di Gesù. Infatti, guarendo e liberando gli
esseri umani, Gesù rompe 1’
equilibrio oppressivo sul quale si basa la società. Rimette
al centro la persona con la sua
umanità, liberata dall’alienazione, fisica o psichica. Proprio in questi due passi di Luca viene evidenziato il famoso legame tra predicazione e
diaconia di cui andiamo discutendo da anni. Ora sia che
venga posta all’inizio, come
base, o alla fine, come coronamento, l’evangelizzazione
passa comunque attraverso
un’azione concreta di tipo
diaconale che trasforma le
persone e le fa entrare nella
nuova economia del Regno.
Ma questa trasformazione, o
meglio questa restituzione
dell’umanità voluta da Dio,
produce sempre due effetti
contrari; da un lato, la riconoscenza e la confessione di fede di colui che è stato guarito, accompagnata dallo stupore dei testimoni; dall’altro, lo
scandalo dei rappresentanti
deir«ordine stabilito», dei
benpensanti, di quelli che
credono di essere giusti, sani
e pii. Come dice Kierkegaard: «...occorre essere un
segno di scandalo per poter
essere un oggetto di fede!». E
aggiunge: «Non si giunge mai
alla fede senza passare attraverso la possibilità dello
scandalo». Per lui, l’«aut
aut» non è tra il dubitare o il
credere, bensì tra l’essere
scandalizzati o il credere. Oggi c’è tra di noi un dibattito a
proposito dell’ostacolo che
rappresenterebbe la cristologia (o Cristo stesso?) per il
dialogo tra le religioni. A
pensarci bene, non si tratta
anche qui dell’alternativa tra
scandalo e fede?
Tra scandalo e fede
Non dimentichiamo che le
parole di Gesù che stiamo esaminando sono la risposta ai discepoli di Giovanni
Battista, l’ultimo dei profeti il
quale, nella sua prigione, si
interroga se Gesù sia o no il
Cristo, il Messia. Teniamo
ben presente che tutto ciò avviene prima della passione e
soprattutto prima della Pasqua. Ora Gesù non risponde
dicendo: faccio e dico questo
e quello, dunque sono il Messia. Dice appunto: faccio e dico ciò che hanno annunciato i
profeti e «beato colui che non
si sarà scandalizzato di me!».
In altri termini, con la sua risposta, Gesù non dà la prova
della sua messianità, non si
autoproclama il Cristo (non
lo fa mai in tutti i Vangeli sinottici), ma porta l’altro al
punto in cui la fede, oppure
io scandalo, diventa possibile. Scegliere tra scandalo e
fede tocca a ognuno di noi.
Allora come oggi. Ed è questa scelta a rivelare i pensieri
profondi di ognuno di noi nei
confronti di Gesù.
Ma in che cosa consiste lo
scandalo, per i contemporanei, specie farisei, di Gesù?
Non solo nella pretesa di essere l’incarnazione di Dio ma
nel fatto, scandaloso appunto,
di offrire questa rivelazione
di Dio; quella dell’abbassamento e deH’umiliazione più
totale, quella deH’identificazione con i poveri, con quelli
cioè che nella società non
contano nulla: i «pubblicani»,
i «peccatori», gli oppressi, gli
emarginati, gli esclusi. Il vero
oggetto dello scandalo quindi
è la via della croce scelta da
Dio. Com’è possibile che il
Dio «onnipotente» possa essere quest’uomo umile e insignificante che sceglie di stare
dalla parte degli umili e degli
insignificanti? Cerchiamo un
momento di immaginarci
contemporanei di Gesù: quale
sarebbe stato il nostro atteggiamento nei suoi confronti?
Nel migliore dei casi, quello
di Pietro, che lo confessa come il Cristo ma che subito
dopo lo rinnega.
Ma che dire del nostro essere cristiani oggi? Facciamo
parte anche noi di quella «cristianità» denunciata con tanta
virulenza dal nostro Kierkegaard 150 anni fa?
Di quella cristianità che,
avendo trasformato l’Evangelo in cristianesimo e il cristianesimo in dottrina edificante
e moralizzatrice, ha abolito di
fatto la possibilità dello scandalo e comunque il rapporto
personale e esistenziale tra
Gesù e il credente? Quel rapporto in cui Gesù continua a
chiederci: «Chi dite voi che
io sia?». O pensiamo che, in
quanto protestanti, siamo diversi? (Ma Kierkegaard parlava della Chiesa luterana!).
In che cosa, se lo siamo, siamo diversi nel nostro modo
di essere chiesa e nel nostro
modo di fare diaconia? Fulvio Ferrario, al convegno di
Roma, affermava che la diaconia cristiana non può che
essere «imitado Cristi»: fare
cioè come Gesù, nella partecipazione al suo ministero
esoreistico. E Kierkegaard,
nel libro in questione, afferma: «Essere imitatori di Cristo significa che la tua vita
offre con la sua tutta la somiglianza di cui è capace la vita
umana».
E noi?
V
E proprio questa la nostra
vita di fede oggi? E cioè:
accettiamo volontariamente
la sofferenza legata alla vita
cristiana, accettiamo di essere, personalmente e comunitariamente, un segno di contraddizione e quindi di scandalo? Oppure pensiamo che il
tempo dell’imitazione, della
sequela, della chiesa confessante, appartenga al passato e
non sia più riproponibile oggi? Dal momento in cui abbiamo voluto essere una
«componente significativa»
della società e abbiamo chiesto e ottenuto di essere riconosciuti dallo stato, non abbiamo perso un po’ di quella
libertà cristiana che ci porta
ad essere là dove non c’è nessun altro, dalla parte degli
emarginati e degli esclusi del
nostro tempo, della nostra società? E fra le cose che diciamo, nella predicazione 0 nel
giornale, e che facciamo,
nell’attività diaconale, c’è ancora questa possibilità dello
scandalo da cui deriva la vera
fede in Cristo, oppure la nostra presenza è una presenza
religiosa simile ad altre, omologata?
Noi siamo solo gli ultimi
anelli di un lunga catena bimillennaria iniziata con la
confessione di fede postpasquale di un pugno di uomini
e di donne che hanno osato
affermare pubblicamente che
quel Gesù di Nazaret era il
Cristo di Dio. Per noi va da
sé che Gesù sia il Cristo, tanto che diciamo Gesù Cristo
come se fosse il suo nome e
cognome.
Ma che cosa ci costa questa
confessione? E che cosa implica per la nostra vita? Ha
ancora un senso per noi questa frase di Gesù: «E beato
colui che non si sarà scandalizzato di me!»! E se è vero
che vi è un nesso inscindibile
tra evangelizzazione e diaconia, siamo sicuri che la nostra
diaconia abbia come orizzonte r «evangelizzazione dei
poveri»? Non c’è il rischio
invece, seppur degnissimo, di
limitarci a fere la Croce Rossa della nostra società, delegando ad alcune poche opere
il compito di stare in prima linea? E, d’altra parte, quale
rapporto esiste tra le nostre
chiese e le nostre opere diaconali? È solo un rapporto di
fruizione di un servizio, a
senso unico, o un rapporto
dialettico, di interdipendenza,
in cui la riflessione teologica
interroga la diaconia e viceversa? Tanto nelle nostre
chiese in Italia quanto a livello europeo, la questione rimane aperta. E nel momento in
cui, ovunque in Europa, si sta
affermando sempre di più la
cosiddetta «società dei due
terzi» in cui l’altro «terzo» è
appunto quello degli esclusi,
dobbiamo sempre ricordarci
da che parte è stato Gesù per
ribadire dove siamo chiamati
a stare in quanto chiesa, in
quanto impegno diaconale e
anche in quanto giornale, se è
vero che la nostra vocazione
è di «annunciare l’Evangelo
ai poveri», anche a costo di
scandalizzare coloro che non
lo vogliono ricevere.
Tu che hai detto
Signor Gesù, tu che hai detto:
«Beati i poveri, perché il regno dei cieli è loro»,
dacci uno spirito di umiltà e di povertà.
Signor Gesù, tu che hai detto:
«Beati coloro che piangono
perché saranno consolati», .
insegnaci a condividere le lacrime dei nostri fratelli.
Signor Gesù, tu che hai detto:
«Beati i mansueti,
perché erediteranno la terra»,
dacci un cuore dolce ed umile simile al tuo.
Signor Gesù, tu che hai detto:
«Beati gli affamati e gli assetati di giustizia
perché saranno saziati»,
dacci un cuore assetato di giustizia e di amore.
Signor Gesù, tu che hai detto:
«Beati i misericordiosi
perché a loro misericordia sarà fatta»,
apri i nostri cuori all’amore verso i fi-atelli.
Signor Gesù, tu che hai detto:
«Beati coloro che hanno il cuore puro,
perché vedranno Dio»,
illumina il nostro sguardo con la tua luce.
Signor Gesù, tu che hai detto:
«Beati i costruttori di pace
perché saranno chiamati figli di Dio»,
dacci di essere dei nuclei di pace e di gioia.
Signor Gesù, tu che hai detto:
«Beati i perseguitati a causa della giustizia,
perché di loro è il regno dei cieli»,
rendici forti nella tribolazione per il Regno.
Lucien Deiss
Francia
(Tratto da In attesa del mattino, della Cevaa, 1991)
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Spedizi(iiic' in abb. post, (ir 11 A/70
In caso di mancalo recapito rispedire-<
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TORRE PELLICE
Fondato nel 1848
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Delle Yaui "^ldesi
venerdì 16 LUGUO 1993
ANNO 129 - N. 28
LIRE 1200
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Concerti rock
Salza dice sì
alla musica
Il questore di Catanzaro decide improvvisamente di non
concedere lo stadio comunale
I; per un concerto del cantante
rock Sting. Il pubblico, facendosi trascinare dalle canzoni
della popolare star, impegnata
da sempre in battaglie ambientaliste e pacifiste potreb' be, dice il questore «essere
predisposto alla violenza, senza freni inibitori». Il popolo
rock si ribella a questa decisione che sa di ritorno al passato e comunque prevede, fra
le righe, che un concerto sia
necessariamente occasione per
drogarsi, fare sesso sfrenato,
lasciarsi andare ad atti di violenza.
Per contro, da diversi anni
ormai, in uno dei più piccoli
Comuni d’Italia, a Salza in alta vai Germanasca, Pro Loco e
Comune, ma è più giusto dire
tutto il paese compresi gli anziani, si fanno coinvolgere, organizzano kermesse musicali
che si concludono, anche questo è un fatto consolidato, con
un megaconcerto nell’anfiteatro naturale del piccolo Comune.
Due settimane fa, per due
giorni di seguito, si sono alternati a suonare ininterrottamente: «Certo, qualche volta si
fa un po’ fatica a contenere i
più esuberanti - dicono gli organizzatori - ma è comunque
una scelta che abbiamo fatto. I
giovani hanno bisogno di un
loro spazio». E in effetti a centinaia salgono a Salza con le
tende per questa due giorni di
musica, ballo e festa.
Sabato prossimo arriverà anche Edoardo Bennato; un investimento notevole di denaro e
di forze umane. La macchina
organizzativa è a punto da mesi, i parcheggi previsti nei prati
appena falciati, il deflusso delle auto guidato dai volontari
del posto avviene normalmente
in breve tempo e senza incidenti di sorta. Se tutto andrà
per il meglio la Pro Loco ne ricaverà anche qualche utile da
reinvestire in altre iniziative.
Intervista a Giovanni Ghelli, presidente del Comitato di gestione degli ospedali
Torre Pellice, Pomaretto e la sanità futura
______PIEBVALPO BOSTAN______
La sanità sta cambiando; le
Ussl verranno accorpate,
gli ospedali diventeranno
aziende; tutto ciò è legato ad
un decreto di fine ’92, il 502,
voluto dall’allora ministro
della Sanità, De Lorenzo. In
sede di applicazione stanno
emergendo preoccupazioni
sulla tenuta dei servizi, sul
mantenimento di uno stato sociale e, per aree come la nostra, anche delle stesse piccole
Ussl che comunque avevano
messo in piedi una rete di servizi.
Gli ospedali di Torre Pellice
e Pomaretto sono stati individuati molti anni fa come presidi di zona; quali sono oggi
le prospettive? Lo chiediamo
a Giovanni Ghelli, presidente
del comitato unico che sta alla
guida dei due ospedali.
«Gli scopi del decreto 502
sono quelli di impedire forme
di privilegio di qualsiasi tipo,
di ottimizzare il rapporto fra
costi e ricavi, di promuovere
efficienza e professionalità e
nel contempo di incentivare la
partecipazione dei cittadini e
di tutelarne i diritti. Si tratterà in ogni caso di raccogliere i pregi ed evitare i difetti
delle esperienze già fatte in
altri settori. Per quanto riguarda direttamente i nostri
ospedali nulla dovrebbe essere innovato rispetto alla vigente disciplina (regime di
convenzione con la Regione),
fermo restando che l’attività
dei nostri presidi sarà regolamentata dal decreto 502.
Stando così le cose è chiaro
che la ricerca di efficienza e
di tutela dei diritti dei cittadini, secondo una logica volta a
considerare sempre la figura
del malato, ci stanno perfettamente congeniali. In sostanza non sarà certamente il
decreto 502 a decretare l’inizio della fine dei nostri ospedali, coma da più parti si teme.
La nostra posizione sulla
materia del riordino della sa
nità in Piemonte è stata
espressa in un documento in
cui si chiede la salvaguardia
delle attività qualitative e
quantitative dei nostri ospedali».
- Il cantiere dell’ospedale di
Torre, aperto Tanno scorso,
pare segnare il passo; che succede?
«I lavori iniziati nel settembre scorso erano finalizzati
alla preparazione del cantiere
in attesa del perfezionamento
di alcune pratiche. Ora finalmente siamo arrivati alla fine
di questa fase. Dalla attuale
"fossa” verrà fuori la struttura del primo lotto; in questo
modo si realizzeranno una palestra di fisioterapia, un reparto di degenza riabilitativa,
magazzini e la risistemazione
degli ambulatori. Il comitato
di gestione è convinto di avere agito in maniera corretta
nell’aver dato inizio ai lavori
a quella data poiché adesso si
può discutere con la Regione
dell’ integrazione del finanziamento, mentre in caso di lavori ancora da iniziare non siamo così sicuri che ciò oggi sarebbe potuto avvenire. Anche
a Pomaretto è in fase di realizzazione un secondo lotto
per rampliamento del laboratorio di analisi, nuove
centrali tecnologiche e un
blocco di ascensori e scale di
sicurezza. Sono previsti ulteriori due lotti».
- Il Sinodo delTarmo scorso
indicò la via di una sempre
maggiore collaborazione fra
ospedali delle Valli e l’Evangelico di Torino; cosa è
accaduto in questo anno?
«Tavola e Ciov ricevettero
dal Sinodo il mandato di preparare un progetto operativo
per T integrazione dei tre
ospedali; a livello istituzionale si debbono ancora affrontare molte difficoltà. A livello pratico invece si sono
portate avanti importanti collaborazioni: riunioni comuni
su problemi generali, come ad
esempio il confronto con l’assessore regionale sui temi del
Tdrre Pellice: il cantiere dell’Ospedale valdese
la riforma sanitaria, scambi di
informazioni fi-a direzioni amministrative, contatti a livello
sanitario, riunioni di economato per ottenere condizioni
di miglior favore delle forniture di beni e servizi, attivazione
di convenzioni per uso di apparecchiature, come ad esempio la Tac, attivazione di un
progetto di direzione sanitaria
unica».
- Può illustrarci meglio quest’ultimo progetto?
«Da un lato l’ospedale di
Torino ha in pianta organica
un ruolo non ricoperto di direttore sanitario; dall’altro
oggi come oggi i due primari
di Torre e Pomaretto sono costretti a svolgere funzione di
direzione sanitaria informa
precaria. Essi desidererebbero tra l’altro dedicarsi di più
al completamento delle loro
conoscenze mediche piuttosto
che di problemi organizzativi.
Per ora si opererà seguendo
la linea di una convenzione
tramite l’ordine Mauriziano;
il nuovo direttore sanitario
dovrà avere compiti di direzione e di indirizzo».
- Nei nostri istituti si sono
create molte opportunità di lavoro anche in ruoli di una certa rilevanza; ritiene che le nostre chiese, e le famiglie, abbiano saputo cogliere fino in
fondo queste opportunità?
Tutto questo quale rilevanza
ha nell’ambito della discussio
ne sulTevangelicità delle nostre opere?
«In effetti i nostri ospedali
offrono circa 250 posti di lavoro nei vari servizi; ritengo
che a fronte di ciò le nostre
chiese non abbiano saputo,
salvo alcuni casi, cogliere fino in fondo queste opportunità,, anche perché in molti
casi vengono meno i collegamenti e la circolazione delle
informazioni. Molto opportunamente la Conferenza distrettuale ha quest’anno riflettuto su questi temi.
Questione dell’ evangelicità
delle opere. A suo tempo abbiamo scelto di collocare i nostri ospedali nella programmazione pubblica; ciò significa che il personale deve
essere assunto con pubbliche
selezioni in base a titoli ed
esami. Ma al di là di questo
vincolo ci si deve chiedere se
una struttura tutta composta
di evangelici potrebbe automaticamente dare un carattere evangelico al servizio reso;
una prima risposta è che ciò
potrebbe anche essere vero,
ma non necessario e sufficiente. Una riflessione sull’evangelicità delle nostre opere non
deve mai essere ritenuta conclusa; molto opportunamente
ancora la Conferenza del 1°
distretto ha però voluto portare V attenzione anche sulla
questione dell’etica del lavoro».
Radio Beckwith
Dove sono
le frequenze?
Esattamente tre anni fa il
Parlamento emanava una legge, definita in seguito «legge
Mammì» dalTallora ministro
delle Poste e Telecomunicazioni, sulla regolamentazione
delTemittenza radiofonica e televisiva in Italia. Ciò accadeva
soprattutto sull’onda della
pressione dei più forti gruppi
televisivi privati; la radio era e
rimane il parente povero del
settore della comunicazione.
La legge, in sostanza, affermava che l’etere è un bene di proprietà dello stato il quale può
darlo in concessione a dei
gruppi pubblici e privati.
Era il 6 agosto 1990 e tutte le
radio, salvo rinunciare a proseguire le trasmissioni, dovettero
affrontare una corsa contro il
tempo, predisporre una documentazione dettagliata sulla loro attività, fornire bilanci, schede tecniche; il tutto per avere
diritto a richiedere la concessione delle frequenze. Da allere sono stati stilati gli elenchi
delle radio che hanno regolarmente presentato le domande di concessione. Ogni anno
le radio devono fornire aggiornamenti sulla propria attività e
poi aspettare. Già, perché nel
frattempo alle televisioni si sono date le frequenze, alle radio
no, anzi si parla insistentemente di un cambiamento della legge.
Fra l’altro questo stato di cose ha di fatto ingessato il mercato ed ogni possibilità di ampliamento o di mutamento. Poco si sa circa le caratteristiche
che dovranno avere gli impianti e nulla, se non generici impegni, per quanto riguarda le concessioni: si continua a trasmettere in regime di «prorogatio».
In questa situazione Radio
Beckwith si prepara a vivere le
proprie giornate di festa, proprio intorno al 6 agosto con
l’amarezza, nello specifico, di
non poter ancora avviare le
proprie trasmissioni in vai Chisone e Germanasca pur avendone tutte le intenzioni e la volontà.
Oasi del Barant
La Provincia
aspetta
La Provincia si è impegnata
ad attendere la nuova legge regionale sulla caccia prima di
esprimersi sulla ridelimitazione dell’oasi di protezione faunistica del Barant. Mercoledì
scorso si è svolto un incontro
a cui hanno partecipato alcuni
sindaci; secondo il piano faunistico provinciale l’oasi dovrebbe essere tagliata fino al
colle Barant, a pochi metri dal
giardino botanico, con l’individuazione di una fascia di rispetto in cui la caccia sarebbe
comunque possibile.
«La nostra richiesta - dice il
sindaco di Bobbio, Charbonnier - è di mantenere l’oasi negli attuali confini. Al massimo
possiamo prevedere, se si verifica sovrapopolazione di alcune specie, una caccia di selezione. Potrebbe essere il caso
del muflone o del cinghiale»
Il mercato del lavoro in Piemonte
Crisi sempre più grave
È sempre più allarmante la
situazione del mercato del lavoro piemontese: continuano
ad aumentare le iscrizioni alle
liste di mobilità, oggi quasi 15
mila; di questo passo si calcola
che il prossimo anno il Piemonte avrà 10 mila disoccupati in più.
Il dato più preoccupante si
registra a Torino, che conta il
61% dei disoccupati piemontesi, seguita dai Comuni della
prima cintura. Rivoli, Ciriè,
Moncalieri e Orbassano; anche
tutti gli altri capoluoghi di provincia, ad eccezione di Cuneo,
sono in una situazione preoccupante, così come Biella, Novi Ligure e altre aree subprovinciali. Le più penalizzate sono le donne, che rappresentano
il 57% dei disoccupati. La crisi
investe tutti i settori produttivi
del Piemonte, tra cui l’auto, la
siderurgia, il settore aerospa
ziale, l’informatica, l’edilizia e
l’alimentare.
Migliore è il dato che riguarda il terziario. Nel 1992 ha registrato 718 mila addetti, con
un incremento dell’1,6 % rispetto allo scorso anno, soprattutto nel settore del commercio
e dei pubblici esercizi. Torino
è Tunica a non usufruire della
ripresa, in quanto denuncia la
perdita di 25 mila impiegati.
Nonostante questo il terziario,
con i suoi 51 mila miliardi,
rappresenta una parte consistente del prodotto interno lordo piemontese, che ammonta
in totale a 110 mila miliardi.
Positivo anche il bilancio del
settore del turismo, che ha raggiunto i 30 mila occupati nel
’92, con un incremento di flussi turistici del 4,73% di arrivi e
dell’1,63% di presenze in più
rispetto al ’91 (circa 2 milioni
di persone).
Luserna S. Giovanni: sempre più confusa la situazione politica
La giunta procede «a vista»
La giunta di Lusema prosegue il suo cammino «a vista»;
per almeno un mese essa continuerà a sopravvivere ma la
situazione politica in Comune
è sempre più confusa. La nomina del vicesindaco e del
rappresentante in Comunità
montana al posto di Canale,
dimessosi ormai da tempo, è
stata ancora una volta rinviata;
non c’è accordo fra la De e
nessuno degli altri minigruppi
presenti in Consiglio: lo si è
visto nel corso della riunione
del Consiglio comunale di
giovedì 8 luglio.
«Se entro il 7 agosto non ci
sarà accordo, il nostro esecutivo rassegnerà le dimissioni - ha detto il sindaco, Badariotti -; ognuno dovrà però assumersi le proprie responsabilità». Ma le acque per
l’amministrazione di Luserna
sono veramente brutte soprat
tutto sul piano finanziario. La
relazione dei revisori dei conti
(Sergio Gay, Enrico Alifredi,
Corrado Bertolotto) è estremamente severa con l’amministrazione.
A fronte di un saldo a fine
’92 che vede un buco di oltre
400 milioni, i revisori denunciano «una previsione di entrata estremamente ottimistica
e pagamenti delle forniture e
delle prestazioni ben oltre i
termini dovuti». L’anticipazione di tesoreria è salita a
1.306 milioni con un onere
per interessi di 118 milioni;
alla fine del ’92 i debiti verso
i fornitori erano di circa un
miliardo.
Ancora i revisori hanno notato come «alcuni capitoli di
bilancio sono stati incrementati, sembra artificiosamente»
Gli amministratori vengono
invitati «a prendere immediati
provvedimenti». Numerosi gli
interventi di censura all’operato della giunta e gli interrogativi. «Non siamo in grado di
rispondere alle domande presentate», ha detto l’assessore
Merlo. Le prossime settimane
diranno fin dove può arrivare
questa amministrazione, quali
ipotesi si intendono vagliare
per affrontare una situazione
al collasso, frutto di molti anni
di gestione democristiana di
questo Comune.
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Re Carlo Alberto
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8
PAG. Il RIFORMA
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VENERDÌ 16 LUGLIO 199.-^
Uno scorcio dell’isola pedonale a Torre Pellice
UNA NAVETTA PER IL PRA — Con rinizio di luglio è stato ripristinato il servizio di navetta fra Bobbio Pellice, Villanova e la conca del Pra. Sono previste tre salite (ore 7,30
e 10,45 da Villanova e 9,15 da Bobbio) ed altrettante discese. La prenotazione è obbligatoria telefonando al 0336219863. «Davanti alle richieste di molti che vorrebbero salire in auto al Pra - dice il sindaco, Charbonnier - in questo
modo diamo un’alternativa al cammino a piedi, senza tuttavia intasare la conca».
ESCE DI STRADA CON L’AUTO: NON È GRAVE — Un
giovane lusemese, Lorenzo Vianco, è uscito di strada nella
serata di giovedì scorso all’altezza del «Pian dei buia» sulla
provinciale che da Torre Pellice conduce a Bobbio. Malgrado il volo pauroso il giovane se l’è cavata con una frattura
alla clavicola. Sul luogo dell’incidente sono intervenuti i vigili del fuoco di Torre Pellice.
RORÀ: AUTO PRENDE FUOCO — Verso le 20,30 di martedì 6 luglio un’auto Fiat Uno, alla cui guida si trovava Cinzia Auditore di Luserna San Giovanni, in viaggio verso
Rorà, prendeva improvvisamente fuoco. Malgrado il pronto
intervento dei vigili del fuoco di Luserna l’utilitaria andava
pressoché distrutta.
OTTIMO SUCCESSO DELLA FESTA ALLA CASA
DELLE DIACONESSE — Casa aperta per quattro giorni
al pubblico, agli amici, ai familiari è la formula vincente
della festa della Casa delle diaconesse, svoltasi nel primo
fine settimana di luglio. Moltissime visite, grande partecipazione di pubblico sia alla presentazione del libro di Giorgio Toum «I giorni della bestia» sia al momento musicale
con Carletto Amoulet e i suoi amici, incontro che grazie alla bella giornata ha potuto svolgersi nel parco della casa.
Tutti soddisfatti dunque, da chi ha lavorato per la riuscita
della giornata, a chi ha ricevuto doni o visite quanto mai
gradite dagli ospiti della casa.
MOSTRA: DIZIONARIO DEI SEGNI — Domenica 25 lu
glio sarà inaugurata una mostra dedicata alla calcografia
italiana nel Novecento, con incisioni all’acquafòrte di artisti
tra i più significativi del nostro secolo come Morandi, Bartolini. Casorati, Carrà, Calandri, Viviani. Le incisioni, circa
40, sono state scelte non solo per la qualità, ma anche come
esempi significativi di tipologie caratteristiche del linguaggio incisorio. Le opere saranno esposte fino al 10 agosto.
La mostra, organizzata dall’associazione Amici della galleria d’arte contemporanea di Torre Pellice, prosegue una
lunga serie di iniziative artistiche promosse in passato dal
prof. Filippo Scroppo di recente scomparso: in qualche modo si tratta di un omaggio al pittore siciliano. Accompagnerà l’esposizione una pubblicazione sulla tecnica e il linguaggio dell’acquafòrte, a cura di Andrea Balzola, Daniele
Gay e Pino Mantovani.
SVILUPPI NELL’INCHIESTA SUGLI USURAI — La
scorsa settimana si sono registrati nuovi arresti nell’ambito
dell’inchiesta sui prestasoldi pinerolesi. I soldi venivano
prestati a tassi elevatissimi, soprattutto se non si era in grado di assolvere ai propri «impegni» entro 30 giorni. Manette per Adolfo Priotti e per Silvio Mondino, direttore del settimanale di annunci economici «11 Monviso», già coinvolto,
a suo tempo, nel crack dei fratelli Martina.
Inchiesta tra i giornalai e gli edicolanti: alcune conferme e qualche dato sorprendente
«La Stampa», la tv e l'enigmìstica
conquistano il mercato della carta stampata
PIERVALDO ROSTAN
FEDERICA TOURN
Che si legga sempre meno
è ormai un fatto noto, come nota è la responsabilità in
questo senso della televisione
onnipresente, ma questo disinteresse per la carta stampata si
estende dal settore librario anche a quello dei giornali? Da
una breve indagine sembrerebbe di sì: e allora c’è da
chiedersi se il grado di cultura
di una zona si può verificare
anche attraverso la lettura dei
giornali. E se questo è vero,
quali sono i quotidiani più letti alle valli?
Per rispondere a questi interrogativi abbiamo intervistato alcuni giornalai.
Normalmente, in tutte le
valli, sono a disposizione dei
lettori 13 testate di cui tre
sportive; in alcuni casi è in distribuzione solo La Stampa.
Fra i quotidiani, come è immaginabile, la fa da padrona
proprio quest’ultima, che in
percentuale raggiunge il 70%
delle copie vendute; su questo
dato incide probabilmente
l’abitudine e soprattutto la cura delle pagine di cronaca regionale. Fra gli altri, si colloca
al secondo posto la Repubblica, che tuttavia pare in flessione in tutte le edicole: il secondo quotidiano di Torino vende
una copia ogni dieci de La
Stampa. Dopo un momento di
stasi, è in leggero aumento
l’Indipendente, mentre in tutto
l’anno non si vende che qualche rara copia dell’Avvenire
(molte edicole non lo ricevono
nemmeno); il Manifesto e
l’Unità sono sostanzialmente
stabili, mentre sono praticamente nulle le vendite dell’
Avanti. Aumentano invece i
consensi per il Sole 24 Ore,
diventato vero e proprio orga
no di formazione per amministratori e operatori economici.
Tutti gli edicolanti confermano una tendenza diffusa:
pochissime persone leggono
più di un quotidiano, a meno
di abbinare un giornale di
«informazione» a una testata
sportiva. In molti casi queste
ultime sono numericamente
più lette di tutti gli altri quotidiani, esclusa come al solito
La Stampa. «Fino a qualche
anno fa - confermano i giornalai - erano numerosi i clienti che amavano fare il confronto fra più testate; oggi
probabilmente il proliferare di
antenne tv rende le notizie
stampate già vecchie rispetto a
quelle offerte dai telegiornali». Riferendoci a qualche dato preciso, a Torre Pellice
(quattro punti vendita) nel mese di aprile si sono venduti in
media 637 quotidiani: 455 copie de La Stampa, 182 di tutti
gli altri. In pratica, un giornale
ogni 7 abitanti.
Casi particolari sono rappresentati dai paesi a forte valenza turistica: a Bobbio, ad
esempio, si vendono normalmente 20 Stampe al giorno
e 5-6 copie degli altri quotidiani; la domenica le vendite
salgono a 150 copie per La
Stampa, cifra che aumenta fino a 250 nei giorni d’estate.
Passando ai settimanali, in
testa alla classifica delle vendite, neanche a dirlo, ci sono
le pubblicazioni di programmi
tv; da Perrero a Villar Pellice
le varie guide vendono più di
qualsiasi quotidiano: nel settore, il più venduto è senz’altro
Tv-Sorrisi e Canzoni.
Sorprende invece la diffusione dei periodici di enigmistica: la Settimana Enigmistica, innanzi tutto, ma il settore conta su alcune decine di
titoli. Al secondo posto fra i
A Caraglio tra ili 6 e il 18 luglio
«Rescontré Occìtan»
Caraglio ospiterà dal 16 al
18 luglio l’ottava edizione del
«Rescontré occitan», importante manifestazione etnica
che vede annualmente riuniti
gli occitani delle valli cuneesi
e quelli del versante francese.
11 Rescontré, pensato e gestito finora autonomamente
dall’associazione culturale
«Ousitanio vivo», viene organizzato quest’anno con un
coinvolgimento più diretto del
Comune che lo ospita, in particolare del suo assessorato alla Cultura. In questi anni, il
Rescontré si è imposto all’attenzione dell’opinione pubblica, è diventato un punto di
riferimento per il vasto pubblico che segue la realtà culturale occitana.
La forma itinerante fin qui
adottata non ha consentito
però quel salto di qualità che
sarebbe necessario per farne
un punto di richiamo di più
vasto respiro. È quasi sicuro,
infatti, che Caraglio diventerà
la sede stabile del Rescontré,
destinato a rivelarsi la punta
di diamante dell’attività
dell’assessorato alla Cultura.
L’intenso programma
dell’ottava edizione prevede,
tra l’altro, l’organizzazione di
un convegno dal titolo «L’etnismo di fronte all’attualità
del risveglio nazionale in Eu
ropa» che si svolge sabato 17
luglio nel Teatro civico, e
Tallestimento di due mostre,
una sulle lingue minoritarie in
Europa e una sui trovatori.
Venerdì 16 luglio alle 22
avrà luogo l’inaugurazione,
con la tradizionale «Fiamo
d’Oc», fiaccolata musicale per
le vie del centro storico; sabato 17 luglio alle 21,30, sul
piazzale della chiesa di San
Giovanni, un appuntamento
da non perdere: il concerto dei
Lou Dalfin: con Sergio Berardo suoneranno Riccardo Serra, Fabrizio Simondi, Dino
Tron, Enrico Damilano, Fabrizio Dutto. Al termine del concerto, la «Nuech de la danso»,
notte di ballo folk con i gruppi
Lou Seriol e La Chastelado.
Domenica 18 luglio il programma delle iniziative è
molto ricco: dal primo mattino via Brofferio, la via del
centro medievale, sarà animata dal mercato dell’antiquariato e dalla rievocazione degli antichi mestieri. Nel pomeriggio, alle 16,30, si tiene
la rassegna dei nuovi gruppi
d’Oc: concerto con La Cevitou, Kalenda Maya, Abourasqui, Lou Serioul. Alle 21,30,
grande concerto conclusivo
con il gruppo francese dei Dedale, proveniente da Grenoble.
Che cosa sceglie il lettore fra I giornali e riviste disponibili?
settimanali più venduti spiccano i giornali femminili: fra
questi, i più letti sono i
settimanali di vicende vissute
come Intimità e Confidenze,
con una media di 40-50 copie
vendute in ogni edicola; seguono le pubblicazioni di varia mondanità e pettegolezzi
come Eva Express, Grand’Hòtel. Stop e Novella 2000, con
una ventina di copie vendute.
Giornali come Anna, Grazia e
piùBella registrano un significativo incremento di vendita
quando sono abbinati a concorsi televisivi oppure offrono
in regalo gadget di vario tipo.
In questo genere di pubblicistica, a differenza dei quotidiani, è molto diffusa l’abitudine di acquistare anche tre
o quattro titoli diversi. Ottiene
un discreto successo Visto, il
settimanale di cronaca nera.
Invece, hanno un ruolo limitato giornali di informazione
politica: Panorama e l’Espresso vendono, nelle migliori
delle ipotesi, 10 copie; a Bobbio, o in edicole periferiche,
ne viene raramente venduta
una copia. Un settimanale di
area come Avvenimenti, che
non arriva neanche in tutte le
edicole, in proporzione vende
decisamente di più.
Nonostante i titoli disponibili siano più di cento, tra i fumetti il più richiesto è sempre
Topolino, seguito dal classico
Tex e da Dylan Dog, fenomeno degli ultimi tempi, ancora
in crescita, che si piazza al
terzo posto.
Vendono abbastanza bene
anche i mensili di viaggi, di
ricette, e quelli che si occupano di animali; alcuni appassionati comprano anche le riviste sui bonsai, o sulla fotografia. In tutto, le testate mensili nelle edicole più fornite
sono oltre 170.
L’edicola è comunque non
solo un punto di vendita di
giornali: sono oltre 50 le enciclopedie disponibili, e, scoperta recentissima, sono i libri
della collana millelire a catalizzare l’attenzione del cliente. Una sola edicola alle valli
può offrire anche giornali
esteri: «Vendiamo settimanalmente una decina di
giornali - dice Franco Pallard
di Torre Pellice - prevalentemente a stranieri residenti in
zona, piuttosto che a turisti di
passaggio».
Come funziona
russi 43
Ho letto l’intervista al funzionario politico della Lega
Nord pubblicata sul numero
del 9 luglio. Mi ha interessato
la parte relativa alla risposta
data al vostro giornale nella
questione della riorganizzazione della sanità e della mega
Ussl. La risposta era articolata
su due punti:
1) via il presidente dell’Ussl
e il sottoscritto;
2) sì alla difesa e al mantenimento dei servizi sanitari
esistenti in vai Pellice.
Rispetto al primo punto forse al sig. Malan è sfuggito il
fatto che da due anni non ci
sono più presidenti delle Ussl,
ma tecnici. Per quanto riguarda l’accenno al sottoscritto,
che oltre che coordinatore sanitario dal 1981 è anche responsabile di due servizi (Servizio assistenza sanitaria di
base e Servizio assistenza sanitaria specialistica) e la cui la
sua retribuzione, fissata dalla
normativa vigente, è legata a
queste responsabilità. Non capisco l’alternativa: nessuna organizzazione sanitaria può esistere e funzionare senza un responsabile. Personalizzando il
discorso, la differenza con i
miei colleghi è legata al lavoro
svolto e al ritardo della retribuzione completa (che ho avu
to dopo dieci anni).
Sul secondo punto, e cioè di
mantenere i servizi sanitari
esistenti in vai Pellice, sono
ovviamente d’accordo. Mi
spiega solo, il sig. Malan, chi
li ha istituiti e gestiti fino a oggi? Come mai, se la loro esistenza e qualità, dall’ordinario
all’emergenza, è indipendente
dalla figura del responsabile,
tali servizi non esistono o non
sono al livello dei nostri in
molte altre realtà italiane, a tal
punto che non temiamo (progetto Interreg) il confronto con
i servizi sanitari francesi (non
esistono altri progetti Interreg
sulla sanità)?.
Mi auguro che il «nuovo» in
politica sappia esprimere su
questi importanti temi l’onestà, anche intellettuale, che
purtroppo, spesso, non si è potuta riscontrare.
don. Giovanni Rissane
responsabile Serv. ass. sanitaria di base e ass. specialistica, Coordinatore sanitario Ussl
43, Torre Pellice
RADIO
BEGKWITH
EVANGELICA
FM91.200
FM 102.350
tei. 0121/91.507
9
\/ENERDÌ 16 LUGLIO 1993
Eco delle aàlli aàldki
Diaconia
In questo periodo arrivano migliaia di persone alle Valli per trascorrere le vacanze
Accogliere il turista non è specializzazione
PAG. Ili
_______ADRIANO lONGO________
Arriva l’estate, e con questa anche il flusso turistico che animerà di un’atmosfera spensierata le nostre
vallate. Andando in vacanza
ciascuno ha la sensazione di
avere un attimo di tregua dagli assilli e dalle preoccupazioni di tutti i giorni; e in
questi ultimi anni in effetti le
preoccupazioni non sono certo mancate. Ma quanti di coloro che cercano di sfuggire
per qualche giorno alla città
possono poi veramente essere
accontentati? C’è posto per
tutti e per tutte le tasche? Non
c’è anche il rischio che la richiesta si riduca ai due o tre
mesi estivi e poi per il resto
dell’anno le strutture piccole
0 grandi rimangano sottoccupate? Per rispondere in modo
positivo a questi quesiti bisognerebbe disporre di una politica dell’accoglienza che in
questo momento sembra proprio mancare, forse con l’eccezione del Comprensorio del
Sestriere, della vai Sesia e del
Verbano.
Per questo dalle nostre valli
si guarda spesso oltre il confine (in Francia e nel Queyras
in particolare) dove da diversi
anni sono operanti delle leggi
a favore della montagna e a
sostegno dell’offerta turistica.
Questa convergenza di intenti
sta creando delle condizioni
più favorevoli affinché la popolazione possa continuare a
risiedere in montagna traendo
il necessario per poter vivere
dignitosamente.
Da noi non esistono leggi
specifiche per la montagna se
non nelle Regioni a statuto
speciale, mentre per quanto
riguarda le norme applicate
per la concessione di licenze
(per esempio per appartamenti di vacanza o per esercizi di
affittacamere o case per ferie)
Frali Villa in autunno
sono così rigide da scoraggiare la messa in cantiere di nuove iniziative. Facciamo un
esempio per chiarire: gli standard edilizi prevedono che
dal livello della pianura fino
ai 700 metri slm l’altezza dei
soffitti non posa essere inferiore ai m 2,70 (il limite viene
abbassato ai 2,40 al di sopra
dei 700 metri).
Nel caso non lo siano si deve supplire disponendo di una
superficie più grande, pena la
diminuzione del numero delle
persone ospitali. Nella vai
Penice, dove all’incirca
l’80% delle abitazioni sono
ubicate entro i 700 metri,
quasi nessuna delle case tipiche (per intenderci, quelle
con i tetti a lose) avrebbe le
dimensioni ritenute sufficienti per poter essere ufficialmente messe a disposizione
per un servizio reso al pubblico.
Con questa rigidità di impostazione, alcuni anni or sono tutti gli alberghi ubicati
nel centro storico di Torre
Pellice, compresa la Foresteria, si videro ridotti di circa il
10% il numero massimo di
posti letto autorizzati.
Questa rigidità delle norme
adottate dalla Regione Piemonte, vista nell’ottica di
scoraggiare la diffusione delle seconde case e di incentivare la creazione di posti letto
alberghieri, in realtà, in questi
anni, ha di fatto bloccato il
recupero delle potenzialità
esistenti non solo delle associazioni ma anche del piccolo
privato. A nulla sono valse le
vibrate proteste espresse da
diverse associazioni (Cai,
Gta, Pro natura) in sede di
presentazione della proposta
di legge nel marzo del 1985.
Assistiamo quindi a un fenomeno di esodo turistico
estivo e invernale dal Pinerolese verso il Queyras per affittare per una settimana o più
quegli appartamenti che da
noi sarebbero dichiarati non a
norma.
Ma il nostro lettore si chiederà come all’estero si è risolto il problema dei centri
storici. Anzitutto, per le case
d’epoca vengono applicate
delle deroghe, ma viene nel
contempo richiesta l’applicazione di norme più severe per
quanto attiene la prevenzione
e la sicurezza (come l’adozio
ne di segnaletica per le vie di
fuga, l’uso degli estintori,
l’applicazione di semplici
verricelli per facilitare la discesa delle persone anche solo dal primo piano). Tutti
possono capire che queste attrezzature hanno un costo aggiuntivo all’impegno non lieve della ristrutturazione che
viene però ammortizzato nel
momento in cui si crea un
flusso turistico costante.
Ritornando alle prospettive
per una famiglia che voglia
soggiornare quest’anno in vai
Pellice, abbiamo ancora una
situazione molto statica. La
maggior parte di coloro che
affittano lo fanno per tutto
l’anno, anche se l’utilizzo effettivo è poi concentrato nel
periodo delle ferie. In questo
modo si paralizza la possibilità di trovare a rotazione dei
posti per le vacanze di più famiglie.
Adesso sembra aprirsi un
piccolo spiraglio che dovrebbe, se utilizzato su più vasta
scala, migliorare la quantità
dell’offerta. È possibile infatti stipulare dei contratti per
abitazione transitoria secondaria durante il periodo di villeggiatura estiva o invernale
(uso di foresteria senza fornitura di lenzuola). Poiché non
vi sono limiti al periodo, in
quanto è lasciato alla contrattazione fra le parti, si può intendere anche per periodi
molto brevi.
Naturalmente anche questa
proposta, se ha dei vantaggi
(il non doversi iscrivere alla
Camera di commercio, il non
dover prendere la partita Iva,
emettere ricevute fiscali con
relativa contabilità) ha comunque dei limiti, in quanto
non essendoci alla base una
licenza non si può pensare di
utilizzare i canali turistici ufficiali per pubblicizzarne la
disponibilità.
Rifugio Re Carlo Alberto
Località Musset
LUSERNA SAN GIOVANNI (To)
Care amiche, care amici,
vi invitiamo a trascorrere una domenica su una bella
collina di Luserna San Giovanni, a visitare l’istituto, ad
incontrare i nostri ospiti, a portare il vostro contributo a
quest’opera valdese che amiamo tanto.
Avremo uno spazio dedicato all’Assemblea degli amici del Rifugio per dibattere dell’attività degli «amici» e
sugli impegni che vogliamo assumere per contribuire ad
un sempre miglior funzionamento della struttura.
Vi invitiamo alla
Giornata del Rifugio
25 luglio 1993
Programma:
ore 10,30 culto
ore 11,20 Assemblea degli «Amici del Rifugio»
(informazioni, notizie, elezione della
giunta esecutiva)
ore 12,30 Pranzo all’insegna dei risi e tisi ed un
secondo che prevede anche cibi per
vegetariani. Costo £ 13.000, acqua e
vino inclusi.
ore 14,30 Apertura del bazar, incontro con gli
ospiti, sottoscrizione a premi, tè.
Potrete trovare prodotti di artigianato,
prodotti agricoli, conserve e
confetture, il banco bric e brac, ricami
e biancheria.
Per chi non la conosce, la giornata è un allegro e movimentato mercatino all’aperto nel bel giardino del Rifugio.
Venite, vi attendiamo!
■ Pro Asilo valdese di
Luserna San Giovanni
Gennaio ’93
£ 20.000: Unione femminile di Luserna
S. G., fiori in memoria di Laura Berlin;
Franca e Marco Eynard in ricordo dei
loro cari.
£ 50.000: Eunice Biglione; Vittoria Colongo in memoria dell’indimenticabile
avvocato Roberto Jouvenal; Linette
Bertin; Bianca Prochet in memoria di
Elsa Cesan; Velia Falchi; il marito in
memoria di Bianca Richard Benech.
E 100.000: Lamy e Nelly Bertin ; Laura
Rostagno in memoria di Laura Bertin
Trincherà.; Edda Bounous in memoria
di Luigi Finello; L. M (Pinerolo); Alice
Ricca ved. Revel in memoria del marito.
£ 125.000: Telma Malacrida.
£ 150.000: Jvonne Godine ricordando
Laura Bertin Trincherà; Rita Alimonda .
£ 200.000: i cugini in memoria di Bruno
Bogo; Annina Aversa in memoria dei
suoi genitori; la sorella Guerrina in memoria di Elma Bertin; la sorella Paolina
in memoria di Davide Michelin S.
£ 500.000: Graziella Revel in memoria
di Clara e Albina Revel.
£ 733.700: Jeanette ed Eleonor Montaldo.
£ 1.000.000: Miriam Bonnet.
£1.500.000: n.n.
Febbraio ’93
£ 10.000: Fiorina Davit Gardiol.
£ 30.000: G. Conte (Firenze).
£ 50.000: Odette Eynard Balmas per il
94“ anniversario di Giulia Balmas Mai^uda; Maura Lodi; Giovanni e Ester
Revel in memoria di Baratto Maria ved.
Rons; Linette Michelin Salomon in me
moria del papà, della zia Mery e zio
Davide.
£ 80.000: Wanda, Albina e Erica in
memoria di Elma Revel.
£ 100.000: Gino Costabel con riconoscenza; Odette Eynard Bajmas in memoria dei suoi cari; E. B. riconoscente
al Signore.
£ 150.000: Unione femminile di Sanremo.
E 200.000: Luciana e Guido Colucci;
Luigi Rigogliosi in memoria della zia
Angela; Anna Finello; Franco Finello.
£ 250.000: Maria e Aldo Alliaud in memoria di Lisette Ailiaud.
£ 300.000: Laura Primoved. Jhon
Scotta con riconoscenza.
£ 600.000: La soreila Aldina e i figli Lilli
e Bruno in memoria di Elsa Gamba
ved. Cesan.
E 1.000.000: Valentina Rivoira e Raffaele Pirozzi; E. Martinat.
E 15.000.000: n.n.
Marzo ’93
£ 25.000: Emma Beux; Caterina Seminara d’Aieo (Torino).
E 50.000: Fiorella Ceriana; Emilio e
Nella Revel in memoria di Dino Revel;
Emilio e Neila Revel in memoria di Susanna Pons Revel; Alda Montrin; Marconi e Mazzone in memoria di Rina
Marauda Canapa (Aosta); in memoria
di Dino Revel la sorella Adele; in memoria di Dino Revel i nipoti Laura e Jofer; Edda Bounous ricordando Ines
Bleynat Avondetto; Edda Bounous ricordando Rina Marauda Canepa;
Franz König in memoria di Guido Revel; Nella Malan.
E 60.000: G. B. in memoria di una cara
persona.
£ 100.000: Gamba Trincherà in memoria della cara Laura Trincherà; Lea e
Giampiero in memoria dei sigg. Kunzler; Gino Costabel per nuova costruzione; Ida e Salvatore Frache in memoria dei genitori; Febe Mollica in memoria del marito; Flora Pons in memoria del marito; Edda Bounous ricordando Fortunata Pons Maggiani; per la
nascita della nipotina Alba Sicher, Ada
Benech; Maria Rivoira Sarò; Louisette
Marauda in memoria di Rina Marauda
Canepa; le amiche di Louisette Marauda in memoria di Rina Marauda Canepa.
E 150.000: Laura e Lilia Jon Scotta in
memoria di Rina Canepa Marauda;
Laura Primo Jon Scotta con riconoscenza; Yvonne Godine ricordando Rina Marauda Canepa.
E 200.000: Laura Rivoira Abbene in ricordo di Rina Marauda; Laura Rivoira
Abbene in ricordo di Laura Bertin.
£ 300.000: in memoria delia zia Fortunata Maggiani la nipote Adriana Marchetti.
£ 350.000: Chiesa evangelica di Torre
Pellice.
£ 400.000: la nipote Natalia Trincherà
in memoria di Laura Trincherà.
£ 420.000: dr. Lionello Gay in memoria
degli zii Valdo, Mira e Lidia.
E 500.000: Unione femminile valdese
di Luserna San Giovanni; Bianca Maria Albarin (Roma).
£ 600.000: papà, fratelli e sorelle riconoscenti in memoria di Delia Ines
Avondetto.
E 1.000.000: Igino Bleynat in memoria
delia moglie Delia Ines Avondetto; Giovanna Pons; il marito Paolo in memoria di Rina Marauda Canepa; Silvana
Di Lotti in memoria di Rosa Mesturino;
Ugo Mesturino in memoria di Rosa
Mesturino.
£ 1.500.000:Giuliana Gay Eynard.
E 2.000.000: in memoria della sig.na
Caramello s.j.c. Eugenio Matis (Roma).
£ 9.413.273: Arthur Andersen & Co
Foundation (Chicago).
£ 12.000.000: in memoria del prof.
Giorgio Re gli amici e il circolo del bridge di Torino.
£ 196.078:Vigne Ribet (Parigi).
Apriie ’93
£ 20.000: Alice Peyrot in occasione del
suo compleanno
£ 30.000: famiglia Danna Tiziano.
£ 50.000: Nadia Griglio in memoria
deilo zio Guido; Matteo Rivoira; Enrico
Gay in memoria del cugino Luigi Malan; Giovanni e Ester Revel in memoria di Anna Pons ved. Charbonnier.
£ 60.000: n.n.
£ 100.000: Clara e Sandro Vetta in
memoria di Rina Marauda Canepa.
Marina, Erica e Giorgio in memoria di
Zelia e Carlo Pons; Yvonne, Angela e
Aldina Long ricordando la cara Rina
Canepa Marauda; Marceila e Alberto
Bellore ricordando Siegfried Ohnesorge; Jeanne Bertalot; Marisa e Nella
Pontet in memoria dei genitori; n.n. in
occasione dei 60 anni di matrimonio
(22-04-93); Erica Armand Pilon (Chiavari).
£ 200.000: la sorella Margherita Canepa in memoria di Rina Marauda Canepa; i nipoti in memoria di Maddalena
Bessone; Emilia e Silvio Pons in memoria di Clotilde Giordan ved. Pons;
Anna Finello in memoria del papà; Romana Cocco; Elda e Aldo Malan in
memoria del cuginoLili.
£ 250.000: Maria Galvano Curti.
£ 300.000:Ada, Emma e Relio ricordando Dino; Adriana Albarin; Graziella,
Augusto e Liliana Travers in memoria
di Ida Bonetto ved. Travers.
£ 400.000: Nelly Gaydou in ricordo del
marito.
£ 500.000: Alda e Daniela Boldrin.
£1.000.000: Simone e Linette in memoria di Lily Bertin; Dario e Franco Varese e Aldo Vaula in memoria delia zia
Pia Rama.
Maggio ’93
£ 20.000: un fiore per Carla Albarin da
una coscritta.
£ 50.000: M. Benech ricordando Gino
Costabel il senese magister; Piero
Boer in ricordo dei suio 80 anni - 9
maggio 1993.
£ 100.000: R.B. (Ginevra); Giulio e
Marcella Giacomelli in memoria della
sig.ra Renata Bounous Hahn. Mario e
Albina Meynet in memoria di Carla Albarin; G. A. in ricordo dei suoi cari;
Gianfranco, Franca e Corrado in ricordo di Carla Revel; le nipoti Renata,
Gabriella e Paola in memoria della zia
Renata Bounous Hahn; Germana Jouvenal Colombo; Ada e Relio Gaydou
ricordando il prof. Eugenio Tron; sig.
Henking in memoria della sig.ra Renata Bounous.
£ 150.000: Unione Femminile di Angrogna.
£ 180.000: Herta (Austria).
£ 200.000: famiglia Puy e Chevalley;
Enrica ricordando la mamma Elisa Benech Revel (09-05-73 - 09-05-93); signori Prinzivalli.
£ 400.000: Adriana e Aldo in ricordo di
Carla.
£ 450.000: gli amici in memoria di Carla Albarin Revel.
£ 1.550.000: Bruno Revel in memoria
deila moglie.
£ 3.222.152: Comité vaudois des Eglises reformées wallonnes des Paysbas.
10
PAG. IV
L* Eco Delle Yalu Aàldesl
Diaconia
VENERDÌ 16 LUGLIO I993
La Foresteria valdese di Torre Pellice è aperta tutto l'anno
Uno spazio per incontrarsi
__________CARLA BEUX_________
Più di 30 anni or sono, passeggiando nel giardino un
tempo delle Scuole Villa ma
ormai abbandonato dalle voci
argentine dei bimbi, il pastore
Achille Deodato sognò a occhi
aperti. Sognò una grande casa,
con molti letti, con una grande
cucina, grandi spazi dove la
gente potesse incontrarsi, conoscersi, conoscere la Chiesa
valdese. Sognò anche uno spazio di apertura, di fraternità, di
cultura, di diaconia.
Avrebbe potuto continuare a
rimanere un sogno. Invece,
con la perseveranza che gli era
abituale, parlò del suo sogno
dovunque. Raccolse incredulità, pessimismo, ironia, ma
anche entusiasmo e qualche
soldino. Ristrutturò l’edificio
malconcio delle vecchie scuole, che divenne il nucleo iniziale della Foresteria; poi man
mano l’opera progredì e si ingrandì. Dall’estero vennero
dei gruppi per visitare la Chiesa valdese, i deputati del Sinodo vi trovarono alloggio e vitto, le comunità evangeliche
italiane ebbero la possibilità di
soggiornarvi mentre visitavano le Valli. Si costruì in seguito il grande salone polivalente,
vero spazio di incontro e di
compartecipazione.
Al lavoro di accoglienza
parteciparono in molti; chi si
occupava della cucina, della
piccola manutenzione, altri si
occupavano con lavoro totalmente volontario della registrazione degli ospiti, della tenuta della contabilità, di mansioni varie.
Ricordo di aver incontrato il
pastore Deodato e la signora
Lillina mentre accoglievano i
loro ospiti con amabilità, fraternità, signorilità e di essermi
chiesta: come mi sarà possibile continuare la loro opera con
lo stesso spirito? Ricordo an
Un angolo della Foresteria valdese di Torre Pellice
che, al momento del trapasso
della gestione a noi, coppia di
laici sconosciuti, che il pastore
Deodato ci informò di essere a
nostra totale disposizione se, e
quando, l’avessimo interpellato. Mantenne la parola, non si
intromise mai; ma noi sapevamo si poter contare su di lui:
non è cosa da poco.
Questo per il passato. 35 anni dopo la sua fondazione, la
Foresteria continua il sogno
del suo fondatore. Si è ulteriormente ampliata avendo acquisito anche l’edificio prima
adibito a museo; ha progressivamente rimodernato le sue
strutture ed è ora in grado di
ospitare un centinaio di persone nei cinque edifici che la
compongono. Il grande salone
continua a essere lo spazio più
importante, dove si consumano i pasti, si tengono dibattiti,
concerti, conferenze, culti o
semplicemente degli amichevoli conversari. Altre salette
più piccole completano il quadro dei .servizi.
Tutta rivolta verso il suo
giardino interno, poco appariscente all’esterno, la Foresteria vive tuttavia un’intensa vita di relazione. Numerosi
gruppi italiani ed esteri, singoli e famiglie, vi soggiornano a
partire dal marzo fino a no
vembre inoltrato, con programma proprio o preparato
dalla casa. A tal proposito è
importante annotare le collaborazioni costanti con il Centro culturale valdese, il museo,
il Collegio, la chiesa locale e i
suoi diversi gruppi di attività, i
pastori della valle e quelli viciniori, i diversi musei delle
valli. Agape.
La ricchezza che deriva alla
nostra chiesa da tali incontri è
notevole e si può ben immaginare: si ricevono notizie,
informazioni dall’esterno e
impulso a riflettere su noi stessi oggi, sulla nostra storia, sulla nostra testimonianza come
chiesa di minoranza in Italia.
Ogni anno alla fine di agosto la Foresteria si trasforma
in un alveare brulicante di deputati, che tra un boccone e
l’altro discutono vivacemente,
si interrogano, si contrappongono. È l’annuale appuntamento del Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste, a cui la
Foresteria partecipa come base
logistica. Chiusa la settimana
sinodale, ritornano i gruppi e
la Foresteria continua il suo
solito impegno. Un gruppo affiatato di sette persone lavora
con dedizione al buon funzionamento della struttura, affiancato dal Comitato.
'ì;'
Per conoscere meglio le opere valdesi delle Valli
Alle origini del «Rifugio»
Il «Rifugio Re Carlo Alberto» per incurabili poveri è stato eretto in ente morale con regio decreto il 6
settembre 1902 e successivamente lo statuto è stato approvato dal Sinodo valdese,
dai Comuni interessati e dalla regia Deputazione provinciale (l’attuale Provincia di
Torino).
L’idea di fondare il Rifugio venne al pastore valdese
di Lusema San Giovanni, M.
William Meille, nel novembre 1896. Gli era stato riferito di una povera donna il cui
viso era divorato dal cancro.
La poverina viveva su un po’
di paglia in un stalla e alcuni
vicini caritatevoli le portavano un po’ di cibo. Poi venne
a sapere di un giovane stremato dalla tisi e senza mezzi
di sussistenza. Nessun ospedale avrebbe allora ricoverato ed assistito persone dichiarate incurabili e senza
mezzi.
Fu allora che il pastore
Meille, con un piccolo capitale di 180 franchi, decise di
aprire un locale per ospitare
questi malati. Esso consisteva in due piccole camere arredate con lo stretto necessario, in cui operava una domestica zoppa al tempo stesso
infermiera e cuoca. Una signora caritatevole svolgeva
l’opera di diaconessa.
Il Sinodo nel 1897 non ritenne di poter assumere un
impegno ma, proprio prima
dell’inizio della sessione, il
pastore Meille ricevette da
uno scozzese 100 franchi, da
uno svizzero 50 e da un valdese 10. Ammontava quindi
a 160 franchi il primo capitale per un opera che, negli anni, si sarebbe sviluppata grazie a cospicue donazioni.
Si provvide anche all’acquisto di una vecchia cascina
sulla collina di San Giovanni
a Lusema, con un vasto terreno adiacente e in ottima
posizione a mezzogiorno. Il
costo complessivo raggiunse
le 25.000 lire, anche queste
trovate grazie a generose donazioni.
Le diaconesse, in parte
svizzere e in parte italiane,
prestarono volontariamente
la loro opera di assistenza
agli infermi e ancor oggi si
ricordano con particolare
gratitudine i 40 anni di servi
zio di suor Margherita.
Nel 1898, in occasione del
cinquantenario dell’emancipazione valdese ed in ricordo
del re che l’aveva concessa,
la casa prese il nome di «Rifugio Re Carlo Alberto». La
morte raggiunse il pastore
Meille all’età di 51 anni, nel
1903, quando i malati ospitati al Rifugio erano in numero
di 32.
(tratto dal Bollettino del
gruppo “Amici”)
Una centenaria vive al «Rifugio»
Buon compleanno
nonna Irma!
m Pro Ospedale valdese
di Torre Pellice
Ricevuti tramite
i’Associazione Amici
deii’Ospedaie valdese
di Torre Pellice
Pervenuti dal 16 marzo
al 30 giugno 1993
£ 5.000.000: Ade GardioI Theiler in ricordo del consorte dr. Enrico GardioI
in occasione del 85° anniversario della sua nascita.
E 500.000: ing. Carlo Clot, Lusema S.
G.; Giovanna e Ernesto Malan, Torre
Pellice.
E 400.000: Matilde Bosco, Lusema S.
G., in memoria di Renata Giorcelli.
£ 350.000: Ida Beoletto, Pinerolo, in
memoria di Anna Bertaina.
£ 320.000: colleghi di Marco Gaydou,
Torre Pellice, in memoria di Giovanni
Gaydou.
£ 300.000: Ebongué Balmas, Torre
Pellice; Renato e Alberto Pons, Torre
Pellice, in memoria di Clotilde Giordan.
£ 275.000: gli amici del 1938, Torre
Pellice, in ricordo dei coetanei defunti.
£ 250.000: Roberto Pellenco e Clelia
Accaccia, Torre Pellice.
£ 200.000: Emma Còisson Long, Luserna S. G.; Edda Montanari, Lusema
S. G.; Giuseppe Martone, Torre Pellice.
£ 150.000: Elvira e Aldo Varese, Torre Pellice, in memoria dell’ing. Ruggero Henking; condomini e inquilini di
viale XXV aprile 6, Torre Pellice; Giorgio e Liliana Parodi, Torre Pellice.
£ 100.000: Irma Astori, Lusema S. G.;
Edda Montanari, Lusema S. G.; Regina Pipino, Cavour; Pierina Solavaggione, Lusema S. G.; Angela Bunino,
Buriasco; Pia Salasso, Torre Pellice;
Renato e Elena Toscano, Torrre Pellice; O. C., Torre Pellice; Chicco e Giuseppe Cannariato, Angrogna; Pierina
Solavaggione, Lusema S. G.; Nicoletta Negrin, Torre Pellice, in ricordo della mamma; Domenica e Elio Vottero,
Lidia e Lino Clainero, Torre Pellice, in
ricordo di Giulia Penna.
E 80.000: Anna Doria, Pinerolo; vicini
di casa in memoria di Letizia Varo,
Lusema S. G.
£ 50.000: Arturo Fenouil, Lusema S.
G.; Claudia Brusa, Pinerolo; Caterina
Galliano, Bricherasio; Arturo Fenouil,
Lusema S. G.; Bartolomeo Agli, Angrogna; Ettore Orlandi, Bibiana; in
memoria di Carlo Acume, Pinerolo;
Olandine Armand Hugon, Torre Pellice; Alma e Renato Menusan, Pramollo in ricordo del rag. Aldo Vola; generale Baldo Lai, Torino, in memoria del
carabiniere Riboldazzi; Claudia
Chiapperò in memoria della nonna.
£ 25.000: Maddalena Riboldazzi, Torre Pellice, in memoria del fratello;
Maddalena Riboldazzi, Torre Pellice,
in memoria di Giovanni Malano.
£ 20.000: Rosa Maria Priotto, Pinerolo.
£ 10.000: Maria Comba, Barge.
In memoria del prof. Italo Eynard:
— £ 500.000: Rosa e Giovanni Gay,
Pinerolo.
— £ 14.250: dr. Mario Messina, Potenza.
Totale raccolto nel periodo lire
11.749.250.
Eventuali offerte in favore dell'Ospedale valdese di Torre Pellice possono
essere versate:
- sul conto corrente bancario n.
25.733 presso la Cariplo di Torre Pellice:
- sul conto corrente postale n.
18777102 intestato alla Associazioni
Amici dell’Ospedale valdese di Torre
Pellice.
- direttamente alla cassiera dell’associazione, Elda Lageard, via ex Internati 6, 10066 Torre Pellice, telefono
0121-91660.
Ricevuti tramite Ciov
via Beckwith 3
10066 Torre Peliice
Pervenuti nel mese di marzo 1993
£ 585.000: Ufficio Cselt, i colleghi di
Carlo Eynard, Torino.
£ 500.000: i familiari, in memoria di
Joséphine Persico ved. Sauthier, Torre Pellice.
£ 200.000: Luciano Balmas, in memoria del caro cugino Italo Eynard, San
Secondo; Chiesa evangelica di lingua
italiana, in memoria della signora Thoni, Zurigo, Svizzera.
£ 190.000: i vicini di casa e amici, in
memoria di Maddalena Brondino Bruno, Torre Pellice.
Pervenuti nel mese di aprile 1993
£ 50.000: Ettore e Itala Beux, in memoria di Daniele Ghigo, Pomaretto.
£ 100.000: Maria Paure, Perosa Argentina.
£ 375.000::Fam. Turati, Gönnet, Trussoni, Bertalot, Bernardi, Pons, in memoria del signor Siegfried Ohnesorge.
£ 400.000: Chiesa valdese di Lusema
San Giovanni.
Il 25 giugno scorso Irma Liberti Jon Scotta, dal 1985 ospite del Rifugio, ha compiuto 100 anni. La foto la ritrae circondata dalla famiglia
del Rifugio, da parenti e amici radunati attorno a lei per il compleanno. Una torta con un candelina e tanti auguri per nonna Irma.
Livia e fam., in mem. di Ernesto Long;
un fiore per i nonni da Stefano Coucourde.
£ 60.000: Dina Galliano.
£ 80.000: Erminio Ribet e Erica Baret.
£ 100.000: Enrico Attero; Felicina Beninca, in memoria di Alberto Berlocchio; Ines Castagno; Elsa Chentre; Livia e Gustavo Assaly, in memoria di
Attilio Long; Paolo e Ernestina Long,
in memoria dei loro cari; Adele Richard e figli, in memoria di Alberto Pascal; fam. Giaiero, in memoria di Ernesto Giaiero; la famiglia, in memoria
di Arturo Bernard; fam. Zumino-Pansolin, in memoria di Giovanni Pietro
Genre.
£ 140.000: fam. Gilli-Verra, in memoria della mamma! Lucia Tardit ved.
Gilli.
£ 150.000: i compagni di iavoro di
Valdo Genre Bert, in memoria di Pietro Bert Genre; i nipoti, in memoria di
Pietro Genre Bert.
£ 180.000: gli amici di Riva, in memoria di Filiberto Lageard.
£ 200.000: Vilma Pascal e fam., in
memoria di Aldo Pascal e Ida Grill; la
moglie, in memoria di di Umberto
Mourglia.
£ 224.250: Il fratello Maurizio e fam.,
in memoria di Filiberto Lageard.
TOTALE £ 3.859.250.
Pervenuti nel mese di febbraio 1993
£ 50.000: Irene Tron; comunità di San
Secondo: la nipote Carla GardioI, in
memoria di Fanny Forneron; Carla
GardioI, in mem. di Long Eli Natale;
GardioI Dario, in memoria di Eli Long;
la sorella Rita, in memoria di Livio e
Ettore Godine.
£ 100.000: Aldo Grill, San Secondo;
Iris Michelin. (Segue a pagina V)
W, Pro Ospedale valdese
di Pomaretto
Pervenuti nel mese di gennaio 1993
£ 100.000: Frida Bounous.
£ 225.000: Le cugine e gli zii, in memoria di Teofilo Pons .
£ 700.000: Gabriele Bermond.
Raccolti dal Concistoro di Pomaretto
£ 10.000: Luciano Ribet e Ida Pons.
£ 15.000: Clementina Baret ved. Bertolin; Elisa GardioI.
£ 20.000: Luigia Baret ved. Charrier;
Jenny Chambon; Ester Long, in memoria di Ferdinando Clot; Mauro Maurino; Alfonsina; Villilem Luigi e Emma
Vinçon.
£ 25.000: Rosina Bounous, in memoria di Susanna Bounous Ribet ; Elio e
Iris Long; Erminia Irma Mathieu.
£ 30.000: Giulio Baret; Elvira Peyronel; Silvio Tron.
£ 40.000: Elvira Maurin in Castagna.
£ 50.000: Emanuele Bertalot; Giulietta
e Luciano Clot, in mem. loro cari; Collet Edoardo; Coucourde Ida, in mem.
Coucourde Arturo; Coucourde Ida, in
memoria di Ernesto Long; Ettore e Itala Beux, in memoria di Elvina Rena
Avondet; Ines e Ebe Grill, in memoria
dei loro cari; llda e Luigi Ughetto; Frida Lageard e mamma; Edmondo e
Letizia Long ; Luca e Lucia Malatesta,
in memoria di Roberto;Letizia Maurino
Bounous, in memoria dei suoi cari;
Flavio Micol; Laura e Adelaide Micol,
in memoria di Edith Micol; Clorinda
Peyran Bernard; Remo e Ersilia Ribet,
in memoria di Pietro Genre Bert; Davide Sieve; fam. Pasquale e Lucia Ranelli; Guido e Stella, in memoria di
Giovanni Pietro Genre Bert; La figlia
11
venerdì 16 LUGLIO 1993
E Eco Delle Yalli ¥vldesi
Diaconia
PAG. V
È a Luserna San Giovanni l'unico istituto valdese per portatori di handicap grave. La storia e le prospettive di un istituto
L'Uliveto è una casa
per tutte le persone sensibili
CLAUDIA JALLA
DARIO MASSEL
Percorrendo la strada vecchia di S. Giovanni in direzione della borgata appare,
sulla destra, una grossa costruzione bianca sulla quale
spicca, sopra l’ingresso, una
scritta che attira immediatamente l’attenzione del viaggiatore: Uliveto. La maggior
parte degli abitanti delle valli
valdesi sicuramente conosce
questo edificio e sa quale ne
sia la sua vita; quindi non sarebbe neppure necessario
scriverne.
Quest’anno però, a pochi
giorni dall’annuale festa
dell’Uliveto che ha visto una
nutrita partecipazione, desideriamo esprimere anche in
questo modo la nostra gratitudine a tutti i donatori. Nel
far ciò vogliamo ripercorrere
brevemente la storia dell’istituto, e delinéame la situazione attuale, in modo da rinfrescare la memoria a coloro
che già li conoscono e permettere a coloro che ne sentono parlare per la prima volta di farsene un’idea quanto
più possibile aderente alla
realtà.
L’Uliveto attualmente è la
casa di diciannove donne, uomini, ragazzi, ragazze; persone. Persone in difficoltà perché portatrici di handicap di
ordine sia fisico che psichico.
Tra le opere diaconali della
Chiesa valdese è sicuramente
tra le più piccole, ed è l’unica
in Italia che sia impegnata
nel settore dei portatori di
handicap grave.
La storia
L’Uliveto inizia il suo
cammino con caratteristiche
molto diverse da quelle
odierne: la sua costituzione,
infatti, avviene nei primi anni
Sessanta sotto esplicita ri
L’ingresso dell'Uliveto dalla strada vecchia di S. Giovanni
EIE.'
chiesta della Provincia come
reparto distaccato dell’Ospedale valdese di Torino. A
quel tempo accoglieva una
ventina di ragazzi con disagio prevalentemente di tipo
sociale: i cosiddetti ragazzi
«difficili». Il gruppo di ragazzi crebbe con il passare
degli anni sino ad arrivare ad
un massimo di trentacinque.
La struttura ha invece una
storia molto più lunga; nasce
infatti come casa privata, lasciata successivamente in donazione alla Chiesa valdese. I
primi residenti, nel periodo
posteriore alla donazione, furono dei rifugiati politici provenienti dalla Russia. Essi ne
fecero un’azienda agricola
modello, completamente autonoma; anche se ormai inutilizzati rimangono nel giardino porcili, conigliere e pollai a testimonianza della loro
operosa attività. Successivamente ospitò una scuola di
agricoltura dalla quale abbia
mo ereditato l’orto e il frutteto e una scuola di economia
domestica (trasferitasi poi a
Casa Gay, a Torre Pellice).
La struttura cambia totalmente destinazione quando,
come è riportato nella relazione annua del 1963, alla
Commissione dell’Ospedale
valdese è stata fatta «richiesta di curare l’allestimento e
l’esercizio di una scuola convitto per ritardati psichici alle
valli». Scorrendo le successive relazioni annue ci si accorge come da un inizio timido, soprattutto per quanto
riguarda il personale, la struttura lentamente cresce e
prende forma, sempre più
aiutata da apporti tecnici qualificati.
Nel 1978 l’Uliveto cessa di
essere un reparto distaccato
dell’Ospedale valdese di Torino sotto l’egida del Concistoro del capoluogo piemontese, per essere direttamente
gestito dalla Tavola valdese
attraverso un comitato direttivo. Dal 1979 lentamente
cambiano gli ospiti dell’Uliveto in conseguenza di una
diversa politica nazionale in
ambito sociale. Tale indirizzo
vede nella famiglia, e non
nell’istituzione, l’ambito educativo privilegiato per una
crescita armoniosa. Oggi si
tende a mantenere, con adeguati supporti, sia la persona
portatrice di handicap, sia il
«ragazzo difficile» all’interno della famiglia. All’istituzione sono invece affidate
persone con patologie estremamente complesse e variegate alle quali le famiglie non
sono in grado di fornire una
risposta adeguata. L’Uliveto
segue dunque questa più generale trasformazione.
Le prospettive
Questo cambiamento naturalmente non è indolore, dovendo il personale far fronte
a nuovi e diversi bisogni degli ospiti ed essendo l’edificio non adatto strutturalmente ad accoglierli.
Così un’altra volta ancora
l’Uliveto deve cambiare: il
personale deve aumentare di
numero, e dotarsi di una più
specifica professionalità, e
l’edificio deve eliminare le
barriere architettoniche. E
questa è ancora la strada che
stiamo percorrendo.
Bastano veramente poche
parole per dire quali sono gli
obiettivi che ci prefiggiamo e
le linee d’intervento che ormai da anni perseguiamo.
Partendo da una conoscenza
profonda dei bisogni di ciascuno cerchiamo di dare risposte adeguate a tali bisogni
nell’ottica di recuperare le
capacità residue della persona e di un’integrazione quanto più completa possibile nel
tessuto sociale circostante.
Forse è ancora necessario
spiegare che all’Uliveto lavorano trentadue persone (educatori, ausiliari, responsabili),
affiancati da obiettori e volontari. L’apporto più strettamente tecnico (neuropsichiatra, fisioterapista, assistente
sociale, ecc.) è fornito dalla
Comunità montana-Ussl 43.
Al governo di questa comunità c’è un comitato di gestione composto da sette persone appartenenti a diverse
chiese, da un delegato della
Tavola valdese e da un delegato della Commissione esecutiva distrettuale del 1° distretto.
I finanziamenti, purtroppo,
sono sempre troppo pochi per
quello che vorremmo e dovremmo fare. Essi, per quanto concerne la gestione ordinaria, provengono dall’ente
pubblico (Regione e Ussl);
per ciò che riguarda invece
gli interventi strutturali
straordinari sull’edificio (ad
esempio l’eliminazione delle
barriere architettoniche) sono
interamente a carico della
Chiesa valdese.
Arrivederci
Sperando di essere stati
sufficientemente chiari ci
congediamo dai nostri lettori
ripromettendoci di informarli
periodicamente sulla vita
dell’istituto, illustrando più
dettagliatamente alcuni problemi che dobbiamo affrontare durante il nostro lavoro
difficile e delicato ma anche
molto aratificante.
. ij)
Il gruppo degli attuali ospiti dell'Uliveto
MdÆâÎÀtàMi*
(Segue da pagina IV)
■ Pro Ospedale valdese
di Pomaretto
Pervenuti tramite Ciov marzo 1993
£ 150.000:
memoria di
£ 273.000
memoria d
Francia.
£ 100.000:
di Pinerolo;
in memoria
Corcos industriale spa, in
Alessio Gönnet ( Pinerolo).
(FF 1.000): Ida Barai, in
i Alma Barai, Montpellier,
Olga Ribatto, S. Secondo
la moglie Teresa Laurenti,
di Angelo Bruno, Pinasca.
aprite 1993
£ 100.000: Nicola Dell'Anno, Porosa
Argentina.
£ 150.000: Mario Pranza, Villar Perosa.
£ 300.000: Attilio Vecco, Perosa Argentina; Mario Boella, Cantalupa.
£ 1.000.000: Gemma Daniele, Pinerolo.
■ Pro Uliveto
Pervenuti ait’Uitveto
dai 15 novembre 92 ai 30 giugno 93
1) Società di cucito Dorcas Torino £
2.000.000
2) Comunità di Breitenbach (spaghettata) £ 1.800.000
3) Comunità di Oensingen £ 1.270.000
4) Silvana e Dino Bellion £ 1.000.000
5) Comunità di Oensingen £ 850.000
6) Jeanette e Eleonore Montaldo £
800.500
7) Daniela Gerspacher (Oensingen) £
743.000
8) Concerto 15.12.92 della Corale valdese di Luserna S. Giovanni £ 703.000
9) Famiglia Beriachetto £ 500.000
10) Yvonne Costantino Godino £
500.000
11 ) Papà e mamma in ricordo di Piero
£ 500.000
12) Chiesa cristiana evangelica £
500.000
13) Fam. Beriachetto £ 500.000
14) Yvonne Godino Costantino £
500.000
15) Maestranze Skf-industrie Villar Perosa (17 febbraio) £ 470.000
16) Alunni della scuola domenicale e
del catechismo della Chiesa valdese di
Bobbio Pellice £ 420.000
17) Chiesa valdese di Como £ 400.000
18) Unione femminile S. Secondo £
300.000
19) Gruppo assistenza della Chiesa
valdese di corso Principe Oddone a
Torino £ 300.000
20) Chiesa evangelica di Calosso £
300.000
21) Unione femminile di Pinerolo (pesca di beneficenza) £ 200.000
22) Unione femminile Luserna S. Giovanni £ 200.000
23) Gruppo giovani Pomaretto £
200.000
24) Marina Bertin Jahier L. 200.000
25) Bazar Chiesa valdese di Pramollo
£ 200.000
26) Monitori della scuola domenicale
della Chiesa valdese di Pinerolo in memoria di Silvio Bounous £ 175.000
27) Lami Peyronel £ 150.000
28) Grand-maman in memoria di Oliver £ 150.000
29) Paolina Tron in ricordo di Piero £
150.000
30) Brossa Girardon Pilone in memoria
di Adriana Bianco Perno £ 150.000
31 ) Colletta riunione interevangelica di
preghiera del 21.2.1993 £ 130.000
32) Nelly e Lamy Bertin in memoria di
Claudio Bertin ed Enzo Rovara £
100.000
33) Carla Gremo £ 100.000
34) Famiglia Ughetto £ 100.000
35) Famiglia Cuccureddu £ 100.000
36) Ritin dalla £ 100.000
37) Liliana e Piero Paschetto £
100.000
38) Delfina Giordan £ 100.000
39) Rita, Antonio, Marco Bouvier in
memoria di Franco Stirano £ 100.000
40) Famiglia Ughetto £ 100.000
41) Chiesa valdese di Coazze £
100.000
42) Famiglia Janse in memoria di Silvio Bounous £ 100.000
43) Mirella Cardon £ 100.000
44) Maria Tomiozzo £ 100.000
45) Piera e Valter Passi £ 100.000
46) Famiglia Ughetto £ 100.000
47) Jeanna Bertalot £ 100.000
48) Marcella e Alberto £ 100.000
49) Mirella Bein Argentieri £ 80.000
50) Claudia Cordin Paschetto £ 70.000
51) Ferruccio e Mirella dalla £ 50.000
52) Enrico Jouvenal £ 50.000
53) Genre Fabrizio £ 50.000
54) Ferruccio e Mirella dalla £ 50.000
55) Agrippina Carco Buffa £ 50.000
56) Signora Vigano £ 50.000
57) Claudia Godino in memoria di una
persona cara £ 50.000
58) Frida Godino £ 50.000
59) Matilde Rostagnol £ 50.000
60) I colleghi di Paola (Istjtuto magistrale di Pinerolo) in memoria di Enrico
Monnet £ 40.000
61) Romano Contini £ 20.00062) A. E.
Cristoforo £ 20.000
63) Alimonda Rita £ 20.000
64) Franca Eynard £ 20.000
65) In memoria di Vittorio Chiavia £
10.000
66) Karl Schmidt Dm 100
67) Hans Jörg Haag Dm 100
68) Gruppo di Waldensbérg Dm 220 e
£ 100.000
Doni diversi
69) Bocassini; 70) Girardon; 71) Janse
72) Sibille; 73) Uguccioni
m Pro Asilo dei vecchi
di San Germano
Fondo ristrutturazione
Pervenuti dai mese di marzo 93
ai mese di giugno 93
£ 20.000.000 - n.n. San Germano
£ 2.000.000 - Unione femminile San
Germano
£ 1.824.521 - Freundeskreis der Waldenserkirche, Herne
£ 1.036.269 - Unione femminile della
Chiesa evangelica di lingua italiana,
Zurigo.
£ 600.000 - Tullio e Alberto Long in
memoria di papà e mamma, Prarostino.
£ 515.000 - I colleghi ed ex colieghi di
Long Alberto in memoria della mamma
Aline Menusan Long, Caselle.
£ 500.000 - Bernard Angela, in memoria del fratello Oreste, Pinasca; Comba
Annapaola per il centenario dell'istituto, Roma; Canal Oreste e Ida in memoria della mamma, USA.
£ 445.920 - Leibbrand Mina Maria,
Stuttgart.
£ 351.291 - Ev. Kirchengemeinde,
Neuss-Sued.
£ 341.400 - Comunità Berna
£ 303.540 - AWS, USA.
£ 300.000 - Marino Soulier, Ginevra;
Paschetto Enrico e famiglia in memoria Robert Jenny, Prarostino; Unione
Femminile di Villasecca.
£ 250.000 - Bolley Giovanni, Pinerolo.
£ 200.000 - Benecchio Martinat Delfina in memoria Silvio e Emilio Martinat,
Torre Pellice; Pons Eugenia e Erminia,
Massello; famiglia Alfano in memoria
nonna Maddalena da Rold, Pinerolo;
Vera e Franco in occasione del. matrimonio Luisa e Sergio, San Germano.
£ 196.070 - Vigne Robert, Parigi.
£ 192.150 - Ev. Superintendentur A.B.
Steiermark, Graz.
£ 173.750 - Vendita carta.
£ 100.000 - Richiardone Ada, Maria
Josè, Umberta e Elsa in memoria
Grosso Mercede, Villar Perosa; da San
Germano: famiglia Bertalot Giovanni in
memoria Renò Barai; Alma Bertalot in
memoria Nini Jahier; Matthieu Anita in
memoria Anita e Edmond Long, Torre
Pellice; Jalla Margherita in memoria
Delia Ines Avondetto Bleynat, Luserna
S.G.; da Pinerolo; Rostan Bertolè Elsa
(10.3.1984); Bosio llda e figlio Ettore in
memoria Silvio Bounous.
£ 97.000 - Correvon Ivonne, Ginevra.
£ 50.000 - da San Germano; Bounous
Lidia e Ugo in memoria Renò Barai;
Vera a Franco in memoria Laura e Gustavo Bertin; Roccione Irma per nascita nipotino Flavio; Bouchard Enrichetta
in memoria dei miei cari; gli amici del
centro d’incontro in memoria di Nini
Jahier; Bruno Elodia, Torino; Bertocchio Rina, Chiotti.
£ 30.000 - Denise e famiglia in memoria Gallian Edvi, San Germano; Stefania, Danila e Giorgio in memoria zia
Olga, Pinerolo.
£ 25.000 - Bianchi Isabella, Bergamo.
£ 20.000 - Micol Paimira in memoria
Maddalena da Rold, Pinerolo.
Fondo solidarietà
Pervenuti dai mese di marzo 93
ai mese di giugno 93
£ 600.000 - Comunità di Jegenstorf,
Berna. (Segue a pagina VI)
12
PAG. VI
E Eco Delle ¥illi \àldki
Diaconia
venerdì 16 LUGLIO 1993
San Germano Chisone: un giardino per l'Asilo dei vecchi non è un lusso ma un modo di far incontrare il paese e gli ospiti
Con il lavoro volontario e il contributo di molti nascerà un parco
GIANCARLO BOUNOUS
T Jn nuovo filone di intpeC-/ gno e di interesse (per
r amministrazione e il comitato di gestione dell’Asilo) è
quello per la realizzazione
del giardino che circonderà
l’asilo sui tre lati. Il giardino
costituisce il completamento
del progetto e non è solo un
fattore estetico ma anche un
elemento molto importante
nella vita della Casa. Il giardino sarà aperto a tutti e costituirà anche una possibilità
per l’incontro con il paese.
E già stata aperta una sottoscrizione che è servita per
le prime spese di sistemazione del terreno. Finora il lavoro è stato offerto volontariamente dagli amici
dell’Asilo, giovani e meno
giovani. Si pensa di continuare su questa linea per la
sua realizzazione.
Stiamo lavorando per il
giardino, ma il suo completamento sarà graduale e forse un po’ lento. Cioè resta
ancora un disavanzo da coprire per i lavori di ristrutturazione, un mutuo decennale, che pesa ancora sui costi
di gestione.
Pubblichiamo qui di seguito la relazione illustrativa
del progetto redatto da
Giancarlo Bounous e Renzo
Bounous.
Il progetto
«Dare vita agli anni» è il
motto, l’idea guida che in
questi anni ha animato coloro che in vario modo e a differente titolo hanno seguito e
contribuito alla costruzione
del nuovo Asilo dei vecchi di
San Germano e che ne mantengono vivo lo spirito attraverso varie attività ed il lavoro quotidiano.
I ritmi e i cicli della vita
della Casa non si esauriscono
Il progetto del nuovo giardino redatto dal prof. Giancarlo Bounous e da Renzo Bounous
però aH’intemo dell’edificio
ma trovano all’estemo di esso nuovi spazi e nuove forme
di espressione.
Perché un giardino
Realizzare un giardino dove trascorrere ore piacevoli
socializzando, vivendo in serenità e libertà, facendo la
passeggiata abituale, in piena
armonia con gli elementi naturali (piante, animali, aria,
luce, sole) è un’esigenza sentita ed un naturale completamento dell’Asilo.
Luogo ideale per concretizzare queste aspettative è
l’ampio terreno che circonda
la casa. Questo spazio può
tuttavia venire utilizzato appieno solo se sistemato adeguatamente, tenendo in considerazione nella stesura progettuale numerosi quesiti di
ordine tecnico, architettonico, botanico ed agronomico
e soprattutto necessità e problemi specifici dei fruitori.
Pur privilegiando l’attenzione nei confronti degli anzia
ni, il giardino è stato pensato
come momento di incontro
per sviluppare relazioni interpersonali tra gli ospiti e
tra gli ospiti ed i visitatori.
Non solo un giardino residenziale dunque ma aperto
anche agli esterni. Espressione e fulcro di queste attività
di incontro è lo spiazzo pianeggiante, progettato quasi al
centro dell’appezzamento
verso la strada provinciale,
dove i bambini possano giocare e gli adulti, gli anziani e
i giovani conversare contribuendo ad aumentare il collegamento con le borgate limitrofe e il paese, sottolineando l’appartenenza ad
una comunità vasta ed aperta. Arredata con panchine, in
parte ombreggiata da alberi,
quest’aerea può diventare ritrovo, momento di partecipazione alla vita di relazione e
luogo ideale per occasionali
manifestazioni e spettacoli
all’aperto, concerti, rappresentazioni teatrali, musicali e
di danza.
Non mancano poi gli angoli più tranquilli dove è possibile riflettere, trovare uno
spazio per la lettura o magari
crogiolarsi in un «dolce far
niente» seduti comodamente
ad ammirare il panorama.
Sono previsti punti particolari per essere vissuti più
intimamente: la pergola sotto
la quale conversare, cucire,
giocare a carte o a scacchi, il
tutto in una sorta di «salotto
all’aperto».
Numerosi percorsi permettono di vivere il giardino come meta in sé: luogo di abitudine sociale quotidiana per
passeggiare e sviluppare, o
non lasciare assopire, capacità motorie e sensoriali. Stimoli che provengono dalla
natura circostante (animali,
piante, fiori, colori, profumi,
alternarsi delle stagioni) permettono di fare proprie sensazioni del mutare del tempo
e delle cose e, evocando memorie, fanno scattare sequenze di ricordi, riaffiorare e comunicare esperienze.
L’accesso al giardino direttamente dal terrazzo facilita e invoglia a visitarlo; i
vialetti poco faticosi e piacevoli permettono di sfruttare
buona parte dello spazio anche ai motulesi. Si è cercato
di ridurre al minimo le barriere architettoniche, in maniera da consentire di frequentare il giardino in carrozzella.
1 viali e i passaggi nel verde sono studiati per indirizzare verso punti panoramici,
consentire di ammirare il
paesaggio e partecipare
all’animazione di tutti i giorni, vivendo all’aria aperta in
luoghi soleggiati o ombrosi.
Aspetti paesaggistici
e agronomici
Si è pensato di realizzare
ambienti inseriti con continuità e armonia nel paesaggio circostante, con i boschi,
i prati, i coltivi che fanno da
sfondo e da scenario alla casa.
Pur non essendo concretamente possibile l’impiego di
sole specie indigene, molta
attenzione è stata posta
nell’utilizzare entità che bene si adattano al contesto floristico e alla fascia climatica
dove il giardino deve sorgere.Sono state individuate
piante che per colore, forma
e volume rendano viva e varia la vegetazione in ogni
mese dell’anno. Le fioriture
si alternano in un delicato
gioco di incastro per dar colore in molti mesi, seguendo
criteri di composizione ed insieme ottimizzando esigenze
idriche, di luce, di ombra e di
substrati.
La vivacità dell’insieme è
accentuata dai sempreverdi
scelti in tonalità cromatiche
differenti. Per ridurre i costi
di gestione si intendono privilegiare specie che richiedo
(Segue da pagina V)
■ Pro Asilo dei vecchi
di San Germano
Fondo solidarietà
Pervenuti da marzo a giugno 93
£ 569.400 - Rendita Pascal Margherita, Frali.
E 500.000 - Aldo, Denise e Gino Barai
in memoria del padre Renato, San
Germano.
E 200.000 - Rossana e Enrico in occasione della confermazione di Stefano, San Germano.
£ 150.000 - Rostaing Zanin Alma e
Anna, Perosa Argentina; i condomini
di via Mondani 2 in memoria Long Maria Luigia, San Germano.
£ 130.000 - Scuola Elementare, Prarostino.
£ 125.000 Le amiche del gruppo di terapia in memoria di Alma Barai.
£ 100.000 - da San Germano: Long
Elfi e Enzo, in memoria dei nostri cari;
Costantin Emilio e Odette, in memoria
dei nostri cari; llda e famiglia in memoria Aldo Ferrier (9 febbraio 92-9 febbraio 93); Matthieu Irma; Bounous Remo e Denise; Bounous Claudio in ricordo di Giovanni Fantone; nel 2° anniversario della morte di mio marito Ribet Rino; Jahier Anna, Diana e Vivi in
memoria di tante Nini, Pinerolo; Rostagno Viaviana, S.Secondo.
£ 90.000 - n.n. Pomaretto.
£ 79.500 - Bertalmio Emma, Inverso
Pinasca.
£ 76.300 - Boella famiglia, in memoria
Boelta Pierino, Cantalupa.
£ >76.000 - I figli in memoria Schiavo
Alberto, Villar Perosa.
£ 67.950 - Nizibian Mildred e Ray,
California.
£ 50.000 - da San Germano: Ricordando Martina e Emiliano; llda, Renzo
e Claudio nel 10° anniversario morte
Eugenia Griot ved. Richiardone; Romano, Vittorio e Graziella in memoria
Avondet Paolo; Ferrier llda in memoria
Frida Bounous; Coucourde Nino e
Graziella in memoria Grosso Mercede;
Comba Ribet Clara in memoria del
marito Rino; moglie e figli in memoria
caro marito e papà; Collet Melania in
memoria marito Baret Emiiio; Balmas
Peyronel Ida Anna in memoria dei
miei cari; Jahier Davide in memoria
della moglie; Gino e Vanda in memoria Livio Long; n.n. ricordando Guido;
famiglia Zaninetti in memoria di Paolino, Alfredo e Giovanni; Ada e Aldo
Griot, un fiore per ricordare barba Puiuccio; Arese cugini un fiore per Carla
Arese, Cantalupa; la figlioccia Ines in
memoria di Jenny Robert, Prarostino;
De Rosja Schantz, Fasano del Garda;
Bounous Anita in memoria Susanna
Bounous; Bounous Anita in memoria
di Elio Tron, S.Antonino di Susa; Incarbona Antonio in memoria Castellazzo Maria, S.Secondo; Soulier Comba Ines, Barge.
£ 40.000 - Long Ivonne, Lugano.
£ 30.000 - da San Germano: Elda e
Matteo con riconoscenza; RJ in ricordo della cara madrina; Ines, Margherita e Miette in ricordo di Nini Costabel.
£ 20.000 - Ettore e Frida in memoria
Renato Barai; Rosia Ernestina e Dante in memoria Oreste Bounous, San
Germano.
Fondo per il giardino
Pervenuti da marzo a giugno 93
£ 335.700 - Colletta gruppo Anna Ri
voir, Germania.
£ 300.000 - da San Germano: Unione
Femminile in memoria di Laura Bertin;
I fiori dell’affetto e del ricordo per Nini
Jahier da Celine, Annamaria e Marina.
£ 200.000 - da San Germano: n.n.;
Beri Lillina in memoria Edoardo,Davide,Theo; Bounous Bartolomeo e figli
in memoria Oreste Bounous.
£ 150.000 - i parenti in memoria di
Boella Pierino, Cantalupa; Testa Carlo
in memoria dei suoi cari, Olgiate Olona.
£ 135.000 - vendita borse
£ 100.000 - Micol Ida, Ferrerò; Edda
e Marisa in memòria di tante Nini, San
Germano; ReveI Rosanna in occasione delie nozze diamante di ReveI Giovanni e Pons Ester.
£ 55.000 - Bechis Boella Teresa; Hegnauer Gaby, San Germano; Micol
Ida, Ferrerò.
£ 50.000 - da San Germano: famiglia
Lucchetta Battista in memoria dei nostri cari; Tron Carlo e Olimpia in memoria Laura Bertin; Zaninetti famiglia
in memoria; Sappei Ettore e Delfina;
Comba Robert Evelina in memoria del
marito; Sappei Iris; Denise ricordando
i cugini Silvio e Livio.
£ 35.000 - Unione femminile di San
Germano in memoria Nini Costabel.
£ 25.000 - Frida e Ettore ricordando
Liliana.
£ 20.000 - Richard Marina; Genre
Adele in memoria Jenny Robert, San
Germano.
£ 10.000 - n.n. Pomaretto.
Eventuali offerte possono essere
versate sul conto corrente bancario
100115 dell’Istituto bancario S. Paolo
filiale di Pinerolo o sul conto corrente
postale 11037108, entrambi intestati a
Asilo dei vecchi - San Germano.
Ai lettori
Pubblichiamo queste quattro
pagine dedicate ai problemi, ai
progetti e alle speranze di quanti
lavorano quotidianamente negli
istituti e nelle opere valdesi delle
valli.
Nel momento in cui le nostre
chiese si interrogano sul significato e sul senso della diaconia e
il Sinodo si appresta a dibattere
l’organizzazione del servizio diaconale ci è sembrato opportuno
iniziare questo «speciale». Apparirà tre, quattro volte Tanno e
porterà anche, come in questo
numero, Telenco delle offerte e
delle sottoscrizioni, per doveroso
ringraziamento ai donatori e per
la pubblicità dei nostri finanziamenti alle opere.
L’inserto è realizzato in collaborazione con il Dipartimento
diaconale del I distretto ed è stato coordinato da Adriano Longo
e Anita Tron.
no limitati interventi di difesa antiparassitaria e di manutenzione (piante tappezzanti,
alberi di dimensioni naturalmente contenute che necessitano di poche potature).
Numerosi spazi liberi a
prato, alternati alle macchie
di arbusti da fiore, alle aiole
di piante annuali e di perenni, forniscono l’opportunità
di vivere, in pieno sole o
all’ombra degli alberi, piacevoli momenti conviviali (riunioni, pranzi e picnic). Il
frutteto, la vigna e l’orto sono da sistemare a monte della casa dove si trovano i terreni più fertili e meglio esposti.
Si intendono privilegiare le
varietà del passato (mele renettte , pere martin sec, uve
doux d’Henry, e luglienga) e
un angolo è dedicato ai fratti
dimenticati: corniolo, sorbo,
azzeruolo, sambuco in una
sorta di giardino della memoria, luogo di riscoperta di
sapori, colori, e profumi d’un
tempo. È contemplata una
sezione di fiori da recidere,
con i quali realizzare composizioni floreali per l’interno.
Per vivacizzare l’ambiente
e ricreare ecosistemi particolari sono in progetto uno
specchio d’acqua, richiamo
per uccelli e altri frequentatori di ambienti acquatici e
un ruscello che, correndo
lungo un pendio, si insinua
tra pietre di fiume, fiori e
piccoli arbusti. Suono e luce
dell’acqua in movimento diventano così elementi decorativi e di coinvolgimento diretto del visitatore.
Manufatti, impianti e arredi
Il profilo naturale del terreno rende necessari movimenti di terra, spianamenti per
realizzare piazzole e luoghi
attrezzati per attività ludiche
(gioco bocce, dondolo), muri
di sostegno per contenere ingenti volumi di terreno e per
creare strade e vialetti sinuosi che vanno sviluppati in
lunghezza per collegare i diversi livelli.
Oltre che dal terrazzo, è
previsto un ingresso più ampio dalla strada provinciale,
accesso principale in caso di
manifestazioni e spettacoli, e
di servizio per i mezzi meccanici. Pur rispettando idealmente il concetto di giardino
aperto, la recinzione si rende
necessaria sia per proteggere
la privacy degli anziani che
per controllare, in maniera
discreta, il movimento dei
fruitori. I materiali costruttivi
e gli arredi complementari
vanno scelti in rispetto delle
esigenze tecniche, della tipologia locale e delle patologie
degli anziani (panchine comode, pavimentazioni antiscivolo).
La realizzazione di quanto
sopra richiede un grande impegno di finanze, di idee e di
tempo. Tuttavia, programmando e suddividendo gli m'
terventi a stralci e ricorrendo, almeno in parte, a cantieri di lavoro volontario si pud
essere fiduciosi sulla possibilità di giungere in tempi brevi a vedere compiuta un’opera che si spera possa contribuire a migliorare la qualità
della vita e a... dare vita agli
anni.
13
venerdì 16 LUGLIO 1993
E Eco Delle Yaui ¥vldesi
PAG. VII RIFORMA
Nella testimonianza di Pietro Paolo Favout rivivono quegli anni
L'Erzegovina del 1942: un passato
rhp non vuoIp sromnarire
EBBEBTO LO BUE_______
Questa testimonianza è
stralciata da un’intervista rilasciatami da Pietro Paolo Favout (comandante partigiano GL più noto col nome
di «Poluccio») a proposito
della sua esperienza di guerra
in Jugoslavia, con particolare
riferimento ai rapporti intercorrenti fra le popolazioni
slave nella Bosnia-Erzegovina.
Favout sbarcò con il suo
reggimento di alpini a Ragusa
(Dubrovnik) il giorno dell’
Epifania del 1942. Ancor oggi ricorda i bambini affamati
che al porto si buttavano sui
rifiuti di cibo spazzati dalla
nave. A Ragusa perfino l’acqua scarseggiava, e le carrette
tirate da muli che trasportavano zucche dovevano essere
scortate dai militari croati.
Dalla Dalmazia Favout
venne trasportato con i suoi
compagni lungo il fiume Neretva fino a Metkovic, nell’
Erzegovina. Loro compito era
quello di «pacificare» l’Erzegovina, allora affidata all’amministrazione croata. Nelle
operazioni di pattugliamento
gli italiani erano scortati talora da cetnici (nazionalisti serbi), talora da ustascia (nazionalisti croati), che sovente
combattevano fra di loro. I
cetnici erano invece divisi
nelle loro simpatie: la maggior parte collaborava con le
truppe dell’Asse, ma altri si
opponevano all’occupazione
nazifascista: combattevano
quindi, a seconda dei casi,
contro croati, bosniaci, erzegovini, italiani, tedeschi, oppure contro altre bande cetniche.
Che cosa ricorda in particolare dei rapporti fra le varie
etnie in quel periodo?
«Ricordo un episodio,
quando accompagnammo il
procuratore generale di Mestar a un villaggio a una trentina di chilometri dalla città.
Il procuratore, un musulmano, doveva eseguire l’accertamento del decesso di sette individui. Questi uomini, senza
dubbio musulmani, erano stati trucidati e successivamente
sfigurati, probabilmente dagli
ustascia, che non si fermaro
Un cetnico presso ¡I bivio Nevesinje-Gacko
ho neanche dopo la morte del
loro avversario, colpevole solo di professare un’altra idea,
o di appartenere ad un’altra
etnia: lo seviziarono, anche
dopo morto, come se ciò fosse un segno di virilità. Questo
non avviene in momenti di
rabbia o di follia: è un sistema.
E non si può dire che i serbi
0 i musulmani siano da meno
dei croati... queste atrocità
erano quotidiane. I bambini
avevano sempre paura della
parte avversa, perché contro i
bambini i miliziani si accanivano perfino quando erano
ancora nel grembo delle loro
madri. Questa volontà di distruggere i rampolli dell’etnia
diversa, di distruggere i virgulti, sembrava quasi il dogma di una loro fede; un’illusione terribile...
Il procuratore generale, che
si faceva capire bene, un po’
con l’italiano un po’ con il
francese, aveva con sé il verbale di constatazione di decesso già scritto, pronto per
essere consegnato al suo ritorno, dal quale risultava che
1 sette uomini erano morti per
cause naturali. Quando siamo
arrivati al villaggio l’autopsia
era già stata eseguita: lui ne
ha preso visione. La gente
stava mangiando e bevendo
in onore di questi morti, secondo il suo costume, niente
affatto lugubre: le donne ave
vano cucinato il pranzo, gli
uomini servivano da bere, le
prefiche piangevano. I ventri
degli uccisi erano stati aperti
per l’autopsia e le budella
erano state ordinatamente appese accanto ad ogni morto,
insieme ad un cartellino con
il suo nome...
Questo magistrato era antitaliano, ma era soprattutto antitedesco, e ce l’aveva con gli
ustascia, che comandavano in
quella regione. Non era comunista, ma doveva appoggiare i partigiani di Tito per
salvare la propria dignità e
combattere i soprusi del governo croato, sotto la cui giurisdizione si trovava allora
l’Erzegovina. Tito era croato,
ma mirava a creare uno stato
federativo multietnico: i suoi
partigiani combattevano non
soltanto contro i tedeschi e gli
italiani, ma anche contro i nazionalisti serbi e croati.
Il procuratore prevedeva un
brutto futuro per quelle regioni; il suo pessimismo trovò
poi un riscontro, a quanto mi
fu dato di capire durante le
conversazioni con un giovane
falegname musulmano di
Mestar, che aveva una segheria vicino alla cattedrale. Qui
l’odio dura: non è che passino
vent’anni, ci sia un armistizio
e la guerra finisca lì. Il sentimento di vendetta viene covato e trasmesso di generazione in generazione».
Un gruppo che opera in vai Pellice
Un «Cantiere» per
la formazione teatrale
Da alcuni anni opera in vai
Pellice l’associazione Nonsoloteatro, che ha organizzato
spettacoli e iniziative culturali
sul territorio e ha incentivato
la ricerca teatrale nelle scuole, o la preparazione e la presentazione di rassegne teatrali
non solo nel Pinerolese.
Dall’ottobre scorso l’associazione ha aperto «Il cantiere»,
una scuola biennale di formazione per attori teatrali che
promuove, fra i vari corsi, lo
studio della dizione, della costruzione delle maschere,
dell’espressione corporea; oltre, naturalmente, ad approfondire la parte teorica
sulla letteratura, la storia, i
linguaggi e le teorie del teatro. In più, i due responsabili.
Guido Castiglia e Eederico
Vallino, hanno proposto degli
stages condotti da professionisti dello spettacolo, anche
stranieri, esterni alla scuola.
Esiste anche un laboratorio di
formazione sulla musica, il
movimento e il gioco teatrale
dedicato ai bambini dai 4 agli
8 armi.
Per avere qualche informazione in più su questa iniziativa, ci rivolgiamo a Guido
Castiglia, attore professionista che, oltre ad occuparsi dei
suoi allievi, è uno dei fondatori della compagnia torinese
«Granbadò».
- Come mai avete scelto di
operare in questa zona e, in
particolare, di fondare la vostra scuola a Pinerolo?
«Non è stata una scelta casuale: io ho abitato per lungo
tempo a Torino e, in campo
teatrale, non sopportavo più
il soprannumero di iniziative
non professionali; nel Pinerolese sono venuto a cercare
una certa freschezza negli interessati alla ricerca teatrale.
E poi, a livello strettamente
personale, mi sento valdese e
quindi ho scelto questa zona
per i suoi evidenti richiami
culturali».
- Chi sono le persone che
partecipano ai vostri corsi, al
di là delle scuole?
«Ai due corsi di dizione
realizzati a Pinerolo hanno
aderito soprattutto insegnanti, ma anche operatori radiofonici e qualche commerciante. Ognuno arriva da noi con
una richiesta particolare: può
essere la signora che desidera correggere l’accento piemontese o l’insegnante che
vuole imparare le tecniche
per catalizzare l’attenzione
dei suoi studenti; invece chi
lavora in radio ha bisogno di
apprendere dizione e fonetica
a livello professionale».
- Nel Pinerolese esiste disponibilità a seguire gli spettacoli che organizzate? E, soprattutto, esistono gli spazi
per realizzare gli spettacoli
stessi?
«Abbiamo notato molto interesse nella gente, e soprattutto nei giovani; lo abbiamo
verificato in occasione della
rassegna teatrale “Marzo comico" , che si è svolta a Pinerolo questa primavera. Il problema degli spazi è grave: se
l’acustica è cattiva e il posto
è stretto, si ha automaticamente un minore afflusso di
pubblico. A Torre Pellice, per
esempio, il Trento si è attrezzato da poco ad accogliere
spettacoli teatrali e comunque è un cinema, e neanche il
salone Opera gioventù è un
teatro. L’ostacolo, come al
solito, è la mancanza di fondi».
- Qualche progetto a breve
termine...
«Da più di un anno stiamo
collaborando con la Comunità montana vai Pellice ad
un progetto comune: presto,
anche con la partecipazione
della compagnia torinese Stilema, presenteremo un’iniziativa di corsi e di intervento
didattico nelle scuole. Un mio
sogno sarebbe di creare un
festival di teatro a Torre Pellice, per far diventare il paese, vista la sua tradizione culturale e turistica, un luogo di
passaggio di artisti, magari
del teatro ragazzi, che non è
certo da sottovalutare».
- Quanto costano i corsi al
Cantiere?
«La tassa d’iscrizione costa
150-170 mila lire; in più ogni
mese si pagano altre 100 mila
lire, tutto compreso, anche gli
stages. Paga 150 mila lire chi
vuole frequentare solo le 12
lezioni di dizione. Le lezioni
del corso biennale si tengono
due sere alla settimana, dalle
19,30 alle 22,30».
TORRE PELLICE: la Chiesa dei Fratelli-Comunità cristiana
evangelica organizza un «Punto
d’incontro», due serate di musica, mimi, testimonianze in piazza
Muston a Torre Pellice: venerdì
16 luglio alle 20,30 Piero Enne
in concert; segue uno spettacolo
di mimi e alcune testimonianze.
Sabato 17 luglio, sempre alle
20,30, si tiene il concerto del
complesso Tee Dee Band di Torino.
ANGROGNA: domenica 18
luglio alle 10,30, si tiene il culto
alla Ca d’ia pais del Bagnoou.
A seguire pranzo al sacco.
VILLASECCA: domenica 25
luglio il culto ai Chiotti e la riunione pomeridiana all’aperto, alla Selletta, saranno presieduti dal
pastore Ludwig Schneider.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Reg. Tribunale di Pinerolon. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa; La Ghisleriana Mondovì
Spedizione in abb. post.; Gr 2A/70
18 luglio: la tradizionale «Rencontre» italo-francese al Colle della Croce
Ancora una volta con gioia: tutti al Colle!
Domenica prossima si rinnoverà l’appuntamento del
Colle della Croce; la tradizionale «Rencontre» vivrà il sessantesimo atto di una storia
iniziata molti anni fa grazie
alle intuizioni e alla passione
di un gruppo di giovani evangelici.
Le presenze sono sempre
molto numerose; giovani, e
non solo, da molti paesi d’Europa salgono al Colle per una
giornata di festa ma anche di
riflessione biblica. È stato così
sempre, intorno a una croce,
con i canti spesso spontanei e
momenti biblici che vedono
coinvolti pastori e laici dei
due versanti, italiano e francese.
Il preludio sarà ancora una
volta la notte trascorsa al Fra,
fra le tende del popolo valdese
delle Valli, intorno ai fuochi e
col ricordo agli anni passati.
Un momento coinvolgente dell’edizione 1982 della «Rencontre»
agli episodi vissuti e alle persone incontrate. Non salirà
quest’anno al Colle Domenico
Abate, vera istituzione per
questa iniziativa che lo vide
fra i fondatori; lo spirito suo e
di quanti hanno animato queste giornate sarà comunque in
torno alla croce, un pensiero
affettuoso verso chi è costretto
a rimanere a valle solo
dall’età non proprio verdissima. Il programma della giornata prevede come al solito il
culto, vari messaggi, canti, il
pranzo al sacco. 11 culto, con
Santa Cena, sarà animato da
un gruppo di giovani francesi.
Nel pomeriggio interverranno
i pastori Giorgio Toum, direttore del Centro culturale valdese, Christian Mazel di Apt e
il pastore Jean-Piene Brunel,
di Briançon.
Sarà un momento in più per
confrontare come i credenti,
in differenti paesi e realtà di
un’Europa che cambia, riescono a testimoniare TEvangelo della resurrezione e rispondere al bisogno di pace,
giustizia e libertà.
Concluderanno la giornata il
tradizionale «Chant des
adieux» e i saluti: con l’augurio che questa giornata di festa
possa confermarsi tale grazie
anche al tempo. Chi non ricorda infatti le giornate ventose,
di pioggia e talvolta addirittura di grandine vissute in questi
anni al Colle della Croce?
Sabato 17 luglio - LUSERNA SAN GIACOMO: nel cortile dell’asilo infantile, alle 17,
viene inaugurata la mostra fotografica Immagini della vai Pellice. Sabato 17 dalle 17 alle 23;
le domeniche 18 e 25 e il sabato
24 dalle 16 alle 18 e dalle 20,30
alle 22,30; feriali dalle 20,30 alle
22,30; mercoledì chiuso.
Sabato 17 luglio - SALZA:
alle 21,30 concerto di Edoardo
Bennato. Ingresso: 25 mila lire.
Sabato 17 luglio - LUSERNA SAN GIOVANNI: in occasione dei concerti di solidarietà
per l’Uliveto, nel tempio valdese,
alle 20,45 si tiene un concerto
della violinista tedesca Gaby
Koeller e dell’organista Walter
Gatti, che propongono musiche
di diversi autori.
Sabato 17 luglio - TORRE
PELLICE: è organizzata per la
giornata una passeggiata naturalistica nell’oasi del colle Barant, con visita al giardino botanico «Bruno Peyronel». La gita è
aperta a tutti; iscrizioni fino alle
12 di venerdì 16 presso la Pro
Loco in via Repubblica 3 dalle 9
alle 12, 30 e dalle 16 alle 18,30.
Sabato 17 luglio - PERRERO: Alle ore 21, al campo giochi bimbi, si tiene Banda
mania: un modo diverso di fare
banda.
Domenica 18 luglio - TORRE PELLICE: alle 17,30, nel
tempio valdese, il pastore Marchetti guida un incontro sul tema
I protestanti e le apparizioni di
Maria.
Domenica 18 luglio - MONTOSO: alle 10 in piazza Martini
parte la 3* Stramontoso, gara di
corsa in montagna individuale
maschile e femminile per amatori Fidai alle 15 avverrà la premiazione dei vincitori.Quota di
partecipazione: 5 mila lire.
Fino al 18 luglio - TORRE
PELLICE: alla Pro Loco in via
Repubblica 3 si può ancora visitare la mostra delle sculture in
legno di Albino Pons; l’orario è
dal lunedì al sabato dalle 9 alle
12,30 e dalle 16 alle 18,30 e la
domenica dalle 10 alle 12.
Dal 19 luglio al 4 agosto TORRE PELLICE: presso il
Centro culturale valdese si svolge il IV seminario di tecnica ed
interpretazione musicale, che
comprende il corso di canto e interpretazione scenica, a cura di
Giovanna De Liso, il corso per
pianisti accompagnatori, a cura
di Luigi Dominici, e il corso di
violino e di musica da camera
per archi e pianoforte, a cura di
Daniele Gay. Gli allievi dovranno presentarsi lunedì 19 luglio
alle 15 presso il Liceo valdese, in
via Beckwith 1.
Dal 19 al 30 luglio - FENESTRELLE: si svolge la quarta
edizione de 1 bambini e l’ambiente montano, un’iniziativa
proposta dal Gruppo guardie
ecologiche volontarie valli Chisone e Germanasca e rivolta ai
ragazzi dai 7 ai 14 anni. Il programma prevede giochi nel bosco, raccolta di erbe, escursioni,
costruzione di giocattoli popolari
e altro ancora. Possono aderire al
massimo 20 ragazzi, che dovranno provvedere all’equipaggiamento e al pranzo al sacco in
caso di escursioni. Per informazioni e iscrizioni rivolgersi
all’ufficio turistico in piazza della Fiera, tei. 0121-83600 dalle 10
alle 12 e dalle 15 alle 18.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma
p)er venerdì 16 e sabato 17 luglio,
alle 21,15, West Side Story,
nuova edizione del musical con
Natalie Wood. Domenica 18 alle
20 e 22,10 e lunedì 19 alle 21,15,
Ossessione d’amore con Sharon
Stone. Giovedì 22, alle 20,30, La
beila e la bestia di Walt Disney.
PINEROLO — Il cinema
Italia ha in programma da giovedì 15 a domenica 18, alle 20 e
22,20, Toys-Giocattoli con Robin Williams; da lunedì 19 a venerdì 23, sempre alle 20 e 22,20,
Sex and zen.
FROSSASCO — Nel giardino della scuola materna sabato
17 viene proiettato Tesoro, mi si
è allargato il ragazzino.
14
PAG. Vili
¡E Eco Delle \àlli Aàldesi
VENERDÌ 16 LUGLIO 1993
■*1
Alimentazione e mangiare sano
La ciotola
d^argilla
VALERIA FUSETTI
Se possedete un sambuco,
o conoscete qualcuno
che lo abbia, questo è il momento di iniziare a raccoglierne i fiori. Attenzione,
però, a non saccheggiarlo
completamente: infatti anche le bacche nere che matureranno successivamente
sono utili alla vostra dispensa erboristica. In molte zone
d’Italia, i fiori bianchi del
sambuco erano utilizzati per
la conservazione delle mele,
che si otteneva alternando
uno strato di questi a uno
strato di frutti.
Un’efficace lozione di
sambuco per ammorbidire la
pelle, da usare come tonico:
1 cucchiaio ben colmo di
fiori in un di d’acqua bollente; lasciare in infusione
per 10 minuti, filtrare e tenere in una bottiglia in
frigorifero; usarla entro una
settimana. La tisana di fiori:
1 cucchiaino da tè in 100 mi
di acqua bollente per 10 minuti, 2-3 tazzine al giorno; è
gradevole e serve come rimedio sintomatico per il raffreddore, l’influenza, la tosse, l’asma, i reumatismi. Gli
impacchi di un infuso più
concentrato, 2 cucchiaini da
tè per 100 mi d’acqua, servono per dare sollievo alle
emorroidi infiammate. I
frutti del sambuco vanno
raccolti ben maturi e se ne
può fare un’ottima marmel
lata dai noti effetti lassativi.
Una piccola scorta in casa
potrà essere utile.
Se nei prati vedete macchie di infiorescenze rosa,
dalla forma tondeggiante,
può essere il profumato serpillo. Raccoglietene solo i
capolini fioriti, facendo attenzione a non strappare tutta la piantina. Questo piccolo arbusto è un antibiotico
naturale: ha proprietà digestive, carminative, antispasmodiche. Aiuta nei casi di
tosse persistente, è consigliabile in caso di pertosse e
di asma per le sue proprietà
balsamiche. Questa piantina
dalle molteplici virtù è molto utile anche per usi di cucina. Potrete aromatizzare
insalate e verdure crude,
frittate e minestre campagnole, soprattutto quelle a
base di cipolle o cavolo.
Nella preparazione di carni
alla griglia non dovrebbe
mai mancare.
Una ricetta che uso da anni con buoni risultati, in caso di influenza: 1 pizzico di
foglie di serpillo, 1 pizzico
di foglie di eucaliptus, 1
cucchiaino di fiori di farfara; versare 150 cl di acqua
bollente in una tazza, coprire e lasciare in infusione per
15 minuti. Colare senza
spremere, aggiungere 1 cucchiaino di miele (l’ideale è
quello al timo o al tiglio) e
bere ben caldo almeno quattro volte al giorno.
Skiroll
Domenica 4 luglio si è svolta a Bielmonte (Ve) la IV prova della Coppa Italia di skiroll
in salita. Circa 175 atleti, in
rappresentanza di 19 società,
si sono dati battaglia lungo il
bel percorso da Piaro a Bielmonte. Gli atleti dello Sport
Club Angrogna si sono classificati: categoria esordienti maschili: 9- Luca Gay; esordienti
femminili: 8- Elisa Godino;
cadette femminili: ottimo 3®
posto per Antonella Chiavia, a
soli 2 secondi dalla seconda;
4- Elisa Girardon, 11- Elena
Godino; allievi maschili: 9°
Davide Coucourde, 11- Guillermo Paschetto; juniores
femminili: 3- Miriam Avondet; seniores maschili: 6° Fabrizio Malan, 10® Luciano Paschetto, 11® Massimo Casorzo, 14® Danilo Negrin, 21® Luciano Paimero, 36® Riccardo
Ribotta; veterani: 13® Alfredo
Chiavia, 23® Enrico Coucourde, 32® Sergio Cerini.
Corsa
Si è svolta ri 1 luglio
all’Aquila di Giaveno, valida
come seconda prova di campionato provinciale, la corsa
che ha visto alla partenza dal
piazzale dell’alpe Colombino
115 atleti fronteggiarsi sulla
dura salita fino al traguardo,
presso il bivacco III Alpini
sulla cima del monte Aquila.
La classifica assoluta della
gara, intitolata alla memoria
del generale Mautino nel 10®
anniversario della sua scomparsa, vede al 1® posto il giovane Luigi Papiro del Giò 22,
seguito da Livio Barus, che
con questo piazzamento si po
ne al comando della classifica
provinciale categoria senior.
Scorrendo la classifica assoluta, senza distinzione di categorie, troviamo al 4® posto
Bruno Poèt del Gasm, all’8®
Renato Jalla del Gasm, al 9®
Giorgio Rostan del Riv Skf,
al 10® Claudio Garnier del
Gasm.
La categoria veterani B ha
visto protagonisti il locale
Sergio Guglielmino e Gino
Long del Riv Skf, che alla fine si è imposto. Con questa
vittoria Long consolida il proprio primato nella classifica di
campionato. In campo femminile, vittoria per l’atleta di Cafasse Mirella Cabodi, davanti
a Lorella Frasson e Tiziana
Semeraro, mentre negli juniores ottimo secondo posto per
Massimo Garnier del Gasm.
Il prossimo appuntamento
per la corsa in montagna è a
Tavagnasco per un’altra gara
di salita con mille metri di dislivello.
BATTITO
Kayak
Su iniziativa dell’ufficio
sport della Comunità montana
vai Pellice e con la collaborazione tecnica del 3S Lusema,
i circa 90 allievi che frequentano le attività di «Estate ragazzi» nei Comuni di Torre
Pellice e Luserna San Giovanni, hanno provato l’esperienza del kayak. Ospiti
dell’assessore lusemese Bruera al laghetto Fonte Blando, i
ragazzi hanno potuto provare
gli elementi fondamentali di
questa specialità che sta diventando famosa anche in Italia, grazie soprattutto ai campionati del mondo disputati
durante questa settimana in
Trentino.
Unilaterale
Ho letto con interesse la
pubblicazione II sapere di Anna, una serie di interviste effettuate da Andrea Salasso ad
alcuni residenti della vai Pellice, aventi come tema il disagio giovanile a Torre Pellice.
Sono rimasto particolarmente colpito dall’intervista a
Mauro, intitolata «La zona del
crepuscolo».
Amico Mauro, tu dici di
«odiare» i moralisti, cioè secondo te, per esempio, «quelli
della Tavola...». Conosci così
bene tutti i suoi membri da poterli chiamare moralisti? Proseguendo la tua analisi della
situazione giovanile a Torre
Pellice, Mauro, parli dei «giovani valdesi»... e su di loro
esprimi una serie di considerazioni. Nuovamente mi chiedo
come tu faccia a dare dei giudizi così netti e precisi; hai
mai provato a frequentare seriamente quelli che tu chiami i
«giovani valdesi»? Mi dispiace veramente leggere delle cose che secondo me non danno
una visione completa e globale della realtà giovanile a Torre Pellice (...). Forse se l’autore avesse ampliato il cerchio
delle persone intervistate,
l’opuscolo avrebbe presentato
una visione più completa
dell’argomento trattato. Sarebbe stato interessante sentire il
parere proprio di uno dei tanti
giovani che partecipano alle
attività legate alla Chiesa valdese, o quello di uno impegnato nel folto gruppo dei volontari della Croce Rossa. Forse
in questo modo si sarebbero
evitate speculazioni.
Roberto Charhonnier
Torre Pellice
^^MANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto
tei. 81154.
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81205
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81100
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notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
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15
\/ENERDÌ 16 LUGLIO 1993
Attualità
PAG. 7 RIFORMA
principi di separazione tra stato e chiesa e della libertà religiosa in Usa
I pacifisti e la crisi di Taranto
Perché le chiese evangeliche americane sono Gli Harrier in Puglia
contrarie ad un ambasciatore in Vaticano
FRANCESCO PETHOSILLO
IGNAZIO BARBUSCIA
Negli Stati Uniti le chiese
evangeliche hanno invitato il nuovo presidente, Bill
Clinton, a non nominare un
ambasciatore presso il Vaticano. La motivazione di fondo è che il mantenimento di
relazioni interstatali tra gli
Stati Uniti e la Santa Sede
viola il principio democratico
della separazione fra Stato e
Chiesa. Il separatismo, che è
molto sentito negli Usa, viene
visto come una condizione irrinunciabile per la libertà degli individui e delle nazioni.
Gli evangelici sono convinti che l’instaurazione di relazioni diplomatiche fra Usa e
Santa Sede, iniziata sotto
l’era Reagan il IO gennaio
1984, debba essere rivista.
Un po’ di storia aiuterà a capire questa evoluzione.
Le relazioni diplomatiche
con lo Stato pontificio: fra il
1848 e il 1867 gli Stati Uniti
hanno avuto delle relazioni
diplomatiche con lo Stato
pontificio. Durante questo periodo il papato era sovrano,
uno stato che controllava il
centro Italia e contava più di
tre milioni di persone. I diplomatici americani inviati a
Roma si occupavano solo
delle “relazioni civili”, dello
“sviluppo del commercio” e
della protezione dei cittadini
americani. Non vi erano però
relazioni con il papa in quanto capo della chiesa di Roma.
Nel 1870, dopo che i bersaglieri entrarono nella città
eterna, Roma divenne capitale dell’Italia unificata e lo
Stato pontificio crollò. Già
nel 1867 la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti,
con 82 voti a favore e 18 contro, decise la chiusura della
legazione a Roma.
Le ragioni erano le seguenti: 1) l’intolleranza papale. Il
culto protestante a Roma era
proibito e soggetto all’inquisizione anche nelle case private. 2) il minore bisogno. Le
relazioni con uno stato che
era sul punto di essere assorbito dal regno d’Italia non sarebbero state di grande utilità.
3) la natura “ornamentale”
del posto non favorirebbe il
popolo americano. 4) le spese. La legazione sembrava essere una spesa inutile. 5) Il
punto di vista costituzionale.
Era una possibile violazione
della separazione tra chiesa e
stato, soprattutto dopo l’eliminazione quasi totale del
potere temporale del papa.
Per 60 anni il papa non
potè pretendere il titolo di capo di stato. Nel 1929, con il
trattato del Laterano, fu ridato
il potere temporale al papa
con la costituzione della Città
del Vaticano che è diventata
uno stato artificiale. Essa è
esclusivamente il capoluogo
di una chiesa, la Chiesa cattolica romana; è il centro di una
chiesa, amministrata dal clero, avente qualche rassomiglianza con uno stato (francobolli, guardia svizzera ornamentale, un servizio diplomatico, una finanza internazionale) al fine di rendere questo
centro religioso del cattolicesimo indipendente dal controllo dello stato italiano e
con maggiore influenza politica.
Nel gennaio del 1984 gli
Stati Uniti e la Chiesa cattolica annunciavano l’istituzione
di relazioni diplomatiche tra
di loro. Questo cambiamento
radicale nella politica nazionale è stato realizzato senza
La piazza di San Pietro nella Città del Vaticano
discussione pubblica o udienze e senza un reale dibattito
in nessuna delle Camere. Nel
mondo protestante, ma anche
in parte cattolico, tale fatto
non ha creato entusiasmi ma,
anzi, tante perplessità.
Cinque sono le critiche più
significative che vengono rivolte al presidente degli Stati
Uniti per quanto riguarda tale
decisione:
1) Separazione tra la chiesa e lo stato: i legami diplomatici con la Santa Sede vanno contro la tradizione fondamentale degli Stati Uniti della
separazione tra chiesa e stato.
Non solo le relazioni diplomatiche con il papato coinvolgono gli Stati Uniti con i
problemi, le visioni e le pretese di una chiesa, ma comporta anche un coinvolgimento di quella chiesa negli affari
politici degli Stati Uniti.
L’ambizione politica della
chiesa va contro lo spirito e
l’eredità nazionali americani.
2) Una forma di discriminazione religiosa: queste relazioni diplomatiche sono discriminatorie. Esse rappresentano una violazione del
principio americano di pluralismo e uguaglianza di tutte le
religioni di fronte alla legge.
Il legame diplomatico in questione favorisce una chiesa
per la sua grandezza e influenza e perché storicamente
ha preteso autorità civile. Il
garantire alla Chiesa cattolica
romana un riconoscimento
speciale e accesso diretto al
Dipartimento di Stato della
Casa Bianca è una discriminazione verso le altre chiese,
specialmente nei confronti
delle chiese mondiali e dei
Concili ecclesiastici mondiali.
3) La Santa Sede comprende anche il papa e la curia: è
impossibile fare una differenza tra papa come capo della
Chiesa cattolica romana e papa come capo dello stato del
Vaticano. Infatti, le relazioni
diplomatiche non sono con lo
stato del Vaticano, ma con la
Santa Sede. Il papa e la curia,
insieme, comprendono la
Santa Sede. Ogni interpretazione che separi la Santa Sede dalla Chiesa cattolica romana è fuorviante. La Chiesa
cattolica romana lo conferma
quando assegna ai nunzi il
doppio ruolo di ambasciatori
del governo e di rappresentanti del papa presso i vescovi
cattolici della stessa nazione.
4) Relazioni ufficiali diplomatiche non necessarie: mentre la nomina dell’ambasciatore degli Stati Uniti presso la
Santa Sede rappresenta un
trionfo per le attività diplomatiche della Chiesa cattolica
romana, essa non porta agli
Stati Uniti niente che abbia
un valore aggiuntivo reale. Se
il Presidente lo desidera, può
avere un inviato personale,
senza contare inoltre che a
Roma vi è già un’ambasciata
degli Stati Uniti, con molto
personale.
5) Possibile danno alle relazioni tra chiese: inviare un
ambasciatore alla Chiesa cattolica romana non porta ad
avere buone relazioni tra le
chiese. Il carico di favoritismo e discriminazione non è
una cosa buona. Il problema
di fondo non è rappresentato
dallo status del papa quale
importante figura intemazionale, ma sta nell’avere relazioni diplomatiche con una
chiesa, una qualunque chiesa.
Una delle caratteristiche
della Costituzione degli Stati
Uniti è proprio il principio
del separatismo e del rispetto
profondo della libertà religiosa. In ogni caso, la decisione
di nominare un ambasciatore
non è in armonia con i principi esposti.
Le prime versioni dell’Harrier potevano trasportare
un carico bellico di circa 2.300
kg e per esse erano previste
missioni antinave. Nell’arco di
tre anni l’Harrier è stato perfezionato, potenziato e trasformato in un aereo capace di trasportare 4.200 kg di carico
bellico.
Le ultime informazioni militari provenienti dalla guerra
del Golfo costituiscono delle
novità: l’Harrier è capace di
portare bombe e missili fino a
oltre 7.700 kg. Va aggiunto
che in questo carico bellico
può essere contemplata una
bomba uguale a quella del
Tornado (che è il «massimo»
oggi disponibile in Italia) e,
fra gli aerei italiani, è il più
adatto a missioni di bombardamento dopo lo stesso Tornado.
L’Harrier è dunque un aereo
d’attacco, da bombardamento
e a capacità nucleare.
Non è inoltre un aereo da difesa date le sue scarse capacità
«velocistiche» (non compensate dall’alta maneggevolezza)
e Tinadeguata capacità di intercettazione di aerei supersonici. Si possono fare a questo
punto (prendendo spunto da
questi dati) alcune osservazioni, connesse al nuovo modello
di difesa.
1) Missioni: viene smentita
dai dati oggettivi disponibili la
«missione difensiva» degli
Harrier (difesa dei convogli
navali nel Mediterraneo). Viene confermata la funzione di
copertura aerea alla flotta, ma
a grande distanza dal suolo nazionale.
2) Bombardamento e sbarco: i dati relativi alla reale capacità di bombardamento sono
stati probabilmente mantenuti
segreti per qualche tempo.
L’incrociatore-portaerei Garibaldi non aveva alcun bisogno
dello sky jump (la parte di
prua della pista inclinata verso
l’alto, finalizzata al decollo)
perché gli Harrier sono a de
La Camera approva una risoluzione del verde Mattioli
Rispettare Tembrione della vita
Il tema della bioetica va in
scena a Montecitorio e, nonostante il consenso intorno
ad un risoluzione comune in
difesa deU’embrione umano,
subito si scatenano le polemiche. Tutto si è svolto la
sera del 30 giugno, quando si
sono discusse le sei mozioni
sulla bioetica presentate da
diversi gruppi (De, PdsRifondazione, Fri, Psi, Verdi
e Msi).
Dopo una lunga trattativa,
tutti i gruppi parlamentari
con l’esclusione dei missini
si sono trovati concordi nel
convergere sul testo del parlamentare verde Gianni Mattioli, la cui risoluzione è stata approvata con 347 voti favorevoli e uno solo contrario. Immediatamente dopo,
però, è stata approvata a sorpresa con i voti della De e
della Lega anche la mozione
del Msi, che in parte contraddice la risoluzione precedente. Fatto che ha scatenato
la protesta delle deputate del
Pds e dello stesso Mattioli.
La risoluzione del gruppo
verde approvata all’unanimità, che ha avuto anche il
parere favorevole del ministro della Sanità, Maria Pia
Garavaglia, chiede una legge
che difenda Tembrione uma
no da sperimentazioni e usi
commerciali, che impedisca
la sperimentazione senza
anestesia sugli animali e che
blocchi la produzione di animali «transgenici» (ottenuti
cioè con tecniche di ingegneria genetica).
Sull’embrione umano, il
testo approvato alla Camera
impegna il Parlamento a «legiferare per stabilire la protezione giuridica dell’embrione in ordine agli interventi
terapeutici che lo riguardano
e vietando ogni sperimentazione che non sia riconducibile a tale finalità». In pratica, dunque, si potrà intervenire sul singolo embrione solo per correggere specifici
difetti genetici che lo riguardano e non invece per manipolarne il corredo genetico
in modo da produrre alcune
caratteristiche piuttosto che
altre (razza, colore degli occhi, dei capelli, ecc.). La risoluzione Mattioli, giudicata
molto positivamente sia
dall’Istituto di bioetica
dell’Università cattolica che
dal pidiessino Giovanni Berlinguer, chiede inoltre «una
normativa coerente e precisa,
anche se leggera, sulla riproduzione assistita, che assicuri in primo luogo i diritti del
nascituro all’identità, alla salute e alla sicurezza e quelli
della donna alla sicurezza e
alla salute». Impegna poi il
governo a potenziare il Comitato nazionale di bioetica,
vincola ogni intervento «a un
rigoroso principio di non
commercializzazione del
corpo umano e dei suoi prodotti»; vieta, oltre alla produzione, anche la «brevettazione industriale» di animali
transgenici e promuove «la
riconversione dei laboratori
e degli stabilimenti ove si
compiono esperimenti di ingegneria genetica sugli animali e dove vengono prodotti animali transgenici».
L’entusiasmo di Mattioli e
degli altri deputati della sinistra per l’approvazione della
risoluzione sulla bioetica è
stato smorzato subito dopo
dal voto favorevole accordato alla mozione missina dai
democristiani e leghisti: il testo afferma, tra l’altro, il diritto «inviolabile» alla vita
«fin dal concepimento»
(sconfessando praticamente
la legge 194 sull’interruzione di gravidanza e la «risoluzione Mattioli») e chiede
norme che impediscano
«l’eutanasia attiva e passiva»
(Adista).
collo verticale (o comunque
molto corto) e non hanno bisogno di piste inclinate. Lo sky
jump serve ad aumentare ulteriormente le possibilità di carico bellico. Se a ciò si aggiunge
l’avionica sofisticata e il radar
in grado di gestire attacchi
notturni di sorpresa, il quadro
è completo: è un aereo autonomo in grado di gestire missioni
anche senza le informazioni
delTombrello-radar del Garibaldi e di colpire a grande distanza, coprendo dall’alto
eventuali sbarchi anfibi italiani
in aree straniere. Coerentemente con tale prospettiva il
Parlamento sta varando un
piano di potenziamento delle
forze anfibie da sbarco.
3) Funzione strategica della
base di Taranto: in questo
contesto si comprende il salto
di qualità che il fianco Sud si
appresta a compiere con i lavori di costruzione della nuova
base navale di Taranto e l’ampliamento della base aerea della marina militare a Grottaglie
(Ta). La base navale di Taranto sta diventando una base aeronavale: a Grottaglie avranno
base gli Harrier mentre la Garibaldi ormeggerà a Taranto.
Tutto ciò avviene mentre la
flotta sovietica riduce la propria presenza nel Mediterraneo.
6) I segreti della reindustrializzazione a Grottaglie:
con la logica della segretezza,
a Grottaglie sta sorgendo uno
stabilimento dell’ex Aeritalia
(ora Alenia) finalizzato all’assemblaggio degli Harrier. La
Puglia, forte come presenza
militare ma debole come coinvolgimento industriale di tipo
bellico (salvo poi a rifarsi al
traffico illegale di armi), sta
quindi colmando questo suo
«ritardo» all’appuntamento
con il mercato delle armi.
Questo nuovo corso produttivo
di tipo bellico gode della
copertura o dell’astensione
delle forze politiche presenti
nel Consiglio comunale di
Grottaglie che continuano a
dire di non sapere che lo stabilimento sarà destinato anche
all’assemblaggio degli Harrier.
Oltre agli Harrier, Grottaglie
contribuirà alla produzione di
un «aereo segreto», il convertiplano Osprey, destinato a
missioni di spionaggio militare. Tutto questo (mentre Taranto sta attraversando la più
grossa crisi economica del
dopoguerra) passa sotto un nome magico e di successo: reindustrializzazione!
DALLA PRIMA PAGINA
La Camera
luglio, valdesi, metodisti e
battisti - che non hanno mai
preteso privilegi dallo Stato
ma soltanto la piena attuazione delTart. 8 della Costituzione - rischiano di vedere
vanificati ancora per un anno
gli effetti delle Intese, come il
contributo volontario delT8
per mille e la defiscalizzazione dei contributi finanziari
volontari dei credenti evangelici alle loro comunità. In
sostanza, specialmente le
chiese battiste sarebbero lasciate per ancora chissà
quanto tempo nel limbo civile, anzi incivile». Con la ratifica, prosegue De Benetti,
sarà invece possibile superare
anche il «continuo contenzioso» sulla questione della religione a scuola, e in particolare degli «atti di culto» che
una recente sentenza del Tar
di Bologna ha dichiarato illegittimi in orario scolastico.
16
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 16 LUGLIO 19g^
Leonardo Boff
Due documenti dalle chiese svizzere
Indagini etiche su
droga e biotecnologie
JEAN-JACQUES PEYBONEL
L? «Istituto di etica sociale» della Federazione
delle chiese protestanti della
Svizzera ha appena pubblicato due interessanti rapporti
su temi di grande attualità*.
Uno, intitolato «Drogues ni del ni enfer», è dedicato
al problema della tossicodipendenza e presenta una serie di riflessioni di etica cristiana relative all’uso di droghe illegali.
Anche se‘riferite specificatamente alla situazione svizzera, queste riflessioni valgono per l’insieme dei paesi
colpiti dal fenomeno, sia per
l’analisi delle cause che portano al consumo di droghe,
sia per l’aiuto e le terapie
proposte.
La ricerca evidenzia la dimensione sociale del fenomeno: spesso ci si dimentica
che è l’azione congiunta di
differenti fattori a portare
una persona a diventare tossicodipendente, per cui una
politica puramente repressiva
non risolve nulla.
D’altra parte, è indifendibile la situazione attuale che
punisce severamente l’uso
delle nuove droghe, estranee
alla nostra cultura, e pubblicizza invece le droghe «legali» ammesse dalla nostra
cultura (tabacco, alcol, farmaci).
In ogni caso va privilegiata
una politica di prevenzione,
che implica di «organizzare
la vita e le condizioni di lavoro in modo tale che ne risulti un minimo di dipendenza, qualunque ne sia la forma».
In una prospettiva cristiana, occorre puntare alla-riconciliazione. Ma anche la
riconciliazione ha una dimensione sociale: spetta
quindi alla società creare
possibilità di reintegrazione
nei confronti di coloro che
sono stati emarginati o che
hanno scelto l’emarginazione, tenendo conto che «le
persone le cui facoltà di autonomia sono limitate devono essere affrontate con riguardi particolari corrispondenti alla loro situazione».
L’altro rapporto, intitolato
«Breveter la vie?», tratta un
problema più complesso che,
a differenza della droga, è
spesso molto lontano dalle
preoccupazioni quotidiane
della gente comune: quello
delle biotecnologie.
Nel maggio ’92 l’ufficio
europeo dei brevetti decise di
accordare un brevetto al «topolino canceroso di Harvard», il quale aveva subito
manipolazioni genetiche per
accrescere la sua sensibilità
nei confronti del cancro.
L’ufficio dei brevetti giustificò la propria decisione invocando l’utilità deir«invenzione» per l’umanità.
Ma, si chiedono le chiese
nonché molte organizzazioni
ambientaliste, è legittimo
«brevettare la vita», come se
le manipolazioni genetiche
su piante e animali fossero
paragonabili a invenzioni
tecniche?
Inoltre, il riconoscimento
ufficiale per mezzo di bre-'
vetri, tutelando per vent’anni
gli interessi prettamente
commerciali degli «inventori», non rischia di favorire un
monopolio economico deleterio, specie nei confronti dei
paesi del Terzo Mondo?
Dal punto di vista di
un’etica ambientalista ispirata a una teologia della creazione, più che dei diritti della
natura in sé si deve tener
conto della relazione particolare tra Dio, gli uomini e la
loro storia.
In questa relazione la vita,
in tutti i suoi aspetti, è un dono di Dio affidato alla responsabilità della creatura
umana.
Ne derivano alcune implicazioni sul piano etico: «a) il
rispetto per tutti gli esseri viventi; b) tutti gli esseri viventi hanno uno stesso diritto alla vita; c) il rispetto di fronte
al divenire della natura».
Pertanto le «invenzioni» riguardanti gli organismi viventi non possono essere
messe sullo stesso piano delle invenzioni attinenti al
campo della materia inorganica.
In proposito esistono importanti divergenze tra i paesi industrializzati: Stati Uniti
e Giappone danno brevetti di
invenzioni biotecnologiche
anche a «invenzioni» riguardanti animali e piante, attirando così la ricerca verso tali paesi, a scapito dell’Europa.
«I problemi - conclude il
rapporto - esigono una soluzione a livello mondiale:
rOnu e la sua agenzia specializzata, rompi (Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale), legittimate democraticamente, sono gli organi appropriati per
questo, e non il Gatt (General Agreement on Tarifs and
Trade) dove a far legge sono
le grandi potenze».
(*) Eludes et rapports de l’institut d’éthique sociale de la
Fédération des églises protestantes de la Suisse, Terreaux 10,
1003 Lausanne: «Breveter la
vie?», n. 43; «E|-ogues - ni ciel
ni enfer», n. 44.
Nell'ultimo libro del teologo sudamericano si aprono nuove vie all'impegno dei credenti
Ecologia^ spiritualità^ mondialità: i complessi
paradigmi delPultima produzione di L. Boff
ELIZABETH E. CBEEN
Il nuovo libro del noto teologo della liberazione, l’ex
francescano Leonardo Boff*
è diviso, come suggerisce il
titolo, in tre parti racchiuse
fra due meditazioni bibliche.
Il discorso della montagna di
Corovado e II popolo gravido
di Gesù Cristo. Ogni capitolo
del libro, scritto in un linguaggio semplice e accessibile, è a sé stante.
Nella prima parte dell’opera l’autore descrive il nuovo
paradigma fornito dall’ecologia e le sue conseguenze teologiche. Questo nuovo paradigma presto si rivela purtroppo un paradigma vecchio
che non aggiunge niente di
nuovo al dibattito in corso tra
ecologia e teologia.
Riaffiorano il panenteismo,
la centralità dello Spirito, la
relazionalità di una teologia
trinitaria.
Sono presenti alcune costanti del pensiero di Boff: la
psicologia di stampo junghiano con i suoi infelici principi
maschile e femminile, il riferimento d’obbligo a san Francesco, le critiche alla gerarchia cattolica.
Vale la pena notare che
Boff considera che la distruzione ecologica abbia radici
psicologiche: «Uattuale situazione del mondo rivela lo
stato della psiche umana.
Siamo malati dentro» (p.
41).
Questo porta l’autore a
condividere una posizione
conservatrice considerata da
altri come elitaria. Infatti, dato che «la terra e l’universo
sono sperimentati come portatori di spirito» (p. 45), la
salvaguardia del creato diventa imperativa per la salute
dell’essere umano tutto. Questo però appare come un circolo vizioso, in quanto il nuovo rapporto persona/natura ha
bisogno di «una rivoluzione
nella mente» (p. 44).
Nella terza parte del libro
Boff offre due vie per spezzare questo cerchio e quindi accedere allo spirito cosmico
creatore di rapporti ecologici:
la spiritualità e la sessualità.
Per Boff è la mistica a permettere ai popoli in lotta di
resistere ai soprusi del capitalismo. La mistica, che «cerca
l’unità in tutte le differenze
come un filo divino che percorre l’universo» (p. 187),
non è altro che Punirsi con lo
spirito divino che pervade il
«cosmos».
La pratica della mistica
consiste nella meditazione,
nella conversazione, nella
preghiera, nella celebrazione,
nell’avere dei tempi «forti»
come punti di riferimento. Se
la mistica è una manifestazione dell’«Mn/cù! energia vitale
che pervade tutto l’essere
umano» (p. 200), lo è anche
la sessualità.
Fedele al suo paradigma
olistico, Boff cerca di superare l’opposizione tra spirito e
materia considerando la sessualità e la spiritualità come
aspetti diversi della stessa dinamica. Mi sembra significativo che nel suo sforzo di
pensare la sessualità, l’autore
abbia fatto ricorso allo yoga
tantrico dell’India. Viene da
chiedersi se questa scelta mostri la scarsità delle risorse
cristiane in materia o il, progressivo allontanarsi di Boff
dallo specifico cristiano.
La fine del comunismo: una protesta a Tallin (Estonia) contro la
secessione
La parte più interessante e
originale del libro, a mio avviso, risiede nei capitoli centrali dedicati alla mondialità,
in cui Boff si interroga sulla
teologia della liberazione dopo il crollo del socialismo.
Certamente non è stato il capitalismo ad aver vinto il socialismo reale, ma l’anelito di
liberazione dei popoli dell’
Est.
Anzi, «il socialismo, che
per la sua natura pone la
realtà collettiva come base
della sua articolazione, potrà
rappresentare la grande alternativa dell’ umanità naturalizzata che ha deciso di sopravvivere in uno spazio di
fraternità» (p. 121).
In questi capitoli l’autore
individua come baricentro
della politica il problema
mondiale dei poveri. E qui la
teologia della liberazione, in
quanto privilegia i poveri come «luogo epistemologico»,
ha ancora un ruolo da giocare. Infatti sono i due terzi del
mondo a essere portatori del
sogno e della speranza (l’utopia) di cui tutti hanno bisogno, sogno che consiste, per
Boff, nel far convergere le
due forme della modernità: il
patrimonio di scienza e tecnica e la democrazia sociale.
A unire questi capitoli al
resto dell’opera che risulta
piuttosto estraneo a una sensibilità protestante e comunque teologicamente discutibile, è l’impegno personale
dell’autore accanto ai più miserabili del suo continente.
Un impegno che sembra faticare a trovare la sua voce e
che nel mentre, paradossalmente, si esprime nelle categorie affermate del pensiero
sia occidentale che orientale,
categorie che non sempre
conducono a una riappropriazione radicale della tradizione
cristiana in chiave di ecologia, mondialità e mistica, a
partire dalle risorse dell’
America Latina.
(*) Leonardo Boff: Ecologia
mondialità mistica. Assisi, Cittadella, 1993, pp 224, £ 22.000.
La vicenda veneziana di uno dei convitti sorti per ospitare gli orfani dei partigiani
L'esperienza educativa del «Biancotto»
______PAOLO T. ANCELERI
Quella del Convitto
«Biancotto» di Venezia,
un’istituzione nata nel 1947
per l’assistenza agli orfani dei
partigiani morti in combattimento* è una storia attenta e
documentata. L’istituzione,
cresciuta come scuola di democrazia laica, ha finito per
morire a causa della preconcetta ostilità dei clericali e
delle autorità di polizia asservite al ministro del tempo, il
famigerato Sceiba.
Furono dieci anni, dal 1947
al ’57, di scontri, di dure lotte
per la sopravvivenza; ma come tutti i convitti «Rinascita»
nati con la Resistenza (a Torino, Genova, Roma, Novara,
Bologna e Cremona) anche il
«Biancotto» dovette cedere.
L’ostilità crescente delle autorità, la mancanza di mezzi, i
non mantenuti impegni di finanziamenti ministeriali finirono per vincere la volontà di
resistenza degli organizzatori.
La democrazia cristiana, già
all’attacco della scuola pubblica, dava per scontato il
monopolio ecclesiastico nella
scuola privata: e non poteva
certo accettare concorrenti su
quel terreno.
È probabile comunque che
gli stessi laici non abbiano inteso fino in fondo l’importanza di un esperimento democratico di quel genere. Lo riconosce Alessandro Natta in
una sua nota di commento:
«L’esperienza dei convitti
avrebbe potuto essere l’innesco di un significativo movimento pedagogico. Non è stato così (...). A mio parere ha
pesato molto un difetto di
strategia, cioè l’idea che i
problemi della scuola,
dell’educazione e formazione
fossero problemi del dopo,
dico del dopo la conquista
del potere e della trasformazione socialista» (p. 199).
E invece l’educazione non
è mai problema del «dopo»,
né di mero potere. Senza alcun dubbio «r educazione del
cittadino, il comportamento
verso le leggi, la libera volontà del dovere o meno, il
credo pedagogico discendono
sempre dai grandi sistemi del
pensiero politico, dalle gene
sì';ì..
rali proposte teoriche; basta
riflettere alla teoria della
“sovranità popolare di Rousseau", allo “stato di diritto
kantiano", alla “filosofia politica come scienza" del “mostro di Malmesbury" di Hobbes» (p. 200).
Ma l’esperienza insegna
che l’opera educativa concreta può e deve partire dal basso, interagendo nell’immediato, facendo sentire la sua forza di trasformazione delle coscienze con l’affrancamento
da ogni soggezione alle chiusure illiberali di qualsivoglia
struttura di potere. Questo ha
cercato di fare il «Biancotto»,
nonostante errori e incomprensioni, e proprio per questo il ricordo di quel convitto
veneziano ha un’importanza
che va al di là del contingente
Gli anni del dopoguerra. Emigrazione verso l’Argentina
fallimento e della provvisoria
incapacità di far fronte ai prepotenti «signori della storia».
«Centinaia di orfani sono
passati attraverso [quell’istituzione] assistiti, avviati agli
studi o all’apprendimento di
un mestieri, curati, formati ai
principi della Costituzione
repubblicana» (p. 200).
Il «Biancotto» fu chiuso nel
1957, nonostante l’impegno
degli operai e delle associazioni partigiane: ma rimase
comunque un’esperienza positiva e una battaglia vinta. Ci
sono ancora oggi coloro che
di fronte a un’educazione di
questo tipo, profondamente
laica e democratica, si stizziscono e protestano, avanzando pesanti accuse di ateismo
e di irreligiosità senza rendersi conto che l’educazione autenticamente religiosa o è laica, e cioè libera, o non ha ragione d’essere.
Opportuna e quanto mai attuale una simile rievocazione,
perché il ricordo del processo
di liberazione aperto dalla
Resistenza non si appanni e
riesca a trasformarsi invece in
costante sollecitazione a un
impegno forte della collettività sul piano religioso, sociale, laico e democratico.
(*) Finzi-Federici: I ragazzi
del collettivo. Il Convitto
«Francesco Biancotto» di Venezia 47-57. Venezia, Marsilio,
1993, pp 213, £28.000.
17
venerdì 16 LUGLIO 1993
PAG. 9 RIFORMA
Un saggio di Cesare Marcheselli mostra luci e ombre delle «provocazioni» del teologo
L'opera dì Drewermann è importante,
purché se ne individuino anche ì lìmiti
_______FRANCO BARBERO________
Le opere del teologo di
Paderborn ci invadono
da tutte le parti, in Italia
quanto in Francia e in Germania. Nessun teologo cristiano
del nostro secolo è stato così
letto e tradotto in tutto il
mondo. Ha ragione il professor Jean Ansaldi nel dire che
attorno a Eugen Drewermann
si sta facendo «molto rumore
per poca cosa?» oppure è
preferibile dar credito al teologo Cesare Marcheselli che
invita a prendere sul serio le
sfide radicali che «il Galilei
della Westfalia» lancia a
spron battuto?
L’autore di questo libro*,
attraverso una lettura critica
delle opere di Drewermann,
tenta di rispondere alla domanda: «La psicologia del
profondo, così come la “usa”
il teologo di Paderborn, apporta sul piano metodologico
e contenutistico un positivo
contributo alla lettura della
Bibbia?». Egli può già segnalare la parte iniziale del dibattito che arriva alla soglia
degli anni ’90 e che, proprio
ora, divampa come un incendio.
Il pregio del volume di Cesare Marcheselli (che ritengo
documentato ed equilibrato)
consiste nel fornirci il «quadro» generale del lavoro esegetico e teologico di Drewermann. Per chi vuole capire la
genesi dell’attuale conflitto
teologico, lo studio di Marcheselli è utile, anzi prezioso.
Egli tratteggia con rara lucidità l’impostazione generale
della ricerca di Drewermann
e solleva, a mio parere, gli interrogativi ineludibili che tale
produzione suscita in teologi
e semplici credenti.
Condivido pienamente il
fatto che Drewermann, in taluni passi, si dimostri un disinformato denigratore dei
metodi critici e storici di cui,
tuttavia, non è affatto digiuno. Così mi sembra assai
pertinente domandarsi fino a
che punto Drewermann abbia
capito Bultmann e la sua demitologizzazione. L’integrazione dei metodi oggi è una
necessità, anche nella lettura
della Bibbia, ma Drewermann deve ancora convincersene profondamente e, a volte, proclama contraddittoriamente l’autosufficienza della
psicologia del profondo come
«nuovo metodo», come «nuovo inizio».
Per onestà verso il teologo
tedesco si deve riconoscere
che «Drewermann evolve rispetto a sé stesso: pensato
inizialmente come sostituto
del metodo storico-critico, il
metodo della psicologia del
profondo ne è poi indicato
come integrativo e completivo» (p. 87). «Il metodo storico-critico (Mcs), nella sua
globalità e flessibilità, può
accogliere anche il metodo di
psicologia del profondo
(Mpp)»(p. 230), che, integrando e avvalendosi delle
precedenti ricerche, non ha
affatto bisogno di contrapporvisi.
Secondo Marcheselli è utile
un dialogo tra i metodi e gli
studiosi, ma finora non sembrano adeguatamente ascoltate le «buone ragioni» di
Drewermann. Come negare,
per esempio, la verità «religiosa» del sogno? Come rinnegare le risonanze «mitologiche» nella Bibbia? Come
non fare i conti con i nuovi
linguaggi interdisciplinari che
Eugen Drewermann usa?
Su altri testi più recenti il
dibattito si è approfondito.
ma già questi terreni, segnalati dallo studio di Cesare Marcheselli, annunciano confronti e scontri oggi sul tappeto.
Intanto... sono giunto all’undicesimo libro di Drewermann e, se sono parecchie le
mie perplessità, sono numerosissimi i punti sui quali ritengo prezioso il suo contributo e rilevante la sua provocazione.
In un momento in cui, a
mio avviso, molti teologi protestanti maschi sono assai più
dediti alle «tradizioni» che
non alla creatività esegetica e
teologica (che sta paradossalmente esplodendo nella
Chiesa cattolica), è probabile
che non serva liquidare
Drewermann come un «superficiale», ma diventi più
utile leggere le sue opere cercando di raccogliere il senso
delle sue provocazioni: le
quali, per quanto capisco, sono decisive. Tra gli «osanna»
e i «crucifige» esiste un’altra
strada: quella, appunto, che
Cesare Marcheselli ci suggerisce e ci documenta.
(*) Cesare Marcheselli: Il
caso Drewermann. Casale Monferrato, Piemme, 1991, pp 326, £.
32.000.
Il ricordo fraterno di un critico che ne ripercorre l'itinerario artistico
Filippo Scroppo^ animatore morale e culturale
______ANGELO DRAGONE
Filippo Scroppo, che in
maniera esemplare seppe
coniugare morale e cultura,
era nato a Riesi, in Sicilia, il
giorno di Capodanno del
1910. Nel 1934 si era stabilito a Torino, per poi dividere i
suoi soggiorni con Torre Pellice.
Si era quindi affermato come pittore, significativamente
esponendo nel 1945 a Torino
in una mostra «pro formazioni partigiane», allestita in una
galleria allora aperta nel fianco della chiesa di santa Cristina, per passare poi da certe
spigolose sue raffigurazioni,
che avevano già intesa la lezione di «Corrente» e di un
picassiano «dopo Guernica»,
con un naturalismo, di ascendenza espressionista, a un vero e proprio astrattismo, che
lo vide presente nelle esposizioni intemazionali dell’Art
Club (di cui proprio a Torino
nel ’49 in palazzo Carignano,
organizzò, come segretario,
una memorabile rassegna), sino a niilitare poi, tra i primi
torinesi, con Parisot, Galvano
c Biglione di Viarigi, nel Movimento arte concreta, per date infine valenze spaziali a
nna pittura che, al di là di certe apparenze d’impronta manieristica, aveva avuto caden
ze riccamente evocative, rivelando fino in fondo il pittore
che aveva confessato le sue
preferenze per Paolo Uccello,
ma anche per Klee, più che
per Kandinskij.
Un cenno, dunque, per dire
di come Scroppo avesse saputo farsi interprete della cultura visiva del suo e del nostro tempo: di mano in mano
rivelando il senso anche intimo e quasi segreto di quel
suo immergersi nell’emozionato indagar ogni fantasma
luminoso, attraverso lo stratificato, misterioso gioco del
suo immaginare un mondo
forse iperuranico, dominato
da un’armonia stellare che infine sembrò averlo ricondotto
a misurarsi con le ragioni
stesse della sua fede.
Ma a questo intendevo
giungere per testimoniare
l’azione del «pastore» che,
come Scroppo, ha certato i
suoi proseliti, dando loro il
vigore e la sapienza di ogni
tecnica operativa, ma instillandovi insieme, con il suo
stesso esempio, l’esigenza di
un’assoluta libertà d’arbitrio
creativo, non disgiunta da una
consapevole presenza nel
quotidiano, senza le quali, venendo meno il carattere di
ogni fondamentale autenticità, non potrebbe, addirittura, esservi opera d’arte.
*La caduta» (1977), tempera su cartoncino, esposta in Usa
«Angeio» (1947): un’opera deii’uitima fase figurativa di Scroppo
Di questo e d’altro Filippo
Scroppo dovette aver avuto
lucido intuito. Come del bisogno di poesia insito nell’uomo e quindi nel popolo che
dei singoli è l’insieme: a cui
in una società ben governata
devono responsabilmente rispondere, come ogni altra
parte in causa, anche gli artisti e i critici d’arte, loro esegeti.
Di qui venne la milizia critica di Scroppo che nelle stesse pagine d’un quotidiano di
partito quale L'Unità, nel dopoguerra, dominato in area
comunista dal realismo socialista sostenuto da Togliatti, si
è adoprato in una appassionata ma lucida difesa dell’
astrattismo, da quell’autentico, infaticabile organizzatore
di cultura che è stato.
Proprio a Torre Pellice,
Scroppo ha lasciato il suo se
gno più bello in quel museo
che dovrà ormai portare il suo
nome [la Civica galleria d’arte contemporanea, raccolta di
opere ottenute da Scroppo direttamente dagli autori, è attualmente in attesa di una sistemazione logistica definitiva; in favore di questa raccolta è sorta recentemente un’associazione di amici, ndr]: un
museo da intendersi, innanzi
tutto, come opera a più voci,
da lui stesso concertata, attraverso decenni di esemplari
esposizioni, a testimonianza
del proprio tempo, consapevole che soltanto la storia abbia in sé quanto può ammaestrare uomini che non siano
né ciechi né sordi ai suoi richiami (...), perché nelle sue
sale possa continuare l’azione
sociale di quella «scuola libera» nella quale Scroppo aveva giustamente creduto.
Carri armati iracheni nelia guerra contro i’Iran
Libri
Produttori e mercanti di morte
Alcuni anni fa, nel Mozambico vessato dalla guerra civile, a
un missionario italiano che stava svolgendo un’attiva opera di
solidarietà e di cooperazione dissero: guarda padre, questa mina è stata fabbricata nel tuo paese. Naturalmente il missionario
non seppe che dire, grande era lo sconforto per il fatto di vedere l’Italia tanto pesantemente invischiata nei traffici di armi, regolari o no.
Proprio sulla diversa natura dei traffici di armi (ditte che
esportavano con la complicità dei governi, ditte che agivano
nascostamente al governo), al ruolo del nostro paese nel commercio di morte (in particolare con i paesi del Terzo Mondo),
al chiarimento di dinamiche e tendenze di questo particolarissimo mercato è dedicato il libro di Francesco Terreri*, pubblicato per iniziativa del Molisv (Movimento liberazione e sviluppo), organizzazione non governativa impegnata nella cooperazione Nord-Sud, e della Lega internazionale per i diritti e la liberazione dei popoli.
L’introduzione presenta in breve la storia del traffico d’armi,
dai tentativi di controllo tra le due guerre mondiali, al controllo
da parte dei governi dopo il ’45 (che non significava un limite
all’esportazione, ma la legava, e la legherà per tutta la guerra
fredda e l’epoca della «deterrenza» alla politica estera dei paesi
produttori). Il «gap» tra offerta esuberante e domanda portò
all’apertura dei nuovi mercati nel Terzo Mondo, che culminerà
con la guerra Iran-Iraq, massima fornitrice di commesse.
Il libro è ricchissimo di dati, tabelle, statistiche, riferimenti
bibliografici: spiega quali siano le fonti di controllo sul commercio di materiali bellici (non solo armi, ma riadattamenti, ricambi, trasferimenti di particolari tecnologie), il legame tra debito estero, commercio di armi e povertà, il caso Italia e i suoi
acquirenti (tra cui gente di dubbia reputazione, da Gheddafi alle dittature sudamericane), i traffici nel Golfo Persico (IranIraq, Irangate, forniture a Saddam Hussein, poi diventato nemico numero uno).
(*) Francesco Terreri; Armi e afTari. Il commercio delle armi
nord-sud e il ruolo dell’Italia. Roma, Edizioni Associate, 1992, pp
207, £ 18.000.
Ricordi d'infanzia al mare
Al mare è il titolo del romanzo d’esordio di Eric de Kuyper*,
belga che si è dedicato soprattutto al cinema, come insegnante
e come regista. Il libro, primo di una serie autobiografica, è incentrato sulle reminiscenze delle vacanze che ogni estate l’autore passava al mare a Ostenda: i giorni dell’infanzia rivisti
nell’intensità del vivere quotidiano, un periodo che si rinnova
di anno in anno con la sua magica ciclicità, giornate in cui non
succede nulla che sembri «raccontabile» e che sembrano sospendere nella loro uniformità il trascorrere del tempo.
I bambini e gli adulti, il ruolo fondamentale delle madri, custodi di una felicità che non deriva da altro che da un’irripetibile intensità di rapporto con la vita quotidiana, i giochi sulla
spiaggia, le passeggiate sul lungomare, il gelato serale, le zanzare, le scottature, il mondo separato e serio dei bambini che
guardano a quello estraneo degli adulti, notandone le incongruenze e accettandone l’incomprensibilità, sono gli ingredienti
di queste reminiscenze.
(*) Eric de Kuyper: Al mare. (I parte). Milano, Iperborea, 1993,
pp 104, £ 16.000.
Riviste
Contro ogni revisionismo
Il presente e la storia è il titolo che porta la nuova serie del
notiziario dell’Istituto storico della Resistenza di Cuneo e provincia, giunto al n. 42. L’editoriale, di Mario Giovana, è dedicato a «Vecchie e nuove destre: un decennio fra crisi della democrazia, legittimazioni e “miti triviali’’», che indaga l’affievolirsi del concetto di antifascismo, le legittimazioni date al Msi,
il caso Gladio, certe forme nostrane di revisionismo.
Il volume si articola per sezioni: gli studi e documenti relativi
all’autonomismo occitano in Piemonte e ai conflitti contadini e
relativi risvolti penali nella provincia di Cuneo a inizio secolo,
l’esame di fonti (Shelley S. Volpi studia i Rapporti della Militàrkommandantur tedesca: Cuneo settembre 1943-ottobre
1944), e un’ampia parte dedicata a cultura e società, con saggi
che vanno dall’emigrazione italiana in America Latina, alla
scrittura popolare in Italia a un ricordo del filosofo Ludovico
Geymonat.
La rivista, diretta da Michele Calandri’ ha una periodicità semestrale e l’abbonamento costa £ 30.(KX) (conto corrente postale n. 16146128, intestato all’Istituto storico della Resistenza in
Cuneo e provincia).
18
PAG. 10 RIFORMA
¡Argomenti i
VENERDÌ 16 LUGLIO I993
Intervista a Filippo, un giovane che trova nello scrivere uno strumento per comunicare
Scrivere poesie per svelare il mistero di sé
_________ANNA MAFFEI_________
^ è sempre un certo
imbarazzo quando
si sceglie di intervistare qualcuno su argomenti molto personali, e l’imbarazzo cresce
se questa è una persona amica, quasi si andasse a violare
un po’ della sua intimità. Comunque in un certo senso sei
stato proprio tu, Filippo, a
fare la scelta di condividere
un po’ di te quando hai deciso di esprimerti in poesia e
donare un po’ di queste raccolte ai tuoi amici. Puoi spiegarci come è nata in te l’idea
di scrivere? In una tua poesia
ne parli quasi come un dono
che qualcuno un giorno ti ha
fatto. Dici cosi: «Sarei un dono dimenticatoi se le tue mani! non avessero sciolto il
fioccol e tolto la carta colorata,! dalla scatola hai tirato
fuori! una matita! un quaderno! un temperino! una gomma! dei pastelli! e coriandoli
di immaginazione».
«Sì, è stato proprio così.
Non avevo mai pensato di
mettere su carta ciò che sentivo. Dentro c’era un mondo
che esisteva chissà da quando, forse da quando sono nato. Sono andato facendo le
esperienze più disparate, da
quelle più dolorose a quelle
più belle. Qualcuno mi ha
chiesto: “Perché non scrivi?”;
e io ho iniziato».
- E poi sei stato come un
fiume in piena se in pochi
mesi hai finito la tua prima
raccolta... Tu parli a un certo
punto della crisalide che diventa farfalla. L’hai vissuta
così?
«Sì, per me è stato così; anche se poi questo volo potrebbe durare solo un giorno,
è pur sempre un volo».
- Però non è solo quello, se
a un certo punto tu stesso
scrivi: «Se la noia del non far
niente! ti spinge a guardarti
dentro! scopri angoli insospettati...».
«Sì, lo scrivere mi ha aiutato in molti casi a scoprire parti di me che non pensavo neppure esistessero, altre volte
ho approfondito quello che
già sapevo o intuivo. Mi capita anche che quando rileggo
quello che ho scritto mi stupisco. Mi ritrovo un mistero per
me stesso».
-Un mistero che a un certo punto tu hai voluto in parte
condividere...
«Sì, e quando l’ho messo
giù è quasi come se in un certo senso non mi appartenesse
più. A vol^ però combatto
con le parole, le odio quasi, le
vedo come una prigione. Accade che non riesco a dire
pienamente quello che sento».
- La tua condizione, dico
per chi legge che tuo malgrado devi convivere da anni
con la distrofia muscolare, ti
porta ad avere un’altra esperienza del tempo?
«Di tempo ne ho in abbondanza. A volte può sembrare
infinito quando si ha troppo
da soffrire, io cerco di usarlo •
per capire me stesso prima di
tutto. Anche la sofferenza
può servire, se presa dal verso giusto».
- Nell’ introduzione alle tue
poesie parli facendo un gioco
di parole del dualismo fra
'S
arti
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L
me
Facoltà valdese di teologia
ì|t‘'
Iscrizioni al corso di laurea
Per l’Immatricolazione al corso di laurea va presentata domancte alla segreteria entro II 1S settembre su modulo fornito dalla segreteria stessa. Si richiede la maturità classica 0 altro titolo di secondaria superiore giudicato equipollente con j’obbligo di
esami integrativi. Un anno di studio integrativo viene richiesto a coloro che non hanno fatto 5 anni cH
scuola secondaria superiore. La frequenza è obbligatoria.
Borse di Studio
Per permettere la frequenza sono previste borse
di studio. La domanda per la borsa deve essere
debitamente motivata. Informazioni più dettagliate
sono reperibili presso il prof. Ermanno Genre, segretario.
Tasse accademiche
Le tasse accademiche sono fissate, a partire
dairanno accademico 1993-94, nella seguente misura:
Corso di laurea:
-immatricolazione, £150.000
- frequenza p^ I quattro anni regolari, £ 100.000
a semestre
- iscrizioni fuori corso, £100.000 l’anno.
Gli importi vanno versati sul ccp n. 40252009 intestato alla Facoltà. *
I programmi dei corsi sono disponibili in segreteria.
Faojità valdese di teologia, via Pietro Cessa 42 900193 Roma, tei. 06-3210789 ^segreteria telefonica)v Durante l’estate la s^reteria sarà diiusa: sarà
nuovamente ^rta, a disposizione degli studiti,
aii’inizio settemtM’e.
Il segretario: prof. Ermanno Genre
apparenza e realtà. Pensi che
la tua malattia ti chiuda ancora di più nella gabbia
dell’ apparenza?
«Certo, al primo incontro la
gente tende a vederti attraverso un determinato clichè.
Questo è senz’altro vero per
gente che non ti conosce. Ma
è un ostacolo superabile se ci
si conosce meglio».
-Tu parli di solitudine dicendo: «Ho spinto! il mio
sguardo! oltre il cancello della solitudine! ma non sono
evaso». Perché?
«C’è una solitudine che ti
divide dagli altri. Da qualche
altra parte parlo di muri innalzati tra noi. Siamo come
isole, circondati dal mare
dell’indifferenza e delle abitudini. Credo però che ci sia
anche una solitudine feconda,
quella che ti fa pensare, che
serve per caricarti, per essere
poi pronto caparbiamente a
gettare ponti».
- Mentre parli tanto di
amore, di sabbia, di mare, di
sogni, mi sembra di leggere
un certo pudore nei confronti
di Dio. Parlando di sopravvissuti a una tragedia avvenuta in mare scrivi però una
frase che mi ha molto colpito: «Quando si offrì loro!
caffè e conforto di Dio! nessuno ne accettò! giacché Dio
era affogato con gli altri».
«Credo che Dio non sia
estraneo all’esperienza della
morte, all’esperienza umana
in generale. Devo anche dire
che rincontro avvenuto qualche tempo fa con persone di
fede evangelica mi ha aperto
a un mondo che mi era sconosciuto, mi ha aiutato a capire che Dio non ha frontiere,
che nessuna istituzione può
contenerlo o limitarlo».
- Fai poi un indiretto riferimento alla figura di Cristo
quando contesti l’eroismo dei
cosiddetti «eroi» e dici: «Chi
si fa mettere in croce passa
inosservato»....
«Gesù è l’antieroe per eccellenza, per il concetto corrente di eroismo. La sua non
fu mai ricerca di gloria. Il vero eroe è quello che combatte
la sua battaglia quotidiana nel
silenzio, chi vive la fatica
delle cose normali».
- Non hai mai avuto un
moto di ribellione verso Dio?
«Pensandoci... penso proprio di no. E sai perché? Se
esisto ci sarà pure un motivo».
- Parli da qualche parte di
te dicendo: «Chi come me vi
ve in una cassa di risonanza». Che cosa volevi dire?
«La mia esperienza in certo
modo mi fa acuire i sensi.
Verso i quindici anni un professore mi disse che avrei dovuto cominciato a scrivere
perché, mi spiegò, anche se
fisicamente avevo un baricentro più spostato verso il
basso rispetto agli altri per
via della carrozzella, abbracciavo in realtà un orizzonte
più ampio, guardavo le cose
da un angolo di osservazione
particolare. Là per là il suo
dire mi sembrò un po’ oscuro. Poi mi sono accorto che
aveva ragione. Così certe situazioni ti fanno comprendere le cose, non meglio degli
altri, un po’ prima. E così che
scoprii gli «angoli nascosti»
della realtà, al di là delle apparenze».
— Se le parole hanno qualche valore è forse significativo un cambiamento di prospettive operato ultimamente
dall’ assemblea del Consiglio
ecumenico delle chiese, che
per i cosiddetti «portatori di
handicap», definiti tradizionalmente in negativo, in
base cioè a quello di cui
mancano, ha coniato un’altra
espressione, quella di «portatori di doni diversi». In questo senso si può inquadrare
l’acuita sensibilità di cui parli?
«Credo che nessuno possa
vedere meglio di chi non vede e nessuno possa volare più
in alto di chi non cammina.
Mi piace scherzare di me, potenziale ballerino, dicendo
che ho le scarpe marca fantasia».
Il Prodigio
A Lui non chiederò che mi
faccia camminare,
non è cosi necessario,
se mi lascia ia mente Ubera
per pensare
ed a cuore sgombro per
amare.
li prodigio che gli chiedo
è che non scenda mai
neii'anima
queila nebbia siienziosa
che offusca gii orizzonti
e smorza le voci
di chi ho accanto.
Filippo Paradiso
Borsadistudio ' «Rosina Pavarin e Arnaldo Gardiol»
La Tavola valdese indice un bando di concorso
per l’assegnazione di una borsa di studio intestata a Rosina Pavarin e Arnaldo GardioI, di £
2.000.000, nell’anno accademico 1993-94.
La borsa sarà destinata prioritariamente a uno
studente 0 a una studentessa di teoiogia, proveniente dalle valli valdesi, che frequenti la Facoltà
valdese di teologia. La domanda per la borsa
deve essere debitamente motivata: indicare le
condizioni economiche personali e familiari, l’anno di iscrizione alla Facoltà valdese di teologia,
la chiesa di provenienza, se si fruisce 0 si è fruito di altre borse di studio, se si è 0 non si è in regola con gli esami da sostenere, e quante altre
notizie si ritenga possano essere utili per l’assegnazione della borsa. '
Inviare fa richiesta presso gli uffici Tavola valdese, via Beckwith 2 - 10066 Torre Pellice, oppure via Firenze 38 - 00184 Roma, entro il 15
settembre 1993.
La decisione del IV distretto
Perché chiudere il
villaggio di Vita
PIETBOVAtPO PANASCIA
I membri della comunità di
Palermo La Noce hanno
preso atto con rincrescimento della seguente decisione
del Comitato generale, non
discussa in sede di Conferenza del IV distretto: «Dopo un attento esame il Comitato ha dovuto prendere atto
che l’attività a Vita si è di
fatto conclusa e ha deciso di
interrompere questo servizio
che era iniziato con tanta
speranza».
È davvero stupefacente
che tutta la vicenda del Villaggio Speranza si possa
concludere in poche righe
così scarne e per di più così
desolanti. Chi non sa di che
si tratta può avere l’impressione che si sia verificato, all’improvviso, il fallimento di
un’opera che pure ha una
storia che merita, se non ammirazione, almeno rispetto.
La decisione del Comitato
generale non poteva essere
più infelice anche nella formulazione. Infatti non dice
né di quali attività né di quali servizi si tratti, dato che da
un decennio il Villaggio è
stato visitato ad intervalli di
anni.
In realtà il problema Vita
rimarrà ancora per molti anni, almeno per le molte questioni sempre procrastinate e
mai risolte che qui sarebbe
lungo solo elencare e di cui
qualcuno dovrà tuttavia occuparsi.
Non può, per la nostra amministrazione, non essere
motivo di grave preoccupazione il fatto che, essendo da
anni il Villaggio in uno stato
di abbandono totale, possa
essere espropriato dal Comune. Ritengo che una buona
amministrazione debba aver
cura di salvaguardare almeno la proprietà del terreno
che, per la sua posizione e
per la sua estensione, ha un
valore economico non indifferente.
Ma a Vita, nel Villaggio
Speranza, c’è soprattutto un
patrimonio morale e spirituale di cui la Tavola valdese
dovrebbe essere custode vigile e gelosa. Certo chi va in
missione a Vita non può pretendere di trovare una comunità evangelica che canta
i nostri inni. Fummo chiamati e andammo per aiutare,
per soccorrere centinaia di
famiglie che avevano perduto la casa, le persone più care, ma anche la speranza di
un futuro. Non andammo per
costruire cattedrali nel deserto, ma speranza*.
Riuscimmo, nell’arco di
tempo di circa 15 anni, a costruire anche fraternità, umanità, amicizia, valori che so
no durati nel tempo e di cui
rimanevano, fino a pochi anni fa, ancora delle tracce che
non sappiamo, ora che sono
passati 25 anni, se sia ancora
possibile ricucire, ricuperare.
Noi evangelici abbiamo bisogno non solo di riempire le
nostre chiese e i nostri luoghi di culto (magari ci riuscissimo!) ma abbiamo anche bisogno di uno spazio
nella società civile ove siamo ascoltati, accolti, chiamati, cercati, non per quello
che siamo, ma per i valori
che portiamo che sono quelli
della fede, della speranza,
dell’amore agapico di Cristo.
Avremmo voluto che non
si perdesse questa amicizia,
questa fraternità; con delle
visite a domicilio, nessuno ci
avrebbe chiuso la porta in
faccia. Avremmo potuto essere vicino a quella famiglia
che ha perso un figlio scomparso per lupara bianca; a
quelle famiglie che hanno
perduto tutto il danaro che
avevano ricevuto per la ricostruzione delle loro case perché si sono lasciate defraudare da Finanziarie gestite
dalla mafia di Vita. Il terremoto non è finito e, per chi
vuole, c’è ancora molto da
fare.
In una fraterna conversazione avuta con Marco Jourdan, direttore del Centro, e
con il past. Christof Fròschle, abbiamo pensato di riproporre un progetto già ventilato nel passato perché la
presenza evangelica non sia
cancellata per sempre, come
vorrebbero forze oscure operanti nel contesto sociale.
La Tavola ceda in conduzione al Comune di Vita (per
25 anni?) il Villaggio. Il Comune si impegni ad attrezzarlo, a sue spese, a verde
pubblico. La Tavola si riservi l’uso esclusivo del Centro
sociale, ristrutturato e arredato a spese del Comune,
per riunioni e incontri. Infine, rinunzi d’ora innanzi il
Comune ad ogni tentativo,
già ricorrente nel passato, di
un esproprio parziale o totale
che mortificherebbe le chiese evangeliche italiane ed
estere che tanta benemerenza
hanno acquisito e tanti
riconoscimenti hanno ricevuto non solo dalla popolazione e dalle autorità del Comune di Vita, ma anche della valle del Belice per l’intervento tempestivo e generoso di solidarietà durante il
terremoto della notte del 15
gennaio del 1968. Ma occorre un po’ di coraggio e molta
decisione di intenti.
(*) Pietro Valdo Panascia,
Costruire Speranza, Ed. Claudiana.
CONVEGNO PASTORALE
Venerdì 20 agosto, con orario 9-13, a Torre
Pellice nell’Aula sinodale, avrà luogo un convegno pastorale sui tema La partecipazione alia
Cena dei Signore.
Come conciliare la tradizionale ammissione
dei membri comunicanti alla Cena con la prassi
della partecipazione aperta a chiunque? È giusto
accogliere i bambini alla Cena del Signore?.
Il tema sarà introdotto dalia Commissione nominata dal corpo pastorale e il convegno è aperto
alla partecipazione di chiunque sia interessato.
19
\/FNERDÌ 16 LUGLIO 1993
Pagina Dei
PAG. 1 1 RIFORMA
Posta
Sono
disponibile
Mi riferisco alla comunicazione del pastore Giuseppe
Platone (apparsa sul n. 26 di
«Riforma»), che ho apprezzato molto perché qualcuno,
parlando di scuola, si è finalmente ricordato della pedagogia e del contributo che questa scienza può offrire all’insegnamento e alla sua organizzazione. L’esigenza di una
rinnovata riflessione sul significato e sulla possibilità di un
impegno evangelico nel campo dell’insegnamento, così
come era stato individuato lo
scorso anno a Siena durante il
Campo latino, continua a sussistere e c’è da augurarsi che
gruppi, associazioni o enti
(come il Centro culturale valdese) diventino presto promotori di attività e referenti in
questo settore. Sono infatti
convinto che oggi, nel confronto multiculturale e multiconfessionale così come ieri
nella contrapposizione al cattolicesimo, sia necessario ed
impellente riscoprire le radici
protestanti dell’insegnamento,
per evitare confusioni e superficiali livellamenti, ma conoscersi e rispettarsi nelle differenze. Le scuole evangeliche,
poi, a mio avviso sono tali
perché «confessano» esplicitamente la loro vocazione, così come lo debbono fare tutte
le scuole non statali, per scelta e regolamento.
A questa premessa fondamentale deve aggiungersi un
qualificato livello di prestazioni professionali, un’ottima
organizzazione di tempi e
spazi, un orientamento all’innovazione, alla sperimentazione e all’aggiornamento.
Insomma, le scuole evangeliche sono tali anche perché
vanno oltre gli standard nazionali e possono diventare
stimoli al cambiamento. Le
analisi e i suggerimenti che
un pedagogista, con le qualità
prefigurate da Platone, può
mettere a punto diventano
utili strumenti per continuare
nell’attività che, come ripeto,
potrebbe e dovrebbe trovare
appoggio in un servizio di
consulenza e documentazione, nuova «voce» dell’Aice. A questo ultimo fine e a
questo livello dò la mia disponibilità, perché il consenso teorico possa trovare un
primo riscontro operativo.
Roberto Eynard
Torre Pellice
Non
confondere
i discorsi
Caro direttore,
nel resoconto della Conferenza del IV distretto (Riforma del 25 giugno, pag. 10 in
fondo, «Otto per mille e defiscalizzazione») un mio intervento è uscito un po’ sfigurato. Ti prego perciò di pubblicare la seguente rettifica. Nel
mio intervento ho affrontato
due argomenti:
a) Ho ricordato alla Conferenza che la defiscalizzazione
costa allo stato, tant’è vero
che il disegno di legge presentato dal governo in attuazione dell’Intesa contiene un
apposito articolo che provvede allo stanziamento di 1.700
milioni per Tanno 1994 e di
1.100 milioni per Tanno
1995, a copertura dell’onere
che ricade sullo stato a causa
della defiscalizzazione delle
offerte destinate dai nostri
membri di chiesa a fini di
culto, istruzione e beneficenza. (Il maggior onere per il
primo anno è dovuto al meccanismo degli acconti d’imposta).
b) Per quanto riguarda T8
per mille ho sostenuto che difficilmente le nostre chiese raccoglieranno più adesioni delle
Assemblee di Dio, che sono
tre volte più numerose di noi:
dovendo azzardare una cifra,
direi 2-3 miliardi, appena
quanto basta per salvare la nostra diaconia e compiere quegli altri interventi (fame nel
mondo, cultura) di cui parla
l’Atto sinodale del 1991.
L’articolista ha mescolato
le notizie che davo riguardo
Riforma
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Economici: a parola £ 1.000
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del T gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le
modifiche sono state registrate con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Nella foto di prima pagina: Davanti al video
alla defiscalizzazione con le
previsioni che facevo sul futuro gettito delT8 per mille:
ma si tratta di due cose assai
diverse.
Giorgio Bouchard
Napoli
Per una
cultura di pace
Ho letto più volte nel corso
delle ultime settimane l’articolo di Claudio H. Martelli
L'illusione della pace (sul n.
del 21 maggio scorso). Certo
le cronache quotidiane dell’
ex Jugoslavia ne sono una
drammatica conferma. Tuttavia trovo nell’articolo alcuni
elementi discutibili che mi
permetto di evidenziare.
1) Mi sembra semplificatorio o ingenuo pensare che
Tunica soluzione possibile in
un prossimo futuro sia «lasciare che lo scontro militare
si esaurisca». Le riserve e la
produzione di materiale bellico o utilizzabile a tal fine (armi sì, ma anche motori, ricambi, ecc.) sono tali da
escludere un esaurimento in
tempi brevi. A ciò si aggiunga la disponibilità di truppe
mercenarie addestrate e passibili di ricambio.
2) L’isolamento assoluto
delle parti belligeranti, auspicato come via non militare al
blocco delle ostilità è una illusione che dobbiamo evitare.
I paesi confinanti versano tutti nella grave crisi economica
subentrata al crollo del comunismo e non c’è spiraglio anche minimo di scambi e traffici che non venga immediatamente sfruttato. Inoltre questi paesi etnicamente compositi sono attraversati da tensioni più o meno scoperte che
sull’onda del conflitto nell’ex
Jugoslavia potrebbero esplodere con conseguenze inimmaginabili. Un embargo assoluto può avvenire solo con
l’uso della forza il che, come
giustamente Martelli sottolinea, sarebbe solo porre un’altra miccia vicino al fuoco.
Il mio timore quindi è che
riflessioni come quelle di C.
H. Martelli rischino di diventare funzionali a un pericolo
RINGRAZIAMENTO
La mamma di
Eli Cougn
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringrazia tutti coloro che
hanno voluto bene a Eli e che le
sono stati vicino, aiutandola a superare i momenti di prova.
Rivolge un grazie particolare al
Comitato e al personale della Casa Miramonti, ai pastori Pons e
Fumari, ai medici dott. Grand e
Campra, ai signori Irene e Liborio
dell’UssI, al signor Paolo Frache,
ai nipoti e alle signore che si sono
alternate accanto al figlio.
vaiar Pellice, 29 giugno 1993
RINGRAZIAMENTO
«Non temere,
io sono con te»
(Isaia 41,10)
La famiglia di
Ernesto Giaiero
commossa per la grande manifestazione di simpatia ricevuta,
ringrazia tutti coloro che con la
presenza o con scritti hanno voluto partecipare al suo dolore.
Un ringraziamento particolare
al pastore Mazzarella per il suo
vibrante messaggio di speranza,
e ai medici e al personale dell’
Ospedale valdese di Pomaretto
per quanto hanno fatto.
Pomaretto, 2 luglio 1993
so atteggiamento immobilista, di attesa che non ci possiamo né dobbiamo permettere. Ora se qualcosa si pone
con urgenza assoluta è la necessità di un radicale rinnovamento concettuale e operativo
di ciò che con una espressione molto generica si chiama
cultura della pace.
Sia chiaro: io non metto in
discussione gli aiuti (a costo
della vita, come abbiamo visto) di tanti coraggiosi volontari, né le azioni clamorose
come la marcia dei pacifisti a
Sarajevo. Ma resta il fatto che
la bomba non è stata disinnescata e rischia addirittura di
accenderne altre.
Se ciò è avvenuto è anche
perché i governi, l’opinione
pubblica, gli stessi pacifisti si
sono trovati di fronte a un fenomeno imprevisto, di difficile lettura e di una efferatezza infernale. Nessuno scenario precedentemente conosciuto, meno che mai il confronto fra le due superpotenze
durante la guerra fredda, ci ha
preparato a questo.
Mi sembra evidente che da
oggi in poi non possiamo più
delegare il mantenimento della pace o di situazioni pacifiche o di «non belligeranza» ai
grandi organismi intemazionali o alle occasionali mobilitazioni di massa, fiaccolate,
digiuni, ecc.
Nel riformulare una cultura
di pace coerente con la nuova
situazione (che è tutto fuorché un nuovo ordine) è necessario abbandonare vecchi
schemi e abitudini mentali.
Non sarà facile, ma come credente mi piace pensare che
proprio le chiese siano l’ambito giusto per provarci.
Pierguido Viterbi - Milano
Campi
in Palestina
Per testimoniare e denunciare le violazioni dei diritti
umani del governo e dell’
esercito israeliano; per richiedere la protezione intemazionale della popolazione palestinese, i comitati nazionali
di: Associazione per la pace,
«Salaam» ragazzi dell’ulivo.
Servizio civile intemazionale,
«Crocevia» organizzano soggiorni in Palestina per due
settimane con le famiglie dei
deportati e dei prigionieri,
con le organizzazioni palestinesi e israeliane per i diritti
umani, con le associazioni
delle donne, nelle scuole, in
ospedali e cooperative a Gerusalemme, Gaza, Hebron,
Betlemme e Nablus.
Le partenze sono previste
da Roma (dal 30 luglio al 13
agosto, dal 12 al 26 agosto,
dal 3 al 12 settembre) e da
Milano (dal 6 al 26 agosto).
Per informazioni tei. 0685262422, fax 06-85262464
oppure 02-55025212, 02780811, fax 02-55180256.
Campo
estivo Gbu
I Gruppi biblici universitari
(Gbu) tengono il loro campo
estivo 1993 dal 31 luglio al 7
agosto presso il Centro Maranatha, che si trova sugli Appennini tra Rimini e Arezzo, a
850 m., nella zona di Badia
Tebalda (Ar). Il tema del campo è «Discemere la volontà di
Dio». Sarà relatore il dott.
Giancarlo Ferrari, medico a
Modena, già presidente dei
Gbu italiani dal 1983 al 1990.
La retta per il campo è di L.
180.000, di cui 40.CIÒ0 da versare anticipatamente. Per ulteriori informazioni telefonare a
Centro Gbu di Firenze, 055219743, Fax 055-219743.
AMNESTY INTERNATIONAL
NOSTRI
APPELLI
«I nostri appelli possono aiutare le vittime delle
violazioni dei diritti umani. Possono far uscire dal
carcere una persona che vi è stata mandata solo a
causa delle sue idee o possono salvare una persona che un governo ha deciso di uccidere. I nostri
appelli possono fermare la tortura e far tornare
nella sua famiglia una persona che risultava scomparsa; possono ottenere giustizia per le famiglie
delle vittime, che purtroppo non potranno più tornare in vita...». (Questa è la premessa alla storia
delle tre vittime di violazioni dei diritti umani che
Amnesty pubblica ogni mese nella sua rivista. Nel
numero di maggio sono state presentate le storie di
tre cittadini, rispettivamente delle Filippine, Ruanda e Yemen.
Romeo Legaspi
Filippine
58 anni, giornalista, rapito TU gennaio di quest’anno nella città di
Olongapo (Zambales).
Amnesty ritiene che nel
rapimento sia coinvolta la
polizia nazionale filippina (Pnp). I familiari e gli
avvocati hanno denunciato la scomparsa di Romeo
Legaspi, ma poi sono stati minacciati di morte. La
Corte suprema ha ordinato al tribunale regionale
di Olongapo di istruire un
processo, ma la polizia ha
negato di essere coinvolta
nel rapimento, anzi ha dichiarato di non aver mai
arrestato Legaspi. Ma il
tenente che ha firmato la
dichiarazione ha poi confessato di averlo fatto su
ordine di un suo superiore, il comandante della
polizia nazionale filippina.
Amnesty chiede che i
responsabili della sua
sparizione siano puniti e
che si faccia presto luce
sulla sua sorte. Indirizzo
per gli appelli: President
Fidel Ramos -Malacañang Palace- Manila,
Philippines - Asia.
Alphonse NkunzurWanda, Celestin Palimehutu e Emmanuel
Hakizìmana - Ruanda
Studenti dell’Università
della Chiesa avventista
del settimo giorno. Sono
stati arrestati il 14 febbraio di quest’anno perché trovati in possesso di
una radio. Sono stati sospettati di essere in contatto con un’organizzazione armata di opposizione, il Fronte patriottico mándese; i tre studenti
sono scomparsi. Le organizzazioni locali per i diritti umani temono che
essi possano venire uccisi; infatti era già accaduto
che molte persone, soprattutto della maggioranza Tutsi, fossero state
uccise o fatte sparire a
opera delle forze di sicurezza. Ma da parte del
Fronte patriottico mándese erano anche state commesse esecuzioni arbitrarie nei confronti di appartenenti alla minoranza
Hutu. Amnesty chiede
che il governo dia al più
presto informazioni sulla
sorte dei tre studenti.
Indirizzo per gli appelli: Son Excellence Président de la République Juvénal Habyarimana BP 15, Kigali - Ruanda,
Africa.
'Ali 'Abdul-Fattah
Hashim - Yemen
^ Scrittore e insegnante.
È stato arrestato nell’
aprile del 1992 e interrogato sulle sue convinzioni religiose. A scuola
aveva dettato un testo in
cui si mettevano in dubbio i principi della fede
islamica. Per questo motivo era stato accusato di
apostasia. Vittima di un
grave stato di depressione
e paranoia, è stato ricoverato in ospedale. A settembre, nel corso del processo, si è rifiutato di nominare un avvocato e di
prendere la parola. Ora è
in prigione in attesa di
una nuova perizia psichiatrica; in caso di condanna rischia la pena capitale perché era stato nel
passato uno dei dirigenti
del Fronte nazionale democratico, il partito di
opposizione alla politica
della Repubblica araba
dello Yemen. Amnesty
chiede la sua immediata
scarcerazione.
Indirizzo per gli appelli: His Excellency ’Ali
’Abdullah Saleh - Chairman of thè Presidential
Council - Sana’a - Yemen , Asia.
Le azioni urgenti
Nel 1993 ricorre il 20°
anniversario della nascita
delle «azioni urgenti». A
vent’anni di distanza la
rete delle azioni urgenti è
composta da oltre 50.000
partecipanti di più di 80
paesi, pronti a inviare telegrammi, fax, telex,
messaggi di posta elettronica alle autorità dei paesi in cui vittime di violazioni dei diritti umani sono in pericolo di vita.
Una semplice azione
(scrivere una lettera, recarsi a un ufficio postale,
comporre un numero telefonico) può cambiare il
destino di una persona.
(a cura di Anna Marnilo Reedtz).
20
PAG. 12 RIFORMA
)ALE
VENERDÌ 16 LUGLIO 1993
Gerusalemme; giovani palestinesi ianciano pietre contro i soldati israeliani durante uno scontro aH’interno di un campo profughi
A Washington i negoziati di pace sul Medio Oriente si sono nuovamente arenati
La ricerca della pace è resa più difficile
dal radicalismo del movimento islamico
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Iniziati il 27 aprile scorso a
Washington, i negoziati di
pace sul Medio Oriente segnano il passo. Un anno fa, dopo
la vittoria elettorale del laburista Rabin, che si era impegnato a concludere una pace onorevole con i palestinesi entro
pochi mesi, sembrava che gli
animi da una parte e dall’altra
fossero finalmente pronti a
trovare una soluzione. Ma pochi mesi dopo, il 17 dicembre
scorso, il nuovo governo
israeliano decideva di espellere dal territorio di Gaza 415
palestinesi, accusati di terrorismo, confinandoli in un campo nel Sud del Libano. Fino
aH’ultimo minuto la partecipazione palestinese alla riapertura dei negoziati era rimasta in forse. Ci volle l’intervento personale di Yasser
Arafat per convincere Haidar
Abd-el-Shafi, capo della delegazione palestinese, a prendere l’aereo per Washington.
In un primo tempo, il clima
sembrava improntato all’ottimismo. Per non deludere il
neopresidente Clinton e per
garantirsi il prestito di 10 miliardi di dollari sospeso dal
presidente Bush, il nuovo primo ministro Rabin si era
impegnato a bloccare gli insediamenti degli oltre 110.000
coloni israeliani nei territori
occupati (in realtà, secondo
«Newsweek» del 29 marzo,
«dall’ arrivo al potere di Rabin vengono costruiti più alloggi che mai prima nella storia dell’occupazione»). Inoltre
aveva deciso di autorizzare il
ritorno nei «territori» di 35
palestinesi deportati prima
dell’inizio deU’Intifada. La loro accoglienza euforica in Cisgiordania da parte di migliaia
di palestinesi in giubilo sembrava di buon auspicio. Ma si
trattava solo di una mossa tattica per riaprire i negoziati,
mossa presto criticata dai consiglieri militari in quanto aveva avuto l’effetto di indebolire
l’autorità del governo militare
aH’intemo dei «territori». Per
cui lo stesso Rabin ordinava
subito dopo di intraprendere
ogni azione necessaria a «ripristinare l’ordine, ridurre gli
atti di violenza e combattere il
terrorismo».
Ciò avveniva alla fine di
maggio, un mese dopo l’inizio
dei negoziati. Ma il 29 marzo
il governo aveva preso una
decisione senza precedenti; la
chiusura totale sine die dei
territori occupati per rispondere alla recrudescenza degli attentati antisraeliani durante «il
mese più duro dall’inizio
deU’Intifada», secondo le parole del generale Matan Vilnai. In realtà la violenza era
riesplosa subito dopo l’espulsione dei 415 palestinesi (tutti
militanti islamici di «Hamas»)
facendo, tra il dicembre ’92 e
il marzo ’93, 70 vittime in
campo palestinese e 20 in
campo israeliano. La chiusura
dei «territori» da parte di Rabin ha, dall’oggi al domani,
tolto il lavoro ai 120.000 palestinesi che ogni giorno andavano a lavorare nel territorio
israeliano. Vengono ora sostituiti sia dai 400.000 ebrei immigrati dall’ex Unione Sovietica sia da una nuova mano
d’opera a buon mercato importata dalla Tailandia o dalla
Cina.
Dopo questa decisione, è facile immaginare quale sia la
situazione all’interno dei «territori», in particolare nella
striscia di Gaza dove, su una
superficie di 400 kmq vivono
850.000 persone (la più alta
densità al mondo) e dove il
50% della terra è stata confiscata ai palestinesi da parte
dei 4.000 coloni israeliani insediatisi soprattutto nella parte
meridionale. Rispetto alla Cisgiordania la striscia di Gaza
ha sempre avuto un’economia
molto più fragile. Ora, dopo il
ritorno, durante la guerra del
Golfo, dei numerosi palestinesi emigrati in Kuwait, la disoccupazione supera il 50%
della forza lavoro. Molti sono
costretti a vendere il fazzoletto di terra che possedevano,
altri sono ridotti all’elemosina. Chi riesce a conservare la
propria terra non ha diritto di
scavare pozzi per attingere
l’acqua dolce per Tirrigazione. Tale diritto è riservato ai
coloni del Sud che ne fanno
uso abbondante, recando notevoli danni alla falda freatica.
Il problema dell’acqua in Palestina è così grave che i ri
schi di desertificazione, in un
futuro non lontano, sono molto seri. La prima regione ad
essere irrimediabilmente colpita sarebbe appunto quella di
Gaza, una volta fertile.
Altra conseguenza della
chiusura dei «territori»; gli
abitanti della «West Bank»
(Cisgiordania) non hanno più
la possibilità di accedere agli
ospedali di Gerusalemme Est
(i migliori fra quelli palestinesi) né ai luoghi santi musulmani e cristiani. Per questo,
contrariamente alle intenzioni
di Rabin, la questione di Gerusalemme è tornata prepotentemente sul tavolo dei negoziati.
In questa situazione che appare più che mai bloccata si
comincia a parlare, tra le
quinte, di un prossimo ritiro
israeliano dalla striscia di Gaza: a ciò sarebbe favorevole
I’85% della popolazione israeliana. I partiti di destra in particolare, preoccupati di garantire la sicurezza degli israeliani, vedrebbero di buon occhio
il concentramento di tutti i palestinesi in un unico territorio
a loro riservato; da parte loro i
palestinesi, pur sentendosi attratti dall’idea di riconquistare
la piena sovranità almeno su
uno dei loro territori, temono
con ciò di legittimare implicitamente la continuazione
dell’amministrazione israeliana sulla Cisgiordania. Ragion
per cui il leader dell’Olp Yasser Arafat propone che,
contemporaneamente, almeno
una delle città della Cisgiordania - p)er esempio Gerico passi sotto tutela palestinese il
che, per Rabin, è inaccettabile.
I negoziati quindi rimangono ancora una volta nell’impasse; i palestinesi chiedono
garanzie per il futuro, dopo i
cinque anni di «autonomia»
nei territori, ma Israele rifiuta
di impegnarsi per una soluzione definitiva, venendo meno
così al principio di «territorio
in cambio di pace» che per
decenni è stato lo slogan del
partito laburista. La dinamica
è praticamente la stessa nei
negoziati tra Siria e Israele per
il territorio del Golan.
Intanto la situazione politica
nei «territori» si è radica
lizzata, dato il peso crescente
del Movimento della resistenza islamica, «Hamas».
Nato a Gaza nel dicembre
1987, questo movimento si è
impiantato in Cisgiordania fin
dall’estate 1988, dotantosi di
una «Carta» che proclama
l’impegno a favore del nazionalismo islamico e della lotta
armata («djihad»). Molto presto «Hamas» è entrato in concorrenza con rOlp, ritenuta
troppo condiscendente nei
confronti di Israele. Nei «territori», il prestigio dei leader
palestinesi dell’Olp sta calando rapidamente. Nella striscia di Gaza, militanti armati
del «Fatah» di Arafat hanno
deciso di unirsi ai membri di
«Hamas» per uccidere
indiscriminatamente qualsiasi
israeliano che incontrano. Secondo «The other Israel», periodico del «Consiglio israeliano per la pace tra israeliani
e palestinesi», «se i negoziati
di Washington non giungono
a un risultato concreto in un
prossimo futuro, il loro esempio potrebbe essere largamente seguito».
Dairi- al 14 agosto, un'altra marcia di pace
Si vive una sola pace:
disarmati a Sarajevo
I «costruttori di pace» ci riprovano. Dopo la marcia
dei 500 a Sarajevo nel dicembre scorso, ora stanno preparando una «Sarajevo 2» ancora più impegnativa e rischiosa. Nel frattempo infatti,
la violenza atroce di quella
guerra ha portato avanti la sua
opera isolando la capitale bosniaca dal resto dell’Europa,
trasforman-dola in cumuli di
macerie. Col nuovo progetto
intitolato «Si vive una sola pace», una «moltitudine di disarmati» intende recarsi di nuoco
a Sara-jevo «per spezzare la
tensione del conflitto e facilitare la realizzazione di una
tregua duratura, attraverso
un’azione di interposizione
nonviolenta». 11 progetto
originale prevedeva un campo
permanente di pace in tre località della Bosnia (Sarajevo,
Kiseljak e Ilidza) dal 25 giugno al 15 settembre. La drammaticità della situazione in loco, che ha interrotto tutte le
comunicazioni via terra con
Sarajevo, ha costretto gli organizzatori a modificare il programma. Dopo un incontro intemazionale tenutosi a Padova
a fine giugno, è stato deciso di
procedere così:
1 - Fare il massimo sforzo
per fare entrare in Sarajevo
piccoli gruppi qualificati di
persone tramite aerei Gnu. Taii gruppi avranno il compito di
preparare il terreno per:
a) l’eventuale entrata dei
gruppi a rotazione come previsti nel progetto originario,
nel caso in cui le strade ridivengano percorribili;
b) l’eventuale costituzione
di piccolissimi nuclei di persone anche a Ilidza e Kiseljak;
c) l’entrata in massa in Sa
rajevo nel periodo dal 4 al 14
agosto.
2 - Focalizzare le energie e
le risorse alla realizzazione di
una enorme presenza di massa
nel periodo 1°-14 agosto. È
prevista la presenza di persone
e mezzi collegati tra loro via
radio presso ciascun posto di
blocco in modo da facilitare e
controllare il transito.
Don Albino Bizzotto, della
segreteria di «Beati i costruttori di pace» di Padova, scrive: «l diritti umani violati di
intere popolazioni possono essere ripristinati solo se la società civile si fa carico anche
della guerra come fatto umano, per quanto tragico, che
non può rimanere terreno
esclusivo di militari e pochi
capi di stato». Consapevole
dei rischi dell’iniziativa, aggiunge: «Abbiamo bisogno di
molta nonviolenza per affrontare situazioni che non rispondono al nostro progetto e di
sviluppare in positivo tutte le
nostre energie perché l’azione
di agosto possa diventare per
tutti un evento straordinario».
Oltre che da «Beati i costmttori di pace», l’iniziativa è
promossa da Adi, Associazione per la pace. Centro interconfessionale per la pace.
Centro psicopedagogico per la
pace. Comitato per le Associazioni per la pace e i diritti
umani. Comitato Golfo, Comitato nazionale Assemblea dei
cittadini di Helsinki, Coordinamento nazionale comunità
di accoglienza. Difesa popolare nonviolenta. Disarmo unilaterale, Gmppo Abele, La Tenda-Firenze, Lega intemazionale per i diritti e la liberazione
dei popoli. Pax Christi, Volontari di pace, Mir.
Dicembre ’92; esodo di croati e musulmani dalla Bosnia-Erzegovina
La drammatica situazione dell'isola della Melanesia
Si soffre a Bougainville assediata
Secondo fonti religiose, è
diventata disperata la situazione a Bougainville dopo il
blocco militare, nel ’91, da
parte delle forze di difesa della Papua-Nuova Guinea. Gli
abitanti delle zone costiere
bombardate sono dovuti sfuggire nella giungla e la penuria
di viveri e medicinali si fa
crudelmente sentire in tutta
l’isola.
Quest’isola della Melanesia, che conta 160.000 abitanti, fa parte della Papua-Nuova
Guinea dal 1975, ma la sua
popolazione si sente più legata alle vicine isole Salomone.
L’altro problema è quello del
controllo economico della
grande miniera di rame di
Bougainville, chiusa nel
1988. Durante una recente
riunione i capi dell’isola hanno chiesto il ripristino di un
governo provinciale delle Salomone del Nord che controlli la miniera. Un’iniziativa di
pace del gennaio ’91, che
prevedeva la presenza di una
forza multinazionale per far
cessare ogni attività militare,
non ha ancora avuto seguito.
Dopo mesi di silenzio, il
vescovo cattolico di Bougainville, Gregory Sinkai, ha
lanciato nel giugno scorso un
appello al papa e ai vescovi
della Papua-Nuova Guinea e
delle isole Salomone. «Voglio
semplicemente che il mondo
sappia che il popolo sta soffrendo e che bisogna che la
comunità internazionale agi
sca presto», scrive il vescovo
Sinkai.
Spiegando che non poteva
accettare l’invito del papa a
venire a Roma, il vescovo ha
precisato che lo sbarco delle
forze di difesa della PapuaNuova Guinea aveva bloccato ogni accesso ai soccorsi
medici e ai servizi umanitari
di base provenienti dalle isole
Salomone. «In quanto pastore del mio popolo, devo rimanere con esso e condividere le sue sofferenze. La chiesa di Bougainville ha il dovere morale e spirituale di essere al servizio del popolo di
Dio in ogni circostanza, in
tempo di gioia e di felicità ma
anche in tempo di sofferenza
e di tristezza».