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Anno 121 - n. 18
3 maggio 198S
L. 500
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Gruppo 1 bis/70
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a: casella postale - lOOoò Torre Peliice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ECHI DELLA SETTIMANA CONTRO L’APARTHEID IN SUD AFRICA
« Nell’Italia attuale il sistema
concordatario realizza una compenetrazione evidente tra lo stato e la chiesa cattolica romana.
Le chiese evangeliche, respinte
ieri ai margini di tale compenfr
trazione da una politica di ostilità e di vessazioni, sono da qualche tempo oggetto di una politica di benevolenza e di concessioni, che tende ad integrare il
fermento evangelico stesso nel
sistema ideologico dominante».
Ho ripensato a queste parole — che fanno parte del documento Anale di un convegno promosso dalia Federazione delle
chiese evangeliche in Italia che
nel 1969 ad Agape rilanciò tra
di noi il dibattito sui rapporti
chiese-stato — leggendo dei tre
ordini del giorno approvati dalla Camera nell’ultimo giorno del
dibattito sugli enti ecclesiastici
e il finanziamento del clero cattolico. Uno di questi, presentato
dai radicati, rilevando che se le
forme di finanziamento rimanessero prerogativa esclusiva
della chiesa cattolica ciò costituirebbe « una grave situazione
di disparità » nei confronti delle altre confessioni religiose, impegna il governo a prendere
« tutte le iniziative », sia a mezzo di intese che a mezzo di norme di diritto comune, « per porre rimedio a tale disparità ».
Alcuni giornali hanno fatto ^
ogni erba un fascio e hanno riportato che il governo ha dovuto
trangugiare tre ordini del giorno che non gli erano graditi. Ma
le cose non stanno così. E’ bensì vero che il governo (on. Amato) ha detto di non gradire
i due ordini del giorno che costringeranno il governo a dare
periodicamente conto dei riconoscimenti degli enti ecclesiastici e delle agevolazioni fiscali
per essi disposte; ma ha dichiarato di accettare il contenuto
del terzo che, con elegante perifrasi, impegna fi governo ad
estendere alle altre confessioni
religiose le forme di finanziamento previste per la cattolica.
E non a caso nella dichiarazione di voto finale il rappresentante della DC ha sottolineato
i « positivi sviluppi » che la legge in questione avrebbe portato
per le altre confessioni, dichiarando che la DC « sarà favorevole a tali sviluppi». Non solo
questi « sviluppi » non sono
sgraditi al governo, alla DC (e
peraltro al PCI), ma sono anzi
auspicati e voluti: di fronte alla
imponente torta cucinata per la
chiesa cattolica, una fetta destinata alle altre confessioni religiose rappresenta l’alibi, la buona coscienza, la pretesa di aver
eliminato, via estensione, qualsiasi privilegio.
E noi? Noi faremo bene a meditare sulle parole che abbiamo
scritto 16 anni fa ad Agape. Allora esprimevano la sensazione,
appena percettibile, quasi profetica direi, di un cambiamento
di cui si avvertivano appena le
prime avvisaglie. Oggi esprimono un chiarissimo avvertimento di fronte ad una svolta che
si è attuata da tempo e che sta
arrivando alle consegpienze economiche più massicce. Le vorremo ascoltare fino in fondo?
Frano© Giampicogli
Mobilitazione contro il razzismo
L’unico posto in cui bianchi e
neri in Sud Africa possono trovarsi fianco a fianco è intorno
ai tavoli da gioco di Sun-City, la
città del sole; cuore pulsante
dello staterello tribale (’bantustan’), di Bophuthatswana. Una
specie di Las Vegas del gioco
d’azzardo e dei divertimenti
sconci. Le regole del gioco giuridico del regime di Pretoria qui
non valgono. I bianchi vanno con
le negre e negri arricchiti possono giocare a tutte le ore del
giorno e della notte sui tavoli
dell’immenso casinò. Sun-City
rappresenta la cattiva coscienza
di uno Stato, quello del Sud Africa, attraversato da una violenza razziale che non conosce
confini. Sun-City è un autentico
fiore aH’occhiello del governo
di Pretoria. Ma l’isola felice è
un fragile esempio di cooperazione tra bianchi e negri, pateticamente sbandierato all’estero
dal premier Botha per giustificare gli altri nove staterelli,
bantustans, in cui quattro milioni di bianchi ghettizzano quotidianamente venti milioni di negri. Le ’homelands’ destinate ai
negri, ovvero le povere e piccole isole territoriali disseminate
su un territorio enorme ricco di
acqua, di verde e di diamanti,
sono diventate delle trappole
mortali per gli stessi negri che
lavorano per il governo.
Recentemente in alcuni insediamenti di colore ci sono stati
feroci regolamenti di conti: _ più
di venti baraccopoli sono rimaste prive di municipalità, impiegati e funzionari di colore sono
stati massacrati. Dall’altra parte della barricata la polizia continua a sparare sulla folla. Domenica 21 aprile- sono state uccise due altre persone di colore
facendo salire a 120 il numero
delle vittime dall’inizio dell’anno. Intanto è giunta la promessa che in giugno il Parlamento
dovrebbe abolire le nonne che
vietano i matrimoni interrazziali e gli atti sessuali tra appartenenti a razze diverse le quali hanno già obbligato migliaia
di coppie all’esilio. Ma anche se
la modifica verrà apportata —
e c’è già chi vede in questa soppressione l’inizio della fine del
regime razzista — bisogna tenere conto che la Costituzione
sudafricana rimane basata su
ferrei principi razziali, difesi am
che con Bibbia alla mano, da cui
scaturisce quell’obbrobrio giuridico chiamato in lingua afnkaans ’apartheid’, ovvero separazione, anzi sviluppo separato
delle razze. Nessuno riesce a
vedere una soluzione complessiva a tempi brevi capace di rispettare le diverse identità compresenti in Sud Africa.
A dare un ulteriore scossone
Sw/i Africa Una vittima di colore dei recenti eccidi avveriuti nei
i’hetti negri contro dipendenti governativi accusati e giustiziati
per "collaborazionismo .
al regime di Pretoria si sono
messi in questi giorni alcuni
’campus’ universitari statunitensi che ri-vivono l’atmosfera del
’68 in una contestazione mirata
a tagliare le connivenze dell’amministrazione Reagan con il Sud
Africa. Tra i leader della battaglia contro l’apartheid negli
Ù.S.A. figura il pastore battista
negro fesse Jackson, ex candidato alla presidenza. E tra gli
arrestati intorno all’ambasciata
del Sud Africa compaiono norni
famosi nonché giovani: la figlia
TU... SEGUIMI-2
Avanti per non tornare indietro
E un altro dei discepoli gli disse: Signore, permettimi prima
di andare a seppellire mio padre. Ma Gesù gli disse: Seguirm, e
lascia i morti seppellire i loro morti.
(Matteo 8: 21-22)
Gesù gli disse: Se vuoi essere perfetto, va’, vendi ciò che hai
e dallo ai poveri ed avrai un tesoro nei cieli, poi, vieni e seguimi.
(Matteo 19: 21)
Non tutti hanno seguito Gesù,
non tutti si sono lasciati affascinare dalla sua parola e dalla sua
voce, non tutti coloro a cui si è
rivolto hanno creduto di dover
e poter mettere la loro vita nelle sue mani. Gli evangeli sono
un alternarsi di vocazioni realizzate, come quella di Levi e di
Simone, e di vocazioni fallite,
come quelle dei due simpatizzanti di cui si parla sopra.
Si tratta infatti di simpatizzanti, di persone cioè che hanno
già bazzicato nel giro dei discepoli, degli uditori di Gesù, non
di estranei, come era stato Levi.
Non è gente che, come lui, è stata agganciata da Gesù per strada, coinvolta quasi suo malgrado nella avventura della fede,
sono persone che vengono di loro spontanea volontà da Gesù,
che lo cercano. E lo cercano perché hanno già capito chi egli
sia, non hanno certo capito tutto di lui, come non hanno capito
neppure i più intimi, ma hanno
capito quel tanto che basta per
poter dire: vale la pena farci su
un pensiero, vale la pena approfondire la questione.
Sono loro che vanno in cerca
di Gesù, sono loro che fanno la
proposta di diventare suoi discepoli, Gesù, in un certo senso, gioca in contropiede, rilancia un discorso avviato da altri.
Entusiasti? Ingenui? Superficiali? Chi può dirlo, forse tutto
insieme o, forse, invece, persone riflessive, convinte di quel
che fanno, ponderate!. Sembra
piuttosto questo il caso se ci limitiamo a leggere il testo senza
introdurre analisi psicologiche,
E vengono da Gesù con delle
idee chiare, come il primo, o
delle richieste precise, come il
secondo. Vengono cioè con delle
esigenze profonde di fede, con
dei problemi e sono convinti che
Gesù è in grado di dare loro una
risposta valida. Sono persone
che si autopropongono come discepoli.
Il « seguimi » detto da Gesù
non è nel caso loro l’incontro
imprevisto con il Signore, l’irruzione della salvezza e della realtà di Dio nella loro esistenza, come era stata la vocazione nella
vita di Levi al banco della gabella. Il « seguimi » di Gesù è in
qualche misura la risposta alle
loro incertezze, il tentativo che
egli fa di risolvere la loro crisi
interiore, è l’ultimo appello, l’ultimo messaggio che egli lancia
loro prima che si chiudano in.
se stessi, prima che sprofondino nella loro incertezza.
I due candidati discepoli infatti, dopo essersi presentati a
Gesù per sentirlo, informarsi,
godere in qualche modo del privilegio della sua vicinanza, si
ritirano, si fermano dopo aver
fatto il primo passo. Il primo
ha i suoi obblighi familiari da
assolvere, il secondo i suoi beni
da curare.
Nel secondo caso si tratta di
una situazione molto chiara che
non pone particolari problemi,
almeno così sembra a noi, oggi.
Con la lettura che per secoli si
è fatta di questo episodio, e si
pensi in particolare alla nostra
tradizione valdese in cui questo
è l’episodio originario della vocazione di Valdo, il « giovane
ricco » fa la figura del discepolo
inadeguato, del fallito, del cattivo che non si compiange. TanGiorgio Tourn
(continua a pag. 12)
delTex presidente Carter, la fi;
glia di Martin Luther King e i
figli di Ted Kennedy. Da mesi
l’ambasciata del Sud Africa a
Washington è assediata da migliaia di giovani nonviolenti che
chiedono la fine dell’apartheid.
La mobilitazione
nelle nostre chiese
In Italia una vasta mobilitazione si è svolta anche all’interno delle nostre chiese: « In pochi giorni la risposta delle chiese alla nostra proposta di mobilitazione contro l’apartheid è
andata crescendo. Stiamo per
consegnare all’ambasciata sudafricana oltre settecento cartoline con su scritto; "No al razzismo” oltre a diverse prese di
posizione di comunità evangeliche ». Maria Girardet Sbaffi, direttrice dell’agenzia stampa della Federazione evangelica italiana, non s’aspettava una mobilitazione così rapida e diffusa da
parte delle nostre chiese su di
un obiettivo politico, tutto sommato lontano e proposto all’attenzione un minuto prima che
iniziasse la settimana di lotta
al razzismo svoltasi dal 17 al 24
marzo. Anche la mostra fotografica sull’apartheid realizzata nei
locali della chiesa valdese di
Piazza (favour, visitata tra gli
altri anche da Benny Nato, rappresentante dell’African National Congress (il partito illegale
sudafricano che lotta per il superamento dell’apartheid) ha riscosso successo.
Nella protesta contro il razzismo in Sud Africa particolarmente tempestive e numerose sono state le chiese battiste italiane. Ma riunioni di preghiera,
brevi testi, sottoscrizioni sono
state redatte in molti ambienti
evangelici italiani. C’è anche chi
ha voluto collegare l’ingiustizia
perpetuata in Sud Africa con la
nostra situazione. La chiesa battista di Cagliari ha chiesto alle
autorità italiane^ di: « adoperarsi affinché sia vietata alle industrie e alle società di esportazione del nostro Paese la vendita al Sud Africa di armi di qualsiasi tipo », e ricorda che so
Giuseppe Fiatone
(continua a pag. 12)
2
2 fede e cultura
3 maggio 1985
IL CACCIATORE, APOCALYPSE NOW E CANALE 5
Come ti guido
oilo visione di un film
INTERROGATIVI ETICI A IVREA
I credenti di fronte
alla sofferenza
I atto: domenica sera: Il cacciatore (1978, di M. Cimino). II
atto, a seguire, servizio speciale sul Vietnam. Ili atto: lunedì
sera: Apocalypse now (1979-80),
di F. Coppola.
Servizio speciale
Da quando i film uscirono sugli schermi ad oggi spesso essi
furono accomunati per il fatto di
parlare entrambi del Vietnam.
Dal punto di vista di Canale 5
forse tutto questo ha un senso:
dopo II cacciatore, servizio succiale: Vietnam 10 anni dopo. Basti citarne alcune perle per mostrarne il carattere: sulle immagini tratte da filmati CBS ascoltiamo il Bob Dylan degli anni
della protesta. Ma intercalato da
affermazioni del genere: talvolta i soldati USA si abbandonano
ad eccessi di violenza, anche sotto gli occhi delle telecamere
CBS... comunque i comunisti si
abbandonano ad eccessi peggiori
(si vedrà poi il rapporto di tali
frasi coi film: qui sottolineerei
solo che non è moralmente accettabile l’idea di quantificare e
mettere sulla bilancia i diversi
gradi di nefandezze cui giunsero
l’una e l’altra uarte: dall’accanimento contro i villaggi dati alle
fiamme dai marines alle esecuzioni in serie da parte dei vietcong).
O ancora: dopo le prime manifestazioni in USA i soldati di leva
arrivano in Vietnam « imbevuti
di cultura pacifista » (testuale:
il rimando, per chi segue questi
problemi, è immediato col tono
poco felice delle sparate di Craxi
sul nuovo terrorismo annidato
tra i pacifisti) e si verificano
esempi di insubordinazione contro gli ufficiali che si sforzano
di costringerli a compiere il loro dovere. Non solo, il discorso
si fa più grave e spudoratamente
razzista allorché si dice che le
epurazioni condotte nei gulag comunisti vengono condotte « con
efficienza europea e crudeltà
asiatica », quasi che gli orrori
commessi da parte USA fossero
sempre e solo prodotti dalle circostanze, e che la crudeltà come
categoria fosse prerogativa esclusiva degli asiatici (asiatica è anche la Cina, e in parte la Russia
che, viene detto ripetutamente,
aiutano i comunisti). O ancora:
gli USA poterono ad un certo
punto ritirarsi « senza perdere la
faccia », ma abbandonando mezzi
di trasporto e materiali che finiranno per arrugginire nella boscaglia, ad indicare il fallimento
dell’impresa, quasi che i dati più
rilevanti nell’impresa stessa fossero salvare la faccia o il prestigio.
Ma forse il dato più rilevante
sta nel fatto di aver programmato il servizio tra i due film, ad
orientarne in certa misura la visione.
Confronto tra
due film diversi
I film sono diversi tra loro:
Il cacciatore racconta di tre amici di origine russa stabilitisi in
una piccola comunità in una zona
siderurgica della Pennsylvania,
quasi in montagna. Partono per il
Vietnam, ma uno torna (De Niro,
il protagonista, il cacciatore di
cervi), il secondo torna paralizzato alle gambe, il terzo resta a
fare il giocatore professionista
alla roulette russa, già praticata
sotto l’imposizione dei nemici
prima, e ora organizzata in bische clandestine da ambigui figuri occidentali e locali. Finirà fa
talmente per spararsi alla tempia. Apocalypse now è invece
l’odissea di un agente CIA alla
ricerca di un ufficiale impazzito
che nella boscaglia e con un
drappello di adepti fanatici conduce una guerra per conto suo,
tra orrori d’ogni genere.
Il primo film è lirico e meditativo: il ricordo della terra d’origine, il rapporto con la montagna
e l’animale cacciato, la compostezza del dolore della ragazza
che si sposa per veder partire il
marito il giorno dopo, fino al
pranzo funebre in cui si canta
« God bless America », sono in
dialettica con le sequenze centrali dell’estrema violenza della
roulette russa. Ma il merito del
Cacciatore sta soprattutto nell’analizzare questi giovani prima
del Vietnam, cercando di scoprire con che idea fossero partiti.
E ciò che se ne ricava va meditato: il servizio di Canale 5 ci
parla di manifestazioni pacifiste
nei college, durante le quali, tra
l’altro, la polizia « fu costretta a
sparare » e fece quattro morti.
Ma questi movimenti d’opinione
furono confinati in ambiti ristretti, intellettuali forse, e nelle
grandi città. Non sembra esservene traccia nelle cittadine. I giovani di laggiù sono convinti di
partire per salvare l’America,
perché questo è un loro dovere,
e, ciò che più spaventa, hanno
un’idea della guerra assolutamente sganciata dalla realtà. Parlano
di lealtà; « non c’è differenza tra
uccidere e morire in guerra o in
montagna. Basta che avvenga
lealmente ». Se il cervo non viene
colpito al primo colpo lo si deve
lasciare scappare, ha vinto lui.
La guerra vera è ben lontana
da queste aspettative: è violenza
pura, il codice dell’onore e della
lealtà a cui ingenuamente si crede fa i conti con l’ottundimento
delle coscienze e l’abbrutimento
fisico. L’eccesso domina e scatena le violenze più interne e comuni a tutti gli uomini: anche
a chi, come Stan, l’amico rissoso che non parte, cerca continuamente la rissa e gira con la pistola nella giacca: se tutti questi discorsi sulla violenza hanno un
senso, è perché sono in relazione
con la vita abituale di questi giovani, e con ile conseguenze che
la guerra avrà su di loro.
Follia spettacolare
Quello che manca, invece ad
Apocalypse now, dove il discorso
è tutto interno alla follia spettacolare di ufficiali dediti al surf
tra un attacco e l’altro, o che attaccano in elicottero al suono
della Cavalcata delle Walkirie
(che Canale 5 ci ha propinato, in
presentazione al film, lungo la
settimana precedente, e ha oculatamente — dal suo punto dì vista
— preannunciato nel documentario: quando gli USA ricorsero
alla nuova arma degli elicotteri...)
o che costruiscono la loro roccaforte spettrale (Kurtz^Marlon
Brando) nella quale si ritrovano
teschi sepolti. Ma tutto, appimto,
è nell’ordine dell’allucinazione,
del delirio, al di qua di tutte le
motivazioni storiche e concrete
che potrebbero aver condotto a
questi punti. L’eccesso rappresentato dal rischio della roulette
russa, sarà anche follia e compiacimento del sangue da parte
dei più inselvatichiti, ma è nure
sfruttata sciacallescamente da
chi riesce a trarne forti scommesse in denaro. Se la guerra è
imbarbarimento, la rappresentazione spettacolare ne è forzatamente un superficiale appiattimento.
Addio riflessione
Qualunque documentario (il
più noto, Nuit et brouillard, di
Resnais, autore di Hiroshima
mon amour e Mon onde d’Amérique) sui lager nazisti ridimensiona radicalmente anche la più
perfetta ricostruzione cinematografica. E la follia non può
essere solo titanismo o mania di
grandezza. Va spiegata: come
tenta seriamente II cacciatore,
non tenta affatto l’estetismo di
Apocalypse now e tenta banalmente Canale 5: la causa è la
droga distribuita clandestinamente dai vietcong. Tutto ciò
che di riflessione viene proposto
nel Cacciatore è stroncato dal documentario di Canale 5, che, oltre
ad essere di parte, evita di problematizzare e introduce alla follia generale avallando l’impostazione a dir poco ambigua di
Apocalypse now. Ma, ovviamente, dal suo punto dì vista. Canale 5 ha condotto un’operazione
perfetta: tutto deve e può far
spettacolo, dagli elicotteri alle
atrocità (basti vedere certi servizi anche RAI su fatti di sangue)
e soprattutto deve far spettacolo
a scapito del ragionamento e della riflessione. Speriamo che, al di
là degli accostamenti, dei commenti e delle indicazioni gentilmente fornite da chi sta dietro a
queste programmazioni, il pubblico sia ancora in grado di scegliere, valutare e giudicare autonomamente.
Alberto Corsani
Si è svolta venerdì 22 marzo la
terza conferenza-dibattito davanti a 130 persone sul tema « Credenti di fronte alla sofferenza ».
Oratori: il past. Franco Giampiccoli e don Arrigo Miglio, vicario
generale della Diocesi di Ivrea.
Il past. Giampiocoli ha evidenziato come la tradizione cristiana
in ambito sia cattolico che protestante abbia attribuito spesso un
segno positivo alla sofferenza, ha
esaminato i diversi atteggiamenti umani di fronte alla sofferenza,
costantemente in bilico fra i due
poli: addomesticarla o evitarla,
e riferendosi al messaggio evangelico ha sottolineato due aspetti
della sofferenza: tentazione (minaccia e pericolo di cedere alla
ribellione) e prova (ogni sofferenza può diventare luogo di crescita nella fede). Il past. Giampiccoli ha concluso con la citazione di Romani 8: 28 (« tutte le
cose cooperano al bene di coloro
che amano Dio ») che può costituire il punto di arrivo (non certo di partenza) di una ricerca
del significato della sofferenza.
Solo Dio può mutare ciò che è
negativo in positivo. Solo la fede può riconoscere un segno positivo alla sofferenza.
Don Miglio ha iniziato ricordando alcune forme tipiche di
sofferenza del nostro tempo. Ha
poi affrontato il problema dell’origine della sofferenza, enumerando alcuni tentativi di spiegazione secondo l’Antico e il
Nuovo Testamento. Egli ha esaminato in seguito il senso della
sofferenza, ricordando gli equivoci del passato (sofferenza co
me volontà di Dio e come acquisizione di meriti per l’aldilà, masochismo, espiazione) e soffermandosi sulla certezza della compartecipazione di Dio alla sofferenza umana e sull’importanza
della fede in Dio e in Gesù Cristo, la cui resurrezione è il mezzo misterioso con cui si distruggono le radici della sofferenza
affondate nel peccato. Se si accetta la croce si imbocca una
strada per incontrare il Dio degli ultimi, dei sofferenti, dei senza speranza, verso un futuro di
libertà nuova.
Don Miglio ha concluso con
un invito all’emancipazione dalla sofferenza attraverso un salto di qualità nella solidarietà
con chi soffre. Soltanto la prassi della solidarietà può dare un
senso alla sofferenza, perchè Cristo è presente in ogni sofferente.
Nel dibattito gli oratori hall
no risposto a domande suU’immagine di Dio secondo la tradizione cristiana, sulla partecipazione dell’uomo al soffrire di
Dio, sul dilemma Dio o il fato,
sul colonialismo e sulla sofferenza frutto della violenza deil’uomo suH’uomo. Purtroppo solo alla fine è stato sollevato il
problema dell’eutanasia (che avrebbe dovuto essere lo sbocco
naturale della conferenza) sui
quale non è stato possibile soffermarsi esaurientemente.
L’ultimo incontro della serie
ha avuto luogo ven. 19 aprile sul
tema « Trasgressione e riconciliazione ». Ne riferiremo in una
prossima nota. C.V.C.
INOPPORTUNO
Caro Direttore,
Nel rendere conto, sul n. 14 del nostro giornale, del convegno tenutosi
a Milano sul « Metodismo ieri, oggi e
domani » hai fatto una allusione alla
Società di Studi Valdesi che mi pare del tutto fuori luogo e che vorrei
rettificare. L’hai fatto in riferimento
agli « spazi > che i valdesi hanno avuto, o si sono fatti, in passato che potrebbero costituire un parallelismo con
lo « spazio » che i fratelli metodisti
si sono creali con il convegno di Milano. Spazi di che? Di identità naturalmente, identità confessionale e culturale.
Che tale sia stato, o possa essere
stato, in passato, il caso della SSV è
discutibile e varrebbe la pena discuterne; strumento di ricerca culturale, certo, lo è stato, fors’anohe di elaborazione di Identità. Ma non è questo il
problema, e non a caso non dico che
la tua menzione sla errata, la dico
inopportuna. C'è infatti un cambiamento rispetto aH’ieri, cambiamento di cui
occorre tenere conto: il convegno ha
luogo dopo l'integrazione. La ricerca
di spazio è dunque all'interno di una
struttura unitaria (ed i valdesi non
hanno sentito sin qui la necessità di
rivendicare questo spazio per sé e
qualora lo avessero fatto sarebbero
stati probabilmente giudicati in modo
critico) ed In questo progetto unitario la SSV non è strumento di cultura
valdese.
Tu replicherai che lo è stata, ne
potremo discutere, è però chiaro che
non lo è. I nostri Convegni storici sono da anni consacrati alle vicende religiose del nostro Paese (e ben sai
come il • Paese » sia locuzione usata
con frequenza in molti discorsii) ed il
Bollettino si occupa di molte cose che
non riguardano strettamente la confessione valdese o il valdismo. Questi
sono i fatti ma continuano a permanere radicati i miti e le menti continuano
ad essere popolate di fantasmi, ed li
mito è che l'aggettivo • valdese • si
debba riferire airambito della realtà
delle Valli Valdesi ed alla sua vicenda
storica, tutto sommato marginale e
secondaria ri.spetto alle grandi pagine
della nostra testimonianza evangelica
A colloquio con I lettori
In Italia.
Perciò la tua frase è inopportuna,
perché rafforza nella mente dei lettori
il concetto che la SSV ed il suo ambito di studi e di Interessi sia esclusivamente valdese e di un valdismo
sempre più ricacciato negli spazi del
folklore. Non a caso è un organismo
che sta alle nostre chiese come la Pro
Natura alla politica dei partiti, la vera, reale, quella del concreto e del
futuro. Continuiamo a rafforzare nella
mente dei nostri fratelli In fede queste
scempiaggini (non è certo la tua Intenzione, ne sono consapevole!) e raccoglieremo una comunità cristiana spappolata, priva di coscienza storica, preda delle divagazioni e dei proclami
retorici.
Qualora dovesse nella mente dei lettori crearsi una contrapposizione del tipo: convegno di Milano = spazio di
cultura autenticamente moderna, dinamica, aperta, in prosf>ettiva. Società
di Studi Valdesi = spazio di nostalgiche rievocazioni del passato, chiusa
e limitata, riservata a pochi, con la
conseguente contrapposizione progressismo-conservazione, avremmo ottenuto un risultato contrario alle nostre
speranze, un risultato negativo per tutti, valdesi e metodisti.
Scusandomi di questo intervento ti
saluto fraternamente.
Giorgio Toum, Torre Pellice
LA PREGHIERA
DELLE DONNE
Nel leggere un articolo su « La Luce » del 22 febbraio sono rimasto un
po’ perplesso considerando alcuni aspetti sulla preghiera che il testo trattava: « r marzo Giornata Mondiale di
Preghiera ». Un invito alle... donne
evangeliche a pregare per la pace nel
mondo. Ebbene, vorrei capire, sono
le donne che hanno efficacia nel pregare, quindi è dato a loro il ministerio
della preghiera? Qppure gli uomini non
sanno pregare o non hanno voglia o
non sanno come farlo? Mi domando
ancora: forse che gli uomini sono talmente forti che ritengono di relegare
la preghiera alle donne essendo quest’ultime di una certa debolezza (in
un certo senso inferiori agli uomini)
per cui il pregare è lasciato a loro?
La parità di sesso non vale per la
chiesa? Perché tanti trambusti nella
comunità cristiana? Le riunioni le fanno le donne; i sermoni li fanno gli
uomini; l’assistenza sociale è riservata alle donne. Gli uomini fanno la
guerra e le donne la pace. Gli uomini
offrono liti e le donne: ■■ offerte d'amore ”...
Molte volte questi settori così distribuiti frammentano l'opera della
chiesa.
Secondo me è inefficace e non costruttivo settorializzare così la comunità. I problemi e i sentimenti della
donna cristiana, seppure maggiormente
sentiti oggigiorno (questo lo ammetto)
non devono essere separati nella costruzione della chiesa.
Non so come siano stati costituiti
questi organi settoriali delle donne ma
una cosa è certa: che almeno nella
chiesa non si facciano queste divisioni
che mettono in evidenza il sesso debole e forte.
Se le donne sentono maggiormente
i problemi della pietà cristiana ne facciano parte anche agli uomini prendendoli a viva forza e Immergendoli
nella resportsabllità di gruppo formante
la chiesa.
In questo senso il finale deH'artlcolo citato collima: « Tutti noi dipendiamo dalla misericordia di Dio in
questa situazione di paura a livello
mondiale, ma se abbiamo 11 compito
di annunziare che il mondo è una famiglia sotto la sovranità di Dio, non
temiamo di parlare agli altri delle vie
di Dio, della verità di Dio, della vita
in Dio. Potremo ritrovarci senza via,
senza verità, senza vita se non prendiamo sul serio il tema della Giornata
Mondiale di Preghiera 1985 ».
Michele Romano, Torino
3
r
3 maggio 1985
fede e cultura 3
L’INTERVENTO DI UN PASTORE VALDESE AL CONVEGNO DI TREVISO
I diritti di chi si prostituisce
Settecentomila prostitute in
Italia e tre milioni e mezzo di
clienti al giorno sono i dati emersi al secondo convegno nazionale del Comitato per i diritti civili delle prostitute tenutosi
recentemente a Treviso. A questo convegno ha partecipato il
pastore Alfredo Berlendis con
l’intervento che pubblichiamo in
questa pagina. Invitiamo ì nostri
lettori a leggerlo tenendo conto
delle cifre che abbiamo dato: si
tratta di un grido di indignazione per il fatto che la società continua a criminalizzare e a disprezzare le settecentomila prostitute mentre sfuma nella notte
la miriade di clienti senza che
nessuno ne dica nulla. In questo
senso la rivendicazione dei diritti di chi si prostituisce può essere non già una richiesta a favore della legittimazione morale
della prostituzione bensì, Berlendis lo dice chiaramente, un passo
verso la società del Regno di Dio
cui guardano i credenti in Gesù
in cui « nessuna forma di vendita delle persone è prevista».
D’altra parte sentiamo di dover porre un interrogativo, a
Berlendis e a noi stessi: a Treviso — informa l'ASPE, agenzia
stampa sui problemi degli emarginati, espressione del Gruppo
Abele di Torino — si è parlato
di chi si prostituisce per_ procurarsi la droga e anche di chi si
droga per « reggere » la condizione intollerabile della prostituzione. La domanda è quindi: è possibile lottare come credenti per
la scomparsa dei fattori che producono il « lavoro prostituito »,
per il cambiamento culturale e
economico - sociale che trasformi
il mercato del lavoro in offerta
equa e umanizzante, senza occuparsi ora di persone concrete
nel tempo in cui l’immagine del
sesso continua ad essere distorta e il mercato del lavoro continua ad essere discriminante e
postribolare? Il gruppo Abele è
attivo nella battaglia per i diritti di chi si prostituisce ma nel
contempo da quasi vent’anni, organizzando comunità, lotta « per
portar via gli adolescenti dal
marciapiede » (don Ciotti a « Repubblica », 29.3). E’ certo necessaria un’azione per i diritti di
chi si prostituisce, ma di questi
diritti non fa parte anche quello
di essere aiutati qui ed ora a
uscire da una situazione che può
essere sentita intollerabile?
Quanto dice la Bibbia sulle
prostitute o prostituti è diverso da ciò che la tradizione cristiana ha detto per millenni.
Nell’Antico Testamento abbiamo
la condanna della prostituzione
’sacra’ esercitata a scopi idolatrici, Deuteronomio 23: 18-19;
non è certo che il passo di Levitico 19: 29 condanni ogni forma di prostituzione. Israele non
si è vergognato di esaltare Raab,
la prostituta che a Gerico ospitò le due spie ebree, Giosuè 2:
1-22.
L’evangelista Matteo ha posto
fra gli antenati di Gesù proprio
la prostituta Raab, Matteo 1: 5.
Gesù contraddice la norma dichiarante ’impura’, ’intoccabile'
la prostituta e si lascia baciare
e profumare da una di esse. E’ il
brano deH’evangelista Luca 7:
36-50. Ciò accade nella casa di
Un certo Simone che ha ospitato Gesù. Simone si scandalizza
perché Gesù si lascia toccare
dalla ’peccatrice’, se fosse Gesù
veramente un profeta saprebbe
chi lo sta toccando e si comporterebbe di conseguenza... Nella parabola dei due figli invitati
a lavorare la vigna del padre,
Matteo 21: 28-32, Gesù presenta
i pubblicani o esattori, altra categoria di ’intoccabili’ per la loro relazione con i ’pagani’, dicendo di loro e delle prostitute:
— entrano prima di voi (i capi
di Israele!) nel regno di Dio —.
L’apostolo Paolo, nella prima
lettera ai Corinzi, 6: 15-20, ammonisce i cristiani a non ,,equentare le prostitute. k: ;oige
quindi un ammonimento ai clienti, corregge il loro modo di pensare, li invita ad astenersi dall’amore a pagamento. Uno studioso di Nuovo Testamento ritiene che Paolo non esprima una
condanna d(.-'.le prostitute, sebbene riprovi la prostituzione,
perché ’’apostolo doveva conoscere l’aspetto sociologico della
prostituzione, sapeva che essa
era fondât j sul mercato degli
schiavi (E. Baltensweiler).
La tradizione
cristiana
La tradizione cristiana ha invece blandamente condannato i
clienti e bollato severamente le
prostitute. I cristiani le hanno
condannate ’di giorno’ e frequentate di notte. La storia della fulgida civiltà cristiana è stretta
mente associata alla storia dei
’bordelli cristiani’, presenti persino nello Stato Pontificio.
Il padre della Chiesa Agostino
di Ippona, Sant’Agostino, poiie
la prostituzione e il lenocinio
tra gli atti più immondi, tuttavia è del parere che la prostituzione sia necessaria come barriera che protegge il mondo dalla infezione della libidine (De
Ordine, II, IV, 12). Otto secoli
dopo 'Tommaso D’Aquino paragonerà la prostituzione alle fogne del palazzo, le fogne restano fogne ma sono necessarie. Il
peccato del meretricio serve a
contenere un vizio più grave:
— togliete le prostitute dal mondo e lo riempirete di sodomiti —
(Summa Theologica, II, II, 1011). Così le prostitute furono
trattate come gente appartenente alla fogna della società. Poco
contava che il Palazzo necessitasse di tali fogne, ciò che contava era che il fenomeno, e le
persone che in esse operavano,
restassero ai margini della vita
associata, fossero sì presenti,
ma invisibilmente.
Il mercato del sesso appartiene al mondo del mercato d&l
lavoro, non ne è estraneo, ne è
piuttosto uno specchio. Anche la
sessualità deve essere gestita
’dall’uomo economico’, anche il
sesso è commerciabile. Certo
Marx e Engels dimenticavano
gli aspetti psicologici del problema quando prospettavano la
scomparsa della prostituzione
unitamente alla scomparsa del
capitalismo (cfr. Manifesto del
Partito Comunista). Ma indicavano bene il nesso tra sesso-famiglia borghese-mercato e le
sue leggi. Ha avuto non piccola
parte nella genesi della prostiO’zione ’cristiana’ il cristiano
discorso sul piacere, la deerotizzazione dei rapporti, il disprezzo della sessualità e del piacere, non legittimato che 'per fare
figli’ anche all’interno della coppia sposata. Esso ha creato due
categorie di donne, le ’sante’:
madre, sposa, figlia e le peccatrici, ’le puttane’, con le quali,
perché sono tali, si può ’fare tutto’, Le chiese si sono poco occupate delle radici del fenomeno
prostituzione, e come potevano
farlo non volendo accogliere la
tesi della necessità della rivoluzione dei rapporti economici e
di classe? Hanno dunque concentrato la loro attenzione sulle
peccatrici esprimendo su di loro una schifata condanna. Sì, le
chiese hanno anche esortato i
clienti a non ’andare a puttane’,
ma quanta indulgenza per i figli della chiesa colpevoli di essere stati sedotti dalle malìe
della prostituta!
Oggi, in questo convegno, si
reclamano i diritti di chi si prostituisce. Si chiede il superamento della legge 75 del 20 febbraio
1958. la 'Legge Merlin’, il cui scopo era quello di abolire l’organizzazione e lo sfruttamento della prostituzione. Si chiede che
l’attuale situazione che non proibisce la prostituzione ma discrimina, in molte forme, la prostituta, abbia fine. Si chiede al
legislatore che riveda la legge
Merlin, che stabilisca delle _ tutele a salvaguardia dei diritti di
chi lavora nella prostituzione,
affinché essa non sia, come ora,
marginalizzata e confinata negli
spazi delinquenziali cui la vuole relegare questa società.
Carla Corso, presidente del
Comitato per i diritti civili delle prostitute, ha scritto nella sua
relazione a questo convegno:
« In casi di crisi, di instabilità,
il primo effetto è proprio la
espulsione dal mondo del lavoro delle donne. A questo si aggiunge il fatto che non necessariamente c’è disponibilità da
parte delle donne a scegliere lavori sottopagati, non gratificanti
e che comunque le vedono subalterne e dequalificate rispetto agli uomini. Non c’è quindi
da meravigliarsi se condizioni
di mercato e atteggiamenti soggettivi di rifiuto di forme consolidate di sfruttamento, portano le donne a scegliere la prostituzione.
Generalmente c’è stato e yi e
tuttora, da parte della società
la tendenza a punire questa scelta da una parte con l’emarginazione e dall’altra non dando
possibilità alle prostitute di cambiamento e reinserimento nel
mercato del lavoro ».
Un inizio promettente
Con la data del 2 aprile abbiamo terminato il primo ciclo
di dibattiti organizzati dal nostro Centro.
Giovedì, 14 marzo, ha avuto
luogo la conferenza sul tema
« Le Chiese di fronte aU’odierna
discussione sulla sessualità e la
famiglia ». Relatori: il past. Daniele Garrone e Angelo Manzini,
francescano e consulente etico
del consultorio di Novara, moderatore il past. Agostino Garufl. Prima di presentare gli oratori il nostro pastore ha precisato che le nostre Chiese stanno studiando l’argomento e le
riflessioni che ne seguiranno saranno il frutto del documento
che il Sinodo '86 elaborerà. Ha
poi aggiunto che è sempre utile
il dialogo con persone di altre
credenze e diverse idee religiose
e questo non può che essere un
fattore positivo e stimolante;
ed il Centro è pure messo a disposizione, a richiesta, di coloro
che vorranno tenere riunioni.
Padre Manzini ha affermato
che l’uomo è stato fatto ad im
magine di Dio e ha ricevuto
molti doni. La sessualità è un
dono di Dio e per la morale cattolica la procreazione è legata
alla sessualità. Ogni atto di per
sé è legato alla vita, il matrimonio è un sacramento indissolubile e i figli un dono di Dio.
La sessualità fuori dal matrimonio è immorale e anche sul
piano della procreazione non è
accettabile.
Il pastore Garrone ha precisato che l’etica protestante si basa sulla libertà e responsabilità
dell’uomo nato di nuovo e che
glorifica Dio con tutto il suo
corpo. L’uomo è libero di fronte a Dio. La gioia vissuta nella
sessualità è un dono di Dio, sia
nel matrimonio che fuori. Il matrimonio non è un sacramento
ma un patto umano vissuto tra
due persone responsabili.
Altri argomenti toccati dai
due relatori sono stati: l’omosessualità e la fecondazione artificiale. Ci sono stati interventi da
parte di due sacerdoti e di altri
presenti.
Il parere
di un credente
CENTRO EVANGELICO D’INCONTRO DI OMEGNA
Riteniamo che il parere di un
’credente’ debba partire dalla
realtà, non dalla ideologia, né
dai ’valori ideali’. Ancor più riteniamo che i credenti debbano
comprendere di essere corresponsabili delle situazioni di lavoro alienato e di lavoro negato
entro le quali si collocano le persone concrete. Davanti alla richiesta di diritti civili per chi
si prostituisce, siamo del parere che il credente debba rispondere appoggiando tale battaglia
senza nascondersi dietro una
moralistica ’condanna’ o una
’emotiva’ domanda rivolta alle
prostitute di ’cambiare lavoro’.
Piuttosto i credenti dovranno
operare per produrre quel cambiamento culturale e economicosociale che restituisce alla sessualità il suo autentico valore,
alle donne la loro dignità, e trasformi il mercato del lavoro, da
situazione discriminante e postribolare (non solo chi vende
sesso si ’prostituisce’!) in offerta equa e umanizzante.
In questa tensione possiamo,
come credenti, dire la parola che
procede dalla concezione evangelica della persona e della sua
sessualità. Lottando per la scomparsa dei fattori che producono
il ’lavoro prostituito’, i tanti lavori che prevedono il silenzìamento della affettività, l’umiliazione della persona, la confisca
dei più basilari diritti, potranno
i credenti dire che il sesso deve
essere gioiosa comunicazione di
piacere e non coatta prestazione anatomica. Nessuna forma
di vendita delle persone è prevista dalla società del regno di
Dio cui guardano i credenti in
Gesù Cristo, nessuna mercificazione dell’amicizia sessuale è
conforme all’immagine della
persona liberata di cui ci parla
l’Evangelo.
Scrive a conclusione della relazione Carla Corso: « Per noi
che siamo i soggetti emarginati e criminalizzati tentare di
arrivare al superamento della
prostituzione è certamente più
difficile che per il resto della
società, ma non c’è dubbio che
in questi due anni di lotta abbiamo creato dei presupposti
sui quali la società, nelle sue varie componenti, può trovare gli
spunti adatti a fornire il proprio contributo ».
Qual è il contributo dei cristiani? Annunciare la concezione
evangelica della sessualità, della persona, annunciare e viyere
il compito di piena umanizzazione di ogni persona. Lo dobbiamo fare in questa società
dei ’bordelli’ di vario genere,
lottando contro la logica che li
genera e impone, lottando con
le persone che si prostituiscono, perché oltre al danno, non
subiscano anche le beffe della
criminalizzazione da parte dei
benpensanti, lottando perché lo
stupro o Tomicidio di una ’mondana’ o di un ’travestito’ non
sia la nota di cronaca che non
fa notizia e suscita in molti ’cristiani’ la riprovazione non già
dell’aguzzino ma della vittima.
La battaglia per restituire i_ diritti personali a chi si prostituisce è la battaglia contro la violenza, contro l’ipocrisia, contro
la società che punisce le vittime e premia i colpevoli. Una
battaglia che porta il credente
a guardare lontano, a quella
società profondamente trasformata ove nessuno è merce.
Alfredo Berlendis
TRA LE RIVISTE
L’incontro del 2 aprile ha avuto per tema « Il processo a
Gesù negli Evangeli », moderatore il nostro pastore e relatori: il prevosto di Omegna don
Zolla e il pastore Renato
Di Lorenzo della Chiesa metodista di 'Vercelli che ha trattato l’argomento in modo chiaro
sul piano dell’esegesi, ponendo
in evidenza la legittimità molto
dubbia del procedimento del
processo stesso. Don Zolla ha
affrontato il tema sul piano della meditazione invitando il cristiano a portare una testimonianza di fede nel mondo d’oggi
L’impegno organizzativo di
questo ciclo di conferenze, che
speriamo di poter riprendere in
autunno, è stato notevole ma
ha dato risultati soddisfacenti.
In media, ogni volta hanno partecipato una sessantina di persone, provenienti dal mondo cattolico, laico e naturalmente evangelico, con interesse da parte degli esterni, superiore ad
ogni aspettativa. B. M.
Religione e scuola
Segnaliamo l’ultimo numero
della rivista « Rossoscuola » in
quanto vi è un inserto a cura
del Comitato per la laicità della
scuola di Torino a proposito
dell’insegnamento della religione. Fa molto piacere notare come il dossier sia aperto riportando integralmente un articolo
di Tullio Rapone apparso su
« Gioventù evangelica » di quest’anno.
Segnaliamo fra gli altri articoli quello di Carlo Ottino, da
sempre fra i più attivi docenti
in campo nazionale sui problemi della laicità, che ripercorre
le vicende che hanno portato alla costituzione del Comitato per
la laicità della scuola. Clara Bovero denuncia il fatto che troppi genitori hanno un atteggiamento poco critico, anche quando tendenzialmente laici, nei
confronti dell’ora di religione in
quanto ritenuta momento es
senziale, seppure confessionale,
nella formazione dei giovani.
La posizione dei curatori del
dossier risulta chiara : l’educazione religiosa deve essere compito delle famiglie e delle Chiese, inoltre il Comitato per la
laicità della scuola si oppone a
coloro che chiedono un’ora specifica di « Informazione religiosa ». Viene ribadita invece la
necessità di inserire le tematiche religiose aH’interno delle
singole materie. Risulta interessante confrontare questa posizione con quella che nello stesso numero esprime Paolo Chiapy
pe di Firenze che invece si dimostra più possibilista sulla
eventualità di una gestione laica
dell’insegnamento religioso.
Il costo del Dossier, inserito
sul numero di aprile 1985, è di
L. 2.000. Copie possono essere
richieste alla redazione del giornale: Rossoscuola: Strada della
Magra 5/b - 10156 Torino.
h.:
4
4 vita delle chiese
3 maggio 1985
1
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
La riunione quartierale
LUSERNA SAN GIOVANNI
— L’assemblea di Chiesa, riunitasi domenica mattina 21 aprile, ha preso in esame la realtà
delle riunioni quartierali così
come si presenta aU’interno della comunità e neH’ambito più
vasto del pinerolese.
La discussione è sorta sulle
relazioni delle esperienze di riunioni quartierali svolte dai gruppi deirUnione Femminile e dal
gruppo pace della comunità, i
quali verso la fine dell’inverno
hanno condotto un certo numero di queste riunioni.
E’ indubbio che questo momento di vita comunitaria (e di
democrazia nella Chiesa, come
è stato sottolineato) merita di
essere attentamente considerato
nell’ambito di quelle trasformazioni cui le chiese alle Valli andranno probabilmente incontro
(identità, scollamenti generazionali, secolarizzazione, ecc.) nei
prossimi decenni.
Assemblea di Chiesa
ANGROGNA — Domenica 5
alle ore 10 si terrà l’assemblea
di chiesa con il seguente ordine
del giorno: votazione dei deputati alla Conferenza Distrettuale e al Sinodo, preventivo 1986,
lettura e discussione della relazione morale annua.
• Domenica scorsa si è svolto rincontro tra le Unioni Femminili di San Secondo e Angrogna; dopo una riflessione biblica di Peggy Bertolino si è svolta la passeggiata tra i luoghi
storici concludendo nella Sala
con saluti e scambi di messaggi.
VILLAR PERO SA — Domenica 5 maggio, ore 10 al convitto: Assemblea di Chiesa.
con giochi e canti sotto un sole
primaverile.
• Salutiamo con gioia la nascita di Emanuele Costabel, di
Danilo e di Paola Pons.
MASSELLO — Domenica 5
maggio si terrà l’assemblea di
chiesa della comunità. Avrà inizio alle 10.39 (anziché alle 11) e
si occuperà della relazione morale e finanziaria del Concistoro e dell’elezione di un delegato
e di un sostituto per la conferenza distrettuale.
La comunità di Massello, unitamente alla comiinità di Perrero-Maniglia, esprime tutta la
sua simpatia all’anziano Giovannino Tron, al papà, alle sorelle
e al fratello per la perdita della loro mamma, Giulia Poét
Tron.
S. SECONDO — L’Assemblea
di Chiesa è convocata per domenica 5 maggio subito dopo il
culto delle 10 col seguente ordine del giorno:
— Lettura e discussione della
relazione dell’anno 1984-85.
— Preventivo impegno finanziario 1986.
— Elezione delegati a Sinodo e
Conferenza distrettuale.
— Varie.
• Con il mese di maggio inizia
l’esperimento di unificazione dei
culti in Val d’Angrogna con il
seguente schema: la prima domenica del mese al Capoluogo,
la seconda al Serre, la terza al
Capoluogo, la quarta a Pradeltorno, la quinta eventuale al Capoluogo. L’ora è sempre alle
10.30 della domenica. L’esperimento varrà solo fino a fine
settembre.
• Il 17.4 le due Unioni femminili si sono riunite per ascoltare una bella presentazione della
figura del riformatore Zwingli,
fatta dalle sorelle Etiennette
Jalla e Maria Tamietti.
• Il bazar avrà luogo domenica 12 (apertura 14.30). Le sorelle dell’Unione femminile si trovano venerdì 10 alle 14 per la
preparazione del bazar.
• Per mercoledì 22 maggio
l’Unione femminile organizza
una gita a Pisa. Le iscrizioni si
ricevono fino al 15.5.
Scomparse
• Il 25.4 la Scuola domenicale ha trascorso una bella giornata a Viering, in Valle d’Aosta,
Il -1985 ha portato nella libreria
di via Montebello W a Pinerolo i libri della
w di trie e
m mmed/tnee
Claudiana
Annunciandolo ricordiamo le nostre specializzazioni
ÀicOMjJUh
adondofey^
giochi educativi e libri
per bambini e ragazzi
montagna, natura,
agricoltura
storo è durato per ben 44 anni.
Per lunghi anni era anche stato membro della Corale Valdese. Lo ricordiamo anche per
molti anni attivo collaboratore
nei festeggiamenti del 17 febbraio, ricorrenza alla quale era
molto affezionato. La comunità,
riconoscente per tutto il lavoro
che il nostro fratello ha svolto
per la sua Chiesa, porge ai familiari nel dolore la simpatia
cristiana. I funerali si sono svolti giovedì 18 aprile u. s.
• Si sono svolti anche i fune
rali del nostro fratello Pons Giovanni Emilio delle Fontane, deceduto presso l’Ospedale Valdese di Pomaretto. Da 9 anni era
ospite dell’Asilo di San Germano Chisone, dove vi aveva ritrovato una famiglia, essendo
rimasto completamente solo.
Il 25 aprile si sono uniti in
maggio, ore 20 a Perrero, per
la messa a punto dell’insieme
in vista della partecipazione al
culto ad Angrogna in occasione
della Festa di Canto, domenica
19 maggio.
« Sabato 27 aprile. Marco Pisana e Fiorella Peyronel hanno
voluto porre, ciascuno nella propria confessione di fede ed in
momenti e luoghi separati, la celebrazione del loro matrimonio,
già celebrato in Municipio, sotto la benedizione del Signore,
e si sono impegnati davanti al
Signore di vivere cristianamente la loro vita di coppia. Agli
sposi, che hanno stabilito la loro dimora in un nostro quartiere, giunga l’espressione gioiosa
della comunione fraterna di tutta la comunità.
• Domenica 28 aprile, un bel
matrimonio, prima in Comune
e quindi in chiesa dove la loro
unione è stata benedetta, Rlbet
Emanuela del Valentino (Inverso Pin.) e Costantino Franco
dei Pian dei Maurinl (Inv. Pin.).
Sia questo nuovo focolare sempre sotto la guida e la protezione del Signore. Agli sposi la
comunità porge sinceri auguri
di felicità.
• Il 17 aprile il Signore ha
chiamato a sé Fanny Bomo ved.
Paschetto. Era la decana della
nostra comunità (93 anni), ma
vispa e serena accoglieva sempre il pastore che andava a trovarla con gioia per poter ascoltare l’annunzio della Parola. Ai
familiari tutti e in modo particolare al figlio Luigi, tanto scosso per questa separazione, tutta la nostra simpatia cristiana.
• Sabato 11 maggio alle ore
14.30 avranno luogo gli esami
dei catecumeni di I, II e III
anno.
Verso la festa dì canto
RORA’ — L’Assemblea di Chiesa del 28 aprile ha eletto deputato al Sinodo per la Chiesa di
Rorà Rosetta Tourn in Giusiano, supplente Anna Tourn Boncoeur in Veronesi.
Per la Conferenza Distrettuale sono stati eletti Roberto Morel e Ferdinando Rivoira, supplenti Aldo Tourn e Adolfo Rivoira.
Nella relazione annua si è evidenziato il rischio di dare una
immagine di chiesa vivente con
attivismi vari, quando invece
una vera vita non c’è, se manca
la bussola dell’Evangelo.
VILLASECCA — Venerdì 26
aprile, la nostra Corale ha potuto vivere una serata di comunione fraterna gioiosa e... canora. Ringraziamo vivamente tutti quei membri della Corale che
hanno partecipato alla preparazione del menu della cena, risultata di ottimo gradimento a tutti. Visto il lusinghiero successo,
è stato proposto di ripetere la
esperienza anche per il futuro.
Ricordiamo qui di seguito che
rincontro con la Corale di Perrero è stato fissato per il 15
Bazar
Inaugurato
il Museo valdese
POMARETTO — Ci ha lasciati per andare al Padre il nostro fratello Ribet Giosuè di
Pomaretto, deceduto nella sua
abitazione all’età di anni 79. Aveva ricoperto la carica di diacono prima e di anziano in seguito nei quartieri del Podio,
Clot Boulard e Pomaretto ; il
suo impegno in seno al Conci
S. GERMANO — Il museo di
S. Germano, inaugurato il 21
aprile, si è scelto un tema, il
lavoro femminile, sia nei campi che nella fabbrica. Questa
scelta è stata motivata da Clara Bounous, presidente del comitato del museo, che ha ricordato come il cotonificio di San
Germano sia stato il primo stabilimento della vai Chisone ad
impiegare manodopera in prevalenza femminile.
Ora, il cotonificio Widemann
è chiuso e gli edifici sono in
lento degrado: il museo ha raccolto le testimonianze di un
passato non tanto remoto per
conservarle.
Nella sala valdese di S. (Dormano, in occasione dell’inaugurazione, si sono succeduti i messaggi di ringraziamento e di augurio: per rallegrarsi del lavoro
svolto e per invitare tutti alla
In questa rubrica pubblichiamo le
scadenze che interessano più chiese
valdesi delle valli. Gii avvisi vanno fatti
pervenire entro ie ore 9 del lunedì
precedente la data di pubblicazione
del giornale
gruppo di alunni della Scuola
domenicale e del Catechismo ha
partecipato all’àgape allegra e...
rumorosa, seguita da un pomeriggio di giochi anche all’aperto.
Al culto del mattino un gruppetto di loro ha svolto la liturgia. Molto apprezzata la presenza al culto di quei genitori che
hanno così confermato il proprio impegno di partecipazione diretta al processo di educazione dei propri figli alla fede.
• Il Concistoro è convocato
per sabato 4 maggio, ore 20, nella saletta. O.d.g. : Esame della
Relazione morale 1984-85 — Esame di eventuali candidature
o proposte per la elezione del
nuovo membro del Concistoro
per i Chiotti — Impegno finanziario 1986 — Varie eventuali.
# Per Domenica 5 maggio, ore
10, è stata fissata l’Assemblea
di Chiesa che avrà lo stesso
O.d.g. esposto qui sopra.
Venerdì 3 maggio
□ LA DROGA TRA NOI.
DIBATTITO PUBBLICO
ANGROGNA — Alle ore 21, presso
la Sala unionista del Capoluogo, si
terrà un dibattito sulla droga in valle;
introdurranno: Roberto Peyrot, Daniele
Rochat, Leila Parodi, GianClaudio Magra. La serata è organizzata dalla
chiesa valdese di Angrogna.
Sabato 4 maggio
□ I VALDESI
DEL SUD AMERICA
LUSERNA SAN GIOVANNI — Alle
ore 21, alla sala Albarin, serata di
conversazioni sull'Uruguay e l'Argentina e le chiese valdesi di questi paesi.
Interverranno II pastore Sergio Rifaet e Livio Gobello, i quali sono stati
recentemente in quella regione.
Saranno proiettate diapositive.
Oltre all'aspetto che ci coinvolge
più da vicino — i molti emigrati dalle Valli valdesi nel Rio de La Piata, i
rapporti di parentela, di fratellanza, ci
amicizia che ci legano ai valdesi dei
Sud America — sarà una occasiona
di riflessione sulle giovani democrazie
che si sono aperte recentemente un.t
via in questi paesi, che tuttavia vivono in una stretta economica estremamente pesante, e si vedono minacciate quotidianamente da un contesto
internazionale che teme una reale indipendenza dei popoli.
Domenica 5 maggio
FERRERÒ - MANIGLIA —
Domenica 5 maggio a partire
dalle 14.30 nei locali comunitari
della chiesa di Ferrerò si svolgerà il bazar della comunità di
Perrero-Maniglia.
SAN GERMANO CHISONE
□ GIORNATA DEI
GIOVANI
BOBBIO PELLICE — Il 1° circuito or
ganizza un incontro dei gruppi giovanili col seguente programma;
ore 10.30; culto;
ore 12; pranzo al sacco;
ore 15; nel tempio incontro con recita, canti e messaggi sul tema dell'ecologia.
L'incontro è aperto a tutti i membri di chiesa del 1“ circuito.
TUTTI IN BICI!!!
collaborazione. La chiesa valdese — è stato detto — ha una
tradizione culturale basata sul
volontariato e i musei ne fanno
fede, ma appunto in nome di
questa tradizione non deve mancare l’impegno per proseguire
l’opera iniziata.
Per rimanere nel tema, dopo i
discorsi di apertura, sono stati
proiettati due audiovisivi di
Sergio Comba realizzati nelle
borgate di S. Germano, riguardanti le tipiche lavorazioni del
pane casalingo e delle gerle.
La visita guidata al museo e
il rinfresco hanno concluso il
piacevole pomeriggio che ha attirato a é. Germano un buon
numero di persone. Come è stato ricordato, il prossimo appuntamento sarà l’inaugurazione del
museo di Pramollo, il 5 maggio.
Il Gruppo Giovanile di Torre e Luserna S, Giovanni invita tutti i giovani
a partecipare in modo attivo alla giornata ecologica che si terrà a Bobbio
il 5 maggio dalle ore 10.30 in avanti.
Tappe della biciclettata; ore 8.30:
Tempio di S. Giovanni; 8.50; Appiotti:
9: Tempio di Torre Pellice; 9.15: Santa
Margherita; 10: Tempio di Villar Pellice; 10.30: Tempio di Bobbio Pellice.
□ FORUM TEOLOGICO
VILLAR PELLICE — I partecipanti
al forum teologico si ritrovano al Castagneto alle 14.30 per proseguire la
ricerca sulla ritualità. E’ previsto un
lavoro per gruppi tematici, con raccolta di dati e problemi su; battesimo,
confermazione, funerali, culto.
Giovedì 9 maggio
L. V.
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — Presso la Chiosa valdese si tiene la riunione del Oollettivo Biblico Ecumenico. Inizio ore 20.45,
Argomento: Testo di Lima sul Ministero.
Introduce il past. Luciano Deodato.
ELETTRODOMESTICI - CASALINGHI ARTICOLI DA REGALO Radiovideo
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Viale Torino, 3 - Tel. 91468 - 10066 TORRE PELLICE VIA 2 GIUGNO, 4 . @ 0121/51032 VILLAR PEROSA
5
r
3 maggio 1985
vita delle chiese 5
FIRENZE ■ ASSEMBLEA DEL CENTRO SOCIALE EVANGELICO SETTIMANA DELLA LIBERTA’ A VENOSA
Attività consolidate
e nuovi impegni
Sabato 30 e domenica 31 marzo si è svolta l’Assemblea annuale del Centro Sociale Evangelico di Firenze, nella sala del
Centro Comimitario Valdese di
via Manzoni 21.
L’Assemblea rivestiva particolare rilievo perché gli organi statutari dovevano riferire non
soltanto per la gestione 1984,
ma per l’intero biennio del loro
incarico, poiché si doveva procedere alla elezione dei nuovi
organi statutari, anche se i titolari erano rieleggibili.
L’Assemblea ha anzitutto preso atto degli sviluppi e dei cambiamenti che il Centro ha conseguito negli ultimi anni. Si è
passati dallo spontaneismo originario all’acquisto di una fisionomia ben precisa, sia nei confronti delle Chiese evangeliche,
sia nei confronti degli Enti pubblici. Il Centro ha ora rapporti
ufficiali con gli Enti pubblici cittadini tramite il suo Servizio
Sociale e la Scuola serale «Gaetano Barberi ».
Il Servizio Sociale gestisce un
Corso di preformazione CEE ed
ha una convenzione con la USSL
10/A per un Centro occupazionale; analoga convenzione è in
corso con altre USSL cittadine
che già inviano persone al Centro. Le attività del Servizio Sociale non si limitano a queste
che hanno la loro strutturazione
organica: molte altre situazioni
di carattere estremamente vario
si presentano ogni giorno. Un
grosso problema, acuitosi negli
ultimi tempi, ma presente già
da molto tempo, è quello degli
immigrati che intendono fermarsi a Firenze o che transitano in cerca di una sistemazione: mancano di tutto. Qualche
forma di assistenza si riesce a
procurare loro per un pasto
giornaliero, ma non si sa come
assicurare loro un alloggio, sia
pure temporaneo. Il Servizio
Sociale ha avuto già alcimi incontri con altri enti privati (AGESCI, CARITAS, ecc.) per sollecitare il Comune ad una collaborazione in vista della costituzione di « Centri di pronto intervento » mediante i quali assicurare un tetto, almeno provvisorio, a chi diversamente è costretto a dormire per le strade.
Non si tratta dei giovani turisti
che vengono con zaino e sacco a
pelo, perché essi in genere possono provvedere a se stessi, ma
proprio di coloro che non hanno nulla e girano per le nostre
città non per turismo, ma per
cercare un lavoro. Il Servizio
sociale si impegna nella misura
delle proprie possibilità ed esiste una ammirevole collaborazione con enti privati e con
gruppi di volontari impelati in
attività sociali; anche gli operatori pubblici offrono la loro collaborazione (o meglio, la chiedono), benché siano condizionati dalla lentezza con la quale si
muove l’assistenza pubblica in
Italia. Molto spesso il Servizio
Sociale deve far fronte a situazioni urgenti, anche di notevole peso finanziario, perché l’Ente pubblico ci mette mesi prima
di decidere.
La Scuola serale « Gaetano
Barberi » continua la sua attività di alfabetizzazione e di preparazione alla licenza media.
Giovani studenti vengono inviati anche da Scuole e da Enti
pubblici. Ora l’attività sta prendendo anche un nuovo indirizzo, perché si è offerta la propria
attività anche a favore di immigrati dal Terzo Mondo. Contemporaneamente si sta lavorando
per la biblioteca aperta al quartiere che si aprirà il prossimo
autunno e per la quale il Comune è intervenuto con un finanziamento utile anche se limitato. La
Scuola ha potuto rilevare Tinteresse che essa desta nel quartie
re specialmente quando sembrava che il Comune volesse abbattere la baracca di Piazza dei
Ciompi, data in uso alla Scuola dal 1977. Un pubblico dibattito metterà a fuoco l’urgenza
che alla Scuola sia assicurata
una sede non precaria, affinché
il quartiere stesso non sia privato di un servizio così importante.
L’Assemblea, approvando le
relazioni e confermando gli impegni, ha auspicato che un maggior numero di membri delle
nostre chiese dia la propria ade;
sione al Centro Sociale affinché
TappellatiVo « Evangelico » abbia una Significativa corrispondenza neU’impegno comunitario.
L’Assemblea ha discusso a lungo anche sulla destinazione della Casa Comunitaria, sulla base
dell’esperienza di questi anni e
del fatto, allora imprevisto, della ripresa delle attività di Casa
Cares, ora gestita da un Comitato misto, dopo che l’Assemblea
del Cares ne ha fatto donazione alla Tavola Valdese.
Poiché è in corso una trattativa
per la donazione della Casa agli
esecutivi delle Chiese Battista,
Metodista e Valdese, il nuovo
Consiglio Direttivo e la Giunta
hanno avuto il mandato di approfondire il problema.
L’Assemblea ha proceduto alle elezioni degli organismi statutari. Sono stati eletti: presidente Alfredo Sonelli, vice-presidente Landò Mannucci, responsabile della Scuola serale
Mario Marziale. Membri del
Consiglio Direttivo, oltre ai precedenti, Barberi Franco, Barberi Mara, Biagìoli Marisa, Kleemann Jiirg, Buchini Piero, Marucelli Valerio, Masoni Anna Maria, Palarchi Corrado, Pizzi Mario, Sonelli Emanuele, Sonelli
Violetta.
Il Consiglio Direttivo, riunito
a norma di Statuto, ha nominato quale Segretario generale economo Corrado Palarchi.
L’Assemblea, non potendo eleggere per oggettive difficoltà il
Responsabile della Casa Comunitaria, ha dato mandato alla
Giunta esecutiva di assumere
l’incarico ad interim.
A. S.
Stranieri sfruttati
Nell’ambito delle manifestazioni per la Settimana della Lt
bertà, la Chiesa metodista di
Venosa ha organizzato e promosso, di concerto con le forze sindacali, sociali e politiche
venosine, un incontro dibattito
nei locali della Casa del Popolo
nella giornata di mercoledì 27
febbraio, con l’intervento di un
pubblico numeroso ed attento.
Due gli obiettivi prefissati e
raggiunti ; sensibilizzare l’opinione pubblica, rispondere in
termini di analisi e solidarietà
concrete alla modesta presenza,
nella circoscrizione territoriale
Melfi-Venosa-Rionero-Lavello, di
lavoratori tunisini e marocchini
precedentemente incontrati, accolti e conosciuti nella loro complessa situazione di lavoro e di
soggiorno in Italia.
La manifestazione è stata la
naturale conclusione, partecipata ad altri, di una riflessione
condotta dalla comunità attraverso culti e studi biblico-teolo;
gici, in particolar modo riferiti
a testi del Levitico (cap. 19; 3336; 25; 35-37).
Due le principali relazioni ;
una tenuta dal pastore Francesco Carri, l’altra dal sindacalista zonale della CGIL, Franco
Castelgrande.
La prima ha elencato le ragioni per le anali la chiesa evangelica metodista ha promosso la
manifestazione. Ragioni sociali
perché la presenza di lavoratori
stranieri in Italia, in particolar
modo quelli immigrati dal 3°
Mondo è un dato e un fenomeno da non sottovalutare che impone una celere risoluzione; storiche perché lo schierarsi a favore dei diritti civili e politici
di cui anche « Il forestiero che
è dentro le tue porte » ha diritto, fa parte di una antica e attuale battaglia che caratterizza
la presenza protestante in Italia; teologiche perché dal confronto dialettico con la Parola
biblica, l’esistenza stessa della
chiesa apprende un rapporto col
Dio vivente non disgiunto dal
rapporto con il prossimo.
La seconda relazione ha chiarito fin nei minimi particolari
l’aspetto sociale-sindacale-politico-legislativo della presenza in
Italia di lavoratori stranieri emigrati dal Nord Africa, Etiopia,
Egitto, Filippine, Capoverde, Jugoslavia.
Chiara è emersa, sia la loro
situazione sociale, sia la loro
particolare localizzazione regionale in Italia; una presenza a
macchie di leopardo, accentuata
nelle zone di confine e nell’area
mediterranea, rilevante nelle metropoli, tipica nelle zone dell’Emilia Romagna e Sicilia anche per
i rapporti di lavoro ivi instaurati.
Gli interventi del pubblico e
le risposte da parte dei relatori
hanno chiarito e ribadito fondamentalmente alcuni punti e in
particolare il fatto che i lavoratori immigrati dal 3” Mondo in
Italia, non tolgono lavoro a nessuno, poiché svolgono mansioni
che gli stessi italiani si rifiutano di svolgere. La loro emigrazione forzata, è imposta da situazioni drammatiche dei paesi
d’origine e da un ingiusto rapporto economico tra Nord-Sud.
La manifestazione conclusasi
dopo 2 ore di reciproco scambio
di riflessioni, analisi e proposte,
ha avuto un buon esito e rag;
giunto le finalità per le quali
la chiesa evangelica metodista e
il sindacato si erano impegnati.
F.C.
Incontri
CORRISPONDENZE
Due convegni sulla pace
PORDENONE — Nel mese di
marzo si sono tenuti due convegni legati da un común denominatore : l’argomento pace.
Il primo convegno, organizzato dalla Federazione delle
Chiese Evangeliche del Triveneto, vedeva il prof. Maselli illustrare, ai pochi intervenuti, Tinteressante tema « I Cristiani
Pacifisti ». La prima parte dell’incontro era dedicata ad una
analisi storica del movimento
della pace che, fin dai suoi albori, ha avuto come noti esponenti (Tolstoj, Hammarskjold,
King) e come semplici aderenti
numerosissimi cristiani di ogni
denominazione e spesso in contrasto con 1 vertici ufficiali delle Chiese di appartenenza. La
seconda parte del convegno è
stata dedicata ad uno studio biblico sulle origini del fenomeno pacifista nel Nuovo Testamento.
Pochi giorni dopo è stato organizzato, a cura del gruppo
FGEI e del comitato per la pace di Pordenone, un incontro
con Imco Brouwer, volontario
dell’IKV in Italia.
Il dibattito, ben frequentato,
ha visto Brouwer rispondere alle numerose domande sul tema
« L’esperienza dei cristiani nel
movimento per la pace, la realtà italiana di fronte a quella
europea ».
Fra le tante domande molte
hanno insistito sulla particolare esperienza che un giovane
olandese come Imco ha vissuto
in una realtà (per noi lontana!)
come quella siciliana.
Appuntamenti simili, in una
città come Pordenone sbadata e
poco aperta quanto al tema della pace, sono sicuramente importanti nell’ambito di quella
educazione alla pace che come
evangelici dobbiamo cercare di
portare avanti.
Scuola e famiglia
VIBRINO (AO) — Nella settimana di Pasqua, da giovedì 4
a sabato 6 aprile, ha avuto luogo a Viering un incontro giovanile promosso dal gruppo di Aosta in collegamento con quello
di Ivrea. La necessità di questo
ed altri incontri è stata avvertita a se^ito della « Festa » dei
gruppi giovanili piemontesi a
Rivoli, del 12-13/1, organizzata
dalla giunta del Progetto Torino.
Un buon numero di questi
giovani si era ritrovato ad Ivrea
il 16-17 febbraio, ed ora a Viering, dove si è dovuto tener conto della disponibilità limitata
dei posti. Sono intervenuti 27
giovani dei gruppi di Asti, Biella. Chivasso, Rivoli e Torino,
oltre naturalmente ai gruppi di
Ivrea e di Aosta. Questo al fine
di non perdere i contatti e per
approfondire le amicizie fra i
vari grupni dell’alto Piemonte.
Malgrado il tempo non sia
stato dei migliori (è piovuto 2
giorni su 3) l’incontro è stato
positivo sotto tutti gli aspetti
ed ha consentito di discutere
con serietà gli argomenti scelti; la famiglia e la scuola.
Il tema della scuola è stato
introdotto dal gruppo di Aosta,
quello della famiglia dal gruppo di Ivrea. Buoni sono stati
l’impegno e la partecipazione di
tutti alle discussioni in gruppi
e le riflessioni emerse nella discussione generale finale. L’utilizzazione del tempo libero è
stata delle più varie, a cominciare dalla massacrante gita, in
località sconosciuta, guidata da
uno scatenato Pietro Spanu che
durante la salita sgretolava il
grunno con un ritmo pazzesco
a cui resistevano solo i più audaci. Neanche questa sfacchinata convinceva però i partecipanti a riposare la notte. Soprattutto nel camerone maggiore, quello detto del « casinisti »
è stato imnossibile chiudere occhio per via dei « soliti ignoti ».
Nell’insieme è stato un incontro piacevole ed interessante e
tutti hanno espresso il desiderio di farne altri a tempi il più
possibile ravvicinati.
Giuseppe Cardinale
NAPOLI — « Se Cristo non è
risuscitato, vana è la nostra predicazione; e vana pure è la nostra fede» (I Cor. 15; 14). Questo versetto pieno di fiducia
nella risurrezione era stato prescelto da tempo da Giuseppe
Cardinale per il giorno della sua
scomparsa, avvenuta all’età di
84 anni la domenica di Pasqua.
Le chiese valdese e metodista
del Vomere ricorderanno il fratello Cardinale come un evangelico « all’antica » ; di quelli capaci di citare a memoria dai più
svariati libri della Bibbia, di
quelli che la domenica mattina per nulla al mondo — nemmeno per la malattia o i divieti
dei medici — rinunciano al culto comunitario. Non è la morte
ad avere l’ultima parola, ha voluto testimoniare fino alTultlmo
quest’uomo da lungo tempo sofferente; e in questa certezza
possiamo scorgere oltre il dolore la speranza nel Regno di Dio
che viene.
Un uomo integro
OMEGNA — « La via delTEterno offre rifugio all’uomo integro ». Con questo versetto la
comunità ha ricordato l’uomo
giusto che è stato Aldo Fuhrmann e ha nartecipato con profonda commozione al dolore
della famiglia, ricordando i primi anni della permanenza nel
Verbano della famiglia Fuhrmann che, prima di trasferirsi
a Intra, fece parte attiva della
Chiesa di Omegna, dove l’avvocato diede sempre il suo consiglio disinteressato a tutti quelli
che ne avevano necessità.
NUOVO INDIRIZZO
Il pastore emerito Aldo Sbatti abita
ora In via Sapeto 11, 16132 Genova,
tei. 010/39.49.34.
TORINO — « Rumore della religione, silenzio de|la teologia » è il titolo
del Convegno su Dietrich Bonhoetter
che l’Istituto Gramsci organizza per la
giornata di sabato 4 maggio (9-13; 1519). Relatori Gian Enrico Rusconi, Paolo Ricca, Ugo Perone. Interventi di
Sergio Quinzio, Eugenio Costa S. J-,
Ninfa Bosco, Gianni Vattimo. Aula Magna deiruniversità in via Po 17.
PERANO (Chieti) — A cura del XII
circuito si svolge domenica 5 maggio
una manifestazione evangelica del Circuito Abruzzo-Molise. La mattinata si
svolgerà in piazza a partire dalle ore
11 con introduzione del past. Enos
Mannelli e discorso del past. Ruben
Vinti su « Evangelici e Democrazia nei
nostro Paese ». Aprirà e concluderà la
manifestazione il canto del coro. Ore
13 pranzo al sacco in campagna e pomeriggio libero con canti e giochi.
IVREA — Sabato 11 maggio con inizio alle ore 9.30 assemblea di circuito
a Ivrea per Piemonte e Valle d'Aosta;
dopo pranzo l'assemblea assumerà la
veste di un convegno di chiese sul
tema della sessualità.
NAPOLI — Sabato 11 maggio si terrà presso la Chiesa valdese di via dei
Cimbri 8 l’Assemblea del XIII circuito
Campania con inizio alle ore 16 e chiusura alle 19.
VILLA S. SEBASTIANO (Aq) — Domenica 19 maggio, a partire dalle ore
10.30 presso la Chiesa metodista, Assemblea del XII circuito. Chiusura dei
lavori alle 18.
Membri del concistoro
TORINO — Nelle assemblee
di chiesa del 17.2 e del 15.4 sono stati eletti diversi membri
del Concistoro che si è così sensibilmente rinnovato. Per la zona Sud-Est (C.so Vittorio e Lingotto) sono stati eletti: Graziella Ccisson Giuliano, Dario Gardiol, Alfredo Giavara, Elio Pizzo, Lea Vinay Luise. Per la zona
Nord-Ovest (C.so Oddone, Via
Nomaglio) sono stati eletti: Enrica Jouvenal, Adolfo Rostan,
Laura Tomassone.
L’insediamento ha avuto luogo
nei culti del 24 marzo e del 28
aprile. A fine marzo in Corso
(Mdone la comunità ha salutato
Tullio e Chiara Braga che si
sono trasferiti a Riesi per lavorare al « Servizio Cristiano ».
6
6 prospettive bibliche
3 maggio 1985
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Dio viene sempre al «dunque»
ROMANI 12: 1-2
4 o Vi esorto dunque, fratelli, per la mi* ^ sericordla di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gr^
dito a Dio; questo è U vostro culto spirituale.
3 Non conformatevi a questo mondo,
ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, afiìnché conosciate per esperienza quale sia la volontà
di Dio, la buona, accettevole e perfetta
volontà (Trad. Riveduta revisionata).
12
11 Dio ha manifestato la sua miseri' cordia verso noi. Vi esorto dunque,
fratelli, a offrire voi stessi a Dio in sacrifìcio vivente, a lui dedicato, a lui gradito.
E’ questo il vero culto che gli dovete.
2 Non adattatevi alla mentalità di questo
mondo, ma lasciatevi trasformare da Dio
con un completo mutamento della vostra
mente. Sarete così capaci di capire qual è
la volontà di Dio, vale a dire ciò che è
buono, a lui gradito, perfetto. (TILC)
Ogni insegnante sa quanto spesso capiti ai ragazzi, avviando con fatica la risposta a
un' interrogazione, di cominciare con im « ...dunque... ». Immediato richiamo; « Dimque che
cosa? Su che base? Partendo da quale premessa, da quale presupposto?».
Non è detto che tutti gli adulti si
siano affrancati dall'uso improprio
di un « dunque » iniziale...
E' chiaro, il dunque non può cominciare un discorso, se mai lo prosegue, lo conclude, serve a trarre le
conseguenze di ciò che si è detto,
dell'argomentazione che si è svolta,
della notizia che si è data prima. E,
senza togliere importanza al « dunque », è chiaro che ciò che è piti importante è il discorso, l'argomentazione, la notizia che precede: è questa che « porta » il seguito, non viceversa; il seguito, senza il presupposto, non ha senso, è letteralmente
campato in aria.
I ’’dunque” di Dio
Dio usa spesso il « dunque », rivolgendosi a noi. Non sempre è
espressamente formulato, nel messaggio che gli uomini dell'Antico e
del Nuovo Patto ci rivolgono da parte sua; è comunque sempre nel sottofondo, affiora, soprattutto quando Dio ci propone e ci chiede un atteggiamento, un comportamento:
una risposta; quando il Signore della nostra vita e dell'umanità, dell'universo, avanza le sue esigenze
etiche su noi, su come viviamo.
Uno dei casi classici, fra i più limpidi e forti, di questo divino DUNQUE lo troviamo all’inizio del cap.
12 * della lettera di Paolo ai Romani, nel punto che certi studiosi chiamano la cerniera fra le due grandi
parti, di peso diseguale, della lettera.
Un esempio altrettanto classico di
un « ...dunque... » inespresso, implicito, ma evidentissimo e marcato, è
quello che troviamo all'inizio del
Decalogo. Ogni catecumeno che si
rispetti (!) sa che il cosiddetto 'cappello' del Decalogo, « Io sono l’Eterno, il tuo Dio, che ti ho tratto dal
paese d'Egitto, dove vivevi schiavo.,. » (Esodo 20; 2; Deuteronomio
5: 6), è in realtà l’essenziale, il nocciolo duro e sostanzioso, il nerbo vitale: esso esprime la sostanza stessa del Patto, dell’amore generoso e
onnipotente, della scelta generosa e
sovrana, dell'iniziativa gratuita e
concreta di Dio; da questo tutto
consegue; è sulla base di ciò che ha
fatto, e continua a fare, per il suo
popolo, che Dio avanza sulla sua vita precise esigenze, che le « dieci
parole » costituzionali descrivono
nelle grandi linee di fondo.
Anche se non è formulato e non
sta scritto, qui e su tutta la storia
d’Israele sta, chiarissimo, questo
grandioso dunque. Io sono il tuo
Dio, il tuo Liberatore, dunque...
« Siate santi, perché Io sono santo »
Su un testo molto denso della lettera di Paolo ai Romani iniziamo uno
studio biblico che proseguirà in altre tre puntate.
a cura di GINO CONTE
(Levitico 11: 44-45; 19: 2; 20: 26;
21: 8; cfr. 1 Pietro 1: 16). Ubbiditemi con amore e gratitudine, perché
10 vi ho amati, vi amo e vi amerò
con realismo, con profondità e con
fedeltà sconfinate, sì, fino alla gelosia. Io sono Dio, il vostro Dio, e voi
siete miei.
I ’’dunque” di Gesù
Con il suo stesso atteggiamento,
Gesù è riuscito spesso a fare, quasi,
da levatrice, a far nascere questo
« dunque » in alcuni almeno di quelli che incontrava. A volte è un « dunque » pieno di perplessità, di sconcerto, d’interrogazione: Chi è mai
costui, al quale persino il vento e il
mare ubbidiscono? (Marco 4: 41).
Noi abbiamo lasciato tutto, e ti abbiamo seguito: che vantaggio ne
avremo? (Marco 10; 28). Se le cose
stanno come dici, è meglio per un
discepolo non sposarsi? (Matteo
19: 10).
Ma più spesso è il « dunque » che
apre e muove il discepolato, sconvolge una vita, una situazione assestata, e assestata male. Pensiamo
solo a Zaccheo, il riverito (davanti)
e odiato e sprezzato (dietro) uomo
di riguardo della mafia parastatale
di Gerico, al quale in piena piazza
11 Maestro, compromettendosi, nel
modo più pubblico, persino volutamente plateale, chiede/offre di essere suo ospite, quel giorno, scegliendo fra tutte le case dabbene la sua
casa ricca e malfamata (Luca 19; 110). Gesù non pone alcuna pre-condizione, non avvia una trattativa,
non si parla neppure di condizioni:
Gesù offre un’amicizia. Ma Zaccheo
sa chi è Gesù, che cosa annuncia: il
regno di Dio. Ed è così gioiosamente sconvolto che ne trae anche delle
conseguenze molto pratiche dato
che, come poi commenterà Gesù,
quel giorno « il regno di Dio si è avvicinato, la salvezza è entrata in questa casa », ci ha fatto almeno capolino, è spuntato all’orizzonte. Sicché,
come esorterà l’apostolo Paolo (Romani 13: 12 ss.), « la notte è avanzata, il giorno è vicino, gettiamo
DUNQUE via le opere delle tenebre
e indossiamo le armi della luce.
Camminiamo (cioè; viviamo, conduciamoci) onestamente, come si fa in
pieno giorno... ». Il « dunque » di
Dio, anche se Gesù non l’aveva assolutamente formulato e neppure
accennato, Zaccheo l’aveva capito.
Ed eccoci, qui, alla famosa 'cerniera' dell’epistola ai Romani. Per
undici (nostri) sostanziosi capitoli
Paolo ha annunciato e cantato la
stupenda, inaudita iniziativa di Dio
nella nostra condizione perduta; ha
percorso i millenni della storia dell’umanità e i secoli della vicenda
d’Israele e lì ha continuato a pun
tare la sua testimonianza di fede e
di speranza gioiose sulla « giustizia »
di Dio, tutt'uno — come ben riscoprirà, per sé e per noi, Lutero — con
la sua fedeltà al suo Patto, con la
sua paziente perseveranza nel « giustificarci » e darci ragion di vita per
amor suo soltanto, e ora, infime e
definitivamente, per amore di Cristo
e nell'amore di Cristo. Paolo, calato
finn in fondo nell'esperienza esistenziale delle nostre insanabili contraddizioni di uomini e di credenti, prorompe però, ripetutamente, in veri
e propri inni di adorazione, di gratitudine, di gioia; « ...se Dio è per
noi, chi sarà contro di noi?... chi ci
separerà dall’amore di Dio che è in
Gesù Cristo?... » (Romani 8: 31 ss.),
« O profondità della ricchezza e della sapienza e della conoscenza di
Dio!... da lui, per mezzo di lui e per
lui sono tutte le cose. A lui sia la
gloria in eterno. Amen! » (11; 33 ss.).
Quest'amore onnipossente e redentore di Dio, che si è mostrato con
volto e gesti umani in Gesù Cristo,
ci avvolge interamente, persone, popoli, universo.
Passione e compassione
Ma non ci si ferma a quest'adorazione, a quest’inno prorompente
dal cuore che trabocca, a questa specie di estasi, a questo slancio mistico che potrebbe rinchiudersi in una
esperienza interiore, anche intensissima e beatificante, ma insomma in
sé conclusa, un momento sul « monte della trasfigurazione », dal quale
poi però si deve ridiscendere al tutt’altro quotidiano.
No, Paolo conosce, da ebreo, da
rabbino, il grande « dunque » di Dio,
conosce la forza e il senso del Patto, tanto più del Patto nuovo nella
vita di Cristo. E ce lo riecheggia con
tutta la chiarezza desiderabile: « Io
vi esorto DUNQUE, fratelli (e sorelle)... ». Ma a scanso di ogni equivoco, anche per quelli che non erano
e non sono abituati al linguaggio e
alle categorie bibliche ebraiche, lo
spiega ancora in una parola, quel
dunque; « per le compassioni di
Dio ». In parecchie pagine dell’Antico Testamento se ne parla addirittura ® in questi termini: « le viscere
misericordiose del nostro Dio » fisaia 49: 15; 63: 15; Geremia 31: 20;
cfr. Luca 1: 78!).
L'amore di Dio per noi è benignità, pietà amorevole e misericordiosa.
E' caratteristico che, pur nell’accensione del linguaggio incarnato con
cui si parla della 'passione' di Dio
per noi, per il suo popolo, non c’è
mai la minima venatura erotica®. Il
rapporto di comunione che Dio vuole avere e — almeno da parte sua —
conserva fedelmente con le creature umane alle quali si rivolge, non
ha mai alcun carattere erotico; l’eros, a parte le sue distorsioni, implica un rapporto fra pari, fra ugna
li, « carne della mia carne » anche
nella loro alterità. Anche quello con
Dio è un rapporto, ma non fra pari;
la 'alterità', la diversità fra Dio e noi
è di un altro ordine di quella fra
uomo e donna, è la diversità fr;.Creatore e creatura, fra Signore e
servo, sia pure 'liberto' ma non
staccato dal suo Signore. E’ questo,
il Patto: il rapporto benigno instaurato dall'onnipotente Signore con i
suoi sudditi, i suoi infimi, insignificanti vassalli, dipendenti da lui dal
primo all’ultimo respiro: eppure
amati, conosciuti e chiamati per nome, uno ad uno, scelti, cercati, chiamati, salvati — a prezzo della vita
dell’unico, vero e diletto Figlio, dell'unico che ha fatto davvero la volontà di Dio in terra com’è fatta in
cielo e che così in qualche modo e
misura ha fatto venire, affacciarsi
fra noi « il regno di Dio »; dell'unico che ha preso rigorosamente e fiduciosamente sul serio il « dunque »
di Dio.
Queste sono le com.passioni di
Dio di cui Paolo ha parlato finoriu
scrivendo ai Romani, e di cui non fa
che parlare, in tutta la sua predicazione, come fanno del resto tutti i
testimoni di Dio. Le compassioni ili
Dio sono Gesù Cristo, 'somma' e concentrazione definitiva, suprema delViniziativa di Dio che viene a noi offrendoci — da Signore! — il suo
Patto e la possibilità di vivere nel
suo spazio vitale luminoso, e certo
impegnativo. Insomma, Paolo, al
cap. 12, comincia sì il discorso col
« dunque », ma in realtà lo continua,
ed è un dunque che risale secoli e
millenni, spazia neH’umanità e nell'universo, ner focalizzarsi ancora e
sempre in Cristo: nell’amore di Dio
che vuol essere il nostro Dio e che
ci vuole suoi, per la vita.
Gino Conte
1 Così l’abbiamo suddivisa noi, in realtà la lettera di Paolo è fitta e filata, vergata da Terzio sotto dettatura dell’apostolo (cfr, 16; 22).
^ Il realismo biblico, a volte a prima
vista sconcertante, quasi grossolano, è in
realtà splendido: la Parola con la quale
Dio comunica con noi si è già 'incarnata
nel linguaggio, prima di farlo compiu
tamente in una persona umana, Gesù
C’è una linea diretta dagli antropomor
fismi (modi umani, molto umani di par
lare di Dio) dell’Antico Testamento a Ge
sù; ennesima riprova del legame inscin
dibile delle due parti della Bibbia. Ri
cordiamo il bel saggio di F. MichaBli
Dieu à î'image de l’homme. Etude de la
notion anthropomorphique de Dieu dans
l’Ancien Testament, Neuchâtel-Paris 1950.
’ A differenza di tanti culti pagani, non
c’è mai traccia di erotismo, pur trasfigurato, neH’esperienza che i profeti e gli
apostoli fanno della comunione con Dio,
con il Cristo; non così, non di rado, nell’esperienza di mistici e mistiche delle
chiese cristiane, talora anche protestanti
(si pensi a certi inni del pietismo, di Zinzendorf, con qualche sbavatura fino al
nostro Inno 287, sia pure in Appendice,
dell’Innario Cristiano: « Io t’amo, ineffabile... »).
7
r
3 maggio 1985
obiettivo aperto 7
DAL CONVEGNO SULL’OBIEZIONE DI C OSCIENZA ORGANIZZATO DALLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA
Esiste un’alternativa al servizio militare?
Sull'obiezione di coscienza la Federazione Giovanile Evangelica
in Italia ha organizzato un convegno che si è tenuto a Villa Betania
a Roma lo scorso dicembre. Pur con ritardo — ma i termini del problema non sono mutati e la questione mantiene tutta la sua attualità — ne riferiamo in questa pagina curata da Bruno Gabrielli.
Nel 1984 migliaia di giovani
italiani in età di leva (poco niù
di 10.000 secondo i dati del Ministero della Difesa, più del doppio secondo la Lega degli Obiettori di Coscienza [LOC]) si sono
dichiarati obiettori di coscienza,
chiedendo di essere ammessi a
prestare un servizio sostitutivo
civile al posto di quello militare
ai sensi della Legge 772 del 15
dicembre 1972 ' : un fenomeno
che continua a crescere, in misura sempre più preoccupante per
il Ministero e per gli .Stati Maggiori; una figura, quella dell’obiettore di coscienza, che si
trasforma, richiamando alla riflessione anche movimenti, enti
con\'enzionati per raccoglimento
di obiettori, chiese ed organismi
cristiani, forze politiche; una legge, la 772, che tutti ritengono ormai insoddisfacente, le cui proposte di modifica — di segno contrapposto — attendono da anni
nei cassetti della burocrazia parlamentare.
Dal lavoro di analisi e di discussione sull’obiezione di coscienza condotto negli ultimi mesi dalla FGEI — culminato nel
Convegno « Esiste un’alternativa
al servizio militare? » di Villa Betania a Roma, cui hanno preso
parte una quarantina di aiovani,
quasi tutti evangelici e quasi
tutti obiettori — sono emersi problemi, dubbi, idee e anche alcune proposte immediate per gli
enti e le opere che impiegano
obiettori di coscienza in servizio
civile.
Già da molti anni — ha ricordato Furio Rutigliano, della
FGEI, che ha svolto il suo servizio civile presso il Centro ecume
nico di Agape — la scelta dell’obiezione di coscienza non è più
dovuta, nella maggioranza dei
casi, alla maturazione di un’etica
individuale rigorosamente nonviolenta, ma piuttosto ad un rifiuto politico del ruolo oggi svolto dalla macchina militare italiana o ad un rifiuto viscerale delrautoritarismo. A queste motivazioni si aggiungono — soprattutto negli anni della « circolare dei 26 mesi » “ — quelle di
una nutrita schiera di obiettori
di comodo, che colgono l’opportunità di evitare qualsiasi tipo
di servizio o di « imboscarsi »
con la copertura di enti tolleranti, magari nella loro città.
Di conseguenza, entrano in crisi sia la « leadership » politica
della LOC e la sua capacità di
gestire la formazione e la distribuzione degli obiettori presso gli
enti, sia Fimmagine stessa degli
obiettori di coscienza.
Contemporaneamente, a partire dalla seconda metà degli anni
Settanta — ha spiegato Giorgio
Boatti, studioso di questioni militari — le Forze Armate italiane
avviano indisturbate un processo
di riqualificazione e di ristrutturazione interna, per offrire all’opinione pubblica un’immagine
di efficienza e ai giovani la prospettiva di una carriera gratificante, senza peraltro rinunciare
ai casermoni, né mirare ad un
sistema di difesa più democratico e indipendente.
L’ipotesi di una difesa organizzata su base territoriale, mutuata in parte dal modello Jugoslavo, in parte da quello svizzero e
sostenuta allora da nutriti grup
Tre proposte
I
Noi consideriamo centrale in
questa fase una profonda attenzione alle trasformazioni in atto nell'esercito, attenzione che ci permetta di fare proposte e di incidere su due nodi fondamentali:
1) la democrazia aH'interno dell'esercito;
2] la politica di riqualificazione
dell'esercito portata avanti dalle gerarchie militari.
Riteniamo che la possibilità di
incidere su questi due nodi importantissimi non dipenda, in prima
istanza, dallo svilupparsi all'interno delle caserme di un movimento di protesta, pure necessario, ma
dallo svilupparsi di una più generale capacità di controllo sull’esercito da parte della società civile
e politica.
A questo riguardo occorre battersi per una riqualificazione del servizio civile, che non va inteso come una scelta di convivenza non
conflittuale rispetto al generale
rafforzamento dell'esercito ma come un chiaro ed esplicito momento di lotta antimilitarista e pacifista.
In questo senso ci sembra importante che un numero crescente
di giovani scelga la strada dell’obiezione di coscienza e del servizio civile.
Il
Poiché siamo convinti che nel
servizio civile vada vissuta la nostra opposizione all'esercito, la
nostra convinzione di una possibilità alternativa di servire la collettività (anche dal punto di vista
della difesa), e la nostra adesione
alla lotta per la pace, riteniamo
che sia bene avviare nelle nostre
chiese una riflessione sull’utiiizzo
degli obiettori di coscienza che
viene fatto da enti ed opere evangeliche.
Nei merito lanciamo tre prime
proposte.
1) Che gli enti e le opere che
si avvalgono di obiettori prevedano
che una parte delle ore di lavoro
dell'obiettore sia dedicata ad un
lavoro di promozione dell’obiezione
stessa ed airiimpegno nel movimento pacifista.
2) 'Riconsiderare il ruolo dell'obiettore di coscienza presso le
nostre opere: egli non deve svolgere ruoli di sostituzione del personale dell'opera, ma un lavoro
aggiuntivo che sia coerente con le
motivazioni e i fini delia scelta
per il servizio civile.
In particolare proponiamo che,
ove fosse possibile, le nostre opere
« prestino » degli obiettori per la
realizzazione di progetti per la pace, nell'ambito di iniziative delle
nostre chiese, di comitati per la
pace o altro.
3) Riteniamo in ogni caso che
si debbano avvalere di obiettori di
coscienza solo qupgli enti la cui
attività sìa chiaramente un servizio nei confronti della collettività
e non gli enti le cui finalità sono
maggiormente rivolte al funzionamento interno della chiesa. Questo
perché, in questo secondo caso,
il servizio civile si caratterizzerebbe come una sorta di volontariato nei confronti della chiesa pagato però dallo stato, cosa che,
con ogni evidenza, è in contrasto
sia con un corretto funzionamento del servizio civile che con la
nostra concezione dei rapporti tra
chiesa e stato.
(Documento finale del convegno
di Villa Betania).
Situazione degli obiettori al 31-10-1982
Anno
Domande
pervenute
al Levadife
(X)
Domande
presentate
ai D. 'Mil.
(sec. la LOC)
Domande
accolte
(X)
Domande
respinte
(X)
Spesa
per gli
ode
(milioni)
1973
1974
1975
1976
1977
1978
1979
1980
1981
1982
1983
1984 (al 30/9)
Totale
200
300
400
800
1.000
1.500
2.000
4.000
7.000
6.917
7.557
7.800
39.474
3.700
12.000
18.000
20.000
30.000
99
216
232
624
764
1.029
1.690
2.312
2.309
5.435
14.800
44
3
4
4
26
74
79
93
160
173
354
434
434
864
1.152
2.267
3.000
4.550
6.000
6.500
660 18.955
(x) Fonte: Ministero della Difesa
pi di ufficiali, viene sconfitta per
mancanza ài interlocutori tra le
forze nolitiche e sociali. Anche
gli embrioni di moviniento democratico fra i soldati, formatisi nel '68, hanno vita assai breve e trovano oggi sempre meno
possibilità di rinrendere a svilupparsi.
11 rifiuto del servizio militare,
dunque — si chiede il Past. Eugenio Rivoir, coordinatore della
Commissione del Sinodo valdese
per il sostegno agli obiettori di
coscienza — è ancora un segno
di qualcosa di diverso che si -vuoi
costruire o è solo il segno di un
dilagante atteggiamento di delega in materia di difesa che i giovani, come l’intera società italiana, assumono nei confronti dei
vertici militari? Per Guglielmo
Rosati, responsabile per gli obiettori della Caritas, può essere ancora un segno positivo, a condizione che sia vissuto come momento di formazione verso una
vita interamente spesa al servizio deH’uomo. Anche secondo Tonino Drago, del MIR, per essere
politicamente e moralmente valida l’obiezione di coscienza deve
essere vissuta come una seria e
definitiva assunzione del comandamento « non uccidere », a partire dalla quale si debbono però
elaborare proposte di difesa alternative, comunque nonviolente Assai più disincantata la posizione di Marcello Ruggeri, responsabile per gli obiettori in
servizio presso FARCI, spesso privi — ammette — di profonde motivazioni etiche, antimilitaristiche
o anche genericamente politiche:
è già un passo avanti — afferma — che molti giovani scelgano
di andare a lavorare per un anno nelle zone terremotate, piuttosto che sotto le armi.
Nessuna modifica della legge
772 può da sola bastare a risolvere i problemi (etici e strategici,
oltre che politici) sopra elencati.
Tuttavia, soprattutto dopo la presentazione nel 1981 di un disegno
di legge assai restrittivo da parte
dell’allora Ministro della Difesa
Lagorio * — ha ricordato al Convegno Giorgio Giannini, ricercatore dell’Archivio Disarmo di Roma — LOC, enti, movimenti nonviolenti e pacifisti hanno ripreso
a rivendicare una legge più « giusta », che in particolare; 1) Renda automatico il riconoscimento
dell’obiezione di coscienza in presenza dei soli requisiti oggettivi
(mancanza di porto d’armi e di
condanne per atti di violenza)
eliminando una commissione il
cui compito sarebbe quello di
frugare nelle coscienze; 2) Elimini il carattere punitivo del servizio civile, equiparandone la durata a quella del servizio militare; 3) Smilitarizzi gli obiettori
di coscienza, oggi sottoposti alla
giurisdizione militare durante e
dopo la prestazione del loro ser
vizio. Solo parzialmente queste
istanze « storiche » del movimento degli obiettori di coscienza
sono state raccolte da due proposte di legge presentate nel 1982
dai Sen. Gozzini, della Sinistra
Indipendente, e Codazzi, della Democrazia Cristiana.
1 II testo completo della legge è
pubblicato in « A che punto siamo con
il servizio civile », Claudiana, Coll.
a Attualità ».
2 Secondo tale circolare — in vigore
dal 19 settembre 1979 al 17 aprile
X984 — l’obiettore riconosciuto dal Ministero poteva chiedere il congedo anticipato o addirittura la dispensa dagli
obblighi di leva dopo 26 mesi dalla data di presentatione della domanda di
riconoscimento, a prescindere dalla durata del periodo di servizio effettivamente svolto. La lentezza burocratica
ha fatto si ohe la maggior parte degli
obiettori di quegli anni non abbia
svolto che pochi mesi di sea-vizio civile
o se ne sia rimasta addirittura a casa.
® Per saperne di più sulle alternative
nonviolente di difesa, vedi Theodor
Ebert: «Difesa popolare nonviolenta v.
* Tale disegno di legge prevede la
limitazione del numero degli obiettori,
delle possibilità di prestare servizio civile ed il « silenzio-rigetto » delle domande di riconoscimento, che sì presumerebbero respìnte nel caso non ottenessero risposta entro sei mesi.
Un diritto fondamentale
Il Parlamento Europeo (...)
1) Ricorda che il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione va annoverato tra I diritti fondamentali;
2) constata che la salvaguardia della libertà di coscienza implica il diritto di rifiutarsi di compiere il servizio militare armato, nonché quello di ritirarsi da detto servizio per motivi di coscienza;
3) osserva che non vi è tribunale né commissione che possa sondare
la coscienza di un individuo e che, pertanto, una dichiarazione individualmente motivata deve essere sufficiente, nella stragrande maggioranza dei casi, per ottenere il beneficio del regime previsto per gli
obiettori di coscienza;
4) afferma che lo svolgimento dì un servizio dì sostituzione del tipo
previsto dalla risoluzione 337 (1967) dell'Assemblea parlamentare del
Consiglio d'Europa non può essere considerato come una sanzione e
deve essere organizzato nel rispetto della dignità della persona interessata e per II bene della collettività, anzitutto In campo sociale e
in quello dell'aiuto e della cooperazione allo sviluppo;
5) ritiene che la durata del servizio sostitutivo, allorché esso viene effettuato in seno a un'amministrazione o a un organismo civile, non debba eccedere quella del servizio militare ordinario, ivi compresi gli
esercizi militari successivi al periodo di formazione militare di base;
6) insiste sulla necessità di ravvicinare le legislazioni degli Stati membri della Comunità per quanto riguarda il diritto dell'obiezione di coscienza, il relativo statuto, le procedure da applicare in materia ed
il servizio di sostituzione;
7) ribadisce la necessità che le procedure siano tali da non comportare
attese supplementari e complicazioni arnmlmlstrative, come ora spesso accade;
8) invita i governi e i parlamentari degli Stati membri della Comunità
ad esaminare le loro rispettive legislazioni in materia;
9) sostiene gli sforzi volti a sancire un diritto defFuomo ali'obiezione di
coscienza nel quadro della Convenzione sul diritti deH'uomo;
10) incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla
Commissione, ai governi e ai Parlamentari degli Stati membri, nonché all'Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.
8
8 ecumenismo
1
3 maggio 1985
XIX ASSEMBLEA DELL’UNIONE ITALIANA DELLE CHIESE CRISTIANE AVVENTISTE DEL 7» GIORNO
«Lovati, GMtra una chiesa in missione
nella città...»
Nel corso dell’Assemblea il
pastore Enrico Long, presidente
dell’Unione italiana delle Chiese cristiane avventiste del T
giorno ci ha rilasciato questa
intervista.
Questa parola di Atti 9: 6, e
la relativa raffigurazione di un
Paolo in panni arabi abbagliato
sulla via di Damasco, hanno rappresentato la parola d’ordine
per i partecipanti alla 19* Assemblea amministrativa dell’Unione italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del 7“ giorno
che si è tenuta a Rimini, dal 4
all’8/4 in un hôtel della periferia.
Ho seguito i lavori di questa
Assemblea nella veste di rappresentante delle chiese valdesi e
metodiste ed era la prima volta
che un invito ufficiale ci era stato rivolto. A questa novità ha
corrisposto un chiaro tentativo
di apertura verso le chiese storiche evangeliche in Italia che
può essere riassunto in un interrogativo coraggioso: « Come
awentista sono realmente evangelico o non piuttosto un cattolico tridentino? ».
E’ Vittorio Fantoni, responsabile del dipartimento educazione, che ha così condensato un
ammirevole tentativo di autocritica che ha occupato buona
parte dei lavori dell’Assemblea
con tre relazioni dal titolo: « Il
cristiano awentista tra identità
e identificazione » seguite da brevi discussioni. Se si tiene conto che i membri di chiesa vengono continuamente formati
nella « scuola del sabato » che
precede regolarmente il culto
del sabato, im’accettazione di
questa angolatura da parte dell’Assemblea di Rimini fa sperare in un lento, ma organizzato
processo di assimilazione delle
decisioni prese dall’Assemblea
triennale. E’ quindi da auspicare
che il nostro mondo evangelico
federato prenda atto di questa
svolta e che il dubbio di 10 anni
fa secondo cui « gli awentisti
non sono e non vogliono essere
evangelici », citato expressis verbis in una delle tre relazioni,
non trovi in futuro più ragion
d’essere. In particolare perché
questa opinione è stata citata nel
contesto di una autocritica —
« Facciamo fatica a fare cose in
comune » — riferita ai rapporti
con le altre chiese evangeliche.
Sempre per V. Fantoni, l’identità awentista dovrebbe esprimersi in futuro nel « fare i profeti nel rispetto e nella tolleranza » di altri modi di testimoniare l’Evangelo. Il richiamo alla
tradizione protestante — « Grazie alla giustificazione per fede
sono sereno perché ho la salvezza alle spalle; poiché essa avviene individualmente, anche i
cattolici possono vivere questa
tranquillità e serenità » — è stato dunque centrale. Vorrei riportare qui un elenco di autocritiche che V. Fantoni ha espresso e con cui il Presidente dell’Unione si è dichiarato pienamente d’accordo:
— per noi la chiesa è più una
organizzazione che una fraternità;
— il comportamento e la disciplina sono troppo importanti;
— tanti fra noi si sentono giustificati per grazia e per opere ripetendo così uno schema cattolico;
— noi subordiniamo la giustificazione alla santificazione;
— è difficile far corrispondere
al messaggio escatologico il
giudizio che già oggi noi diamo sugli altri.
Ma più importante ancora di
questi punti concreti mi sembra
sottolineare che qui c’è una chiesa che ha il coraggio di fare pubblicamente e puntualmente la
sua autocritica.
Pensando alla chiesa avventista qualche giorno dopo la sua
assemblea e riflettendo sulla sua
caratteristica niù incisiva, il sabato. vorrei consigliare per uno
studio di questa realtà due libri
che mi sono stati regalati: il primo è un numero della rivista
« Coscienza e libertà », 1984/7,
che contiene un dossier sull'antisemitismo, riproduce inoltre il
nuovo concordato e l’intesa valdese-metodista, informa infine
sul congresso mondiale che verteva sulla libertà religiosa
(3-6/9/84) e che era organizzato
da un’associazione internazionale awentista. L’altro libro è del
prof. Bacchiocchi Samuele, Andrews University, Michigan, è intitolato « Riposo divino per l’inquietudine umana », del dicembre 1983.
Ambedue queste pubblicazioni
della casa editrice ADV, Firenze,
sono a mio parere un solido contributo al dialogo tra cristiani ed
ebrei, dialogo che trascende l’isolamento, dovuto alla minoranza,
di tutte le nostre chiese evangeliche in Italia. Tutti quanti siamo chiamati ad uscire da questo isolamento, come in un esodo: « levati, entra nella città... ».
— Pastore Long, qual è il tema
più importante in questo momento per la Chiesa awentista
del settimo giorno (in seguito
chiesa awentista) in Italia?
— Direi che seno due i temi
paralleli che costituiscono attualmente la nostra più grossa
preoccupazione. Il primo è l’evangelizzazione. Come avrà notato, stiamo dando un accento
particolare a questo aspetto che
è in fondo la nostra stessa ragion d’essere.
Il movimento awentista è nato perché è convinto di aver un
messaggio particolare destinato
alle pK>polazioni di questo mondo. E’ doveroso distinguere fra
evangelizzazione e proselitismo
nel senso che il proselitismo
grezzo, per intenderci, quello che
stanno facendo i Testimoni di
Geova, non corrisponde alla missione delia chiesa awentista. La
chiesa avverifista è un movimento che ha ricevuto dal Signore l’incarico di awertire il
mondo della prossima venuta
di Cristo. Per questo ci chiamiamo awentisti. Ora in una
società come quella occidentale, in cui le preoccupazioni materiali stanno prendendo il sopravvento su quelle spirituali,
anche la chiesa awentista sta
perdendo questa motivazione
adeguandosi ad una situazione
di sonnolenza, di torpore e di
immobilismo. Ecco perché la
nostra prima preoccupazione è
quella di ridare alla chiesa il
senso della sua missione, in modo che possa svolgerla con maggiore « aggressività », nei confronti di una società che ormai ha perso il senso della sua
vocazione divina e soprattutto
il senso della sua destinazione
divina.
Gunther Leibbrand
Il secondo tema riguarda la
nostra organizzazione. Per realizzare questo programma, ci
rendiamo conto di dover mobilitare tutte le forze vive della
chiesa, cioè quelle forze preparate e che spesso sono distolte
dalla loro funzione d’evangelizzazione perché distratte da conflitti locali legati alla vita delle
cOmimità. Gli evangelisti, i pastori, gli anziani, devono lasciare ad altri la responsabilità dei
problemi spiccioli della comimità locale per far fronte a questo
mandato fondamentale della
chiesa.
Condanne vaticane
Le recenti « uscite » vaticane
contro teologi rei di eccessive
aperture ecumeniche e dogmatiche non può che far riflettere
su ciò che sta accadendo nei palazzi del potere cattolico di osservanza romana e su ciò che
si intende per « ortodossia » o
per « verità ». Infatti, le pesanti condanne al recente volume
di H. Fries e K. Rahner sull’unità della chiesa e a L. Boff per
il suo libro « Chiesa: carisma e
potere » hanno un denominatore
unico: la verità è unica e indivisibile ed è rappresentata nell’ortodossia più stretta sancita
dalle funzioni magisteriali della
gerarchia. Per questo non può
essere accettata la tesi dei due
teologi europei secondo cui non
è necessario essere uniti su tutto tra cristiani di diverse confessioni, ma è sufficiente esserlo sull’essenziale, cioè il messaggio biblico e i dogmi della
chiesa antica e indivisa. Per le
stesse ragioni scandalizzano le
affermazioni di L. Boff secondo
cui la Chiesa di Gesù Cristo oltre che nella Chiesa cattolicoromana può sussistere anche in
altre chiese cristiane in quanto
all’autore brasiliano pare che
« il cristianesimo romano ( cattolicesimo) si distingua per l’affermazione coraggiosa dell’identità sacramentale e il cristianesimo protestante per una affermazione intrepida della nonidentità» (op. cit., p. 130). Entrambe le confessioni sarebbero
perciò mediazioni incomplete
dello stesso tentativo di essere
la chiesa di Cristo.
A prescindere dal giudizio che
possiamo dare dell’affermazione
di cui sopra, quello che è chiaro è che c’è una parte della
Chiesa cattolica che cerca di
vivere quella « gerarchia delle
verità della dottrina cattolica »
che il documento conciliare sull’ecumenismo aveva sancito come uno dei principi di fondamentale importanza teologica e
dogmatica, e una parte che cerca di superarla... all’indietro.
— A che punto è l’Intesa dell’unione awentista con il governo italiano? Quali punti o temi
caratterizzeranno le vostre Inte
— Il raggiungimento dell’Intesa tra le chiese valdesi e metodiste e lo Stato italiano è stolto
per noi un avvenimento indirettamente importante perché è sulla scia di questo accordo fra
una chiesa non cattolica e il
governo italiano che noi ci siamo
voluti inserire, per chiedere a
nostra volta il riconoscimento
della nostra esistenza. Il lavoro
di preparazione procede celermente, anche con la collaborazione del prof. Bianconi, che è
stato membro della commissione valdese-metodista e che è
membro fin dall’inizio della nostra commissione che prepara
le Intese col governo italiano. I
contatti sono adesso diventati
regolari sia con il governo, sia
con la commissione nominata
dal governo per studiare con
noi il raggiungimento dell’accordo. Dunque le cose vaimo avanti molto bene e speriamo prima
dell’estate di aver raggiunto la
Intesa.
I punti originali della nostra
Intesa riguardano: il riconoscimento della nostra identità originale, nei due aspetti che ci distinguono anche da voi, l’osservanza del sabato, che dovrebbe
essere accettata per tutti gli aderenti alla chiesa awentista e
il riconoscimento, da parte del
governo, della decima che ogni
awentista volontariamente offre alla chiesa dai suoi proventi
e averi per dedurla dalla dichiarazione dei redditi. E’ quanto
gli israeliti hanno già in qualche
modo ottenuto o comunque sono certi di ottenere con la loro
Intesa.
— La vostra chiesa ha anche
l’intenzione di richiedere ia possibilità di insegnare la fede cristiana evangelica nelle scuole?
— Abbiamo un punto nella
nostra Intesa che prevede la possibilità per i nostri insegnanti
di avvalersi di questo diritto,
dietro richiesta dei genitori degli allievi che lo desiderano. Se
un cittadino vuole awalersi dell’insegnamento della nostra fede
deve esistere la possibilità di
farle durante tutto il periodo
scolastico.
— Come si può sviiuppare la
collaborazione dell’uniO'ne avventista con le altre chiese evangeliche?
cioè ridimensionandola o negandola. Così come c’è una parte
della Chiesa cattolica che cerca
di vivere il fatto che la verità
cristiana è prima oersona che
dottrina, è prima Cristo stesso
che sintesi verbale eterna ed
immutabile, per questo non può
essere pienamente e compiutamente contenuta in una sola
proposizione, e c’è un’altra parte che pensa il contrario. Insomma: c’è chi ritiene che la
ricerca della fedeltà sia camminare per una strada i cui bordi
sono fìssati dalla Bibbia e dall’aiuto dello Spirito e chi ritiene che la ricerca della fedeltà
sia camminare sulla stretta linea tracciata dalla gerarchia
che non consente il minimo movimento diverso. Per il momento i secondi sembrano vincere
sui primi perché detengono le
chiavi dei palazzi, ma la difficoltà che hanno nel far seguire
le loro condanne verbali con
provvedimenti amministrativi adeguati fa sorgere il dubbio che
il loro potere non sia più stabile come un tempo.
— La relazione sull’identità
presenta l’awentista come un
protestante, un evangelico, erede della tradizione della Riforma del XVI sec. e dei vari tentativi di riforma e risveglio nella chiesa. Questo serve a preparare una maggiore collaborazione, addirittura una maggiore
identificazione, con quello che
si chiama Tevangelismo italiano?
— Noi ci identifichiamo pienamente con l’evangelismo italiano,
con l’evangelismo nella sua forma storica. Ci consideriamo testimoni di questo movimento che
è stato fondato sul principio della sola scrittura, nel nome della
sola fede. Dunque questo è il
fondamento del nostro insegnamento ufficiale. Dobbiamo però
riconoscere con molta umiltà,
che non tutti i nostri membri e
non tutti i nostri pastori hanno
sempre espresso questa nostra
filosofìa spirituale e teologica
nella sua schiettezza. Ne hanno
dato un’interpretazione che in
qualche modo offuscava questa
nostra convinzione agli occhi
dei nostri fratelli. Il nostro impegno da ora in poi consisterà
proprio nel chiarire la nostra
posizione.
— In diverse relazioni è stata
espressa l’esigenza di rendere
più autonome le comunità per
poter affidare a pastori consacrati ie città dove non c’è ancora un vostro gruppo. Questo
programma non ostacolerà l’intenzione espressa in diversi documenti, di rendere ia vita della
singola chiesa più familiare, più
accogiiente?
Eugenio Bernardini
— E’ la prima volta che per
una assemblea della chiesa avventista abbiamo rivolto inviti
ufficiali alle nostre chiese consorelle affinché ci inviassero un
rappresentante. E’ un segno del
nostro desiderio profondo di
arrivare, con altre chiese evangeliche in Italia, ad un dialogo
che poi sfoci anche in una collaborazione in alcuni campi dove abbiamo ima visione comune.
A partire dal campo sociale: lotta Contro il fumo, attraverso
quello che noi chiamiamo « piano dei 5 giorni » contro la sigaretta; lotta contro i flagelli sociali come l’alcoolismo e la droga, lotta per una fllosofla di prevenzione della malattia, attraverso un’alimentazione più sana, consona alla nostra costituzione fisica. In questo senso
siamo vicini agli ecologisti, sia
per quanto riguarda il ritorno
alla natura, sia per quanto riguarda la difesa deH’ambiente
naturale. Dunque in tutti questi
campi la nostra collaborazione
è totale, perché fa parte proprio
della nostra filosofia della vita.
Noi inseriamo questi aspetti addirittura in ciò che chiamiamo
la fede, perché pensiamo che
l’uomo è un’unità indivisibile e
che non si possa sviluppare l’anima nelle sue manifestazioni
spirituali senza darle il sostegno di un corpo sano.
— Sono convinto che questo
non impedirà, bensì faciliterà la
vita della chiesa, perché nello
schema tradizionale delle attività locali noi ci siamo accorti
che la presenza del pastore, nel
quale sono concentrate tutte
qualità e tutte le conoscenze,
toglie alla comunità il senso del
suo dovere, delle sue responsabilità. Molte comunità vivono
una vita spirituale limitata al
culto del sabato mattina e naturalmente non hanno una \ita
comunitaria, una vita sociale,
che sviluppi di più il senso di
fraternità che deve invece esistere fra tutti i membri della
stessa chiesa. Dunque togliendo
alla chiesa la presenza continua
del pastore, trasformato più in
un apostolo nel senso missionario (colui che viaggia da una
chiesa all’altra per organizzare,
animare, controllare, consigliare,
correggere) e lasciando agli anziani, ai diaconi, ai membri della comunità il compito di organizzare la propria vita locale,
noi facilitiamo la vita della
chiesa.
Siamo all’inizio di questo processo di trasformazione, ma già
vediamo i segni che ci dimostrano che siamo sulla buona
via.
— La vostra chiesa proporrà al
congresso mondiale a New Orleans nel 1985 la richiesta per
consacrare come pastori a pieno titolo le donne. Cosa può dirci a questo proposito?
— Le nostre comunità meridionali sì sono impegnate in favore della consacrazione delle
donne. Abbiamo cominciato con
la consacrazione delle donne al
diaconato e all’anzianato di chiesa ed ora, come lei ha detto,
adeguandoci alla visione unitaria della chiesa awentista mondiale, aspettiamo con ansia le
decisioni del congresso mondiale di New Orleans. Rispetto
alla consacrazione dei pastori
nessuna decisione locale può essere presa senza l’intervento dell’organismo centrale, perché la
chiesa awentista è una chiesa
mondiale, ed il pastore consacrato, è pastore della chiesa in
tutto il mondo.
9
3 maggio 1985
cronaca delle Valli 9
Nuova
destra
Entro nello scompartimento
del treno in partenza da Pinerolo. Ci sono due giovani, con scarpe tipo Timberland, giacconi in
panno, capelli col gel, auricolare
e stereo. Parlano col linguaggio
tipico dei giovani di oggi, dicono che il tale è un « tamarro »
che il tal locale è « fico ». Insomma, credo di aver due compagni
di viaggio che esprimono un po’
il giovane medio di oggi.
La mia sorpresa è grande
quando decidono di togliere l'auricolare ed ascoltare direttamente la cassetta: è il coro del Nabucco.
Sarà un revival del melodramma mi dico. Poi uno comincia a parlare. Vanno ad una riunione di giovani neofascisti ed
il coro del Nabucco, capisco, serve per entrare nel clima della
riunione. Taccio ed ascolto il loro discorso.
Il più convinto dei due spiega
il senso della sua militanza fascista. Oggi, dice cercando evidentemente di interessare anche
me, vi è un grande pericolo, è
rappresentato dai popoli del terzo mondo che fanno troppi figliTra poco gli arabi, i negri e i
gialli domineranno il mondo e
se Toccidente non si sveglierà
per tempo, si troverà in breve
dominato dagli arabi. Del resto
a Torino c’è già troppa tolleranza, gli arabi sono troppi: stanno nelle strade e frequentano
anche le discoteche.
A questo punto decido di intervenire nella discussione. Come pensate di risolvere questo
problema? Con la guerra o la sterilizzazione, è la loro risposta.
Siamo dunque al mito del guerriero bianco, della razza superiore. Non vi sembra — chiedo
ancora — che questa teoria sia
superata dalla storia? No, rispondono. sono i giudeo-cristiani che
hanno elaborato la teoria della
pace, una teoria sbagliata che
porterà sicuramente alla sconfitta. L’unica soluzione è quella del
duiuinio dei popoli del terzo
mondo, solo cosi ci sarà la pace. Poi, a parlare di pace sono
solo i rossi che vogliono una pace a senso unico. Loro non sono
contro forme di governo di tipo
socialista, ma bisogna che questo governo abbia una funzione
egemone e nazionalistica al servizio della razza bianca.
Mi dichiaro credente e protestante e chiedo toro cosa pensano del cristianesimo. Non interessa, mi dicono. Ma, obietto, la
nuova destra francese ha incontrato il papa. Hanno un profondo disgusto per questo papa: è
stalli capace di perdonare al suo
aggrc'.sore. «un musulmano
che avrebbe dovuto essere stirato ». Passo a chiedere quali sono
le loro letture preferite. Mi risponde senza esitazione il più
convinto dei due: Saint-Exupéry. Ed io trasecolo. Come? mi
chiedo.
Certo, questi giovani della
nuova destra della provincia piemontese hanno poca chiarezza
ideologica. I loro riferimenti
non sono più ad un passato di
camicie nere, anche se le nostalgie imperiali sono forti, e non
sono neanche l’espressione di un
odio verso « i rossi » come i giovani fascisti della mia generazione. Non mi fanno paura le loro idee, ma le loro facce. Una
paura irrazionale, ma vera.
ELEZIONI DEL 12 MAGGIO
I problemi di Prarostino
Gemellaggio
Le attese legate al voto - Contano più le persone degli schieramenti
partitici - Invito ai giovani a cimentarsi con problemi non rinviabili
Torre PelliceGuillestre
Nello scorso numero abbiamo
dato delle indicazioni circa la
composizione delle liste elettorali, ma che cosa ne pensa il cittadino? Quali sono le sue aspettative, in che modo sente questo confronto elettorale?
Abbiamo scelto alcune realtà...
A Prarostino c’è la sensazione
che si parli più spesso della
realtà delle due vallate, Pellice
e Chisone-iGermanasca, mentre
là realtà della « Costiera » rimane in penombra. Eppure è
una realtà viva e proprio l’occasione elettorale ne mette in
risalto gli aspetti peculiari.
Il Comune, all’incirca un migliaio di persone, si è formato
nel 1958 per scissione da quello
di S. Secondo e comprende una
zona alta {Roccapiatta), confinante con S. Germano e Porte,
il capoluogo S. Bartolomeo e
tutta una serie di frazioni disseminate sulla dorsale a cavallo
della strada principale, sino alla frazione Rocco, poco sopra
al paese di S. Secondo. La migrazione accentuatasi nel dopoguerra ha evidenziato questa discesa per cui la popolazione si
è andata concentrando verso le
frazioni basse, rimanendo così
periferica nei confronti dei servizi la zona di Roccapiatta un
tempo centrale.
La zona bassa, per la facilità
con cui può essere raggiunta
(alcuni minuti di auto dal centro di Pinerolo) e per la posizione panoramica sulla pianura
sottostante, è stata fatta oggetto nei decenni trascorsi di speculazioni di dubbio gusto e di
insediamenti di seconde case e
di ville che con le loro recinzioni e privatizzazioni hanno
modificato rassetto agricolo preesistente.
In questa realtà composita e
con tendenze così diverse, si capisce come siano sorte contrapposizioni di interessi e culture
diverse, sfociate a volte in aperto scontro. Si ricordano le battaglie svoltesi 15 anni or sono
sulla questione dell’acquedotto.
Ora sembra che le tensioni si
siano assopite. La cassata amministrazione con alla testa il sindaco Mario Mauro ha messo in
moto una serie di iniziative che
hanno vivacizzato la gestione
del comune. La scelta stessa di
fare due liste tirando a sorte la
collocazione dei candidati ha riportato l’attenzione sulle persone e sui contenuti. «E’ in questa
fase un obiettivo importante...»,
rilevano tutti.
Il dover far le liste è stata la
occasione per coinvolgere forze
nuove, soprattutto giovani, in
una prospettiva che mira a dare
continuità al dibattito ed un effettivo ricambio alla distanza.
« Amministrare oggi necessita
un lungo tirocinio » ci dice A. F.,
amministratore uscente, « è quindi bene che un certo numero di
giovani si cimentino e facciano
esperienze utili per un prossimo futuro ».
Problemi aperti? «Ve ne sono
tanti — ci dice E.G., contadino — anzitutto quello di non abbandonare la zona alta, con il
rischio che tutto frani nelle
(5
’’combe”. Forse per i vecchi villaggi si potrebbe sperimentare
l’agriturismo. Abbiamo già perso l’occasione con la borgata
Cardón ».
« ...forse è un discorso da approfondire nella sede della Pro
Loco o forse coi soci della Cooperativa agricola, se si incrementa il turismo locale, anche
i prodotti della zona possono
essere collocati » — interviene
uno studente. Altro problema
che si affaccia e che la prossima amministrazione sarà chiamata ad affrontare è quello delle fogne. Mentre negli anni '70,
ci si accontentava di convoglia
re le acque, ora ci si rende conto che senza depurazione si concentrano nei torrenti o nei canali
di depurazione quantità enormi
di sostanze inquinanti. L’amministrazione uscente ha già indetto riunioni in diversi quartieri per avere un quadro completo sia delle esigenze sia per
un confronto sulle modalità di
attuazione. Una fogna unica?
Oppure soluzioni diverse per
raggruppamenti di borgate? La
configurazione del territorio non
facilita certo il compito. Comunque il dibattito è avviato.
a cura di
Adriano Longo
TORRE PEIXICE — Per la
ricorrenza del 30° anniversario
del gemellaggio fra il Comune
di Guillestre ed il Comune di
Torre Pellice, viene organizzato,
dalle Amministrazioni comunali,
un incontro a Guillestre.
Lo scopo della iniziativa è_ di
rinsaldare i vincoli di amicizia
fra gli abitanti delle due cittadi
Tale incontro si terrà nei giorni 25 e 26 maggio p. v.
40® ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE
Le persone interessate alla
partecipazione sono invitate a
prendere gli opportuni contatti
con l’ufficio comunale (Sig.ra
Anita Charbonnier) entro e noti
oltre il 3 maggio p. v.
I film nati a scuola
Tegel al Serre
Tra le rievocazioni della lotta
partigiana merita segnalare, a livello locale, la recente realizzazione con una semplice videocamera di due film. Il primo, intitolato « Lo chiamano Baldin »,
è stato realizzato dai ragazzi
della 3“ D della scuola media G.
Gouthier di Perosa Argentina. Il
regista, in questo caso si tratta
di un professionista; Ezio Torta,
ha seguito un’idea di due insegnanti, Maurizia Manassero e Armando Bracchi che, attraverso i
ricordi del partigiano « Baldin »,
ricostruiscono fasi essenziali della resistenza in Val Chisone in
continuo dialogo con i ragazzi
della scuola.
Il film è stato presentato mercoledì 24 in anteprima da Claudio Tron a Pomaretto, nel cinema Edelweiss gremitissimo (350
posti a sedere) per l’occasione,
ed ha riscosso un ottimo successo di pubblico. Pare ora che il
film, che ha richiesto una ricerca
di oltre un mese e 20 ore di montaggio, verrà trasmesso in RAI
(quando non si sa) dato il suo
alto grado di finitezza e di documentazione.
« Una minestra di foglie di faggio » è il titolo di un altro fìlrn
televisivo realizzato dai bambini
della scuola elementare di Angrogna con la regia deirinsegnante
Jean Louis Sappé e le riprese
di Manuela Rivoira e Piermaria
Sappé. Il film riprende intervi
ste e rievocazioni dei partigiani
collegati alla « banda » del Bagnòou. Di recente il film ha fatto
da corollario ad un lungo, sobrio,
lucidissimo intervento dell’ex comandante partigiano Ettore Serafino che, nel quartiere angroenino del Prassuit-Vemé, ha rievocato gli anni della resistenza
al nazifascismo.
ANGROGNA — Sabato 4 maggio alle 21, presso il Tempio del
Serre, il gruppo filodrammatico
di Torre Pellice presenta un
dramma incompiuto del teologo tedesco Bonhoeffer, impiccato dai nazisti il 9 aprile del
1945. Il titolo del dramma: TEGEL; è ima riflessione sul problema della morte e della risurrezione.
La figura del teologo verrà
rievocata all’inizio dello spettacolo.
Entrambi i film meritano di
essere visti, discussi, poiché danno la parola ai protagonisti della
resistenza nel quadro di una viva
ricerca — sia a livello di elementari che di scuola media — condotta da ragazzi coinvolti in modo intelligente dai loro insegnanti nel mondo delle nuove tecniche della comunicazione. La scuola media di Perosa ha utilmente
pubblicato il testo e le note di
regia del proprio film.
ERRATA CORRIGE
Se è vero che una delle due liste
che si fronteggiano a Prali Capoluogo
è capeggiata dal sindaco uscente Grill,
non è vero che l'altra sia capeggiata
dall'ex sindaco Fiorio Pia bensì dal
candidato Genre Amato.
G. P.
La precisazione pare doverosa e necessaria per una corretta informazione dell'elettorato. E. T.
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10
10 cronaca delle Valli
1!
3 maggio 1985
INIZIATIVA CLAUDIANA A TORRE PELLICE
FILODRAMMATICHE VALDESI
Ricordando J. Lombardini e’ rora dei
Martedì 23 aprile la libreria
Claudiana di Torre Pellice, in occasione della ristampa dei libri:
« Un protestante nella Resistenza. Jacopo Lombardini » di Salvatore Mastrogiovanni e « La Resistenza nelle Valli Valdesi » di
Donatella Gay Rochat, ha chiamato Osvaldo Coisson a presiedere una interessante tavola rotonda che ha avuto un solo difetto: la scarsa affluenza di pubblico. Nel salone della Foresteria ha avuto per primo la parola in qualità di ospite, ma soprattutto di testimone d’eccezione,
Raffaele Maruffi, compagno di
prigionia di Lombardini a Mauthausen. Con sobrie e efficaci parole egli ne ha rievocato gli ultimi giorni, fino alla morte, avvenuta per ironia della sorte poco
prima della Liberazione. Quel che
nitidissimo gli rimaneva impresso
nella memoria a quarant’anni di
distanza era l’alta figura morale
del « professore », la forza che
emanava, la sua capacità di comunicare in ogni istante, anche
in frangenti poco edificanti o in
luoghi poco ortodossi come i gabinetti, la sua cultura, la sua
bontà, il suo altruismo. Ne è
uscito un ritratto poetico e politico ad un tempo che perfettamente combacia con il Lombardini dei libri e dei ricordi di chi
ha atruto la fortuna di conoscerlo.
Questo uomo lunghissimo, allampanato, reso ancor più lungo
dalla magrezza della fame, quasi
ridicolo nel suo involontario trasgredire gli ordini dei kapò che
non volevano teste o piedi emergenti dalle brande, riusciva a ridere, a far dell’autoironia e soprattutto e sempre a insegnare.
Questa era la sua testimonianza
di credente che mai forzava gli
altri, mai imponeva la sua lezione di fede, mai catechizzava, ma
che con il suo sereno fiducioso
umorismo tanto riusciva ad aiutare i compagni influenzando
persino i carcerieri. Circondato
da attentissimo e commosso silenzio il Maruffi ha concluso che
paradossalmente quella del lager
è stata un’esperienza bellissima,
certo la più importante e formativa della sua vita. Senza di essa, ad esempio, mai avrebbe potuto incontrare un uomo come
Jacopo Lombardini. « Solo là —
ha detto — ho potuto imparare
come nonostante le condizioni disumane, la fame, la prigionia, la
nudità, si potesse essere umani
e dignitosi, elevati e non abbrutiti, uguali davvero senza differenze di ceto, di classe, di cultura,
di razza, di credo». Di questa elevazione morale e spirituale è testimonianza, ha concluso, il fatto
che mai sorgessero in loro e nei
loro discorsi sentimenti di odio
o di violenza neppure per i persecutori.
Paolo Favout in qualità di comandante partigiano ma anche
di amico e di « allievo » ha rievocato il Lombardini della clandestinità prima e della lotta partigiana poi, quando salì al Bagnòou. Pur ribadendo le sue
qualità intellettuali e politiche
egli ha voluto ricordare soprattutto l’immancabile sorriso, la
naturale allegria, il divertimento
nello stare con ragazzi come loro,
lui già cinquantenne, il bere, il
cantare — nonostante fosse stonato —, le doti umane di immediatezza, comunicatività, trascinante ottimismo. Passando poi
a tematiche più vaste, Favout ha
sottolineato come la lotta armata fosse solo un aspetto della
guerra partigiana, rapidamente
illustrando le tematiche più politiche deU’amministrazione delle
famose giunte clandestine, del rifornimento viveri, della gestione
civile nelle zone libere in un periodo complicato non solo militarmente. Quel che conta tuttavia oggi, al di là di rievocazioni
retoriche, piagnistei o denigrazioni, è il ribadire l’altissimo significato allora come ora della
Resistenza vista come primo pas
so per il riscatto di un popolo
decaduto sul piano politico militare, ma anche civile ed umano.
Percorrendo la storia a ritroso Gustavo Malati, allora comniissario politico, ha tracciato la
biografia di Lombardini prima
del suo arrivo nelle Valli. Ne è
uscito un ritratto poco noto anche sul piano spirituale. Jacopo
Lombardini è in genere conosciuto come partigiano e protestante.
Che egli fosse repubblicano e
che in seguito all’avvento del fascismo una grave crisi lo avesse
portato a tentare il suicidio, è
meno noto. In seguito a questi
fatti egli « rinacque », divenne
evangelico e la sua vita subì una
svolta radicale. Gustavo Malan
non ha voluto deludere chi da
sempre lo conosce come spiritoso provocatore e polemista. Ben
fa la Claudiana •— ha sostenuto — a pubblicare e ristampare
opere simili, ma portarle a compimento sarebbe dovere della storiografia e delle case editrici laiche. Ha pure polemizzato con la
introduzione di Giqrgio Bouchard alla ristampa della biografia di Lombardini, su cui si enfatizza troppo, trascurando anche
in copertina la notevole prefazione scritta a suo tempo da Ugo
La Malfa.
Prendendo spunto dall’intervento di Malan, Maruffi ha detto
che iniziative del genere andrebbero prese ad altri livelli, ad
esempio in Regione, e non sempre in luoghi dove già si conosce
questa storia. Daniele Rochat ha
ribadito che I’iniziativa era solo
locale, ma Favout ha asaiunto
che comunque i valdesi hanno
troppo spesso la tendenza a ghettizzarsi per tema di disturbare,
di parere esibizionisti. Invece —
e mi piace concludere con la sua
indovinata citazione — dovremmo essere più audaci e decisi, e
innalzare la nostra fiaccola, non
tenerla sotto il moggio.
Erica Scroppo
DIBATTITO AL NIDO DI TORRE PELLICE
C’era una volta... la fiaba
Nei locali dell’Asilo Nido di
Torre Pellice si è tenuto un incontro pubblico sulla -fiaba condotto da Francesco Agli, pedagogista.
Di fronte ad un pubblico quasi
esclusivamente femminile (genitrici, insegnanti). Agli, leggendo
una fiaba, ha cominciato proprio
con quel suggestivo « C’era una
volta... » che, credo, sia parte integrante delTinfanzia di tutti noi.
Un paio di stivali, una bacchetta, un anello d’oro: è l’elemento magico che caratterizza
la fiaba, il suo ingresso, ad un
dato momento della narrazione,
con funzione risolutiva rispetto
ad una data situazione.
E’ soprattutto su quest’ultimo
livello che si è soffermato Agli:
se la fiaba è gioco, nel gioco si
instaurano rapporti, si « giocano » ruoli sociali ed etici, si stabiliscono e si mettono in pratica
delle regole, allora la fiaba diventa « spazio culturale » per
dirla con le parole dell’inglese
Winnicot.
Così la fiaba rappresenta un
luogo del rapporto tra bambino
che ascolta e adulto che racconta (o legge), il luogo delle infinite possibilità, dell’interscambiabilità dei segni, ed infine, del rapporto col tempo. E’ la teoria della fiaba come « filo di Arianna ».
Dopo aver passato in rassegna
i diversi punti di vista teorici relativi al mondo della fiaba (funzionalista, psicoanalitico, strutturalista, moralistico, letterario).
Agli ha approfondito il panorama delineato, mettendo in evidenza alcuni livelli di « lettura »
della fiaba: un livello linguistico (scoperta di neologismi, frasi
che si contengono, ecc.); un livello metacomunicativo (la fiaba come costruzione metaforica
che comunica altre metafore, un
insieme di segni che richiama
alla mente altri segni); ed infine,
un livello ludico (analogia tra gli
elementi della fiaba e quelli del
gioco: intreccio/situazione di partenza, eroe/soggetto, viaggio/movimento, prove/regole, l’antagonista/gli altri, il nesso magico/
l’oggetto, ecc).
Infine proponendo alcune « divagazioni » sull’utilizzo della fiaba come gioco, rispetto alla realtà deH’infanzia:
— se la fiaba è gioco, ripetendo
la o reinventandola, i bambini
acquistano sicurezza, imparano a dominare la paura del
mondo esterno;
— giocare vuol dire agire, così
la fiaba « agita » diventa, per
i bambini, drammatizzazione,
gioco di ruoli, esperienza e
poi, conoscenza;
— infine il racconto e l’ascolto
delle fiabe implicano l’abitudine al tramandare, al narrare, a
dare il nome a cose e sentimenti, in ultima analisi, ad
acquisire coscienza del mondo
esterno.
Date le forti preoccupazioni
educative e didattiche del pubblico presente, il dibattito che è
seguito si è incentrato soprattutto sul problema dell’utilizzazione delle fiabe. Ci si è chiesto
se raccontare le fiabe anche molto presto, dato che molte di esse
presentando situazioni crudeli e
paurose, possono creare angosce e risultare quindi negative.
Agli ha chiarito come, in realtà, non sia la fiaba che crea angoscia e paura; la fiaba, piuttosto,
con tutto il suo contenuto simbolico, non fa che dare voce a problemi aià esistenti. Si tratta di
procedere gradualmente, puntando più sul fiabesco (le trasformazioni) che non sul problematico.
A conclusione delle sue riflessioni, Agli ha citato dal libro « La
grammatica della fantasia » di G.
Rodari una frase che nc riassume molto bene il senso: « La fiaba è utile perché apparentemente non serve a niente ».
M. A. Giovannini
teatro impegnato?
Chi vuol fare del teatro impegnato ai giorni nostri non sceglie
più temi legati alla storia valdese delle persecuzioni, ma piuttosto argomenti di attualità. Se
la storia riemerge, è presentata
con spirito critico, senza retorica.
A Luserna S. Giovanni, i giovani del Gruppo filodrammatico
valdese rievocano la loro esperienza, che li ha condotti dalla
Riforma a Bertolt Brecht, attraverso la presentazione al pubblico di testi teatrali su temi di
scottante attualità: aborto, disarmo, droga.
— Perché avete scelto questo
tipo di teatro « difficile »?
— Fare teatro serve a noi e può
servire anche a chi ci viene a vedere e ad ascoltare. Nel nostro
gruppo iniziamo a parlare e a
discutere sui temi che riteniamo
importanti e quando ne abbiamo scelto uno lo analizziamo attentamente.
In seguito pensiamo allo spettacolo vero e proprio, ma a questo punto abbiamo già compiuto
un buon lavoro di ricerca e di
approfondimento. Se non riusciamo a produrre un testo teatrale
non importa, in ogni caso non
si è mai perso tempo.
E’ ovvio che abbiamo anche
un altro scopo, quello di far giungere qualcosa al pubblico; quando abbiamo costituito il nostro
gruppo, noi speravamo di coinvolgere i membri della nostra
comunità con una riflessione sulla vita comunitaria, le scelte vocazionali, l’identità di chi crede.
La rappresentazione di un testo di Dacia Maraini ci causò
frizioni con una parte della nostra comunità, perciò abbiamo
più difficoltà ora a realizzare i
nostri propositi.
— Bisogna intendersi chiaramente sul termine ’’alternativo”.
Possiamo essere considerati alternativi se autoproduciamo dei
testi teatrali o ne adattiamo altri alle nostre esigenze, alle nostre interpretazioni? Siamo alternativi perché desideriamo portare le nostre idee e le nostre riflessioni al pubblico? Siamo alternativi perché scegliamo di lavorare su un linguaggio comune
e popolare?
Se le risposte a queste domande sono un sì, allora possiamo
considerarci alternativi. In ogni
caso, anche se lo fossimo, non
sarebbe e non ne faremmo una
formula fissa.
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ventina di persone per circa 6 mesi. La partecipazione di gruppi
musicali e culturali era qualificata e rappresentativa della cultura popolare più viva.
Oggi queste condizioni sono venute a mancare, quindi il nostro
impegno primario è tornato ad
essere il lavoro teatrale.
* * *
— Pensate di fare un teatro alternativo?
Da Luserna S. Giovanni a Torre Pellice: un altro gruppo filodrammatico produce in proprio
testi teatrali di attualità. I titoli
sono: « 2003: guardiamoci indietro », « Oltre la frontiera » e « 11
processo di Barba Griot », presentato alla manifestazione del
XV agosto all’Inverso di Torre
Pellice.
Dopo il 1982, il gruppo giovanile ha cessato la sua attività per
riprenderla quest’anno in occasione del XVII febbraio.
— Perché a Torre Pellice quest’anno vi siete nuovamente proposti come gruppo filodrammatico?
— Il nuovo gruppo filodrammatico nasce perché un certo numero di persone desidera riavviare un discorso e un’attività
teatrale. Queste persone non costituiscono più il gruppo giovanile della comunità, ma sono impegnate in altre attività della
chiesa.
Prima di tutto si è dovuto trovare una formula di lavoro, essendo impossibile la riproposta
dello schema di lavoro adottato
in precedenza. Cercando un testo
teatrale adatto allo scopo, la
scelta è caduta sul « Tegel » di
Bonhoeffer.
— Anche a voi chiediamo se vi
ritenete alternativi rispetto al lavoro tradizionale delle altre fiìodrammatiche.
— Indubbiamente, il metodo o
lo schema di lavoro assunto dal
gruppo rispetto, per esempio, .il
testo teatrale non è riconduc -ile all’approccio tradizionale die
molte filodrammatiche hanno
avuto o hanno ancora. In passato ci ha interessato l’elaborazione di un testo teatrale, perché i
temi affrontati non erano ancora
stati formalizzati in questo modo e non avevamo quindi testi
elaborati in precedenza che ci
servissero di riferimento.
Anche con il « Tegel » abbiamo
fatto un lavoro di interpretazione e ci auguriamo che il risultato incoraggi anche altri a proseguire su questa strada.
a cura di
Liliana Viglielmo
e Mauro Pons
— Voi avete dato vita ad una
iniziativa culturale che ha avuto
un’eco rilevante negli anni passati: la manifestazione di Ciò
d’Mai. Che cosa ha significato
questo vostro intervento e perché non è stato ripetuto?
— L’esperienza di Ciò d’Mai è
nata come tentativo di decentrare alcune attività dal cuore geografico del paese per trasferirle
al territorio ormai marginale del
Comune: si è scelta la collina di
S. Giovanni.
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11
3 maggio 1985
cronaca deile Valli 11
A CHI INTERESSA
LA PACE?
Un quesito non elettorale; a chi interessa cercare di costruire la pace?
Come Comitato per la pace e il
disarmo di Pinerolo ci eravamo proposti un incontro-confronto con i rappresentanti delle forze politiche e con
pii organi di informazione locale.
Va premesso che a questo incontro
avevano dato la loro adesione i quattro giornali del pinerolese « Cronache
del Pinerolese », « Il Pellice », ■■ L'Eco
del Chisone », « L'Eco delle Valli Vaidesi », invitati a porre domande al
Comitato e ai partiti.
Ci siamo ritrovati II 23 aprile con i
soli rappresentanti dei giornali « Cronache » e « Eco delle Valli » e dei partiti
PCI e DP. Tra gli assenti soltanto il
PRI ha segnalato per lettera l'impossibilità a partecipare.
Al di là dell'amarezza per le troppo
numerose assenze vogliamo rimarcare
pubblicamente il disinteresse manifestato da alcuni partiti — DC, PLI, PSDI,
PSI — e da alcuni giornali — Eco del
Chisone e Pellice.
Riteniamo che partiti e amministratori di un Ente Locale possano compiere piccoli ma significativi passi nella costruzione di una cultura di pace
diffusa e partecipata.
L'affossare certe iniziative e momenti di dibattito e informazione allontana la possibilità di trovare I modi e le forme per avviare concrete
iniziative sui. temi della pace.
In quest’ottica di « piccoli passi »
realizzabili a livello locale riassumiamo le nostre proposte (su cui, ripetiamo, è mancato il confronto):
— denuclearizzazione dei territorio
intesa non solo come deliberazione dei
comuni, ma soprattutto come sensibilizzazione nei confronti della popolazione e impegno degli enti locali a far
seguire tali pronunciamenti sia con azioni concrete di pace (case per la
pace, biblioteche, cartelli) sia operando scelte conseguenti (interventi e
utilizzo di nuovi strumenti urbanistici
per la tutela deH’ambiente naturale e
del territorio) ;
— analisi della realtà dell’industria
bellica presente sul territorio ed eventualmente ricerca di forme e possibilità di riconversione industriale;
— collegamento con i gruppi che
affrontano i vari aspetti del problema
ecologico per ricercare forme di collaborazione;
— appoggio al diritto ali'obiezione
di coscienza al servizio militare e
all’obiezione alle spese militari ed Informazione della popolazione su questi
temi:
— azioni di solidarietà con i popoli
che lottano per la loro liberazione in
ogni parte del mondo;
— approfondimento del problema del
sottosviluppo; iniziative di sostegno a
organizzazioni che intervengono in modo corretto e serio su questo problema;
— interventi nelle scuole di ogni
ordine e grado con la formulazione,
possibilmente in collaborazione con
gli insegnanti, di proposte di lavoro
e piste di ricerca diversificate, a seconda delTetà degli studenti;
— gemellaggio con cittadine dell'Est
o del Sud del mondo per intensificare
uno scambio di esperienze e promuovere la circolazione di idee e di conoscenza con realtà nuove.
Lasciamo ai lettori il giudizio su
queste iniziative, augurandoci che aumenti nel pinerolese una coscienza su
questi temi.
Comitato per la pace e il disarmo
di Pineroio
LA LINGUA
SECONDA
Signor Direttore,
è stato proposto da più partf che
Il francese trovi un posto come seconda lingua neirinsegnamento nelle
nostre Valli fin dalle elementari nel
quadro della riforma che vuole l'introduzione di una lingua esterna, straniera. La proposta pafè sensata, un » meglio che niente », ma segue a un errore di impostazione. Può valere per
altri Occitani, ma non per le nostre
Valli dove II francese è una co-prima
lingua insieme all’occitano e all’Italiano, e come tale va insegnato, tenuta
presente la comune origine romanza
delle tre lingue. C'è già chi porta avanti questo insegnamento con successo. Le difficoltà maggiori adesso
non stanno nell'allievo quanto nell’insegnante. Che poi nel trattare le
materie si privilegi ora una lingua ora
un’altra, va da sé; dei fisici atomici
italiani parlan fra di loro in inglese. E
l'inglese, appunto, o il tedesco, lo spagnolo, il russo (di Palesi con cui le
Valli han relazioni da secoli) o una
altra ancora potrà essere la lingua seconda, esterna o straniera, dell'insegnamento. Questo se si vuole un arricchimento e non un impoverimento
del nostro patrimonio. A che età cominciare con la seconda, anzi quarta
lingua? Pare consigliabile entro i sette anni di età.
La conoscenza di lingue non deve
essere un privilegio di chi esce dal
liceo linguistico, che, credo, potrebbe
chiamarsi più appropriatamente liceo
moderno o qs., perché la lingua è
uno strumento della conoscenza, dello
studio, tranne che per la linguistica
e/o la glottologia e che per la sua
funzione mediatrice non è f’oggetto
dello studio o della comunicazione.
Oppure no? In principio era il Verbo.
E’, è il caso di dirlo, un altro discorso ai fini di questa lettera. Sachen und
sagen, se il mio tedesco non mi tradisce. Parole e cose. A che serve
sapere che garofano si può tradurre
con oeiflet o con carnation se non si
sa cosa sono i garofani?
Cordialmente.
Gustavo Malan, Torino
PRECISAZIONE
(...) Al termine di un trafiletto di
cronaca sul Comune di Angrogna dal
titolo » Per una cultura di pace » a firma di A. K., relativo ad una deliberazione assunta dal Consiglio Comunale, si riferisce che anche la Comunità Montana Val Pellice, nel suo ultimo Consiglio ha approvato il documento: purtroppo non è così. L’ultimo
Consiglio della Comunità Montana ha
affrontato l’argomento verso l’1.30 di
notte, perciò non l’ha più esaminato,
ma l'ha rinviato all'attenzione dei Consigli degli altri Comuni e della futura
Amministrazione della Comunità Montana perché ne tengano conto in vista
dell’attività del futuro quinquennio.
Al momento ci consta che solo il
Comune di Bobbio Pellice ha assunto
una deliberazione per la denuclearizzazione del suo territorio dopo aver
discusso il documento di Angrogna,
mentre Rorà l'aveva assunto qualche
anno fa con deliberazione poi annullata dal Co.Re.Co. di Pinerolo.
Franca Co'isson
IL PROBLEMA
DELLA DROGA
Mentre scriviamo, il « maxiprocesso » per droga è in corso. La città e
il pinerolese sono stati messi improvvisamente di fronte a un problema,
che non è ancora stato affrontato seriamente a livello di opinione pubblica e di forze sociali, culturali e politiche.
— Indizi di questa « immaturità » di
fronte al problema-droga sono alcune
reazioni, che abbiamo colto qua e là
in diversi ambienti (« Metteteli al muro e fucilateli!,.. Era orai... Finalmente
staremo tranquilli e non ci sarà più
tanta delinquenza! »).
— E’ naturale che molti genitori siano
preoccupati del diffondersi della droga,
ma è una pura Illusione quella di credere che si possa risolvere il problema del figlio o della figlia tossicodipendente rivolgendosi solo ai carabinieri
o al medico.
— In genere i cittadini non sono
realmente preoccupati dei ragazzi che
» bucano », ma ragionano in maniera
molto egoistica e privatistica: « Vadano a bucarsi un po' più in là; mi
lascino solo tranquillo! ».
A chi tocca allora fare un'analisi più
attenta e meno emotiva, nella consapevolezza che l'intervento repressivo
non paga a tempi lunghi e rischia di
gettare i tossicodipendenti in una solitudine sempre più grande e sempre
più disperata?
A chi tocca fare degli interventi in
positivo a livello di indagine, a livello
di prevenzione, a livello di recupero e
di cura?
— Riteniamo che tocca veramente a
tutti noi, perché questi giovani, che
sono sfilati nelle udienze del maxiprocesso, sono « figli » della « nostra società », di una società
che ha fatto del denaro la molla di
tutto;
ohe ha fatto dell'arrangiarsi il sistema di vita;
che emargina i ragazzi a partire dalla scuola delTobbligo;
che dà lavoro solo ai « raccomandati » e ad alcuni fortunati;
che spende miliardi per la « repressione », ma continua a fare assai poco a livello di « prevenzione » e di « recupero ».
— Tutti insieme dobbiamo interrogarci e lasciarci interrogare, per dire
che non crediamo al processo come
bacchetta magica per la soluzione del
■■ dramma-droga »; anzi, quando in una
città si deve giungere ad un maxiprocesso come quello di queste settimane, vuol già dire che le varie componenti del territorio sono latitanti e
quindi sconfitte.
Bisogna dunque lavorare oltre... con
obiettivi nuovi e con la partecipazione
dì tutti.
Su questo speriamo di giungere presto ad un dibattito cittadino.
G. Mercol (Caritas diocesana),
E. Rostagno (AVASS), Alessio
Barbero (Cascina Nuova di Roletto), A. Buffa (Cascina della
speranza di Appendini), M. Polastro (Comunità di S. Lazzaro),
Comunità Oratorio San Domenico, Gruppo GlOC, G. Toye-S.
Bruera - E. Pazé (Coordinamento
sulle tossicodipendenze).
ASSEMBLEA
SULLA SESSUALITÀ’
A corhpletamento della cronaca sulTAssemblea di Torre Pellice, tenuta il
19 aprile per concludere suH’argomento » Sessualità nella Bibbia e nel tempo presente », con l’intervento di 26
su 434 membri elettori, potrebbe interessare i lettori conoscere il testo
dell’ordine del giorno proposto e respinto con 10 voti contrari, 10 astenuti e 6 favorevoli;
« L’Assemblea di chiesa di Torre
Pellice, preso in esame la documentazione relativa al problema della sessualità nella Bibbia e nel tempo presente,
— ritiene che i principi biblici sui
rapporti fra i sessi e in particolare sul
vincolo matrimoniale, conservano un
valore permanente per fa coscienza
cristiana;
— manifesta la propria viva preoccupazione perché, nel caso che i principi morali, anche in materia sessuale, chiaramente condannati dalla Scrittura, dovessero essere ignorati dalla
Chiesa, vi porterebbero scandalo e divisione;
— afferma che la Chiesa non è un
tribunale di giusti chiamati a condannare dei peccatori, ma anche quando
ha il dovere di denunziare il peccato,
essa dev'essere pronta ad accogliere
e aiutare chiunque cerca in Cristo la
soluzione dei propri problemi ».
T.E.V., Torre Pellice
Hanno collahoralo a questo
numero: Archimede Bertolino - Michele Campione - Francesco Carri - Renato Del Priore - Luigi Marchetti - Bianca
Mûris - Lucilla Peyrot - Bruno Rostagno - Aldo Rutigliano - Alfredo Sonelli - Paolo Varese - Carlo Vicari - Cinzia Vitali Carugati.
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Pellice - Telefonare 011/684645.
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Asilo dei Vecchi
di San Germano Chisone
Pervenuti nel mese di marzo 1985.
PER RISTRUnURAZIONE
1 nominativi con l’asterisco (") hanno assunto l’impegno per 1 milione.
L. 2.000.000; Corale Valdese di Pomaretto e Camerata Corale « La Grangia ».
L. 1.640.000: Chiesa Valdese, in memoria di Edvy Long, New York.
L. 1.583.193: Friederike Wacker,
Plankstadt.
L. 1.500.000: Elisa Vinçon Zagrebelsky e famiglia, Torino.
'L. 1.072.335: Gudrun Lambeck, Krefeld.
L. 1.000.000: Colletta concerto di Natale della Corale di Pomaretto e Corale Madonna di Fatima, Pinerolo; Alina
e Silvio Long, Prarostino; Peyrot Giovanni Stefano, Riclaretto: Sappé Bruno; Bartolomeo e Frida Bounous; Famiglia Bounous Gustavo e Nino; Long
Nino, S. Germano: Martinat Giulio, Villar Perosa; Unione Femminile di Vallecrosia e Bordighera; Balma Giulietta
e Elsa, ricordando i loro cari; Costantino Regina e Marco; Prandino Giorgina e Renza, Pinerolo.
L. 500.000; Licia Levorato; Bounous
Celestina e Dino; Fornerone Angiolina
e Dino: Long Anna e Remo; ReveI Aurora e Silvio, Pinerolo; Renzo Richiardone; Moglie e figli, in memoria di Bertalot Paolo, S, Germano; Micol Flavio e Anita, Pomaretto; Fornerone Paolo; Forneron Rosalia, Prarostino; Livia e
Gustavo Griglio, Mauthausen 16,3,45,
tragica data perenne ricordo, Perosa
Argentina; Chiesa Evangelica, Calosso
d'Asti; Ghigo Guido, Inverso Pinasca;
Peyronel Adriano e Elda *, Villar Perosa: Rostan Luigi: Barus Emanuele e
Grill Mafalda, Frali; Famiglia Sappé,
Bocchiardi Pramollo.
L. 400.000: Poet Emma e Arturo; Ribet 'Bruna; A.LjP., Pinerolo.
'L. 330.000: Giaiero Adriano e Daniela, Torino.
L. 326.087: Unione Femminile Chiesa
Evangelica di lingua italiana, Zurigo,
L. 300.000: N. N., Bobbio Pellice; Famiglia Costantino, in mem. di Enrico
Costantino, Riclaretto; La moglie e le
figlie, in mem, di Walter Long, S. 'Germano; Caseina Dagny; Marino Nella
Fulvio e Tiziana; Pons Paulette e Gianni, Pinerolo.
L. 250.000: Famiglia Saddi, in memoria della mamma Frida Verona; Rlchiardone Irma e Adriano; Rostan Alda, Pinerolo,
L. 240.000: I colleghi di Alida Long,
in mem. del papà, Pinerolo,
L. 200.000: Attilio e Dora Bosio; Pons
Elda e Teofilo, Pinerolo; Jahier Alberto e Elvira; Long Amato, Pramollo;
Venturini Rina, Ferrerò; Guido e Rina
Ribet, Pomaretto; Travers Emilio; Per
fiori al nostro caro Walter, Mary e
Anita Long; Jahier Margherita, San
Germano; Dorcas, in mem. di Pauline
Bleynat, Torino; Elsa Jouve e Susanna
Ghigo*, Alessandria: Peyronel Silvio,
S, Germano; Griglio Nadia Lidia e
Guido, S. Secondo.
L. 150.000: N. N., Pomaretto: Massei Pietro, Riclaretto: Gli amici di Alida, in mem. di Walter Long, S, Germano: Fornerone Caterina Ugo e Alma *; F.N.N., Pinerolo.
L. 100.000: Bleynat Letizia v. Giaccone e famiglia, in memoria di ReveI
Olga V. Giaconé, Pinerolo; Famiglia
Mansuino, Sanremo; Long Luigia e
Silvia; Costantino Claudio e Marisa;
Famiglia Menusan Valdo; Ribet Viima, Pramollo; Ribet Oreste; Peyrot
Beniamino e Elsa, In memoria di Mauro Castagna: Lucilla e Mauro Meytre;
Anna Giovanni Lucilla Franco e Enrico
Peyrot, In memoria della cugina Lidia,
Ferrerò; Irma e Mario Bianconi, In
memoria del caro fratello e cognato
Walter Long, S. Germano: Ronco Giorgio, S, Secondo; Pierluigi Bolmida e
famiglia riconoscente per l'ospitalità alla congiunta Barai Marta nel 1983,
Pinerolo; N, N., in mem. di Gardiol
Giulia V. Godine, S. Secondo; Hilda
Genre Bertin, in mem. del ipast. Ermanno Genre; Pons Clara, Pinerolo.
L. 50.000: Bleynat Letizia v. Giaccone e famiglia. In memoria di Revel Paolo, Pinerolo; N. N.; Bertoochio
Rina, Riclaretto: Sappé llda v, Sappé;
Famiglia Travers Giovanni, Pramollo;
A, A, Bertalot, ricordando la cugina
Nelly: Michelle e Andreas Heppner, ricordando grandpapà; Mirella Bianconi
Barili, in mem, del suo caro Parrain
Walter Long, S. Germano; Poët Emma
V, Peyrot, in memoria di Mauro Castagna, Ferrerò; Carlo e Emma Micol,
Riclaretto; Griot Ermanno e Lidia; Mimi Matthieu, Pomaretto; Goss Giovanni, Pinerolo; Castorino Anna, in
memoria di Paolo; Sergio Bianconi, in
memoria del caro zio Walter Long, Roma; Ada Mariano e Stefano Palmery:
lima Givri Celli, in memoria del papà past. Benvenuto Celli e della zia
Emma Celli una delle prime direttrici
dell'Asilo, Milano; Vilno Dario e Notarlo Cesira; Long Elena; Marchesa
Rossi Nadina e Ugo; Peyronel-Jalla, in
mem, del marito, Pinerolo; Clelia Fornerone Gardiol, in mem. di GardioI Irma e Amelio, S. Secondo; A.A. 'Bertalot, ricordando Walter Long, S. Germano; Famiglia Abrate, Porte.
L. 35.000: Stephens, Sussex.
L. 30.000: Famiglia Baret, in memoria
di Walter Volat, S. Germano.
L. 20.000: Pons Enrichetta, Torino.
L. 10.000: Ribet Orazio, ricordando
grandpapà, Pinerolo.
Totale a! 31.3.1985 40.636.615
Totale precedente 347.621.740
Totale 388.258.355
Per altri impegni sottoscritti ma non ancora versati 55.070.000
Totale generale 443.328.355
Nell’elenco 'pubblicato sul numero
del 22.3 siamo Incorsi In due errori.
Per il dono da 1 milione in memoria di
Giulio Menusan, la dicitura corretta è:
la moglie Ida Tron, le figlie Nadia e
Iris con il marito Alfredo Aìgotli. il
dono da i. 500.000 di Borno Irene e
Emanuele è « in memoria del nostri
cari ». Ci scusiamo degli errori.
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Giulia Poèt Tron
ringraziano tutti coloro Che, con la presenza, con scritti e pensieri, hanno
partecipato al loro grande dolore.
Torre Pellice,, .29 aprile 1985
RINGRAZIAMENTO
« Io alzo gli occhi ai monti;
donde mi verrà l’aiuto? Il mio
aiuto vien dall’Eterno che ha
latto il delo e la terra »
(Salmo 121: 1-2)
I familiari di
Giosuè Ribet
di anni 79
grati e commossi per la grande partecipazione al loro dolore, nelTtmpossibililà di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che sono stati vicini
in questa triste circostanza. Si ringraziano in modo particolare: i pastori
Renato Coisson, Paolo Marauda, i dottori Teodoro Peyrot, R. Rol, la sig.ra
Denise, tutto il personale delTOspedale
Valdese di Pomaretto e dell’Ospedale
Civile, di Pinerolo, la banda musicale
di Pomaretto.
Pomaretto, 18 aprile 1985
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 5 MAGGIO 1985
Pinasca: FARMACIA BERTORELLO ■
- Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanxa :
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte; tei. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturfia, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva:
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 5 MAGGIO 1985
Torre Pellice; FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud, 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice; telefono 91.996.
12
12 uomo e società
1
3 maggio 1985
MOBILITAZIONE A PRIMAVERA
La proposta
del Movimento
Federalista
Europeo
Il Movimento Federalista Europeo (MFE) si batte da ormai 40
anni, con alterne fortune, per
l’unificazione europea su base
federativa.
Il federalismo non va tuttavia
inteso Quale mera struttura istituzionale di uno stato, bensì come corrente filosofica che, pur
avendo le sue radici nello stesso
pensiero greco, ha trovato la propria espressione nel mondo moderno con una evoluzione di pensiero che passa da Locke, Montesquieu, Hamilton, Kant, Proudhon, Cattaneo.
Il MFE si è strutturato e vuoi
rimanere come un movimento di
opinione ed essere im lievito nella società, sì da influenzare anche i partiti politici democratici
per il definitivo superamento della nazione, relitto di un periodo
storico ormai superato e principale ostacolo sulla via della giustizia fra i popoli e la convivenza pacifica fra gli stati. L’obiettivo dell’unificazione dell’Europa è,
in questa prospettiva, solo una
tappa; tuttavia importantissima
non solo per garantire la sopravvivenza del Continente, ma come
elemento di equilibrio tra i blocchi e come modello di un nuovo
tipo di rapporto tra gli stati, da
proporre innanzitutto ai continenti emergenti, in particolare
Africa e America Latina.
Il XII Congresso del MFE — tenutosi lo scorso novembre in Sardegna — ha segnato una tappa
importante su questa via, sia come momento di riflessione, sia
per il riconoscimento avuto aa
tutte le forze politiche democratiche italiane ed europee, sia per
■ L'Eco delle Valli Valdesi •; Rea.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Redattori: Giorgio GardioI, Roberto Giacone, Adriano Longo, Mauro
Pons, Giuseppe Platone, Sergio
RIbet. Comitato di redazione: I redattori e: Mirella Bein Argentieri,
Valdo Benecchi, Mario F. Berutti,
Franco Carri, Paolo Fiorio, Bruno
Gabrielli, Marcella Gay, Claudio H.
Martelli, Roberto Peyrot, Massimo
Romeo, Marco Rostan, Mireila Scorsonelli, Liliana Viglielmo.
Birettore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
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Redazione l'Eco delle Valli Valdesi:
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00961 voi. 10 foglio 481.
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delle Valli - La Luce » - Casella postale- 10066 Torre Pellice,
Pubblicità: prezzo a modulo (mm.
49x53) L. 12.000 (oltre IVA).
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna: mortuari
350 - sottoscrizioni 220.
Ogni parola: economici 250, partecipazioni personali 350 (oltre
IVA). Ricerche lavoro: gratuite.
Fondo di solidarietà c.c.p. 112341U1
Intestato a « L.< Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V. 15 - Torino
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pedice iTorinot
gli impegni presi, primo fra tutti
quello per la ratifica del Progetto
di Unione approvato dal Parlamento Europeo nel 1984. Momento primario di tale impegno è la
manifestazione programmata a
Milano in concomitanza della
riunione del Consiglio Europeo
che vi si terrà questa primavera
e che dovrà prendere una decisione circa il succitato Progetto.
A tal fine il Congresso ha lanciato un appello agli Europei, rivolgendosi alle Chiese, a tutte le
componenti sociali, agli enti pubblici ed ovviamente ai partiti, il
cui testo è riportato qui a fianco.
C. V.
Avanti
(segue da pag. 1)
to più che noi siamo gente che
non ha, o non ritiene di avere,
grandi ricchezze. Ma siamo sicuri che stiano proprio così le
cose? Siamo sicuri che sia davvero così lontano da noi questo
discepolo fallito?
Quanto poi all'altro è ancora
più difficile criticarlo, dissociarsi da lui; chi non si sente di
dargli ragione? Chiede semplicemente di compiere un gesto di
dovere e di pietà che non si rifiuta a nessuno, seppellire il proprio padre.
Più che a Levi noi rassomigliamo a questi due discepoli.
Non siamo infatti degli estranei,
degli emarginati della religione,
degli atei ai margini della vita
dello spirito, siamo gente che
vive a contatto con Gesù, lo conosce ed in molti casi lo stima
profondamente ed abbiamo, spesso, l’intenzione di essere più impegnati al suo servizio, di essere più legati a lui ed alla realtà
della chiesa. Siamo tutti convinti di dover fare di più, di dover
essere migliori, di dover vivere
più vicini al suo spirito. E finiamo per restare dove siamo, al
punto di prima.
Gesù invita a seguirlo, ad
aprirci alla sua parola, al suo
messaggio, al suo ideale, al suo
regno, a fare un passo definitivo perché Gesù sa che se non
lo facciamo torniamo indietro.
E’ così radicale con questi due
discepoli e chiede loro cose che
non ha chiesto ad altri e che non
chiederebbe ad altri proprio per
far loro capire che hanno bisogno di compiere quel passo per
salvare la propria vita. Gesù non
chiede a noi di abbandonare
tutto ciò che abbiamo, di volgere le spalle agli affetti ed ai doveri che come uomini abbiamo.
Gesù non fa qui del massimalismo gratuito ma dà una lezione di fede. Vuol soltanto renderci attenti al fatto che per seguirlo occorre andare avanti, perseverare, fare dei passi in una certa direzione, fare, insomma, e
non essere quelli che dicono
« sì... però ». Giorgio Tourn
COMUNICATO RAI
In seguito ad una modifica della
programmazione serale di RAI 2, le
rubriche televisive « Protestantesimo »
e « Sorgente di vita » per sette settimane muteranno collocazione: dal 29
aprile al 9 giugno anziché al lunedi
alle 23 andranno in onda la domenica
sempre alla stessa ora; dal 17 giugno
entrambe le rubriche tomeraimo ad
essere trasmesse il lunedi, sempre su
RAI 2 nel consueto orario. A partire
dal prossimo settembre la collocazione
delle due rubriche sarà stabilmente
anticipata.
Appello agli Europei
L’Italia e l’Europa non sono ancora sulla via della ripresa. Non c’è un piano, né
in Italia né in Europa, per
eliminare la disoccupazione.
Non c’è un piano, che potrebbe essere solo europeo, per
colmare il ritardo nei confronti degli Stati Uniti e del
Giappone. Sono fatti noti.
’Tutti ammettono che è impossibile la ripresa nel quadro nazionale. Tutti ammettono che il grado attuale di
unità delTEuropa non è sufficiente per passare daU’unione doganale e agricola a quella economica e monetaria,
cioè per rispondere alla sfida
del dollaro, per gestire la riconversione industriale, per
fare una vigorosa politica dell’occupazione e per garantire tutto ciò con un’efficace
presenza delTEuropa nel mondo. Bisogna dunque riconoscere che questi obiettivi non
sono perseguibili senza l’Unione europea, cioè senza un
vero governo della comunità,
una moneta comune e un bilancio adeguato.
Grazie al progetto del Parlamento europeo e alla presa di posizione di Mitterrand,
l’Unione è diventata un obiettivo per il quale ci si può finalmente battere. Attualmente le sue sorti sono nelle mani di un Comitato composto
dai rappresentanti personali
dei Capi di Stato e di Governo, che ha il compito di «dare suggerimenti». Ciò significa che sono già in corso le
operazioni che preparano le
decisioni dei governi. E’ già
cominciato, in sostanza, il pro
cesso che potrà o stabilire i
modi e i tempi per la ratifica
del progetto del Parlamento
europeo, o ridurne la portata, o addirittura accantonarlo.
La posta in gioco è grande. Ma da quando il progetto
è passato dal Parlamento
europeo al Comitato è cominciato il silenzio. La stampa
tace, le forze politiche non
se ne occupano, Topinione
pubblica non può esercitare
la vigilanza democratica. Si
profila dunque questa situazione assurda: è in gioco
l’Europa e c’è una maggioranza favorevole, che in Italia raccoglie la quasi totalità dei cittadini, ma essa non
può esprimersi perché non
sa neppure che in questi mesi si sta combattendo una
battaglia decisiva.
Esiste tuttavia il modo per
far conoscere al cittadini che
è in gioco il loro destino e
quello dei loro figli, e per
metterli così in grado di esercitare una pressione sui governi allo scopo di sconfiggere le forze della conservazione nazionale più retriva
che stanno già cercando di
far accantonare o svuotare il
progetto del Parlamento europeo. Il modo è quello di cui
si è sempre valsa la democrazia in questi casi: una mobilitazione di massa per scuotere le coscienze e per condurre tutti sul terreno della
decisione. Questa mobilitazione di massa, che deve essere
promossa con lo slogan « un
milione di cittadini in piaz
za per i’Unione Europea », è
certamente possibile se ci sarà l’adesione di tutte le forze spirituali, politiche, economiche e sociali che si sono
sempre dichiarate a favore
dell’unità europea. Il MFE
rivolge pertanto questo appello alla Chiesa cattolica e
alle altre confessioni, ai Comuni, alle Province e alle
Regioni, alle associazioni culturali, economiche e sociali,
e naturalmente ai partiti e
ai sindacati, invitandoli a organizzare la partecipazione
dei loro aderenti e dei loro
simpatizzanti.
Nella primavera prossima
si terrà in Italia una riunione
del Consiglio europeo. Tutti
gli organi d’informazione ne
renderanno conto. Il Movimento Federalista Europeo si
impegna pertanto sin d’ora a
promuovere proprio per questa data una manifestazione
di massa, così come ha fatto
in occasione delle grandi
svolte della politica europea.
Nel contempo invita tutte le
forze, che si sono dichiarate
per l’Europa e il cui destino
dipende dalla sua unità, a un
eguale sforzo di mobilitazione. Se ciò sarà fatto, il traguardo di Un milione di persone sarà raggiunto e l’Europa riceverà una scossa salutare. In ogni caso il MFE
chiamerà a raccolta tutti i
cittadini che è in grado di
raggiungere e denuncerà pubblicamente le forze che non
si fossero impegnate, anche
per costituire il primo grande
dossier per l’elezione europea del 1989.
DIRITTI LIMITATI IN SUD AFRICA COFltrO Ìl
La protesta del
Consiglio Ecumenico
razzismo
(segue da pag. 1)
JOHANNESBURG — Il governo sudafricano ha deciso di
vietare, a partire dal 29 marzo
fino al 30 giugno, tutte le riunioni organizzate da 29 movimenti
anti-apartheid. La decisione riguarda diciotto distretti giudiziari: sedici di questi si trovano neh
la regione di Fort Elizabeth e gli
altri due sono in prossimità di
Pretoria. In particolare tra le 29
organizzazioni interessate da
questa decisione ci sono anche il
Fronte Democratico Unito (UDF),
l’Organizzazione degli studenti di
Azania (AZASO). il Congresso degli studenti sudafricani (COSAS)
ed un certo numero di associazioni civiche e giovanili (Le Monde).
Il seguente telegramma è stato
indirizzato il 1° aprile 1985 da
Emilio Castro, segretario generale del Consiglio Ecumenico delle
Chiese, a P.W. Botha, Primo Ministro dèlia Repubblica delTAfrica
del Sud:
Essendo evidente che noi appoggiamo tutte le azioni nonviolente in favore dell’affermazione
di giusti cambiamenti nel vostro
paese, siamo costretti a protestare contro l’interdizione di tre
mesi che impedisce le riunioni
del Fronte Democratico Unito e
di altre 28 organizzazioni della
regione e della provincia del
Capo.
Questa misura assunta dal vostro governo tenta di .soffocare
le stesse forme nonviolente di
protesta e di opposizione giustificate invece dal vigente sistema
di apartheid. In auesto modo il
popolo è spinto alla disperazione
e ad atti di tragica violenza.
Quindi vi e.sortiamo a non ostacolare le rare voci in grado di
stimolare un cambiamento nonviolento nell’Africa del Sud, abro
gando le recenti misure adottate
contro l’UDF e le altre organizzazioni ed intraprendendo confronti concreti con i veri portavoce del popolo del vostro paese.
Rivolgendovi questo invito, noi
sosteniamo tutto il popolo dell’Africa del Sud nelle nostre intercessioni e preghiamo per la
riconciliazione e la realizzazione
di una società giusta e responsabile verso gli altri.
USA: leaders
religiosi per
sanzioni al
Sud Africa
Più di 300 leaders religiosi
americani hanno indirizzato una
lettera aperta al Congresso e al
presidente Reagan chiedendo che
il governo statunitense interrompa le sue relazioni politiche
ed economiche con il Sud Africa.
Il Sud Africa — si dice nella lettera — è l’unico paese al mondo in cui la supremazia dei bianchi e l’oppressione razziale sono legali e sancite dalla costituzione, e la situazione non accenna a migliorare: i neri vivono in una schiavitù di fatto
e molti di loro continuano a
morire. La lettera è firmata dai
rappresentanti del Consiglio nazionale delle chiese (NCC) degli
Stati Uniti (il più grande organismo ecumenico americano, che
comprende protestanti e ortodossi) e di varie chiese protestanti. (nev)
venie i lavoratori immigrati in
Sardegna sono trattati come capri espiatori « di mali di cui :ion
sono certamente responsabili,
quali la disoccupazione e la delinquenza organizzata ».
Anche l’Esercito della Salvezza in Italia dal suo quartiere
generale di Roma si è unito alla protesta dichiarandosi da
sempre contrario ad « ogni forma di razzismo poiché riconosciamo gli stessi, assoluti diiitti ad ogni uomo o donna a qualsiasi razza appartenga ». Nelle
Valli Valdesi si è preferita la
formula della sottoscrizione ad
un testo che indica la strada
della nonviolenza per superare
l’attuale regime di apartheid.
« Preghiamo il Signore della storia — afferma la sottoscrizione
di alcune comunità valdesi —
affinché bianchi e neri trovino
una soluzione incruenta nel superamento dell’attuale discriminazione razziale ».
Da Scicli, in provincia di Ragusa, il pastore metodista Pino,
per conto della Federazione delle chiese evangeliche in Sicilia
e Calabria, invita a compiere gesti significativi contro il segregazionismo del governo di Pretoria.
« La mobilitazione dell’opinione pubblica ha un grosso peso
in questa battaglia contro
Taparthi;id — aggiunge il pastore Saverio Guarna, uno dei più
attivi organizzatori della campagna — e le chiese evangeliche,
debitamente informate, hanno
dimostrato che la battaglia conilo il razzismo non è un fatto
elitario ma riguarda la coscienza di ciascuno ». Infine da Taranto, Vera Velluto, presidente
della Federazione Donne Evangeliche ha inviato ai gruppi sparsi in Italia uno studio sulla condizione della donna e dei bambini in Sud Africa.
Giuseppe Platone