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Anno 124 - n. 29
22 luglio 1988
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Mauro Pons
LONDRA, 21 GIUGNO - 1® LUGLIO: CONFERENZA METODISTA DI GRAN BRETAGNA
Evangelizzazione e società
Rcoentemente il problema della 'violenza carnale è dì nuovo
riatiiorato sugli schermi della
televisione e sulle pagine dei
giornali. Ciò che colpisce di più
è ii riproporsi di questa violenza in maniera collettiva: un
esempio eclatante è la storia di
Pina Siracusa, una ragazza dì
Mazzarino, che è stata violentata per circa 4-5 ore da tredici ragazzi in gran parte minorenni.
Pina ha denunciato U fatto. Ma
il suo coraggio, invece, di dimostrarsi positivo, si è ritorto contro di lei: tutti gli abitanti del
paese l’hanno colpevolizzata, e
di conseguenza emarginata, come se la causa del disgustoso
episodio fosse stata lei, col suo
atteggiamento troppo disinvolto. Purtroppo durante la maggior parte di questi episodi, la
vìttima che denuncia la violenza subita attira su dì sé un’attenzione quasi morbosa dell’opiniori’e pubblica: subisce cosi una
ennesima violenza, perché viene
messa di nuovo in discussione
la sua dignità di persona. Ma
queste conseguenze così dolorose non devono assolutamente
spingere le ragazze ad una rinuncia, che farebbe il gioco di
una società ingiusta. Al contrario bisogna denunciare e avere
la forza di affrontare le conseguenze fino in fondo per difendere in noi stesse, e nelle altre,
la dignità di donna.
Paola Centineo, Federica Passar!, Martina Longhitano,
Roberta Rostagno
Tra Storia e attualità, una settimana di vivace e costruttivo dibattito con seicento delegati
- La visita di un’ampia delegazione ecumenica - Il forte rapporto tra fede e testimonianza
Un libro di oltre 1.000 pagine
è il rapporto di base per le discussioni alla Conferenza metodiste, di Gran Bretagna. Ma la
mole dei documenti, nozioni, bilanci, relazioni non deve spa-ventare: la discussione è agile, sintetica, com’è nello stile anglosassone che nulla concede alla
ripetitività ma mira all’essenziale. Semmai c’è, ogni tanto, il desiderio di indulgere in una battuta umoristica nel tentativo di
alleggerire il peso delle sedute
che si susseguono con ass aiuta
puntualità.
Quest’anno la conferenza ha
avuto luogo nella Central Hall,
simbolico' cuneo metodista nella
centralissima zona di Westminster, tra la storica basilica e il
Parlamento, in riva al Tamigi
nel monumentale cuore di Londra che batte piuttosto al ritmo
degli affari che ai rintocchi del
Big Ben.
Si coglie subito però come la
presenza metodista nella zona
più esclusiva della Chiesa di Inghilterra non sia qualcosa di
forzato o estraneo. Tre gigantesche bandiere bianche con il rosso simbolo metodista sventolano sulle torri della basilica.
Non solo fair play, ma chiaro
messaggio di un ecumenismo
che qui in Gran Bretaña è molto avanti. Nei primi giorni della
conferenza, infatti, una ampia delegazione ecumenica ha visitato
i quasi 600 delegati (metà pastori e metà laici) pro'venienti da
ogni angolo del Paese e dall’estero'. Una delegazione al massimo
livello: p>er i cattolici il Cardinale Hume, primate di Gran Bretagna. Un ecumenismo ancora
inconcepibile da noi che vede, in
parecchie località, il costituirsi
di comunità locali miste, le United Churches.
Il metodismo ha radici profonde in Gran Bretagna e Irlanda,
radici che si sono allargate spiritualmente ben al di là della
sua organizzazione ecclesiastica.
Il 24 maggio scorso, in occasione del 250.mo anniversario della
conversione di Giovanni Wesley,
il culto celebrativo è stato tenuto non in una chiesa metodista
ma nella cattedrale di San Paiolo, alla presenza della Regina
Elisabetta e del principe consorte Filippa.
E, a proposito dellTrlanda, va
notato come la Chiesa metodista abbia rifiutato di costituire
due Conferenze separate, una per
rUlster e l'altra per l’Eire, ma
si presenti sempre ed unicamente come Chiesa metodista irlandese. Un segno profetico, ima testimonianza di pace.
Di pace si è parlato ampiamente nella conferenza, come pure di giustizia ed eguaglianza e
di questioni sociali. E non solo
con documenti riguardanti la
sofferenza nelle aree calde del
Londra: una veduta dell'assemblea.
mondo o le nuove prospettive
di distensione derivanti-dalla perestrojka in Unione Sovietica ma
anche nel contesto locale. Uno
dei momenti più alti della settimana è stato Pampio dibattito
su .< Ricchi e poveri » preceduto
da una relazione della Home Division. La conferenza ha duramente condannato e contestato
il governo conservatore della signora Thatcher, valutato come il
Giustizia è fatta. La tragica vicenda di sopraffazione e violenza
ha avuto alla fine il suo epìlogo
neUe dure condanne comminate
dal Tribunale di Caltanissetta ai
violentatori. Le sentenze sono
state accolte con manifesto entusiasmo dalla stampa nazionale. Sono eccezionali? probabilmente sì! Infatti esse segnalano
il cambiamento della cultura giuridica anche in questo campo.
Le sentenze di Caltanissetta,
come già queUa comminata a Roma nella primavera scorsa, si
differenziano da quelle che le
hanno precedute per la particolare durezza delle condanne.
Non sono più i tempi di « processo per stupro ». Chi ha avuto modo di leggere parte dei verbali dei processi di Caltanissetta
non ha potuto che noitare il modo nuovo di condurre le udienr
ze, di porre le uomande alla vittima, di non indugiare sulle
presunte « colpe » della stessa.
E’ un segnale al paese, aUe donne ed ai loro movimenti, al Parlamento che a fatica, e con quache ritardo culturale emotivo e
morale, continua a discutere sulla legge della violenza sessuale.
In questo caso i giudici hanno avuto il coraggio di farsi portatori, anche alTinterno delle aule di
un tribunale, di una «cultura dele donne », che da tempo chiedono di veder considerata la violenza sessuale non come un semplice delitto contro la morale, ma
contro la persona.
Forse siamo di fronte ad una
svolta all’interno deUa nostra
cultura giuridica: non possiamo
guardarla che con molta speranza.
PREGHIERA ED ESAUDIMENTO
Il Regno e il quotidiano
« In verità io vi dico che chi dirà a questo monte: togliti di
là e gettati nel mare, se non dubita in cuor suo, ma crede che
quel che dice avverrà, gli sarà fatto. Perciò vi dico: tutte le cose
che voi domanderete pregando, credete che le avete ricevute, e voi
le otterrete » (Marco 11: 23 sgg.).
peggiore in 40 anni per l’allargarsi del fossato che divide i
ricchi e i poveri in Gran Bretagna. Tale divario è stato definito
un oltraggio. Dopo a-ver ricordato come la predicazione di Giovanni Wesley era centrata sulla
salvezza dell’uomo intero, spirito e corpo, molti delegati hanno testimoniato raggravarsi della situazione con il crescere degli emarginati, dei disoccupati,
dei senza casa, delle famiglie disgregate, degli alcolizzati e drogati e l’impressionante numero
dei disoccupati.
Evangelizzare, è stato detto, è
occuparsi anche di questi problemi, della sofferenza del popolo di Dio. Bisogna lottare contro
una visione della vita che è soaaudio H. Martelli
(continua a pag. 2)
Il testo è apparentemente jadíe, usa una immagine immediatamente comprensibile, spesso citata, ma vi è il pericolo di
grossi fraintendimenti spirituali.
In una società come la nostra,
che privilegia l’uomo e lo pone
al centro dell’Universo, questo
detto rischia di crearci o un complesso di superiorità o uno di
inferiorità; ma nella mentalità
biblica al centro non sta l’uomo,
ma Dio. Il detto quindi non va
visto come un .segno di potere
dell’uomo, ma come un segno
della onnipotenza di Dio. Ñon
è la nostra spiritualità a spostare i monti (che in realtà non
vediamo spostarsi), ma l’infinita
e benigna potenza di Dio.
Questo testo ci insegna alcune
verità sulla preghiera a vari livelli. Oggi siamo molto attenti
alla realtà psicologica e le nostre conoscenze in questo campo
sono ormai ampie; può stupird
trovare in un antico testo una
affermazione « psicologicamente » COSI pregnante (vs. 24). Chi
ha contatti con persone ammalate sa bene come la volontà di
guarire valga più di molte medicine ma, ancora più, questo
versetto ci aiuta in un processo
di costruzione di una personalità adulta e responsabile.
Ma soprattutto da un punto
di vista teologico questo versetto dice molto su cosa possiamo
intendere come adempimento
della preghiera. L’adempimento
non è necessariamente un miracolo che modifica le leggi della
natura. Dobbiamo piuttosto riflettere se la nostra pretesa di
miracoli toccabili con mano non
denoti una mancanza di fede e
una volontà di « mettere alla prova » Dio, un po’ come facevano
i contemporanei increduli di Gesù.
Forse l’adempimento è talora
qualcosa di ben più profondo di
quanto noi vediamo e tocchiamo con mano. Non diciamo, noi
credenti, che « la morte è stata
sconfitta» (I Cor. 15) e che noi
viviamo già fin da ora in una
dimensione di vita eterna (Evangelo di Giovanni)? Noi affermiamo ciò con serenità anche di
fronte alla bara delle persone a
noi più care, anche in presenza
di una manifestazione « fisica »
dell’apparente potere della morte.
Ed allora perché non pensare
a coloro che affrontano la malattia come se la loro malattia
non esistesse, non perché non si
curino o nascondano il dolore,
ma perché vivono la loro quotidianità nella dimensione del senso della vita che viene loro dalla vocazione alla fede?
L’adempimento della preghiera è quindi la possibilità di vivere oggi anticipando il Regno.
Vi è un ulteriore insegnamento sulla preghiera in questo testo. Nel discorso sul perdonare
all’altro il punto è vedere l’altro
nella luce del Regno; potremmo
dire: così come Gesù ha saputo
guardare il prossimo che può
cambiare vita proprio perché « visto » da Gesù in una luce nuova. Eccoci quindi invitati a sapere guardare accanto a noi e
attorno a noi, non per scoprire
i limiti dell’altro o per rinfacciargli ciò che ha fatto, ma a
sapere vedere l'altro come qualcuno per cui Cristo è morto ed
è risuscitato. Benedetto Colui che
dandoci il suo Figlio ha veramente spostato i monti.
Mario F. Berutti
Sinodo delle Chiese
Valdesi e Metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto dall'atto n. 88
della sessione sinodale europea 1987, è convocato
per
Domenica 21 agosto
1988
I membri del Sinodo sono invitati a trovarsi nelr.Aula Sinodale della Casa
Valdese di Torre Pellice alle ore 15.
II culto di apertura avrà
inizio alle ore 15,30 nel
tempio di Torre Pellice e
sarà presieduto dal past.
Gianna Sciclone.
Il moderatore
della Tavola Valdese
Franco Giampiccoli
i:
2
commenti e dibattiti
22 luglio 1988
SONO SCELTE
RESPONSABILI?
Sarei grata a quel medico, donna o
uomo, purché informato, che esprimesse sull'« Eco delle Valli » la sua opinione morale e professionale circa i
progetti delle nuove tecniche per la
riproduzione umana.
A partire dalla provetta del 1978 mi
sentii turbata. Ora, pur nella tempesta
di ben altre preoccupazioni personali,
sono ugualmente colpita dalle informazioni della stampa quotidiana circa la
sperimentazione sugli embrioni umani,
temo senza regolamentazione.
Tutte queste donazioni di ovuli, spermatozoi, uteri per la confezione di
bambini tecnologicamente perfetti che
soddisfano l'eugenetica moderna mi
spaventano. Si chiamerà poi < liberazione della donna » la confezione di
un bambino fecondato con artificio da
un estraneo, dopo averla privata della sua scelta per affinità e affettività,
deresponsabilizzandola come uno strumento?
E i soggetti sterili che si accontenteranno di un figlio al momento
tecnologicamente ben confezionato,
saranno esseri maturi, evoluti?
E il figlio che non conoscerà le sue
origini, la storia dei suoi antenati da
imitare o da considerare come esempio negativo, nel suo bisogno di storia e di continuità come verrà soddisfatto? 1 nostri vecchi ci ammonivano;
« Sino all'ottava generazione! >.
Continuando su questa linea, seguirà il problema dell'allevamento e sarà
forse qualcosa come per i cavalli di
razza?
Il silenzio ulteriore su tali problemi, che non ci appaiono chiari, può
diventare colpevole e complice.
Lucia Gallo Seroppo, Torre Pellice
UN ECUMENISMO
PIU’ AMPIO
Quando si parla di ecumenismo, ci
si riferisce di solito a quel movimento
o corrente di pensiero sorta intorno
alla metà del secolo scorso in seno al
protestantesimo, che vede nell'unità
di tutti i cristiani, delle chiese protestanti, la speranza di un'umanità migliore, più aderente al modello evangelico.
Dal Concilio Vaticano II questa corrente si è fatta viva anche tra i cattolici. coinvolgendo così gran parte del
mondo cristiano (che è circa metà della popolazione mondiale).
Nel medesimo « spirito ecumenico »,
cioè nella ricerca di un confronto e un
dialogo aperto tra le varie chiese, si è
poi avuto un motivo di accordo con la
chiesa greca ortodossa e con la comunità ebraica.
Nell'ambito dei rapporti ecumenici
interconfessionali, si è arrivati oggi a
considerare anche quelle religioni di
matrice diversa dal cristianesimo, come il buddhismo e l'induismo.
Ora, tutto questo ci sembra molto
bello e importante, se permette il nascere di un rispetto sincero verso le
più diverse forme di religione e manifestazioni del sentimento religioso. Tuttavia non è sempre così e ci sembra
giusto sottolirrearlo in questa sede.
Dal dialogo ecumenico con le religioni non cristiane si rileva una serie
di errori psicologici dei quali ognuno
di noi dovrebbe rendersi conto.
Innanzitutto, il cristiano che • per
spirito ecumenico » si accosta a religioni diverse dalla sua non riesce
a liberarsi di un pregiudizio molto comune (nel mondo occidentale): quello
di ammettere a priori la superiorità
della propria religione rispetto a tutte
le altre. Alcuni teologi improvvisati
hanno tentato di giustificare tale superiorità su basi del tutto arbitrarie
e fittizie. E' la stessa cosa della superiorità dell'uomo sulla donna, della
razza bianca sulla razza nera, della
cultura occidentale su quella orientale; è il solito vecchio pregiudizio, una
forma di razzismo ideologico. Questa
tendenza è più forte nei Paesi di cultura cristiana che non in tutti gli altri. Purtroppo, se partiamo da un pregiudizio simile, risulterà impossibile
conoscere a fondo una qualsiasi altra
religione. Senza obiettività e imparzialità infatti non vi può essere spirito
autenticamente ecumenico.
Inoltre, sempre da questa tendenza,
deriva un altro atteggiamento: cercando i punti in comune o le occasioni
più favorevoli per il dialogo con le altre religioni, si tenta anche di assimilarle al nostro punto di vista, d'interpretarle cioè secondo parametri cristiani. Ancora una volta il cristiano
diventa misura di tutte le cose p di tutti gli altri. Di nuovo, la conseguenza è
che non vi potrà essere comprensione
alcuna di ciò che affermano le altre religioni. E tanto meno si avrà un contributo qualsiasi dal libero scambio di
esperienze tra religioni di culture differenti.
Dal confronto con religioni diverse o
anche molto diverse dalla nostra dovrebbe venir fuori quel rispetto di cui
s'è parlato prima, mentre invece se
ne ricava soltanto una forma d'indul
genza o di tolleranza. Siamo ben consci di questo nostro atteggiamento di
superiorità intellettuale? Perché il rispetto vero nasce dalla comprensione
e, nella fattispecie, dal riconoscere e
apprezzare il valore intrinseco di ogni
religione. E questa è possibile solo
se troviamo il coraggio di guardare
oltre i nostri parametri abituali e sviluppiamo un'intelligenza più critica anche nei confronti delle nostre tendenze o abitudini dogmatiche.
Per concludere, se « ecumenicamente » si vuole iniziare un confronto con
tali religioni, è necessario non ergersi
a giudici del mondo solo perché si appartiene ad una religione che conta
un numero di aderenti maggiore di
qualsiasi altra, o perché abituati da
una lunga tradizione a considerarci il
centro della cultura mondiale e, in
definitiva, dell'universo. Ma uno studio
attento e libero da pregiudizi di sorta
darà un senso e un valore più profondo al nostro ecumenismo.
Fabrizio Carro, Pinerolo
VALDESI
IN GERMANIA
Si sta preparando il programma degli incontri in occasione del trecentesimo anno dal glorioso rimpatrio dei
valdesi nelle loro vaili natie. Con
piacere ho letto che non si sono dimenticati i nostri fratelli valdesi originari dell'alta valle del Chisone e
della bassa vai Chisone, allora dipendente dalla Francia. Anche loro sono
rientrati con gli altri delia vai Pellice e
Germanasca.
Purtroppo la ripugnante ingratitudine
dei Savoia con pretesti li ha espulsi
quando non erano più necessari a guarnire le fròntiere. Hanno trovato una seconda patria in Germania, dove allora
li hanno accolti, sempre guidati da Enrico Arnaud. Ma perché non prevedere anche qualche manifestazione, d'accordo con autorità locali, nei paesi
dove son rientrati anche loro prima di
essere definitivamente espulsi?
in Germania hanno conservato i nomi
dei luoghi di origine: Pinache, Pérouse, Villar, Serre... Perché non aver
con loro un atto di ricordo storico in
quelle località di vai Chisone?
Guido Rivoir, Lugano
Nuovo indirizzo
Comunichiamo il nuovo indirizzo del
past. Liberante Matta: Via della Poma,
9/A - 34074 Monfalcone.
Evangelizzazione e società
(segue da pag. 1)
lo apparentemente democratica
e consente rabbandono dei poveri, degli ammalati, dei soli, al
proprio destino. Una denuncia
precisa con una lettera di protesta al primo ministro nella quale vengono chieste nuove linee
politiche che assicurino assistenza, alloggio, opportunità di lavoro.
Un dibattito che ha onorato
la conferenza e il popolo metodista alla conclusione del quale
è stata approvata una mozione
per Tautotassazione dei membri
di chiesa a sostegno del M.A.P.
(Mssion Alongside thè Poor),
una missione di soccorso per i
poveri attraverso programmi nazionali e locali per l’educ^one,
la qualificazione professionale,
l’aiuto materiale, legale, medico.
Del resto già il discorso del
nuovo presidente, Richard G. Jones, era stato oltremodo chiaro
in questo senso, denunciando la
squallida ingiustizia dell’attuale
capitalismo britannico.
Un discorso ampiamente citato nelle prime pagine del « Times » e dell’« Independent » e ripreso da molti altri gtomali, a
dimostrazione della risonanza
che la conferenza ha nella società inglese.
La conferenza ha però avuto
anche un altro risvolto, a mio
parere altrettanto importante,
quello spirituale, ricx:o di momenti di culto, di preghiera, di
canto, di incontri con le chiese
locali a Londra e fuori. Momenti
ricchi di fraternità autentica, di
dono reciproco, di commozione
sincera, che rappresentano la ricchezza di un popolo capace di
esprimere un calore insospettabile. Un popolo, quello metodista, che ama la sua storia e che
sa leggerla guardando al domani, nel segno della speranza. Una
chiesa clrc è rigorosamente disciplinata ma non vuole restare
ferma su intangibili discipline e
che si apre ai tempi, rinnovando le sue tradizioni. Con l’approvazione del « pastorato locale », conscia delle nuove e impellenti necessità della missione, la
Conferenza metodista si preoccupa di rispondere alla domanda crescente di cura d’anime e
di testimonianza da parte di una
chiesa che avrà bisogno nei prossimi cinque anni di 120 nuovi
pastori per diecimila nuovi membri. Una chiesa che impara a
parlare attraverso i più nuovi e
sofisticati mezzi di informazione
e vuole essere attenta ai problemi del nostro tempo ma che,
solo in apparente contrasto, vuole restare popolo in mezzo al
popiolo invitando con i suoi predicatori, negli affollati angoli dei
giardini di Westminster, i passanti a riflettere sul senso del
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 24 LUGLIO
RAI 2 - Ore 23.30 circa
NELLA VALIGIA
DELLE VACANZE
Questo numero è dedicato
in maggior misura alle recenti pubblicazioni Claudiana.
Saranno presentate inoltre altre due pubblicazioni: « Ultimi vampiri » dì Gianfranco
Manfredi e « Non nominare
invano » di Filippo Gentiioni.
PROTESTANTESIMO IN TV
Lunedì 18 luglio: Nelson
Mandela, in carcere da ormai
un quarto di secolo per la
Sua attività di opposizione al
regime sudafricano, compie
70 anni.
Molte manifestazioni ricordano la lotta del leader nero,
e tra queste particolare rilevanza ha avuto il grande concerto rock che un mese fa,
dallo stadio londinese di Wembley, ha tenuto davanti ai televisori un miliardo di persone in tutto il mondo.
Grande spettacolo, in parte anche promozione, ma sta
di fatto che Joe Cocker, Sting,
Stevie Wonder e altri musi
do per diffondere la conoscenza della sua causa.
« Non ho mai saputo cosa
volesse dire essere sposati »,
confessa Winnie, che con il
marito non ha vissuto più di
quattro mesi. Inoltre sono
sempre più numerosi e più
gravi i capi d’accusa rivolti
a Mandela. E quando, nel
1976, scoppia la rivolta di Soweto, anche Winnie è in prima fila: viene subito diffidata dal proseguire l’attività politica; un anno dopo è trasferita con la forza a quattrocento chilometri di distanza ma, dice lei, « dovunque
è il mio popolo, lì la mia
lotta continua ».
Nelle ^mani
di Dio
cisti di primo piano nel mondo rock si sono ritrovati per
l’appuntamento, giungendo
anche a cambiare i testi di
alcune loro canzoni di successo per adattarle alla situazione.
Ma la vera protagonista di
-< Protestantesimo » di domenica 10 luglio è stata Winnie,
la moglie di Mandela, che fin
dall’inizio affianca Nelson nella lotta: lo affianca, anche se
non di fatto, nell’intento comune e nella comune sofferenza di un’esperienza familiare dilacerata fin dalle stessa: nozze.
Eppure, in un’intervista registrata nel 1961, Mandela
stesso affermava di aver voluto lottare per uno stato in
cui tutti possano godere di
pari opportunità, bianchi, neri, e cittadini di tutte le etnie: « C'è posto per tutti in
questo paese », diceva. Ma la
scelta governativa della repressione, di fronte agli scioperi e alle rivendicazioni dei
neri, ha mostrato quanto
lontana fosse una possibile
conciliazione.
Nel 1962 egli viene arrestato per aver lasciato illegalmente il Sud Africa: si era
recato in varie parti del mon
l’esistenza, sulla responsabilità
individuale, sulla necessità di una conversione personale come
primo passo dell’uomo in risposta alla grazia di Dio che in Gesù Cristo porta l’Evangelo dell’amore concreto.
Un esempio di quella teologia
wesleyana che nel ribadire la
salvezza per grazia mediante la
fede — caposaldo della Riforma
— mette subito in guardia contro una fede avulsa dalla t^timonianza nei fatti, che assai facilmente può trasformarsi in un
autoinganno con conseguenze disastrose per la chiesa e per la
Claudio H. Martelli
reco
delle valli valdesi
Ora Winnie ha diritto di
vedere il marito in carcere
una volta al mese (all’inizio
era una volta ogni sei mesi,
con possibilità di scriversi
due lettere all’anno): i primi
tempi, arrivare all’isola dove
era detenuto allora era come
uscire dal tempo. « Ma col
passare degli anni ho cominciato a capire che in realtà
la vera prigione è quella che
è fuori, quella in cui noi viviamo tutti i giorni ». Sono
parole che sembrano frutto
di una lunga consuetudine al
dolore, è vero, ma sono anche parole da cui emana una
carica; quella stessa che, dice Winnie, ricava da ogni colloquio con Nelson.
Anche di fronte alle domande di un giornalista sugli aspetti personali di questa storia di sofferenza, nonostante
il dolore, Winnie è categorica: « Con lui ho sposato la
lotta del mio popolo». Nella
tragicità della situazione è
difficile esprimere il sentimento: talvolta il dolore è
troppo grande, e queste sono
cose che forse è meglio tene1 e per sé. Sapendo però, come diceva una delle canzoni
di Wembley, che tutto è « nelle mani di Dio ».
Alberto Corsani
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodeto, Roberto Giacone, Adflàdo
Longo, Plervaldo Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchl, Alberto
Bragaglla, Rosanna Ciappa NittI, Gino Conte, Piera Egidi, Paolo Fiorio, Claudio Martelli, Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Mirella Scorsonelli, Liliana VIglielmo
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione: MItzl Menusan
Correzione bozze: Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V, 15 - 10125 Torino - telefono 011/655278
Redazione valli valdesi: via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pellice - telefono 0121/932166
EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 - 10125 Torino
Consiglio di amministrazione: Costante Costantino (presidente), Adriano
. . .1. ___i-k_____ii_i rr__ d1./aI_
ISiyilU «I wiiiiiiititwes«i«iiwiiw. wvofcWMiO wrvowcztikiiiv «w i
Longo (vicepresidente). Paolo Gay, Giorgio GardioI, Franco Rivolra (membri)
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Stampa: Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud 23 - 10066 Torre Pellice - tei. 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Gìampiccoll
Il n. 28/88 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 13 luglio e a
quelli decentrati delle valli valdesi il 14 luglio 1988.
Hanno collaborato a questo numero; Maria Luisa Barberis, Ezio Cambellotti, Carlo Gay, Giorgina Giacone, Luigi Marchetti.
i
3
22 luglio 1988
vita delle chiese
IMPRESSIONI DI VIAGGIO
UN RICORDO
Dal Germanasca al Reno Armanda Ricca
Dalle alture del S. Gottardo e
di Adula i due rami del Reno
iniziano separati il loro cammino, per poi ricongiungersi ai piedi del castello di Reichenau. Dalla Svizzera all’Olanda, scorrendo
ne] cuore dell'Europa, questa via
d’acqua unisce e non separa i
paesi che via via attraversa.
Più volte nel passato gli abitanti delle due sponde sono stati nemici; ma il commercio, il
flusso delle navi e dei battelli
hanno contribuito non poco alla
prosperità e alla pace.
C’è un punto di questo fiume
che non ha nulla a che vedere
con la politica e il commercio:
è la resone che va da Magonza
a Colonia, il « Reno romantico ».
Con le sue colline coperte di vigneti e costellate di castelli, con
i suoi villaggi bianchi e punteggiati di torri, sembra un paese
da fiaba.
Mentre il battello « Germania » solca lentamente le onde,
vengono in mente i versi di non
so più quale poeta: « Ascolta la
canzone lenta dì un battelliere... ».
M.a oggi i battellieri non cantano più. Il battello si sta avvicinando alla rupe di Lorelei, qualcuno canta i versi di Heinrich
Heine, dedicati alla bionda fanciulla del Reno: « Ich weiss nicht,
was soli es bedeuten, dass ich
so traurig bin... » (Io non so cosa significhi questa mia melancoìial.
Superata la rupe e la magia
del momento, ecco un altro canto che risponde al primo: «La
neou su l’alp è già founduo,
la bello flour gami lou mount,
et Verbo temo già pourvuo, la
miando attend, anoumo a
mount ».
Quando lingue diverse diventano ostacolo alla comunicazione il canto, al contrario, unisce,
affratella. Il canto è un legame
tenace, fortissimo, di cui non
sempre siamo consapevoli.
Le note della « Lorelei » e di
« Anoumo a l'atp » rappresentano un legame tra due Corali: la
Johanniskantorei di Mainz e la
Corale valdese di Pomaretto, dirette rispettivamente da HansWolf Scriba e da Renato Ribet.
A questo punto ritorna in mente l’emozione indescrivibile nel
cantare insieme un doppio coro,
nel tempio di Pomaretto, il 25
aprile 1987. (Anche la data è significativa).
Il Reno, Magonza... non sono i
soli nomi che affiorano dai nostri appunti di viaggio: Fior
sheim, una piccola cittadina sul
fiume Meno, Martin Hanauer,
pastore di questa comunità che,
con Karin e i bambini, ha lavorato per un anno a Pomaretto.
Per la Corale sono stati momenti significativi la partecipazione ai culti a Mainz e a Flor
sheim; ma particolarmente toccante è stato rincontro con persone venute da Karlsruhe, da
Waldorf, da Rohrbach e da altre
città, per incontrare i valdesi
d’Italia.
Durante questo incontro-concerto la Corale di Pomaretto ha
tracciato a grandi tappe il Rimpatrio, ha ripercorso i momenti
salienti dell’anno ecclesiastico e
ha concluso con alcuni canti popolari.
Le persone che gremivano la
chiesa di Flörsheim hanno dimostrato di apprezzare questi
nostri canti e la colletta, raccolta dalle nostre ragazze in costume, si è rivelata molto genero
sa, ed è stata offerta ancora una
volta per la ristrutturazione dell’Asilo di Sah Germano Chisone.
Come simbolo di unione tre le
due comunità il pastore Hanauer
ha ^offerto al pastore Renato
Coisson una palma, gemella di
quella che orna la chiesa di Flörsheim.
Insieme alla pianta abbiamo
portato a Pomaretto dei cuori
ricolmi d’affetto per la generosa ospitalità di queste comunità
tedesche e la consapevolezza che
lingue diverse non sempre costituiscono una barriera.
Paola Revel Ribet
CORRISPONDENZE
Attività estiva
COURMAYEUR — Domenica
3 luglio è ricominciata l’attività
del locale luogo di culto con la
presenza di un nutrito gruppo di
partecipanti, in parte locali, in
parte della vicina Aosta, di Ivrea
e di Torino.
L’intervento di un gruppo corale, per la maggioranza formato da elementi di Ivrea (fra
l’altro da poco costituitosi, ma
brillante per iniziative e prestazioni), gruppo che ha cantato
nella piazzetta antistante sotto
la direzione di Giorgio Crespi e
la presenza del quasi immancabile banco di libri « Claudiana »
hanno contribuito a dare un significativo taglio evangelistico
alla manifestazione: essa corona
un quasi compiuto lavoro di riassetto del tempio di Courmayeur
e dello stabile relativo, situati in
posizione centrale nel paese.
Commentando l’episodio deirincontro di Filippo con l’etiope,
il past. Taccia di Torino, nèlla
sua predicazione, ha sottolineato
il carattere aperto dell’Evangelo
che si rivolge a tutti gli uomini
al di là di ogni divisione nazionale, razziale, culturale. Così per
la prima volta l’Evangelo fu portato in Val d’Aosta, circa 130
anni fa, partendo proprio da
Courmayeur, da predicatori inglesi, per i loro connazionali pionieri del turismo mondiale. Ben
presto la predicazione, proprio
per la sua particolare natura, si
estese agli elementi locali e si
diffuse nella Valle. La riaffermazione dello stesso messaggio dì
riconciliazione e di fraternità umana ci induce oggi a lottare
contro ogni forma di razzismo.
antisemitismo, intolleranza e
pregiudizio, anche come contributo alla costituzione di solide
basi etiche e spirituali alla futura Europa unita, che dal 1992
vorrà eliminare ogni frontiera.
Il culto è stato concluso dal
past. Romussi di Aosta che ha
portato il saluto delle comunità
della Valle.
La sala ora riattata ha una capienza di circa una settantina di
persone. I culti si terranno ogni
domenica, a cura del pastore di
Aosta, dalle ore 18 alle 19, fino
a domenica 11 settembre.
Caracciolo ’88
Convegno
degli iscritti al ruolo
rORRE PELLICE - CASA VALDESE
VENERDÌ’ 19 AGOSTO 1988
ore 9.00: Presentazione di un questionario sul tema del pomeriggio (Gianni Rostan);
ore 9.15: « L’identità pastorale: autccomprensione e comportamento nella vita e nel ministero del pastore » —
Introduzioni di Eugenio Bernardini e Erika Tomassone - Dibattito;
ore 13.00: Pranzo in Foresteria per gli iscritti;
ore 15.00: « Nel ruolo della Tavola: evoluzione del trattamento economico e problemi connessi » — Introduzione di Gianni Rostan - Dibattito;
ore 19.00: Chiusura.
Il Convegno è indetto per pastori e diaconi. Membri delle
chiese valdesi e metodiste interessati sono cordialmente invitati ad assistere.
I diaconi che verranno a Torre Pellice appositamente per
il Convegno, non essendo membri del Sinodo, sono pregati
di annunciare alla TV a Torre Pellice il loro arrivo, non oltre
il 15.8, specificando se hanno bisogno di sistemazione per
il pernottamento.
II pranzo del Convegno è offerto agli iscritti a ruolo e
ai loro coniugi.
PONTICELLI — E’ iniziata il
4 luglio scorso la <serie di appuntamenti che va sotto il nome
di « Caracciolo estate ’88 - Giocando-imparando ».
L’iniziativa, promossa dal Centro culturale « Emilio Nitti », è
annualmente seguita con molta
partecipazione dagli abitanti del
villaggio, che sono variamente
coinvolti dalle manifestazioni:
incontri, escursioni, giochi, serate musicali e spettacoli teatrali.
Quest’anno il programma è
stato incentrato sul recupero e
sul riutilizzo dei materiali (carta, stoffa, vetro, ecc.) al fine di
realizzare giochi ma anche attività pratiche.
Le manifestazioni si concludono il 29 luglio prossimo.
DOMENICA 24 LUGLIO
Incontro al
Colle della Croce
Il programma della 55' edizione prevede alle 10.30 il culto (past. Christian Mazel e
Claudio iPasquet); nel pomeriggio, incontro di fraternizzazione e di scambio sulla vita delle chiese protestanti in
Italia e in Francia.
Ha terminato la sua giornata
terrena a Firenze: molti anni,
tutti intensi, dai tempi della
Scuola domenicale di Corso
Principe Oddone a Torino, ai
tempi del SA.E. a Firenze, dell’Amicizia ebraico-cristiana, dell’Unione femminile evangelica.
Fino all’ultimo, anche quando si
stava inesorabilmente consumando, viveva per gli altri, evangelici o no, il tempo della sua fede.
La ricordano le comunità di
Massello e di Bobbio Pellice, di
cui conosceva i problemi, o meglio la gente, che lottava dagli
alpeggi alla pianura; le donne
delle associazioni giovanili, le
donne della domenica pomeriggio, le madri di famiglia, le giovani. A Firenze furono poi gli
anni del Gould: con Alberto Ricca, dallo spirito vivace e intelligente, portò il peso dei ragazzi
loro affidati dalla Sicilia, dalle
Puglie, dall’Abruzzo e dal Molise. Il pastore li trattava come
adulti, la signora Armanda si
occupò di loro come madre, consigliera non autoritaria ma piena di una autorità legata ad una
vocazione.
La sua parola persuasiva e
serena ridestava in noi il senso
delle battaglie spirituali. Così
nel suo atteggiamento verso il
problema del tempio di via Micheli ci diede fiducia. Non sì
trattava di una fissazione settaria ma del senso di una presenza evangelica.
Piglia della evangelizzazione torinese, consapevole di una partecipazione riformata all’ecumenismc, cosciente del valore primario delle comunità minoritarie
nella nostra terra, dotata del dono dell’intuizione spirituale per
comprendere la tematica, la sofferenza altrui, sapeva trovare la
parola giusta per l’accoglienza.
Attenta alla predicazione, sapeva
rifletterne una analisi accurata,
incoraggiando i pastori e le comunità nelle ore della ricerca e
del travaglio.
Ai suoi nipoti, della cui vita
interiore si occupò in preghièra,
affida la continuazione di una
testimonianza, che non sia fatta
dì formalismo, ma di amore inteso come l’Agape di Dio.
In Te, o Signore, è la nostra
pace. C. G.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Tempio aperto
TORRE PELLICE — E’ iniziata domenica 17 luglio la serie di
conversazioni che, come ogni anno, è abbinata all’iniziativa
« Tempio aperto ».
Il sabato (ore 17-20) e la domenica (ore 10-12 e 17-20) il tempio
di Torre è tenuto aperto da una
serie dì volontari che, con l’ausilio di un banco libri, danno informazioni ai villeggianti che le richiedano sulla realtà e la storia
delle nostre chiese.
Gli incontri previsti sono cinque (alla domenica pomeriggio,
ore 17,30), e il primo di essi è
stato quello con Letizia Tomassone, pastore a Genova, sul tema
Islam e Vangelo; conoscere per
capire. Sono state passate in rassegna le caratteristiche comuni
alle tre grandi religioni rivelate
monoteiste, ma anche le grandi
distanze che separano concezioni
diverse della fede e del rapporto
con Dio.
I prossimi appuntamenti saranno con; Teodora Tosatti (24
luglio. Superstizione e fede),
Gianna Sciclone (31 luglio. Religiosità popolare e fede), Ferruccio Corsani (7 agosto. La musica
nella Chiesa, a cui seguirà un
concerto-della corale tedesca di
Bamberg), e Domenico Abate e
Bruna Peyrot (14 agosto. Il ’68
nelle chiese).
Sempre nelTambito delle iniziative estive è prevista poi una
tavola rotonda per sabato 27 agosto sul tema « Si può affermare
che Dio interviene nella storia? ».
Interverranno in proposito Sergio Quinzio, scrittore e collaboratore de « La Stampa » e Sergio
Rostagno, ordinario di teologia
sistematica alla Facoltà di teologia di Roma.
• Domenica prossima 24 luglio,
durante la riunione al Faure, verrà battezzata Elisa Costantino,
di Ugo e di Pierangela Bernardi.
Auguri alla pìccola Elìsa di poter crescere sotto la costante
guida dello Spirito del Signore.
Con i nostri
ospiti
S. GERMANO — Il 30 giu^O
è deceduta all’età di 92 anni la
sorella Margherita Adele Bounous ved. Long, oriunda di Pramollo.
Ai familiari, particolarmente ai
figli, giunga anche da queste
colonne l’espressione della cristiana e fraterna simpatia di
tutta la comunità.
• Il culto di domenica 10 è
stato un po’ diverso dal solito
per la presenza di numerosi fratelli giunti in mezzo a noi non
solo da varie parti d’Italia, ma
anche dall’estero. Martin Dorner,
ormai conosciutissimo a S. Germano per aver prestato la sua
opera presso il nostro Asilo, era
giunto alle valli alcuni giorni
fa con un gruppo di amici, studenti come lui presso la Facoltà di teologia di Monaco di Baviera; sono appunto quei giovani che hanno voluto partecipare
al culto durante il quale essi
hanno espresso la loro gioia di
essere insieme a fratelli della
Chiesa valdese eseguendo un
canto di lode al Signore.
Lutto
POMARETTO — Giovedì 14
luglio si sono svolti i funerali
del nostro fratello Giovanni Pietro Costantino, deceduto nella
sua abitazione in Pomaretto all’età di anni 94. Ai familiari nel
dolore la simpatia cristiana della comunità.
• Sabato 16 luglio si sono uniti in matrimonio Paola Pascal di
Pomaretto e Giuseppe Cedrino di
Perosa Argentina. Agli sposi vanno gli auguri della comunità tutta.
Ma gli ospiti d’oltralpe che
abbiarno avuto il privilegio di
accogliere non provenivano solo dalla Germania bensì anche
dalla Svizzera; infatti la famiglia
di Alain Rostan, residente a Ginevra, era qui al completo per
far battezzare la piccola Fabienne. Il padre della bimba, discendente da antica famiglia valdese,
venendo a S. Germano ove vi
sono ancora molti parenti ha
voluto sottolineare il fatto che
l’attaccamento alla terra di origine e soprattutto la fede dei
padri sono vivi in lui come in
tutti i suoi.
A Fabienne Rostan ed al genitori vada l’augurio fraterno
che il Signore li accompagni
sempre con la sua grazia e conceda loro le sue preziose benedizioni.
kill.
4
4 prospettive bibliche
22 luglio 1988
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
UN ORIZZONTE DI ATTESA
« Mosé, mio servo, è morto;
or dunque, lèvati »
(Giosuè 1: 2)
La sutura tra il libro del Deuteronomio e il libro di Giosuè è uno dei
capolavori dell’Antico Testamento:
con evidenza quasi visiva si percepisce la fine di un'epoca, l'inizio di un
momento storico nuovo e diverso.
L’epoca che finisce è quella dell’esodo, dei quarant’anni nel deserto; narrati e rinarrati con infinita attenzione, questi quarant’anni erano stati in
realtà un momento difficile, pieno di
rischi e di errori: le mormorazioni,
la sete nel deserto, le tavole della
legge spezzate, la continua minaccia
delle tribù di beduini. Ma ora che
sono passati, i quarant’anni assurgono al livello di un’età classica, di un
momento paradigmatico in cui si è
ormai certi che « l’Eterno è stato con
noi ». La morte di Mosè, sobriamente
narrata al cap. 34 del Deuteronomio,
esprime molto bene questa consacrazione classica del tempo del deserto.
Verrà un tempo in cui anche noi impareremo a considerare i quaranta
anni che ci separano dalla fine della
II guerra mondiale come una delle
età classiche nella storia delle nostre
chiese: la lunga traversata del deserto democristiano, le tentazioni del
benessere e del conformismo, un’imprevista capacità creativa che ci ha
permesso di riempire il Mezzogiorno
d’Italia di segni dell’amore di Cristo:
Palermo, Riesi, Villa Betania, Guardia Piemontese; infiniti altri momenti di grazia e di speranza. Non ci è
mancata neanche l'assistenza del
« suocero di Mosè »: i grandi intellettuali « laici » che ci hanno aiutato a
capire il Sud come un tutto dotato di
senso, non una semplice appendice
dell’Italia degli inganni e del benessere. Uno di questi grandi intellettuali è morto proprio in questi giorni:
Manlio Rossi Doria.
Ma ora Mosé è morto, la traversata
del deserto si conclude proprio nel
momento in cui viene riconosciuta
come classica: il futuro si affaccia
come presente, come spazio di iniziativa e di responsabilità, non come
prolungamento del passato. Mòsè
non viene sostituito da un altro Mosè, ma soltanto da Giosuè: Mosè era
un uomo col quale « l’Eterno tràttava faccia a faccia » (Deut. 34: 10),
mentre Giosuè è semplicemente un
uomo dotato di « spirito di sapienza » (Deut. 34: 9). Non è un profeta,
è soltanto un dirigente. Egli rappresenta la nuova classe dirigente
d’Israele, che si appresta a prendere
il posto di Mosé e dei suoi « settanta anziani ». Così come i membri di
questa conferenza distrettuale rappresentano la nuova classe dirigente
evangelica meridionale, che si appresta a prendere il posto dei pionieri
e dei leader dei passati quarant’anni.
Il Signore, nell’affidare a Giosuè
il suo incarico, non gli dice neanche
una parola sul passato: lo spinge a
rivolgersi tutto verso il futuro, e il
II popolo dell’Esodo è ora chiamato a divenire il popolo della conquista e dell’insediamento. I tempi mutano, le generazioni si succedono, la
storia va avanti, la promessa rimane. Ma chiudere un’epoca non vuol
dire seppellirla e neppure ibernarla per sempre. Come si mantiene il rapporto col passato, nelle diversità del presente e a fronte del futuro, ancora sconosciuto e nuovo?
Come vivere da credenti non solo nel vasto Meridione italiano, dopo
che obiettivi sono stati raggiunti e sogni si sono tradotti in realtà ?
Questa predicazione, pronunciata in occasione dei lavori della Conferenza del IV Distretto, risponde a molte questioni e suggerisce molte
piste di riflessione, (red.)
futuro è al di là del Giordano. Che
cosa aspetta Giosuè di là del Giordano? Forse una terra che sarà facile
conquistare, e che diventerà gradevole possesso definitivo del popolo
eletto? Questa è una visione oleografica, che la Scrittura non ci consente: di là del Giordano c’è semplicemente uno spazio di vita e d’azione.
Questo spazio sarà sufficiente per
mille anni, e nessuno al mondo glielo potrà negare: « Nessuno ti potrà
stare a fronte » (Giòsué 1: 5).
Lo stesso si può (si deve) dire di
noi: nel nuovo Mezzogiorno che ci si
dispiega ormai davanti all’inizio del1’« era De Mita », non ci aspettano
facili trionfi, così come noi non siamo disponibili a facili accomodamenti. Non possiamo neanche illuderci di poter semplicemente prolungare le linee della testimonianza impostata da alcuni uomini di Dio e da
uno stuolo di « semplici credenti »
durante gli anni ’60: non si può rivivere ciò che ha fatto Teofilo Santi
o ciò che ha scritto Vitantonio Abbattista. Sarebbe come pretendere
che Mosé non è ancora morto.
Il futuro si disegna invece davanti
a noi come qualcosa di nuovo, di inedito: una pagina che tocca a noi —
proprio a noi — di scrivere; questo
è il compito in cui si giocheranno le
nostre vite, anzi, le nostre anime.
In questo compito, abbiamo per noi
una grande promessa: « Nessuno ti
potrà stare a fronte tutti i giorni della tua vita » (Giosuè 1: 5). In altre
parole, tu, popolo evangelico di credenti, riuscirai certamente a conquistare tutto lo spazio che ti spetta,
perché « l’Eterno non ti lascerà e non
ti abbandonerà » (Giosuè 1: 5): avrai
uno spazio umano, culturale, sociale
di tipo nuovo, ed in esso potrai esplicare tutta la tua creatività. Questo è
certo.
La leggenda valdese
e la storia di Gesù
« Sii forte e fatti risolutamente
animo » (Giosuè 1: 7); quante volte
abbiamo interpretato questa parola
in modo volontaristico: devi essere
forte, perché tutto dipende dalla tua
volontà. E così abbiamo fatto del1’« uomo protestante » una sorta di
sapiente stoico, che fa dipendere tutto dal suo equilibrio interiore, dalla
sua moralità. « Sii forte »; lo diciamo
ai giovani che stanno esplorando la
vita, lo diciamo a chi ha perso una
persona amata, lo diciamo ai giovani
pastori che la chiesa manda nel Sud:
sii forte, e tutto andrà bene. Basta
che tu sappia predicare come Wesley, pensare come Lutero, lavorare
come Calvino, e i risultati non mancheranno; se non ci riesci, è colpa
tua.
La Bibbia, è infinitamente meno individualista, meno stoica, meno ipocrita: tu puoi farti coraggio, perché
Dio ha deciso che sia tu quello che
« metterà il popolo in possesso del
paese » (Giosuè 1: 6); l’unica condizione è che tu resti nella via in cui
il Signore ti ha collocato: « Questo libro della Legge non si diparta mai
dalla tua bocca, ma meditalo giorno
e notte » (Giosuè 1: 8). Che cos’è il
« libro della Legge » di cui parla Giosuè? Non certo ancora tutta la Bibbia ebraica, di cui il testo stesso fa
parte; è la « Torah », la meditazione
attenta e fedele della via in cui i Signore ha condotto e sta conducendo
il suo popolo: non uscire da questa
via, perché essa è la tua via, la via
che il Signore ti ha indicata, nella
quale egli ti conduce con pazienza
infinita; ricordati della roccia di
Horeb, della rivelazione del Sinai,
delle quaglie e della manna, non dimenticare che la parola di Mosé veniva da parte di Dio. Medita su queste cose giorno e notte, perché in
questa meditazione del passato troverai la forza per vincere il futuro.
Su cosa dobbiamo meditare oggi
noi evangelici che siamo alla ricerca
di un nuovo spazio di vita nel regno
di Carlo III?* A parer mio, su due
cose assai diverse tra di loro, che
chiamerò « la leggenda valdese » e
« la storia di Gesù ».
La leggenda valdese: non si può
predicare la fede evangelica in Italia senza rischio di restare marginali
e insignificanti — o peggio, complici
delle nuove servitù che si vanno disegnando — se non si coltiva attentamente la memoria degli ottocento
anni di testimonianza evangelica che
stanno alle nostre spalle. Non sono
parola di Dio, sono solo testimo
nianza umana, ma sono pur stati testimonianza vera. Nessuno, nel regno
di Carlo III, può ignorare la lettera
che Pascale scrisse alla fidanzata prima di salire sul rogo, la narrazione
storica di Scipione Lentulo, napoletano, la passione risorgimentale di
Alessandro Gavazzi.
Chiamo questo « leggenda valdese » pur, sapendo che è tutta storia
scientificamente controllata, e che in
buona parte non è affatto valdese:
è luterana, metodista, pentecostale,
battista, « fratella ». La chiamo « valdese » perché non ho una parola migliore per indicare che si tratta di
una storia unica, dotata di continuità
e di senso. E la chiamo leggenda,
per ben sottolineare che non è una
tradizione normativa: è solo un lungo momento di obbedienza, di lotta,
spesso di sofferenza. Il terzo centenario del ritorno dei valdesi in Italia ci darà un’occasione preziosa per
rivivere questi ricordi: per narrare
ancora una volta la « leggenda valdese », ricostruire l’universó Simbolico
dei protestanti italiani, a partire dal
Meridione. ‘ ’
Ben altra cosa è la storia di Gesù:
va narrata, certo, perché non c’è predicazione senza narrazione della vicenda umana del Cristo; ma soprattutto va rivissuta. Per noi, oggi, si
tratta di vedere che cosa significa essere discepoli di Gesù nella società meridionale del nostro tempo:
si tratta di sperimentare forme nuove di vita cristiana, inventare nuovi
linguaggi di testimonianza. Non possiamo ripetere il linguaggio — meraviglioso — dei nostri padri dell Ottocento, non possiamo neanche continuare il linguaggio efficace e pregnante degli anni ’60; non siamo disposti a importare in Italia il linguaggio dei Jimmy Bakker e dei Jimmy Swaggart, né siamo più disposti a
mutuare il linguaggio « progressista » della cultura di sinistra per
sdoganare l’Evangelo nella società di
oggi.
Non ci rimane che una fiducia, anzi una certezza; che la vicenda di Gesù, (il Gesù dei Vangeli, ma anche il
Cristo delle epistole e il Signore dell’Apocalisse), riletta e rivissuta nel
contesto della società meridionale di
oggi possa produrre nuovi linguaggi,
nuove forme di vita, efficaci e imprevedibili.
« Come sono stato con Mo.sé, così
sarò teco » (Giosuè 1: 5); così suona
la promessa, che applicata al presente significa: la Parola sarà ancora
efficace, lo Spirito di Dio sarà ancora
all’opera, e in un modo che lascerà
tutti stupiti. Perché Mosé e Giosuè.
Lentulo e Gavazzi sono solo uomini,
ma Gesù è il Cristo: e quando è presente, la sua parola cambia il mondo.
Giorgio Bouchard
* Carlo III è il grande re delle riforme
illuministiche nel Meridione del ’700
5
22 luglio 1988
obiettivo aperto 5
NUOVA CALEDONIA: IL NUOVO GOVERNO FRANCESE E IL POPOLO KANAKO
Un accordo né buono né cattivo
Invertita una tendenza che stava portando alla guerra civile - Le vie
del dialogo, il rapporto con il Fronte di liberazione e il referendum
NUOVA CALEDONIA
L'eredità che Michel Rocard si
è trovato sulla scrivania di primo ministro, a proposito della
Nuova Caledonia, era delle più
compromesse. L’ultimo colpo elettorale (che si è però rivelato
un boomerang) di Jacques Chirac, con l’uso della maniera forte nella questione degli ostaggi
di Ouvéa, e conclusosi con la
strage che ha fortemente impressionato Topinione pubblica, lasciava la porta aiperta soltanto
ad una escalation della guerra
civile.
Con coraggio e tempestività il
nuovo primo ministro ha cercato di riaprire la via del dialogo
con rinvio di una delegazione
di cui faceva. parte anche il pastore Jacques Stewart, segretario generale della Federazione
protestante francese.
L’accordo di Parigi del 26 giugno, sottoscritto dal primo mi
nistro per il governo e dai membri delle delegazioni indipendentista (guidata da Jean-Marie Tjibaou, leader del FLNKS) ed antindipendentista (guidata da Jacques Lafleuf, leader del RPCR),
è stato il frutto di una note\"ole
capacità e chiaroveggenza politica di Rocard, paragonato subito
a Pierre Mendès-France che a
suo tempo si era trovato a dover risolvere le spinose questioni deirindocina e della Tunisia.
Ma come può essere giudicato questo accordo?
Jacques Lafleur ha dichiarato
poco dopo la firma del protocollo d’ihtèsa che « tm cattivo ac
cordo è da preferire ad una buona guerra civile » e Jean-Marie
Tjibaou lo ha definito « ni bon
ni mauvais » (né buono né cattivo). Entrambi hanno poi avuto
difficoltà a rendere conto del proprio operato presso i rispettivi
sostenitori. Un accordo è infatti
frutto di compromessi ed i compromessi sono difficili da accettare.
In modo particolare i kanaki
hanno visto invertita quella che
era stata la loro strategia: prima l’affermazione di principio a
favore deH’indipendenza, poi gli
accordi sulle questioni in pendenza fra le due comunità. Nell’accordo non si parla infatti di
indipendenza, anche se l’accesso
all’irjdipvendenza diventa più possibile.
Su questo punto si è concentrata la critica dei militanti del
FLNKS al loro leader che rientrava in patria nei primi giorni
di luglio. In ricordo dei morti di
Hienghène e di Ouvéa ci si aspettava una più chiara dichiarazione di principio per non rendere
varo il loro sacrificio e le lacrime delle vedove e degli orfani.
Tjibaou ha però insistito sugli aspetti positivi dell’accordo:
abrogazione dello « Statuto
Pons », con l’assunzione dell’amministrazione per un anno da
parte dello Stato, impegno personale del primo ministro, impegno preciso per la formazione
dei quadri kanaki, congelamento dell’elettorato per i 10 anni
che portano alla data dell’autodeterminazione sul futuro delle
isole, ed infine l’impegno che
tutto il popolo francese prenderà con il referendum del prossimo autunno, per cui nessun futuro governo potrà più tornare
indietro.
Il cammino da percorrere rimane ancora lungo, ma qualcosa è cambiato in modo irreversibile e la direzione imboccata
sembra essere quella giusta.
.Ad un giornalista di « Témoignage Chrétien » che lo intervistava, Jean-Marié Tjibaou ha così dichiarato: « Dovevamo lanciarci in azioni politiche più dure e, di conseguenza, più costose in sofferenza ed in vite umane con il pericolo di scivolare
verso un odio razziale sempre
più spinto? La scelta era fra
queste sofferenze e l’accettazione di una offerta di dialogo. Fra
queste sofferenze ed una probabilità di costruire, nel quadro di
diverse misure di decolonizzazione, un paese in una prospettiva
di indipendenza. Una probabilità
di costruire, oggi, nella pace, una
pace che potrà continuare dopo
l'autodeterminazione e nell’indipendenza ».
Nello scacchiere incandescente del nostro mondo, dove sempre più si crede di regolare le
questioni con la forza, la pace
ha forse registrato oggi in Nuova Caledonia un punto a suo favore, e di questo dobbiamo profondamente rallegrarci.
Renato Coisson
I punti salienti
L’apertura di una nuova prospettiva, per la Nuova Caledonia,
che garantisca una pace duratura fòndata sulla coesistenza e
sul dialogo, e fondata anche
sul riconoscimento delle reciproche identità e dignità delle comunità presenti sul territorio richiède — per un limite di dodici
mesi — il rafforzamento dei poteri dello Stato. Verrà assicurata
la sua più stretta imparzialità
unitamente alla sicurezza ed alla
protezione per tutti, con una miglior ripartizione dei servizi pubblici ed ammiristrativi. Sotto
l’autorità dell’alto commissario
dei servizi dello Stato e di quelli
del territorio unificato si promuoverà lo sviluppo delle regioni arretrate della Nuova Caledonia, abbinandolo ad una politica
che favorisca gli investimenti
privati. Questo allo scopo specifico di recuperare i ritardi e di
correggere gli squilibri della
troppo debole presenza dei melanesiani in tutti i settori dell’attività del territorio.
Sin dall’inizio della sessione
parlamentare d’autunno il governo proporrà al Presidente della
Repubblica di sottoporre questo
progetto di legge alla ratifica del
popolo francese mediante un referendum.
Le elezioni amministrative avverranno nello stesso giorno sia
nella Francia metropolitana che
oltremare. Il progetto di legge
sottoposto a referendum fisserà
perciò al 14 luglio 1989 la fine
del mandato degli attuali consigli di regione.
Infine, per consentire lo sviluppo e l’esprimersi della personalità melanesiana in tutti i
suoi aspetti, saranno adottati radicali provvedimenti per assicurare l’accesso di tutti all’informazione ed alla cultura. A questo scopo, verrà .^prqata una pubblica istituzione denominata
« Agenzia di sviluppo della cultura kanaka ».
L’amministrazione e lo svilup
La Chiesa evangelica
è con i Kanaki
All’ultimo Consiglio della CEVAA il pastore SaUali Passa, presidente della Chie^ Evangelica della Nuova Caledonia e delle isole
della Loyauté, ha presentato un interessante documento sulla posizione della sua chiesa nei confronti della situazione nel paese.
Da questo documento riassumiamo i cinque punti in cui viene
definito il programma di azione per i prossimi anni.
Allora ci siamo messi intorno a un tavolo per discutere...
Ohibò, e come ho fatto io a non pensarci prima? (Le Monde)
po del territorio federato della
Nuova Caledonia sono organizzati nel quadro di tre province:
le isole Loyauté, il Sud, il Nord.
Ognuna di esse viene liberamente amministrata da un’assemblea
eletta con il sistema proporzionale per la durata di sei anni.
Gli affari comuni sono gestiti da
un Congresso del territorio composto dalla riunione delle tre assemblee provinciali.
Le varie competenze sono ripartite fra lo Stato e le assemblee territoriali.
Allo Stato competono: le relazioni esterne; il controllo dell’immigrazione ; la navigazione ; la
moneta, il tesoro ed il commercio estero; la difesa, la giustizia
e le leggi; l’insegnamento e le
comunicazioni audiovisive ; i controlli amministrativi e finanziari sulle cqljétività comunali.
Al territòrio spetta coordinare quelle materie che non possono essere trasferite alle province: fiscalità e bilanci territoriali; apparecchiature ed infrastrutture territoriali (ospedali, opere
idriche, strade, insegnamento
primario, ecc.)
Le province ed i comuni sono
rispettivamente competenti per
tutte le ouestioni concernenti 1
territori da loro amministrati relativamente a: bilanci, sviluppo
economico, insegnamento dei
dialetti locali e promozione delle rispettive culture: azione sanitaria e sociale, ecc.
Viene istituito il « Consiglio
consultivo provinciale per il costume » che porrà ai Consigli
provinciali le questioni o formulerà proposte concernenti i diritti civili e lo statuto circa le
disponibilità fondiarie melanesiane.
Infine, nel 1998, verrà indetta
una votazione in Nuova Caledonia per la sua autodeterminazio'ne, in vista dell’indipendenza.
Roberto Peyrot
La Chiesa evangelica ha una
stona comune con quella del popolo melanesiano: già alTinizio
del secolo essa si era fortemente impegnata quando il popolo
kanako era minacciato di estinzione a causa dell’alcolismo. Cosi nel 1979, al Sinodo di Gouarou, ha preso posizione a favore
deirindip)endenza.
Da sempre la chiesa manif&
sta la sua adesione al popolo
(non ai partiti politici). (Questa
adesione deve però avere il significato di una ri-nascita, di un
nuovo modo di essere. Il popolo
ha in sé la capacità di riflettere,
di analizzare la situazione in cui
vive e di agire in conseguenza.
Per non avallare
il male
I bisogni fondamentali del popolo sono quelli della giustizia,
della dignità umana e della libertà, più che quello della crescita economica. La Chiesa evangelica denuncia gli accordi « governo-tribù » come tentativi di
comperare le coscienze dei kanaki. Con il denaro (costruzione
di case comunitarie, templi, ecc.)
viene tacitata la coscienza e viene aperta la strada ad una fiducia illusoria verso l’oppressore;
ne deriva una « demobilitazione »
del popolo. E’ quindi urgente
cessare di cooperare e di scendere a patti con il potere coloniale.
Cooperazione
Per trasformare la nostra situazione di oppressi dobbiamo
impegnarci nella cooperazione,
che è la caratteristica essenziale
dell'azione di dialogo che porta
all’adesione di ciascuno. Bisogna
che l’adesione coincida con la
fiducia di tutti nella lotta di liberazione. Fiducia dei leader
nel popolo e viceversa. Da questa fiducia nascerà la capacità
di rimettere molte cose in quèstiònt e di prendere cosciènza
del valore della nostra lotta.
Unione
Nell’ora in cui il popolo kanako è minacciato dal potere coloniale tutti sono chiamati a formare una sola famiglia. Per arrivare a questo le tradizioni tribali e la chiesa possono essere
usate non solo per rinsaldare
l’unità del popolo, ma anche per
ricuperare l’umanità e la., personalità kanake, corrotte daiìa colonizzazione. La chiesa deve inoltre portEU-e la sua carica di speranza per resistere anche nelle
situazioni più disperate. La chifr
sa deve ilifine favorire una solidarietà che giunga a dar vita ad
una società che garantisca una
vera giustizia sociale, cominciando dal superamento delle
grosse disuguaglianze salariali.
Organizzazione
L’organizzazione è il i^rolungamento naturale dell’unione. La
vera liberazione richiede im
coinvolgimento delle masse, implica perciò una disciplina, una
strategia costruita in funzione
dell’obiettivo da raggiungere ^
una continua verifica. L’organizzazione diventa l’ambito in cui
si impara insieme ad assumere
le responsabilità future.
L’obiettivo del nostro impegno
è la liberazione, ma la liberazione non deve essere una realtà
statica, deve rimanere un movimento che continua. La liberazione è im parto doloroso;
l’uomo che ne nasce è un uomo
nuovo che non può che vivere
del superamento della contraddizione oppressore-oppresso.
R. C.
6
valli valdesi
22 luglio 1988
Quale
identità?
Bruna Peyrot
TORRE RELUCE: RASSEGNA CULTURALE
...non solo braccia!
Mancano
Normative vigenti e testimonianze dei lavoratori immigrati in Italia infermieri
Vlttmamente in vai Pellice da
più parti si ripropone il problema dell’identità. C’è chi la rivendica in nome della lingua occitana, chi in difesa di una piemòntesità aggredita, e chi vuol
porre l’attenzione invece sui nuovi immigrati che arrivano da
terre ben più lontane. Come capirci qualcosa?
La prima condizione che mi
sembra vada rispettata è che
quando si tratta di un’identità
collettiva, la sua definizione richieda un lungo processo di riflessione, di conoscenza e di studio.
Al giorno d’oggi l’identità va
scoperta, non costruita dal nulla, legando ciò che noi siamo
oggi con le tracce che altri hanno lasciato prima di noi. In secondo luogo, nella formazione
delle coscienze ci sono dei processi irreversibili che non possono essere più cancellati. Così
i piemontesisti non possono permettersi di riportare il Piemonte al 1848, omettendo in poche
battute tutta la storia del Risorgimento, che non è stata solo
la conquista sabauda dell’Italia,
ma il riconoscimento di istanze
politiche ormai irrinunciabili (separazione della chiesa dallo stato, ecc...).
Così gli occitanisti non possono scommettere soltanto su
una sola lingua l’identità della
« nazione » occitana perché in
certe sue parti, come le valli vaidesi, oltre al patouà, il francese richiede una medesima tutela. Infine tutti devono fare i conti con la presenza di persone totalmente altre dal punto di vista culturale, che tuttavia sono
persone e non emigranti per il
piacere di viaggiare, ma obbligati ad uscire dai loro paesi per
cercare un po’ di miseria in meno.
La seconda condizione da tener presente nel discorso sidl’identità è che non bisogna confondere il piano politico con il
piano culturale. Anzi, se l’identità si traduce immediatamente
in una rivendicazione politica
del proprio essere uguali all’intemo di un gruppo, sovente degenera in forme di chiusura settaria oppure di aggressività verso i diversi, vicini o lontani. E’
il caso di un movimento come
Piemont, che traduce una giusta esigenza di decentralizzazione del potere in proclami piemontesisti che di fatto suonano
violenza per chi non vi si riconosce. Certo le forze politiche
hanno perso per strada la battaglia per la realizzazione delle
autonomie regionali, lasciando
spazi vuoti di iniziative ed elaborazioni. Certo i movimenti possono avere una funzione di stimolo per imporre all’attenzione
problemi dimenticati. Ma non si
cresce né migliorano i rapporti
civili fra la gente se — e questa è la terza condizione necessaria per affrontare l’identità —
parallelamente alla riflessione su
di sé non si ha il confronto con
altri gruppi, altre diversità, siano esse maggioranza o, a maggior ragione, minoranze nuove e
vecchie. Perché il fine ultimo
non è ricomporre un quadro armonico in cui l’identità di un
gruppo o di un popolo corrisponda a crismi puramente ideali,
ma il semplice — eppur così
difficile! — stare bene gli uni
con gli altri: piemontesi, siciliani, francesi, marocchini, veneti,
ed accogliere con il maggior rispetto possibile l’altro che passa davanti a noi.
iVelle serate di giovedì 7 e 14
luglio al cinema Trento è stata
affrontata da vicino la situazione degli immigrati terzomondiali in Piemonte e nel resto del
Paese
Dopo aver assistito, nel corso
del primo incontro, al filmato
« Ospiti per forza » prodotto dall'alto commissariato ONU per i
rifugiati, Lorenzo Trucco, avvocato e rappresentante della Lega per i diritti dei popoli e Predo Olivero, responsabile dell’ufficio stranieri e nomadi del Comune di Torino, harmo illustrato
i termini della questione dal punto di vista normativo e sociale.
NeH’ordinamento giuridico del
nostro paese non sussiste un
corpus legislativo specifico di
norme che riguardano gli stranieri, mentre ci sono solamente
alcuni principi di carattere generale che sono contenuti nella
Costituzione (articoli 2 e 10)
e che garantiscono i diritti generali del cittadino ed il diritto
all’asilo politico. Il resto è tutto
in chiave repressiva ed è contenuto nel T.U. di pubblica sicurezza, che risale all’epoca fascista: il famigerato « foglio di via
obbligatorio » costituisce un esempio concreto.
Attraverso la legge 943 del 30.
12.1986 si è tentato per la prima
volta di regolamentare il flusso
e la presenza di stranieri, ma
la soluzione ai molti problemi
appare ancora lontana.
Predo Olivero ha poi tracciato un quadro sulla composizione
della popolazione immigrata nella nostra regione e in particolare a Torino dove gli stranieri
sono circa 12.000, d.i cui quasi la
metà provenienti da paesi extracomunitari, economicamente arretrati. Di questi le comunità
più numerose sono costituite da
marocchini, africani, filippini,
capoverdiani, cinesi, oltreché da
rifugiati di molti paesi che da
noi non possono trovare asilo
politico, concesso solo ai profu
ghi dell’est europeo.
In aggiunta a quanto detto
da Olivero sull’argomento, le
difììcoltà che lo straniero incontra arrivando in Italia sono state ben evidenziate anche nel documentario « Uomini, non solo
braccia » prodotto e trasmesso
nel febbraio 1986 da Raitre e
proiettato in apertirra del secondo incontro, avvenuto il 14 luglio.
Alla proiezione sono seguite alcune testimonianze raccontate
dagli stessi protagonisti e introdotte da Micaela, della Lega per
i diritti dei popoli. E1 Idriss, presidente dell'Associazione italomarocchina, ha poi parlato delle difficoltà che i suoi connazionali incontrano nella ricerca di
un lavoro e di un’abitazione,
prendendo spunto dalla protesta
di alcuni disoccupati che a Torino hanno manifestato contro
la decisione de) Comune di riservare 40 posti presso il collocamento ad immigrati stranieri:
una goccia d’acqua nel mare, che
si è rivelata comunque sufficiente a far nascere malumori tra i
disoccupati nostrani. Filomena
Dos Reis, di nazionalità capover
diana e Paz Brozas Maero, filippina, hanno invece parlato della
loro dura esperienza di colf, della loro odissea da un datore di
lavoro all’altro, tutti diversi nelle loro pretese e tutti uguali nella loro durezza e nella scarsa disponibilità a capire di aver
a che fare con persone di pari
dignità umana.
Infine, una testimonianza sulla questione eritrea a cui è dedicata una mostra allestita nell’atrio del municipio.
Sono storie che interrogano la
nostra coscienza e che non possono lasciarci indifferenti. E non
senza amarezza va detto che da
parte di una popolazione che in
anni lontani e recenti ha vissu
to storie di persecuzioni, di esili
forzati, di emigrazione, ci si sarebbe aspettati una partecipazione più massiccia a queste iniziative.
Per concludere, ci pare opportuno segnalare una pubblicazione messa in vendita in diversi
punti della manifestazione e reperibile presso la libreria Claudiana di Torre dal titolo: « Non
solo braccia ma persone» edita
da Eurostudio. Si tratta di una
raccolta di testimonianze di immigrati africani ed asiatici che
in qualche modo contribuisce ad
estendere e ad approfondire i
temi affrontati.
Sergio Franzese
USSL 43
La nostra carne è sana
In un contesto generale di forte carenza nell’occupazione può
avere senso segnalare alcuni dati suU’occupazione nel settore p.aramedico nella regione Piemonte
fomiti daH’assessore Maccari nel
corso di una conferenza stampa
sulle prospettive e le modalità
per acquisire la necessaria formazione professionale in vista
dell’apertura delle iscrizioni alle
specifiche scuole per il prossimo
anno.
Alcuni dati: sul totale degli
ospedali ed USSL del Piemonte,
rispetto alla pianta organica, risultano attualmente vacanti 2.177
posti e, per restare nell’ambito
più ristretto delle USSL 42, 43,
44, si tratta comunque di 68 posti non occupati.
I requisiti necessari per l’iscrizione ai corsi specifici sono: l’ammissione al terzo anno di corso
di scuola secondaria o preferibilmente diploma di scuola secondaria di secondo grado, almeno
16 anni di età e l’idoneità sanitaria.
Del problema delle carni estrogenate si torna a parlare periodicamente; ogni tanto si scopre
qualche grosso allevamento che
ne fa uso ed allora i cittadini si
trovano davanti ad un interrogativo inquietante, se consumare
cioè tranquillamente la carne che
essi trovano in commercio.
Nelle scorse settimane una « retata » ha portato in galera un
gruppo di allevatori del nord Italia; sono stati sequestrati molti
animali. Alcuni di questi allevamenti avevano sede nel pinerolese.
Per saperne di più abbiamo rivolto alcune domande al dott. Girando, veterinario che nell’USSL
43 si occupa dell’ispezione degli
alimenti di origine animale.
« La somministrazione di ormoni (estrogeni, androgeni e progestativi) consente un rapido accrescimento di peso, avviene per
via orale o di iniezione e molto
sovente in miscela. Talvolta si
usano anche sostanze cosiddette
antiormonali, ma in questo caso i
risultati ottenuti sono scadenti ».
Questi trattamenti sono proibiti; perché?
« Se da un lato si registra un
grosso vantaggio economico, il rischio per i consumatori è notevole; i residui dei trattamenti resistono nella carne a lungo ed è
abbastanza noto che possono avere azione oncogena o teratogena
(cioè causare l’insorgenza di tumori). Oltre a ciò, trattandosi
di ormoni che agiscono a livello
della sessualità, si possono creare
forti squilibri, specialmente nei
bambini ».
11 fenomeno delle carni estrogenate, che coinvolge soprattutto
i bovini ma anche altri animali
come ad esempio i tacchini, ha
carattere europeo; non ci sono
leaai specifiche in materia?
« Va detto — prosegue il dott.
Girando — che l’Italia, fin dal
1961, disse di no, con una legge
dello Stato, all’uso ed alla detenzione di estrogeni; a livello euro
peo esiste la direttiva 602 del
1981 che intendeva bloccare queste pratiche, ma l’opposizione di
alcuni Paesi ha. vanificato gli intendimenti ».
Veniamo alle nostre zone: c’è
rischio concreto di acquistare
carni agli estrogeni?
« Bisogna a questo proposito
fare alcune considerazioni: per
quanto riguarda i controlli effettuati, a campione secondo quanto
indicatoci dal Servizio veterinario regionale, essi hanno dato
sempre esito negativo, sia a livello di macellazione che di allevamento; va però aggiunto a questo dato che in valle non ci sono
grossi allevamenti (il più consistente, a Bricherasio, produce
circa 2.000 dei 5.000 capi in allevamento intensivo); si tratta per
lo più di allevamenti a conduzione familiare in cui non è neppure
proponibile far ricorso ai costosi estrogeni, anche sul semplice piano economico.
Vorrei però per chiarezza sottolineare che, essendo queste pratiche purtroppo ancora diffusissime, per esempio nel vicino saluzzese, rivolte soltanto all’ottenimento dei cosiddetti ’’sanati",
bisognerebbe riuscire ad orientare il mercato in modo da aumentare la richiesta delle carni rosse,
talvolta più lente a cuocere, ma
sicuramente migliori anche sul
piano nutrizionale ».
Piervaldo Rostan
Le iscrizioni rimarranno aperte fino al 31 agosto. Ulteriori informazioni potranno essere richieste in quasi tutte le sedi
USSL della regione.
Il FRI per
l’autostrada
Nel corso di un incontro di
amministratori del PRI è stato
esaminato il problema della via
bilità nel pinerolese; da tale incontro è emerso « come in assenza di quei radicali interventi
sulle attuali statali che da anni
vengono sollecitati, la soluzione
autostradale non solo diventa necessaria ma si impone a questo
punto come l’unica praticabile
e sostenibile.
Tale soluzione, caldeggiata dai
repubblicani come la risoluzione
ad uno dei più importanti problemi viari dell’area torinese,
non va tuttavia vissuta come un
fatto che da solo possa porre
fine ai ben più vasti problemi
che attanagliano la grande viabilità della provincia di Torino ».
Altri problemi, dicono i repubblicani, restano sul tappeto per
quanto riguarda una serie di interventi di completamento nei
collegamenti, fra cui il bisogno
di migliorare i collegamenti ferroviari con Pinerolo e Torre Pellice, che dovrebbero venire trasformati in una moderna linea
di metropolitana extraurbana.
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presso l’Unità Socio Sanitaria Locale n. 43, a:
— 1 POSTO DI OPERATORE PROFESSIONALE
DI U CATEGORIA - COLLABORATORE - INFERMIERE PROFESSIONALE.
La domanda, in carta legale, dovrà pervenire all’Ufficio Personale dell’USSL n. 43 - Corso J. Lombardini, 2
- Torre Pellice - entro e non oltre le ore 12 del 25
luglio 1988.
Per ogni altra informazione rivolgersi alLUfficio
Personale della USSL 43 - Corso J. Lombardini n. 2 Torre Pellice - Tel. (0121) 91514 - 91836.
Orario apertura al pubblico: tutti i giorni dalle ore
9 alle ore 12, escluso il sabato.
Il Presidente
(Piercarlo Arch. Longo)
J
7
22 luglio 1988
valli valdesi
ANGROGNA: LUOGHI STORICI
Verso il 1989
Circa un anno fa, sulle nostre colonne, veniva lanciato un SOS
per il tetto del Collegio dei Barba a Pradeltomo, l’edificio che secondo la tradizione ospitò a lungo gli incontri di formazione dei
primi predicatori itineranti valdesi.
Oggi il tetto è stato rifatto ed il presidente del Comitato luoghi
storici valdesi, Edgardo Paschetto, fa il punto della situazione.
Il rifacimento del tetto del
Collegio dei Barba fu, già fin dagli anni sessanta e poi ancora
negli anni settanta, una vera e
propria preoccupazione del Comitato per i luoghi storici delle valli valdesi, allora presieduto dal compianto dott. Guido Ribet.
Recentemente era infatti in
condizioni così precarie da essere minaccia di crollo da un
momento aU'altro; fu anzi un
A ero miracolo se potè sopportare 3l peso non indifferente delle
abbondanti nevicate del 1986 e
del 1987.
Oggi questo lavoro non è più
un sogno, un pio desiderio, ma
una realtà: il tetto del Collegio
è stato rifatto ed i lavori sono
praticamente terminati. Abbiamo im debito di riconoscenza
nei confronti di tutti coloro che,
in questi ultimi tempi, ci hanno incoraggiato _ concretamente
con i loro consigli, con le loro
offerte e con i loro doni. Un grazie particolare alle amministrazioni comunali di Bobbio Pelli
Percorso storico
Accanto ad interventi più costosi ed impegnativi quali quello
illustrato sopra al ’Coulege’, altri
più semplici ma altrettanto importanti sono stati effettuati di
recente in vai d’Angrogna.
Nel primo fine settimana di luglio un folto gruppo di cadetti
di Luserna S. Giovanni ha effettuato un campo di lavoro, diviso in due nuclei.
Uno, più numeroso, è intervenuto presso la Ghieisa d’ia tana
per operazioni di pulizia dell’interno ed un miglioramento del
tappeti persiani di qualità
garantisce
la qualità e il luogo d’origine del tappeto
APERTO alla DOMENICA
Esposizione: Torre Pelllce - P.zza Municipio, 1 ■ S 0121/91430
Torino ■ Via dei Mille, 29A - S 011/8395450
ce e di Villar Pellice per il dono
di legname a noi cosi prezioso.
Da parte nostra abbiamo cercato e siamo riusciti ad effettuare
una seria amministrazione per
far fronte alle spese non indifferenti che la realizzazione dell'opera ha comportato.
Non pH>ssiamo a questo punto
passare sotto silenzio il lavoro
dell’architetto Renzo Bounous
che, come membro del nostro
Comitato e a titolo totalmente
gratuito, ha redatto il progetto;
né possiamo tacere il lavoro svolto con competenza dall’impresa
edile del geom. Giorgio Armand
Pilón che vinse la gara di appalto indetta, a suo tempo, per questi lavori.
Il Collegio dei Barba è stato
pertanto risanato col massimo e
completo rispetto storico che lo
stabile merita e richiede. Per
chi ama le cose pratiche possiamo affermare che le spese sono
in buona parte coperte; offerte
e doni sono comunque e tuttavia
Sempre bene accolti.
Il 1989 è Eille porte; è facile
pen.sare che, in occasione del tricentenario del rimpatrio dei nostri avi, avremo un’afiluenza non
indifferente di turisti e visitatori italiani e stranieri. Siamo pertanto lieti di essere riusciti a
ridare dignità ed a salvare un
luogo storico che è molto ricercato e che desta molto interesse; questa nostra gioia è un piccolo e modesto riflesso della riconoscenza che dobbiamo al Signore.
Edgardo Paschetto
PINEROLO
Il WWF
per i parchi
sentiero di accesso, dove ogni
anno passano centinaia di turisti; un secondo, costituito prevalentemente da ragazze, ha ripristinato il tabellone, già curato dal gruppo cadetti, che presenta la « passeggiata storica »
in vai d’Angrogna, collocato nei
pressi della scuola-museo degli
Odin.
Quasi superfluo sottolineare
l’importanza di queste periodiche operazioni che consentono
di mantenere i luoghi della storia valdese in buone condizioni
per i visitatori.
PERORA
Intervengono
gli insegnanti
«Alcuni lavoratori» della scuola media « Gouthier » di Perosa
Argentina hanno reso pubblico
un comunicato in cui, considerando che « il governo, pur di
chiudere regolarmente l’anno
scolastico, ha violato U diritte
degli studenti di essere giudicati dai loro insegnanti (collegio
imperfetto), e che gli insegnanti,
invece, hanno voluto tutelare
questo diritto e molti sono andati a lavorare pur essendo in
sciopero », dando la possibilità di
fare gli scrutini, annunciano la
continuazione della lotta:
« perché i fondi a disposizione non permettono di qualificare il servizio, degradando la scuola pubblica in quanto gli aumenti salariali concessi sono legati
aH’anzianità e non alla professionalità ed inoltre non è stato
istituito un orario di lavoro comprendente tutte le funzioni legate aH’insegnamento;
— perché la struttura scolastica, soprattutto negli istituti
tecnici e professionali, non com
sente il recupero degli studenti
in difficoltà, causando un alto
munero' di bocciature;
— perché l’inflazione, unita al
taglio della scala mobile, ha causato la riduzione del potere d’acquisto del salario di tutti i lavoratori dipendenti;
— perché i soldi per finanziare il contratto scuola saranno
ricavati dal licenziamento <fi decine di migliaia d’insegnanti che
pur lavorando da tanti anni nella scuola non hanno un regolare contratto di lavoro (non esiste la cassa integrazione nel pubblico impiego);
— perché il governo ha scatenato, attraverso gli organi d’informazione, una campagna contro le richieste dei lavoratori della scuola, usate come pretesto
per aumentare le tasse invece
di combattere l’evasione fiscale,
calcolabile in centinaia di migliaia di miliardi ».
La proposta presentata lo scorso anno dal WWF di Pinerolo
di accorpare i tre parchi piemontesi (Laghi di Avigliana,
Gran Bosco di Salbertand, parco deirOrsiera Rocciavré) e di
ampliare quello della vai Troncea, assume da quest’anno una
veste intemazionale coinvolgendo nel progetto anche il parco
francese del Queyras.
L’iniziativa prende le mosse
dall’oggettiva inesistenza di confini per gli animali che vivono
in un parco e dalla loro mobilità naturale. L’accorpamento, attuabile mediante la creazione di
corridoi naturali, trae la sua motivazione anche dall’insieme di
vantaggi economicoorganizzativi, oltre che dalla possibile maggiore razionalizzazione della gestione ambientale e dal migliore sfmttamento turistico-ambiémale delle zone in questione.
I promotori dell’iniziativa intendono ora presentare sul tema una mostra itinerante, presentare in Regione la proposta
di revisione dei parchi ed organizzano un trekking che attraverserà i parchi della vai Troncea e del Queyras: partenza il
29 luglio alle ore 9 dalla vai
Troncea, arrivo, dopo sei tap
pe, il 2 agosto a Cesana Torinese.
Mostre
TORRE PELLICE — Giovedì 28 luglio,
presso i locali del Collegio valdese
verrà inaugurata una mostra di artigianato locale ed artistico; la rassegna resterà aperta al pubblico ogni sera
dalle ore 20 alle 23.
Nel pomeriggio del sabato e della domenica verranno effettuate dimostrazioni pratiche di lavorazione.
Manifestazioni
Cinema
nematografica: giov. 21, ore 17: « 4 cuccioli da salvare »; ore 20 e 22: ,« Attrazione fatale »; ven. 22, ore 20-22;
« Da grande »; sab. 23, ore 20-22:
« Wlilagro »; dom. 24, ore 20-22: ■ Beverly Hills Cop 11 »; mart. 26,ore 20-22:
- Arrivederci ragazzi »; mere. 27, ore
20-22: « Casa mia, casa mia ».
Concerti
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
presenterà la seguente proiezione ci
TORRE PELLICE — Sabato 30 luglio,
alle ore 21, nel tempio valdese avrà
luogo un concerto di Maria Chiara
Raggi all'arpa ohe eseguirà musiche
di Händel, Naderman, Zabel, Tournier, Rossini, Hindemith, Faurè, Chertok.
RINGRAZIAMENTO
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbata la fede »
(II Timoteo, 4: 7)
I familiari del eompianto
Ernesto Long
ringraziano di cuore quanti con scritti,
fiori, parole di conforto e presenza sono stati loro vicini nella triste circostanza. Rivolgono un pensiero riconoscente al pastore Thomas Noffke, al
dottor Valder Broue, il signor Ugo Zeni ed alla signora Franca Long.
Pramollo, 22 luglio 1988.
AVVISI ECONOMICI
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letto soggiorno e servizi. Tel. 0121/
91508, ore ufficio.
AFFITTASI alloggio a Borghetto Tel. 0121/598194.
TORRE PELLICE — Nell'ambito della
rassegna culturale, sabato 23 luglio,
a partire dalle ore 19 è prevista una
serata sulle tradizioni musicali e gastronomiche asiatiche ed africane; verranno proposti piatti e bevande di alcune regioni dei due continenti.
USSL 42 VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, oretestiva festiva: O'^as
so Ospedale Valdese di Poma-at
to - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica ;
DOMENICA 24 LUGLIO 1988
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- Via Nazionale, 22 - Tel. 840707.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte; Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica : '
Notturifia, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 24 LUGLIO 1988
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Penice: Telefono 91.996.
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8
8 fatti e problemi
22 luglio 1988
« BEATI I COSTRUTTORI DI PACE »
AMNESTY INTERNATIONAL
I semi di guerra
e i'aibero deila pace
Un collegamento tra le diverse esperienze pacifiste di ispirazione
cristiana - Ad agosto il prossimo importante appuntamento di Assisi
In linea con le dichiarazioni
dei vescovi pugliesi il movimento « Beati i costruttori di pace »,
rete Piemonte e Valle d’Aosta,
ha preso posizione sull’accettazione da parte del governo italiano di trasferire a Crotone gli
aerei F-16 della NATO.
In un documento dal titolo La
pace non si fa con le armi si
riafferma tra l’altro che « dobbiamo superare la mentalità che
continua a pensare la pace in
termini di rapporti di forza », e
si denuncia l’idea che « et possano davvero difendere armi che
rientrano in strategie offensive ».
Ma un documento più generale e di più grande portata era
stato prodotto nello scorso aprile, e ben sintetizzava il carattere e le finalità di questo movimento, nato soprattutto sulla
spinta di alcuni sacerdoti del Triveneto.
« Il movimento — dice il pastore Eugenio Rivoir, rappresentante della Chiesa valdese di Torino — è un’organizzazione che
raccoglie alcune esperienze che
già esistevano e lavoravano std
tema della pace, e costituisce un
punto di collegamento tra queste forze. Dopo le prime esperienze nel Triveneto e nelle Puglie, il movimento si è aperto
anche alle confessioni non cattoliche, ed ha organizzato anche
degli incontri importanti, come
quello di Verona sul Sud Africa ».
« Beati i costruttori di pace »
non è un organismo che si presenta come « emanazione ufficiale » della Chiesa. Ne fanno parte, fra gli altri, le ACLI, il Gruppo Abele e varie organizzazioni
di volontariato e coojjerazione.
Fra le iniziative prese, l’anno
scorso c’è stata la richiesta di
confronto, sul tema della pace,
con alcimi candidati alle elezioni politiche, ai quali si chiedeva, in caso di elezione, di imp>egnarsi attivamente in questo
campo.
11 documento di aprile del
coordinamento piemontese, dal
titolo « Il tempo stringe », prende le mosse dalla tragica esp^
rienza di Bonhoeffer, e si rifà
l’assemblea di Vancouver (1983),
A CHE PUNTO SIAMO
Fondo di solidarietà
Siccome le offerte pervenute
nello scorso mese di maggio sono state piuttosto scarse, le pubblichiamo qui sotto con quelle
di giugno, tenendo separate
quelle per Alessandro, il bambino di 10 mesi in attesa di essere ricoverato al Policlinico belga di Lovanio per un trapianto
di fegato, che risulta essere la
sua unica possibilità di salvezza. Il piccolo è ora in affido temporaneo presso una famiglia di
Brescia e si spera che possa
essere chiamato il più presto
possibile: secondo le ultime notizie egli è ora al secondo posto
nella lista d’attesa. Contrariamente a quanto scritto nel n. del
3 giugno scorso, la spesa a carico del Ministero della Sanità è
percentuale e non totale e quindi attendiamo ulteriori, generose
ed urgenti offerte (si prega specificare: per Alessandro).
Con l’elenco di giugno abbiamo
raggiunto la cifra di L. 5 milioni per il Centro agricolo del Bagam (Africa) e provvediamo pertanto ad inviare detto importo alla CEVAA tramite la Tavola Valdese.
Rimane ancora aperta la sottoscrizione contro la carestia in
Eritrea, che peraltro si avvicina
anch’essa al prefissate traguardo
dei cinque milioni di lire. Col
prossimo mese di settembre proporremo altre iniziative alla vostra attenzione e partecipazione.
Ricordiamo che le offerte vanno inviate al conto corr. postale
n. 11234101 intestato a La Luce,
Fondo di solidarietà, via Pio V,
15 . 10125 Torino.
Pervenute nel mese di maggio 1988
l. 225.000; Attività Femminile Metodista, Bassignana.
L. 50.000; Stefano Costa.
L. 25.000; Ida Palmieri.
L. 20.000; Anonio Tetta.
Totale L. 320.000; Totale precedente L. 7.637.539: In cassa L. 7.957.539.
Pervenute in giugno 1988
L. 835.000; a mezzo Bruno Tron offerte varie.
L. 200.000; Stefano Buffa e Agrippina Carcò.
L. 181.300; Chiesa Vaidese Torino,
Corso Oddone.
L. 104.370; Scuola Domenicale Torre Pel lice Centro.
L. 100.000; Mirella e Ernesto Bein;
Chiesa Valdese, Ivrea; Mimma Longo.
L. 50.000; Sara Pasqui; Luigi Chiarella.
L. 30.000; Unione Femminile Battista.
Miglionico; Ciovanni Vezzosi.
Totale L. 1.780.670; Totale precedente L. 7.957.539; In cassa L. 9.738.209.
Pervenute per Alessandro
L. 500.000; Vittorio e Francesco Borasio.
L. 230.000; Chiesa Valdese Napoli, Via
Cimbri.
L. 150.000; Chiesa Metodista, Vintebbio.
L. 120.000; Scuola Domenicale Metodista, Vercelli.
L. 100.000; Scuola Domenicale Valdese, Ivrea; Lionello Archetti Maestri,
in mem. cav. Guido Pesce di Acqui
Terme; Mimma Longo; Agrippina Carcò; Sina Sclafani; C. Achille.
L. 50.000; Giovanni Conti; Giuliana
Rosa Brusio; Gianna e Roberto Zanatta;
Angelo Ferrara; Sara Pasqui; Lidia Buttazzoni.
L. 35.000; Chiesa Battista, Via Passalacqua, Torino.
L. 30.000; Renata Pons, Torre Pellice.
L. 20.000; Elena Selis: Valeria Fusetti; N. N., Roma; Tullio Vinay; Irma
Nelly Zecchin.
L. 15.000; Anita Marchetti.
L. 10.000; N. N., Pomaretto; Olga
Pacillo: Ferruccio Giovannini.
L. 5.000; G. L. Giudici.
Totaie L. 2.115,000; Totaie precedente L. 9.738.209; In cassa L. 11.853.209.
nella quale da parte del Consiglio ecumenico venne lanciata la
proposta di un concilio ecumenico per la pace. L’idea si è ora
concretizzata nel programma su
« Pace, giustizia e integrità del
creato », che porterà all’assise
mondiale del 1990.
Nel documento si analizzano
le condizioni che la nostra epoca ha determinato: « Questo apparente progresso — si dice —
comporta conseguenze gravissime per la natura sconvolta; le
scoperte rendono la terra ancora
più divisa di prima perché non
avvengono ugualmente in ogni
parte della terra ». « Sempre più
— si legge ancora — il Sukl è
piccolo e lontano dal Nord ».
Molto realisticamente, « Il tempo stringe » pone l’accento sulla necessità di informarsi adeguatamente su quanto ci sta avvenendo intorno: « Ci mancano
documenti sulla realtà globale
del mondo variegato dei cristiani », e « ci mancano documenti
e inchieste sul mondo degli emarginati ».
L’impegno è, in sostanza, quello dell’agire comune: « Siamo
tutti credenti impegnati nelle nostre realtà, diverse una dall’altra (...). Ci muoviamo perché
siamo membri delle nostre chiese ». E d’altra parte si dice anche: « Comprendiamo la radice
della vera urgenza: lo Spirito che
grida e geme (—). Nelle chiese
divise. Nel mondo oppresso,
sfruttato, reso terzo mondo ». E
ancora: « La Passione di Cristo
genera in noi la tensione per la
costruzione di un mondo di giustizia, di pace: segno e seme di
nuovi cieli e di nuova terra che
ci verranno dati come dono ».
L’appello del concilio per la
pace viene dunque rilanciato dall’attività del movimento in vista, prima ancora del 1990, di
un incontro euroneo (Basilea,
1989) e di uno in Italia (il prossimo agosto, ad Assisi, con l’organizzazione dei francescani, del
Movimento internazionale per la
riconciliazione, di Pax Christi e
della Commissione pace e disarmo delle chiese battiste, metodiste e valdesi: in tale occasione si ritroveranno circa 800 delegati delle chiese cristiane di
tutta l’Europa, occidentale e orientale).
Sicuramente anche la dislocazione in Italia degli aerei della
NATO sarà discussa, e sarà riproposta la logica del dialogo.
« La distensione sincera — dicono i "costruttori di pace” nel
testo più recente — costruttrice
di una pace piena e duratura,
non può essere frutto della minaccia, ma di un radicale cambiamento di pensiero ». « Da semi di guerra non può nascere
l’albero della pace ».
Alberto Corsani
Prigionieri
del mese
Nei numeri di maggio e giugno
del Notiziario di Amnesty sono
illustrati i casi di alcuni prigionieri per motivi di opinione. Ne
presentiamo tre ai lettori affinché mandino degli appelli per
chiedere la loro liberazione. Essi
sono chiusi in carcere in continenti molto lontani da noi come
l’Asia e l’Africa, ma ovunque i
diritti della persona umana sono
violati, Amnesty interviene e mobilita l’opinione pubblica.
Karpal Singh - MALESIA
48 anni, noto avvocato, membro del parlamento e vicepresidente del Partito di Azione Democratica, all’opposizione in Malesia. E’ stato arrestato il 27 ottobre 1987 a Kuala Lumpur, in una
stazione di polizia, dove si era
recato per avere notizie di un altro parlamentare del suo partito
arrestato alcune ore prima.
Dopo 60 giorni dal suo arresto
ricevette un ordine di detenzione
di due anni e fu trasferito nel
nord del paese. L’accusa era di
aver svolto attività” che pregiudicavano la sicurezza nazionale”.
Il 9 marzo ’88 l’Alta Corte ordinò il suo rilascio, ma alcune ore
dopo l’esecuzione dell’ordinanza,
mentre egli ritornava a casa, veniva nuovamente arrestato, anche questa volta in base all’Atto
per la sicurezza dello Stato
(ISA). Il mattino seguente era di
nuovo rinchiuso in una prigione
di Kuala Lumpur.
Si prega di chiedere cortesemente, in inglese o italiano, il suo
rilascio a:
YAB Dato’ Seri Dr. Mahathir
bin Mohammed
Prime Minister’s Department
Jalan Dato’s Onn
50502 Kuala Lumpur - Malaysia
Anseime Agbahoundo - BENIN
33 anni, sposato, un bambino.
Lavorava come ingegnere geologo per una compagnia mineraria
statale. La prima volta è stato arrestato nel luglio ’85 e trattenuto
per breve tempo. Il 9 ottobre è
stato arrestato di nuovo e portato in un campo militare a Cotonou. Trasferito a Parakou, è
stato duramente percosso mentre veniva interrogato sui suoi legami con il partito comunista
clandestino di Dahomey (PCD).
Fu portato in seguito in una prigione civile, ma due volte fu trasferito a Cotonou per gli interrogatori e torturato. Non è mai stato accusato e processato. Non ha
mai avuto le visite della famiglia
e degli avvocati. In Benin ci sono 80 prigionieri per motivi di
opinione, detenuti per aver svolto attività politiche non violente.
Si invitano i lettori a scrivere
lettere cortesi, in francese o italiano, chiedendo la sua liberazione a:
Son Excellence le Général
Mathieu Kerekou
Président de la République
La Présidence - Cotonou
République Populaire du Bétíin
Africa
Yang Wei REPUBBLICA PO
POLARE CINESE
32 anni, studente di Shanghai,
ma già laureato in biologia molecolare all’università dell’Arizona
in USA. Stava aspettando di ricevere il permesso per continuare gli studi in Cina, quando l’il
gennaio dell’87 venne arrestato.
Tra il dicembre ’86 e il gennaio
’87 c’erano state nelle grandi città imponenti dimostrazioni studentesche per chiedere maggiore
democrazia e riforme. La casa
dei suoi genitori era stata perquisita ed erano stati trovati degli
opuscoli che appoggiavano il movimento studentesco. Yang Wei è
stato accusato di avere dei legami con l’Alleanza per la democrazia cinese (CAD), che in Cina
è fuori legge.
Scrivere cortesi appelli, in inglese o italiano, per il suo rilascio a:
Prime Minister Li Peng Guo
wuyuan
Beijingshi - Repubblica
Popolare Cinese
Il caso di Alì
Il prigioniero per motivi di opinione Ali Riza Duman, cittadino
turco di 26 anni, è stato affidato
in adozione dal Segretariato Internazionale di Amnesty al Gn.ippo Italia 90 Val Pellice di A.I.,
perché cerchi in ogni modo di
ottenere dalle autorità turche la
sua scarcerazione. H giovane Alì
Riza Duman è stato arrestato il
1“ maggio del 1986 con altre 22
persone mentre stavano per distribuire dei volantini per la festa dei lavoratori. Processato, è
stato condannato dalla Corte di
sicurezza dello Stato di Izmir a
8 anni e 10 mesi di carcere con
l’accusa di « essere membro del
Partito comunista », che in Turchia è stato messo al bando, in
base all’art. 141/1 del Codice penale. Il suo arresto e la sua detenzione sono in contrasto con
l’art. 20 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo delle
NU e l’art. 11 della Convenzione
europea per i diritti umani, che
proclamano il diritto alla libertà
di riunione e associazione pacifica. Egli non ha commesso atti
di violenza né istigato a commetterne, perciò A.I. le ha adottato
come prigioniero di opinione.
Il gruppo della Val Pellice invita quindi i lettori a scrivere in
termini corretti e cortesi, in inglese o italiano o anche francese,
per sollecitare la scarcerazione,
al più presto, di Alì Riza Duman a:
Mustafa Kalemli
Ministro deirinterno
iQisleri Bakanligi - Ankara
Turchia.
A cura del Gruppo Italia 90
Val Pellice A.I.
Dir, propr.: fam. Caroni
Hôtel
Elite
A 50 metri dalla spiaggia
ambiente familiare
ottimi I servizi
e il trattamento
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Via Sarsina, 19 ® (0541)
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