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Axxo evir- N» d6. Il SERIE
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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DEllA E\'ANr.EI7ZAnONE ITALLANA
Seguendo la verità nella carili.
Ef€8. IV. 15.
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«1 MrelUr« deUi Boou Xot«IU« m altrtouU.
Ail’cstero, ai Bcguenti indirizzi: Parigi, dulia libreria C. Meyrueia, rue TronGinevra, dal si«. E. Beroud libraiu; Inghilterra per mezzo di franco-bolli
«oglesi spedili frane« al Direttore delia Baona N«rella.
SOUMAHIO
Sottoscrizione. — fieneficiì del Concordato Austro-Papale. — L’evangcln
in Corsica. — Lettera del Canonico Fortoul al Direttore della tìtioiia
Novella. — Poesia : Costanza di pochi. — Miscellanea. — Notizie.
SOTTOSCRIZIONE
A BENEFICIO DEI DANNEGGIATI DALLA GRANDINE
Fratelli Turin......... 20 «
Gay Ant............ » 2 1»
Malan Lorenzo......... » M 50
Beus Davide........... • n 60
Calalia Giovanni........ » » 55
Avassot Matteo......... » » 50
Bert Cesare.......... )} » 50
Reorda Luigi.......... % » 60
Rivoira Paolo.......... ì) n 50
Coucourda Rodolfo........ » u 40
Ammontare delle liste antecedenti . . » 187 10
Totals a questo giorno L. S213 25
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BENEFICI! DEL CONCORDATO ADSTRO-PAPALE
Dalle notizie frequenti che giungono dal Lombardo-Venelo
crediamo di poter stabiUre, che il Concordato austro-papaie
recò il grande beneficio di togliere quelle popolazioni dallo
stalo morboso di atonia in cui si trovavano, riguardo a cose
spettanti alla libertà di coscienza. Non si pensi già che abbiano acquistala vigoria tale da poter infrangere affatto i
ceppi con cui il nemico le tiene schiave; no, poiché la vigoria, in materia di religione, proviene dalla viva fede; or dov’è
la fede nel mondo, parlando in genere ? TuUavolta, per quanto
i tempi e il dispotismo lunghissimo clericale il consentono,
sorgono qua e là segni di vita, miransi conali e prove di forza
che danno a sperare sia l’aurora surta del risorgimento religioso italiano in seno della Chiesa papale, indipendentemente dalle opere umane di evangelizzazione, ma per l’opera
immediato del S. Spirto, che si vale come istrumento degli
alli medesimi del potere sacerdotale, in guisa che sembra
adempiersi il detto profetico di Paolo: —Ma non procederamìo
più oltre : perciocché la loro sioUizia sarà manifesta a tulli
( 2“ Episl. Timoteo, 111, 9 ). — Infatti una corrispondenza particolare deir0/)inione, venutale dal contine lombardo, e che
si legge nel n° del 10 agosto, dimostra chiaramente come i
due dispotismi papale ed austriaco abbiano ricevuto una
grande scossa, il primo, nel suo particolare, dal preteso dogma deirimmacolata Concezione, ed entrambi, in genere, dal
Concordato. Con questo l’Auslria anzitutto mostrò al nudo
la sua debolezza e la necessità di cercare nel papato, ossia
neU’impero delle coscienze, un appoggio alla di lei vacillante
dominazione; o facendo poi alto di sommessione alla curia
di Homa e di abdicazione degli antichi principii, diè forza ad
un corpo affievolito, creò un secondo potere nello Stato, e
destò conlro di quello i sudditi italiani che almeno erano avvezzi a tenersi liberi dal giogo sacerdotale, e per tradizione
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come ghibellini, e per abitudine, sebbene le apparenze mostrino spesse volte il contrario. Quindi ricomparve neU’alto
clero, in tutta la sua schifosità, l’intolleranza del medio-evo,
e col primo pasto crebbe la fame della curia pontificia, vogliam dire le esigenze, e crebbero per conseguenza gli imbarazzi al governo, ponendolo in bilico o di mancare agli assunti impegni o di accrescere, se fia possibile, l’antipatia dei
Lombardo-Veneti per la di lui dominazione; l’apertura di
tribunali ecclesiastici per le quistioni matrimoniali, la sottomissione della stampa all’aulorità eziandio clericale, la minaccia di far rivivere le leggi canoniche del medio-evo, ecc.,
sono atti 0 tentativi che devono produrre i loro frutti, ed i
frulli saranno altrettanti beneficii nel senso che verrà cosi
manifestata a tutti la stoltizia dell’una parte e dell’altra, ed
arriverà il giorno stabilito fin dall’eternità che entrambe le
parti non procederanno più olire.
La citata corrispondenza dice che fra i più fervidi propugnatori del Concordato si annovera monsignor llamazolti,
vescovo di Pavia, di ostinato carattere e tenerissimo dei privilegi saderdotali. Ma appunto in Pavia cotesto vescovo trovò
plausibile opposizione in quattro preti della diocesi, i quali,
come Paolo quando resistette in faccia a Pietro che sosteneva
uu errore, stimarono giustamente essere loro dovere di non
riconoscere il nuovo dogma della Immacolata Concezione. E
qui si noti la diversità di sentire che passa fra i suddetti preti
e il rimanente del clero pavese: anche la maggior parte di
esso ha in proposito la medesima opinione di quelli, ma bisogna pur dirlo, mostra di non avere la slessa coscienza, la
stessa fede. Ah! di quale esempio salutare non sarebbe ella
stata una dimosirazione pressoché unanime del basso clero di
Pavia contro il preteso dogma! Quale testimonianza avrebbe
egli reso all’unico Immacolato, all’unico Unio del Signore,
all’unico Salvatore del mondo e Mediatore fra Dio e gli uomini! Ma, pur troppo! gli eletti son pochi; pochi hanno il coraggio, perchè pochi hanno la fede di rinunciare alle dignità
e ai lucri per seguire il povero di Nazaret, oi poveri del lago!
I’4)pure, il primo, cosi povero, cosi umile, ha in mano ogni
ricchezza ed è il dispcnsatore dei troni, e su troni incrollabili
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seggono ora quegli Apostoli die non furon che semplici pescatori, e gli altri santi thè stimarono a bu' n riritio guadagno il
perdere i più stimali beni del mondo che sono per lo meno
perituri, onde altenersi ai veri ed eterni!
Ora, contro i quattro preti accennali, i cui nomi sono Aquaroni, Grignani, Parona e Tenca, e ai quali tribuliamo, e con
noi tulli gli uomini conscienziosi, la dovuta siima, come regolassi il focoso mitrato di Pavia? Senza nulla rifleUere, li sospese a divinis. Egli credetle che l’opinione pubblica si sarebbe
sottomessa alla sua autorità o, meglio, non gli venne in mente
neppure che potesse esistervi un’opinione pubblica, come
quando mutava lutto il personale del Seminario, perchè avea
opinioni contrarie alle sue. Ma s’ingannò: i sunnominati sacerdoti sono stimali da tutti per l’intfgrità della vita, la povertà, la modestia deH’animo, la carità delle opere; e, come
(iic' mmo, nella massima parte il clero nonché la popolazione
parlcggiano per le ma=s'me da loro professale; quindi la risoluzione del vescovo riusci ad uno scandalo. Egli, veduto ciò,
volle entrare in negoziali coi ribelli; ma questi, fermi nei
proposito, dichiararono che il loro animo non avrebbe mai
saputo indursi a cedere aH’autorità sola, e ch’era d’uopo che
alcuno li convincesse d’errore. E il vescovo si piegò eziandio
a tale desiderio da loro espresso, e certo in forza della agitazione de’ citladini ; fu dunque tenuto congresso in curia, al
quale intervennero professori dei seminarii della diocesi di
Milano, favorevoli al dogma, mentre i quattro sacerdoti si preiienlarono accompagnali, non da Terlullii [Alli, XXXIV, 1 ),
bensì da molti distinti laici della riità e provincia, e forse avevano presenti alla mente le parule di Gesù Cristo; — « Non
siate in sollecitudine come o che parlerete, perciocché in
quella stessa ora vi sarà dalo ciò che avrete a parlare; poiché
non siete voi quelli che parlate, ma lo Spirilo del Padre vostro
è quel che parla in voi » (Matt., X, 19, 20). Il sommo sacerdote Anania, vngliam dire Monsignor vescovo, rimase scosso
al vedere persone godenti in Pavia di una certa stima ed autorità parteggiare peri preti recalcitranti ; pure impegnò la
la discussione, nella quale dicesi che la palma rimanesse al
Parona.
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Dopo una ¡anta testimonianza di approvaziune accordala ai
sacerdoti dissenzienti da persone culte ed autorevoli, fra le
quali è da notarsi il professore della facolià filosofica, in gran
credilo presso lo slesso governo ausiriar.o ed anche beneviso
al p:trlitij liberali’, cho cosa doveva fare il prelato? Usare prudenza e moderazione: ma invece, nell’atto che protestava di
non voler spingere le cose più in là, ed essere disposto alla
tolleranza, riferì ogni cosa alla curia di lìoma, e pochi giorni
or sono giunse un breve pontificio con cui si autorizza Monsignore a far luogo alla scomunica maggiore, che non si fece
attendere: ella è concepita in uno stile violento e proprio dei
bei tempi di mezzo; non solo i quattro preti sono scorimnicali
e decaduti dai lor beneficii, ma in essa dicliiarasi pure che
incorrerà nelle censure e pene canoniche chiunque si recasse
a visitarli (si noli che il Tenca è da due anni gravemenle malato), chiunque loro fornisse vitto, alloggio, mezzi di sussistenza, ecc., ed è ai medesimi eziandio vietato l’ingresso nelle
chiese che per la lor presenza sarebbero profanale.
I primi a leggere cotesto sublime monumento di antichitì
moderna, mostrante l’intolleranza cieca e la feroce ira sacerdotale, furono gli studenti deirUniversità che vi fecero glosse c
commenti a modo loro. Uno di essi, ad un prete che a caso
passava e chiedeva se merilasse maggior fede e rispetto l’opinione di quattro milioni di sacerdoti o quella di soli quattro
fanalici, rispose; <l i quattro son più che quatiro; ma anche
posta la quistione in que’ termini, non dubito di asserire valer
meglio ilgiudiciodi quattro uomini savi, onesti, coscienziosi,
indipendenti dell’animo, che non quello sia pur anche di migliaia, ma ignoranti, inleressuli, pieghevoli troppo ».
Intanto, sii come la bolla di scomunica stava esposta al pubblico, eziandio il resto della popolazione ne prendeva notizia, e
giudicando col semplice buon senso è dietro le buone qualità
conosciute dei qualtro preli, gridava non meritar eglino cotanta ingiuria e si fiera condanna; indi poneva a confronto i
perseguitali con qualihe altro sacerdote della città, godente
cerio miglior fortuna, ed il risultamento del paragone riesciva
poco favorevole a quest’ultimo. Infine, dalle parole passando
ai fatti, e volendo il popolo lacerare la bolla, dovette intro-
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mettersi l’autorilà politica; il vescovo poi, ascitoal passeggio,
ebbe una dimostrazione non mollo benevola e fu chiamato
con nomi spregievoli.
Il giorno seguente si rinnovava la medesima scena, volevasi
far in pezzi la bolla, e gli agenti di polizia accorrevano di
nuovo. Dopo di ciò, la scomunica veniva tolta via dagli occhi
dfcl pubblico ; un dispaccio giungeva dalla luogotenenza, col
quale riprovavasi l’operato del vescovo ,-e si dichiarava, per
quanto vien detto, non doversi privare degli alimenti i quatiio sacerdoti, i quali dovrebbero perciò rimanere in possesso
dei rispettivi lor beneficii. La popolazione trovasi ora in uno
stato d’ansielà, attendendo l’esito della lotta, tanto più che
nitri preti, di condotta incensurabile, ebbero a soffrire anche
essi molestie per lo stesso motivo, e ne attendono di maggiori
in seguito ; intanto una sottoscrizione si aperse per soccorrere
i preti colpiti d’anatema, cui presero già parte molli onorevoli
citladini.
Noi preghiamo il Signore affinchè voglia col suo santo Spirilo aiutare quei sacerdoti che primi si accinsero a scuotere il
giogo di un dispotismo incompatibile colla dottrina evangelica,
e non abbiano a soccombere nella incominciala pugna. Lo
preghiamo altresì perchè si degni inspirare ad altri che sono
timidi 0 indifferenti il vivo zelo per la difesa degli assoluti diritti regali di Gesù Cristo contro coloro che usurparono la
divina potenza. Lo preghiamo inoltre, perchè non solo il basso
clero sorga a protestare contro gli empi abusi dellla Chiesa di
Iloma, ma sorgano eziandio alcuni vescovi a dichiarare, che
siccome san Paolo non fu da meno dei sommi Apostoli, cosi
eglino non sono inferiori al papa, il quale non è altro che il
vescovo di Roma; e ponendosi in tal modo alla lesla del movimento religioso che si mostra nel seno del romanesimo,
affrettino quella Riforma che i segni dtl tempo additano matura. Sperare che tale Riforma riesca pacifica , che discenda
(lall’aUo , cioè eh» i prelati del Vaticano si spoglino del loro
potere supremo, che proclamino l'autorilà del Vangelo, sarebbe troppo sperare, sarebbe credere che Satana, il grande
avversario di Cristo, voglia cedere il campo di buona voglia.
No, bisogna affrontarlo senza paura cotesto antico serpente,
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che soUo l’assiia <1«1 gesuitismo guerreggia conlro Cristo e i
suoi santi; e se i vescovi non inlendono operare la voluta Riforma, consistent« nel far ritorno al puro Vangelo, si levino i
membri del basso clero ed esclamino; — Noi, coH’aiuto del
Signore, che è la nostra forza, la opereremo senza di voi. —
L EVANGELO IN CORSICA.
È molto tempo che Hoa abbiamo parlato della famiglia Cereghino di Favale, nella riviera levantina di Genova, o per
meglio dire deH’opera evangelica a cui sonosi dedicati i membri di essa, dopo la conversione loro alla sana dottrina di
Cristo e degli apostoli ; quindi crediamo far cosa grata ai
nostri lettori esponendo in bre-ve alcuni fatti assai interessanti, finora sconosciuti, e che provano quanto valga una
sola famiglia per l’avanzamento del regno di Gesù Cristo, allorché questo regno, in antecedenza, ha stabilito il suo seggio
nel cuore degli individui che la compongono, e che ognuno,
secondo il dono che ha ricevuto, in ogni umiltà e semplicità,
non per vanagloria o per prurito di uscire dalla sua condizione, si accinga all’opera santa di rendere testimonianza
a quella grazia che gli è stata rivelata.
Fanno circa 16 anni da ohe un ramo della famiglia Cereghino di Favaie emigrava in Corsica, e si stabiliva vicino a
Cervione in un magnifico giardino per coltivarlo; disgraziatamente nel primo anno ancora una febbre maligna riduceva
alla metà i membri di essa, rimanendo in vita il padre, due
figli ed una figliuola. Avvenne intanto che nel 1852, com'è
noto, i Cereghini di Favaie furono chiamati da Dio alla conoscenza del Vangelo, e sentirono tosto il bisogno di comunicare la buona novella ai lor parenti di Corsica. A principio
trovarono contrarietà, resistenza, ma in seguito alcuna particella del buon lievito penetrò neH’interno degli animi loro,
in guisa che nel 1855 il padre decide di passare in terraferma
e recarsi al paese nativo onde meglio conoscere le opinioni
dei parenti. Vi si trattenne un mese circa, assistette sempre
con devozione alle religiose adunanze, il lievito fece il suo
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lavoro, couobbe Cristo e l’opera sua di grazia. Pieno di letizia tornò in Corsica, e di unanime consentimento andò
con lui la famiglia di Agostino de’ Cereghini per istruire,
come dice la corrispondenza, debolmente i cugini nella conoscenza di Gesù Cristo : a tal fine presero varie copie delle
sacre Scritture e diversi trattatelli religiosi. La luce del Vangelo irradiò ben tosto nei cuori de’ giovani figli ch’erano rimasti nell’isola , e le due famiglie vissero insieme cosi per
cinque mesi.
In progresso di tempo, Agostino andò a stabilirsi in un
poderetto confinante col giardino degli altri Cereghini, per cui
potevano continuare ogni domenica a riunirsi onde celebrare
alla meglio il divino culto iu ispirito e verità. I contadini
aH'intorno non tardarono a conoscere la qualità di coteste
adunanze: per celeste consiglio furono spinti alla ricerca
del Nuovo Testamento , e non andò molto che ne rimasero
soddisfatti e convinti, in guisa che al presente si conta
buon numero di famiglie córse, agiate e possidenti , salde
nelle credenze evangeliche, e desiderose di avere chi le ammaestri nel sacro Codice.
Non si creda però che le cose passassero sempre cosi tranquillamente. I preti se ne accorsero,, si agitarono ; i Cervionesi, aizzati da loro, principiarono a cbiamat'e i converìiti
Cereghini —■ quelli della nuova lerfge genovese, protestanti, vaidesi eretici del Piemonte ; dal pulpito si volle spaventare , si
gridò, si fulminò la scomunica contro i lettori del Vangelo ;
e ciò servì a fortifi^care nella fede gli uni, a destare curiosità
in altri, a promuovere private e pubbliche discussioni. Il vice-curato e il sindaco di Sant’Andrea, recatisi un giorno al
giardino, chiesero degli aranci su tante messe: Si, fu risposto
loro, ve li daremo ad un patto, che proviate essere la messa
d’istituzione divina, e giovevole ai vivi ed ai morti ; dopo due
ore d'inutile controversia, il prete voleva sborsare 5 franchi
acciocché si bruciasse la Bibbia: se ne andò com’era venuto,
ma impegnò gli evangelici a recarsi nel suo paese per discutere nuovamente in pubblico, e tre di loro vi si trovarono la
domenica susseguente, senza ch’abbia avuto luogo la seduta
iu quei dì, perchè fu annunziato ad essi che il prete era malato ; ritornarono dunque otto giorni dopo. Intanto la notizia
dolla concertata discussione si era sparsa nel Comune, e il
popolo, ansioso di udirla, si affollava giunta che fu la domenica suindicata : or, credete voi, o lettori, che la disputa a«
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eirettiiasse ? T'ingannereste a partito ; non sapete voi che d'ordinario i preti messi alle strette, si ritraggono daU'anngo? la
cosa fini cosi : da prima il parroco, mostrando di voler accettare la sfida, annunziò ch’egli sceglieva per giudice il teologo
suo vice-curato, poi chiese agli evangelici chi essi avrebbero
eletto, e fu risposto : — La Santa Scrittura e il popolo. — Al •
lora il parroco soggiunse: — La prima non è suiìiciente, l’altro
è ignorante: — ecco la scappatoia del clericale ; offrivaperò un
dibattimento secreto, a quattr’occhi, come si suol dire ; al
che replicarono gli evangelici : — Noi vogliamo discorrere
che tutti sentano; e se meritiamo di essere svergognati, lo
saremo. — Ognuno andò pe’ fatti suoi.
Altra volta il parroco di San Giuliano , veduto il libro di
Dio, e guardatolo per ogni parte, esclamò: Eh! cotesto libro
uou fa per voi, ci vuole molto studio per intenderlo, perchè
assai assai oscuro, ed il leggerlo appartiene ai sacerdoti, non
a voi che dovete lavorare; per le donne poi la Bibbia è scandalosa e favolosa. —Anche in tale incontro venne concertata
una futura discussione, in compagnia di venti dei più ricchi
parrochiani di San Giuliano, che si dibattè nell’abitazione
giardiniera; durò 7 ore e nulla fu conchiuso, se non che il
parroco nel partire disse in secreto ad Agostino : « Deh ! per
« pietà, non seguitate più a manifestare le vostre convinzioni,
« e noi vi daremo da vivere colla vostra famiglia, senza lavo■ rare ». Ed Agostino a lui; « fareste meglio a deporre que<t st’abito nero e metterlo in cima ad uu albero per ispaua racchio, acciocché gli uccelli non guastino le frutta del
< giardino, e poi aruiunziare anche voi l’eterna verità ». In
seguito un ulteriore dibattimento ebbe luogo in casa di quel
curato, ohe aveva espresso di voler far passare la verità per
falsità, e la falsità per verità; molta gente vi accorse ; viva
riuscì la lotta sui dogmi i più inaportanti , e speriamo, anzi
non v’é da dubitare, che tosto o tardi ella porterà qualche
frutto alla gloria del Signore; è egli mai possibile, che un buon
seme che cada sovra un terreno eziandio incolto, ma di natura
fertile, non abbia a germogliare? che nell’urto della luce
colle tenebre, queste abbiano a rimanersene caliginose come
prima?che la parola di Dio non lasci un’ eco nei cuori ? No,
certo : infatti da quell’ultiraa discussione, molti rimasero affamati e sitibondi di cibo e di bevanda spirituale, e lo dimostrarono coU'accorrere spesse volte al giardino e tenere conversazioni coi semplici cristiani ; lo stesso parroco di San
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Giuliano fece, solo o accompagnato con altri, di giorno e di
notte, più di 15 viaggi; anzi fu egli già scomunicato dal vescovo di Aiaccio per aver avute troppe conferenze cogli evangelici, senza permissione, e fu pure da lui ordinato ai preti
e al popolo di non più favellare con essi. Ma vedi la grazia
e la giustizia di Dio! Il parroco abbandonò la Chiesa di Roma,
e da zelante papista, divenne, in qualche maniera, imitatore
di san Paolo [Atti, IX), e farà, giova sperarlo, assai bene in
quell’isolii superstiziosa e idolatra. Il vescovo per il suo male
agire venne destituito e privato persino della messa.
Tornando a Cervione, alla moglie del padrone di Agostino
venne rifiutata dal parroco l’assoluzione, perchè tollerava, insieme col marito, gli eretici valdesi ; il marito poi fece come
Giuda Iscariotte ; offertigli dal clero del paese 500 franchi,
perchè discacciasse dal suo territorio gli evangelici, acconsent'i e prese il danaro, dicendo a loro gesuiticamente: — La
mia casa è casa da rosari e di commercio, e non tempio da protestanti.— Equi ci si presenta un altro caso nel quale si scorge
la grazia del Signore in mezzo alla malvagità degli uomini. Nei
sei mesi di tempo accordati ad Agostino per lasciar la terra,
la di lui moglie diede alla luce un figliuolo: per la cerimonia
del Battesimo fu chiamato il pastore inglese residente in Bastia;
saputolo i tonsurati, la notte susseguente al giorno in cui egli
si trovava in Cervione, fecero andare 9 carabinieri onde arrestarlo ; ma il pastore se n’era partito. Ora, chi il crederebbe?
quattro di quei medesimi earabinieri lianao e leggono divotamente la sacra Bibbia.
Il padrone avrebbe anche seguitato a tenere Agostino , purché non facesse propaganda; ma Agostino non poteva accettare simile condizione, e rispose esser suo dovere di parlare
dell’eterna salvezza a coloro che sono avviati aU’elerna perdizione.
Egli colla sua famiglia rinunziò dunque ai vantaggi della
possessione, abbandonò ìa Corsica e giunse in Favaie il 19
del mese d’aprile dell’anno corrente , dove, in mezzo alla
gioia comune, diresse in seguito delle eccellenti adunanze di
oltre 40 persone ; adunanze congiunte ad una semplice musica
istrumentale (il contrabasso, due violini e il triangolo ) , accompagnante cantici di gloria edi laude innalzati all’Altis-
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OSPIZIO DEI CATECDIHENI IN PINEROLO
Riceviamo dal molto rev” canonico Fortoul, rettore di
dello Ospizio, la seguente lettera, che ci affretliamo a pubblicare, riserbandoci di farvi sopra, in un prossimo numero,
i dovuti commenti. [Direzione].
Pregiat.'““ sig. Direttore della Buona Novella.
Il N'® 14 del giornale da lei diretto, pubblicato il 1” corrente
mese, produsse ua articolo intitolato Ospizio dei Catecumem
di Pinerolo, nel quale quest’istituto vien tacciato d’essere
• vero Carcere, da dove chi entrò una volta non può più
« uscire, che scavalcando le mura; dove il favellare coi proprii
« parenti non è lecito che alla presenza di due o tre preti, o
« suore, che fanno l'ufficio di secondini, e dove infine si tratt tengono rinchiusi, contrariamente alla volontà dei genitori,
« bambini più che minorenni, e ciò sotto pretesto di cambia« mento di religione ».
Queste asserzioni sono accompagnate dal racconto di un
fatto d'una donna che, secondo si narra, sarebbesi tratta nell’Ospizio con inganno, e trattenuta a forza con una sua figlia
di quattordici anni, nè avrebbe potuto sortirne che scavalcando di notte le mura, lasciandovi dentro la sua figlia predetta, che ora non potrebbe più riavere, costretta perciò a riclamarla per mezzo dell’Ambasciatore di Francia.
Neirarticolo si fa appello a Monsignor vescovo della diocesi
di Pinerolo, dal qualel'istituto dipende, acciò nella sua saviezza
disponga che tali fatti più non succedano, o li smentisca so
non sono accaduti.
Duoimi che non abbia potuto rassegnare cosi presto al prelodato Monsignore l’incidente, per accertarmi del suo non
dissenso di adempiere al dovere cheT nella qualità di Rettore
del predetto Ospizio, m’incumbe, e poter dichiarare pubblicamente, che non solo non si trae nessuno nè per forza nè per
inganno nell’Ospizio, ma si adoprano ognora le più severe
cautelo prima di ammettervi i postulanti, esigendo da essi le
maggiori po.ssibili prove di rette e ferme disposizioni, e di libera volontà di abbracciare, per poi esattamente osservare, i
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precetti della religione cattolico-romana, e sovente anche accadendo, che coloro i quali si dimostrano sinceramente chiamati, non possono esservi accettati per mancanza di mezzi
dell'Opera e di posto materiale nello stabilimento , siccome
appunto avviene da qualche tempo, essendovi postulanti che
attendono da oltre un anno.
Che non solo per parte di chi dirige l'Ospizio non si frappone mai la menoma difficoltà a che coloro che vi entrarono
possano uscirne, se così loro piace, ma ne sono sempre irremissibilmente rimandati quelli che si fanno vedere esitanti,
dubbiosi ed instabili nella loro risoluzione.
Che non si accettano mai nell’Ospizio non che i minorenni,
quelli che non hanno compiti gli anni venticinque, o sono
soggetti alla patria podestà senza il consenso dei parenti, salvo
abbiano ottenuta l’autorizzazione di vivere da essi separati, a
termini dell’articolo 212 del Codice Civile.
Finalmente che se non si accorda ai parenti protestanti di
conversare coi neofiti, se non alla presenza del Rettore e delle
suore, se si tratta di donne, nessuno che sia imparziale non
ravviserà come indispensabile una tale precauzione, senza di
cui quei colloquii si potrebbero convertire in dispute, in risentimenti, in rimproveri, e talora anche in risse e prepotenze ; non essendo pur troppo alcuue volte nemmeno bastata
la presenza del Rettore per mettervi impedimento. L'Ospizio
non fa proseliti al di fuori, non va in cerca di neofiti, ma è
suo dovere di difendere chi vi è entrato liberamente da ogni
violenza, e se non fosse da altro, da quelle suggestioni che
tendessero a distrurre l'effetto dell'istruzioae religiosa in esso
compartita, ed a turbare la coscienza dei ricoverati, insinuandovi dei timori e dei dubbii, che potrebbero renderli per
sempre infelici. Si abbia dai direttori dell'Ospizio morale certezza che queste conseguenze non siano a temersi, ed allora
il colloquio coi parenti sarà libero e senza presenza di preti
e di suore : testimonio la donna stessa di cui si narra l'evasione, ohe conobbe e visitò parecchie volte l’Ospizio quando
eravi ricoverata la sua figlia primogenita, ora cattolizzata e
maritata, la quale entrò nell'Ospizio, vi restò e ne uscì col
consenso d'entrambi i genitori, che poterono confidenzialmente trattenersi parecchie volte con essa. Si vede da ciò solo
che la madre non potè esser tratta nell’Ospizio per inganno o
per sorpresa. Avvi però di più ; pel lasso di ben tre anni con
lettere dirette alla sua figlia, in prima da Genova e poi da
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Lione, domandò istantemente d'essere ricoverala nell'Ospizio,
e tanto erano commoventi, massime le ultime, che si credè
non doversi più oltre differire l'implorato favore.
Esistono a mie mani taluna di queste lettere, le quali portano data certa per il bollo della posta, ed all'uopo potrò produrle.
Appena poi la postulante fu avvertita dalla figlia che sarebbe ammessa iiell'Ospizio, si parti appositamente da Lione,
e giunta in Pinerolo, prima d'entrarvi visitò il Rettore, visitò
le suore, persone già da essa conosciute; e pienamente conscia
di quanto operava, vi entrò la aera dell '11 marzo, avendo seco
la iiglia d'anni quattordici, di cui fa cenno l'articolo, la quale,
ben lungi dall'essere ritenuta contro la volontà della madre e
dopo la partenza della medesima, già ne era uscita fin dal 14
giugno per recarsi a coabitare colla sorella: giacché, dotata
(li non piccola capacità, conoscente anche la lingua italiana
a differenza della madre, la quale non conosce che dialetti e
non iscrive che in cattivo tedesco), potè entro discreto tempo
dar prova di sufficiente istruzione per essere ammessa alla
partecipazione dei santi Sacramenti.
Rimane il fatto della evasione, il qual fatto se è inesplicabile per il modo in cui avvenne, sono più inesplicabili ancora
i motivi che possono averlo determinato: a giudicarne tuttavia
da quanto quella donna lasciò intravedere, pare che o l'amor
proprio ferito per non aver potuto essere cattolizzata altrettanto presto che la sua figlia per mancanza di sufficiente istruzione, od altro tale motivo o dispetto che non abbia osato manifestare, l’abbia indotta a fuggire di soppiatto : il certo si
è che essa non mai chiese di uscire, nè manifestonne il menomo desiderio o volontà, non avendo neanche voluto approfittare della circostanza che le si sarebbe parata opportuna di
andarsene senza essere osservata, quando lo stesso giorno
della fuga assistette a funzioni religiose nella chiesa parrochiale di S. Morizio.
11 fatto di questa evasione vuol dunque essere considerato
come uno di quelli strani e malaugurati accidenti chenon si
possono spiegare, e che farebbero quasi supporre un istante
di aberrazione mentale , senza nulla provare contro l'Ospizio
nè contro lo spinto che guida la sua amministrazione, la quale,
fo si ripete, non ha altro fine nè proposito, fuor quello di compartire la necessaria istruzione a quei acattolici, che liberamente ad esso ricorrono per convertirsi alla religione catto-
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lica, e danno prova di' sincero oonvincimento e ferma riso
1 azione.
Nel pregarla, signor Direttore, d’inserire questa mia dichiarazione nel primo numero del giornale La Buona Novella, sono
persuaso che ciò basti, senza richiedernela a nome della legge;
ed in questa fiducia ho l’onore d'essere con distinta stima
Della S. V. pregiat.“»
Pinerolo , il 18 luglio 1857.
Devot.'^o servitore
Can.» Pen.« Gio. Batt. Fortocl,
Rettore delVOspizio.
GOSTANZA DI POCHI
(Luci, xriii, i9 ).
Fra la folla che d’intorno
Al tuo legno maledetto
Ti facea onta e scorno.
Da lontano, o Benedetto,
Solo alcuni giusti cuor
Compiangevan al tuo dolor.
Avrem dunque noi rossore
Confesssrti in su la terra,
Quando il fronte con dolore
Serto rio di spin ti serra?
No! Gesù, qual Tu sul fronte
Porterem le spine e Tonte!
Il solingo tuo cammino
Fu la croce sol quaggiù:
Or di Te, Signor divino.
Sarem noi forse di più?
Clii non vidde in Te beltà
Forse in noi la scorcerà?
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MISCELLANEA
Il TITA
Ogni giorno è una vita; tutta la nostra vita non è che un
giorno ripetuto; così il vecchio Giacobbe contava la vita dai
suoi giorni, e David chiedeva a Dio che lo ammaestrasse a
contare, non gli anni, ma i suoi di. In cansegaenza, coloro
che osano perdere un giorno sonO' pericolosamente prodighi :
quelli che osan» impiegarlo- nel male sono disperati. Tutti i
giorni appartengono a Colui che creò il tempor se ce ne ha
dati alcuni domanderà conto dell’uso fattone.
EFFICACU DELIA PREGHIERA
Una donna di colore degli Stati-Uniti d’America avea preso
l’abitudine di scegliere cogli occhi (ra la folla de’ mondani
qualche giovane a prò del quale pregava, insino a che poteva
crederlo convertito- e lo vedeva unirsi alla Chiesa. Allora l'abbandonava e ne sceglieva altri, pel quale orava egualmente
finche otteneva lo stesso effetto. Poi un terzo e via discorrendo. In capo aventi anni ella vide venti giovani, coi quali
non era stata in relazioni personali, consacrarsi al servizio di
Dio, La medesima »H'epoca della morte confessaiva questo
fatto al suo pastore.
BEIVI DELLA TERRA
Un fakir del nord deH'India ha dimostrato nel modo seguente la vanità deibem della terra : « Un re vecchio ed avaro , ei disse, vantavasi un giorno delle sue immense ricchezze al cospetto d’un bramiuo. Questi prese uno spillo dal
proprio vestito a lo presentò, al re, pregandolo di restituirglielo nel mondo avvenire. Il re gli rispose essere ciò impossibile. Ed il bramino a lui: Se-non siete capace di fare così
piccola cosa, a che dunque vi serviranno le immense ricchezze vostre? »
Notizie.
Valli Valdesi. — Consecrazione rimandata. ~ La consefrrazione di alcuni candidati al santo ministerio evangelico
che dovea aver luogo giovedì 27, è stata rimandata al giovedì
3 settembre.
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AcrSTRii. — Affetti del Concordato. — Un corrispondente di
Vienna del Giornale aìemanno di Francoforte cita un fatto, che
prova come il clero di quella capitale sia deciso a spingere
l’esecuzione del concordato .sino agli estremi. Nel villaggio di
Hosting, posto sulla strada da Linz a Wels, un protestante
aveva sposato una cattolica. Non si chiese uè si ricercò al
fidanzato la promessa d’allevare i proprii figli nella religione
cattolica, e il matrimonio fu celebrato senza impedimento.
Poco dopo, il curato del villaggio dimandò che il marito facesse quella promessa, Gli sposi ricusarono di sottoporsi a
quest'esigenza; e allora il curato intimò alla moglie di com-»
parire nella prossima domenica in chiesa per udire a pronunciare la scomunica, di cui ella era colpita per aver disobbedito
a' precetti della Chiesa. La donna naturalmente non volle re*
carsi in chiesa a rendersi spettacolo di una sì scandalosa cerimonia, ma il curato la minacciò di ricorrere al braccio secolare; e siccome ella persistette nel suo rifiuto, quegli pose in
atto la minaccia, e la donna fu condotta dalla forza in chiesa,
ove ebbe a sentirsi a scomunicare in pubblico.
Ivrea. — Furti sacrileghi. — Monsignor Luigi Moreno,
vescovo d’Ivrea, diramò in data 30 luglio una circolare, dalla
quale ricavasi che « in meno di venti giorni sette parrocchie
« della diocesi furono funestate dal più enorme, dal più or« rendo tra i sacrilegi, la violenta rottura del tabernacolo,
« l’involazione dei sacri vasi, dell'ostle sacrosante 1 » Raccomandate pubbliche preci come rimedio a tanto male, monsignore passa a raccomandare ai reverendi parrochi la « veni< dita di tutti i vasi sacri , come calici , pissidi, ostensorii,
«raggi, ecc., formati o contenenti di questi metalli, con
« provvederne di simili in rame argentati o dorati ». — Ma
tali raccomandazioni furono poco gradite dal signor Ministro
dell’interno, che in una circolare ai Sindaci della Provincia,
caldamente li esorta a vigilare, acciò ogni oggetto sacro rimanga al posto in cui si trova.
Cìr0880 Domenico gerente
Torino. — SuBiperia dett'linione Tipngr»aco-EditrÌM.