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Roma, 23 Ottobre 1909
Si pabbliea ogni Sabato
ANNO li - N, 43
LUCE
Propugna gl’interessi sociali^ morali e religiosi in Italia
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ABBOKANIENTI
Italia: Anno L. 3,00 — Semestre L. 1,50
Estero: » » 5,00 — « « 3,00
TTn numero separato Cent. 6
I manoscritti non si restitniscono
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Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
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M. de (JoamuQO
Non ostante il fatto gravissimo che tutto il mondo
civile ha stimmatizzato ; non ostante le persecuzioni
clericali, che del resto non mancano nemmeno in Italia,
la Spagna — tutto ben considerato — non è molto
dissimile dagli altri paesi latini.
Pensate all’Italia ! Molto clericalismo, una humana
d’incredulità ignorante e beata, un bellissimo movimento
spiritualista o riformatorio, tra il quale spiccano alcune
simpaticissime hgure di dotti emancipati dal giogo
romano e dal giogo del materialismo.
Ebbene, in Ispagna, lo spettacolo che si presenta
all’osservatore attento è appunto il medesimo, con
qualche tinta più marcata tanto in male quanto in bene.
Il clericalismo è strapotente in Ispagna ; ma non è
poco potente anche in Italia. L’incredulità fa strage
in Italia ; ma non manca nemmeno in Ispagna ; e là,
come qui, è un’incredulità leggera e frivola, nata non
già da un serio dubbio, ma da la inconseienza del
popolo-pecora, da la irriflessione ignorante, dal materialismo pratico che vuol godere, godere nel momento
che passa e fugge. E, come in Italia, così e meglio
forse in Ispagna, alcune figure emergono di tra la turba
bachettona o incredula, cioè tutta materialista; e sono
figure nobilissime e come illuminate da un raggio di
cielo. Noi Italiani abbiamo un Arturo Graf, per esempio ; ma la Spagna ha un Miguel de Unamuno.
Chi é Unamuno?
Il rettore della celebre università di Salamanca, nien■ tedimeno. E Unamuno, se non è ancora cristiano evangelico nominalmente, non è più cattolico romano,
non è materialista ; è un credente, un cristiano, che
prova un’intensa simpatia per l’opera religiosa evangelica, e che non dissimula questa sua intensa simpatia ;
mentre nelle sue lezioni all’università e nelle sue conferenze cb’e’ va proferendo in varie città della penisola
propugna la fede, la religione, l’Evangelo, e si rivela
un vero e potente testimone di Dio e del Cristo, contro
la bigotteria da una parte e il materialismo propriamente detto da l’altra. Miguel de Unamuno, che ha un
nome grande di letterato e di dotto, quanto i nostri
maggiori spiritualisti italiani, ci fa l’efietto d’esser superiore a loro, perchè più di loro è attivo e instancabile
nel diffondere le idee intorno allo spirito e alla vita
religiosa dello spirito; egli non è un credente per sè
solo, è un propagatore della fede, un missionario, un
milite del Cristo.
Egli è una potenza co’ suoi scritti in ¡stile elegante
e degno di Castelar, con la sua parola eloquentissima.
Or non è molto, Unamuno tenne una conferenza a
Valladolid ; l’Unione cristiana di Madrid se ne congratulò vivamente con l’insigne professore, mediante una
lettera, a cui l’insigne professore rispose, tra l’altro :
€ Qualunque siano le differenze dottrinali che ci separano, c’è però una cosa che ci unisce ; e questa cosa
è il comune amore alla verità e alla sincerità, e il
desiderio di trovar da per noi, « senz’altro aiuto se non
quello della grazia divina », la via della salvezza. Imagino quale grave lotta Loro avranno da sostenere per
risvegliar l’intimo senso cristiano nel popolo Spagnolo,
specialmente perchè garan, di certo, tacciati — più che
di eresia — di forestierume (de extranjerizantes) ; come
se il Cristianesimo avesse avuto sua culla qui in Ispagna, e non fosse una luce venuta da altri paesi, per
diffondersi anche in questo.
L’opera mia — per ora almeno — non mira a stabilir formule dommatiche, nel che, del resto, io non sarei
competente; bensì a eccitar i miei compatriotti a pensare, a pensar seriamente e col cuore, e non solo con
la testa ; a pensar — dopo essersi liberati da pregine
dizi e dal giogo dell’autorità puramente ed esclusivamente umana — al problema che più d’ogni altro deve
impensierirci tutti quanti : quello dello scopo sapremo
della vita. L’orrenda freddezza e il lasciar correre, che
a questo rispetto regnano, mi affliggono. Da un lato,
la orrida fè implicita a uso carbonaio, e l’abituale andazzo cattolico romano ; da l’altro lato, il volgare terra
terra di questo che si chiama libero pensiero, e che
non suole esser nè pensiero nè libero.
Ne’ miei viaggi, questo ho notato : che quando io parlo
a un pubblico... « evoluto », e che s’interpretano alcune delle mie affermazioni, fraintendendole, come se
esse fossero negazione della vita futura, dell’immortalità dell’anima, si prorompe in applausi ; e quest’applaudire non significa approvazione all’uomo coraggioso
che ama la verità, per dolorosa che sia, più che non
ami i dolci conforti tradizionali ; no, ma gli è come se
si dicesse : « Bene ! benone ! non vogliamo la vita futura ; ci basta la vita presente ». Or se il credere che.
non esistano nè Dio nè immortalità, può esser cosa rispettabile; il volere che non esistano è cosa ributtante.
Ed io penso a chi ha tratto tanta gente a un così
lamentevole stato di coscienza e a una tal mancanza
di intimo impulso vitale, che solo è sorgente in un popolo di vita nobile e umana ».
Fin qui l’illustre Miguel de Unamuno, che nel giornale « La Nacion » di Buenos Aires è tornato su l’argomento, ampliandolo e dipingendo al vivo la condizione spirituale della Spagna, in un articolo intitolato
« Materialismo popolar ».
Come ci rallegra il pensiero che anche in Ispagna,
Dio abbia — tra altri parecchi — un messaggero cosi
dotto, così stimato, cosi onesto ! Sciagurata Spagna !
c’è ancora speranza per te, se vorrai ascoltare chi
non cessa di parlarti come un angelo mandato dal
Cielo.
John Ruskin
Figlio unico di un onesto mercante di Londra,
John Baskin, che mori a Londra il 20 gennaio 1900,
era stato allevato da una madre cristiana della sètta
dei Puritani, la quale temeva vi fosse peccato a
servirsi di giocattoli per i bambini 1 Come distrazione nei giorni feriali permettevasi al giovinetto di
leggere Omero nella versione di Pope, nonché i romanzi di Walter Scott: erano riserbati alla domenica
* Robinson Crnsoè » ed il « Pellegrinaggio del Cristiano ». Per converso, uno studio perseverante dellaBibbia gli veniva imposto. « La madre mia, dic’egli,
mi costrinse, con lavoro assiduo e paziente, a mandare a memoria lunghi capitoli della Bibbia. Questa
lettura del Sacro Libro, fatta in modo completo, fu
per me nna disciplina salutare ; ad essa vado de
bitore non solo della conoscenza del libro stesso, che
mi fu di tanto giovamento, ma ancora della parte migliore del mio gusto in letteratura ».
Il desiderio della madre di Ruskin era stato di
far di lui un ministro evangelico ; ma la lettura di
un’opera di Rogers su l’Italia, illustrata dal celebre
Furner, lo spinse nella carriera delle arti, e fu, quànf altri mai, un vero critico d’arte. L’arte, per lui, non
consisteva solamente in una certa ordinata disposisizione di linee e di colori, ma dovea essere una.
specie di linguaggio. A mente sua, il pittore, l’artista più eccellente era quello che su.'jcitava nel contemplatore dell’opera di lui le più numerose e più
alte idee di verità, di bellezza e di poesia.
L’idea centrale dell’ insegnamento di Rnskin era
questa : che la grand’arte dovea essere l’espressione
della gioia che ogni uomo trova nelle opere di Dio.
L’opera di Dio più nobile è l’aomo ; ma per Ruskin,
tutta Iq gioia ch’egli provava nella natura e nell’arte era oscurata e contristata dalle condizioni deplorevoli in cui si consumavano tante umane esistenze. Questo fece volgere il suo pensiero alle questioni economiche. Egli fu condotto a ricercare quali
fossero le condizioni più vere, più normali della vita
sociale ed arrivò alla seguente conclusione : « Ogni
uomo, mediante un lavoro onesto e nobilitante, dev’esser messo in grado di guadagnare quanto gli è
necessario per nna esistenza salubre, pacifica e felice. D’altra parte, nessuno ha diritto di posseder
più di quel che gli è necessario, finché tutti quelli
che guadagnano la lor vita colla loro fatic.a, sieno
giunti a quel risultato ».
Ruskin non si tenne pago di annunziare queste
sue idee sociali : si sforzò di tradurle in pratica.
Dal padre suo avea ereditato nna sostanza di circa
cinque milioni di lire : egli ne consacrò una parte a
delle opere utili al bene generale, secondo ch’egli
l’intendeva. A Londra aperse un negozio ove si vendevano le derrate genuine e non falsificate. Ravvivò
le industrie di parecchi villaggi. Premuroso dei bisogni dello spirito non men che di quelli del corpo,
fondò un museo d’arte per gli operai di Sheffield. Finalmente istituì la St. George Quild, che è una Società i cui membri, appartenenti tutti alle classi
colte, s’impegnano a vivere modestamente e semplicemente, a bandire ogni lasso, a impiegare il loro
tempo e le loro forze a qualche opera utile per la
Società. Egli si lusingava che, con un pugno di discepoli, avrebbe potato rivelare al mondo il segreta
di una vita migliore, e trarlo dalla via funesta in
cni cammina.
A raggiungere questo fine, 1’ artista e filantropo
cristiano consacrò gran parte della sua fortuna, del
suo tempo e dei suoi studi. « Vivete con semplicità, lavorate per guadagnare il vostro giusto salario; fate che il lavoro sia una benedizione e non
una maledizione ».
Tali eran le regole ch’egli impartiva ai suoi discepoli. Avversario della guerra, egli esortava le
madri, le spose, le figliuole delle classi colte a ve-
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LA LUCE
stirsi a gramaglia, a non portar gioielli nè adornamenti, ed a protestare contro il massaciro di creatnre umane, e le devastazioni della guetra, finché
questa avesse durato. Protesta mutolaì, pia irresistibile, che avrebbe dovuto Sedare il furor bellicoso e
l’orgoglio dei popoli, eccitati fino al delirio da una
stampa venduta all’ambizione e airipocvisia di bugiardi politicanti (1).
dé
(1) Ci sembra opportuno, a proposito
politica, di ricordare le parole che, giorni
E. GreVj ministro degli Esteri inglese, prq
Londra, al Congresso dei giornalisti :
* E’ essenziale — egli disse — che quan
divergenze fra le Nazioni, la stampa, pu|:
done francamente, cerchi di evitare in
esagerarne le proporzioni. Sarebbe necessi
che i giornali di tutti i paesi cooperasse
pare anziché addensare gli equivoci fra le
zioni. Nove volte su dieci le contese spar
da una parte o dall’altra non si nutrisse^i
Non meno interessante sarebbe che i gior
paesi cooperassero in questo momento all’op{i
Per fare una guerra ci vogliono due co
•per mantenere la pace ci vogliono due co
inutile perciò che in una contesa intern
stampa di uno dei due paesi avversari m;
contegno prudente e misurato, se la stambi
paese non la segue su questa strada. SoprS t
eluse il ministro, ai corrispondenti dei g
denti nelle capitali straniere spetta il doveri
noscere nel loro paese tutti i punti comii
^ono fra la Nazione in cui vivono e q
provengono. Con ciò i giornalisti possono
una missione estremamente feconda : quella
l)uire a migliorare le relazioni fra i vari
rando efficacemente alla gran causa della
versale ».
Ila stampa
sono, Sir
nunciava a
fiali I
jio sorgono
discuteni modo di
brio altresì'
ro a dissivarie Nag
irebbero s
o sospetti.
dei vari
era di pace,
dibattenti, e
atraenti. E’
azionale la
antenga un
a dell’altro
tutto, coni|ornali resie di far coni che esibella da cui
compiere
di contripaesi lavopace uniY.
Piriffo di vita e di morte
lion, « il più mostruoso misfatto di tai
«orne disse l’on. Turati (quante cose esagerate e false
si dicono nei comizi popolari !), ma un
tele età
grande mi
sfatto, uguale a migliaia d’altri perpetrali'nei secoli
dalla chiesa e dal trono uniti in turpe (;onnubio, fu
compiuto con la fucilazione di Francesco Ferrer, reo
soltanto del delitto di pensiero e di propaganda.
La Spagna di Maria Cristina, di Alfor so XIII, di
Maura e di Mery del Val, è sempre la Spagna di
Torquemada, di Pietro Arbues, di Domejiico di Guzman di Ignazio di Loyola : cupa e fanatica, essa perseguita, imprigiona e uccide chi non la pensa come
la chiesa gesuitica dominaute, dagli anarchici agli
evangelici. In pieno secolo ventesimo, con una parvenza di giudizio che ricorda i tempi pii foschi dell’inquisizione, essa condanna a morte in uomo di
cui il partito clericale dominante aveva giurato la
perdita, chiude gli orecchi e il cuore al grido universale implorante pietà e, con crudeli à raffinata,
mascherata sotto il manto della carità religiosa, perseguita la sua vittima con nna turba li gesuiti e
di frati, durante gli ultimi solenni istanti di sua
vita. Essi che ne hanno voluto la morte, dovevano,
atroce ironia, prepararlo a morire da bue n cristiano,
con il conforto dei loro sacramenti I E poi, i fogli
clericali di tutto il mondo hanno il coraggio di denunziare a tutti gli onesti un preteso complotto massonico universale ordito a danno della religione cristiana in Spagna !
Noi non condividiamo gl’ideali di Ferrer e compagni e non abbiamo simpatia alcuna per la propaganda del libero pensiero ateo che nón affrancherà
mai veramente gli nomini e che all’ occorrenza sa
mostrarsi intollerante al pari del più nero clericalismo ; ma ammiriamo riverenti e commossi la forza
e la serenità con cui codesto nuovo mirtire dell’idea mosse incontro alla morte, e gridiamo la nostra
indignazione ai suoi biechi carnefici. Le proteste della
civiltà in nome deU’nmanità oltraggiati, « dicono al
giovine re, al ministro, alla reazione ctie il sangue
nel quale credono di salvarsi sarà quello che li affogherà ». Cosi l'on. Turati, e noi diciimo: amen.
Alfonso XIII, rifiatando di dare ascolto al grido
disperato della figlia di Ferrer, s’è lasciato fuggire
una bella occasione di fare atto d’indipendenza di
fronte al partito di cui è schiavo, e di compiere, insieme con un atto di umanità, un atto di politica
illuminata.
€ p re, che come Dio stesso, potete disporre della
vita e della morte... » gli telegrafava l’infelice fanciulla. Ecco, sapevo benissimo che le cose stanno
cosi e che a un capo di stato spetta il diritto di
grazia, eppure quella frase mi fece l’effetto come di
cosa mostruosa. « Come Dio stesso, potete disporre
della vita e della morte ! ! » Non sentite voi l’enormità spaventosa del diritto e della responsabilità cosi
conferiti ad un uomo ? Non è questo usurpare ciò
che a Dio solo appartiene ? Egli può disporre della
morte, ma dà anche la vita : « il Signore fa morire
e fa vivere, fa scendere nel sepolcro e ne trae fuori ».
Ma l’uomo? Egli può, pur troppo, dare la morte,
ma non mai la vita. Non è dunque un diritto usurpato codesto che è stato conferito ai sovrani e ai
loro rappresentanti ? e non sarebbe tempo che venisse loro tolto ? Non si può avere il diritto di togliere ciò che non si è dato e di disporre, a danno
altrui e anche di sè stesso, di un bene sacro e inalienabile quale è la vita.
— Ma questo diritto vien dato dalla societàa chi la
rappresenta. — Lo può essa fare ? Perchè si chiama
assassino e si punisce chi toglie la vita ad altri
senza le cosi dette forme legali ? La pena di morte
sarebbe dunque un assassinio legalissato, e nel caso
di Ferrer non ci fu nè anche la legalità.
Ristampi pure un gesuita, nell'anno di grazia 1908,
che la chiesa cattolica apostolica romana ha il diritto di condannare a morte gli eretici : sarà, com,e
è stata, una chiesa assassina. Ma che il diritto moderno e, soprattutto, che lo spirito del Cristianesimo attribuisca ancora a un uomo la facoltà di disporre, « come Dio stesso, della vita e della morte »,
è tale mostruoso anacronismo che deve scomparire
dalle leggi e dai costami. Codesta facoltà appartiene
a Dio solo e, che io sappia. Egli non l’ha conferita
ad alcun rappresentante suo sopra la terra.
Enirieo i^ivoiire
L’assassino
COperaif legffete e meditate !...)
Non ho trovato, amici operai, altro titolo più adatto
a ciò che oggi voglio dirvi. Vi è infatti un assassino che vi insidia perennemente, che vi attende ad
ogni canto per uccidervi, un nemico tanto più terribile quanto meno è avvertito, un nemico che vi
ostacola nelle vostre rivendicazioni, che impedisce la
vostra ascensione morale e materiale, che vi abbrutisce nell’anima come vi assassina nel corpo. Questo
assassino è l'alcool.
Inutile illudersi : l’alcoolismo fa progressi terribili fra noi. Mentre anni addietro potevamo considerarci come il popolo più sobrio di Europa, oggi
invece stiamo per diventare il popolo più ubbriacone.
Le nazioni più progredite, i popoli nordici come gli
svedesi e i norvegesi hanno invece con leggi speciali proibito l’uso dell’alcool. In Italia invece si tollera ancora che degli osti ed anche dei proprietari
di cantine per smaltire il loro vino, per dieci centesimi permettano agli operai di bere quanto vogliono
lo spazio di un’ora I Le osterie, i bars- le bottiglierie,
si moltiplicano a vista d’occhio, come crescono in
maniera inquietante le distillerie.
Leggevo pochi giorni fa in un periodico francese
le condizioni tristi in cui si trova la Francia per
l’alcoolismo. Voglio riferirvele brevemente, perchè,
se in Italia non siamo ancora scesi allo stesso livello, stiamo per arrivarci. Si conta in Francia uno
spaccio di vino e di liquori per ogni 35 persone
adulte^ A Parigi soltanto se ne contano 30,000 cioè
uno spaccio di vino e di liquori per ogni 3 case. Vi
sono alcuni paesi, — Fougères p. e. una piccola città
di venti mila abitanti, dei quali dodicimila operai, —
in cui durante l’anno 1908 furono bevuti, senza con
tare il vino, à2à0 ettolitri di acquavite cioè piìi
di 200 litri di acquavite per ogni abitante, comprese le donne ed i fanciulli.
E in Italia sapete quanto si beve ? Lo potete facilmente-rilevare dal fatto che ogni anno si spendono nel nostro regno un miliardo e settecentoottanta milioni di lire in bibite alcooliche. Se si pensa
che tutte le spese dello Stato sommate insieme sono
di due miliardi, vi apparirà tutta la spaventosa enormità di quanto si consuma nei vini e nei liquori !
Ma più orribile vi apparirà la realtà se considerate che gli spacci di alcool devono esser considerati come vere anticamere del manicomio dell'ospedale, della galera, della tomba ! Difatti ognuno
vede come oramai i manicomi non sono più capaci
di contenere il numero dei poveri pazzi, tanto che
un direttore di un grande manicomio diceva ad una
mia amica, che la commissione provinciale gli aveva
detto : « Qui bisogna mandare fuori un po’ di matti,
altrimenti non c’è posto per i nuovi !» E le cause
di questo aumento gravissimo di alienati sono da ricercarsi neU’abuso dell’alcool. Pensate e rabbrividite
che il 50 per cento dei matti, sono degli alcoolizzati.
Il 90 per cento circa dei delinquenti di ogni genere rinchiusi nelle carceri sono degli alcoolici : come
pure il 70 per cento degli arrestati per furto, è
gente che abusa di vino e bevande fermentate.
Passiamo negli ospedali. E’ provato, da esperienze
di celebri medici, che tutte le malattie, oltre che
colpire più facilmente chi è dedito all’alcoolismo, presentano caratteri speciali di gravità e spesso sono
inguaribili per gli alcoolizzati. Specialmente quella
terribile malattia che è la tubercolosi fa di essi strage.
Difatti in Francia, nei dipartimenti nei quali si bevono dodici litri all’ anno di alcool per persona, si
contano 40 morti per tubercolosi ogni diecimila abitanti. Invece in quei dipartimenti dove la percentuale dell’alcool è di 18 litri per persona, sale ad
80 il numero di morti per tubercolosi per lo stesso
numero di abitanti. Vi basti poi sapere che negli
ospedali V80per cento degli ammalati tubercolosi
sono alcoolici !
Noff % orbile tutto questo ? Ma ancora più orribili sono le conseguenze dell’alcool se si pensa a
ciò che sarà dei figliuoli, della discendenza di tanti
disgraziati. Il progresso dell’alcoolismo segna anche
un progresso spaventoso nel numero dei nati morti
dei sordomuti, dei deformi, scrofolosi, epilettici,
deficienti, ebeti, degenerati, dei tendenti al malcostume, ai reati di sangue, dei delinquenti di
ogni specie, i quali devono la loro cattiva sorte all’esser nati da genitori che abusarono di bevande
spiritose. Per modo che chi si abbandona all’alcoolismo non solo assassina sè stesso, ma si fa volontixriamente assassino dei suoi figliuoli.
Ora in modo speciale anche le donne si lasciano
andare al vizio orrido dell’ nbbriachezza ...
Amici operai, date ascolto a chi vi parla per il
vostro bene. Guardatevi dall’alcool, che è il vostro
assassino I E. De Luee
(Da la Libertà di Fermo).
Evitnjelizziamo l lfalia I
Il comando del Maestro è chiaro : « Andate, dice
egli, ed annunziate il Vangelo ad ogni creatura ».
Come fare per arrivate ad evangelizzare tutta la
regione^dove non abbiamo una cappella, un tempio ?
In Francia, per cura della missione popolare, si
sono adoperati tre mezzi di Evangelizzazione itinerante.
Primo, un piccolo battello che va lungo i fiumi
e che ha una sala, dove si tengono adunanze. Cosi
i luoghi rivieraschi possono essere evangelizzati.
Secondo, una cappella smontabile di legno, che si
trasporta di luogo in luogo e dove si dànno conferenze con proiezioni e si fanno dei culti.
Terzo, una tenda che si trasporta pure. Quella
di Chexbres poteva contenere 2000 persone.
Con questi mezzi anche in Italia sarebbe possibile di raggiungere parecchie località molto popo-
3
LA LUCE
lose e che non potrebbero essere evangelizzate altrimenti.
Chi sa quante anime curiose prima, poscia ansiose^
verrebbero cosi alla conoscenza della verità ! Non
bisogna mai dimenticare che il Cristo andava di
luogo in luogo, senza aver mai una residenza fissa.
Cosi precisamente s’avrebbe a fare ancora adesso,
là dove non sono chiese costituite e dove intere
regioni, intere province sono ancora prive di predicazione cristiana.
Si spenderà assai per uria tenda o per un tempietto smontabile, ma questa spesa sarà certamente
proficua.
«
Ho cercato di interessare un Egregio Signore per
cooperare all’erezione di una bella casa sociale a
Pont-Saint-Martin.
Adesso è un fatto compiuto e l’inaugurazione della
casa è stata fatta il 19 Settembre p. p. Ne sono
felicissimo perchè gli operai avranno li un ritrovo
magnifico e si potranno dare delle Conferenze.
A Champ de Praz pure si è costrutta una splendida casa sociale per la cooperativa sociale, la quale
sarà fra breve inaugurata.
E’ un dovere che l’Evangelista si interessi a tutte
le opere di ordine sociale, perchè K riabilitazione
dell’operaio è opera eminentemente ^ civile.
Hi . ’ "
Hi Hi '
Io stringo volentieri la mano all’ingegnere Alberto Giacchetti di Caruuchio, benché io non lo
conosca, perchè certo egli compie un’opera di evangelizzazione eminente nel presiedere le riunioni.
Quando avremo dei laici che capiranno cosi il loro
dovere, l’opera nostra avrà fatto Un passo defcisivo.
L’Evangelizzazione col mezzo del laicato organizzato
ecco il fulcro o il punto capitale déirestensione dell’opera nostra.
Gustavo Beri
profili, di riformafi If^iiioi
Pier Paolo Vergerlo
Questo insigne campione della protesta contro il
papato nacque a Capodistria, l’anno 1498, da nobile
famiglia, Studiò legge all’Ateneo di Padova, dove
ebbe compagni Pier Martire Vermigli, Màfco Antonio Flaminio, Pietro Bembo.
Ultimati gli studi, entrò nella magistratura e dimorò a Verona, Padova e Venezia, ove prese moglie.
Ma rimasto ben presto vedovo, si lasciò tirare alla
carriera ecclesiastica, dove già occupavano cariche
eminenti i suoi due fratelli. Andò quindi a Roma,
al principio dell’anno 1533, dove fu incaricato dal
papa di diversi negozi politici-religiosi. Da Paolo III
mandato in Germania come nunzio, ebbe persino un
colloquio assai caratteristico con Lutero. Ritornato
dalla sua missione, fu fatto vescovo, e perciò prese
gli ordini sacri. Destinato dapprima ad una sede di
poca importanza in Croazia, fu promosso quasi subito dopo a quella di Capodistria sua patria.^ Non
vi stette inoperoso, anzi vagheggiò l’idea di una restaurazione della Chiesa. Di poi prese parte a varie
missioni al di là delle Alpi, ed ebbe la ventura di
parlare di cose religiose con la stessa Margherita
di Angoulème regina di Navarra, della quale restò
ammiratissimo. Fu quindi alla dieta di’Worms, l'anno
1540, dove parlò da cattolico in favore dell’unità e
della pace della Chiesa. Ma un grande lavorio si andava facendo nella sua mente, riguardo alle controversie con i protestanti. Egli aveva ottenuto da Roma
la facoltà di leggere i libri dei riformatori che divorava soprattutto, quando viaggiava, con grande avidità. E si può ben dire che la dottrina fondamentale della Riforma cioè la giustificazione per la fede,
fu la prima ad entrargli nella mente ; e questa dottrina predicò nella sua diocesi, impegnando fin d'allora una fiera lotta contro gli abusi e le superstizioni. Di qui il processo che gli venne intentato
l’anno 1544, per opera di Monsignor della Casa. 11
Vergerlo sperava di essere ammesso a far la sua
difesa nello stesso Concilio di Trento. Invece ne fu
impedito. Andò quindi peregrinando qua e là, finché capitato a Padova^ fu tratto a visitare Francesco
Spierà, caduto, come già vedemmo, in mortale disperazione per avere rinnegata la fede.
Il Vergerio ne rimase inorridito, ruppe gli ultimi
indugi, e non pensò più a riconciliarsi col papa. Egli
più tardi scriverà : « Io non sarei uscito d’Italia, se
non avessi veduto lo Spierà. Il papa, ora con minacce e ora con lusinghe, mi volea a Roma, onde io
mi risolvessi a celare il V angelo e a vivere conforme
ai suoi decreti. Io pensavo come potessi evitare la
jattura dei miei beni e della mia pristina dignità ;
ma quando vidi lo Spierà lottare si orribilmente col
giudizio di Dio, fui percosso e pietrificato cosi, che
si dileguò ogni pensiero di andare al papa e dissimulare la verità ».
Nuovamente accusato e denunziato, il Vergerlo
l’anno J 549 usci dall’Italia, per non fare più ritorno.
Dopo una breve sosta nei Grigioni, si recò a Basilea
dove l’aspettava un altro esule, il Ourione. Quivi
non tardò a pubblicare vari suoi scritti, specialmente
piccoli manuali catechetici. Invitato di poi nell’anno
1550 ad occupare il posto di pastore della parrocchia di Vicosoprano nei Grigioni, accettò di buon
grado quella nomina, spiegando quivi e in tutta la
valle un grande zelo per la causa della Riforma.
Lasciato di poi il posto di Vicosoprano si dette
ad evangelizzare la Valtellina. Ma essendo stato chiamato nell’anno 1553 ad occupare l’ufiìcio di cancelliere presso il duca Cristoforo di Wurtemberg, si
stabili a Tubinga, sempre occupato nella pubblicazione dei suoi scritti, spesso in viaggi e in missioni
politico-ecclesiastiche. Mori in quella città il 4 ottobre 1565, dopo avere nobilmente combattuto per
il trionfo del Vangelo, senza più rivedere la patria
sua. Ent>ieo flieyniev
Ì^elìgione è sèffe religiose
Notiamo con piacere che le questioni d’indole morale-religiosa son tornate all'ordine del giorno, è
questa una delle tante prove che l’nomo non può
liberarsi dall’idea religiosa; la quale, se scacciata
dalla porta, rientrerà per la finestra, ma ritornerà certamente.
Ma quante confusioni, quante improprietà anche
nel linguaggio dei nostri migliori scrittori ! Ce ne
vorrebbe per rilevarle tutte I
Chi approfitta di questa grande confusione è il
clero romano. Grazie a Dio, però, le tenebre non lo
proteggeranno sempre. La vérité est en marche,
anche nel campo religioso : ieri le tenebre del Medio
Evo inalzavano il romanismo papale all’apogeo della
sua potenza; oggi, che un po’ di bene s’è fatto,
molti aprono gli occhi... nè potrà loro richiuderli il
Vaticano, per quanto esso sia geloso custode di quell’ignoranza ch’è stata per lui si larga fonte di dominio e di guadagno ; domani, splenderà la luce del
meriggio, e tutti la contempleranno I
Io vorrei, così alla buona, passare in rassegna alcuni dei tanti pregiudizi ond’è tuttora vittima il popolo nostro ; ma per oggi mi limiterò ad uno solo.
Domandiamoci un po’ : è giusto di considerare la
Chiesa Cristiana Evangelica come ma sètta di fronte
alla Chiesa Romana che sarebbe la Chiesa,
La parola sètta ricorre nove volte nel Nuovo Testamento (versione Diodati) a tradurre la parola airesis del testo greco. Il verbo da cui deriva il termine, tanto in latino che in greco, ci dà (accanto
ad altri significati) l’idea di una speciale simpatia od
inclinazione per una data corrente morale, filosofica,
dottrinale, uno speciale modo di vedere e di sentire ;
si tratta insomma di una caratteristica che distingue
un gruppo di individui che li separa dalla dottrina
ufficiale professata da quella società a cui essi appartengono. Invece di sètta, potranno anche dire
partito, 0 scuola, od eresia, e via dicendo.
Già di fronte al Giudaismo stavano varie sètte,
fra cui rimasero famose quelle dei Farisei, dei Sadducei e degli Esseni. Anche il Cristianesimo, il quale
accettava il Giudaismo lo considerva come il proprio
precorsole, e trasformandolo, o piuttosto completandolo, voleva aprirne le porte a tutti i popoli ; anche
il Cristianesimo fu chiamato sètta, la « sètta dei Nazareni » (Fatti 24,5). Di più, nello stesso epistolario apostolico già troviamo il termine airéseis o
sectae applicato alle false dottrine che già s’infiltravano in seno alle giovani chiese cristiane (es. I,
Cor. 11,19) (1).
Ciò posto, lasciamo da parte le tante sètte che coll’andar del tempo han veduto la luce, e che hanno
fatto spandere tanti rivi d’inchiostro e purtroppo
anche dei torrenti di sangue ; e sorvolando sui secoli domandiamoci : Delle due Religioni, o forme religiose, che oggi si contendono il bel suolo d’Italia,
quale si può chiamare realmente Religione, e quale
sètta ereticale f
Per la stampa clericale non v’è dubbio: la Religione vera, degna di questo nome, è la romana;
noi non siamo altro che una sètta, la sètta dei protestanti.
Sarebbe bene, anzitutto, di bandire una buona volta
dalle nostre discussioni quel termine di protestantesimo che ha solo un valore storico, e che cadrà
col cadere degli errori contro cui oggi protestiamo :
la nostra vuol essere Religione Cristiana Evangelica. Orbene in questo stesso nome, o lettore, troviamo la soluzione che cercavamo. Noi vogliamo il
Cristianesimo di Cristo, quale ci viene indicato nell’Evangelo : non una sillaba di più, non una sillaba
di meno. La nostra, per esempio, è Religione a/?É>stolica (attinta cioè alle sorgenti degli scritti apostolici) e cattolica (universale : per tutti). Non cosi
la Religione del prete ; essa già nel suo titolo ufficiale ha introdotto il termine « romana » ; essa
s’impernia intorno al Papa, non solo, ma i suoi dogmi
principali sono contrari al Vangelo e quindi al Cristianesimo : cosi la Messa, la Confessione auricolare,
il Purgatorio, le Indulgenze, la Mariolatria, ecc., ecc.
Dunque, o lettore cortese, se hai seguito con attenzione quanto siamo venuti dicendo sul significato
della parola sètta od eresia, sarai senza dubbio condotto a concludere meco che di fronte al Cristianesimo di Cristo, la Religione vera, genuina è quella
dei Cristiani Evangelici, mentre quella romano-papale
è ya\9. sètta vera e propria, è un cumulo di eresie.
Noi, di fronte al Papismo, siamo certo settarii ed
eretici (e ribgraziamo Iddio di esser tali), ma di
fronte al Cristianesimo di Cristo, o cattolici romani,
i settarii e gli eretici siete proprio voi.
___________ G. Bertinat..
(1) Gol tempo, il termine eresia venne a significare
la dottrina contraria all’insegnamento ufficiale della
Chiesa, ed il termine sètta l’insieme dei seguaci della
nuova dottrina. G. B.
Inquisizione Protestante ?
Pregiatissimo Signor Direttore,
Le chiedo per favore un po’ di spazio nel suo egregio
giornale per rimettere a posto, per quanto mi è possibile, quell’articolista dell’ « Araldo Cattolico » (1), che,
con lo pseudonimo di Alter, si crede permesso di spacciare
le più infami calunnie contro i nostri prodi fratelli
Ugonotti e di giustificare così la strage della San Bartolomeo.
Dirò dunque a quel signore che ha torto quanto ai
propositi regicidi dei protestanti ; Enrico III ne è testimone. Neppure essi volevano governare la Francia,
volevano solo esser trattati come i cattolici.
Quanto poi ai massacri compiuti da essi, Alter ha in
parte ragione; ma si è dimenticato di due cose:
!•) Di raccontare i massacri precedenti compiuti dai
cattolici ; Alter non ha certamente mai letti i « Commentaires » dì Blaise di Montine, nei quali questo feroce capitano racconta egli stesso, con una faccia tosta
degna di un gesuita, le sue imprese contro gli Ugonotti E’ lui che disse ai suoi soldati dopo la presa di
una città, nella quale vivevano insieme Ugonotti e Cattolici : « Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi ! ». E’
pure lui che disse all’assalto di un forte protestante :
« Gardés qu’il n’en eschappe ung seni ! », e fece massacrare tutti i difensori, come racconta egli stesso.
Ed Alter non ha neppure letta la storia di un altro
cattolico francese di quel tempo : « Histoire de M. G.
4
LA LUCE
Bosqnet sur les troubles advenus en la ville de Toulouse », nella quale si racconta come a Tolosa nel
.1562-63 almeno 700 Ugonotti innocenti fossero massa^ orati per òdio di religione ; fra gli altri vi fu un ragazzetto di 13 anni, impiccato per aver detto che non
gli avevano insegnata l’Ave Maria. A Cahors poi, pure
'in quel tempo, 500 protestanti furono bruciati nella
loro chiesa per ordine dell’arcivescovo Pietro Bertrandi
(De Felice, « Histoire des Protestants de France »).
Questi non sono che dei piccoli esempi, perchè fatti
consimili si possono contare a centinaia, anche senza
parlare dell’orribile massacro della San Bartolomeo, nel
quale furono trucidati in Francia 30,000 protestanti
secondo De Thou, 70,000 secondo Sully, 100,000 secondo il vescovo Pénéfisce, e circa 80,000 secondo la
critica moderna.
2-) Alter si è anche dimenticato di leggere la vita
del più feroce massacratore di cattolici. Era il barone
des Achests, cattolico convertito per una contesa col
duca di Guisa; egli guidava una banda di veri brivaganti, tanto che i capi Ugonotti lo fecero arrestare dal
^Sonbise a Valenza e tenere in prigione fino alla conclusione della pace, dopo la quale egli tornò al cattolicesimo. Quanto agli altri eccessi, furono quasi tutti
compiuti da bande di giovani, spinti alla disperazione
ed alla rivolta dalla ferocia degli stessi cattolici. Come
volete voi che non si rivolti un uomo che ha visti i
suoi parenti spirare fra orribili torture, i suoi fratellini sfracellati contro le rocce, le sne sorelle violentate e messe a morte, forse introducendo loro dei gatti
vivi nello stomaco squarciato od impalandole od anche
arrostendole allo spiedo ?
E per di più i capi protestanti si affrettavano a reprimere, talvolta anche colla morte, questi giusti sdegni,
benché essi stessi vedessero i loro castelli rasati al
suolo, i loro campi devastati e dovessero fuggire travestiti fra le mille insidie dei sicari dell’Inquisizione
E dopo ciò Alter venga ancora ad accusare di ferocia e di massacri i protestanti 1 Studi piuttosto la
storia delle lotte religiose francesi, legga le memorie
e le storie dei cattolici di quel tempo, di Montine, di
De Thou, di Crespin, di Tavanes, di Lanoue, anche
quelle di Sully, di De Bèze e di tanti altri ; legga
poi la storia dei massacri secolari della Germania, della
Svizzera, delle Valli Valdesi, della Valtellina, della Calabria, le biografie dei martiri deU’Inquisizione ed egli
stesso mi darà ragione e sarà, ne son certo, inorridito
dalle belve che ordinarono quelle stragi.
Termino con un fatto narrato dallo stesso Blaise di
Montine nei suoi « Commentaires » ;
« Avendo preso un castello ugonotto. Montine ne
fece passare a fil di spada i difensori e scacciò le donne
coi loro figliuoletti in braccio; sfortuna volle che nel
cortile vi fosse una compagnia di spagnnoli mandati
in aiuto dei cattolici da Filippo II ; costoro, appena
videro quelle disgraziate piangenti, si precipitarono su
di esse come lupi famelici e le trucidarono tutte insieme ai poveri innocènti che esse avevano fra le
braccia ; quando poi Montine li rimproverò, risposero
tranquillamente ; « Credevamo che fossero tutti luterani travestiti » (todos luteranos tapados!).
Vandalino.
3 mille bi littoria
Ci scrivono da Vittoria (Sicilia):
« Il sig. Corsani di Vittoria, avendo mandato alla
Direzione dell’ Unione Popolare di Siracusa, una lettera con la quale domandava, se non altro, che fossero
pubblicati i nomi di coloro che dalla « setta protestante »
erano rientrati o stavano per rientrare solennemente
in grembo alla Chiesa Romana, si ebbe da quel Direttore la seguente letterina ;
« Siracusa, 6 ottobre 1909,
Egregio Signore,
In risposta alla .sua del 23 p. p.. Le significo che la
notizia data dal resocontista del viaggio dell’Arcivescovo, sul nostro giornale, è esageratissima.
Lo stesso Ecc.mo Arcivescovo ha fatto le sue rimostranze, dicendoci che il numero delle persone non
battezzate in codesta città è consolantemente assai minore di mille e per ragioni affatto estrinseche a codesti
Valdesi.
Cosi rettificheremo in un prossimo numero.
Con ogni osservanza. Per 1’ « Unione Popolare »
Sac. Gius. Cannarella
Prendiamo atto della preziosa confessione, e d’or
intinti7.i, basandoci su di essa, faremo la debita tara
alle notizib che ci verranno trasmesse per mezzo di
giornali clericali ».
Penisola e nctle ]$ote
(1) Anche noi riceviamo l’Araldo ; ma non ce ne
siamo più occupati, perchè crediamo ch’esso non meriti di esser preso sul serio.
Pubblichiamo il buon articolo di Vandalino, perchè
Vandalino ha troppo orrore del... cestino ; ma non crediamo che un giornale come il nostro debba continuare a tener conto di un povero foglietto settimànale in cerca d’abbonamenti. Non ci piace far la rédame gratuitamente.
La Dire&^one.
Una raccoaiandazione ai collaiiaratoii
Vi preghiamo di scrivere calligralìcainente specie i nomi esotici, di cui vi servite nei vostri articoli.
Con la fiducia di essere esauditi, vi ringraziamo fin d’ora.
La Direzione
La vedova
del defunto Fausto Conti vende in ot
____________timo stato col ribasso del 50 OjO una
raccolta quasi completa delle opere e trattati religiosi
pubblicati fin qui dalla Tip. Claudiana; Una bella
raccolta di sermoni, discorsi, periodici antichi e moderni, grammatiche, dizionari di recente pubblicazione. Per acquisto anche di un solo libro od opera,
rivolgersi a G. Barbieri.
(Prov. di Novara) Omegna.
Torrepellice.
Il missionario Adolfo Jalla diede — giorni scorsi
un’attraente conferenza con proiezioni luminose.
S. Giovanni.
Anche qui, conferenza del missionario suddetto.
Poznaretto.
L’insediamento del nuovo pastore Sig. B. Léger, moderatore, ha avuto luogo. Alla cerimonia commovente
presiedette il pastore dimissionario, Cav. uff. G. Weitzecker, a cui auguriamo molti e molti anni di riposo...
operoso e di collaborazione alla... Luce.
Milano.
(E. F. C.J— Il nuovo pastore, signor V. A. Costabel è stato accolto con affetto e con simpatia.
I fratelli certo lo aiuteranno con zelo nel suo arduo
compito, reso ancora più difficile e faticoso dal fatto
ch’egli si troverà solo, essendo stato il sig. Corsani
traslocato a Falerna. Le due scuole Domenicali, di S.
Giovanni in Conca e di Porta Volta, sono ricominciate
sotto la direzione dei signori Adolfo ed Attilio Giam.
piccoli ; i catecumeni, assai numerosi, promettono d aumentare ancora. Siamo pure in grado di poter dire che
nel tempio si terranno conferenze speciali.
Un fatto assai rallegrante è che in meno di un mese
sono stati celebrati bene tre matrimoni. Ruppe il ghiaccio il Sig. Carlo Leoni, già membro della chiesa di
Roma, unitosi colla Sig.na Margherita Calabresi. Lo
segui il Sig. Savoye, figlio del defunto maestro evangelista della Chiesa Valdese, colla Signorina Adelina
Mnndo ; e finalmente domenica scorsa il Sig. De - Stefanis Amedeo colla signorina Sara Colombo. A loro
ripetiamo i nostri sinceri auguri.
Tutti questi matrimoni furono occasione di testimo
niauza, e l’impressione fatta dal nostro servizio cosi
semplice e solenne sopra gli uditori appartenenti ad
altre religioni fu veramente ottima.
Non è mancata ultimamente la nota mesta. Tre vec
chi membri se ne sono andati al Padre Celeste. Matilde
Gloria di anni 70 circa, fino all’ultimo testimonio della
sua fe4e, trasformando la sua camera in un vero tempio,
ove i pastori poterono parlare di Gesù a più di una
dozzina di donne avide di conoscenza e di luce cristiana;
Luigi Gialdi, più che novantenne, patriotta e cristiano
sincero, da più di trent’anni membro della nostra chiesa,
spirò nella pace veniente dalla propria fede, nell’ospedale maggiore, mostrando a tutti quale sia la morte
di uu vero cristiano. Per ultimo, ci lasciò il fratello
Francesco Vambianchi, di anni 79, il quale, conosciuto
r Evangelo in America, ne fu sempre fedele seguace
conducendo altri alla salvezza. Alle famiglie afflitte l’e
spressione della nostra fraterna simpatia.
« Dulcis in fondo » ; ed infatti abbiamo riservato
ora una notizia che farà piacere a tutti i lettori. La
chiesa nostra, nell’opera di Porta Volta, che l’anno
scorso era stata ripresa con risultati cosi incoraggianti, ha veduto attuarsi un suo vivo desiderio ; di
avere cioè un locale situato sulla strada, cosi da ri
chiamare l’attenzione dei passanti. Tale requisito ha
la nuova sala posta in Via Volta 16, che venne inaugurata domenica 3 u.^ s. dal Sig. Corsani. Essa era veramente più che zeppa di uditori e non mancava una
larga rappresentanza del Consiglio di chiesa. Si cantò
con entusiasmo, si pregò con fede sincera, e la più
viva gioia si leggeva negli occhi di quei bravi operai.
Acconce parole pronunciò alla fine il Signor Costabel
esortando tutti al lavoro ; e il servizio ebbe termine
con la piena soddisfazione di tutti i fratelli e non fratelli. Anche la domenica successiva, la sala si riempi
per l’ultima conferenza data dal secondo pastore sullo
« Scetticismo ».
Voglia Iddio benedire l’opera della nostra diletta
chiesa e far si che in essa possano maturar frutti
sempre più copiosi e saporiti. E per oggi punto e basta.
noma.
(XJ. — Mai’tedi, 19 corrente, nel pittoresco e severo
cimitero del Testaccio, inondato dal sole autunnale,
venne seppellita la salma della baronessa Cecilia von
Tiesenhansen, cognata del fu comm. Gerolamo Nisio,
e da più di trent’anni insegnante nel Regio Istituto
superiore di Magistero femminile di Roma. Persona distintissima per dottrina profonda e vasta, per doti morali, per intensa fede cristiana, lascia un grande rimpianto di sè fra i mollissimi, che la conobbero e l’apprezzarono in vita.
Alla mesta cerimonia erano presenti molti amici e
conoscenti della signora Maddalena von Tiesenhansen
vedova Nisio ; l’Istituto era rappresentato dal Direttore,
da numerosi professori e da un largo stuolo di alunne.
Siccome la defunta apparteneva alla comunità germanica, il culto venne presieduto dal pastore Doti. Schubert in lingua tedesca ; parlò inoltre il pastore della
chiesa Valdese, Ernesto Òomba, facendo rilevare la mirabile cultura e la profonda pietà cristiana dell’estinta,
ed il prof. Giovagnoli disse sentite parole a nome degl’insegnanti e delle alunne dell’Istituto di Magistero.
(X). — Domenica scorsa, nel Tempio Valdese di via
Nazionale, vi fu, alla mattina, un culto speciale di santa
Cena, molto indicato al principio della nuova campagna
invernale. Numerosissima e davvero confortante la partecipazione dei fratelli alla Cena del Signore.
— La Presidenza dell’Associazione Cristiana della gioventù, sezione di Roma, ci partecipa quanto segue ;
« L’Associazione cristiana della gioventù di Roma,
riunita ift^ Assemblea Generale la sera del 15 Ottobre
corrente, aderì unanimemente alla protesta del mondo
civile contro l’oltraggio recato alla libertà del pensiero
con l’assassinio dì Francisco Ferrer, immolato al livore
del settarismo gesuitico ».
Bari.
(0. 8.) — Domenica sera 17 ottobre venne amministrato, nella chiesa Evangelica Valdese, il battesimo
a Marianna Gemma, figlia del Signor Gaetano Severino.
La cerimonia riusci molto solenne, essendo la chiesa
gremita di gente accorsa per assistere alla conferenza,
che il nuovo pastore Signor G. Messina diede sul
nuovo « martire del pensiero », Francesco Ferrer.
Gaardaodo attorno
(Noterelle e Spigolature)
Se si potesse fare una statistica perfetta dei giornali che stimmatizzarono l’uccisione di Ferrer e una
statistica altrettanto perfetta di quelli che stettero
zitti, approvando, sarebbe cosa importantissima ; perchè da essa chiaramente risulterebbe quale sia nel
mondo la potenza della luce e quale la potenza delle
tenebre. Si avrebbero delle curiose sorprese. Giornali
— che fino a ieri si credevano ultracodini — farebbero un altro effetto. Giornali liberali — di nome —
si rivelerebbero per quel che sono: arretrati e medievali. — Libertà, organo di don R. Murri, non è certo
tra questi ultimi. È uscita listata a bruno, e incomincia così l’articolo su Ferrer ; < Lo hanno assassinato ! »
« •
La stessa Libertà contiene un altro importante articolo intitolato « L’assassino — Operai, leggete e meditate !... »
Non si tratta dei fatti di Spagna. L’assassino è 1’ « alcool ». E l’articolo merita davvero di esser letto e meditato. Si parrà anche una volta che i socialisti errano, e ohe i mali della società sono più di lino. Se
sparisse l’alcoolismo, gli Italiani si ritroverebbero in
tasca un miliardo e settecentoottanta milioni di lire
più che non abbiano ; vale a dire poco meno di quanto
lo stato spende ogni anno per provvedere all’esercito,
all’armata, alle scuole e ad ogni cosa!
5
LA LUCE
Ci si lagna delle tasse. E sta bene ! Si vorrebbero
diminuite e ridotte se fosse possibile a zero le spese
militari. E sta bene ! Non si pensa però cbe una egual
tassa enorme ai versa nel cassetto dell’ oste e del liquorista. E questa tassa è pagata specialmente da operai !
Riproduciamo in un’altra parte del giornale l’articolo suaccennato quasi per intero.
*
• •
In un altro bell’articolo di Libertà, dovuto alla penna
di Ugo Perucci, insegnante elementare a Monza, si
invitano le donne a cooperare al « miglioramento maschile >.
Quest’è... femminismo di buona lega!
• •
Togliamo dal Fieramosca di alcuni giorni sono:
€ Il delegato pontificio mons. Cottafavi a nome del
Papa ha fregiato la signorina Cordova di Paìizzi della
Croce d’oro, prò Ecclesia et Pontifice.
La signorina Cordova al tempo del terremoto sottrasse 20 bambini orfani dalle manidei pastori evangelici che in quella occasione si erano recati colà per
raccogliere orfani alla loro propaganda ».
Dinanzi a notizie come queste, come non gridare
alla calunnia ? Dovremo lasciarci calunniare, e tacere ?
— Il popolo crede a notizie come queste. E a noi preme
di attirare il popolo (non a noi certo) ma all’Evangelo, che — grazie a Dio — rappresentiamo debolissimamente, malissimamente, ma che pure ci sforziamo
sinceramente di rappresentare, per il bene spirituale,
per la salvezza dei nostri concittadini.
Una domanda ora alla signorina Cordova, che il
Fieramosca chiama « eroina del terremoto : » Quali
sono i nomi dei pastori avangelici che in quell’occasione si erano recati colà ?
Attendiamo pronta risposta, che ci renderà assai
obbligati.
•l!
• •
Giovanni Gentile, nel libro « Scuola e filosofia »
-(ampiamente riassunto dal prof. Tullio Tentori in un
passato intero numero della Voce) insiste su la necessità d’insegnare storicamente il Cristianesimo nelle
Scuole medie.
Quest’insegnamento è oggi escluso, per superficialissime ragioni, anzi sciocche preoccupazioni, dallo
scuole italiane. Ma « c’è nella storia dello spirito umano... questo gran fatto che è il Cristianesimo ? Ebbene: bisogna averne notizia; perchè attraverso cotesto fatto il nostro spirito è vissuto o s’è elevato all’altezza, dalla quale domina oggi sulle civiltà antiche
e in mozzo ad esso, delle idee per esso formatesi egli
vive ancora, nè potrebbe rinunziarvi, senza cessare di
essere quello che è ».
* *
Secondo un corrispondente del Mattino di Napoli
i paesi colpiti dal terremoto — ove adesso, dimenticando i morti, si farebbe gazzarra — sarebbero in
mano di < ebrei sfacciati, atei, protestanti e scettici
induriti che, finita la festa, proclamano la loro incredulità, e che, sapendo quanto il chiasso sta a cuore
al popolino, ricorrono ad esso per accattivarsi gli
animi e per poi conquistare Useggi dei consigli comunali ».
Se quanto dice il corrispondente non è tutto vero,
è però ben trovato. Egli ha dimenticato qualcuno nell’enumerazione...
E si vorrebbe che il Guardando attorno fosse meno
ironico I Ci mettono a fascio con gli atei, e dovremmo
-star zitti I r
•
• n
Il Corriere di Catania pubblica un articolo del nostro sig. Giuseppe Fasulo su la « Tracotanza clericale
in provincia di Siracusa ». I fatti pià o meno sono
già noti ai lettori.
• •
Una famosa attrice si sarebbe fatta salutista, ma
con iscopo tutt’altro ohe puro. Se la notizia è esatta,
noi riproviamo altamente. Il male si caccia ovunque;
non esiste una società tutta santa. Ciò non toglie che
una società possa essere immensamente peggi-ire dì
un'altra. È necessario formar le coscienze e salvarle
dal sentimentalismo snervante che non s’avvedo quanto
sia importante un’opera di epurazione morale dovunque, ma specialmente là dove predomina l’ipocrisia,
cbe è il vizio per eccellenza.
«
• •
Il personaggio cattolico, di cui il Giornale d'Italia
annunziava l’uscita da la Chiesa di Roma, sarebbe il
Padre A. Auracher, Definitore Generale dei cappuccini. Il corrispondente berlinese (G. Cabasino-Renda)
del Giornale d’Italia scrive :
« Nemmeno i suoi amici piò fidi conoscono i motivi che hanno indotto il pio uomo ad abbandonare
l’Ordine e la Chiesa[cattolica. La Frankfurter Zeitung
riferisce che una lettera dì Padre Auracher è giunta
al Provinciale dell’ Ordine dei Cappuccini in Altotting, nella quale egli laconicamente scrive : < Si creano
nella vita delle situazioni nelle quali non si può re
stare e dalle quali non sì può uscire ! » e termina coll’annunziare : « Quando vi giungerà questa lettera, io
avrò già preso il mare. Ricordatemi nelle vostre preghiere ».Nella lettera non fornisce alcuna indicazione
sulla mèta del suo viaggio nè dà alcun recapito.
È generale fra i cattolici tedeschi la convinzione
che Padre Auracher non abbia lasciato la Chiesa cattolica perchè gli sarebbe venuta meno la fede, ma per
qualche attrito violentissimo con il Vaticano. La Tägliche Rundschau scrive su questo riguardo :
« Chi conosceva Padre Auracher e la sua probità, il
suo alto senno, la sua operosità, non può spiegarsi il
fatto della sua apostasia. E si chiede quindi : Che cosa
è avvenuto dietro le scene? La risposta a questa legìttima domanda sì avrà forse presto : e il mondo
saprà allora qualche cosa dello strano ambiente e
degli strani metodi della Curia romana.
« E sarà pure interessante vedere quale atteggiamento prenderanno verso Padre Auracher i suoi fratelli di ieri. Per allontanare ogni sospetto dall’Ordine,
essi vorranno conoscere e far conoscere i motivi della
sua decisione; e quando egli lì avrà confessati, avverrà di lui come di tutti gli apostati : i fratelli che
lo innalzarono sempre alle stelle e lo proclamavano
la gloria dell'ordine, e dei Cappuccini bavaresi specialmente, lo attaccheranno con violenza.
« Il contegno dei Cappuccini verso padre Auracher
sarà, ad ogni modo, sintomatico e significativo assai ».
Ma l’inattesa risoluzione del Definitore Generale
dei Cappuccini non ha impressionato solo l’ambiente
ecclesiastico: essa è stato un fulmine a ciel sereno
per tutti i cattolici di Germania — giacché Padre Auracher era una delle personalità più spiccate del mondo
cattolico tedesco. Nella storia contemporanea della
Chiesa cattolica romana in Germania egli ha rappresentato uno dei personaggi più in vista, ed è stato un
duco dei più valorosi.
Apparisse come un predicatore sul pulpito o come
conferenziere nelle riunioni delle Società cattoliche,©
come oratore negli annuali Congressi dei cattolici tedeschi, egli destava sempre entusiasmi grandissimi
Aveva, infatti, un talento oratorio di primissimo ordine, uno spirito logico e una potenza persuasiva che
attraevano eguaimente 1’ uditorio colto e il popolino.
Egli era il più grande oratore ohe vantasse il mondo
ecclesiastico tedesco : e la sua perdita è tanto più notevole in quanto tra gli ecclesiastici tedeschi attualmente si nota una grande povertà di oratori religiosi,
Ed era un suo altro pregio che accresceva la sua popolarità e la sua influenza questo : ohe mentre era
tenuto in gran conto dalla parte più conservatrice
degli ecclesiastici, era amatissimo anche dalla parte
più liberale per la larghezza delle sue vedute in tutte
le questioni sociali.
La perdita che con l’allontanamento di Padre Benno
Auracher fa la Chiesa cattolica in Germania è, dunque,
per svariati motivi, gravissima. Ma qui vi ha ohi crede
pure che altre dolorose conseguenze avrà a soffrire
la Chiesa romana per questo avvenimento eclatante ^!?);
giacché si fa sempre più strada il convincimento che
il popolare Defìnitore Generale dei Cappuccini sìa
stato costretto al suo passo dal trattamento della Curia
che gli aveva reso insopportabile resistenza.
Forse vedremo presto quanto fondamento abbiano
questi sospetti ». — I giornali clericali non negano ia
scomparsa, negano però l’uscita del P. Auracher da
la chiesa di Roma.
*
m
Un capitano francese, il principe di Broglio, colpì
col frustino un soldato, di nome Forfait ; il quale sporse
querela. Il colonnello obbligò il principe a chiedere
scusa innanzi a tutto lo squadrone, e persuase il soldato offeso a ritirar la querela; in presenza poi de’
suoi soldati, il colonnello disse : « Il Forfait, per mio
consiglio, ha ritirata la querela ed ha fatto bene. Dio
non ci comanda forse di obliare le ingiurie? Io non
so se voi credete in Dio, ma ricordatevi che egli ha
inviato Gesù Cristo sulla terra; ora Cristo è stato
tremendamente colpito ed ha sempre perdonato. Seguiamo il suo esempio e sappiamo perdonare ».
Bravo, colonnello !
• •
Il Corriere di Catania intitola un articolo : « I preti
di Fioridia aizzano la folla a linciare quegli evangelici. — Scene selvagge, degne della Spagna ».
Secondo questo medesimo foglio, i preti di Fioridia
avrebbero insinuato « che si trattava di banditori di
una nuova religione che adora il diavolo » ed i cui
aderenti sarebbero disposti a « bruciare le chiese, le
statue e le figure dei santi ».
E lo stesso gìdrnale, dopo aver offerto il suo appoggio agli evangelici, prosegue a dire ohe € l’on.
Defelice farà il suo dovere e interrogherà il ministro
degli interni ».
• •
Son morti due illustri, ma quanto diversi I
Cesare Lombroso, il creatore dell’antropologìa criminale, scienziato innovatore, anzi rivoluzionario fino
alla strano. Il suo metodo scientifico era quelio vec
chio — ora tramontato o almeno tramontante, speriamo
per sempre — delle facili, affrettate allegre, sintesi.
Alfredo Orianì, filosofo poeta, ma forse più poeta
filosofo, era credente, sentiva Dio ; od c è morto da
stoico », confortando i suoi cari e desiderando di abbreviar il tormento, non per sè, ma pe’ suoi caril
Una morte, insomma, ohe ricorda un poco quella d’un
grande cristiano, il Moody. Peccato però che i suoi libri
non sieno puri ! Quando sorgerà un romanziere che
tratti l’anima umana, senza rimestarne il solito fango?
OLTRE LE ALPI E 1 MARI ^
Svizzera
Saiute-Croix — Le conferenze, che anche noi annunziammo, hanno avuto luogo. Si aprirono con un culto;
in cui il pastore Chamorel di Losanna trattò l’argomento : « Abbiamo noi ancora bisogno del Cristo ?» e
il pastore Alessandro Morel eccitò i convenuti (per
buona parte studenti) a divenir altrettanti soldati del
Cristo.
Seguirono i vari oratori, da noi già menzionati.
Il prof. Bridel anzitutto, che disse della filosofia di
Eucken il professor di Jena. « La vita umana quale
si svolge nell’ambiente dei popoli inciviliti non si spiega
se non si ammette in noi una potenza spirituale, la
quale ha le sue scaturigini in una potenza spirituale
più vasta e più profonda, personale e libera, Dio ».
Paolo Robert, il geniale pittore di Neuchâtel e di
Losanna, tenue poi Una « Causerie artistique » (conversazione artistica) ; ove si fece « poeta, veggente, profeta — come dice il Semeur Vaudois — « per infondere negli uditori le certezze della propria fede. Pel
Robert, l’arte non è un mestiere, nè un’inclinazione,
bensì un sacerdozio destinato a servire il Creatore, a
glorificare l’opera sua. Usuo amore. L’arte deve essere
uno degli strumenti della salvezza che il Cristo ha recata al mondo. L’artista dev'essere un credente ».
Notevoli del pari i discorsi di altri oratori, specialmente su le missioni.
Berna — (P. Calvino) Con vivo dolore apprendiamo
la morte del dott. C. Hilty, grigioné, professore di
diritto all’Università di Berna da ben 35 anni, spirato
quasi improvvisamente a Clareus, giorni sono nella
bella età di 77 anni. Oltre ai suoi lavori d’indole ^uridica che gli valsero una riputazione più che europea,
ei lasciò varie opere d’indole morale e religiosa, la più
celebre delle quali porta il brevissimo titolo « QlllckPelicità » e addita al lettore il timor di Dio, la fiducia
nel suo amore, la semplicità dei costumi, la purezza
della condotta, quali condizioni, sine qua non, della vera
felicità.
La Svizzera perde in lui uno dei suoi più illustri
figli, l’Italia e la chiesa. Valdese perdono un vero amico.
Sincere condoglianze all’affiitta famiglia.
La Casette de Lausanne riassume cosi il concetto
religioso deU’illnstre defunto : « Un Dio personale góverna il mondo, e il fine ultimo a cui Egli mira è l’attuazione della verità e della giustizia. Dio conferisce
aH'aomo la libertà, affinchè l’nomo possa, a suo talento,
resistere alle leggi universali o sottomettervisi. Il genere umano deve, nei divini disegni, lavorare al trionfo
del bene, ma questo trionfo non si potrà ottenere se
non mediante un libero sforzo di ogni individuo contro
il male inesorabilmente. La storia del genere umano
e dei popoli che lo costituiscono rivela in modo eloquente che la felicità e la sventura delle nazioni dipendono da l’osservanza o da l’oblio della volontà di
Dio. La storia è un’alternanza di vittorie e di sconfitte
nella tragica lotta tra gli istinti bassi dell’uomo e le
sue aspirazioni verso l'eterna santità. La storia di qualsiasi popolo è una magnifica lezione di morale. E quel
che importa discernervi, ad ogni epoca, è l’uomo e il
cuor dell’uomo, con le sue abiette passioni e col suo
radiante ideale che nissuua violenza e nissun sofisma
potranno mai sopprimere nè spegnere. Chi non ha capito questo, non ha capita la storia ».
Ginevra — Secondo informazioni avute da la Semaine Religieuse, gli aspiranti alla cattedra di Storia
ecclesiastica, lasciata vacante dal prof. Chantre all’Università di Ginevra, sarebbero per ora tre soli, e cioè :
Eugenio Choisy (nato nel 1866) dottore in teologia e
pastore a Plainpalais (Ginevra), Ernesto Rochat (nato
nel 1868) dottore in teologia e pastore pure a Plainpalais, e Paolo Ebersolt, giovane teologo, docente nella
Scuola degli « Alti studi » a Parigi.
—• Il 17 corrente, il carato P. Fantôme tenne nella
6
6
LA LUCE
chiesa di S. Gemano una conferenza sol movii^eato
Tecchiocattolico nel distretto d’Estavayer.
Losanna — La Oasette de ¿ansa»»« annunzia nna
serie di conferenze apologetiche sa la c Religione dello
spirito », che Á. Westphal, già professore a Montanban, darà neH’Università di Losanna.
Francia
Versailles — 117 novembre si festeggerà il 4* centenario di Calvino.
Nîmes — Il 27 di questo mese si aduna a Nîmes
un’assemblea generale, a cui parteciperanno rappresentanti di tutte quante le chiese (denominazioni) non una
eccettuata, che attendono in Francia aU’estendimento
del Regno di Dio. Tra i rappresentanti, notiamo nomini
come Emilio Doumergue, Carlo Babut, Beniamino Couve,
Carlo Wagner, Wilfred Monod, Luigi Lafon, Elia Gounelle, Raoul Allier, ecc.
Valenza — Dal 24 al 26 ottobre, radunanze di
evangelizzazione e di edificazione, sotto la presidenza
di Frank Thomas.
Germania
Lipsia Nel recente congresso socialista si è risoluto di invitare tutte le leghe socialiste sparse per
la Germania a dare opera, per che i loro aderenti rinnnzino alle bevande alcooliche. Benissimo ! Perchè non si
fa altrettanto in Italia ?
Austria
{F. C.) Alla conferenza internazionale tenuta testé
a Vienna perla soppressione della tratta delle giovani,
erano rappresentati non meno di 12 Stati : Argentina,
Belgio, Francia, Germania, Grecia, Austria, Italia, Olanda,
Norvegia, Serbia, Svezia, Ungheria, Inghilterra.
I paesi nei quali maggiormeute fiorisce il commercio
di giovane carne umana sono 1’ Ungheria la penisola
balcanica e l’Egitto, nei quali oltre alle case pnominabili c’è da rifornire gli Harem dei discepoli di Maometto.
Galizia
(P. Calvino) La Qalisia fa di rado parlar di sè, ora
però vi si osserva una grande agitazióne in seno alla
popolazione cattolica romana in parte di nazionalità polacca, in parte di origine germanica. I preti in maggioranza polacchi fanno di tutto per conculcare ijorq correligionari di lingua tedesca e imporre in"* Chiesa l’uso
esclusivo della lingua polacca accanto alla latina, nell’istruzione ai catecumeni, nella predica, nel canto.
Dall’alto dei pulpiti vien raccomandato ai fedeli di
non rivolgerà le loro preghiere se non a santi polacchi. I preti di lingua tedesca sostenuti dalle simpatie
antipatriottiche del partito politico del < Centro » non
che dal cardinale arcivescovo di Breslavia sostengono
il polonismo a scapito del germanesimo, di modo che i
cattolici tedeschi di quella provincia non possono contare su altre simpatie che su quella dei protestanti
germanici I Curiosa situazione I
Inghilterra
Dal 18 al 25 settembre si ebbe in Londra un’esposizione missionaria relativa all’opera cristiana evangelica che si compie nel Congo.
Algeria
Ha veduto la luce il primo numero d’un nuovo giornale cristiano evangelico, il « Signal Algérien ».
Madagascar
Si legge neìì’Fjforl: « L’ineffabile V. Augagneur,
governatore di Madagascar (che impedisce ogni manifestazione libera di culto) con un recente decreto ha*
permesso che in Tananariva (la capitale dell’ isola) si
costituisse una società di lìberi pensatorii
« Due pesi e due misure 1 » nota molto a proposito
la Vie Nomelle.
Cuba
Dacché l’isola è passàta sotto il dominio degli Stati
Uniti, l’opera evangelica vi ha fatto grandi progressi.
L’isola comprende adesso 145 chiese principali e 88
secondarie, con 96 pastori ; 139 scuole domenicali, con
400 istruttori e 6042 alunni quasi tutti indigeni ; 44
Unioni cristiane della gioventù, con 1325 soci; collegi
21, con 95 insegnanti e 2477 alunni, tra i quali 27
s’awiano al pastorato cristiano evangelico ; 2 giornali
settimanali ; 7781 membri di chiesa, « il 95 per cento
dei quali sono indigeni di Cuba e usciti dal cattoliciamo romano dopo l’emancipazione della « Perla delle
Antille ».
Cosi il celebre scrittore e viaggiatore William Curtís, citato da la Vie Nomelle.
Verjo l’azzurro
Et Von seni ìiien qu’on est emporté vers Vazur ì
V. Hugo
Chi di noi, alnjieno nella sua prima gioventù, non
aese immaginario „ una terra ove
e buono, ove la virtù trionfasse
bole non fosse mai oppresso dal
de
egri
che
no
vedr
ha sognato un “ p
tutto fosse bello
sempre., ove il
forte ?
Un paese ove
forse... buoni pe
Sogni dorati d
seenza che ispira
zera, Berthe Vac^i
nella rivista “ La
pays imaginaires
minati i sogni d
diversi, è un po
sta che mi sono
nostri „ dice 1’
dotti ed ignoranti,
voglion dare all
utopie si aggiung’
dubbio, esce un
col riconoscere
il fiore azzuro
mai preso, e che
si ritroverà che
E’ vero quest([
belle pagine di
Certo, una te
terra e sulla no
ed il male non
al giorno che
anche nella nost'r
vano inseguito la,
svegliamo troppo
pugno di cenere
manità persegue
saranno, e non
La felicità pe.
dividuo quanto
due abissi sempre
cato... Noi siami
suoni dura a mo
dobbiamo soffrire
sogno, è diritto
rare giorni
Il fiore ass
ma vi sono
alcun fiore, che
aspra fatica, non
lezza. Diamo
bili che non si
pò di benessere,
soprattutto !
“ Il paradiso
Si, nell’Amore
raggio di qaell’i)
di Betlem, quanc
il Paradiso scese
del Cristo se
E che altro
i seguaci di
un giorno, che
faticati, se non
L’augello
giunto... L’impos
Pure, noi
grigio crepuscoli)
per noi, pei
ranno... Ed a
questo sogno,
e più felice,
di un Maestro
. Non sentiamo
miglio
migli
fiori
si sarebbe felici perchè buoni, e
rchè felici !
.^ll’infanzia e soprattutto dell’adolerono ad una gentile scrittrice svizer, una serie di graziosi articoli,
Famille „ intitolati appunto “ Les
„ La conclusione, dopo aver esalanti popoli e di tanti scrittori
malinconica, ed è appunto su quealquanto soffermata : " Ai giorni
egia scrittrice, “ piccoli e grandi,
presi da generoso entusiasmo,
’umanità la perfetta felicità, e le
ono alle utopie. Da tutto ciò, senza
^o’ di bene, ma converrà pur finire
l’impossibile è impossibile, che
n sarà mai colto, l’angello azzurro
il Paradiso, perduto quaggiù non
assù ! „.
? chiesi a me stessa, leggendo le
Berthe Vadier.
rribile condanna pesa sulla nostra
£;tra stirpe umana, certo il dolore
avranno mi\ interamente fine, sino
emo “ cieli e terra nuova. „ Certo,
a vita individuale, dopo avere indorata fq.rfalla della speranza, ci
spesso, nella cupa realtà, con un
in mano... E non altrimenti l’umille sogni tormentosi che non
Potranno mai essere una realtà.
'rfetta è impossibile tanto per l’inr la società. E’impossibile perchè
sussisteranno ; il dolore ed il pecpeccatori, per quanto la parola
ti nel nostro tempo, e come tali
Ma se la felicità perfetta é vano
(^ell’umana creatura sognare e speri.
iìrro non sarà mai colto... è vero,
iaia di esseri che non conoscono
opprèssi sotto nna monotona ed
sanno cosa sia gioia, amore e bela costoro : non già fiori impossiijrovano quaggiù... diamo loro un
n pò di felicità, un pò di giustizia...
pe
non
) mai
quell
divin
nostr
chii
bel
vada
di
cese, che “ un fi-i
stino- è meno
verso l’azzuro ?
perduto non si ritroverà che lassù. „
Divino onde fu creato ; ma un
more è sceso in terra nella notte
io la Parola si fece carne, quando
quaggiù... Che altro è mai la vita
amore, dal presepio al Golgota ?
chiede la nostra umanità, e paranco
e wtopie che saranno forse realtà
Itro chiediamo tutti, stanchi ed afAmore ?...
0 ed inafferrabile non sarà mai ragi^ibile sarà sempre impossibile...
viviamo in un’epoca di triste e
speriamo cose migliori, se non
1 figli, per le generazioni che verlotta, vive e muore talvolta per
10 fra tutti : un’umanità migliore
11 salato fraterno di noi, segnaci
amore e di giustizia,
orse, come il sommo poeta franemito d’aurora passa... che il de
oScuro... e che noi siamo trascinati
Lisa Clerico
IN SÀIvÀ DI LETTURA
La nostra Tìta dopo la morte di
Arthur Chambers-Ugo Janni
con prefazione di Arturo Graf. — Un volume in 12,
prezzo L. 4,00 — legato elegantemente in tela con
fregi L. 5,00. — Fratelli Bocca, librai editori. Via
Carlo Alberto, Torino.
L’importanza di questo volume, nell’ora presente, in
cui è manifesto anche presso di noi il risveglio dell’attenzione per le quistioni religiose, è grandissima, come
di leggieri il lettore avverte notando il contenuto del
libro, distinto in due parti.
La prima èia traduzione del libro di Arthur Chambers, « distinto e rinomato clergeman dalla Comunione
anglicana » (libro giunto alla 104'^ edizione).
Precede il tutto una introduzione intitolata ; « Immortalità », veramente magnifica, di Arturo Graf, che
non è solo un illustre poeta, ma ancora un pensatore
robusto e geniale.
Il Graf, poi, non condividendo tutte le ideo dell’autore Chambers accetta pienamente quella dell’immortalità dello spirito, e la difende con grande copia di
argomenti persuasivi. Il grande nostro letterato con
queste pagine viene a riaffermare e a completare, in
certo qual modo, la sua fede religiosa. E questo non
è certo un piccolo segno dei tempi, e deve far riflettere i materialisti, e quanti si adagiano in un indifferentismo assurdo e ingannatore.
Generalmente sulle cose finali non si hanno nozioni
precise. Già il sempre compianto prof. Geymonat osservava nella sua Dommatica Cristiana : Posta categoricamente l’alternativa di pena eterna e vita eterna
che sono esplicitamente dichiarate nella Scrittura, l’altre
cose sono state trascurate. Non è stato spiegato lo
stato intermedio fra la morte e il giudizio finale. Si è
professato generalmente che Cristo verrà a giudicare
. i vivi e i morti, a dare vita eterna agli eletti ed ai
giusti ed infliggere eterna pena agli empi col diavoloe suoi angioli. (Dommatica Cristiana, libro terzo, pagina 278).
Ora questo volume viene evidentemente a precisare
le cose finali. Non è qui il luogo di discutere, sul terreno biblico, le tesi e le conclusioni degli egregi Au.torij çia c'&to dobbiamo essere loro grati per la nuova
luce che èssi recano sull’importante argomento. Ora si
può sapere quello che si ha da pen.-are intorno all’Ades biblico, sul quale i commentatori appartenenti allevarie scuole teologiche discutono ancora.
Ugo Janni poi, col ben noto suo acume filosofico,
nella seconda parte del volume, tratta di altre dottrine
riguardanti l’eternità. Anche qui si può dissentire :
ma non si può non riconoscere che egli conosce a fondo
l’argomento, alla trattazione del quale reca il contributo
di tutta la sua vasta cultura teologica e filosofica. Si
aggiunga infine che la lettura di questo volume non
è per nulla difficile, come si potrebbe credere; anzi
essa è attraente, e nel tempo stesso edificante, perchè
la fede neH’immortalità e nei gloriosi destini dell’uomo
sì riafferma in maniera decisiva e profonda.
Invitiamo i nostri lettori a procurarsi il bel volume
che fa onore agli egregi Autori, e agli stessi Editori,
che non hanno esitato ad arricchire di un nuovo gioiello la loro biblioteca di Scienze moderne già pur si
preziosa. E. M.
Dal Chiosco alla Libreria
L. M. Gelassi. — Perchè non credi ? Firenze, Tip.
diretta da Od. Jalla, 1909. Prezzo cent. 5.
*
« Hi
Fede e Vita. — Sommario del numero di ottobre t
Il concetto di Gesù relativamente alla propria missione O. Lm2zì. —-La federazione mondiale degli studenti nei paesi cattolici Red. — Giuda Iscariot non
è mai esistito P L. Lata. — Spigolature etiche S. Sernieola. — Evoluzione e Darwinismo s. m. — « Insegnami a fare la tua volontà » W. Monod. — Fra libri
e riviste Red. —
*
# *
Ce qu’ ils lisent. — 117 réponses à l’enquête pour
la Bibliothèque d’un libre Cénobite avec préface explicative de Adolphe Ferrière. — Un beau volume grand
in 8. de 208 pages. — Librairie du Goenobium, Lugano. — Prix fr. 3,60.
üi
4s 4t
Almanacco del Goenobium per il 1910 — Prezza
L. 3,60.
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould Via Marghera 2, Rom»
7
LA LUCE
IL TRAMONTO DI ROMA
Studio di sloria e di pskolojist del Prof. G. Bartoli.
XXI.
« Fides et flmof ».
In istrada, dì fronte alla casa dove abitava il donnone, Miss Florence aspettava in carrozza Tamica.
<2uando la vettura chiusa si mosse verso il palazzo
della principessa Gualdi, la Bice diede in un irresiatibiie scoppio di risa. Essa raccontò ogni cosa a Miss
Florence, e anche questa, di solito seria e compassata,
credeva di morire pel gran ridere. Il fatto è, che la
Bice, a fine di raccogliere i suoi pensieri e mettersi
al tragico, prima di andare a recitare l’altro atto della
sua tragedia a palazzo Gualdi, dovette dire al vetturino di fare un giro per la città e d’indugiare un poco
ad arrivare al luogo designato.
La principessa stava ancora a tavola quando arrivò
colà la Bice : ma pregò la visitatrice ad avere la bontà
di aspettare un momento che sarebbe subito da lei.
Il desinare stava per finire.
— Questa sera ti farò digerire io — pensò la Bice
con un certo maligno piacere. — Se non ti procuro un
buon svenimento, non mi chiamo più Bice Turini !
Dopo cinque minuti di aspetto, la principessa Gualdi
entrò nella gran sala del palazzo, illuminata debolmente da due candele, posate entro candelieri di argento. Teneva in mano la lettera d’introduzione scritta
dal donnone.
— Doveva essere una gran bella donna, un tempo,
questa ribalda — pensò fra sè la Bice — mentre la
principessa entrava con passo nobile e maestoso nel
salotto. . ,
— Signorina Federici — disse la principessa — sono
lietissima di vederla. Monna Teresa ha fatto bene a
mandarla da me. Nessuno appella mai a me invano. Il
Signore mi ha dato una missione speciale... veggo che
Monna Teresa glie ne ha parlato. Sia ringraziato
Iddio I Si fa un po’ di bene : tutto a sua gloria ! tutto
a sua gloria !
La Bice a quella religiosa untuosità si sentì avvampare la faccia di celierà.
— Signora principessa — disse la giovane con aria
dura e spiccando le parole — vengo da Gardagnana
Ligure. r
La principessa gettò un oh ! dì stupore, e di^e un
sobbalzo, come se avesse toccato all’ìmprovtiso% fili
elettrici del rocchetto di Ruhmkorff. La Turini finse
di non occuparsene e ripetè :
— Signora principessa, vengo da Gardagnana Ligure e mi manda a lei Fides et amor.
La principessa saltò in piedi, sgranò gli òcchi, fissò
le pupille sulla Bice, e stendendo un braccio verso di
lei, gridò:
— Dio 1 Fides et amor ? Oh ! Dio I Lei ha visto Fides
et amor ? E vive ancora P Ohimè ! Quale strazio !
E ricadde, come esausta, sul canapè. f
La Bice guardò impassibile quella scena. Aspettò
un istante che la principessa si quietasse, poi tornò
a parlare adagio adagio. Voleva che quella donna malvagia trangugiasse l’amaro veleno lentamente, e a
goccia a goccia.
— Fides et amor mi manda a lei, perchè le racconti un brano della sua vità. Ascolti e non m’interrompa !
La principessa tornò a levarsi in piedi in un accesso di dolore intenso. Il suo volto assunse in quell'istante una espressione indescrivibile. L’anima spasimante scontorceva in modo orribile i muscoli del
volto. ^
— Ma chi è lei ? — urlò — chi è lei ohe conosce
Fides et amor ? È una donna o un demonio ? Parli !
parli I chi è lei ?
— Sono la massaggierà di Fides et amor ! Giù, segga
e mi ascolti in silenzio, altrimenti tutta la sua famìglia udrà la storia di Fides et amor ! — gridò la
Bice.
A queste parole, un mortale pallore si diffuse sulle
sembianze sconvolte della principessa. -Essa si quietò
immediatamente.
— Dica ! dica I -- supplicò essa — e don parli troppo
forte chè altri non senta.
La Bice incominciò:
— Vent’anni fa viveva a Roma, stimato ed onorato,
un giovane prete, D. Andrea Foltesi. Era un bell’uomo,
un’anima candida, e di un fervore religioso iion ordinario. Assiduo quanto mai al confessionale, numerosi penitenti dell’uno e dell’altro sesso ricorrevano
a lui, per averne consiglio ed assoluzione dai loro
peccati. Fra questi prese a confessarsi da lui anche
una gran dama romana...
— Le ha detto il nome dì questa dama ? — interruppe la principessa.
— No! i’ides et amor non ha pronunciato nessun
nome.
La principessa diede un sospiro, come se fosse sollevata da un gran peso. L’altra continuò :
— D. Andrea Foltesi, confessò questa gran dama, la
quale, presa da grande dolore dei suoi peccati fece al
giovane sacerdote la confessione generale...
— E Fides et amor le ha svelato...
Sì ; Fides et amor ha lasciato scrìtti tutti i peccati
di quella gran dama.
La principessa diede un guaito ed ebbe un tremito
convulso per tutta la persona.
— La gran dama romana a poco a poco s’innamorò
perdutamente del suo confessore. Cercò di sedurlo, di
ammaliarlo, di farsi amare da lui, e vi riuscì. Ma non
senza grandi lotte. Il sacerdote era troppo fervoroso
per cedere facilmente ad un sentimento ch’egli credeva colpevole. Con tutto ciò, cominciò a sentire un
grande piacere in confessare quella dama, e acconsentì anche a visitarla in casa. L’amore crebbe, ma
il fuoco non ardeva ancora. Quella donneerà una divoratrice di sacerdoti e resistendo D. Andrea, oltre il
consueto, la gran dama ricorse ad un tranello. Ella,
signora, sa in che cosa consistesse quel tranello. Vuole
che lo descriva ? È infame, è vergognoso, è vile, è
ribaldo !...
— No 1 no ! — supplicò la principessa — lo so 1
10 so !
— Ebbene, dopo il tranello tesogli dalla gran dama,
D. Andrea Foltesi ritornò a casa sua, amante riamato
della gran dama romano. Passarono due anni, durante i quali, il sacerdote e la gran dama continuarono nella loro colpa. D. Andrea in città e fuori scriveva alla dama almeno tre volte per settimana e si
vedevano spesso con grande prudènza e circospezione.
11 sacerdote era un uomo d’ingegno e un po’ poeta,
e diede sfogo alla sua passione con una serie di lettere ammirabili, nelle quali egli si sottoscriveva
et amor.
A capo di due anni, Fides et amor, venne obbligato
dalla legge generale del clero a ritirarsi per cinque
giorni negli esercizi spirituali. Le prediche del missionario lo colpirono vivamente. Egli risolvette di
mutar vita e di troncare la peccaminosa relazione. Da
quel ritiro, scrìsse una lettera alla gran dama romana,
nella quale egli prendeva commiato da lei. Quelia lettera non era firmata più da Fides et amor, ma da
D. Andrea Foltesi. La dama andò su tutte le furie.
Tentò di riconquistare l’infedele: non vi riuscì. Essa
parve quietarsi : meditava invece la vendetta. D. Andrea, per distrarsi e per dimenticare, si era dato tutto
ai ministeri sacerdotali. Predicava e confessava assai.
Un giorno, una certa giovane andò a lui, e cominciò
a frequentare il suo confessionale. Gli scrisse lettere
e n’ebbe parecchie risposte. Erano innocenti quelle risposte, ma si potevano interpretare in vario senso.
Quella ragazza era una povera disgraziata, comprata
dal denaro della gran dama. Quando questa ebbe in
mano quanto faceva al caso suo, accusò D. Andrea
Foltesi al Santo Uffizio.
Il sacerdote tentò di difendersi, ma noi potè. La ragazza, abituata alla mala vita, non esitò un istante a
confessar colpe non mai esistite. D. Andrea fu sospeso
a divinis e gli fu ingiunto di lasciare per un po’ di
tempo la città. Egli ubbidì, e colla morte nell’anima
si ritirò in una cittaduzza vicina. Colà la gran dama
romana si recò a consolarlo. Egli ignorava assolutamente che essa avesse avuto la parte principale nella
trama.
Quell’anima ingenua accettò con grato animo le consolazioni della gran dama, e riallacciò l’antica amicizia. Da principio fu innocente, e il timor di Dio sostenne il prete infelice. Ma i dolori sofferti, la solitudine dell’esilio, le moine dì quella donna lo fecero
cadere dì nuovo.. Egli tornò ad essere per la gran dama
Fides et amor.
Qui la Bice si fermò un istante.
— Ebbene ? — domandò la principessa che seguiva
con altissima attenzione quella pagina, fino allora
inedita, della propria vita. — Ebbene, che accadde
di poi?
— Accadde una catastrofe! —- tonò severa la Bice.—
Ascolti la dolorosa storia. La gran dama ucciso fisicamente e moralmente il povero sacerdote, il quale non
pensò più al suo sacro carattere, ai suoi ministeri sacerdotali, al suo buon nome, alla sua fama: si diede
al bere, e in meno di tre anni, diventò un ubbriacone
ed un degenerato. Un giorno, si recò a diporto in quella
cittaduzza una povera ragazza perduta. Essa trovò in
una osteria Fides et amor e la riconóbbe. Era l’antica sua penitente e calunniatrice, la quale, dopo la
cune chiacchiere, gli disse che essa lo aveva calunniato ed accusato al Santo Uffizio a suggerimento di
una gran dama romana, che a questo fine i’aveva
pagata profumatamente. A quelle parole, D. Andrea
Foltesi cadde in deliquio come colpito da una sincope.
Quando si riebbe, l’infelice aveva perduto la ragione. Gli amici e i fratelli, per togliere tanto scandalo dal loro paese, Io mandarono al manicomio di
Gardagnana Ligure, dove ha vissuto fino al presente,
imprecando giorno e notte alla gran dama romana.
— Ed Ora ?
— Fides et amor è morto.
— Morto ? morto ? imprecando ?
— No ! Fides et amor è morto perdonando.
— Perdonando? Oh! Dio! vi ringrazio!
— Fides et amor, un mese prima di morire riacquistò
il senno e morì perdonando.
— Dica ! replichi questa dolce parola ! Egli morì perdonando...
— Sì, morì perdonando, a suggerimento di un’altra
vittima di quella gran dama romana.
— Di chi ? di chi ?
— D. Ottavio Siaibaldi ha indotto Fides et amor
morente a perdonare alla gran dama romana il suo
enorme delitto !
— D. Ottavio ? Oh ! Dio ! Egli mi ha punita 1
— Si — gridò la Bice con voce squillante. — Dio
l’ha punita, e l’ho punita anch’io.
— Lei ? Ma chi è lei ? Dica ! Pietà I
— Io sono un’altra vittima della sua malvagità. Sono
Bice Turini!
— Oh ! Dio ! — sciamò cogli occhi sconvolti dal
terrore la principessa — lei è la Turini : e sa tutto
— Tutto ! tutto ! assolutamento tutto !
— E la mia fama, il mìo buon nome...
— È nelle mie mani !
— Pietà, pietà, signorina 1 Non per me, ma per la •
mia famiglia ! pel mio casato 1 — gridò la principessa
gettandosi in ginocchio davanti alla Bice.
— Ah! vile megera! Tu domandi pietà,ora. Ma hai
tu avuto pietà di D. Andrea Foltesi, di D. Ottavio Sinibaldi, di me ? Di’ di’ hai avuto pietà ?
— Pigjà, signorina, pietà. Per la vostra giovinezza,
per la vostra bellezza, per amor di Dio!
— Scostati ! non venirmi vicina ! non toccarmi ! vipera velenosa ! Che hai fatto della giovinezza di
Fides et amor ? Che hai fatto della bellezza di tante
anime ?
— Oh ! signorina, non mi neghi la grazia che le do.
mando. Seppellisca il segreto nel suo cuore !
— Seppelirlo ! Sì : a un patto ! Va dal Santo Uffizio
e dichiara a voce e per iscritto d’aver calunniato D. Andrea Foltesi, D. Ottavio Sinibaldi e me!
— Ella domanda l’impossibile, Pietà, signorina,
pietà!
— L’impossìbile 1 Allora l’infamia e il disonore cadano sopra di te e sulla tua famiglia !
La Bice pronunciò queste parole con un acuto squillo
di voce. I servi udirono, e sospettando male, si precipitarono dentro il salotto. Videro la principessa inginocchiata, cogli occhi fuori dell’orbite, come impietrita. Corsero a lei per rialzarla. Ma essa li allontò
col gesto. Si alzò su, andò verso la Bice, e volle parlare. Non' potè: si mise una mano alla gola, quasi per
inghiottire un boccone amaro, poi vacillò sullé piante
e cadde svenuta. ,
— Soccorrete quella peccatrice ! — gridò la Bice —
additando la principéssa. — Non vi è donna peggiore
di lei in tutta Roma I
Mentre T servi prestavano i primi soccorsi alla padrona, la Turini, non fermata da nessuno, uscì indisturbata dal palazzo.
— Ebbene, hai recitato bene la tua tragedia, mia
cara ? — le domandò Miss Florence, quando tornavano a casa.
— Sì, a perfezione credo.
— E l’effetto ?
— È stato tremendo. L’ho lasciata svenuta fra le
braccia dei suoi servi. Ma ben le sta ! Bisognava punirla!
— Ed ora che farà essa?
— Nulla. Sa che tengo l’onore suo in mia mano: si
guarderà bene dal dar più noia a me o a D. Ottavio.
Ci voleva una lezione. L’ha avuta.
(30)i {Continua).
FUiinflpIirn Contabile corrispondente, trent’anni carUVUliyiiUuU riera, attualmente occupato presso primaria Ditta Commerciale in Napoli, desidera iasciare
questa città per qualunque altra del Settentrionale,
preferibilmente della Toscana. — Rivolgersi al sig.
Gaio Gay, Pastore della Chiesa Valdese, Via Scarlatti
N. 201, Vomero (Napoli).
8
8
LA LUCE.
OMERICilH OEHTIST
JOHN BIAVA, 2 Quintino Sella, Milano.
Diplomato in Italia, Svissera e New York
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