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LA BUONI NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
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(.1 Jomtci7io)
Torino, per un anno L. (5,00 l..7,00
— per Sei mesi » 4,00 » 4,50
Per le provincia e l’eslero franco sino
ai conlioi, un anno . . L. 7,20
per sei mesi , « 5,20
A/r.SaiovTEc (Js iti iyànvi
So[fueDilo la vcrilìi nella rarità.
Efe.s. IV. Ì5.
La Direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, a capo del Viale
del Ke, N 12, piano 3’.
Le associazioni si ricevono dalla Direzione
del Giornale, e dal Libraio G. SERRA,
conlrada Nuova in Torino.
Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla Direzione.
11 fatto di Favaie nel Parlamento. — Le chiese evangeliche italiane fuori d*ltalia*
1.*^ Avvenire della fede evangelica. —Religione calunniata.— Nuova apologia
e minaccia d'inquisizione, fatta da un clericale di Francia. — Risposta cristiana
airArmonia. — Notizie religiose: Tofìdo — Genova— Fircoze— Roma — Francia
•— Inghilterra — Spagna. — Cronachetta polìtica.
Il FATTO DI FAVALE MiL PARIAMEMO
Nel quarto numero di que.slo Giornale, 26 novembre 1852, fu data in
compendio la storia infausta deli’imprigionamento di alcuni membri di
due famiglie Ceregliino, di S. Vincenzo del Favaie, maudamenlo di Cicagna, provincia di Chiavari, imputali
del delitto di aver abbandonato la religione dello Stato per abbracciarne
un’ altra piìi conforme alla loro coscienza. Al primo annuncio di un tal
fatto, qualche lieve mormorio a’udì
qua e là nel paese, ma sì lieve, che
non valse a passare i ristrelti confini
di esso. Uu giorno dopo, tutto fu silenzio ed oblìo. E nella tornala di
martedì 28 p” p“ dicembre, parlandosi
dal Ministero molto caldamente della
necessità di religiosa tolleranza , un
deputato, l’onorevole signor Valerio,
sorse per dire che questa parola tolleranza religiosa, male suonava sulla
labbra di un Ministero, il quale facea
processare tulli i di o l’uno o i’aUro
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— Ikò —
dei fogli liberali per qualche frantesa
discordanza in materia di religione, e
ripetea in Liguria il notorio funesto
episodio del governo Toscano, facendo
catturare e sostenere nelle prigioni
degli assassini in Chiavari alcuni onesti contadini rei, veri o presunti, di
avereesternatocredenzeanti-cattoliclie.
Questa allusione ad un’enormezza affatto incompatibile col più meschino
aborto di governo costituzionale, non
destò neppure un eco nel Palazzo Carignano. ]Vè deputati, nè ministri giudicarono cbe valesse la pena d’occuparsene. E dei nostri giornali politici
la sola Gazzetta del Popolo ne parlò.
Nella lontana Inghilterra invece il
Parlamento, la stampa, le radunanze
delle private associazioni religiose e filantropiche fecero risuonare più d’una
volta le voci di indegnazione, di pietà,
e di profondo interesse, che il caso de’
Madiai provocava dal generoso loro
cuore , e questo paese vide pur, non
ha guari attonito, recarsi in Toscana
deputazioni composte dei più illustri
personaggi della Gran Bretagna, delroiauda, della Prussia, della Svizzera
a deprecare l’ira politica ed eccleeiaslica scaricatasi addosso a due umili
toscani, perchè devoti più a Dio ed al
Signor nostro Gesù Cristo, che al papa e alla sua gerarchia.
Noi lo diciamo con dolore, non si
potea suppeditare a chi ci pretende
indegni delle presenti nostre libertà
argomento più ovvio di questo, , che
im fatto quale si è quello dell’ imprigionamento dei Cereghino, abbia
potuto aver luogo qui fra noi, a
Parlamento aperto, colla libera stampa, col diritto di petizione e di riunione , senza che nessuno privato o
pubblico uomo siasene occupato, vergognato, doluto, e duri tuttavia senza
che alcuno se ne dolga, vergogni, lamenti. Un solo deputato ne parlò per
incidenza, e la sua parola come sassolino caduto in gMa melmosa, non
destò nè tonfo, nè moto.
Ma capisce egli il nostro popolo che
questa sua inditferenza ai privali oltraggi , agli abusi del potere a danno
di umili individui, al pubblico conculcamento dei diritti più sacrosanti
dell’uraana natura e della divina economia è il veleno più mortifero delle
sue politiche e civili libertà? No, non
lo capisce ancora, non ne dubita nemmeno; e i deputati e il Ministero non
lo capiscono, non ne dubitano più di
lui. Anche in Francia si osservò sempre la medesima indifferenza, lo stesso
funesto egoismo. Le più ampie libertà
politiche, civili e religiose erano scritte
nelle leggi francesi: ma la polizia e
la finanza se ne risero sempre ; e il
popolo ed il Parlamento non si degnarono mai di vendicarle quando erano rotte e calpestate a danno di
3
_ Kkl —
qualche impotente ftiraiglia, o corporazione. Ma dove sono andate ora a
finire quelle libertà conquistate a prezzo di tanti patimenti e di laute guerre
domestiche e forastiere? In un militare despotismo. A Nuova York invece, a Filadelfia, a Londra, a Edimburgo se un caso simile a quello dei
nostri Cereghino potesse mai aver
luogo, nessun onesto cittadino se ne
rimarrebbe silenzioso od ozioso spettatore. La colpa di quello sarebbe
sentita come propria da ogni umana
0 religiosa persona; le immancabili
conseguenze dell' impunità balzerebbero agli occhi d'ogni uomo politico
e pratico dell’ andamento degli affari
di quaggiù : lulti darebbero parte del
loro tempo, danaro, talento, influenza
per la riparazione del torto, la punizione dell’arbitrio, la revoca dell' autorità. E come in quei due cristiani
paesi prosperano le pubbliche libertà?
Così, che ognuno le reputa parte del
proprio patrimonio, della sua stessa
persona, e a nessuno viene oramai
nemmeno in pensiero che v’ abbia
forza al mondo sufliciente per menomarle 0 distruggerle.
E non monta che i Cereghino
siano sostenuti nelle carceri criminali
di Chiavari per autorità di legge,
piuttosto che per arbitrio di magistrali. Anzi ove esistesse ancora in
Piemonle legge, che facesse delitto ad
un padre di famiglia il leggere ed
esporre la parola di Dio a’ suoi figli,
l’acquiescenza del popolo, del Govcno e del Parlamento in essa, come
sarebbe più colpevole in faccia a Dio
ed all’ umana coscienza, cosi riescirebbe più fatale alla conservazione degli ordini che ora reggono il paese
nostro, di quello, che la loro indifferenza a casi individuali d’arbitrio.
Essa sarebbe la radice ed il tronco
dell’Inquisizione; e come può su questa innestarsi uno Statuto di libertà,
0 con essa conciliarsi 1’ esercizio dei
diritti di maggiorennità alla quale secondo lo Statuto medesimo il noslro
popolo sarebbe oramai arrivalo?
LE CHIESE
EVANfiELlClllì ITALIANE
FUORI D’ITALIA
I.
Dal 1550 fino al 1568 si contarono più di due mila Italiani che
ebbero la ventura di potere salvarsi
dalle zanne della inquisizione e rifugiarsi in terra straniera, per poter
liberamente seguire la religione evangelica. In sul principio si rifugiavano
ordinariamente nei Grigioni; e noi
abbiam veduto come appunto gl’italiani rifugiati portassero la rehgione
evangelica nella Bregaglia e nella
Eugadina : e poscia l’emigrazione
prendendo proporzioni più grandi in
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ragione della crescente oppressione
clericale, si estese per tutto il resto
della Svizzera cd altrove, e gli Italiani
evangelici, anziché unirsi alle Chiese
protestanti della Svizzera, della Francia, e della Germania, formavano dappertutto ove si trovavano una chiesa
evangelica italiana. Questo fatto dimostra la verità di quello che le tante
volte abbiam detto, che gl’italiani che
abbandonano il cattolicismo non lo
abbandonano per attaccarsi ad una
setta, nè per divenire protestanti, o
luterani, o calvinisti, o anglicani; ma
lo abbandonano per prendere puro il
Vangelo senza alcuna mescolanza di
umani sistemi.
La principale chiesa evangelica
Italiana che si formasse all’estero fu
la chiesa di Ginevra. Galeazzo Caracciolo, marchese di Vico, unico erede
di una delle più illustri famiglie di
Napoli, nipote di papa Paolo IV, e
primo ciamberlano dell' imperatore
Carlo Y, fu lo strumento di cui Dio
si servi per fondarla. Se Dio
vorrà daremo ai nostri lettori la biografia di questo illustre confessore di
G. C.; perora ci basti dire ch’egli
fu il primo italiano che si rifugiasse
a Ginevra per causa di religione nel
1551.
Calvino era allora l’uomo influente
di Ginevra, ed accolse con tutti i segni di cristiana fratellanza l'illustre
esule, il quale da suo canto corrispose
con gratitudine alle accoglienze del
riformatore ; ma pensò subito a fondare a Ginevra stessa una chiesa puramente evangelica e italiana, che
non avesse per base che la parola di
Dio; e Calvino per nulla adontato,
non solamente coadiuvò ed incoraggi
Caracciolo nel suo disegno, ma gli
fe’ dare dal governo locale apposito
per la sua chiesa, e lo continuò a tenere in singolare stima, ed a Caracciolo dedicò la seconda edizione del
suo Commentario sulla 1* Epist. ai
Corinti. Pochi mesi dopol’arrivo del
Caracciolo già erano giunti varii altri
Italiani perseguitati a causa del Vangelo, e nello stesso anno 1551 la
cliiesa italiana evangelica era stabilita
a Ginevra.
Il sistema presbiteriano è quello
che gl’italiani han sempre creduto il
più conforme alla Bibbia; e gli evangelici italiani di Ginevra alla unanimità stabilirono la loro chiesa su quel
sistema. Un pastore, quattro anziani
e quattro diaconi eletti dalla intiera raunanza dirigevano le cose della
chiesa. Lattanzio Ragnoni ex-prete senese, discepolo del martire Paleario,
fu il primo pastore della chiesa italiana di Ginevra, ma fu rimpiazzato
nel 1552 dal nobile Celso Martinengo
che la medesima diresse per molti
anni.
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Da principio la chiesa italiana si
raunava in una delle sale dell’antico
collegio, ma divenuta poscia più numerosa il Governo accordò loro l’uso
deU’antica chiesa della Maddalena
ridotta a tempio evangelico. Gl’italiani accorrevano da tutte le parti a
Ginevra, e fin dal 15551a chiesa era
composta'di 294persone che comunicavano, senza calcolar nè i ragazzi di
ambo i sessi, nè i catecumeni non ancora ammessi alla S. Cena. Nel 1560
1 membri della chiesa erano 520. La
nobiltà italianaspecialmenteaccorreva
a Ginevra, inguisachè quella chiesa
aveva dai più cospicui paesi d’Italia
le persone le più distinte. Caracciolo
di Napoli, Ragnoni di Siena, i fratelli
Martinengo da Brescia, Tiene da Vicenza, Daponte fratello del Doge di
Venezia, Pepoli da Bologna, Slei,
Burlamacchi, Rustici, Arnolfini, Balbani, Micheli, Mazzei, Trenta, Calandrini, Mintoli, Diodati, Turretini, Cenami, e Sbarra appartenevano tutti
alla nobiltà di Lucca. Tutti costoro
emigrati a cagione del Vangelo facevan parte della chiesa evangelica
italiana di Ginevra.
E siccome la fazione clericale vuol
persuadere ai gonzi, che coloro che
lascian la patria pel Vangelo sieno
persone dispregevoli, e che meritano
di essere bandite dai paesi ove si rifugiano, non sarà fuor di proposito
se accenneremo i beni che i rifuggiati
italiani cagionarono alla ospitale
Ginevra. Non appartiene a noi di dire
i beni politici e commerciali con che
i profughi pagarono il debito di gratitudine verso i Ginevrini, i-quali non
solo li accolsero, ma li dichiararono
ciKadini: diciamo soltanto che le principali famiglie ginevrine traggono la
loro origine da quei rifugiati ; chc il
famoso Burlamacchi, il quale avrebbe
onorata l'Italia colla sua scienza sul
diritto, onorò e rese celebre l’accademia di Ginevra ; infine che i soli
pastoridella chiesa italiana, dal 1551
al 1719, han dato alla accademia
quattordici sommi professori , due
di belle lettere, uno di filosofia, uno
di lingue orientali, e dieci grandi
teologi , fra i quali primeggiano
Turrettini e Pitet, le di cui opere son
in sommo pregio non solo in Svizzera,
Francia e Germania, ma in Inghilterra, Scozia ed America.
La chiesa italiana di Ginevra ha
esistito per quasi due secoli; ma essendo i discendenti dei primi emigrati
divenuti Ginevrini, e perduti gli usi
e la lingua italiana, quella chiesa si
uni alla Chiesa ginevrina.
Un fatto accaduto nel 1558 dimostra come la chiesa italiana di Ginevra
fosse aliena non solo da ogni qualunque spirito di setta, ma come fosse
fedele alla Bibbia solamente, alla
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quale, e non alle dottrine degli uomini, si vantava di attignere le sue
dottrine. Alla occasione delle opinioni
di Socino alcuni pochissimi membri
della chiesa manifestavano qualche
pensiero che, se non era interamente
sociniano, sembrava però allontanarsi
alquanto dalla pura dottrina bibblica
intorno alia divinità di Gesù Cristo,
[ja chiesa spaventata si raunò in
congregazione generale, e vide la necessità di formolare una professione
di fede, che puramente biblica determinasse non ostante con tutta chiarezza le dottrine fondamentali: la professione fu fatta, ed ottenne l’approvazione di Calvino, di Teodoro di Beza
6 di lutti i cristiani evangelici. Ma
qui ancora cade in acconcio d’osservare che la chiesa italiana non volle
adottare nessuna delle confessioni di
fede protestanti, neppure quella di
Ginevra, non già perchè trovasse qualche cosa a riprendere, ma perchè non
volea lasciarsi imporre la credenza
da alcuno straniero; perchè non volea
divenire nè luterana, nè calvinista,
ma puramente cristiana evangelica.
La chiesa italiana di Ginevra divenne
il centro di tutte le allre chiese italiane all’estero : ad essa si mandava
per consiglio; se vi erano questioni da
decidere si ricorreva ad essa; essa
mandava pastori nelle altre chiese
italiane; insomma era la sorella mag
giore, senza però arrogarsi autorità
alcuna. Ed anche ora dobbiamo dirlo
a gloria d’Italia, i sommi teologi protestanti che formano la buona scuola
di Francia e di Svizzera sono discendenti delle antiche famiglie italiane:
tali sono, per notìiinarne solo alcuni,
Edoardo Diodati, Luigi Gaussen , i
fratelli Monod , Passavant , Merle
d’Aubigné, tutti autori di preziosisime
opere, oratori sommi, e teologi che
onorano le scuole alle quali appartengono. Questi zelanti cristiani che
abbiamo l’onore di conoscere personalmente, si onorano della loro origine italiana, amano gli antichi loro
compatriotti, e pregano continuamente per l’antica loro patria, acciò
faccia ritorno al Vangelo come lo
predicavano gli Apostoli.
AVVEMCE
DELLA FEDE E\ANGELICA
Per poco versato che sia un cristiano nella lettura della sacra Bibbia, sa
che agli avvenimenti politici vanno
tardi 0 tosto congiunti e mescolati gli
avvenimenti religiosi. I sapienti del
secolo, i favoriti dalla fortuna, gli eletti delle armate e de’ popoli si afl'annano coll’ingegno e coll’opera a fondare imperii, a dilatare dominii, ad
inventare istituzioni e forme varie di
ordinamenti politici, c non pensimo o
7
- Ibi
non sanno che un segreto e silenzioso
istinto preme la coscienza delle genti
e le spiuge a ricercare quell’ ignoto,
che la superstizione immagina di aver
trovato, ma che solamente risiede nella religione di verità e di vita. Quindi
abbiamo nella storia avveralo esattamente il vaticinio del profeta Daniele,
che nello avvicendarsi delie grandi
monarchie mondane Assira,Persiana,
Greca e Romana indicò 1’ avvicinarsi
della pienezza de’tempi in cui sarebbe
manifestato alla terra sotto umane
spoglie il Verbo increato di Dio. E chi
dei Nabucchi, dei Sersi, degli Alessandri e de’ Cesari sognava mai di essere
¡strumento e messaggio della Provvidenza destinato ad apparecchiarci tempi della venuta del Redentore? Chi ne
avesse fatto parola con essi, o non sarebbe stato compreso, come avvenne
a’profeti del popolo santo nella schiavitù di Babilonia, o almeno deriso.
Eppure essi passavano, le monarchie
fondate da loro cadevano, i confini
posti ai loro imperii variavano, gli
stessi nomi de’popoli cambiavano, altre città, allre genti, altri usi e costumanze sulle rovine dei loro Stati sorgevano, c inosservato agli occhi del
volgo, ma pure veduto da quelli che
erano illuminati dalla rivelazione procedeva innanzi quel movimento religioso, che doveva compiersi dal Redentore del mondo. I popoli non con
tenti delle superstizioni d’Oriente, no
foggiarono altre nuove colle fantasie
deirOccidente, ma queste non bastando giammai alle esigenze del cuore
umano, pigliavano ad ogni poco novelle forme, si accrescevano di altre
divinità che rispondessero a lutti e singoli i bisogni di suprema assistenza, i
quali venivano di mano in mano sen»
liti dalle successive generazioni dei viventi. Questa stessa rinovazione continua del greco Olimpo e del romano,
che terminò colla creazione del Panteon dove i vincitori del mondo raccolsero da ogni parte gl’ Iddii delle
vinte nazioni come per dire a tulte
quante che si giovassero liberamente
delle divinità che meglio ad esse piacevano, indicava la generale incertezza in cui erano gli spirili sulla vera
religione di Dio.
Questa incertezza però era un progresso religioso ed un avvicioamento
incognito all’universale verso la verità evangelica, la quale dovea tra breve entrare in possesso de’ templi degli
Dei. Era un progresso perchè rimovea
dall'animo il fanatismo padre della intolleranza, e mantenitore di quegli odii
religiosi che sono sempre seme di persecuzioni e di guerre: era un progresso perchè nel cospetto de’ popoli appariva nuda e spregevole qual era l’ipocrita avarizia de’preti che fingevano
devozione a’Numi riconosciuti per va-
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ni e vanissimi da loro, come erano dal
pubblico intelligente, ma pure fruttiferi ancora per quegli intelletti superstiziosi e imbecilli, di cui non manca
giammai l’umana razza, i quali pagavano a pronto contante i sacriiìci e i
prestigi che loro calmavano i rimorsi,
od espiavano i delitti, o promettevano
fortunati successi: era un progresso
perchè vuoti gli animi di errori superstiziosi 0 viveano di religione filosofica non avversi a ricevere la luce quando venisse loro arrecata dagli annunziatori del vero, o non curanti di religiose materie erano di conseguenza
alieni dal mai perseguitarne i cultori;
era finalmente un progresso, perchè
nel bisogno che l’uomo ha di religione è sempre un gran passo verso la
verità il non avere alcuna riverenza
aU’errore.
Per tal modo la stessa corruttela
del paganesimo tornava in vantaggio
della futura evangelizzazione, che stava per incominciarsi dagli apostoli di
Cristo, e così si vede come l’andamento politico del pagano impero apparecchiava senza saperlo le vie alla
introduzione del Vangelo.
Quest’ esempio tratto dalla storia
del paganesimo, noi lo vedemmo rinnovalo nel secolo XVI, quando 1’ abuso delle indulgenze, dei miracoli,
delie magie e della inquisizione papale ebbe screditato per modo il si
stema ecclesiastico allora dominante,
che non fu malagevole ai grandi riformatori il fare accettare la predicazione del puro Vaugelo, e staccare
dall’invalso sistema provincie e Stati
interi nella Germania nell lnghilterra,
nella Francia e nella Svizzera.
La politica aizzata dalle fanatiche
grida degli abbandonati ecclesiastici,
volle colla forza opporsi ai progressi
del santo Evangeloj di qui nacquero
le sedizioni e le guerre assai sanguinose tra protestanti e cattolici, e dove
i preti poterono, armarono altresì di
scuri i sicari dell’ inquisizione ; ma
indarno, i tempi erano maturi per una
rinnovazione di spirito, e il Vangelo
combattuto alla fine trionfò, e sono
oggi evangeliche le popolazioni di Danimarca, di Svezia, di Norvegia, di
Prussia, d’Annover, di Baden, dell’Elvezia, dell’ Inghilterra e della Scozia.
Chi legge i ricordi de’ tempi e conosce le corrispondenze .della Corte di
Romacogli imperadori eco’principi che
la secondavano nell’impedire la propagazione della Fede Evangelica professata qual’è nella Bibbia e non più quale
r andavano predicando i fautori del
sistema ecclesiastico fino allora dominante , conosce come sperassero i romanisti di conquidere, secondo essi dicevano, l’idra della riforma, e schiantare la peste dell’eresia. S’ingannarono gli infelici credendo essere essi i
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- lijó
direttori delia coscienza de' popoli,
quando Iddio se ne ha riservato a se
stesso r arainaestramento e l’impero.
Noi speriamo che un movimento simile a favore del Vangelo si vada
oggi consumando neH’ombre e nel silenzio. Pur troppo r indifferentismo
religioso ha invaso una gran parte
d’Europa, ma dovunque si comincia
a leggere il Vangelo ; questo indifferentismo vien meno e cede il luogo a
quello spirito di cristianesimo puro,
che solleva le anime a Cristo , le fa
credere in lui, e rendendole indipendenti dall’uomo, le fa sommesse a Dio.
Vero è che un grido d'allarme si
leva da quei medesimi che in altri
tempi furono autori e ministri della
inquisizione, e vorrebbero oggi di bel
nuovo ripristinarla fra noi; ma il secolo insofferente di freno, e bramoso
di libertà fa il sordo ai clamori fanatici di cotal gente, e pare apparecchi
la via ai futuri apostoli della libertà
religiosa accogliendo con trasporto i
banditori delle libertà politiche e commerciali. La libertà è la legge di cui
oggi più che mai si sente universalmente il bisogno, come quella che sola
può appagare le esigenze e i voli della
civiltà progredita. Ora tutte le libertà
vacillano ove manchi la libertà di coscienza, e questa 1’ avete dal solo Evangelo puro. Si, quando tutti gli
uomini col Vangelo alla mano cammi
neranno davanti a Dio secondo lo spirito che sarà loro comunicato da Dio
medesimo, potranno dirsi veramente
religiosi e veramente liberi: religiosi
perchè in comunicazione diretta con
Dio, liberi perchè indipendenti dall’oracolo di qualunque uomo, e Anglicani, e Presbiteriani, e Wesleiani, e
Moravi, e Quacqueri, e Valdesi, e Luterani, e Calvinisti, e Riformati, c
Zuingliani, e Cristiani d'ogni altro nome vivranno tutti da fratelli, ma lulli
indipendenti gli uni dagli allri sotto
la guida d’un solo pastore e padre
Cristo Gesù.
Indarno sognano alcuni di arrestare
il corso agli avvenimenti o restringerìo dentro l’angusta cerchia d’un
sistema creato o prediletto da loro ; lo
Spirito di Dio si muove e cammina
quando e come a lui piace, e niuno di
noi può interrogarlo « ove vai, o d’onde vieni ? » Libero e indipendente
come Dio da cui emana, rimane anche libero e indipendente nell’anima
a cui si comunica. Ecco la libertà religiosa verso cui s’incamminano le
genti, ecco la libertà che tutti avremo
un giorno o l’altro dalla Fede Evangelica professata non più come l’uomo
insegna, ma come Dio comanda; e in
questa liberlà sla appunto l’avvenire
della Fede Evangelica.
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I\EL5G!0N CALl^MATA
Cliiuiique attribuisce alla Religione
azioni e massime coadauuate dall’Evangelo di Cristo, la calunnia, e non
merita che alcuno dei cristiani gli
creda. Ora noi mostreremo che la corte
di Roma non una, ma le cento e le
mille volle ha dato nome di sante e
religiose alle azioni più inique, più
scellerate e crudeli, e di-conseguenza
ha le cento eie mille volte calunniato
la Religione di Cristo.
. L'argomento è per se stesso chiarissimo e concludente; resta ad allegarne le prove che ugualmente chiare
e concludenti ci somministra la storia,
e noi le verremo di volta, in volta
rammentando a’ nostri lettori, acciocché mai non sognassero d'incolpare
nè il cristianesimo, nè l'Evangelo, che
è parola di verità e di vita,delle azioni
e massime che, essendo empie e sol
degne di uomini facinorosi e corrotti,
la corte di Roma non dubitò di far
passare per sante, per giuste e per
benedette da Dio.
Abbiamo noi già raccontato le accuse, i processi e il supplizio cui ebbe
a soffrire da Roma l’innocente e pacifico letterato che era, a detta dello
stesso Tiraboschi tuttoché gesuita, il
famoso Garnesecchl (v. B. N. an. I);
abbiam veduto come la corte di Roma
se lo fece dar nelle mani dal duca
Cosimo Medici, ma non abbiamo riportata la lettera con cui lo richiese.
Or essa è veramente un capo d’opera
d’ipocrisia se mai v’ebbe la maggiore.
Ivi si vede fin dove giunga l'arte sacrilega di falsare e calunniare la Religion di Cristo.
Si trattava d’indurre il duca a conimetlere il tradimento più nero, qual
era quello di consegnare Carnesecchi
amico ed ospite suo al bargello di
Roma, perchè lo scannasse in olocausto alle furie dell’inquisizione. Ebbene
questi atti scellerati sono dal cardi-’
naie freddamente considerati per doveri religiosi, cosi dalla parte del papa
che li richiede, come dalla parie del
Duca che li deve eseguire. Con quale
coscienza e con quali cristiani principii, noi lo lasciamo appieno giudicare ai nostri letlori.
Lettera del Cardiuale Paceco
a! Duca Cos'nio.
Li 19 Giugno 15S6.
« Dalla lettera clie Nostro Signore
scrive a Vostra Eccell. e dalla persona
che. le spedisce, potr.^ Ella giudicare di
quanla premura sia il negozio che il P.
Maestro le dirà, nel quale gli posso assicurare che ho visto co’ miei occhi cose
novameute scoperte, che non solo non si
possono dissitnulare, ma sarebbe gran
peccato davanti a Dio se Sua Santità non
ne venisse a capo, e di Vostra Eccellenza
come principe temporale se non desse al
Papa tutto il favore di cui ha bisogno per
11
fare il suo ullìzio, come vicario di Gesù
Cristo. Sua Suulilà mi ba parlato di questo alTure con |ireinura eansieliì, e io l'Iio
sempre assicurata di due cose, l'utia che
in tutta la cristianità non ri è principe più
zelante della gloria di Dio e dflle cose
della Inquisizione quanto Vostra Ei'.ccllenza, e Sua Santità conosce molto bene
questa parte in lei e la predica, l.’altra
che per suo particolar contento e con.solazione non vi sarebbe cosa per grave che
fosse, ch'Ellu non facesse, e- mi ha detto
che non poteva venir negozio in cui Vostra Eccellenza gli potesse mostrare il
suo animo come questo ; e per dichiararglielo in una parola dirò, cbe mi commesse nella congregazione due volte che
io venissi in persona a far l’utlìzio che
viene a fare il P. Maestro, e se gli illustrissimi miei colleghi non avessero disapprovato questa risoluzione, non mi
scaricava di tal peso dicendo queste parole: se bisognasse per la buona spedizione di questo affare che andassi io in
persona lo farei volentieri, perchè queslo
è il mio ufficio. —Non si meravigli Vostra Eccellenza, che per un uomo solo si
faccia questa istanza, perchè sarebbe possibile ricavare altre cose che importassero moltissimo, e forse qualcheduna chc
fosse di suo servizio. La .supplico intanto
che considerando queslo negozio con la
solita cristianità è prudenza, si risolva in
quello come suole negli altri maggiori,
tenendo Dio davanti agli occhi, tenendo
ancora per certo che da questo caso dipenderà gran par’e della buona corrispondenza, che Vostra Eccellenza deve
tenere col Papa in questo pontifitìato »
Questa lettera, come veggono i nostri letlori, è d’una ipocrisia farisaica
senza pari, e attribuisce alla nostra
santissima Ilcligioue esigenze afTatto
conirarie allo spirito di carità e pazienza che, secondo il Vangelo, sono
le sue qualità distintive.
Niente dissimile è il linguaggio
usato dal papa nella sua lettera scritta
di proprio pugno, colla quale accompagnava e raccomandava il frate domenicano, maestro del sacro palazzo,
spedito quasi bargello a Firenze per
farsi ^consegnare ¡dal duca il Carnesecchi. Leggano i nostri lettori ancor questa, e poi decidano se la Ueligione cristiana fu mai da’ nemici suoi
denigrata e calunniata peggio che
dalla corte papale e inquisitoriale di
Roma, chiamandola ad esser complice
di delitti che ella detesta, come il tradimento e la crudeltà.
Lctiara au(Of¡;rafa di Pio V
al ihica Cosimo.
Dilecte Fili, ecc.
a Per causa molto importante al servizio di Sua Divina Maestà e della religione
cattolii;a, mandiamo il portatore della
presente, maestro del nostro Sacro Palazzo; e quando non fossero stati i caldi
eccessivi avressimo mandato il cardinale
Paceco per l’istessa causa, tanto l’avevo
a cuore per l’importanza suddetta, nella
quale darà a esso Maestro quella credenza
che darla a nostra medesima persona.
Così Sua Divina Maestà benedicavi ecc.».
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^uova apologia e minaccia d’Inquisizione, fatta da un Clericale di
Francia.
Riportiamo senza commenti poche parole dell’abate Actorie superiore dell’istituto di Feysin, uno dei più accreditati
collegi ecclesiastici di Francia. Sono
tratte dal suo libro intitolato : Dell’Origine e riparazione del Male, a pag. S58.
« Noi confessiamo che il cristianesimo
« appena fu stabilito in un paese, e ricou nosciuto come religion nazionale del
« popolo, ha fatto uso della forza coniro
« i nemici che attaccavano i suoi dogmi,
K la sua morale, la sua disciplina, la sua
« gerarchia : ma questo era l’obbligo
« suo ».
E a pag. 540. — « Fin a tanto che la
« società sia metà cattolica e metà incre« dilla, dobbiamo evidentemente avere
n per buona la libertà, della quale sa« premo anche subire le conseguenze.
« Ma se il Vangelo ripigliasse il suo im« pero sugli animi, perchè vorreste che
« la chiesa per una slolla e colpevole tolti leranza e.sponesse i popoli a ricomin« ciare con tanto danno gli esperimenti
« terribili di questi ultimi tre secoli?
« Quando torni a regnare il Vangelo sul
« mondo senza contrasto, se un secondo
n Lutero o un secondo Voltaire venissero
« ad attaccare la fede universale, sarebbe
« poi tanto cattiva cosa il metterli nella
« impotenza di nuocere ? »
Ognuno sa che la S. Inquisizioi’e per
mettere i nemici della sua fede nell’ impotenza di arrecar nocumento agli allri,
li bruciava vivi o dopo di averli strozzali.
Ecco qual è il codice sbrigativo ossia il
Vangelo dei clericali. Buon per noi, ehe
la civiltà e la Provvidenza non permetteranno più, come speriamo, che regnino
cotesti eccellenti ministri di religione !
KISPOSTA CRISTIANA
ALL’ ARMONIA
Parlando l’armonia delle interpellanze
che fece l’onorevole sig deputato Brofferio nella seduta del 28 dicembre, lo
rimprovera di aver consigliato ai vescovi
la rinunzia della eccelsa lor carica quando
credevano di non potere in coscienza obbedire alle leggi del paese; e gli ricorda
a queslo proposito l’esempio de’santi vescovi Ignazio e Policarpo e Cipriano, i
quali auzi che rinunziare morirono martiri della fede. La Voce della Libertà le
rimanda una assai bella e cristiana risposta che noi siamo dolenti di non poter
qui riferire per intero. A non defraudarne
affailo i nostri letlori ne citiamo alcuni
brevi squarci : " i Cipriani, gli Ignazi , I
« Policarpi non deponendo il pastorale e
« la mitra sapevano di essere ingoiali dalle
Il tigri e consumati dagli accesi carboni...
« trovavansi a fronte di pagani imperatori,
Il i quali volevano che rinnegassero il Van
ii gelo... non hanno mai chiamato i RoII mani a sorgere contro l’imperatore in
Il nome di un Dio che insegnava di dare
« a Cesare ciò che è di Cesare; essi con« fessavano col sangue la Religione che
II non volevano disconfessare colla viltà;
Il e sotto i tormenti e in braccio alla morte
Il insegnavano ancora la bontà, la rasseII gnazione, il perdono, la misericordia...
II mal v’incolse di chiamarci ai secoli imII mortali dell’antica Chiesa; noi chia-
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« miamo invece voi stessi ai tempi preti senli ; e mentre pianuete sulle persecuit zioni del romano impero, venite a spec« chiarvi negli odierni fasti. Non siele
n voi quelli che in lutli i tempi, in tutti
Il i luoghi, in tutte le vicende vi siele
« prostrali alla forza ed avete consacrati
n lulli i Governi, purché avessero l’oro
t< per corrompere e il ferro per coman« dare?... non avete voi abbracciali con
« alterni effusione di curre i Visconli e
« gli Sforza, gli Scaligeri e gli Ezellini,
<1 i Carrara ed i Borgia , e non nanlaste
ti per le loro vittorie i vostri inni e i salmi
« vostri? Non invocaste in pochi anni la
« benedizione del cielo sull’ imperatore
«dei Francesi, poi sul re che cacciava
«l’imperatore, poi sull’imperatore che
« tornava a cacciare il re, poi sul re che
« tornava a cacciare l’imperatore, poi su
« Carlo X die violava la cosllluzione, poi
« su Luigi Filippo che si poneva sotto i
0 piedi Carlo X, poi sulla I{epuliblica che
« cacciava Luigi Filippo , poi sopra un
it Bonaparte che cacciava la Repubblica ,
(t e sempre umilmente inchinandovi a
«questo, a quello, a queU’allro senza oII sare di aprir mai bocca, nè sul foro ecII clesiaslico, nè sull’osservanza delle feII ste, nè sul matrimonio civile, nè sulle
Il quattro proposizioni gallicane, che foste
Il costretti ad accettare colla fronte nella
it polve?... e con queste pagine di recenti
« prostituzioni osale paragonarvi ai Ci« priaoi e ai Policarpi, perchè vi è conce« dulo di alzare impunemente il capo in Fieli monte, dove.. vi lasciano predicare la ri« voltaavostro bell’agio?.. Oh gli intrepidi
Il Cipriani, oi grandi Policarpi che siete!..,
« Sapeva per fermo il deputalo BrofTerio
Il çbe vi sareste ben bene guarditi da a«
tt coglierne il consiglio; ma sapeva lutti tavullu che vi consigliava secondo I
« |)recelti della Heligione e lo spirilo del
II Vangelo. Ricordatevi di S. Giovanni Grill .soslomo che rinunziava aH’episcopalo
tt di Coslanlinopoli per non essere fonte
Il di dissidi».
IVOTIZIE KELlCilOSE
ToRi.NO. L'Armonia stando alle sue informazioni , le quali crede per altro
esagerate, dice nel suo N." lui, che
la sola Torino conterrebbe di già ottomila convertiti alla religion primitiva
del Vangelo, cui essa nel suo stile clericale chiama col nome di apostati. Noi
desideriamo che sia vera una lale notizia
cosi consolante per chiunque crede veramente in Gesù Cristo.
Ge.nova. I falli seguenti, di cui lasciamo la responsabililii a chi li riferisce,
leggonsi nel Cattolico dei 3 del corrente :
«Frattanto noi dobbiamo ammonire i
padri di famiglia che la propaganda prolestantica ha invaso alcune scuole, e la
fede dei loro figliuoli vi è altamente
compromessa.
Sappiamo che un maestro insegnava
essere la Religione Cattolica uno sviluppo della religione idolatra e paragonava i nostri santi agli idoli dei gentili.
Un altro maestro (prete) insegnava che
tuUe le religioni sono indilTerenti, che
egli essendo in relazione con un pastore
protestante conosceva bene essere calunnie le cose che si spacciavano dai cattolici contro gli eretici ; e poi sfogavsi
tutta la su« eloquenza e il bello spiriti)
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contro del Papa ; trattenimento per lui
abituale.
Sappiamo che in una scuola di fanciulle 6i mangia il grasso c il magro
indill'crcatemente nei giorni proibiti, e
che alcuna arrivò a tanto da comunicarsi dopo la colezionc. '
Alcutii non vorranno credere queste
cose che noi possiamo accertare. Se non
le vogliono credere, padroni ! Nei tuttavia le publilichiarao perchè mettano in
qualche avvertenza quei padri di famiglia, i quali prima di affidare a un institnto o institutore i loro figliuoli, credono ancora cosa l)cn fatta prendere le
loro informazioni ben precise ed accurate. "
Fire.nzd:. — MORTE DI MADIAI.
L’intolleranza religiosa ha portato i suoi
fruiti. 11 Madiai è morto nel carcere in
cui era stato rinchiuso come reo di aver
abbracciato la religione evangelica, 1 dolori ed i patimenti che in breve tempo
ha sofferti, gli logorarono la vita e lo
trassero al sepolcro.
La moglie continua nella prigione.
Credesi però che le istanze dei rappresentanti delle estere corti protestanti indurranno il Granduca ad aggraziare quella sventurata vittima dell’in(|uisizi<jne
clericale. [Opinione)
Noi nutriamo ancora qualche speranza
che sia almeno prematura quest’infausta
notizia. Ches e è vera, noi non chiederemo a Dio che il sangue di ipiesto confessore ricada su chi concorse alla sua morte, ma solo che diventi per l’infelice nostra Italia semente di verità c di fede.
— La reazione clericale continua
il suo corso. Per una legge di qual*
ehe mese addietro tutti gli israeliti ric«
vuti nelle truppe toscane o nei dicasteri
civili, a forma dello spirito di tolleranza
inerente alla seppellita costituzione, dovevano d’ora in avanti essere dimessi dal
loro impiego. Si credè per altro lungo
tempo che tal misura ncftì avrebbe avuto
esecuzione, ma in questi giorni fu forza
persuadersi del contrario, giacché tutti,
tranne il Giusti, impiegato postale, venvero invitati dai loro rispettivi superiori,
0 a mutar religione o ad allontanarsi 5 i
più sembrano disposti a questo secondo
partito.
Ruma. Il governo del Papa, che lascia
in baha della reazione la più crudele tre
milioni d’italiani che chiama suoi sudditi, ha sjìedito non ha guari una circolare alle Potenze cirttoliche implorando
protezione pei cattolici della Bosnia e
dell'Erzegovina molto mal trattati dal
Governo Turco.
FHA^C1A. L’Ab. Hardy, in uua controversia contro l’Ab. Meslè, sostiene che le
proibizioni emanate dalla congregazione
deU’Indice non sono affatto riconosciute
dal consenso generale della Chiesa cattolica, e però di nessun valore per chi
non le ammette. Laonde conchiude che
egli non s’inquieta afl;\tto della proibi
zione lanciata contro i suoi scritti dai
teologi romani dell'indice, che non possono vantare alcuna giurisdizione sulle
coscienze.
— Un formicolaio di gesuiti è comparso
in tutte le parti della Francia dopo la famosa legge di Falloux sull’insegnamento
approvato da quell' assemblea repubblicana, che era nella sua maggioranza assolutamente reazionaria.
, Ogui frattanto essi hanno collegi a Parigi, a Tolosa, a Nantes, a Poitiers, a
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- ISO —
Vanncs, e tengono case (li noviziato n
Lyon, aU Aviguone, a Le-Puy, a Lavai, a
S. Aclieul ccc. ccc.
Pakigt. Il sig. Komieu, direttore delle
belle arti, ha olferto in nome e da parte
d'una ballerina un magnifico calice d’argento al sig. Curato di Nostra Signora di
Loreto. La ballerina è la celebre Fanny
Cerrito. Essa prima di partir da Parigi
avea fatto voto che quando fosse di bel
nuovo scritturata pel teatro dell’Opera,
avrebl)e arrecato all'altar della Vergine
questa ofTerta, Oggi che i suoi desiderii
sono stali adempiti, essa ha mantenuto
la sua promessa.
Gli Archivii del Cristianesimo rimangono scandalizzati da un fatto simile,
non potendosi persuadere, che nella religione cristiana si possano dai ministri
di essa mettere (in anche a prezzo i successi delle ballerine da teatro.
I.NGiiiLTERRA. Lord Shaftcsbury, e la
duchessa di Sutherland sono fra i principali iniziatori di (jucl movimento religioso, che si è qui risvegliato negli animi cri.stiani per abolire ogni traccia di
schiavitù iu America. Per gli Stati Uniti
dove le popolazioni professano la religione evangelica, vi si riuscirà; ma per
le Americhe meridionali dove lo popolazioni sono romaniste, s'incontrerà certamente difficoltà maggiori. Ad ogni modo
gli animi sono risoluti, e si farà di tutto
per riuscirvi.
Spagna. Leggiamo nel Cattolico di Genova , che a Valenza ebbe luogo con
molta solennità nella cattedrale la conversione alla religione cattolica del sig. Giulio
Lubbers giovine tedesco, nato ed educato nellasetta luterana. Tutte le campane
suonavano a festa durante la cerimonia.
il parroco ricevè l'abiura del nuovo convertito, e monsignor arcivescovo pontificò circondato da delegali di tutte le
parrocchie di Valenza. Il ncolilo fu quindi
ricondotto ad un alloggio che il clero gli
avea fatto i)reparare, cd il parroco della
cattedrale gli consegnò la somma di 8,200
franchi, prodotto di una colletta fatta iu
suo favore.
Ora veggano i lettori della Buona Xovtlla se sono gli Evangelici, come strombazzano i nostri fogli clericali, o i preti
romanisti clic comprano a contanti i
neofiti. Il fatto qui sopra narrato l’abbiamo dagli stessi Giornali della fazione
clericale.
CROXACIIETTA POLITICA
Torino. — S. M. il He per la ricorrenzadel nuovoanno ba ricevulocon molta
anncrevolozza le deputazioni delle Camere,
lodandosi delio zelo con cui attendono
agli interessi e alla prosperità del paese,
e dcll’aecordo mirabile che regna, non
ostanti; i tempi didicili in cui siamo fra
lulti i grandi poteri dello Stato.
— Sono state ammesse da S. M. anche
le deputazioni della Magistratura, dell’Universilà, e del .Municipio.
' — Sk.nato del Regno. Nella seduta
del 30 dicembre approvò la riforma daziaria già stata approvata dalla Camera
dei deputati.
Camera dei nr.piTATi 11 3 gennaio approvò la legge del riordinamento deH’Amministrazione centrale e della contabilità
generale; come anche il progetto di concessione della strada ferrala da Genova a
Vollri.
— La mattina del 2 fu trovato morto
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Del proprio letto il deputato Lyons. Da
qualche tempo la ferita riportata sui campi
di Lombardia gli si era cicatrizzata, raa
ne risentiva fitte e dolori conlinui. Il noslro Parlamento ba perduto un buon deputato, la Patria un i»uon cittadino, l'Italia un valoroso soldato.
— Col primo dell’anno ha cessato di
comparire il Rùorgimenlo, e gli è succeduto il Parlamento.
— Il primo giorno del nuovo anno riapri solennemente nell’aula maggiore dell’Università le sue sedute l’Accademia di
filosofia italica- Lesse un applaudito discorso il signor conte Terenzio Slaniiani
sull’indole speciale della nazione italiana
e sui mezzi acconci a rigenerarla. Il giorno
appresso l’accademico sig. avv. Pisanelli
fece l’elogio di Vincenzo Gioberti come
cittadino, politico e filosofo, ed ebbe
un’assai numerosa adunanza. La gentili.ssima signora Mancini, pregala dal Mumiani, recitò in onore del Gioberti alcuni
Lei versi che le meritarono gli applausi dei
presenti, e un articolo di rabbiosa critica
dali’.ilrnion!a.
Napoli. — La Civiltà Catlolifa annunziò che il miracolo di s. Gennaro nel settembre deH’anno scorso è stato più ben
fallo del solilo, segno secondo lei evidentissimo di prosperità pel paese. Il Giornale officiale ultimamente annunziava essere nel regno una rnexza carestia, e
avere perciò il Governo dovuto impedire
l’esporlazione di vari prodoUi, non ecceltuato quello dell’olio.
rK.4>ciA. — Le ricognizioni diplomaliche sono tulle giunte e senza riserve.
Saranno presentate all’imperatore Id settimana.
SpAfiffA, — Il signor Movano è decìsa
mente incaricato di presentare alle Cortes,
appena saranno riunite, la domanda di
mettere in accusa il gabinetto del 14 gennaio.
IsGniLTEBEA. — La Camera nella seduta del 51 dicembre si è aggiornata al
dO febbraio. Durante le vacanze parlamentari lord Aberdeen appresterà il nuovo
bilancio.
— Si è letto con sorpresa un articolo
ostile all’Anstria nel Times, cbe è sempre
stalo fin qui favorevole al gabinetto di
Vienna.
—- 11 corrispondente del Morning Cronicle, arbitrariamente espulso da Vienna
scrive di non volere accettare veruna riparazione In contante, ma chiede essere
autorizzalo a soggiornarvi quanto vuole,
perchè non avendo commesso alcun’ aziune contraria alle leggi del paese ha diritto a tulli i riguardi, che la Gran Brettagna assicura a’suoi sudditi in qualunque paese del mondo.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
KLOVO
TRATTATO D’ISTRUZIONE
sull’applicazìo.ne
DEL SISTE.MA METIUCO-DECIMALE
al Commercio
e ad ogni ramo d’amministrazione
BF.L liquidatore
BERNARDO BORGHINO
Un voi. «n-8' di circa -iOO pag.
Il dire cbe delle tante opere pubblicatesi «la
qualche tempo infra di noi sul iiisiciiin me*
Ipifo-rteeiiiialc, è qiiosta la più compli’te,
la più esatta e la più facile «il essere intesa da
Intli; Don è che scbùtta verità.
Tip. SOC. PI A. P0N9 i COMP*