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ECO
DELLE mm VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
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Sellimanale
della Chiesa Valdese
AnnoXCVII - N. 2i)
Una copia lire 50
-ABBONAMENTI
f Eco: L. 2.500 per Tinterno
\ L. 3.500 per l’eplero
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TORRE PEUJCK — 21 Luglio 19f7
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2*17557
Mnrznhottn hn dßtto no
BILL/ GRAHAM A TORINO
Condono Comunicare l'Evangelo oggi
e perdono
(Tot
Con 282 voti su 288, gli abitanti
superstiti di Marzabotto hanno respinto la domanda di grazia che
aveva loro rivolto, dal penitenziario
di Gaeta, il maggiore nazista Walter lieder, condannato a vita per
l’eccidio con cui nell’autunno 1944
le SS ai suoi ordini avevano quasi
annientato, e nel modo più selvaggio, la popolazione del borgo emiliano.
Non ho alcun diritto per esercitare iin giudizio morale su coloro
che hanno ribadito, con un verdetto popolare quasi unanime, la sentenza ili un tribunale: se mai è esistito crimine contro l’umanità (orribile neologismo del nostro civile XX
secolo), lineilo di Marzabotto —
piti • npo accanto a Boves, Lidice,
Ora ' I quanti altri! — lo è stato sriiz altro. soltanto chi ha patiti I f II mi propri affetti, nella
proprm carne, ha il diritto morale
di panar lì.
Mai eahotto ha rifiutato la ’’grazia”, e lo comprendo molto bene:
quale “grazia” domandava Reder?
Non pretendo certo di conoscere
un uomo in base a qualche servizio
giornaiistico o radiofonico; tuttavia,
l’impressione che mi ha lasciato non
è stata affatto quella di un uomo roso dal rimorso, dall’angoscia, dall’orrore della sua colpa. Ciò che lo
ha mosso è stato il desiderio di liberazione fisica, innestato sul desiderio, così umano, di rivedere la vecchia mailre (questo avrebbero anche poniti) concederglielo, facilitandone ¡niiiiari la venuta, se possibile),
più che l'anilito alla riconciliazione coti uomini e donne atrocemente
offesi. Lii ’’grazia” che Reder chiedeva era il condono della pena, più
che il pini Olio dell’ offesa.
Il condono era ovviamente impossibile; SI’ Rider esce, chi mai dovrebbe (nu ora rimanere in carcere?
( piuttosto, non pochi dovrebbero
entrarci accanto a lui, gravemente
corresponsabili, anziché aver ripreso un posto onorevole’ nella onorata società, tedesca in particolare).
Il perdono — quello vero, non
quello a buon mercato (sulla pelle
e sulle offese degli altri, tra l’altro)
che forse troverà qualche avvocato
in uomini melensi e in cristiani ancor più melensi — era terribilmente
difficile. E' stato al dii sopra delle
forze degli nomini e delle donne superstiti di Marzabotto. Hanno dato
una risposta piena di dignità umana, una risposta da ’’resistenti”;
non hanno saputo dare ima risposta
cristiana. Ma sappiamo che non ci
sono ’’nazioni cristiane” nè ’’paesi
cristiani”.
Nella profonda carenza spirituale del nostro sisti’ma detentivo, Reder ha per ora mancato una grande
occasione non di veder aprirsi la sua
cella, ma di aprirsi Ini al perdono,
nel nome di Cristo; di quella carenza siamo in qiinlche modo corresponsabili: è davvero difficile che
nelle nostre carceri un nomo, una
donna ”si ravvedano” (avviene, pero, e r'è fra noi chi può documentarlo ).
Redi r hn rhii sto il condono, più
che il perdono. Non ha avuto nè
l’uno nè l altro.
Pos.siamo, come, cristiani, accontentarci della risposta di Marzabotto, noi graziati, che dovremmo conoscere una grazia incommensurabile. con la ’’grazia” chiesta da Reder?
Sia pure a distanza di giorni, riferiamo
sullai giornata chci l'ervan|gdiista Billy
Graham ha trascorso a Torino il 5 u. s.
Al mattino, nel salone della chiesa valdese di Corso Vittorio, circa centocinquanta « responsabili » o comunque persone interessate si sono riunite per udire una prima esposizione deirevangelista americano
su «La comunicazione dall’Evangelo ».
Venivano da ogni orizzonte evangelico, da
Torino,, dalle Valli e dalla diaspora piemontese e anche da più lontano. È forse
stato il momento più felice della giornata
e 1 esposizione del dr. Graham densa ed
efficace.
A fine mattina, nelTalbergo Principi di
Piemonte, Billy Graham si è poi presentato ai rappresentanti della stampa, evangelica e non, per una conferenza stampa.
Dato che egli ha praticamente rifiutato di
rispondere a tutte le questioni di attualità
(anche se erano per lo più di indole politica e sociale, avevano tuttavia un nesso
diretto con una fede vissuta nella pienezza
delle sue dimensioni) che gli sono state poste, la conferenza stampa ha dato risultati
abbastanza inconsistenti, se non negativi.
Il past. Graham ha rinnovato, in quella
sede, una lieta e vigorosa professione di
fede personale, ma in quel contesto non
poteva non risultare piuttosto priva di
moirdente sull’uditorio.
La sera, il « clou » della giornata. La
grande assemblea era convocata per le
ore 21, ma fin dalle 19 la maggior parte
della grande chiesa valdese su Corso Vittcrio Emanuele era già occupata. E quando alle ore 21 precise, la riunione si è
iniziata, una vera folla dii alcune migliaia di persone gremivano il tempio, il
salone attiguo.
iiMiiMimihiiiiiimiimiiiiii
I iimiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiNiiiMiimiiiiiiiiimi
1 cortile e parte del con
troviale antistante la chiesa. Degli altopar
Perchè siamo qui
Fratelli e sorelle in fede, cari amici,
vi diamo innanzi tutto il benvenuto
in questo luogo ed in questa circostanza particolarmente significativa
per i cristiani evangelici di Torino e
del Piemonte.
Siamo una vasta assemiblea di persone che in parte si conoscono e in
parte si ignorano Tun l’altro. Molti in
mezzo a noi hanno già udito il messaggio deil’Ehrangelo e (potrebbero dire,
come un giorno Simon Pietro a Gesù ;
« Signore, a chi ce ne andremo noi?
Tu hai parole di vita eterna: e noi
abbiamo creduto ed abbiam conosciuto che tu sei il Santo di Dio ». Altri,
cercano nella loro esistenza di tutti
i giorni una parola di verità e di speranza ovvero rimangono estranei al
problema della fede e del confronto
della loro vita con .Colui ohe ne è il
Signore, anche se non è riconosciuto
tale.
Tuttavia non ci siamo riuniti questa sera per confrontarci gli uni con
gli altri o per giudicarci gli uni gli
altri dalTalto delle nostre convinzioni
0 delle nostre sicurezze umane. È ovvio ohe non siamo neppure adunati
nel nome di Billy Graham, ma nel
nome di Gesù Cristo la cui parola è
valida per Billy Graham, per me, per
tutti noi, per i credenti e per i non
credenti. Il nostro vero confronto ha
luogo con Gesù Cristo, quando Egli ci
incontra mediante la Sua parola e la
sua testimonianza. In questo senso
possiamo dire che TEvangelo è vivo ed
attuale, è un messaggio di verità per
gli uomini della nostra g'enerazione
come per quelli che erano lisicamenle
accanto al Cristo negli anni in cui
Egli apparve sulla terra dicendo : « Io
sono la luce del mondo: chi mi seguita non camminerà nelle tenebre,
ma avrà la luce della vita».
A questo punto ci è grato rivolgere
un caldo benvenuto all’evangelista
Dr. Billy Graham per la sua venuta
in mezzo a noi. Lo accogliamo e lo
salutiamo come un fratello in Cristo
che ha dedicato tutto se stesso in
questi ultimi venti anni alla evangelizzazione di grandi masse di uomini
e di donne in molti paesi del mondo.
La sua visita è molto breve, ma ha
tuttavia il suo significato anche per
noi i quali rappresentiamo una minoranza evangelica in Italia e continuiamo a credere nella validità della
predicazione deiravangelo : TEvangelo di Cristo per Tindividuo e per la
società, TEvangelo che converte i cuori degli uomini dagli idoli vani allTddio vivente e che non rimane estraneo alla fatica quotidiana degli uomini, ai loro tormenti, alle ingiustizie della vita, ai problemi del nostro
tempo.
L’evangelista Billy Graham appartiene storicamente alla Chiesa Battista. Dopo essersi a lungo occupato del
movimento « Gioventù per Cristo »,
dandogli un impulso vigoroso, mise
1 Cuoi doni al servizio del Signore nel
vasto campo della evangelizzazione.
Evange. izzare non significa, secondo
Billy Giaham, creare nuove organizzazioni e nuovi movimenti. « Non abbiamo bisogno di un nuovo messaggio », diceva Billy Graham al Congresso di Berlino lo scorso novembre:
«abbiamo bisogno che Dio ci largisca in più gran misura una forza sovrannaturale per evangelizzare la nostra generazione. Oggi se la Chiesa
cristiana si consacrasse più interamente al Cristo e potesse ardere per
TEvangelo di Cristo noi potremmo
cambiare il mondo ».
Il nostro tempo impone delle scelte
e degli impegni al di fuori dei santuari e degli schemi tradizionali della
vita religiosa. Le chiese cristiane prendono coscienza della loro responsabilità di fronte al mondo. Dobbiamo
tuttavia sottolineare il fatto che l’incontro con Gesù Cristo riguarda
ognuno di noi individualmente e che
la risposta della fede alla salvezza offerta dal Cristo è innanzi tutto una
risposta personale.
Perciò, pur nella consapevolezza
delle nostre infedeltà, noi diciamo
questa sera e continueremo a dire:
« Io non mi vergogno delTEvangelo
di Cristo; perchè esso è potenza di
Dio per ia salvezza d’orgni credente ».
Non ci occorre oiggi un nuovo evangelo; abbiamo invece bisogno ohe il
Signore ci doni un cuore nuovo ed
uno spirito nuovo per intendere tutta
1 urgenza © la validità d&lla parola d.i
Cristo, per riceverla con fede affinchè
essa divenga in noi e nel mondo una
potenza di liberazione, anzi la potenza di Cristo il quale, di generazione in generazione, affronta l’incredulità del mondo e il peccato degli
uomini e non cessa di dire: «In verità io ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il Regno
di Dio. Il tempo è compiuto, e il regno
di Dio è vicino : ravvedetevi e credete
ail’Evangelo ».
Ermanno Rostan
lanti facilitavano TascoJto. La partecipazione evangelica è stata cospicua, nel più
ampio ventaglio: battisti, «fratelli», metodisti, pentecostali, salutisti, valdesi e altri ancora; anche la rappresentanza geografica era assai vasta : convenuti non solo
dal Piemonte, ma dalla Lombardia, dalla
Liguria, anche da Firenze, .Roma, Napoli.
Molto più difficile — e sarebbe stato invece uno degli elementi più interessanti —
saipere quanti estranei hanno (partecipato
alla riunione, e quel’è stata la loro impressione. Comunque, la stampa cittadina aveva dato un insolito rilievo alla visita dell'ospite americano.
La riunione serale è stata aperta dal
past. Ermanno Rostan, che ha rivolto il
saluto che pubblichiamo qui accanto. Ha
quindi (preso la parola il predicatore, sul
testo « Dio ha tanto amato il mondo, che
ha dato ili suo unigenito Figlio, affinchè
chiunque crede in lui non (perisca, ma abbia vita eterna ». Lo ha tradotto con grande scorrevolezza ed efficacia (come aveva
fatto il past. E. Ayassot nelle riunioni mattutine) il past. E. Paschotto. Il past. B. Saccomani ha concluso con la .preghiera. Hanno ottimamente contribuito alla compattezza e al vigore del culto le corali valdesi di S. Germano Chisone e di Torre Pellice e le corali battista, salutista e valdese
di Torino, sotto la direzione del M® F. Corsani, che hanno guidato il canto gioioso
della grande assemblea. Un faglio con l’ordine liturgico — estremamente semplice —
e con il testo degli inni ha facilitato la fusione liturgica di fratelli e sorelle provenienti dai più diversi ambienti ecclesiastici.
I giudizi sul messaggio sono stati assai
divergenti. Per gli uni, molti, lieta soddisfazione, spesso entusiastica; .per altri, forse in minor numero ma altrettanto convinti, le perplessità che avevano preceduto la visita si trovavano fortemente confermate, al punto da chiedersi com’è possibile ohe un messaggio come questo possa
riunire grandi folle, qua e là per il mondo.
Tali contrastanti reazioni si so.no spresse
e continuano a esprimersi in una serie di
riunioni nelle varie chiese torinesi della
città (C. Oddone, C. Vittorio, V. Passalacqua...): anche se la partecipazione è stata
forzatamente assai più ridotta e limitata
agli evangelici torinesi, rimane pur sempre
il faro che è la prima volta, almeno nella
nostra città, che « tutto l’evangelismo » è
rappresentato in riunioni comuni, e con
calore (unica eccezione precedente, la ¡recente festa di canto dei ragazzi delle Scuole domenicali). Il fatto è indubbiamente positivo ed è auspicabile che abbia seguito in
una comune ricerca, paziente e tutt’altro
che facile, di come portare insieme la responsabilità della predicazione di Cristo
alla nostra città.
Invito alle nuove
“Giornate del Ciabas,,
Siamo lieti di comunicare che nei
giorni 18 e 19 agosto, immediatamente prima della sessione sinodale, si terranno nello storico tempio del Ciabas
due « giornate » di riflessione e di discussione, a cui soru» invitati tutti i
membri della nostra Chiesa,
Il tema generale delle giornate sarà: FEDE E IMPEGNO PROTESTANTE NEL MONDO CONTEMPORANEO. Nel prossimo numero pubblicheremo il programma dettagliato;
parleranno Giorgio Bouchard, Pier
Luigi Jalla, Guido Ribet, Ermanno
Rostan, Vittorio Subilia, Giorgio
Tourn ; mo'deratori delle due giornate: Aldo Comba e Giorgio PeyrtmeL
Le riunioni vogliono essere aperte
al più largo pubblico d^le nostre comunità. Fratelli e sorelle delle Valli,
e tutti voi che vi soggiO(merete in
quelTepoca, membri del Sinodo, che
potrete essere in Val PeUice un paio
di giorni prima: prendete nota di
questa data: 18 e 19 agosto, al Ciabas.
Un cnito radio
per i nostri radazzi
Il culto evangelico radiotrasmesso
domenica 16 luglio è stato particolarmente dedicato ai ragazzi : lo ha presieduto il past. Guido Mathieu, ima
ragazza romana ha letto la Bibbia, un
gruppo di alunni delle Scuole demenicali della città, piccoli e grandicelli,
hanno cantato .gli inni.
Ci è parso di vivo interesse questo
tentativo di mutare, almeno ogni tanto, la « formula » del culto radiotrasmesso; e in partico'lare questo intento di rivolgersi, almeno saltuaria^
mente, ai più giovani. Pensiamo che
l’iniziativa vada caldamente incoraggiata; e mentre ringraziamo i responsabili chiediamo a tutti gli ascoltatori,
e in particolare ai genitori, ai monitori, ai catechisti, di scriverci il loro pa^
rere, i loro consigli, le loro critiche:
saremo lieti di raccogliere queste riflessioni e di trasmetterle ai responsabili del Servizio Culto Radio. Grazie!
Èn ^istB de! sÈnodo
7 candidati al Mini«iero
(di CUI 2 dunne)
Fra i sette candidati al ministero
che si presenteranno al Corpo pastorale e poi al Sinodo, vi sono due
donne : la signora Carmen Ceteroni
Trobia e la signorina Gianna Sciclone. E’ la prima volta che, nella
Chiesa valdese, delle donne si presentano al Corpo pastorale per - l’esame di fede, in vista della consacrazione. Com’è noto, il problema
del pastorato femminile è stato a
lungo dibattuto nella nostra Chiesa,
è riapparso in varie sessioni sinodali ad opera della Commissione permanente per i ministeri; eppure
non si può dire che questo dibattito sia stato nel complesso soddisfacente, tra l’altro non ha portato a
una decisione definitiva, anche se il
Sinodo 1964 aveva riconosciuto, in
modo piuttosto vago e interlocutorio, che non esistono obiezioni di
principio a un ministero pastorale
femminile, già pienamente riconosciuto da molte Chiese nel mondo.
Se non andiamo errati, le perplessità maggiori si riferivano non tanto
alla possibilità di un autentico carisma pastorale femminile, quanto
piuttosto alla loro piena ’disponibilità’, qualora sposate: il problema
ministero-ruolo, insomma. Per quanto la regolamentazione possa avere
importanza, significava davvero im
miserire la questione, centrarla su
questo problema particolare e certamente secondario. E’ quindi rallegrante che la Tavola abbia interpretato positivamente il parere del
Sinodo, decidendo di appoggiare la
candidatura di queste due sorelle,
in vista della loro consacrazione :
anche quella della signora Ceteroni
Trobia, sposata a un altro candidato al ministero che si presenta anch’egli alla prossima sessione sinoilale. Nel caso di quest’ultima, la
Tavola « le ha rivolto vocazione —scrive il Moderatore Neri Giampiccoli — precisando però che la sua
consacrazione non comporterà la
sua iscrizione nel ruolo tenuto dalla
Tavola, qualora suo marito vi fosse
già iscritto 33.
Coin’è noto, al principio di agosto vi sarà l’esame di fede e il sermone di prova dei sette candidati,
e in quest’occasione contiamo presentarli meglio ai nostri lettori; ma
vogliamo fin d’ora rallegrarci con
queste sorelle. La crisi del pastorato —- il numero dei candidati non
illuda, dopo di loro vi sono soltanto quattro studenti valdesi in Facoltà — e la crisi della Chiesa sono
strettamente interdipendenti. In
questi mesi possono maturare, nella
coscienza di fratelli e di sorelle delle nostre chiese, vocazioni di cui abbiamo intensamente bisogno. Sappiamo a chi dobbiamo chiederle.
Per parte nostra siamo convinti
che il pastorale ’’tradizionale” (ma
è forse tradizionale? forse che la
forma del pastorato odierno è rimasta identica a quella di cinquanta o
duecento anni fa?) mantiene la sua
piena validità e costituisce un’esigenza, un ’’dono” fondamentale per
la chiesa. Vi è chi la pensa diversamente, ma non ci sembra rendere
un buon servizio nè alla chiesa nè
ai nostri giovani.
Convocazione
del corpo pastorale
Il Corpo Pastorale è convocato per
Giovedì 3 agosto, ore 9
nell'aula sinodale della Casa
Valdese di Torre Pellice, per
procedere all'esame di fede dei
seguenti candidati al ministero
pastorale: Carmen Ceteroni
Trobia, Gianna Sciclone, Silvio
Ceteroni, Ennio del Priore, Paolo Giunco, Bruno Rostagno, Pietro Santoro.
Il Moderatore
Neri Giampiccoli
2
Pí»
N. 29 ~ 21 luglio 1967
r
Altri velli delle Conferenze Distrettuali
IV Distretto a Firenze
Il culto di apertura presieduto dal
Pastore di Forano, Bruno Costabel,
ha avuto luogo alle 21,15, nel tempio
di via Micheli, con la partecipazione
della comunità fiorentina, del Tenente dell’Esercito della Salvezza, comandante l’opera salutista in Firenze,
del Pastore metodista Sergio Carile e
del Pastore Battista i quali, al termine del culto, hanno portato i saluti
delle Chiese e delle Opere che rappresentavano. Prima, nell’ampia sacrestia, sotto la presidenza del seggio
provvisorio composto dal Past. Ribet e dalla segretaria Candidata al
Ministerio Gianna Sciolone, avevano
avuto luogo i preliminari per l’elezione del seggio definitivo della conferenza composto dal Pastore Alberto
Ribet di Pisa, Presidente, dal Pastore
Bruno Costabel di Forano, vice-presidente, dal Sig. Luciano Giuliani, deputato di Forano, sepetario.
Alle 8,30 del mattino seguente si
riprendono i lavori in uno dei saloni
dell’Istituto Gould. All’inizio della seduta parecchie voci si fanno udire per
rallegrarsi con il Pastore Santini e la
sua Signora per il loro coraggio e la
loro abnegazione nei momenti cruciali deU’alluvione di Firenze, che ha
pesato gravemente sulla vita delia
comunità fiorentina nel corso dell’inverno : ne hanno risentito le attività,
hanno subito gravi danni parecchi
edifici e ancora attualmente non è
possibile valutare appieno l’entità dei
guasti provocati dall’acqua: si sperava di ricuperare documenti preziosi,
ma è praticamente impossibile. Ma la
Comunità di Firenze, come tutti gli
abitanti di questa città del resto, ha
reagito al disastro senza compiangere
se stessa, lavorando duro, servendosi
certo degli aiuti avuti, ma appunto di
mostrando di sapersene servire, utilizzandoli con la sua alacrità e la sua
tenacia. La Conferenza si rallegra di
vedere il Pastore Santini sedere in
conferenza rimesso dalla prostrazione
nella quale era caduto dopo l’improba fatica affrontata in quei giorni e
la Signora tra le uditrici e organizzatrici della conferenza stessa.
La Relazione della C.D. ci pone subito dinnanzi ad un problema ohe è
necessario venga affrontato in Sinodo; problema comune quest’anno anche ad altri distretti e passibile di ripetizione se non si provvede. Le C. D.
vengano elette in estate, quando non
si conoscono ancora gli spostamenti
dei pastori ohe la Tavola effettuerà
dopo il Sinodo, ©d accade così che vengono elette delle persone che dopo
non possono far fronte agli impegni
a cui sono stati chiamati. Cos : quest’anno la nostra CX). ha dovuto fare
a meno del segretario Pastore Paolo
Ricca trasferito in autunno a Torino.
Non si è ritenuto opportuno convocare una conferenza distrettuale straordinaria, unica via ccncessa aUa C.D.
per l’elezione di un mrvo membro,
via lunga e costosa. La C.D. ha allora
lavorato facendo a meno del segretariorio il che ha significato per lei un
forte aggravio di lavoro, proprio quest’anno che l’alluvione di Firenze ha
ancora aggravato il lavoro dei due
membri rimasti in carica.
Esaminando là vita delle singole
chiese ci si rende sempre maggiormente conto di quanto sia necessario
intensificare il lavoro a livello regionale anziché a quello parrocchiale.
Ciò appare specialmente vero quando
si prende in considerazione la vita
della comunità di Livorno: pochi sono i membri di Chiesa ed è quindi dif
VI Distretto a Riesi
La Conferenza del VI Distretto (Calabria e Sicilia) si è riunita a Riesi
(Caltanissetta) nei giorni 20, 21, 22
giugno. È stata ospitata nei locali del
Servizio Cristiano di Riesi. ’Tra gli
argomenti discussi, mi permetto di
segnalare :
a) quello della Federazione delle
Chiese Evangeliche d’Italia. Si ricorderà che nel 1965 ebbe luogo a Roma
il 2“ Congresso delle Chiese Evangeliche dTtalia. Lo spirito era buono, la
volontà di collaborare e di marciare
insieme fermissima. Le differenze denominazionali quasi non si avvertivano. Nel libero confronto delle opinioni, dei valdesi si trovavano d’accordo con pentecostali, battisti, metodisti, piuttosto che con altri fratelli della loro stessa Chiesa. Ma ora
è stato presentato un progetto di Federazione che prevede molti uffici e
segreterie a Roma, un progetto che
si preoccupa molto di dosaggi dmominazionali nella spartizione delle
zone d’influenza, un progetto che non
contiene neanche una chiara confessione di fede che consenta alle Chiese
di esprimere il senso della loro vocazione nel mondo di oggi.. Su questo
punto è stato votato il seguente o-d.g. :
«La Conferenza, esaminato il progetto di Statuto della Federazione delle
Chiese Evangeliche d’Italia, si rammarica che esso non corrisponda allo
spirito del 2° Congresso Evangelico,
che rappresenta un superamento di
prestigio e di posizioni denominazionali in vista di un patto di unione di
tutte le Chiese Evangeliche. Auspica
che sia formulata una Confessone di
fede nella quale la Chiesa esprima il
senso della sua vocazione in Cristo
nel mondo di oggi». (Atti della Conferenza n. 6).
Nel corso della discussione di questo argomento, Teaperimento di collaborazione tra battisti, pentecostali e
valdesi a Priolo è stato citato con
grande riconoscenza al Signore c’ne
l’ha reso possibile.
Alcuni dei nostri fratelli, anche se
non sono pastori, hanno ima buona
preparazione biblica e predicano assai bene. Si tratta di aumentare il numero di questi fratelli biblicamente
preparati. Pertanto è stato votato il
seguente o.d.g. f « La Conferenza del
Vi Distretto chiede alla Tavola di
considerare la possibilità di inviare
in Sicilia un dottore in teologia che,
con un ministerio itinerante pluriennale, fermandosi per diversi mesi nelle singole Comunità, prepari il popolo
di Dio ai vari ministeri, onde, anche
in un futuro prossimo, gran numero
di esse abbia la capacità di compiere
la sua vocazione, anche senza un pastore inviato da fuori» (Atti, n. 9).
c) Telegramma a Danilo Dolci.
Durante la Conferenza, abbiamo saputo della condanna inflitta allo scrittore Danilo Dolci, il quale, a mezzo di
una inchiesta sociale, aveva stabilito
che due onorevoli democristiani siciliani sono legati alla mafia. Purtroppo la gente parla e anche sparla,
quando è presa a quatt’oochi, ma in
tribunale si rifiuta di parlare. Danilo
Dolci è stato perciò condannato per
diffamazione, non avendo potuto dimostrare le sue asserzioni. Noi conosciamo l’alto livello morale dello scnttore Danilo Dolci, sappiamo anche
quanto si sìa sacrificato per il bene
della Sicilia. Perciò non abbiamo voluto tacere e, nel momento della distretta, abbiamo voluto inviargli un
telegramma per esprimergli la nostra
fraterna solidarietà.
b) Un professore di teologia in
Sicilia.
Si sa che i pastori sono pochi e
che le Chiese Valdesi aspirano tutte
a disporre di un pastore e di un locale di culto. Sui locali di culto ha
avuto luogo una lunga discussione.
È stato fatto notare che la gente di
oggi entra con difficoltà nelle chiese,
mentre è più facilmente raggiungibile
per le strade, nelle piazze, nei bar,
ecc. È stato pertanto auspicato che,
in avvenire, le Comunità Evangeliche
rinunzino ad avere dei grandi templi
e si accontentino di sale di riunioni
ove la gente possa sentirsi a suo agio,
come in un bar. Non esistono infatti
luoghi sacri. L’unico luogo sacro è in
Cristo e dovunque due o tre sono raccolti nel nome di Cristo, Gesù Cristo
è nel mezzo di loro. Le CÌomunità che
non hanno locale di culto non si disperino pertanto. Imparino piuttosto
a sapere utilizzare i servizi che offre
la città. Ci sono dei bar che hanno
delle sale appartate e possono essere
usate come ottimi strumenti di evangelizzazione.
Per quanto riguarda i pastori, le Co
munità devono imparare a farne a
meno. La Conferenza ha riconosciuto
che per predicare la Parola di Dio occorre una certa preparazione biblica.
d) Promemoria. Infine la (Conferenza ha voluto inviare alle Chiese il
seguente promemoria:
« La Conferenza Distrettuale del VI
Distretto... invita le Chiese:
a) a riscoprire, in assiduo studio
biblico, il concetto di ’’agàpe” nel
Nuovo Testamento e che di questo
studio la predicazione sia chiara eco;
b) ad avere cura di procurarsi documentazione veritiera di quanto accade nella città e mondo ;
c) a vedere i problemi della vita
dell’uomo (politici, economici, sociali,
ecc.) alla luce del ’’nuovo mondo” di
Cristo e a prendere concretamente
posizione:
d) e in questo senso a rivedere il
loro compito e conseguentemente i
loro impegni di testimonianza nel
servizio ;
e) a considerare il loro lavoro interno in funzione deU’esterno, cioè di
quanto detto sopra.
«Invita inoltre, come conseguenza
di quanto detto, tutte le Chiese a ricercare insieme una vita comunitaria e, possibilmente, ad esprimere dal
loro seno ’’gruppi comunitari” intesi
ad aiutarle in questa ricerca, e i C!onsigli di Chiesa a precedere i fratelli in
questa via.
« Infine, poiché oggi siamo comunque chiamati a scegliere tra il benessere e il senso dell’esistenza, i credenti ricerchino la via della povertà evangelica per cui al seguito del Cristo si
sappia dare quel che abbiamo e siamo,
per amore di chi è nel bisopio. Continuiamo a camminare insieme con
nuova responsabilità e impegiio preciso dai quali dipenderanno poi i rinnovamenti strutturali. Cominciarno
dai primi passi per percorrere insieme una lunga via» (Atti della Conferenza n. 14). S. G.
ficile avere una vita comunitaria. Ci
si chiede se è necessario tenere ancora un Pastore legato alla città di Livorno. In questo caso si tratterebbe
non di constatare una sconfitta, ma
di riconoscere che le circostanze ci
chiamano a lavorare in modo diverso
dal passato. La comunità di Rio Marina ci presenta questo problema con
ancora maggiore chiarezza: in essa
vi sono state molte emigrazioni negli
anni scorsi e oggi questo gruppo, secondo i nostri regclamenti — poiché
non ha piu di 40 membri comunicanti — deve essere considerato centro
di evangelizzazione. Ma è centro vivo :
i culti vi sono tenuti da membri della
comunità stessa, quasi sempre dal
Sig. Acinelli, che continua l’opera intrapresa dalla sua mamma. La casa
di Rio Marina è un centro di incontro, per l’estate, di evangelici provenienti dà svariate regioni italiane. Il
gruppo chiede, tranjite il suo rappresentante, che si inviino quando è possibile dei pastori, non per presiedere
il culto soltanto (a questo la comunità sa provvedere) ma per edificare il
gruppo con l’istruzione religiosa dei
catecumeni e dei bambini della Scuola Domenicale.
Fortunatamente però non ci siamo
limitati dover prendere in considerazione l’eventualità di lavorare in modo diverso che nel passato per quel
che concerne la dislocazione pastorale ! Ci siamo rallegrati per la decisione della Tavola di ripristinare un secondo posto pastorale a Firenze. Si
precisa che un « secondo posto pastorale » non significa un secondo pastore quale coadiutore del pastore titolare. A questo proposito il Pastore Santini afferma che è allo studio del
Consiglio di CJiiega di Firenze l’organizzazione del lavoro in modo da non
dividere la comunità in due.
Si ascoltano poi le relazioni dei vari istituti esistenti nel nostro distretto: l’Istituto Gould, l’Istituto Ferretti, l’Asilo Italia per vecchi evangelici,
il Centro Evangelico di solidarietà,
tutte opere dipendenti dalla Chiesa
di Firenze, e ancora: la Casa Valdese
di Rio Marina, l’Asilo e il Doposcuola
della Chiesa di Forano Sabino. Si ammira lo sforzo fatto dall’Istituto Ferretti che, duramente provato dall’alluvione, grazie anche all’aiuto dei numerosi amici soprattutto stranieri, è
riuscito a chiudere il bilancio senza
passivo. Si nota la mentalità chiusa
di certi ambienti ohe non comprendono la possibilità di un aiuto disinteressato: nel periodo immediatamente
seguente all’alluvione il Comune aveva chiesto ai nostri istituti ancora in
buono stato di accogliere temporaneamente delle persone anziane ospiti
degli istituti comunali per la vecchiaia. La proposta fu accolta rna
nessuno accettò di essere ospitato in
ambienti evangelici.
Il tempo vola; si scambiano ancora
alcune idee sul futuro lavoro del presbiterio laziale (si vorrebbe da parte
di alcuni un più intenso contatto fra
le varie comunità) e alcune impressioni, senza giungere ad alcuna, conclusione precisa, sul progetto di Statuto della Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia. Vien sottolineata la difficoltà di inserire nella Federazione quei movimenti e quelle comunità evangeliche che stanno accentuando il loro carattere settario e
che hanno verso le altre comunità un
atteggiamento equivoco che perpetua
divisioni e polemiche in seno al protestantesimo italiano. Si rivolge loro
un appello invitandoli alla collaborazione.
Per quel che concerne i rapporti
con il cattolicesimo si nota come qua
e là vi siano possibilità di incontri e
di discussioni con gruppi di cattolici:
il viaggio del Papa a Fatima ha naturalmente accentuato contrasti e divisioni, ma si sottolinea che vi sono dei
gruppi di cattolici che non condividono gli atteggiamenti del Papa e l’idea
di fendo che li ispira. Con questi è doveroso, non soltanto possibile, ritrovarsi per chiarire quale deve essere la
fede in Cristo che soltanto deve animare i credenti.
Il paragrafo finanze suscita perplessità: il distretto non ha raggiunto la
quota che era stata fissata dalla Tavola. Perchè? Una comunità non ha
potuto far fronte alla richiesta. Se
ne indagano le cause. Il Pastore di
Pisa spiega come, malgrado gli aumenti fatti nelle offerte dalla sua comunità, questa abbia dovuto spendere non poco per restauri indispensabili ai suoi stabili. È spiacevole che
una chiesa generosa debba dare l’impressione di non esserlo. Si decide allora di reperire la somma mancante
dalle Comunità del Distretto: ognuna verserà una data cifra proporzionale ai suoi regolari versamenti alla
Cassa Centrale. Alcune voci si levano
però per precisare che questa procedura non può essere considerata come normale e normativa per gli anni
successivi! Se è con grande sforzo
che quest’anno il Distretto ha raggiunto la somma richiesta come farà
negli anni successivi, per i quali già
sono richiesti aumenti dalla Tavola?
Il gesto compiuto quest'anno ha un
significato di solidarietà e di impegno, ma anche di avvertimento per
il Sinodo che ne dovrà tenere conto
a! momento della votazione del bilancio per l’anno venturo I
Moltitudini, moltitudini
Or Satana si levò contro Israele, e incitò Davide a fare
il censimento.
Tu hai detto: ”Ecco, io ho sconfitto gli Idinnei”, e il
tuo cuore, reso orgoglioso, t’ha portato a gloriarti.
Ma quando fu divenuto potente, il suo cuore, insuperbitosi, si pervertì.
1 Cronache 21: 1-14
2 Cronache 25: 19; 26: 16
Non è facile resistere alla tentazione di calcolare quanti siamo,
o che cosa possediamo, per concludere che siamo forti. Il numero è
potenza, la somma degli averi è forza. Troppo spesso facciamo riposare tranquillità e sicurezza su ciò che abbiamo. E’ il tempo in cui
la misura dell’uomo è data dai suoi beni.
Certo non solo il denaro determina il nostro valore. C’è chi non
ne ha, o non abbastanza da considerarsi un potente, ma non per questo si ritiene un diseredato. Quanti di noi si fondano sulla loro cultura, sulle doti, le capacità. E quanti perfino sui doni interiori, veri
o presunti. E’ un modo diverso di sentirsi potenti, di fare il censimento. Secondo i passi riportati, bisogna pur dire che il conteggio
delle forze è un errore. E’ Satana che si leva, si appella alle risorse
dell’uomo, manovra su di esse per spostare il centro dell esistenza
dall’Eterno all’io («ho sconfitto gli Idumei »). Gli sviluppi di questo processo sono decisivi. Il cuore s’inorgoglisce, ci porta a gloriarci,
diventiamo il signore di noi stessi sostituendoci a Dio al timone della
barca.
La parola che .abbiamo letta non offre scampo a chi è potente.
Non dice che qualcuno può essere diverso, che ci sono le « debite
eccezioni ». Proclama senza possibilità di illusioni che quando si diventa forti il cuore s’insuperbisce, liberando un’energia dissolvitrice.
Presto o tardi, impercettibilmente o con violenza, l’uomo conosce una
svolta, piegandosi verso una direzione che non è più quella di Dio:
« si pervertì ». Siano le nostre sostanze il denaro^ Pintelligenza, la
moralità, perfino le doti spirituali che ci attribuiamo : quando Satana
si leva incitandoci a fare il censimento, non concediamo più spazio
al Padre.
Renzo Turinetto
Al momento delle elezioni della C.
D. per l’anno 1967-1968, poiché il Presidente Pastore Mathieu e il Vice-presidente Col. Long dichiarano di non
avere intenzione di accettare una loro eventuale rielezione, e ciò per g'uste ragioni di avvicendamento e di
eventuali possibili nuovi orientamenti e impulsi da dare all’opera comurie,
si pensa di eleggere ora una commissione distrettuale toscana, dopo averne avuta una romana e vengono così
eletti, quale presidente il Pastore di
Firenze Luigi Santini, quale V.ice-pre
sidente il Sig. Balene!, pure di Firenze e quale Segretario il Pastore
Franco Sommani ohe inizierà in settembre il suo lavoro pastorale a Firenze come già detto.
Il ringraziamento fatto alla C. D.
uscente non è per nulla formale, è effettivamente l’espressione della rico
noscenza di .tutti i presenti per n lavoro svolto con cura e precisione
Si augura un buon lavoro alla figura C. D. e si concludono i lavori v '-a
le 18 circa. Torniamo a casa con ' ■ npressione di non aver perso il noa o
tempo. Certo non si sono fatti pr
mi altisonanti, programmi a v^. -,o
raggio, ma si è setacciata la vita 1
distretto quasi con pignoleria tal’ ita, si è cercato di individuarne i p. nti cruciali con onestà e chiarezza
la convinzione che sforzarsi di e,s e
onesti amministratori anche i.v.'e
piccole cose in cui il Signore ci c, a
una responsabilità può diventai t; se il Signore lo vuole — un punti- U
partenza per opere più grandi < ;
forse non si intravedono neppure, ■ ;a
alle quali il Signore della messe ci ì-jo
chiamare.
Bruno Costab; <
minicronac
POVERI MA STOICI
Una persona di cui stimo im onore
avere avuto ¡’ainicizia, disse qualche anno
fa di non essere ancora uno spettatore assiduo della televisione, e aspettava di diventarlo invecchiando. Trovandomi nella
sua condizione, non ho visto la sene « Tut
lo Totò », ma la cosa mi ha ricordato che
a maggio i giornali scrissero che l’attore
era morto povero. Il fìsco dovette rinunciare a 300 milioni di crediti, senza possihilità di .sequestri perchè nulla risultava in
testato al defunto. Gli venne perfino concesso il pagamento rateale (di un milione e
mezzo al mese), come ai poveri che a rate
una volta si compravano il materasso e
adesso la 850. Totò pagò la prima ruta e
pochi giorni dopo morì. Non si deve cedele alla velenosa tentazione di stabilire fra
le due cose un rapporto che non esiste, ma
non si può neppure evitare il confronto
tra rindigenza di Totò e la sua contata.
Come faceva, lui co.sì povero, a trovare la
forza di far ridere il pubblico? Sarebbe
commovente, patetico e stoico, .se questa
volta il povero che fa ridere non fosse
uguale a un ricco che fa piangere.
chi, ma con moderazione. Alleluia
Alleliiyeva).
PENSACI EUGENIO
Evtuscenko sciiveià una poesia sulla :■
la che ha visto a Fatima quando ceni .'/
papa. Non una poesia .satirica, perchè nutre troppo rispetto per i sentimenti di quclrenorme moltitudine di gente umile clic lui
visto là. Era la prima volta che assisteva a
tutu manifestazione del genere e ne è stato
molto colpito. È andato a Fatima perchè sapeva che questo convegno rappreseli a. a
un fatto raro, di cui voleva rendersi conto
di persona. Tale è il succo delle sue dichiarazioni ai giornalisti stranieri (come
riportate da un giornale) a una conferenza
stampa a Lisbona. Dove avreFhe anche
detto: « Quanto ho velluto è molto difficile da capire. No, non si possono fare
confronti con le grandi adunate sovietiche
sulla Piazza Rossa. Bisogna che rifletta
mollo su questo argomento piima di poterne parlare». Senza dubbio. Siamo il accordo.
CHI DI CADILLAC FERISCE
RICCHI MA MODERATI
Mi dispiace che questa seconda nolerella giunge di nuovo a.ssai tardiva (lo sarà
anche la terz.a). Si seppe a fine maggio che
la transazione con Svetlana Stalin per le
sue Memorie, sì era alla fine stabilizzata
sul miliardo e mezzo (record per pubblicazioni del genere). Trascuriamo le dichiarazioni deirinteressata sulla religione.
Dio e la fede: una miiiicronaca futile come questa non può essere tanto vaivlosit
da trattare simili grosse questioni. Fermiamoci sull’uffermaz.ìone che gran parte
det fondi andranno in beneficenza. Trovandosi in America, dove i protestanti sono
più numerosi che da noi, possiamo attenderci che essi non .saranno dimenticali.
Chissà se anche gli ortodossi entreranno
nel giro (che aria lira nell’ecumenismo?).
Intanto, per evitare che il rapace^fisco sottragga troppa grana all elai gizio'ne, per i
diritti d’autore è .stata creata una società
anonima nel Liechtenstein (fa un po ridere ma è cost). Giusta pieoct iipazione. Infatti, si leggeva. « .Svetlana non inIenJe realizzare con la vendita eccessivi profitti personali ». Il pane per campare e basta. Rìc
« La Stampa» del 19 giugno ha una foto
di Kossighin in auto a Nuova Yoik. La
didascalia precisa: « viaggia in Cad'lìac ».
Confesso che mi riesce difficile penetrare
quelle parole. Una semplice, innocua informazione? Ma in questo caso chi se n’infischia di sapere su che auto viaggia il riissu:
mica è una diva di cui vogliamo conos ere
anche il numero delle .scarpe. Oppure il
proposito è di trafiggerci con la mortale insinuazione che anche i prolelati vanno il
auto? O ci vogliono infliggere un’unrìiitz.ione più cocente; che vadano in auto pazienza. ma almeno si tirino dietro una mai china nazionale o dei Paesi fratelli. O si
vuole sottolineare il latto squisito del vi.silatore illustre? (usa un auto del Granile
Paese che lo ospita). Congettura per congettura, avanziamone un’altra. Che « La
Stampa », uscendo nella zona d'influenza
della 124, sia particolarmente sensibile a
certe indelicatezze. Ma come, noi gli facciamo la 124 in casa, e quello se ne va a
spasso a Nuova York con una vettura della concorrenza. Roba da farli andare tutv
a piedi. Capaci di avente sofferto perfino i
i contatti con Moro e Fanfani.
r. t.
3
21 luglio 1967 — N. 29
pag. 3
Diaconi nella Chiesa Cattolica
libri
PRIMO
SCAFFALE
Con un Motu proprio del 18 giugno
scorso, reso noto dall’« Osservatore
Romano» del 28 giugno, Paolo VI,
attuando una decisione del Concilio,
ha emanato le norme relative alla
istituzione, in seno alla Chiesa cattolica latina, del diaconato come grado
permanente della gerarchia. Finora,
come è noto, la figura e la funzione
del diacono, nel cattolicesimo, erano
totalmente assorbite in quelle del sacerdote : il diaconato era l’ultimo
gradino che il novizio percorreva prima di diventare sacerdote; era cioè
un momento della preparazione al
sacerdozio. Con la decisione del Concilio e il recente documento pontificio, il diaconato ridiventa un ministero permanente nella Chiesa di
Roma, e precisamente ll.ultimo nella,
scala gerarchica cattolica.
Viene demandato alle sirigote Conferenze episcopali il compito di decidere se istituire o meno il diaconato nei rispettivi territori. Non è necessario che ciò avvenga ovunque: là
dove, ad esempio, vi sono sacerdoti a
sufficienza, probabilmente non si creeranno diaconi. È chiaro infatti che
l’istituzione del diaconato risponde
più a esigenze pratiche che a esigenze
teologiche; l’idea non è tanto quella
di ripristinare, anche in forina ap;
prossimativa, la varietà dei ministeri
presenti nella Chiesa apostolica quanto quella di sopperire alla careiiza di
sacerdoti, che in certe regioni (soprattutto in America Latina) ha assunto proporzioni allarmanti.
Le mansioni dei futuri diaconi cattolici sono numerose. Fra l’altro essi
hanno la facoltà di amministrare il
battesimo, celebrare e benedire i matrimoni, recare la cosiddetta «estrema unzione » ai morenti, presiedere
ai funerali, distribuire l’ostia consacrata dal sacerdote, leggere e spiegare
al popolo la Sacra Scrittura, espletare compiti amministrativi e di carità, dirigere le comunità cattoliche
della diaspora prive di sacerdote.
Tutte queste funzioni (che sono poi
le stesse dei sacerdoti, tranne la messa e la confessione col relativo potere
di assoluzione) devono essere compiute «in perfetta comunione «on il vescovo e con il suo presbiterio, cioè sotto
l’autorità del vescovo e del sacerdote
chq, nel territorio, presiedono alla
cura delle anime». Perciò si precisa
che gli aspiranti al ministero di diacono devono manifestare una naturale propensione dello spirito non solo «al servizio della comunità cristiana » ma anche « al servizio della sacra Gerarchia ».
Quanto al matrimonio, viene riba
dito il principio cattolico tradizionale
che impone l’obbligo del celibato a
chiunque eserciti un ministero gerarchico. Chi, giovane o adulto che sia,
è ordinato diacono essendo celibe,
non potrà più sposarsi. D’altra parte,
il conferimento del ministero non
scioglie il vincolo matrimoniale contratto precedentemente, per cui potranno diventare diaconi anche persone sposate, purché la moglie sia
consenziente e i candidati non abbiano meno di 35 anni d’età. Restano
invece escluse le donne-diacono.
Queste, in sintesi, le norme emanate da Paolo VI. Che cosa pensarne?
Il discorso dovrebbe essere ampio e
comprendere tutto il problema dei miministeri nella Chiesa, di cui si di.scùte da-decenni’'un po’ dappertutto,
senza che si sia ancora fatta gran
luce in proposito, anche perchè i dati
forniti dal Nuovo Testamento sono
abbastanza disorganici e non è facile
inquadrarli in una visione d’insieme
che li comprenda tutti. La teologia e
ancor più la prassi della nostra Chiesa riguardo ai ministeri non è certo
un modello di chiarezza. La stessa
scelta di Calvino, invalsa poi nelle
Chiese riformate e quindi anche nella nostra, di avere quattro ministeri
fondamentali (pastore, dottore, anziano e diacono) non è esauriente alla
luce del Nuovo Testamento e va anch’essa riveduta.
Voilendoci qui limitare al diaconato
cattolico, notiamo che esso manca di
qualsiasi originalità — se così, si può
dire, non possiede alcun carattere
proprio che lo distingua dal ministero del sacerdote — se non per difetto,
non introduce quindi nessun elemento nuovo nella concezione cattolica
dei ministeri. I diaconi, cosò come li
ha pensati Paolo VI, non sono altro
che dei vice-parroci, tranne ohe per
quanto concerne la celebrazione della
messa e la confessione e assoluzione
dei peccatori. Perciò Tistituzione del
diaconato, là dove avrà luogo, è de
stinata a rinsanguare i quadri gerarchici della Chiesa di Roma, ma non
ad arricchire la teologia cattolica dei
ministeri: viene così a mancare l’unico vero motivo di interesse che il ripristino dei diaconato nella Chiesa
cattolica poteva avere sul piano ecumenico.
La seconda osservazione è più generale e riguarda l’idea cattolica secondo cui esiste una gerarchia fra i
diversi ministeri nella Chiesa. I diaconi — ha detto il Concilio e confermato Paolo VI — pur essendo anch’essi «ministri del jpppplo di, Dip>i
non sono sullo stesso piano d,i sa
cerdcti e (a maggior ragione) dei vescovi, ma a loro soggetti. Noi crediamo invece ohe nella Chiesa tutti i
ministeri e coloro che li esercitano
sono sullo stesso piano, davanti a
Dio e davanti alla comunità, perchè
in tutti opera il medesimo Spirito
(I Corinzi 12,4): trattandosi del medesimo Spirito, cioè dello Spirito Santo, qualsiasi gerarchia è esclusa. L’idea
della subordinazione gerarchica di
un ministero a un altro, fondamentale nella dottrina cattolica della
Chiesa, ci sembra che alla luce dell’Evangelo debba essere fermamente
contraddetta e respinta.
Paolo Ricca
Novifà per l’estafe
dei nostri ragazzi
iiiiiiiiumiiiiiiiUMii
Pei' il ritorno organizzato
degli emigrati
Organismi pubblici e privati della Provincia di Belluno si sono accordati per organizzare il ritorno degli emigrati bellunesi attualmente all'estero.
La Presidenza deU'Unione Nazionale tra
le Associazioni Emigrati ha dichiarato che
remigrazione deve cessare di essere un fenomeno coatto e diventare al più presto
una libera scelta tra diversi tipi di lavoro
in regioni diverse. In applicazione di quanto sopra la Associazione « Migranti Bellunesi » in cooperazione con le Autorità provinciali e l’Associazione industriali ha ottenuto che annualmente un certo numero
di posti di lavoro determinati sia riservato
agli emigrati; tramite il suo mensile « Bellunesi nel mondo » queste disponibilità vengono fatte conoscere in anticipo agli emigrati, che possono così scegliere un impiego di loro gradimento.
Sono particolarmente lieto di sottolineare questa notizia in quanto quando tre anni or sono proposi un’programma di coordinamento del ritorno della emigrazione, il
programma stesso fu accolto con malto
scetticismo dàlie Autorità italiane preposte
al servizio degli emigrati e anche da vari
ambienti ecclesiastici.
Ora l’idea, che ho vivamente sostenuta
nella pubblicazione « Retuiin of Migrant
Workers » ha fatto strada. Il testo di questa pubblicazione è stato assunto recentemente ad Atene ed i suoi concetti sono
stati in parte inseriti nelle decisioni del
Consiglio d’Europa. È interessante notare
che anche in sede di attuazione provinciale
essi vengono messi in pratica.
A quando una simile organizzazione per
le Valli Valdesi?
Pierluigi JciVa
Il Gattopardo
11 romanzo di Tornasi di Lampedusa (introduzione e note di Riccardo Marchese.
16 tavole f. t.. La Nuova Italia ,L. 1.000)
viene letto come una ricerca del tempo perduto in forma di romanzo storico e diventa veramente, come disse Giorgio Bassani,
« il più straordinario dono di illusione, verità e musica » della let' eratura del dopoguerra.
Ettore Fieramosca
La disfatta di Barletta romanzata da
Massimo d'Azeglio è una passione letteraria delle generazioni risorgimentali che
vale la pena di rileggere (introduzione e
commento di Silvana Boschetti, 8 tavole
f. t., La Nuova Italia L. 850). L’inten'o patriottico è sollevato in un’atmosfera calda
e vibrante; gli abbandoni sentimentali sono
corretti dal vigore deirispirazione civile e
da una disposizione « impressionistica » a
colorire ambienti e paesaggi, a disegnare
con efficacia figure, gesti e a-wenture.
Il racconto poliziesco
Dopo questo libro curato da Alberto Del
Dente, il filologo romanzo che stupì il
mondo accademico con una Storia del romanzo poliziesco, ohi dirà che il « giallo »
è solo letteratura di consumo? Presentando
e commentando La lettera rubata di Poe,
La Lega dei capelli rossi di Doyle, La croce azzurra di Chesterton, La finestra aperta
di Simenon e La morte e la bussola di Borges (La Nuova Italia. L. 600) Del Monte
non ha voluto provocare TArcadia scolastica e familiare, bensì indicare spregiudicatamente il modo di chiudere la frattura
tra vita scolastica e tempo libero dei ragazzi. Il lettore vedrà come un’inquietudine di fondo e una circolazione di ansioso
lirismo sostengano queste invenzioni e le
soillevino molto al di sopra del gusto e del
compiacime.nto per la rarità leggendaria.
I quattro libri di lettura
Finalmente c’è anche un’edizione per i
ragazzi del famoso Abecedario del conte
Lev. Tolstoj (commento e note di Tina e
Lucia Tornasi, 16 tavole f. t., La Nuova
Italia L. 650). Questi piccoli capolavori
testimoniano la probabile verità della confessione di Tolstoj; «11 periodo più luminoso della mia vita mi è stato dato non
dall’amore della donna, ma dall’amore per
i bambini ».
Padrone e cane
Con questo libro di insolita serenità e
straordinaria finezza (presentazione e note
di Sergio Checconi, 8 tavole f. t.. La Nuova
Italia L. 600) siamo già oltre la catastrofe
del ’18. La storia di Bausohan. il festoso
cane bastardo che accompagnava Thomas
Mann nelle sue passeggiate, è agli antipodi della togata rigidità della Morte a Venezia. La forma deiridillLo, come ha scritto
Emilio Castellani, vi è pienamente realizzata e alcune pagine colgono il rapporto
tra uomo, animale, natura e paesaggio con
giustezza così squisita e corposa da ricordare il Turghenjev delle Memorie di un
cacciatore.
Il dottor Zivago
Il dottor Zivago è stato pubblicato in
tutti i modi e in tutte le lingue. L’editore
Feltrinelli ha concesso a La Nuova Italia
di prepararne un’edizione per gli adolescenti a cura di Mario Visani (L. 1.000).
C’è da augurarsi ohe centinaia di migliaia
di giovani lettori possano gustare la polpa
e il succo di quest'o.pera, e pazientemen'e
scoprirvi jl debito che Pasternàk volle riconoscere verso le passioni e le concezioni
della propria giovinezza, la sincerità di una
confessione privata, la profonda certezza
del proprio destino di poeta, e anche la
lunga maestria letteraria, per cui // dottor
Zivago appartiene a quell’epoca della storia che vide la dissoluzione del romanzo
tradizionale e l’apertura verso nuovi esperimenti.
iHiMiiniiiimiiiii'iiiiiiiiiiiiiii
Un appello dei Trombettieri Valdesi
Alcuni giovani del Val Pellice hanno chiesto ai gruppi locali di ammetterli nei loro
ranghi e, messi alla prova, hanno dimostrato buone disposizioni. La Commissione
Trombettieri non dispone però degli strumenti necessari per dotarli. Per non deludere la buona volontà di questi giovani, rivolge pertanto un appello a coloro i quali
abbiano la bontà e la possibilità di aiutarli.
Gli strumenti apparterranno alle chiese
dei giovani interessati. Le offerte in denaro
possono essere inviate al cassiere Past. Marco Ayassot di Prarostino, le eventuali corrispondenze al Past. Enrico Geymet di Villar
Perosa.
Le trombe da soprano o contralto che ne.
cessitano costano tra le 25 e le 35 mila lire.
Quelle da tenore o da basso, come minimo,
tra le 80 e le 120 mila lire.
I Trombettieri saranno molto grati a chi
li vorrà àuìfàre. '
I LETTORI CI SCRIVONO
Mancava un
“non,,
Bari. 13 luglio 1967
Caro Direllore.
nel pubblicare la mia relazione
sul dibattito che ha avuto luogo a
Bari sulla (( Populorum Progressio »
<N. 27-2ÌÌ de l'Eco-Luce), sono state
saltate alcune parole, per cui il senso ne risulta completamente travisato facendo dire all oratore il contrario di quanto aveva in realtà detto.
La prego dunque voler fare una rettifica, ripubblicando la frase come in
realtà è stata scritta:
« Il pa.slorc valdese aveva parlato
per primo melfendo in evidenza come PEnciclica non contenesse un
messaggio cristiano veramente profetico, cioè anticipatore. Sia per la diagnosi come per le proposte, non può
cerio definirsi nè originale nè tanto
meno rivoluzionaria. Offre un programma moderato e prudente e. col
suo attento dosaggio di condanne etc.
etc.
> Nel rìngraziarLa, invio molti sa
I luti.
/. N.
Billy Gràham
indiscutibile?
Due lellrici, da Torre Pellice:
Signor Direttore.
non abbiamo nessuna intenzione di
polemizzare, ma desideriamo chiarire alcuni punti del Suo articolo apparso sull'Eco del 7 luglio « Un uomo discusso un mandato indiscuti
Ibile )).
L’uomo discusso è Billy Graham
' ohe la sera del 5 luglio u. s. dal pulpito della Chiesa Valdese di Torino
ha parlalo ad una folla di seimila
uditori (la cifra è data dal giornale
« La Stampa « del 6 luglio). Egli ha
I lanciato il suo formidabile appello al
' ravvedimento, alla conversione, alla
Umiltà di cuore nello spirilo deiruni00 Evangelo, alla gloria di Cristo uni.
Co Signore e Salvatore.
Dopo la precisazione del Suo artioolo al quale ci associamo : « E’ infatti innegabile che un numero non faoilmente calcolabile di uomini e dì
donne hanno conosciuto l’Evangelo
attraverso la sua predicazione », ecco
J la frase per noi incomprensibile : « o
I per lo meno quel tipo di Evangelo ».
A quale Evangelo si vuole alludere?
Quale avrebbe dovuto essere il messaggio pur così semplice, e umilmente evangelico di Billy Graham? cc Non
vi porto un nuovo Evangelo perchè
l’Evangelo di Cristo è unico come
unico è il Cristo il Salvatore del
mondo, il mio. il nostro e di tutti
coloro che Lo accettano come loro
personale Salvatore; questo non può
avvenire senza il vero pentimento sofferto nella piena consapevolezza del
proprio peccato, ma la fede in Cristo dà perdono e pace alla creatura
redenta dal Suo sacrificio ».
Pensia’iio che non gli si addica
Tappellativo di « vedetta » sìa pure
religiosa (due termini che non legano troppo).
Il Signore solo può giudicare il risultato della sua predicazione, e la figura di questo predicatore purtroppo
non sempre discussa con benevolenza
ma indubbiamente di grande fede, e
in buona fede.
Con cordialità
Maria Luisa Pasqualetti
Lina Varese
Caro Conte,
il corsivo che hai voluto far segui*
re al mio scritto sui matrimoni misti e certi aspetti di un preteso ecumenismo di mera obbedienza (EcoLuce 23/VI), non mi è piaciuto per
le seguenti ragioni :
1) Alle volle può esser savio passar
per scemi e non me ne sono mai lamentato. Ma in questo caso non eredo di esserlo stato al punto da non
aver capito il significato di quell elogio dei metodisti fatto da parte di
chi non meritava certo tutta la reclame che gli hai fatto costituendolo
« giudice e spartitore », sia pure con
un bel punto interrogativo. Il fatto
è che a me non piace fare il processo
alle intenzioni altrui. i
2) La frase « i metodisti hanno
buone qualità e dei pastori eccellenti,
il dialogo con loro offre tutte le garanzie di rispetto reciproco », è per
me valida a prescindere da chi la
dica, e dal perchè lo dice. Anzi, e
dal mio scritto appare evidente, io
l’ho presa oggettivamente e l'ho rapportata a queiraltro c< dialogo eeumenico » per me assai più valido nella
sua attuazione, e che si chiama integrazione valdese-metodista. Tale contesto, mi mette, e penso metta anche
te. in grado di valutare la « piena
rispondenza » deH'assunto, come infatti ho scritto.
Quindi c'era poco da equivocare.
3) A »3, che prendi pretesto da det.
ta frase o dal mio commento, per
scagliarti — e giustamente — contro le molteplici confusioni ed incong'-'uenze che si compiono da più parti nel condurre verso il « disorientamento » il dialogo ecumenico, mi permetto far notare che riferire « il dialogo » ai soli rapporti con il cattolicesimo è un modesto, ma valido contributo al detto disorientamento. Infatti il dialogo ecumenico è prima di
tutto quello che si conduce tra le
chiese membri del Consiglio ecumenico (la metodista e la valdese lo sono), e solo di poi quello con le chiese ab extra, a causa di un meno accentuato rapporto di prossimità. E
poi, non ti pare che rattribuire, a
chi non può assolutamente riconoscersi tale, l’attributo di « Padre »
contribuisca a « disorientare » il dialogo, a confondere le idee ed il valore delle cose? Io ho sempre saputo
che (( Padre » è nome che. per coerenza con TEvangelo (Matt. 23: 9),
debbo riservare, oltre che al mìo genitore, a Dio soltanto.
E allora come la mettiamo? Medico
cura le stesso.
Cordiali saluti.
Giorgio Peyrot
Una precisazione
dal Molise
In una mia recente vìsita alle co
muiiilà ed ai gruppi valdesi del Mo
lise, mi sono incontrato anche con i
fratelli di Guglionesì. Li ho trovati
grandemente stupiti ed addolorati
per una frase contenuta neU articolo
pubblicato sul N. 26 de « L’Eco-Luce », a firma G.E.C., dal titolo « Que.
sta nostra Evangelizzazioìie ».
Lo scrivente presentava alcune
« riflessioni maturate a conclusione
della conferenza distrettuale del V
Distretto » e riferendosi ad una certa mentalità clericale che sussiste
nelle nostre Chiese e che talvolta
si manifesta con amare critiche verso il « governo » della Chiesa, aggiungeva ; « Questo spirito cova ed
esplode in escandescenze come questa:
Se la Tavola non si decide a sostenere la spesa del fitto del locale di
culto, noi ci ritireremo ».
Questa frase, inserita in un conte
sto piuttosto severo, era certo stata
suggerita da quanto riferito nella
Conferenza Distrettuale dalla relazione della C.D. a sua volta ispirata dalla relazione su quel gruppo che, per
la prima volta dopo moltissimi anni,
avrebbe chiesto alla Tavola di pagare il fìtto del suo locale di culto.
Sono stato incaricato da quei fratelli di assicurare che non soltanto
essi non hanno nessuna intenzione di
«ritirarsi» (!!??), ma che da oltre
quaranta anni hanno sempre consideralo motivo di gioia più che di
« vanto » pagarsi tutte le spese per il
loro locale, e così continueranno a
fare nel futuro. L’equivoco evidentemente è stato determinato dalla richiesta a suo tempo fatta alla C.D. di
considerare, nelle ripartizioni delle
somme da inviare alla Cassa Centrale,
che Cuglionesi per questo fitto già
sì sottoponeva ad un onere finanziano non indifferente (considerato l’esiguo numero dei fratelli della comunità), e di non sottoporli quindi
ad un peso superiore alle loro possibilità contributive.
Chi conosce i sacrifici e la fedeltà
di questo gruppo che durante il fascismo ha dovuto subire vere persecuzioni specie per quanto riguarda la
famiglia deH'Anziano. non può dubitare della sincerità di queste affermazioni. Nessuna mentalità «clericale»
a Cuglionesi dove, tra l’altro, i culti hanno sempre avuto luogo con o
serLza il Pastore, e dove la testimonianza si esplica anche mediante la
continua diffusione di stampa evangelica e la esposizione di nostre pubblicazioni nell’unica libreria della cittadina. di proprietà di una famiglia
evangelica del posto.
Enrico Corsani
Un lettore, dalla Germania:
Lux lucet in tenebrisi — ed oggi
il sole splende sulla riunione conclusiva del Kirchentag Evangelico tedesco, nello stadio della Bassa Sassonia
a Hannover. In grato ricordo delle
intense giornate trascorse alla Foresteria di Torre Pellice e nePie Valli
Valdesi, invio un saluto ai cari pastori e alle comunità, come pure alla
redazione dell’Eco delle Valli Valdesi, dì cui mi son portato dietro il
n. 21 del 26.5.’67. La mìa comunità,
a Weinberg, ha ascoltato la poesia sul
Vietnam di Barbara Beidler, di Vero
Beaoh. Florida (USA), domenica scor
sa, nel culto per la gioventù; e ieri,
in una riunione dei Servizi per la pace (EIRENE, Azione Siihnezeichen,
ecc.) e nel culto d’intercessione per
il Vietnam, che l’ha conclusa, ho letto quella poesia : quale benedizione
Dio trae dalla « bocca dei piccoli »!
Un pastore degli USA mi ha confermato che ciò che era stato scritto a
commento sull’Eco corrispondeva alla
realtà, ma mi ha detto che la disposizione del Ministero della difesa era
stata annullata. Iddio continuerà a
benedire la sua Parola come una luce
sul nostro cammino. In comunione di
fede.
Johannes Hertel
Una marcia
per la pace
Riceviamo questo invito dalla Federazione Radicale di Milano:
La Federazione Milanese Radicale
indice una grande Marcia della Pace,
da Milano a Vicenza, dal giorno 25
luglio al 3 agosto, ed invita tutti i
pacifisti e gli antimilitaristi a pren- '
dervi parte. I
La lotta pacifista, in questi ultimi
anni, è venuta meno, in parte anche ^
perchè condizionata dalla tragica lot- i
ta contro la guerra nel Vietnam. Mentre riaffermiamo il nostro impegno in |
tale lotta (non per nulla la marcia .
si concluderà davanti alle basi americane di Vicenza), vogliamo però ricordare : j
— La lotta contro una guerra ed un
esercito può essere efficiente solo
nel contesto di una lotta contro
tutti gli eserciti; \
- - La nostra azione si prefigge per
ciò il fine della abolizione delle
forze armate italiane, di tutte le
forze armate in Italia ed in Euro- |
pa. a partire dalle Basi N.A.T.O.
nel nostro territorio; 1
■— Noi riaffermiamo frattanto, quale
inalienabile diritto civile, il rifili- '
to del servizio militare e chiedia- |
mo il riconoscimento delVobiezione di coscienza, in attesa della
trasformazione delle forze armate
in servizio civile e terremo in questo senso una manifestazione davanti al Carcere Militare di Peschiera,
Invitiamo pertanto a comunicarci
le adesioni (Via S. Maurilio 14, Mi
lano, tei. 861.595), visto che dovremo
provvedere all’organizzazione dei pernottamenti, del vitto ecc.
L’itinerario sarà il seguente :
Milano - Gorgonzola - Bergamo .
Sarnico • Brescia - Desenzano . Peschiera - Verona - Soave .. Montecchio - Vicenza. (Per motivi tecnici le
località minori sede di tappa, potranno essere sostituite con altre).
La partenza è fissata alle ore 8 del
25 luglio da Milano - Piazza Sire
Raul (Inìzio di Via Palmanova).
In ognuna delle Città attraversate
saranno tenute manifestazioni pacifiste, dibattiti, comizi, ecc.
Dalla nostra iniziativa può scaturire, finalmente, una nuova collaborazione o una struttura unitaria dei Pa.
cifisti Italiani. E’ questo uno dei nostri scopi principali.
Poiché l'iniziativa è autonoma, essa
si regge suirautofinanziamento dei
partecipanti e degli aderenti, chiediamo quindi a tutti il loro contributo.
Un lettore, da Roma:
Signor Direttore,
ho letto l'articolo del signor Renzo
Turinetto apparso su « La Luce » del
30-6-67 intitolato « Una terra arida ».
Parlando con altri che anche l’avevano letto, ci sono stati dei pareri discordi suirinterpretazìone di alcune
sue frasi, come per sempio : « Oggi
nulla rende cosi impopolari quanto
rimandare al Signore gli uomini turbati e preoccupali. Ma che Signore e
Signore; quelle sono favole per i sottosviluppati mentali, come le cicogne
dei fanciulli, eie... ». Ora ad alcuni
non è chiaro dal contesto se 1 autore
intende riferire lì il suo parere negando così il ricorso al « Signore della storia ». per la soluzione dei nostri problemi umani o se riferisce soltanto un’opinione corrente, ed infine
che cosa intende per « sorgenti cl acqua ».
La prego quindi gentilmente di far
chiarire al più presto questi punti
eh" ad alcuni sembrano piuttosto
oscuri.
Nel rìngraziarLa. rimango
Suo in Cristo
Edoardo Labanchi
Mi pare evidente che il nostro collaboratore citava un’opinione corrente, cui contrapponeva il richiamo a
Colui che solo può dare l'acqua viva.
4
pag. 4
N. 29 — 21 luglio 1967
0 razzismo non conosce fronttere
Il razzismo è un fenomeno psicoilo'gico
che non conosce frontiere. Esso è l’ideologia dei frustati, di coiloro che trovano un
sollievo e un motivo di rivalsa e di autoassicurazione nel considerare come inferiore
una razza, un gruppo etnico, una categoria
di persone. 11 virus del razzismo è abilissimo nel trovare le forme più sottili di questo meccanismo ipsicologico ed è presente
potenzialmente o in atto in qualsiasi società
e quindi anche nella nostra. I cartelli « affittasi, fuorché a meridionali » ohe hanno
costellatola Torino del boom non,possono
essere definiti che razzisti. È necessaria
una chiara presa di coscienza di questo
aspetto del problema per essere vaccinati
nei confronti di questo virus tarato più pericoloso in quanto si sviluppa nella buona
fede e cresce nutrendosi di ragionamenti
molto rigorosi.
11 razzismo è un fenomeno che ci interessa direttamente perchè nasce in gran
parte da fattori economici e sociali che riguardano la società mondiale. Nella comunità mondiale in cui viviamo oggi non
è più possibile considerare gli aspetti più
AGAPE, 13 - 23 SETTEMBRE 1967
IL RAZZISMO
Campo autunnale Cadetti
Direttori'. Franco Giampiccoli e Riccardo Bensì e una équipe di collaboratori.
Età : 14 - 17 anni.
Quota: Lire 13.000 più Lire 1.600 di iscrizione.
Gli studi : Il razzismo cristiano (cristiani ed ebrei nella storia dell’occidente) — Il
razzismo nazista — Il razzismo in Sud Africa — Il razzismo americano — L’immigrazione meridionale a Torino.
Sono stati invitati a tenere gli studi il prof. Amedeo Molnar di Praga, il dr.
Giorgio Rochat (Milano), il sig. Jean Camara (Guinea). Oltre agli studi U campo
avrà seminari di ricerca e discussione.
Il programma del campo prevede anche gite in montagna, attività ricreative locali,
serate organizzate, falò, giochi, ecc.
Facilitazioni: la FXJV offre limitate facilitazioni finanziarie per chi si trova in difficoltà a partecipare al campo per motivi economici. Indirizzare le richieste ad
Agape tramite il proprio pastore.
Raccomandazioni: portare scarponi, indumenti d'alta montagna, se possibile sacco da
montagna, un documento d’identità, la Bibbia, il « Cantiamo insieme ».
ISCRl’FERSI AL PIU’ PRESTO
IL NUMERO DEI POSTI E’ LIMITATO
Il pullman di Agape partirà da Torino, via Pio V, 15, alle ore 16.30 di mercoledì 13
settembre. Il costo del viaggio Torino-Prali e ritorno è di L. 1.600 non incluso
nella quota del campo. Chi non intendesse valersi del pullman per l’arrivo è
pregato di specificarlo.
Per iscrizioni e informazioni scrivere a: Segreteria di Agape . Prali (Torino).
evidenti e terribili del razzismo come problemi di paesi vicini (come la Francia e
rInghilterra) e lontani (come gli Stati Uniti o ili Sud Africa), studiandoli con il distacco di responsabilità e l’tndignazione
propria di cittadini di un paese che ha le
mani pulite. Ricordiamoci che Tltalia è uno
dei paesi che, accanto' aille verbali deplorazioni del razzismo sud africano, hanno in
questi anni rinforzato considerevolmente le
loro relazioni economiche con il Sud Africa sostenendone di fatto rorganizzazione e
la politica di massiccio sfruttamento e di
oppressione razziale.
In questo camipo vogliamo cercare non
soltanto di documentarci su questo problema, ma di studiarlo alla luce della Parola di Dio, studiando i passi biblici che
vengono portati a sostegno del razzismo
da parte di certe chiese e ricercando nella
Bibbia il fondamento di un amore cristiano
che sa.ppia superare le distinzioni razziali.
{Ini.¡Agape)
A SAN FEDELE D’INTELVI
Oampo “madri e tigli,,
È stato chiamato per « madri e figli » il
campo che si è svolto a San Fedele Intelvi dal 25 giugno al 9 luglio.
Un ristretto numero di madri (4 o 0)
hanno trascorso a San Fedele due settimane con i propri figli in età dai 2 ai 12
anni e hanno accolto nella loro famiglia
uno G due altri bambini della zona che
nOin avevano possibilità di andare in vacanza con i genitori.
L’esperimento è stato nettamente positivo: i vari turni di cucina, pulizie, sorveglianza dei bambini, gilè eoe. hanno permesso alle madri di corriipiere ogni tipo di
lavoro una volta ogni 3-4 giorni e la vita
in comune ed i contatti reciproci sono stati
per esse un’esperienza preziosa, difficilmente ripetibile altrove ' nella dispersione delle
città e anche delle nostre comunità.
Non credo che sia necessario sottolineare
quanto abiano goduto i bambini di questo
periodo di vita familiare in compagnia di
altri ragazzi. Riteniamo molto buona questa fo'rtnula «madri-bambini» -per creare
un ambiente familiare e comunitario.
In particolare un tempo magnifico ci ha
permesso di esplorare e di scoprire le bellezze dawro notevoli della Valle d’Intélvi
che domina dall’alto sui laghi di Como e
di Lugano.
uimtiHiiimimiimmiiMMMimiiiiii.’ii
JKiiimiiiiriiiiiiiimii
Incontro Villar Perosa-Rohrbach
Diciotto membri della corale valdese di
ViUar Perosa hanno partecipato il 24-25
giugno scorso alla commemorazione della
fondazione della colonia valdese di Rohrbach,
alla celebrazione del bicentenario del suo
tempio ed alla adunata annuale dei Valdesi
di Germania. L’avvenimento, che è stato
trasmesso pochi giorni più lardi dalla televisione tedesca, merita per altri e maggiori
motivi di esser reso noto anche ai lettori
deirEco-Luce.
I PROFUGHI DI PRAGELATO
Si parla spesso dei Valdesi di Germania,
ma pochi tra noi sanno che a 15 km. da
Darmstadt esistono i tre villaggi di Rohrbach, Weinhach e Han) fondati dai profughi
di Pragelato che il re Luigi XIV di Francia, d’infausta memoria, aveva nel 1698
cacciato dalle loro Valli. Accolti dal Landgravio Ernesto Ludovico di Darmstadt erano
giunti lassù in numero di 48 famiglie (250
persone), guidate dal pastore Montoux, colla,
boratore di Amaud, e si erano presto fatti
apprezzare come buoni citladinL
Conservano oggi ancora nella liturgia, nel
tempio e in varie manifestazioni, il ricordo
della loro origine e la celebrano regolarmente ogni anno il 25 giugno, data del loro arrivo lassù.
CARL SCHNEIDER
Membro del loro Concistoro, e propietario
di una fabbrica di oggetti plastici che dà
vita al paese impiegando 500 operai, venne
alle Valli lo scorso anno per filmare quanto
possibile di Pragelato e della Val Chisone in
vista appunto dell’ormai prossimo centenario. Fu lui l’anima del collegamento con
noi, figli dei comuni antenati, così come lo
è della vita religiosa nella sua comunità e
nella sua fabbrica.
DARMSTADT
Quando, verso le 7,30 del mattino, giungemmo a Darmstadt, sulla banchina della
stazione eravamo attesi da un folto gruppo
di persone in mezzo alle quali spiccavano
parecchi costumi valdesi : in prima fila il
pastore Schmitt, il sig. Schneider e gran
parte del Consiglio di Chiesa. Era l’inizio di
un paio di giornate mollo belle e intense.
LE ADUNATE E I PARTECIPANTI
La triplice celebrazione doveva consistere
in varie importanti adunate: la prima il sabato sera per la presa di contatto dei numerosi convenuti da varie località della Germania e deirestero. Oltre seicento persone gremivano un grande salone dello stabilimento
Schneider inaugurato per la circostanza. Una
immensa fotografia rappresentante un gruppo di valdesine vicino al tempio di Pramollo faceva da sfondo a uno dei lati del salone
e dappertutto appariva in evidenza Io stemma valdese. Varie corali civili e religiose
con una fanfara e un gruppo di signorine
chìtarrìste dovevano abbellire la lunga serata con dieci brani musicali alternandosi ai
dieci discorsi dei responsabili presenti : il
principe Otto di Ysenburg e Büdingen, alto
patrono della Unione dei Valdesi di Germania, un rappresentante statale, il sindaco
Bonin, il pastore di ViUar Perosa, il past.
ZeUer, il presidente dei Valdesi Germanici
past. Jourdan di Darmstadt, il past. D. Eiss
redattore del loro giornale, alcuni rappresentanti della Società Gustavo Adolfo, altri
ospiti e pastori.
Quasi tutti insistettero sul fatto del valore perenne del nome valdese per il suo implicito richiamo all’importanza deUa Sacra
Scrittura che rimane la sola base deUa fede
e la sola luce capace di fugare le tenebre e
alla necessità di serbarle fedeltà fino alla
morte.
Il rappresentante deUa Chiesa Valdese d'I.
talia, dopo aver recato un messaggio del Vice-Moderatore e ribadito questi concetti grazie ai quali il Valdese Luterano deve essere
un ottimo Luterano, il Valdese Riformato
un ottimo Riformato e il Valdese della Chiesa Unita un membro vivente della sua comunità, offri ai fratelli Germanici una enorme e vecchia chiave recata da Torre Pellice
per dire a quei Fratelli lontani che le case
e i cuori dei Valdesi d’Italia sono pronti ed
aperti per loro.
Commovente lo zelo e lo spirito di sacrificio che animava tutti i presenti. Eran circa le 24 quando l’amico Dr. Eiss con la Signora, sì accomiatava da noi per rincasare
guidando la sua macchina per 185 km. di
strade accidentate e per presiedere un primo
culto al Serres Tindomani alle ore 8.
IL CULTO
L'indomani alle ore 9 già le strade erano
affollate. Il tempio per la circostanza era di
gran lunga troppo piccolo e perciò di fronte ad esso era stata eretta una grande tenda
di un'opera missionaria appositamente concessa. In pulpito è il pastore Bracht del vicinato e predica con fervore sulla « Parola »
(Giov. 1 : 5) che è vita e luce che risplende
nelle tenebre.
AUa Santa Cena, mentre il pane ed il vino
sono distribuiti insieme dai pastori d’Italia
e di Germania s’accosta una vera folla di
persone. Nel corso del culto il past. Schmitt
ha consegnato da parte della sua chiesa un
dono di 1000 D.M. per il tempio di Villar
Perosa.
IL CORTEO
Le strade son nuovamente gremite da una
folla giunta dai paesi circonvicini e dalla città di Darmstadt: dalia campagna, preceduto
da un gruppo di Trombettieri, giunge il corteo che vuole rappresentare quello dei 250
profughi di Pragelato 268 anni or sono in
questo medesimo giorno. Lo precede un
barba di mezza età che reca nelle mani il
grosso volume della Sacra Scrittura (evid. il
barba Montoux).
Seguono poi i profughi su vecchi carri
conservati apposta nelle fattorie e trainati
SPIGOLANDO NELLA STAMPA
Echi della settimana
da magnifici cavalli. Si osservano vecchi,
donne e fanciulli che trascinano qualche bagaglio su dì un vecchio carretto; giovani
coppie con i loro bambini; non mancano
grossi carri di artigiani con gli attrezzi del
mestiere, quelli dei tessitori e quelli dei
fabbri: su di uno v’è addirittura la fornace
accesa e l’artista che batte il ferro sull’incudine. Non mancano neppure i soldati e
gli ufficiali a cavallo nei costumi dell’epoca,
incaricati di sorvegliare questi profughi. E
non manca neppure un dettaglio macabro :
su di una grande ruota trascinata da un cavallo è legato il corpo di un uomo che ha
subito il terribile « supplizio della ruota ».
Poi, una bella immagine di vita e di fraternità : il gruppo folto e gioioso delle giovani valdesi di Germania e di Villar Perosa in costume, che camminano fianco a fianco. Non s’era mai visto lassù uno spettacolo
simile!
LA CONFERENZA CONCLUSIVA
Alle 15,30 il salone Schneider si riaffolla
un'altra volta per udire una brillante conferenza — tradotta in italiano come anche
il sermone del mattino dal prof. Steitz dell'Università di Magonza — sulla situazione
dei Valdesi nell’Assia durante il governo del
Landgravio Ernesto Ludovico di Darmstadt.
Seguono altri messaggi ed altri canti. Anche la nostra corale si prodiga e non le vengono lesinati gli applausi.
IL COMMIATO
Giunge presto inesorabile l'ora della partenza. Ogni villarese prenderà commiato dal.
la famiglia che lo ha ospitalo durante l’ora
di cena, ma prima si ritroveranno ancora
tutti in casa Schneider per dire ancora con
vari canti e messaggi la riconoscenza dei
Valdesi d'Italia per esser stati a Rohrbach.
Il fratello Schneider concluderà il suo saluto
con un ultimo dono di duemila marchi per
la chiesa di Villar Perosa con l'augurio di
un pronto inizio dei suoi lavori...
Un’ultima adunata vicino alla chiesa, altri
canti e, col pullman, comincia il viaggio di
ritorno... e l’indomani ciascuno è tornalo al
suo lavoro.
Ma qualcosa ci è rimasto nel cuore, qualche cosa di grande, quasi di pesante: il sentimento di aver ricevuto un messaggio importante e che non potremo dimenticare...
Il sentimento dì una vocazione che ci
aspetta. Qui in mezzo alle nostre discussioni sulla teologia moderna o sul Vietnam,
sulla giustizia sociale e sulle vertenze sindacali... Lo spettacolo di quella gente che si
ricorda ancora di « esser dei nostri » dopo
269 anni... Lo spettacolo dì quella ruota col
corpo di un uomo martoriato per la sua fede
messo in primo piano in una manifestazione
centenaria...
Tutto ci ha detto che in mezzo a noi v'è
ancora qualcosa da fare!
La Corale di Villar Perosa
Sergio Angeli cosi commenta il recente
inconiOro Johnson-Kossishin: « Il vuLcfe
e le conseguenze del ’’vertice” di Glassboro si apprezzeranno forse a lungo termine. Ma al di fuori delle ponderate e riservate ammissioni di Kossighin nella conferenza stampa della notte fra domenica e
Umed) scorso (25-26 giugno), alcune de.,uzioni possono essere tentate sin d’ora. La
prima e, ci sembro, più evidente, è quelìa
di un importante successo americano. Da
mesi e mesi il dialogo della coesistenza
era spento. Neanche il trattato conscia', e
fra i due paesi veniva ratificato dall’URSS.
Procedeva stentatamente l'esame di un
nuovo progetto per la non proliferazione:
ma, da parte sovietica, con un ostentazione
di ostilità e d’indifferenza che doveva esprimere tutto l'irritato distacco di un paese socialista dalla potenza che non intende
neppure lontanamente rallentare Vescalation nel Vietnam. L’incontro con Kossighin, che certamente è costato qualche fatica preparare ma che abbiamo Vimpressione fosse gii) in pectore, sia del governo sovietico che di quello americano, prima che
Kossighin volasse a New York, ha dato
a Johnson frutti di politica interna incalcolabili. In due parole, si direbbe che le
elezioni del ’68 siano già cosa fatta. Già
si parla in tutte lettere di un amichevole
armistizio Kennedy-Johnson. Ci crediamo
a cura dì Tullio Viola
senza difficoltà. Il Presidente americano
non solo ha ottenuto che Kossighin venisse
due volte alla sua tavola; che si recasse sa
un aereo militare americano a vedere le
cascate del Niagara come un’umile sposa
sovietica in viaggio di nozze; ma che il
discorso più scottante che sinora divideva
sovietici e americani, quello sul Vietnam,
non fosse seriamente approfondito, se si
toglie il paragrafetto che vi accenna nell'allocuzione di Kossighin all'O.N.U., là dove ha parlato di tutto e di niente, mescolando verità e controverità, sottacendo per
esempio il blocco di Akaba da parte di
Nasser, e attaccando la Germania Fede.ale che ha tanto a che fare con il Medio
Oriente quanto Johnson poniamo, con
il miracolo di San Gennaro. In breve:
Johnson ha compiuto un'operazione, insieme, fine e pesante, non ha tralasciato un
solo tratto della sua più disinvolta cortesia,
non ha ceduto nulla di quanto avesse ma
è stato generosissimo di ciò di cui non disponeva... ».
Se una simile interpretazione pubblicata
da « L Astrolabio » del 2-7-1967 è, come
crediamo, attendibile, allora ci sembrano
da prendersi in considerazione, più seriamente di quanto in Italia s’è fatto dalla
grande maggioranza dei commentatori, le
note accuse all’URSS da parte cinese.
★
Giuseppe Loteta giudica, con implacabile severità, 1 ultimo geslo del maggiore
delle SS Walter Reder, che ha chiesto perdono alla popolazione di Marzabotto, per
il massacro da lui perpetrato nel settembireottobre 1944.
« Il difensore tedesco mi rimprovera di
avere usato un linguaggio troppo duro e
offensivo contro l uomo Reder, che io ho
definito grassatore, stupratore, traditore
della patria, cinico, assassino. Ho detto
grassatore e sappiamo che egli mangiava
nelle osterie senza pagare il conto; ho detto
stupratore e ci sono le donne venute a dirci di aver subito le sue sordide violenze; ho
detto traditore della patria perchè, ancora
giovanissimo, egli lasciò l'Austria per porsi
al servizio della Germania e perchè, col
suoi crimini, ha offeso il suo paese natafe
ancor prima del nostro; ho detto assassino
e finché non si troverà un'altra parola per
definire un uomo capace di fare quello che
ha fatto lui, non vedo come potrei chiamarlo altrimenti: ho detto cinico e tutti
sanno come egli si è composto durante il
processo ». Tribunale militare di Bologna:
30-10-1951. Il Pubblico Ministero, maggiore Stellacci, replica alle argomentazioni degli avvocati di Reder, il « mastio » di Marzabotto, e conferma la sua richiesta d: fucilazione alla schiena che poi la Corte tramuterà in ergastolo...
La lettera che egli ha inviato al Sindaco
della cittadina più duramente e crudelmente colpita dalle rappresaglie naziste del '44,
ce lo mostra pentito, tormentato dai rimorsi, implorante pietà per una vecchia
madre che vuole riabbracciare prima di
morire l'unico figlio rimastole, addirittura
colpito dal u nobilissimo appello alia pace
nei lontano Vietnam » lanciato dal Consiglio comunale di Marzabotto nel dicembre
ilei 1966. Naturalmente, anche se tutto ciò
fosse vero, Reder il perdono non lo avrebbe lo stesso. Ma c'è poi da credere a questo pentimento che puzza maledettamente
di ricatto morale') A questo improvviso pacifismo che gli permette di accorgersi come ancor oggi, in altre parti del mondo si
continua ad uccidere e a torturare, spesso
coi suoi .stessi metodi? Può esiste: e davvero il rimorso per uomini dello stampo di
Reder, uno stampo accuratamen'c creato
negli uffici di Goehhels e di Himmler? C’è
in tutto il suo passato una traccia, anche
lieve, di umanità che possa permetterci di
credere alla metamorfosi?...
...È questo io stesso uomo che adesso
chiede pietà, che invoca considerazione per
la vecchia madre, che si dice scosso dagli
onori del Vietnam. Ci scusi, maggiore Reder. ma non riusciamo a vederla in questa
veste. L'altra le è più congeniale e sappiamo che non potrà mai più scuotersela di
dosso... Ma appunto per questo, e anche
se il suo pentimento fosse autentico, lei
non può essere perdonato. Perchè lei, nviggiare, non è più un uomo. È un simhn o...
Concederle il perdono vorrebbe dire perdonare Buchenwald e Mauthausen, la « notte dei cristalli » e il ghetto di Varsavia. E
sarebbe altrettanto colpevole che d metricare. Nessuno le perdonerà. Reder. Nè il
vecchio Zehri, nè Toste O igeri, nè noi
tutti. Nè gli abitanti di Marzabotto che in
questi giorni dicono a denti stretti: "Si. lo
liberino se vogliono. E poi andrò io a cercarlo, in qualsiasi patte del mondo possa
andare a nascondersi” ».
(Da « L'Astrolabio » del 9-7-19671.
Noi non diciamo che « Reder non può
essere perdonato ». Diciamo invece che la
sua richiesta di perdono è un atto di mostruosa spudO'ratezza, perchè osa rischiare
(con la probabilità del 99%) un nuovo crimine non meno g'rave dei precedenti, quello d’indurre in tentazione i richiesti, ponendoli di fronte al dilemma: ripocrisia
da un lato, la mancanza di carità dalFaltro. Per l'appunto : « ricatto morale » è la
definizione più propria.
Non abbiamo dubbi che, se fosse veramente pentito, non chiederebbe perdono:
troverebbe troppo lieve la pena infliiiagli
Troverebbe che la giustizia umana deve
fare il suo corso, proprio per rispetto della
giustizia divina, che richiede Tespiazione
anche quando perdona, anzi come ivano
del perdono. 11 perdono non può es^t fi t
sto agli uomini quando l’enorm.ita dd neccato su^ra, oltre i limiti del verosimiie le
possibilità umane di perdono: in tai .:aso
può esser chiesto solo a Dio. Com r que
tra Reder e Giuda, preferiamo Cnut .
SCUOLA LATINA DI POMAR TO
Iscrimni alla I }le<>a
Coloro che desiderano iscrive rsi alla I inedia devono presentare i ,-,i
bilmente, entro il 25 luglio pei -o
mossi della sess.ione estiva;
1) domanda di iscrizione ta
dall’interessato e contrortrma tal
podre in carta semplice;
2) certificato di rivaccir ne
antivaiolosa, antidifterica e po
liomielitica in carta sempaice ;
3) licenza di V elemen uaic.
La Direzl' ¡ie
Culto radi
domenica 23 luglio
Prof. BRUNO CORSANI
Roma
domenica 30 luglio
Pastore NINO BULZIS
Roma
RINGRAZIAMENTO
« E se lo Spirito di Colui < ha
risuscitato Gesù dai morti l oita
in voi. Colui che ha risu c ato
Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi rnciriali
per mezzo del Suo Spinto che
abita in voi» (Romani 8: 'ìì.
Le famiglie Ghigo, Baud. Pevrot
ringraziano tutti quelli che hauno
partecipato al loro dolore per la partenza della loro amatissima
Lina Alessandrina
Feirero (in Ghigo)
che si è addormentata nel Signore il
9 luglio.
Piali, 10 luglio 1967.
La bella Riviera Adriatica vi offre
liete vacanze a prezzi modici (da
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nell’alta stagione).
Per informazioni e prenotazioni rivolgetevi al Sig. E. Revel, Hotel Elite
Miramare di Rimini il quale sarà
lieto di aiutarvi a scegliere il tipo di
pensione desiderata.
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Direttore: P. Chauvie
Spiaggia propria
Ideale per soggiorni
estivi e invernali
Direttore resp. : Gino Conte
Keg. al Tribunale di Pinernlo
n. 175. 8-7-196U
Tip. .Subalpina s.p.a. . Torre Pellico (lo)