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DELLE mm VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 98 - N, 41 ABBONAMENTI | 2.500 per rinterno Spedirlone in abbonamento postale . I Gruppo bis TORRE PELLICE — 18 Ottobre 1968
Una copia lire 50 l E. 3.500 per l’estero Cambio di indirizzo Lire 50 Ammin. Claudiana Torre Pellice . C.CP. 2-17557
GioGhi Olimpici e vita cristiana
L'edizione 1968 dei Giochi Olimpici, la diciannovesima dell’epoca
moderi ¡a, è in corso a Città del
Messico. Nell’idea del loro fondatore, i Giochi Olimpici dovevano
essere, oltre che la festa dello
sport e dello sforzo umano, un segno di riconciliazione fra i popoli.
Purtroppo — e malgrado gli appelli — lo sfarzo e la grandiosità
degli attuali Giochi non nascondono le fratture fra gruppi etnici
e nazioni. Dopo lunghe, violente
polemiche l’Unione sudafricana è
stata esclusa, a causa della sua politica di apartheid; diversi negri
statunitensi rifiutano di contribuibuire alle glorie di una nazione
che rifiuta loro, nei fatti e talora
anche nelle leggi di certi Stati, la
effettiva e piena parità civile;
1 olimpionico cecoslovacco Zatopek rifiuta di andare a fraternizzare sportivamente con i Russi
che hanno invaso il suo paese; e
gli studenli messicani hanno fatto
in modo da ricordare al proprio
paese e aH’opinione pubblica mondiale che la gloria di una nazione
edi un governo non sta nello sfarzo di una cerimonia olimpica, ma
nel sapere individuare ed accogliere le giuste rivendicazioni dei cittadini, del popolo. Questi sono coloro che hanno rifiutato come una
ipocrisia — per non parlare degli
intercessi finanziari, di prestigio nazionale, ecc., che sono in gioco
la tregua olimpica, la « pax
olimpica » come qualcuno l’ha
chiamata; ma come staranno insieme e di fronte Tedeschi dell'Est
e deU’Ovest, Coreani e Vietnamiti
del Nord c del Sud, Indiani, Pakistani e Cinesi, Arabi e Israeliani,
Russi e Cecoslovacchi? chi rappresenterà realmente il popolo della
Nigeria (non certo i Biafrani in
via di estinzione violenta), o quello del Congo, o della Bolivia, o del
Perù? Sono interrogativi angosciosi, che oscurano le luci di Città del
Messico.
Ma accanto a queste riflessioni,
che condividiamo, con quanti sono
pensosi della situazione effettiva
dell'umanità e delle sue sorti, v’è
un’altra linea di riflessione a cui
la Bibbia ci invita come credenti,
di 1 ponte ai Giochi Olimpici, ed è
in parlicolare l’apostolo Paolo a
condurci in questo cammino.
Pronto a farsi “tutto a tutti” ed
effettivamente capace di farlo.
Paolo di Tarso si è fatto pure
"sportivo con gli sportivi”. Non
ignorava certo quale passione secolare rappresentasse, per i suoi
ascoltatori e lettori greci, lo sport.
Le maggiori città elleniche .avevano i loro Giochi periodici, e tutta
precità si riuniva poi per i grann (chi Olimpici. Comunque lo
stadi.' - l’arena dei Romani ■—
era, con il teatro, uno dei centri
pulsanti della vita cittadina, e la
palestra un luogo d’incontro ricercato e frequentato.
Paolo sa riferirsi con sobria
imrnediatezza a questa passione
nazionale e civica, sa valersi del
linguaggio ginnico e far leva con
. ’Tìracia sull’animo dei suoi udito. per parlare loro, con parabole be ■ V icine alla loro sensibilità
umana, del combattimento della
vita cristiana e del travaglio della
sua lotta apostolica.
Il cristiano non è uno smidollato, è un atleta. « Non sapete che
quelli che corrono nello stadio,
corrono ben tutti, ma uno solo riporta il premio? Correte in modo
da riportarlo. Chiunque fa l'atleta
è temperato (s’impone una disciplina, delle restrizioni) in ogni coso.', e quelli lo fanno per ricevere
una corona corruttibile, ma noi
una incorruttibile. Io quindi corro, ma non in modo incerto, lotto
al pugilato, ma non come chi batte
l'aria; anzi, tratto duramente il
mio corpo e lo riduco in schiavitù,
affinchè non capiti che, dopo aver
predicato agli altri, io stesso sia
riprovato » (1 Cor. 9: 24-27).
Come l’atleta, per essere in forma, deve sottoporsi a una dura
disciplina affinchè il suo corpo, in
ogni fibra, dia il massimo rendimento e risponda nel modo più
immediato e completo alla volontà, così il cristiano è continuamente dinanzi all’esigenza di scegliere,
è chiamato a imporsi, nella libertà
di Cristo, una disciplina, un’ascesi; a ricacciare, ingaggiando una
dura lotta, il "mondo" invadente;
a riservare energie e tempo, pensiero e sentimenti al servizio di
Dio, al servizio dell’Evangelo per
gli uomini. Non bisogna tuttavia
fraintendere in senso spiritualista
questo linguaggio così concreto di
Paolo: non si tratta di un’ascesi
' spirituale” che sprezza tutto ciò
che è fisico; l’apostolo, dicendo
che « tratta duramente il suo corpo », non si riferisce soltanto alle
sue membra, ma a tutta la sua
esistenza di uomo: alla sua fame
e alla sua sete, certo, alla sua stanchezza fisica, ai viaggi sfibranti, ai
disagi e ai rischi cui è stato innumerevoli volte esposto, alle persecuzioni, ma certamente anche all’umano desiderio di quieto vivere,
di godere, all’umana paura di soffrire, all’umano impulso egoistico,
alla tentazione della sicurezza di
se e del vanto orgoglioso, alla tendenza ai “riguardi personali”, agli
affetti e alle amicizie “carnali”,
spontaneamente istintivi, che si
sovrappongono e contrastano al1 agàpe, aH’alterigia della cultura
e della scienza. Tutto questo deve
essere tenuto in seria, tesa disciplina: senza stolto, ipocrita disprezzo, ma con vigore, con perseveranza, se si vuole “essere in forma” per il servizio di Cristo, strumenti duttili, elastici, sensibili nelle sue mani.
La vita cristiana è una corsa
(Gal. 2: 2; Fil. 2: 16; Ebr. 12: 1),
una lotta (Fil. 1: ’30), può essere
un crudele pugilato col “cesto” (il
guanto di ferro ó di piombo, che
faceva atroci ferite) impegnato
con sè stesso, pèt pdurre a « libero servo di Cristq » (Lutero) il proprio io e dare « a Dio solo la gloria ». E bisognai'essere bene allenati e stare attenti a non perdere
mai di vista la méta, perchè la si
può perdere, purtroppo, la corsa,
può mancare per via il fiato o la
direzione (Gal. 5i 7). La vita cristiana è uno spòrt in cui non si
può essere spettatori (uditori della Parola), ma attori (facitori della Parola). Nello stadio non si è
dalla parte delle gradinate, del
pubblico, ma in piena mischia,
sottoposti allo sforzo, tesi anima
e corpo alla mèla.
« Non che io abbia già ottenuto
il premio o che sia già arrivato
alla perfezione. ma proseguo il
corso, se mai io possa afferrare il
premio; poiché anch’io sono stato
afferrato da Ci isto*Gesù. Fratelli,
io non penso di avere ancora ottenuto il premio; ma una cosa faccio: dimenticando quel che sta dietro e protendeudòmi verso quel
che sta dinanzi, proseguo il corso
verso la méta, per ottenere il premio della superna vocazione di
Dio in Gesù Cristo i (Fi\. 3: 12-14),
nel giorno in cui Sparirà se si è
« combattuto il buon combattimento, finita IcDcorsa, serbata la
fede » (2 Tim. 4: 7).
Non siamo soli, però, nella nostra lotta e sotto il peso di questa
disciplina: « Jahvé dà forza allo
stanco e accresce vigore a colui
che è spossato. I giovani si affaticano e si stancano, i giovani scelti
vacillano e cadono, ma quelli che
sperano in Jahvé acquistano nuove forze, si alzano a volo come
aquile; corrono e non si stancano,
camminano e non si affaticano »
(Is. 40: 29-31).
Ripensiamoci, questi giorni, dinanzi al video o scorrendo i giornali.
Gino Conte
iiiiiiiimiMNlHimiiiiimiii:
iMiiiiiiimmiiiiiMiiiimiiiiiii
La tensione fra le due Germanie
causerà scissione neiia Chiesa Evangeiica?
Berlino (Jwf). • Esiste ancora, fra tutte le
Chiese che costiluiscono la Chiesa Evangelica in Germania (EKD), un « desiderio di
unità ». ma diviene sempre più diffìcile la
realizzazione di questa unità, a causa del distacco sempre più ampio che separa le due
parti della German-a -— ha d chiarata il presidente del Consiglio delTEKD.
Il vescovo luterano della Baviera, H. Dietz.
felbingcr, parlava al Sinodo dell'EKD a
Spandau, presso Berlino, cui partecipavano
78 rappresentanti delle Chiese membri delTEKD nella Repuhblca federale tedesca
(occidentale).
Per la prima volta dal giorno in cui fu
costruito il “muro di Berlino'* sette anni or
sono, i 42 rappresentanti delle Chiese memhri dell EKD nella Repubblica democratica
tedesca (orientale) non hanno tenuto simultaneamente la loro sess'onc parallela.
Il vescovo Dietzfelbinger ha richiamato
l'attenzione sulla pressione crescente che si
esercita sulle Chiese nella RDT da parte di
autorità politiche, le quali hanno mostrato
con evidenza che chiedono « un al
l'EKD ». La personalità ecclesiast ca bavarese ha ricordato una dichiarazione del Sinodo 1967 del'EKD nella Germania orientale: ((Siamo responsabili gli uni degli altri
e non dobbiamo separarci ». Po che « esiste
tuttora questo desiderio di unità », ha continuato, occorre oggi dare la priorità a un'altra
dichiarazione di quel medesimo sinodo tedesco-orientale, che sottolineava l'es’genza che
le Chiese nelle due parli della Germania vi.
vesserò nella propria situazione particolare.
Il vescovo Dietzfelbinger ha commentato
che « è ovvio che Vordinamento sociale radicálmente diverso » e « il materialismo dialettico pesano sulle Chiese e sulle congrega^
zioni » nella Germania orientale. « Perciò è
comprensibile che le otto Chiese nella RDT
— alle prese con pressioni esterne e interne
— cerchino un'alleanza più stretta ». Il vescovo notava che le conversazioni sul futuro
delle Chiese nella RDT membri dell’EKD
non hanno portato ad alcuna conclusione e
ha invitato a pregare Dio « affinché preservi
la nostra comunità ».
Antecedentemente, a ErEurt nella Germania orientale. Gerald Gòtting. presidente dell'Unione democristiana (CDU) della Repubblica democratica tedesca, aveva invitato le
Chiese della RDT a spezzare ogni vincolo
con l'EKD. Rivolgendosi al 12° Congresso
della CDU. G. Gòtting ha dichiarato che
qualsiasi forma di unione sotto l'EKD è « incostituziona.e ».
Il leader della CDU ha ricordato una dichiarazione fatta nello scorso febbraio dal
vescovo Moritz Mitzenheim della Turingia,
secondo cui « le frontiere nazionali della
RDT coicidono con i limiti delle possibilità organizzative delle Chiese ». Gli sforzi
delle Chiese della RFT per giungere a una
più stretta unione fra loro — aveva dichiaralo — andavano nella medesima direzione.
Invitando a una completa integrazione delle Chiese e della popolazione cristiana nelTordinamento socialista, G. Gòtting aveva
dichiarato che piuttosto di un d'alogo teorico fra marxisti e cristiani dovrebbe esservi
cameratismo sulle basi di una cooperazione
pratica che promuova il socialismo sotto « la
guida provata del partito marxista-leninista ».
Le relazioni fra Chiesa e Stato, nella RDT,
sono pure state oggetto di un recente articolo
scritto su un quotidiano da Hans Seigewasser,
segretario per gli affari ecclesiastici della
RDT. il quale ha insistito sul fatto che « la
comune responsabilità umanistica ci unisce ».
Domenica 20 Ottobre si inaugura nel quartiere di Ponticelli
l’Ospedale Evangelico di Napoli
Nel 1946 il primo ambulatorio dell’Ospedale Evangelico veniva inaugurato
in una delle zone più bisognose della città. Negli anni successivi, vennero istituiti altri ambulatori nei locali delle varie Chiese Evangeliche di Napoli.
Grazie a un dono di $ 30.000 del Comitato della Chiesa Congregazionalista degli S. U. a mezzo del suo Segretario Dott. Edgar Chandler, il sogno di un
Ospedale Evangelico, che per oltre 80 anni era stato coltivato nel cuore dei
nostri fratelli di Napoli e dell’Italia Meridionale, divenne una realtà.
Un appezzamento di terreno venne comprato in uno dei posti più panoramici di Napoli, ed un primo campo di lavoro volontario della gioventù venne
organizzato nel 1952 dal Dipartimento della Gioventù del Consiglio Ecumenico
della Chiese. Purtroppo la discriminazione contro le Chiese Evangeliche rese
impossibile la realizzazione del progetto. A quel tempo non esisteva ancora
#1 Comitato Evangeiioo
presento ropero
Nella foto in alto; una piazza di Ponticelli.
In basso: due vedute del nuovo Ospedale.
lo spinto ecumenico ! Per imperscrutabili vie il Signore ci ha portato, dopo, al
posto migliore dove noi potevamo offrire il nostro ministerio di assistenza agli
ammalati. Non era nei punti panoramici della città. Il nostro posto era tra
quelli che sono abbandonati nei bassi. Il nostro dovere non era solamente quello di^ curare ma anche di aiutare, di testimoniare e di condividere le sofferenze.
L’Ospedale Evangelico di Napoli è un progetto Interdenomlnazionale che
cerca di portare il proprio contributo all’immenso sforzo che il Governo
e l’Amministrazione locale compie per risolvere il grande problema che colpisce tuttora l’Italia Meridionale: la insufficienza di posti-letto.
Esso è anche una risposta all’intimo desiderio di tutte quante le Chiese
Evangeliche che sono naturalmente al lavoro nell’Italia Meridionale di rendere un servizio cristiano e di testimonianza a tutto il nostro prossimo.
Sin dal 1945 un Comitato costituito da tutti i Pastori della città di Napoli e da un membro laico di ogni Comunità, ha dato nuovo vigore a questo
servizio di comprensione ecumenica.
Le Chiese Valdesi, Luterane, Battiste, Metodiste, Avventiste, Pentecostali, Apostoliche, Esercito della Salvezza e altre autonome, con la cooperazione dei cappellani militari residenti a Napoli e con il servizio sociale del
Comitato Congregazionalista per mezzo di « Casa Mia » hanno dato un vero
significato al motto : « lavorare, imparare e pregare assieme ».
Un vasto pezzo di terreno nel mezzo di una delle zone più povere della
città di Napoli (bassi, miseria, disoccupazione) fu comprato sotto gli auspici della Federazione delle Chiese Evangeliche d’Italia e con l’aiuto del
Comitato del Servizio Cristiano Congregazionalista e di varie Chiese e ami
{continua a pag. 4)
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pag. 2
N. 41 — 18 ottobre 1968
MINOU DROUET, PRODIGIO DI DIECI ANNI FA
Il libro del servizio d'aoiore
Che specie di narrativa può offrire di vita e di fede che emerge con lumi
la gioventù di vent’anni? Se al posto
della parola « narrativa » si scrivesse
la parola « musica », sotto la penna
verrebbe impetuoso un corso di nomi
giustamente celebri, dal fanciullo Mozart all’affascinante Chopin, il nostro
Gioacchino Rossini (solo per far
qualche nome), che a vent’anni avevano addirittura già dato dei capolavori. Ma nella narrativa, o meglio
nella repubblica delle lettere, ssmbra
che le cose non siano cosi, evidenti.
Di tanto in tanto vengono alla luce
dei poeti fanciulli, che presto sono dimenticati e scompaiono; e quanto alla gioventù che scrive, i risultati appaiono in genere alquanto deprimenti. Pensiamo malgrado il premio Fermento di qualche anno fa a una Dacia
Marami; o, nella narrativa francese,
ad una Françoise Sagan. Si noti; non
si vuol sussurrare che codeste rispettabili signore non sappiano scrivere,
cioè comporre, secondo i canoni della
migliore sintassi e dell’estetica più aggiornata. Ma non è certo da quei libri che si può apprender qualcosa, o,
per dirla con parole molto semplici,
che si possa cavar qualche cosa che
indirizzi alla bontà, alla giustizia, all’amore fraterno, insomma alle migliori virtù umane. Ci si trova davanti a racconti in chiave di pessimismo, indulgenti alle solite — peggiori — brutture dell’animale umano,
casi viscerali che sarebbe meglio, per
tutti, non sottolineare nè compiacersi
di portare a galla.
Si dirà : che bisogno c’è, oggi, di libri
che « rifacciano la gente » (come si
diceva una volta)? Esatto: non ce n’è
bisogno. E difatti, la gente, invece che
« rifarsi », prova ogni giorno più intensamente a « disfarsi », a corrodersi, a
scomporsi, a rendersi — non solo in
pittura! — frammentistica, deforme,
anzi informale. E i libri inutili si moltiplicano come le mosche. Un bene?
un male? Per noi, è un male, in quanto tutto ciò che è inutile non può risolversi in bene. Nel migliore dei casi,
si risolverà in una perdita, in uno spreco, in un vaniloquio.
Ora, ecco che accade davvero di meravigliarsi. Una diecina di anni or sono, Minou Drouet era una bimba nota in tutta la Francia, ed anche fuori,
per un certo suo libro di poesie, « L’Albero, mio amico », del quale si fece un
gran caso. La critica se ne occupò, decretò quei versi vera poesia e Minou
fu riconosciuta la bimba prodigio
della poesia di Francia. Poi, il silenzio.
Molti dissero: era naturale. L’adolescenza prodigiosa non ha forse sempre una maturità mediocre?
E invece, poco più d’un anno fa.
Minou Drouet, oramai ventenne, pubblica un romanzo, « Du brouillard dans
les yeux» (La nebbia negli occhi) ch’è
una autentica rivelazione.
Non soltanto per lo stile, per l’inventiva, per la freschissima libertà in cui
si muove Minou alla ricerca delle componenti umane del suo libro, tanto
più fortunata quanto più sicura (nessun colpo a vuoto, né negli aspetti
aneddotici dell’opera, né nell’interiorità etica dei suoi personaggi); ma soprattutto per un autentico messaggio
nosa spontaneità dalle pagine più realistiche, nei capitoli più amari.
La giovanissima protagonista, Donatella, è una celebre suonatrice di chitarra, ricercata dalla televisione, dalle
sale di concerto, dai ritrovi mondani
di mezz’Europa. Con la sua buona
mamma (ritratta in modo molto diverso da certe madri guardiane di cui
l’ambiente cinematograffco e della musica leggera ha dato l’esempio I ), Donatella viaggia gran parte dell’anno, dall’Inghilterra all’Italia, dalla Spagna
alla Germania... Ma, negli intervalli
che le concedono le sue peregrinazioni
professionali, essa è travagliata da un
pensiero che non le dà tregua, neppure nelle più fulgide ore dei suoi trionfi :
comunicare col prossimo che soffre,
che è macerato nella sua carne, manifestargli le sue vibranti possibilità di
simpatia e di conforto, porgere ai reduci dal tavolo operatorio, ai solitari
delle corsie d’ospedale, agli agonizzanti, tutta la piena disponibilità del suo
amore fraterno. Un’infermiera, devotissima? Certo, sul piano « sindacale »,
il meraviglioso hobby di Donatella si
configura in quei termini, ed è precisamente in quei termini che Minou
Drouet descrive rincontro dell’infermiera con il suo mondo. Ma la « Nebbia negli occhi » non è soltanto una descrizione aneddotica, né siamo di fronte ad una nuova « Storia di San Michele » in chiave infermieristica, piena di
racconti d’ospedale, interessanti, commoventi, grotteschi, tragici, e via dicendo. Siamo di fronte ad un dramma
personale, ad una viva tensione verso
un ideale che va raggiunto a poco a
poco, con ininterrotta lena, in un servizio infinitamente buono, preciso, concreto, verso il prossimo che soffre infinitamente. Un ideale che si fa concreto, un servizio operante d’amore.
Il libro si articola, senza divisioni né
suture particolari, in tre grandi episodi. Nel primo, c’è la storia di un bimbo divenuto cieco, al cui capezzale i
genitori, già separati per inpompatibilità di carattere, si incontrano nel
giorno in cui il piccolo dev’essere operato. Per evitare che la mamma torni
ad abbandonarlo ( curiosamente, qui, la
responsabilità della separazione è addotta alla giovane donna), il bimbo
elude la sorveglianza e si precipita dall’alto di una impalcatura di sedie, per
ridiventar così cieco per sempre : « Dio,
non sono un mendicante che non dà
nulla in cambio di quel che chiede.
Ridàmmi la mia mamma e io ti ridarò
gli occhi» (pagina 72). L’episodio spinge Donatella a dedicarsi ad uno « scambio » di energie spirituali con gli ammalati dei vari ospedali parigini. Si
svolge cos'-, la parte centrale del libro.
Dolenti, passano in rivista soprattutto
le degenti colpite da mali inguaribili,
0 le gestanti della Maternità. Non
mancano particolari che a taluno
potrebbero anche dare il voltastomaco; concessione all’uso dei tempi? Diremmo piuttosto che costituiscono una
riprova della verosimiglianza del romanzo. Non dimentichiamo che Minou
ha scritto quel libro di esperienze ospedaliere a diciannove anni!
VOCI DEL NOSTRO TEMPO
Potere decisionale
Uno dei cartelli esposti nell’aula sinodale durante il dibattito sulla Facoltà di teologia recava questa^ scritta ; « Assemblea di studenti, professori e personale con potere decisionale ».
Non sapevo bene che cosa ciò volesse dire, ma uri amico più esperto
di me in materia mi lasciò intendere che si trattava di un maggior coll^
eamento tra professori e studenti in teologia, nonché di una piu ampia
partecipazione di tutti i gruppi di persone residenti in Facoltà alle a^emblee che riguardano la vita della Facoltà di teologia. Il p^sonale, aggiunse
il mio amico, dovrà essere rappresentato in quelle
la cuoca del Convitto. Perdinci, mi sono detto, questa è una novità interessante e l’idea mi sembra bene azzeccata! ....
Che la cuoca debba essere presente con una parte, sia pur limitata,
di «potere decisionale» mi sembra giusto. Dopo tutto, salvo rare eccezioni,
i nrofessori non si occupano del «menù» quotidi^amente servito
cali del Convitto. Quanto agli studenti, è chiaro che non si nutrono escluSmente di Bultmann, di Kàsemann o di... Karl Marx (Scusate volevo
dire di Karl Barth!); sanno benissimo che luomo non vive soltanto di
pane e tuttavia pensano che se potessero ottenere, con il potere dec^ic^
naie della cuoca, alcuni buoni piatti di cannelloni alla romana o di pollo
alla cacciatora, la partecipazione della cuoca sarebbe giustificata. Perciò
su questo punto non mi sento di contestare!
A parte il linguaggio scherzoso, c’è un punto che non mi trova contipnviente ed è là dove si invoca, sia pure con una certa ragione, il « podere Siona^^ questa formula ha un. suono duro, metallico
aziendale niù adatto ai grandi complessi industriali e sindacali che non
alla nostra modesta, seppure valida Facoltà di teologia In quell’ambiente come in altri settori della chiesa, non sarebbe meglio adoperare
formula «assemblea di studenti, professori e personale per un sennao
comunitario»? La partecipazione dei professori all insegnamento, come
quella degli studenti alle assemblee della Facoltà o del Consiglio di F coltà, nonché la presenza del personale hanno il profilo del « ser
secondo i doni ricevuti e le responsabilità affidate ad ognuno. Non tifftì
possono essere docenti, non tutti sono studenti, non ^
iizia delle scale o il lavoro di cucina; eppure ogni cosa è uti e al buon an
damento della Facoltà, tanto più se si parla e si
a sprvizio » non in termini di « potere decisionale ». Ci sono delle d
cisioni che competono al Consiglio di Facoltà, altre che dovrebbero esser prese da un’assemblea più ampia e rappresentativa.
Ma, dopo avere parlato per tanti anni di « diaconia », cioè di « ^rvizio », sembra che oggi si abbia sete di « potere ». Forse si correbbe
tanto una più continua collaborazione e compartecipazione di tutti alle
decisioni che riguardano la Facoltà ed il suo insegnamento. A m gg
ragione si parli allora di «servizio comunitario» e
Con la terza si torna ad un racconto lungo. C’è un piccolo arabo, Aziz,
di dieci anni, che per un tumore alla
gamba morrà nel giro di pochi giorni.
Egli muore in realtà due volte, perchè,
nei giorni della fine, egli si richiude
in sé stesso, come un piccolo riccio,
negandosi ogni contatto esteriore. Erano, sulla sua piccola fronte sudata, le
ricordanze dell’oriente lontano, i miraggi degli splendori che non vedrà
più, la grande distesa sabbiosa sulla
quale sfreccia il suo cavallino : egli non
vuol nessuno, né nulla, al suo fianco.
Tutti sono bugiardi. La malinconia
lentamente lo uccide, non meno del
male orrendo che lo dilania. In quell’atmosfera rarefatta, in quel vuoto di
impossibilità materiali e psichiche, Donatella riesce ad inserirsi, creando la
più semplice e commovente leggenda
che sia mai venuta in mente a qualcuno che veglia al caiiézzale di un bimbo
mortalmente ammalato : gli offre i suoi
capelli, serica criniera al vento, e invita il piccolo Aziz a riconoscere in lei
il suo cavallino lontano. Per il bimbo
che soffre la leggenda diventa facilmente realtà e vale a render meno
tragica la sua fine; egli morrà con il
sorriso sulle labbra. Ci sono qui delle
pagine toccanti ; dicono che talvolta,
per compiere un’azione, dobbiamo
«prender noi stessi per mano». Donatella pensa di non doversi «prender
per mano », ma addirittura costringersi, imprigionarsi, far violenza a sé
stessa (pagina 184). Forse «lo sguardo
di Aziz si era fissato con tanta intensità su di lei, quando si era allontanata
la prima volta dal suo lettino, che la
sua partenza non #eva più avuto alcuna importanza ih sé, nè il suo ritorno poteva averne (ìi più. Era questo
il miracolo dell’amore: custodire in
fondo agli occhi il volto dell’altro,
scolpito con tan la evidenza che l’altro
non abbia più il potere di distaccarsene. E’ custodito dentro, è presente, perchè giace li, come in una cripta sotterranea irraggiungibile » (pagina 185).
«Il vero dramma ñon è trascorrere
tutta la giornata nell’etere, nel sangue,
tra le brande sudice: ma è perdere il
coraggio di cercare, nella mente stanca, oppressa, le parjode tenerissime, piene di dolci accenti, che deporranno il
fiore della speranza sui volti contratti
per la paura della morte » (pagina 132).
;< Nel momento in cui, di fronte al tragico interrogativo che si affaccia dopo
ogni intervento operatorio, l’ammalato, ricco o povero! nobile o plebeo, è
spaventosamente iolo con la propria
sofferenza, in quél momento preciso
Donatella voleva essere presente, pienamente disponibile, pronta a servire »
(pagina 133), « perchè essi possano udire, dal labbro di quella fanciulla che
ha forse appena la metà dei loro anni,
le parole che pronuncierebbe la loro
mamma, se in quell’istante essa accorresse al loro fianco» (pagina 91).
A queste frasi, che non faranno certo parte del « Manuale della perfetta
infermiera», che non appartengono dichiaratamente a nessun credo religioso, ma che sono scritte con semplicità
e che motivano, con estrema naturalezza, il sentire umano di Donatella ( di
Minou Drouet certamente!), non occorre altro commento. Il lettore giudicherà da sé. O piuttosto, le lettrici;
poiché è augurabile che il « Brouillard
dans les yeux », nonciiè richiamare l’attenzione riconoscente di tutti sul servizio, spesso duro e scostante, del personale infermieristico, accenda o ravvivi, nel cuore di molte giovani, la passione e l’umile fierezza di quello che
giustamente è il servizio d’amore per
eccellenza.
Teodoro Balma
La fede, un’attesa viva,
ansiosa, eppure lieta
(Ebrei 11: 1-40)
Questo capitolo è meritatamente celebre nella tradizione cristiana; ma per noi, credenti moderni, esso sembra ancor più
ricco di suggestive indicazioni. Cerchiamo dunque di leggerlo
senza introdurvi i nostri pensieri, ma pure con la legittima speranza che esso contenga una parola chiara rivolta a noi.
La fede si manifesta come un orientamento dei credenti verso il Regno di Dio; come una attesa viva, ansiosa, eppure lieta,
del momento in cui le contraddizioni del mondo verranno superate dal giudizio e dalla misericordia di Dio. Questa attesa non
ha però per nulla il carattere di una evasione: infatti si compone
di due momenti:
1) un momento teorico, in cui è dato ai credenti di intendere che i mondi (o, come dice Calvino, i secoli) hanno ricevuto
forma dal comando di Dio: i fatti naturali, come gli avvenimenti
storici, non si sono autogenerati, ma vengono dalla volontà creatrice di Dio; perciò la fede cristiana è una fede che pensa, una
fede di uomini che non si nascondono davanti a nessun problema, anche difhcile.
2) ma poi, più importante, c’è un momento pratico: proprio perchè sono protesi verso il futuro di Dio, i credenti non
possono che essere critici verso il presente: essi sono portati
dalla loro fede a staccarsi da tutte le cose che sostengono e illudono gli altri uomini (patria, ambiente sociale, programmi «razionali di vita »), per cercare nuove realtà per cui battersi. Ma
■anche quando queste nuove situazioni sono raggiunte, essi devono sentirsi stranieri: perchè nessuna situazione storica è minimamente paragonabile al Regno di Dio. Perciò la morte assume
per i credenti un significato importante: è il simbolo umano della distanza tra Dio e noi, ma anche il momento in cui la fede può
essere espressa con compiuta coerenza; chi attende il Regno, riesce pure a morire in base alla fede.
Giorgio Boiuhard
ÜISIA LETlTR/i DEfJ.A MISSIONARIA LAURA NISBË7'
Ho visto i piccoli Biafrani
Com'è stato pubblicato ultimamente, la
miss'onar'a Laura Nisbet, dopo un breve
soggiorno in patria, è ripartita i giorni scorsi per il suo campo di lavoro, nel Gabon. Atterrata a Libreville, ecco uno stralcio della
suo prima lettera ;
A Baraka ho fatto una visita che mi
ha molto impressionata. L’ostello per
le giovani è riempito di lettini per i
bambini del Biafra. Ce ne sono già 800
a Libreville. Ogni giorno arrivano all’aeroporto e sono ricevuti dalla Croce
Rossa Internazionale.
Quando ho aperto la porta sono rimasta di sasso davanti a quella visione. Si sentiva una litania (non dei
pianti) che pareva venire da lontano,
da un altro mondo. Eran li, sopra e
sotto i letti, in ginocchio, in piede o
seduti, quei piccoli bambini scheletrici,oppure tutti gonfi, pieni di piaghe,
dagli occhi spenti. Un’infermiera stava
facendo un’iniezione ad un essere che
avrei scambiato per uno scheletro ; non
so come abbia fatto per trovare ancora
un po’ di carne per infilare l’ago. Da
spezzare il cuore.
Avevano quasi tutti dei quadratini di
leucoplasto incollati sulla fronte o sul
petto col loro nome scritto sopra.
Quelli che durante il viaggio l’han perso, non si sa neanche chi siano. Qui a
Libreville ce ne sono già moltissimi e
il Governo sarà obbligato a spedirne
nell’interno; penso che ne riceveremo
probabilmente a Oyem. Il problema è
di sapere cosa ne faremo una volta
guariti (se guariranno). Hanno già
imparato due parole di francese : « biscuit » e « merci ».
Lunedi pare che ricominciamo le
scuole e probabilmente sarò costretta
a prendere l’aereo, non avendo ancora la macchina a mia disposizione. Oggi andrò a informarmi sul prezzo della
Volkswagen; dopotutto credo che per
le piste sia veramente la migliore.
Neirinsieme sono felice di non aver
prestato troppo orecchio alle voci che
mi volevano persuadere a non tornare,
e una volta di più sono obbligata di
constatare che la fede è largamente
ricompensata.
Laura Nisbet
FEDEBMIONE DELLE CHIESE
EVANGELICHE IN ITALIA
Contro la fame degli altri
Siamo lieti di comunicare che il nostro appello contro la fame — con la
ripresa autunnale — sta riscuotendo
sempre maggiori consensi ed adesioni
dai lettori, come lo testimonia l’elenco
pubblicato in calce. Ci rallegra molto
il constatare come parecchi dei sottoscrittori abbiano ormai fatto diversi
versamenti, nello spirito appunto col
quale l’appello fu lanciato; avere costantemente presente dinnanzi a noi
questo spaventoso problema della fame — nella cristiana coscienza che
ognuno di noi è responsabile di ciò
che accade nel mondo — ed impegnarsi, secondo le proprie possibilità.
Frattanto, abbiamo ricevuto una lettera del pastore Gschwend, segretario
dell’EPER, l’organismo assistenziale
delle chiese protestanti svizzere, il quale, nel darci ricezione dell’ulteriore versamento di L. 400.000 circa (di cui demmo notizia nel numero scorso), ci ha
assicurato che veniva sollecitamente
utilizzato per la spaventosa tragedia
del Biafra.
Come i lettori potranno constatare,
con le offerte qui appresso pubblicate
abbiamo superato il milione e ci augu;
riamo di cuore che le contribuzioni ci
pervengano sempre più numerose e costanti, in modo da poter impostare,
per il prossimo futuro, un piano preciso di collaborazione alla realizzazione di qualche opera sociale particolare.
Nel mentre ci scusiamo vivamente
per alcuni ritardi ed accavallamenti
avvenuti nella pubblicazione delle offerte, dovuti ai « trapassi di consegna »
ed al fatto che i versamenti stessi provengono da varie fonti, ci permettiarno
ancora una volta di invitarvi ad inviare le vostre contribuzioni al conto corrente postate n. 2/39878 intestato a
Roberto Peyrot, corso Moncalien, 70,
Torino. Vi ringraziamo di cuore.
Da Venezia: Dirce Ispodamia (3° vers.)
10.000; Gino Ispodamia (id.) 10.000: Vittorio Ispodamia 6.000; Dr. Busetto .5.000; A.
Bogo 1.000; N. Zecchili (2“ vers.) 6.000;
Marturano P. 3.000: Zennaro 0. 200: Marini S. 6.000.
Da Torino: fam. Botta Ignazio 2.000;
Angela De Agostini 500; fam. Caruso 500;
Batl. e Maria Finino 1.000; Carlini 500; Im.
penale 1.000; M. Barbiani 1.000; Angelo c
Giovanna Actis 2.000; L. e G. C. .i.OOO;
C. P. 10.000.
Da Massello: N. N. 20.000; da S. Germano Chisone: Margherita Pascal 1.000; da
Chivasso: fam. Bongiovanni 5.000; da Verolengo: fam. Reshnrgo 5.000; da Doma:
Berta Subilia 18.000; da Lucra: B. Ceri Inai
2.000: da Pegli: sorelle Corlando 6.000; da
Geriana: Emilio Lanteri 5.000: da Torre Pellice: R. Passarelli Poet 5.000; da Milano:
M. E. G. 20.000; da Trapani: Paolo Giunco
5.000; da Alessandria: G. Anziani 1.000; da
Napoli: Lino Ferrara 5.000; Elisa Fiorio
5.000: Fernanda Fiorio 5.000; Giovanni
Monterosso 2.000; Raffaele Sghcrzi 1.000.
Totale L. 186.700; totale precedente
L. 836.350; totale generale L. 1.023.050.
Solidarietà
con le popolazioni
del Biafra
Il Consiglio ecumenico delle Chiese
in occasione della Assemblea di Uppsala, oltre ad occuparsi del tragico conflitto che travaglia le popolazioni della
Nigeria per appoggiare e stimolare, su
piano internazionale e africano, ogni
iniziativa tendente a risolverlo, ha lanciato un pressante appello a tutte le
Chiese perchè siano reperiti altri
3.800.000 dollari, oltre i 3 milioni di
dollari che già in precedenza erano stati stanziati, per un immediato aiuto
soprattutto alle popolazioni del Biafra
sterminate dalla fame.
La Federazione delle Chiese Evangeliche ha sottoscritto, seduta stante,
una offerta di 2.000 dollari che sono
stati tempestivamente inviati, confidando nelle libere offerte di singoli e
comunità perchè tale somma sia non
solo coperta ma superata in modo da
poter effettuare un secondo Invio di
fondi.
A seguito di ciò, il Consiglio della
Federazione, nella sua recente riunione, ha deciso di lanciare un appello a
favore delle popolazioni del Biafra,
confidando nel senso di cristiana solidarietà di tutti.
Possiamo intanto informare che, sia
pure fra estreme difficoltà, funzionano
attualmente, nel Biafra, 320 posti di
distribuzione che assistono giornalmente 16.000 madri e fanciulli. Gli ìnvii di soccorsi — che debbono essere
effettuati con aerei appositamente noleggiati — riguardano soprattutto medicinali (compresi forti quantitativi di
plasma sanguigno) e viveri.
Le offerte debbono essere inviate direttamente al presidente della Federazione specificando « per aiuti alle popolazioni del Biafra » e servendosi,
possibilmente, del c.c.p. 1/31882 intestato a Mario Sbaffi, Via Firenze 38, 00184
Roma.
Il Consiglio della Federazione
3
pag. 4
N. 41 — 18 ottobre 1968
Dn'Biiira mgelica di senrizio in nno dei loarderi "bassi,, lepelelai
segue da pag. 3
venzione, ma sono tutti coperti dalramore e dalla grazia di Dio, e a noi
basta questo.
Vorrei sapere : il fatto che questo è un
Ospedale Evangelico significa che è
riservato particolarmente agli evangelici, oppure che noi evangelici lo
abbiamo costruito in Ponticelli, zona depressa della città, per venire
incontro ai bisogni di questa popolazione?
La seconda alternativa è la nostra.
Sia ben chiaro però che il nostro non
è un lavoro a carattere proselitistico.
Non intendiamo assolutamente approfittare della paura generata dalla malattia per imporre sia pure in maniera
larvata una credenza o un rito religioso che non sia congeniale all’ammalato sle.sso. Qui tutti avranno ampio rispetto e ampia libertà. È evidente tuttavia che un’impostazione cristiana del
lavoro costituisce la base fondamentale per l’andamento della Casa. Come
medico, sono convinto che nell’80“/o
delle malattie il disagio è un disagio
morale, e quindi alla lunga anche spirituale, per cui qui l’Evangelo avrà la
sua funzione. Forse ritornere.mo ai
tempi degli Apostoli, che predicavano
e guarivano. È una guarigione forse nel
senso moderno della parola, non miracolosa, ma nt'l senso della cura anche
spirituale doil'amrnalato, il quale quasi sempre giunge davanti al medico
con turbamenti di carattere morale e
spirituale.
Mi colpisce io stridente contrasto fra
la miseria anche esteriore della maggior parte delle case di Ponticelli e
il lusso col quale è stato costruito
l’Ospedale. Non pensa che abbiamo
fatto, invece di un ospedale, una clinica privata, per della gente che non
saprà nemineno usarla? che ci si
troverà a dé ugio?
L’Ospedale si presenta esteriormente
in maniera rallegrante. Oggi non si
può costruire più un Ospedale con criteri antichi. Come ha bisogno di presentarsi con le possibilità di assistenze terapeutiche le più vaste, ha pure
bisogno di condizioni ambientali buone. Non siamo più oggi ai tempi in cui
si potevano aprire delle clinichette in
palazzi di abitazione, usando uno o
due appartamenti insieme, accanto a
quelli adibiti ad abitazione .Sono perfettamente d’accordo che l’impostazione nostra qui è in contrasto con la
miseria, ma penso che anche questo è
un contributo che noi possiamo dare.
Dobbiamo togliere il complesso dell’inferiorità a questi uomini. Essi devono
sentire di e.s st re delle creature umane
allo stesso '.ìc-llo e con la stessa dignità ch.e uiciismo noi.
Potrei adesso avere alcuni dati tecnici
sulle prestazioni che l’Ospedale potrà dare, sulle specializzazioni mediche e chirurgiche, la disponibilità di
letti, di sale operatorie, ecc?
L’Ospedale è attrezzato per ricevere
comodameaiv 100 ammalati, una cifra
niente affai to srrl'fìciemt' per Ponticelli'
come d;cPV'imo, Ta)ito che quando il
medico provinciale è venuto a fare la
sua ispezione, ha detto : « mi auguro
che non duplicherete la capacità ricettiva dell’Ospedale mettendo gli ammalati a dormire nei corridoi. Ho la
netta sensazione che avrete una tale
affluenza per cui sarete tentati di an
dare al di là delle vostre possibilità di
ricovero ».
I reparti che sono previsti sono essenzialmente questi : reparto di chirurgia (sotto la responsabilità del prof.
Carlo Mauro, giovane di grande valore,
nipote di un pastore battista, docente
universitario, attorniato da un’éqmpe
di valorossisimi colleghi, alcuni del
quali anche evangelici) ; reparto di maternità (sotto la responsabilità del fratello Aurelio buchini, anche lui mio ex
studente neH’ambulatorio nel lontano
1950); reparto di ortopedia (affidato al
dott. Mancuso); e sono previsti anche
piccoli reparti di oculistica e di urologia. Fra i progetti, abbiamo anche
quello di arrivare all’impostazione del
la prima grande scuola evangelica per
iiifermi6r6. Noi ci ṣinio convinti cnc
il servizio diaconale come finora è stato inteso ha fatto il suo tempo ; occorrono mezzi nuovi per opere nuove e
per un’evangelizzazione nuova. Noi
non possiamo attrarre le ragazze delle nostre Comunità con l’ideale di andare a fare le diaconesse in un ospizio
d: vecchi. Noi intendiamo fare una vera e propria scuola, con una pre-scuola
per quelle che non hanno il titolo di
studio adeguato, in maniera da renderle infermiere qualificate o per il lavoro
nell’Ospedale, o per quello negli ospedali civili in caso di ripensamento, o
per quello ancora che secondo me dovremo realizzare: un servizio di diaconia e di assistenza medica presso ogni
sede pastorale, il che metterebbe il pa,store nella condizione di seguire bene i
propri fratelli infermi, ospedalizzati
o no.
Com’è stato risolto il problema del personale?
C’è sempre bisogno di ^rsonale che
abbia la vocazione al servizio cristiano.
Ma questo non significa che non debba
avere un trattamento conforme ai suoi
diritti, e una retribuzione non inferiore a quella che gli altri ricevono. Voglio comunque lanciare un fortissimo
appello perchè vengano delle infermiere. Per la mano d’opera bassa non
faccio appello alcuno. C’è una disoccupazione tale qui che sentiamo il dovere di aiutare questi di Ponticelli. Ma
per il personale infermieristico non ci
si può regolare così. La comunicazione
dell’Evangelo è fatta molto più dalle
infermiere che sono vicine all’ammalato che dallo stesso medico. Naturalmente non escludo altre le sorelle
cattoliche che volessero venire a fare
le infermiere, e difatti ce ne sono già
alcune, ma l’abbondanza di personale
evangelico ci dispenserebbe dall’assuniere quello cattolico.
Abbiamo parlato sempre di «Ospedale Evangelico », e non « valdese » o
« metodista » o « battista », ecc. Vorrei sapere la Sua opinione su questo
fatto, che a me sembra di particolare importanza.
Siamo terribilmente gelosi di questa
situazione nella quale ci siamo messi
fin dal principio. Questo è un Ospedale
che si è retto con lo sforzo di tutte le
denominazioni. E gelosamente conserviamo questo carattere, anche perchè
noi desideriamo non peccare di orgoglio, ma certo affermiamo che l’Ospedale Evangelico è l’unica impresa ecumenica vera esistente in Italia, perchè
è l’unica impresa creata nel lavoro comunitario di tutte le denominazioni, è
l’unica impresa retta da un Comitato
interdenominazionale, è l’unica impre
sa nella quale tutte le Chiese, dalla pentecostale alla valdese, sono responsabili in pari grado. Non si tratta di un
ecumenismo di vertici, ma proprio di
un ecumenismo di base. Naturalmente
la via è diffìcile, però è pur vero che
tutte le cose fatte solo al vertice falliscono. Nel campo ecumenico, credo
che l’esperienza più preziosa sia stata
quella che ci viene dal grande organismo ecumenico : il C.E.C. oggi non esisterebbe se non fosse cominciato il servizio missionario nel lontano 1910,
quando si riunirono insieme i vari
gruppi per organizzare un lavoro di assistenza nei paesi di missione. Ed è su
questo campo pratico del servizio che
10 oggi trovo che le Chiese italiane potrebbero ancora intendersi, perchè se
restiamo sulla via nella quale siamo
oggi, l’ideale ecumenico resterà solo
sulla carta.
Le Chiese evangeliche italiane, e non
solo italiane, sono divise oggi sul
modo di intendere il servizio e le
opere sociali. Non Le è mai capitato
di sentirsi dire, o non Le è mai passato per la niente che qui a Ponticelli stiamo facendo solo del paternalismo?
Io tengo presente quello che Gesù
dice a chiare lettere : fate che « veggano le vostre buone opere e glorifichino
11 Padre vostro ch^ è nei cieli». Questa e l’impostazione più indiscutibile
della filosofia del servizio cristiano.
Non ha valore per me alcuna credenza religiosa eh? non si attui attraverso una manifestazione esteriore di una
partecipazione al bene degli altri. Naturalmente bisijgna vedere come questo si attua. Qu; paternalismo nel senso caritativo n n se ne fa. Si fa un’assistenza in pie - o spirito di libertà e di
dignità. Oggi 1 : Chiese evangeliche di
Napoli hanno ” tlle mani un mezzo per
poter far s . eh ■ la loro presenza possa
anche acquist:- e una nuova dimensione, che non è '-mplicemente di carattere religioso, / i che è un inserimento
nel mondo.
Ci sarà nell’( . pedale un servizio di
cappellanìa?
È previsto, t Comitato deciderà al
momento opporcuno. È evidente che
rispetteremo i ò la libertà religiosa
di quelli che n i sono evangelici.
Io ho finito coi, le mie domande. Vuole aggiungere Lri qualcosa che io
non Le abbia chiesto?
L’unica raccomandazione che gradirei affidare alte si^ampa evangelica è
questa : segnalare ’ a necessità che queste opere vadano sorrette soprattutto
dal punto di vista pratico. Non è la richiesta di una semplice partecipazione
formale, ma si tratta anche proprio di
una richiesta di carattere pratico. Abbiamo bisogno di aiuto volontario, abbiamo bisogno di mezzi perchè i debiti non sono ancora stati pagati, ci sono altri progetti davanti a noi che ci
porteranno in una quantità di iniziative. Noi desideriamo che veramente
le. Chiese evangeliche in Italia sentano che l’Ospedale e quello Che ancora
faremo appartiene a loro.
Teofilo Santi
segue da pag. 1
ci In Italia e all’estero. La costruzione
del palazzo ha richiesto 4 anni di lavoro. L’Architetto Giulio Vitolo ha offerto generosamente e liberamente la sua
collaborazione. L’Impresa Cerino e Costa iniziò la costruzione dell’Ospedale
per 100 ammalati nel 1964. Purtroppo
alla fine del 1966 i lavori dovettero fermarsi per mancanza di fondi.
Dopo la visita del Dott. Lesile Cooke
accompagnato dal Rev. G. Williams, il
senso di abbattimeiito che aveva permeato i nostri cuori venne rimosso da
nuove speranze. Noi non dimenticheremo mai che per mezzo dell’entusiasmo del Dott. Cooke il Consiglio Ecumenico delle Chiese accettò di patrocinare questo progetto, segnalandolo alle varie Chiese. La risposta da parte
di molte Chiese Europee e particolarmente da parte delle Chiese Luterane
della Germania, ha reso possibile la
continuazione della costruzione e l’acquisto di importanti apparecchi e di
mobili. Ancora molte cose devono essere fatte e debiti devoiio essere pagati, però siamo sicuri che il Signore che
è stato finora la nostra guida, continuerà ad esserlo anche nel futuro.
Tutti i nostri dottori sono dei giovani animati da grande entusiasmo e alcuni di loro fanno parte delle Chiese
Evangeliche ed Ortodosse. Le Diaconesse Luterane sono già arrivate e sono già al lavoro nell’Ospedale.
Siamo anche grati all’Ev. Diakonie
verein e. V. di Berlino (Zehlendorf)
che, a mezzo di Frau Oberin von
Dewitz, Direttrice generale, ha accettato la responsabilità dei servizi d’infermiere dell’Ospedale. Noi speriamo
di poter avere la nostra scuola Evan
gelica per infermiere al più presto.
Le infermiere Inge Tervooren da Issum am Niederrhein e Barbara von
Wileke da Korntal bei Stuttgart hanno volontariamente dato i loro servizi
e sono attualmente al lavoro all’Ospedale predisponendo tutti i dettagli preliminari che sono cosi importanti per
una apertura di Ospedale. Naturalmente anche infermiere italiane, Evangeliche e Cattoliche, sono già pronte
a prendere i loro posti di lavoro quando l’Ospedale avrà il suo inizio.
L’Ospedale comincerà a funzionare
’1 1 novembre 1968. Non abbiamo potuto rifiutarci di accogliere già la nostra
prima ammalata, una gentile Signora
Cecoslovacca, profuga di guerra, membro della Chiesa Luterana di Napoli.
La sua famiglia venne completamente
distrutta durante l’ultima guerra, lei
3 l’unica superstite. Il suo ricovero è
imposto da tutte queste ragioni fisiche
c morali. Anche gli ambulatori di medicina generale, di ortopedia, di neurologia, hanno già cominciato a funzionare e una folla di gente oppressa dalla malattia, dalla miseria e dalla paura si accosta all’Ospedale nella ricerca
di una nuova possibilità di un contatto
umano,libero da odio, discriminazione
e sfruttamento.
Secondo le previsioni del Comitato
finanziario dell’Ospedale Evangelico,
entro tre anni questo diventerà autosufficiente. Esso inizierà nel grande
schema per la riforma ospedaliera ma
aprirà le sue porte, senza alcuna discriminazione, anche a quelli che, non protetti da alcuna assistenza di qualsiasi
mutua, sono sicuramente protetti dalla persistente assistenza dell’amore di
Dio.
Il Comitato
dell’Ospedale Evangelico
iiimiriiiiiiiiiimiimnmimiiiNiii
Ad Agape, organizzato dal Gruppo Valli - FUV
Corso biblico cJi formazione
Il Comitato di Gruppo Valli organizza un
campo b’blico di formazione a cui sono invitati tutti i responsabili delle unioni -e coloro che hanno a cuore la formazione di una
coscienza biblica aggiornata. Come nel campo dello scorso anno sarà esaminato nel corso di una serie di studi un libro della Bibbia e le sue implicazioni per la vita della
Chiesa oggi; il libro scelto quest’anno è Samuele. Le iscrizioni vanno inviate ad Agape entro il 30 ottobre.
Si prega i partecipanti di portare la propria Bibbia e prepararsi leggendo i testi indicati nei programma per gli studi.
Si raccomanda la lettura di alcune opere
sussidiarie: J. A. Soggin: Introduzione alTAntico Testamento voi. I, capitolo VI; Valdo Vinay: Dalla Genesi alla morte di Saiomone, Piccolo Manuale Biblico, voi. I, lezioni 9, 11, 12, 13, 16, 17, 18, 19; Giorgio
Tourn: Samuele.
PROGRAMMA __
Sabato 2 novembre:
Ore 9,30: Studio introduttivo; ore 10,30:
I Studio biblico seguito da discussione; ore
16,30: II Studio biblico seguito da discussione; ore 21 : Dibattito sul lavoro giovanile
alle Valli oggi.
Domenica 3 novembre:
Mattina : culto nelle parrocchie della vai
Germanasca; ore 16,30: III Studio bìblico
seguito da discussione; ore 21 : dibattito sul
lavoro giovanile alle Valli, oggi.
I test' per gli studi biblici sono i seguenti: I Samuele 1, 3, 4: 1-11, 7; I Samue.
le 8, 15: 1-23, 31; I Samuele 16; 1-13, 26
e 27, II Samuele 5, 6, 7: 1-17, 11, 12, 15, 16.
Gli studi b'.blicl sono affidati a Bruno Rostagno, Alberto Taccia, Giorgio Tourn. Nel
corso dei dibattiti serali verrà effettuato il bì.
lancio delle attività svolte nel corso dell’anno precedente, in seno alle comunità dai partecipanti (unioni cadette, visite agli istituti:,
inchieste, ecc.) e saranno effettuati scambi
di esperienze nei diversi settori in vista di
un coordinamento e potenziamento per il
prossimo inverno.
Ad Agape, lunedì 4 novembre
Incontro responsabili
Ore 10 ; Presentazione delle unioni partecipanti airincontro e delle attività svolte nel.
lo scorso anno.
Ore 11 : Dibattito sul lavoro giovanile nel
prossimo futuro in riferimento all’O.d.G. sinodale, al lavoro, interdenominazionale, ai
precongressi del 1969.
Ore 14.30 : Presentazione da parte del
past. A. Taccia del Centro diaconale e del
suo lavoro.
Ore 16: Elezioni del Comitato di gruppo.
Ore 17 : Partenza.
I LETTORI CI <E Sl> SCRIVONO
4
Secondo l’antica
tradizione valdese
Un lettore, da Oslo:
Caro direttore,,
poiché Guglielmo Sellaxi di Torino ha voluto cortesemente ricordare
n,'!! Eco-Luce del 13 settembre scor
. la mia proposta di « emissione di
■' ! al portatore capaci di procurare all ai pitale che permetta divisti,
tuto cioè al Collegio di Torre Pellice di tirare avanti ». vorrei ad
ogni buon riguardo precisare il mio
pensiero un po’ meglio di quanto l’ab.
bia fatto al punto 3 del mio breve
scritto del 30 agosto. Temo infatti
che Taver io proposto « una fondazione o cooperativa o società, anche per
azioni » possa venir interpretato come il r.corso intempestivo ad un aborrito strumento capitalistico di questa
aimrrita civiltà del consumo, oggetto
della contestazione di giovani e di
non giovani! Niente di tutto ciò, ma
semplicemente un tentativo di ripristinare, sia pure in modo molto parziale e imperfetto e coi mezzi dell’eco,
nomia odierna, quella comunanza dei
l’enS di cui Atti II, 44-45 e IV, 32-35
sono sempre li — purché li vogliamo rileggere — a darci l’esempio con.
crete. Anche i primi Valdesi — per
non parlare di attuazioni comunitarie vecchie e nuove — tentarono
quella via perfetta deUa comunione
fraterna e. s a con le laborancium
congregaciones (associazioni operaie)
^ cui ci parlano alcune fonti del valttismo lombardo, sia con gli hospitia o
scholae sparsi in tutta la vasta dia
spora europea e organizzati sul modello di consimili case catare, cercarono di fiancheggiare la loro predicazione itinerante con « opere » che era.
no il risultato pratico del contributo finanziario di tutti i credenti. Se lo fecero i nostri « padri », che di tutto si
potranno incolpare fuorché di essere
stati borghesi e neo-capitalisti, perchè non lo potremmo fare anche noi
in quest’epoca di contestazione antiborghese? Naturalmente non entro
qui, almeno per oggi, nel merito dell’altro problema altrettanto importante, già in parte affrontato nell’aula
sinodale e sui nostri giornali, della
necessaria ristrutturazione del Colle,
g o-Convitto. Se — come scrivevo testé su « Nuovi Tempi » — può valere ai giorni nostri una vecchia formula ecclesiologica fatta propria dai
Valdesi primitivi, secondo la quale
« la chiesa di Dio è sempre là dove si
trova una congregazione di fedeli che
hanno una fede integra e la riempiono (sic) di opere » dobbiamo allora
chiederci che cosa sono o hanno da
essere coleste opere della fede. E se
ammettiamo che tra queste opere deb.
ha stare anche il Collegio-Convitto,
saremo costretti a non abbandonarlo
a Se stesso e tanto meno a trattarlo
con una mentalità da « civiltà del
consumo ». In tale senso e per seguire l’esempio del fratello SeUari, ti invio anch’io la modesta somma di
Lire 10.000 in aggiunta alla prima
« azione al portatore » offerta dri tuo
corrispondente di Torino.
Fraternamente
Giovanni Gönnet
Valdo al Palais
de Justice di Lione
Un lettore, da Domodossola:
Leggo solo ora l’articolo dedicato il
17 settembre u. s. da « Le Progrès »,
quotidiano di Lione, relativo alla cerimonia di apertura dell’anno giudiziario sotto la Presidenza di M. Buraud, Primo Presidente. Questo articolo non può mancare di interessare
gli Evangelici e, in particolare, i fedeli della Chiesa Valdese.
M. Jean MaUerel, Sostituto Generale, infatti. « ha fatto rivivere Vepo.
ca in cui i Valdesi, chiamati i "Poveri
di Lione”, si riunivano nel quartiere
Saint Nizier ».
Egli ha ricordato che l’abitazione
di Pietro Valdo si trovava nella « rue
de la Poulaillerie » che fu, nel medio evo, la rue Vandran. lungamente
maledetta. Sino al 1455. il giovedì o
venerdì santo, la chiesa cattolica ma. lediva la setta nella via di Lione ove
era nata.
Nel 1931 il nome di Pietro Valdò
fu dato al chemin de Champagne, al
Point du Jour, e si evocò la sua generosità.
Nessun commento potrebbe megho
riassumere le parole del Sostituto Generale e l'opera di colui che egU ricordò nel Palazzo di Giustizia di Lione, come quello del Procuratore Generale, M. Davenas, il quale complimentò M. Malleret « che seppe mostrare, nella sua conclusione, come i
problemi dell'umanità rimangono ancora attuali; la povertà, la fame, l’uomo ed il suo avvenire, sono una ricerca perpetua... ».
Enrico M.
Un po’ por celia
Un gruppo di lettori, da Bergamo:
Cara Signorina Viglielmo,
Ancora « scioccati » dalla Sua lettera pubblicata sul numero 39 del
4 c. m. de « L’Eco-Luce », vorremmo
sapere quale dovrebbe essere la tenuta
d'obbligo adatta al « venerabile Sinodo ».
Ci domandiamo cosa è più importante : quanto si discute e si decide
nell’alto consesso » o l’abito che si in.
dossa, e se il Presidente è eletto per
la sua compitezza oppure per permette ai Delegati di esprimere la voce delle relative chiese.
Personalmente non ci interessa essere messi al corrente dei « costumi »
dei vari Delegati al Sinodo (che per
noi possono andare anche in mutande!), ma su quanto è stato deciso o
suggerito come lavoro, sempre che
decis’oni e suggerimenti esprimano la
voce deUa maggioranza.
Questo non per supina accettazione, ma per democrazia ; quella stessa
democrazia che é tanto vanto di noi
evangelici.
Nel caso, però, che la Sua lettera
avesse voluto essere una somma di
battute ironiche. La preghiamo di voler considerare anche la nostra sullo
stesso tono.
Cordialmente
Carla e Sergio Pappi
Rosetta e Emma Pagani
Per la conoscenza che abbiamo di
lei, abbiamo effettivamente Considera
to la lettera della sig.na Viglielmo
scritta in chiave ironica, e in tal senso l’abbiamo pubblicata; ma varie
reazioni, fra -cui questa, ci convincono che il suo umorismo (un po’ forzato ed ermetico, invero) è stato largamente frainteso. red.
Acqua e sapone
Una lettrice, da Torre Peliice:
Lettera aperta a coloro che vogliono riformare la di esa Valdese e... la
Società.
Ragazzi, non siete . forse - tutti
membri attivi della Chiesa e--, non
ne frequentate i culti!.. .
Se foste dotati di « autant de jugement que de barbe au menton » vi
asterreste da dimostrazioni inutiU. E,
voi, che irrompeste in aula sinodale
vociando, brontolando, per andare poi
a sedervi scomposti (o sdraiati) in
galleria, poggiando i piedi polverosi
sulla ringhiera, avete dato scandalo ed
io vi esorto a leggere i seguenti passi biblici: Evangelo di Matteo 18: 6;
Marco 9: 42; Luca 17: 1; e nella li
Epistola di Paolo a Timoteo 2: 22,
23, 24 c nella Epistola di Paolo a Tito 2: 6.
Prima di riformare Chiesa e società, riformate voi stessi. Nessuno ha da
chiedere direttive a voi che siete senza esperienza. Lavorate, studiate, rispettate la gente anziana. Sate ognuno al proprio posto. Non sciupate i
vostri anni migliori in partde e scritti
inutili, in vane contese ed in azioni
non rispondenti aUa vostra educazione
evangelica. E, prima di tutto, vi prego dì fare uso dì spazzola, pettine, acqua e sapone. A. M.
Siamo costretti a considerare definitivamente chiuso, sulle nostre colonne. lo scambio di idee sui lavori
sinodali. Ci si darà atto dì aver dato
a tutti ampia possibilità di esprimersi.
red.
Nuovi indirizzi
Alcuni pastori, che si sono ulti*
mámente trasferiti, ci comunicano il
loro nuovo indirizzo :
— Pastore Giovanni Anziani, 85027
Rapolla (Potenza).
— Pastore Guido C(duoci, Via Berna I3/bis, 56100 Pisa, tei. 28.566.
— Pastore Vezio Incelli, Viale Giannotti 37, 50126 Firenze.
Abbiamo ricevuto
Per il Collegio Valdese: Giovanni'
(Jonnet, Oslo L. 10.000; Luca Capparucci, Roma 1.000.
Per l’Ospedale Valdese di Pomaretto: Giov, Alberto Tron (MasseHo),
in memoria del figlio Arturo L. 10
mila.
Ringraziamo e trasmettiamo.
4
N. 41 — 18 ottobre 1968
pag. 3
Un'opera evangelica dì seiìHie in aae dei gaariieri " tassi „ napnieiani
Siamo giunti al (primo) tragnarìlo
di una lunga lotta perseverante
un servizio a cura di Salvatore Ricciardi
Alla vigilia dell’inaugurazione dell’Ospedale, chiedo al Direttore Teofilo Santi quali sentimenti ha nel
cuore per essere giunti al traguardo
dopo tanti anni di attesa e di lavoro.
Anzitutto, sentimenti di profonda riconoscenza al Signore. Abbiamo attraversato momenti difficili, nei quali, con
le semplici nostre forze umane, non
avremmo potuto fare assolutamente
nulla. L’idea di un Ospedale era già
nelle nostre Comunità fin dagli albori
del protestantesimo napoletano, e al
1896 risalgono i primi segni di un lavoro medico tra gli evangelici a mezzo
della Società di Mutuo Soccorso. Quand’ero bambino, mio padre mi insegnava a mettere da parte un centesimo la
settimana per l’Ospedale. E non ero
certo il solo a far questo ! Ma purtroppo le traversie della guerra resero completamente vano ogni risparmio accumulato per la realizzazione di questa
opera. Dopo la seconda guerra mondiale sentii che era venuto il momento
in cui l’ideale poteva essere ripreso. Ma
era il 1946, e non avevamo nulla. Anche la penicillina costituiva oggetto di
mercato nero. PHi il pastore Achille
Deodato, allora nella Comunità di Napoli, il quale insieme col cappellano
delle truppe di occupazione venne a
visitarmi per aiutarmi a trovare un
modo di rendere un servizio non solo
a; nostri fratelli in fede, ma anche a
tutti quelli che erano nel bisogno.
Naturalmente accettai la sua proposta, perchè sentivo e sento profondamente in me questa vocazione al servizio reso nel nome del Signore. Tutta
la mia vita è stata impostata cos;., e
tutte le traversie nelle quali mi sono
trovato, e nella guerra e dopo, mi hanno insegnato che non c’è cosa più
grande che quella di donare se stessi
agli altri. E l’ho voluto fare. E debbo
ricordare che il primo ambulatorio fu
aperto proprio nel marzo 1946 nei locali della Chiesa valdese di via dei
Cimbri. Lì incominciai tutto solo, timoroso che l’iniziativa potesse cadere
nel disinteresse o nella dimenticanza
di tutti, ma fin dal primo giorno di
ambulatorio ebbi moltissimo da lare.
Malati non ne mancavano, ma fortunatamente il Signore lece in maniera
che i soldati americani e inglesi portassero quello che potevano ricevere dai
loro medici, cosi che fummo in grado
di distribuire medicinali anche in quei
tempi cos', difficili.
A proposito di ambulatori, ho visto
qui che ci sono diverse persone in
attesa di essere visitate, e so che
questo è stato fino ad oggi il lavoro
dell’Ospedale : visite ambulatoriali,
medicinali offerti gratuitamente,
convenzioni con medici anche non
evangelici per prestazioni di vario
tipo. È esatto?
L’attività dell’Ospedale ha avuto tre
tempi. Il primo è stato soprattutto il
tempo della formazione di una volontà di servizio nei medici, perchè se a
cominciare fui solo, subito dopo venne a darmi man forte un collega che
non potrò mai dimenticare, il dott. Lelio Nitti. Altri colleghi si associarono
man mano, provenienti dalle varie
Chiese evangeliche: battista, valdese,
metodista. Insomma ci fu veramente
un inizio molto commovente di decisione e di collaborazione da parte di
questi giovani, i quali prima ancora
di laurearsi, già frequentavano il mio
ambulatorio e incominciavano così anche a rendersi edotti della tecnica dell’ambulatorio. Il secondo tempo è stato
quello più importante: acquisire la fiducia degli ammalati, che non si può
sempre dare per scontata in partenza
Debbo dire che gli ambulatori dell’Ospedale Evangelico sono sempre stati affollatissimi, anche quando si chiedeva ai malati un contributo volontario per le spese vive. Il terzo tempo è
stato quello della costruzione. Quindi
non si è andati secondo la prassi normale: prima ci assicuriamo i mezzi e
costruiamo il palazzo, poi pensiamo al
resto, come purtroppo è l’abitudine in
tutte quante le imprese umane. Qua
grazie a Dio è stato proprio il contrario : siamo partiti con la volontà di fare quando c’era solo la speranza dei
mezzi, a la fede che i mezzi sarebbero
venuti, come è stato. Abbiamo dunque
cominciato col lavoro, e anche ora continuo a lavorare, pur adoperando ricettari che sono intestati a me, perchè
non posso ancora adoperare quelli dell’Ospedale. E questo è un motivo di
grave preoccupazione, che metto davanti al Signore, perchè da oltre 4
mesi abbiamo subito tutte le visite le
più minuziose, particolareggiate e severe, con risultato (e non poteva essere diversamente) assolutamente
elogiativo da parte dei singoli ispettori,
ma intanto il permesso ufficiale non ci
è stato trasmesso.
Quali pensa che siano le ragioni di
queste remore?
Senza dubbio c’è ancora un largo
strato di persone, particolarmente nel
campo delle Autorità, le quali si fermano davanti a questa parola : « Ospedale Evangelico », con un senso di titu
banza. Questo lo dico senza lare del
vittimismo fuori luogo. D’altro canto,
lo leggi dànno garanzie a tutti, per cui
non ci preoccupiamo troppo. Inoltre,
ho cercato sempre e soprattutto i contatti umani, ho cercato con successo di
portare dalla mia parte tutti quelli con
1 quali sono venuto a colloquio. Sono
stato proprio ora al Commissariato di
P. S. di Ponticelli, perchè il Commissario ha voluto conoscermi. È stato commovente che mi abbia detto : « opere
Intervista con il Direttore
dottor TEOFILO SAMI
come queste portano incremento nella
zona di Ponticelli, la quale langue in
una situazione di tragedia ».
Perchè si può definire tragedia la situazione di Ponticelli?
Tragedia ambientale, tragedia morale, tragedia religiosa, tragedia fisica.
Quanto all’ambiente, vivono nei bassi
in una condizione peggiore della casbah; quanto alla morale, sono sottoposti alla legge del più forte; quanto
alla religione, vivono e crescono in
una condizione di pratico ateismo ;
quanto al fisico, sono nel pieno abbandono. Per dare qualche esempio, dirò
Quali sono le prospettive e il senso
del lavoro dell’Ospedale?
Tutto faremo fuorché un’organizzazione di profitto. Noi ci inseriamo in
quello che è il grande schema nazionale del servizio sanitario. Manterremo la nostra autonomia in quanto abbiamo una base e un titolo di religiosità, però siamo prontissimi a cogliere
tutte le possibili occasioni di servizio
che possiamo rendere nel piarlo della
programmazione sanitaria nazionale.
In questo quadro, speriamo che nel
comprensorio del terreno dell’Ospedale possa presto sorgere anche un centro territoriale INAM per la creazione
di questo importantissimo mezzo di
soccorso agli ammalati di queste zone,
che attualmente sono costretti a percorrere oltre 34 km. per andare a raggiungere il centro INAM più vicino.
Il lavoro che abbiamo intrapreso va
acquistando una portata superiore alle previsioni, ed ha determinato una
spinta in avanti nella bonifica di Ponticelli. C’è ad esempio il problema della copertura dell’alveo che fiancheggia
via Argine, dove l’Ospedale ha il suo
ingresso principale. Essa è stata promessa dalle Autorità, ma sembra che
in questi ultimi tempi il progetto, che
aveva già avuto tutte le approvazioni,
non avrà corso. Vi è una terribile tragedia qui in Italia: lo stacco enorme
tra paese reale e paese legale. Si possono formulare delle ottime leggi, ma
Il personale infermieristico dell’Ospedale consiste attualmente di quattro Sorelle tedesche : Schwester BRIGITTA RAHÌiER, dell’Evangelischer
Diakonieverein di Berlin Zehlendorf.
la quale è qui con le funzioni di Direttrice e le Sorelle Eltrud Haass, Barbara von Wilcke' e Inge Tervooren.
Abbiamo fatto qualche domanda alla Direttrice, che ci ha risposto in un
ottimo italiaiio, cosi come ottimo è
l’italiano delle altre infermiere.
U na stanza
Ospedale.
del nuovo
Nella foto in alto, una
veduta del quartiere di
Ponticelli, alle falde del
Vesuvio.
che recentemente c’è stato un prete
che è stato ammazzato per ragioni
che nessuno è riuscito ancora a capire
chiaramente. La gente va in chiesa solo per sposarsi ed eventualmente per...
morire ; ma dal punto di vista religioso
è assetatissima. È anche accaduto, il
mese scorso, che un ammalato, messo
in automobile qui a Ponticelli non ha
avuto nemmeno il tempo di arrivare
all’Ospedale perchè era già morto, ed è
logico perchè il più vicino Ospedale di
Napoli dista da qui oltre 8 km.
A Ponticelli ci sono oggi 60.000 abitanti. Ma per far meglio si è andata
a prevedere la costruzione di una città
satellite della «167 » qui in Ponticelli,
così che entro 4-5 anni la popolazione
sarà raddoppiata. Pertanto il nostro
Ospedale, nel momento in cui entrerà
in funzione, sarà già insufficiente al bisogno della popolazione.
Non dovrà essere ampliato, allora?
S':, ma intanto siamo pieni di debiti... e colgo l’occasione per rivelare questo alle Chiese italiane in maniera tutta particolare. È odioso fare delle calcolazioni in percentuale, ma certamente la « risposta » da parte delle Comunità, e particolarmente delle Comunità dell’Italia Meridionale, che più possono essere interessate al problema
dell’Ospedale Evangelico, è stata inferiore all’attesa, e le offerte si sono
mantenute su livelli assai scarsi. Ma
sappiamo, naturalmente, che il Signore benedice anche il soldino della vedova, e sappiamo anche che parecchi
di questi soldini sono certamente arrivati anche da queste Comunità.
quando si vive distaccati dal popolo
e non al suo fianco si rimane sterili. È
solo a causa del nostro Ospedale che
sono state costruite le prime fogne qui
a Ponticelli. Facilmente immabinabile
quali fossero prima le condizioni igieniche e i pericoli di infezione. Abbiamo messo in moto inconsapevolmente
un meccanismo di miglioramento comunitario di cui nessuno vedeva l’urgenza. E noi sentiamo con gioia questa
vocazione e questa responsabilità. Noi
non vi sfuggiremo, e continueremo a
lavorare qui. Abbiamo un larghissimo
comprensorio di terreno, dove speriamo che un giorno possa trasferirsi il
Centro Sociale, sorgere una Casa per
le persone anziane... Le idee ci sono,
non ci sono i soldi, ma questo non ci
spaventa date le esperienze che abbiamo già fatte.
Per tornare all’Ospedale: esso si aggiunge a quelli già esistenti a Napoli
che allo stato attuale sono insufficienti. Prima di 10-15 anni non sarà possibile raggiungere quel 10 per mille che
è nelle necessità del Paese. Ma v’è anche il problema costituito dal fatto
che la grande maggioranza degli attuali nostri assistiti non ha l’INAM. In
Itaha è veramente gravissimo che
quando un individuo perde il lavoro
perde con esso tutte le assistenze, cioè
quando diventa economicamente più
debole, e quindi più facilmente preda
di malattie, viene meno assistito. Per
costoro l’Ospedale Evangeico nel nome
nel Signore aprirà lo stesso le porte.
Essi non sono coperti da nessuna con
{continua a pag. 4)
Intervista con la Direttrice Schwester Brigitta
Da Berlino a Ponticelli
noi siamo qui. Non posso dunque dir
nulla contro la gente di qui.
— Le è sembrato che Ponticelli
fosse particolarmente povera, o ha
conosciuto luoghi più poveri?
— Sono stata per quasi 6 anni a
lavorare ad Alessandria d'Egitto, dove la gente è più povera di qui. Non
posso dire molto della gente di Ponticelli, perchè non ho visto le case.
Vi sono soltanto delle donne che lavorano da noi perchè sono bisognose; una con 7 bambini di cui uno paralitico, una col marito paralizzato a
causa di un incideate, e così via.
— Quanto tempo rimarrà qui?
— Non lo so. Spero che non sia
un periodo troppo lungo, perchè
devo anche lavorare in Germania.
Conto di tornare a Berlino, in una
scuola speciale per infermiere, quin
di penso che non mi fermerò a Napoli più di 2 o 3 anni, almeno per
questo primo periodo. Vorremmo
ganizzare in questo Ospedale la preparazione di infermiere italiane. Sarà
meglio che siano italiane ed evangeliche a fare il nostro lavoro, perchè
anche in Germania occorrono urgentemente infermiere, e spero che anche qui si trovi qualcuna che possa
fare questo lavoro meglio di noi.
— Da quarito ternpo è già a Napoli, e con quante altre Sorelle è venuta a lavorare per l'ospedale evangelico?
— Sono venuta in marzo, da sola,
poi sono arrivate Schwester Barbara
e Schwester Inge, che non sono della
mia Comunità, ma che lavorano anch'esse molto volentieri qui con me.
Della mia Comunità fa parte Schwester Ertrud, arrivata da due mesi. Speriamo che vengano almeno altre due,
in modo che ci sia almeno una sorella per ogni piano. La mia Comunità ha fatto col Dott. Santi il contratto
di fornire la Direttrice e tre sorelle. Le
altre sorelle vengono dall'Italia o da
altri Paesi. Siamo tutte infermiere diplomate. lo sono la capo-infermiera.
— Ha già potuto visitare Ponticelli e Napoli?
— Ponticelli sì, perchè per fare la
spesa dobbiamo girare per il quartiere. Non abbiamo avuto il tempo di
visitare Napoli perchè lavoriamo dalla mattina alla sera e abbiamo libera
solo la domenica. Ci siamo solo concesse delle escursioni a Capri, Ischia,
Paestum e Capodimonte.
— Che impressione ha avuto della popolazione di Ponticelli?
— La gente di qui è stata sempre
molto gentile e noi non abbiamo visto finora nessun atteggiamento spiacevole nei nostri riguardi. Quando
dovevamo venire qui, ci hanno messi in guardia, avvisandoci di non lasciare cassetti o. stanze aperte, perchè la popolazione è molto povera e
prende quello che può dove trova e
dove può. Però nessuno ci ha sottratto nulla, e si può andare e venire
liberamente. Anche in città sono molto gentili e penso siano contenti che
INTERI'ISTA CON IL PASTORE DAVIDE CIELO
Coinè comincia un’opera di evangelizzazione
Più o meno in concomitanza con
la costruzione dell’Ospedale, è cominciato a Ponticelli un lavoro di
evangelizzazione. Domandiamo particolari su questo al responsabile,
pastore Davide Cielo, il quale così
ci risponde:
Il lavoro evangelistico a Ponticelli è stato iniziato al principio del
1966, in concomitanza con il lavoro
di costruzione dell’Ospedale. I primi ad esserne interessati sono stati
alcuni lavoratori occupati nella costruzione. Per lo spazio di un anno
sono state tenute riunioni settimanali nella casa del Diacono Luigi
lazeolla o nelle case dei lavoratori
stessi. Le riunioni consistevano nella lettura comunitaria dell’Evange
lo di Giovanni e in conversazioni no luogo due riunioni settimanali:
orientative. Nel dicembre del 1966
è stata affittata una sala, ubicata nel
cortile di un grande caseggiato popolare abitato da una trentina di famiglie, e in cui sono concentrati, in
un ristretto spazio, i principali problemi di questo quartiere: miseria,
condizioni igieniche primitive, bambini lasciati a loro stessi per la maggior parte del giorno e che vagano
per il grande cortile seminudi e
sporchi. La sala è stata volutamente arredata non come una chiesa
ma come una scuola : una grande
scrivania, una lavagna, sedie, una
carta geografica della Palestina, fotografie di chiese e di istituzioni vaidesi alle pareti. In questa sala hau
nel pomeriggio della domenica per
bambini (media 30) e la sera del
martedì per gli adulti (media 12).
Nell’estate di quest’anno abbiamo potuto organizzare, con la cooperazione ' di « Casa Mia », di « Casa Materna » e dell’Ospedale, una
colonia marina per i bambini. C’era
l’Ospedale, non c’era il permesso di
usarlo come tale, e così abbiamo accolto 20 bambine in luglio e 30
bambini in agosto. Li abbiamo presi dalla strada. La mattina andavano al mare a Portici, alla spiaggia di Casa Materna, qui consumavano i pasti. Siamo lieti di aver potuto offrire loro delle settimane veramente deliziose.
— Lei si trova qui da alcuni mesi,
ma non ha ancora lavorato come infermiera, perchè l'Ospedale non è
ancora funzionante. Considera questo
come una perdita di tempo, o ha potuto fare qualcosa di utile secondo
Lei anche senza lavorare da infermiera?
— Il tempo non è stato perduto,
perchè noi tutte abbiamo fatto del
lavoro al quale' non eravamo preparate, e che non avevamo mai fatto
prima. Non è mai perso il tempo in
cui si può imparare qualche cosa.
Abbiamo imparato molto. Abbiamo
fatto la pulizia da su a giù almeno
sette volte... Tante cose si possono
imparare a far meglio, e un lavoro
manuale può sempre avere una sua
utilità, specie se non si è mai fatto.
E' stato buono poter spiegare alle
donne di Ponticelli anche come la pulizia va fatta, perchè in un Ospedale
non può essere come in una casa.
— Per insufficienza di fondi, non ci
sono ancora tutte le attrezzature necessarie al ' funzionamento dell'Ospedale. Pensa che ciò pregiudichi molto le possibilità di lavoro dell'Ospedale, o crede che in qualche modo si
possa ugualmente cominciare?
— Si può e si deve cominciare con
quello che abbiamo adesso. Spero
che i medici siano comprensivi con
noi, perchè ci è difficile lavorare senza tutti gli strumenti necessari.
— Che cosa può dirmi della vita
spirituale delle infermiere?
— Ogni mattina cominciamo la
giornata con un Culto liturgico (Andacht) prima della colazione, lo stessa lo presiedo. Alla domenica, ogni
15 giorni, andiamo nella nostra Chiesa Luterana di lingua tedesca in via
Poerio, ma ciascuna infermiera o sorella va alla Chiesa sua la domenica.
Penso che più tardi il dott. Santi vorrà anche che si tengano Culti per tutti
coloro che lavorano nell'Ospedale^
5
jsf 41 — 18 ottobre 1968
pag. 8
Il dottor Emanuele Quattrini
TAVOLA VALDESE
[' veraneite vissuto con noi
Definire con una parola, un aggettivo, una espressione il posto occupato dal dott. Emanuele Quattrini nella
vai Germanasca durante il suo lungo
periodo di servizio, non è tacile. Si
parlerà, come è stato fatto in questi
giorni, ed anche in occasione del suo
funerale, di bontà : una premurosa, fattiva, gioiosa bontà radicata nella fede
cristiana; si parlerà di un carattere
protestante del suo servizio, nutrito dal
cavamo aU’inizio. Essere un bàtiusca
per gli altri, un piccolo padre non significa scendere dal piedestallo della
propria sufficienza o agitarsi in retorico populismo sostanzialmente egoista ed orgoglioso. Vuol dire semplicemente essere se stessi, ma essere vicino
agli altri e per gli altri.
I limiti e i difetti di quello che potremmo liberamente chiamare il bàtiusca della nostra valle per molti anni,
cisono noti, non è il caso di tacerli:
non ci è chiesto di idealizzare un uomo, ma di cercare nella vita di un fratello un senso ed un esempio. Ma si ricordino di questo significato profondo di esistenza coloro che oggi lodano
la disponibilità, la bontà, la premura
del loro dottore e tutti i giovani che
domani faranno parte, come lui, dell’intellighenzia della valle. Il senso della nostra esistenza è solo in questo:
saper essere una presenza umana nella vita degli altri. Il resto è chiacchiera vana e retorica.
Giorgio Tourn
Borse di siudio
Sono bandite le seguenti borse di
studio per l’anno scolastico 1968-69 per
studenti della Scuola Media e Ginnasio Liceo di Torre Pellice e della Scuola Latina di Pomaretto:
Borsa Fontana Roux di L. 120.000;
Borsa Arturo Long di L. 100.000 (con
preferenza a studenti di Pramollo, Pinerolo. Rorà); Borsa Anonima di
L. 100.000.
Gli aspiranti devono far pervenire
le domande in carta libera al Preside
del Ginnasio Liceo di Torre Pellice
entro il 10 Novembre corredate da:
a) situazione di famiglia; b) dichiara^
zione del pastore da cui risulti che il
concorrente appartiene a famiglia
evangelica; c) altri eventuali documenti a giudizio del concorrente.
La Commissione assegnerà le borse di studio a suo insindacabile giudizio entro la fine di novembre.
Il Moderatore
della Tavola Valdese
Neri Giampiccoli
POMARETT
Alcuni Valdesi ripercorrono
ie tappe del “glorioso rimpatrio,,
senso della responsabilità e della vocazionalità caratteristici del laicato
protestante; si parlerà di dedizione da
parte di un medico impegnato con
eguale premura al capezzale di giovani e vecchi a lui affidati. Tutto ciò
è vero e senza dubbio lo sapeva e lo
pensava la folla di amici e di conoscenti che seguiva marted' la sua bara. Ma proprio in questa '(.'la eccezionalmente silenziosa e comiaaiita, sobriamente commo-sa era pre.sc nte il significato delia sua esistenza in un modo
che i termini di bontà, impegno, responsabili! à non bastano ad esprimere.
Egli è stato es.senzialmente una presenza nella vita di tutti noi, presenza
che non si può dimenticare senza dimenticare i momenti decisivi della propria esistenza. Oggettivamente anzitutto : al capezzale di quanti morenti,
di quanti bambini, di quanti malati,
alla nascita di quanti neonati fu presente negli anni del suo servizio? Neppure lui avrebbe saputo dirlo. Nascere
e morire sono i grandi momenti della
vita di un uomo e non si può evitare
di lasciare una traccia con la propria
presenza in quelle ore.
Egli fu però una presenza anche soggettivamente, seppe cioè fare del proprio lavoro un segno di presenza; non
fu solo testimone del nascere e del
morire ma seppe entrare a vivere in
relazione con gli uomini di cui vedeva
scorrere desistenza. Seppe introdurre
nf ila sua funzione sociale la dimensione dalla libertà e dell’incontro, entrò
in tutte le case senza essere chiamato
per vedere, sentire, salutare passando
rapido, con gesti spicciativi, positivo.
E tutto questo fu probabilmente senza proposito, senza intenzionalità missio -ariep umanitarie, essendo sè stesso, .libero, senza recitare la parte del
medico buono come nei romanzi popolari.
Perciò non era solo ad un amico, ad
un conoscente che nel pomeriggio d’au■ unno pieno di luce e di silenzio, l’ali re giorno, si dava l’estremo saluto, come dice l’infelice espressione del nostro vocabolario funebre, era ad una
parte di noi stessi. Presente nell’animo
e nel cuore della folla era quel tessuto di ricordi, di prove, di speranze, di
inquietudini che i 35 anni della sua
in mezzo a noi hanno tessuto ; pensando a lui ognuno pensava
II,' rn giorno o una notte in cui era
stato te.stimone di ore cruciali e presenza di uomo.
Né la lingua nazionale né il dialetto
hanno un termine che esprima adeguatamente quel tipo di relazione esistente tra una presenza autorevole, rude,
fraterna come la sua e resistenza degli abitanti di un piccolo mondo; solo
un popolo di carattere sentimentale e
gioviale come il russo ha saputo coniare il termine « bàtiusca », piccolo pa; forse quello il termine che cer
Segnaliamo che le comunità della
Val Germanasca aprono una sottoscrizione di « fiori in memoria » del dott.
E. Quattrini, in favore del Reparto Gerontologico dell’Ospedale Valdese di
Pomaretto, del quale il dott. Quattrini
SI è molto interessato e occupato. Le
offerte possono essere versate ai Pastori, alla Direzione dell’Ospedale di
Pomaretto o alla C.I.O.V. (sul conto
corrente postale 2/27051 intestato a
quest’ultima. Torre Pellice).
Dal Rifugit) « C. Alberto »
RINGRAZIAMENTO
La Direzione
Cario Alberto ringr
Vanda Peyrot, Eric;
vie, Nora Peyrot, Ero, Giovanni Planci
Pastore Bruno Posi;
Jahier, Pietro Lon^G)
te hanno dato del i
attività per aiutare
in un momento jian
insufficienza di pers:
Ospiti del Rifugio Re
aziano Franca Bleynat,
I Revel, Luciana Chauter Ganz, Fulvio GraneGli, il Pastore Aime, il
gno, Pasqualetti, Mary
i quali cosi gentilmenoro tempo e della loro
I Istituto che si trovava
K^olarmente difficile per
naie.
Lo scorso anno una pattuglia di Svizzeri
rifece il percorso di Arnaud. ma tralasciando il gros^ tratto iniziale delFasfalto. Quest^anno invece il geometra Gino Rostan, suo
figlio Daniele e il geometra Giovanni Ro
stagno, lutti membri della chiesa di Poma
retto, hanno percorso fedelmente il traccia
to, correggendo persino alcune imprecision
di nomi dell’itinerario di Arnaud. Trecento
quaranta chilometri da Prangìns alle Valli
costituiscono l’interessante e coraggiosa marcia dei tre maratoneti.
Interessante la breve intervista che abbiamo avuta con i nostri e con un giornalista:
« Abb amo scalato venti colli tra cui il Col
du Bonhomme, il Col de Vlseran, il Moncenisio, il Col Clapier, il Col di Cóteplane; abbiamo fatto dieci tappe come i nostri avi —
raccontano i protagonisti —, proprio come i
nostri avi del ^glorioso rimpatrio^ Certo i
nostri socchi erano un po’ più leggeri dei
loro (cinquanta kg. e quindici i nostri). Il
viaggio si è svolto normalmente, tranne che
al quarto giorno, quando ci siamo smarriti
a causa della nebbia; per fortuna ci siamo
imbattuti in un rifugio. Abbiamo, fatto tappa negli stessi luoghi degli eroi di Arnaud
e abbiamo avuto ottima accoglienza dovunque: soltanto a Bessans. un paesino nel versante francese ai piedi del Moncenisio, la
gente ha mostrato una certa diffidenza; hanno voluto controllare bene i nostri documenti e qualcuno ci ha scambiato per avven
iiiiiiiiimmniiiiiimiiii
1
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
Martedì 8 ottobre hanno avuto luogo i funerali del nostro fratello Meyron Giovanni
Giacomo fu Pietro, abitante in Via Boschetti, deceduto alLOspedlale Valdese di Torre
Pellice. dove era stato ricoverato da qualche
giorno, alLetà di anni 93. Eravamo abituati a
vederlo aggirarsi tra noi con la sua caratteristica andatura e col suo fare cord'ale: la sua
improvvisa dipartenza che nulla lasciava presagire ci rattrista e di lui rimane vivo in
noi il rimpianto.
Domenica 13 ottobre ha avuto luogo il
servizio funebre della nostra sorella Mondon
Maria vedova Meyron. deceduta alla sua ahitazione in Via Beisilia il giorno 11. nel suo
91“ anno. Da tempo la nostra sorella era costretta a letto e le sue forze declinavano lentamente; ella sì è spenta così, senza sofferenze, come una lampada cui venga a mancare
Tolio. Ha sopportato con spirito di pazienza
e d; fede la sua infermità circondata dalle
assidue cure dei suoi cari.
Ai familiari ed ai parenti colpiti da questi lutti esprimiamo ancora la nostra viva e
fraterna simpatia cristiana guardando con
fiducia a Colui die è il Vincitore deUa morte
e che ci consola in ogni nostra afflizione.
Un vivo ringraziamento al Pastore signor
Edoardo Micci ¡1 quale ha presieduto il servizio funebre di martedì 8 ottobre.
11 Pastore Bruno Bellion sarà insediato
quale Pastore di Bobbio Pellice a cura della
Commiss'one Distrettuale nel corso del culto
di domenica 20 ottobre. e. a.
i
in comune di ale.; - ■ pr^cazioni; a questa
esigenza, e a quell-, l'spressa da alcuni membri della comunità. ';;/s;derosi di poter discutere con il prcdicinGv,' il messaggio ascoltato,
si è comincialo a pendere, con la riunione mensile di un .‘luppo di studio (primo
testo esaminato: I 'a 13: 13-21).
Mentre sono ni;. .ale O iniziano tutte le
attività, si sollolin la collaboraz'one interdenomìnazioriale. ¡a particolare con la Chiesa metodista: il 3t m ttembre si è avuto una
riunione iniziale c(- fiune dei monitori SS.DD.
melodisti e valdesi della collaborazione nella
preparazione e nv'<’ avvio del Centro-Scuola
« J. Lombardini d a ( inisello già si è parlato
su queste colonne. Ni l pomeriggio di domenica 6 ottobre si è tenuta a Bergamo una
riunione del Presbiterio'lombardo. Per giovedì 31 ottobre, in ¿(Scesione della celebrazione della Riforma. si'^^LI ’ de con vivo piacere,
per una conferenza,* il »astore Paolo Ricca.
Le pratiche edilizie Gor l’apertura della
libreria (una succÙtsìv della Claudiana)
vanno purtroppo a lilciiio, ma si spera che
alla comunità — e alla cittadinanza — possa essere presto offerto fincsto servìzio di alta
imjjortanz:!.
Il 1“ novembre
a S. Fedele Intelvi
L’Assemblea ili llppsala
valutazioni e prospettive
Una conversazione del Moderatore N. Giampiccoli
Riunito la domenica 8 settembre per un
pomeriggio di lavoro, il Consiglio di Chiesa
ha esaminato e tracciato le linee dell’attività
ecclesiastica, proponendole alla comunità.
Ai fratelli è stato chiesto dì dedicare il
mercoledì sera alla vita della Chiesa: si alterneranno assemblee di chiesa, gruppi dì
studio, in particolare sui documenti sinodali,
e tavole rotonde : una delle prime, il 16 ot.
lobre, affronta apertamente il problema delle tensioni airinlerno della Chiesa Valdese,
secondo Timposlazione sinodale: «Saper vivere nel dissenso ». Quanto alla predicazione. era stato chiesto da tempo che sì avessero incontri con i pastori per la preparazione
Venerdì 1“ novembre, nel quadro di un
Convegno di evangelici e deirAssemblea degli Amici del Centro evangelico « P. Andreetti », a S. Fedele Intelvi, il Moderatore
Neri Giampiccoli terrà una conversazione
siiirAssemblea di Uppsala. alle ore 10,45,
dopo un breve culto di apertura, alle 10,30.
Seguirà una libera discus.^ìone. Dopo Tintervallo meridiano — per il pranzo sono disponibili 30 posti al Centro, al prezzo di L. 800,
con altri posti liberi per coloro che sì saranno portati la colazione al sacco — alle ore
14,15 si terrà TAssemblea degli Amici del
Centro, con relazione annua e controrelazione, discussione, suggerimenti e proposte per
Tattività futura, elezone del Consiglio direttivo. Prenotarsi al p ù presto presso la
Direzione del Centro, \ ia T. Grossi IT?
22100 Como, tei. 273.440.
L'aniico dei fanciulli
MENSILE ILLUSTRATO PER I RAGAZZI DELLE
SCUOLE DOMENICALI
La Pagina Biblica
Racconti
Documentari
Corrispondenza e rubrica dei ragazzi
— La pagina dei Cadetti
— Ricerche Bibliche
— Giochi
Abbonamento annuo L. 750 - estero L. 1.000. Versamenti sul ccn 2/21641
intestato alla Libreria Claudiana, Via Principe Tommaso 1, 1()125'Torino.
SOMMARIO DEL NUMERO DI OTTOBRE
— Inchiesta sulla scuola, su richiesta dei Cadetti di Pinerolo
~ La Scuola dei Barbi a Pradeltoino
— Uno scienziato cristiano su un vulcano di Giava
La pagina biblica : Padre, ti prego
Notizie da una scuola inglese : il pacco dell’amicizia
~~ Problemi biblici a premio
~ Giochi
Ex - GouldiRi a convegno
Nei giorni 2 e 3 noveml>ro p. v. si svolgerà
l'annuale Convegno indelto dairAssociazione
Ex-Gouldini: i quattro giorni festivi faciliteranno la venuta, sì spera, anche dì coloro
che risiedono più lontani da Firenze, o inviteranno coloro che desiderano prolungare
un poco il soggiorno nella città. Essi sono
attesi nella Foresteria del Gould.
In programma per qnesle giornate, oltre
alla fralcrnizzazione e all incontro con la
comunità fiorentina, rA.ssemhlea amministra,
tiva e costitutiva dell Associazione, rievocaz'oni. la discussione sulla grande speranza
del Gould: la nuova sede, una visita a Villa Camporella.
RODORETTO
La prima riunione dell’anno è convocata
mercoledì 30 ottobre a Fontane. Tutti sono
invitati a parteciparvi dovendosi discutere il
problema della nomina degli anziani. Si ricorda che per tutto il me.se di ottobre la
scuola domenicale ha luogo a Rodoretto alle
ore 10.
FERRERÒ - MANIGLIA
Alcune famiglie della nostra comunità sono state visitate da lutti dolorosi.
AirOspedale di Pomaretto, dov'era stato
ricoverato da pochi giorni, è deceduto il 21
luglio, il nostro venerato fratello Grill Pietro Luigi, del Capoluogo, aH’età di 87 anni.
Durante la sua permanenza a Pomaretto,
molto tempo addietro, ove aveva svolto la
sua attività, era stato membro di quel Concistoro. Alla vedova ed ai parenti le nostre
vive condoglianze.
A Pomeyfrè il 22 luglio, all’età di 77 anni, è deceduto dopo lunghe sofferenze il nostro fratello Pascal Abele. La salma riposa
nel cimitero di Villa di Prali, per suo espresso desiderio, essendo egli originario della
Maiera, dove lo vogliamo ricordare — il
19 febbraio 1930, quando la valanga abbattutasi sulla borgata lo aveva travolto e contuso, liberatosi da solo dalla neve sì era pròdigato nei tentativi di salvataggio di altri
infelici riuscendo a salvare due uomini ed
una giovanetta, com’è scritto in un Attestato
di Pubblica Benemerenza concessogli dal Mi.
nistero deH’Interno. Ringraziamo il pastore
F. Davite che ha presieduto il funerale essendo il pastore locale impegnato. Alla vedova
ed ai congiunti le nostre sentite condoglianze.
Il 13 agosto ha avuto luogo il funerale
della nostra sorella Luigia Poet vedova Micol, spentasi al Forengo all’età di 79 anni.
Al figlio ed ai parenti Tespress one della nostra simpatia.
Il 2 settembre airOspedale di Pomaretto,
dopo breve degenza è deceduto il nostro fratello Alberto Peyrot, del capoluogo, aU’età di
60 anni. Alla madre, al fratello ed alla cognata, ai parenti le nostre vive condoglianze.
Il 9 ottobre nel tempio alla presenza di
una folla commossa è stato celebrato il funerale della nostra sorella Elvira Peyrot, del
Crosetto, di anni 21, mancata tragicamente
il 3 ottobre mentre era intenta al suo lavoro
neirufficio, a Ginevra, ove risiedeva da alcuni anni, circondata dalla stima e dall’affetto della Colonia Valdese e di quanti l’hanno conosciuta. Ai desolati genitori, alle giovani sorelle, alle nonne ed ai parenti tutti
l’espressione della nostra profonda, commossa simpatìa.
Domenica 13 ottobre nel tardo pomeriggio. mentre stava conversando colla sua signora è subitamente e serenamente spirato
il Dottor Emanuele Quattr.ni, all’età di 62
anni. I funerali celebratisi martedì pomerig.
gìo sono stati una commovente dimostrazione deirunanima profondo cordoglio causato
da questa cosi dolorosa dipartita; era presente una folla immensa rappresentante tutta la Valle Germanasca ove per 36 anni aveva svolto con un vero senso dì apostolato e
di completa dedizione la sua preziosa missione di medico con grande competenza recando sempre nella sua parola come nella
.sua azione coraggio, aiuto, bontà e simpatia;
moltissimi gli amici, i colleghi, i conoscenti
giunti anche da lontano, da molto lontano.
Dopo la parte religiosa svolta dal pastore locale, hanno parlato il pastore F. Davite a
nome dei collegbi e delle comunità delle
Valli, il pastore E. Aime a nome della CIOV
ricordando l’opera fedele svolta per 35 anni
airOspedale di Pomaretto quale Direttore
sanitario e medico: il sindaco di Ferrerò sìg.
R. Genre. anche a nome di quelli di Massello. di Prali e di Salza, ha recato il saluto
commosso e r’conoscente di tutta la popolazione. Quindi il pastore A, Deodato La pronunziato una preghiera. Un lungo corteo ha
accompagnato la salma al campo dì riposo
a Ghigo di Frali, dove numerose persone era.
no convenute. Alla vedova, al figlio e famiglia, alla figliuola, alla sorella, ai fratelli e
loro congiunti, ai parenti tutti, Pespressione
della viva, fraterna simpatia del Concistoro
e della comunità tutta che egli ha tanto amato lasciandole un luminoso indimenticabile
esempio di fede, dì amore e servizio.
furieri. Molti a Bessans sono ancora legati a
vecchi e odiosi pregiudizi di razza e religione; è gente che il pastore Arnaud in un suo
scritto indica come ”la peggiore canaglia che
sia mai esistita” ».
Rifare una strada dove si è lottato, sofferto, pregato, affidato minuto per minuto la
vita al Liberatore è un modo di riflettere, di
rifare sempre a nuovo la nostra strada di
ogni giorno, nella lotta, nella testimonianza.
Per questo i Valdesi hanno una storia che
vale, che conta se si rivive, se si attualizza
nel rischiare il nostro tempo, il nostro denaro, la nostra carriera al servizio delPIddio
delle Liberazioni e nelle opere concrete del
nostro tempo, nella nostra chiesa come nel
mondo.
Esprimiamo ai nostri maratoneti del « glorioso rimpatrio 1968 » il nostro plauso per
l’amore che essi hanno per la storia del nostro popolo; e sia di richiamo a quanti hanno persino dimenticato queste pagine preziose. Gustavo Bouchard
Croce Verde Pioerolese
Dal 19 al 26 ottobre è in corso la « Settimana della Croce Verde » che vuole far conoscere alla cittadinanza pinerolese e ai paesi
limitroh l’importanza e l’attività del nostro
Sodalizio.
La Croce Verde è sorta per l’iniziativa e
l’abnegazione di pochi nel lontano 1913.
Di poi ha svolto un lavoro lodevolissimo
di assistenza per gli infortunati e i malati
della zona. Tutti ne conoscono certamente
i meriti e ricordano, per averlo sentito anche troppo spesso, l’urlo della sirena delle
autoambulanze.
La « Settimana deUa C. V. » viene con
l’intento d; ottenere, col riconoscimento dei
cittadini, una generosa offerta da parte di
tutti onde poter acquistare una nuova, più
moderna ed indispensabile autoambulanza.
Si ricorda a chi sente di poter dare, che le
offerte si raccolgono in via Trieste, presso la
Sede, dove si potrà avere la bella medaglia
ricordo.
La « Settimana della C. V » comprende un
programma ricco e vario di manifestazioni,
fra cui segnaliamo in particolare la conferenza su c( Pronto soccorso e rianimazione »
che sarà tenuta dal dott. Ottavio Marchisio,
primario di anestesia e rianimazione all’Ospedale Civile della città, giovedì 24 c. m. alle
ore 21 presso la Biblioteca Civica; introdurrà il prof. Mario Ferrando, primario chirurgo deirOspedale Civile.
« Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perchè
amiamo 1 fratelli ».
(I Giov. 3: 14)
Profondamente commossi per le testimonianze di affetto e di simpatia
ricevute per la dipartita del
(dott. Emanuele Quattrini
i familiari ringraziano tutti coloro che
hanno preso così viva parte al loro dolore, in modo particolare i Colleghi
Medici, il Sindaco di Ferrerò, il Pastore Lorenzo Rivoira e Signora.
Ferrerò, 15 ottobre 1968
La Commissione degli Istituti Ospedalieri Valdesi, i Medici ed il Personale degli Ospedali e delle Opere Valdesi partecipano, vivamente commossi,
al dolore della famiglia per la improvvisa dipartenza del
(dott. Emanuele Quattrini
del quale ricordano, con rimpianto e
riconoscenza, il volonteroso e fedele
servizio prestato durante ben 34 anni
in qualità di Direttore Sanitario dell’Ospedale Valdese di Pomaretto.
« Non temere, solo abbi fede ».
Marco 5: 36
La famiglia della tanto amata ed indimenticabile
Elvira Peyrot
ringrazia di cuore quanti in qualsiasi
modo le hanno dato prova di simpatia nel suo immenso dolore. Rivolge un
ringraziamento particolare al pastore
S Rostagno ed al suo coadiutore, all’Unione Valdese ed agli amici di Ginevra, ai pastori R. Rivolre, C. Tourn,
G. Peyrot ed ai vicini di casa.
Crosetto, 10 ottobre 1968
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6
pag. 6
N. 41 — 18 ottobre 1968
Notiziario
Evangelico
Italiano
Pier Paolo Grassi
Come abbiamo annunciato nel numero scorso, la Chiesa Evangelica Metodista d’Italia e con essa tutto l’evangelismo italiano hanno perduto un predicatore dell’evangelo e un pastore
d'anime, il dr. Pier Paolo Grassi.
Nato 61 anni or sono a Bari, dove il
padre Salvatore svolgeva il suo ministero pastorale nell’allora chiesa episcopale, seguì poi gli studi presso la
Facoltà Valdese di Teologia in Roma,
laureandosi parallelamente in lettere.
Fu pastore nelle comunità metodiste
di Trieste e di Bologna ; poi, in un periodo di crisi finanziaria del metodismo episcopale, esercitò il ministero
per alcuni anni nella comunità di Brusio, nei Grigioni.
Nell’immediato dopoguerra, unitisi i
due rami del metodismo italiano, riprese il suo ministero in Italia e fu
pastore a Palermo, a Firenze e dal 1958
a Roma, dove ora il suo servizio terreno si è concluso.
Come ricordava il Presidente Mario
Sbaffi, « Pier Paolo Grassi ha lasciato
in ogni comunità il ricordo indelebile
della sua spiritualità, della sua cultura, del suo carattere dolce ma all’occorrenza fermo, della sua serenità nell’affrontare i problemi che spesso il
ministero pastorale riserba».
Membro dal 1953 del Comitato Permanente Metodista, ne fu anche per
alcuni anni il segretario ; lavorò attiva^
mente in diverse commissioni della
sua Chiesa, in particolare in quella
permanente per gli studi, in quella per
le discipline e, con speciale impegno,
in quella per l’innario, la cui nuova
pubblicazione non gli è stato dato di
vedere. Studioso attento delle Scritture, una delle sue ultime fatiche fu la
collaborazione, a titolo personale, alla
preparazione della « Bibbia Concordata » che l’editore Mondadori sta per diffondere.
Ricordandolo, il pastore Mario Sbaffi
citava l’esortazione con cui il pastore
P.P. Grassi concludeva una delle sue
predicazioni alla radio ; « Rendiamoci,
con la nostra ubbidienza e fedeltà, degli strumenti docili nelle sue mani, affinchè egli realizzi in noi e con noi i
suoi disegni di misericordia; avremo
così speso nel modo migliore il tempo
che egli ci ha dato da trascorrere in
questo mondo, alla gloria del suo nome».
Noi pure pensiamo con affettuosa
gratitudine a ciò che il Signore ci ha
dato attraverso questo suo testimone.
Dalle Chiese Battiste
Nella Chiesa battista di Torino-Lucento,
Via Viterbo 119, FUnione giovanile ha organizzato nel mese di ottobre una serie di
conferenze, il mercoledì sera alle 21. Ecco
il programma : 2 : Martin Luther King (C.
Inguanti); 9 : La preghiera (E. Ayassot);
16 : Il divorzio (Frida Malan); 23 : L’Esercito della Salvezza (R. Vinti); 30 : Il papato
(P. Ricca). Naturalmente tutti gli evangelici
torinesi sono fraternamente invitati.
Dieci catecumeni hanno ricevuto il battesimo nella chiesa battista di Via Vernazza, a
Genova, nel corso dell’annua festa battesimale. Il culto era presieduto dal pastore locale, E. Santini, e vi hanno partecipato pure
il past. Carmelo Inguanti, presidente delrUnione battista, e il pastore della comunità
di Sampierdarena, M. Romeo.
Coslantinianesimn all’Est J^otiziario
Ettrice ClaudGina
Via Principe Tommaso, 1
10125 . TORINO
* * *
André Dumas
Il controllo delle nascile
net pensiero prolestanle
(pag. 180 . L. 1.500)
Uno dei pochi libri che possono fare
testo nello studio del problema (« Il
Dialogo » - Palermo).
Emil Brunner
La parola di Dio
e la ragione umana
(pag. 98 - L. 500)
Dio è il soggetto assoluto, il Tu che
apostrofa l’uomo e non può mai essere ridotto dal nostro pensiero ad un
oggetto, a un dio immanente e impersonale. La fede vive nella parola
di Dio che diviene persona storica in
Gesù Cristo.
Le Chiese dei cinque Paesi del Patto di Varsavia che hanno occupato la Cecoslovacchia appoggiano i loro Governi
ecumen ico
Abbiamo seguito e seguiamo con
fraterna ansietà — dandone notizie
ai lettori nel nostro giornale — la
situazione cecoslovacca e le relative
posizioni delle Chiese, ivi compreso il loro silenzio. Ora il silenzio di
certe Chiese dell’area socialista si è
rotto e dobbiamo dire con sgomento che esse o non hanno condannato
l’aggressione sovietica o addirittura
l’hanno giustificata.
Abbiamo detto « con sgomento »
e non « con sorpresa » perchè purtroppo — tranne qualche eccezione
— sia in occidente che nell’est siamo ormai abituati a vedere le chiese schierarsi incondizionatamente
dalla parte del potere costituito,
senza aver la forza di opporsi alle
più flagranti violazioni della legge
cristiana (vedi le benedizioni alle
truppe ed alle armi americane che
massacrano i vietnamiti, rei di volere l’unificazione del loro paese, comunista o no che sia; vedi le giustificazioni dell’aggressione alla Cecoslovacchia, per non citare che due
casi fra i più recenti).
Si potrebbe aggiungere che, mentre nei paesi a democrazia occidentale le Chiese paiono ancor più colpevoli, in quanto il loro eventuale
atteggiamento contrario all’autorità
statale non compromette la loro esistenza, la cosa invece cambia aspetto per quelle dei paesi socialisti, ove
esse possono sentirsi minacciate nella loro stessa esistenza.
Ma non è questo il punto: una
Chiesa è sempre una Chiesa sia in
occidente che in oriente e la sua
missione sarà sempre quella di testimoniare la sua fede e la sua carità, anche a costo di andare incontro alla persecuzione ed alla messa
al bando.
Ma ecco alcune notizie, che rileviamo dal n. 36 del soepi :
Il patriarca di Mosca e di tutte le
Russie, Alessio, in risposta al messaggio del CEC (che —- come abbiamo pubblicato a suo tempo — ha
deplorato l’intervento militare, ha
chiesto il ritiro delle truppe ed ha
espresso la sua simpatia alle Chiese
ed al popolo cecoslovacco), ha scritto al presidente del comitato centrale del CEC, deplorando la pubblicazione del suddetto testo, e chiedendosi se vi erano sufficienti motivi per adoperare delle « parole così
categoriche come ’’intervento militare” y>.
« Come ognuno sa — continua il
patriarca — la Cecoslovacchia fa
parte integrante della comunità so
cialista... i cui paesi sono membri
del patto di Varsavia, la cui respon
sabilità è la reciproca difesa del so
cialismo e dell’indipendenza di det
ti paesi ».
Secondo il patriarca, gli invasor
non sono intervenuti negli affari in
terni della Cecoslovacchia, « che
governata dai suoi organi costituzio
nali diretti dai capi legalmente elet
ti e rispettati dal popolo ».
Egli ignora completamente la pa
lese opera di intimidazione e di re
pressione svolta dall’imperialismo
russo nei riguardi dei capi stess
della Cecoslovacchia, nel machia
vellico intento di fermare il « nuovo
corso » senza eliminarne gli autori,
graditi alla massa della popolazione.
Il patriarca ha infine concluso la
sua lettera affermando che « l’ingresso temporaneo » dei cinque eserciti alleati era necessario per proteggere la struttura socialista del
paese, e per evitare spargimenti di
sangue e fors’anche un conflitto internazionale.
Efrem II, patriarca della Georgia
(stato dell’Unione Sovietica) deplora del pari « Vaffrettata dichiarazione del CEC »; « Tutti i problemi
relativi alle relazioni sovieto-cecoslovacche sono espressi negli accordi fra i due governi, come pure i
fondamenti di questi accordi e cioè
le misure prese per la normalizzazione della situazione in Cecoslovacchia ».
Anche la Chiesa luterana evangelica di Latvia (Lettonia) è contraria
alle dichiarazioni del CEC in quanto essa « difende la pace nel mondo
intero, l’amicizia e la distensione
nelle relazioni fra i popoli » (ma le
armi russe non erano molto... amichevoli !).
La Chiesa evangelica luterana di
Estonia arriva addirittura ad affermare che non vi è stato alcun intervento militare negli affari interni
della Cecoslovacchia e che i cinque
alleati hanno risposto all’appello di
personalità del partito e dello stato
cecoslovacchi !
Analoghe le dichiarazioni dell’Unione dei battisti cristiani evangelici in URSS; « Le truppe dei paesi
alleati che .sono temporaneamente
in Cecoslovacchia non interverranno
negli affari interni del paese ed i
negoziati sovieto-cecoslovacchi saranno rispettati ».
Il presidente del « santo sinodo »
della Chiesa ortodossa cecoslovacca,
nel ringraziare il CEC per il suo
messaggio, ha detto: « La situazione si normalizza ed il lavoro delle
nostre e di altre chiese nella R.S.C.
prosegue, coll’aiuto di Dio e la collaborazione di lutti i cristiani ».
Il patriarcato della Romania ha
dichiarato: a Ci uniamo a tutto il
nostro popolo per unire la nostra
voce a quella di tutti coloro che
chiedono il ristabilimento del sacro
diritto allo sviluppo libero ed indipendente del popolo cecoslovacco ».
Mentre alcune fonti di stampa
avevano annunciato che subito dopo l’invasione della Cecoslovacchia
dai pulpiti delle chiese evangeliche
nella Germania orientale (RDT) era
stato letto un messaggio di solidarietà per i fratelli cecoslovacchi, il
bollettino della Federazione luterana mondiale nota che un appoggio
incondizionato alla* RDT si legge
in una « circolare » di una nonufficiale « Federazione di pastori
evangelici nella RDT », pubblicata
sul quotidiano Nme Zeit, di Berlino-Est. La leittra, non firmata, afferma che il gruppo appoggia
iiiimiiiiiiiiimiii
Il ilHmiHiiiinimiiHiiiiHiiimimt
Echi della settimana
IL SECONDO DIKTAT
A" E con grande amarezza, con preoccupazione vieppiù crescente, che vediamo aggravarsi, di settimana in settimana, la situazione della Cecoslovacchia. Più passa il tempo, e più dobbiamo riconoscere la nostra incapacità a spiegare la politica sovietica. Abbiamo formulato più volle, nelle passate osservaz'oni critiche agli ■ Echi della Settimana », la congettura che lo spiegazioni di tale
polit'ca debbano rìcero-arsi in complicazioni interne al regime sovietico. Ma dobbiamo pur confessare eh ■ una simile congettura dice poco. Quali complicazioni interne?
Si tratterebbe forse (co-i ahimè non sia!)
d'un vero e proprio piano di politica internazionale elaborato nascostamente nell’alto consesso del Cremlino, e di cui la triste vicenda
della Cecoslovacchia non sarebbe che la prima carta giuncata? Non lo sappiamo, ma cominciamo a sospettarlo. In attesa che gli avvenimenti dei prossimi mesi gettino luce su
questo angoscioso problema riportiamo alcuni passi d’un’interessante valutazione del
« secondo accordo di Mosca » (ivi pubblicato
il 4 c.), che L. Vasconi fa (su « L’Astrolabio » del 13-10-’68) in contrapposto al « primo accordo » (conclusosi tra il 23 e il 26-8).
« Il ’’secondo accordo' non parla più di
democrazia socialista di rispetto dell’indipendenza, di continuità con i ’’plenum” di gennaio e di maggio (come invece parlava il
"primo accordo”). Per le truppe (s’intende:
sovietiche) preannuncia un trattato di ’’temporanea presenza” che, sui piano del diritto
internazionale, legittimerà (per modo di dire ) l’occupazione al di là del contingente da
dislocare al confine tedesco, e l’impegno sovietico di ritiro graduale e talmente vago da
non offrire alcuna scadenza precisa. I mezzi di informazione dovranno esser messi
’’totalmente al servizio del socialismo”. ( l
russi intendono censura totale e fine del dibattito interno). I cecoslovacchi s’impegtutno
a intensificare la lotta alle ’’forze anti-socialiste” (I russi intendono la galera per i dissenzienti, come stanno dimostrando con il
processo a carico di Pavel Litvinov, di Larissa Daniel e degli altri che protestarono
sulla Piazza Rossa contro l’intervento), ed e
il punto del comunicato che ha creato il
più diffuso malessere a Praga. Inoltre i cecoslovacchi dovranno ’’rafforzare gli organi
di partito e di Stato con persone fermamente
ancorate ai principi del marx-smo-leninismo
e dell’internazionalismo proletario” (I russi
intendono il progressivo inserimento, nei posti chiave del ’’presidium” e del governo, dei
pochi e screditati collaborazionisti tipo Alois
Indra. o dei conservatori che, pur non avendo collaborato con l’occupante, sono graditi
per la loro ostilità al ’’nuovo corso”).
La delegazione del PCUS (il partito comunista sovietico) ai colloqui (Breshnev,
a cura di Tullio Viola
Koss'ighin, Podgorni) ha offerto ’’l’aiuto” sovietico per l’applicazione di tali clausole, il
che suona, in mi documento privo di qualsiasi richiamo all’indipendenza e sovranità cecoslovacca, vera e propria ingerenza negli
affari interni, con significato peggiorativo rispetto al pur ipocrita e velato ’’diktat” di
agosto.
I dirigenti di Praga, riunitisi lungamente
a porte chiuse per esaminare il da farsi, avevano di fronte due possib.lilà, due scelte:
dimettersi in blocco, rifiutando di coprire
con il loro prestigio l’opera di progressiva
demolizione del ’’nuovo corso”; oppure cercare, ancora una volta, la scappatoia della
interpretazione cecoslovacca” degli impegni
sanciti dal Cremlino (...) Ma fino a che
punto si potrà giocare sulle parole con i carri armati in casa? La Pravda aveva chiesto
azioni concrete”, e non parole. Si potrà ancora resistere un mese, due mesi, e poi? Il
terzo ’’accordo” del Cremlino, o il quarto,
non finiranno col sanzionare la ’’interpretazione sovietica”?
Domenica (6 c.) si diffondeva la voce che
Svoboda, Dubeek. Smrkovsky e Cernik preferivano dimettersi in blocco piuttosto che
cadere in una simile trappola. Lunedì le
voci in questione venivano smentite, ma debolmente, a livello di funzionari anonimi.
ISon era ancora intervenuta una recisa, netta smentita dei diretti interessati. La voce
correva a Praga, non solo all estero. I ’’quattro” non potevano ignorare l’allarme della
loro stessa opinione pubblica. Il ritardo di
una smentita autorevole era segno che l’ipotesi era stata presa seriamente in esame... ».
DOPO IL PROCESSO
LITVINOV - DANIEL
■é" Un articolo mirabile per l’obiettività
(apparso su « Le Monde » del 13/14.10.’68)
concernente questo processo, del quale viene
rilevato un certo « progresso » (vengono rilevati alcuni elementi « positivi » dal punto
di vista del costume) rispetto ai processi pre.
cedenti, conclude come segue.
« Tutti questi elementi positivi non possono tuttavia compensare il fatto che cinquant'anni dopo la rivoluzione, si deportano in
Siberia per diversi anni dei cittadini, il cui
solo delitto è stato quello di esprimere, sulla
pubblica via, un opinione non conforme a
quella del governo; oppure, se si accetta la
tesi dell'accusa, d’aver turbato l’ordine pubblico o disturbato la circolazione.
Come ci si poteva attendere, il giornale
Moskovskaya Pravda di sabato (12) mattina,
si fa premura di attaccare personalmente e
di infangare i coiulannati, descrivendoli come degli ubriaconi, dei debosciati, degli irresponsabili ».
a cura di Roberto Peyrot
« con fermezza » la posizione della
e che la « assistenza militare »
era stata data in risposta a « un appello da parte delle forze patriottiche nella Cecoslovacchia ».
Terminiamo queste notizie con
alcune dichiarazioni del Consiglio
ecumenico delle Chiese ungheresi,
che si è recentemente riunito.
Esso anzitutto esprime la sua solidarietà verso i « fratelli cecoslovacchi », unitamente alla propria
soddisfazione nel constatare che il
popolo cecoslovacco ha dimostrato
molto sovente maggior calma di coloro che, all’estero, hanno preso la
sua difesa.
« Gli avvenimenti di questi ulti
mi giorni ci hanno riempito di gioia
Vediamo che l’ordine socialista del
la società cecoslovacca è in via di
sviluppo e che le forze dominanti
sono quelle che rappresentano il
progresso sociale e sono volte verso
il futuro ».
Nel riconoscere che « l’ordine socialista di una società si accompagna, come qualunque altra impresa
umana, a degli errori inevitabili »,
il Consiglio afferma che « soltanto
coloro che partecipano all’edificazione di questa nuova società, sono
adatti a correggerne gli errori ».
Quanto all’impiego della forza
che il Consiglio definisce « spiacevole » in linea generale, viene precisato: « Il fatto che, nella situazione
in esame, la società socialista sia
stata costretta al ricorso alla forza
si spiega con la lotta condotta dai
rappresentanti del vecchio ordine
sociale ».
Le altre parti del documento si
riferiscono agli stretti legami esistenti fra le Chiese cecoslovacche ed
ungheresi, come pure al nuovo interesse manifestato dai teologi cristiani per una teologia della rivoluzione
e dell’umanizzazione. pierre
IL SEGRETARIO PER L'EUROPA
DEL CEC
VISITA LE CHIESE UNGHERESI
Ginevra (soepi) — Il pastore E. Putfert,
nuovo segretario per FEuropa della Divisione Assistenza del CEC si è recentemente recato in Ungheria per visitarne le chiese.
E stato ricevuto dal capo della divisioneprotestante dell’Ufficio di Stato per gli Affari religiosi ed ha avuto assicurazioni che
lo Stato era pienamente conscio del ruolopositivo delle chiese nella vita della società,
della buona fondatezza delle relazioni ecumeniche ed amichevoli fra le chiese ungheresi, dell importanza dei visitatori ecumenici » e della presenza di religiosi ungheresi in seno alle commissioni del CEC.
Il pastore PuiFert si è pure recato al Consiglio ecumenico delle Chiese ungheresi che
raggruppa Chiese riformate, luterane, ortodosse e libere. Inoltre ha visitato varie facoltà di teologia ed ha presieduto alcuni
culti delle Chiese luterane e riformate.
Al SUO rientro a Ginevra egli ha detto di
essere rimasto impressionato dall’« atmosfera
ecumenica » che regna fra le varie Chiesed Ungheria, dallo sforzo di riflessione teologica sul ruolo della chiesa nella società in
evoluzione di un paese socialista, dalla fede,
dalla speranza, dalVamore cristiani, visibili
nella vita e nel lavoro delle parrocchie ed
in quello dei responsabili.
COLLABORAZIONE ECUMENICA
NEL CAMPO ECONOMICO
Roma (soepi) — La commissione pontificia « Justitia et pax » ha approvato all’unanimità il programma di collaborazione ecumenica stabilito per tre anni dal comitato^
misto (CEC/Chiesa cattolica) per la Società,
lo Sviluppo e la Pace.
Il programma, adottato dalla quarta assemblea del CEC nel luglio scorso, prevede
colloqui e progetti nazionali e regionali, delle équipes di ricerca su particolari questioni di sviluppo ed un programma di pubblicazioni per appoggiare rassieme dello sforzo
d*educaz'one sul problema dello sviluppo
economico mondiale.
La commissione pontificia ha discusso i
seguenti temi: necessità di elaborare una
teologia dello sviluppo, della giustizia e della pace; necessità di una collaborazione mondiale nel campo dello sviluppo; i problemi
della pace, della costituzione di una comunità mondiale e dei Diritti dell’Uomo; razzismo, rivoluzione e violenza.
Durante una conferenza stampa, Parcivescovo di Nuova Delhi ha sottolineato che
non vi era alcuna contraddizione fra il documento approvato a Beirut dalla conferenza ecumenica dello scorso aprile (di cu' demmo a suo tempo ampia notizia sul n. 21
Eco.Luce) particolarmente sulla questione
della regolaz'one delle nascite e l’enciclica
« humane vitae ». Il documento di Beirut
insìste sul « d ritto ed il dovere dei genitori
di decidere sul numero dei loro figli, tenendo presente, fra le altre cose, le esigenze della situazione soc'ale ». La cosa — egli ha
soggiunto — riguarda ugualmente i metodi
di regolazione delle nascite in armonia con
la loro coscienza e le loro convinzioni religiose.
CONTINUERÀ' IL DIALOGO
FRA CRISTIANI E MARXISTI
IN CECOSLOVACCHIA?
New York (soepi) — Il professore cèco
Jan Lochman, della Facoltà protestante Comen'us di Praga, che quest'anno insegnerà
air«Un;on Theological Seminary » di New
York, ha appena dichiarato che il dialogo
fra cristiani e raarx'sti in Cecoslovacchia —
che è stato particolarmente fruttuoso nel
corso dei primi sette mesi dell'anno — seguirà, benché rinvasione militare possa ritardarne lo sviluppo.
« I carri armati sono potenti, ma non onnipotenti. I valori umani venuti alla luce
dal gennaio scorso in poi non possono essere dimenticati od eliminati con delle pressioni (che forse sarebbe più esatto definire
repressioni) » ha affermato il prof. Lochman.
11 processo di « liberalizzazione » instauralo da Dubeek e colleghi, ha messo di colpofine ai vent’anni di polìtica anti religiosa del
governo : « per la prima volta possiamo parlare in quanto cristiani ». Si attende ora dai
cristiani che essi portino il loro contributo'
alla ricerca di un socialismo più umano. Il
governo ha perfino incoraggiato pubblici dibattiti fra pensatori cristiani e marxisti sul
problema di sapere come promuovere questa
« umanizzazione ». (Non sappiamo se questi
incontri potranno proseguire democraticamente ed in l’bertà dopo il nuovo « giro di
vite » deirUnione sovietica, in occasione della nuova recentissima visita di Dubeek e dei
suoi colleghi di governo a Mosca: n.d.r.).
Il prof. Lochman ha lasciato la Cecoslovacchia con la sua famiglia a fine agosto,
per andare a New York, la qual cosa era
prevista da parecchio tempo. Dopo il semestre invernale, egli ritornerà a Praga, prima
di recarsi a Basilea, dove è stato nominatoprofessore di dogmatica.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175. 8-7-1960
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