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LA MONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo li »eriià nella ctriiè
EFtk. IV. I».
Si dislribuisce ogni Venerdi. — Per caduu Numero cenlesimi 40. — Per caduua linea d’inserzione cenlesimi 2«.
Condizioni il’AMMoriazione i
PerXoRi:(0 — Un Anno L. S. — Adomicilio L. 0 •
Sei nie«i ■ «. — .SS*
Tre raesi • — • # *S
— PuovisciK L. ■ *0.
— • s >s.
— • a M.
Per Francia e Srizzera franco a destinazione, e per linghilterra framv al confine lire » .
per un anno, e lire S per sei mesi. __
Le Asdociailoni »i ricevono: in Toriso airtilUzIa dpi Ulornitlo, via Valentino cui
Bellora, V fi, !• piaiiu; e dai Fralrlll Fianca librai, via U. V. degli Angeli, c-au Pomi*
— A (ienova, alla Cappella Tald<.»r. mura di S. Chiara.
Nelle provincie, prc»«. tuUi gli Ifffirii potlali per meiiodi Vnylia, che dovranno estere inviali
frana) al Diretlore della III oxji Ncivella v non altrinienli.
Aire««ro, aisegueniiindiriiii; l.nnnaA, dai aigg. NìmIwu e C.. lihrai, 3i Hemers-strCNtParigi, dallalibreriaC. .Meyrucis, rue rroiichel, 2; Niue», dal «ig. Poyrol-Tiaellibraio- Liko«’
dai sigg. Denis et Pelil Pierre librai, rne Neuve, K; Giì(Evra, dal «ig, E. Heruud libraio
Liisas.xa, dal sig. Delufoiiluine libraio.
L’ANNO V DELLA Bl/OAA NOVELLA
Col prossimo venturo gennaio la Buona
IVovella sta per cominciiire l’anno quinto
della sua pubblicazione. Quando noi ci richiamiamo a memoria l’apprensione colla
quale ci ponemmo all’opera ora fanno qualIro anni, e le difficoltà di ogni sorta che ci
toccò (li superare, fra cui non ultima è da
annoverarsi la propria dappochezza; quando
passiamo a rassegna i numerosi giornali pic«oii e grandi, religiosi e politici, liberali e
retrivi che in questo lasso di tempo vennero
alla luce e scomparvero, menlre sussislianio
tuttora, non possiamo non sentire la più viva
.gratitudine per Colui che ci ha sorretti, e
■concepirne buona e fondala speranza, che
siccome Ei non ci negò, per l’addietro, la
potente sua assistenza, così ce la concederà
ancora in avvenire.
In quanto aH’andamenlo del nostro periodir-o nell’anno entrante basteranno poche
parole. I nostri principii ormai sono conosciuti; essi sono sempre i medesimi e speriamo non abbiano da cangiare mai. Quello
•che ci proponevamo lin dall’esordire di questa pubblicazione, è lo stesso che ci proponiamo ancora oggidì. Smascherare e combattere i sofismi, coi quali i preti di Uoma
da un lato, gli avversarii di ogni rivelazi'one
daH’allro, si studiano di opporsi all’Evangelo;
alle dollrine di umana invenzione opporre
quelle sole autentiche della Parola di Dio;
iccmare e, se anche fia possibile, estirpare
del tutto le prevenzioni veramente incredibili, che secoli d’ignoranza e di servitù intellettuale aveano radicate in seno alle nostre
popolazioni contro i professori deli’Evangelo;
montrare la stretta alleanza che esiste tra
queslo ed ogni morale e civile miglioramento ; dare ai nostri fratelli ancora giovani
nella fede, che annoveriamo in Italia, armi
per difendersi da un lato, e daH’allro quel
cibo spirituale di cui più di chiunque abbisognano; tenere i membri delle nostre nascenti chiese a giorno di quanto accade di
interessante in seno alla gran famiglia di
Cesù Cristo sparsa per tutto il mondo, e dare
ai varii membri di questa notizie di noi che
ci sentiamo a loro uniti dai vincoli di uua
medesima fede e carità, e tutto ciò senza
che vadano mai disgiunte, per quanto lo
conceda l’umana fralezza, la carità e la
verità.... ecco lo scopo che ci siamo prefìssi,
e che coll’aiuto di Dio ci adopreremo ad
aver sempre davanti agli occhi.
Quanto imperfettamente sia stalo fin (jui
raggiunto, ad onta dei nostri sforzi, uno
scopo così santo e cosi elevalo, nissuno lo
sente e nissuno lo deplora più di noi.
Ma se, conscii della propria dappochezza,
abbiamo imploralo aiuto, e che quelli dai
quali avremmo dovuto aspettarlo, meno |)0che eccezioni, abbiano fallito alla nostra
aspetlazione, noi siamo in gran parte giustificati dal nostro insuccesso, avendo fatto
quanto era nella nostra possibilità di fare.
Ma ciò non basta. Quello che tutli assieme
e con nuovo ardore dobbiam proseguire, si è
di far meglio in avvenire che non abbiamo
saputo fare nel passato. Scuotinsi adunque
dalla loro sonnolenza quei nostri amici, che
potendo e dovendo soccorrerci noi fecero;
ci continuino la loro preziosa cooperazione
quei pochi che già ce ne furono larghi, e
verso i quali, per queslo, ci sentiamo in debito di molla gratitudine; si mantengano fedeli i nostri antichi associali, e faccia il suo
possibile ognuno di essi per procacciarcene
almeno un altro; e da questi sforzi riuniti
ne risulterà, colla benedizione di Dio, un
notevole miglioramento nell’andamento del
giornale, e per esso quel sempre maggior incremento deli’Evangelo, e quel bene ognor
crescente della cara patria nostra, che ambedue stanno in cima ai nostri pensieri.
Le condizioni dell’associazione seguitano
ad essere quelle stesse dell’anno che finisce.
L’Uflìzio della Buona UTovell« sarà d’ora
in poi unito al Deposito di Libri Religiosi,
viale del Re, num. 31, in Torino.
La Direzione.
ASSEGNAMEMO Al V.iLDESL
Una discussione, alla qualo le solite esagerazioni, per non dir allro, del partilo rappresentalo dair.lrmo/iia, concorsero a darò una
certa importanza, ebbe luogo lunedi p. p. nella
Camera dei Deputati. Trattavasi della categoria 21 bis del bilancio di grazia e giustizia,
portante la spesa di fr. 6,462, 30 per assegna
mento dovuto ai Valdesi, onde sop|)erire alle
spese del loro cullo, del qualo assegnamento
ecco ia brovo la sloria.
Quando il Piemonte, dopo i grandi sconvolgimonli del 93 od anni sussegucnli, fu diventalo
parlo integrante della Repubblica francese, i
pastori delle Valli, il di cui onorario quasi per
intiero proveniva dalle potenze estero allora in
guerra colla Repubblica o segnalnninnto «lalringliiilorra, si Irovarono, por l’avvcnula cessazione di lai sussidio, in condizioni durissime,
non avendo per caniparo collo loro famiglie se
non (|uol poco che polcan dividero con loro i
parocchiani falli essi slessi povorissimi da lunghi secoli d'ince.ssanli persecuzioni.
Toslimono della qual cosa,e mossa da pietà per
lanla miseria, la (Jommissiune eseciilita del
Piemonte,, con decreto del ¿8 brumaio, anno IX
(19 novembre 1800), stabili ehe i beni e i redditi delle parocchie calloliche delle valli di
Luserna, S. .Martino ed Inverso Perosa, state
ridono por mancanza quasi totale (ad eccezione
di Luserna e Perosa] di parocchiani, fossero
posli sotto l’amministrazione deirautorilA ecclesiastica valdese, la quale dovea convertirne il
prodotto negli usi a cui erano per lo innanzi
destinali i sussidii cho loro corrispondevano
eslere potenze.
E queslo non era che giustizia, se si rifletta
cbe la maggior parte fra quei beni, e forse tulli,
provenivano da spogliazioni e sequestri eseguiti
le ripetute volte a danno dei Valdesi, e sempre
ad istigazione di Roma.
Tale provvedimento, meno alcune secondarie
modificazioni, di cui per brevità tralasciamo
di parlare, venne con imperiale decreto del 25
termidoro, anno XIII, solennemente confermato
da Napoleone I; e così andarono le cose (ino
al 1814. Cessalo il governo imperialo o tornato
il sovrano legillimo, la prima cosa ch’ei foco
si fu — contrariamente ai trattali cho aveano
dichiarata valida qualunque transazione passata
sotto il cessalo governo — di togliere quei beni
ai Valdesi per ridonarli aH'antica doilinazione.
Ma sullo rappresentanze rassegnategli intorno
allo stalo di angustia a cui si trovavano ridotti
i pastori delle Valli per la privazione del godimento di quei beni, e per la non interrotta
cessazione dei sussidii che loro venivano dall’eslero, Vittorio Emanuele I, [ler debito di
giustizia, ordinò con Regie Patenti del I» marzo
1816, che d’allora in poi i detti pastori fossero
provveduti di convonienlo annuo assegno por
la loro sussistenza, nel modo clic verrebbe dalla
M. S. a parte stabilito ; e fece iscrivere, a tale
oflello, nel bilancio dell'azieuda generale delle
flnanze la somma di lire 6,500 annue, vale a
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dire 500 fr. per ciascuno dei 13 pastori cho
contavano allora le Valli, come compenso dei
■14,000 e più franchi di reddito, di cui erano
stati spogliati.
Il suo successore, Carlo Felice, non volendo,
da quel cattolico zelante ch’egli era, essere
tacciato di stipendiare Veresia, cangiò siffatto
ordinamento, o con R. Patenti del 17 marzo
1828 stabilì che i Valdesi stessi provvedessero
a questo assegnamento dei loro pastori, per
mezzo del condono che fece loro di parte dei
centesimi addizionali alla contribuzione prediale, percepiti generalmente dall'Erario dello
Stato.
Ma l’esecuzione di questo nuovo provvedimento avendo fatto luogo a molte difficoltà, e
si per farle cessare come per mantenere l’uniformità nel pagamento dei tributi, venne con
Regio Brevetto in data 2 aprile 1843, regnante
Carlo Alberto, rivocato tal condono e ristabilito
l’antico annuo assegnamento di lire 6,500 circa,
da pagarsi dall’azienda generale di finanze; e così
durarono le cose lino a questi ultimi anni, che
il Ministero uniformandosi al voto espresso dalla
Commissione della Camera, trasportò quei 6,500
franchi nel Bilancio passivo del dicastero di
grazia e giustizia, comprendendoli nella categoria delle spese ecclesiastiche.
Essendo stata eliminata tale categoria dal
bilancio , il Ministero propose l’istituzione di
una categoria speciale per ripristinarvi la spesa
di L. 6,462 30 « per l’assegnamento dovuto ai
« Valdesi, onde provvedere alle spese del loro
« culto ». — La Commissione annuì,'non potendo dissimulare a se stessa la giustizia di
una tale proposta. Ma non così giudicarono gli
uomini del diritto divino, e segnatamente \'.Ar~
monta, la quale in due successivi articoli, scritti
con quell’urbanità di modi ormai diventata proverbialo, disse cose dell’altro mondo e contro
il Ministero che « ha venduto l’anima ed il
« corpo del Piemonte all’eresia ; che s’adopra
« colle mani e coi piedi per trarci al protestan« tismo »; e contro quei harbetti che mentre
« stipendiano giornali e giornalisti ; fanno
« un gran mercato di coscienze ed hanno
< denari e sussidii rilevantissimi per tulli gli
« apostati », intendono farsi sussidiare dai cattolici, e altre simili gentilezze.
Venuta in discussione quesla categoria alla
Camera dei Deputati, si fece a parlar per il
primo cor Irò l’adozione l’onorevole Costa della
Torre, ma con ragioni così somiglianti a quello
deW.Armonia, che ben si può diro che chi ha
letto l’una ha udito l’altro. A ribatter le quali
sorsero prima l’onorevole ministro di grazia o
giustizia, commendatore Deforesta, poi gli
onorevoli depulali Tegas, IJorella, Malan, il
presidento del Consiglio conte Cavour, l’onorevole relatore sig. Astengo, i quali tutti mostrarono con lanla copia di ottime ragioni la giustizia di un tale assegnamento — da reputarsi
non già come sussidio, ma come debito o compenso — che mossa ai voti la proposta ministeriale, fu adottata a somma maggioranza.
È da notarsi che fra gli opponenti si trovarono due dei membri più distinti della sinistra,
gli onorevoli Mellana o Moia; ma per motivi
affatto diversi da quelli posti in campo dal
parlilo clericale. Gli uomini di questo partito
si opponevano perchè dopo ì'inginstixia, come
dicono, commessa a danno dei loro dalla Camera, col fare scomparire dal Bilancio i franchi
900,000 ivi portali come supplemento di congrua ai ministri della religione dello Stato, era
ingiustizia senza nome, vera ribalderia (la parola è àeW'.Armonia) il seguitare a sussidiare
il cullo valdese, che è semplicemente tollerato
— non potendo o non volendo persuadersi, quei
signori, due cose pure semplicissime: la prima,
che non ò stelo intenzione della Camera nel
depennare dal Bilancio i 900,000 fr. suddetti
di defraudare per nulla il culto della maggioranza, ma solo di provvedere al suo decoroso
mantenimento per un mezzo diverso da quello
fino allora praticato, per mezzo cioò di una più
equa ripartizione dei beni ecclesiastici; la seconda, cho i Valdesi non pretenderebbero a
questo assegnamento, sul quale si mena tanto
rumore, ove, come ai cattolici, fossero stati
loro lasciati i beni assegnati al mantenimento
del loro culto.
AH’inconlro gli onorevoli Mellana e Moia si
opponevano perchè è loro principio che « chi
« vuol la messa se la paghi », e che lo Stato
non abbia da ingerirsi nè poco nò punto nelle
spese che si riferiscono al culto. — E questo
principio anche noi l’ammettiamo, e troppo
fortunati saremmo di vederlo attuato quanto
prima nel nostro paese. Si cessi di avere una
religione dello Stalo; s’incamerino i beni ecclesiastici ; si stabilisca che ogni società di credenti ha l’obbligo di stipendiare i proprii ministri, ed allora si tolga puro dal Bilancio l'assegnamento ai Valdesi ; noi siamo sicuri che
quesli non moveranno lagnanza di sorta contro
un tale provvedimento. Ma finché sarà ritenuto
il principio dei beni ecclesiastici, ci pare pretta
giustizia, ovvero che si restituiscano alla Chiesa
valdese gl’immobili che con solenne ingiustizia
lo vennero tolti, ovvero che si rimedii almeno
partitamente a tale ingiustizia, conservandole
quel tenue compenso, di cui non avea creduto
poterla defraudare persino il governo assoluto.
Ecco in qual senso solamente noi facciamo
plauso alla risoluzione della Camera in proposito, risoluzione chc per lo spirito di equità e
di giustizia di cui ò impronta, altamente onora
così coloro che la proposero, como quelli che la
propugnarono e la sanzionarono.
IL MUNICIPIO DI PINEROLO
E L'ARMOMIA.
La presenza di una deputazione del municipio di Pinerolo ncU’alto che si collocava la pietra fondamentale del tempio valdese in detta
citlà, ha tirato addosso a quel Corpo onorevole
i fulmini AqW'Armonia, vogliamo dire quella
procella d’ingiurie più grossolano le une delle
altre, che costano tanto poco al pio giornale, ma
di cui l’unico effetto si ò di onorare quelli su
cui sono falle piovere.
La Specola delle Alpi in un arlicolo impronto
di generoso sdegno mentre prende a difendere
l’operalo del municipio come legittimo non
solo, ma come adempimento eziandio di un dovere impostogli dalla legge stessa, rimprovera
con energia agli scriltori del Meschino il loro
trattare quanto villano, altrettanto ingiusto ed
indegno di gente che si rispetta. L’.Armonia fra
altre cose avea balbettato, senza ardire di pronunciarla schiettamente, la parola scomunica,
all’indirizzo del municipio, colpevole, secondo
essa, di un’azione cotanto indegna del nome
catlolico. La Specola su queslo esclama :
< Scomunicati ! — Avete un subisso di ragioni:
l'è proprio cosi, ed io pure ho sentito in Roma
un certo ribrezzo nel calpestare le reliqnie di
tempii pagani divenuti chiese cristiane, ed iopure
ho provato vergogna di baciare in Vaticano i
piedi di Giove Capitolino battezzato per l'apostolo san Pietro 1 »
Più sotto il giornale soggiunge:
« Dopo di aver bistrattato, come fate, il Municipio pinerolese, voi nou potete tenervi, secondo la vostra usanza, dal gettare a piene mani
del fango sulla religione dei protestanti, e con
una sguaiataggine che fa stomaco vi beffate del
tempio barbetta. Voi assimilate una religione che
conta per sè nazioni civilissime alla idolatria
degli Egiziani, ed un culto cosi severo e castigato a quello delle cipolle. — Oh le zucche vuote
che voi siete, e degne veramente di adorazione,
presso una razza di animali che non vo' nominare ! Son questi i frutti del vostro fanatismo,
della vostra intolleranza, senza di che non vi fareste a calunniare la ragione umana. — Ed avrete
voi soli il potere di discernere il vero dal falso
in materie incomprensibili? c sarete voi da tanto
da imporre sullo spirito altrni la propria convinzione? — La vostra superbia non ha limiti,
ed essa non ha esempio che presso di voi soli.....
« Non è forse la religione di Cristo che voi
denigrate, ed a cui fate l’onore di una serqua di
cipolle? 1 principii morali di quella religione
non sono forse gii stessi della vostra, perchè
abbiate a tenere come dei bonzi i pastori protestanti?.... Noi non siamo protestanti, e ci onoriamo di appartenere alla religione de' padri
nostri, ma non saremo giammai conniventi con
uomini i quali fan della religione un campo
aperto di rancori, dissidii e battaglie interminabili; che per i loro particolari interessi vorrebbero metter giù ogni buon ordinamento politico; che calunniano ogni più onesta intenzione,
e rinunziano perfino ai doveri di una civile educazione. Signori della bottéga, persuadeteveue
pure : noi saremo cattolici, ma a modo nostro, e
non a modo Armonia ».
Parole gilUUe al vento, lo sappiamo pur
troppo, ma chc onorano pur sempre chi lo ha
pionunciate.
UNA LETTERA DA SEBASTOPOLI
del 30 settembre 1855.
Sotto il titolo Un grano di semente caduto nei
campi (Vedi num. 17 e 18 del nostro giornale]
abbiamo riferito la storia genuina di due soldati
francesi, i quali ebbero la grazia di conoscere
il Vangelo prima della partenza per la Crimea,
e furono colà istrumento di conversione per varii
dei loro compagni d’armi; ed abbiamo eziandio
riportata una lettera di altro soldato, convertito
appunto da essi, annuuziante la morte dei due
commilitoni.
Ora crediamo far cosa molto gradita a' nostri
lettori col tradurre una seconda lettera del suddetto militare, diretta alla persona stessa cui
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egli mandava la prima, e tolta, come questa, dal
giornale La Vie chrétienne.
Cara signora e nostra sorella in Cristo,
nostra unica speranza.
Nello scorgere dalle vostre lettere che le mie
non vi giungono e che non avete ricevuta se non
]a prima, io accetto l’offerta d’un mio camerata, ch’è del dipartimento dell’Ardèche.
Egli trovasi in corrispondenza con la di lui sorella, che abita in casa di....... riceve regolarmente le di lei lettere ed ella riceve le sue. ,
Incluse dunque in una lettera alla sorella il vostro
indirizzo, raccomandandole in modo particolare
di compiegar questi fogli in una sopraccarta e
gettarli nella posta di A......appena ricevuti, e mi
assicurò che la di lui sorella non mancherebbe
di farlo.
Se questa mia lettera vi arriva fatemelo sapere
il più tosto possibile.
Io so che raccogliereste con piacere, e l'ultima
vostra me lo esprime affettuosamente. Anche il
mio cuore ne soffre, in ispecie quando penso alla
gioia che mi hanno cagionato le vostre buone ed
incoraggianti lettere. Queste furono per me d’un
pregio immenso. Io ricevetti la prima il 5 giugno,
alcuni giorni dopo essere stato ferito d’un colpo
di sciabola al braccio sinistro.
Aspettava da qualche tempo lettere di mio
padre, e andava, passeggiando, a vedere all'uffizio, dove me ne furono rimesse due. Ero troppo
lieto! Lessi subito quella del mio genitore; ma
quando apersi la vostra e ch’ebbi letto le prime
righe, mi bisognò sedermi sulla spiaggia del
mare e ringraziare il mio Dio che aveva esaudita
la preghiera del mio cuore.
Oh 1 signora; voi mi dite che Iddio non toglie
nulla a’ suoi figli, senza dar loro qualche cosa in
,iscambio; io ne feci l'esperienza. Vi assicuro che
ho molto perduto mancandomi i due amici ; mi
sono sentito scoraggiato ; mi sembrava impossibile di camminare privo di essi, in ispecie del
mio amico Giuseppe. Egli aveva nella sua voce,
nel suo sguardo qualche cosa di divino. Laonde,
lo dico a mia vergogna, io viveva della sua vita.
Ma allorquando nel cordoglio gridai al mio Dio,
egli è stato fedele. Io mi rammentava le esortazioni, gli- incoraggiamenti) le preghiere di questi
fidi figliuoli del Signore, e pensava fra me ; eglino
non sonp più; la lor missione è finita, e tuttavia
le opere loro parlano ancora. — Io mi sovvengo
di quel giorno, che mai non si cancellerà dalla
mia memoria, in cui li vidi di ritorno da voi cosi
contenti e col viso raggiante di gioia e di riconoscenza,; e tali pensieri fortificarono la mia fede
tentennante. D’allora in poi io ebbi più confidenza
nel mio Dio, ed intesi la voce del suo spirito
dirmi ; prendi coraggio , figlio mio, sii fedele, e
vedrai la gloria del Signore. — Non fu che quando
come-san Paolo, riconobbi nulla potere dame
solo, ma tutto per Cristo, ch’io m’abbandonai
nelle sue braccia amorose e che, sebbene in terra
nemica e lungi dal mio paese, trovai delle dolcezze. Dopo queste prime prove, m’imbattei in
buon numero d’amici, che ebbi il dolore di veder
morire, ma allegro tuttavia nella mia tristezza, di
poter dir loro : a rivederci nel cielo!
L’uffiziale di cui vi ho fatto parola è morto
benedicendo Iddio sul campo di battaglia. Egli
ha pregato per la sua patria é per tutte le anime
immortali, che furono acquistate a cosi caro
prezzo dal loro Salvatore. In simili momenti
obliai sovente ch’era sui campi di battaglia. Si,
cara sorella, assai amici ci aspettano presso
l’Eterno.
Io sono stato protetto contro la morte in modo
Tisibile. Venni ferito per la seconda volta da una
palla che mi passò sotto il braccio destro ; ora
son guarito perfettamente. Ma senza volerlo,
fuorvio da ciò che voleva dirvi. Infiue, vengo
al momento in cui ebbi finito di leggere la lettera. Sollecitando il passo, per quanto la mia
debolezza me lo permetteva, arrivo di faccia a
Sebastopoli, questo vasto campo seminato di
monticelli e coperto di cannoni, di palle e di
tutta specie di armi a fuoco; di più, l'odore di
polvere e de’ morti che vi si respira è cosi lugubre e cosi tristo che vi sarebbe di che commuovere i cuori i più duri ; ma io non pensava
a questo. Era occupato a cercare uno de' miei
intimi amici, per metterlo a parte della mia felicità: e avendolo scorto in uu gruppo di soldati,
io lo chiamai, senza badare che nel medesimo
cerchio aveavi uno do' nostri capitani che trasandai di salutare. Fui subito condotto in disciplina, ed eccomi forzato a serbare fino alla dimane il piacere per me solo. Furono abbreviato
queste ore, e la solitudine mi riuscì, per cosi
dire, salutare, benché fossi dolente d'aver maucato verso il mio superiore ; e oltre a ciò, facendo
ridere altri di mia conoscenza. Pur troppo ! essi
uon ne sanno di più, e non isti a me il gettar
loro la pietra. Io prego adunque Colui solo che
sa far sortire il bene dal male di volgere questo
acccidente alla di lui gloria. Uscendo dal luogo
suddetto mi recai ben presto nella caserma, ove
trovai l'amino mio, occupato a pulire le sue armi;
egli si chiama Adolfo C. Rimase orfanello all’età
di cinque anni; ma venne allevato da una buona
zia cristiana, che gli scrive a quando a quando
delle buone lettere. Giunto che fui, gli narrai
ogni cosa, e avendo preso un sedile di legno, ci
ponemmo in un angolo, e mentre leggevamo la
vostra lettera, senza far attenzione aH’andirivieni
degli altri soldati, uno di questi, intento a spazzolare i suoi abiti, ci dice: — Se non fossero i
vostri uniformi e i vostri mustacchi, si direbbe
che siete femmine. — Il medesimo soldato s'era
più volte raunato con noi, ed una domenica in
cui ci trovavamo in parecchi a trattenerci sulla
salvezza che Cristo ci ha acquistato morendo
sulla croce, dopo d’aver parlato a lungo, il mio
amico Adolfo disse loro che , se volevano , egli
farelibe la preghiera prima di separarci; e nella
sua preghiera chiese a Dio di benedirvi e di conservarvi. Questo soldato s'inquietò di tal cosa.
Disse che pregare per una persona che non si
conosceva e non si aveva mai veduto era un controsenso: ch'egli non vi ritornerebbe più; e tenne
parola. Dopo d'allora quest’era la prima volta che
ci parlava. Alle sue parole , Adolfo si volge a
lui e con bontà gli risponde : — Voi dite che noi
rassomigliamo a femmine ! Promettete voi d’ascoltarmi sUovi leggo questa lettera, causa della
nostra emozione ? — Oh ! se ciò vi fa piacere, sia.
— Ebbene, ascoltate. — Ma egli spazzolava
sempre i suoi abiti. Io pure mi avvicinai e m'accorsi, un momento dopo, ch’egli si era fermato,
ed allorché Adolfo giunse al sito in cui mi dite
che fa d'uopo amar tutte le anime senza eccezione,
ed amarle non solo per dovere, ma come Cristo
ci ha amati, per misericordia ed amore, quando
anche elle ci odiassero, la fisonomía di lui si
oscurò e soggiunse : — Voi dite che questa signora non ricevette le vostre lettere, ed io son
certo del contrario, e che voi le avete narrato
com’io fossi cattivo, ed è per me ch’ella scrive
coteste righe. — Io gli dissi che non era per lui
che voi scrivevate, ma che se voleva ciò appropriarsi, mi farebbe sommo piacere. — Oh! rispose,
venire così da lontano ed accordarsi cosi bene
col loro linguaggio, è cosa ch'io non comprendo
e che vorrei comprendere. — Ed il suo cuore fu
fiaccato pel dolore. Passò alcuni giorni infelici;
ei ci diceva; — Il ¡leso de' miei peccati ù sì grave
che mi schiaccia. —Xoi gli mostrammo l'amore
di Dio poi peccatori, ed egli riguardò a Gesù,
l'amico di coloro che hanno il cuore travagliata
cd oppresso ; e Gesù ebbe pietà di lui. In seguito,
cadde malato, ed ebbimo prove dolla sua fedeltà
che ci consolarono. Ora, é sanato perfettamente,
e sa amare senza conoscere di persona. Dico sovente che se Dio lo conserva ed ottiene il suo
congedo, passerà per B ... . e pensa essere da
voi più facilmente riconosciuto che non lo furono gli altri amici.
Non é egli vero, o signora, che Dio è buono?
Oh ! consideriamolo in tutte le sue vie, Ei dirige
i nostri passi. Quelle sono imperscrutabili, e
nella ignoranza nostra noi ci affliggiamo soventi
volto per ciò che dovrebbe rallegrarci, lo assai
piansi quando lasciai mio padre e gli altri parenti, ed ora piangerei per le versate lagrime.
Comecché vi sieno molte miserie nella nostra
armata, v’Iianno puro molti motivi di benedire
Iddio; allorché penso di dove m’ha tratto e i
boni concessimi qui, in Crimea, io non posso
che dire: — dii sono io, o Signore, per godero
cosi grandi beneficenze ! E siccome voi mi dito
nell ultima lettera, più noi avanziamo nella
vita cristiana e più scrutiamo il noslro cuore,
più altresì lo riconosciamo malvagio , e più
dobbiam sentire il bisogao costante d'essero
lavali nel sangue dell’Agnello. Io lo provo ; c
quanto più m’innoltro, tanto più scopro in me
de’ difetti che avere non credeva. Pregovi di noa
obliarmi nelle vostre preghiere , e siate sicura
che noi non vi dimentichiamo nelle nostre.
Mi scrivete eziandio di sentirvi assai carica
di debiti, voi che riceveste tanti favori, e sopra
tutto quello di possedere nella vostra chiesa ua
buono e fedele pastore. Dite che ò la maggior
di tutte le grazie, ed è vero. Ne benedico Iddio !
Raccomandategli di ricordarsi di noi nelle sue
preghiere. Io credo la preghiera un mezzo potente per ottenere da Dio forza e sapienza.
Scontriamoci spesso a questo appuntamento, di
dove scendono ogni grazia eccellente ed ogni
dono perfetto I
Noi siamo nudriti e vestiti quanto bene si può'
es.serlo in tempo di guerra. Abbiamo sempre di
quando in quando a sostenere terribili assalti
co’nostri nemici, i Russi, ed abbiamo perciò
gran bisogno, come in tutto cose, che Dio sia al
nostro fianco. Crediamo che, per passare l’inverno in cotesto clima freddo e malsano, saremo
meglio difesi e meglio vestiti dell’anno scorso,
il quale fu assai ^tenoso per tutti coloro che vi
si trovavano.
Noi pure abbiamo nell'armata uomini di
alto grado che ci proteggono. Ebbi il privilegio, mentre il mio reggimento godeva riposo,^
d’assistere alla predicazione di un elemosiniere
protestante ; era da quando passammo a Marsiglia cbe non aveva avuto questo contento. Percorremmo otto leghe, e in tale corsa feci la conoscenza di un vecchio marinaio cristiano di
viva pietà. Egli è morto in luglio e mi donò,
morendo, una bella piccola Bibbia con postille,
che mi fu di grande aiuto a comprendere il Vangelo. Io dunque possedo una Bibbia e un libro
di cantici, che mi sono assai preziosi. Devo aggiungervi che so da una lettera di mio padre
che la madre di G. M., per la quale egli aveva
testimoniato, morendo, tanto rammarico, è morta
anch’essa alcune settimane dopo aver ricevuto
la novella della perdita del suo caro figlio, senza
voler udire altra lettura che lo scritto che il di
lei figlio mi aveva dettato per inviarle. Da ciò è
4
stato concluso ch’ella avesse perduto il senno. Io
non lo credo punto. Credo invece die Dio abbia
«saùdito la preghiera del figlio, il quale morendo
aveva così ardentemente pregato perla madre sua.
Ma è d’uopo ch’io termini. Aveva tante cose a
dire, che molteneho cominciate, ma nessuna ho
compiuta. Se almeno questalettera vi pervenisse;
io sarei felicissimo di saperlo. Spero che la riceverete ; confido in quella signora che deve
spedirvela.
Addio, cara signora: e se non abbiamo il bene
•di vederci quaggiù, ricordiamoci gli uni e gli altri
-che ci attende un’eternità da godere insieme.
Io, lo ripeto, attendo una pronta risposta. Che
Iddio vi protegga voi e tutti i vostri, e vi dia la
gioia e la pace in abbondanza!
Ricevete, cara sorella, i miei saluti affettuosi
e cristiani.
T.... H....
SPAGNA.
Progressi nel senso della libertà religiosa. — Il
Montreal VVi'iness, citato dal Temoin de la Vérité,
fa rimarcare lo sviluppo seguito in Ispagna per
la questione religiosa.
« Nel 1812 le Cortes proclamarono gli articoli
seguenti; — La religione della Spagna è e sarà
sempre la religione cattolica, apostolica e romana, la sola vera. La nazione la protegge con
giuste e sagge leggi ed interdice ogni altra forma
di culto. — Nel 1837, novella costituzione, in
cui le Cortes uon dicono più che la religione romana è « la sola vera, la sola permessa, uè che
deve durar sempre ». Elle si limitano a dichiarare, essere la sola professata in Ispagna e per
la quale la nazione s’impegna a stipendiare il suo
clero e a sopperire alle spese del culto pubblico.
— Nel 1845, una terza costituzione conferma
semplicemente il fatto, che la religione cattolica
romana è professata dagli Spagnuoli, e decide
che la bestemmia (nome dato agli attacchi contro il papismo) sarà considerata non più come
crimine, ma come semplice delitto. — Infine nel
1855, quarta costituzione, in cui leggesi: La nazione s’impegna di mantenere e proteggere il
culto e i ministri della religione cattolica professata dagli Spagnuoli. Ma nessun Spagnuolo od
estero potrà essere perseguitato per le sue opinioni e la sua credenza, fino a che non le manifesterà con atti pubblici contrarii alla religione.
— Hawi, senza dubbio, ancora molta via a percorrere per giungere alla libertà de’ culti. Tuttavia notiamo con piacere, dicono gli Àrchives
du Christianisme, questi graduali progressi ; sono
la caparra di progressi futuri, i quali, coll’aiuto
•del papa non si faranno aspettare a lungo. Conviene che sieno ben reali se eccitano la collera
ironica dell’l^mueri.
NOTIZIE RELIGIOSE.
XiuNEO — Leggiamo nella Gazzetta delle Alpi
del 18 p. p. « Ieri verso mezzogiorno la salma di
un protestante venne condotta dai benemeriti
operai sino all’ultima dimora. Un’immensa folla
di popolo di ogni classe l’accompagnava, e la
guardia della Milizia Nazionale le rendeva gli
onori. Dietro il feretro eravi l’egregio pastore
Bert, il quale, dopo che il cadavere venne collocato nella fossa, alla presenza di un numeroso
uditorio disse alcune evangeliche e commoventi
parole adattate alla circostanza e che furono
ascoltate con venerazione.......Lode al municipio cuneese, lode al sindaco, lode alla benemerita società degli operai, i quali, chi con aver
dato licenza che fosse sepolto in terra sacra, chi
coH'accompagnare pietosamente il feretro, dimostrarono la giustezza del celebre detto di Royer
Colard, cioè che ai nostri tempi : Il n’y a plus de
Duminiqtie, et nous ne sommes pas non plus des
Aìbigeois ».
Londra — Il difetto di spazio c’impedisce di
adempiere alla nostra promessa di dare iu questo
numero i brani principali del discorso del dott.
Candlish nel gran meeting avuto a Edimburgo,
in occasione del viaggio in Inghilterra del nostro
amatissimo sovrano. Ecco intanto la risposta
data dalla prefata Maestà all’indirizzo, che abbiamo riportato, delle varie isocieiàre/ti/jose della
Gran Brettagna. La testimonianza che dall’augusto monarca vien resa ai membri delle nostre
chiese ci è più che sovrabbondante compenso
alle ingiurie di cui veniamo cotidianamente largheggiati dagli organi del partito clericale .
mentre ci sarà stimolo potente a fare ogni sforzo
onde vieppiù meritarla.
« Vi ringrazio, signori, della dimostrazione
di simpatia che oggi mi è data. Le riforme che
hanno fin qui segnalato il mio regno, sono il
più sicuro indizio per giudicare dei principii che
mi dirigono; perchè sieno durevoli, conviene
che procedano di pari passo collo spirito del secolo, e dipendano dalle leggi della prudenza. Io
mi compiaccio in credere che noi siamo tutti
d’accordo su questo punto. Mi torna eziandio
assai gradito il vedere, che gli sforzi da me fatti
per assicurare la libertà di coscienza ne‘ miei
Stati, sieno apprezzati degnamente dai principali
rappresentanti dell’opinione religiosa in Inghilterra. I miei sudditi hanno egualmente compreso
i miei sentimenti a questo riguardo, e si sono
mostrati per ogni verso degni dell'emancipazione, che fu loro conceduta su questo punto
importante ».
Cirasflo Dooienlco gerente.
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