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Anno iisz - n.
19 dicembre 1986
L. 600
Sped, abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
ai postale - lOOòò Torre Pelile*
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
LA LUNGA SETTiMANA DEGLi STUDENTi FRANCESi
Le grandi città si riempiono
di luci ed addobbi, la gente affolla fino a tardi strade, supermercati, negozi. E’ il rito sacrìflcale della tredicesima. I commentatori annunciano che si
tratta del Natale del dopo-ciisi.
Dietro i colori e le luci delle
vetrine si possono però leggere
gli effetti di questa crisi. Le differenze economiche si sono fatte più acute: i negozi si caratterizzano per essere « esclusivi »
e di lusso, oppure per il largo
pubblico. L’informatica dilaga.
Il computer entra nelle case del
ceto inedio-alto, ed anche al ragazzo di periferia è permessa la
sua rivoluzione informatica: è il
pulsante del videogame della sala giochi. I sempre più grandi
carrelli dei supermercati si riempiono di molte cose utili ed inutili, e c’è anche l’anziano che
spinge il suo carrello che contiene due pacchi di ’’kit e kat”.
Cibo del gatto o cibo della povertà? I giovani son ritornati a
riempire le strade coi loro cartelli i-d 1 loro cortei. L’età giovanile si è dilatata : vent’anni fa
si fìKiva di essere giovani alla
chiamata di leva. Era Anito il
tempo di spendere senza g:uadagnart,. Oggi è giovane anche chi
a trent’anni è fuoricorso all’universiià. C’è già chi ipotizza per
alcuni giovani li passaggio diretto da giovane a vecchio « prepensionato ». Scendono nelle
strade perché vogUono diventare adulti e non essere condannati al flipper a vita.
Gli anziani sono sempre di
più, sempre più soli, costretti
dalla pensione, vera e propria
borsa di studio per la morte, a
sopravvivere e non a vivere. Anche là dove il reddito è dignitoso, vivono la loro vita in solitudine e col senso dell’inutilità.
Soli davanti alla televisione che
annuncia i programmi del mattino.
Nella fretta degli ultimi acquisti ci dimentichiamo del prepensionato già vecchio a cinquant’anni, del giovane che ha
davanti a sé un futuro di fast
food e di pony express.
Ci soccorre il Censis col suo
rapporto annuale che ci ricorda
che il frutto della rivoluzione informatica è la società « duale »
per la quale è previsto che «1
poveri » aumentino. Già sono 10
milioni in Italia, dice il rapporto Gorrleri.
Nei colori di questo Natale si
vede anche il nuovo del dopocrisi. Un nuovo che esiste già.
Cn nuovo davanti al quale 1
nostri discorsi che inneggiano
alla professionalità, al futuro
tecnologico, ad una nuova conflgurazione dei rappofti sociali,
appaiono già contraddittori colla
realtà.
Ed è in questa realtà contraddittoria che oggi noi credenti annunciamo la venuta di un uomo,
il Cristo, che dà il senso alla
nostra vita. Alla nostra vita, non
al nostri discorsi. I discorsi sono importanti, servono a chiarire, a spiegare, a capire. Ma il
pensiero e i discorsi debbono
tradursi in un’etica, che possa
cambiare il segno del nuovo che
è già nella nostra società. Senza
l’etica che lo sappia amare, i nostri discorsi non lasceranno al
drogato che l’hegeliana libertà
di morire. Giorgio Gardiol
L'ondata della partecipazione
Chiamato da alcuni « nouvelle vague », il coordinamento degli studenti rifiuta i paragoni con
il '68 — Dal progetto di legge suM’università alle riforme sociali « congelate » dal governo
« Perché organizzare una seconda manifestazione se l'obiettivo di far ritirare il progetto di
legge sull’università è già stato
raggiunto? ». Era questa una delle domande più significative che
gli ascoltatori hanno posto ai
giornalisti nel corso di una trasmissione di martedì 9 a « Radio France Internationale ».
Ed è qui che sta probabilmente tutto il senso della settimana
che ha visto gli studenti francesi mobilitarsi e il governo presieduto da Jacques Chirac ri- sohiare la crisi.
La risposta è stata altrettanto
significativa: si tratterà di esprimere soddisfazione per il risultato conseguito, ma sarà una
manifestazione essenzialmente di
lutto per la morte di Malik Oussekine, il giovane picchiato da
alcuni uomini di un reparto speciale della polizia nella notte tra
venerdì 5 e sabato 6. E di cordoglio è stata in effetti questa
giornata, che ha visto la partecipazione degli studenti affiancati da genitori, sindacati, insegnanti.
La settimana di mobilitazione
era iniziata per la verità con
l’obiettivo preciso di far ritirare
il progetto di legge presentato
da Alain Devaquet (ministro delegato all’istruzione superiore)
sulla riforma deH’università; i
provvedimenti come l’aumento
delle tasse e l’inserimento di un
esame che poteva bloccare lo
studente a metà degli studi sono
stati l’oggetto degli 8 chilometri
del primo corteo (giovedì 4). La
risposta paternalistica del ministro Monory non ha soddisfatto
i manifestanti; il venerdì ha visto dunque altre forme di protesta, cui si sono mischiati anche
elementi estranei e provocatori
che, tra le barricate e le auto
date alle fiamme hanno determinato la reazione delle forze
deH’ordine e veri e propri scontri di piazza. E’ in quella notte
che, Oussekine troverà la morte
sotto i manganelli. 30.000 persone in piazza l’indomani, dimissioni di Devaquet e ritiro da parte del governo dei punti maggiormente contestati nel progetto. Ma il telegiornale (TF 1) trasmette domenica 7 le immagini
in cui si vedono provocatori armati di caschi e spranghe non
giungere allo scontro fisico con
la polizia, ma anzi discutere con
alcuni agenti: a questo punto il
primo ministro Ohirac, in nome
della tranquillità sociale, ritira
l’intero progetto di legge.
Si preannuncia l’ultima manifestazione, quella di mercoledì
10, all’insegna del cordoglio e
della richiesta di dimissioni per
il ministro degli interni Pasqua.
Ed è nella giornata di martedì
ohe Chirac, futuro candidato alle presidenziali dell’88, annuncia
la sospensione dei lavori parlamentari su tutti i progetti di legge in campo sociale: i francesi
si rendono conto che un filo rosso legava forse la proposta di
privatizzare le prigioni, di rende
TRE PAROLE PER L’AVVENTO — 3
La speranza
« ...affinché sappiate a quale speranza vi ha chiamati »
(Efesini 1: 18)
L'Avvento è certamente tempo
di attesa, così come è anche
tempo di silenzio e di ascolto.
Le due meditazioni precedenti
ci hanno così caratterizzato il
periodo di Avvento. Oggi procediamo con un'altra caratterizzazione: Avvento sigriifica soprattutto speranza, altrimenti il tutto rimane senza contenuto, senza riferimento centrale. Le cose
sembrano chiare e scontate, tanto che il nostro discorso potrebbe finire qui. Ma, non appena si
affronta più da vicino il tema
della speranza, cominciano anche i problemi. Che cosa vuol
dire sperare?
Negli anni giovanili tutti noi
ci siamo incontrati con la poesia italiana dell'ottocento e sorgevano le divisioni fra foscoliani e manzoniani, carducciani e
leopardiani. Comunque fossimo
schierati, ci siamo trovati tutti
a studiare la poesia di Leopardi
(non la più bella, in verità) « ¡1
sabato del villaggio ». Lì si tratta di una riflessione sulla speranza. Ma la riflessione leopardiana e la sua conclusione sono
molto amare: in fondo è il segno crudele di una sconfitta. Secondo Leopardi, infatti, è più
prezioso e valido il tempo dell’attesa che non il tempo della
realtà; ha più significato il tempo dell’attesa che non la pienezza della speranza realizzata. Si
tratta di una riflessione amara,
dura, al limite del cinismo, comunque frustrante e rassegnata.
Non c’è alcuna corrispondenza
fra promessa e realtà, fra speranza e sua attuazione. Questo
è il primo fraintendimento.
Tutti noi abbiamo anche fatto, qualche volta, dei grandi progetti: da giovani ne abbiamo sognati di grandiosi, in quanto
l’entusiasmo giovanile ci portava ad immaginare anche l’inimmaginabile, a considerare^ possibile l’impossibile e realizzabile
ciò che ritenevamo l’idea di una
società più giusta. Poiché immaginare e sognare non costa nulla,
né impegna nessuno, l’utopia regnava sovrana. E l’utopia, anche la più degna e rispettabile,
è per definizione una realtà non
raggiungibile, una realtà non
presente in nessun luogo. Anche
qui mancava la corrispondenza
fra progetto e realtà, fra speranza e sua attuazione. E questo è
il secondo fraintendimento.
La speranza veniva così ridotta a rassegnazione oppure a utopia: questa è ancora la dimensione umana della speranza, il
segno del nostro fallimento. Co
me credenti non ci stiamo: è uno
svuotamento inaccettabile. La
speranza, legata all’Avvento, ha
una concretezza ben più solida..
Nel 1964 in Germania (e nel
1970 in Italia) usciva il libro di
J. Moltmann, Teologia della speranza, che ha segnato un’epoca
nella riflessione e nella formazione teologica di molti di noi.
La tesi centrale del libro è in
fondo molto semplice, tanto da
far pensare al classico uovo di
Colombo: là dove la realtà storica (intendendo con questa
espressione tutta la gamma dell’attività umana) si presenta come un orizzonte chiuso, senza
lasciarci intravvedere alcuna via
d’uscita dalle sue contraddizioni
sempre crescenti, l'annuncio della risurrezione di Gesù Cristo,
allora come oggi, sblocca la situazione e ci rimette in cammino per un nuovo sentiero. La storia si rimette in moto: noi abbiamo una nuova speranza.
Non si tratta di una moda passeggera, di uno slogan valido
soltanto per un breve periodo,
fino alla formulazione del successivo; si tratta invece di una
riflessione collegata strettamente al cuore dell’evangelo, quindi
durevole. L’evangelo è speranza,
così come l’Avvento è speranza.
Domenico Tomasetto
(continua a pag. 3)
re più restrittive le norme sull’acquisizione della cittadinanza
francese per gli'immigrati e 1 ;
loro figli, anche se nati in Francia.
Nessun incidente mercoledì 10,
e, la sera prima, manifestazione
di simpatia per gli studenti da
parte del presidente Mitterrand.
Quest’ultimo, socialista che
« coabita » con ima maggioranza parlamentare e un governo di
centro-destra, è intervenuto nel
suo ruolo istituzionale di garante della stabilità repubblicana,
approvando la decisione di Chirac di ritirare il progetto di legge, e, anzi, avendo già consigliato in tal senso il primo ministro,
capendo meglio di lui — scrive
Le Monde — « la dimensione
culturale del disagio giovanile »,
e vedendo crescere la propria
popolarità personale.
Che ripercussioni potrà avere
tutta questa vicenda sulla scena
politica? La protesta degli studenti è nata e si è mantenuta
rigidamente a-partitica: il progetto Devaquet metteva direttamente in questionie 1’« égalité ».
« Ma — ci dice uno studente
della Sorbona per telefono — in
tin secondo tempo gli .studenti
si sono resi più consapevoli: avevano vinto, ma al duro prezzo
di una vittima, e a questo punto la protesta si è diretta contro tutto il governo e i suoi metodi. Anzi, si può dire che il
fatto più importante è che, in
seguito alla mobilitazione degli
studenti — affiancati peraltro
fin dalTinizio da buona parte dei
loro professori — i francesi hanno capito quale sia il vero carattere di questo governo nel campo sociale ».
Non è per caso, dunque, che
siano scesi in piazza anche sindacati e genitori, ohe hanno costituito, facendo capo al « Circolo protestante » di rue Vaugirard, un
« Gruppo di sorveglianza della libertà costituzionale di manifestare ». Intanto, il capo dello
Stato diceva di essere d’accordo
Alberto Corsanl
(continua a pag. 12)
2
2 fede e cultura
19 dicembre 1986
NOVITÀ’ CLAUDIANA
UN SALMO MODERNO
L'eredità della violenza
La « piccola collana moderna »
della nostra Editrice si è recentemente arricchita di un ulteriore volumetto (').
Nell’introduzione, lo stesso autore — che attualmente insegna
teologia evangelica presso l’università di Bochum, nella Germania occidentale — non può che
obiettivamente constatare come
i cristiani abbiano sempre praticato la violenza nel corso della
storia fino ai giorni nostri, talvolta legittimandola alla luce
delle Scritture. In quest’ottica, si
può anzi affermare che in genere si attribuisce all’Antico Testamento la tendenza alla violenza, alla vendetta, mentre la
tendenza all’amore, al perdono
sarebbe più propria del Nuovo
Testamento. Secondo Ebach
questa distinzione è semplicistica e falsa. Sia l’A. T. che il N. T.
contengono entrambe le linee,
anche se con diverso peso. Scopo del libro è appunto chiarire
come si debbano intendere questi messaggi apparentemente
contrastanti, e come siano in
rapporto fra loro se non vengono isolati, ma compresi nel loro
contesto.
Un punto basilare è comunque
subito posto in chiaro dalla ri
flessione del teologo sin dalla
prefazione: « Nel loro insieme,
sia l’Antico ohe il Nuovo Testamento esprimono una chiara tendenza verso l’amore e la solidarietà, e si sublimano in modo
esemplare nella testimonianza di
Gesù ».
Nella prima parte del libro
vengono prese in considerazione
la violenza e la guerra nell’Antico Testamento; nella seconda
la problematica viene trattata
nell’ambito del Nuovo Testamento, mentre nella terza e nella
quarta parte si esaminano rispettivamente le tappe della storia delle conseguenze e l’eredità
biblica nei confronti dei comportamenti d’oggi.
E, proprio oggi, quali risposte
si possono dare sulla morale di
una società che, mentre percepisce un attacco terroristico come
un attacco alla propria esistenza
(senza curarsi per lo più delle
sue cause, recenti o remote), nello stesso tempo non si pone problemi sulle decine di migliaia di
morti per incidenti stradali o
suicidi?
O ancora, come considerare la
morale di una politica che, se
condanna da un lato la violenza,
scende nello stesso tempo a
compromessi, se non a patti, con
regimi fondati sul terrore?
Oppure, come non constatare
il fatto che il progresso delle capacità umane e della tecnica, anziché portare alla diminuzione
della violenza, ha condotto al
suo perfezionamento?
Queste, alcune domande che ci
vengono poste, mentre nello stesso tempo ci viene ricordato che
nel comportamento di Gesù la
sua vera potenza consiste nella
rinunzia alla violenza.
La conclusione dell’autore è
che tre sono i modi di rapportarsi alla violenza: con la speranza, con la certezza e con il
comportamento. La speranza nella fine della violenza; la certezza che la speranza non è senza
fondamento; l’azione che inizia
a realizzare questa speranza, pur
condizionata dai rapporti di violenza. « E’ questa l’eredità di
Israele — conclude l’autore —
in cui il riconoscimento delle
strutture di violenza si rivela come il presupposto del loro superamento ».
Roberto Peyrot
(’) JUERGEN EBACH: L’eredità delia
violenza. Ed, Claudiana, 1986, pp. 128,
lire 7.900.
ERNESTO NASO,
UN RIESINO
Quando, motti anni or sono, iniziavo
il ministero pastorale a Riesi, la comunità viveva una intensa vita spirituale e morale; contadini, muratori,
minatori, commercianti, maestre. Uno
stuolo di ragazzi frequentava la scuola
elementare. Fra i ragazzi vivaci c'era
Ernesto Naso, il fratello di Liborio.
Sempre sereno inondava con il suo sorriso la chiesa, le strade, la scuola.
E ieri molti erano i riesini: Scroppo. Calamita, Naso, Boterà, Pistone,
Rizzo, La Monica. Figli di una grande
famiglia, incontrata poi a Roma, Torino,
Genova, Firenze... Popolo di emigranti,
ma stabili neila fede: in Germania, dove si univano alla grande chiesa: uno
di loro si ricordava che, neH'assemblea domenicale, il padrone della fabbrica, dove lavorava, cercava di farlo
andare alla messa finché non si accorse che era evangelico e lo accolse
come fratello, in casa sua.
Ho rivisto Naso in questi ultimi anni: il suo pellegrinaggio lo aveva portato a Pisa, poi alla Spezia. Era già
coipito dalla malattia, ma la sua fede
era vivente, il suo sorriso era stanco,
ma aperto verso l'amico. Avrebbe voluto vedere un mondo migliore, che egli
cantava nelle sue poesie piene di tristezza ancestrale, ma piene di luce sullo sfondo. Egli avvertiva il gemito della creazione, nella testimonianza evangelica, ma sapeva che la libertà dei
figli di Dio avrebbe trionfato.
Lettore di Barth, presso il quale a
Basilea era stato studente, ne respirava il messaggio nella sua teologia.
Da sempre egli amava la musica ed
il suo amico preferito era Johann Sebastian Bach. Grazie, Signore, di avercelo dato.
Carlo Gay, Firenze
TEV E POLITICA
Credo che il giornale abbia fatto più
male che bene a pubblicare l'uscita
di Romussì cóntro la TEV.
Vi aderii quando nella Cappella di S.
Donato si faceva propaganda politica
e si raccoglievano offerte per una colletta a favore del Partito Comunista!
Da quei momento diversi membri di
NOVITÀ’
Nella Collana «Sola Scriptura» è uscito;
WALTER KRECK
Dogmatica evangelica
Le questioni fondamentali
Introd. di S. Rostagno, pp. 360, L. 28.000
L’autore è riuscito a formulare in un linguaggio comprensibile all’uomo d’oggi l’essenziale del pensiero dogmatico delle chiese della Riforma. Questo manuale parte dal concreto della predicazione e vede la dogmatica in fimzione del
discorso che la chiesa rivolge a sé e al mondo. Due sezioni
ne accentuano la concretezza: il Dio che rende liberi e la
libertà dell’uomo. 49 «excursus» (un terzo del libro) riportano una serrata discussione con larga parte della teologia
contemporanea.
CLAUDIANA, Via Principe Tommaso, 1 - 10125 TORINO
chiesa non frequentarono più i culti...
Si era arrivati a questo grado di tensione: chi non era leninista, era fascista! Cristiani non ne esistevano più. !
comunisti, che speravano di agguantare
il potere, pescavano da tutte le parti!
Avevano dati i voti per l'entrata nella
Costituzione del concordato clerico-fascista! Naturalmente il Vaticano, ottenuto lo scopo, scomunicò i compagni della FIAT che scioperavano! Il
Papa ebbe una adeguata ricompensa...
la macchina con le maniglie d’oro.
Queste vicende Romussi le conosce!
E’ strano che se la prenda con la TEV
chiamandola disgregatrice, solo perché
desidera un risveglio ed una maggiore
fedeltà all'Evangelo. lo non sono massone, ma liberale sì, perché furono
loro che tolsero il potere temporale
al papato.
Non credo che Romussi conosca la
storia dei liberali! Perché se la conoscesse capirebbe che non sono loro
gli affamatoti. Nei paesi liberali ci
sono poche code e pochi manicomi!
Molti credevano che i fiumi russi
sarebbero sgorgati pieni di latte e
miele! Invece i Russi comperano milioni di tonnellate di grano se vogliono
sfamare i loro cittadini... guarda caso,
il grano viene dai paesi liberali...
Guglielmo Sellarì, Torino
Non ho particolari simpatie per la
TEV, ma non mi permetterei mai di
contestare il suo diritto a vivere e
predicare dentro e fuori le nostre chiese e a avere uno spazio adeguato
sulla nostra stampa. Trovo però deprimente il riaffiorare periodico di lettere
e interventi prò e contro la TEV, così
ricchi di incomprensioni reciproche, accuse superficiali e vittimismi gratuiti.
In particolare ho trovato inaccettabile
l'intervento di Renato Paschetto, pubblicato con ingiustificato rilievo dal!'« Eco-Luce » del 1° agosto 1986 sotto
il titolo La sbandata, perché presenta
una caricatura falsa e bugiarda delle
posizioni combattute dalla TEV, che sfido chiunque a documentare. Ho invece
apprezzato la corretta informazione sulle battaglie della TEV fornita nel numero dell'8 agosto 1986 con l’ampia
intervista curata da G. GardioI, Solo
Cristo, sola Scrittura, niente politica.
E' lecito sperare che informazione e
dibattito sulla TEV siano mantenuti a
questo sereno livello? E che siano cestinati gli interventi calunniosi e quelli che ripetono accuse e difese già
sentite troppe volte?
Giorgio Rochat, Milano
...Tu, il Signore anche
dei miei desideri...
O Signore, davanti a Te
metto ogni mio desiderio,
come dice il salmista.
Trovo nel mio cuore
tanti desideri, tantissimi.
Sono un uomo, e Tu lo sai,
che ha molti desideri.
Ebbene, prima di tutto
non te li nascondo,
ma te li ’apro’ davanti.
Voglio mettere davanti a Te
questo mio cuore
pasticciato e pasticcione.
So che non tutti
sono desideri buoni;
ce ne sono di mediocri
e di cattivi.
Ma, Signore, davanti a Te
vorrei essere un libro aperto,
senza fingere o nascondere.
Guarda, o Padre,
questi miei desideri
e fa’ che io accetti
di confrontarli
con la Tua volontà.
Soprattutto che io accetti
anche la conversione profonda
e radicale dei miei desideri.
Anch’essi hanno bisogno
di essere evangelizzati
e salvati da Te,
nel confronto continuo
con la vita di Gesù,
Tua Parola vivente.
Se i desideri del mio cuore
sono bassi e meschini.
Tu puoi cambiare corso ,
alle acque profonde e inquinate
che trovi in me.
Se i miei desideri sono buoni,
mi libererai dall’illusione
di scambiarli con la Tua volontà,
che è ancora sempre oltre,
che è sempre ancora altro da me.
Signore, Dio appassionato,
Dio dell’amore smisurato,
fai sgorgare nei nostri cuori
torrenti di desideri
secondo la Tua volontà.
Con il trascorrere degli anni
in me
il prato dei desideri
è rimasto sempre fiorito.
Grazie, o Padre,
di questo dono dolcissimo!
Ti prego per tutti coloro
che non desiderano più nulla,
che hanno visto inaridirsi
l’albero dei desideri.
Signore, Dio della vita,
ripianta ed innaffia
il Tuo giardino.
Grazie della parola di Gesù:
« Beati quelli che desiderano
ardentemente
quello che Dio vuole:
Dio esaudirà i loro desideri ».
Signore, accetto
la Tua signoria
su tutti i miei desideri;
anche se essa comporterà
un conflitto dentro di me.
Possa essere così
con il Tuo aiuto.
Signore, fammi vivere
con il desiderio appassionato
di cercare e di compiere
la Tua volontà.
Franco Barbero
3
19 dicembre 1986
fede e cttlttira 3
VERSO IL KIRCHENTAG 1987
CINISELLO
«Ecco l'uomo!»
« Seht welch ein Mensch », la
famosa frase di Pilato (Giovanni 19: 5) che la Riveduta traduce con: «Ecco l’uomo!» (ma
con più aderenza al testo tedesco di Lutero potremmo tradurre con: «Vedete, che razza
di uomo ! ») è il motto del prossimo Kirchentag che si svolgerà a Francoforte dal 17 al 21
giugno. Da tempo ormai la mostruosa macchina organizzativa
tedesca si è già messa in moto.
Eleonore von Rotenhan, presidente del Kirchentag (parla
perfettamente italiano poiché da
ragazza ha studiato per un anno a Bologna), con un sorriso
accattivante, ha chiesto ai delegati stranieri del Kirchentag
(KT) di avere pazienza se «alcune cosette non funzioneranno
a dovere », in una realtà che attirerà 120 mila visitatori circa e
che ha dietro a sé una chiesa,
come quella evangelica, che complessivamente impiega 400 mila
persone. E’ ovvio che con queste proporzioni tutto non può
essere programmato.
Il grande « Forum » del protestantesimo tedesco sarà dunque a Francoforte, in una delle
più grandi città europee e delle
più ricche, non solo economicamente ma anche di presenza
straniera. Essa tocca infatti il
22 % della popolazione. Gemellata con Milano, Tel Aviv, Lione,
Birmingham, Il Cairo, Francoforte sul Meno è oggi caleidoscopio delle più avanzate realtà
tecnologiche e delle irrisolte contraddizioni della società tedesca
occidentale. Il KT si terrà nei
grandi padiglioni della Fiera e
cercherà di coniugare il proprio
motto, antropologico e cristologico, con la realtà odierna. Sono attesi più di mille gruppi organizzati, sono programmati decine di incontri di massa. Il tutto sarà suddiviso secondo cinque linee portanti : parlare di
Dio, vivere con Dio; itinerari
umani e itinerari verso l’umanità; Stato e società; giustizia e
pace, passi verso il Concilio ; la
creazione di Dio e la società
umana.
Al KT la chiesa valdese e metodista sarà presente con uno
stand al ’mercato delle possibilità’ nella sezione ’passi verso il
Concilio della pace’. A Francoforte non mancheranno anche
alcuni temi ’scomodi’. Per esempio la questione degli ’Asylanten’,
ovvero dei profughi che cercano di ottenere lo statuto di rifugiati, la questione della disoccupazione giovanile, il nucleare,
il disarmo. In sede internazionale si parlerà anche del popolo palestinese.
« Il KT ha sviluppato una sti
Nello stadio di Düsseldorf, giugno 1985, al termine del Kirchentag,
il fisico Cari F. von Weizsäcker lancia, di fronte a migliaia di giovani,
l’appello del « Concilio per la pace ».
molante linea di ricerca e di riflessione con gli ebrei; — ha detto Aldo Comba all’incontro internazionale dei delegati stranieri tenutosi a Fulda il 5 dicembre — si tratta ora di fare
lo stesso con il mondo palestinese e quello musulmano ». In
una realtà pluralista e aperta
al confronto non è difficile immaginare che anche in questo
KT non mancheranno discussioni realmente dure (alcune verranno trasmesse in diretta in
TV), ma la mina vagante è rappresentata da una questione spinosa emersa soltanto in questi
ultimi giorni: la organizzazione
del KT è sostenuta dalla Deutsche Bank che rappresenta il
supporto finanziario dell’intera
iniziativa. Ma la Deutsche Bank
investe in Sud Africa, sicché alcuni partecipanti hanno chiesto
al Presidium del KT di togliere i propri conti dalla D.B. applicando le sanzioni economiche
volute dallo stesso popolo sudafricano oppresso. Il Presidium,
da sempre contro razzismo e
apartheid (in linea con il Consiglio Ecumenico delle Chiese),
non ha ancora preso una decisione radicale in questo senso,
né vuole prenderla. L’impressione è che si voglia risolvere questa contraddizione non con una
decisione dall’alto (il KT non è
un’organizzazione gerarchica ma
un movimento) bensì discutendola durante lo stesso KT. Il tema del Sud Africa occuperà tutta una giornata e prevedibilmente sarà il ’punto caldo’ delTintera kermesse.
Come sempre ci saranno oratori di spicco: dal sudafricano
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Bayers Naudè al brasiliano Leonardo Boff e, per la prima volta, uno degli studi biblici che
apriranno le giornate del KT sarà tenuto in lingua francese, segno concreto di internazionalità
di ima formula che sta trovando
applicazione anche in altri Paesi europei : Olanda, Francia,
Svizzera, Svezia, dove da alcuni
anni si organizzano KT meno
colossali ma altrettanto interessanti.
Infine, un altro tema su cui si
sta lavorando parecchio è la preparazione ’dal basso’ del Concilio cristiano della pace (previsto per il 1990), un’idea che dopo essere stata rilanciata dal fìsico Weizsaecker all’ultimo KT
di Düsseldorf troverà a Francoforte una sua prima necessaria
verifica e molti nuovi spunti per
il futuro. « L’iniziativa di un’assemblea cristiana mondiale della pace è un processo che si
amplia e si approfondisce ogni
giorno — mi ha detto il pastore Volkmar Deile a pieno tempo per il ’Konzil des Friedens’
— poiché siamo tempestati di
richieste, di suggerimenti, di proposte. Molte comunità ci chiedono : cosa dobbiamo fare? Noi
rispondiamo: ogni gruppo, ogni
chiesa accetti la sfida di partecipare alla giustizia, alla pace,
alla difesa della creazione e venga a Francoforte a cercare un
confronto con la Bibbia e con
gli altri ».
Il protestantesimo tedesco
con le sue chiese semivuote e
sempre più ’middle-class’ sa ancora entusiasmarsi per il KT.
Non tutti certo, ma nessuno può
negare che il KT sia segno di
vita e di creatività in un panorama ecclesiastico europeo piuttosto grigio.
Giuseppe Platone
"A confronto
su Dio"
Si è svolto a Cinisello, a cura del Centro J. Lombardini,
un corso di 5 conferenze pubbliche su di un tema non certo
frequente. ’A confronto su Dio’
è infatti il titolo di questo ciclo : si è trattato di una iniziativa realizzata nel quadro di un
programma di corsi culturali
organizzati dai vari circoli della città in collaborazione con
l’assessorato alla cultura di Cinisello. I corsi hanno avuto luogo nella sede della biblioteca comunale, la bella Villa Ghirlanda, e hanno avuto un notevole
successo di pubblico. Un primo
ciclo di corsi si era svolto questa primavera; anche in tal caso grosso successo del corso
organizzato dal Lombardini e
intitolato : « Quella parte oscura dentro di noi: breve introduzione alla psicanalisi». Proprio
l’interesse suscitato da quel corso ha spinto il gruppo del Lombardini, che, come è noto, è
composto da protestanti, cattolici e non credenti, ad affrontare di petto un altro grosso interrogativo della vita e del suo
significato: la questione religiosa o, meglio ancora, la questione
di Dio. « Questione essenziale
per chi ci crede — si leggeva
nella presentazione del ciclo di
conferenze — ma questione cruciale, quella di Dio assai più,
ci sembra, di quella del diavolo, anche per chi non ci crede,
quindi per tutto l’altro grande
filone di pensiero, quello agnostico e ateo, anch’esso, come
quello cristiano, fortemente presente nella nostra città».
In una città dove la religione
è stata sempre patrimonio riconosciuto unicamente dei preti e delle parrocchie, affrontare
la questione di Dio in termini
anche culturali e storici, costituisce una novità che ha suscitato interesse. Fra l’altro l’iniziativa è coincisa con il gran
parlare della religione a scuola
e indirettamente costituisce una
indicazione sul come si potrebbero forse affrontare certi temi, per lo meno alle superiori.
Il corso ha affrontato le questioni storiche e antropologiche
legate all’idea e all’immagine di
Dio nell’antichità, poi Dio nella
storia del pensiero occidentale
(Dio natura, ragione, rivelazione), la storia del cristianesimo
e i diversi modi di vedere il rapporto con Dio, l’ateismo: con
lezioni di D. Lanza, M. Miegge,
E. Campi, L. Parinetto. L’iniziativa si è conclusa con una tavola rotonda su ’parlare di Dio
oggi’ che ha messo a confronto
un ateo (V. Rieser), un protestante (G. Bouchard) e una cattolica (A. Zarri).
Marco Rostan
La speranza
(segue da pag. 1)
Non è un dato che appartiene
alla nostra storicità, ma, come
ci ricorda lo scrittore cristiano
del primo secolo, è sostanzialmente una vocazione. Chiamati
a vivere la speranza: questo è
il contenuto della vocazione divina.
Questo comporta non un voltarsi indietro e leggere la storia
con la lente della rassegnazione, né allungare lo sguardo nel
mondo dei sogni e scambiarlo
per realtà. La speranza cristiana
significa invece considerare oggi come realtà ciò che è ancora
soltanto una promessa. Ma, poiché chi ci chiama alla speranza
è Dio stesso, noi onoriamo' la
sua parola e lo prendiamo sul
serio quando inseriamo quella
speranza nella contraddittorietà
della situazione storica attuale.
Noi viviamo oggi come se fosse
attuale quella realtà che invece
non è ancora tale. Ma intanto
tutto assume una nuova prospettiva. Legando tutto questo all’Avvento diremo: noi viviamo la
presenza di Dio in mezzo a noi
(Natale) non come un avvenimento che attendiamo nel futuro, ma come un evento del nostro presente. Avvento non significa attendere qualcosa per il
futuro, ma esserne testimoni
nell’attualità presente. Inserire il
futuro nel presente, incarnare la
promessa di Dio. Questo è in
fondo l’.Avvento, questa è la speranza alla quale Dio ci ha chiamati e di cui ci ha resi testimoni.
Domenico Tomasetto
S^fferPSd^mùnj
c
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4
4 ecuiiitíiisiiio
19 dicembre 1986
_____Risultanze di una recente assemblea ecumenica
Pace, giustizia
e saivaguardia
deila creazione
P^''tecipanti, provenienti da tutta Europa, hanno
sottoscritto un « patto » d’impegno sui temi più urgenti dell’umanità
« SHOAH »: FILM - DOCUMENTO
« Si chiede alle chiese, anche
a quelle locali, di avviare un
"processo conciliare”. Assumere
cioè reciprocamente degli impegni sulla pace, la giustizia, la salvaguardia della natura. (...) E’
la scelta di non tagliare alcun
nodo, ma di scioglierlo con pazienza, evitando forzature ». Così
il pastore Luciano Deodato ha
commentato l’influenza della
proposta di un concilio per la pace, fatta al Kirchentag delle chiese
evangeliche tedesche dallo scienziato e filosofo Cari E. von
Weizsäcker, nel « processo ecumenico in vista di un impegno
reciproco (patto) per giustizia,
pace e integrità della creazione »,
iniziato airAssemtolea Generale
del CEC a Vancouver nel 1983.
Ma come si concretizza questo
processo conciliare? Non è facile rispondere in modo generale
a questa domanda, e non sarebbe neanche giusto, perché proprio il CEC stesso afferma che
non esiste un modo unico, imposto, per esprimere l’impegno
per questo patto. Le forme e tradizioni diverse delle chiese devono influire nell’arricchimento
deirinsieme e non nel contrasto.
Proprio sotto quest’aspetto mi
sembra interessante guardare
un esempio nel merito, la « Assemblea ecumenica per giustizia,
pace e isalvaguardia del creato »
ohe per la seconda volta si è
tenuta a Siegen in Germania dal
21 al 23 novembre.
Lo scopo di quest’assemblea
non era la « produzione » di una
risoluzione in più per condannare la corsa agli armamenti o la
distruzione del creato o le strutture economiche mondiali ohe
fanno soffrire due terzi dell’umanità. « Il campito che ci è richiesto dal processo conciliare
è di trasformare la confessione
attuale (come lo sono in qualche
modo i diversi ordini del giorno
sulla pace del Sinodo valdesemetodista, n.d.a.) in una attività
impegnativa ». Così è stata motivata la « bozza per un manifesto d’impegno reciproco (patto) » che si è discussa e formulata a Siegen. E difatti questa
bozza, questo invito ad altri a
ripeqsare la propria posizione,
non si limita a confessare Dio
creatore e a condannare la situazione attuale, ma dopo una
breve analisi sulla base della fede cristiana giunge a formulare
sfide concrete. Sfide per l’atti
vità politica della chiesa verso
1 esterno, sfide ner le strutture
e l’attività delle chiese al loro
interno — nella prospettiva di
diventare chiese non solo per la
pace, ma della pace, non solo
per la giustizia, ma della giustizia... — ed infine, sfide per ciascuno di noi, credenti, nel nostro impegno. Erima di vedere
più concretamente quali sfide
sono state formulate è importante sapere chi le ha formulate,
e chi si è impegnato.
Eravamo -infatti 1.100 partecipanti, provenienti da gruppi impegnati nel lavoro per la pace,
i diritti umani, il « Terzo Mondo », l’ecologia. Per identificare
i problemi ci siamo divisi in
gruppi di 20 persone, che hanno
analizzato un aspetto particolare con l’aiuto di un testo biblico,
per arrivare alle sfide che il testo conteneva rispetto ai problemi attuali. Per fare un esempio:
sul tema « strategie di guerra ed
intervenzionismo caratterizzano
oggi l’istituzione guerra » siamo
partiti dalla « canzone satirica
sul re di Babele » di Isaia (cap.
14), per giungere alle sfide della
solidarietà con gli obiettori alla
produzione degli armamenti, con
i profughi (rifugiati e persone in
attesa di asilo politico), e con
quelli che praticano diversi aspetti di disubbidienza civile
nonviolenta.
Questo è stato il punto significativo deH’incontro di Siegen:
non si trattava di rappresentanti
ufficiali delle chiese che dichia
ravano una loro intenzione, ma
dei rnembri attivi di tantissimi
gruppi, che da anni lavorano in
questo contesto: come l’Aktion
Sùhnezeichen, fondata subito dopo la seconda guerra mondiale
per una riconciliazione con gli
ebrei ed i paesi dell’Est; come
Pax Christi: come i gruppi ecumenici che lavorano in molte comunità; come le « chiese solidali », gruppi della chiesa evangelica tedesca che da anni cercano
di ascoltare le realizzare quanto
il CEC chiede nelle sue proposte per una prospettiva mondiale dei credenti al di là di quanto fa la chiesa ufficiale. La « bozza per un manifesto dell’impegno reciproco », perciò, esprime
quello che molti cristiani impegnati hanno già riconosciuto come sfida alla propria attività
concreta; e còn questo non cerca di creare una élite di quelli
che fanno le sole cose giuste,
ma invita tutti a discutere, a ripensare alla propria posizione e
magari a formulare un’altra proposta. In questo senso l’assemblea di Siegen è stata un contributo importante per il processo
conciliare, soprattutto come risposta di base alla chiesa istituzione, che come tale, sia tra i
protestanti che tra i cattolici,
« sa meglio conservare lo status
quo che non aprire vie nuove »,
come ha detto Preman Niles, responsabile del CEC per questo
programma.
Tilman Polster
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Susanne Labsch
Coiioqui
luterani-battisti
(ebps) — DalTll al 15 novembre a Rummelsberg (RPT) si sotto incontrati i rappresentanti
dell’Alleanza Battista Mondiale
e quelli della Federazione Luterana Mondiale. Altri due incontri erano avvenuti negli anni
1° CALENDARIO BIBLICO
INTERCONFESSIONALE
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scorsi nella Repubblica Democratica Tedesca e negli Stati
Uniti. Al centro del recente colIpquio è stata posta la ricerca
di ima chiarificazione delle differenze e delle convergenze tra
battisti e luterani. Fra le altre
questioni è stata anche affrontata la condanna pronunciata
nel 1500 dalle chiese luterane
nei confronti degli Anabattisti.
Un prossimo incontro è previsto per l’autunno ’87 a Wildbad
(RFT).
Basilea:
Sinodo per la pace
(spp) — Il Sinodo delle Chiese
Protestanti Svizzere s’è riunito
a Basilea dal 14 al 16 novembre.
Si tratta di un Sinodo privo di
poteri decisionali, simile ad un
forum nel quale poter realizzare
uno scambio ed una eircolazione
dldee tra le varie denominazioni. Quest’anno è stato dedicato
molto spazio al problema della
pace, della giustizia e dell’integrità della creazione. « Le
Chiese protestanti svizzere — è
stato scritto — devono far vedere in modo chiaro che non si
può confessare il Cristo, se si
trascurano questi problemi ».
Lo sguardo
di chi ha visto
E’ una telecamera lenta ed incerta quella che entra, seguendo le rotaie, nell’ex campo di
sterminio di Treblinka. Ed è una
voce altrettanto lenta, ma risoluta, quella della persona che
commenta le immagini. E’ ila
prima parte di Shoah (in yiddish:
distruzione totale), fllm-documento di produzione francese
sullo sterminio degli ebrei dell’Europa orientale, andato recentemente in onda sulla terza
rete RAI.
Claude Lanzmann, attuale direttore della rivista « Les temps
modernes », fondata da JeanPaul Sartre, ha messo insieme
nove ore e mezza di testimonianze e racconti, attraverso le
interviste a chi scampò dalla
tragedia dello sterminio : sopravvissuti, ma anche persone che
collaborarono al genocidio, o come funzionari, oppure perché
costrettivi dai nazisti.
Un caso emblematico è quello
del macchinista che dovette guidare i convogli carichi di deportati Ano alle camere a gas di
Treblinka: il suo racconto è impressionante, preciso, come sarà quello di un parrucchiere
ebreo, costretto a tagliare i capelli alle donne, all’interno stesso della camera a gas. Le vittime, naturalmente, erano convinte di andare alle docce e alla disinfezione, non potevano sapere della propria sorte, ciò avrebbe causato disordine, e alle SS
occorreva che tutto si svolgesse
rapidamente e senza incidenti :
altri treni, altri carichi di uomini donne e bambini sarebbero
arrivati nella giornata per andare incontro al medesimo destino di morte. Treni che venivano anche da lontano : l’attenzione del film non è limitata agli
ebrei polacchi e al ghetto di
Varsavia, ma si citano gli ebrei
ungheresi, cecoslovacchi, greci,
di Corfú.
Sono ricordi che vanno oltre
i limiti concepibili della distruttività umana, eppure tutto ciò
è avvenuto, rivive sui volti e negli sguardi di questi testimoni
che a tratti non riescono a trattenere le lacrime : la telecamera
è forse impietosa nei loro confronti, ma Lanzmann ha scelto
l’unica strada percorribile per
chi, attraverso il mezzo cinematografico, volesse dare un’idea
di ciò che fu l’olocausto: la na
tura riproduttiva del reale, che
è tipica del cinema, non consentiva altre soluzioni, qualunque
« ricostruzione » sarebbe stata
inefficace (e d’altra parte, più
di una volta, lo dicono i testimoni stessi : chi non vide, non
può rendersi conto); le immagini ci mostrano quel che c’è
adesso, su quei luoghi: una stazione ferroviaria, dei boschi, si
intravvedono le fondamenta della costruzione di un crematorio.
Ma ciò che conta è il racconto
di chi vide, è il suo sguardo, che
punta questi luoghi, oramai deserti, ma vede altrove, li rivede
teatro della più grande carneficina della storia. Un importante insegnamento per tutti, giovani e meno giovani, forse da
trasmettere in un orario meno
penalizzante. Alberto Corsani
quindicinale ecumenico di
fede, politica, vita quotidiana
informazione, riflessione, dibattito su
esperienze di base, chiese, società,
movimenti di liberazione, pace, ecologia,
etica, Bibbia, teologia.
scusi. ^
DISTURBO?
Redazione: Via Firenze 38 - 00184 Roma
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38, 00184 Roma, oppure su vaglia postale presso l’Ufficio Roma 13.
5
19 dicembre 1986
obiettivo aperto 5
AL CONVEGNO NAZIONALE «OBIETTIVO FAR SALUTE» DI TORRE PELLICE
La salute al servizio del senso della vita
L’essere umano va considerato non come entità astratta, ma nella complessità della sua realtà esistenziale —
In assenza di solidarietà e responsabilità umana possono fallire anche i più corretti e moderni processi terapeutici
Nel corso del convegno nazionale: Obiettivo far saiute, svoltosi a Torre Pellice daini al 13 dicembre per l’organizzazione della
Comunità Montana Valpellice - USSL 43, il presidente della CIOV,
past. Alberto Taccia, ha presentato una relazione su Comunità cristiane e problemi della salute che qui, in parte, riportiamo.
L’attenzione che le Chiese in
generale e le Chiese Evangeliche
in particolare rivolgono oggi al
problema della salute, non deriva da una volontà di recuperare quello che nel passato era
senza dubbio uno dei campi specifici del loro intervento né dalla pretesa di intervenire e interferire in quelle che sono le competenze specifiche degli organismi e delle istituzioni preposte
alla soluzione di detto problema. L'interesse della comunità
dei credenti nasce dal fatto che
la salute è una delle componenti fondamentali dell’esistenza
umana. E resistenza umana nel
suo complesso riguarda strettamente il messaggio evangelico e
quindi la ricerca e la testimonianza della Chiesa.
Il centro dell’attenzione è
dunque l’essere umano considerato non come entità astratta o
come mero oggetto di studio, di
ricerca o di assistenza, ma nella
sua realtà esistenziale, con i suoi
problemi, le sue difficoltà, le sue
sofferenze, le sue gioie, le sue
esigenze, il suo diritto alla vita,
al lavoro, alla socialità, alla libertà e a una esistenza umana
degna di questo nome.
E tra tutti i diritti dell’uomo,
primario e importante è il diritto alla salute, alla sua tutela, alla sua conservazione e al suo recupero.
Per una definizione
di « salute »__________________
Ma cosa è salute? Se ne hanno ormai diverse definizioni.
L’antica definizione per cui salute è essenzialmente assenza di
malattia è ora superata e si cercano nuove formulazioni sempre più ampie, come quella dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità per cui ; « Salute è una
condizione di completo benessere fisico, spirituale e sociale ».
L’idea di salute è così generalmente associata alla condizione
di giovinezza, bellezza, forza, capacità di produrre, di godere, di
lavorare, di muoversi: è chiaro
che tale concetto di salute discrimina, esclude, considera automaticamente malato chi non
è in grado di adeguarsi a tali canoni.
Si tratta degli anziani, degli
invalidi, dei portatori di handicap più o meno gravi che la nostra società tende ad emarginare e ad escludere per tutta una
serie di condizionamenti psicologici e sociali.
Ma una società che, per tutelare la propria salute, si libera
degli improduttivi, degli handicappati e dei disabili è in realtà
una società profondamente malata.
Malata di egoismo, di paura,
di insicurezza, bisognosa di essere salvata e guarita dai propri condizionamenti psicologici
e ideologici negativi.
Nella nostra società la salute
fisica sembra essere il più alto
degli obiettivi. Per la nostra salute si impegnano enormi energie, ingentissimi capitali, strutture sempre più sofisticate. Il
divario tra paesi poveri e paesi
ricchi è enorme proprio a livello di tutela della salute. A volte
la salute e il benessere degli uni
sono causa di immense sofferenze di altri.
Un teologo protestante tedesco in un recente scritto tradotto in italiano (J. Moltmann Diaconia - Ed. Claudiana) scrive : « Non è la sola vita o la sopravvivenza che costituiscono il
senso dell’esistenza umana, ma
piuttosto è la vita biologica che
deve essere posta al servizio dell’umanità. Non sono la salute e
la funzionalità fìsica che costituiscono il senso dell’esistenza
umana ma la salute e la funzionalità fisica sono poste al servizio del senso della vita». Questo senso che è riempire la vita
di umanità, di accettazione, di
dedizione, di interesse, di partecipazione e amore, può essere
vissuto anche nell’handicap, nella malattia e nella morte. E allora si tenta una nuova definizione di salute.
« Salute è la forza di essere
uomini nella felicità e nel dolore, nella vita e nella morte. Salute è la forza di vivere, di soffrire, di morire come soggetto
libero e responsabile. Salute non
è costruire una società al servizio del proprio benessere psico-fisico ma porre se stessi al
servizio dell’ediflcazione di una
società in cui nessuno si senta
escluso ma ognuno sia rispettato nella propria dignità e libertà, qualunque sia la sua condizione di esistenza ».
Sofferenza e
solidarietà cristiana
La comunità cristiana potrà
contribuire ad un tale processo
di edificazione riferendo il proprio pensiero e la propria azione all’opera di Cristo che è fondamento della sua esistenza, della sua testimonianza e della sua
azione. Questa azione rivela due
atteggiamenti complementari.
Il primo, di completa solidarietà con la sofferenza umana.
Cristo «ha preso su di sé le nostre malattie e le nostre infermità » (Isaia 53: 4), si è identificato con i sofferenti, con i malati, con i miserabili della terra.
« Accanto a Gesù troviamo tutta la miseria dell’uomo: gli indemoniati, gli storpi, i paralitici,
i ciechi, gli affamati, i colpevoli
escono allo scoperto dagli angoli bui della società, nei quali
erano stati banditi, nei quali si
erano nascosti per paura e vergogna» (Moltmann). Gesù opera una netta scelta, ponendosi
chiaramente contro il potere di
quelli che godono buona salute
a spese degli altri, che nella pienezza del loro benessere psicofisico tutelano i loro privilegi
con ogni mezzo, impedendo ogni
processo di crescita e integrazione da parte di altri. Quella
scelta ha come conclusione la
croce.
E il secondo atteggiamento è
la volontà di superamento e di
vittoria su ogni condizione negativa di sofferenza e di morte.
La solidarietà con la sofferenza
non conduce a una passiva rassegnazione, all’accettazione supina di una oscura e ineluttabile
volontà superiore che destina
ciecamente alcuni alla sofferenza ed altri al benessere. Non vi
è neppure il tentativo di sublimare la sofferenza come mezzo
di salvezza o acquisizione di felicità future negate nel presente.
Gesù è venuto per salvare gli
uomini, nel senso più pieno della parola: la guarigione e resistenza serena fanno anche parte
di questa salvezza.
Questo atteggiamento troverà
nella resurrezione la sua espressione più alta di vittoria sulle
forze oscure della morte.
Da questo messaggio di morte
e resurrezione, solidarietà e salvezza rivolto all’uomo globale,
possono emergere, relativamente
al tema che ci interessa, due
elementi.
Responsabilità
individuale e
collettiva
a) L’affermazione della responsabilità individuale, come
recupero della piena coscienza di
sé, della propria umanità e della propria dignità, cioè del valore primario della persona umana.
Lo sviluppo e l’evoluzione del
processo sanitario e sociale tendono sempre più, per la loro
complessità e la loro specializzazione, a richiedere al cosiddetto « utente » una specie di delega in bianco.
Privato della capacità di autodeterminazione, l’uomo tende
a vivere in una costante situazione di ansia e in una conseguente totale dipendenza dall’istituzione sanitaria di cui diventa oggetto di studio, a volte di
sperimentazione, di assistenza,
in un rapporto sempre più spersonalizzato.
Egli deve essere invece, con la
collaborazione degli operatori,
soggetto e partecipe nel processo terapeutico o di recupero sociale. A lui è dovuta una corretta informazione, una possibilità
di discutere e scegliere, nel dialogo con l’operatore, la terapia
o la soluzione più appropriata.
Ma alla base di ogni informazione è necessario premettere
un’azione di formazione alla libertà e alla responsabilità che
deve iniziare fin dai primi anni
dell’esistenza.
b) Ad una responsabilità individuale deve fare riscontro
una responsabilità collettiva, cioè
il recupero di una nuova solidarietà umana.
Sappiamo che uno dei problemi più gravi del nostro tempo
è la solitudine. La solitudine aggrava enormemente, ai iimite
della tragedia, qualsiasi situazione di malattia, di sofferenza,
di anzianità, di handicap, di invalidità, di ristrettezza economica. La solitudine, spesso frutto di quella emarginazione sociale a cui facevamo cenno, è il
segno più grave di una disgregazione sociale che fa di ogni
uomo l’antagonista, il potenziale nemico, colui che può minacciare il mio benessere psico-fisico, attentare alla mia tranquillità e alla quiete mia e della mia
famiglia.
Il riferimento costante alle
istituzioni socio-sanitarie che
ognuno di noi contribuisce a
mantenere con non indifferenti
sacrifìci finanziari e che avrebbero il compito di risolvere tutti i problemi di salute, di disoccupazione, di età, di crisi di
qualsiasi genere, ci esime da
ogni responsabilità verso il prossimo, da ogni senso di solidarietà e di umanità.
Dalla mancanza di solidarietà
e responsabilità umana nascono la maggior parte di quelle situazioni patologiche psichiche,
fisiche, di devianza comportamentale, che costituiscono l’utenza degli ospedali, degli istituti di ogni tipo, delle strutture
sociali, delle carceri.
Ed è per la mancanza di solidarietà e di responsabilità umana che falliscono spesso processi terapeutici, riabilitativi, di
reinserimento sociale pur impostati secondo le più corrette procedure.
In una recente Conferenza che
ha avuto luogo nel settembre di
quest’anno a Budapest, organizzata dalla Commissione Medica
Cristiana del Consiglio Ecumenico delle Chiese di Ginevra, sul
tema : « Guarigione, salute e integrità umana » è stata riproposta, nella prospettiva di sfacelo fisico e morale a cui l’umanità sembra condannata e che
riguarda la condizione dell’uomo, dalla morte per fame nei
paesi poveri alla morte per inquinamento nei paesi ricchi, alla minaccia di una defiagrazione
atomica per tutti, la ricostituzione di una nuova coscienza sociale, non basata sul « mors tua,
vita mea » ma sul principio che
la tua morte sarà la mia morte
e la tua vita la mia vita. Dove
la fraternità, la riconciliazione
e l’amore non siano solo vaghe
e poetiche utopie ma condizione
d’esistenza.
Si è proposto di costituire
« comunità terapeutiche » in senso lato, aggregazioni umane che
non si sostituiscono a nessun
programma socio-sanitario, che
non escludono nessuna competenza specifica, che non intendono affatto confondere i ruoli,
ma intendono creare quel tessuto umano ora quasi del tutto
disgregato, di solidarietà, di aiuto, di accoglienza, di comprensione delle necessità di ognuno,
affinché nessuno si senta solo,
nessuno si senta escluso.
Un obiettivo per tutti
Si tratta, con un deciso cambiamento di tendenza, di identificare il senso della vita non nel
successo individuale determinato dalla capacità di produrre,
di possedere, di consumare che
condiziona la nostra concezione
di salute, ma dalla capacità di
costmire una diversa società e
un diverso rapporto umano che
sia capace di accogliere. i»icludere, integrare, dare spazio e
dicrnità di vita a tutti.
Questo obiettivo non può essere esclusivo di una Chiesa o
di un organismo specifico ma
deve diventare obiettivo comune a tutti, ognuno con le sue
particolarità, le sue comnetenze, i suoi livelli di responsabilità.
Non sempre le Chiese hanno
operato in modo coerente ai
principi su esposti. La carità di
Cristo che accoglie, salva e riabilita, si è presto trasformata,
nella prassi ecclesiastica, in quella beneficenza e assistenza il
cui scopo non era tanto il ricupero della dignità dei deboli e
dei poveri contro il potere dei
forti e dei ricchi ma la difesa
della società dei sani dai soggetti parassitari. Non sono certo mancati atti di autentica testimonianza, di dedizione e consacrazione da parte di tanti uomini e donne, organismi, congregazioni e comunità che hanno lottato e impegnato la vita
per il bene dei deboli. Ma spesso la Chiesa è stata complice o
strumento inconscio di una politica di repressione e segregazione, funzionale ad una ideologia del benessere che si serve
dello spirito cristiano di alcuni
per scaricare responsabilità di
tutti e isolare in ambiti, sia pur
pieni di carità cristiana, coloro
che possono costituire un peso
o un impaccio a un libero progresso economico che premia
soltanto l’eflìcienza e la capacità produttiva.
E’ compito della Chiesa operare un’analisi critica della propria prassi assistenziale e, nel
contempo, porsi liberamente al
servizio di un progetto comune
di « far salute » nel senso ampio che abbiamo delineato, senza alcuna pretesa di superiorità
o di difesa di prerogative e privilegi.
Alberto Taccia
6
6
19 dicembre 1986
5= ^
Se
pSs.
E’ l'ultima preghiera ma potrebbe anche essere la prima. Tutto comincia con questa invocazione, che
era già sulle labbra del profeta
Isaia: « Oh squarciassi tu pure i cieli, e scendessi! » (Isaia 64: 1). Basta
aggiungere « Signor Gesù » e la preghiera di Isaia diventa quella dell’Apocalisse. L’invocazione iniziale è coinè quella finale: Gesù è davvero
l’alfa e l’omega, il principio e la fine.
La prima e l’ultima
preghiera
Preghiera iniziale e finale, « Vieni,
Signor Gesù! » è la preghiera che
riassume tutte le altre, e le invera.
Perciò mettiamo in questa preghiera tutte le altre. Essa le contiene
tutte, anzi ne svela la vera natura:
tutte le preghiere, di tutti i tempi e
di tutta l’umanità, sono fondamentalmente una invocazione di Gesù...
Qualunque cosa chiediamo, cerchiamo o attendiamo, cerchiamo, chiediamo e attendiamo lui. Il nome di
Gesù non è solo ’al di sopra di ogni
nome’, è anche dentro ogni nostra
preghiera, è il suo segreto profondo.
Quando diciamo: « Vieni, Signor Gesù! » è come se ripetessimo in un
solo movimento del cuore e delle
labbra tutte le preghiere di tutti i
tempi e di tutti gli uomini. L’esaudimento di questa preghiera sarà
l’esaudimento di tutte le preghiere
e perciò il compimento di ogni cosa.
« Vieni, Signor Gesù! » è una tipica invocazione d’Avvento. Ripetendola ci ricordiamo ciò che facil
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
«VIENI,
SIGNOR GESÙ!»
(Apocalisse 22: 20)
Ef l’ultima parola della Bibbia
(se si eccettua il saluto finale). L’ultima parola è una
preghiera. Già questo è un
segno: alla fine, una preghiera. L’ultima ora, l’ora della verità, è l’ora
della preghiera. La verità ultima della nostra vita, anzi deU'intera storia umana, è una preghiera. L’ultirno respiro del mondo è il sospiro
di una preghiera, di quella preghiera: « Vieni, Signor Gesù! ». Alla fine, tutta la storia e ogni esistenza si
condensano in un’unica invocazione.
Alla fine noi stessi, ciascuno di noi
diventa una preghiera. Non più solo
pregare ma diventare preghiera quella straordinaria, brevissima, intensissima preghiera: « Vieni, Signor
Gesù! ».
mente dimentichiamo, e cioè che
siamo fino alla fine popolo dell’Avvento — come Israele che è per eccellenza il popolo deU’Awento, il popolo che vive nell’attesa di colui che
deve venire. Noi siamo il popolo che
vive nell’attesa di colui che è già venuto. Siamo entrambi popolo dell’attesa, popolo dell’Awento, e questo è il nostro legame più profondo
con Israele. Non è tanto Gesù quanto l’attesa che ci lega a Israele: l’attesa del Messia venturo, l’attesa di
Gesù venuto.
« Vieni, Signor Gesù! ». Invocazione elementare ma quanto misteriosa! Diceva Gregorio di Nissa:
« Ecco una cosa degna di lunga ricerca: capire come viene colui che
è sempre presente ». Anche il grande Agostino passa da una domanda all’altra senza azzardare risposte: « Dammi grazia, o Signore,
di conoscere appieno se prima ti si
debba invocare o lodare; se la conoscenza di te debba precedere l’invocazione. Ma chi ti invoca se prima
non ti conosce?... O non piuttosto
ti si invoca per conoscerti?... Signore, io ti cercherò invocandoti e ti
invocherò credendo in te, perché tu
ti ci sei fatto conoscere» {Confes'-'
sioni I, 1).
Lontano e pur vicino
« Vieni, Signor Gesù! ». Se ti dico
di venire vuol dire che non ci sei:
se tu fossi già qui, non ti direi ’Vieni!’. Ma se ti dico ’Vieni!’ vuol dire
che mi senti: se tu non mi sentissi,
io non ti parlerei. Così sei lontano,
altrimenti non ti chiamerei, ma sei
vicino, altrimenti non mi sentiresti.
Sei insieme lontano e vicino. Lontananza e vicinanza sono due modi
della tua presenza.
« Vieni, Signor Gesù! ». Tu sei
presente, ma non sei nelle mie mani, sei presente ma non sei posseduto, sei presente ma sei libero. Ti
dico ’Vieni!’ perché la tua venuta
non può mai essere incamerata. Ecco che cosa significa essere popolo
dell’Avvento, popolo dell’attesa: significa che non possediamo Dio se
non in quanto lo attendiamo, significa che abbiamo Dio nella forma
della sua attesa. Il modo più alto
di avere Dio è proprio di attenderlo,
sapendo chi attendiamo. « Vieni, Signor Gesù! ». Noi non possiamo of
frire al mondo molto di più che questa attesa. Ma volesse Iddio che sapessimo davvero offrirgli questa attesa!
Ma perché ti chiamo, perché ti invoco? Che cosa mi spinge a pronunciare questa preghiera tanto breve
quanto intensa: « Vieni, Signor Gesù! »? Perché in fin dei conti ti chiedo di venire, cioè se sei lontano di
venire vicino, se sei vicino di venire
più vicino e comunque, dato che sei
sempre presente, di rivelarti, di ap
I
; t < V T.
parire, di manifestarti? Una cosa è
certa: chi è sazio, chi non ha fame
e sete di niente, non pregherà cosi
né in altri modi, non pregherà neppure come Prévert: « Padre Nostro
che sei nei cieli, réstaci! ». Essere
popolo dell’Avvento, popolo dell’attesa significa riconoscersi come uomini e donne che non hanno e perciò attendono, che attendono e perciò invocano. Perché? Quali sono le
radici di questa invocazione?
Le radici della preghiera
La prima radice della preghiera
può essere il bisogno. Si, il bisogno.
« Vieni, Signor Gesù! » può essere la
preghiera di chi ha bisogno. La narrazione evangelica è piena di genie
che ha bisogno e, nel bisogno, si rivolge a Gesù, lo invoca. Molti malati fermano Gesù per strada gridando: « Gesù, Figliuol di Davide, abbi
pietà di me! ». Un padre angosciato
perché la sua bambina sta morendo,
implora Gesù dicendo: « Vieni a
metter sopra lei le mani, affinché sia
salva e viva ». E Gesù andò con lui.
O i Dodici che dicevano per bocca
di Pietro: « Signore, a chi ce ne andremmo noi? Tu hai parole di vita
eterna ». O Marta, la sorella di Lazzaro, che dice a Gesù quasi rimproverandolo: « Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto ». O i discepoli di Emmaus, che
quando si avvedono che Gesù sla
per andare oltre, gli fanno forza dicendo: « Resta con noi, perché si la
sera ». L’evangelo è pieno di gente
che ha bisogno. Ma c’è qui tra noi
qualcuno che non ha bisogno? Si
faccia dunque avanti! Piuttosto la
domanda è un’altra: c’è qualcosa che
io ho così pienamente da non averne anche bisogno? C’è qualcosa di
cui non ho bisogno?
Il bisogno
Certo, lo sappiamo bene, è pericoloso parlare di bisogni. Nasce infatti subito il sospetto che Dio sia il
prodotto dei nostri bisogni e allo
stesso tempo l’illusione di una effettiva risposta. E’ vero, il nostro essere è attraversato e scavato da mille
bisogni, di ogni genere, materiale e
spirituale, culturale e anche religioso. Abbiamo altrettanto bisogno di
pane quanto di amore, di libertà
quanto di disciplina, di verità quanto di grazia, di coraggio quanto di
pazienza, di futuro quanto di presente, di speranza quanto di memoria, di giustizia quanto di misericordia, di lavoro quanto di svago. E’
facile pensare che Dio sia appunto
il surrogato a buon mercato di tutti
questi bisogni mai veramente soddisfatti. Certo è possibile. Dio potrebbe effettivamente essere il prodotto dei nostri bisogni. Ma le cose
potrebbero anche essere diverse. Io
vi chiedo, fratelli e sorelle: è forse
la sete che crea l’acqua? E’ forse la
fame che crea il pane? O non dobbiamo piuttosto dire che qui c’è la
sete e lì c’è l’acqua, qui c’è la fame
7
19 dicembre 1986
W
prospettive bibliche 7
e lì ce il pane, qui c’è l'uomo che
chiede e lì c'è Dio che risponde? Potrebbe appunto essere cosi, che io
sono la sete e tu, Gesù, sei l’acqua
che disseta, come è scritto: « Chi ha
sete, venga a me e beva, e fiumi di
acqua viva sgorgheranno dal suo seno » (Giov. 7: 37-38). Io sono la domanda, tu Gesù, tu Dio sei la risposta. Non è la domanda che crea la risposta; la domanda non crea la risposta, crea soltanto l'attesa della risposta. « Vieni, Signor Gesù! » - vieni irerché ho bisogno di te. « Come
la cerva agogna i rivi dell’acque, così ] 'anima mia agogna te, o Dio. L’anima mia è assetata di Dio, dell’Iddio vivente » (Salmo 42: 1-2).
Il desiderio
Ma l’invocazione « Vieni, Signor
Gesù! » può esprimere, oltre che bisogno, anche desiderio. Che differenza ce tra bisogno e desiderio? Difficile dirlo, perché il bisogno implica desiderio e il desiderio facilmente diventa bisogno. Bisogno e desiderio sono fratelli ma non fratelli
gemelli. Una differenza può esser
questa: il bisogno è qualcosa che
sentiamo dentro, il desiderio è qualcosa che ci viene da fuori. O ancora:
il bisogno è forse più legato al cor
po è all’esistenza psicologica, il desiderio è forse più legato allo spirito e all’esistenza sentimentale, emotiva. Ma soprattutto il desiderio è
acceso dentro di me da qualcosa che
sta fuori di me. Il desiderio appare
nella storia biblica legato all’albero
della conoscenza del bene e del male, che « era desiderabile per diventare intelligente » (Genesi 3: 6). Tanto che per molti, desiderare significa già peccare.
desiderio sottile, seducente, di rendere Dio superfluo. Tutto questo è
effettivamente possibile.
Certo, lo sappiamo bene, è pericoloso parlare di desiderio. Nasce infatti subito il sospetto che Dio sia
l’invenzione suprema del nostro desiderio. Dio c’è perché lo desideriamo. Anzi - dirà qualcuno: il tuo desiderio di Dio non è altro che il tuo
desiderio di essere Dio! Sei tu che
(inconsciamente) ti ami tanto, che
vuoi ad ogni costo sopravvivere, vuoi
essere eterno e quello che chiami
'desiderio di Dio’ è solo il tuo (sconfinato) desiderio di immortalità, come diceva Sartre: L’uomo non è altro che desiderio d’immortalità. La
religione sarebbe allora la forma suprema dell’amore di sé, una forma
sublimata di narcisismo. Lutero,
che se ne intendeva sia di Dio che
dell’uomo, sapeva qualcosa di questa passione segreta di essere Dio,
che egli chiamava concupiscentia, il
Quello che noi chiamiamo 'desiderio di Dio’ può effettivamente essere solo il nostro desiderio di essere Dio. Ma è necessariamente così? E’ proprio il desiderio che crea
il suo oggetto o non potrebbe essere l’oggetto (o il soggetto) che crea
il desiderio? E ancora: è proprio vero che desiderare significa in qualche modo già peccare? Io vi chiedo,
fratelli e sorelle: che cosa sarebbe
la nostra vita senza il desiderio? La
fine dei desideri non è forse la fine
della vita? Quando uno dice: Non
desidero più nulla, non ha forse finito di vivere? Il desiderio può anche non essere concupiscenza, ma
semplicemente intensificazione dell’amore, amore più intenso, passione e perciò invocazione! Desiderare
Dio? Perché no? Nella Bibbia c’è
anche il desiderio di Dio! <tChi ho
io in cielo fuori di te? E sulla terra
non desidero che te » (Salmo 73: 25).
Del resto, perché credete che un libro come il Cantico dei Cantici è
stato inserito nella Bibbia? Quel
canto supremo, che cos’è se non il
canto del desiderio? Desiderio di
chi? Desiderio dell’amata, desiderio
dell’amato. Ma questo desiderio incrociato è stato inserito nella Bibbia perché esso è parabola del desiderio di Dio. Come l’amante desidera l’amata, come l’amata desidera
l’amante, così l'uomo desidera Dio.
Tu hai acceso dentro di me un desiderio. Io non desidero me stesso,
desidero te. Quel poco che conosco
di te attraverso la tua rivelazione
ha acceso un grande desiderio di te
dentro di me. Certo, ho bisogno di
te, ma oltre al bisogno ho anche desiderio di te. Perciò ti invoco: « 'Vieni, Signor Gesù! ».
La fede
dire, immagine dell’uomo ancora futuro (tranne che in te, nuovo Adamo, secondo inizio dell’umanità).
« Non è ancora reso manifesto quel
che saremo » (I Giov. 3: 2) — tranne
che in te. Tu sei la nostra immagine
futura, quella nella quale dobbiamo
ancora essere trasformati (2 Cor. 3:
18). Tu sei colui che dei due popoli
ne hai fatto uno solo, abbattendo il
muro di separazione; hai creato un
solo uomo nuovo facendo la pace
(Efesini 2: 14-15). Credo in te anche
per come hai vissuto, per come hai
parlato, per come ti sei comportato sulla terra. Specchio della vera
umanità, sei colui che siamo chiamati a diventare. Perciò « Vieni, Signor Gesù! » perché si compia il
disegno della nostra umanità, secondo la tua promessa: « Ecco, io
sto alla porta e picchio; se uno ode
la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli
meco » (Apoc. 3: 20-21). Vieni per
tutti. Tu, l’Atteso da molti.
Ecco che cosa significa essere popolo dell’Avvento: significa diventare preghiera, questa preghiera finale e riassuntiva nella quale vogliamo mettere tutte le nostre attese,
speranze, visioni, ma anche tutte le
nostre pene, sconfitte, delusioni,
questa preghiera che può avere tre
radici: bisogno, desiderio e fede,
questa preghiera che dice tutto dicendo una cosa sola: « Vieni, Signor
Gesù! ».
Paolo Ricca
Nel tempo dell’Avvento che precede il Natale, ci lasciamo condurre da questa semplice e profonda riflessione biblica e teologica che è
predicazione della Parola di Dio.
Preghiera del bisogno, preghiera
del desiderio, « Vieni, Signor Gesù! » può essere, anzi è, preghiera
della fede. Potrei non avere bisogno,
potrei non avere desiderio, ma se
ho fede dirò: « Vieni! ». Vieni, perché credo in te. Credo in te per quello che sei non solo per me ma per
tutti. Credo in te, immagine dell’invisibile Iddio ma anche immagine
deU’invisibile uomo, se così posso
Le immagini di queste pagine sulla natività sono: di Diirer (la prima
in alto a sinistra) e di Rembrandt.
La seconda a sinistra ritrae la ’fuga
in Egitto: dalla semplicità della stalla al destino dei profughi.
La continuità tra l’Avvento, il Natale, l’infanzia e l’attività pubblica
di Gesù è costituita, anche, da questo ’venire’ e rimanere di Gesù dalla parte dei poveri, dei profughi, dei
senza potere.
il
8
f
s vita delle chiese
19 dicembre 1986
FCESC: UNA DECISIONE DIFFICILE
CORRISPONDENZE
Requiem per un ente silvia e Stefano
« Decidere di porre fine a un’unione di chiese, specie se nel
passato si è dimostrata un valido strumento di servizio e di
testimonianza, è sempre doloroso. Tuttavia, in un paese in cui
gli enti inutili abbondano, non
ha senso mantenere una struttura che non risponde più, in alcim modo, alle esigenze di chi
Tha costituita ».
Con queste parole il Consiglio
della Federazione delle Chiese
Evangeliche di Sicilia e di Calabria (FCESC) spiega la propria
decisione di decretare lo scioglimento della Federazione, presa
lo scorso 8 dicembre dopo che
— fatto non nuovo negli ultimi
anni — la convocazione dell’Assemblea biennale era andata a
vuoto per l’assenza della maggioranza assoluta dei membri richiesta dallo Statuto. Una procedura insolita, giustificata però
dalla mancanza, nello stesso Statuto, di norme relative allo scioglimento della Federazione.
Costituita il 19 marzo 1975 da
16 Chiese battiste, metodiste e
valdesi, dal CESE di Palermo e
dal Servizio Cristiano di Riesi,
la FCESC ha rappresentato per
dieci anni l’unica strutttira d’incontro e di collaborazione fra le
Chiese delle tre denominazioni in
Sicilia e in Calabria, oltre che
tm organismo per la promozione
di servizi e di iniziative ecumeniche spesso assai valide. Tuttavia, anche a causa delle distanze
geografiche, il contributo delle
Chiese calabresi alla vita della
Federazione è sempre stato assai modesto.
Dall’Assemblea del dicembre
1981 la FCESC cominciava a qualificarsi come il più efficace
strumento per la testimonianza
pacifista delle Chiese evangeliche delle due regioni. L’Assemblea straordinaria del dicembre
1982, raccogliendo l’eredità del
Convegno Ecumenico Internazionale « Fede e impegno per la pace » tenutosi a Comiso la Pentecoste dello stesso anno, nominava un nuovo servizio, denominato Commissione per la Pace, incaricato della pubblicazione degli atti del Convegno e di un
maggior coinvolgimento delle
Chiese nel movimento contro Tinstallazione dei missili Cruise.
Grazie anche a un piccolo fondo messo a disposizione dalla
Commissione nazionale delle
Chiese Battiste, Metodiste e Vaidesi <DMV) per la Pace e il Disarmo e alla disponibilità d’un
volontario a tempo pieno, sostenuto dalla Tavola, la Commissione per la Pace della FCESC, in
stretta collaborazione con la
Commissione BMV nazionale e
Un momento significativo dell’attività della Federazione è stato
l’impegno pacifista: nella foto una manifestazione contro i missili.
col Consiglio della Federazione,
garantiva nei due anni successivi un contributo qualificato alTorganizzazione delle principali
iniziative del movimento per la
pace a Comiso e in altre località siciliane. Il 15 maggio 1983
un centinaio di evangelici siciliani e calabresi celebravano insieme il loro culto domenicale
davanti ai cancelli della base
NATO. Ogni sabato, per tutta la
durata delTIMAC, il Raduno internazionale contro i missili Cruise (Comiso, 1° luglio - 30 settembre 1983), la Federazione offriva ai pacifisti e ai comisani
interessati im momento di preghiera e di riflessione biblica.
Nelle giornate dei blocchi nonviolenti della base, organizzati
dalTIMAC, così come in occa-,
sione delle principali manifestazioni per la pace, era sempre
presente un ben caratterizzato
grup>po di evangelici, grazie anche all’impegno della FCESC.
Decine di comunicati, alcuni
dei quali ripresi con enfasi dai
mass-media locali e nazionali,
rendevano pubblica la posizione
delle Chiese federate davanti a
fatti particolarmente gravi.
La crisi del movimento per la
pace regionale e nazionale, seguita alTinstallazione dei primi
missili a Comiso, privava le Chiese siciliane di un eccezionale
veicolo di testimonianza. Ciò nonostante, l’impegno per la pace
della FCESC si manteneva a livelli notevoli sino all’autunno
del 1984, per poi spegnersi gradatamente.
Negli ultimi tempi, l’unica attività della FCESC è stata la
sempre più rara diffusione di comunicati non più ripresi nemmeno dalla stampa locale e la
il LasLimonio
Mensile deli' Unione Crisliana Evangelica BaUisla dìialia
Abbonamenti 1987
Abbonamento ordinario L. 25.000
Estero L. 40.000
Sostenitore L. 50.000
Cambio indirizzo L. 2.000
1 copia L. 3.000
1 copia arretrata L. 3.500
Versate su CCP n. 16551509 intestato a:
« ii testimonio» - Borgo Ognissanti, 6 - 50123 FIRENZE
spedizione di inviti (con qualche
riscontro) alle Chiese membro in
occasione di iniziative pacifiste
ecumeniche e di movimento.
Troppo poco, hanno convenuto
i partecipanti all’incontro di Catania delT8 dicembre scorso, così come troppo pochi erano loro
stessi ner dare all’incontro validità di assemblea. Non vi erano
infatti rappresentate che le Chiese battiste di Catania e di Lentini ( Via Caltanissetta); la Chiesa
metodista di Scicli; le Chiese vaidesi di Agrigento e di Catania.
Con il conforto del narere unanime dei presenti, il Consiglio,
nelle persone del suo Presidente Past. Arcangelo Pino e del Vicepresidente Elena Chines e in
assenza del membro del Consiglio Past. Mario F. Berutti, in
missione presso il Centro Emmanuel di Colonia Vaidense in
Uruguay, ha così deciso di procedere allo scioglimento della
Federazione, appellandosi ai circuiti delle Chiese valdesi e metodiste e all’Associazione delle
Chiese battiste delle regioni interessate perché assumano l’eredità di dieci anni di lavoro della
FCESC.
I rapporti fra le Chiese delle
tre denominazioni, del resto, sono negli ultimi anni cresciuti,
tanto da non far temere sensibili contraccolpi a causa dello
scioglimento della FCESC. Lo
stesso dicasi per l’impegno e per
la testimonianza pacifista delle
Chiese siciliane e calabresi, che
già da diversi anni possono contare, oltre che sul sostegno della
Commissione BMV per la Pace
e il Disarmo, sui servizi del Centro di Documentazione ed Iniziative ’-■er la Pace (CEDIP) di
Catania.
Bruno Gabrielli
Concerto
di Attilio Sibille
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Piazza Gianavello
Torre Pellice
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ROMA — Domenica 7 dicembre
nella chiesa di Piazza Cavour,
Silvia Rutigiiano, che svolge il
suo anno di prova come candidata al ministero pastorale, e Stefano Darchino, studente alla Facoltà valdese di teologia, hanno
voluto condividere con la comunità la loro gioia di essere uniti
in matrimonio.
Nel corso della cerimonia i catecumeni hanno cantato per gli
sposi un pezzo di loro composizione e la comunità ha chiesto in
preghiera la benedizione del Signore per Silvia e Stefano, sia
per la loro vita in comune che
per il loro impegno pastorale.
Manifesto di Natale
VASTO — Il XII circuito realizza un manifesto natalizio (64x
33 cm., a stampa nera su fondo
giallo): il costo è di 500 lire a
copia. Chi fosse interessato a riceverlo può prenotare telefonando ai numeri; 0873/721468 oppure
0873/55373.
Il tempio di
piazza Cavour
ROMA — La rivista « Alma
Roma» ha pubblicato in due
suoi numeri interessanti e documentati articoli sulle chiese
non cattoliche di Roma. Uno <h
questi, a cura di Pierluigi Lotti,
è dedicato al tempio valdese di
piazza Cavour.
Vale la pena di osservare che
l’autore rileva che, se per un
tempio valdese si era già scelta
Via Nazionale (cioè nei pressi
della zona direzionale della capitale e dei nuovi quartieri residenziali), per il secondo la scelta si indirizzò in quella che era
la zona di espansione, agli inizi
del secolo, cioè il quartiere
Prati.
L’articolo dedica perciò un
ampio spazio allo stile del tempio e al suo felice inserimento
nel tessuto urbano in quanto
esprime « quasi con commovente anelito di novità, il tentativo
di rottura in un mondo di forme stereotipate e stanche ».
In base ad un’attenta consultazione della stampa del tempo,
l’autore ricorda l’opera del pastore Arturo Muston, la generosità di Mr. John Stewart Kennedy, la cronaca dell’inaugurazione e le fasi della costituzione
e sviluppo di una comunità autonoma.
Corredano l’articolo interessanti notizie biografiche concernenti i responsabili dell’opera
mercé ricerche condotte presso
l’Archivio Capitolino e gli Albi
Professionali; gli ingegneri Emanuele Rutelli ed Emilio Albertini e l’arch. Guido Bonci.
Ricordate le belle decorazioni
e le significative vetrate del professor Paolo Paschetto, l’articolo conclude : « Si può affermare
che a più di 70 anni dalla sua
inaugurazione, il tempio valdese ha superato felicemente le
prove del tempo dimostrandosi,
per alcune felici intuizioni compositive e per la sua coerenza
formale, un’opera non secondaria nel quadro dell’edilizia ro
mana dei primi del ’900».
Designazione
NAPOLI — Domenica 23 no
vembre, nella Chiesa valdese di
Napoli, Via dei Cimbri, ha avuto luogo la designazione del
prossimo conduttore di questa
Chiesa con la presenza del presidente della Commissione Esecutiva pastore Enrico Trobia,
che ringraziamo caldamente.
Al pastore Giorgio Bouchard,
designato, che abbiamo avuto il
piacere di apprezzare domenica
19 ottobre, auguriamo un proficuo lavoro, insieme a sua moglie, benedetto da Dio.
CONCESSIONARI
LONGINES
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CITIZEN
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19 dicembre 1986
vita dellexhìese 9
COMITATO PER I LUOGHI STORICI
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
S.O.S. per il «Coulege»! “ Armonie di Natale
99
E’ ormai giunta l’ora di lanciare un S.O.S.!
Il Collegio dei Barbi di Pradeltorno minaccia di crollare!
Ha ancora resistito alle abbondanti nevicate dello scorso anno e speriamo possa resistere
ancora per il prossimo inverno
con i piccoli accorgimenti di rinforzo che sono stati presi, ma è
necessario non procrastinare i
lavori indispensabili per salvarlo. Tutti noi conosciamo l’imporlanza di questo luogo storico,
ancor oggi visitato particolarmente da gruppi di correligionari esteri, ma anche da fratelli
evangelici italiani.
Pensiamo inoltre che questo
luogo storico sarà, fin dal prossimo anno, soggetto a più nutrite visite, proprio in vista del tricentenario del rimpatrio.
Finora non abbiamo ritenuto
opportuno lanciare appelli per
il nostro « Coulege dei Barbi »
poiché si reputava necessario
non intralciare la raccolta di
fondi per il nostro Ospedale Valdese di Torre Pellice e per l’Asilo di S. Germano Chisone, opere queste più immediate ed indispensabili nel nostro campo
sociale. Ma ora è giunto il momento in cui è nostro dovere informare di questa incresciosa situazione.
I lavori da compiere si riassumono nel rifacimento del tet
to (lose e travature). Il progetto per tale lavoro è stato redatto dall’architetto Renzo Bounous di S. Germano Chisone,
membro del nostro Comitato, ed
è pronto per essere presentato
alTUfficio Tecnico di Angrogna.
Ciò di cui abbiamo urgente bisogno è della somma necessaria
per coprire le spese dei lavori.
Chi crede che le Valli Valdesi,
ancorché impoverite dallo spopolamento, debbano continuare
l^yosotis di Carla Gay DECORAZIONE e COHURA PORCELLANA CERAMICA E VETRO Corso Torino, 146 10064 PINEROLO GIOVANNI GAY # Casalinghi # Articoli per regalo # Forniture alberghiere e per comunità LISTE SPOSI Piazza Cavour, 22 Via Savoia, 45 10064 PINEROLO
ir Augurano Buon Natale e Felice Anno Nuovo
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a vivere e ad essere una testimonianza anche con i luoghi
storici, ci dia una mano, ci dia
un aiuto concreto!
Le offerte possono essere depositate presso l’Istituto Bancario Italiano di Torre Pellice al
Comitato Luoghi Storici, conto
corrente 13130, oppure attraverso le Chiese locali.
Il Comitato
luoghi storici valdesi
In quest? rubrica pubblichiamo le
scadenze che interessano più chiese
valdesi delle valli. Gli avvisi vanno fatti
pervenire entro le ore 9 del lunedi
precedente la data di pubblicazione
del giornale
Giovedì 18 dicembre
□ NUOVO TESTAMENTO
IN PIEMONTESE
TORINO — Alle 18 nel Salone Turchese della « Famlja Turinèisa » in Via
Po 43 verrà presentato: « 'L Testament
Neuv de Nossegnour Gesu-Crist » in
lingua piemontese edito recentemente
dalla Claudiana. Tra gli altri interverranno: Tullio Regge e Arturo Genre dell'Università di Torino.
Domenica 21 dicembre ~
□ ARMONIE DI NATALE
TORRE PELLICE — Alle 14.30 nel
Tempio Valdese la Corale Valdese presenta un concerto natalizio a favore
dei lavori all'Ospedale Valdese.
Sabato 27 dicembre
□ CONCERTO PER
L’ASILO DI
SAN GERMANO
CHIOTTI — Le corali della Val Germanasca — Prali, Perrero, Villasecca, Pomaretto — si incontrano e vi
invitano ad una serata di canti, nel
Tempio di Chiotti, alle ore 20.30.
L'ingresso è libero: eventuali offerte
saranno destinate alla ristrutturazione
deH'Asllo di S. Germano.
PALESTRA
“Sport Center”
BODY BUILDING
GINNASTICA
A CORPO LIBERO
V. J. Cardón, 8 - Torre Pellice
TORRE PELLICE — La co
rale di Torre Pellice invita la
comunità ad un pomeriggio di
cori e letture bibliche, domenica 21 alle ore 14.30. L'appuntamento di « Armonie di Natale »
è ormai una piacevole consuetudine e certamente saranno in
molti a non perderlo. Le offerte
saranno raccolte in favore dell’Ospedale.
• Le Scuole Domenicali invitano i genitori dei bambini ad
un pomeriggio insieme; al Centro sabato 20 alle 14.30 (insieme
agli Appiotti), e domenica 28 ai
Coppieri, ancora alle 14.30.
• Si sono uniti in matrimonio
Gianni Chiavia e Laura Bellion;
a loro l’augurio di una vita benedetta dal Signore.
• La comunità esprime la sua
fraterna solidarietà alle famiglie in lutto per il decesso di
Ernesto Giordan, Eros Malan,
Anita Bertin e Alessandrina
Charbonnier ved. Novarese.
Tempo di Natale
S. GERMANO — Venerdì 19,
ore 15: Incontro e culto di Natale presso l’Asilo.
Sabato 20, ore 20.30: Concerto
della corale a Pinerolo, presso
la parrocchia cattolica di N. S.
di Fatima.
Domenica 21, ore 10: Culto a
cura di tutte le attività; ore
12.30: Agape e festa della scuola
domenicale; ore 20.30: Concerto
della banda municipale, nel Tempio.
Natale, ore 10: Culto con S.
Cena.
Domenica 28, ore 10 : Culto con
inni in francese.
Mercoledì 31, ore 20.30; Culto
di fine d’anno con S. Cena.
ANGROGNA — Domenica 21
alle 15 Pesta dei bambini delle
Scuole Domenicali alla Sala;
per l’occasione interverrà, proveniente da Helsinki, anche Babbo Natale. Alle 16.30 i genitori
sono invitati ad una tazza di thè.
• Il giorno di Natale il culto
sarà nel Tempio del Serre, alle
10, con Santa Cena, la Corale,
catecumeni e bambini della Scuola Domenicale. Alla sera, alle
20.30, nel Tempio di Pradeltorno avremo un culto natalizio,
con la Corale e la celebrazione
della Santa Cena.
L’ultima sera dell’anno sempre ài Serre alle 20.30 avremo
un culto liturgico di Santa Cena.
MASSELLO — Calendario del
periodo natalizio;
21 dicembre: culto.
25 dicembre: ore 11 culto di
Natale, con S. Cena.
28 dicembre; culto.
• E’ mancato un altro anziano fratello della comunità di
Massello, Pietro Rostan, alla cui
famìglia esprimiamo tutta la nostra simpatia.
PERRERO-MANIGLIA — Que
sto è il calendario del periodo
natalizio;
Domenica 21 dicembre: culto
unico a Perrero alle 10 a cura
di scuola domenicale e catechismo.
25 dicembre, Natale: culto a
Maniglia alle ore 9, a Perrero
alle 10.30, entrambi con S. Cena. Partecipazione della corale.
Alle 20.30 a Maniglia nel tempio serata a cura di scuola domenicale e catechismo.
Domenica 28 dicembre; culti
come al solito.
31 dicembre: ore 20.30 culto di
fine d’anno a Perrero.
• Esprimiamo la nostra simpatia alla famiglia di Alberto
Peyrot di Traverse mancato recentemente.
• La comunità di Perrero-Maniglia si sente in questo momento particolarmente vicina alla
famiglia Poét di Perrero. Dopo
essersi rallegrata per le nozze
di Ferruccio Pons con Marina
Ribet, avvenute alla fine di settembre, solidarizza ora fraternamente con Enrica Poèt e Piero
Bisio per la perdita della piccola Cristina, esprimendo a loro
e a tutta la famiglia un incoraggiamento in questo difficile momento.
Giornata comunitaria
VILLAR PEROSA — Il 3 di
cembro un bel gruppo di persone anziane della comunità, insieme con alcuni ospiti dell’Asilo di San Germano, si è ritrovato per una giornata comunitaria, con un pranzo offerto dalrUnione Femminile. Per alcuni,
l’unica occasione annuale per incontrare vecchi amici e conoscenti, per tutti un incontro
lieto.
• Appuntamenti ; 24.12, culto
a Vivian, nella stalla messa a
disposizione dalla famiglia Long;
25, culto con santa cena nel
tempio; 26, ore 14.30, pomeriggio natalizio al convitto; 28, culto con santa cena al convitto;
31, ore 20.30, culto di fine armo;
1.1.’87, culto di Capodanno.
Capodanno insieme
RORA’ — Domenica 21 c. m.
alle ore 10.30', partecipazione al
culto della scuola domenicale.
Nel pomeriggio avremo come di
consueto l’incontro al Bazar delle Fucine.
L’appuntamento è fissato alle ore 14.30 con la partecipazione della Corale e dei bambini
della scuola domenicale.
Mercoledì 31 dicembre, dopo
un breve culto liturgico verrà
preparata una cena comunitaria
per coloro che desiderano trascorrere insieme il Capodanno.
Per le prenotazioni rivolgersi
al pastore entro e non oltre il
28 c.m. (matt.).
Lutti
POMARETTO — Ancora dolore nella nostra comunità. Due
famiglie colpite nel loro affetto
più caro per la dipartenza di ;
Levy Bouchard di Fleccia (Inverso Pinasca) deceduto nella
sua abitazione all’età di anni 66,
e Giovanna Lucia Genre ved.
Tron, di Pomaretto, deceduta
presso l’Ospedale valdese di Pomaretto all’età di anni 57.
Ai familiari del nostro fratello e della nostra sorella la simpatia cristiana della comunità
tutta.
Battesimo
VILLASEOCA — La nostra
comunità ha sperimentato ancora un momento di gioia e di
riconoscenza al Signore per il
battesimo, avvenuto domenica
14 corr., di Fabio Bertetto, di
Enrico e Donatella Fontana, e
si sente, nello stesso tempo, partecipe coi genitori nel processo
di educazione cristiana di Fabio
in vista della fede.
• Esprimiamo viva gratitudine alle sig.re Graziella Fornerone e Paola Tron che hanno voluto far visita alla nostra Unione Femminile in qualità di rappresentanti del Consiglio Nazionale della PFEVM.
Hanno collaborato a questo
numero: Valter Cesan, Giovanni Conti, Evelina Girardet,
Luigi Marchetti, Anna Marullo, Paolo Ribet, Edgardo Paschetto, Lucilla Peyrot, Y.
Rocchi Lanoir, Bruno Rostagno, Piervaldo Rostan, Aldo
Rutigliano, Franco Taglierò.
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10
10 cronaca ddk Valli
19 dicembre 1986
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Ualbero e
il presepe
L’albero di Natale illuminato
col laser o verniciato con lo
spray è l’ultima trovata in fatto
di alberi natalizi, ormai sempre
più stracarichi di fosforescente
plastica, fili, lampadine ad intermittenza. Sono finiti gli anni
in cui, nelle nostre case, la famiglia evangelica leggeva, con
emozione, la ’leggenda dell’albero di Natale’ di Edina Ribet. Il
piccolo mondo protestante si
stringeva così intorno al proprio
simbolo natalizio, importato dal
nord Europa luterano.
Giuseppe Platone
NEI COMUNI DELLA VAL PELLICE
ESCURSIONISMO
Riciclare i rifiuti
La raccolta differenziata dei
rifiuti sta assumendo veste ufficiale anche in Val Pellice.
L’idea che tutto quanto Tuomb
butta nella spazzatura può essere in realtà riciclato ed in qualche modo riutilizzato, tenendo
conto del valore delle risorse,
ha radici lontane nel tempo e
trova origine nel nord Europa.
Cavallo di battaglia dei « verdi »,
solo negli ultimi anni l’idea ha
assunto importanza significativa
in Italia.
che redditizio; in altri casi sono i
comuni ad installare punti di
raccolta, spesso ancora una volta in collaborazione con le chiese.
In Val Pellice le prime iniziative per una raccolta differenziata di carta, vetro e ferro risalgono ad alcuni anni fa ed in particolare con l’impegno di volontari nelle chiese.
Dalla semplicità del piccolo
abete con le candeline si è passati all’onnipresente albero natalizio con i suoi sfolgora carnevalizi. C’è poco da fare: quando la società consumista si impossessa di un articolo che "tira” è subito indigestione per
tutti. Anche il presepe, antico
simbolo cattolico del Natale, ha
subito grosse trasformazioni.
Dal medioevale presepe vivente
di Francesco d’Assisi, drammatizzazione biblica intesa a trasmettere i contenuti dell’Evangelo al popolo analfabeta, si è
arrivati al presepe regolato da
memorie elettroniche con la ’sacra famiglia’ stampata in serie.
L’ultimo presepe che ho visto
è il massimo dell’etnocentrismo:
Betlemme è ambientata in un
paesaggio alpestre (tipo Austria)
con tanto di neve, torrenti e un
Gesù bambino così biondo che
sembra nato in Svezia. Non sto
a dire dei concorsi per il ’presepe più bello’, o dei presepi fatti a scuola (magari nell’ora alternativa), negli ospedali o negli atrii delle stazioni ferroviarie. In talune famiglie di confessione mista si fa sia l’albero
di Natale, al quale il coniuge
protestante difficilmente rinuncia, sia il presepe a cui il cattolico è affezionato sin dall’infanzia. Le due realtà potrebbero
fondersi o restano alternative?
Bisognerebbe porre il quesito a
quella figura, ben accolta da tutti, transconfessionale, che è Babbo Natale.
Scherzi a parte, i riti natalizi
del nostro tempo hanno sempre
di più una carica produttivocommerciale e sempre meno offrono l’occasione per una riflessione sulle ’radici’ autentiche
della fede cristiana. Del resto
chi, tra noi, non farà l’albero di
Natale e non scambierà doni
con i suoi cari e gli amici? C’è una specie di obbligo diffuso che,
spesso, si accompagna all’inutilità di doni offerti a gente che
ha già tutto e che a sua volta
’riciclerà’ il dono con altri parenti e amici...
Ma l'importante è di non rimanere accecati dai flashes natalizi, né illuderci che tutto va bene
per il fatto che abbiamo la pancia piena. E come chiesa anziché lasciarci zittire dall'orgia
consumistica e godereccia non
per rovinare la festa ma per valorizzarla possiamo, anzi vogliamo, ricordare che il senso del
Natale e il senso della nostra
vita è legato al Figlio di Dio
nato in una stalla e ucciso sul
patibolo. « C’è un bimbo sparuto che ha fame — scriveva Edina Ribet — c’è un giovane uomo
caduto che muore in plaghe lontane (...). C’è tanto fragore nel
mondo, è ucciso l’amore, è spento il sorriso, perfino il fratello
dal fratello è diviso. Eppure è
Natale... ». Spente le luci, la realtà non è cambiata.
A fianco di queste iniziative
esistono in valle alcune ditte
private che compiono im grosso
lavoro di recupero, per altro an
Recentemente il comune di
Torre Pellice ha acquistato le
apposite « campane » per il vetro, la commissione per l’ecologia ha individuato le zone dove
installarle, oltre ad un certo numero di . bidoni; un problema eterno è ora quello di vedere la
disponibilità dei cittadini a collaborare nella raccolta delle bottiglie. Sul solo vetro, sulla base
di esperienze passate, pensiamo
di dare una cifra inesatta per difetto parlando di 300 tonnellate
come rifiuti nel solo comune di
Torre Pellice nell’arco dell’anno.
Vale la pena di tentare nei
prossimi numeri un vero e proprio viaggio fra i vari comuni
per capire l’entità reale di un fenomeno che si intuisce comunque di grande portata.
Al termine della giornata ecologica di ottobre il consigliere
delegato all’ecologia della C. M.
Val Pellice e di Luserna S. G.,
R. Della Donna, in una sua valutazione ci presentò come problema principale della raccolta
rifiuti, la vera e propria montagna di ferro recuperata nelle
discariche abusive e lungo il Pellice; furono camion carichi in
buon numero in quel solo giorno
ma quel recupero non rappresenta certo la soluzione. Risulta chiaro dunque che oltre al vetro ed alla carta gli Enti pubblici dovranno valutare attentamente tutte le ipotesi di soluzione. Il fatto che un po’ in
tutti i Comuni ci si ponga oggi
il problema è già un risultato
che fa ben sperare. P. R.
Le Valli
Lemina
e Chisone
POMARETTO « IN VAL PEROSA >>
Un museo scritto
A sette anni dal primo, esce
ora, sempre a cura di iGuido Baret, questo secondo volume, più
ampio (170 pagine contro le cento del primo) anche questo stampato presso la Coop. Tipografica
Subalpina.
Qualche accademico dirà che
questa non è un’opera scientifica, ma Baret non è uno storico
di professione, è un innamorato
della sua Valle e del suo paese,
che raccoglie le briciole di storia locale, sia giovandosi di quanto già scritto (e ne cita la fonte), sia raccogliendo da documenti, da ricordi personali e dalla viva voce dei niù anziani. Non
è un’opera di sintesi storica, ma
una preziosa raccolta di dati per
le generazioni avvenire. Come in
un museo locale si raccolgono
documenti e cimeli storici di
quella data località, così questi
due libri, raccogliendo notizie locali, possono essere considerati
un museo scritto di Pomaretto.
La parte storico-religiosa, essendo stata trattata ampiamente nel primo volume, è qui limitata ad alcuni episodi, mentre
è stato ampliato il capitolo sulla Resistenza le quello sulle tradizioni e sul folklore. Alcuni capitoli sono affidati a specialisti,
come « La toponomastica » ad
Erica Baret, laureatasi con una
tesi sulla toponomastica di Pomaretto o « Canto, musica, danze popolari » a Paola Revel. Importanti, per la storia della Resistenza, aver ivi pubblicati i
diari di Guido Mathieu, di Laura
Micol e i ricordi del comandante partigiano Ettore Serafino.
Sarebbe da augurare che in
ogni comune delle nostre Valli,
almeno per quelli su cui ancora
poco o nulla è stato scritto, sorgesse un « Baret » di buona volontà.
Torre Pellice ha il bel volume
Abbiamo preparato la
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di Augusto Armand Hugon. A
Prarostino e Roccapiatta, qualche anno fa è stata ristampata,
in traduzione italiana e aggiornata, Topera di Augusto Jahier
del 1928. Pregevole anche lo studio di Enea Balmas su Pramollo,
edito nel 1975 in occasione del
17 febbraio. Per San Germano
Tesemipio di Baret è stato seguito da Clara Bounous Bouchard
col volume « Al di là del ponte...
San Germano attraverso i secoli », del 1981. Luserna San Giovanni ha tre o quattro monografie fra il 1915 e il 1979. Ad Angrogna, nel 1974, a cura del gruppo FGEI/Verné^Prassuit, ma ciclostilato in un numero ridotto
di esemplari, è apparso un primo lavoro che avrebbe potuto
servire di base per una pubblicazione più ampia sulla Valle di
Angrogna che poi, per ora, non
ha ancora visto la luce, ma mancano per Villar Pellice e Rorà
(sulle quali esistono solo due
monografie ma vecchie di oltre
70 anni), per Bobbio Pellice (se
si esclude quella del Roletto: « Le
condizioni geografico-economiche
di un comune alpino », del 1930,
pubblicata a puntate sulla rivista del CjA.I. E’ uno studio più
geografico che storico), per Perrero, Prali, Rodoretto, Massello
e Bovile.
Osvaldo Coisson
GUIDO BARET, Pomaretto « in Val
Perosa », v. Il, Torre Pellice, 1986.
Molte persone hanno capito quale è il giusto rapporto con la natura e sono disposte
a rinunciare alla comodità del
mezzo meccanico per tornare a
ripercorrere a piedi gli antichi
sentieri, sui quali si possono ancora fare numerose piacevoli
scoperte.
Forti di questa convinzione.
Gian Vittorio Avendo e Franco
Bellion hanno compilato un piccolo manuale ad uso dell’escursionista perfetto: « Le valli Lemina e Chisone », uscito nella
collana « Cantosentieri » delle
edizioni L’Arciere di Cuneo.
Gli autori, che a Perosa Argentina svolgono la loro principale attività di insegnanti, sono
stati invitati in questa sede, presso la Biblioteca comunale, a presentare la loro opera a un pubblico attento e informato.
Qual è dunque l’identikit dell’escursionista a cui Avondo e
Bellion rivolgono le loro proposte di itinerari alternativi alle
più agevoli strade carrozzabili?
Che sia giovane o di mezza età,
solitario o in gruppo, non ha
importanza, conta invece che rispetti l’ambiente, non sparga in
giro sacchetti e lattine, sia capace di guardarsi intorno alla ricerca di un fiore (senza coglierlo), di una sorgente o di un boschetto' particolare; deve anche
essere informato sulla storia locale.
Con tutto questo, la difficoltà
maggiore, secondo l’opinione di
Raimondo Genre, che ha portato nel dibattito l’esperienza della GTA, è il mantenimento degli antichi percorsi sempre insidiati dagli arbusti e dai cedimenti. Genre si è pure dichiarato soddisfatto dell’iniziativa dell'incontro assunta dal sindaco di
Perosa Furlan, moderatore della discussione, perché può essere il segno di un rinnovato interesse per il turismo ecologico
da parte delle amministrazioni
locali.
Ma che cosa può fare, intanto, l’appassionato escursionista,
aspettando che Comuni e Comunità Montana si muovano? Munirsi di roncola e di zappetta —
ha detto uno dei presenti — e
andare a sistemare un po’ di
sentieri disastrati. Senza dimenticare di portarsi nel sacco la
guida di Avondo e Bellion, ovviamente.
L. V.
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11
19 dicembre 1986
cronaca delle Valli 11
TORRE PELLICE
Convitto di via Angrogna
In questi anni non è stato forse riconosciuto sufficientemente
il ruolo che le due comunità alloggio di Torre Pellice per la
assistenza ai minori occupano
nella politica assistenziale del
territorio, forse per un difetto
di informazione, forse anche perché la gente non si sente investirà di questo nroblema che
non la riguarda direttamente.
Da quest’anno però qualcosa
sembra essere cambiato, come
testimonia il fatto che all'ultima Conferenza distrettuale questa problematica abbia trovato
uno spazio e suscitato delle risposte da parte delle Chiese.
In Val Pellice c’è una domanda crescente per questo tipo di
ser\izio, imputabile a varie ragioni: la crescente disoccupazione, la maggior estensione dei
senizi sociali sul territorio, la
rarefazione delle famiglie affidatarie, la mancanza di fondi per
creare dei servizi alternativi a
domicilio.
Non esistono, oltre alle nostre
due comunità, altre strutture che
possano in qualche modo sostituì l'si ad esse.
Ma cosa sono le comunità alloggio? Qual è l’intervento degli
educatori? Quali sono i problemi che sono emersi da questo
modello di vita in comune?
La comunità alloggio è innanzitutto un nucleo di tipo familiare in cui i ragazzi cercano
nella figura dell’educatore un rifeii mento affettivo, una risposta alle loro insicurezze, la conferma di sé come persone.
L'obiettivo principale del lavo i\j del l’educatore è di portare
il ragazzo a conoscere ed accettare i propri limiti e le proprie
capacità, ad imparare a gestire
autonomamente le proprie cose
e il proprio tempo, a trovare in
sé le motivazioni per curarsi,
per rispettare se stesso e gli altri. Per gli aspetti più gravi, sia
fisici che psichici, i minori vengono seguiti dall’équipe dell’USSL. Gli educatori lavorano
poi in stretta collaborazione con
la psicoioga per verificare e modificare il programma impostato
per ogni singolo ragazzo e devono inoltre mantenere rapporti costruttivi con le famiglie di
origine e cercare per i diciottenni un inserimento sociale, lavorativo ed abitativo.
Il ruolo dell’educatore è dunQue molto delicato e richiede,
oltre alla professionalità acquisita attraverso l’esperienza, lo
studio e l’aggiornamento, una
disponibilità a ridurre i propri
spazi di libertà. Gli orari non
si riducono infatti alle otto ore
della busta paga o alle sei delle
comunità alloggio pubbliche ma
sono dilatati nell’arco delle 24
ore; il carico di lavoro, in questi ultimi anni, è risultato assai
pesante e logorante anche per
l'elevato numero degli ospiti.
Lavori di
ristrutturazione
La Tavola Valdese si era inv
pegnata, dilazionando i lavori
nel tempo, a sostenere il necessario piano di ristrutturazione
Anche l’edificio
di Via Angrogna
ha bisogno di
fondi per
ristrutturazioni.
comprendente, fra Taltro, nuovi
bagni al secondo piano, e la sostituzione degli infissi di tutto
lo stabile. Attualmente, dopo un
periodo di impasse che ha creato disagio per chi vive all’interno della struttura, i bagni del
secondo piano sono stati inaugurati, mentre si aspetta la disponibilità di fondi per procedere con ulteriori lavori.
Rapporti con gli
Enti locali
Attualmente la situazione è
estremamente confusa e non appaiono chiare le competenze dei
vari Enti locali, sempre in attesa che venga completamente attuata la legge regionale n. 20
del 1982. I fondi per l’assistenza ai' minori passano ancora attraverso i canali della Provincia, anche se dal 1980 ciò non
sarebbe più di sua competenza.
Mancando la convenzione quadro, il trasferimento di questi fondi alle UU.SS.SS.LL., che sarebbero l’interlocutore naturale, è
bloccatò.'èd evidentemente manca la volontà politica'di risolvere i problemi dell’assistenza.
E’ un dovere sociale, da parte degli Enti pubblici, quello di
assumersi le proprie resnonsabilità, essendo il servizio reso
dal Convitto indispensabile, come gli stessi operatori sociali
della zona riconoscono, al territorio e non alla Chiesa valdese.
Quest’ultima ha ribadito, nell’ultima Conferenza distrettuale,
la sua disponibilità a sostenere
questo servizio ma non a surrogare un ruolo che non è il
suo. Né ci si può illudere che la
soluzione futura possa risiedere
nel volontariato.
E’ comunque doveroso riconoscere la disponibilità e la collaborazione delTUSSL 43 e della
Comunità Montana.
RACCOLTA RIFIUTI
Ho ricevuto in questi giorni l'avviso
di pagamento per ia raccoita rifiuti.
Durante l'anno usufruisco di questo
servizio 3 o 4 volte, così risulta che
ogni voita mi costa circa L. 13.000.
Quando è stato istituito questo servizio avevano distribuito dei questionari
che chiedevano il parere degli utenti
ed eventuaii suggerimenti.
L'avevo debitamente compilato e restituito, ma chi ha deciso non l’ha
preso in considerazione.
Così risulta ohe con un unico reddito (modesto), pago come delle famiglie con entrate 3 o 4 volte superiori alla mia. Mi domando se questo
è un modo giusto di amministrare.
Quando c'era la tassa così detta di
famiglia, era basata sul reddito (almeno di quelli che potevano controllare). Un altro paradosso mi è capitato
in una strana circostanza. Un nostro
zio è deceduto 3 anni fa; viveva solo e
così la casa è rimasta vuota perché
ci sono dei parenti all'estero e non
si poteva né vendere né affittare perché necessitava di restauri, ma ancora si deve pagare la tassa per « raccolta rifiuti ». Perché?
Leo Co'isson, Angrogna
Prospettive
Si spera di giungere gradtialmente ad un accordo soddisfacente sulle rette che permetta
di portare il numero dei ragazzi da 17 a 14, 8 al II piano
con 4 educatori invece di 3, 6 al
piano terra con 3 educatori.
L’organico del personale salirebbe così di un’unità. Si dovrebbero portare a termine i lavori
programmati, potenziando la
struttura, sempre che anche la
generosità dei donatori lo permetta.
E’ auspicabile inoltre che il
Convitto diventi maggiormente
un punto di riferimento anche
per attività collaterali, uno spazio aperto come già avviene con
« Spazio Giovani », gestito dalla
Comunità Montana.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 18 dicembre, ore 16.30, al Centro d'incontro
avrà luogo una riunione con il seguente o.d.g.;
a) riepilogo dell'Azione Urgente in
favore di 5 cittadini cileni prigionieri
d'opinione, di cui uno torturato mentre era in custodia della polizia;
b) votazioni per le nomine del responsabile, viceresponsabile e tesorie
RADIO IN VAL PELLICE
L'attività delia «Lo Bue»
L’AssocìEéiane culturale « F.
Lo Bue» ha provveduto il mese scorso a rinnovare le cariche
del Consiglio direttivo e a distribuire alcuni incarichi specifici tra i componenti del consiglio stesso. Piervaldo Rostan,
nominato presidente, curerà le
pubbliche relazioni, l’impostazione del lavoro redazionale di
Radio Beckwith, che fa capo all’associazione, e i rapporti con
i vari organismi della chiesa
valdese. Il vicepresidente, A. Sibille, si occuperà da un lato delle iniziative evangelistiche in
rapporto alla comunità di Torre Pellice, e dall’altro di una
presenza dell’associazione e della radio all’interno del Comitato di difesa della ferrovia. Il segretario Italo Pons curerà in
particolare la pubblicazione periodica di un bollettino di aggiornamento sulla radio che sta
re del Gruppo « Val Pellice » (non effettuate nella riunione del 4-12);
c) relazione sulla riunione del 6 c.m.
a Torino;
d) audizione di programmi trasmessi
a Radio Beckwith a cura del Gruppo
« Val Pellice ».
Manifestazioni ~
TORRE PELLICE — Nell’ambito delle
manifestazioni di Spazio Giovani l’Associazione sportiva La Torre, in collaborazione con la Comunità Montana
Val Pellice, organizza per venerdì 19
dicembre presso la palestra di Via Filatoio a Torre Pellice (vicino allo Stadio del ghiaccio) un torneo di pingpong.
I tornei inizieranno alle ore 20 ['under 18, alle ore 21 gli altri e si concluderanno in serata.
________Comitato ferrovia_____________
TORRE PELLICE — Il Comitato di difesa del servizio ferroviario PineroloTorre Pellice è convocato martedì 23
dicembre, alle ore 21, presso la sala
consiliare del comune.
La Comunità evangelica di Bergamo partecipa sentitamente al dolore
della moglie e dei figli per la scomparsa del pastore
Ernesto Naso
ricordando con riconoscenza la fede e
l’amore con cui ©gli 'testimoniò in
mezzo ad essa.
Bergamo, 10 dicembre 1986.
AVVISI ECONOMICI
IN TORRE PELLICE, Piazza Guardia
Piemontese, vendesi un negozio e alloggi nuovi grandi, medi, piccoli. Riscaldamento autonomo. IMutuo. Dilazioni. Tel. 011/9399339, ore pasti.
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vicinanza piste. Tel. 011/368290.
RAGAZZA diplomata maestra, volenterosa max serietà, cerca qualunque
tipo di lavoro purché serio. Tei.
(0121) 501188.
per uscire nel suo primo numero. Altri incarichi sono stati affidati a Henry Olsen, tesoriere,
Daniele 'Varese (iniziative della
associazione al di fuori della radio) e Paola Armand-Hugon (cura dell’archivio).
Una delle prime iniziative congiunte tra Radio Beck'with e Associazione « F. Lo Bue » è quella di im concorso fotografico
per diapositive, sul soggetto
« Angoli della Val Pellice ». Le
foto (massimo 6 per concorrente) avranno per soggetto luoghi,
episodi, quadri, che possono
sfuggire all’attenzione degli stessi abitanti della zona, e dovranno pervenire entro l’8 gennaio
prossimo presso « Concerto », di
A. Sibille, in p.za Gianavello a
Torre Pellice. iSaranno proiettate domenica 11 gennaio, nel
corso di una giornata di canti,
riflessione e festa.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 21 DICEMBRE 1986
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Fenestrelle: FARMACIA GRIPPO y^g-tlTObèrto L 1 - Tel. 83904.
GIOVEDÌ’ 25 DICEMBRE 1986
Villar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
- Via Nazionale, 22 - Tel. 840707.
VENERDÌ' 26 DICEMBRE 1986
Rinasca: FARMACIA BERTORELLO Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa; Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica ;
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 21 DICEMBRE 1986
Bricherasio: FARMACIA FERRARIS Via Vittorio Emanuele 83/4 - Tel.
59774.
Villar Pellico: FARMACIA GAY Piazza Jervis - Tel. 930705.
GIOVEDÌ' 25 DICEMBRE 1986
VENERDÌ' 26 DICEMBRE 1986
Luserna San Giovanni: FARMACIA
SAVELLONI - Via F. Blando 4 - Luserna Alta - Telef. 90223.
'•nibulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
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19 dicembre 1986
POTENZA
SCIENZIATI PER IL DISARMO
Terremoto: 6 anni dopo
Ancora in ritardo i lavori di ricostruzione e lo sviluppo economico
della regione — Un bilancio della cooperativa agricola «La Montana»
La sala dei convegni dell’Hòtel
Park di Potenza è strapiena,
fuori un discreto pubblico segue su grande schermo la « diretta» dei lavori che si stanno
svolgendo: è questo lo scenario
che si è presentato a una delegazione delle chiese metodiste
di Rapolla e Venosa, recatasi a
Potenza sabato 29 novembre in
occasione del dibattito dal titolo: «A sei anni dal terremoto in Basilicata», che ha visto
la partecipazione di Alessandro
Natta, segretario del PCI. Erano
presenti delegazioni di vari partiti, forze sindacali, imprenditoriali, cooperative, comitati di
lotta, tecnici, ex-volontari, sindaci e assessori.
Ancora una volta sono emersi dati allarmanti circa i ritardi
e le inadempienze del processo
di ricostruzione e sviluppo della regione: in alcuni cornimi
della Basilicata la ricostruzione
inizia ora ad avere la sua fase
di espansione : molti abitanti
però vivono ancora nei prefabbricati. In altri comuni si è giunti al reale censimento dei danni
provocati dal sisma, e nel suo
insieme la ricostruzione si attesta al 40%. Urge quindi superare sia i ritardi burocratici, sia
la perdurante fase di commissariamento, che limita l’autonomia
della Regione, dei comuni e delle comunità Montane. Si è rafforzato il settore cooperativistico, ma alcune cooperative sono
nate in mezzo alle difficoltà, altre si mantengono in vita tra
delicatissimi equilibri, altre hanno dovuto chiudere. L’urbanizzazione delle aree accusa ritardi
su ritardi; su 47 progetti di insediamento industriale approvati e in corso di attuazione,
solo 8 piccole e medie industrie
hanno iniziato la produzione,
dando lavoro a poco più di 60
unità. Una giovane disoccupata
di Buvo del Monte ha precisa
Ruvo del Monte: la mensa attivata il 21 novembre 1980 dal volontariato evangelico.
to che le modalità delle previste
assunzioni offendono, umiliano
e calpestano la dignità dei giovani (ormai 65.000 i disoccupati) in cerca di lavoro. Prevale il
« caporalato politico » della manodopera, prevalgono il clientelismo (le chiamate sono nominative e non numeriche) e l’emarginazione dei comuni delle zone interne e montane.
Al termine della manifestazione abbiamo chiesto un bilancio
dell’attività fin qui svolta al presidente della cooperativa « La
Montana » di Ruvo del Monte,
promossa e sostenuta dal Servizio di Azione Sociale della
FCEI : « A sei anni dal terremoto sono stati latti notevoli passi in avanti nella gestione della
stalla sociale; alla pura e semplice raccolta e vendita del latte si è aggiimta la produzione
casearia. La fase gestionale che
aveva previsto l’invio di volontari e tecnici da fuori è terminata e la conduzione è ora affidata a gente del posto. Tra i
soci c’è anche una ’’Unità dirigente locale” stipendiata al 75%
dalla Regione, che cura i rapporti con la FCEI. Per altro il
rapporto con la Regione sta per
scadere; altri problemi sono
quello dell’approvvigionamento
idrico, la necessità di un nuovo
pascolo che riduca i costi, il giusto rapporto tra i soci per quanto riguarda il conferimento di
terreni e fieno. In futuro saranno avviati l’allevamento e la
produzione di carne da macello.
Naturalmente l’amministrazione
comunale, a maggioranza DC,
non ci favorisce in alcuna maniera, quindi speriamo in una
rinnovata solidarietà da parte
della FCEI ».
Francesco Carri
Un giornale è
anche lavoro. Lavoro
per redattori,
tipografi,
correttori di bozze,
spedizionieri.
Lino Rosi agno, 52 anni.
Lavora in tipograiia dal
1950, prima come impaginatore e poi dal '70 conte
linotipista. Fa parte del
consiglio di amministrazione
della cooperativa che
stampa il nostro giornale.
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Vietare
i test nucleari
« Bandire tutti i test di armi
nucleari è necessario e può essere controllato adeguatamente » ; questa è la prima delle dieci « Proposte di Amburgo », che
più di quaranta scienziati di 23
paesi hanno presentato durante il congresso intemazionale
« Ways out of thè arms race »
(Strade per uscire dalla corsa
agli armamenti) che si è tenuto
dal 14 al 16 novembre ad Amburgo. «Vogliamo approfondire
la coscienza della questione tra
scienziati e cittadini ; collegare
la scienza con la tecnologia, l’economia e la politica; e far capire che il problema di base non
è risolvibile dagli scienziati, siccome la sfiducia va superata politicamente », così gli organizzatori hanno spiegato il loro scopo ai più di 3.(X» partecipanti,
in gran parte studenti universitari. Quest’interesse a un congresso scientifico, per di più in
inglese, indica che si trattava di
un’occasione eccezionale. Infatti gli scienziati rendevano pubblica una gran parte delle informazioni che si erano scambiate
nei due giorni precedenti al congresso durante una consultazione tra esperti.
Così si vedevano le prime foto dalle stazioni sismologiche,
che un team di americani e sovietici ha impiantato quest’estate a Semipalatinsk, in URSS,
per controllare la moratoria sovietica dei test nucleari, che dura dall’agosto ’85. Quest’accettazione di controlli in loco da parte dell’Unione Sovietica (che su
questo punto ha abbandonato
una posizione per molti anni rigida) e le esposizioni dei geologi sull’affidabilità di un tale
metodo erano stati gli argomenti decisivi per la prima «Proposta di Amburgo ». E’ interessante sapere, in merito, che il Segretario Generale Gorbaciov
consulta regolarmente degli
scienziati (una parte dei quali
era anche ad Amburgo e ha firmato le proposte) e che le sue
proposte sembrano emergere dai
loro consigli. Dall’altra parte si
è notato che il Presidente Reagan non ha sentito nessun consulente scientifico prima della
sua famosa relazione televisiva sullo « scudo spaziale ». Lo
ha affermato R. Garwin, mem
Studenti
francesi
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di Marco Rostan raffiguranti
I templi di
Luserna S. Giovanni e di Pramollo)
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Versare rabbonaniento esclusivamente sul c.c.p. 327106 intestato a Eco-Luce - Torre Pellice (To)
ga\ ».
bro del comitato consultivo
scientifico del Presidente degli
USA quando questo esisteva ancora, e ricercatore per l’IBM. La
sua critica al progetto SDÌ,
scientificamente molto fondata
e arricchita da confronti evidenti, faceva capire che il « sogno
del Presidente », di una difesa
insuperabile, non è realizzabile
(«pochi sanno costruire un orologio molto complicato, ma ci
sono tanti che sanno distruggerlo »). Lo scopo dello scudo spaziale perciò non può più essere
la tutela della popolazione, ma
si riduce ad una limitazione dei
danni per gli arsenali dei missili; così il progetto SDÌ diventa un altro passo nella corsa
agli armamenti con effetti destabilizzanti.
Visto la qualità e la quantità
del materiale presentato per provare le « Proposte di Amburgo »
c’è da sperare che i politici da
un lato ascoltino maggiormente
gli scienziati, quando si tratta
di decisioni concrete, e che dall’altro lato imparino che non
può essere la scienza a costruire la sicurezza, senza un superamento della sfiducia; o per ci
tare V. Falin, già ambasciatore
sovietico a Bonn : « Gli scienziati hanno il loro linguaggio comune; si capiscono coi loro simboli. Si dovrebbe trovare anche
un esperanto dei politici e que
sto si dovrebbe chiamare pace »
Tilman Polster
« L'Eco delle Valli Valdesi •; Rea. \
Tribunale di Pinerolo n. 175.
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Giorgio GardioI (direi- |
tore), Paolo Fiorio, Roberto Giacone, Adriano Longo, Giuseppe Platone (vice direttore). Comitato di
redazione: i redattori e: Mirella
Bein Argentieri, Valdo Benecchi
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nit
ti, Piera Egidi, Claudio H. Martelli
Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Mas
simo Romeo, Cesare Milaneschi
Marco Rostan, Mirella Scorsonelli
Liliana Viglielmo.
Redazione e Amministrazione: Via
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Registro nazionale della Stampa n.
00961 voi. 10 foglio 481.
(segue da pag. 1)
con gli studenti: « Jamais plus
sa! ». Su questo aspetto bisogna
però fare attenzione: i compiti
del presidente sono limitati istituzionalmente, e se egli ha ora
un’elevata autorità morale, occorre non inseguire la semplice
credibilità personale del capo
dello Stato (si pensi a quanto
essa pesi, nel bene e nel male,
negli Stati Uniti). Occorre non
perdere di vista il fatto che la
politica è anche altro, è parlamento, emanazione di leggi, dibattito.
Questo avverrà, proprio in
campo sociale, in aprile, ed è
compito di ogni cittadino assumersi la responsabilità di seguire questi lavori legislativi, esprimere nelle forme riconosciutegli
la propria opinione. Gli studenti
hanno vinto insieme a tutti i
francesi un’importante battaglia
democratica, ma c’è chi, ingiustamente, ha pagato con la vita,
una volta di più un francese d’origine maghrebina. Occorre che
non avvenga più: « Jamais plus
Alberto Corsani
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