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SETTIMANALE DELLA
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Nell' ora Òcrrvaano ÇJiosia.n
eoli insuccessi
"MAESTRO, TUTTA LA NOTTE CI SIAMO AFFATICATI E NON ABBIAM PRESO NULLA; PERO,
ALLA TUA PAROLA CALERÒ LE RETI,,.
Nella nostra attività di uomini e di credenti ci sono degli msucic'issi la cui ‘musa deve cercarsi prima ài lutto in noi, nelle deficienze
de^ nastro carattere cristiano e nelle debolezze della nastrai condotta.
Ve ne sono altri la cui causa non risiede tanto in noi q^nto nelle
circostanze esterne, nella società in cui viviamo ovifero nei disegni stessi della divina Provvidenisa. _
Comunque sia, gli insuccessi sono una realtà alla quale nessuno di
noi è estraneo. i / r
Vi sono dei genitori che non raccolgono, talwlta, li frutto flel Loro affetto e della loro dedizione ài figlkioli; dei giovani clie non vedono realizziarsi i loro desideri più nìobili; dei Pastori e degli educatori i quali, riei solchi faticosamerue arati, non vedono maturare la
messe sperata; dei cristiani i quali, nelle varie lotte della vita, provano un senso di stanchezza, di sfiducia, di amara delusione.
A tutti può accadere ciii dover dire, come SìmonCy a Gesù: «Maestro, tutta la notte ci siamo affaticati e non abbiamo preso nullai!»v
E tanto più grave appare l’insuccesso, quando si verifica a danno
di ciò che ve di meglio, nel cuore del cristiano e della testimonùnifiat
da lui resa alla verità, alla) giustizia, all’amore.
Veramente, ci si può anche chiedere se .si debba sempre parlare^
d’in^udcesso nel caso d’una nostra attività protesa verso il bene, ma
senza alcun risultato esteriore visibile; perchè, in ultima anulisi, citi
giudica della buona riuscita di una vita umana o cis un òpera non èl’uomo, ma Dio. L’elemento che determina il successo o Î msuape^sio
di uhcTvitd'non~è taritò TnpjAmso a tlrsñeitzio degli nomini qumito'
la fedeltà o l’infedeltà a JMo.
E, nondimeno, quante esperienze della nostra vita ci lasciano, come Simone sul mar di Galilea, di fronte all’insuccesso! Ragione per.
cui abbiamo tutti bisogno di imparàre da hd comò si possa superare
l’insuccesso, con un atto di vera fede, dicendo: «Però, alla tua parola,
calerò le reti!». Non perchè quest’ultimo nostro tentativo può avere
miglior fortuna degli altri, ma perchè, malgrado ogni' insucòesso, noi
continuiamo a credere nella potenza, netta sapienza e nella misericordia di Gesù Cristo.
«Però, alla tua parola calerò le reti», è la paro>la detta fede che
crede senga discutere e che ubbidisce senza vedere. E’ la leva phe hd
CHIESA VALDESE
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sollevato migliaia di creature umane al di sopra della valle dello scjoraggiamento e detfa stanchezza spifituale. E’ la molla che può farcii
scattare ancora\ oggi per indurci a riprendere, malgrado tutto, la nostra attività cristiane^, fidenti nelle infinite possibilità di Dio, il quale
può far meturare, al momento opportuno, il seme gettato con faticai e
Con lacrime nel difficile terreno.
\Nel tempestoso mare della iMta, spingiamo anche noi la barca alj
largo e caliamo le reti per pescare!; £J perchè crediamo in Cristo 0
nella potenza della parola di Cristo, non ci scoraggiamo anzi tempo.
La società in cui viviamo e gli avvenimenti che si svolgono attorniò
« noi possono talvolta suscitare in noi un senso di stanchezza e di scoraggiamento. Ci sembrà; di dover piegar la fronte e lasciar cader lé
braccia sotto il peso dell’insuccesso. Eppure, alla tua parola. Signor
Gesù, noi opereremo, e, sulla via della fede, della speranza, della àairifà. sulla via del sacrificio e del dovere compiuto, sperimenteremo che
la Tua parola è ancora e sempre vera, potente, preziosa, consolatrioe.
Sperimenteremo che la fede nella Tua parola è il segreto d’ogni
successo.
pagine di storia Valdese
attraverso le leggi Sabaude
Le patenti di ^zia di Piìnerolo
segnano la crisi i^lPaspro conflitto
tra l’autorità civil^.&d i valdesi, portando la quiete ^^tranquillità nel
mondo locale codi gravemente turbato. I deputati (Jelle valli, coi ministri Già. Legge¿;,«i;) Gio. Michelin,
Davidle Legger, e<ì -ì principali indiziati banditi, dalle, valli, nell’agosto
1655 si oo'Stii^j^oo personalmente
dinnanzi al duca', dichiarando che,
«.compiacendosi S. 'R. A. di accordar
la patente della forma avanti'scritta, la riconosceranno per effetto àella Suà infinita clemenza e come grazia particolare la riceveranno con umilissimo rispetto,- ed eseguiranno
ed ubbidiranno in tutto e per tuttoy>.
Senonchè nel 1658 certo Isaia Fina di Torre Pellioe si ribellava ed
uccideva oltre che il podestà della
Val Luséma, Baldassarre TJgonino
Martino, mentre esercttitava la sua
carica e rendteva ^ustizià, anche vm
serviente, di giustizia della provincia di Pinerolo, per cui vemva condannato ad ess^e » pubblicamente
impiccato. Il Fina tuttavia, con la
complicità degli abitanti, non poteva essere arrestato. Il duca Carlo E
ver dare campana martello per cap'tivar il suddetto Fina e tutti quelli
che eoa essi saranno e presentargli
alla giustizia vivi o mortin.
Tale ordine veniva emanato pure
contro Giosuè Gianavello, Filippo
Costaforte, Giovanni Grasso, Bartolomeo Bellino, Gioanni e Marco
Vachieril ohe col Fina fidavano «in.
squadriglia armatht.
Legger e Oianavello
UN CINQUANTENARIO
La coimmità di Valdese, negli Stati
I Uniti, si accinge a celebrare il cinquantenario dtella dedicazione del suo
tempio, nel giorno del 17 febbraio.
Ì Un foglio commemorativo della prima
^cerimonia, nel 1899, ci descrive in
S'rmodo impressivo le varie fasi dello
^.sviluppo di quella comunità e lo sipiriche l’ha animata fino ad ora.
de l’edificio fu dedicalo a Dio, nell’anno 1899, affinchè Dio abitasse in
mezzo al suo popolo ed esso potesse
adorarlo e servirlo.
«'4 uPer fede un popolo lasciò le proprie terre e si avviò verso un nuovo
¿Jpaese. Per fede essi alzarono a Dio
^,te loro voci in segno di riconoscenza,
0, dopo il loro arrivo. Per fede essi loi-t
Piarono e soffrirono per la loro esistennei primi tempi. Per fede essi ri^^servarono un posto alla casa di Dio,
M^'prima di costruire le loro proprie cam:; te. Per fede le mura furono alzate- Per
M/ede il santuario fa terminato. Per fe
« Attraverso ad anni di sofferenze e
di lavoro, essi continuarono a credere
risolutamente in Dio, e Dio li henedl
nella loro fedeltà. La comunità crebbe.
Nuove famiglie vennero dalla madre’'
patria ed altre dalle vicinanze. Esse
si mescolarono in una armoniosa comunione di vita. Dall’agricoltura la popolaziorie passò all’industria e ad dire
forme di attività. Scuole ed ospedali
furono costraUi. Il progresso e la prosperità si manifestarono dovunque.
La Cìmsa, al centro della comunità,i
occupò il primo posto nel cuore della
popolazionen
uCinquant'anni nella vita della chie
Dalle polenti di grazio (1655)
" Bando, confisca e morte „
nità di Torre e b. Giovanni dì «ìcfo
CoUtro di essi si esercitava invano la giustizia ducale, che non riusciva ad afferrarne alcuno. Ainzi nel
1661 nel giorno dblla fiera di Luserna, il Fina, accompagnato dhgli altri, si trovava sul mercato, «con scandalo grande di tutto il popoloD. In
tal giorno veniva ucciso Giovanni
Garnier, e l’autorità ducale ritenne
mandante il ministro Legger per aver il Garnier propalato voci diffamatorie contro il Legger. Essendo
stato proibito agli evangelici di
radunarsi nel luogo di San Giovanni ed insegnare il cateclrilsmo,
col pretesto che nelle patenti del
1655 le concessioni in esse confer
mate permettevano solo 1’abitaziop.e,
i valdesi ricorrono al duca, «da Cesare male informalo a Cesare meglio
informando». Ma la risposta non fu
soddisfacente e venne ordinato al
Leger per la terza volta di comparire a Torino per rispcmdlere agli interrogatori fiscali, «che li saranno
fatti sovra i delitti da lui commessi
non concernenti fatto di reUigiorw».
I delitti di Cui era imputato erano
di aver dato ordine di uccidere il
podestà Baldassare Ugonino Martina ed il soldato Antonio Molinero,
di essere «complice dett’archibugiata stata sparata ed ponte Pellice di
Luserna in insidiis td signor conte
Amedeo di Luserna Marchese di Angrogna, per la quale restò gravemente ferito da due palle». In più, per
aver in diverse prediche «proibito
agli huomini professanti la pretesa
religione riformata, che avevano abbandonato loro beni esistenti fuori
dei limiti tollerati, di accettare il
"prezzò dal sif^. pàtria di S.
A. R. di aver consigliato Gianavello
di uccidere due huomini di Bagnolo, che erano andati nel luogo del
Villaro alle sue fucine per accomprar del ferro, sotto pretesto che
colà fossero andati per ammazzarlo
come bandito catedogato», ed infine
«per aver nell’anno 1657, e nel fine
dell’accensa generale del Plauóhiù
fatto accompra di una gran quantità dei sali ad effetto di distribuirlo
atti poveri, e detti sali fattone poner
in diversi magazzini nella valle di
Luserna, indi quelli fatto smaltire
et etiandìo mandatone nella vaile
del Pragelato».
Amnistia e condanne a morte
Non essendosi il Legger presentato a Torino, e non potendo venire
a capo della resistenza deUa valle,
il duca nel 1663, «per dar occasione ai predetti religionari non solo di riconoscere, ma di restar sopra
presi ed ammirati di una benignità
tanto da essi inaspettata», prometteva il perdono a ttitti gli abitanti
delle valli di Lucerna ed a tutti i
religionari degli Stati, eccettuando
sa e della popolazione mostrano la benedizione di Dio»,
«Che cosa accadrà nei prossimi cinquant’anni? Dipende dall’atteggiamento e dalle azioni di questo popolo ora.
Quest’anno è il cinquantenario della
dedicazione. Vogliamo ridedicare non
solo degli edifici e dei terreni, ma anche dei cuori e delle case. Questo è
l’età in cui il vecchio richiamo dello
Spirito c’invita a cercare umilmente
Dio e a servirlo coraggiosamente. Questo nostro popolo deve rispondere alla chiamata. Padre e figlio, madre e
figlia, giovane e vecchio, tutti devono
recarsi alla casa di Dio e riconsacrarsi
a Lui, affin di vivere, di amare e dì
lavorare per fede».
Pastori i quali hanno svolto una parte
del loro ministero nella Chiesa di Valdese ;
Pastore Carlo Alberto Tron 1893;
Past. Enrico Vinay 1893 - 1894; Past.
Bartolomeo Soulier 1894- 1900; Past.
Enrico Garrou 1900 - 1903 ; Past.
Filippo Ghigo 1903 - 1906, 1916
1917; Past. Giovanni Pons 1907 1909, 1918 - 1925; Past. Emilio
Tron 1913 - 1916; Past. Joseph Verreault 1925 - 1931; Past. James Caligan 1931 - 1938; Past. Silvano Poet
1939 - 1941 Past. Watson Fairly
1941 - 1945; Past. Albert Me. Giure
1945 in poi.
Crediamo far cosa grata ai lettori
facendo loro conoscere l’elenco dei
Ci rallegriamo con la oomunità di
Vald^ per lo spiiiito che ranima e,
mentre le auguriamo una giornata di
profonda e cristiana Solidarietà nella
fede e nella riconoscenza, il giorno del
17 Febbraio, le inviamo da queste antiche Valli che sono anche la patria
di molti suoi figli il nostro fraterno e
cordiale saluto. Ermanno Rostan
solo tutti il banditi stati nominativamente condiaunati per sentenze. Lo scopo era quello di isolare il
Legger, il Gianavello, il Fina e gli
altri capi della resistenza. Per il
Giov. Legger veniva emanata «sentenza di bando, confisca e morte»^
per Risaia Fina lo stesso, più «emerula onoraria e tenaglie; per Giosuè Gianavello delle Vigne, bando,
confisca, tenaglie, morte e quarti,
con esposizione della testa in luogo
eminente».
Gli abitanti di S. Giovanni, avendo malgrado tutto continuato a
frequentare il culto pubblico tenuto dal Legger, ed essendo tesa la situazione per vari incidenti sopravvenuti il 1 agosto 1663 Carlo Emanuele n dichiarava tutti gli abitanti delle valli ribelli e criminali di
lesa Maestà. Questo tremendo decreto significava «bando, confisca e
morte», cioè guerra dichi^ata fra
tutto il popolo ed il suo sovrano.
«Non vi resta più luogo a dubbio»
diceva tale dlecreto, «che i predetti
habitatori delle valli di Lucerna Ò
religionari dei nostri stati rum siano
fruitori seguaci e complici dei banditi, anzi veramente ribelli al suo
sovrano e criminali di lesa Maestà,
éome persist&iti è tndvfatfjg^^J^
stilità contro i nostri sudditi «:te nostre piasse e case col ferro e col fuoco-.., Dichiariamo che gli hsdritanti
dette valli di Lucerna, Angrogna, S.
Martino e Perosa a noi soggette e altri religionari dei nostri stati saranno trattati come ribelli criminali di
lesa maestà... che capitarulo nelle
forze di nostra giustizia saranno castigatì con pena di morte naturale..
Dichiariamo finalmertte confiscati tutti i loro beni di qualsivoglia sorte».
Venivano eccettuati i vecchi oltre
70 anni, tutti quelli che non erano
ancora giunti alla pubertà, le donne e gli abitanti di Prarostino, S.
Bartolomeo, Roccapiatta.
L'intervento degli
stati protestanti
I paesi protestanti intercedionò
nuovamente presso il duca e gli svizzeri inviano quali ambasciatori a
Torino Gaspare HirtzeI, gran consigliere di Zurigo, e Gabriele Weiss,
gran consigliere di Berna. Alla corte di Torino intervengono a difendere le sorti dei loro correligionari,
muniti! di salvacondotti, Pietro Baila, ministro di S. Germano, Davide
Legero, fratello di Giovanni, e.siliato, Giacomo Bastia, di Luserna &.
Giovanni, Davide Martina di Bobbio, ed altri di Pramollo e della vai
S. Martino, Il 14 febbraio 1664 viene firmato un editto di grazia, ripristinante lo stato dii diritto delle
patenti di grazia del 1655, eccettuando solo i condannati prima dell'aprile dell’aano antecedente. (1663)
Tutti gli uomini delle valli dovevano restituire in Luserna i prigionieri, demolire fortini e barricate.
Constatata dal Marchese di S. Damiano l’esecuzione di questa clausola, sarebbero stati rimessi in libertà a Luserna i prigiimierì delle valli.
Gli tiomini delle valli dovevano
deporre le armi, essere ridotti in
stato pacifico, i banditi essere partiti. Le truppe ducali sarebbero state ritirate ed il sen. Peracchino avrebbe provveduto conforme a giustizia a fare indennizzare dai responsabili i danneggiati durante la tregua. (continua in 2* pagina)
2
li
Dunuàte gli aimi successilvi dei regno di Carlo Emanuele II nom vi sono più da notare provvedimenti di
piarticolare importanza. Solo nel 1672
gli abitanti delle valli ricorrevano
al duca e gli esponevano «che molti
di essi particolari, ¿goldendo
pia mente oli V. A. sono
n^i anni ^ssi^i per il Fieman^
pfr ¡tíre ayre, messonare,/et traudgÌióre' per qgguadagnoi^si ¿^^if>ere «
ne sono stati 'molèstìM, massime da
curati, inquisitori, onde gli è convenuto a ritirarsi in detta jvalle iraIttsdare di jfàr dette e jnessó
narey), e supplicavano clic in base
alle'wncessioni del 1655 fosse inibita «ogni molestia nel messonare,
jftr ayre raccogliore risi e granii, e
qualsivoglia sorte de frutti», ;^ii che
benignamente il duca accordavo,
concedendo il libero oommercio in
tutti gli stati, con lacoltà di comprare e vendere qualsivoglia cosa, eccetto stabili.
Comudifcato
La presidenza della Cotnimissicàxe
(continua)
Arnaldo Pittavino
per la Libreria Evangeli|^ di Torino (via Principe Tommaso 1, angolo
via Pio V) comunica, a coloro che
possono avervi interees©, che, fino
a nuovo ordSne, la Lihr^ia stessa
non disimpegna il servizio deH’lIfl'ioio Rtecite della Federazitone Unio^ ne Valdesi, già assunto dal signor
Sarti, teste partito per l’estero.
Tutte le richieste di materiale
dell’ U. R. della F- U. V. vanno per- ,
tanto rivòlte direttamente alla Segreteria generale della F. U. V., od
a quell’iiMSaricato che la F. U. V. desi girerà.
T. Raima, près.
altri problemi sottaciuti)
Siamo ancora a qua buona distanza
dal XVII febbraio. C3ià le nostre brave filodrammatiche sono in stato di . ■.
agitazioine. E’ permesso, in queste
circostanze trattare con tutta obbiettività il difficile problema del nostro
teatro religioso Valdese? Questo problema, a proposito del quale ho avuto,
a parecchie riprese, il merito di attirarmi i fulmini di parecchi giovani
colieghi e stimatissimi amici, nonché
di talune associazioni giovanili, per le
quali serbo un incancellabile ricordo
di ricche benedizioni comurtitarie, questo problema è - per comune riconoscimento di tutti, anche se non da uno
stesso punto di vista, un vero e proprio
problema, non meno importante - come ora si vedrà - di una questiorie ecclesiastica.
I term i n I
del problèma
Sono noti a tutti, perchè li pongono
i tempi in cui viviamo. I giovani sono
decisamente stufi del dramma storico
Valdese. Dicono che anche il pubblico
sia stufo. Qaod demonstrandum est.
Ma se anche il pubblico non ne sia
stufo ('io mi permetto dì credere che
non lo è), sta il fatto che le recite, non
le fa il pubblico, ma la nostra gioventù
organizzata. Bisogna dunque avere
pazienza.
La soluzione
proposta dai giovani
La soluzione proposta dai giovani è
semplice : la solennità del XVII febbraio può benìssimo essere commemorata con la rappresentazione di un lavoro (dramma, o commedia) di ispirazione profana. Si concede che non debba essere «La zia di ’Carlo». Ma
può benissimo essere - tanto per dime
una (iL’Acqua cheta» o altro analogo
lavoro. Purché interessi, purché diverta.
■La nostra obbieaone a questa soluzione è altrettanto semplice. Il XVII
febbraio va commemorato con un lavoro drammatico ohe non stoni con la
celebrazione stessa. Se non storico
Valdese, se non religioso, il lavoro sia
almeno di intonazione spirituale, prospetti dei problemi spirituali, rappresenti delle situazioni di cui si possa
dke - è un mmimum codesto, nevvero? - che non irridono alla memoria di
padri, che non vilipendono la libertà di
coscienza (ne hànno anch’essi una,
no?) dei romantici del XVII febbraio
(mi metto anch’io fra costoro) - soi>ratutto, che elevino più che ricreare, che
facciano del bene più che provocare le
convulsioni al diaframma.-..
Il “bU8ÌIIÌ8|
L’obbiezione è buona; e anche i jpiù
entusiastici fautori del XVII febbraio
in funzione ricreativa l’accettano. Ma
si dicono, a! là loro volta : forniteoi dunque, questi lavori; trovateceli, e noi
ve M rappresenteremo.
E qui sta il basilUs. Perchè tali lavori sono rari ; e quando ci sono, noh
sono in lingua italiana; e quand'anche
fossero tradotti in italiano, i nostri giovarti si fanno improvvisamente di difficile contentatura. Perchè, lettori
miei ignari, il guado è proprio questo :
i nostri giovani di oggi non sono famigliari più, e non amano affatto di esserlo, coi problemi dello spirito. Lù
guerra, ed altri fattori sui quali non
è qui il caso di indagare, K hanno resi
estremamente superficiali, vogliosi di
cose non impegnative, di manifestazioni ridanciane, chiassose, volgarucce anzichenò. Potrò documentare
quanto asserisco qui, se ne verrò richiesto, e non avrò timore di affrontare le ire dei ©ovani, io che giustappunto dal mio tredicesimo anno di età
in poi ho militato attivamente nelle file di organizzazioni gjovanili alle
quali debbo di essere oggi Pastore Valdese- Amo i giovani svisceratamente;
ma pretendo che mi si creda se affermo di amarli intelligentemente, per il
loro bene, e non per una loro gonfiatura (e purtroppo sappiamo tutti che
cosa siano le gonfianire della gioventù....).
In conclusione, c’è uno spirito, nella nostra gioventù, che non è nè cristiano nè Valdese, ma semplicemente
mistico. Di quella mistica comunitaria
che può essere la rovina dei nostri giovani, e che, neiràmblto delimitato dell’arte filodrammatica (non mi interessano qui le altre forme dell’attività
giovanile), ha prodotto quella superficialità cui ho fatto allusione
Q)me rimediare a tutto ciò?
Una soluzione nuova
I nostri padri trionfarono di itujtlB
i loro avversari perchè erano dei pionieri d’avanguardia. I nostri giovani
supereranno il punto morto del nostro
teatro religioso creando un teatro d’avanguardia. Sicuro : un teatro religioso d’avanguardia. E la migliore opportunità in proposito è precisamen,te offerta dalle grandi festività ’'Ila nostra
Clhìesa: il XVlI febbraio, ! -,joca pre^nodale. la domenica della Riforma.
In quelle eh
drammatiche
cosa dì nuovo al
chq - pepciiè no? polo Haliànq, deve
. .'le'nostre'^locpiaTche
popolo, ed anV ^ POftìelle
tre -occasioni dellli^aj. alle Valli e
nelle Oh'iese deU’^ùigelìzziazione si
comifiiwora la libertà di ^ coscien;^,
fatto ^uisitamente rdigic^, con delle maijiifestazioni d’arte ohe hanno un
contenuto di sana, di nuova, di ecce
zionale religiosità! p|i,non di religio
sità comune.
'
re di comune
esaltazione 'di religii^àì Di una re0 Ärit
Idgiosità come l’ho ^(ispritia tempo fa
nel 6. (Mattino del"^tx>lo )> raccogliendo ìl.,consenso '^'uno dei più distinti registi d’Italiai-.;i^;
Ho detto « il p<%olo italiano deve
sapere » : non è tt^rica. Le nostre
Valli, se non voglkiik) essere « bloccate », SE VOGLIONO SOPRAVVIVERE, debbono diventare (parlo
naturalmente in pripis di Torre Pellioe, di Luserna S. Giovanni e di Pinerolo, ma ciò può applicarsi anche altrove) un centro di interesse per gli
Italiani, una picoirfa Oberammergau
sui generis. NON1DOBBIAMO LASCIARCI STRAPPARE DA NESSUNO Tiniziativa dell’inieresse umano e
sociale p^r le nostri^ Valli, che tuttora
è in nostro possesso, ma domani potrebbe esserci prepotentemente' strappata
di mano. «s*
Un sogno...
Io vedo, nelle tre circostanze anzidette, ma sopratutto nel periodo presinodale, ripeterei alle Valli quello che
anni or sono si è vi^ò nel cortile di S.
Pietro a Ginevra o sulle sponde del Iago di Neuchâtel :
Delle rappresentazioni popolari per
mille, duemila e più spettatori, eseguite da un complesso artistico Valdese accuratamente (compagnia
e orchestra) sul msjgmfico sagrato del
Tempio Nuovo di forre Pellice - queste rappresentazioni, annunciate dalla
stampa, dalla Radio,' da una capillare
propaganda di manifesti e di facilitazioni ferroviarie, sotto gli auspici della
Tavola, della Pro Turismo e del Comune di Torre Pellice !- queste rappresentazioni, fenomeno unico nel suo genere
in Italia (Tho detto: una piccola Oberammergau di alt^spiritualità), costituiranno una fortissima attrazione sul
turista italiano e sul turista straniero queste rappresentazioni replicate due
e anche tre volte, e se possibile costituite da due lavori preferibilmente di
diversa ispirazione - i complessi, drammatico ed orchestrale, arricchito^ da
qualche elemento di fama nazionale
(io so che qualcuno c’è, ed ha anche
detto che darebbe l’opera sua!) - gli
eventuali introiti devoluti ad una Fondazione « per il teatro religioso in Italia » - e così via. ■
Un sogno? - Ma perchè dobbiamo
sistematicamente credere impossibile
ciò ohe sarebbe possibilissimo se avessimo maggior fede in noi e nella nostra
vocazione?
E il materiale?
Niente paura. Il materiale c’è, e copioso. C’è la « leggenda di Ognuno »,
di Hofmannstahl, c’è la (duce nelle tenebre», di Tolstoj, c’è la «danza dei
morti», di Deutsch, c’è la «piccola dttà», di Wilder, c’è il «mistero dì Abramo», di Chavannes, ci sono delle
rappresentazioni sacre miedieviali ita
ALTRUISMO
L'amore per gli altri, il comandamento, «simile» a quello che ordina Vamore per, fa divinità, è, senza dubbio, uno dei redini sui quali,
si è svolto e si svolge Vinsegnarrvento del Cristianesimo e che non è statai rt^enorrtiatof \dalta preferenza con la quale il pulpito si rivolge (dia
predicazione della morale individuale indubbiamente più facile.
Del Protestantesimo come di ogni grande fatto ideale, il nemico è
il quietismo. Ut sOddisifaziane del raggiunto, il riposo nella propria imperfezione, la forza ne è la coscienza messianica. Perchè non si poss^
da molti e con giustizia parlttre di fallimento della predióaziotie dell’aUrvismo, bimgjna avere il coraggio di condannare noi stessi e le no«re azioni pér riprendere poi con nuovo spirito la nostra! via che sii
muove nell’imperifezicme, ma che è illuminatd dalM coscienza che epsa è Vattuazione di wia volontà Divina. (+Gi«>v. Corradini)
liane e francesi, che - appunto per il
loro carattere. lètterario per l’interesse intenso che 'desterebbe la loro rie»
sumazjt^.T potrebbero fare delle Valli uq ,diàtro dì studi e di< documentazione per il teatro religioso.
L’obbiezione che tutto ciò non interessa il pubblico delle Valli è scitNxa ;
s's^bbe còme se si dicesse che Dante
nòti interessa i Valdesi. Gertp, non si
vive, di, sola... «Divina Còmiijedia».
Ma là.«Divina Còmmedii^y è,un tele
miracolo d’arte che nessòrio ^ò ignorarlo senza fai'si dare giustamente del
bifolco. L’obbiezione che i nostri giovani non amerebbero prendere parte
a tali riesumazioni è due volte sciooca :
perchè amerebbero essi le riesumazioni di Eschilo e di Sofocle a Siracusa, di Eroda a Taormina, di Plauto e
Terenzio a Padova (dove un gigante
della riesumazione filosofica, Manara
Valgimigli, si è fatto regista dèi suoi
universitari in tocco - e non amerebbero quest’auro teatro religioso, che
potrebbe portare le sue iniziative sullo stesso piano di quelle ohe concernono il Dramma Antico?
E il XVII?
Niente paura neppur qui. Con dei
lavori di minor impegno, il XVII febbraio potrebbe essere la piattaforma
di lancio delle nostre compagnie, la
selezione degli attori in vista dell’estate. Ma di ciò parleremo un’altra volta.
RINO BALMA
Evangélisons par la parole,
par la piume, par la conduite,
surtout; et arrosons nos labeurs
par la prière instante et constante !
LETTERA
AL 9mS?TOR£ D£ «*L*ECOm
Egregio e caro Direttore
La nota da Lei cortesemente quanto intelligentemente apposta alla
Lettera aperta del sig- Meilte {vedi
Eco del 21 Gennaio'), mi impegna a
precisare quanto avevo molto modestamente scritto nel mio articolo apparso su VEco di Natale. Non posso nè voglio seguire il Sig. Melile in
tutte le sue divagañoni contenute
nella sua lettera aperta, tanto più
che le conclusioni alle quali sembrd
giungere, mi danno più ragione che
torto. Egli va molto più in là di dolie ero andato io affermando {con'
alcuni versetti della Parola di Dio)
che non si può essere cristiani senza Cristo. Il mio cortese contradditore mi cita dei versetti inagnifici,
eelificanti; giunge persino a scriWre
che i cristiani della seconda categoria {seconda, secondo lui ,naturalmente), sono quelli che vìvono le parole di San Paolo: non sono più io
che vivo, è Cristo che vive in me.
Piacesse a Dio che noi tutti ed io
per il primo vivessimo realmente
questo ideale apostolico e non ci
servissimo di esso a puro scopo polemico!
Per non uscire d(dVargomento che
mi ero proposto scrivendo l’articolo:
Cristiani senaa Cristo? rivolgo un
cordiale invito a coloro che meglio
di me conoscono Ut Parola di Dio e
più di me hanno lavorato nellevangelizzare ; fatevi avanti, cari fratelli
e provatemi, ■■ con la Parola di Dio
alla mano, - che si può operare cristianamente senza aver conosciuto
Cristo ed il Vangelo.. Se ci riuscirete io confesserò pubblicamente di
essermi sbagliato e darò ragione a
quei profeti, antichi e moderni, che
insegnano che Cristo - se pur è mai
esistito, - è stato un martire degnò
di rispetto, ma nulla piu e che oggi
gli uomini devono fare il bene per
altri motivi che per piacere ad un
povero crocifisso di venti secoli or
sono. Cammina sì o no il mondo?
Si, certo, il mondo cammina, anzi, corre verso ,u ,.jrdizione. ColrU^
potremmo noi, cristiani, non avvertirlo che se l’Eterno non edifica là
casa, invano si affatUmno gli edificatori ?
Mi creda, caro Direttore, Suo
Dev.mo; Ernesto Buffa
du Mouvement du Christianisme Sôelel
SÍ, ’Ptíanne, 26 28 férrier / 1 mars Í9á9
Le 27.me Oongi^e líáticxnail du Oiristianisme Socàol, le 3.mo d’api
re, aura iiièù â Saini-’EiÄerme
>nè^|fuer
26 Février et \er Mars,
Nous invitoins très spécialement
oun de nos amis à y p reiiidr© ptarit. XI
devra être la mandifestartiion 'die da présent du Cbristianiame iSocial .à nos Eglises et au iMond© moderne, et marquer un engagement plds méthoidiqiue,
plus réfléchi «t plus vigoureux dams
nos tâches de pensée ©t d’aptiom. XI
sera idestiné à oonfrotnibér notre foi et
le messa^ge 'de l’Evangile avec quelques-uns ides aspects de la Gris© aotuello du Monde Modem©. Le Cbngrès reprendra en même tem,ps qu© notre organdeation sur lie plan local ©t régional
la grand© idée d© la Fédération Internationale du Christianisme Social.
, Nous oomiptctas donc sur un© largô
partiioipation interinational©. Nos amis
■de Suisse, Italie, Belgique, etc. y sont
très particulièrement invités pour <3ctt© œuvre qua sera aussi la leur.
les Gi’ou'pes, lOercles d’Hommes,
Fraternités devront y avoir chacun un
représentant au moine.
Renseignements : s’inscrire sans tarder aupî'ès d© Maurice Vage, 30, rue
Montgoilfier, Lyon (iHione).
En voici le programme:
SAMEDI 26 EEVRIiEE
15 h. Ouveirture du Congrès par JBlie Gonnelle et EUe Lawriol.
16 h. 30 Nomânatioin d©s Oommissions.
'16 h. Crii?© et Avenir du Socialisme.
Etude'par 1© Pi-ofesseur Georges Lasserre: «iSocialisme d© fatalité ©t ■Socialisme de volonté dans l’écanomi©
ooll©(ïtive moderne».
20 h. 30 Conférence Publiqu© sous
la présdden'Ce d’Elie Goanellle : «Reconstruire — mais d'’abord l’Homm©,
(avec André Monoier, Daniel Parker, Hênir i Roser.
DIMANCHE 27 FE'VRIER
20 h. 30 Réunion, de® Commiissions.
MARDI l.er MARS
Assemblée Générale du Mouvement
Ô h- 30 Reoueillemeint.
Rapperrt Moral par 1© Secrétaire Général et diÌ80U»8Ìon..
"1
'I
10 h. 30 Culte du Congrès au Temple
de Saint-Etienne. Prédication du
pasteur E. launiol.
14 h. 30 La Crime d/n Socialisme,. Suite du débat.
Communications de M'M. François
Goguel, A ndré Phüip.
17 h. Réunion des Commission».
20 h. 30 Conférence Publique: Le
Combat social et les Chrétiens, avec
Georges iMserre, André Philip,
André Troemé.
LUNDI 28 FEVRIER
9 b- 30 Réeueillement.
10 h. La Grise C(domale et l'Union
Française. Etude par L. S. Senghor,
Député du. Sénégal.
14 h. 30 'Suite du débat.
Cbmmunications de M,M. Maurice.
Leenhardt, Georges Bois, Dr. Ratsimamanga.
14 b. 30 Rapport des Oomnimissiotis et
adoption d.e8 proportions.
17 h. Clôture du Cbngrès.
3
L’ECO íMIJE ’ÍÍVÍJU valdesi
â’ ÂNcLÉf Ëi^
Nous avons reçu, il y a quelques
mois, une longue lettre d’un,ami d’enfance, Mr. Guido Lageard, fils du feu
le . missionnaire Lageard, qui habite
âctaeOement à Bristol
Nous pensons qàie quelques intpressions de Monsieur Lageard à p^'opos
ti'itne phrase qui a été souvent répétée chez nous : «Ne t’en va pas (àes
Vallées)», peuvent intéresser les lecteurs et susciter une utile discussion
sur le iournal C'est pourquoi nous
les leur communiquons- (Red.)
tout d’abord,^ Je parle comme l’uo
de, ceux qui sont ((coupables» de s’en
être allés. Ensuite comme quelqu’un
-(ijiii, tout en restant attaché aux Vallées, les voit dé loin et, par conséquent
aussi, peut-être d’une manière plus
objective. Voici plus de vingt ans que je
les ai quittées, ces chères Vallées, et
d’après ce que je lis et entends, elles
ont bien changé
Avant la guerre 1915 — 18,1e peuple Vaudois avait un caractère bien à
lui, un caractère formé par la foi, les
luttes et enfin la fierté de ses traditions confirmées par l’Emancipation.
Ce caractère, basé sur la Bible française et l’origine française du peuple
Vaùdois, étatt aimé et admiré dans le
monde entier.
Ce peuple Vaudois, petite enclave
protestante et française de langue,
dans un pays catholique et italien de
langue, intriguait et attirait des gens
comme les Anglais. La culture vaudolse (et qui voudrait nier qu’il existait une culture vaudoise?) était une
“t culture franco italienne, quelque chose de bien précieux et d’attachant par
son cachet spécial, tant au point de
vue religieux, que culturel et ethnographique.
y A-T-IL UN DANGER ?
Depuis 20 ans l’on est en train de
faire perdre au peuple Vaudois son caractère; on le réduit au niveau d’au" très Italiens; et encorè, dé^'pàr sa situât on géographique, de par ses origines (pou- ne pas dire «de par sa race»
puisque ce terme n’a, en somme, plus
de sens précis dans notre Europe moderne) et de par sa religiPn ne sera-t-il
jamais qu’italien de «seconde main».
Nous le savons bien que pour des
raisons de force majeure cette acquie. soence à sa «dénationalisation» fut nécessaire de la part du peuple vaudois
jusqu’à la fin de cette guerre dernière. Mais les amis des Vaudois attendaient la fin de cette guerre pour voir
un retour aux vraies tradiltions vaudoises, traditions - encore une fois culturelles, linguistiques et folkloriques. Il n’en est toujours rien ! La jeunesse vaudoise devient de plus en plus
simple «jeunesse piémontaise» ou (dtalienne»' Rien ne semble la retenir
"aux Vallées: celles-ci ne sont plus
^asa» patrie. Elle n’a plus cet avantage
.'.sur le reste de la jeunesse italienne
^ d’une double culture.
^ Pour en venir à un point pratique
«vant qu’il ne me sorte dte l’esprit; le
' Collège de la Tour (depuis quand
li’emploie-t-on plus cette ancienne ap' pellation de (da Tour» ?) pourrait être
un centre culturel unique en son gen*
, re : tous ses élèves en sortiraient sa‘ chant deux langues à la perfection,
mumis des leçons précieuses puisées
dans les deux grandes cultures latines; celle de Dante et celle de Raci'■'ne, et ayant passé les années les plus
îhiportaotes de leur vie (c’est-â-dfre
celle durant laquelle leur caractère
est monté) sous l’emblème «LUX LUGET IN TENEBRlS». Quels ambassadeurs^. îX)ur la cause vaudoise, nwi
seuleméht dans la péninsule, mais
dans le monde entier 1
Et grâce aux liens des Vaudois avec
la Grande-Bretagne, n’y aurait-il pas
moyen d’organiser le Collège sur des
bases semblables à celle des «Puyic
Schools» en Angleterre? Parmi celles-ci des collèges comme Eton, Rugby, Harrow, Clifton, Winchester, ect,
eot. sont les gardiens jaloux dés traditions religieuses et culturelles les plus
précieuses du peuple anglais.
Et il me semble que tant que l’on
continuera à vouloir abolir quelques
unes des plus importantes traditions
vaudoises, le peuple vaudois, privé
de cet appui vital, ne fera que s’affaiblir.
Si par contre les Vallées réussissent
à regagner leur ancien cachet, je suis
convaincu qu’il y aurait moyen de développer une ((industrie» (je n’aime
pas du tout ce mot) touristique. Non
pas le tourisme habituel, à grand bruit
et à sensation, mais un tourisme basé
sur l’amitilé pour le peuple vaudois
historique et l’attrait de la vraie culture vaudoise
CONCLUSION
S’il en est ainsi (car enfin historiquement la tradition vaudoise est une
tradition « en français» et non en ((i
iallmï), où pour difs juste
((éh français» qu’én-Krtàlîémi) )e suis
sûr qu’une nouvelle vie culturelle et
économique vaudotee - et les nombreux
avantages qui en découleraient - renaîtrait aux Vallées et nul besoin ne
se ferait sentir pour la jeunesse de s’en
aller.
, En conclusion, il pne semble que
qqçlqqes inill'®^® Vaudois ((italianisé?» seront tôt ou laid submergés par
les autres 44 millioiis .die concitoyens,
taniiis que quelques milliers de Vauddis bien ((vaudois» se maiintiendront
jamais, forts de leur M, de leur
traditions et d’une culture bien â eux.
Je ne puis m’empêcher de dire qu’un
culte vaudois en italien, un La Tour
à jamais Torre Pellice me paraissent
bien loin des cultes et de 'La Tour de
mon enfance. C’est pourtant bien en
français que prêchaient nos vieux
((barbes», c’est bien en français que
j’appris l’oraison donrinicale dans la
petite école du Pomaret, et c’est bien
au Collège de La Tour que j’acquis
mes premières connaissances de la littérature française avec ce cher M. Coisson; cela ne m’empêdia pas d’apprendre à,connaître bien des joyaux du patrimoine italien (je me souviens encore de ces quelques lignes :
((Vostra Eccellenza che mi sta in cagnesoo
Per que’ pochii scherzucci d'i dozzina..)
et de les aimer, mais j’ai toujours
été fier de pouvoir répondre <(yes» à
la question ; ((So, you are a Waldensian, you theréfore speak French perfectly?)) (Vous êtes Vaudois, donc vous
parlez le français parfaitement? Com. bien de jeunes Vaudois aujourd’hui
pourraient répondre «oui»?
Guido Lageard
I I
Percorrendo rapidamente la storia
della S(x;ietà delle Missioni di Parigi
notiamo subito due caratteristiche- Fedeltà ai principi posti dai fondatori e
ubbidienza a Dio, anche quando si
tratta di assumere responsabilità enormi, sproporzionate ai mezzi disponibili.
Notiamo alcune date importanti.
Nel 1829 partono i tre primi missionari per TAfrica del Sud, vanno a
stabilirsi in una regione abitata dai discendenti degli Ugonotti e dei Valdesi, emigrati laggiù all’epoca delle persecuzioni. Evangelizzano gli schiavi
di quei coloni, ma pochi anni dopo, all’arrivo di aitili giovani colleglli', sono
provvidenzialmente condotti nel paese
del re Moshesh, famoso capo dei Basuto, e fondano in quel paese montagnoso una chiesa forte, ben organizzata, che oggi coma più di 50000
membri.
Nel 1860 i missionari (inglesi espulsi dalle isole di Tahiti e Morea nell’Oceania, dove lavoravano da 40 anni,
domandano che dei protestanti francesi vadano a sostituirli. Due anni dopo il Comitato di Parigi manda due
pastori al soccorso di quelle giovani
chiese.
Nel 1863 alcuni giovani partono
per il Senegal su domanda del Governatore di quella colonia, che era
protestante.
Nel 1875 la chiesa del Lessuto, desiderosa di recare ad altre tribù la
m
NON TEMERE
Ci. sono delle ore tetre neMd vita,\ ore di. dubbio, di sconforto, di
malattia o di lutto. Tutto sembra compromesso o perduto. Non temere, cristiano. Lascia lo scoraggiamento a doloro che non hanno alcuna
fede. Tu credi al Dio fedele ed onnipossente.
Credi a> colui che vuolé e può strapparti alla tua debolezza libérdndoti dalle tirannie colpevoli.
Credi nel tuo avvenire che sarà il frutto delle tue lotte^ delle tuo
preghiere, dei tuoi sacrifici, delle tue discipline accettate con gioia..
Credi al Cristo, il gran vincitore. Che la tua vita pCr essere grande e nobile,, per schUtdersi irt feconde realtà pratiche ed in raggianti
visioni d’immortalità ma un atto di fede confidente e gioioso.
Credi afVamore di Dio, credi alla vita; crédi al rivedersi eterno-.
Henry Gibains
Buona Novella, affida al missionario
F- Coillard il compito di recarsi con
alcuni evangelisti indigeni, nel paese
dei Banyai, e di studiare la possibilità di stabilirvi una Missione. Questo
viaggio lo conduce ^olto piii lontano
di quel che era stato previsto. Ovunque trova delle porte chiuse, finché
non giunge allo Zambesi ove trova la
tribù dei Makololo che parlano un dialetto del Sesuto. Persuaso che questa
somiglianza delle lingue è una (indicazione chiara che Dio vuol assegnare
quel campo di lavoro alla chiesa del
LeSsuto, egli torna in Europa e, superate molte difficoltà, parte nel 1885
per fondare la Missione dello. Zambesi. Durame il suo congedo vfisita le
Valli Valdesi, e la sua testimonianza
desta un vivo interesse.
■Nel 1891 il Comitato manda un missionario nell’isola di Marè (Oceania)
perchè i missionari inglesi sono stati
costretti ad abbandonare l’opera dopo
che I francesi hanno conquistato l’Isola.
Nel 1889 una domanda di aiuto perviene al 'Comitato dal Gabon, dove
una Mmione Presbiteriana América..a lavorava dal 1842. Dopo un esauriente esame fatto sul posto da due
suoi delegati, HI Comitato decide di assumere la respómabilità di questo
campo.
])uranfe
ìa bufera della guerra
Al principio del secolo la Società
aveva sette campi, tutti in pieno sviluppo. Fino allo scoppio della prima
guerra mondiale, il Comitato volge
tutte le sue cure ad accrescere il numero dei missionari, e dare aH’opera
basi solide e durature- Esso si adopera
pure ad allargare la base in Europa,
interessando un numero sempre più
grande di cristiani alla sua opera, e
cosi riesce pure a coHettare somme
sempre più importanti. Nel 1892 il
Comitato aveva speso 360441 franchi,
nel 1912 spende 926737. Nello stesso periodo il numero dei missionari
passa da 71 a 260.
Poi viene la bufera della guerra,
thè rallenta in più modi lo sviluppo
Autoritarietli *
Autorità - Libertà
l'autoritarietà è imposta dal di fuori, dall'alio ; è frutto, non
causa di dominio, Porta servaggio, schiavitù.
¿’autorità, o aùtòreVolezza, é una consiafaiione di fatiò; fa
constatazione, cioè, che chi parla sa agire, chi appare, è, e chi vuole
può. Nel discorso, helié realtà, nelf azione. Da ciò, necessariamente,
deriva il riconoscimento delf autorità. Si pensi a quel che il popolo
diceva di Gesù; egli parla con autorità, non come gli scribi ed i
farisei (i quali, evidentemente, possedevano molta autoritarietà, ma
punta autorevolezza).
UN DIALOGO
— Ma dunque, voi evangelici, a quale autorità finalmente
ubbidite ?
— A Dio, a Cristo.
— E questa autorità non ha bisogno di essere raffigurate in
ferra ?
No : perchè f autoritarietà non potrà MA! rappresentare fautorevolezza. E d'altra parte, se in qualcuno v'ha, su questa terra, qualche
autorità, essa É DA DIO — e perciò si torna al!autorità divina,
non umano. E ubbiidire a Dio anziché agli uomini, od anche
primo degli uomini, è proprio precetto evangelico insegnatoci
dall apostolo Pietro. E del resto, I autorevolezza che pretende ad i
autoritarietà mostra, in questa sua pretesa, la fondamentale debolezza, che pericolosamente f incrina ! *
— Ma voi evangelici avele pure dei regolamenti, che rispettate ;
delle leggi, che osservate ?...
Certamente, ma quegli statuti e quelle leggi non implicano
autorità, perchè siamo noi stessi che ce li siamo dati, e non già sul '■
terreno della fede, ma su quello delfempiria, delfeconomia, delf amministrazione. '
— Sicché, proprio voi non avete un papa ?
Non Io abbiamo, davvero, e del resto non lo vorremmo.
Il giorno in cui uno di noi riuscisse a farsi papa, avremmo resa véna
la nostra missione, che è di porre un indice teso verso Dio, non
verso I uomo, che è di costruire nei cuori non sulla ferra.
UNA SlMiLltUDINE
Se vogliamo raffigurare la vita cristiana come una arteria stradale di grande comunicazione, da questa ferra al cielo, diremo che
noi siamo semplicemente dei pali indicatori ¡ungo il percorso, che
segnano la mèta, verso cui ogni essere umano ha da camminare.
Non desideriamo essere le casa cantoniera costruita per una abitazione stabile di colui che ha in. cura soltanto un breve fratto di essa ;
e nemmeno concepiamo la nostra missione come quella di chi vorrebbe costruire, proprio di fronte alla case cantoniera, un'altra cantoniere, che le faccia concorrenza ! Pali indicatori, e niente più; non
alberghi per i turisti stanchi e ormai neppur più desiderosi di raggiungere la mèta. Segnali e stimoli per la corsa ! r. b.
'1
normale della Società, ma ovunque
l’opera può essere mantenuta. Però
nel 1917 e nel 1929 altre gravfi responsabilità vengono ad aggiungersi
a quelle già esistenti. Come in tanti
altri casi, il Comitato è chiamato a
soccorrere le fiorenti chiese protestanti fondate dai missionari tedesohii nel
Camerum e nel Togo. E’ i(mpossibile
mandare uomini in numero uguale a
quello dei missionari tedéschi, ma i
pochi che possono andarvi riescono,
con l’aiuto dei pastori ed ©vangelisti
indigeni a riorganizzare le chiese, è
le guidano nella evangelizzazione dell’interno del paese ancora pagano e
musulmano.
A misura che aumentano le responsabilità nelle colonie francesi, alcune
voci, nel Comitato, domandano se non
sarebbe il caso di abbandonare ad altri l’opera incominciata nelle colonie
britanniche, per concentrarsi su quello che sembra loro essere il primo dovere del protestantesimo francese, e
cioè revangelizzazione delle colonie
nazionali. Ma ogni volta la maggioranza decide di mantenere alla Società le
caratteristiche che le hanno dato i suoi
fondatori, e rifiuta di limitare il suo
orizzonte alle colonie francesi.
Se necessità
dell’opera
Dopo la seconda guerra mondiale,
durante la quale l’opera è sopravissuta grazie alla magnifica cooperazione
promossa dal Comitato Internazionale
delle .Missioni, ed alla coraggiosa fedeltà dei missionari, la Società delle
Missioni di Parigi attraversa una crisi difficile. Ovunque è necessario
mandare rinforzi importanti di giovani
missionari, ovunque vi sono delle opportunità magnifiche di estendere l’opera e renderla sempre più efficace,
ma le spese sono ingenti. Quelle previste pel 1948 sono salite, a causa
della svalutazione del franco francese
a più di 100 miiioni. II Comitato dopo
una accurata revisione ha ridotto il
preventivo a 87600000 franchi, ma
questo risultato è stato ottenuto facendo delle dolorose amputazioni.
Le opportunità di lavorare ci sono,
ed esiste la possibilità di evangeliiutare migliaia e migliaia di indigeni; -...
giovani uomibi e donne sono pronti a
consacrare la loro vita...' ma il Comitato è obbligato ad amputare perchè
manca il denaro per mandarli. Porse
fra qualche diecina di anni, sicrivendo la storia della Società delle Missioni di Parigi dell’epoca attuale, i nostri figli noteranno : «A partire da
quel momento la Società delle Missioni ha ridotto sempre di più la sua attività...» Mai no, vogliamo credere che
cosi non sarà, e che le chiese sempre
più conscie dell’importanza capitale
dell’opera missionaria sapranno darle
anche a costo di sacrifici, quello che è '
necessario per atjdare sempre avanti,
R. C.
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' La GoU|gjrega£Ìone di Asbi, inasaaixte'^Ua Dìuova; Viti», Ila ocmuinieaiiiOirAto
il 25 dioenibire'^ fioorao, il Naitale, im
seatmauto dì órietiaiia frAterinibà,
riuuaadosi mtonKT a>lla iSacora M<eiD•a, '^ìinistrata dad Pastore dioitt.' BaL
' ma. ., ^ .
f U giomo'ea'OOéBai'vo, domenicia 2t>
Diioeinabrie, n«l ipomeniggio, la Ooraunità td è nuovamenite riiinita, ^ Ql^a«ta volta itotorno all’abete aointillai»te di luci, per udire, in diaioghi e
poesie,\i fanciiulli, preparati con ,pasaione ed amore dalle iinfaiiiiioabiU unonibricd Luisa e Marta Ciendolia.
Per^ l’ooaasioine era stato anche allestito un piccolo palco, al cui afonido
, . 'ajUegofieo, Bimbolìcamente r appreeentanite la «Croce» nel'cselo stellato, avieva provveduto l’abile .penniello del
Fratello Pompeo lOappellaxo; manitre,
nellla penombra ìli 'fratello Alunni alternava all'Armonium (( Pastorali» ai
oantioi più noti.
'Ooncluse la lieta riunione, la diatid4 buzioBe dei doni, offerti con affettuoso pensiero idia amici e sìmpatÓBaanti.
Vada a nome dei' «pioooli», un partiooloo’e «grazie» al iSiiginor Miathè di
Torino, eh« recò loro, per l’docasion», mirabili giocattoli di sua personale oostrussiome.
iSd replicarono le reoite nel primo
giorno dieiIlI*anno nuovo, iniziato così
in augurale, fraterna letìzia, e con
senso di ran'dimento di grazie al <S;ignone per i beni goduti !
l'I g'orno 6 iGennaio Epufania, i
ibìanbi furono nuovamente convocati
con parenti ed amici, ed intervennero
in frotta, per concludere le loro vacanze intorno all’albero, che «spogliarono» delle calzette gonilìe dì cose buone.
Ora, concluse le giornate delle (jtfestività», è rimasto nel cuore dei pioooli £1 uioca'do vivo dì quello sointillìo dì
ihici che irradiò i loro oochì meravigliati... Di quelle luci ohe ricorderanno
loro, oltre, i pioooli dkmi, la prameesa
di crescere in bontà, nuovi virgulti al
sole, recando buon frutto.
A^H adulti, per gli unì ■ la dolce rimembranza di tètopi lontani, dì luci
a lungo oustocLéte ud cuore, rievocatè
alla mente dalP «Albero» di Natale ancora una volta acceso.... per gli altri
l’impressione nuova della gioiosa, oom^
movente oomi'imome in spirito alla natìivdtà del iBalvatore.
Per tutti ; con la visionie del peUiegrina^io trascorso... una speranza
nuova, una intensa infinita speranza
di Luce, per il cammino a venire, in
benedizione Celeste. V. R.
PRAMOLLO
Visita. Malgrado la neve e il tempo
poco propisio domenica 9 gennaio «fallivano » Pramollo, giungendovi per
'l’ora del culto, tre fratelli della Chiesa <K Felonica Po ; I sigg. Lutero Negri, Dies Malagò e Atalo IBorsari.
Nel pomeriggio essi si sono recati
fino a Pomeamo dove ha avuto luogo
una riunione e dove làjbbiamo avuto la
gioia di sentire il messaggio portatoci
a nome di tutta 1» Comunità felonichese e de! 'Consiglio di Chiesa di cui
fa parte, da] Sig. Malò.
/ nostri scomparsi. 'Skxnio stati diiamati dal Signore ad una vita più alta nei cieli : Long GiovemnA, fu Tommaso del Tournim, deceduto il 13 oor
rente alFctà di fiO anni e Travers Paolo del Ciaureng, deoeduito il 91 ai Drumigliu nel suo 87 anno.
Alle due famiglie provate dal lutto
rinnoviamo l''eBpresBione della nostra
viva''simpatia cristiana ed implorìar
ano per loro le «jonBolaziond che vengono dall’Aito.
,,Cd giunge pure notizia che a Ponte
S. Mkttino è deoeduto Eugenu> Bartolorma Roynavd, fratello di due nostre soreLle di Chiesa già ripetutamente iprovaJte dal lutto in questi ultimi
tempi. A loro ed alle loro famiglie
esprimiamo le nostre più vive condog|lianze ed i sensi della nostra fraterna simpatia.
Dal principio di gennaio da quando si sono manifestati d pirimi casi,
l’influenza ha colpito moltissimi dei
nostri imembri di Chiesa e dei mostri
bimbi. Essa ò stata per alouni partioolaumenite grave, ma igrazie a Dio,
tutti sono in via di miglioramento e
speriamo 'di poterli vedere presto riprendere il loro normale lavoro ed il
loro posto in chiesa.
Formuliamo int.ainto 'per tutti i nostri m'igliiori voti augurali.
A Natale i bimbi hamno avuto, come di consueto, la loro festa dell’Albero. Essi, molto ben preparati dall’Insegnante Big.na Sommani, si sono aaiche prodotti in reoite e con ap-'
prezzati dai numerosi ((grandi» pre.senti alla festa.
^n grafie a tutti coloro che hanno
cooperato alla buona riuscita della
V"
festa, in, partioolaa«» s? alì’Inaegnaaiite
Eig.na Sotmmani ed momdtrìci e
monitori della Souola Domenicale.
VILLASECCA
E’ da rilevarsi una simpatica iniziativa idiair U. G, T.ie.’ Aeqanto alla
noomaJe attività idjell’'Uinione, i Soci
hanno piesioduto*'' icloune riunioni
Quaartierali, oontemporaneamente a
Comibagarino (sig. Elsa IMossel), a
Faetto i(sig. Aleasandro Giraud), a
Bovile (sig. Carlo Griglio), all’Albdirea (sig. Amiedco Mossel), tutti accompaginati da un gruppetto di con
soci... spcoialiazati'jper il canto.
Domandianio a iDio di benedire apiritualmenrte codeste visite, ohe furono
graditissime dai ■■'itarrocohiani e riguaodo alle quali il' pastore è vivar
mente riconoscente?’per l’efficace collaborazione così prestatagli.
Quattro lutti hanno recentemente
afflitto la mostra »’■Oomiunità: la decana della Valle, Peyronel Margherita
della Rivoira, nel suo 98® anno di
età e la di lei nipote, Micol Caterina
xtd. Peyronel, di ¿mi 76; Leger
Margherita vedova Viglielmo, di anni
71, di Villaseoca Infariori; ai Ghiotti,
la bimba Rita Peyronel di Cesare
Enrico, in età di 6 mesi; i parenti
desideranio esternare qui la propria
riconoscenza al dott. E. Quattrini ed
ala signora MaifeJda Viglielmo per
le loro cure assidue ed affiettu'ose.
Il Signore consoli gli afflitti, santificandone il dolore.
[(ABBONATI !!!
LETTORI
Volitate cortesemente inviare
rammentare dell’abbonamento
ai giornale
ptr l'interno L. 500
per l’esterno L. 900
servendovi dei c. d p. 2-17557
della Libreria Claudiana-Torre Penice.
Direzione; Via dei Mille, 1 -Pinerolo
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Rago Blandina, ved. Pakniieri,
memoiria marito 300.
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Giulia Falanoa, im roemoria Signora A. Kostagmo, noi II annivers. sua
dipartenza 100 — Giulia Falomoa, ri(x>nosoonte grazia ricevuta 100 — iS.
od E. Coluooi, in occasione nozze d'argento (ilO. 10. 48) 5.000 —
Per Collegio
- Ss: ós}}i<ns> iTK»awwt3Btn6e, Obnio, P9.00&
Per Istituto Gould
N. N., Aosta 4.000 —
Per Asilo di San Germano
Giulia ed Adelina Falanca, in memoria Mamima, 100 — Briouler, 2.000
Per Asilo di Sicilia
Giulia ed Adelina Falanca, in memoria Mamma 100 — Recupero Natalima, grata al 'Signore, 500 — Briouler
2.000 —
Per Asilo Italia
iB. M. 1.000 — Briouler. 2.000 —
' Paolo e Piera 'Ambonietti, in mem.
Franco Bosio, 1.000 — Federico Monaya, Aosita, 500. ;i (
Per Cassa Culto
Giorgio Neumann, Fio-enzc 1.000 —
A. M. in memoria Lidia Cornelio, per
EvanegMzzazione 250 — (<3ontinua)
Doti.
Francesco Fon io
MEDICO CHIRURGO
TORRE PELLICE
AEROSOLTERAPIA
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È stato aperto in Viale Mazzini 10 uno studio medico attrexr
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Vorecchio, naso, e gola,
LéO studio funziona sotto la
direzione del Dott. F. Fonio
ed è aperto tutti i giorni dalle
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Consulente per le malattìe
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Dott. D. Roebat. martedì e ver
nerdì, ore 14rl6.
L'AMICO DEI FANCIULLI
Per Asilo di Som Gw-mt/nni
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€sso non dovrebbe mancare in nessuna famiglia
evangelica ove vi sono dei bambini.
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Sondizioni di abbonargento per il 1949 :
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Indirizzare cartolina-vaglia a : SELMA LONGO - Via IV
Novembre, 107 Roma.
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DANIEI.E ROCHAT
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(viale Mazzini num. 10)
martedì e venerdì dalle ore
10 alle 12
a Torino riceve gli altri
giorni, dalle ore 14,30 alle
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SCREin ATTRICE
Rivolgersi: a BESSONE GIUSEPPE
Perosa Argentina - Piaa. Marconi 10
famiglia. GOMBA
■ te cortnmossa per il tribuno d'affetto '
« di Simpatia ringrazia tutti coloro
t che hom partecipato al suo grande do, lare per > l’improvvisa perdita della
loro cara
A L O I N. *
S. Germano C. u-DormÀlvosin 16 /1/49
Le famiglie MALANOT, COMBA-^
e RICHARD commosse per la dòmostrazione di simpatia ricevuta òn 'occasione della dipartenza del loro amevé’
to
PAOLO MALANOT
ringraziano sentitamente tutte le gentili persone, intervenute, i vicini, di
casa e quanti s’adoperarono im. loro
aiuto; un grazie speciale a/i Pastori
Sig,g. Deodato e Bertinatti per Ui premurosa assistenza spirituale prestata, d
Laser na San Giovamni 1 - 2 - 1949 -."km
La moglie Lour^an Margherita, le figlie colle rispettive famiglie del coni-pianto
STEFANO ODIN (Ti«n«>
di fronte dUa grand,e manifestmziome
di simpatia tributata al caro Estinto, nella impossibihtà ili farlo sim-yolarmente -ringrazia vivamente tutti
gii intervenuti, in modo -particolare
il -pasto-re Alme, il dott. De Bettini,
Giulio e Guido Ricca, Ida Benech e
Madlenin e indiMintamente quanti
furono loro d-i aiuto -neùla dolorosa
circostanza.
Angrogna (Mal<m Inferiori.)
1/2/49.
La moglie, la figlia, la sorella ed i
-parenti del compianto e indimenticabile
LUiOl BERTiN
nell’imfJossiBilità di farlo jrersonai
mente -ringrazia,no, con profonda
com-mozione, quanti, nei lunghi anni
di malattia, furono larghi di aiuto.,
di ccmforto e di simpatia per il loro
Caro e in part/icedare quelli che ass-istetiero Lui e la famiglia, nell’ora dolorosa della separazio-ne. terrena.
Un grazie speciale ai -pastori sigg.
Deodato e Bertinatti per l’assistenzaspirituale; od dott. Scarognirla pelle amorevoli cure prestate; aUe fanniglie Arnovdet, Malanot, Mondom, Pel•Ione e sig.na Petral, prodigatesi instancabilmente; al sig. Adolfe J<ruve
e ai coUeghi sarti che sì affettuosamente Do ricorda ron o ; al Direttore
Didattico, i/nsegmmti e scolaresche di
Lusernetta; agli am.ici e a, tutti quelli
che con scritti, fiori e con la loro -presenza, dettero sì gran tributo dà affetto e di stima al, caro Estinto e circondarono la, famiglia di -preghiere e di
fraterna simpatia.
La famiglia vmn -prende U. lutto.
La moglie Rivoira Enrichetta, i figli, le figlia, le nuore, i generi- ed i
nipoti del compiamto
OlOVANNI MICHELIN SALONON
ringraziano sentitamente tutti coloro
ch^ sì so'no uniti al loro dolore in occasione della d-iparten-za del loro caro. Un ringraziamento -particolare al
Pastore Sig. Deodato, ai rappresentanti dell’Esercito della SdLvezzo., al
dott. Gardiol, ai vicini di casa ed, a
tutti coloro che furono loro di conforto nella: dolorosa circostanza.
Angrogna (StaMiat,) 28 gennaio 1949.
ORÀRIO FERROVIARIO - TRANVIARIO - AUTOMOBILISTICO DEL PINEROLESE
TORINO-PINEROLO-TORRC PELLICE e viceversa
Torino 5 1 1 6.251 7,551 1 1 12,28 1 13,05 1 17,05 | 1 18,20 1 18,30 1 2135
Airaace 5,401 1 7.131 8,46 1 1 1 1 1332 11731 1 1 18,46 1 19,16 1 22,14
Pinerolo 1 1 73« 1 9,08 1 1 1 13,07 1 14,20 1 18,17 | { 1 19,01 1 19,43 1 22,29
Briefaerasia 1 6,381 8,051 9,261 935 C 12,48 1 13,24 t 14,42 i 18,45 1 18,52 | 1 19,18 1 20,02 1 23,55
Torre Penice 1 6,53 1 8,251 1 9,50 1 13,02 1 14,02 1 15,03 1 1 1937 1 1935 [ 20,24 I 23,13
Torre Pellice 1 4351 1 5381 6,10 1 7,05 1 9,05 1 12,20 1 1 13,13 1 16,30 119,42 1
Brieherasio 1 4,90 1 1 6,11 [ 6,30 1 7,20 1 9,19 1 1234 1 12,40 1 13,26 | 1 16,46 1 19,SB I
Ptaerolo 4,201 6.18 I 1 6,271 631 1 7,^1 1 1 13,04 1 13,40 1 17,07 | 30,22 |
Airesc« 4,391 5,431 6,13 1 6,52 1 7,161 7,55 1 1 1 13.321 1 1 17,33 1 26,45 1
Torino A35I 6,10 1 6,45 1 7,35 1 8,10 1 8,30 1 1 114,201 14,301 18,20 1 21,351
• BRICHERASIO-BAROE e viceversa
Bricher. 5,16 1 9,30113,35 1 14,55118,50 120,15 Barge 4,25 1 6,081 12,23 1 14,08 1 16,20 1 16,32
Barge 5,361 9,50 1 13341 15,14119,1012035 Brichcr. 4,47 1 6,30 1 12,46 | 14,38 | 16,40 | 19,52
TRANVIA PINEROLO-VI LLAR-PEROS A ARGENTINA e viceversa
PImtoIo
PcroM
4,25 I 5,49 I 6,45 I 8,161 t0,lS | 11,301 12,40 | 14,401 17,20 | 16,15 |
5,45 I 6,37 I 7,40 I 9,10 | 11,20 | 12,25 | 14 | 15,40 | 18,25 | 20,10 |
Poroti
Pinerolo
4,45 I 5,551 7 I 8,20 1 9,40 111,45 I 13 | 16,09 | 17,40 | 18,501
6 I 6,45 1 7,55 I 9,10 I 10,40 | 12,53 | 14,15 | 17 | 18,35 | 19,45 |
Autoservizio e tramvia
PINEROLO-ORSASSANO-TORINO e vieev.
U) (2) (O
Pinerolo 6,19 | 8,20 | 11,25 |
Orbass. 7 19 112,05
Torino 7,40,1 9,38 | 12,43
(2)
12,50 I
13,30
14,08
(1) (!) (2)
18,35 1 18,10 I 18,45
! 14,15 I 18,50 I 19.30
I 14,91 I 19,37 I 20,(»
Torino 6,20 | 8,25 | 11,30 | 14,25 | 14,45 | 18,15 | 18,55
Orbes. 7,03 1 9,04 | 12,08 | 15,01 | 15,33 | 18,59 | 19,35
Pinerolo 7,43 | 9,14 I 12,48 | 15,41 | 16,13 | 19,39 | 20,15
(1) Ftriale - (2) Ftstivo
Linea Automobilistica
TORRE-BOBBIO PELLICE e viceversa
Torre Pellice
Bobbio Pellice
(1)
8,35 I 11,30 I 19,15 I 19,45
9,05 t 12 I 15,45 I 20,15
(1)
6,05 I 7 I 12,20 I 18,30
Bobbio Penice
Torre Pellice 6,35 I 7,30 I 12,50 I 19
(1) Sole a Venerai
(f...
—L.
Autoservizio Sapav-Sattl
PEROSA AROENTINA-PINEROLO-AIRASCA-TORINO e viceversa
Orario giorni feriali Sapav-Sattl
Pinerolo
Airasca
Torino
Torino
Airaeca
Pinerolo
Pinerolo
Airasca
Torino
7,401
Perosa
Peneetrelte
Pragelato
Seetilere
Sapav SatU Sapav SatU
7,40 I 11,40 I 13,49118,36
7,54 I 11,54 I 13,59 | 18,49
8,25 I 12,25 I 14,30 | 19,20
Orario giorni festivi Satti
13,10 I 19,50 Torino
13,24 I 20,04 Airasca
13,55 I 20,35 Pinerolo
Auto PEROSA ALTE VALLI
(I)
I 20,20 I Sestriere
Pragelato
Penestrelle
I Perosa
Setti Saper Setti Sapav
7,20 I 11,50 117 118,40
7,51 I 12,21 I 17,31 I 19,11
8,05 I 12,35 I 17,45 | 19,25
|8,30
8,44
8,25 I 9,15
7,20 I 12,15
7,51 I 12,46
8,05 I 13
18,25
18,56
19,10
(2)
9,25
10,15
10,55
11,45
21,10
21,50
5.50
6,10
6.50
(3)
14,10
14,35
15
15,45
(4)
16,50
17,15
17,40
18.25
(1) Do Feneefrelte a Pragelato solo tl venerai e eabato
eolo ai sabato e datnenica — (3) Feriate (4) Festivo —
servizio si effettua soltanto al martedì, giovedì e festivi.
— (2) Da Pragelato a Fenestretie
N. B. Fra pragelato t Sestriere il
Perosa
Perrero
9,20 I 20,20
9fi0 I 20,50
Perrero
Perosa
6.20 I 19,20
6,49 I 16,45