1
PROPUGNA IL BENE SOCIALE
MORALE RELIGIOSO DEGLI ITALIANI.
« ¿fa jS’a ^a/3’ayS’<tjÉTa
ABBONAMENTI : Interno ed Eritrea, anno L. 3; semestre L. 1,50.
Estero : anno L. 5 ; — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi.
Dipettope e Bmminlstpatope : Deovinuto C«lli„ Via magenta |Ì. 18, ROmfl
Homa, 20 (Bennato 19^0 = ^nno m ; H. 4
♦ Corrado Corradino —Scienza
^OriUllCtPlv. e religione — La religione negli
affari — L’uniforme grigia — Con amore e con
dolcezza — Un Consiglio — Gli artigiani e la
Bibbia — Verso l’alto! —Pietro Carnesecchi —
La Dottrina cristiana spiegata al popolo— Nella penisola e nelle isole — La Casa delle Diaconesse — All’Università di Roma — Oltre le Alpi e i Mari — Cose
di Germania — Chiese Evangeliche italiane d’America — Tra i pagani — In sala di Lettura — Moody
— Sotto l’incubo 1
ìL
Corrado Corradioo
Ricordi di giovinezza
Dev’essere presso ai sessanta, se non li ha superati. Allora non ne aveva che trentadne.
Ogni domenica al Circolo filologico teneva dalle
tre alle quattro, innanzi al fior fiore dell’aristocrazia intelligente di Torino, belle, ampie conferenze
letterarie, descrivendo compiutamente in ciascuna
il profilò di uno tra i rostri innumerevoli scrittori
di prosa o di poesia. Non ho ancora dimenticato la
sua conferenza su Giuseppe Giusti.
Parlava da seduto, senz’appunti o quasi davanti,
a memoria in ogni modo, con la sua bella voce armoniosa, con la pronunzia bella - quantunque Corrado Corradino sia... piemontese — bella, ma non per
fetta, intendiamoci bene, chè quel « dònna » con l’o
chiuso mi suonava poco piacevole all’orecchio. S’era
acquistato in città una vera fama d’oratore, oltre che
di letterato moderno, un po’ romantico — a dir vero
— un po’ sentimentale; ma si capisce : era il tempo
dei migliori trionfi di Edmondo De Amicis, « il più
bravo discepolo del Manzoni», come ci diceva Corrado Corradino stesso ; il più bravo, certo, ma il
più sdolcinato e piagnucoloso. Non mi lapidate, o
signore gentili 1
Corrado Corradino allora aveva già pubblicati i
«Primi Versi» e qualche conferenza, in cui si
arieggiava lo stile del maestro preferito, di Alessandro Manzoni; e aveva del pari sostenuto —
giovanissimo — con plauso unanime l’esame di professore aggregato alla Facoltà di Lettei’e presso
l’Università torinese. Non insegnava però all’Università, s’io ben ricordo, nè come professore effettivo nè come libero docente. Insegnava al Circolo
filologico lingua e letteratura italiana, ed aveva ottenuto una supplenza al liceo Gioberti, che in quegli anni passava per il primo liceo d’Italia con dei
professori valenti, come il matematico savoiardo Bachelet, come lo storico Rinaudo, come TOttino, grecista e latinista tra i primissimi d’Italia — il dotto
e affettuoso Ottino, che m’aveva soprannominato
T «austero Serafini». Vi insegnava anche il Passini, ch’era stato maestro d’italiano al De Amicis
, nella scuola preparatoria alla Scuola militare di Modena'le il De Amicis ne parla con reverenza ed
affetto in uno de’ suoi scritti. Ma il Passini, nel
tempo a cui ripenso con dolcezza, era già innanzi
con gli anni, quantunque avesse tutti i suoi capelli
neri, forse... ritinti; e, se parlava come un libro
stampato, fiorito anche troppo alla maniera ora
smessa per fortuna, parlava di rado; ci faceva fare
qualche lavoretto su Dante, per esempio, e lui intanto leggeva il giornale e s’appisolava. Io ebbi a
professore il Passini nel second’anno . del liceo. — Il
primo corso era suddiviso in due sezioni, ed io ebbi
il bene di esser posto in quella dei meno sapienti.
Non mi gridate la croce addosso, o sbarbatelli dell’oggi,
chè voi vi siete trascinati per cinque anni tra le panche del ginnasio ; mentr’ io mi strappai una licenza
ginnasiale con un anno e mezzo di stadio o ben
poco di più. Nella sezione dei meno sapienti, accanto al Barco infelicemente morto giovane, accanto
al Cappello valentissimo, sebbene pedantissimo, in
Logica specialmente, insegnava Corrado Corradino
storia ed italiano ; e Corrado Corradino ci faceva
splendide lezioni nell’una e nell’altra materia. Scendeva di cattedra spesso e volentieri, e lì accosto al
primo banco se ne stava alla familiare e ci esponeva bellamente, con le mani in tasca, come se
parlasse a compagni, ad amici, la letteratura, la storia, vivacemente, da artista, da pittore della parola. Non dimenticherò mai la descrizione del Castello medievalesco, che durò tutt’ un’ ora. Giuseppe
Giacosa — specialista in fatto di cose e di luoghi
medievali — non sarebbe stato più efficace.
C’era della ragazzaglia «tra i non sapienti»; sì
che il preside — il prete Cavalieri — autore di una
Storia Sacra in voga allora e degna d’essere in
voga anche adesso, capitava di tanto in tanto in
classe, col tricorno in mano, e ci faceva una ripassata coi fiocchi, con quella sua voce seria, buona,
paterna, accentuando la pronunzia ligure : « Sembrate ragassi di piassa » ci ripeteva spesso battendo
orribilmente su quelle esse poco ortodosse. Ma che
cristiano era quelTuomo ! Il preside Cavalieri è certamente da porsi tra le anime ideali del Cattolicismo romano, di cui parlai ai Lettori della Luce in
uno di questi ultimi numeri.
Il preside prete mori l’anno di poi, e fu un compianto generale. Quanto bene gli volevano i « ragassi di piassa! » Fu un lutto per tutti, per me
specialmente.
Anche Corrado Corradino se n’era andato, non al
mondo di là, ma a Zurigo. Gli era stata conferita
la cattedra di lettere italiane a quel Politecnico insigne. Ci stette poco. Disse male, se ben ricordo,
della donna zurighese ; si attirò un vespaio addosso,
e dovette sfrattare.
« Dimenticate i precetti di rettorica che avete
imparati nel ginnasio » ci ripeteva con convinzione.
Questo suggerimento mi rifraliava pel capo due
0 tre anni or sono, quando una mia figliola tornò a
casa un giorno di scuola e mi disse:
— Babbo, bisognerebbe comprare la Stilistica
(ossia la Rettorica).
— Di che autore ?
— Di Corrado Corradino.
Sapientis est mutare consilium! pensai.
Io non son tenero della rettorica, crediatelo ; ma
a me piacciono quegli uomini che non si fossilizzano in un’idea. Si è evoluto dunque Corrado Corradino. Oh quanto si è evoluto ! Posso sbagliare, ma
allora egli non era credente; aveva, anzi, tutto il difuori d’una persona che non si curi di religione.
« Pensatela come volete » ci diceva ; e si capiva
benissimo che in fatto di religione lui non aveva
nè prò nè contro nessun limpido pensiero.
Quanto si è evoluto ! Se lo sanno tutti quei molti
chq- alcuni giorni sono lo udirono recitare in Roma
all’Associazione della Stampa una parte del suo
poema la « Buona Novella », cioè la Vita di Gesù^
una nuova Messiade, meno noiosa di quella di Klop.
stock, come nel Otornale d’Itala notava d. o.
(probabilmente Domenico Oliva). Nel poema, che è
frutto di dieci anni di lavoro, si inneggia a Gesù.
Si potrebbe dir più esatto intorno a Gesù? Può
darsi, e, se mai, vi mostreremo le pecche, quando
il poema sarà pubblicato e l’avrem letto dal primo
aU’ultimo verso. Ma intanto come ci allieta il pensiero che un’ altr’ anima nobile, alta, siasi vòlta a
Gesù Cristo ! Dinanzi al nostro Salvatore ogni ginocchio dovrà piegare!
Un plauso da queste colonne al poeta, all’amato
professore, che, certo, non si rammenterà più del
suo antico scolare.
Giuseppe Serafini.
Fiera di Beneficenza
L’annua fiera di Beneficenza a favore dell’orfanotrofio
Gould si terrà — Dio volendo — a Roma il 24 e 25
febbraio.
Le Chiese, le Scuole Domenicali, le Società di Cucito
e di Beneficenza e tutti gli Amici che desiderino venir
in aiuto ai nostri orfanelli sono pregati di mandare le
loro offerte in danaro o in oggetti di vario genere, non
più tardi del 20 febbraio, alla sig.ra Muston, Via Nazionale 107, Roma.
Seconda richiesta
Alcuni rivenditori e alcune altre gentili persone ci
hanno rimandato poche copie dei due primi numeri
di quest’anno. Preghiamo di nuovo specialmente i signori rivenditori di volerci rimandare, s’è possibile,
altre copie di quei due primi numeri (1 e 6 gennaio
corrente) come pure le copie rimaste loro invendute
del numero scorso (cioè del N. 3, che porta la data
del 13). Il tutto a spese postali da addebitare a noi, a
chiusura dei conti.
2
LA LUCE
SCIENZA E RELIGIONE (1)
noH et pissipioi
in contraddittoria
Fatte le necessarie presentazioni, la dimostrazione
della mia tesi vien proprio da sè; e gl’intelligenti
l’han già intuita.
Mettiamo la scienza e la religione 1’ una di fronte
all’altra, come si fa «dei testi in tribunale, a confronto,
in contraddittoria; e vediamo se si malmeneranno
reciprocamente, o se invece sian disposte alla calma.
La scienza vera non si occupa e non si è mai occupata
d’altro che di fenomeni: quest’è importantissimo da
ricordare.
Nella religione — che per me comprende, come ho
detto, tre momenti, tre serie di fatti distinti — io
scorgo, d’altra parte, due elementi altrettanto distinti:
un elemento fenomenico e un elemento non fenomenico.
In altri termini forse più chiari : nella religione ci
sono fenomeni e c’è anche un qualche cosa che non
è fenomeno.
Non capite ancora ? — Un poco di paziente attenzione, e forse capirete.
Ripensate ai tre momenti, alle tre serie di fatti di
cui parlammo : ve ne rammentate ?
Un’aspirazione speciale, un bisogno, un sentimento
Ora questo che cos’è mai so non un fenomeno, un
complesso di fenomeni interni, che si producono su
l’orizzonte spirituale dell’anima?
Andiamo innanzi. Le parole, gli atti, la vita di Gesù,
la sua croce, la sua santità, il suo amore, non appartengono forse al mondo dei fenomeni come le nostre
stesse parole, come inostri atti e le nostre sofferenze
e la nostra vita di tutt’i giorni, in una parola?
Non abbiam finito. Quella commozione austera e
dolce ad un tempo ch’io provo al contatto di Lui, di
Gesù Cristo ; e quella impressione indimenticabile che
ricevo ogni volta che— leggendo il Vangelo — riodo
la voce di Lui; e quello stato dell’anima mia quando
l’anima mia sussulta di gioia, come se s’intrattenesse
col più perfetto degli amici e come se il più perfetto
degli amici s’intrattenesse con lei: momenti di pace
profonda, di felicità che sembra perfetta, ore fuggevoli ma soavi, quali il cristiano non ha avute mai
nella comunione più cara con nessuna persona uìnana,
ore veramente ineffabili, che gli fan pensare: « Se
questo il cristiano prova fin d’ora, che cosa non aura
il paradiso ?» e l’inducono ad ammettere che il « paradiso » altro non sia infatti che un’ ora ineffabile
come son queste, ma un’ora che si protrarrà per sempre : tutto quel prodursi e quello scomparire e riprodursi di nuovo e intensificarsi e impallidire di
nuovo e ravvivarsi ancora di commozioni, di stati
d’animo, non sempre dolci egualmente, talora anzi
tristi o mesti (poiché la vita religiosa interiore non
è una successione di gaudi solamente, ma piuttosto
un alternarsi, un concorrere, un tumultuare di sentimenti diversi nè più nè meno che non sia 1’ ordinaria e consueta vita dello spirito) questo mondo, in
somma, che si agita qui dentro dal di eh’ io ho contemplato il Cristo e il Padre da lui rivelato, che cos'è ? che cos’è, io domando, se non un mondo di fenomeni non dissimile da quello che s’agita in tutti noi
da che un’anima sensitiva, affettiva, attiva ci è stata
data? Non sono gli stessi fenomeni, oh no ! di certo:
l’irreligioso non esperimenta ciò che esperimenta il
credente; ma sono fenomeni. La vita religiosa è costituita di fenomeni : non se ne può dubitare. La religione è fenomeno.
Ora, cortesi Lettori, riflettete. In ognuno de' suoi
tre momenti, la religione ci si appalesa come un fenomeno, ovverossia come una complesso di fenomeni !
E ci sarebbe disarmonia, discordanza tra lei e la scienza?
Ma la scienza esulta alla vista di fenomeni, come
la lodola alla vista del sole. Quest’è il suo pane, il
suo cibo quotidiano. La scienza vive di fenomeni. Il
suo oggetto è costituito di fenomeni e solamente di
fenomeni. Parlar di dissidio significa non saper che
sia scienza e ignorare che sia religione. Non c’è dis
sidio di veruna sorta. La religione, in quanto è fenomeno, aon è nemica alla scienza. Non si può dire
nemmeno che sia amica... Si tratta certamente di tutt’altre relazioni. La religione, in quant’è fenomeno,
è Voggetto, ossia parte dell’oggetto della scienza. La
scienza studia la religione, come studia qualsiasi altro
oidlne di fenomeni. C’è inimicizia tra la Chimica e
l’acqua, che la Chimica ha studiato, scomponendola e
ricomponendola ? Non c’è inimicizia. E così non c'è inimicizia tra quel ramo della scienza sperimentale (tutta
la scienza è sperimentale ; non c’è scienza che non sia
sperimentale) che studia la religione e la religione
stessa. Quest’ è chiaro come il sole. La scienza non è
una matrigna. La scienza non ha predilezioni. Non
esistono per lei fenomeni simpatici e fenomeni antipatici ; per lei tutti i fenomeni sono egualmente sim
patici, come tutti i figlioli, senza alcuna eccezione,
per una madre buona.
Un fenomeno (purché sia veramente un fenòmeno)
ha presso la scienza gli stessi diritti di qualunque altro fenomeno. Non o’ è differenza. Oh, certo, per comodità. di studio, la scienza farà dei fenomeni classi
distinte (fenomeni elettrici, chimici, fisici, e così vìa);
la scienza inoltre riconoscerà che certi fenomeni non
sono della stessa natura di certi altri, che cioè certi
fenomeni sono (come suol dirsi con uno di que’ vocaboli ch’io vorrei, per amor di chiarezza, poter sempre evitare) c irriducibili » a certi altri fenomeni (il
pensiero, per esempio, e checché si fantasticasse in
passato, non è « riducibile » a un fenomeno materiale);
ma, cionondimeno, fatte le debite distinzioni, la scienza
tratta con la stessa amorevole cura, dal primo fino
all ultimo, tutti i fenomeni, eh’ ella affiderà, per lo
studio, a varie discipline particolari, che si chiameranno Fisica, Chimica, Astronomia, Psicologia, Psicologia religiosa, e via dicendo.
Dov’è dunque il dissidio ?
Se non che, nella religione non tutto è fenomeno.
L’Iddio del quale Gesù Cristo mi ha parlato, l’Iddio
di Gesù Cristo — che, alla fin de’ conti, altro non è
che l’Iddio della coscienza morale — l’Iddio verso il
quale il mio cuore aspira e ch’io credo di riconoscere in
me, nei momenti, nelle ore ineffabili a cui ho accennato, non è certamente un fenomeno. Non lo penso come
tale, e nessuno del resto lo pensa come tale : nemmen
l’ateo. Perchè l’ateo nega Dio ? Lo nega, perchè —
come noi — sente che Dio non può essere un semplice
fenomeno, e perchè, da l’altro canto, egli — l’ateo —
movendo da un preconcetto indimostrato, ingiustificato, imagina che nulla esista fuor che fenomeni.
Su quest’idea non occorre fermarsi di più, che sarebbe tempo sprecato : Dio (per non parlar che di
Lui) non è un fenomeno nè per il credente nè per
l’incredulo. Nella religione c’è dunque — come dicevo
— un -elemento non fenomenico.
Farà quest’elemento da pomo di discordia? La-scienza
e la religione — fino a qui in perfetta pace — scenderanno ora runa contro l’altra in guerra, a cagione
di Dio, a cagione del concetto che tntti ci siam fatto
e ci facciamo di Lui?
Impossibile! o cortesi Lettori. Impossibile! per la
aemplicissima ragione che la scienza (non lo ripeteremo mai abbastanza) si occupa di fenomeni e di fenomeni solamente : di quel che non è fenomeno ella
non si cura nè punto nè poco. Ci può essere dissidio
tra me e l’on. Giolitti— il quale, certo, salvo la... politica, dev’essere un’eccellente persona —- se io, passandogli d’accanto, non lo guardo neppure quant’ è
lungo, perch’io non provo nè simpatia nè antipatia
per lui, e perchè a me non preme punto di mendicare una croce di cavaliere ?
La scienza non si cura di ciò che non è fenomeno.
La scienza non si cura di Dio ; prescinde compiutamente da Lui. Non ci può dunque essere inimicizia.
In quanto è fenomeno la religione è oggetto della
scienza ; in quanto non è fenomeno, la religione sfugge
del tutto alla scienza.
Parlar di dissidio è un assurdo.
Per ciò che concerne la religione, come per ciò che
concerne ogni altra cosa, noi in realtà non ci troviamo
direttamente in contatto se non con fenomeni. Si
tratta di interpretarli ; e il credente li interpreta infatti. Interpretandoli, li attribuisce parte a una
causa fenomenica — come farebbe la scienza; e
parte a Dio, cioè a una causa non fenomenica. Innanzi
alla prima sorta d’interpretazione la scienza non ha
nulla che dire, poiché è anche la sua. Non potrà mai
— per esempio — negare la scienza che, leggendo il
Vangelo, io mi sia sentito commovere. Negherebbe un
fatto: la scienza non farà mai questo. Quel che farà
sarà solamente di verificare se l’attribuire alla lettura del Vangelo la commozione da me provata regga
o non regga. La mia commozione mi è venuta proprio dal Vangelo?. E benedetta la scienza che mi avrà
tolta un’illusione (indegna dell’uomo come ogni altra
illusione) o che mi avrà invece riconfermato nella
mia dolce e cara persuasione !
Quanto poi ai fenomeni che il credente interpreta
ricorrendo a Dio, ricorrendo all’azione di Dio, la
scienza — si capisce — non può imitare il credente:
ella prosegue a cercare... a cercare tra i fenomeni le
cause di quei fenomeni che il credente attribuisce
alPazione divina. Ma, mentre cerca, tace, non ha
nulla da dire, non brontola (2). Per ciò che concerne
Dio che non è fenomeno, nè causa fenomenica dei
fenomeni — la scienza è naturalmente « agnostica »,
cioè non ne sa nulla, sostiene di non saperne nulla,
di non volere occuparsene. E questa sarà l’attitudine
d’un indifferente; ma non mi farete mai credere ohe
sia 1 attitudine d’un nemico. Con l’indifferente è possibilissimo di andar d’accordo: lui non bada a me, ed
io non bado a lui. Che bella vita ! Non ci bisticceremo mai !
È precisamente quel che accade tra scienza e religione. Non c’è dissidio! E ne risulta con evidenza
sfatata la stravagante pretesa di ehi s’è fitto in capo
di potere quando che sia abbattere la religione nel
nome augusto della scienza, innanzi alla quale tutti
dobbiamo inchinarci reverenti. E la stravagante pretesa è da considerarsi come sfatata per sempre ; se
pure — in avvenire — la scienza non abbia a cessare
d’essere quel ch’ella è al presente, vale a dire l’appassionata studiosa di soli fenomeni, per trasmutarsi in
qualche altra cosa, morendo.
Ma questo non avverrà 1 .
Religione e scienza, egualmente immortali, dureranno qua giù quanto l’uomo lontane !
___________ (continua)
(1) Continuazióne vedi num. precedente.
(2) Obiezione : — Se la scienza scopre una causa necessariamente diversa da quella ammessa da la religione, non ne
verrà un contrasto? non cousisteià )n questo appunto il dissidio tra scienza e religione ?
Risposta — In nessun modo. Scegliamo un esempio pratico,
importantissimo, il quale chiarirà. — Pensate all’origine della
vita. Li scienza sostiene che la materia organica, ossia la materia rivente, deriva da la materia morta o inorganica. E come
negare che sia così ? La scienza ha ragione. Ma può essere
vero altrettanto e al tempo stesso ohe la materia vivente
sia derivata da la materia inorganica per intervento di
Qualcuno.
La scienza dice ; c La materia vivente deriva da la materia
morta ».
La religione soggiunge: c Sì, sì, ma con l’intervento di
Dio ».
La scienza, che non sa nulla di Dio, a questo “ ma „ tace
e tira via.
Dov’è il dissidio ?
L>a religione negli affari
... Nessuno dica che non si può essere cristiano negli
affari. Nessuno avea più faccende da sbrigare che Daniele profeta nella sua qualità di Segretario di Stato
a Babilonia, eppure, tre volte al giorno egli si prostrava in orazione davanti a Dio. Oggi vi è della gènte
assai *meno occupata di lui, la quale pretende di aver
troppo da fare per occuparsi di religione. In fondo, essi temono che la fede nuoccia agli affari, che essa dia delle
distrazioni alla penna del contabile, renda più pesante
la sega del falegname e metta il disordine nelle scansie
del negozio. Essi credono che la religione sia fuori di
posto in mezzo alle cose materiali della vita ; non la
vorrebbero vedere che la Domenica, in chiesa, nei loro
libri di cantici, sfogliandoli per tenersi svegli quàndo
s’addormentano durante la predica. Amerebbero lasciarla
sulla panca la Domenica, e là in chiesa rinchiuderla,
perchè non possa seguirli il lunedi e i giorni seguenti.
Ma avere una fede che afferri la vita tutta quanta,
avere una religione che si metta a guardare per di
sopra alle spalle quando si firma un contratto ; una religione che prenda il sacchetto d’uro o il fascetto dei
fogli di banca male acquistati e li sbatta sulla coscienza
e domandi : codesti donde vengono ? — di una tale
religione non se ne vuol sentir parlale. Si crede che
sia una religione impertinente, e sì preferirebbe di averne
una che conforti soltanto quando si è ammalati e quando
le ombre della morte si fanno innanzi, e che sia una
specie di chiave riservata per aprire le porte del cielo
— chiave importuna, inservibile per tutti gli affari di
questo mondo.
Ricordatevi invece che la religione non ha mai rubato una moneta a nessuno : anzi che con lei il ragioniere tiene giusti i suoi conti, il muratore fa più
saldo il suo muro, il falegname fa meglio i suoi mobili, l’avvocato più retta la sua difesa, il mercante vende
la roba sua migliore ed a giusto prezzo.
E sarà una bella testimonianza quella che renderete
della vostra fede; imperocché, più avrete lettere da
scrivere, pesi da portare, cammino da fare, impegni
da tenere; quistioni da appianare — e più avrete con
ciò occasioni di mostrare che voi siete cristiani. Gli
uomini più affaccendati e laboriosi sono in genere anche
i più onesti e migliori. In ogni tempo, gli uomini che
si sono distinti per la loro pietà e si sono occupati di
affari, di politica od altro, hanno reso grandi servizi
aU’umanità. Ora in tutti questi campi dell’attività
umana, Dio vuol esser con noi, e darci la forza di
glorificarlo ogni giorno con una condotta integra e
una coscienza scrupolosa.
(Da Talmage) Y
Chi desidera l’Italia Evangelica, 25 annate complete, ben rilegate, in ottimo stato,
al prezzo di L. 55, si rivalga subito al
pastore G. Silva, Verona.
3
LA LUCE
UNIfORmE CRICIjH
Risplendete come astri
nel mondo.
Filipp. II 15.
La manovra si svolgeva sul pendio della collina ;
di una collina come tante altre delle Prealpi, qualche
tratto a vigneto, qua un rado bosco, una china erbosa
ineguale a balze, a brevi ripiani, a ripiegature, e tratto
tratto il dirupo dove affiorava la roccia.
Tutto questo nella luce del sole produceva una varietà di tinte, di sfumature di chiazze di vario colore
in cui annegavano i profili degli uomini e delle cose.
Il reggimento di cui gli uomini erano stati tutti muniti della nuova uniforme grigia, si era frazionato
nelle compagnie, nei plotoni, nelie squadriglie per gli
anfratti, per le brevi chine ; ed a chi osservava da
lungi, solo a quando a quando riusciva di discernere
come un brulichio su certo tratto del monte, dove l’attenzione si era fissata più persistente ed intensa. A
quando a quando i colpi secchi dei fucili, le note acute
delle trombe davano la rivelazione di un fervore di
vita che altrimenti sarebbe parsa ignota. Si ripensava
alle manovre di pochi anni fa, chiassose, vistose, rutilanti pei metalli delle uniformi ; ma se in quella indistinta tavolozza grigia fosse ricomparito per un momento un plotone di soldati vestito di abiti dai colori
vivaci e dai fregi rilucenti, la stonatura di esso colla
logica rigida della realtà presente sarebbe subito apparsa a tutti.
Logica di un’abile e sottile applicazione alla furia
omicida che travaglia la Società umana, di un fenomeno che la natura ci presenta ad ogni passo.
L’hau chiamato mimetismo i naturalisti, e consiste
nella quasi identificazione del corpo di un animale, sia
per forma sia per colore, colle condizioni di ambiente
si da nascondere, salvo che ad attento esame, inesistenza dell’essere stesso agli occhi di chi osservi^. :
Guardate tale ramoscello di pianta a primavera ; vi
parrà rivestito di tante tenere e delicate foglie, ma,:
al vostro allungare la mano per prenderlo, una di
esse, che non avreste distinto dalle altre, fugge via
con uno sbattere rapido di due aiucce verdi e simili
nella forma alle foglie di quella specie di arbusto. Era
una farfalla! c
Vedete là quei cespugli, sembrano stecchi piiyi di
ogni attrattiva e di vita. V’accostate; uno d’essi si
muove ? Sicuro si muove ; pareva tessuto ligneo ed è
un insetto al pascolo!
E se potessimo sprofondarci negli abissi del mare
ecco là sul fondo un volgarissimo grumo di fango marino che si sarà forse raccolto intorno ad un ciottolo
0 ad un detrito; ma ora si agita, si muove e si avventa alla preda, tratta come noi in inganno dall'aspetto di quel singolare abitante degli oceani.
— Se ci vollero tanti secoli, nel corso dei quali la
furia omicida umana parve con inesplicabile cecità ricorrere alle più strane disposizioni di abito e di forma,
per giungere ad una applicazione logica, che si vuol
fare ora concorrere all’opera di distruzione guerresca,
cosi non fu pel campo morale e religioso.
Qui si potè assistere e si assiste da secoli al trionfo
del mimetismo morale e spirituale.
Esaminiamo noi stessi. Qnante volte forse ci siamo
sorpresi uell’atto di indossare noi l’uniforme grigia
che doveva confonderci coU’ambiente!
Sovente la coscienza ci faceva avvertiti che tali
idee di morale corrente erano in contrasto colla morale del Maestro nostro ; ma opporsi, dire contro ad
esse la protesta che in qnell’istante ci scaturiva vibrante dal cuore, fare questo significava una cosa terribile. Terribile, vi dico, perchè bisognava uscire fuori
della nebbia dove ama tuffarsi la relatività della umana coscienza ; terribile perchè significava, gli occhi
della gente fissi su noi; e qualche volta uno sguardo
posato su noi opprime più di un macigno. E indovi,
navamo forse, unito a quello sguardo, un sorriso di
compassione. Noi compatiti ? Quale tuffo al cuore 1
Quale confusione al viso!
E poi a metterci per quella via del contrasto alla
morale corrente avevamo come il presentimento che
era un essere ghermiti dai denti di un ingranaggio :
oggi era questo caso, domani era un altro, dopo domani un altro ancora; qui nel campo dei sentimenti
domestici, là nelle relazioni politiche e sociali. Dio
mio! Dio mio ! Mi chiami tu davvero a questo contrasto quotidiano che diventa travaglio continuo pel
mio cuore, che vorrebbe adagiarsi nella discreta quiete
di un tenore di vita il quale non è d’accordo, lo so>
con la tua legge, ma però non la condanna, anzi l’ammira ed ama illudersi di praticarla in parte; mi
chiami tu a questo ?
E un fiotto di vita spirituale aveva un giorno
fatto irruzione nella nostra esistenza ; uno spiraglio
s era aperto per cui Dio ci era apparso ; l’avevamo
sentito ! Che senso di frateruità allora nel cuore ! Il
gelo, scomparso : 11 gelo, dico, della diffidenza e del
contegno fatto di dignità e di buona educazione, che
forma quasi una triplice corazza intorno al nostro io ;
e lo nasconde il vero io ! Dovevamo slanciarci, parlare, pregare, gridare agli altri il bene che sentivamo
in noi, ma... che avrebbe detto la gente ? Quale distacco
avrebbe presentato la nostra debole persona dallo
sfondo uniforme e grigio ?
Tuttavia la parola è là; contro tutte le tinte grigie, contro tutti i più abili e sapienti sforzi di ap"
piattamento nella folla; la parola difficile del dovere,
ma altresì della gioia, « risplendete come astri nel
mondo »!
M. F.
con flcooRe e con dolcezza
Ammonire, correggere, può essere in certi casi un
dovere. Un figlio, un amico si svia, come si può non
dirgli; Bada, correggiti, cambia strada?
Tuttavia il compito è as.sai difficile. Non è molto
gradevole di essere ammoniti o corretti. L’ammonimento è del resto un’arma a due tagli ; o fa del bene,
producendo ravvedimento, o spinge più oltre nel male,
per spirito di rivolta e di opposizione.
La condizione indispensabile per riuscire è la dolcezza, che dico , una tripla misura di dolcezza.
Molti per ammonire, per correggere si lasciano tra.
sportare all’invettiva, essi mischiano, fino a confonderli
e il male e il peccatore e colpiscono entrambi nella stessa
misura, pensando di giungere co.si più sicuramente allo
scopo.
Questo metodo orgoglioso, brutale, fallisce quasi
sempre.
Preferisci a questo metodo quello della madre. Certo,
essa pure, essa soprattutto, deve, spesso riprendere, ammonire ; ma guarda come il suo cuore la ispira. Essa
si avvicina al figlio, che è caduto in fallo, con le
lagrime agli occhi, spesso senza proferire parola; ciò è
sufficiente per ricondurre sulla buona via il figlinolo
prodigo; oppure se essa parla, trova degli accenti cosi
teneri che ascoltandoli, il cuore indurito si spezza, e
ritorna al bene.
Non è cosi del resto che Dio in Cristo ci ha parlato
nel suo Vangelo e parla ancora agli nomini per ammonirli ? Quand’anche Egli fosse obbligato di adoperare
la verga, resta là per consolarci e dirci l’eternità del
suo amore, manifestato in Gesù Cristo.
Correggete, ammonite dunque, ma con uno spirito
di carità e di dolcezza.
(Vere la Paix di E. Soulié) Tito Celli
Rivista Cristiana
Da una circolare dei nuovi Direttori togliamo le
seguenti notizie :
La Rivista sarà per quanto è possibile migliorata e
resa attraente e varia nel suo contenuto.
Promette fra le altre cose ; 1) articoli, in cui saranno
passate in rassegna le quistioni morali, religiose, ecclesiastiche, del momento presente ; 2) una cronaca
accuratissima italiana ed estera intorno al movimento
religioso ; 3) note bibliografiche copiose, tanto utili agli
studiosi ; 4) una rivista delle riviste per ciò che concerne
in ispecie le pubblicazioni italiane circa al problema
religioso.
Gli stessi direttori pubblicheranno ogni due mesi
un Bollettino Omiletico di 12 pagine; il quale conterrà schemi di sermoni, di conferenze ecc., ad uso degli
evangelizzatori e dei cristiani studiosi della Parola
di Dio.
« L’abbonamento al Bollettino si concede ai soli associati alla Rivista Cristiana che prima del 20 febbraio
ne avranno fatto richiesta ».
Per le cose che riguardano la Redazione della Rivista
e del Bollettino, rivolgersi al professor G. Rostagno,
Piazza d’Azeglio 15, Firenze.— Per le cose che riguardano invece l’Amministrazione, dirigersi al sig. 0. dalla,
Via de’ Serragli 51, Firenze.
Abbonamento alla Rivista L. 5, estero L. 6. — Abbonamento ai due periodici insieme ; L. 6, estero L. 7,50.
Gli artigiani e la Bibbia
Tocca ai dotti il discutere Questa sentenza fu pronunziata anni or sono da un prete, il quale non sapeva
rispondere alle accuse mosse da un modesto artigiano
evangelico alla Chiesa Romana, tanto per troncare la
discussione o, a dir meglio, per velare la sconfitta.
Però, la sentenza del prete non vi riesce assurda
e strana? Il discutere dovrebbe essere riservato solo
ai dotti e non a tutti gli uomini assennati, purché la
materia di cui si deve trattare sia da loro conosciuta?
« Ma », diranno i preti « sono competenti i sarti,
i falegnami, i muratori, i fabbri ecc., per discutere
colla Bibbia alla mano ?
Rispondo che se quegli artigiani sono evangelici
e conoscono la Scrittura, come ogni cristiano autentico
deve conoscerla, possono, anzi debbono, discutere francamente con chiunque, per destare le coscienze e far
la luce là ove sono le tenebre.
0 Reverendi! Quante volte un modesto operaio conosce
la Scrittura e ne cita ì passi con senno illuminato,
mentre pur troppo voi, ministri di Dio, non sareste
capaci di fare altrettanto !
Dio ciguaidi dall’orgoglio farisaico, e faccia brillare
in tutti i cuori il sole della Sua giustizia !
Gennaro Cantone
Un consiglio
L’ideale a cui mirano tutti i giovani entusiasticamente
innamorati di Gesù e della sna Croce, è una vita santa,
una vita pura ed onesta.
Senza fiamma perenne dell’ideale, la vita non vale
la pena di essere vissuta; e quale più grande e più
eccelso ideale del nostro ? Da Cristo ci vengono le forze
che non conoscono sconfitta !
Però, amici miei, che, giovani al pari di me, lottate
per Cristo e nel nome suo, non implorate da Lui forza
ed aiuto solo nel momento stesso in cui ne sentite il
bisogno perchè la tentazione vi assale, ma ogni giorno,
sempre, incessantemente.
Queste forze, questi aiuti che riceveremo di giorno
in giorno, uniamoli, depositiamoli nel nostro cuore
che diverrà cosi un potente accumulatore d’energia
morale;
Il peccato, il male sotto le sue più svariate e seducenti forme, ci assalirà allora, ma non ci vincerà, poiché
noi saremo divenuti ad esso assolutamente refrattari.
Vittorio P. Trobia
Verso Talfo!
Paulham si è inalzato, sopra le fragili ali del suo
velivolo, a mille cinquecento metri nell’aria. Sulla terra
il popolo acclamava !
Che sarà mai passato nella mente e nel cuore del
giovane ardito allorché librandosi nell’alto, aveva sopra
il capo l’immensità del cielo e sotto i piedi la terra
simile ad una pianura digradante all’orizzonte? Forse
dimenticò ogni cosa della vita mortale, e fors’anco dimenticò le eliche che lo traevano in alto !.. Tutto dimenticò per bearsi nella solitudine mìstica deli’iufiuito, per
creare in un istante solo, tutto un mondo nuovo con la
pace e l’amore per ideale! E questo il giovane aviatore non lo pensò; lo senti!
Non l’applauso che inorgoglisce, non le miserie umane
giungevano più al suo orecchio, solo la muta parola
del cielo, solo la voce del cuore !
Ma fu un istante, fu come un sogno ; la discesa incominciò.
A poco a poco l’orizzonte si restrinse, le case presero forma, il brulichio della folla si distinse nettamente. Un ultimo sguardo alle altezze raggiunte, un
ultimo palpito del cuore per le cose sentite lassù, e
l’aviatore toccò terra ! ’
Ora il ronzio del mondo di nuovo l’ha distratto, la
vita lo ha ripreso, lo ha ricondotto alle miserie di tutti
i giorni!..
E noi?..
Noi saliamo ! Saliamo anche noi ! Con la mente, con
il cuore, con 1 anima, saliamo nelle regioni inesplorate
del cielo, dove Iddio regna e ci accoglie col suo bacio
di padre, e ci parla con la sna. voce soave ! E, più fortunati del giovane aviatore, noi possiamo librarci per
sempre in quelle sublimi regioni, quantunque spesso
travolti dal turbine della vita terrena.
T. C.
4
LA LUCE
Pietro _eai^secchi
Nato a Fireuze, appartenne a nobile famiglia. Eiccamente dotato nella mente e nell’animo, fu bene accetto alle Corti di Firenze e di Roma. Anzi lo stesso
Clemente VII lo volle come suo segretario, e quindi
come protonotaro della Sede Apostolica. Ebbe per ciò
agio di conoscere la profonda corruzione del Papato e
della Chiesa.
A Napoli s’incontrò col Valdes ed altri insigni
apostoli della Riforma, alla quale fini per aderire pienamente.
Resosi sospetto fu processato, ma essendo stato assolto (1546), si recò in Francia, dove Caterina dei Medici ed Enrico II lo colmarono di onori. Ritornato in
Italia, subi nuove persecuzioni e Paolo IV lo colpi di
scomunica. Ma Pio IV, per far cosa grata a Cosimo
dei Medici che aveva in particolare stima il patrizio
fiorentino, lo assolse da ogni condanna. Salito sul trono
pontificio Michele Ghislieri, col nome di Pio V, già tristamente famoso per le gesta di grande inquisitore,
Carnesecchi non si sentì più sicuro neppure della protezione del Duca Cosimo, e concepì il disegno di rifugiarsi a Ginevra. Ma Pio V non glie ne diede il tempo,
poiché subito richiese allo stesso Cosimo che venisse
consegnato alla Corte di Roma il Carnesecchi, la cui assoluzione era stata pel Santo Ufficio un vero scandalo
E, pur troppo, il Duca, calpestando le sacre leggi dell’ospitalità, dell’amicizia, consegnò l’infelice che sedeva
alla sua mensa. Cosimo, forse pentito dell’atto suo, fece
varie istanze presso il Papa, per raccomandargli colui
che già avea goduto della sua amicizia e della sua protezione.
Ma quell’anima trista di Pio V cosi rispose : « Se
io avessi tra le mani un reo di dieci omicìdi, gli farei
subito la grazia per la intercessione del vostro padrone ; ma per Carnesecchi non posso far niente. La sua
sorte è nelle mani degli inquisitori ».
Naturalmente questi ultimi non potevano perdonare
al Carnesecchi la sua fede evangelica e l’aiuto prestato
agli eretici italiani all’estero ; e, perciò, venne condannato all’estremo supplizio. Il 1® ottobre 1567 il Carnesecchi con fermezza sali sul palco eretto a Ponte di
Sant’Angelo, e quivi ebbe mozza la testa ; il corpo suo
subito dopo fu dato alle fiamme.
Ennleo IWcyniei*
La Dottrina Cristiana spiegata al popolo
{{iflessioni salla Giastlficazione
D. — Nell’ultimo comma del precedente studio avete
detto che la giustificazione non rampolla da una
transazione per cui Dio affetti di vedere ciò che non
è, ma rampolla da una giustizia in divenire che
l’atto della fede inizia in noi. Dite ora : è di grande
importansa il rilievo da voi fatto ?
R. — E’ di grandissima importanza, perchè affetta
i rapporti che corrono tra la giustificazione e la santificazione.
D. — Spiegatevi.
R. — Mi spiegherò con le seguenti parole di Oounelle :
« Secondo alcuni, giustificare significa dichiarare giusto, trattare come giusto, mettere uno a parte dei privilegi annessi al titolo di giusto. Giusta cotal modo di
vedere, la giustificazione è un atto di Dio solo, e l’uomo
è puramente passivo. Ma cotale concezione, è esteriore,
forense. A furia di voler spogliare l’uomo di ogni atto,
si rende la grazia non soltanto gratuita, ciò che è
molto bene, ma arbitraria, ciò che è molto male. La
giustificazione forense è una pura ordinanza di non
luogo, un atto di favoritismo divino. Or, a noi pare
grave spezzare il legame organico tra la giustificazione, tra il principio e le conseguenze. Ci occorre più
che una giustizia imputata ! Per la giustificazione ci
occorre una semenza di giustizia ! I, il granel di senape
dell’incomparabile parabola. Accettiamo il mistero nell’atto della giustificazione per fede ; ma non accettiamo
la magia. Accettiamo la grazia che crea in noi un
germe di giustizia, non l’imputazione che si limita a
dichiarare giusto ciò che non lo è. Sarebbe una menzogna, dell’amore divino; e noi non crediamo che l’amore divino mentisca. Insomma : la giustificazione consiste bensì in un dono gratuito di Dio. Ma questo dono
non è il privilegio e il titolo di giusto senza che ancora si sìa giusti, ma è un deposito reale del principio
di giustizia.
D. — Ft è dunque una falsa idea della giustificazione per fede ?
R. — Sicuro che v’è, e'bisogna guardarsene scrupolosamente, perchè corruptio optimi pessima...
D. — Qual è la vera idea della giustificazione per
fede ?
R. — E' questa : Che non si può essere giustificati,
cioè non si può ricevere ed accogliere in noi il principio di giustìzia ossia il germe o la semenza di giustizia che Dio vuol depositare nei nostri cuori, senza
la fede, cioè: seuja la confidanza in Dio per Cristo,
senza la fame e sete di Dio in Cristo, senza afferrare,
stringere il trovato oggetto della fede, e nutrirsene.
E che viceversa, quando c’è la fede, cioè la confidanza
in Dio manifestato in Cristo, la fame e la sete di Dio
rivelato in Cristo, e quando la fede, afferrato il suo
oggetto, se ne nutrisce, allora, ha luogo la giustificazione, cioè ha luogo l’inizio della trasformazione di un
uomo in giusto, inizio che è pegno di tutti i futuri
sviluppi.
D. — Qual è l’erronea idea della giustificazione
per fede ?
R. — La dirò con le parole di Herron;
« La teoria secondo la quale Dio accetta la fede al
posto della santità. (1) Questa è teoria falsa, più contraria agl’insegnamenti della Scrittura Santa e più immorale di tutte le superstizioni romaniste del medioevo. Cristo è venuto, non per salvare gli uomini nel
loro peccato, ma per renderli capaci di romperla col
male. La fede non ci giustìfica che quando ci rende
effettivamente giusti. La fede è una cooperazione senza
riserva all’opera divina, un’ associazione, un’ alleanza
con Dio, in virtù della quale Dio si serve, per agire,
della vita del credente che cessa di appartenere a se
stesso ».
D. — La giustificazione per fede esclude essa che
la giustificazione sia per opere ?
R. — Qui si sono combattute per secoli battaglie di
chiacchiere disastrose per la causa della verità cristiana, e tutte originate dall’eqnivocare sul senso e sul
valore della parola « opere ». E’ tempo di finirla.
D. — Spiegatevi.
E. — Gli uni hanno fatto appello a San Paolo il
quale propugna la giustificazione per la fede senza le
opere, ed hanno quindi escluse le opere, ogni opera,
dalla giustificazione. Costoro hanno dimenticato che
San Paolo parla delle opere della legge, cioè di opere
che non sono il frutto dello spirito di vita che è in
Gesù Cristo, ma piuttosto sono opere proprie deU’nomo
che giace tuttora sotto la legge e non è ancora sotto
la grazia.
Gli altri hanno pensato che Giacomo, parlando di
giustificazione per le opere (II, 21-25) alluda ad una
giustizia nostra propria, cioè indipendente da Cristo.
Areades ambo ! ma quanto male hanno fatto e continuano a fare alla cristianità questi arcadi...
D. — Continuate a spiegarvi.
R. — Le opere che Giacomo (nella sua epistola che
non è di paglia) fa entrare nella giustificazione sono
le opere che il Cristo immanente nel credente produce
in lui, ossia che il credente stesso produce, ma nella
comunione con Cristo. Queste opere entrano nella giustificazione. Le parole di Giacomo si riferiscono non
soltanto al germe di giustizia accolto in noi per l’atto
della fede, ma significano pure che, se siamo stati giustificati credendo perchè la fede ha reso immanente in
noi quel germe di giustizia, la nostra giustificazione
dev’essere confermata e rinnovata di giorno in giorno
mediante la santità della vita.
Le opere che Paolo esclude dalla giustificazione sono
le opere della legge, cioè la pretesa nostra propria
giustizia, cioè ancora le opere che pensiamo di poter
compiere fuori della comunione di Cristo. Ma Paolo
non esclude dalla giustificazione le opere di cui parìa
Giacomo, quelle che s’iniziano in noi con l’atto stesso
della fede mediante la nostra comunione vitale coPgerme
di giustizia che, grazie alla fede, entra in noi.
D. — La fede non è dessa un’opera ?
R. — Non è opera, nel senso detto più su, cioè o»
pera di cui l’iniziativa spetti aH’nomo senza Dio. Ma,
tolto questo senso speciale, è giocoforza affermare che
la fede è opera.
D. — In qual senso ?
R. — Mi spiego anche qui con parole di Gonnelle :
« La fede non è soltanto una ricettività attiva che
si limita a ricevere quel che Dio le dà, e non apporta
nulla. Anzi, la fede è un’azione ricettiva ed inventiva
che prende ciò che Dio dà, ma che dà ciò| che Dio
vuol prendere. E con ciò essa attua l’nnione, l’identificazione dell’ uomo con Cristo e con Dio. E’ dono di
sè, quindi essenzialmente un’ azione. E’ l’atto centrale
che orienta tutte le energìe dell’essere (intelletto, cuore.
volontà) verso il suo oggetto. La fede che salva, nella
sua pienezza, è dunque 1’ atto spontaneo, gioioso e libero dell’essere che, per mezzo di Cristo, ha trovato il
Padre, del cuore affamato di giustizia che in Cristo ha
trovata la città di giustizia, de) peccatore fuorviato,
perduto che s’incammina deliberatamente nella via aperta
dalla guida suprema, trascinando nel suo slancio salvatore tutto ciò che dipende da lui, tutto quello che
si rannoda a lui, il suo pensiero, i suoi affetti, il suo
lavoro, il suo corpo ; e, nei limiti della sua influenza,
la sua famiglia, le sue relazioni sociali, l’ambiente in
cui vive ed opera, la società intera di cui è una cellula rigenerata e rigeneratrice, perfino la natura materiale dì cui è un atomo ed un centro di forza e di
polarizzazione ».
». i.
(1) Lo Herron dimentica che non c’ è contrasto tra fede e
santità, poiché secondo l’apostolo, la fede salvatrice, è « fede
operante in carità » e la carità è ricca di opere buone. Quella
che giustifica è « la fede operante in carità ».
(N. d. D).
jHella Penisola c mlk jsott
Torino.
Il Comitato Centrale Italiano per la pubblica moralità (Torino, Via Accademia Albertina, 3), ci ha inviato
un articolo stampato contro le « Canzonette popolari »
con preghiera di riproduzione. Non possiamo pubblicare
il lungo articolo, per assoluta mancanza di spazio ; ma
con tutta l’anima plaudiamo agli sforzi che a Torino
e altrove si fanno contro ogni forma di corruzione.
Sanremo.
(MatumioJ. — Due anni fa una cospicua famìglia milanese cattolico-romana, ma di idee libere, passò qui
l’inverno, causa la salute del suo capo. Verso la primavera, una delle persone componenti questa famiglia
— una signorina colta, intellettuale, buona — fu attratta ad ascoltare alcune conferenze speciali del nostro pastore ; venne anche qualche domenica al Culto.
Poscia parti. La semenza era caduta su buon terreno.
A due anni di distanza, la famiglia ritorna a Sanremo
per la salute non più del solo genitore, ma anche della
signorina e sì installa al « Grand Hôtel Continental ».
La signorina ha vivo il desiderio di guarire per fare
ritorno alla Chiesa nostra onde riudirà la predicazione
che tanto bene le aveva fatto, e col fermo proposito di
unirsi questa volta alla Chiesa stessa. Tal proposito
aveva manifestato ai suoi familiari. Ma prima di poterlo attuare una improvvisa complicazione della malattia strappò repentinamente la eletta creatura alla
vita terrena. Là madre — gentildonna di liberi sènsi —
conscia delle idee e dei propositi manifestati in famiglia dalla figliuola, manda a far ricerca del pastore,
e lo prega di dire a lei la parola della speranza che
non confonde, e accompagnare la sepoltura della cara
salma con la preghiera cristiana. Fu grande la sorpresa
del pastore per questa richiesta, la quale sta a fare testimonianza una volta di più che i risultati della nostra battaglia per la verità sono assai più vasti — quando
l’evangelizzazione è compiuta un po’ in grande — di
quel che non attestino le statistiche della Chiesa. La
sepoltura evangelica ebbe luogo il 6 gennaio presenti
numerosi congiunti arrivati la sera prima da Milano,
ed alcuni amici di famiglia. Sappiamo che la parte religiosa della pia cerimonia (semplice, solenne e priva
del discorso che noi abbiamo da tempo abolito) ha lasciata bella e buona impressione nell’animo di tutti.
— Eccovi un altro fatto recentissimo. L’altro ieri il
pastore nostro incontra il dott. Backman (pastore della
locale Chiesa Tedesca) dal quale riceve auguri per sè,
per l’opera, ecc. Il collega tedesco sottolinea quelli per
l’opera, ed aggiunge. « ..... Conosco una persona italiana, coltissima, interessantima, una delle personalità
che più mi hanno fatto impressione in Italia. Questa
persona aveva da gran tempo perduta ogni fede. Ha
frequentato le vostre conferenze apologetiche, e ne ha
ricevuto tanto beneficio da sperimentare una nuova primavera neH’anima sua : essa ritorna nella fede, e ne è
cosi felice. ». « Chi è questa persona ? » domanda il
pastore ». c Nou posso dirlo », replica il dott. Backman .
forse un giorno la conoscerete ».
Anche questo fatto conferma ciò che ho detto di
sopra. I risultati dell’opera sono più vasti di quel che
crediamo. Ma esso prova anche le immense difficoltà
dell’opera. Ecco una persona che riacquista, nientemeno ! la fede, e della quale — al pastore che è stato,
in mano di Dio, lo strumento di tale trasformazione
benefica -— non è possibile di conoscere il nome. Profondi misteri dell’anima italiana !
5
LA LUCE
Milano.
Abbiamo ricevuto il programma della serata familiare tenutasi presso il Circolo Missionario Evangelico
•di Via Fabbri, 9 ; come pure il programma per tutto il
mese di gennaio.
JRoma.
La Segreteria della Unione Cristiana delle Giovani
ci annunzia che il 23 corrente, alle 15,30, il pastore
cav. Davide Peyrot parlerà, presso la sede deU’Unione
(Via Balbo, 4) su « la Casa delle Diaconesse di Torino »,
•e che il 30 corrente, alla stessa ora, il signor Bovet
tratterà del « Lavoro unionista a Buenos Ayres ».
e0Ne©RS0
E bandito un nuovo concorso fra tutti i membri
della Chiesa Valdese sull’argomento « La Chiesa Valiese e l’Italia ».
Il lavoro sarà inteso a far conoscere ai nostri concittadini, mediante una breve sintesi storica, che cosa
sia stata nelle vie della Provvidenza la nostra chiesa
pel paese che la vide sorgere e lottare a difesa del
Cristianesimo evangelico.
Dirà qual parte spetti alla Chiesa Valdese nel conseguimento delle libertà ora godute > specilmente
della libertà di coscienza. Mostrerà quale fattore di
progresso sociale e morale essa sia al presente, e quanto
10 possa essere maggiormente ancora in avvenire. Infine esporrà il suo credo religioso, le sue forme ecclesiastiche, accentuando il fatto che la Chiesa Valdese
•è prettamente nazionale. Questo lavoro, avendo di mira
la rigenerazione morale e religiosa degl’italiani, dovrebbe essere pervaso da un intenso e comunicativo
calore spirituale.
Essendo questo scritto inteso ad una grande diffusione, non dovrà oltrepassare le proporzioni d’un opuscolo, quindi non eccedere le 16 pagine d’un foglio
di stampa. E’ desiderabile che la sua lingua sia curata, che rivesta una forma dignitosa e popolare ad
4in tempo, che lo stile ne sia semplice e piano.
Ai MSS. classificati. 1. e 2. da apposita commissione
saranno assegnati rispettivamente un premio di 100
lire ed uno di 50 lire.
I MSS. dovranno essere spediti alla presidenza del
Comitato d’Evangelizzazione (107 Via Nazionale - Roma)
con motto, e nome in busta chiusa, non più tardi del
SO giugno 1910.
Artaro Musten
yìlV IXniversifà di T{oma
Le lezioni di Storia della Riforma Protestante che il
eh. prof. Paolo Piccolomini dà all’Università di Roma
sono sempre meno frequentate — non vi si vede un
prete.
— Cominciamo a conoscere meglio il prof.; è anch’egli uno di quelli che credono di dover trattare
la storia come l’anatomico tratta qn cadavere.
Questo metodo sembra il più indicato per conservarsi imparziali : però è insufficiente, a nostro parere,
per cogliere la verità storica, la quale più che dal cadavere del passato, può solo risultare dalla intuizione
dello spirito vitale che produsse gli avvenimenti e
11 produce ancora,
II eh. prof, vuole evidentemente scorgere il fattore
della rivoluzione protestante in mille circostanze esterne
che si andarono accumulando in danno del cattolicismo dall’epoca della schiavitù in Babilonia (i 70 anni
del papato in Avignone), fino all’alba del secolo XVI.
Nell’enumerare tali circostanze e nel farne risaltare
l’efficacia demolitrice egli è maestro, possiamo condividere completamente le sue opinioni ; .ma aggiungiamo che quelle circostanze esterne, politiche, teologiche, economiche, ecclesiastiche, che sembrano aver
preparato l’avveato e il trionfo del protestantesimo,
sono piuttosto i segni dello spirito di protesta e di
riforma che nell’anima del cristianesimo si andava
disciplinando e fortificando.
Non è un giuoco di parale il nostro: lo storico non
deve a priori supporre nessuna istituzione eterna e
giusta sulia terra — deve semplicemente osservare
il divenire delle opinioni e deile istituzioni — allora
soltanto egli è imparziale. Gli avvenimenti storici non
sono in nessun modo da paragonarsi a una partita
a scacchi, in cui basta una distrazione per rovinare
uno dei due rivali — e neppure si può invocare la
fortuna o la iettatura per spiegare il trionfo di una
istituzione piuttosto che di un’altra.
Se il papato non si fosse indugiato ad Avignone —
non sarebbe avvenuto lo scisma d’occidente — senza
questo non avremmo il protestantismo.
Se il Vaticano avesse avuti uomini capaci e circostanze meno sfavorevoli, la sua sorte sarebbe stata migliore.
Sono affermazioni gratuite. Quale è il perchè se
greto delle manchevolezze e delle disdette continuate
del cattolicismo ?
Nei campi avversi non mancarono gli uomini atti
e le circostanze favorevoli — perchè ?
Semplicemente perchè la forza é sempre dalla parte
della verità e della giustizia. Lo spirito cristiano si
andava orientando così. Osservare lo spirito della
storia più che la esteriorità, giova inoitre per riconoscere il segno del progresso là dove altrimenti non
si vede che la corruzione e la ribellione.
Sposata l’idea della necessità della Chiesa Romana,
naturalmente si deve condannare lo scisma d’occidente. Al contrario guardando la storia non come
un cadavere ma come un corpo vivo si deve concludere che lo scisma era un bene che in un modo o in
un altro doveva avverarsi.
Da quel giorno se non vi furono sempre due o tre
papi, vi furono però sempre varie forme di cristianesimo in occidente.
Dunque il torto stava dalla parte degli unitari teocratici.
Per ora non abbiamo nessun uomo capace di erigersi a giudice della storia. — La storia è la vita
e la vita non appartiene all’uomo ma a Dio.
A. Mingardi.
“ La Casa Italiana delle Diaconesse „ di Torino
Domenica sera ( 9 corr.) la nostra chiesa, quasi al
completo, ebbe il piacere di ascoltare la parola calda
di fede e di dottrina del Sig. Davide Peyrot, Pastore
e Direttore instancabile della < Casa Italiana delle
Diaconesse ».
Egli, dopo la presentazione d’uso, prese per testo
le parole dell’Apostolo Pietro al Signore presso il mar
di Tiberiade :... « Alla tua parola, o Signore io calerò
la rete ». (Lue. V. s.)
Egli rilevò in questa santa dichiarazione di Pietro
tre bei pensieri : « Coraggio », « sottomissione »,
• fiducia » che sviluppò con efficacia, e lasciando in
tutti un prezioso ricordo.
Dopo un’analisi di questi tre vari aspetti della fede
di Pietro, egli concluse col dimostrare che dinanzi
alla Parola di Gesù cessa ogni difficoltà ogni ostacolo
ogni insuccesso.
• Alla Parola del Signore » ogni ministro dall’evangelo, ogni credente, avrà la certezza del successo, anche quando esso paia difficilissimo da conseguire.
In converzazione cordiale e fraterna ci parlò poi dell’opera altamente cristiana ed umanitaria che va compiendo la « Casa Italiana delle Diaconesse • e negli
ospedali e presso ai privati.
Quelle care « Suore evangeliche » — chiamiamole
pure così. — consacrate alle cure affettuose degli infelici, dei sofferenti, meritano l’appoggio incondizionato di tutti i cristiani che amano ii progresso del
Regno di Dio.
Reggio Calabria, 15 gennaio 1910.
B. Panascia
Di libro del prof. Marioli
Il Tramonto di Roma sta per riveder la
luce in un volume separato. L. 1^50 la
copia. Rivolgersi con cartolina vaglia all'Amministrazione della aLucey>.
OLTRE LE ALPI E I MARI ^
Svizzera
Losanna — Il 9 corrente ebbe luogo l’inaugurazione
solenne del nuovo tempio di S. Paolo.
G’nevra — Nel Goiirrier de Oenèee un anonimo
propone ad esempio ai suoi correligionari cattolici romani i « protestanti » e manda lamenti. Egli dice :
« Dovremmo imitare i nostri concittadini protestanti.
Vedete quanto multiforme sia la loro operosità... Ecco
un calcolo terribile, quantunque approssimativo ; da 60
anni in qua sono venute a stabilirsi a Ginevra migliaia di famiglie cattoliche. Se tutte avessero perseverato nella loro religione, adesso il numero dei cattolici sarebbe poco meno del doppio che non sia. Che
è avvenuto di queste famiglie cattoliche? Si son fatte
protestanti per via di matrimoni misti o per via d’apostasie a cui furon costrette da la miseria (?!) Di continuo sentiamo nominar persone protestanti di cni si
dice : Suo padre era cattolico — Sua madre era cattolica! Si tratta di perdite innumerevoli per la chiesa
cattolica ginevrina. E non spanderemo mai tante lacrime che bastino a piangerle. Ci si rallegra del numero crescente di cattolici in Ginevra. Ma sarebbe ne
cessario porvi accanto il numero dei cattolici perduti
in Ginevra ».
Nyon — Il municipio di Nyon ha vietato l’esposizione di pubblicazioni immorali nelle vetrine dei librai
e nei chioschi.
Locamo — Abbiamo ricevuto il rapporto piacevole
deiristituto Evangelico diretto dal sig. A. Zamperini.
• Francia
Nel paese di C. (Lot-et-Garonne), narrala Vie Non-velie., il prete, confessato uno dei rari parrocchiani che
si confessino ancora, gli ha ricusata l’assoluzione, perchè il penitente manda il figliolo alla scuola laica. —
Nello stesso paese un uomo, sprovvisto di beni dì fortuna, si rompe una gamba. Qualcuno gli promette di
pensare alla spesa della malattia, se il poveraccio ritirerà i figlioli da la scuola libera.
Parigi — Il 23 corrente, il prof. Bonnet Maury darà
una conferenza sui precursori delle Missioni cattoliche
moderne: Raymondo Lullo e Francesco Saverio.
Germania
Stoccarda — Quella Società biblica ha deliberato
di pubblicare un’edizione della Bibbia per uso dei ciechi. Ogni copia verrà a costare lire 162 almeno !
— In Germania si pubblicano 900 periodici prettar
mente evangelici; i quali hanno complessivamente 8
milioni e mezzo di abbonati. Primeggiano — secondo
XEvangéliste — « Il Vicino » d’Amburgo con 150 mila
abbonati e il « Giornale della domenica » di Stoccarda,
che tira 100 mila copie. Si pubblicano, tra gli altri, anche 9 periodici evangelici per gli israeliti. Inoltre, 50
periodici per la gioventù e 35 per i fanciulli.
— L’Unione della Gioventù Cristiana di Barmenha
aperto, in città diverse, 25 luoghi di ritrovo per mili
tari con sale di lettura e di scrittura, ristoranti di
temperanza, casse di risparmio ecc. Quando si farà
qualcosa di pratico anche in ^Italia?
Spandan — Iltempio, che si sta per costruire a S.Giovanni presso Spandau, avrà un pulpito all’esterno, su
la piazza — donde si predicherà l’Evangelo a chi non
ardisce di varcar la soglia d’un luogo di culto.
Lussemìiurgo
In questo cattolicissimo paese — dice il Témoignage
— si comincia a discutere alla Cam jra la separazione
della Chiesa da lo Stato.
Belgio
Corre voce su pei giornali che Merry del Val abbia
inviato segretamente a Brusselle, a nome del papa, un
telegramma, in cui si direbbe tra l’altro : « La Chiesa
perde in Leopoldo II un appoggio grandemente possente. Il clero e il governo della cattolicità lo sostenne
nell’opera del Congo e nell’annessione della colonia, e
in compenso il re sancì tutte le leggi, tutti i decreti
destinati a sopprimere gli effetti funesti delle leggi liberali e a conferire a tutti i pubblici ordinamenti un
carattere confessionale.
L’avvento di re Alberto al trono desta inquietudini »...
Ma basti di questa prosa... che veramente è già stata
da Merry del Val smentita su V Osservatore Romano.
Spagna
Nella cattolicissima Spagna vi sarebbero 12 milioni
di analfabeti sur una popolazione di 17 milioni di persone adulte!
Stati Uniti
(P. Calvino) — Secondo un rapporto testé pubblicato
dal governo americano, l’infame traffico noto sotto il
nome di Tratta delle bianche ha fatto nell’anno 1908
più di 15.000 vittime provenienti dall’ Europa, senza
tener conto di quelle domiciliate negli Stati Uniti. Il
prossimo congresso della « Federazione abolizionista
internazionale », indetto a Madrid pel 1910, tratterà
specialmente la gran quistione : Se la regolamentazione
del mal costume sia favorevole o no alla tratta della
bianche.
— Ci scrivono da Brooklyn :
Poche domeniche or sono fu celebrato il 10“ anniversario del primo culto italiano a cui presiedette in
questa città americana il pastore sig. Stefano Testa.
In questi dieci anni furono ammesse 480 persone.
CanadLà
Montreal — L’Uuione Cristiana della Gioventù ha
venduto il suo palazzo per 1 milione e 250 lire, e sta
per costruirsene un altro più ampio e grandioso.
Falestina
Alla prossima Pasqua si inaugurerà — secondo le
« Vie Nouvelle » — una chiesa evangelica (luterana) e
un ospizio sol monte sacro degli Ulivi. Interverranno
aU’inaugurazione dei principi imperiali di Germania.
6
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LA LUCE
India
Il Baddismo, che oggi si vorrebbe iugennamente sostituire al Cristianesiiuo di Cristo, è, secondo lo Handelsblad di Amsterdam, causa di fame e di pestilenze.
Quando la siccità infierisco e distrugge i raccolti, la
popolazione potrebbe benissimo cibarsi di bestiame, di
selvaggina, di pesci o per lo meno, come nel ’70aPa.rigi, di... topi. Ma nieut’uffatto ! Gli animali sono sacri
pei buddisti, che credono alla trasmigrazione delle anime,
e quindi i buddisti si guardau bene da l’ammazzarli ;
non conseguano all’autorità nemmeno i topi (i topi veicoli, della peste!) che siano spirati sotto il loro tetto'
Cina
Secondo il Bon Messager di Boston, la Cina farebbe
passi da gigante su la via del progresso. Duemila studenti attenderebbero a studi superiori e del tutto alla
moderna; 4 milioni di cinesi saprebbero parlar l’inglese ; più di 10 mila libri europei o americani sarebbero stati tradotti in lingua cinese ; nella sola provincia di Canton vi sarebbero 5000 fiorenti scuole.
Giapjione
L’on. S. Ebara, capo della maggioranza alla Camera
giapponese, ha proferite di recente in piena Camera le
parole seguenti : « La maggior parte dei grandi uomini
appartenenti al primo periodo del nostro risorgimento
giappone.se furono educati alla scuola dei missionari
cristiani (evangelici). Si dice che oggi il nostro paese
abbisogni d’un incremento economico fondato su la
mutua fiducia. Ciò non potrà essere se non il frutto d’nna
educazione morale e religiosa fondata sul Cristianesimo... Ci occorrono caratteri cristiani, plasmati mediante un’educazione cristiana ».
— L’ osservanza della domenica fu introdotta nel
Giappone una trentina d’anni or sono. Si faccia un po’
di confronto con l’Italia !
— Francia e Vangelo cita questo racconto del Padre Sauret, missionario cattolico romano al Giappone :
Se un bambino giapponese muore, lo si può battezzare
senza che i genitori se n’avvedano. La mia catechista battezza cosi un bel numero di bambini pagani ogni anno.
Tutti sanno infatti ch’essa dipende da me e ch’io m'intendo di medicina ; di modo che la gente crede ch’essa
pure sia medichessa. « Qnes‘a pelle » ella dice « è sudicia 1 quanti microbi !» E si fa portar dell’acqua per
lavare il corpo del malatino, e cosi con disinvoltura
lava e... — senza che nessuno se n’avveda*"— affi'ministra il battesimo I
Non c’è malino !
— Il Corriere della Sera nelle « Note vaticane »
del 14 corrente dava le seguenti notizie : l’arcivescovo
cattolico romano di Tokio Monsig. Magbure stava per
arrivare a Eoma ; egli aveva, prima di partire dal Giappone, uniti in matrimonio una francese col figlio del
vincitore di Porto Arthur ; i cristiani nel Giappone sarebbero 150 mila (« cifra irrisoria » secondo il Corriere,
a paragone del milione e più di giapponesi convertiti
da S. Francesco Saverio tre secoli or sono) di cui 60
mila cristiani evangelici, 60 mila cattolici romani e
30 mila € ortodossi russi » (?).
gose di Germania
Nella graziosa ed aristocratica città di Baden-Baden
non regna soltanto la mondanità dei ritrovi eleganti,
vi sono altresì, e non in piccol numero, dei ferventi
cristiani che sanno imporsi dei sacrifici perii trionfo
del Regno di Dio. Quella Società dei trattati o Christi.
Kolportage Verein spiega una grande attività a pro
di tutto il Granducato e perfino di altre parti della
Germania, dove non difettano Società analoghe.
Dalla relazione annua teste pubblicata dal zelante
Presidente il Venerando Barone von Gemmingen, vediamo con piacere che nell’ultimo decorso esercizio la
benemerita Società ha pubblicato 58700 Copie di Trattati interessanti e 151000 Copie di Giornali e fogli volanti. Ripubblicati furono inoltre, in 60000 Copie trattati già noti e < Brochures > fra i quali 15000 Copie
dovute alla penna del celebre predicatore E. Sohrenk.
Tenendo conto anche dei trattati provenienti da
altre società sono 501200 Copie che la Società di Baden-Baden ha venduto, o distribuito gratuitamente nel
corso di un anno. Distribuiti furono altresì molti trattrati in lingua italiana a quei numerosi nostri connazionali colà occupati in vari lavori, per cui dobbiamo
anche noi esprimere i più sentiti ringraziamenti alla
benemerita Società e al suo degnissimo Presidente
nostro buono e fedele amico.
*
• •
La Rivista < Religion und Geisteskultur > di Goettingen pubblica un interessantissimo lavoro del Dr.
Guglielmo Salvador! sulla < moderne religiöse Bewegung in Italien > che^ con profonda conoscenza dell’argomento, tratta specialmente del modernismo.
P. Calvino
Tra i Pagani
Da dodici anni, le « Nouvelles du Zambèze », piccolo periodico edito a Ginevra, recano delle notizie di
quella missione. Il fascicolo d’ottobre di quest’anno
(1909) è pieno, si può dire, di ricordi del giovane e
defunto Teodoro Fuhrmaun. Tutte le corrispondenze
ne parlano o vi fanno allusione e tutte rimpiangono
la scarsità di operai ed il forzato abbandono di una
delle più antiche stazioni.
Il doti, de Prosch, che ha curato il nostro fratello,
dopo aver parlato della sua sorprendente attività, ne
descrive, in termini commossi, la malattia e la morte.
La signora Rentier, rivolgendosi alle « Zambesie »,
scrive: « Uno dei nostri più giovani compagni d’opera
è caduto. I combattenti, troppo radi, non possono più
occupare tutti i posti, onde, colla morte nell’anima, abbiamo or ora deciso l’abbandono, che speriamo provvisorio, della stazione di Séshéké, quando appunto stavamo per celebrare il 25' anniversario della sua fondazione. Se, l’anno prossimo, non ci manderanno dei rinforzi, saremo probabilmente costretti a chiudere un’altra
stazione ».
La signora Vernet : « Per noi, è un appello ad una
consacrazione più completa, e sentiamo rafforzarsi i legami che ci uniscono gli uni agli altri. Verrà il risveglio delle anime? Esso sembra annunziarsi e, tosto
0 tardi, noi od altri lo vedremo. Ad ogni ipodo, il cuore
dei Zambesiani si rivela, i nostri allievi 4i qui (Lealuy)
sou venuti in gran numero al funerale ed han pianto
assai. Che bella vita, e qual morte ! No, non ci scoraggiamo ».
La signora Bouchet : « Povera nostra missione già
cosi debole ! Che cosa diventeremo ? Quante quistioni
angosciose dovranno essere risolte alla conferenza ! Il
Signore sia il nostro |aiuto ! Ci dia poi di comprendere
anche la voce della prova, onde porti in noi i suoi frutti
benedetti ! ».
La signora Boiteux : « Potete imaginare qual velo
di mestizia la morte del signor Fuhrmaun stenderà sulla
conferenza e come essa modifichi i piani che già si facevano ».
Il signor A. Lageard ; « Ci scrivono riguardo al nostro lutto. Che vuoto ha lasciato ! E ciò, nelle nostre
condizioni, ci forza la mano. Siamo infatti giunti alle
penose riduzioni, cominciando da Séchéké. E se i rinforzi non vengono e non aumentano gli amici della
missione, saremo costretti a continuare su quella via.
Che vergogna per le chiese, per noi, che le missioni,
le quali sono il « sine qua non » di quelle chiese, sieno
in un tale stato ! No... egli è che il cristianesimo di
molti non è che un cristianesimo di nome. Ma non
dobbiamo scagliar la pietra ! Ognuno di noi reciti il
« mea culpa » e le cose andranno meglio ».
La signora Jalla, a sua volta, manda: « I nostri
cuori son ripieni dell’abbandono di Séchéké e del gran
lutto di Elena Fuhrmaun ? Non so dirvi quanto mi dispiaccia che si lasci Séchéké ; è un ramo troncato dalla
nostra missione, un membro tagliato e lasciato cadere;
e ciò fa una brutta impressione. Ma non di uni si tratta,
anzi delle anime che avrebbero potuto appropriarsi la
salvezza e, invece, ne vedono allontanarsi i mezzi, e
ciò per propria loro colpa. Comprendt) che, per Luigi,
sia doloroso l’abbaudono della sua cara stazione ».
Ed il signor Luigi Jalla : « Avete pianto con noi la
morte di Fuhrmaun caduto sulla breccia. E’ una gravissima perdita per il nostro personale missionario. La
signora lo assecondava mirabllmen*^e, e la sua dipartita
ci colpisce doppiamente. Con un personale già così ridotto ed ora cosi mutilato, non ci è più possibile mantenere tutte le nostre posizioni. Non ricevendo alcun
rinforzo, abbiamo dovuto, dopo un lungo periodo stazionario, entrare in una fase anche più dolorosa, quella
delle riduzioni. Séchéké sarà chiusa quest’anno. Speriamo ancora che il Comitato ci mandi degli operai
onde possiamo rioccuparla nel corso del 1910; altrimenti, bisognerà’parlare di cedere la stazione ad un’altra
missione che raccoglierà i frutti di 25 anni di laboriose seminagioni. La quistione è più grave di quanto
si créda. Per ora, questa chiusura è come una sferzata
che può avere eccellenti risultati, se si tratta di una
chiusura temporanea ; è un potente grido d’allarme atto
a scuotere la gente dalla sua colpevole apatia. Gli abitanti di Séshéké ne sono atterriti e lo stesso Lewanika
e la regina Mokonaé ne son dolenti ; non avevano mai
pensato ad un simile provvedimento. Gli aderenti di
quella stazione temono di vedere, un giorno o l’altro,
scendere il fuoco dal cielo sulla città corrotta. La lezione è salutare. Voglia il Signore che cosi sia anche
per tanti amici lontauti la cui fedeltà verso lo Zambesi s’è intiepidita in qnest’ultimi : nni ! ».
___________ P. Grill.
Una notizia confortante ci è recata, che può servire, iu certo modo, di rettifica a quanto abbiamo già
.scritto : dopo la decisione della Conferenza delio Zambesi di abbandonare la stazione di Séshéké, il dottore
Reutter, trovandosi in visita in quel villaggio, fu circondato dalla popolazione, sia cristiana che pagana, di
tanta simpatia, di tante premure ed insistenze che de-^
cise, d’accordo coi suoi colleghi della missione, di rimanervi, almeno fino alla riunione della prossima Conferenza, a compiervi, non soltanto l’opera medica, ma
eziandio l’opera di evangelizzazione propriamente detta.
E cosi, si vede che sono i violenti i quali rapiscono il
regno dei cieli. P. G.
Chiese Evangeliche Italiane in America
Peregrinando...
Eccoci nel Canada : l’immenso dominio che ha solo
5 milioni di abitanti, mentre ne potrebbe nutrire cento;
le cui città, specie nell’ Ovest aumentano in proporzióne di 10 mila abitanti ogni anno, la cui lunghezza
da Vancouver all’estrema punta dell’Est è dì 4 mila
miglia. Quale prospero avvenire per un paese ricco di
minerali, di pesca, di caccia, eminentemente agricolo!
Quale -splendido avvenire per la Chiesa Cristiana Evangelica il cui compito è di seguire le migliaia di immigranti venuti da diverse regioni del vecchio e del
nuovo mondo e di organizzarli in Chiese regolari !
E’ saputo che nella parte orientale del Canadá, nella
provincia di Quebec, la maggioranza della popolazione
è di origine francese, papalina più del papa, asservita
purtroppo ai preti onnipotenti e perciò ignorante e
povera, a confronto delle province occidentali prevalentemente evangeliche. Si compie un serio lavoro di
Evangelizzazione fra questi Canadesi francesi di cui
il padre Chiniquy è stato sinora il più grande apostolo.
Nel collegio presbiteriano di Montréal vi è un dipartimento francese con lo scopo di preparare studenti
Canadesi pel ministerio Evangelico. Ne è Direttore il
Prof. Biéler, genero deH’illastre storico Merle D’Aubigné. Vari collegi Evangelici accolgono centinaia di
alunni e preparano cosi la nuova generazione. Il più
numeroso è quello della « Pointe aux Trembles » vicino
a Montréal, con trecento bambini d’ambo i sessi, educati
neli’Évangelo di Cristo sotto la direzione di un mio
caro amica, B prof. Brandt. Quei bambini contribuirono
undici dollari per l’opera della Chiesa Valdese in Italia.
Vi sono due prospere Chiese Evangeliche Italiane a
Montréal. E’ pastore dell’una un Valdese, il signor
Enrico Rivoire, giovane colto e zelante ; nell’altra Chiesa
lavora il sig. L. Lattoni che ha saputo in due anni
raggruppare attorno a sé oltre 60 membri e che è
pieno di fiducia per l’avvenire della missione stessa.
Vi sono 15 mila Italiani nella città e la colonia aumenta sempre.
Dimenticavo di dire che le varie chiese evangeliche
all’opera fra i Canadesi francesi hanno un solo giornale
settimanale organo di tutte. « L’Aurore » un ottimo
periodico sotto tutti gli aspetti.
La capitale del Canadá è Ottawa, nella provincia di
Ontario, splendida cittadina posta fra due fiumi, con
magnifici edifizi pubblici e privati. I ministri dei vari
dicasteri sono tutti Evangelici convinti. Parlai una
Domenica mattina nella Knox Presbyterian Church e
fra gli uditori v’erano due ministri e un senatore, oltre
a parecchi deputati. Vi sono pochi Italiani ad Ottawa j
una famiglia Valdese stabilita in una fattoria vicino
alla città si è aggregata ad una chiesa francese.
Toronto, sulle rive del lago Ontario, è la più gran
città del Canadá e forse la città più manifestamente
evangelica di tutta l’America. Il numero degli spacci
di birra e liquori è stato ridotto da 300 a 150, non ve
n’è uno solo in mezzo ad una colonia di 5 mila Italiani.
Le varie chiese della città si sono impegnate a contiibuire un mezzo milione di dollari aU’anni per le
missioni fra i pagani ; in una di queste chiese, ad un
culto della domenica mattina, sì collettarono 15 mila
dollari per le missioni. La Missione Evangelica Italiana
è passata per molte peripezie, finché fu affidata all’abile
direzione del nostro amico, sig. Alfredo Taglialatela la
I cui partenza dall’Italia fu certo una gravissima perdita
per l’Opera nella nostra patria. L’Opera fra gl’italiani
in Toronto si va sviluppando; è cosi incoraggiante che
il Comitato ha deciso l’erezione di uno splendido fabbricato per raccogliere i diversi rami d’attività. Quei
¡ buoni fratelli, per mezzo del loro pastore, hanno voluto
j aiutare pure la Chiesa Valdese, nella sua opera in Italia.
Prof. Alberto Clot
Delegato della Chiesa Valdese in America.
7
MQOD Y
La madre.
Sapeva la madre del piccolo Dwight che Dio è il
Padre degli orfani e il protettore delle vedove ?
Se non lo sapeva, lo imparò ben presto. La scuola
del dolore fu dura per lei, ma benefica. Quantunque
discendesse da una famiglia di puritani, la madre del
• Moody, era pia, si, ma d’una pietà calma e blanda. La
rude prova la scosse, ed ella, ridestandosi, s’aggrappò
fiduciosa alle promesse che il Signore ha fatte a tutti
gli afiìitti, agli abbandonati. Ma che lotta tremenda!
D’erano dei vecchi debiti da pagare ! Come pagarli ? I
creditori spietati sequestrarono quel po’ di mobilia, s’impadronirono di tutto. E come saziare tante bocche sempre
pronte a mangiare ? Il Pastore della chiesa più vicina —
ch’era a due chilometri di distanza — uomo di cuore,
ricoverò per qualche tempo uno dei figlioli, il nostro
Dwight per l’appunto. Ma e gli altri?
Venne rinverno gelato della Nuova Inghilterra e
la buona donna doveva far stare a letto i figlioli fino
all’ora della scuola, perchè non v’era legna per riscal•darli con una buona fiammata. L’energica donna lavorava, lavorava. Stanca morta, la sera s’addormentava
piangendo ; ma la mattina, riaggrappandosi alle promesse divine, ritrovava sempre la forza di mostrarsi
sorridente a quella nidiata di ragazzi, il maggiore dei
quali aveva allora poco più di tredici anni. Poveretta !
E non mancavano a Northfield neppure gli uccellacci
di cattivo augurio — le comari, le vicine, sempre disposte a far dei cattivi pronostici :
— Date retta a noi — le dicevano. — Se non vi risolvete a trovar pei vostri figlioli un buco fuori di qui,
ove possano essere mantenuti e educati, vi ritroverete
un giorno a mal partito !
— Allontanarli? No, mai, finché avrò queste due
braccia — rispondeva Betsy Moody.
— Pensarci prima, per non pentirsi poi — ribattevano
le comari. — Come volete fare a tirar su codesto reggimento di figlioli? Auderanuo a finire in un carcere
o peggio.
Si aveva un bel parlare, ma quel modello di madre
non si arrese. E cosi avvenne che tutta la nunierosa
nidiata crebbe
del Connecticut
Inghilterra, che
tardi e sempre
di tutto quanto
IN SA
LA LUCE
bella casetta di Northfield, su le rive
silenzioso, in quel cantuccio della Nuova
Dwight Lyman Moody considererà più
come il più bello e attraente cantuccio
il mondo.
.A DI LEXXLJRA
li fra le ombre
ricorda quello ben noto di V. Hugo
íes ombres », m’aspettavo ben altro
di quanto è contenuto in questo piccolo volume del
Malan; m’aspettavo, cioè, vivi sprazzi di divina luce
consolatrice in quelle grandi ombre paurose che sono
e la morte. Si tratta invece di brev
uose anch’esse poiché rispecchiano la
ma che non contengono nulla di nuovo
'odeste monografie, prima dette e ora
ma sommaria, « hanno per unico scopo
,)a emanazione alla sorgente e di presolo ha potuto dire, nel senso asso: « Io sono la luce del mondo ».
ombre del paganesimo antico, ci viene
giovinetta israelita, la quale, piena
Dal titolo, che
« Les rayons et
il male, il dolore
monografie, lum
luce evangelica,
nè di originale,
presentate in for
di concludere da
dicare Colui che
luto della parola
Raggio fra le
presentata quella
piteli, una breve
fulgidissimo fra
« di amor patrizi, di generosità di cuore e di fede »,
padrone, il generale Siro Naaman, di
profeta di Dio in Samaria per otte
consigliò al suo
recarsi presso il
nere la guarigioij.e della sua lebbra. Segue, in due ca
biografia dell’ apostolo Paolo,, raggio
e ombre del mondo giudaico e grecoromano. Fra le ombre del medio-evo, brilla Dante con
la sua Divina coiumedia, mirabile cattedrale innalzata
al cattolicismo d|i un genio di fede libera e indipen
dente che già prpanuunzia la riforma. E’ questa la parte
più interessante del libro. Dopo gli orrori della guerra
del 70 e della Comune, a ridestare nel cuore dei francesi la speranza e la fede, ecco due aurei libri per
l’infanzia. « Il gii-o di Francia fatto da due bambini e
autore, « vi è un genere d’insegnamento che istrnisce
per via dei contrari ; » non vedo però come Musset
possa essere un raggio fra le ombre, egli che in tanta
tenebra era immerso.
Codesti studi o bozzetti, in cui abbondano troppo le
citazioni e che sono condotti in modo troppo sommario
e alquanto superficiale, si leggono però facilmente e
anche con piacere per la forma spigliata, facile e chiara
onde sono rivestiti. Codesti raggi, se lasciano sussistere i misteri che incombono sulla vita umana e se
non rischiarano di luce nuova i momentosi problemi
che travagliano il pensiero contemporaneo, valgono però
a ricondurre del continuo i cercatori a Colui che ha « la
luce della vita ; » e sotto questo aspetto fanno opera
buona.
_________ . Hni<ico I^ivoife
(1) Bayoas parmi les ombres par Arnold Malan. — Paris —
Librairie Fischbacher.
fl chi ha pagato e a chi non ho pagato
Siam dolenti di dover ancora rimandare, per mancanza di spazio, la pubblicazione dei nomi dei nostri
abbonati, che ci hanno inviato il prezzo dell’abbonamento. Si tranquillizzino in ogni modo. E vogliano
gli abbonati, che non_ ci hanno ancora saldato il loro
debituociOy affrettarsi a inviarci una cartolina vaarlia
da L. 3.
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia deU’Istituto Gould Via Margbera 2, Roma
Francinet », e la
studio SU' Musset
popolare missione Mac-All. L’ ultimo
j il poeta della deboscia e della disperazione, non so (^avvero cosa ci stia a fare nel libro.
Vero è che lo Squisito e appassionato cantore delle
« Notti » ha di quando in quando delle più alte aspirazioni e degli slimci di fede, e che, come dice il nostro
Proprietà riserrata — Biprodazione proibita
Agitato da commozione intensa, parlava con voce
<jhe s’andava facendo sempre più tremante.
— Amici miei, io vi lascio un tesoro che voi insieme
dovete custodire. E’ la cosa più cara che io possegga
e l’affido a voi, certo che me la renderete un giorno,
così bella e così pura come io ve la consegno. Tu,
Don Angelo, sarai d’ora innanzi il padre della mia
figlioletta ; voi. Padre Michele, sarete il suo fratello
maggiore. Mi fido di voi... Proteggetela voi dal malo...
e fatela felice...
Il prete ed il frate ebbero un sussulto. L’immensa
responsabilità, di cui li caricava l’amico, parve loro
insopportabile in quel primo momento di sorpresa.
Colla chiaroveggenza squisita di cui son dotati i
moribondi, Enrico De Prezzi comprese il pensiero dei
suoi amici. Temette che volessero rifiutarsi a compiere
il suo desiderio, e una dolorosa contrazione dei muscoli
della faccia espresse il tormento, il dubbio, l'affanno
del suo cuore.
Ma essi, che se ne avvidero, s’affrettarono con brevi
ed affettuose parole a rassicurarlo e a consolarlo. Poteva morire tranquillo. Avrebbero fatto ciò che egli
desiderava. L’orfanella non sarebbe stata abbandonata. *
Allora una pace ineffabile scese Dell’animo del moribondo. I suoi occhi si chiusero e tutto il corpo,
prima scosso da tremiti frequenti, si distese sotto le
coltri in una calma composta. Quel cambiamento colpì
i suoi amici. Accorse il medico. No, egli non era spirato, riposava tranquillo.
Per più di un’ora *il silenzio regnò nella camera.
Nessuno osava muoversi per non turbare il morente’
in quegli ultimi istanti di pace terrena. Poi le mani
scarne e quasi gelate si agitarono lievemente e gli
occhi si spalancarono,
— Maria — mormorarono le labbra livide.
La fine era vicina. Parve che nella stanza passasse
un soffio, un’ombra, qualche cosa di misterioso aleggiante nell’aria e che opprimeva i cuori.
Si EBrCa nSPRnnifl come magazziniere, uomo evan
ui uui UH |IBI IIUIIIU, gelico, non ammogliato o, se
ammogliato, senza famiglia. Deve essere discreto contabile.
Mansioni : Imballaggio di pacchi e casse ; spedizione
e contabilità annessa; pulizia del negozio. Inutile far
domanda se non si sa sommare e moltiplicare con
esattezza e correntemente. Scrivere personalmente indicando età, stato, salute, grado di istruzione e pretese; se _e libero o no dal servizio militare ; impieghi
anteriori e presenti ; stipendio attuale e Ditta dove
e impiegato. Dire se è in grado di depositare garanzia
di 400 o 500 lire, che frutterebbero il 4 0[0 ; se ha conoscenza di inglese o francese. Inviare lettere testimoniali, copie (non gli originali, per ora) a X. Y. Z.
Palazzo Assicurazioni Generali — Roma.
N. B. — Dette lettere testimoniali devono dire da
quanto tempo la persona raccomandata è conosciuta.
L aspirante che desiderasse che dette lettere^gli venisMro restituite, unisca il francobollo di ritorno. — La
Ditta si metterà in comunicazione solo coll’aspirante
prescelto, e per ogni altro il silenzio deve intendersi
come risposta negativa.
=r
— Maria — riqletè il moribondo. — Qualcuno corse
a chiamare la fanciulla, che dal medico ;era stata costretta a prendersi qualche ora di riposo.
Dovremo noi descrivere l’ultimo addio fra il padre e
la figlia? La penila talvolta ricusa di riprodurre certe
intime, raccapricòianti scene, in cui un’anima tutta
si mette a nudo e rivela l’affanno che la dilania. Ma
chi non le imagin i? chi non ha perduto qualche cara
persona, chi non ha pianto fissando lo sguardo angoscioso in occhi che stavano per spegnersi per sempre,
chi non ha, detto una volta almeno nella sua vita, dinanzi ad un letto di morte : c O Signore, allontana
da me questo caljce? ».
Le labbra della fanciulla singhiozzante si posarono
sulla fronte del padre madida di sudore ; ed egli mormorò : • Dio ti benedica ».
Quegli occhi, cfie mille volte l’avevano guardata con
tanto profondo, intenso amore, si chiusero per non ria.
prirsi mai più ; qiielle braccia, che mille volte Tavevano stretta con ineffabile slancio d’affetto paterno,
caddero inerti e s irrigidirono nel gelo della morte.
Pietosamente, cqn dolcezza quasi materna. Don Angelo condusse la fanciulla fuori della camera mor.
tuaria, e stette Con lei, consolandola come meglio
poteva, piangendo con lei, assicurandola dell’ infi.
nita bontà di Dio, che non abbandona gli orfani e
i derelitti. Un’ii(imensa compassione scendeva nel
cuore del buon fjrete, mirando quella delicata crea.
,tura immersa in ùn così profondo, inconsolabile do.
lore; e, mentre Itì accarezzava lievemente i capelli,
egli disse a sè stesso che non l’avrebbe abbandonata
mai, che avrebbe vegliato su quella fragile giovinetta, al pari del jjadre che ella aveva perduto.
Dopo un lungo stogo di pianto. Maria cadde nella sfinitezza di tutto il iìorpo; le donne la trasportarono allora sopra il suo lottino, ove a poco a poco si addormentò. Così la natura pietosa concedeva una tregua
benefica al suo smisurato dolore.
Tornato nella camera mortuaria. Don Angelo ebbe
un lungo colloquij) con Padre, Michele. Quantunque
il loro cuore fosse tutto sconvolto dallo strazio per
la perdita dell’amico, essi, fedeli alla promessa fattagli, subito sentirono il dovere di occuparsi dell'avvenire della giovinetta. E fu stabilito, per allora, che
Don Angelo pregherebbe sua madre di voler , recarsi
al villino per star con lei in quei primi giorni tristissimi. Intapto si sarebbe aperto il testamento di
Enrico De Prezzi e si sarebbero poi prese disposizioni
più precise per l’avvenire. Padre Michele e Don Angelo si strinsero la mano e con brevi parole si assicurarono reciprocamente che ciascuno di loro avrebbe
cooperato con tutti i mezzi e con tutta l’anima a proteggere Porfanella. Costretto a ripartire subito per
Roma, il frate promise che si sarebbe di nuovo recato a Pietraviva non appena ciò gli fosse stato possibile; e Don Angelo, salutatolo e raccomandato alle
donne d’aver cura della fanciulla, in compagnia del
dottore fece ritorno al villaggio. Quando arrivò al
presbiterio era quasi l’alba.
Aspettando che sua madre si destasse, si recò nel suo
studiolo, accese la lampada e eerbò conforto e forza
nelle pagine del Vangelo, che da secoli confortano e
fortificano ogni anima in pena.
III.
Tre giorni più tardi fu aperto il testamento, nel
quale Enrico De Prezzi, dopo aver disposto delle sue
modeste sostanze a favore della figlia, pregav x Don Angelo Bernabei di voler essere il suo esecutore testamentario, e di assumersi la tutela della fanciulla offrendole asilo nella sua casa, dove avrebbe potuto trovare quell’affetto e quei conforti di cui aveva bisogno.
Enrico De Prezzi spiegava con brevi frasi perchè
avesse scelto a tutore Don Angelo. La ragione era semplice : egli non aveva altri a cui potesse affidare quel
compito. Sua figlia era senza parenti da parte di
madre, e dalla parte del padre le restava un solo zio,
al quale, per legge naturale sarebbe spettata la tutela
della giovinetta ; ma costui in altri tempi aveva dichiarato che, a cagione di insormontabili divergenze
religiose, non intendeva d’aver mai più relazioni di
sorta col nipote. Quanto ad altri amici, De Prezzi non
ne possedeva: le sue lunghe peregrinazioni all’estero,
la sua naturale ritrosia, le molte e gravi sventure
avevano fatto di lui quasi un misantropo. Don Angelo Bernabei di cui conosceva la rettitudine, la bontà,
e 1 illuminata tolleranza religiosa era la sola persona
di cui egli potesse fidarsi. Perciò, dopò aver raccomandato a Dio la sua diletta figliola, egli la lasciava
in custodia a Don Angelo. Del Padre Michele il testamento non faceva parola.
(Continua)
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