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ECO
DELLE YÁLLl VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLIOE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCVII - N. 8
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TORRE PELLICE — 24 Febbraio 1967
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P, 2-17557
f Ai Consiglio Eoumenioo
LA LIBERTA' RELIGIOSA:,
un diritto che Cristo non ha avanzatoiLE GRANDI DECISIONI
(almeno nei termini in cui lo poniamo correntemente) poi) SOUO aitCOrO StstO ptOSO
Dall'analisi della diehiaraiione vaticana sulla libertà religiosa il discorso si al-f|, ,, Uiee».. H Hnnftl
Esigere
dosi sui « diritti » della religione e
ponendosi al di fuori delTambito del
diritto comune, appare come un atteggiamento interessato, in cui la
Chiesa cerca di salvare sè stessa in
un’epoca in cui i suoi « diritti » sono
appunto messi in discussione e minacciati. Cercare di salvaguardare la
propria sussistenza è pienamente legittimo per qualsiasi raggruppamento
umano di interessi e quindi anche
per la Chiesa che rappresenta gl’interessi religiosi- tutte le Chiese cercano
questa salvaguardia, con più o meno
pura coscienza, in nome della missione a cui sono chiamate e non si vede
perché proprio la Chiesa Cattolica
non dovrebbe farlo, applicando alla
bisogna l’arte e la prospettiva universale che le sono proprie. L’unico — ma
non evitabile! — problema che si pone è questo: se impostare la questione nel senso dei diritti è cristiana
uesto scritto costituisce la secoli
■ p ila parte del capitolo dedicato a
t 'La libertà religiosa” dal prof.
Fittorio Subilla, nel saggio di prossima pubblicazione presso la Claud.ana:
”Lci nuova cattolicità del Cattolicesimo' . i'ale saggio costituisce una analisi critica approfondita di tutti i documenti conciliari, proseguendo la ricerca iniziata ne "Il problema del Cattolicesimo”.
-%
Dall'analisi della dichiarazione vaticana sulla libertà religiosa il discorso si al-|3_ , ^ i
larga a contestazione del modo non limpidamente evangelico con cui le Ghie jP (dichiara l’ex segretario generale past. VlSSer t HooUJ
se così spesso impostano il problema della libertà, e di quella religiosa in
particolare — Il centro deH'Evangelo non è forse il messaggio di Colui che, Alla Compagnia dei pastori «li Gi- <>1 f^ntrr.
ddll'incdrnazionfk alla ka i*iniinrìaV/\ a tiiftì ■ eMAÌ tf rliritti uO _ A 9-J il llil
quella religiosa in ;
. ------- -. ----------------------------- è forse il messaggio di Colui che,
dall'incarnazione alla croce, ha rinunciato a tutti i suoi « diritti »? — Anche
in senso ecclesiologico, chi vuol salvare la propria vita la perde — Non siamo
certo contrari o indifferenti alla libertà, ma ne cerchiamo nel solo Evangelo
l'interO' fondamento : il fatto che Dio si sia rivelato in maniera non evidente,
contradditoria, che la sua verità e la sua giustizia, la sua potenza e la sua gloria siano nascoste in un crocifìsso, fonda per noi la libertà della fede, la possibilità del dissenso, del pluralismo religioso, dell'incredulità e dell'ateismo
Se la verità di Dio non è evidente, se non basta la buona volontà e ragione-l
volezza a comprenderla, chi la annuncia non può accampare alcun diritto
particolare. In attesa dell'ultimo giorno rivelatore e decisivo, rifiutiamo ogni
privilegio : ci basta il diritto comune.
mente legittimo, per la Chiesa Cattolica come per qualsiasi Chiesa.
Vi è da domandarsi se non stia per
caso in questo la ragione che non ha
permesso ai redattori della Dichiarazione vaticana di trovare un fondamento cristianamente valido alle proprie eiiunciazioni. La Dichiarazione
tratta esplicitamente la questione del
fondamento della libertà religiosa a
due riprese, ohe corrispondono alle
due parti in cui è diviso il documento : la parte fondata sulla ragione anzitutto e poi la parte fondata sulla Rivelazione, secondo una prospettiva tipica del pensiero cattolico. Ora sia
nell’una sia nelTaltra parte si afferma
che il fondamento della libertà religiósa è la dignità della persona umana. Il discorso sulla dignità, delTuomo
è ùn discorso antico, che è stato costantemente accolto dal pensiero cattolico in base a quell’ottimismo antropologico che il Oattolicesimo ha fatto
SUO sin dairepoca delle dispute pelugiàno-agostiniane e che ha trovato
espressione moderna nella diHtnna
degli ultimi Papi, da Gregorio XVI a
Giovanni XXIII, sul personalismo.
La Riforma, nel quadro della civiltà e
della cultura del Rinascimento, aveva
fatto risucnare una voce di anticoiiformismo radicale, manifestando il
suo netto dissenso tanto dalla versione umanistica quanto dalla versione cattolica di quel discorso, ritenendolo un discorso astratto dalla realtà
che è quella dell’uomo caduto e indegno : Tunica dignità delTuomo non è
una dignità « propria », ma una dignità « aliena », « extrínseca », « extra se
habitans », cioè gli viene dalla vocazione evangelica alla fede e al servizio.
UN’ETICA DETERMINATA
DALLA SITUAZIONE STORICA
Nel quadro della civiltà e della cultura del nostro secolo è lecito porre
la domanda se il discorso possa mostrare le patenti di una autenticità
cristiana ed evitare le ambiguità; per
i laicisti, eredi della tradizione umanistico-illuministica, la dignità delTuomo non riposa forse sulla razionale autonomia da infantili presupposti mitologizzanti, per i marxisti la
dignità delTuomo non si realizza forse nella prassi rivoluzionaria, che permette all’uomo di ritrovare ^ stesso
nel suo lavoro e nella soddisfazione
dei suoi bisogni economici e sociali, liberandolo dalle ideologie religiose ohe
i suoi sfruttatori capitalistici utilizzano per asservirlo e mantenerlo
alle loro dipendenze? Comunque è
sulla base di questa dignità delTuomo
— «quale si conosce sia per mezzo
della parola di Dio rivelata che tramite la stessa ragione» (§ 2) e le cui
esigenze appunto « la ragione umana
venne conoscendo sempre più chiaramente attraverso l’esperienza dei secoli» (§9) — che il Concilio ha affermato « il diritto alla libertà religiosa » (§ 2). Si constata che
« ineM’elà iconitemtporainiea gli esseri uni-.ni diveiiiigooo semipre più eeinisapevo' i
deilla ptro,pTia digniilà di persone e c'e8ce il miiraero di coloro die esigoni di
agire di loro iniziativa esercitando la
propria personale liber à » (§ 1)
e quindi anche
« aspirano di poter professare uberamente la religione s a in formi privata
che piubMica; anzi la libertà religiosa
nella maggior parte delle costiinzioini è
già diichiaraia diritto civile ed è solennemente prodaiiiiita in documenti internazionali» (§ 1).
È quella coscienza storica della situazione che ha determinato la Dichiarazione e che ha fatto dire agli oppositori ohe in questo modo si ponevano
le questioni « come se i dati sociologici potessero modificare e correggere
i principi dottrinali della Cihiesa e
come se il Concilio fosse tm organismo giuridico-civile e le Costituzioni
civili esistenti potessero venire considerate come fonti della dottrina cattolica» (Vescovo Del Campo, di Ca
lahorra, Spagna). Ai diritti delTuomo
dei progressisti gli oppositori, con
maggiore pesantezza oggettivistica,
contrapponevano altri diritti : « i diritti di Dio », rivelando, pur nella diversità antitetica dei punto di vista, U
una analoga struttura ideologica. '
Nella parte riguardante il fondamento della libertà alla luce della Ri-,
velazione alTinizio non si trova argo-!
mento migliore che ribadire il motivo
della dignità della persona umana,
per poi aggiungere ohe la dottrina
della libertà religiosa affonda « anzi »
la sue radici nella Rivelazione, per cui
« tanto piiù dai cristiani va rispettata
con saoro intpegno. Qnanitunique infatli la Rivelazione non affermi esplici tamente il diritto all’immunità dalla coercizione esterna in materia religiosa, fa
tuttavia eonoiscere ià dignità della persona umana in tutta la sua ampiezza » (§ 9).
Gli argomenti portati si assommano
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
nevra il pastore W. A. Visser’t
Hooft, fino a pochi mesi fa segretario generale del Consiglio Ecumenico, ha tenuto venertTi 17 febbraio
una conferenza dal titolo « La via
ecumenica, dove conduce? ». L’oratore ha cominciato polemizzando
contro due opposte tendenze : quella
dei giovani che si dichiarano delusi
del Consiglio Ecumenico, perchè
jjnon vi vedono dei risultati, e quella
di coloro che hanno paura per la velocità con la quale si procede. Non
si possono fare delle profezie sull’avvenire del Consiglio Ecumenico,
perchè la situazione è molto mobile:
oggi Bossuet potrebbe scrivere ancora di più sulle « variazioni » del
protestantesimo, ma sarebbe costretto a dire altrettanto del cattolicesimo, che ha nel suo seno tendenze
molto diverse tra di loro. Le iniziative sono innumerevoli e come esempio illustrativo l’oratore ha raccontato che in Olanda dei sacerdoti e
dei pastori dell’Università avevano
spontaneamente proceduto all intercomunione e airintercelebr.azione
totale.
Invece delle profezie, 1 ex segretario del Consiglio ha voluto parlare di 5 « cartelli indicatori » della
strada deH’ecumenismo. Egli ha insistito in primo luogo sul fatto che
La Bibbia oonaordata
Una nnova traduzione italiana della Bibbia, frullo di collaboraziope tra
Cattoljpi, Protestanti, Ortodossi ed Ebrei - Sarà edita da Mondadori
È cominciata cosi,. Molto modestamente. Eppure, soprattutto in Italia,
e un avvenimento effe parrebbe impossibile.
Ecco brevemente gli antefatti: un
giovane Sacerdote UattoliCo ed un
amico erano soliti incontrarsi in una
libreria di Ravenna e discorrere delia loro comune passione per gli antichi testi sacri. Comune ai due il rammarico che la IBibbia fosse così poco
conosciuta in Italia e comune il desiderio di far qualcosa per promuoverne la diffusione e la conoscenza.
Presero contatto con altri studiosi,
anche di altre denominazioni cristiaed ebree, e, ben presto, venne a formarsi un comitato di persone, interessate ai problemi della cultura religiosa in genere e degli studi biblici
in particolare, che decise di trasferire
sul piano della pratica attuazione la
iniziativa : offrire agli italiani una
nuova traduzione della Bibbia Che
non fosse di alcuna Chiesa particolare, ma risultasse frutto di collaborazione di quante denominazioni religiose nel nostro paese si richiamano
all’autorità della Sacra Scrittura.
Ai Cattolici venne incoraggiamento nel 1959, dalTannuncio della convocazione del Concilio Vaticano II e,
poco dopo, dalla promulgazione della
Costituzione « Dei Verbum » che non
solo intendeva favorire la diffusione
della Bibbia, ma ne auspicava lo studio e la diffusione in accordo con i
«fratelli separati».
Con un avvallo così autorevole della loro Cliiesa i cattolici non ebbero
più esitazione e, cercati i collaboratori
necessari per la ripartizione del lavoro, costituirono un centro a Ravenna e uno a Milano per la successiva
rielaborazione critica dei testi in lavorazione presso i vari tradutton. Si
assicurarono l’appoggio competente
della Scuola di Studi Biblici di Gerusalemme per la consulenza, e U controllo, soprattutto dal punto di vista
scientifico, dei testi.
Alla traduzione hanno lavorato, con
una suddivisione che teneva conto
delle particolari competenze ed eventuali preferenze, ben 36 traduttori di
cui 22 Cattolici, 9 Protestanti, 4 Ebrei,
1 Ortodosso. Una parte degli studiosi
cattolici risiedono presso Tistituto Biblico di Gerusalemme e hanno facilitato la collaborazione con tale Istituto.
Ad ogni traduttore era stato affidato uno dei libri della Bibbia (o più
libri, soprattutto per i libri molto
brevi); il risultato di ogni lavoro è
stato inviato alla Scuola di Gerusalemme ed è tornato al traduttore con
tíi Ernesto Ayassot
le note, i suggerimenti e le eventuali
correzioni sulla cui scorta ognuno ha
potuto rivedere il proprio lavoro accettando o respingendo le variazioni.
Un comitato speciale ha curato l armonizzazione del tutto, le proporzioni delle note, le brevi prelazioni ad
ogni libro in modo da conferire al la
vero una unità organica, che facesse
risentire ü meno possibile della piuralità dei traduttori, annotatori eoe.
Ovviamente una cos-; considerevole
mole di lavoro ha richiesto vari anni,
una quantità enorme di corrisporidenza, non poche contestazioni su divergenze di interpretazione eoe., ma
finalmente il lavoro è giunto in porto
e, giovedì, 16 febbraio scorso, a Milano, l’Editore Mondadori, che curerà
la pubblicazione delTopera, ha potuto
presentare alla stampa ed al pubblico
la realizzazione ohe non attende altro che la stampa.
Ci vorrà evidentemente qualche
mese perchè un’opera così impegnativa possa venire stampata con quella
cura che gli Editori Mondadori sono
soliti dare ai loro libri e che, in modo
particolare, intendono dare a questa
« Bibbia concordata ».
Alla cerimonia di presentazione, 0*1tre alTEditore Mondadori, hanno parlato alcuni dei collaboratori, sia mem
bri del Comitato che traduttori : il
dott. Lainpucci e don Duranti, i due
ideatori delTopera, Mons. Cipriani,
docente di Scienze Bibliche nell’Ateneo Pontificio di Salerno, il Prof. Giordano Gambenni un laico evangelico
della Società Biblica Italiana iniziatrice e propugnatrice dell’opera, il
prof. Fausto Salvoni del centro di studi biblici di Milano della Chiesa di
Cristo, il dott. Elio Toaff Rabbino Capo della Comunità Israelitica di Roma, il prof. Panagiotis Kizeridis della
Chiesa Ortodossa, il past. E. Ayassot,
uno dei traduttori evangelici, il dottor Conca della Chiesa Vecchio Cattolica e il prof. Tommaso Federici docente di Scienze Bibliche alTUniversità di Roma. Evidentemente solo
parte dei collaboratori era presente a
Milano, ma, per quanto ci concerne,
non vogliamo dimenticare i nomi dei
collaboratori evangelici, anche se assenti a quella riunione; i proff. Alberto Ricciardi e Alberto Soggin, i
past. Franco Ronchi ed Enrico Paschetto, la dott. Marcella Ravà, il
prof. I. Minestroni.
Alcuni problemi di non facile soluzione sono sorti per trovare un accordo su questioni controverse. Per
esempio, tutti sanno che i cattolici e
gli ortodossi includono nel testo dell’Antico Testamento gli scritti che
chiamano « deutero-canonici », che invece ebrei e protestanti non accolgono e chiamano « apocrifi ». Sull’esempio di San Girolamo e di Lutero si è
concordato di conservare nell’edizione tali libri, ma di metterli in appendice con la spiegazione del diverso
uso che le varie confessioni ne fanno.
Nelle note, che sono ridotte al minimo indispensabile per la comprensione del testo, di locuzioni arcaiche o
di brani contestati, si è deciso che,
dovunque ci siano interpretazioni diverse, tutte le interpretazioni vengano offerte al lettore, chiarendo quale
sia la interpretazione di ogni Chiesa
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
Cristo è al centro della ricerca; in
secondo luogo runità dev’essere visibile, il che non significa un’unificazione organizzativa; in terzo luoao l’unità dev’esser frutto del rinnovamento; tuttavia l’uiiità non può
mai essere fine a se stessa; l’oratore
ha concluso questa parte avvertendo
che non è una soluzione cercare
l’unità fuori delle chiese.
A questa enumerazione dei principi classici del movimento ecumenico è seguita una parte di « esperienze ». Visser’t Hooft pensa che
sia ridicolo aver paura che l’ecumenismo sbocchi in una super-chiesa;
in realtà nessuna chiesa accetterebbe mai una forma di unità nella quale essa sia esclusa dalle decisioni
che si prendono: su questo punto,
anzi, tutte le chiese si trovano assolutamente d’accordo! Inoltre la storia procede piuttosto verso il policentrismo, e l’oratore si è fatto un
piacere di raccontare che nello stesso momento in cui la famosa lettera
di Togliatti enunciava questa tesi
per i partiti comunisti, dei vescovi
cattolici combattevano per essa nel
Concilio.
Il tema seguente è stato quello
della libertà religiosa. Essa è ormai
entrata nella coscienza degli uomini
e le discussioni sui matrimoni misti
devono tener conto che il punto più
importante è appunto la libertà dei
genitori : numerosi cattolici sarebbero d’accordo su questo punto.
Il pastore Visser’t Hooft ha terminato il suo dire evocando alcune
grandi questioni. Vi sono uomini
nella chiesa che si occupano di liturgia o di altri problemi del genere, ma sia lecito dire che si tratta
di questioni di seconda e terza importanza, rispetto ai veri problemi
del nostro tempo, che sono: l’esistenza di paesi ricchi e di paesi poveri, l’automazione e le esperienze
biologiche, senza voler essere completi. Per quanto riguarda il problema della ricchezza degli uni rispetto
alla povertà degli altri, l’ex segretario del Consiglio Ecumenico ha detto che nelle nazioni ricche non c’è
forza politica che voglia affrontare
seriamente il problema; non c’è forza morale per cambiare le strutture
che devono esser cambiate. « Chi si
può mobilitare se non la chiesa? Accetterà essa questa missione storica? » — ha finito per dire e si tratta di parole veramente profetiche.
Di fronte a questi problemi molte
differenze tra chiesa e chiesa sono
« stupide ». In conclusione Visser’t
Hooft pensa che non vi sia ragione
di parlare trionfalmente del Consiglio Ecumenico : « le gr.andi decisioni non sono ancora state prese ». Ma
non ci sono nemmeno ragioni per
essere disfattisti. La cosa più importante che si è avuta, è certamente
1’« osmosi » avvenuta tra una chiesa
e l’altra.
Al di là di queste magre note che
sj)eriamo permettano al lettore di
riconoscere il pensiero del pastore
Visser’t Hooft, c’era la grande personalità di uno di quei protestanti
che, insieme agli altri del « grup))0 » di Pierre Maury, come ha notato con riconoscenza il Moderatore
nell.a sua presentazione, hanno impresso alla chiesa una direzione di
marcia, che, se va tutta ridiscussa,
difficilmente può essere rinnegata.
Sergio Rostagno
2
pag. 2
N. 8 — 24 febbraio 1967
Celebrata la giornata mondiale
di preghiera delle donne
a Torino
La giornata mondiale di preghiera delle
donne, internazionale ed interdenominazionale, ha riunito a Torino, la sera del 10 febbraio, nel tempio battista di via Passalaoqua,
un gruppo di partecipanti battiste, valdesi,
rappresentanti deirEsercito della Salvezza e
dell’YWCA. Fra le partecipanti valdesi segnaliamo con piacere la presenza del gruppo
venuto da Ivrea, e, fra le battiste, del gruppo venuto da Rivoli.
Il tema della liturgia di quest’anno è una
delle parole che Tangelo mandato da Dio rivolse a Maria, per annunciarle rincarnazìone
di Dio in Cristo : « Il Suo Regno non avrà
mai fine » (Luca 1: 33).
Il testo della liturgia è stato preparato dalla regina Salote Tupou, delle Isole Tonga :
la posizione di queste isole, nel Pacifico del
Sud, ha dato loro la possibilità di essere uno
dei primi luoghi in cui furono celebrati ì
culti della giornata mondiale di preghiera.
Per molti anni la regina Salote prese parte
attiva alla preparazione della giornata e partecipò al culto tenuto all’alba nella capitale.
L’affermazione del tema della liturgia — ci
dice l’introduzione ad essa — è una testimonianza dì quella regina, una regina del
mondo la cui fiducia è posta nel Regno dei
cieli. Il testo liturgico è costituito essenzialmente da passi biblici annuncianti la certezza del Regno, e lo scopo della giornata vuol
essere un contributo, affinchè le preghiere e
la testimonianza delle donne nel mondo possano aiutare ad annunciare a tutti i popoli
il nuovo giorno di Dìo.
Siamo grate alla Signora Giuliana Pascal
che ha accettato di parlarci, quella sera, di
che cosa significa per noi, oggi, credere nel
Regno dì Dio, e riassumiamo la sua incisiva
predicazione.
Che cos’c questo Regno? — « D mio Regno non è di questo mondo », dice Gesù. Ep.
pure è proprio in questo mondo che Egli ne
ha parlato, è in questo mondo che egli ha
portato i segni visibili e concreti della potenza di esso. Egli ha guarito i paralitici, ha ridato la vista ai ciechi, il senno ai pazzi,
ha sedato la tempesta, moltiplicato i pani,
risuscitato Lazzaro... tutto questo per dimostrare, concretamente, la potenza di questo
Regno, che nella persona di Cristo si è fat
to presente al mondo. Gesù ne ha parlato
ai suoi discepoli con similitudini e parabole;
era difficile per i suoi ascoltatori, come è
difficile per noi ora, comprenderne il significato: un Regno che c’è, ma non si vede;
che non appartiene a questo mondo, ma è
Tunica realtà che abbia valore; un Regno
misterioso che cresce in modo miracoloso,
come il grane! di senape; un Regno strano,
perchè il suo Re, Gesù, non possiede beni
terreni, non impone la sua autorità nel
modo in cui gli uomini sé lo aspetterebbero;
un Regno in cui gli umili sono i primi e
dove il maggiore è quello che serve; un
Regno che è potenza di Dio, ma potenza
che si esprime nella debolezza, nella croce
di Cristo, che è morte, ma anche risurrezione.
Chi entra in questo Regno? — « Ravve
detevi e credete alTevangelo » dice Gesù
condizione per farne parte è dunque il cam
biamento di noi stessi, la a nuova nascita »
E d’altra parte come sarebbe possibile altrimenti? Se il Regno dì Cristo non è di questo mondo, se non è legato agli interessi del
tempo, bisogna che coloro che vi entrano
abbiano fede in esso, e se uno ha fede in
questo Regno, se ha lasciato che il Signore
della sua vita sia Cristo, allora certamente
la sua vita sarà diversa. Ma per noi non è
molto facile entrare in questa visione, noi
resistiamo a questo abbandono totale degli
interessi del nostro cuore, che ci legano al
regno di questa terra, non soltanto alle ricchezze, ma anche al desiderio di affermazione e di prestigio, agli affetti; inoltre abbiamo paura di abbandonare la nostra vita e
la nostra sorte a qualcuno che non si vede,
oggi che vogliamo vedere e constatare ogni
cosa. Eppure questa è la sola realtà che dura in eterno.
E se c’è questa fede reale nel Regno di
Cristo, se noi gli apparteniamo, bisogna che
vi siano dei segni, visibili anche in questo
mondo. Questi segni ci sono richiesti : certo,
non saranno cosi grandi come quelli dati da
Cristo, ma devono essere dei segni concreti
attraverso i quali il mondo veda di riflesso
che esiste una realtà diversa. Forse il primo
segno può essere proprio la confessione di
questa realtà, l’importanza che diamo a questa nuova dimensione, e gli altri segni sa
'’lux lucei iu leuehrís
Queste parole latine, che significano: la luce risplende nelle tenebre, si trovano nello stemma valdese insieme al candeliere acceso
contornato da sette stelle. L’uso degli stemmi era molto diffuso in
passato: stemmi di famiglie, di organizzazioni e società, di stati. Oggi
questo uso è quasi tramontato. Il posto degli stemmi è stato preso
dalle sigle: ONU, MEC, NATO, INA, IRI, INPS, ecc...
Noi valdesi, invece, siamo rimasti attaccati al nostro stemma e
ne facciamo abbondante uso, mettendolo un po’ dovunque: sulle pareti dei nostri locali di culto e delle nostre sale di attività, sulle testate dei nostri giornali e delle nostre circolari, sulla carta intestata e
sui timbri delle nostre chiese, sui segnalibro, sui distintivi da portare
all’occhiello, ecc.
Ma in tutto questo uso ed abuso del nostro stemma, ci rendiamo
noi conto dell’impegno che esso esprime per la nostra Chiesa e per
ciascuno di noi?
Lo stemma con i suoi elementi caratteristici (candeliere, stelle,
scritta latina) è molto antico (XVII secolo). Esso si ispira chiaramente a parecchi passi biblici: Giovanni 1: 5 e 8: 12; Matteo 5: 14-16;
Apocalisse 1: 12-20. Il suo significato è questo : Cristo è la luce del
mondo: senza Cristo il mondo è nelle tenebre: il compito della Chiesa è di portare Cristo nelle tenebre del mondo.
I nostri antenati che hanno adottato questo stemma per la Chiesa
Valdese si sono sforzati di tener fede all’impegno in esso contenuto.
E, in un modo o nell’altro, hanno fatto risplendere la luce di Cristo
in molte zone del nostro paese, spesso in circostanze estremamente
difficili ed in mezzo ad ostacoli di ogni genere.
E noi oggi? Oggi le cose sono cambiate. I nostri culti non sono
più disturbati; essere evangelici non costa più quasi nessun rischio.
Ormai siamo lasciati tranquilli. Proprio l’atmosfera più propizia per
impigrirci e per dimenticare la nostra vocazione.
Ed è appunto quello che avviene. Bisognerebbe essere ciechi per
non vederlo. Siamo troppo presi da una quantità di cose e non abbiamo più tempo per il Signore. I valori spirituali (per adoperare
un’espressione corrente comprensibile per tutti) occupano un posto
sempre più limitato nella nostra vita. Le nostre ambizioni si fermano
all’automobile e agli elettrodomestici.
II fenomeno ci investe tutti, e perciò si riflette anche sulle nostre
Comunità. I rapporti annuali delle Conferenze Distrettuali e dei Sinodi offrono dei quadri tutt’altro che confortanti della situazione
della nostra opera. Mancanza di slancio evangelistico; le Comunità
si rinchiudono nei templi che diventano le loro tombe; scarsa volontà
di collaborazione all’interno delle Comunità; modesta partecipazione
ai culti domenicali, assenteismo a quelli settimanali di studio biblico; disinteresse per i problemi della Chiesa; poca generosità nelle
contribuzioni...
In questa situazione ci resta una sola cosa da fare: ravvederci.
Se tu non ti ravvedi, verrò tosto a te, e rimoverò il tuo candelabro dal
suo posto (Apocalisse 2: .'j). Il Signore ci prende al suo servizio; ma
nessuno di noi è indispensabile. Se veniamo meno alla nostra vocazione, il Signore ci lascia a noi stessi e chiama altri. « Una Chiesa ha
ragione di esistere solo se accetta di fungere da supporto alla Parola
di Dio; altrimenti diventa una cosa inutile, come è inutile un candelabro spento nella notte, il quale non solo non fa luce, ma costituisce
un ostacolo di più contro il quale si può intoppare » (Ch. Briitsch).
Nella ricorrenza del 17 Febbraio riflettiamo sul pericolo che ci
minaccia come singoli e come Chiesa e chiediamo al Signore di suscitare in noi un vero e salutare ravvedimento.
d. c.
ranno quelli che lo Spirito del Signore ci
darà di esprimere, se saremo capaci di essere abbastanza umili e disponibili per Lui.
Oriana Beri
a San Germano
La giornata mondiale di preghiera per le
donne ha avuto luogo a San Germano, con
la partecipazione di oltre un centinaio di
sorelle.
Al nucleo locale sperano aggiunti i gruppi più o meno numerosi di Pinerolo, San
Secondo, Prarostino, Pramollo; da Bobbio,
Villar e Torre Pellice, i pastori ed amici
gentilmente avevano messo le loro macchine
a disposizione, come pure la 500 del Capitano Longo, delVEsercito della Salvezza.
Quindici giorni prima, una riunione preparatoria, aveva avuto luogo a Pinerolo, convocata da Lillina Deodato, dove la liturgia da
seguire era stata meditata, ed il soffio di
preghiera si fece sentire più profondo in
quel dopo pranzo nel bel tempio. L’organo
suonato dalVorganlsta di 14 anni accompagnò con brio gli inni.
La liturgia del 1967, fu preparata dalla
regina Salote delle Isole Tonga nel Pacifico
del Sud e rispecchia la sua dignità ed il suo
sentimento della grandezza di Dio,
Alcuni mesi dopo aver scritto questa liturgia, la regina Salote morì, dopo 47 anni
di regno. Il suono del flauto, che soleva annunciare l’apparizione di un nuovo giorno,
dal palazzo reale, ora e usato come segnale
iella stazione radio di Tonga ’ Questa e la
chiamatà delle Isole amiche”.
Il tema mondiale di quest’anno: Il suo
Regno non avrà mal fine (Luca 1: 33).
Carmen Ceteroni , nella meditazione ci ha
fatto realizzare la certezza di questo Regno
dei cieli, che con la nascita del Salvatore
ha fatto irruzione nel mondo; è il dono dell'Eterno, sovrano dei cieli e della terra, e
la Sua Signoria dura per ogni età. Il Regno di Dio è penetrato nel mondo ed è dentro tutti i credenti che cercano di seguirlo
e di fare la volontà del Padre. Ci sentivamo unite in una catena di preghiere alle
sorelle raccolte ovunque, nei diversi continenti, innalzando all’Eterno le stesse supplicazioni e lodi.
La Doménica 5 febbraio, s’erano già riunite ad Angrogna, le sorelle del Serre e di
San Lorenzo: un gruppo di 25, nonostante
la nebbia, presto trasformatasi in neve, e
nella calda sala delle attività ci eravamo
sentite avvolte dal medesimo spirito di intercessione e di speranza. Il 12 febbraio e
San Giovanni ed a Massello e Proli si è
avuta la stessa riunione d’intercessione.
La colletta, quest’anno sarà destinata, alla
Società Bibblica.
Un tè caldo^ nella cordialità delVaccoglien
za delle nostre sorelle, fu il benvenuto e
così, come sempre in queHe occasioni, abbiamo goduto nel ritrovarci tra amiche.
Senza vederci spesso, sempre cl sentiamo
legate le une alle altre dalla co;ioscenza e
dall’amore di Dio.
L’anno 1968 ci sembra assai lontano, però facciamo l’augurio che questa giornata
mondiale di preghiera delle donne sia sempre meglio conosciuta e frequentata, fino al
giorno nel quale ne verranno da oriente e
d’occidente, da settentrione e da mezzogiorno, e si porranno a mensa nel regno di Dio.
Graziella Jalla
Di festival si muore
Avremmo potuto scrivere questo articolo la sera del 27 gennaio scorso,
quando già le agenzie ci avevano messo al corrente dei fatti. Al 30 mattina
il caro amico Conte avrebbe potuto
impaginare queste cartelle e n La Luce » sarebbe uscita con un « pezzo »
di attualità al pari di tutti i rotocalchi più in voga. Ma noi siamo un
giornale serio e non ci interessa, in
certe occasioni, giocare sui filo del
tempo. Si potrebbe credere che « La
Luce » attribuisca a certi avvenimenti
lo stesso tipo di importanza che solitamente attribuisce loro il mondo. Noi
guardiamo le cose da un lato molto
'diverso, si tratti di un festival o di un
suicidio.
Un mese fa, in un albergo di Sanremo, un cantautore si toglieva la vita
dopo essere stato « bocciato » al festival della canzone. Il motivo, ovviamente, non fu solo questo. C’era
già, alle spalle di quel disgraziato giovane, un cumulo di delusioni, un falilimento in atto o da lui ritenuto tale.
Egli soffriva di non sentirsi abbastanza « capito » e ammirato dal pubblico
e dalla critica. È un fenomeno tipico
dei nostri giorni, che trova impreparati migliaia di individui. Siamo abituati al successo facile. La gloria arriva in un giorno, anche ai rappresentanti delle deteriori forme di attività intellettuale o artistica. Chi non
la raggiunge subito si ritiene un incompreso, una vittima della incompetenza altrui. Chi riesce ad afferrarla e
la perde poco dopo si dichiara tradito,
abbandonato. Chi non la raggiunge
mai, o è veramente una persona di
Valore e in tal caso s’innalza al di sopra dela miopia generale e seguita a
vivere tranquillamente pago e cosciente di sé, oppure è una nullità gonfia di
boria e come tale si ribella. Ribellarsi è un modo di aggirare l’ostacolo e
raggiungere il successo a dispetto dei
santi. Oggi tutti si ribellano, protestano. Nelle forme più strane. Una ribellione senza eroismo, né dolore, né
creazione.
Il cantautore si è ucciso perchè la
sua sconfitta al festival di Sanremo
aveva colmato il vaso dei suoi complessi autolesionisti. Un suicidio in occasione di un festival così ridicolo rende ridicola anche la tragedia; non la
tragedia intima deH’individuo, ma la
tragedia del suicidio in se stessa. Non
avremmo mai creduto che una « cosa »
tanto inutile, sciocca, inconcludente,
falsa, come quel festival avrebbe potuto spegnere una vita. Al di là del
doloroso fatto umano, quel suicidio
ci spaventa, come un sacrificio cruento
davanti ad un altare vuoto.
Ma la vita oggi è tutto un festival,
un’attesa spasmodica della serata finale, una torturante paura della eliminazione dalla sch^a degh « eletti ».
La roulette del casinò samemese è
simbolica. Si punta tutto sull’en plein.
Dignità, avvenire, prestigio, amicizie,
intrallazzi, speculazioni, speranze, gelosie. O la va, o la spacca. E in questo
caso la palUna bianca diventa una pallottola di rivoltella.
Così nel resto del mondo. Anche
suUa corsia stradale, dove si punta al
sorpasso. Andare in automobile, un
tempo, era un divertimento. Oggi è
una gara feroce al termine della quale c’è un colpo di cacciavite e un morto di più. Altrettanto nella ditta dove
si lavora, nel partito dove si milita.
Tutto è un festival, e i festival fanno paura, sono la espressione più realistica dei cavernicoli di questo secolo
criminale e imbecille, in cui ogni manifestazione della nostra vita assume
il principio della vittoria da riportare
sul vicino. Una macchina più potente,
una carriera più rapida, centomila dischi venduti in più, il nome più in
grande sul cartellone, dieci persone in
più che ti ossequiano e ti adulano. Fascino del festival di ogni giorno, per
tutte le categorie di persone.
Pochi giorni fa è morta, nei bagno,
una attrice cinematografica assai famosa. Stanca di coltivare matrimoni
ed esibizioni non eccessivamente castigate, aveva deciso di darsi a ..'iia
vita più tranquilla. In una intervista
concessa poco prima del decesso va
dichiarato di non temere la morte perché sostenuta da una grande fede in
Dio. Ma prima di morire aveva lasciato scritte le ultime volontà: essere
sepolta con gli abiti più eleganti, truccata nella maniera più affascinante,
ornata dei gioielli più preziosi, t - sì,
in omaggio alla sua grande fede, la
celebre diva ha vissuto il suo ulL fSO
festival; squallido manichino dipinto
e ricoperto di orpelli, ancorato al .amero magico delia roulette che da
tempo non usciva più : il fascino della
giovinezza, I’ammirazione e lo splendore tramontati.
Marco
iliimiiiliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiilliltilHMliiiiiiiiim
llllllimilllUIIKIIIIIMIII
miiiimiiiiimmiiimiiiiiiijiii
mmiimiiiiiiimiiiiitiiiiii
Al Collegio Valdese di Torre Pellice
QUESTI NOSTRI RAGAZZI.
• •
jNegJi ulliimi tempi si è disouisso mollo
intorno alla nuowa Scuola Media ; anche
Ira gli Anisegnainti, alouni so'no eontirari, altri favorevoli. Io, che ho una iiunga espe
rienza per avere inisegina.o quasi trenta anni alia Medio del Colitegio Valdese, ritengo
che i’attuale riforma, auapiicata e nect sharia, sia per molte ragioni nel compleeso
positiva, anche se non del tutto soddisfacente. La> società, in cui viviamo ora, è
catnbiata e riimmolwlismo nel campo dei a
scuola è impossibile; siamo luilti convinti
che i ragazzi d’oggi sono diversi da qudlli
di venti-trenl’amnd fa. Blemenli di varia
natura hanno senza dubbio contribuito a
formare questa loro differente persoinalità
e tra questi, priucipalmenle, notiamo: l’odiema società in mezzo alla quale vivono,
l’educazione familiare impestala sui principi della recente pedagogia e, fattore importantissimo, il nuovo indirizzo formativo
della Scuola Elemen are. Quest’u.tima lascia tracce indelebili nell’animo dèi fanciullo, ma, seoondo me, il periedo più
delicato e critico è quello de’la pce-adoleBcenza, il lemipo deila Scuola Media.
Come sono dunque questi nostri ragazzi
della Media?
Per rispondere desideri; citare alcuni loro
pensieri espressi in un tema svolto nella
111 Classe, recentemente. Ecco che co.sa
scrive uno di loro; « Un importante fatto,
nella m:a vita, è giun o quando ho iniz'ato
a frequentare la prima media... eh?, anche
se sembra strano, ha un po' sconvolto la
mia vita. Le nuove amicizie e il diverso
modo di s udiare hanno con'ributto a farmi
conoscere molto meglio il mondo che mi
circonda... d’un tratto sono venu’o a conoscenza di moki problemi che assilltmo
il mondo, di cose nuove... In questa scuola
media questi problemi sono sovente discussi... ». Alla fine del tema c’è una con(dusicne mol o importante, perchè mette In
risalto l’influenza positiva della scuola sul
fomportamenilo del ragazzo noll’ambito
della famigia: «ora discuto sovente con i
miei genitori dei problemi che ha tutto il
mondo ». La consapevolezza di un grande
muilanienlo prodotto nella sua vita dalla
frequenza della Media al Collegio è ancor
più messa in evidenza da ciò che scrive un
allievo proveniente da un’altra scuola:
« ... sono mutato nell'animo. Benché mi
sia fatto più allegro, sono diventato anche
più maturo, in grado di comprendere le
vicissitudini della vita. La mia spensieratezza si è uUimamente in par.e trasfoimata
in ansia per migliaia di persone che muoiono giornalmente e per la guerra e per la
fame, mentre noi qui viviamo ben paiciuti
e non soffriamo la fame neppure per un
minuto. Il mio animo si è trasformato facendosi sensibile agli awenimen i dolorosi
di cui ogni giorno i giornali sono pieni.
Sono insomma divenuto più saggio, anche
se esteriormente sono sempre lo stesso ».
Questi ragazzi die scrivono cosi hanno
appena tredici anni, eppure già aiweriono
in loro stessi qualcoso di nuovo: un improvviso interesse per i problemi del mondo, un amplliarsi dOU’orizzonle, una maggiore sensibilità. È veramente meraviglioiso
che essi eiano consci di questo. Un’altra
alunna, nello stesso tema, parla della morte del nonno e cosi si esprime: « ... da quel
giorno ho capito che la nostra vita non è
niente, che possiamo morire quando meno
ce lo aspettiamo. A che cosa serve essere
cattivi tutta la vita e fare malvivere il
prossimo, rubare per poi tenere tanti soldi,
se poi moriamo e non ci portiamo niente
dietro? Ho capito che i ladri e i delinquenti non sono solo ladri e delinquenti,
ma anche dei grandi ignoranti. Bisogna vivere onestamente senza avere rimorsi; siamo sicuri di chiedere perdono a Dio prima di morire?... adesso ho capito che se
mettessimo sulla bilancia le gioie e i dolori, credo che peserebbe di più la parte
dei dolori. Adesso anche quando sono contenta penso alla gente che soffre; io che
non ho mai aiutato particolarmente i sofferenti, sono degna di tanta feìicitò? ». Pensieri veramente profondi per una adolescente. Eppure questa ragazza che scrive cosi
è in fondo alla scala delle valutazioni scoiastiiohe, se si esamina la sua pagella.
Una sua compagna, <X)lpi a dallo stesso
lutto, osserva: « Quando si è nel dolore, si
ragiona di più e si pensa anche agli altri e
non solo a se stessi... se qutde^uno ha un
dolore io lo capisco ». Costi scrivono gli
adolescenti dell’epoca beata; essi rivelano
nialuriità di pensiero, carica di umanità, rettitudine.
Sentimenti delicati, modestia e umiltà, si
scoprono nelle parole di un’altra alunna
deità ‘d»^se, duràmenite collpiita, l’anno scorso, dalla disoiocupazioine del padre già iavoratcre alila Mazzonis: «Io studiavo e s’.adiare costa assai, tanto che mi sentivo quasi
in colpa verso i miei genitori, a cui min
potevo offrire nuda, se non dare loro un
po' di gioia in qualche modo anche se mi
riusciva assai difficile ». L’affetto verso i
genitorii e la riconoiscenza verso Dio onnipotente costituiscono l’argomento conclusivo di un altro lavoro : « Tulti i ragazzi del
mondo che hanno la fortuna di avere il
padre e la madre devono ringraziare Dio,
perchè solo Lui può tenerli vicino a noi »■
Ma non posso term'nare queste citaz'.oni.
senza ricordare l’immagine forse più bella
di quei temi, e precisamente quella deliradoleecente, l’autrice del componimento,
che « si sentirebbe seda e sperduta » in una
città, « in mezzo a tutte quelle persone che
camminano veloci senza guardarsi neppure
tra loro ». « E, se penso a questo — aggiunge —■ comprendo come i giovani abbiano
bisogno di unirsi, separandosi da quel
mondo che non può bastare loro a causa
della sua freddezza e della sua incomunicabilità, mentre invece ognuno avrebbe bisogno di essere amico degli altri ». Questa
ragazzina dii tredièi anni ebe cosi scrive ha
compreso «he i giovani di oggi sono tormentatii daill’angosioia di essere soli, di non
potere comunicare, di non avere amici c
che, quindi, sen ono ¡1 « bisogno di unirsi».
Solitudine ben più disperata, se ai ha perso
la madre c si scrive : « mi sono abitunta a
vivere così, senza mamma ».
Cosa dunque dire di queistt js udenli dè'la
nuova Scuola Media? Magari ohe non studiano abbastanza; è anche vero, ei fanno
disperare! Eppure, quaindo vengo a conoscenza dei loro pensieri e dei loro sentimenti, io non dispero più, anzi mi viene
un grande fiducia nei giovani di oggi e,
in particolare, in questi adolescenti che sono alla fine dèi corso della Media; mi sembrano un po’ i fratelli minori di quei ragazzi che sono andàli in soccorso di Firenze dopo l’alliiivione.
Anna Montilo
3
24 febbraio 1967 — N. 8
pag. 3
Postilline al divorzio
SPIGOLANDO NELLA STAMPA
Essendomi occupato, a diverse riprese, su
diversi periodici, e recentemente anche sulla
rivista evangelica « Noi giovani », del problema del divorzio dal punto di vista dell’Evangelo, vorrei postillare qui brevemente
il volume « Il divorzio » di Aldo Comba, che
è il quinto volumetto della collezione « Attualità protestante » curata dalla infaticabile
Libreria Editrice Claudiana. Queste postilline
trovano la loro giustificazione nelle parole
stesse delPautore del suddetto volumetto, il
quale ripetutamente chiarisce che esso e un
contributo a più approfonditi dibattiti (pagina 1), inteso « a stimolare più ampie discussioni sul tema del divorzio da un punto
di vista evangelico » (pag. 23). D’altro canto,
le mie postilline non vogliono essere sistematiche, ma dei semplici rilievi su alcuni
aspetti della questione.
Anzitutto, vedo che a pag. 4 del volume
in questione, parlandosi della legge morale
dell’Evangelo, o meglio dell’etica instaurata
da Gesù Cristo, a ben due riprese è pronunciato, sotto diversa forma, un giudizio che
mi lascia perplesso e che. credo, lascerà perplesso un certo numero di lettori come me :
(( Nessuna delle indicazioni » etiche cc dell’Evangelo va presa come norma di legge valida incondizionatamente in ogni tempo e in
ogni circostanza ». « Tutti gli insegnamenti
di Gesù si riferiscono a specifiche e particolari situazioni della Palestina rurale del suo
tempo, senza pretesa dì assurgere a regole
universali ».
Personalmente, non condivido affatto queste parole di Aldo Comba. Sappiamo che gli
studiosi — anche in buona fede —• si dividono qui in due campi: secondo gli uni l’e
tica di Gesù era provvisoria (in vista della
imminenza del Regno, come per Albert
Schweitzer) o comunitaria e quindi locale
(secondo la demitologizzazione di R. Bultmann); secondo gli altri Tetica di Gesù Cristo, anclie nei suoi particolari, nella sua oggettivazione. è universale. Io mi allìneo con
questi ultimi studiosi. So benissimo che in
molti casi Gesù ha preso di petto ed affrontato situazioni locali (egli non viveva... nella
luna, è chiaro); ma questo non vuol affatto
significare che Tetica di Gesù sia stata transeunte e che non sia comunque applicabile
ai nostri giorni e sempre! Se così fosse, le
« casistiche » favorevoli delTautore del volumetto diventerebbero appunto la scienza preliminare ed indispensabile della conoscenza
della morale evangelica! Ma Dio ci salva
dalla casistica. Un esempio lo farà comprendere.
Il comandamento « non uccidere », cristianapiente inteso significa « non uccidere
chiunque e in qualsiasi modo » : ed è perciò
CWiandamento contro la guerra, contro lo
spirito di rivincita armata, contro l’odio, contro il duello, contro il pugilato, e via dicendo. Dirò di p'ù : la coscienza morale dei nostri tempi Ila perfino identificato come una
intrazione alla legge morale antica del « non
uccidere », delle azioni che ai tempi di Gesù
non erano certo pensabili: la morte per collisione in seguito a sorpasso sull’autostrada!
Come si vede, la norma etica negata già da
Caino (vc sono io il guardiano di mio fratello? ») è iuttora valida. Lo saranno mille volte di più quelle pronunciate dal Cristo, Figlio di Dio.
Dunque: Tetica di Gesù è valida ancor
oggi, nei suoi minimi particolari, perchè è
universale .
La mia perplessità è tornata... a galla a
pagina 18 del volume in questione. Cè qui
una interpretazione demitologizzante dei primi due capitoli della Genesi che non posso
ugualmente accettare. D’accordo che gli scrittori sacri hanno riferito quanto essi credevano vero, intorno all’origine dell’universo
(non in « ripresa diretta », dice l’autore!).
Ma non posso accettare « sic et simpliciter »
questa frase : « noi non li accetteremo mai
come documenti di un fatto oggettivo che
tutti gli uomini debbano accettare come vero. Lo stesso vale anche per ciò che quei capitoli della Genesi dicontr sul matrimonio ».
Il nostro... Teilhard de Chardin ha parlato. Ma in quella sede, e con quella brevità,
era opportuno? E che cosa dicono quei capitoli sul matrimonio che il neo-Teilhard non
può accogliere? Rileggo la grande, suprema
verità di Genesi 2: 24; la confronto con la
conclusione (a pag. 23) del volume in questione, e con quanto ne è detto a pag- b.
E mi domando: non si stanno, qui, sfon
dando delle porte aperte?
persone della famiglia del coniuge (?!). Siamo nell assurdo e nel giocar sulle parole.
Ma c’è un’altra spiegazione, molto più
semplice, e che ugualmente io non mi sento
di accettare; ed è quella riferita nella Bibbia di Gerusalemme, a Fornicazione » sarebbe I unione illegìttima del concubinaggio. Il
significato del versetto sarebbe dunque : è
adultero chi ripudia la moglie e ne sposa
un altra, ma non chi vive in concubinaggio,
cioè senza aver legalmente definito la prò
pria unione coniugale. Molto giustamente, la
Bibbia di Gerusalemme respìnge questa seconda spiegazione : « la rottura di questo tipo
di unione (il concubinaggio) è già di per se
un obbligo morale tanto evidente, che non
merita proprio d’essere espressamente menzionata in un testo così importante come
questo, antilegalislico, sull’adulterio ». Ed è
vero : se Gesù condanna come adulterio il
secondo matrimonio di un uomo che ha legalmente ripudiato sua moglie ed altrettanto
legalmente sposato un’altra donna, come non
considererà a più forte ragione illegittimo un
legame (concubinaggio) privo di quegli elementi che perfino l’Antico Testamento riconosceva?
Resto perciò dell’idea che il vocabolo
« porneia » — il cui significato originario
può ben essere stato quello dì un concubinaggio, o anche di rapporto sessuale con una
« porne » — si configura, nel clima matrimoniale, e neH’ambito dell’etica dell’Evangelo, nella unica possibile definizione — anche
giuridica — di adulterio.
Gesù ha dunque ammesso la possibilità
del divorzio per motivi di adulterio (ho mostrato, nel mio scritto in a Noi giovani », come questo sia filologicamente accettabile).
Leggo a pag. 15 : « la fede fa sì che il
credente riceva di giorno in giorno il coniuge come il dono che Dio, nella sua fedeltà,
gli rinnova ». Queste parole sono poste a
conclusione di un paragrafetto, nel quale (così almeno mi pare) il problema del divorzio
è trattato unilateralmente.
Giustamente l’autore dell’opuscoletto ha ri
cordato che nell’Antico Patto il ripudio era
uno strumento giurìdico in mano dell’uomo
soltanto, non già della donna; ma ora egli
commette un’analoga parzialità considerando
la questione del divorzio dal punto di vista
del credente che vorrebbe separarsi per giusti
motivi (ossia per colpe non sue), ed al quale.
appunto, egli rivolge 1 esortazione che ho sopra ricordato. In altri termini: che il buon
Socrate si rassegni nella fede a vivere con
Santippe, poiché Dio ha ritenuto bene di
dargli una Santippe c non una Penelope;
poiché anche Santippe, con i suoi difetti, è
una persona umana, da trattare come tale.
Ora, con buona pace dell’autore del volume in questione, l’esperienza insegna ogni
giorno, proprio nei paesi dove il divorzio è
ammesso, che esso è chiesto in circostanze
estremamente «irammatìche dal punto di vista psicologico: cioè in casi nei quali uno
dei coniugi è, si. disposto a trattare il proprio
marito (o la propria moglie) come il dono di
Dio per lui, ma non cosi viceversa, in quanto appunto ['altro (o l’altra) opprime ed offende e calpesta, con sottili, perfide tattiche, la persona umana che è in lui. Si pensi, per esempio, a quei matrimoni in cui
la nota « incompatibilità di carattere » ha
un solo centro propulsore: nell’aZiro; in cui
la ben nota « violenza morale » si esercita
in un solo senso. Le vittime di quello stato
di cose dovranno esse pensare che Dio •—
ITJdlo Padre! -- abbia voluto utilmente provarle a. quel modo? c che le abbia cosi sottoposte ad una disciplina barbara, a dir poco?
Io sono perciò d’avviso che, proprio per
Vinferniitù costitutiva del matrimonio, non
si debba in alcun modo spingere troppo in
uLKiiill Tesaltaz one - come sembra abbia
fatto Lautore del volume in esame — di eiemelili come la fede, la persona, Tumanìtà,
c via dicendo.
Anzitutto, questa esaltazione è in realtà
un andazzo del nostro tempo, del quale vediamo — per ora - assai più le conseguenze negative {neircducazione, nei civismo,
nella terapia psicanalitica, nella vita sociale,
nella giurisprudenza), die non ì benefici risultati positivi.
In secondo luogo, noi dobbiamo mostrare
che LEvangelo di Gesù Cristo non è l’Evan
gelo della scoperta dciruomo (questo evangelo si chiamò Umanesimo!), ma è l’Evangelo delia salvezza delTuomo; non è una
biologìa deH'uomo, ma una teologia sull’uomo. 11 che è molto diverso, anche dal punto
di vista del mutriinonio (e del divorzio).
Infine, dobbiamo tener presente che non
è assolutamente detto che VE vangelo di Gesù Cristo abbia bisogno di essere reinterpretato ex novo ad ogni quarto di secolo. Se
di reinterpretaz Olle fa bisogno — o di demìtologizzazione, il che è lo stesso — pensiamo piuttosto a reinterpretare noi stessi
alla luce deirEvaiigelo, e non l’Evangelo alla luce dei nostri tempi. Teodoro Balma
Echi dell a settimana
Da «Le Monde»
10 febbraio 1967
Avviciinandosi le elezioiia legislative
In Francia? vengone analizzali i program"
mi elettorali dei tre partiti del oipposizione
di sinistra. Quanto al proWerna del Vietnam, i tre programmi vengono riassunti
come segue:
1) Partito Comunista, a) Denuncia alrO.N.U. e all’opinione pubMica mondiale
della politica americana d’aggressione. Il
Vietnam dev’essere libero di fissare 'il proprio destino, in modo del tutto antonomo.
Riconoscimento dela R^ubblica democratica del Vietnam. Rifiuto di ogni politica coilonialista e neocolcnialis’a. b) Proseguimento nella politica d’intervento in
favore deU’annniissione dèlia Repubblica
popolare cinese all’O.N.U.
2) Partito Socialista Unificato. Affermaz'one del principio die la soluzione del
conflitto sarà ottenuta; a) mediante la neutralizzazione dei paese dbe deve essere evacuato (entro limiti di tempo da determinarsi con negoziati) da parte deUe truppe
deg’i U.S.A.; b) mediante aper ura di negoziati col Vietcong.
3) Federazione della Sinistra (Partito
socialista S.F.I.O., Partito radicale e Convenzione d'eUe istituzionli rcpp'ubblicane).
Occorre convincere: a) gli Americani dhe
bisogna por fine ai bombardamenti massicci sul Vietnam del Nord; b) il Fronte
Naziiona'e di Liberazione, a rinunciare alle
sue pretese irrealizzabili sull’evacuazione
delle forze americane prima di qualunque
negoziato, e sull diritto di riappresentare,
da solo ed esclusivamente coi proiprì mezzi,
grini'eressi del Vietnam del Suid.
11 febbraio 1967
•Jt La Cina popolare intensifica la propria
assistenza tecnica alla Guinea (la notizia
proviene daigU ambienti di Dakar). Alla
fine di gennaio i cinesi terminarono la costnizione e la messa a punto della centrale
idroelettrica di Kinkon, sulle montagne di
Fouita-Djalon; ora essi già si preparano a
oostruflme un’altra, deiEo (Stesso tipo, presso Dabola, sui fiume Tinkisso nel centro
della Guinea. I tecnici cinesi sono anche
a buon punto con la costruzione del palazzo del popolo a Conakry, che sarà l’edificio più importante (della capitale della
Guinea. Infine l’ai.uto idinese si è manifestato nel campo dei rifornimenti alimentari: infatti, alla fine dii gennaio, due ha
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
L’autore delLopuscolo sul divorzio sembra
pendere per Linterpretazione BaltensweilerBonnard, secondo cui la parola dì Matteo 19: 9, tradotta da Giovanni Diodali con
« fornicazione » e da certe altre Bibbie con
« adulterio », erano invece a comunemente
usate per indicare i matrimoni Ira persone
unite da rapporti di parentela proibiti dall’Antico Testamento» (pag. 12 dell opuscolo).
Non riesco a capire il senso di questa frase. Intanto, essa restringerebbe in modo molto strano e limitato il significato di tutto il
Versetto (non si dimentichi che Gesù non
parlò in greco, e che quindi un dubbio sul
vero senso del vocabolo greco è sempre legittimo). Il versetto suonerebbe a un dipresso
così : è adultero chi ripudia la moglie e sposa un’altra donna, ma non lo è chi intrattiene colpevoli (incestuose) relazioni con altre
VILLAR PELLICE
Venerdì 3 febbraio hel nostro tempio una
numerosa folla di parenti e di amici ha cir
condato la spoglia mortale di Anna Emilia
Geymonat nata Gönnet, del Meynet, di anni 45. Questa nostra sorella è stata chiamata
ad una vita di superiore servizio dopo un
lungo tempo trascorso in compagnia del male e dopo un lungo soffrire. Essa aveva coraggiosamente accettato, con la forza che dà la
tede, la sua grave prova e quando il momen
to della suprema chiamata è giunto, essa lo
ha accolto con animo sereno. In primavera
era stato esaudito un suo desiderio vivissimo :
aveva potuto assistere alla confermazione del
suo unico figliuolo. Il lungo corteo che ha
accompagnato al campo dell’ultimo riposo
terreno la sua spoglia mortale è stato un segno non solamente del vuoto e della tristezza lasciati dalla sua morte, ma anche della
grande parte che la nostra Comunità prende
al dolore e al lutto della sua famiglia. Ai
familiari, e particolarmente al marito e al
figlio, diciamo ancora tutta la nostra viva e
molto fraterna simpatia.
Foco più di una settimana dopo, l’il febbraio, abbiamo ripreso la strada del cimitero
per accompagnar,'! ja spoglia mortale di Maria Geymonat (ex insegnante), del Ciarmis,
di anni 75. Anche questa nostra sorella ha
camminato per lungo tempo insieme alla malattia ed alla sofierenza cristianamente accettate. Benché lontana essa conservava di
Villar un vivo ricordo e pochi mesi fa aveva
avuto la gioia di venire a trascorrere ancora
un breve periodo di riposo nella sua casa al
Ciarmis. Ai famitiari ed ai congiunti tutti
esprimiamo la nostra cristiana simpatia.
La festa del 17 febbraio è stata celebrata
con il solito entusiasmo e con la partecipazione della gran parte della popolazione. La
neve, tanto desiderata e tanto attesa da tanto tempo, ha scelto proprio la serata del 16
febbraio per fare la sua apparizione e per
incominciare a scendere benefica sui campi
e sui prati assetati da tanto tempo. Ciò non
Ila impedito raccorrerc di un numeroso pub.
blico al « Piloun » per assistere, mentre la
campana suonava a distesa, ali accensione del
grande « falò » precedentemente preparato.
Il 17 mattina la Comunità si è raccolta nel
tempio dove, dopo il culto diretto dal Pastore, s’è svolta la festa preparata dalle sco
laresche, I bambini, diretti dai loro rispettivi Insegnanti, hanno presentato tutto un vasto programma di canti e di recite, ottimamente preparati e molto apprezzati dal pubblico. Alle 12.30. servito da un gruppo di
signorine della Ch esa, ha avuto luogo alla
Miramonti il pranzo in comune, ottimamente
organizzato dalla speciale Commissione incaricata. Nei giorni precedenti tutta una numerosa e preziosa « équipe » di cuoche provette e di volontari aveva lavorato alla preparazione del gustoso « menu ». Come al solito i commensali sono stati numerosi — 160
circa — ed hanno completamente riempito
i due saloni della nostra casa parrocchiale.
Al levar delle mense applauditi messaggi
sono stati portati dal Sindaco Srg. Paolo
Frache e dal Presidente della Pro Eoco Cav.
Carmelo Galofaro. Il Pastore ha portato il
saluto di diversi amici lontani, tra i quali
molto apprezzato quello dell'Cnione Valdese
di Marsiglia. La giornata si e conc.usa con
una riuscita recita organizzata dai giovani.
Un 17 febbraio di gioia, di riconoscenza e
di comunione fraterna. Molti sono coloro che
hanno lavorato alla preparazione della bella
giornata. Esprimiamo a tutti: ai Membri
della speciale Commissione 17 febbraio; agli
Insegnanti e agli alunni delle scuole; alle
Signorine, Signore e Signori che hanno preparato e servito il pranzo; ai volenterosi che
hanno pensato « al falò »; agli artisti della
Filodrammatica; a tutti coloro (chiediamo
scusa se per caso abbiamo dimenticato qualcuno) che hanno in qualche modo collaborato, un vivo e sentito ringraziamento.
Il Signore ci ha concesso di vivere una
bella, intensa giornata; vog.ia Egli far sì che
di essa non rimanga solamente un bel ricordo, ma anche in ognuno l'impegno per una
vita più interamente vissuta nella fede e
nella consacrazione al Suo servizio.
Siamo grati ai Passare Sig. Enrico Trou
e al Sig. Alberto Lazier per i culti da loro
presieduti ultimamente e per il messaggio
della Parola di Dio che essi ei hanno portato e esprimiamo loro il nostro grazie mol
lo sincero. Ringraziamo anche il Pastore Sig
Arnaldo Genre, che ha parlato ai giovani in
occasione del loro ultimo raduno, tenuto nella scuola del Ciarmis.
In otto giorni due famiglie delia nostra
Comunità sono state visitate dal lutto.
L8 febbraio decedeva improvvisamente in
un ospedale di Pinerolo dove era stato ricoveralo per cure, il Fratello Aldo Barus di
41 anni abitante a Ghigo. Era sofferente da
lunghi anni, ma nuLa faceva pensare ad una
fine cosi prossima ed anzi si -sperava in un
periodo più sereno e tranquillo per lui.
Il 15 lebbra.o è deceduto a Ghigo il Fratello Stefano Luigi Rostan all età di 69 anni,
stroncato da un male incurabile. Con lui
scompare una delle figure più note di Prali :
Louis d’ia Valico per i pralini e Rostan della
Pace per numerosi amici di Prali.
Tutta la Comunità intercede per queste
famiglie aflinchc il Signore della resurrezione
rischiari il loro lutto ed illumini il loro dolore.
Ci congratuliamo con Iris Peyrol, membro dell’Dnione Giovanile, che ha vinto il
campionato italiano juniores femminile per
la specialità del fondo a Falcade nel Trentino, il 15 febbraio. Questa vittoria, già ripe
lutameute sfiorata, ma mai conquistata dagli
atleti pralini, corona lo sforzo generoso e disciplinato dei numerosi giovani di Frali che
coltivano questa impegnativa specialità sportiva.
La Comunità si rallegra con Filiberto Pascal e lima Grill (Ghigo) per la nascita della
loro terzogenita Elena, nata a Pinerolo T8
febbraio.
Sabato 4 marzo, nella Sala valdese di
S-a,ti Germano Chisone, Giorgio Griva, accadeimi(Co del C.A.I., presenterà una eeirie
di (diapositive a colori sulla spedizione
« Ararat ’66 » e isn asceosioni nei gmippi
del Monte Bianco, del Gran Paradiso e
dèll’Oherlanid bernese. Tutti sono cordialmente invitali.
11 17 febbram è indubbiamenfe por tutti
noi valdesi motivo di ripensamendo e di
ripresa di (Coscienza delia nostra vocazione.
E questo la nostra comunità l’ha sentito ancora (Una volta cd è riconoscente ai Signore
perchè, nonostan,e tutto, egli vuole essere
ancora il nO(Stro Padre d’amore.
Intorno’ al falò di (giovedì 16 un numeroso gruppo di (giovani, circondati da un
buon numero di membri di chiesa ha innalzato al Signore inni (di lode e di ringraziamento dopo la lettura della Parola,
seguita (da una (bre(ve meditazione e da una
progih.era del Pastore. Al bagliore di questo falò si è unito quello del Rric e spiritualmente ci siamo sentiti uniti con quanti
frateRi, alle Valli e sparsi nel mondo, rendono la loro testimonianza di fede in
Cristo.
Venerdì 17 (si è avu.o il (culto con S. Cena,
ci-n i-ia partecipazione (di tutti i bambini
delia Scuola domeniica.e, die in corieo si
sono recali in diiesa, dove hanno poluilo
ascoltare un messaggio a loro particolarmente rivolto sui siignifiicato (di questa nostra solenni,à. Ed è sialo estremamente inlereasante, oltre die gioioso, vedere in seguito questi bambini riunirsi intorno a'ile
mense, dove (hanno consumalo un’agape
offerta dada famiglia del pastore. E già il
secondo anno die avviene quest’agape riservata ai soli bambini, e i risu tatjì sono
eccellenti e molto in(Cora(gigianli. Non sanno
forse, questi nostri bambini, quanta gioia
ed edificazione ci hanno dato co(n la loro
presenza fatta di gaiezza e di... rumore!
Ed è stato veramente triste die la Corale
non abbia pOituto eseguire il pezzo preparalo per la circostanza, a causa della mancanza di alcuni tenori.
Domenica 19, i-nvece, ha avuto luogo
l’agape fraterna per la comiunità, rapprese,nlato da un elevato numero di parlenpanti. Il pranzo, preparato per la prima
volta dalla nuova presidente deH’U.F.,
sig.ra Fredina More], è stalo veramen e eccellente e abbondante: doti necessarie perdiè un (pranzo eia accetta-o con piacere,
com’è appunto accaduto. Ccm’è ormai tradizione alla fine dell’agape alcuni dei (presenti hanno preso la parola, esprimendo la
gioia (Cristiana di ritrovarsi insieme in
un’o(oca;sione così simpatica e sentila; ciò è
motivo di incoraggiamento a mantenere per
il futuro questo carallere familiare alla nostra agape. Graditissimi sono sta i alcuni
ospiti.
stimenti cinesi hanno sbarcato a Conakry
dei carichi di riso cinese e di zucchero
cubano.
12-13 febbraio 1967
L’attività dei rapiporli commerciali fra
la Francia e l’U.R.S.S. cresce di anno in
anno. TuUa.via aiucor oggi il volume delle
menci che la Francia- vende non solo all’U.R.S.S., ma all’insieme di tutti i paesi
europei d’ollreeorfina, non raggiunge quello che la Fra(Ucia vende alila sola Spagna.
E se al detto complesso di .paesi si aggiunge ancora l’intera Cina po.polare, s’ottiene
un volume tota’e di merci inferiore a quello che la Francia vende alla solla Olanda.
Bisogna pierò osservare che i rapporti commerciali non sì misurano in termini puramente quantitativi; in particolare le merci
che la Francia vende agli stati dell mondo
socialista, sono molto importanti (perché
apipartenenti a quella categoria .die la Francia Ila aisso'ulo bisogno d’esportare.
14 febbraio 1967
dt- 1 ra.ppoirti diplomatici fra Gina e India tendono nuovamente a deteriorarsi, però soltanto (fino ad oggi) in questioni di
ferma. Recentemente ¡11 governo di NewDelhi ha egresso dèUe rimostranze a quello di Pefcino, per il tono secco e contrario
ad ogni norma (di proloiCoMo, con .cui le
lettere e i messaggi cinesi vengno negli ultimi (tempi redatti. Pekino ha risposto affermando d’avere « il diritto insw^mcahUe
di scegliere la forma dei propri messaggi »,
tanto più che la stessa forma è stata in
trodoitita anche nei rapporti con altri paesi
Ne è seguila un’aspra polemica. A un certo punto- Pekino ha accusato New-Delhi di
aver inventato, anni fa, i famoisi incidenti
di frontiera aRo sco-po di « far dimetUicare
la fame » ohe regna neU’India. New-Delhi
ha riisposto die simili « calunnie » hanno
Udì solo -scopo : quello di « distrarre Vattenzione del popolo cinese e del mondo intero dalla lotta aperta e brutale per il potere, come pure dai disordini e dalla violenza che imperversano in Cina e rendono la vita intollerabile a milioni di cittadini buoni ed onesti ». Pekino aveva denunciato la « dominazione » indiana sul
Sikkim, e, ai dirigenti indiani aveva rimproverato di continuare la « politica aggressiva dell’imperialismo inglese ». Pronta risposta di New-Delhi : « gli attuali padroni della Cina si sono rivestiti del mantello imperiale dei Manciù, e si abbandonano a sogni di egemonia sull’Asia ». Ancora giomd fa, alcuni membri del personale diplomatico cinese risiedente a NewDehi, hanno inviato all’amhascialore sovietico in India una lettera p'ena d’insulti
per Brejuev e per Kassyghin. Quegli vengono diiamati « i nuovi zar del Cremlino v: i loro g-iorni, dichiarano i cinesi,
sono « contati », e presto i loro « debiti di
sangue » dovranno essere « integralmente
ripagati ».
Da « La Gazette de Lausanne »
l.T febbraio 1967
tJt L’industria siderurgica degli U.S.A.
sembra, per ili momento, incapace di lottare contro la oomeorrenza straniera : ciò
viene dedotto dalla comatatazione del fatto
che le importazioni ddl’aociaio negli USA
sono in (Continuo aumento in questi ultimi
anni. Esse hanno raggiunto nel 1966 la cifra di lo milioni di lonnellale, pari all’ll% del co-nsumo interno degli U.S.A. Le
grandi acciaierie americane hanno ora chiesto ai Congresso d’instaurare un sistema di
lasse d’importazione, per lottare contro
questa tendenza che minaocia d’aggravarsi
nei prossimi anni. Intanto rAmerica cerca
di modernizzare gl’impianiti esistenti, e a
ta-le scopo negli ultimi tre anni essa ha speso due miliardi di dollari all’anno. Questa
cifra verrà superata nel 1967. Ma questo
provvedimento non è giudicato sufifiioiente
dai dirigenti della industria siderurgica
americana. E il Sig. Lesile ’W^orlhington,
presidente della potente U.S. Steel Corpor-,
ha dichiarato : « V’è un limite alle nostre
possibilità, se vogliamo conservare una situazione finanziaria sana ». Di qui la richiesta al Co-ngresso. La princiitale concorrenza alle acciaierie americane la fanno i
paesi europei e il Giappone. Gl’impianti
g'aipponesi distrutti durante l’ullima guerra, sono Siati ricostruiti ed equipaggiati di
materiale ultramoderno, in particolare di
forni a ossigeno che producono otto volte
più dei forni tradizionali. Invece le acciaierie americaine hanno (Subito, -dopo l’ultima
guerra, soltanto piccoli perfezionamenti, e
soltanto a partire dal 1960 si è cominciato
a ca-pire l’assoluta necessità d’un completo
rinnovamento.
(Notizie raccolte da Tullio Viola)
111111111(1111111'•iiMiiinmiiiiiiiiiiiiiiMniiin
Ha chiuso il ciclo delle manifestazioni
del 17 una serata ricrealiva offerta dai giovani, i quali con impegno degno di oig-ni
lode, hanno donato del loro tempo e della
loro fatica al servizio del .Sig-nore per la
propria comunità di cui sono parte.
La comunità ha espresso la propria simpatia cristiana alla famiglia R-iivoira -per la
perdita della cara Adelina, nata Fttavan,
ma nello stesso tempo ha gioito per il messaggio della fede nella resurrezione dei redenti, scaturita dalla Parola.
Anche se con un po’ di ritardo, vogliamo esprimere alla famiglia del nostro Anziano del Centro, sig. Oreste, -gli stessi sentimenti e la stessa fede, per la -perdita del
suo caro pa.pà Sig. Francesco Tourn.
Ogni dono ricevuto dal Signo-re è sempre
motivo di allegrezza, ma il dono di una
creatura ci riempie di gioia profonda. Ai
giovani sposi Elmo e Paola Toum le felicitazioni di tutta la comunità per la nascita di Donatella.
4
pag. 4
N. 8 — 24 febbraio 1967
7 GIORNI LA LIBERTA’ RELIGIOSA
b Kibbia coiinirdala
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Lunedì 13 febbraio
In Italia, la crisi governativa non ci sarà
(dice Moro). Il governo sostanzialmente ripresenta la legge sugli stipendi ai previdenziali, votata alla Camera e respinta in Senato.
Johnson, dopo un solo giorno di sospen
sione, ordina la ripresa dei bombardamenti
sul Nord-Vietnam; dissensi pure in America
(Robert Kennedy)*. Ho Ci-min chiede a
Paolo VI di « us*re la sua alta influenza per
fermare Taggressione americana ». Al termine degli incontri londinesi, Kossighin e Wilson concordano sulla necessità di far cessare
il conflitto. Insurrezioni antimaoiste nel Tibet e in Mongolia. Pechino è presidiata dalTesercito.
Martedì 14
Il Senato vota la fiducia al governo (156
si, 114 no); i socialisti notano che la volontà
di continuare a collaborare con la de è subordinata aHeffettiva attuazione del programma di governo.
L’Albania ripudia lo stalinismo? Hoxha
accusa i burocrati del partito di soffocare
ogni critica. Al timore di un naufragio maoi
sta, i topi si preparano a lasciar la nave?
Sesto giorno dì sciopero dei medici ospedalieri.
Mercoledì 15
Alla direzione del psu, la corrente maggioritaria nenniana, che intende restare al
governo, è attaccata dalla sinistra lombardiana, che reclama l'uscita, e dalla destra so
cialdemocratica. che vorrebbe la crisi per
« rafforzare il centro-sinistra » (?); la corrente nenniana prevale, ma il problema è solo
rimandato.
La Casa Bianca rivela che domenica notte
pose un ultimatum a Hanoi, quindi riprese
i bombardamenti; lo stesso ministro della difesa Me Ñamara si dichiara poco convinto
della loro efficacia
Prima giornata di elezioni in India; disordini e morti nello Stato di Madras e in quello di Andra Pradesh, per scontri fra membri
del Congresso (il partito al governo federale,
di Indirà Gandhi) e del partito Swatantra,
conservatore.
Elezioni in Olanda; fra le ben 34 liste,
cattolici e laburisti sono in regresso; piccola
ma interessante affermazione di « Democratici 1966 », una formazione neonata che conquista 7 dei 150 seggi al Parlamento, e pare
costituita essenzialmente da tecnici insofferenti delle tradizionali contrapposizioni poli
tiche.
Il Giappone ha costruito quasi la metà
del naviglio varato in tutto il mondo nel
1966.
In sciopero da un mese i pescatori bretoni : oltre a paghe più alte, chiedono condizioni di lavoro più umane, ingaggiati come
sono per nove mesi all'anno in veri lavori
forzati, fino a venti gradì sotto zero, nei mari
del grande Nord.
Giovedì 16
Gli statali, e in particolare gli insegnanti,
insoddisfatti dopo i colloqui con i ministri
Bertinelli e Gui.. Ottavo giorno di sciopero
dei medici ospedalieri. All’Assemblea siciliana, discutendosi la critica situazione della
SOFIS (Soc. finanziaria siciliana), disordini
poco esemplari e zuffe avviate da deputati
comunisti a suon di seggiole; mille dimo-,
stranti, allesterno, tentano di forzare l’ingresso del parlamento regionale; ma infine
l’ordine regna (a Messina, gli spezzini guadagnano L. 180.000 mensili, e subaffittano
la ramazza, ma il Comune ha un bilancio
che presenta un'eccedenza di spese sulle entrale del 356.6%; a Palermo il segretario
dell’Assemblea regionale percepisce 36 milioni all'anno).
Riunione di ministri a Palazzo Chigi, presieduta da Nenni, per decidere sulla cedolare;
si annuncia che in sede di Commissione per
il bilancio, alla Camera, martedì 21 si di
scuterà pure la « cedolare vaticana » (o meglio il progetto Saragat Tremelloni del 1964
circa l'esenzione vaticana).
La Tass in un comunicato da Pechino annuncia che una congiura avrebbe dovuto
portare alla deposizione di Mao, in febbraio;
continuano scontri fra le fazioni in varie
provincie cinesi.
A Mosca si attende mons. Casaroli, inviato del papa, per preparare nuovi contatti fra
Vaticano e Cremlino.
Il governo laburista britannico decide di
ridurre le spese m.litari e di ritirare parte
delle truppe aH’estero. A conclusione dei colloqui Kiesinger-Wilson, Bonn dichiara che
appoggerà la candidatura inglese al MEC.
In Olanda, dopo il regresso democristiano
e socialista, difficoltà nel formare il nuovo
governo; probabile una coalizione de destre.
Venerdì 17
La Camera conferma la fiducia al governo
Moro (329 sì, 238 no): la siluaz'one econo
mica si presenta buona, gli investimenti nel
1966 sono aumentali del 6.2'\,. l'occupazione
va migliorando: ma peggiora la sfiducia verso
la pubblica amministrazione e il processo di
dissoluzione del senso di solidarietà nel paese.
La Procura Generale presso la Corte d'appello di Roma apre un'indagine su chi ha
rivelato i segreti del SIFAR (Servizio Informaz. Forze Armate), divulgandone alcuni
dossiers che dovevano restare nascosti al
pubblico (ma è scandaloso che questi dossiers
esistessero). Accordo fra de e psu per risolvere la vertenza dei medici ospedalieri. Lungo colloquio fra Carli, governatore della Banca d'Italia, e Lombardi (psu) sulla cedolare
(le norme vigenti scadono il 23 c. m.).
Johnson annuncia la prossima firma del
trattato contro la diifusìone deH armamenlo
atomico. I grandi hanno mangiato, i piccoli
stiano buoni.
Si combatte nel Tibet e in Manciuria.
Í]
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
in fondo nel motivo del libero arbitrio, cioè una volta di più nell’esaltazione della dignità dell'uomo: Dio
« ha riguardo aUa dignità della persona umana da Lui creata, ohe deve
godere di libertà» (§ 11). L’imbarazzata reticenza a indicare un fondamento biblico formale « diritto »
della libertà religiosa era già apparsa
nella Relazione 1965 del Vescovo De
Smedt, il quale, stando alle informazioni diffuse, aveva dichiarato in
tutte lettere che la Commissione, giovandosi dell’aiuto qualifloato di molti
«periti», aveva esaminato moilte e
molte volte tutti i passi della S. Scrittura, giungendo alla conclusione che
in nessxm luogo di essa si afferma direttamente che l’ucmo ha il « diritto »
all’ immunità dalla coercizione, per
cui riteneva di dover dichiarare che
la libertà religiosa moderna non può
essere considerata come la conseguenza giuridica della libertà evangelica. Infatti i passi biblici addotti — si
noti ; non per fondare un criterio dottrinale ma semplicemente per descrivere la prassi seguita da Gesù e dagli
Apostoli — in certi casi non provano
veramente nulla, anzi servono più a
oscurare che a chiarire, come gli oppositori hanno avuto buon gioco di
far notare. I riferimenti scritturali
citati contengono degli spunti ohe
potevano essere sfruttati per fondare
sistematicamente la Dichiarazione,
invece isolati come sono e privi di un
collegamento unitario, mantengono
un carattere frammentario e dispersivo con scarsa efficacia persuasiva.
La carenza è forse da attribuirsi alla
Bibbia e bisogna darne una spiegazione non teologica ma storica, pensando che le sue pagine riflettono uno
stadio di evoluzione della civiltà, in
cui non potevano ancora essere in
auge i grandi principi liberali in materia di religione, cosicché la situazione dell’epoca in cui gli scritti biblici sono stati composti, più ohe il loro
stesso messaggio, avrebbe influito
sulla coscienza della Cristianità, che
soltanto dopo lunghissimi secoli
avrebbe assunto dalla cultura laica
una legislazione illuminata e tollerante che doveva risolversi a proprio favore? A parte la questione storica,
che potrebbe essere contestata pensando semplicemente alla larga tolleranza di Roma imperiale per tutti i
culti, che facilmente ottenevano la
qualifica di «religio licita», la questione vera non è forse più profonda?
L’EVANGELO IGNORA
LA CATEGORIA DEL «DIRITTO»
A PROPRIO VANTAGGIO;
LE CHIESE, INVECE...
La questione non sta forse in que,ti termini, ohe non era e non è pos;ibile trovare un, fondamento scrittulale al « diritto » della libertà religiosa per la semplice ma decisiva ragione
che Evangelo ignora la categoria de!
« diritto », nel senso di una prerogativa che potrebbe essere fatta valere
a proprio vantaggio? Gli oppositori
della Dichiarazione si sono appellati
ai « diritti » di Dio, i sostenitori della
Dichiarazione hanno esaltato ed elaborato i 'X diritti » dell’uomo religioso.
Ma il centro dell’Evangelo non è forse il messaggio di Colui che, daH’incarnazione alla croce, ha rinunciato
a tutti i suoi « diritti »? E ai suoi discepoli Egli non ha forse detto una
parola che deve essere intesa in senso personale, ma può essere intesa
anche in senso ecclesiologico come
tutta rimpostazicne ecclesiologica del
Nuovo Testamento dimostra, cioè che
chi vuol salvare la propria vita la perderà? E come unica promessa di un
diritto ha formulato la parassodale
promessa della beatitudine della persecuzione, contrassegno di comunione di colore che per seguirlo non hancapo : « Beati voi, quando vi oltragranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro a voi ogni
no trovato un luogo dove posare il
sorta di male per cagion mia »
(Mt. 5: 11).
Sabato 18
La reazione maoista si £a sentire in alcune
regioni : contrattacco nel Tibet, Ietta in Man.
ciurla. Dopo gli incidenti di Parigi, i diplomatici cinesi sono ricliiamati a Pechino, e le
relazioni diplomatiche franco-cinesi, di fresca
data, sembrano già rotte. Kossighin riceve in
lungo colloquio, a Mosca, Tambasciatore americano; probabile tema: la rete antimissili
che dovrebbe proteggere USA c URSS da
possibili attaenbi nucleari.
Il quotidiano britannico Ohserver scrive
che sarebbe stato stipulato un accordo segreto fra Parigi e Bonn : De Gaulle si sarebbe
impegnato ad appoggiare le iniziative diplo
matiche e commerciali di Bonn nell’Europa
comunista, e in cambio Kiesinger lascerebbe
al General l'ultima parola circa l'ingresso o
meno della Gran Bretagna nel MEC.
La Procura di New Orleans afferma che
il rapporto Warren sarebbe stato inesatto nella dichiarazione che Oswald aveva agito da
solo nell’assassinio di Kennedy.
Domenica 19
Secondo la Procura di New Orleans sareb
bero imminenti gli arresti di varie persone
che risulterebbero coinvolte neU’assassinio di
Kennedy.
Muore Robert Julius Oppenheimer, il fisico che diresse a Los Alamos la costruzione
della prima bomba atomica.
NON PIU’ CONTESTAZIONE,
MA CONSACRAZIONE
DELLA SOCIETÀ
Le Chiese che portano il suo
nome si sono invece stabilite e
sistemate in questo mondo, non
vi hanno trovato soltanto delle tane
e dei nidi (Le. 5: 58), ma addirittura vi hanno eletto domicilio e
cittadinanza stabile, intessendo i loro interessi agl’interessi della società, così da trasformare la loro funzione di contestazione in funzione di
consacrazione di questa società, di
cui si gloriano anzi di rappresentare
il valore massimo. Cosicché si ritengono in diritto di rich'edere a onesta società garanzie e tutele giuridiche alla propria specifica e benefica
sistemazione, stabilendo intese per
una reciproca ben regolata convivenza: la libertà religiosa si configura
spesso come il segno di un Cristianesimo ben sistemato nel mondo, ohe
non costituisce più per il m:ndo un
problema e un pericolo, ohe non minaccia più « l’ordine pubblico », che è
anzi pronto in tutte le sue Confessioni a soddisfare lealmente questa richiesta dei poteri responsabili, che
non vogliono essere disturbati, quelli
di destra nella preservazione conservatrice della « civitas » costituita,
quelli di sinistra nella edificazione rivoluzionaria della « civitas » a venire.
È proprio troppo paradossale porrà
l’interrogativo se la libertà religiosa,
che è stata introdotta nella storia dell’Occidente dalTIlluminismo in poi,
anzi dall’editto costantiniano del 313,
8 che oggi è considerata un elemento
indiscutibile di una società civile, non
sia uno dei segni della secolarizzazione della Chiesa?
4: »|c
Queste considerazioni vogliono forse significare ohe il Cristianesimo è
in antitesi con la libertà? No. Significano che la libertà religiosa, per essere cristianamente valida, non infeudata a conformismi contingenti o a
interessi istituzionali, va* crediamo,
diversamente fondata. Rileviamo ohe
questo fondamento più solido, dotato
¿1 un carattere cristano piu chiaramente contrassegnato, possa e debba
esser cercato non fuori delTEvangelo,
o metà nell’Evangelo e me^à nella ragione, nelTillusione di ottenere udienza anche presso i non credenti, ma
soltanto nelTEvari,gelo 'e propiio nei
centro stesso del suo messaggio. Non
sulla base letteralistica di questo o
di quel passo particolare, ma nella
grande prospettiva con cui esso considera l'azione di Dio nella storia, n
fatto che Dio si sia rivelato in una
maniera non evidente, contraddii,oria, sub contraria specie, che la »ua
verità e la sua giustizia, la sua potenza e la sua gloria siano nascoste in un
crocifisso fonda a nostro avviso la
libertà della fede, la possibilità del
uissenso e del pluralismo religioso, la
possibilità stessa dell’incredulità e
ueir ateismo.
L’alternativa insomma ci sembra
essere tra una Chiesa stabilita nella
storia, che esige dalle autorità politiche e culturali il rispetto dei suoi
intangibili e sacrosanti diritti, e una
uhiesa tesa verso il suo riferimento
escatologico, che testimonia, ma nella consapevolezza che la voce della
sua testimonianza ora è sommersa
uà mille voci che seducono gli uomini e ohe soltanto neH’ultimo giorno sarà rivelata come la parola risolutiva della vita e della storia. Una
uniesa quindi cosciente di non aver
nessun diritto da far valere e di non
poter chiedere nuLa per sé stessa, ma
cne semplicemente e umilmente accetta di essere sottoposta al diritto
comune senza pretendere a nessun
privilegio.
Ci rendiamo ben conto che una impostazione di questo genere avrebbe
implicato la necessita pregiudiziaL
ai sottoporre a una veriiica radicale
quella nozione di verità cristiana a
cui si pensa sia dovuto il rispetto
ueila libertà. La tesi delTevidenza delia verità e dei suoi presupposti razionali conduce evidentemente alla concezione dei diritti, la tesi della inevidenza della verità, cioè della verità
identificata col nome di Colui che
non ha rifiutato di apparire sub contraria specie e di essere oggetto di
contraddizione, conduce a inserire la
libertà religiosa nel diritto comune.
Un Concilio ohe non intendeva procedere alla riforma, ma voleva semplicemente limitarsi aU’aggiornamento della Chiesa, non era qualificato
per impegnarsi in una verifica di queste proporzioni. Eppure soltanto una
verifica che non fosse al di qua di
questo radicalismo avrebbe permesso
di ispirarsi in profondità al metodo
che Dio stesso ha adottato nei suoi
rapporti con gli uomini, facendesi
imitatori di Lui, secondo l’esortazione
dell’Apostolo (I Tess. 1: 6; Ef. 5: 1),
anche in tema di libertà religiosa.
* * *
A conclusione di questa analisi critica non possiamo fare a meno di
fermarci brevemente a considerare
l’importanza di questo documento
nel processo dello sviluppo interno
della Chiesa di Roma e dei suoi rapporti con gli interlocutori esterni. Nonostante tutti gli aspetti discutibili
che abbiamo rilevato, non esitiamo a
dire che la sua portata può andare
molto al di là dei limiti che i suoi
estensori si sono prefissi. Adottando
questa Dichiarazione la Chiesa Cattolica ha accolto nel suo seno il germe di un metodo assolutamente inconsueto per le sue abitudini mentali,
psicologiche e disciplinari, che può
fermentare in misura e in direzioni
talmente imprevedute da modificare
la pasta cattolica anche in settori e
in strati in cui i suoi responsabili
non vorrebbero affatto che fosse modificata. « Elevando a metodo nei rapporti sociali l’esercizio della libertà
religiosa» (S15), il Cattolicesimo ha
aperto le porte a una problematica
che, più o meno consapevolmente,
può portarlo su posizioni che riuscirà
difficilmente a controllare con i vecchi strumenti del suo governo secolare, anche, lo ripetiamo, in campi a
cui a tutta prima non si vedrebbe
come applicare la tematica specifica
della cosiddetta libertà religiosa. Ammettere, con maggiore o minore re i
cenza, in termini più o meno espliciti, il principio ohe è possibile e le
gittimo discutere Topinione diversa,
senza eliminare ohi la sostiene, significa intanto dare dimensione di esistenza e dignità di confronto a questa opinione diversa e questo pu'i
portare a incrinature sotterranee
non riparabili in un sistema di struttura accentratrice e autoritaria come
quello di Roma. Nelle critiche degli
oppositori della Dichiarazione continuamente ricorreva come un incubo
il rischio mortale del relativismo dogmatico: non si tratta di relativismo,
ma del fatto che deve essere problematizzato, deve essere ridotto a cultura, deve essere desacralizzato e sottoposto a critica continua tutto ciò
che è al di qua di Colui che soltanto
è oggetto della fede, a cominciare dalie espressioni dogmatiche e dagli organi che le esprimono, a cominciare
dal fenomeno storico che nella visuale romana determina tutto il resto, Tecclesiologia. Anche se, nelle intenzioni, il documento ha costantemente e si direbbe esclusivamente di
mira le autorità statali sfavorevoli
alla Chiesa, è stato detto in tutte lettere che è
« piemaimeiiite j-isiponiclen e alfa natura
della fede che in materia religio<sa si
escluda ogni forma dii coercizione da j
parte degli esseri umani » (§ 10).
In questo modo, come ha osservato
un commentatore protestante, non si
lega più la verità e il diritto, ma la
verità e la libertà. Questo ha dei riflessi evidenti nei rappiorti tra Chic
sa e Stato. « Finché ci si sforza d:
congiungere la verità e il diritto, si
può pensare o auspicare che dei legami stretti e particolari uniscano la
Chiesa e lo Stato e ohe lo Stato sia
sollecitato di partecipare alla tutela
e alla difesa della verità. Ma Taffermazione della libertà della verità implica una rottura di questi legami»
(J. Bosc). La implica certo nei rapporti tra la Chiesa e lo Stato ma, in
maniera e in misura del tutto imprevedibili, potrebbe implicarla anche
nei legami tra l’autorità del magistero e i credenti, cioè nella concezione
giuridica del magistero di verità, co-,
me inevitabilmente la implica, anche;
se obtorto collo, nei rapporti tra la '
concezione cattolica della verità e le
alternative non cattoliche di interpretazione della stessa verità cristiana. Cos!i che rincontro possa veramente avvenire, come è necessario,
sul piano teoLgjiCo del dialogo critico,
in una atmosfera libera da preoccupazioni e reazicni non leologiche, se
si vorrà e si saprà, da tutte le parti
in causa, evitare con chiaroveggenza
e fermezza la tentazione di regolare
all’interno i rapporti fra le Confessioni ricorrendo al criterio ecclesiologico, cioè sul piano della diplomazia
eoclesiasiica e delle trattative di ordine orizzontale, e verso l’esterno di
costituire un fronte unico in cui le
responsabilità cristiane rimarrebbero
compromesse nei confronti del mondo. L’alternativa cristiana può d’ora
innanzi avere udienza anche nella
Chiesa che sin’ora l’aveva ostinatamente esclusa e può avere di riflesso
cittadinanza in una società che era
rimasta sin’ora ottusamente sorda al
dialogo cristiano e questo rappresenta una condizione preziosa per la libertà di scelta e di decisione della
fede. Vittorio Subilla
in merito. « Ciò non vuol dire (scrive
il ’’Resto del Carlino” in una interessante cronaca dell’avvenimento mll.anese) che si confondano le idee e le
confessioni religiose. Gli Ebrei non
accetteranno il Nuovo Testamento
— alla cui redazione ovviamente non
hanno partecipato — i protestanti
non faranno per questo cadere le loro preclusioni nei confronti della
Chiesa di Roma. È tuttavia significativo che si annunci questa pubblicazione proprio in un momento in cui
anche in Italia sono più vive le polemiche se, nella Bibbia, debba cercarsi la verità scientifica o quella religiosa, e se queste verità divergano
o concordino. Agli studiosi, agli scienziati, ai teologi si offrirà un nuovo
strumento per la ricerca delle. fonti
più autentiche della nostra civiltà».
Al che noi vorremmo aggiungere,
come faceva notare il Rabbino Toaff,
che sarà gran vantaggio per i credenti delle varie fedi poter discutere
insieme sulla medesima Bibbia, seppeliendo per sempre il sospetto che ci
possano essere Bibbie « protestanti »
« ebree » o « cattoliche », « mutilate »
o « alterate » a favore delle tesi dommatiiche degli uni o degli altri.
La nuova Bibbia concordata offrirà,
in una traduzione moderna (che si
avvale di tutti gli studi più recenti sui
testi originali ebraici, aramaici e greci), un terreno comune al dialogo, che
certo non pretende risolvere le divergenze di interpretazione dei passi più
contestati e controversi, ma che offrirà una base comune di partenza,
quanto più fedele possibile a ciò che
« fu scritto ». Ernesto Ayassot
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
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La famiglia di
Aldo Barus
deceduto a Pinerolo T8 febbraio all’età di 41 anni, commossa dall’ manifestazioni di simpatia e di s ;tdarietà ricevute in occasione di c està
dolorosa circostanza, ringrazia cointi
hanno preso parte al loro gianj-. dolore, guardando con fede verso o Signore della resurrezione.
«Io sono la resurrezione D
vita» (Giov. 11: 25)
Ghigo di Frali, 9 febbraio 1967.
Lettori, collaboratori,..
...per mancanza di spazio, siamo costreUi a
rimandare al pross mo numero parecchio materiale. e fra iallro varie corrispondenze dalle comunità. Ce ne scusiamo, e preghiamo
vivamente i corrispondenti delle Valli di jare il possibile per fare avere la cronaca in
tipografia entro il sabato, aggiungendo il lunedì solo le ultimissime della domenica: se
la maggior parte del nialeriale dev'essere ancora composto via via che arriva lungo la
giornata del lunedì, non solo rimpaginazione
trascina, ma a sera ci si trova ad aver impa'
ginalo articoli che a rigore avrebbero anche
potuto attendere, e ne'.Vimpossibilità di disfa
re e reimpaginare intere pagine. Grazie, c
scusale. red.
Avvertiamo i lettori che ancora non
hanno rinnovato rabbonamento che
a fine febbraio saremo costretti a sospendere loro rinvio del giornale.
Le figlie di
Elvira Renata Avondet
ved. Paschetto
ringraziano vivamente quanti con la
loro presenza o con scritti hanno voluto dar testimonianza della loro simpatia, durante la malattia e nella dolorosa dipartenza della loro mamma.
Un particolare ringraziamento al
Pastore Sig. Genre per le affettuose
parole di conforto.
San Secondo di Pinerolo,
10 febbraio 1967.
Il Signore ha richiamato a Sè
Stefano Luigi Rostan
di anni 69
La famiglia, commossa, ringrazia
quanti hanno preso parte al suo dolore con la solidarietà nell’afflizione
e con l’intercessione fraterna.
« L’erba si secca, il fiore appassisce, ma la Parola del nostro
Dio sussiste in eterno ».
(Isaia 40: 8)
Prali, 16 febbraio 1967.
RINGRAZIAMENTO
I familiari dello scomparso
Dante Gay
nelTimpossibilità di farlo singolarmente, porgono un sentito ringraziamento ai vicini di casa ed a quanti,
con scritti e di presenza, hanno loro
dimostrato affetto e simpatia.
Luserna S, Giovanni, 18 febbraio 1967