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ECO
DELLE mÚJ VALDESI
Past. TACCIA Alberto
10060 AKGROGNA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 98 - N. 29-30
Una copia lire 5 U
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Eco: L. 2.500 per Tinterno
L. 3.500 per l’estero
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TOKRE PELLICE ^ 26 Luglio 1968
.\mmin. Claudiana Torre Pellice - C.CJ*. 2-17557
DIARIO DI ÜPPSALA, DI VITTORW SUBILIA
Cose vecchie e cése nuove
Í
Uppsala, 7 luglio
Uppsala, la IV assemblea generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, è cominciata. È cominciata, a giudizio di chi ha potuto
fare i confronti, in una atmosfera
meno solenne della I, a Amsterdam
nel 1948, esattamente 20 anni fa,
con meno toghe, meno apparato,
in conformità al cambiamento dei
tempi e forse anche al carattere
bonario e familiaré delle monarchie scandinave, impersonate per
l'occasione dalla presenza del re
Gustavo di Svezia. Tuttavia il quadro costantiniano, sia pure in formato dimesso, non è scomparso.
La polizia svedese ha impedito
l’iniziativa di un gruppo giovanile
di discutere con gli spettatori, all’esterno della cattedrale, del « ca
Seppur bonario, il quadro costantiniano non è scomparsa e la protesta
giovanile è stata cortesemente tacitata — Nel serrnbrie msugurale, per
parlare delle « cose nuove » sono state dette cose vecchj^ risapute, incapaci di reggete alle contestazioni radicali opposte alla predica
zione cristiana — « Non possiamo essere nè gli archeofitai di una cristianità nè i sociologi di una Chiesa rivoluzionaria -— tv ricordato un
teologo ortodo9^.^lla relazione sol tema centrale — Vomente nuovo
è soltanto Crisi«feNovità in persona, una novità commuta e contestata che può rè^^nrsi in noi solo per opera dello SpiriSSanto, il quale fa fermentare nel tempo attuale non solo una rivo^;{one permanente, ma una ri-creazione ». Tuttavia, anche questa visi|]^ è stata centrata sulla Chiesa, <c in cui la Novità comincia a reali: zam.. »: ed ecco
palese, fin dall'Inizio, la distretta ecumenica: una cemi^^nza di riferimenti cristiani e una divergenza di proS;
Il francobollo emesso dalle poste svedesi per
l'asspfvblea ecumenica.
ratiere di antieiìità della processione e d’insistere sull’ipocrisia di
una assemblea che comincia così
pur ponendo sè stessa nella luce
del tema biblico: Ecco, io faccio
tutte le cose nuove ». È corsa voce
che un’altra manifestazione più
consistente fosse stata bloccata
prima che potesse prender corpo.
Anche l’introito, eseguito dalle orchestre sinfoniche e militari di
Stockholm, Càvie, Vàsteras, Uppsala, il postludio, eseguito dalla
corale della radiodiffusione svedese, potevano prestarsi a interpretazioni ambigue.
Ma l’elemento destinato a dare
i! tono al culto inaugurale e all’intera assemblea era costituito dalla
jnedicazione, affidata, in luogo di
Martin Luther King, a D. T. Niles.
Abbiamo ascoltato e letto questo
sermone sul tema centrale dell’assemblea (Apoc. 21; 5-6) e non
possiamo lacere la nostra delusione. È delicato e spiacevole fare dei
nomi; ma vorremmo, nel riferire
di certe manifestazioni principali
di Uppsala, poterci esprimere sennessuna intenzione malevola
■ con libertà di valutazione criu <ì La lotta per la verità dell’Èva ngelo è sempre una lotta a
viso aperto contro situazioni incarnate e troppe volte nella cristianità si tace la verità per riguardi umani in nome di un falso amore del prossimo e chi tenta di dirla passa per un cattivo, privo di
umile solidarietà con i fratelli.
Questo sermone che i rapprec mti della-cristianità mondiale
^-,1 apprestavano ad ascoltare con
compì ensibile senso di attesa, non
doveva semplicemente essere al
livello della circostanza, sia pure
eccezionale. Oggi predicazione
cristiana è contestata, fuori e dentro la chiesa, con contestazioni radicali. Il compito del predicatore
designato a pronunciare la parola
dell’Evangelo il 4 luglio nella Cattedrale di Uppsala era di rendere
difficile, di mettere in crisi questa
contestazione. La prova non è stata superata. Si è rimasti con un
senso di vuoto, con la sensazione
che erano certo state dette — in
una dispersione di motivi non sostenuti da un pensiero e non inquadrati in una sintesi — delle cose buone e utili (troppi spiriti religiosi se ne sono contentati), ma
non la cosa decisiva; per parlare
delle « cose nuove » sono state dette delle cose vecchie, risapute, che
non hanno smosso nessuna posizione acquisita, che non hanno
provocato la divisione degli spiriti. L'Evangelo non è apparso come
la contestazione ultima, carica dell’autorità di Dio stesso, delle cose
malvagie e delle cose buone degli
uomini. Cosicché veniva fatto di
pensare — come il sottoscritto ebbe a dire, forse troppo spregiudicatarnente, all’inviato della Televisione italiana — che se davanti ai
rappresentanti delle chiese di tutte le Confessioni e di tutti i continenti la Cristianità non può esprimere una predicazione migliore,
allora veramente è bene che i cristiani si tacciano in attesa di ritrovare quello che hanno da dire.
* * *
Il tema centrale dell’Assemblea
è stato trattato aH’iniziò dei lavori in una conferenza dal metropolita Ignazio di Latakia; bisogna
subito dire in maniera decisamente rilevante, di quella rilevanza
che trae la sua originalità e la sua
ispirazione dall’ Evangelo. Certo
un Evangelo visto in prospettiva
ortodossa e quindi non facilmente
accessibile e accettabile per orec
chie di altre .racMoni. La parola
registrata dal > -.'afente dell’Apocalisse (21: 5) t •- "1^ una delle uniche quattro che il Nuovo
Testamento rij|aisce al Padre,
non è « un se 7^ programma di
studiò e di ( . Considerarla
come tale co; ffiaiyjhe all’alternativa senza u na legli ordini stabiliti e delle i oMizioni. Noi non
possiamo ess. ;. gli archeologi di una cn / nè i sociologi di una C- /i rivoluzionaria.
Tutto questa c r0icalmente vecchio ». È vecc.iii- tfetto ciòciie è tagliato dalla s ¡a i^ice, la Novità
in persona. « V( / 'saremo i profeti
della Novità . d^’unico avvenimento nuovo dela storia. Cristo
risorto dai raQiti.'W^ qùell’avvenimento in poi « la struttura della
storia è pasquale, nel senso propriamente teologico di passaggio
da questo mondo a una nuova
creazione ». Media ite l’Evangelo,
che è inseparabil’Vìente Parola e
Avvenimento, la p tenza nascosta
della risurrezione .intra nel mondo e pone la dinamite in tutte le
nostre tombe. « Questa invasione
del Dio vivente fa saltare la schiavitù dell’uomo, neiie sue molteplici catene che some il demonio, il
peccalo, la morte, la legge, la carne nel senso paoli nico ». Ma l’avvenimento della Novità è contestato e combattuto, perchè la struttura di questo mondo è diabolica,
nel senso originaie del termine;
(continua a pag. 4)
Siamo molto riconoscenti al
prof. Subilia per queste sue corrispondenze, che rivelano la passione critica del credente e dello
studioso che da trent’anni ha seguito con intensa e vigile partecipazione l’evoluzione (e l’involuzione) del movimento ecumenico
e che in questo spirito ha vissuto attivamente le dense giornate
di Uppsala. In un secondo tempo
pubblicheremo i documenti finali
votati dalle assemblee plenarie,
dopo essere stati elaborati nelle
varie sezioni; e se ci sarà possibile tenteremo di dare un primo
abbozzo di valutazione generale
dei lavori del IV Assemblea del
C.E.G. A Uppsala sono state consumate 20 tonnellate di cartai
La cattedrale di Uppsala, sulla piazza
intitolata a Nathan Soderblom, l’arcivescovo luterano della città che fu
uno dei pionieri dell’ecumenismo.
miiimiuiiiimuiimiiimtimimmimiicmim
11 nostro appello
per la fame nel mondo
Il nostro appello per gli affamati del
mondo norl è rimasto senza eco. Sono
già oltre una cinquantina i fratelli, le
sorelle e le famiglie che ci hanno scritto impegnandosi a versare un’offerta
periodica a questo scopo e le prime offerte sono pure già pervenute (le pub;
buchiamo qui in calce). Alcuni pastori
ci hanno scritto assicurando si
impegneranno per interessare le loro
comunità a questo servizio di amore
solidale ; con la dispersione estiva,
questo non era forse il periodo più
adatto ,al « lancio », ma non abbiamo
voluto attendere e in molte comunità, alla ripresa autunnale, speriamo
che sarà seguito l’esempio dei primi:
a Torino (C. Oddone) un culto è stato
centrato su questa esigenza drammatica e al termine un buon numero di impegni sono stati raccolti, insieme alle
prime offerte; lo stesso è avvenuto a
Venezia, da dove il past. Scuderi ci
scrive : n rappello... mi sembra sia stato molto più utile di molti altri articoli
infarciti di proteste e contestazioni a
destra e a sinistra, in quanto ha suscitato in alcuni membri della chiesa
di Venezia il desiderio di impegnarsi
concretamente verso quei ’’minimi
fratelli” in cui Cristo si compiace di
essere presente (Mt. 25/31-40). E’ così
che qualcuno mi ha chiesto di dedicare
un culto a questo argomento e dome
uiimiimiiiMimii
■iiiiiiMMiiiimniiiMM
Nigeria e Biafra
La catastrofe attuale
e il suo sfondo
di P. R. McKenzie’
« Il mondo intero ha finalmente
aperto gli occhi sull’orrore della tragedia del Biafra », cosi si legge in un recente articolo pubblicato su West Africa, un influente giornale inglese dedicato alle questioni africane. Si riferi
* L'autore, un pastore presbiteriano neozelandese, è attualmente professore incaricato di Studi Religiosi all’Università di
Ibadan, in Nigeria. Egli è stato per alcuni
anni cappellano degli studenti nella Chiesa
evangelica del Baden (Germania Occ.), ove
ha sposato una figlia del vescovo evangelico J - Bender, fedele amico dei Valdesi. In
questi giorni il prof. McKenzie è ospite della
(iasa valdese di Rio Marina, nell’Isola
d’Elba, e ha gentilmente accettato di parlarci di una situazione drammatica che conosce di persona. Gli siamo molto grati
e siamo lieti di offrire ai nostri lettori
questa informazione di prima mano e degna della più .piena fiducia.
sce, come possiamo facilmente immaginare, alla catastrofe di un popolo
che muore di fame, con ben poche speranze di aiuto. La maggior parte di
noi sa ormai che nel cuore dell’Africa
si sta svolgendo una tragedia che ha
quasi le dimensioni di quella vietnamita. Il paese, o i paesi implicati comprendono circa un quinto della popolazione del continente africano. Perciò il
risultato del conflitto avrà le più serie
conseguenze. Si tratta di un problema
cruciale, non soltanto per le giovani
nazioni africane, ma anche per le potenze coloniali di un tempo, come l’Inghilterra, la Francia, il Belgio, l’Italia,
che difficilmente possono sfuggire alla
loro responsabilità relativa alle conseguenze delle loro avventure imperialistiche nel cosiddetto Continente Nero.
I giornali hanno dato molte informazioni riguardanti la Nigeria e il Biafra. In questo breve articolo vorrei fer
mare r attenzione soltanto su due
aspetti della complessa questione.
* * *
Anzitutto, il modo in cui ogni parte
vede sè stessa. È forse più facile, per
una persona che viva sul posto, sentire — per dir così. — le posizioni di tutte e due le parti. Durànte gli ultimi tre
anni siamo vissuti nella Nigeria occidentale e durante una parte di questo
periodo abbiamo lavorato con gente
proveniente da ogni regione della Nigeria, compresa quella che è oggi il
Biafra. Durante quest’ultimo anno di
guerra abbiamo potuto ascoltare tanto
la radio del Biafra quanto quella di
Lagos, la capitale federale. Qui in Europa, è vero, i giornalisti riferiscono
sempre notizie da entrambe le parti;
può tuttavia essere utile riassumere
brevemente la posizione di ognuna di
esse.
(continua a pag. 8)
nica scorsa ho predicato sul testo di
Matteo. Un gruppo di fratelli è pronto a impegnarsi concretamente. Attendiamo indicazioni sul modo in cui organizzare questa raccolta»; a Felonica
il past. Bertinat ha cominciato a interessare i bambini della Scuola Domenicale, i quali si sono subito messi
. a raccogliere i loro piccoli rjsraarnii
e ci hanno inviato un primo versamento. Sono alcuni esempi, che siamo
certi saranno seguiti da molti.
Intanto abbiamo avuto una prima
risposta dall’EPER; il direttore era
temporaneamente assente, ma il suo
segretario ci ha scritto rallegrandosi vivamente della nostra iniziativa. In attesa di ricevere indicazioni più precise su qualche opera
specifica di cui assumere in qualche
modo la responsabilità, sia pur -iiiediata, abbiamo deciso di inviare i fondi
raccolti in queste prime settimane all’EPER in favore delle popolazioni del
Biafra; è noto che la Federazione protestante svizzera ha preso particolarmente a cuore le vittime di questa
tragedia. Come ci ha riferito il past.
Umberto Bert, che ha partecipato come delegato italiano alla recente Assemblea annua di quella Federazione,
a S. Gallo, le Chiese svizzere si sono
impegnate in un duplice senso: sia
fornendo aiuti, sia facendo pressione
sui governi, in particolare su quello
britannico (una delegazione è stata
ricevuta dal ministro degli esteri della
Gran Bretagna) con precise richieste
e proposte per la cessazione delle forniture d’armi e l’inoltro di aiuti. Faremo dunque al più presto il primo
versamento alTEPER.
Alla ripresa autunnale — quando,
speriamo, il numero degli ’’impegnati”
sarà fortemente salito — stabiliremo
di comune accordo il modo migliore
per facilitare la raccolta e per mantenere i contatti ; vedremo se sarà il
caso di costituirci in associazione ; sarà
comunque aperto un conto corrente
postale e ci terremo in contatto con gli
’’impegnati” per mezzo di una circolare, mentre continueremo sulTEco/Luce
la pubblicazione di articoli e di notizie che tengano desta l’attenzione su
un problema che purtroppo non si
estinguerà cosi presto. Per il momento, i versamenti possono essere fatti
al giornale, a mezzo vaglia o su c.c.p.
delia Claudiana, Via Principe Tommaso 1, 10125 Torino, n. 2/21641.
Non abbiamo potuto pubblicare tutte le lettere di coloro che ci hanno
scritto il loro appoggio, spesso con
grande calore e slancio ; ma ci hanno
fortemente incoraggiati e ne siamo
assai riconoscenti.
Ed ecco le prime offerte pervenuteci :
Da Torino : Roberto Peyrot L. 40.000;
Albina Peyronel 500; Maria Sacco 500;
Maria Bellina Vicentini 1.000; A. ej. Bertin 500; con. Quara 1.000; con. Macapp
2.000; E. e G. Conte 10.000; Tullio Viola
10.000; Alice Forneron 1.000; M. e B. Finino 1.000; Angela De Agostini 500.
N. e G. Trocello (Chivasso) 1.000; con.
Bongiovanni (Chivasso) 5.000; colletta Chiesa di Chivasso 5.000; B. Subilia (Rorna)
10.000; un gruppo di bambini di Felonica
3.000.
Totale L. 92.000.
2
pag. 2
N. 29-30 — 26 Luglio 1968
1868 - Giovanni Jalla-1968
-.StJÍ?.
Afflò appassionatafflente i Valdesi
le loro Valli, la loro diaspora
Ne seppe far ciuiuere con scrupolo di verità la storia - pur condizionato, come ogni uomo di cultura, dal suo temoo ■ la divulgò e insegnò ad amarla
r:
Tra i cultori di storia valdese degli ultimi cento anni — e ricordiamo oltre al .lalla, il Jahier, il Tron,
il Gay, il Pascal — colui che, più
di ogni altro impersonò e simboleggiò a lungo l’amore per la storia del
suo piccolo popolo, tanto da essere
chiamato ec lo storico valdese » per
eccellenza, è senza dubbio Giovanni
Jalla,
Nel centenario della sua nascita
(Ciotti di Hiclaretto, 6 luglio 1868),
vogliamo ricordarne la figura di studioso, senza peraltro dimenticare
che egli fu per 43 anni professore al
Collegio di Torre Pellice, direttore
dellè scuole domenicali della par- :
rocchia, predicatore, e. impegnato inC
molte attività legate alla sua bella
figura di credente valdese. ’
La storia valdese e della riforma
in Piemonte fu per Giovanni Jalla
la passione costante e in sostanza lo
scopo della sua vita: chi esamini la
enorme quantità di note, appunti e
trascrizioni di documenti di ogni
specie che egli ha legato alla sua
morte alla Società di Studi Valdesi,
e che coprono l’arco di un cinquantennio di indefessa attività, non può
non rimanere meravigliato dinanzi
a tanta fatica, a tanta tenace laboriosità. Gli archivi delle famiglie,
delle parrocchie valdesi e cattoliche, dei comuni, del vescovato di
Pinerolo, gli archivi di stato di Torino, di Ginevra, ecc., non ebbero
segreti per Giovanni J alla : tutto
egli trascriveva ed annotava. Libri
antichi e rari, edizioni introvabili,
una massa enorme di pagine stampate passarono davanti ai suoi occhi,
e di lì ancora nacquero quaderni e
quaderni di appunti e di trascrizioni.
Fu così che la storia dei Valdesi o
dei riformati piemontesi venne giorno per giorno scoprendosi a lui, non
solo nelle sue vicende grandiose, ma
nei piccoli fatti quotidiani, attraverso le vicende delle singole famiglie
o dei singoli individui, nel folklore,
nell’economia, nella vita religiosa e
intellettuale; in ogni aspetto insomma di quella che fu la vicenda dell’Israele delle Alpi. Credo che pochi
segreti siano rimasti tali davanti a
Jean Jalla, che poi conosceva ogni
luogo ed ogni casa delle Valli, e vi
vedeva rivivere lunghe lolle di uomini nella loro dolorosa e fortunosa
vicenda attraverso tre o quattrocento o più anni.
Ed ecco perciò sorgere l’erudito
minuzioso, ma non freddo, distaccato, ricco anzi di umanità, capace
di far rivivere nei minimi particolari la vita del passato riconducendola ai suoi aspetti e alle sue dimensioni di dramma umano di ogni
giorno. Molti ricorderanno certamente le sue « causeries », così avvincenti perchè appunto capaci di
presentare con una straordinaria
aderenza alla realtà, gli uomini nella loro grandezza come nella loro
miseria, nell’ora della persecuzione come in quella della vita laboriosa e pacifica.
Jean Jalla fu invero il primo grande divulgatore della storia valdese,
che per mezzo suo scese dagli scaffali delle biblioteche e sorse dalla
polvere degli archivi per essere presentata con ogni mezzo e ad ogni
ambiente, dalle scuole domenicali ai
giovani esploratori, dagli studenti
agli unionisti, dalle riunioni di
quartiere alle grandi adunanze.
1,'Echo f/es Vnllét s accolse centinaia
di articoli, e gli opuscoli storici del
17 febbraio, a ])artire dal 1904, quasi ogni anno gli diedero il modo di
presentare una pagina della nostra
storia.
I contributi di tono più elevato e
impegnativo sono numerosissimi, e
non possiamo qui citarli tutti. Vogliamo ricordare le monografie sui
templi delle valli, sulle leggende, la
storia popolare dei valdesi più volte ripubblicata, e i vasti studi pubblicati sul Bollettino della Società
di storia valdese (di cui fu a lun
go archivista e conservatore); quelli che riguarilano i sinodi valdesi
dalla Riforma al Rimpatrio, l’organizzazione ecclesiastica attraverso i
secoli, le vicende dei perseguitati
durante il 1686, le famiglie Jahier
e Peyran, ecc. Ma soprattutto vanno
ricordati i due grossi volumi sulla
storia della Riforma in Piemonte,
l’opera cui attese tutta la vita, apparsi il primo nel 1914 e il secondo
nel 1936, postumo, quando già egli
ne aveva corretto in buona parte le
bozze di stampa (era.scomparso, dopo pochi giorni di malattia, il 3
novembre 1933). Si tratta anche qui
di una massa enorme di dati, che
abbracciano circa 120 anni di storia del Piemonte," da cui risulta
chiaramente che soltanto le persecuzioni e Tintolleranza impedirono a
buona parte di questa regione di diventare protestante; un lavoro che
nessuno studioso della Riforma in
Italia può.ignorare come contributo
decisivo in questo campo.
Che dire oggi, a qualche decennio
dalla sua morte, dell’opera di Giovanni Jalla? I tempi sono cambiati,
la passionalità dello storico di mez
« L'historien vaudo-s » dinanzi
ai suoi monti.
zo secolo fa ha lasciato il posto ad
una visione più distaccata e serena:
Jalla , cresciuto alla scuola di Gilles
e Muston, adopera come essi il termine « papistes » per indicare i fratelli separati, e le sue pagine risentono sovente del l’intento agiografieo
in cui scivola facilmente ogni storico
appartenente ad una minoranza. Ma
è naturale che sia così: non vorrernmo nè potremmo pensare a un Jean
Jalla' diverso, e proprio quel tono
(die a qualcuno jiuò apparire poco
piacevole è la caratteristica che lo
colloca in un momento storico particolare: non si difnentichi che l’Italia della fine ’800 era anticlericale,
quasi ad ogni livello, e tale attribuzione non poteva mancare in uno
storico di minoranza!
Del resto se certa terminologia è
passata oggi di moda, e si è fatta
meno cruda, la sostanza dei fatti, e
cioè il lungo predominio dell.’intolleranza religiosa, è pur sempre un
«
iiiiiiiiiiiiiiimmiaii
fatto storico... che è anche bene non
dimenticare troppo facilmente. Tanto più che essa non è ancora del tutto morta e sepolta...
A parte il tono, certo Jean Jalla
ha alimentato la storiografia valdese di opere e di contributi validissimi dal punto di vista tecnico e scientifico: e la passionalità di cui dicevamo prima non "ha mai fatto velo
all’onestà dello storico, per cui è
diffìcile cogliere in fallo, diciamo così, la narrazione di Jean Jalla: la
sua ricostruzione storica è cresciuta
su una base formidabile di informazioni, ed ha avuto per scopo la verità. Come tale rimane un monumento a cui noi guardiamo con riconoscente ammirazione anche con
l’augurio che il suo esempio sia ancora seguito da altri, nella diffifficile
e impegnativa, ma anche feconda,
opera storica ispirata alle vicende
del Valdismo.
Augusto Armano Hugon
Altro che rivoluzioni... (Risposta al manifesto MCS)
11 vero compito; aiutare éi ha fame, sempre di più
^ ^ ^ ---------------------------------------
Il dovere elementare : produrre di più, ridurre i consumi
Pubblichiamo con piacere questo scritto
ricevuto dal prof. Remigio Baldoni, docente presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna.
red.
Paolo Ricca ha risposto in modo veramente magistrale nel n° 26 dell’« EcoLuce» al documento del Movimento
Cristiano Studenti ed è questa l’unica
risposta che dei veri cristiani possano
dare ad un proclama che tende a cristianizzare il comunismo, che invoca
la rivoluzione, che agogna di risolvere
con la violenza le sue velleità politiche.
Non desidero contestare agli studenti protestanti il loro legittimo entusiasmo per la scoperta del marxismo;
le parole del documento sono quelle
vecchie di 120 anni del « Capitale »,
solo un po’ più violente, un po’ più
decise, piene di quel santo fervore di
chi sa oramai tutto su tutto.
Ricca le contesta dolcemente, affabilmente, come se ben sapesse quanto si dice in Svizzera che « chi non è
socialista a 20 anni non ha cuore, chi
è ancora socialista a 40 non ha testa ! ».
Vorrei però fare un’osservazione agli studenti cristiani. Essi sono molto
saggiamente e cristianamente sensibili alle sofferenze di quella parte del
mondo che ha fame, che ha poche
speranze per il futuro, quel mondo negro o giallo che l’Occidente ha sfruttato, quel mondo in cui noi abbiamo
distrutto la civiltà tribale rompendo
un suo sano equilibrio sociale e che
poi abbiamo abbandonato a sè stesso.
Ebbene quel mondo ha oggi davvero
bisogno di noi : la spaventosa espansione numerica di quei popoli è davvero
un problema etico, sociale e profondamente cristiano!
Abbiamo altro da fare che pensare
a rivoluzioni, se vogliamo operare quel
minimo del nostro dovere che è oramai urgente ed imprescindibile!
Le rivoluzioni costano e non solo
vite umane! Quel mesetto di conato
rivoluzionario francese è costato alla
Francia ed all’Europa, migliaia di miliardi, ed è valso in fondo solo a scuotere il popolo e a farlo votare per
quel poco simpatico fantoccio di dittatore, a far scendere i voti comunisti
e a consolidare la disunione dell’Europa.
Molto di più potrà costare quella
rivoluzione autunnale che i nostri
studenti vagheggiano ed i risultati p(>litici potranno essere ancora peggiori,
forse una dittatura militare nel nostro
paese, che è rimasto ancora, con Israele, l’unico a regime democratico nel
Mediterraneo.
E chi aiuterà i paesi sottosviluppati
se anche l’Occidente sarà impegnato a
distruggere e a ricostruire le sue rie
CllBZZ©?
Secondo gli ultimi dati dell’OCSE i
17 maggiori paesi dell’Occidente, in
sieme, hanno contribuito nel 1967 per
aiuti e assistenza in tali paesi con circa 7200 miliardi di lire, le nazioni del
mondo comunista vi hanno contribuito con 200 miliardi. È estremamente
poco sia da Una parte che dall’altra.
I paesi comunisti hanno per la verità
fatto anche troppo, con le loro economie in sfacelo e con il loro sistema
economico inadatto a creare ricchezza
e benessere; ma noi potremmo in
questo senso fare molto di più. L’economia dell’Occidente è in pieno sviluppo, la ricchezza si forma e si incrementa in modo vertiginoso, soprattutto nei 10 paesi più industrializzati, fra
cui è l’Italia; non c’è però tempo da
perdere, c’è un mondo che ha fame e
noi abbiamo una sola alternativa,
quella di aiutarlo e di aiutarlo sempre
di più. Dovremo, ognuno di noi, lavorare il doppio, dovremo ridurre i nostri
consumi; questo è ormai il nostro più
elementare dovere ! Altro che divertirci
a fare rivoluzioni, per soddisfare il generoso entusiasmo dei ventenni, stanchi del benessere, stanchi di studiare,
poco convinti della necessità di lavorare, di produrre, di dar vita a nuove
attività produttive, schivi del profitto,
dietro il comodo paravento della « chiesa del dissenso » o della « contestazione globale ».
L’Italia ha contribuito anche lei, modestamente, negli ultimi anni ad aiutare i paesi sottosviluppati; mi ctansta
che anche tecnici valdesi, di quelli che
non portano in tasca formule rivoluzionarie, sono in giro, dall’Africa alla Patagonia, ad aiutare i popoli ad
evolversi ; ma nes'iuno parla di (juesto,
nessuno ne sa nulla; si teine infatti
il solito ragionamento egoistico che la
gente farebbe ; perchè mandare via
quattrini quando c’è ancora tanto da
fare in Italia? Ma anche n(Di giustamente contribuiamo, con varie decine
di miliardi ogni anno, a (juesta opera
fondamentale di civiltà, di redenzione
e di giustizia: non possiamo più esimercene.
In rapporto con gli altri paesi diamo però ancora troppo poco! Nella
grande media l’Occidente ha contribuito, nel 1967, con circa lo 0,95'!';) del
suo reddito nazionale lordo, noi abbiamo dato forse meno di un quarto
di questa percentuale; è una riprovevole ingenerosità! Un paese come l’Italia, pienamente e favorevolmente lanciato sulla via dello sviluppo industriale, con una economia forte, con una
moneta sempre più forte, con poche
spese militari, che vede il suo reddito
nazionale crescere ogni anno progressivamente, con un popolo che lavora
sodo e bene come pochi altri, non deve oramai più fingere di passare per
un paese sottosviluppato, anche se in
molti settori lo è ancora realmente;
deve aiutare il resto del mondo ad evolversi !
Mi pare che questo sia davvero un
libri
Per le vacanze
dei voslri ragazzi
a cura di Berta Subilia
bel tema per gli studenti valdesi, per
Agape ed anche per le sale annesse alle « chiese ufficiali ».
Il prodotto nazionale lordo dell’Italia è di 45.000 miliardi; di questi circa
il 67% lo consumiamo, il 22% va alle
opere sociali, ril"/o viene reinvestito
in opere produttive. Dobbiamo arrivare più presto possibile ai 100.000 miliardi di prodotto lordo e suddividerlo meglio : consumare non più del 50%, rinunciando a parecchio del nostro attuale benessere e destinare il resto alle opere sociali e molto di più agli investimenti produttivi che ci daranno
una colossale futura disponibilità di
mezzi.
Ma, cari ragazzi ed ex ragazzi del
MCS, per discutere di queste cosette
bisogna studiare di più e per attuarle
bisogna lavorare molto, molto di più
e magari anche un po’ essere disposti
cristianamente a soffrire ; altro che vagheggiare rivoluzioni !
Remigio Baldoni
Per il 450esimo cinniuersarin della
apertura della Torre di Cnstanza
Dii fraocobollo coDunemoratìvo
delle peste francesi
In occasiono delle prossime celebrazioni
del 2a centenario della liberazione delle prigioniere della Torre di Costanza, a AiguesMortes. le po.sle francesi emetteranno un
francobollo commemorativo.
Oltre alle cartoline già stampale o in corso di stampa, saranno pure stampate delle
buste iìlateliche sulle quali il disegnatore
Marc Dautry riproduce i molivi che ha scoi,
pili sulla stele commemorativa: una galera
e la croce ugonotta: tali buste saranno messe in vendita al prezzo di Fr. 2; potrà essere affrancala con il francobollo commemorativo. di Fr. 0,25. obliteralo con il bollo
speciale « Primo giorno d emissione ».
Coloro che non potranno intervenire alle
celebrazioni ma desiderano questa busta con
il francobollo possono rivolgersi (prezzo a
pezzo, Fr. 2,50) al past. Monod, 38 Beauvoisin, o airAssocialion du Souvenir Huguenot.
Montpellier. France.
Personalia
Presso la Facoltà di Architettura dell'Università di Roma ha uiitimamente conseguito
la laurea Marco Rostan, con vivo successo.
Ce ne rallegriamo con lui e gli inviamo i
più fraterni auguri per la sua attività.
PER 1 4-6 ANNI
Attilio e Karen - Il pulcino e il lupo Daniele e il ghiaccio ~ C. E. Giunti (Bemporad Marzocco). «Collana del bosco»,
L. 500 cad.
Storielle semplici, specie di filastrocche in
prosa. Molto nuovi nel tipo di racconto, sche.
matico. infantile e nel riuscitissimo disegno
moderno.
W. Disney - Paperino: ora X - Mondadori
L. 3.000.
Paperino, Pluto, Fuffo, Topolino, Bambi e
Occhidolci con Geno e Curri, tornano tutti
raccolti in questo libro, una specie di anto
logia delle figure disneyane care ai nostri
piccoli che vi ritrovano il sapore delle incan
tate avventure e dei bei disegni di sempre
Elda Bossi - Barchette di carta - Vallecchi,
L. 1.500.
Una indovinata raccolta dì poesie, di facili
filastrocche, come è tanto necessario avere
perchè i piccoli possano, seguendone il ritmo,
sgranare i loro occhi e poi chiuderli la sera.
Poesie calde di vita, di stupore, di amore per
tutte le cose.
PER I 6-8 ANNI _ _
C. Dei - Il viaggio dì pulcino Pip - C. E.
Giunti (Bemporad Marzocco). L. 750.
Il pulcino Pip non raggiunge la statura
del gallo Sebastiano, il galletto dalla forte
personalità creato dalla indimenticabile Ada
Marchesini Gobetti, ma è anch’egli un pulcino a modo suo, che non ama solo becchettare suH'aia, ma va alla ricerca di un suo
ideale, per cui nel pollaio lo credono pazzo.
Ma pazzo non è e proprio dalla sua inquietudine, che come un’allegoria percorre tutto
il libro, egli sboccia alla vita.
P. Reynaudo - Vita di Pierre, ragazzo piemontese - C. E. Giunti (Bemporad Marzocco). L. 750.
E' un libro alla sua seconda edizione, mol.
to lodato per l'aria pura che in esso traspare. E‘ l'aria delle montagne del Cuneese,
verdi di pascoli e di boschi. Pierre è un pastorello che passa le sue estati fra le mucche, guadagnando la sua vita, amando le
creature p ù semplici e vivendo in maniera
seria, religiosa e raccolta. SulTarchitrave della Duranda. la casa che è riuscito a costruirsi nel Cuneese. si può ancora leggere il suo
motto « andare e fare ».
FINO AI 10 ANNI
Angela Jonescu - Da un Paese lontano Vallecchi. Coll. « Il Martin Pescatore ».
L. 2.000.
{( Ho capito che il cane vuol ess3re libero.
Vuol essere nostro amico, vuole stare con
poi, ma non vuole un padrone. E' un cane
l'iiero. Se ne va quando vuole e quando vuo.
le ritorna. Provate a mettergli il collare e
vedrete ». Così Angela Jonescu. nata a Bucarest e residente ora in Spagna dove si dedica soprattutto alla letteratura infantile, comincia uno dei racconti di questo libro che
vengono da un paese lontano, un paese bello,
da cui saltano fuori ragazzi limpidi e lieti,
coraggiosi e sereni come l’autrice vuole ispirare i suoi lettori ad essere.
OLTRE 10 ANNI
Donateli.a ZiLiOTTO - Tea Patata - Vallecchi. «Il Martin Pescatore». L. 1.500.
Tu non vedrai, nessuna cosa al mondo
Maggior di Roma, maggior di Roma!
« E' una cattiva — pensò Tea Patata
è senza cuore. Come fa a cantare tutta contenta una storia tanto triste? Quel Maggior
Di Roma... Forse era meridionale come il
macellaio Di Venanz:o. Chissà. Poi gli sarà
magari scoppiala in mano una granala e così
c diventalo cieco. Cieco di guerra. E non
vedrà nessuna cosa al mondo, niai più. Nean.
che il sole che sorge, libero c giocondo. Povero Maggior Di Roma... ».
La Ziliotto. che presenta alla Radio una
rubrica per ragazzi e dirige a Roma una col.
lana di attualità, è una scrittrice spigliata e
in questo libro descrive una famiglia modernissima — intellettuali i genitori, liberi i 6.
gli — nella quale si muove la piccola ingenua Tea Patata (Teodora), una bimba che
assomiglia alla nonna e che porta in se i problemi che possono turbare l'infanzia che viv.
in un mondo come il nostro.
3
26 Luglio 1968 — N. 29-30
pag. 3
Riunioni del XV agosto
La festa del XV Agosto, come già annunziato nello scorso numero
del giornale, avrà luogo quest'anno a Torre Pellice e a Massello. Precisiamo ora le località delle due riunioni. Per la valle del Pellice I incontro avrà luogo all'Inverso Rolandi, nei pressi della scuola. Il posto è
raggiungibile facilmente in macchina. Vi sarà un posteggio per gli autoveicoli a pochi minuti di distanza dal luogo della festa. Per le Valli Chisone e Germanasca, la festa avrà luogo in località Balziglia di Massello.
Il posto dista circa 25 minuti di marcia dal « Piccolo Passet », dove termina la strada asfaltata. Alcune macchine potranno tuttavia raggiunQpf-0 ¡I luogo dell'incontro, seguendo la strada non asfaltata che condualla Balziglia, strada che è stata riparata per l'occasione. 11 posteggio
consentirà l'accoglienza di un numero limitato di macchine, per cui si
pregano tutti coloro che arriveranno in macchina al piccolo Passet di
attenersi disciplinatamente e scrupolosamente alle indicazioni dei giovani che saranno preposti al servizio del traffico, onde evitare che la
strada della Balziglia venga ostruita.
Il tema centrale di entrambe le riunioni sarà « Il fratello ha bisogno di te ». Questo tema sarà sviluppato sia nei culti del mattino, sia
nei vari interventi previsti per la tarda mattinata e per il pomeriggio.
Non siamo ancora in grado di comunicarvi il nome dei vari oratori,
tranne quelli dei due predicatori che saranno i pastori Sonelli e G. Tourn;
nel prossimo numero del giornale verrà comunicato il programma dettagliato. Ci limitiamo qui a indicare alcuni degli argomenti che verranno toccati; Centro Diaconale, Ospedale di Pomaretto, Asilo di Torre
Pellice, Casa Gay, situazione sociale in vai Chisone, Missioni, Storia
Valdese.
TORRE PELLICE (Casa Valdese) — 21-22 agosto
l\ Convegno di Studi sulia Riforma
ed i Movimeoti Reiigiosi in Itaiia
MERCOLEDÌ' 21 AGOSTO :
Ore 15: Apertura del Convegno. Saluto del Presidente della Società di Studi Valdesi. Elezione della presidenza del Convegno.
Ore 15,30-19: Comunicazioni.
Eugenio Dupré ; L'emigrazione dei Catari di Linguadoca in Italia.
Romolo Cegna : Razionalismo ed escatologismo nel «De Purgatorio»
(1415) di Nicola da Dresda, Maestro in Praga.
Jana Nechutova : Elementi ereticali nell'opera di Matteo di Janov.
Domenico Maselli : Un processo per eresia nel secolo XV, da documenti
inediti dell'archivio di Stato di Firenze.
Giovanni Gönnet; Sguardo sulla storiografia valdese antica e recente.
GIOVEDÌ' 22 AGOSTO:
Ore 9-12; Comunicazioni.
Attilio Agnoletto: Alcune considerazioni sulle « Annotationes » di
Johann Bugenhagen alle lettere paoline.
Luigi Santini: Scisma ed eresia nell'insegnamento di P. M. Vermigli.
Manfred Welti : Il contributo di Giovanni Bernardino Bonifacio all'edizione principe del « De haereticis, an sint persequendi ».
Antonio Rotondò ; Osservazioni su due dei « Dialoghi XXX » delrOchino.
Romolo Comandini : Antiprotestantesimo di prelati cattolici negli Stati
della Chiesa durante la Restaurazione.
Giorgio Spini'; Per la storia del Protestantesimo italiano dei sec. XiX-XX.
N. B. - Le comunicazioni saranno contenute entro i venti minuti, onde
consentire le eventuali discussioni.
Ore 1.2: chiusura dei lavori. Fissazione del programma del convegno successivo.
Note logistiche: I partecipanti al Convegno, salvo richiesta contraria,
saranno ospitati presso la «Foresteria Valdese» (pensione completa L. 2.000). Per qualsiasi informazione e chiarimento, rivolgersi al prof. Augusto Armand Hugon, Torre Pellice (Torino).
GIORNATE DEL CIABAS 1968 — 23-24 agosto
Chiesa ed elica rìmiliiziiiBaria
Subito dopo le « giornate storiche » organizzate dalla Società di
Studi Valdesi e subito prima del Sinodo, si terranno nel tempio del
Ciabas le « giornate » di studio e di dibattito che, come precedentemente annunciato, verteranno sul tema : Chiesa ed etica rivoluzionaria. A forte maggioranza il gruppo promotore ha ritenuto di dover rinviare il
tema proposto l'anno scorso, « L'esistenza della Chiesa », considerandolo
troppo introverso, mentre pare più urgente una presa di posizione protestante sul tema dell'impegno rivoluzionario. Non si tratta di un semplice conformismo alla moda del nostro tempo. Molte comunità hanno già
conosciuto nel loro seno proteste, non diciamo rivoluzionarie, ma certamente contestatarie. Accade spesso di vedere membri di una stessa
chiesa diyi,si nettamente a causa di prese di posizione diverse, o figli in
piena opposizione ai genitori per ragioni sociali o politiche. E' dunque
ora che la nostra Chiesa assuma precise responsabilità.
Le « giornate », come risulta dal programma che segue, sono articolate in maniera da riuscire — almeno, si spera — agili e aperte alla
discussione plenaria. L'obiettivo è una riflessione teologica rigorosa nel
suo riferimento alla Scrittura, accessibile e stimolante per tutti coloro che
vogliono orientare con maggior chiarezza le loro scelte e i loro impegni
di cristiani nel mondo.
Il tema generale è stato articolato in quattro sottotemi, affidati ognuno a due oratori ; ogni esposizione sarà immediatamente seguita da discussione.
P ROG RAMMA
23 agosto, ore 9 - Siamo in una situazione pre-rivoluzionaria? È un in
terrogativo che molti si pongono e a cui non si dà oggi una risposta univoca. Relatori; Giorgio Spini e Mario Miegge ;
ore 15 - Evangelo e rivoluzione. Studi biblici centrati sull'escatologia
(le « cose ultime ») e le « cose nuove » dell'Evangelo (cfr. il tema
di Uppsala) viste in rapporto, positivo o negativo, con le varie rivoluzioni del nostro tempo. Relatori : Giorgio Girardet e Alfredo
Sonelli. '
24 agosto, ore 9 - Impegno cristiano e rivoluzione. Si tratta di chiarire i
rapporti tra etica cristiana, sul fondamento biblico cercato prima, e
. impegno rivoluzionario. Relatori: Enrico Pascal e Carlo Cazzola ;
ore 15 - La situazione della Chiesa. Che cosa dice, soprattutto che
cosa fa (o non fa) la Chiesa in mezzo alle varie rivoluzioni odierne? Che cosa potrebbe, o dovrebbe dire o fare? Relatori : Sergio
Rostagno e Claudio Tron.
Un cordiale, insistente invito è rivolto ai membri delle comunità
•evangeliche viciniori, con la speranza che anche un certo numero di delegati al Sinodo possano anticipare di un paio di giorni la loro presenza
in Val Pellice. E grazie fin d'ora agli oratori che hanno accettato l'incarico.
PHCÌSEGUE IL DIBATTITO SULLA PREDICAZIONE
Chi dà e insegna alla Chiesa?
Giomnna Sciclorw e Eugenio Riuniv precisano la loro posizione e respingono l’accusa di sfiducia nella predicazione
Le reazioni suscitate dai miei ultimi
appunti sulla predicazione mi sembrano per lo meno strane: non ci si è accorti che lo scritto era una tirata contro « l’opera sociale », e che la sfiducia
manifestata era proprio una sfiducia
nei suoi metodi e nella sua sovente
pretesa di sostituire la predicazione e
di dare buona coscienza alle comunità
di essere attive? ! Nei miei appunti mi
sembrava di aver anche insistito parecchio sulla distinzione fra « predicazione » e « opera sociale ». Non riesco assolutamente a capire l’accusa di
sfiducia nella predicazione e di « testimonianza del silenzio» nel quadro
di un discorso di riscoperta gioiosa dell’evangelo nella ricerca comunitaria di
base. Non per nulla infatti ci siamo
posti in serio contrasto con alcuni
gruppi di servizio in Sicilia, in occasione del lavoro per il terremoto, ma
giungendo ben j-resto alla questione di
fondo; il rappoiro predicazione-lavoro
sociale. Il senso del mio articolo era
grosso modo questo : « Cerchiamo nuove vie, nuovi ambienti, nuovi termini
alla predicazione dell’Evangelo ; non
lasciamo passare la cosa in secondo
piano, perchè c solo a questo che siamo stati chiamati comunitariamente
a portare lo ste.sso evangelo, cerchiamo di farlo a ivello comunitario e
1.aie-pastorale (= con
; di tutti quelli che un
;ciso di ammettersi in
non più indivia:
la partecipazio
giorno hanno a,
chiesa) ».
(«necessità me n’è imposta!») negli
ambienti, nell’ambito dei problemi e
nella misura in cui vi si inserirà e saprà coglierli ancora prima che vi si
manifestino, ne sarà il sale.
Oppure la chiesa non ha un tale
contenuto ; è mancata alla sua funzione, come Gerusalemme non ha annunziato la Parola agli altri popoli,
non si è nemmeno mescolata ad essi,
ma ha mutato la sua posizione di servizio in una di supremazia razziale
( come la chiesa oggi di dice « mater et
magistra », e non solo la chiesa cattolica!). Se dovesse avvenire o essere avvenuto che la chiesa abbia perduto il
contenuto vigoroso di cui abbiamo
parlato, sarebbe molto puerile parlare
di « silenzio di Dio » o di crisi dqlla
chiesa e della sua predicazione. Parliamo pure di «crisi», ma nel senso
autentico della parola, cioè di giudizio. Riconosciamo onestamente che
Dio può parlare fuori e anche molto
lontano dalla chiesa (Gesù è stato
forse un ecclesiastico o è stato ben accetto nell’ambiente della sua chiesa?),
sta a noi sentirlo e riconoscerlo; non
si tratta del resto di cercare o di sforzarci, perchè è cosi, che lui ci parla, e
noi scopriamo a un certo momento
che quello è l’Evangelo, come il tesoro nascosto nel campo, che ha un valore tale da modificare tutta la nostra
vita e da esser raccontato e condiviso
con tutti i nostri amici e vicini.
« * *
È inutile continuare a cullare le comunità con la religione, lasciandola
confondere con l’Evangelo (di questa
confusione dobbiamo vergognarci); è
inutile continuare a cercare la via più
pulita e meno scabrosa di vivere nel
mondo, facendoci i fatti nostri; è inutile continuare a riempirci la bocca (o
la penna) di bei paroioni come « semantica » o « logica formale » e di belle citazioni di scritti, che, nota bene, a
loro tempo hanno inciso nella vita
della loro generazione, hanno rivoluzionato e messo sotto il giudizio di Dio
il pensiero e le strutture della loro società, mentre ora se non vengono tra
dotti e riproposti nella nostra problematica rischiano di restare una sterile disquisizione, di cui proprio solo
dei «funzionari della religione, dei
Mònsù Travet ecclesiastici » non sentono il vuoto.
Giovanna Sciclone
VecJere la realfà delle
cose
* •
Ma qui noi. intendo riprendere
l’esposizirne pi dwite chiunque voglia rileggerla za •preconcetti vedrà,
spero, anche de . e vorremmo arrivare.
Converrà piui o chiarire il punto:
« Noi non abbi ’mo nulla da dare e da
insegnar! ci tato ingiustamente
spiegato come i n rifiuto a dare « quello che debbiai otoè i evangelo. Anche questa fr eifi detta in tono
molto polemico nel. contesto della discussione dei luvorò'Sbciale. Per esempio ; ci sembra molto sbagliato e contrario alio p 0 dell evangelo che
oualcuno vengo in un posto con la pretesa di dare e di insegnare, e non tenga in nessun conto l’esperienza, l’opinione, il senso deilà vita che gli abitanti del posto hanno già (che può esser in molti casi sbagliato e paralizzato da tradizioni soffocanti, ma non c’è
il rischio che altrettante seppur diverse ne abbia il « rniss.fenario »?). Mentre
ci sembra molto più aderente aU’Evangelo il discorso di uno che viene da
fuori perchè ama i siciliani e vuol vivere la sua vita insieme a noi... Darà
anche e insegnerà, se sarà lui stesso
disposto a ricevere e a imparare; forse
saranno gli altri a riconoscerlo e a
dirlo, ma non potrà pretenderlo lui
stesso venendo a « civilizzare » gente
che ha dei costumi diversi e dei problemi di economia e di educazione più
gravi di altri, ma che certamente sotto
altri aspetti ha anche da « dare e insegnare » al pari del « missionario ».
Il dare e l’insegnare come il ricevere e
l’imparare possono avvenire sólo su
una base di reciprocità («sottoponendovi gli uni agli altri nel timore di
Cristo » Ef. 5 ; 21 ; « ...stimando l’altro
da più di sè stesso» Pii. 2: 3).
« * >:=
Questo vale anche per la chiesa che
non ha da «dare e insegnare» in se
più che qualsiasi altro ente o istituzione, ma può dare e insegnare, come e
stato giustamente rilevato, nella misura in cui riceve ed impara. E questo è
il punto : da chi e come riceve e impara la chiesa? La risposta sembra ovvia ; da Dio e per mezzo della Scrittura (E. Pecoraro s’incaricherà di farci
sapere il numero della pagina ®
citazione esatta della risposta del Catechismo di Heidelberg in proposito,
secondo dedizione Critica più: aggior-,
nata). Però Dio non lo fa direttamem
te mediante sogni, visioni, angeli, nè
mediante una classe dirigente dellq
chiesa, che possa dirsi depositaria e
garante della sua rivelazione ; la Scrittura dà e insegna una Parola discussa,
oggetto di contraddizione, espressa di
volta in volta nella filosofia, nel linguaggio politico della generazione'che
l’ha scoperta.
Non è forse vero anche per la chiesa, come per ogni altra realtà umana,
che la Parola di Dio le viene data nell’ascoltare e nell’imparare dagli altri
(e certamente non si identifica mai
semplicemente alla voce degli altri,
ma non smette mai di confrontare
queste voci e questi insegnamenti con
l’insegnamento e la «via» di Cristo,
provocando dunque continuamente
una nuova contestazione per ogni
struttura che l’uomo decide di imporre all’altro uomo)? Quante volte la
voce del Signore è giunta alla chiesa
proprio « da fuori », con autorità, per
scuoterla, richiamarla, indicarle il suo
vero obiettivo. È inutile che inorridiamo al pensiero che sia « il mondo » a
dare alla chiesa coscienza del suo annunzio o addirittura a darle il « sapore »... Forse che lo stesso problema e
lo stesso scandalo non deve esserci
stato al tempo in cui Amos fu inviato
agli ecclesiastici di Bethel? L’importante è chi manda e il contenuto del
mandato.
O la chiesa ha un contenuto vigoroso di contestazione della società, e allora lo esprimerà necessariamente
Caro direttore,
sono stato alcuni giorni incerto. Il tuo
articolo sul numero del 7 giugno (Sfiducia nella predicazione?) mi chiamava in causa ma l’articolo incriminato,
che avevo scritto a suo tempo su
« Adelfia» (marzo 1968), non era stato
portato a conoscenza dei lettori del1’« Eco-Luce ». Anche le parole citate
tra virgolette nel tuo articolo, contrae
riamente a quel che molti lettori avrebbero potuto pensare, non erano mie.
Insomma i lettori di questo giornale
sapevano che avevo detto qualcosa di
sbagliato, ma non sapevano che cosa:
non era stata data loro la possibilità
di esaminare il mio scritto. Così, lo capisci bene, è diffìcile chiarire il proprio pensiero, perchè il. proprio pensiero non è stato neppure presentato.
C’è di più; nell’articolo si fa dire a
Gianna Sciclone ed a me il contrario
di quel che abbiamo sostenuto e sosteniamo. Sosteniamo che l’unica cosa
impoitante nella Sicilia del terremoto
è la predicazione? nell’articolo tuo sembra che diciamo il contrario. Sosteniamo che non c’è tanto bisogno di opere
sociali ma — ancora una volta — di
predicazione dell’evangelo della verità?
nel tuo articolo sembra che stiamo
battendoci, perchè dappertutto sorgano opere sociali (e così ha capito anche Eugenio Pecoraro, che, appunto,
non so se ha letto il mio articolo).
Mi sembra chiaro: non si può aprire un dibattito su uno scritto che non
si conosce che attraverso il tuo commento (negativo).
Perciò direi qui alcune cosette che
mi sembrano essenziali. Non abbiamo
altro da fare che predicare. La nostra
ricerca è proprio per cercare che cosa
significhi questa affermazione : appunti sulla predicazione in Sicilia.
Predicare non significa necessariamente far sermoni ogni domenica dall’alto di un pulpito: comunque non
significa solo questo. Se la gente non
è nelle nostre chiese, invece di lamentarci perchè la gente non c’è dobbiamo
essere sufficientemente onesti da non
ingannare chi ci paga e andare dove
la gente si trova (ma è chiaro che non
lo facciarrio perchè qualcuno ci paga).
Alla gente, dovunque si trovi, confesseremo il nostro peccato e- diremo
la verità della situazione in cui, noi
e loro ci troviamo.
'Questa situazione,dipende anche dal
fatto che non abbiamo safiuto (o voluto?) spesso dire quel che eravanio
incaricati di dire. Abbiamo approfittato della gente cosiddetta ignorante
e abbiam creduto di a'ver fatto chissà
che cosa raccontando storielle invece
di predicare. Abbiamo creduto che il
compito nostro fosse di creare ( e mantenere) tante belle «comunità»; comunque questo, è stato il compito più
importante (e lo è tuttora in moltissimi casi). Abbiamo quindi tradito il
nostro compito, non siamo stati sale,
siamo stati <e siamo) da buttar via
come sale: non abbiamo nessun odore (e nessun sapore).
Il nostro compito è quindi, in un posto dove tutti si vantano di aver fatto
e di fare qualche cosa, di dire che non
abbiamo fatto niente di quel che
avremmo dovuto fare. Se non diciamo
questo, non abbiamo altro da dire.
L’annuncio che Gesù Cristo è il Signore che libera va fatto in- questa situazione. Gesù Cristo può aprire degli sbocchi e portare avanti una speranza, in mezzo alla Sicilia scossa dal
disordine e dall’ingiustizia. Proprio per
questo non dobbiamo sostituire a questo annuncio, (che non viene da noi,
ma che noi meglio che possiamo diciamo in mezzo alla gente del nostro tempo e del nostro paese) parole e opere
nostre — sagge e buone — che distolgano gli uomini e le donne che ci sono
accanto dalla verità.
Oggi è difficilissimo parlare e scrivere perchè da ogni parte ci sono censori
che cercano di'impedire che parole di
oggi vengano dette alla gente di oggi,
ma bisogna pur rischiare - e non ha tanto importanza se si sbaglia perchè
siamo 1;, l’uno accanto all’altro proprio
per aiutarci e per correggerci. Bisogna
comunque dire che non siamo capaci
che di parlare in termini politici, cioè
nel linguaggio che ogni persona che incontriamo parla (rifiutiamo perciò sia
le sfilze di versetti che le continue citazioni di professori italiani o stranieri - anche se siamo d’accordo che qualche volta sia le citazioni che i versetti
abbiano fatto e possano fare un mucchio di bene).
Piccola nota per lettori distratti:
crediamo che le comunità non debbano essere avvilite e disprezzate ; ma
crediamo che non saranno avvilite
nè disprezzate solo se si dirà loro chiaramente che non devono predicare
se stesse: niente quindi consolazione
che calma, ma parole dure che richiamino alla realtà delle cose (e alla nostra responsabilità di servitori inumili).
Con cari saluti Eugenio Rivoir
Mi dispiace se ho frainteso l’intenzione
ultima dello scritto di G. Sciclone (e, con
una citazione che riconosco troppo corsiva
e indiretta, E. Rivoir) e sono veramente felice di queste precisazioni. Tuttavia vorrei
invitare G. Sciclone a rileggere lei pure
senza preconcetti, cioè... senza sapere tutto
quello che ha scritto questa vol'ta e senza
conoscere il contesto del loro dibattito siciliano e vedrà che la reazione si giustificava; del resto non ero stato affaito il solo
a reagire in quel modo e se sono in parecchi. sotto varie latitudini, a non capire, bisogna pur riconoscere che non ci si è espressi con tutta la chiarezza necessaria. Mi era
venuto naturale ■— con rincrescimen'io e
stupore — inquadrare questa posizione
(presunta, mi dite) in tutto il discorso che
si va facendo nella chiesa sulla « chiesa latente ». sulla « conversione al mondo ». ecc.,
tLLti spunti che erano largamente presenti
pure nei documenti preparatori a Uppsala e
che stando alle prime notizie hanno parecchio determinato quei lavori, in un modo
che non posso non considerare grave. Del
resto, non fa forse capolino un accenno in
tal senso, quando G. Sciclone scrive; «E’
inutile che inorridiamo al pensiero che sia
”il mondo” a dare alla chiesa coscienza del
suo annunzio o addirittura a dare il "sapore”... »? Non si tratta di inorridire o meno,
si tratta di aver chiaro che, nella misura in
cui questo avviene, la chiesa sta prendendo il sapore il mondo e perdendo quello
dell'Evangelo. L'esempio di Amos non mi
pare affatto pertinente, perchè Amos era
un credente; e G. Sciclone sa meglio di me
che il contenuto ultimo del suo mandato
non era una predicazione sociale e che il
suo 0 evangelo » non era dato dal mondo,
ma dal Signore che gli aveva parlato nelle
campagne di Tekoa. lo penso di essere
pronto ad accettare una profezia che metta
in questione la mia ecclesiast'c.tà, potrei
anzi dire che ne ho sete; pronto ad imparare (l'Evangelo) da chiunque altro nella
comunità dei credenti; pronto pure ad ascoltare con attento rispetto le voci degli uomini in ricerca seria e in lotta appassionata
al di fuori della chiesa, convinto che molti
fra loro sono più avveduti della massa della chiesa neU'individuare con chiarezza e
nel sentire con intensità e sofferenza i punti vitali e dolenti della vita umana, oggi:
quei punti in cui deve innestarsi la predicazione dell'Evangelo. E tuttavia non è dal
mondo che può venirci l’Evangelo. mentre
varie tendenze cristiane odierne sembrano
più che giustificare l'espressione di E. Pecoraro, secondo cui è il mondo a dar sapore
alla chiesa
Penso che queste chiarificazioni reciprocfig — e quelle che potranno seguire in un
dibattito che mi auguro prosegua — sianò
state comunque utili a tutti; mi dispiace se
pensate che siano state fatte ingiustamente
sulla vostra pelle... Ma siamo appunto, come dite, qui per confortarci e correggerci
gli uni gli altri e vi chiedo scusa nella misura in cui vi ho frainteso. Fraternamente,
in quella preoccupazione di chiarezza e di
onestà nella predicazione, che apprezzo molto in voi. Gino Conte
4
pag. 4
26 Lugl'o 1968 — N. 29-30
DIARIO DI UPPSALA, DI VIT TORIO SUBITI A
Due tendenze deU'ecumenismo
nelle relazioni presentate da W. A. Visser ’t Hooft e da E. Carson Blake
(segue da pag. 1)
può realizzarsi in noi soltanto per
opera dello Spirito Santo. Senza
lo Spirito « Dio è lontano, il Cristo appartiene al passato, l’Evangelo è una lettera morta, la chiesa
una semplice organizzazione, l’autorità un dominio, la missione della propaganda, il culto una evocazione e Vagire cristiano una morale da schiavi »; « l’alchimia della
cultura e dell’economia non potrà
jare altro che trasformare della
morte in un’altra morte »! Lo Spirito introduce nel nostro mondo
orizzontale un dinamismo nuovo,'
una tensione, non tra un trascendente fatto di concetti e un immanente fatto di fenomeni, ma fra il
tempo attuale e il tempo nuovo,
che fa diventare il tempo attuale
pasquale, cioè fa fermentare in esso non solo una rivoluzione permanente, ma una palingenesi, una
ri-creazione.
Queste grandi linee si concretano nel pensiero del conferenziere
ortodosso in un senso ecclesiastico: « l’avvenimento della Novità si
vive nella Chiesa, ...perchè il Regno comincia a realizzarsi, come
un germe e un lievito, nella Chiesa di questo tempo », lo Spirito
vive nella Chiesa, appartiene alla
Chiesa, che ha una struttura essenzialmente sacramentale e deve
avere una teologia profetica, che
sappia leggere nella storia la ve
nuta del Signore, che viene a vivificare ciò che è prigionero della
morte.
Così, aH’inizio dei suoi lavori, la
IV Assemblea mondiale è stata posta di fronte alla distretta ecumenica già più volte rilevata nel passato: una comunanza^di riferimenti cristiani e una divergenza di
prospettive, che impediscono la
comunione e che ripropongono
l’antica, tormentosa questione del
vero e del falso Evangelo, che sarebbe inutile illusione ignorare o
anche solo sottovalutare.
Uppsala, 12 luglio
Un momento che potrebbe rivelarsi sintomatico della IV Assemblea ecumenica, di quello che l’ha
preceduto e di quello che la seguirà, è il momento rappresentato
dalle due relazioni, del vecchio e
del nuovo Segretario generale. Il
Dr. W. A. Visser’t Hooft, parlando
sul tema « Il mandato del movimento ecumenico », ha tracciato
una panoramica dell’ecumenismo
da Stockholm 1925-a Uppsala 1968.
Avevo incontrato il giorno prima
il grande pioniere e salutandolo
mi era parso invecchiato e depresso. Anche se occorrerebbe discuterne certi elementi di fondo, ho
dovuto subito ricredermi di fronte
al vigore della sua parola, che ha
immediatamente conquistato l’attenzione di tutti.
La coscienza sociale dellelChiese non è
di oggi: una panoramica deirecumenismo
da Stockholm 1925 a Uppsala 1968
Oggi forse si dimentica che già
nel 1925, nonostante la grande diversità dei linguaggi e delle posizioni teologiche, si era affrontata
la questione dell’ atteggiamento
della chiesa di fronte al mondo.
« Vi erano due tipi di pietà cristiana che si opponevano — da una
parte la pietà di tendenza escatologica e individuale, dall’altra la
pietà sociale e universale, ...con la
sua visione d’una crescita progressiva del Regno di Dio grazie all’applicazione dei principi cristiani alla società ». La coscienza cristiana del 1968 è preoccupata dalla stessa preoccupazione fondamentale di « sapere che cosa significa la speranza escatologica per la
nostra vita, per la nostra azione
nella storia ».
Stockholm 1925 non aveva i fondamenti teologici per dare un contenuto alla testimonianza cristiana nella società e le chiese che dovevano esercitarla erano talmente
assimilate a questa società da non
essere in grado di annunciarle una
parola profetica. Queste chiese
«dovevano passare attraverso un
completo rinnovamento per essere
la coscienza della società »; tra
Oxford 1937 e Amsterdam 1948 ci
si è resi conto di questa esigenza e
nello stesso tempo del rifiuto violento e sistematico affiorato nel
mondo moderno di riferirsi più
oltre all’Evangelo. Ma mentre il rifiuto è andato prendendo sempre
più corpo ed è diventato evidente
agli occhi di tutti, il rinnovamento, capace di superare il discredito del nome cristiano, è avvenuto?
Il discorso fatto ad Evanston 1954
sulla pertinenza della speranza biblica ha avuto qualche peso, così
da superare la tensione tra la tendenza verticale e quella orizzontale?
Dopo New Dehli 1961 il Consiglio Ecumenico ha visto infoltirsi
i suoi ranghi con l’adesione delle
Chiese Ortodosse e il Concilio Vaticano II ha segnato l’inserzione
pratica, se non ufficiale, della Chiesa Romana nella comunità ecumenica. Con quali effetti? Un arricchimento della testimonianza cristiana nella vita dell’umanità, come aveva sognato Sòderblom, oppure un accumulo di clericalismi,
che ha prodotto un irrigidirsi e un
estendersi della contestazione non
più soltanto all’esterno, ma all'in
dipendono dall,
to un lavoro G
terno stesso della Chiesa? Visser’t
Hooft con chiaro realismo ha riconosciuto che oggi il movimento
ecumenico, proprio nella matura
pienezza del suo sviluppo, è « seriamente messo in questione », soprattutto da parte della generazione giovane. « Ci si dice infatti
che il movimento ecumenico, quale si è sviluppato nel corso degli
ùltimi 40 o 50 anni, è incapace di
aiutare le chiese a compiere la loro missione nel mondo contemporaneo. Questo mondo esige un rinnovamento radicale. Ma come possono le chiese parlare in maniera
convincente di un rinnovamento
radicale, se esse stesse non sono
radicalmente rinnovate? Il nostro
mondo ha bisogno di una rifusione completa delle sue strutture
tradizionali, ma le chiese non dimostrano con tutta evidenza che
con le loro strutture tradizionali
si oppongono a una simile rifusione? ». Con intelligenza e con
lealtà, a confusione dei molti che
hanno scoperto con ritardo l’ecumenismo e che declassificano come pre-ecumenici quelli che lo
hanno vissuto e che ora ne hanno
una coscienza critica, l’uomo che
è stato la cellula operativa deiecumenismo nel mezzo secolo della sua parabola, si è domandato
se non si debba « arrendersi all’evidenza che il movimento ecumenico ha fatto il suo tempo e che
siamo ora entrati in un’epoca postecumenica ».
I due poli
dell’Evangelo
e le due eresie
Si tratta di impostare con chiarezza i problemi presenti.
1) Anzitutto: « Un Cristianesimo che avesse perso la sua dimensione verticale avrebbe perduto il
suo sale e sarebbe non solamente
insipido, ma senza utilità per il
mondo. Ma un Cristianesimo che
utilizzasse le preoccupazioni verticali come un mezzo per sfuggire
alle sue responsabilità nei riguardi dell’uomo e della sua vita comune, sarebbe nè più nè meno che
un rifiuto dell'incarnazione, dell’amore di Dio per il mondo, manifestato in Cristo ». Sono i due
poli dell’Evangelo: non vederli e
sopprimere la tensione che li vin
cola significa uscire dal terreno
cristiano. Nella decisa coscienza
delle motivazioni verticali, bisogna però assumere senza mezzi
termini i compiti orizzontali. Perchè le chiese « sono largamente responsabili dell' impressione erronea che i cristiani sono i difensori
della Chiesa, lasciando la difesa
dell’umanità ai filosofi, umanisti e
marxisti ». Mentre il messaggio
universale d’Israele è anteriore di
secoli già all’ecumene umanistica
di Alessandro il Grande. « È tempo di comprendere che ogni membro di chiesa che rifiuta praticamente di prendere una responsabilità nei riguardi dei diseredati
dovunque siano, è colpevole di
eresia altrettanto quanto quelli
che che rifiuta io questo o quell’articolo di fed<‘ »7
2) In secondo luogo: Visser’t
Hooft si è dom; idato se non è stato un errore cr< are quel fenomeno
di concentrazio ‘e ecclesiastica che
è il Consiglio E umenico, determinando la com; rensibile reazione
dei profeti deli era post-ecumenica, i quali chiec: mo di concentrare
invece tutta 1 attenzione esclusivamente sui c- mpiti urgenti nel
mondo senza >erdere più oltre
tempo in vari forzi per rinnova-*
re le chiese. La isposta è stata pacatamente neg: liva: non bisogna
ora cambiare ci ■ rezione di marcia.
« Nel movime ■ to ecumenico è
sempre stato riservato un posto
importante ai lovimenti che non
chiese. Hanno fatpiónieri e devono
continuare a n, tterci in questione
e a stimolarci. Ma un movimento
ecumenico che non fosse appoggiato e portato dalle chiese sarebbe ben presto liif castello di carte.
Non sarebbe pm iin movimento
simboleggiante la -ede nell’incarnazione. Negherebbe una delle
scoperte fondamentali della storia
ecumenica, cioè che l’Una Sancta
non è un meraviglioso ideale, ma
una realtà data da Dio e che deve
manifestarsi concretamente. Non
parteciperebbe realmente alle lotte decisive dellanostra epoca... Per
poter agire nella società, i cristiani devono partecipare a delle
strutture identificabili della vita
comune ».
Il mercato comune
dei carismi
Se il movimento ecumenico ha
bisogno di utilizzare « l’enorme
potenzialità spirituale ancora nascosta nelle chiese cristiane »,
queste hanno adoro volta bisogno
del movimento ecumenico, perchè
continui a esercitarsi su di esse un
processo di conforto e di correzione reciproca. Questo « mercato comune dei carismi » produce, secondo il relatore, un arricchimento e un approfondimento per l’edificazione del corpo di Cristo.
3) In terzo luogo: si moltiplicano oggi le critiche all’importanza che è stata conferita all’unità
della Chiesa, che per gli uni sta
già ampiamente realizzandosi per
naturale processo storico, per altri rischia di aggravare le tendenze all’istituzionalizzazione della vita ecclesiastica creando delle strutture ancora meno flessibili di quelle oggi esistenti. L’oratore ha ribadito, senza motivi nuovi, la rilevanza cristiana dell’esigenza dell’umanità, che non deve essere
confusa con uniformità e centralizzazione.
4) La crisi radicale che è in
corso si pone a tre livelli: crisi del
sistema educativo, crisi delle
strutture politiche e sociali, crisi
di orientamento di una civiltà che
è diventata vuoto automatismo di
produzione e di consumazione.
« La gioventù compie la sua missione storica mettendo brutalmente a confronto con la questione del
significato della nostra vita in co
mune ». Non si era potuto prevedere che questa Assemblea « posta
sotto il segno del rinnovamento di
tutte le cose in Dio si sarebbe tenuta nell’anno stesso in cui doveva scoppiare la volontà di un rinnovamento radicale della società...
Quando dei giovani nel mondo intero pongono delle questioni penetranti sul significato ultimo della
vita, le chiese devono drizzare
l’orecchio. Nostra res agitur. Se
abbiamo qualche cosa da dire nei
riguardi dell’ orientamento della
nostra vita in comune, della vocazione dell’uomo, di una società veramente responsabile, di ciò ^he è
prioritario, è il momento di farlo
e di dirlo con una chiarezza, una
semplicità e una franchezza tali
che la gioventù drizzi anch’essa
l’orecchio ».
Le nuove tendenze presenti nel C.E.C. e
le critiche crescenti che sollevano - Più
stretta collaborazione con la Chiesa romana e offensiva pan-cristiana contro la
povertà di due terzi dell’umanità
La capacità di questo tenace
olandese di unire con penetrante
intelligenza e con magistrale equilibrio il pensiero teologico più
chiaramente orientato con la prassi più concretamente impegnata
si è una volta di più imposta all’Assemblea, che nei suoi oltre
2.500 componenti si è alzata spontaneamente in piedi e ha espresso
il proprio riconoscimento con un
applauso interminabile. A questa
relazione ha fatto seguito quella
del nuovo segretario generale,
Dr. E. C. Blake. Sarebbero fuori
luogo antipatici confronti di persone: si tratta di due tendenze dell’ecumenismo. Blake infatti non
ha fatto che esprimere le nuove
effettive tendenze. Dopo aver ricordato i tre criteri classici dell’ecumenismo: unità, missione,
rinnovamento, ha menzionato* a
sua volta le crescenti critiche rivolte al Consiglio Ecumenico, ma
evitando di impegnarsi in una risposta: « Il tempo manca per rispondere qui a queste numerose e
diverse critiche... È preferibile lasciare queste critiche distruggersi
vicendevolmente » Soltanto, di
fronte alla critica che il Consiglio
ecumenico col suo impegno nelle
questioni sociali, economiche e politiche distoglie le chiese « dal loro
compito essenziale che è di proclamare l’Evangelo, di adorare Dio e
di offrire la salvezza eterna a una
umanità peccatrice in procinto di
morire », ha inteso ribadire il carattere cristiano di questo impegno, esprimendo la speranza che
Uppsala approvi « un nuovo programma in collaborazione con la
Chiesa cattolica romana, teso a organizzare una offensiva pan-cristiana contro la povertà di cui soffrono i due terzi dell’umanità » e
un programma di studio « diretto
contro il materialismo della civiltà tecnica tanto all’ovest che all'est, un programma centrato sull’umano — sui suoi valori, i suoi
obiettivi, il suo significato, il suo
scopo ». Anche gli uomini di altre
religioni e gli agnostici sono invitati a collaborare a questi sforzi.
Riconciliazione
o calderone?
Quanto alle grandi figure del passato, che nei loro diversi contesti
storici hanno polarizzato in sè tensioni formidabili nella lotta per la
verità dell’Evangelo, appaiono ecumenicamente riconciliate, senza
tuttavia che possa venire in qualche modo dimostrato il loro assenso. « Credo di poter affermare
che a questa Assemblea, per la prima volta dopo più di 900 anni, le
chiese, rappresentate qui da delegati e osservatori, hanno di nuovo
una storia unica, che è una storia
ecumenica. I padri dell’oriente e
dell’ occidente contribuiscono a
darci agli uni e agli altri delle concezioni comuni dell’Evangelo e
della fede. San Francesco e Loyola,
Lutero, Bonifacio e Judson, Carey,
Cirillo e Metodio, Mary Slessor e
Francesco Saverio, Calvino e Serveto. Agostino e Arminio, Tommaso d’Aquino e Kierkegaard, Ber
diaev, Bonhoeffer e Barth, fanno
parte della nostra storia comune».
In queste relazioni è evidente
che affiorano due tendenze nello
Ecumenismo: due tendenze che lo
hanno sempre fecondamente travagliato, ma che ora, nella nuova
atmosfera storica che stiamo vivendo, in cui per multiformi e convergenti pressioni si registra un
indubbio ricorso di allergia antiteologica, sono esposte a un rischio ancora più grave di quello
che era stato evitato e superato
ai suoi inizi a Oxford nel 1937,
permettendo il -sano equilibrio degli ultimi decenni. Se il Consiglio
Ecumenico, nei vari settori della
sua attività, non si lasciasse determinare da Fede e Costituzione, che
dovrebbe costituire sempre più il
suo centro di coscienza cristiana e
non la fabbrica di compromessi
ecclesiologici o la caserma del
fronte anti-ateo, rischierebbe di
cedere a queste tendenze pragmatistiche di vecchia e di nuova data,
che potrebbero trasformarlo in un
agglomerato di tendenze contrastanti, senza più un orientamento
cristiano capace di governarle e
di conferire loro un contenuto derivato dall’Evangelo, esposte quindi a determinazioni evangelicamente incontrollate, unite solo dalla volontà segreta o palese di ignorare le loro differenziazioni di fede
in nome dell’azione umanitaria, di
un Cristianesimo che a Uppsala ho
sentito definire Cristianesimo anonimo, privo cioè del Nome che ha
costituito e sino alla consumazione dei secoli deve costituire la sua
unica ragione di essere, l’oggetto
del suo annuncio, la sua speranza.
Vittorio Subilia
DONI RICEVUTI
PER ECO -LUCE
Da Coazze: Andrea Ostorero 300; Emilia
Boero 300; Ambrogio Rosa Brusio 300; Nella Boero Alloa 300; Adele Mallone Ruffino;
G'acinlo Ruffino 500.
Da Torino: L. C. 20.000: Ida Randone
500; Edina Ribet 2.000: in raem. di Luigi
Conte, i suoi 20.000; Evelina Maccarino
1.000: Arturo Salma 2.000; con. Quara
1.000: Oriana Beri 5.000.
Da Milano: Enea Balmas 2.500: Mercedes
Querci Varese 500.
Giov. Alberto Tron (Massello) 500; Elisa
Micol (Massello) 300; Domenico Di Toro
(Winterthur) 500; C. A. Lena (La Maddalena) 500; Elisabetta Tessa Homberger (Zurigo) 2.500; Susetta Artus Martinelli (Crema)
500; Emilia Gianassi ReveI (Caslellamonte)
200; Dino Fornerone (Abbadia Alp.) 500;
Carletta (Gassino Tor.) 500; Giusep
pina Grosso (Vercelli) 500; Cinzia Tassoni
(Parma) 200; Giulio Martinat (Villar Perosa) 500: Mario Alessandri (Babicce) 250;
Angelo Platania (Pisa) 500; Nella Reymond
(Genève) 1.000; Jer.n Cbauvie (Svizzera) 500.
Lina Miegge (Urbino) 2.500; Bianca Valente (Taranto) 500; Pennington de Jongh
(Roma) 2.500; Stefano Laurenzio (Francia)
500; Chiesa valdese di Sampierdarena 5.000;
Irene Avondet (Porte) 500; Concistoro valdese di Torre Pellice 20.000; Adolph Barai
(Germania) 500; Hans Rudolph (Germania)
250: Maria Ceseri (S. Pietro in Bagno)
2.500; Giacomo Mcnegon (Venezia) 500;
Jenny Bounous (Washington) 6.300; Maria
Coisson (Lus. S. Giovanni) 500; Renato Coisson (Angrogna) 1.000; Chiesa Valdese di
Pachino 5.000.
Grazie! (continua)
5
26 Luglio 1968 - N. 29-30
pag. 5~
Il terremoto io Sicilia sei mesi dp
Il ministero dei lavori pubblici ha comunicato recentemente che sono state
finora consegnate 6.000 baracche destinate ad accogliere 24.000 sinistrati. Il
fabbisogno accertato dai tecnici e di circa 20.000 baracche pan ad 80.000
Dosti-letto - L’impegno del Servizio Cristiano di Riesi e di Palermo
La tragica notizia del terremoto in
Sicilia del 15 gennaio suscitò un meraviglioso slancio di generosità, e polarizzò per alcune settimane 1 attenzione
commossa dell’opinione pubblica in
Italia e all’estero.
Il governo italiano e regionale avevano preso un impegno preciso: costruire le baracche entro 40 giorni,
procedere aU’inizio dei lavori di ricostruzione entro sei mesi.
Sono passati sei mesi e le promesse
soT!o ben lungi dall’essere state manuriute. Un velo di oblio è sceso sulla
tragedia. Il mondo è stato preso da
altri e più urgenti problemi: guerra
del Vietnam, assassinio di Martin Luther King, di Robert Kennedy, rivolte
studentesche in Italia e all’estero, disordini in Francia ecc.
Chi pensa più ai terremotati della
Sicilia? Che cosa è stato fatto per loro? Quali sono gli ostacoli che impediscono o rallentano l’opera di ricostruzione? Sono domande che molti
in Italia e all’estero si pongono e ci
pongono e vorremmo dare qualche breve notizia.
Il ministero dei lavori pubblici ha
comunicato recentemente che sono
.state finora consegnate 6,000 baracche
destinate ad accogliere 24.000 sinistrati. Il fabbisogno accertato dai tecnici
è di circa 20.000 baracche pari ad 80
mila posti-letto.
Ognuno vede quanto poco sia stato
fatto finora e come l’opera della ricostruzione nelle zone terremotate è ancora di là da venire. La lentezza con
cui l’opera di assistenza è proceduta
finora è davvero incomprensibille e
colpevole. È incredibile quanti intralci, quante difficoltà burocratiche, quariti impedimenti paralizzano ogni iniziativa. L’esproprio o l’occupazione
temporanea del terreno su cui costruire ì prefabbricati richiedono delle pratiche lunghe e complesse. Le ditte appaltatrici non fanno le consegne alla
data stabilita. I mandati di pagamento
da parte degli organi dello stato vensiono emessi a lunga scadenza e spesso
le ditte non sono in grado di anticipare grosse somme e rallentano il lavoro.
La mattina dei 9 luglio la città di
Palermo, che alcuni giorni prima era
stata spettatrice di uno dei più massicci scioperi cn questi ultimi anni a
cau~a dell ima crisi che attraversa e agonizzanti industrie e T almente presa d’assalto d lu uOO terremotati afflui
ti, dopo una lunga ed estenuante notte di viaggio, dai centri più lontani
dell agrigennno e del trapanese.
Una rappresentanza del nostro gruppo di Servizio Cristiano vi ha preso
parte per solidarizzare coi terremotati
di Vita coi quali siamo da alcuni mesi in contatto.
I numerosi cartelli che rendevano
pittoresca quella massa di umili contadini, di artigiani, di uomini e di donne dal viso abbronzato e solcato dai
segni della fatica, degli stenti quotidiani e della lunga marcia, recavano
scritte di questo genere: Marcia degli
abbandonati - Siamo anche noi figli
di Dio - L’inverno si avvicina : e le
case?
I giornali cittadini recavano dei tio i cubitali: I poveri marciano sulla
cu‘à povera - Palermo invasa da 10.000
ti vemotati - L’amara marcia su Palermo: sono venuti in 10.000 a portare il
segno tifila disperazione.
Non si riesce davvero a comprendere
perchè, in una situazione di emergenza come quella derivante da un sisma
tellurico di cos', disastrose proporzioni,
che provoca a distanza di sei mesi ancora tante sofferenze a migliaia di
persone che vivono ancora nei vagoni
ferroviari, sotto le tende, dentro rifugi di cartone o di fogli di plastica, lo
stato non possa intervenire con dispo
i'ioni di urgenza per espropriare dei
■ ■ni, per dare carattere di priorità
,, .'..ita ad un’opera di ricostruzione
che per nessun motivo dovrebbe subire
ritardi o rinvìi.
Partecipando alla marcia dei terremotati su Palermo, abbiamo potuto
cogliere il grido di dolore che saliva
dal petto di tanta povera gente che
non ha alcun mezzo per far valere il
proprio diritto ad una sopravvivenza
e ad una rinascita, che disperatamente
vuole che le sia riconosciuto. Speravamo che tutta la città di Palermo
andasse incontro ai sinistrati con alla
testa le massime autorità civili e religiose, ma per la maggior parte si è
trattato di uno spettacolo più o meno
folkloristico da osservare dai marcia^
piedi.
Eppure non è un mistero per alcuno
che ancora migliaia di persone vivono
sotto la tenda ove il caldo è insopportabile, ove la notte lunghe bisce si insinuano attratte dall’odore del lattanti
e ove le madri sono costrette a vegliare per proteggere le loro creature al
seno e i padri a tenere, fuori, dei fuochi accesi per allontanare il pericolo
fino all’alba.
Dopo sei lunghi mesi il passaggio
dalla tenda o dal ricovero di fortuna
alla casa prefabbricata non si è ancora verificato. Della ricostruzione dei
villaggi, delle case in muratura con
criteri antisismici, non si parla neppure, o se ne ricomincia a parlare dopo
che la pazienza dei terremotati è
esplosa nelle occupazioni delle vie di
comunicazione, negli scioperi a lunga
scadenza, nella marcia su Palermo ecc.
Su 20.000 baracche solo 6.000 sono state costruite ed assegnate, ma tutti sono unanimi nell’affermare che esse
sono, nella maggior parte dei casi, troppo ammassate le une contro le altre,
mal costruite, fatte di legname scadente, troppo anguste e hanno più l’aspetto di campi di concentramento che di
centri di speranza, di ripresa, di rinascita.
Mancano le stalle per gli animali
che sono ancora per alcuni contadini
strumenti preziosi di lavoro, mancano
i locali ove riporre il grano e gli scarsi raccolti della campagna, rimasta
per lunghi mesi incolta non per pigrizia, ma perchè mancavano gli strumenti di lavoro rimasti sotto le macerie, e perchè gli uomini avevano perduto ogni fiducia nella ripresa.
Solo pochi privilegiati sono riusciti
ad ottenere i sussidi che lo stato e la
regione siciliana avevano stanziato
per i primi soccorsi. Anzi il 16 luglio
doveva avere termine il periodo di
esenzione fiscale per le zone terremo
Congresso A.I.C.E.
L’annuale Congresso dell’A.I.C.E.
(Associazione Insegnanti Cristiani
Evangelici) si svolgerà a Torre Pellice,
nell’Aula Sinodale, il martedì 20 agosto p. V.
Il programma comprende una Tavola Rotonda su un argomento di
grande attualità : Senso comunitario
nella scuola: prospettive teologiche e
pedagogiche.
L’ordine degli interventi, predisposti per avviare la discussione seguente,
sarà reso noto in un secondo tempo.
Sottolineiamo l’importanza dell’argomento trattato, rivolto direttamente
alle nostre comunità, in vista di un
rinnovamento che abbia la sua base
nell’educazione, dalla scuola materna
e domenicale fino all’univer-.ità. La
comunità è diventato ormai un luogo
comune, un termine che ha perso il
suo genuino significato, così importante per l’uomo, soprattutto se credente. L’A.I.C.E. ha pensato di riproporre il problema, ponendo a confronto esperti in campo teologico protestante e in campo pedagogico, per cercare di gettare le basi di una possibile
collaborazione e per « rinnovare » un
discorso pericolosamente interrotto.
Il Comitato Nazionale AICE
tate e le cartelle di pagamento erano
state inoltrate alle esattorie comunali
per il regolare pagamento.
Tutto questo naturalmente ha colmato la misura e ha determinato le
manifestazioni popolari cui abbiamo
accennato e che, grazie a Dio, finora
non hanno avuto eccessi nè esplosioni
di violenza.
L’assemblea regionale siciliana, a
conclusione e sotto la pressione della
manifestazione del 9 luglio, ha approvato, con procedura di urgenza, una
nuova legge destinata a snellire le precedenti, ad aumentare gli stanziamenti per l’agricoltura e i fondi destinati
ai sussidi.
Nuove leggi dovranno migliorare la
situazione dei terremotati. Ma senza
volere essere pi: tsimisti, pensiamo che
non sarà certo la approvazione di nuove leggi, anche .se migliori e di più facile attuazione, che potrà veramente,
in questa torrida estate in cui i funzionari di ogj ! ordine e grado pensano
loro ferie in montagna
biare la situazione dei
otati che continueransotto le tende, come
finora per sei mesi,
concludere vorremmo
I del Pastore Tullio
vizio Cristiano di Riedf davvero il primato,
o, a Santa Margherita
:rantina di case prejaranno presto asse
Si fa presto
a dire fame
soprattutto a.
o al mare, cai
« poveri » terr:
no ad aspetta
hanno aspetta
Prima pero
ricordare lop
Vinay e del S
si che, batter
ha già auest;
Belice, una ì
fabbricate c:
gnate.
Il Servizio
in corso di
costruzione c
cate, che per
delle Chiese
ranno allestì
a Vita, in pn
Purtroppo
progetto e st.
dalla difflcolt,
su cui costru
r: ;;tiano di Palermo ha
t azione il progetto di
c fca 20 case prefabbri;o ito della Federazione
vangeliche in Italia sa( ntro i prossimi mesi
i.vcla di Trapani.
a:tuazione del nostro
a impedita e ritardata
d ottenere un terreno
e. Finalmente la situazione è stata c ifiaitivamente sbloccata
dall’acquisto ci i¡n terreno, la cui felice ubicazione e la cui piena disponibilità, ci mette al riparo di molti inconvenienti e li assicura libertà di azione in vista di una testimonianza
cristiana in un contesto sociale come
quello che abffiaaiQ cercato dì descrivere. Pietro V. Panascia
Culto radio
domenica • agosto
domenica 11 agosto
past. NANDC- CAMELLINI
R O M A
Proprio in questo periodo, in cui /’« ECOLUCE » si è fatto promotore di una campagna contro la fame nel mondo, ci è capitato
di leggere, in un libretto edito da <ì La Locusta » di Vicenza, e dal titolo « Violenza
anni ’60 », un capitolo dedicato a questo
tragico argomento.
L’autore, Valerio Volpini, scrittore, poeta
e critico letterario cattolico, in questo suo
libro, da persona che si sente colpita e responsabile di quanto accade nel mondo, esamina vari fatti tragici o di costume di
questi anni, e noi desideriamo riportare ai
nostri lettori le parti più salienti dell'intervento dedicato alla fame:
« ’’Morir di fame” a noi occidenitali può
sembrare un’espressione demagogica e paradossale; le immagini più impressionanti
e dirette sono ancora quelle che i pochi
scampati portano dai campi di concentramento nazisti; e quasi ogni volta che ripetiamo questa espressione, quasi involontariamenie, il nostro. pensiero corre a quel
tempo di orrore. Ci sembra un fatto mostruoso, imputabile soltanto ad una realtà
diabolica che ormai non ci riguarda più.
Anche quando le statistiche ufficiali ci dicono che due terzi degli uomini della terra
hanno un’alimentazione insufficiente, pensiamo tuttavia che tutto questo sia dovuto
ad una situazione più fonte di noi, ad una
sorta di fatalità storica per la quale i nostri mezzi non bastano e che comunque le
responsabilità non ci toccano. Stentiamo a
credere che ogni giorno muoiono di fame
dai 15 ai 20 mila uomini, pari alla popolazione di una nostra piccola città di provincia.
Dobbiamo confessarlo sinceramente che
siamo più commossi da una sciagura che colpisce una qualsiasi parte della terra ■— un
terremoto, un’alluvione, lo scoppio di una
miniera, un disastro ferroviario o qualsiasi
altro — che da questo fatto che si ripete
costantemente e che difficilmente riusciamo a collocare in un luogo determinato...
iiiiiiiimiiiiiiiiimiiii
IIIIIIIIIJIIIIIIIIUIIII
A che punto
nostre Opere
iono le
assistenziali?
Gli inquietanti interrogativi posti in varie
Conferenze Distrettuali giustificano, penso,
la richiesta che si discuta la situazione delle
nostre varie opere assistenziali.
Siamo probabilmente arrivati ad un punto in cui ci sono delle scelte da fare, perchè le nostre Opere non solo continuino,
ma possano assumere nuova vitalità ed una
più viva testimonianza.
11 sistema, diciamo paternalistico, con cui
finora sono andate avanti sembra ormai finito ovunque e nulla di male se verrà modificato in modo più consono alfepoca in
cui viviamo. Da tempo sentiamo ripetere
che non c'è più spirito di servizio, che non
ci sono più votazioni, che i nostri Istituti
rischiano di dover chiudere per mancanza
di personale, sia personale direttivo, che
infermieristico, che di fatica. I giovani sono
particolarmente accusati di non presentarsi
per qutsto "servizio", di non voler lavorare
nei nostri istituti. Forse se si rilèggessero
le relazioni delle Commissioni d'Esame della
C.l.O.V. di questi ultimi anni vi si potrebbero ritrovare alcuni dei motivi di questo
stato di cose. Ritengo anzitutto che la gioventù sia accusata a torto, che sia diventata una facile scusa quella di accusare i giovani perchè quando ci sono degli ideali
che valgono i giovani hanno dimostrato e
dimostrano di interessarsi e di pagare di
persona con tempo e lavoro e mi sarebbe
facile citare molti casi di opere che hanno
appassionato i giovani in questi ultimi anni, cominciando da Agape. Riesi, l'opera
di solidarietà evangelica di Firenze, ed altre
ancora. Certo la gioventù ha dei momenti
di sbandamento e di esagerazione ma possiamo anche chiederci che aiuto hanno da
parte dei fratelli anziani, questi giovani,
quando cercano con sincerità e travaglio
la loro via e dobbiamo chiederci che cosa
vedono nei nostri istituti ed in quali situazioni dovrebbe dare la loro opera.
Prima di tutto occorre fare una distinzione fra gli istituti ospedalieri e gli Asili
e Orfanotrofi. Per quanto riguarda gli ospe
dali. con le nuove leggi, ogni cittadino italiano ha diritto alle cure ospedaliere che
sono pagate dalle varie mutue o per i pochi poveri senza mutua dai Comuni; gli
ospedali quindi beneficenza non ne fanno
più e se c'è una amministrazione capace non
devono avere problemi finanziari insolubili
ed il personale, grazie alle leggi vigenti, è
pagato nei nostri ospedali come negli altri
piccoli ospedali. C’è ancora una ragion d’essere per i nostri ospedaii. che sarà tanto
più valida quanto più l'assistenza ospedaliera sarà stc'.alizzata. e cioè dare ai degenti anche un'assistenza sul piano morale e spirituale che sia veramente cristiana. Per ottenere questo occorre del personale qualificato anche sul piano morale e
questo personale non si improvvisa e ne
abbiamo la prova in questo momento in cui
la ricerca deila C.l.O.V. per l’ospedale di
Pomaretto è stata affannosa e non certo
facile. Putroppo si può pensare che se la
C.l.O.V. in questi ultimi anni avesse saputo interessare e trattenere tutte le giovani, infermiere e non, che sono andate a cercare lavoro a Pinerolo. a Torino od in
Svizzera ed avesse saputo creare migliori
condizioni di lavoro, sia morali che finanziarie, non si sarebbe giunti a questo punto.
Se dagli ospedali passiamo alle altre opere possiamo dire che le cpndizioni in cui
lavora il personale sono ancora peggiori;
viene richiesta dedizione completa, qualche
volta la chiamano vocazione, orari « continuati » (!), paghe irrisorie e quando questo personale è spremuto fino in fondo lo
si manda via : con quale pensione? con quali prospettive?. Certo questo personale è
lì per «servire», per logorarsi per i ricoverati mentre il resto della Chiesa fa i suoi
comodi, se ne disinteressa del tutto e qualche volta dà quattro soldi di contribuzione per mettersi a posto la coscienza ed
avere poi il diritto di esprimere la propria
riprovazione perchè nessuno più vuol andare a lavorare nei nostri istituti! Ci siamo chiesti che cosa pensano i nostri gio
vani di tutto questo? Si è pensato di mettere come Presider.ie un Pastore come se
l'esperienza del passato non avesse dimostrato che questo è un assurdo perchè egli
sarà sempre il « Datore di lavoro » ed il
personale continuerà ad andare a farsi curare l’anima dal Pastore locale o dal suo
Pastore preferito. Desidero dichiarare molto
chiaramente che in questa critica non ci sono questioni di persone, delle quali tutte
ho assoluta stima, ma solo critica di un
sistema che è sbagliato.
Vorrei terminare con qualche parola positiva, se no sarebbe giusto dirmi che ho la
critica facile ma sterile.
Una prima nota positiva è stata data dai
convegni di Villar Pellice dove il personale
dei nostri istituti che vi ha partecipato ha
chiesto miglioramenti per gli istituti in cui
lavora prima di chiederne per sè e questo
è una doverosa testimonianza per lo spirito che anima questo nostro personale.
Seguendo l'impostazione data a questi
convegni, penso che si potranno avere degli sviluppi positi''! t.d agli amministratori si
deve chiedere di non vedere in quelle riunioni dei comizi rivendicativi.
Se le nostre opere devono rendere testimonianza verso quelli che vi sono ricoverati, la rendono anche verso quelli che vi
lavorano. Non è giusto che vi siano dei
ricoverati a rette ultra ridotte che poi alla
loro morte lasciano i loro beni a lontani
parenti che non si sono mai occupati di
loro e che quelli che lavorano per loro
siano pagati malamente ...« perchè di più
non si può». Non è giusto che le Chiese
facciano ricoverare loro membri pagando
rette insufficienti; ma certo a queste cose
si sta già cercando di porre rimedio. Sappiamo bene che il lavoro negli istituti di
assistenza ad ammalati e vecchi è logorante
più ancora moralmente che fisicamente, cerchiamo di alleggerirlo con la nostra comprensione e col nostro interessamento.
Carlo Pons
Ogni giorno muoiono di fame 15-20
mila uomini, la popolazione di una
piccola città di provincia - Ogni IO
giorni scoppia una bomba atomica
particolare: quella della fame - Riequilibrare il troppo e il troppo poco
Ho davanti a me alcune cifre ed alcune
fotografie che agghiacciano e che mi fanno
pensare quanto, in realtà siano privi di
importanza anche i più inquietanti problemi
di politica internazionale che ci turbano o
le più sconcentanti notizie sull’espansione
scientifica dei nostri anni.
Perchè ”si fa presto a dire fame” ma
quando sappiamo che intorno a noi — la
persona che ci sta accanto in istrada, il
vecchio o il bambino che incontriamo nel
tram — anche il più povero troverà sempre
il modo di tirare avanti, troviamo che il
problema non ci riguarda più e che la nostra partecipazione di uomini è geograficamente limitata. Allora più opportunamente
pensiamo ai problemi che riguardano la
nostra comunità immediata ed alle crisi che
semmai minacciano la nostra pace particolare, all’Oriente ed all’Occidente, al loro
equilibrio, àH’allontanarsi o meno della minaccia atomica, senza poter credere che sostanzialmente ogni dieci giorni scoppia sistematicamente un'altra bomba atomica
quella appunto della fame, che produce la
stessa ecatombe di Hiroschima. Che ne dobbiamo dedurre?
I paesi progrediti tecnologicamente ed
economicamente possono spendere migliaia
di miliardi per le armi e le ricerche scientifiche di puro prestigio quando sappiamo
che queste immense cifre sarebbero sufficienti per dare il pane a tutti e salvare dalla morte quanti le sono giornalmente destinati. Dobbiamo evidentemente dedurne che
l’umanità ed i paesi progrediti, che pure avvertono politicamente il senso della solidarietà universale, si comportano moralmente
alla stessa maniera deU’individuo privo di
coscienza che preferisce un genere voluttuario qualsiasi all’indispensabile, che preferisce alla necessaria biancheria, od al sapone, od alle scarpe un lucido televisore.
Non possiamo non pensare che, nonostante
tutto il progresso tecnico e giuridico, siamo
ancora appena alla soglia della barbarie per
cui la nostra stessa coscienza religiosa è appena una microscopica realtà ove le parole
nobili hanno il significato di una cattiva
letteratura e non quello della vita...
(L’autore si sofferma poi ad esaminare la
questione dei mancati incontri, a livello governativo, dei paesi su questo argomento della fame e poi prosegue:)
...Lo so che le mie parole potranno essere giudicate astratte, ma nessuno potrà
negare che il futuro per tutti noi non può
che puntare sulla giustizia per tutti altrimenti sarà la fine per tutti, perchè evidentemente ad un certo momento la nostra
condizione sociale, il nostro benessere, sarà un titolo innegabile d'accusa. Non parlo
solo come cristiano, che sarà giudicato personalmente su questo —avevo fame... avevo
sete — ma ne parlo in riferimento ad una
prospettiva storica che il tempo si- incarica
di far sempre più prossima e basta pensare,
del resto, a quello che potrà significare la
fame nella Cina coi suoi 600 milioni; penso alla carica di risentimento — chiamiamolo così! — da parte dei popoli sottosviluppati ed angariati da secoli nei confronti di un mondo il cui livello di vita
potrà sembrare loro irraggiungibile.
Proprio recentemente anche da noi l’ampliarsi del benessere e delle disponibilità di
denaro è sembrano manifei’.arsi clamorosamente e per una città come Milano si parla
di centinaia di miliardi di vendite natalizie;
una somma impegnata nella gran parte in
cose non essenziali o necessarie. Certamente se non si spendessero cifre tanto forti non
potrebbe esserci benessere per tanta gente
che lavora, ma sino a che punto è giusto
far circolare la ricchezza soltanto in un certo
mondo mentre altrove le condizioni di vita
sono inumane? Insomma, quel "superfluo”
che è valido per il cristiano sul piano privato non dovrà esserlo sul piano della solidarietà internazionale? Altrimenti cosa resta
della nostra cultura, della nostra civiltà,
se dobbiamo pensare che ogni nostro progresso va costruito sulla fame e sulla morte
di altri uomini? Come credere ad una civiltà come questa; come non sentirsi colpevoli? ».
Come i lettori sanno, il nostro giornale
ha riproposto a tutti noi questo terribile tenta delia fame, e da varie parti giungono
diverse adesioni.
Ci auguriamo di cuore che ognuno di noi
si faccia persuaso — richiamandosi ad un
preciso e costante dovere di cristiana solidarietà — della necessità e dell’urgenza di
contribuire a seconda delle proprie possibilità.
E soprattutto, che nessuno di noi si scoraggi pensando che le nostre contribuzioni
saranno appena una goccia a confronto del
mare immenso della fame. Lasciamo da
parte ogni pessimismo e consideriamo con
allegrezza il privilegio che ci vien' dato di
fare qualcosa — in nome di Cristo per
un fratello che muore di fame.
R. P.
6
oag. 6
N. 29-30 — 26 Luglio 196»
ÜCCIA
Ë
PESCA
^ Non si può dire che a L’Osservatore
Romano » abbia abbondato di servizi su Uppsala; i suoi-.lettori conoscono, in proposito, il
messaggio di saluto inviato da Paolo VI e
Telenco degli osservatori delegati e degli ora.
tori cattolici. In compenso, sul n« del 14
luglio, « una testimonianza ecumenica », un
ampio articolo dedicato a madre Orsola Ledo,
chowska, e all’« attività propagandistica e
caritativa » di questa cattolica polacca in
Scandinavia. À noi importa qui rilevare l’ala,
ta chiusa dell'articolo:
« Congedandosi dalla Svezia^ nel 1918, Ma.
dre Orsola Ledochowska scrisse: lascio
molti amici. Che il Signore benedica loro e
la loro patria, affinchè questo paese possa
un giorno tornare alla fede dei padri, alla
fede di Santa Bngfkla e di Santa Caterina;
affinchè la rttagnlffca cattedrale di Uppsala
possa di nuovo ospitare Gesù Sacramentato e
la Madonna prèndere sotto il suo patrocinio
la nazione svedése
« Questo augurio si verifichi al più presto!
La ly AsseiMea Mondiale delle Chiese a
Uppsala è un nuovo passo nel cammino ver.
so Vunione universale di tutti i figli del Pa.dre comune ».
il quotidiano vaticano non aggiunge commento. Noi neppure.
Una nuova chiesa cattolica sorgerà nel
quartiere di Centoceile, a Roma, « L’Osservatore Romano » (15-16 luglio) ha dato notìzia
della posa della prima pietra ; « La costruzione della Chiesa gode del contributo dello Sta.
io in base alla legge 18 aprile 1962, n. 168,
cap.II, e il costo è preventivato in circa lire
180.000.000 ». La misura di questo contributo può essere data, in modo indicativo, dal
confronto con una notizia da noi precedente,
mente pubblicata e anch’essa tratta da «L Os.
servatore Romano», che annunciava l’inaugurazione di una nuova chiesa parrocchiale
nel quartiere Prenestino della capitale, con
un contributo dello Stato italiano, in base
alla suddetta legge, di L. 120.000.000. Queste somme, per due sole chiese di una sola
(sia pur « sacra »! città italiana! Può, una
sanguisuga del genere, essere al servizio del
Signor Gesù Cristo?
Offerta di lavoro io Gerinania
Il sig. Emil Stober, Landesposaunenwart
del Baden, ci prega di render nota la scguente comunicazione (E. G.).
Il signor Dieter Albrecht, pure appartenente allà famiglia dei Trombettieri, comunica a nohre della sua Ditta quanto segue :
La ditta Ròth, fonderia, di 6952 MosbachNeckarelz, desidera tra breve assumere tra
gli 8 e i 12 operqii.
La Ditta sarebbe contenta di assumere degli operai italiani, possibilmente appartenenti alla Chiesa Valdese. Il trattamento è molto buono. Dopo il periodo di addestramento,
in cui la retribuzione avverrà secondo le tariffe seguiranno degli aumenti e premi progressivi.
Le abitazioni, opportune saranno ricercate
da parte della Ditta.
Coloro che si interessano a questa offerta
sono pregati di rivolgersi all’indirizzo sopraindicato.
Prego di render nota l’offerta della ditta
Ròth mediante la stampa evangelica.
Emil Stober.
OFFERTE
Pro aiuto medico al Vietnam, al Comitato di Londra; Claudio Tron (Pinerolo) L. 5.000; Gustavo Balmas (San
Germano Chisone) L. 1.000; Guido
Peyronel (S. Germano) L. 2.500; Eline
Bouchard (S. Germano) L. 500. Totale
L. 9.000. Totale precedente L. 450.260.
Totale generale L. 459.260.
Pro « Uliveto » di Luserna S. Giovanni: Comunità di Roma (Via IV Novembre) L. 20.000.
Pro Collegio Valdese, in memoria
del gen. Davide Jalla, Ada Palmery
dalla (Milano) L. 2.000.
Pro Società di Studi Valdesi, in memoria di Giovanni Jalla, Lalla ConteJalla (Torino) L. 50.000.
POMARETT
Scuola Latina
RISULTATI SCRUTINI ED ESAMI
Sessione estiva 1967-68
Promossi dalla 1 alla II: Barrai Mara;
Bouchard Marco; Costantino Carla; Fratini
Riccardo; Gay Silvano; Giai Carlo; Long
Delia; Morello Nadia; Mattinai Ilda; Pascal
Vanda; Peyronel Valdo; Peyrot Dorina;
Pons Ilario; Richard Myriam; Sappè Rossana; Vinçon Danila.
Promossi dalla II alla III: Benech Eddy;
Bouchard Lucetta; Bounous Daniela; Curcio
Armando; Coucourde Luciano; Coucourde
Paola; Giai Marinella; Griglio Sandra; Grosso Rosina; Long Elvia; Long Mairsa; Monnet Graziella; Pons Marcella; Reynaud Ornella; Rostan Marilena; Tron Iolanda; Tron
Marco; Tron Vanda.
Licenziati dalla Scuola Media: Alberti Pao.
lo; Baret Carlo; Baret Giorgio; Beux Marisa;
Bleynat Anna Lisa; Bleynat Laura; Costahel
Laura; Demuro Laura; Faro Giuseppe; Ghigo Flavio; Griglio Sergio; Long Eliana; Mar,
chetti Silvana; Micol Roberto; Toye Aurelio;
Tron Silvana.
ISCRIZIONI ALLA PRIMA MEDIA
Sono aperte le iscrizioni alla D Media per
l’anno scolastico 1968-69. I promossi nella
sessione estiva possono iscriversi, entro il 30
luglio, presentando :
1) domanda di iscrizione in carta semplice
firmata daU’interussato e controfirmata
dal padre;
2) Certificato di rivaccinazione antivaiolosa
e antidifterica in carta libera;
3) Diploma di V» elementare;
4) Certificato dì nascila in carta libera.
I documenti possono essere inviati anche
per posta alla Direzione della Scuola.
DONI RICEVUTI
Doni ricevuti fino al 30 giugno 1968 dalla
Direzione che sentita.'nente ringrazia :
Griglio Sandra, Pomaretto L. 15.000; Long
Delia, Pomaretto 25.000; Arturo e Irma Rostagno, Pomaretto 5.000; Famìglia Bernard
Arturo e Fernando, Pomaretto 10.008; Rìbet
Cesarina ved. Rostan 5.000; Laetsch Giovanni e Margherita 5.000; Laetsch Giovanna
7.150; Chiesa di Pomaretto 100.000; Baret
Giorgio, S. Germano 5.000; Baudissard Elide. Pomaretto 10.000; Ilda Revel, S. Germano 5.000; Genre Norma, Pomaretto 10.000;
Long Mar'sa, Frali 10.000; Giai Marinella,
Abbadia Alpina . 2.000; Coucourde Paola,
Inverso Pinasca 5.000; Marco e Iolanda Tron
Pomaretto 10.000; Balma Giancarlo^ Pomaretto 15.000; Peyronel Silvio, Perosa Argentina 5.000; Chiesa di Frali 100.000; Vitale
Jahier, Pomaretto 1.500; P. I., Pomaretto
10.000; Gay Silvano, Inverso Pinasca 10.000;
Bleynat Laura, Pomaretto 15.000; Rostan
Giovanna, Frali 5.000; Micol Roberto. Pomaretto 5.000; Griglio Sergio, Chiotti 10.000
Gruppo studenti dell’Evangelisches Seminar
di Freiburg 6.000,
R0RÁ
Una quarantina di Madri di Villasecca,
accompagnato dal past. C. Tourn e dalla signora E. Bouchard di Pomaretto, hanno fatto visita alla nostra Unione Femra. domenica
16 giugno. Dopo un breve rinfresco offerto
dall’Unione ci siamo ritrovati nel Tempio
nella comunione della preghiera e del canto
delle lodi al Signore che ancora una volta ha
voluto assicurarci il Suo perdono e confermarci nella fede con l’annuncio della sua Parola, ascoltato dgl past. C. Tourn in riferimento alla parabola dei talenti. Al termine
del culto è seguito il pranzo presso la locale
trattoria Belvedere, quindi la visita al piccolo museo di Rorà e di fronte ad una calda
tazza di tè abbiamo concluso la nostra giornata.
Nella speranza di aver fatto tutto quanto
era nelle nostre possibilità per rendere piacevole e gioioso questo incontro la nostra
U. F. si è rammaricata un po’ per non aver
potuto fare di più non per cattiva volontà,
ma per difficoltà inerenti a situazioni familiari delle nostre Madri.
Ma non possiamo fare a ' meno di notare
che questi incontri, che pure hanno un aspetto turistico e di svago innegabile — del resto cosa più che legittima oltreché umana
costituiscono sempre un arricchimento sul
piano spirituale per chi vi partecipa. Non è
stata per tutti noi quella una domenica speciale perchè abbiamo avuto questa visita, ma
perchè siamo stati ulteriormente arricchiti
nella fede nel nostro comune Signore. E’ sta.
to questo ancora un dono che il Signore ha
voluto farci in questa occasione : noi tutti
ci siamo sentili uniti, vicini gli uni agli altri nell ascolto della Parola e del perdono
che ci veniva annunciato.
Abbiamo pertanto ricevuto in quel giorno
ancora un talento, come nella parabola. Ma
proprio come nella parabola cerchiamo di
farlo fruttare a favore degli altri, di tutti gli
altri, e non sotterrarlo perchè cosi facendo
verremmo meno alla nostra funzione di credenti impegnati nel mondo.
Venerdì 14 giugno la nostra Comunità si
è riunita per manifestare coralmente la propria simpatia cristiana alla famiglia della
cara Ernestina Tourn ved. Rivoira (magna
Ester). Nel ricordare quanto strana sia stata
la vicenda di questa nostra sorella che aveva
perso quasi del tutto la cognizione del tempo
e delle relazioni affettive, vogliamo rinnovare a quanti Thanno avuta cara la parola della fede e della speranza nella resurrezione
dei morti in Cristo.
Sostituziuoi pastorali estive
Con gli attuali chiari di luna in fatto di
studenti in teologia, diventa problematicoavere delle regolari sostituzioni pastorali
estive (ma forse questo stimola la collaborazione fra le comunità e l’impegno delle
comunità stesse). Nelle ultime sedute della
Tavola le disponibilità sono state cosi ripartite ; lo studente Teodoro Panlo y
Cortes a Genova-Sampierdarenza (lugliosettembre), il candidato Sergio Ribet a Messina a Reggio Calabria (agosto), lo students Ermanno Genre a Bergamo (luglio), il
pastore Alfredo Scorsonelli a Roma (agosto);
durante questo mese il culto del mattino
si terrà a Via IV Novembre e quella pomeridiano a Piazza Cavour per le due comunità).
I L ET T O lì I CI S C lì I y
La difficile obiettività
Un lettore da Frauenfeld;
Signor direttore,
tre motivi mi inducono a scrivere
per quanto bo letto nell’ultimo numero (28-6-68):
1) Con profondo convincimento approvo quanto il Pastore Ermanno Rostan espone per venire incontro alla
fame del mondo. Se tutti i cristiani
volessero rinunziare soltanto ai regali
che si scambiano a vicenda, in ogni
festività, a favore di questa opera di
aiuto, si farebbe già qualcosa.
2) Apprezzo molto, moltissimo la
a Testimonianza » di Odoardo Lupi,
cosi semplice, chiara, piena di sentimenti cristiani. Un profondo ringraziamento per questa pagina sia all’autore che al giornale.
3) Debbo dissentire da coloro che
vorrebbero vedere pubblicate certe let.
tere si e certe no e se Lei lo permetta
vorrei fare alcune riflessioni.
Pur essendo stato antifascista, in
quel periodo della mia vita bo sentito
una certa antipatia psr il comuniSmo.
Incominciai a pensare diverso quando
nell’estate-autunno 1941 e in seguito
non è avvenuto quello che pensavo e
cioè la rivolta della zona occupata dai
nazifascisti (ed era la parte migliore
e progredita della Russia) per annientare il governo staliniano ed un regime barbaro e sanguinario; è avvenuto
invece il contrario. In quel tempo ero
sui fronti ituliani. Più tardi ho dovuto fare una riflessione sul cristianesimo occidentale. Nel 1945 la guerra
fini in Europa ed ero prigioniero in
Inghilterra,-, si diceva che dovevano
continuarla contro la Russia : bel cristianesimo, mi son detto, dopo esserse.
ne serviti per la vittoria ora lo vogliono liquidare. Meno male, sono state
solo voci.
Più tardi ancora, dopo il rimpatrio,
sul nostro giornale ho letto per diverse volte grida di allarme contro Patei.
smo e come ben ricordo c’è stato on
grandioso allarme da parte dell’allora
presidente degli U.S.A. Trumau, che
chiedeva addirittura l’unione di tutti
i cristiani per combattere l’ateismo
militante.
Queste grida continuano ancora e
mi, sembra strano che vengano da par.
te di cristiani evangelici. Sono riflessioni elementari e molti potranno gridare : Dagli, dagli all’untore! (come
fanno con il Di Blasi e col giornale).
Ma andiamoc piano, cari fratelli cristiani, e poniamoci la domanda : La
grande paura che abbiamo dei comunisti è perchè essi perseguitano veramente i cristiani? Se così fosse rimettiamo ogni cosa nelle mani del
Signore e rallegriamoci perchè Egli è
stato perseguitato prima di noi! « Beali voi quando vi oltraggeranno e vi
perseguiteranno » (Matt. 5 : 11); « £
non temete coloro che uccidono il cor.
po^ ma non possono ucc.dere la vita »
(Matt. 10: 28). Se poi il comuniSmo
perseguita o vuole annientare quel
benessere finanziario che speculatori
di ogni genere hanno accumulalo a
danno di tanta povera gente, neanche
allora dovremmo aver paura perchè,
oltre ad essere seguaci dei « poveri di
Lione », siamo seguaci del « Cristo
Poveron, che ci ha insegnato a non
riporre la nostra speranza nei beni
di questo mondo.
Se poi vogliamo essere seguaci di
« Mammona», è tutta un’altra cosa e
la nostra chiesa non potrà mai e poi
mai, da sola, tirarsi su i calzoni.
F raterni saluti
Domenico Di Toro
sierae dei fedeli) è libera nel suo seno di proporre, studiare, esaminare
2) Il Manifesto al punto H taccia
la nostra Chiesa di organizzare il
discutere, dibattere fatti e prohleni; '«consenso» e fa presente che ciò po
che investono l’umanità, di sollecitare
e suscitare nei suol membri orientamenti ed impegni di carattere politico,
di spronare i singoli a testimoniare
trebbe indurre i giovani del Movimento a uscire dalla Chiesa. Non ritengo valida questa imputazione. Da
parte nostra, non per ripicca, dicìa
Ringraziamo il nostro fratello per
la sua bella lettera. Per quel che riguarda il precedente intervento di
Riccardo Ricca, cui egli fa riferimento, dobbiamo però ricordare che il
Ricca non contestava il diritto di esporre sul giornale qualunque opinione, ma la fondatezza e la serietà del
parere espresso da altro lettore; ed effettivamente la prima lettera di Carlo
Di Blasi esprimeva un giudìzio incond'zionatamente positivo sulVURSS,
che poteva apparire a molti troppo
unilaterale e superficiale, troppo acritico insomma, pur contenendo vari
spunti che ci paiono più che giusti.
Altrettanto palese Vunilateralità superficiale e acritica delle risposte che alcuni altri lettori gli hanno dato. Purtroppo continua a confermarsi un giudizio espresso nella recente Conferenza del 11 Distretto e da noi già pubblicato: s'amo in piena ”schiavitù babilonese”, a destra come a s'nistra o
al centro determinati da ideologie politiche. dalla mentalità del ’’mondo”,
anziché dal sólo Evangelo. E’ per que.
sto che nessuna nostra parola, nessun
nostro giudizio ha una forza, un’autorità evangelica, profetica, che s’impon.
ga: è per questo che quando ci parliamo. il nostro è così sovente un dialogo fra (fratelli) sordi, e anziché edificarci a vicenda, istruendoci e correggendoci gli uni gli altri, ci azzuffiamo. Gino Conte
Entra tu che esco io?
Un lettore, da Roma:
Abbiamo letto sul n. 26 il manifesto del Movimento Cristiano Studenti
(MCS) e*d accogliamo l’esortazione di
Paolo Ricca, il quale nel suo pregevo.
le commento invita i volenterosi ad
esprimere le proprie vedute.
Il manifesto del MCS è di ampiezza
tale da non permettere una critica
puntualizzata nei limiti di spazio imposti da un giornale. Ci limitiamo
quindi a prenderlo nel suo insieme.
Appunto nel suo insieme esso ci sem.
bra diretto ad assegnare alla nostra
Chiesa una funzione autonoma di interpretazione dei fatti della vita urna,
na. Orbene questa funzione è propria
della Chiesa cattolica, la quale ha po.
sto tra Dio e l’uomo un sacerdozio
che si arroga il diritto o la facoltà di
interpretare autenticamene e ineccepibilmente la realtà quotidiana. La
Chiesa cattolica era perfettamente eoe.
rente quando ambiva al potere temporale e lo è ancora quando scomunica
il comunista professante. La nostra
Chiesa invece non ha un sacerdozio
e perciò i suoi membri sono singolarmente liberi di interpretare i fatti
della vita secondo la loro educazione,
la loro cultura, il loro impegno cristiano. Le conseguenze di questa libertà di scelta sono ovvie : la Chiesa
non può sovrapporsi alle singole scelte dei suoi membri. Questo non vuol
dire che la Chiesa debba rimanere in
posizione agnostica. La Chiesa (l’in
cristianamente nel vivo della società ¡ mo che se per caso la nostra Chiesa
di cui sono partecipi. La politica cosi ; organizzasse il « dissenso » cosi caldaentra nella Chiesa ma non la Chiesa I mente auspicato dal MCS, saremmo
nella politica. |noi ad uscire.
I giovani del MCS sono del parere ' Beniamino Arnao
che i mali del mondo dipendono dagli
ordinamenti o dalle strutture sociali e
che l’abolizione del sistema capitalisti,
co, col conseguente avvento del socialismo, sarebbe risolutivo. Appunto per
questo vorrebbero che la Chiesa ufficiale si impegnasse a dare una mano
a questa abolizione. Gli è che se all’uomo ed al MCS è dato di sbagliare,
non così deve potere essere della Ghie,
sa. Perchè mai metterla in questa assurda posizione?
Il MCS si indigna per il colpo di
stato in Grecia, per le leggi di emergenza nella Germania federale, per la
limitazione del diritto di sciopero in
Gran Bretagna ed in Italia (non si
sciopera abbastanza in Italia?) e nulla
sembra sapere di quel che è successo
e succede in Cecoslovacchia, Russia,
I e Ungheria ecc., nulla sembra sapere
degli aneliti di libertà religiosa, politica, economica (sissignori: economica), nulla sa della « protesta » che in
quei Paesi si svolge a lume di cande.
la a mezzo di riviste clandestine e di’
fogli ciclostilati passati da mano
lo digiunerò, e voi?
Una collaboratrice, da Londra;
Signor direttore,
ho deciso dì digiunare il giorno 6
agosto, anniversario dell’esplosione a*
tomica sul Giappone:
1) in solidarietà con i degenti dell ospedale atomico di Hiroshima e di
Nagasaki;
2) contro la fabbricazione delle ar* '
mi atomiche e batteriologiche in Gran
Bretagna come in altri Paesi;
3) in protesta contro la fabbricazione, Timportazione e l’esportazione
delle armi giocattolo per Tinfanzia
non solo europea ma extra europea;
4) in solidarietà con il famoso pediatra americano Benjamin Spock,
condannato il 10 luglio con alcuni altri a due anni di carcere per avere
incoraggiato o sostenuto alcuni giovani a respingere la loro cartolina-precetto, in protesta contro la guerra in
Vietnam;
) in solidarietà con chi ha fame
mano, nulla sa della condanna a set- I mondo;
te anni di lavori forzati di un certo | ^ favore del lavoro che i Quac
Andrej Siniavski (Siniavski ha vissuto quaranta anni negli appartamenti
comunitari che ornano la patria del
comunismo e ne ha fatto unn descrì
cheri svolgono nel mondo;
7) a favore di una maggiore libertà
di stampa nel mondo;
8) a favore dèlia continuazione del
zione in un racconto pubblicato al- , lavoro dell’« Eco-Luce » e di « Nuov
l’estero e intitolato « Gli inquilini »; j Xempi » perchè tutti e due hanno un
fu arrestato ed imputato quale deten- i messaggio ben preciso da dare non
tore e divulgatore di scritti antisovie- solo in Italia ma anche aU’estero.
tici). Noi notiamo questo vuoto uni
camente per segnalare il particolarismo che ha fermato i giovani del
MCS davanti alla cortina di ferro.
Concludiamo : La pretesa di risolvere ; problemi sociali attraverso determinate impostazioni polìtiche, per
le ragioni anzidette, è arbitraria. La
pretesa che la Chiesa faccia sua questa
impostazione è assurda, perchè la
Chiesa non può essere nè socialista,
nè comunista o che so io. Socialista,
Ho scritto di questo a vari amici
in Italia: che ne direbbe di radunarci
una settimana prima del Sinodo o durante il Sinodo e di accontentarsi lì
di pane e acqua?
La cosa mi pars semplice e fattìbi.
le. Almeno, così sì farebbe qui a Lon.
dra. Mi sembra che per noi Valdesi
sia venuto il momento psicologico per
dare inizio ad alcune attività — cui
ha accennato 1’« Eco-Luce » — poi
certamente molte vocazioni si chiari
sti casi, da cosa nasce cosa.
Cordialmente Liliana Munzi
Fede e arte
Un lettore, da Taranto:
comunista o che so io può essere il ranno e, come sempre succede in que.
singolo credente nella pienezza della
sua libertà di scelta.
La nostra scorsa non è finita : due
punti vogliamo ancora sottolineare:
1) Il Manifesto al punto C
parla di una certa tecnica di scelta
a mezzo di tre coordinate spaziali. Non
Tabbiamo capita. Abbiamo però capi
to il risultato finale della triangola
zione, laddove è dello che « il socia
P. S. . Non credo che la famosa
ci i « linea » ne risentirà troppo...
lismo è solo una delle scelte possibili ^ Caro direttore,
da parte di coloro che pretendono di bo letto la lettera « Cristo dipinto
ascoltare la parola di Dioy>: questo! al vivo» della Sig. La Mandola di
vorrebbe dire che ascoltare la parola Grotte, apparsa nella rubrica « I letdi Dìo è soltanto una pretesa se non tori ci scrivono » sul n. 23 (7-6-’68)
si fa una scelta; tale interpretazione
la riteniamo esatta perchè più in là
nello scritto è affermato che c< tale
scelta va fatta perchè l’unico modo
di ascoltare la volontà di Dio è quella
di farla » (La sottolineatura non è nostra). Ebbene, a questo, senza commento, ci ribelliamo.
ed ho da fare alcune considerazioni
pregandoLa, nel contempo, di pubblicarle sul Suo settimanale :
I Giudei interpretavano alla lettera
alcuni comandamenti del Decalogo,
per cui non era lecito raffigurare la
divinità, non si doveva pronunciare il
nome di Jahvè nel modo più assoluto
e nel giorno di sabato non si doveva
guarire, compiere miracoli ed altre
cose per aiutare il prossimo in difficoltà.
Ma Gesù, che è contro il formalismo dei Giudei, ci dà un esempio
di come vanno interpretati questi comandamenti. Ci viene narrato nell’Evangelo di Matteo al Gap. 12 dal
vers. 9 e seguenti che Gesù in un
giorno di sabato, in presenza dei Giudei scandalizzati, operava una guarigione e disse ai presenti: « Chi è colui !
fra voi che, avendo una pecora, se es- |
sa cade in giorno di sabato in una '
fossa non la prenda e la tragga fuori? \
Ora quanfè un uomo di più di una .
pecora! £’ dunque lecito di far del
bene in giorno di sabato. Allora disse i
a quelVuomo: stendi la tua mano. E I
colui la stese, ed ella tornò come pri- \
ma ».
Ora, è vero che in questo comanda,
mento è detto che nel giorno del riposo non bisogna fare lavoro alcuno !
« nè tu. nè il tuo figliolo, nè la tua
figliola, nè la tua serva, ecc ». Ma
Gesù che ama il prossimo sofferente
sa che questo comandamento è centrato sul fatto che il giorno del riposo va santificato e si può santificarlo
facendo anche del bene al prossimo.
Nello stesso modo dobbiamo interpretare il divieto « Non ti fare scultura alcuna nè immagine alcuna »,
ecc. Se questo divieto lo dovessimo in.
terpretare alla lettera, noi non dovremmo rappresentare nessun oggetto, nessun essere vivente che, bisogna
notare, si trovano « lassù nei cieli o
quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra ». Se così facessimo sarebbe preclusa per sempre non solo l’arte pittorica, ma anche tutte le rappresentazioni grafujhe che sono necessarie al vivete civile. Ma in questo divieto, è evidente, viene condan.
nato l’uso delle sculture e delle immagini a scopo di culto, per cui noi
non ci dobbiamo « prostrare dinanzi
a tali cose e non servire loro ».
Noi evangelici non siamo simili ai
cattolici perchè essi effettivamente si
prostrano davanti « a tali cose ». Invece noi evangelici ci serviamo delle
immagini non con lo scopo di prostrarci davanti ad esse e di servirle,
ma perchè la bellezza espressa dall'arte pittorica deve servire la verità
ed esprimere cosi le cose eterne.
Cade, pertanto, Taccusa che ci viene rivolta da parte cattolica di essere
noi evangelici iconoclasti e di evitare
perciò qualsiasi soggetto religioso.
E’ in questa ricerca della verità che
i pittori evangelici, fra i quali i più
grandi : Dürer, luterano, e Rembrandt
e Vali Gogh, riformati, dipinsero
spinti dalla fede e non dall’amore del
l’arte e del guadagno, varie scene bì
bliche. Invece i pittori della Contro
Riforma furono spinti da preoccupa
zìonì dottrinali a dipìngere quadri di
carattere ecclesiastico ma non biblico
per il solo amore deU’arte o del guadagno. Citerò alcuni celebri quadri dì
Rembrandt che mi sembra il più
grande dei tre nominati : « La resurrezione di Lazzaro », « I discepoli di
Emmaus », « Il Getsemani » e « H
Figliuolo prodigo ». Quest’ultimo è
un quadro meraviglioso che raffigura
l’umanità pentita tra le braccia aperte del Padre. Di Rembrandt si racconta che un notaio andò in casa del
pittore e nel breve inventario che
scrisse annotò che d solo libro che
aveva in casa era la bibbia. Rembrandt credeva che la salvezza dipen.
de dalla fede e non da quello che vediamo ed è per questo che è da considerarsi un vero artista evangelico :
le sue mani furono spinte a dipìngere
dalla fede nella Parola di Dio per cui
nè il pennello, nè i colori davano vita
ai suoi quadri, ma era la sua fed.e.
Si deve notare che la Sig.ra La
Mendola non è sola a scandalìzzarsi
delle immagini, perchè quando mi è
capitato di discutere, fra evangelici,
su questo soggetto, ho dovuto constatare che molti sono quelli che sì scan.
dalizzano delle pitture che raffigurano
Cristo o soggetti biblici. Se poi in
una casa di un evangelico vi è a capo
del suo Ietto una immagine di Cristo
o il Crocifisso viene subito tacciato
di filocattolico.
Concludo col dire che Tarte pittorica, come la musica, la prosa e la
poesia sono dei mezzi per rappresentare, descrivere- ed esprìmere sentimenti, idee varie ed anche soggetti è
motivi religiosi e che sono d’accordo
nel ritenere « che i migliori pittori
di Gesù sono gli apostoli ».
Fraternamente suo in Cristo.
Trento Ferretti
Piccole iniziative
(ben vengano!)
Un lettore, da Torino;
Caro direttore,
se in un angolo del giornale ci
fosse un posticino per segnalare tutte
quelle « piccole iniziative » che sorgo,
no qua e là e che potrebbero, moltiplicate, aiutare la nostra teslimonianza^-o le nostri Opere, penso che sarebbe interessante.
Intanto te ne segnalo una, notevole: un fratello della Chiesa di Torino
ha offerto una somma affinchè duran■ te sei mesi il giornale « Eco-Luce »
: sia inviato a famiglie che non lo rij cevono. Dovrebbe essere un mezzo per
I introdurlo dove finora è ignorato.
! Qualcun altro seguirà questa picco! la iniziativa?
I Carlo Pons
Il senno di poi
(ossia: resistere)
Una lettrice, da Torino:
Mi stupisce la proposta fatta dalla
maggioranza dei professori del Collegio Valdese per la Statizzazione di
detto Istituto, tanto più che non mi
risulta che gl’istituti Salesiani, che
pure dispongono di Scuole Medie Licei ecc., abbiano fatto passi in merito
conservando sempre la loro indipendenza di Istituti pareggiati.
Riandando al passato, non è stato
uno sbaglio madornale, per la Chiesa
Valdese, l’aver chiuso per sempre la
Scuola Magistrale? Chè, se si avesse
saputo superare, seppure con sacrificio. gli anni di crisi, attualmente tale
Scuola sarebbe in piena efficienza con
molti studenti.
Ritornando a bomba, sarebbe meglio cercare di difendere e magari
ampliare quello che abbiamo per tradizione da secoli, anziché abdicare a
favore di uno Stato confessionale.
Maria Grill Rostan
7
26 Luglio 1968 — N. 29-30
pag.
h chiesa di Frali trasforma
la sua “ scuola veccliia „ in alloggi turistici
Era la scuola parrocchiale di Frali che,
nellambito della riforma scolastica
Beckwith. raccoglieva da tutta la Comun>:à, i ragazzi delle classi superiori. Finita
la funzione scolastica, l’edilìcio ospitò i lo"
cali del Comune, della Posta, divenne il
quariier generale del Fast. Vinay durante
la i"s,rijzione di Agape. Poi cominciò ad
ii.'i.': orarsi e minacciare seriamente di anurie in rovina. La grandezza dei locali, ex
aule scolastiche, la mancanza di servizi rendevano impossibile la utilizzazione di questo
stabile che tutti amiamo ed a cui sono
legati tanti ricordi in Frali.
Così la casa, posta nel centro di Frali non
solo si deteriorava, ma rovinava anche la
piazzetta della fontana con il suo progressivo abbandono.
D’altra parte il problema del rifacimento
Museo di Proli
e della Val Gennanasca
FRALI. Tempio del 1556
Orario: Feriali: 14-18
Festivi: 10-12; 14-18.
Il Museo si presenta completato e notevolmente arricchito.
vecchio tempio di Frali arricchito di nuovi
documenli e fotografie. Segnaliamo in modo
particolare due pergamene relative ai diritti
feudali di Bovile; il periodo della Riforma
per la quale abbiamo rintracc'ato una tradizione che pone al « Fra d'Aval » fra Ghigo
ed Envie il luogo in cui si è tenuto il Sinodo
costituente di Frali (1533); un documento
con brina autografa di Napoleone I; la documentazione delle opere sociali e della vita
nel XIX secolo; nuovi minerali ed altri oggetti. Il Museo è aperto ogni giorno dalle 14
alle 18. I giorni festivi anche al mattino,
affidato alle cure di Sergio Borgarello di San
Germano.
Il 9 luglio è deceduto il padre di un Anziano del quartiere di Villa; il fratello Stefano Garrou. Era nato il 21 giugno 1885.
Esprimiamo ancora, a nome del Concistoro
e della Comunità di Frali, la nostra solidarietà fraterna al figlio Silvio.
Colle della Croce
Il tradizionale incontro dei
Protestanti ita Io-francesi al Colle della Croce avrà luogo quest'anno domenica 28 luglio.
PROGRAMMA
Ore 11.30; Culto con celebrazione della Santa Cena.
Ore 12.30: Pranzo.
Ore 14.30: Riunione pomeridiana con messaggi vari.
La colletta al culto sarà destinata ad un'Opera Protestante
in Francia.
Si prega di portare la raccolta « Psaumes et Cantiques »
e di essere puntuali !
E. Aime, Pastore
Integrazione Valdese-Metodista
nelle comunità dì Venezia - Mestre
1 Consigli di Chiesa -delle Comunità Metodista e Valdese di Venezia si sono riuniti
in seduta congiunta insieme ai Pastori Aldo Sbaffi (delegato della Tavola per il III
Distretto) ed al Pastore Mario Sbaffi (Presidente della Chiesa Metodista d’Iialia) per
discutere alla base il problema della integrazione delle due comunità. Già la Conferenza Metodista e la Tavola Valdese avevano dato il loro parere favorevole a che
l’opera in Venezia e nella diaspora veneta
occidentale fosse affidata al pastore valdese,
Giovanni Scuderi, e i due consigli di Chiesa,
hanno discuso e ratificato questo parere
approvandolo.
Tutta la discussione di venerdì 28 giugno
è stata caratterizzata dalla piena consapelezza della responsabilità della Chiesa, che
oggi più che mai si trova impegnata in una
precisa esigenza di chiarezza evangelica e di
testimonianza concreta e soprattutto unitaria, dinnanzi ai problemi ed alle sollecita
u
Non si
credito
»
Le collaboratrici delf/ìsilo euangelico ^ril Redentore» a Pachino hanno svolto una
inchiesta salie condizioni dèlio- popolozions cittadi na e sfato no molti pregiudizi
dello stabile c della sua trasformazione in
alloggetti da offrire in affitto a turisti —
possibilmente evangelici — non era^ di facile soluzione. 11 Concistoro se ne è occupato da numerosi anni, ma sia a causa
degli impegni per il nuovo tempio, sia per
le difficoltà obbiettive, si è dovuto aspettar-c parecchio tempo prima di avviare la soluzione. Questa è diventata possibile per
l’impegno di molti : il Concistoro, che ha
perseverato nel cercare una soluzione dopo
l’altra fino a trovare quelle buone; l’arch.
E. Vay che ha dedicato capacità e pazienza nel risolvere i molti problemi tecnici che
si sono presentati, la Comunità di Frali nella quale molti hanno accettato di impegnare
i loro risparmi in un mutuo interno verso il
Concistoro per raccogliete i fondi necessari a questa radicale trasformazione. Infine
il Concistoro ha preso la responsabilità della
costruzione « in economia » ed un suo membro dirige personalmente i lavori.
1 lavori, che dovranno essere finiti per
la stagione invernale, metteranno a disposizione 8 alloggi di varia grandezza che saranno affittati vuoti. Sono locali che conservano un carattere un po’ rustico, pur essendo eseguici con materiali e tecniche
molto moderne e dotati delle comodità di
utìa nuova costruzione : servizi, acqua calda,
riscaldamer.tn cennale. citofono. Dal mese di
Agosto potranno essere consultati presso il
Fascere i piani dettagliali degli appartamenti n t ifitti.
Si < 7 one un annoso pro
blema che na richiesto molto impegno e
che ha pure dimostrato come un Comunità,
anche se modesta come quella di Frali, può
trovare nei suoi membri la possibilità di risolvere problemi complessi ed onerosi.
Domenica 9 giugno la Comunità di Frali
si è recala in gita nella valle di Aosta dove
ha incontralo la locale Comunità ed il Fastore. ed ha visitalo alcuni luoghi interessanti della zona. Al ritorno ha pure visto il lago
di Fiveroiic.
In questa occasione ha predicato a Frali
Renato Maiocchi di Agape, che ringraziamo.
La sera del 16 il pastore francese Monod
Ila presentato ad un folto gruppo della Comunità una bellissima serie di fotografie che
dalle Valli ed attraverso al Colle della Croce
Ci ha portati a conoscere i luoghi della resilienza ugonotta in Francia meridionale.
N- I campo dei ricordi del passato il Museo
di- Prali e Val Gennanasca si è riaperto nel
« Non si fa credito ».
In molti negozi, anche nei bar, troviamo
scritto: «non si fa credito». Nel novembre
scorso abbiamo fatto un’inchiesta nel negozi
di generi alimentari per sapere, chi compra
a credito e perché. Abbiamo intervistato 11
negozianti (ca, 10%).
« Quanti sono quelli che comprano a credito? »
Risposte: 5 «quasi tutti»; 1 «circa la
metà »; 1 « un terzo »; 3 « pochi »; 1 non
risponde.
« Perchè la gente compra a credito? »
Risposte: 6 «per povertà»; 5 «per tre
ragioni : la povertà, Famministrazione non
corretta del denaro nelle famiglie, il malcostume di chi compra a credito per non pagare mai più ».
Nei negozi del centro si vende meno a ere.
dito. Invece abbiamo trovato piccoli negozi
della periferia che hanno dato a credito merce per oltre mezzo milione di lire. Il ragionamento è questo : « Se non concediamo ere.
dito, perdiamo la clientela ».
Tutti i negozianti ci dicevano che, normalmente, i veri poveri pagano i loro debiti.
I più disonesti sono quelli, che non sono poveri o fingono di essere poveri. I veri poveri
fanno di tutto per nascondere la loro povertà.
Ci sono poi quelli che non sanno amministrare il loro poco denaro. Spesso si tratta
di ritardati mentali. Queste persone si trovano dappertutto ed anche a Fachino non
mancano. Sono persone che, da bambini, hanno provato a superare le prime classi elementari. Foi diventano padri e madri dì famiglia. Le conseguenze sono facili da imma.
ginare. Furtroppo. a Fachìno non esìste una
scuola speciale per bambini ritardati e non
c’è neanche un’assistenza sociale per quei genitori che non sono in grado di portare la
responsah'.lilà di una famìglia.
« Onora tuo padre e tua madre ».
Volevamo conoscere un po’ meglio i genitori del bambini. Tanti sono poveri. Ma sono così prolifici come si pensa, per esempio,
all’estero?
Su 50 bambini 5 sono figli unici; 16 appartengono a famiglie con 2 figli; 15 a famiglie con 3 figli; 7 a famiglie con 4 figli;
4 a famiglie con 5 figli; 3 a famiglie con 6
figli. In tutto sono 148 bambini su 50 famiglie. Abbiamo allora una media di ca, 3
S. FEDELE ÌNrELVÌ
Campo "madri e bambini,,
Clttimamente riuscAta la 11 edizione
F' 'i secondo anno che a San Fedele Intclvi il campo chiamato « madri e bambini »
ha riunito un gruppetto di quattro madri e
di 18 bambini dai sei ai 12 anni circa. Abbiamo colladau'lo ancora una volta e ancor più dell'anno scorso questa nuova formula di vita in comune che non è un campo cadetti in miniatura e non è una colonia ma è una vita di famiglia vissuta per
quindici giorni in comune e non nel chiuso
della famiglia tradizionale che pensa esclusivamente a se stessa.
! risultati alla fine del campo erano vi-i iili: non solo per Taspetto fisico l’abbronziiHir.i c lottimo appettilo di tutti i partecipanti ma anche da un punto di visita
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bambini per ogni f aniglia. La media di Facilino è ancora più bassa. Nel 1964, c’erano
a Fachi'no 7142 famiglie pe/ una popolazione di 23.783 abitagli. La famiglia aveva allora una media di i-3 componenti. Come ra.
gione della povertì- possiamo allora escludere la prolificità irresponsabile dei genitori.
Le famiglie de nostri bambini sono, o
sembrano, essere ùbbastanza sabe. Non abbiamo bambini di genitori separati o divorziati. Un bambini c orfano di padre, uno
è orfano di madr-j uno è illegittimo e uno
è figlio adottivo.
Su 48 padri ci ono 30 contadini o braccianti agricoli, 8 U’oratori o manovali, 3 meccanici, 1 spazzino, i decoratore, 1 fruttivendolo, 1 istruttore :'i scuola guida, 1 padre è
emigrato, 1 è carcr ato e 1 è disoccupato per
malattia.
All’estero si sene ogni tanto dire che i
meridionali sono F'g''L iP®': Sl* uomini, qui
a Fachino, non è giusto. Lavorano tanto, anche la sera fino a t irdi e spesso di domenica.
D’altra parte ba.=i>a andare nelle loro case
per vedere che c’è povertà. Ferchè?
Abitazioni.
Su 50 famiglie (da 3 a 8 componenti) 13
hanno una sola stanza, 17 hanno due stanze,
18 hanno tre stanze e 2 hanno quattro stanze.
Una famiglia non ha gabinetto; 24 famiglie hanno il gabinetto in cucina (nascosto
da un muretto o una tenda, o anche aperto);
11 famiglie hanno il gabinetto in apposito
ambiente; 14 famiglie hanno, oltre al gabinetto, anche il bagno o la doccia.
Su 50 bambini, 20 hanno ciascuno il prò.
prio letto. Gli altri dormono insieme ai genitori 0 coi fratelli.
Dal punto di vista confessionale, solo 5 di
questi 50 bambini sono di famiglia protestante.
Con queste inchieste speriamo di aver contribuito a rendere un po’ di giustizia a quei
genitori che sono poveri, non per colpa loro,
e che sono costretti a lasciare la povertà in
eredità ai loro figli. Non ci sembra giusto
che, oltre a dover subire la povertà, questi
genitori debbano anche subire le calunnie
della cosidetta « gente per bene ».
Ruth
iimiiimiiiiiimimiimiiiiiiuiuimi
TORRE PELLIC2
di affiatamento e di servizio reciproco che
dai più grandi ai più piccoli è stato reso
con gioia in ogni tipo di lavoro.
Abbiamo in mente di ripetere il campo
anche l’anno prossimo e saremo ben contente se aXre mamme si aggiungeranno a
noi per passare questi 15 giorni in compagnia con allegria e spirito di servizio.
Ans Giulianetti
A Meana di Su sa, il 15 agosto
Ferriijiosto evangelifo
A Meana di Susa (fraz. Campo del Carro,
m 726) il 15 agosto avrà luogo la dedicazio.
m del villaggio edificato dall'AssociazioTie
delle Chiese Battiste del Piemonte per le suu
attività e intitolato al pastore battista Martin
Luther King. Tutti i fratelli evangelici, in
particolare delle comunità viciniori, sono
caldamente invitati a questa giornata.
Il programma: ore 10, culto e dedicazione;
ore 11, giochi; ore 15, gare sportive e caccia
al tesoro; ore 18, canti religiosi e testimonianza cristiana.
Un pullmann diretto partirà da Torino
(via Passalacqua e via Viterbo) alle ore 8 e
ripartirà per Torino con arrivo alle ore 20
(prezzo L. 700): prenotarsi, come pure per
il pranzo (L. 1.000), presso la propria Chiesa.
La Corale della Chies.i di Bellevaux di
Losanna, durante il suo soggiorno alle Valli
ha preso parte attiva al nostro culto di Pentecoste (2 giugno) cantando un coro molto
apprezzalo.
Il 9 giugno, una trentina di persone ha
preso parte alla gita di Chiesa a Intra. Non
è slata possibile la loro partecipazione al
culto per imprevisti di Alaggio, ma le ore
trascorse con i membri di quella Chiesa sono
state molto belle. Li riri'i.irzT.mo vivamente
e ringraziamo il loro Pa.store per la loro
apprezzata e fraterna accoglienza.
Lo stesso giorno i bambini della Scuola
Domenicale dei piccoli hanno fatto la loro
gita, una volta ancora, ai Ciarmis dì Villsr
Pellice dove hanno stabilito dei vincoli di
amicizia cogli abitanti sempre così accoglienti e gentili nei loro confronti. Essi non
hanno soltanto giocato, ma hanno voluto v:silare un caro giovane infermo ed una signora anziana a cui hanno portato un messaggio di affetto e di simpatia col loro canto.
Ringraziamo la famìglia Frache che ha messo a nostra disposiz’one il suo prato falciando l'erba prima del tempo e Davide Abate
che ha diretto i giochi con tanto entusiasmo.
Il 12 ed il 13 giugno, la nostra Chiesa ha
avuto il privilegio di ospitare la Conferenza
D’stretluale. Alla fine dei lavori è stato offerto a tutti i partecipanti un tè organizzato
da! Comitato delie accoglienze.
La sera del 15 giugno, nella Sala della
Foresteria abbiamo accollo con uh piccolo
rinfresco e con grande simpatia, una quarantina di Francesi della Parrocchia di Beau,
voisin (Gard) accompagnali dal loro Pastore
Charles Monod che ha presentalo delle interessanti diapositive delle Valli Valdesi, della
Torre di Costanza, del Museo del Deserto, ed
altre località come Vergèze, la Camargue eCCill lustrando il programma dei festeggiamenti
che il protestantesimo francese prepara per
la fine di agosto per commemorare il II Centenario della liberazione dei prigionieri Ugonotti.
Tutti ì valdesi sono cordialmente invitali.
Il 16 giugno ha avuto luogo la gita annuale della Corale a Borgio Verezzi.
La stessa domenica durante il culto, nel
nostro tempio la signora Whirter, moglie di
un pastore anglicano, amico della nostra
Chiesa, ha cantato : « Pace a voi » dal Messia di Händel, accompagnata aìlorgano dalla signorina Mikì Cesan.
Si stanno raccogliendo nei vari quartieri i
doni per il bazar della Società di Cucito che
avrà luogo come di consueto durante il Si
nodo e per il buffet della festa del 15 agosto
che avrà luogo a Torre Pellice. Le entrate
andranno a favore della costruzione della
nuova Sala delle attività, costruzione già iniziata da parecchio tempo. A tale scopo è stato
costituito un Comitato di membri delle varie società, in seguito verrà chiesta la collaborazione di lutti i membri di Chiesa.
Il Pastore Sonelli e la sua famiglia hanno trascorso un breve periodo di meritato^ riposo a Pramollo, Ne siamo veramente riconoscenti.
Battesimi. Lorenza Gemma Tourn di Fiorino e di Giovanna Ricca, Benedica il Signore questo tenero agnellino della sua
greggia.
Matrimoni. Si sono sposati Marco Ricca e
Wanda Sìmond; Franco Gaydou e Anna Maria Hartmann.
Decess'. Lidia Gilli ved. Plavan (Villa 2);
Fanny Buffa ved. Benech (Appiotti); Emilio
Jourdan (Coppieri); Gustavo Long (Appiotti).
Alle famiglie afflitte rinnoviamo Fespress'one della nostra simpatìa.
Lina Varese
Gita nelle Cevenne
per le celebrazioni"
della Torre di Gostanza
Onde aderire a diverse richieste e al desiderio espresso tramite questo periodico nelTultimo numero di marzo c. a., si organizza
nei giorni 29, 30 e 31 agosto un viaggio in
pullman per partecipare alle manifestazioni
commemorative del 2o Cent. Ugonotto presso la Casa che fu di Maria Durand ed alla
inaugurazione della stele davanti alla Torre
di Costanza ove per 40 anni visse incarcerata. Verrà provveduto anche per la logistica. L’incaricato è il sig. Silvio Rivoir — già
conosciuto per Torganìzzazione di viaggi collettivi — abitante in Luserna San Giovanni
(Codice Postale 10062) Via Fuhrmann 3/D
— al quale va chiesta la prenotazione quanto prima possibile, comunque non oltre il 20
agosto p. v.
La spesa complessiva si aggirerà sulle
11.000 a 12.000 lire (alloggio - vitto - viaggio). La prenotazione dovrà essere accompagnata dalTimporlo di L. 3.000, la rimanenza verrà raccolta durante il viaggio. Il versamento può essere effettuato direttamente
in valuta o per chi sta lontano, tramite vaglia postale 0 assegno ' bancario inviato al
suddetto indirizzo. La partenza avverrà da
Torre Pellice (Foresteria) alle ore 5 dì giovedì 29 agosto, onde aver tempo di partecipare alla riunione pomeridiana di quel giorno. e man mano Airali (per San Giovanni) Pinerolo (Tempio Valdese) per Pinerolo ■
S. Secondo - Prarostìno . S. Germano Chisone (davanti all’ufficio postale) per San Germano e Pramollo ■ a Villar Perosa e Perosa
Argentina (per la Valle Germanasca). Altre
eventuali notizie interessanti il viaggio che
venissero comunicate dai luoghi delle Manifestazioni. verranno pubblicate qui.
I Pastori sono pregati di voler gentilmente annunciare il viaggio.
PERRERO - MANIGLIA
Ringraziamo vivamente il Pastore Giovanni Tron, di Montevideo, che ha presieduto i
nostri due culti domenica 7 luglio.
La riunione a Parant avrà luogo, a Dio
piacendo, domenica 28 luglio alle ore 15.
zioni che Tambiente ci pone con una urgenza ed una serietà che assume talvolta l’aspetto di un rimprovero o di un richiamo da
parte di Dio stesso, che si serve anche di
non credenti per svegliare dal torpore ecclesiastico la propria Chiesa. Coscienti della
necessità di portare una testimonianza unitaria e non un evangelo denominazionalmente diviso, consci della vocazione unica
che Dio rivolge alla Chiesa, i due gruppi di
responsabili delle comunità valdese e metodista hanno discusso i problemi pratici della integrazione locale. È forse il primo caso
in cui questa integrazione avviene in una
stessa città, con un unico pastore, ed è apparso chiaro che ormai per tutti i presenti
era superata ogni posizione denominazionale preconcetta; non si è parlato infatti
del « nostro » o del « vostro » locale di
culto (le due Chiese hanno locali propri nella stessa città di Venezia), non si è accennato al « nostro » o al « vostro » culto, ma
al culto del mattino in quel locale ed al culto serale nell’altro; allo scopo più o meno
evangelistico e di testimonianza dell’uno o
dell’altro culto in rapporto alla ubicazione
dei templi (uno adASttura in piazza S. Marco), della impostazione di fondo da dare
alle riunioni in vista dello scopo da raggiungere (preparazione della comunità o cura d’anime per gli stranieri e i turisti). Si è
avvertito chiaramente che una nuova mentalità è già maturata nelle nostre due comunità ; una scuola domenicale unita, un unico corso di catechismo articolato per classi di catecumeni e non per denominazione,
culti, unione femminile, riunioni di studio,
unione giovanile insieme, perchè ormai non
si è altro che una comunità con un pastore.
Rimarranno però distinti i registri, le
casse e quelle piccole cose che si riferiscono
ai problemi di amministrazione delle singole
Chiese, ma, esempio evidente di maturità
spirituale, è stato ben precisato che saremo
spiritualmente una sola comunità impegnata
in una presenza e in una testimonianza unitaria.
A Mestre, dove la Chiesa Metodista non
ha un locale proprio, il culto avrà luogo nel
locale valdese al mattino alle ore 9 e le attività saranno in comune tra i membri animati dallo Spirito del Signore.
Non possiamo che rallegrarci di questa
nuova integrazione che spiritualmente è significativa e prelude a quella volontà di
unione tra le nostre due Chiese già auspicata da molti anni ed avviata fin dal momento in cui, anni or sono, è avvenuto il riconoscimento paritetico del ministerio pastorale.
Pensiamo anche che l’esempio di queste due
comunità che si riuniranno insieme, ora in
questo ora in quel locale, non per motivi
denominazionali, ma solo per esigenze di testimonianza, debba essere di gioia e esortazione per ogni credente.
In seguito a questa decisione il Pastore
Scuderi sarà a pieno diritto anche membro
della Conferenza Metodista oltre che del Sinodo Valdese, e membro del corpo pastorale metodista.
Giovanni Scuderi
Il 6 Luglio il Signore ha richiamato
a Sé, dopo breve malattia, all’età di
anni 9i
Luigi Deodato
anziano RIV
Le sorelle e i nipoti esprimono il
loro ringraziamento a quanti ha,nno
circondato di affetto e di simpatia il
loro caro congiunto.
Un particolare ringraziamento ai Pastori Bogo e Jahier, al dr. Pellizzaro,
a Suor Ermellina, al vicino Zoppi, e
soprattutto alla vicina sig.ra Giachero
che lo ha amorevolmente assistito prodigandogli le sue cure.
« Chi ci separerà dall’amore di
Cristo?» (Rom. 8/35)
Il 9 Luglio il Signore ha richiamato
a sè
Stefano Garrou
deceduto a Villa di Prali all’età di
87 anni dopo una malattia sopportata
con fede e serenità.
« Ho pazientemente aspettato il
Signore. Egli si è inclinato a me
ed ha ascoltato il mio grido »
(Salmo 40:1)
La presente serve di partecipazione
e ringraziamento.
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8
~T)ag. 8
N. 29-30 — 26 Luglio 1965
Notiziario
ecumen ico
a cura di Roberto Peyrot
VESCOVO ANGLICANO COSTRETTO
A LASCIARE IL SUD AFRICA
Città del Capo (soepi) — Il vescovo anglicano R. Miao, che dirige dal 1960 la diocesi del Damaratend (comprendente il Sud
Ovest africano e TOvamboland) è stato avvisato dal governo sud africano che dovrà lasciare il paese.
Durante otto anni, il suo permesso di soggiorno in Africa doveva essere rinnovato
ogni tre o sei mesi. Al principio di quest’an.
no è stato informato dal ministro dell’Interno che il suo permesso non sarebbe stato rin.
novato dopo il 1« luglio prossimo, data alla
cui scadenza il vescovo doveva lasciare temporaneamente il Sud Africa per assistere a
Londra alla Conferenza di Lambeth.
Il ministro non ha fornito alcuna spiegazione in merito alla suddetta decisione, ma
ha precisato che l’uiScio degli immigrati non
aveva dato acuito alla domanda del vescovo
Mize di residenza permanente nel paese e
che di conseguenza non era più possibile continuare a permettergli di soggiornare in Sud
Africa « su una base temporanea ».
UNA CHIESA NUOVA
PER UN MONDO NUOVO
Dallas, Texas (soepi) — « Allorché noi
pensiamo a questa Conferenza di unione
(della chiesa metodista e della chiesa evangelica dei Fratelli) dobbiamo constatare che
il problema più interessante non era quello
d^le strutture, ma quello della missione ».
Cosi si,è il vescovo E. Frank, di
S. Luis, davanti ai 1200 delegati deUe due
chiese die » sono shunto recentemente tro.
vate riunite in una « Conferenza di unione »
sul tema « Una chiesa nuova per un mondo
nuovo ».
La nuova chiesa cosi costituita si chiama
Chiesa metodista unita.
Da parte sua, il capo della delegazione del.
la Conferenza orientale della vecchia chiesa
evangelica dei Fratelli, ha affermato che
ogni azione in favore dell’unità cristiana, dei
diritti economici e sociali e deU’uguaglianza
degli uomini e delle razze costituisce « il se.
gno evidente di un autentico rinnovamento
spirituale ».
Infine, il presidente dell’ufificio della Conferenza dei dirigenti cristiani del Sud ha di.
chiarate che lo spirito della Conferenza « rifletteva una crescente sensibilità alla responsabilità della chiesa nei problemi critici che
deve oggi fronteggiare l’umanità ».
Fra le decisioni prese dalla Conferenza
sono da rilevare là creazione di un « Fondo
per la riconciliazione » di 20 milioni di dollari (oltre 12 miliardi di lire) destinato per
la lotta contro la crisi che agita il paese e
eontro la guerra e la povertà nelle altre nazioni; la creazione di una commissione cc per
la razza e la religione » con un bilancio di
700 mda dollari (circa mezzo miliardo di
lire) per i prossimi quattro anni; la concessione del permesso alle chiese metodiste dì
quattordici paesi dì diventare autonome o
di far parte di chiese unite; l’affermazione
della necessità di rispettare la legge ma nello stesso tempo, il riconoscimento del « dir.tto alla disubbidienza civile nonviolenta nei
casi limite ».
TIMORI PER
L'AMERICA LATINA
Recife (bip) — « L'invasione dell'America
latina da parte delle grandi potenze rischia
di trasformarla in un nuovo Vietnam », ha
dichiarato mons. Camara, arcivescovo di
Olindà e di Recife, durante una conferenza
stampa tenuta a Salvador nello stato di
Bahia.
Nel proclamarsi ostile alla violenza e favorevole ad una riforma paeifìca delle strut
ture socio-economiche latino americane, il
prelato ha detto che « nè la destra nè la sinistra hanno il diritto di attentare alla pace
ed alla giustizia ». Egli ha detto essere indispensabile l’eliminazione del sistema feudale
e del colonialismo-interno, che permette ad
una minoranza di privilegiati di arricchirsi
a spese di milioni di esseri umani ridotti a
schiavitù.
Comunicato ai membri
del Sinodo Vaidase
Considerato che 1 membri del Sinodo sono quest’anno in numero superiore a quello degli anni precedenti,
per cui sarà molto difficile provvedere
all’ospitalità per tutti, si pregano tutti
coloro, pastori e laici, che non hanno
modo di provvedere direttamente alla
loro sistemazione a Torre Pellice, di
volersi prenotare scrivendo al Pastore
Achille Deodato, via dei Mille 1, 10064
Pinerolo, entro il 10 agosto.
Presso la Foresteria Valdese saranno sistemati nelle camere più tranquille tutti coloro che avranno provveduto per tempo alla prenotazione.
Naturalmente i primi prenotati avranno la sistemazione migliore.
Esauriti i posti alla Foresteria, gli
ultimi iscritti dovranno essere sistemati negli Alberghi e nelle Pensioni
di Torre Pellice, ma rischieranno di
non trovar posto se non avranno provveduto a farci giungere la loro prenotazione.
Direttore responsabile: Gino Conte
NIGERIA E BIAFRA
Una documnntnzione
la catastrofe attuale e il suo siendo
I morti rho non
piiriano
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s^>.a. - Torre Pellice (To)
(segue da pag. 1)
Un secondo modo in cui. chi è addentro alle questioni nigeriane potrebbe essere di aiuto, è quello di disegnare lo sfondo su cui si profila il tragico
conflitto attuale, gli eventi che ad
esso hanno condotto, poiché le radici risalgono a un passato remoto. Nella complessa trama di fattori intrecciantisi, che stanno dietro la crisi
odierna, il cristianesimo — dobbiamo
riconoscerlo — ha avuto una parte
considerevole. I cristiani europei si trovano cosi,' di fronte al conflitto non
soltanto (anche se questo è essenziale)
come esseri umani colpiti e sconvolti
dallo spettacolo di una morte per fame
in massa, non soltanto come Europei a
disagio per l’eredità coloniale, ma anche come cristiani che nella espansione missionaria della. loro fede hanno
determinato conseguenze cos'; sconvolgenti sulla cultura e sulla religione
africane.
Le due posizioni
Il governo federale di Lagos combatte per preservare l’unità della Nigeria.
Uno slogan popolare dice ; « Mantenere la Nigeria unita è un compito che
dev’essere condotto a termine ». Secondo Lagos, le truppe federali lottano
contro la ribellione di un gruppo di ufficiali e di intellettuali in mezzo agli
Ibo e ad altre popolazioni della Nigeria orientale, non contro queste popolazioni. Pur volendo preservare l’unità
nazionale, ha elaborato un sistema di
dodici Stati nel qu^e le varie tribù e i
vari gruppi etnici .possono trovar mòdo di esprimersi in larga misura. Così,
è stato dato agli Ibo il loro Stato, come agli Ibilio e agli Ijo, due altre
tribù minori della Nigeria orientale.
Questo impedirà il predominio di
un’unica tribù — ad es, gli Ibo — su
altre o sull’intero paese.
Il governo federale si difende dicendo che è stata la ribellione a causare
sia il rigido blocco economico sia l’invasione militare dell’Est da parte di
truppe degli Stati settentrionali e occidentali. Appena i « ribelli » rinunceranno al loro tentativo di instaurare
una repubblica separata, anche la
guerra cesserà e affluiranno rifornimenti alimentari per salvare la popolazione che muore di lame. Il compito
è dunque quello di «liberare» il popolo
dai suoi falsi capi.
Da principio l’esercito federale confidava in una pronta vittoria : Enugu,
la capitale orientale, sarebbe stata occupata nel giro di pochi giorni — aveva dichiarato il governatore militare
del Consiglio provvisorio degli Stati
settentrionali. Ma la guerra si è prolungata. Varie città sono state conquistate, perdute, riconquistate. A misura
che, lentamente, l’esercito federale « liberava» un distretto dopo l’altro, la
popolazione si ritirava sempre più all’interno. Enugu è stata presa, ma è oggi una città-fantasma, priva di abitanti. Occupate ormai tutte le città principali, la guerra è praticamente finita,
secondo il governo federale. Eppure
continua ! Perchè? Chi sono gli uomini
che hanno resistito per oltre un anno
all’assalto di divisioni di truppe provviste di armi automatiche, di artiglierie, protette da carri armati, da caccia Mig, e di reparti di marines?
I Biafrani sostengono un punto di
vista diametralmente opposto ; essi
stanno difendendo disperatamente la
loro giovane repubblica contro un attacco bellico non provocato che si prefigge la loro completa distruzione :
una guerra di « genocidio », insomma.
Non vogliono altro che essere lasciati
in pace. Non hanno « abbandonato »
la Nigeria nè hanno spezzato la sua
unità; è la Nigeria che li ha «abbandonati » con una politica persecutoria
e di sterminio che non ha lasciato loro
altra alternativa se non quella di rifugiarsi nel cuore della loro terra. Non
er.ano..,più al sicuro in Nigeria. La Federazione, quale l’avevano conosciuta,
è morta, ma non sono stati loro a ucciderla, sono stati gli altri Nigeriani,
quando hanno massacrato le popolazioni orientali.
I Biafrani non dicono di avere la
certezza, ma almeno una probabilità
di sopravvivere in un loro Stato sovrano. Preferiscono morire liberi, combattendo per questo scopo, piuttosto
che essere fucilati inermi o vivere come cittadini di seconda classe in uri
paese governato dai Nigeriani del
nord. Questa convinzione ha ispirato
le loro truppe male addestrate e male
equipaggiate dando loro il coraggio
per affrontare forze schiaccianti. Il loro coraggio ci ricorda una delle sollevazioni degli Ebrei contro i Romani,
che portò alla distruzione di Gerusalemme nel 70 d. C, Cantando i loro
canti di sfida : « Siamo Biafrani, com;
battenti per la nostra libertà», essi
sono pronti a morire di fame e a suicidarsi piuttosto che cedere e essere
distrutti o ridotti in servitù.
Lo sfondo della tragedia
Com’è sorto questo « dramma orribile del Biafra? » Risalendo gli anni e
i decenni, è possibile delineare un certo numero di fattori che hanno influito sull’attuale stato di cose. Nella prima metà del secolo scorso, un capo del
nord, Uthman dan Fodio, portò a
buon fine una « guerra santa », una
«jihad» per estendere al massimo la
sfera dell’Islam: i suoi guerrieri a ca
vallo portarono la loro fede verso il
mare, a sud; furono fermati al margine delle foreste tropicali da eserciti
Yoruba, nell’ovest, sebbene questi ultimi lasciassero nelle mani dei conquistatori una parte considerevole delle
loro terre. Nessun invasore musulmano potè invece penetrare nelle foreste
a est del Niger.
L’islamismo non è stata la sola fede
universale apparsa sulla scena nigeriana. Sin dal 1485 i Portoghesi aveva^
no portato il cristianesimo al centro
della zona occidentale; tuttavia soltanto dal 1840 circa esso si assicurò un
punto d’appoggio permanente. Prese
piede dapprima nella Nigeria occidentale, dove raggiunse alTincirca la stessa consistenza dell’ Islam. Alquanto
più tardi cominciò ad estendersi anche a est del Niger, ma è nelle prime
decadi di questo secolo che si è diffuso in modo spettacolare. Da un punto
di vista sociale il cristianesimo ha contribuito, ancor più dell’islamismo, a
turbare il delicato equilibrio della società africana tradizionale. Gli effetti pericolosi di questo turbamento furono occultati dall’avvento del governo coloniale britannico.
Il potere imperiale britannico andò
crescendo, dalla sua piccola testa di
ponte a Lagos ( 1861) fino alla procla^
mazione (1900) dei due Protettorati
della Nigeria settentrionale e meridionale. Da quel momento la Nigeria fu
amministrata come un’unica entità
politica. Gli Ir glesi lasciarono relativamente liberi gli emiri musulmani
del nord: quivi lé missioni cristiane
non furono ii>noi%iggiate ad aprire
scuole e ad avv re 11 processo di istruzione delle ma e secondo linee occidentali, come a venne invece nel sud.
Il risultato fu le il nord rimase politicamente più intatto, ma assai più
arretrato per c ') che riguarda l’istruzione.
Le agitazioni per l’autonomia iniziarono nel sud dove la presenza britannica era- pii evidente. I Nigeriani
rivendicarono i . 'rojifi diritti nell’ovest
e nell’est, men re.^il nord rimaneva
assai più tranq ;illd. Dopo la seconda
guerra mondia °, la Gran Bretagna
Con unicalo
Il Corpo F stonale è convocato a Torre F eljìce nell'Aula Sinodale Giovedì 1 Agosto alle
ore 9,30 col c^guente 0.d.g.:
1. Esame di fede dei Cand. al
Ministero Mar j Berutti e Archimede Berte,ino.
2. Varie.
Il Vìc.e-Moderatore
Achille Deodato
giunta ormai alla fase acuta. In questo
momento si possono prevedere soltanto nuovi eccidi e ulteriori morti per
fame. Senza un forte aiuto internazionale, lo Stato del Biafra sara necessariamente soffocato nel sangue. Ma,
come gli Ebrei, il popolo sopravviverà
e risorgerà dalle ceneri della sconfitta.
Insieme a tanti, in tutto il mondo,
spero ancora in una pace negoziata
che segni la fine dell’amarezza della
guerra ed eviti le conseguenze di unavittoria militare completa, con tutta
l’umiliazione che comporterebbe. Sarebbe un miracolo, un miracolo veramente africano, poiché in Africa succedono le cose più impensate. Nel
frattempo, che fare? Dovremmo dare
il nostro appoggio al più vicino programma di aiuti al Biafra e alle altre
zone dell’est che sono ricadute in mano della Nigeria. Tocca alle Chiese
cristiane di assistere come meglio possono gli ammalati e coloro che stan
morendo di fame. Dovremmo lasciarci coinvolgere in questa tragedia umana. Infine, dovremmo interessarci sempre più delle questioni africane. L’Africa è un gigante che si sta svegliando,
che già sta scuotendo il mondo. Gli
Africani hanno i loro conflitti proprio
come gli Europei hanno avuto i loro.
Sarebbe fatale se scrollassimo le spalle dicendo : « Ecco quel che succede
quando l’Africa diventa indipendente! ». Gli Africani non hanno bisogno
dell’arroganza europea, ma dell’uma^
nità e della generosità dell’Europa.
P. R. McKenzie
In questi giorni quotidiani e periodici,
come i mezzi audiovisivi abbondano di notizie sulla tragedia del Biafra. Ma in questa
massa d informazioni non tutto è di primo
ord ne nè criticamente filtrato. Bisogna quindi essere molto grati alle vivaci e coraggiose edizioni Jaca Book di Milano che, prima
che scoppiasse il tragico boom giornalistico,
hanno approntato e lanciato un agile volumetto che raccoglie una documentazione di
valore, esaminata criticamente, avendo cura
di tenere ben distinte la documentazione e
la valutazione. Sono poche pagine, ma quanto ricche e stimolanti, cariche di quella passione nella ricerca senza pregiudizi della verità, che oggi non abbonda su nessun orizzonte.
Attraverso cenni concisi ma densi al periodo coloniale, al formarsi di una coscienza
politica, all’evoluzione del federalismo, alle
classi politiche, alle alleanze e ai conflitti
etn.ci, ai colpi dì stato e agli eccidi, si segue
1 addensarsi e 1 evolversi della tragedia fino
alla secessone del Biafra e alla guerra; ci si
guarda dal vedere tutto nero da una parte e
tutto cand'do dall'altra, ma ci si rifiuta pure
di chiudere gli occhi sulla sproporzione fra
le responsabilità. E il volumetto si chiude
con una requisitoria, violenta proprio nella
sua secchezza, contro gli « spettatori », cioè
contro tutti gli struttatorl e tutti gli armatori, a Occidente come a Oriente, corresponsabili in questa atroce tragedia.
Lette queste pagine, se ne sa di più. sulla
situazione nigeriana, in modo più critico e al
tempo stesso più palpitante. Che cosa si potrebbe chiedere di più a una seria documentazione? g. c.
morti che non parlano. La questione del
Biafra. Jaca Book, Milano 1968, pag. 48,
L. 400.
iimimiimiMimmiiiiiiiiimmn
Echi della settimana
si preparò finalmente a cedere alle
pressioni indipendentiste.
Ma il nord superò la propria riluttanza soltanto quando si rese conto
che la vastità del suo territorio e l’entità della sua popolazione gli avrebbe
permesso di avere la maggioranza al
Parlamento federale.
Dopo il raggiungimento dell’indipendenza, nel 1960, furono le popolazioni
della parte occidentale che per prime tentarono di prendere il potere;
ma fallirono. Nel Ì966, un nuovo tentativo condotto da ufficiali dell’est e
dell’ovest sfociò in un colpo di Stato,
con l’assassinio di vari capi settentrionali. Il nord fu esautorato con la
forza, ma solo per sei mesi. Il capo ibo
del governo militare di Lagos, Ironsi,
fu rapito e ucciso da militari del nord
e un ufficiale nordista, il col. Gowon,
prese il suo posto. Molti ufficiali ibo
dell’ esercito vennero fucilati e dopo un esteso massacro di orientali
residenti al nord, i superstiti si ritirarono entro le loro frontiere nazio.
nali. A quelli che non erano originari
dell’est fu chiesto di lasciare il paese ;
e alla fine del 1966 la Nigeria si era
de facto scissa in due Stati separati,
i cui capi non riuscirono ad avere che
una sola riunione in comune fuori del
paese, nel Ghana, prima che fossero
spezzati gli ultimi legami. Durante questo periodo il rettore e parecchi dei
miei colleghi d’università lasciarono il
loro posto e partirono per l’est. Anche
la regione occidentale desiderava di
separarsi, ma aveva troppo pochi soldati e le truppe del nord controllavano le città principali. Perciò la regione occidentale fu strettamente associata al nord nella condotta della
guerra, che scoppiò nel luglio 1967.
Ch6 cosa possiamo fare?
■ Sono fin troppo cosciente del rischio
di avere semplificato in modo eccessivo le cose e di aver mancato per
omissione o per errori di valutazione.
Non sono neppure stati menzionati
certi fattori evidenti ; ad esempio il
carattere del popolo ibo, laborioso, intraprendente, deciso a farsi strada.
Gli ibo erano già conosciuti per questi
caratteri persino come schiavi negli
Stati Uniti, centocinquant’anni fa.
Inoltre l’est possiede molto petrolio e
questa è una ragione di più che rende
iB. Nigeria restia ad ammettere l’indipendenza dell’est.
« L’orribile tragedia del Biafra » e
AFFARI OLTRE CORTINA
DEL CAPITALISMO INGLESE
■Jk » La BP (British Petroleum) ha firmato un contratto con la società petrolifera
jugoslava NAFTAGAS, per un giro d'affari di più di 420 milioni di franchi francesi,
La BP fornirà 6.000.000 di tonnellate di
petrolio grezzo proveniente dal M. Oriente,
entro i prossimi 10 anni. Tale petrolio
verrei lavorato dalla raffineria di Pancevo,
presso Belgrado, raffineria che è stata costruita con la collaborazione degl’inglesi e
la cui capacità raggiunge 1,5 milioni di tonnellate all’anno.
li La BP, che fa un grande sforzo nell'Europa dell’Est, ha già ottenuto successi
in Bulgaria, in Ungheria e nella Germania
Orientale, malgrado la concorrenza dell’Iran e dell’URSS. L’Inghilterra che è stata,
nel 1967, il secondo socio commerciale dell'URSS, ha del resto lanciata un’offensiva
generale d’esportazioni verso i paesi socialisti ».
(Da « L’Express » del 15-21.7.1968).
SULLA CRISI
DELLA CECOSLOVACCHIA
Ci’ sembra ancora prematuro pronunciare giudizi su una situazione così complessa. così in rapido e fluido divenire come
quella della Cecoslovacchia. Ma indubbiamente interessanti, perchè molto significative, sono le opinioni che vanno affermandosi fin d’ora in ambienti comunisti estranei alla grande contesa cecoslovacco-sovietica.
L'opinione del PCI, ben nota, è stata
espressa da Luigi Longo con accendi che Le
Monde chiama « molto sfumati » (« très
nuancés ») ;
« Non è da stupirsi (...) che i partiti comunisti dei diversi paesi giudichino in modo
diverso le esperienze di altri paesi socialisti. (...) Per esempio, noi vediamo che la
Polonia è particolarmente sensibile alle minacce che pesano su di essa da parte delle
forze revansciste tedesche. (...) Bisogna comprendere ed accettare la diversità delle .situazioni e dei problemi ».
Più decisa l’opinione del Partito Comunista Romeno (Articolo dell'« Agerpresse ») :
« Il nostro partito ritiene che, in questo
momento, l’esigenza più imperiosa è quella
di non far nidla che potrebbe aggravare le
divergenze alimentare il dissenso; ed e
quella di manifestare una fiducia instancabile nella forza e nella capacità del partito comunista cecoslovacco, di muoversi
nella direzione da lui scelta con metodo
democratico. (...) D’accordo con quanto
ha detto Nicola Ceausescu, il nostro popolo
ed il PC. romeno non condividono l opinione di coloro che manifestano inquietudine per gli avvenimenti in Cecoslovacchia, e
che dicono che bisogna intervenire nel processo di perfezionamento della società socialista. attualmente in corso in Cecoslovacchia ».
Aspra infine l’opinione che va affermandosi in Jugoslavia. « Mescolanza di amarezza e di delusione, inquietudine per l avvenire: queste sono le reazioni dei comunisti iugoslavi alla lettera indirizzata a
Praga dal « club dei Cinque » (Riferimento
al recentissimo convegno, a Varsavia, dei
comunisti dell’URSS, della Germania Orientale della Polonia, dell’Ungheria e della
Bulgaria). Infatti essi (i comunisti iugoslavi)
hanno l’impressione che l insieme dei rap^
porti per i paesi e i partiti comunisti, cioè
il sistema edificato con pazienza e con difficoltà infinite dopo la morte di Stalin, minacci di crollare con conseguenze imprevedibili per la Cecoclovacchia e per l’intero
movimento operaio.
« Il giornale '’PolitM' ha pubblicato il
testo integrale della lettera dei Cinque (come hanno fatto, del resto, anche gli altri
giornali) sotto il titolo: "Kominform 68 .
Orbene, questo termine, per sè stesso rievoca ai comunisti iugoslavi le peggiori in
a cura di Tullio Viola
giustizie chg un’organizzazione internazionale, al servizio degl’interessi d’una grande
potenza, abbia poputo commettere verso un
piccolo paese. Ma essi che hanno respinti
nel 1948 analoghi "consigli” del vecchio
Kominform, che hanno resistito alle sue
pressioni e coercizioni, essi ritengono loro
dovere di trovarsi oggi al fianco dei Cechi
e degli Slovacchi, oggi che questi devono
fronteggiare, come tutto sembra indicare,
un nuovo Kominform le cui pretese non
possono essere dissimulate dall’affermazione
di non volersi intromettere negli affari interni di quel paese.
"In ogni caso (scrive un quotidiano belgradese) bisogna risalire lontano nellà stoz
ria, per trovare un consesso' internazionale
arrogantesi il diritto di dire ad un paese
come debba agire verso i propri cittadini ».
(Da « Le Monde » dei 21-22.7.1968).
2-3 Agosto - Adelfia (Vittoria)
Congresso FUV
E’ convocato per i giorni 2-3 Agosto
il Congresso F.U.V. ad Adelfia, il nostro centro giovanile siciliano. In questo modo la Sicilia sarà, per la prima
volta a memoria di giovane unionista,
centro di un congresso nazionale di
uno dei settori della chiesa.
Possono partecipare tutti i giovani
e meno giovani. Hanno voce deliberativa i rappresentanti delle unioni (il
pastore o un suo sostituto ed un delegato per ogni cinquanta membri o
frazione di cinquanta), i capigruppo,
i membri del Comitato Nazionale e della Tavola ed il Direttore di Agape.
I membri del Congresso sono convocati per le ore 9 del 2 Agosto.
II Congresso avrà inizio con un Culto con breve meditazione comunitaria del passo proposto dall’Agenda Biblica: Giona 3-1-10. I Congressisti sono pregati di prepararsi alla meditazione di questo passo ed aUa preghiera
di intercessione « perchè la Chiesa cristiana avverta i segni dei tempi e le
sia concesso un tempo di risveglio ».
Subito dopo il culto inizieranno i lavori con la verifica dei mandati e la
lettura della controrelazione preparata da alcuni giovani fratelli siciliani.
Iscrizioni presso Claudio Tron, V. S.
Michele 2, 10064 Pinerolo (To)
Il Comitato Nazionale
della F.U.V.
Istilulo Gouid
Presso VIstituto Evangelico Gouid di Firenze sono aperte le iscrizioni per l’anno
scolastico 1968-69 per ragazzi da avviare
alle scuole pubbliche di ogni ordine e grado ivi compresi i centri di addestramento
professionale.
Per informazioni scrivere alla Direzione,
Via Serragli 49, 50124 Firenze.
♦ * *
Il Gouid particolarmente si propone di
venire incontro a tutti quei ragazzi che, dovendo frequentare la scuola d obbligo, o
essendo particolarmente dotati per la continuazione degli studi, ne sono impediti da
circostanze avverse.
L’Istituto Gouid offre a signorina capace
un posto di assistente educatrice interna
per bambini dai sei ai dodici anni.
Il carattere dell’Opera e del compito
particolare da svolgere favorisce coloro che
desiderano dare al proprio lavoro una nnalità di servizio e di testimonianza.
Scrivere per più dettagliate informazioni
alla Direzione, Via Serragli 49, 50124 Firenze.