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A
ORMA
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
VENERDÌ 15 SETTEMBRE 1995
SINODO VALDESE E METODISTA
VERSO LA CITTA
FUTURA
GIUSEPPE PLATONE
Sinodo d’annata. Come una
bottiglia di vino buono da
stappare nelle grandi occasioni. Al di là dell’immagine il
Sinodo ’95 va ricordato almeno per tre motivi, due interni
e uno esterno. Cominciando
da quest’ultimo occorre dire
che, quasi all’unanimità, il Sinodo ha varato un importante
documento sul papato: era
proprio il capitolo che mancava al grande libro sull’ecumenismo che il Sinodo ha cominciato a scrivere dal 1982.
È la prima assemblea protestante al mondo che risponde
alla sfida ecumenica lanciata
dal papa con l’enciclica Ut
unum sint. Certo cambiano le
forme ma la sostanza dell’istituzione papale rimane tale e
quale; ma fino a quando? Il
documento è destinato a rilanciare il dibattito ecumenico
proprio a partire dal suo maggiore ostacolo rappresentato
dal primato di Pietro.
Dei due altri documenti di
carattere più interno riguarda
il famoso 8 per mille dell’Irpef destinato dai contribuenti
ai valdesi e metodisti. La discussione sui criteri per la destinazione dei fondi è stata
molto appassionata e ha preso
le mosse dal documento di
una commissione ad referendum ispirata da una duplice
necessità: organizzare una gestione esemplare di questo
servizio e favorire la crescita
e l’autonomia dei «minimi».
La Tavola valdese, sentiti ora
i vari pareri, è impegnata dal
Sinodo a varare il testo di un
regolamento della gestione
globale dei finanziamenti derivanti daH’8%c (che arriveranno solo nel ’97).
La seconda decisione del
Sinodo a carattere interno riguarda, inoltre, il riassetto degli istituti e opere che fanno
parte dell’ordinamento valdese. Conclusa la lunga fase, durata alcuni anni, in cui si è dotata ogni opera di uno statuto
si tratta ora di fare un ulteriore
passo decisivo, vuoi raggruppando le opere in organismi di
settore vuoi dotando ciascuna
di esse, almeno le più grandi,
di personalità giuridica.
Accanto a questi tre temi ci
sono state molte altre prese di
posizione destinate a rimbalzare non solo nella vita delle
chiese ma nella società: penso per esempio al documento
di appoggio alla protesta delle chiese del Pacifico contro
gli esperimenti nucleari nell’
atollo di Mururoa. Importante
è stato anche l’invito sinodale
alle chiese per una rinnovata
solidarietà verso le popolazioni delle repubbliche ex jugoslave e la presa di posizione contro ogni violenza, a cominciare da quella sessuale.
Un messaggio approvato dal
Sinodo è stato inviato anche a
Pechino in occasione della
conferenza mondiale delle
donne in cui si attira l’attenzione sulle problematiche legate alla contraccezione e
all’aborto.
Attenzione particolare è
stata anche dedicata, discutendo della nostra situazione
ecclesiastica italiana, alla
questione dei giovani per una
loro piena integrazione alla
vita della chiesa. Spesso nel
dibattito sinodale è ritornata
l’immagine della città futura
che emerge dal testo biblico
(Ebrei 13, 12-17) predicato
nel culto inaugurale dal pastore Bruno Rostagno. Cercare la città futura non è contemplazione ma azione.
Tuttavia se queste ultime
incespicano lo stesso non può
dirsi della Facoltà di teologia
che gode di ottima salute:
molti infatti sono rimasti favorevolmente impressionati
dal grande lavoro che svolge
l’ateneo. La Facoltà si è impegnata a continuare la progettazione di una «formazione teologica a distanza» rivolta a quelle persone (e sono
parecchie) che desiderano
realizzare un ricco bagaglio
culturale protestante. L’interesse per il protestantesimo in
Italia sta crescendo. Cresce di
pari passo con la nostra credibilità? Il Sinodo di quest’anno ce lo fa sperare.
A Torre Pellice si è compiuto un significativo passo avanti per la testimonianza cristiana
La marcia del protestantesimo italiano
procede verso una maggiore unità
DOMENICO MASELLI
La seconda sessione congiunta
dell’Assemblea generale dell’Ucebi
e del Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste è dunque alle nostre spalle. Sono
stati in realtà tre giorni molto intensi e
troppo rapidi, ma credo che siano stati
importanti per molti motivi. Ci hanno
dato, tra l’altro, la misura del progresso
dell’evangelismo italiano verso una più
intensa collaborazione ed esperienze originali e non formali di cotnunione. Quelle stesse chiese si erano incontrate nel
1920, in un momento terribilmente buio
della storia italiana e rincontro era stato
il I Congresso evangelico italiano, da cui
era uscito il primo Innario cristiano.
Da quel lontano giorno le nostre chiese hanno fatto tanta strada; le missioni
battiste e metodiste hanno lasciato il posto a compagini ecclesiastiche italiane,
fortemente radicate nel territorio; valdesi e metodisti hanno sperimentato una
forma originale di integrazione. Ora, con
le sessioni congiunte dell’Assemblea e
del Sinodo, tutte e tre le compagini, rappresentanti'tre gloriosi momenti della
storia protestante quali la Riforma calvinista, l’esperienza battista e il risveglio
metodista, pur non rinunciando alle loro
identità, hanno trovato un modo nuovo.
eppure semplicissimo, di accogliersi
reciprocamente e di testimoniare la
realtà cristiana nel nostro paese.
1 documenti elaborati in questi tre
giorni sono prova di questi due aspetti.
Le differenze ecclesiologiche sono evidenziate nel momento stesso in cui vengono superate nel reciproco riconoscimento, nella consapevolezza di essere
chiamati ad annunciare l’Evangelo.
Mentre battisti, metodisti e valdesi si
preparano a testimoniare insieme Cristo
Signore nel nostro paese, tengono presente che accanto a loro c’è una Federazione delle chiese evangeliche in Italia,
a cui appartengono e alla cui attività
danno un contributo determinante, ci sono chiese non federate ma con cui vogliono mantenere e accrescere i contati
per un’opera comune, vi è un cattolicesimo italiano con cui instaurare un dialogo ecumenico sereno, ma leale e franco, nel reciproco rispetto; vi è una massa di sofferenti nel fisico e nello spirito
che attendono una presenza attiva culturale e sociale che dia aiuto a chi è stanco
e disorientato.
Questa seconda sessione è dunque una
tappa nella marcia lenta, ma costante, del
protestantesimo italiano verso forme
sempre più strette di collaborazione per
rendere la presenza nel paese più utile ed
ANNO 3 - NUMERO 34
Racconto
Ogni raccolto
proclama
la salvezza
in Cristo
efficace. Il Bmv rappresenta solo lo zoccolo duro o il circolo più stretto di questo cammino-. Ciò che lo rende sicuro e
irreversibile è l’accettazione di Cristo
come Salvatore, come Liberatore, come
Signore. Egli è infatti il Salvatore personale, offre un contributo determinante alla lotta per un’autentica libertà dai bisogni, dai condizionamenti dalle storture di
questa società, ci fa pregustare sotto la
sua Signoria il Regno della libertà.
Le nostre denominazioni radicate nel
paese, in cui hanno ora anche il riconoscimento giuridico delle Intese con lo
stato, non si limitano ad affermazioni
teoriche, pur importanti, ma prevedono
azioni comuni sul territorio, attraverso
una collaborazione delle istanze nazionali, regionali, locali e il potenziamento
della presenza culturale nel paese per
mezzo della Facoltà valdese di teologia,
del giornale che ci ospita, della casa editrice Claudiana, affinché il protestantesimo italiano possa costituire una voce
percepibile a tutti i livelli. Non si tratta
certo di un punto di arrivo, ma di una
tappa importante e significativa della testimonianza cristiana in Italia, a cui ci
auguriamo segua il rafforzamento della
Fcei e il perseguimento di sempre nuove
forme di collaborazione con gli altri
evangelici.
Dal Vietnam un mutilato di
guerra racconta: «Nel 1976
siamo rientrati nel nostro villaggio, un tempo fertile, dove
le verdi risaie si estendevano
fino all’orizzonte. Ora tutto
era ridotto in polvere. Le
bombe dei B 52, i mortai dei
comunisti hanno arato il nostro villaggio per più di cento
giorni di agonia. I nostri vecchi ci dicevano: “Rifare tutto
a partire dal riso!’’. Per fare
questo occorre del coraggio,
della tenacia. Bombe, mine,
granate inesplose dormono
ancora nelle nostre risaie, nei
nostri campi...
Quasi nessun giorno trascorre senza un incidente: un
bufalo sventrato, un bambino
che perde il braccio o la gamba, la lama di un aratro che
salta su una mina...
“Rifare tutto a partire dal
riso”. .
Uomini, donne, vecchi,
bambini... Tutti decisi a rotolare la pietra che impedisce
loro di uscire dalla tomba.
Dopo ogni raccolta di riso, e
ne sono passate 17, ricostruiamo qualche cosa: una
chiesa di bambù con il tetto
di paglia; il Signore è fra noi!
Poi le case, la scuola materna, tutto il villaggio. È vero, i
nostri ragazzi non mangiano
ancora abbastanza per sfamarsi, ma sono contenti di
respirare il profumo del riso
in fiore, felici di correre lungo i campi dorati, pronti per
la mietitura.
“Tutto a partire dal riso”; i
nostri vecchi hanno ragione. I
chicchi di riso seminati nella
morte sorgono nell’immortalità. Ogni raccolta proclama
il messaggio del Cristo risuscitato.
Ornai l’allodola ha ripreso
a cantare. Alleluia, alleluia,
alleluia!».
(testo letto come confessione
di fede nel corso del culto di
apertura del Sinodo valdese)
Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste
pagine 2-12
Seconda Assemblea
e Sinodo congiunti
pagine 13-16
Le predicazioni
dei culti iniziale
e finale
pagine 2 e l6
\nL..
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della
VENERDÌ 15 SETTEMBRE 1995
La predicazione del culto di apertura del Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste
L'impegno dei credenti sta nella ricerca
della città futura che sta venendo
BRUNO ROSTAGNO
Cari fratelli e‘ sorelle,
quando cerco di spiegare
alle sorelle e fratelli stranieri
che cosa sia il Sinodo, dico
che esso non è semplicemente un’assemblea ecclesiastica,
ma è una festa. Da che cosa
deriva questo carattere festoso? Deriva dal fatto che il Sinodo è una grande occasione
di incontro. Siamo sparsi, la
maggior parte di noi viene da
una situazione di diaspora;
qui invece siamo in molti,
incontriamo centinaia di persone che condividono la nostra fede. L’incontro nel Signpre ci rende allegri.
Ma la gioia che proviamo
nell’incontrarci qui non è un
segno di chiusura; non significa che stiamo bene solo
quando siamo insieme. Le
nostre chiese non vogliono
essere oasi, e non guardano
all’ambiente che le circonda
come se fosse un deserto.
«Usciamo fuori dall’accampamento», dice la Lettera
agli Ebrei. Non ci accampiamo, non ci isoliamo in recinti
sacri. Solo che bisogna avere’
molto chiara la motivazione
di questo movimento. Dobbiamo aprirci non perché il
mondo sia più interessante
della chiesa (talvolta lo è, ma
accade quando la chiesa ha
paura di rinnovarsi), e neanche perché il mondo diventi
interessante solo se ci siamo
noi. Usciamo, perché prima
di noi Gesù è uscito, si è lasciato condurre fuori dalla
città, e là è stato crocifìsso.
La croce deve portare
tutti i suoi frutti
l^uori della porta» si>> gnifica in mezzo alla
realtà profana, la realtà che
tutti ritengono separata da
Dio, sia per condannarla sia
per esaltarla, come lo spazio
Ubero in cui l’uomo può costraire la sua civiltà.
Nella realtà separata da
Dio, Gesù ha rivelato l’amore
di Dio. La morte di Gesù è il
dono di Dio, e il mondo va
avanti finché questo dono abbia portato tutti i suoi frutti.
Va avanti perché deve portare
tutti i suoi frutti. Nel segreto
della realtà umana, ma possiamo anche dire della creazione nel suo insieme, lo Spirito di Dio continua il lavoro
che ha iniziato nella tomba di
Gesù e che ha avuto come
primo frutto la risurrezione di
Gesù dai morti. Nel nostro
mondo soggiogato dalla morte sta nascendo la nuova vita.
Questo è il vero motivo per
cui non possiamo voltare le
spalle alla realtà terrena. Essa
fa parte della creazione che
Dio sta trasformando, fin dal
giorno della risurrezione. Per
noi questo ha due conseguenze, una negativa e l’altra positiva. La conseguenza negativa è che, vivendo senza
chiusure nel mondo comune,
nel mondo non religioso, ma
per un altro verso anche troppo religioso, dobbiamo essere
pronti al conflitto. La realtà
terrena non è ancora trasformata; è la realtà in cui Gesù è
stato crocifisso. È risorto, ma
qui è ancora rifiutato; «Andiamo a lui portando il suo
obbrobrio», dice il testo. La
sua risurrezione ci assicura
che il nostro cammino con lui
ci porta alla vita e alla pienezza della comunione con
Dio; ma qui, facendo la strada che lui ha aperto, incontriamo l’opposizione di chi
crede solo al presente, con
tutte le sue ingiustizie.
Scoprire ciò che Dio
fa maturare
Quindi viviamo nella realtà terrena, ma non ci
teniamo attaccati a questa
realtà, non vi cerchiamo una
sistemazione comoda e definitiva. «Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura», ci ricorda la Lettera agli Ebrei.
Ecco la conseguenza positiva:
che cosa vuol dire «Cerchiamo la città futura»? È importantissimo il verbo «cerchiamo». Non attendiamo passivamente, ma «cerchiamo»,
«siamo in ricerca». Se sei in
ricerca, vuol dire che c’è
qualcosa da scoprire.
Futura non vuol dire assente, di là da venire; vuol dire
che sta venendo, che si sta
realizzando. Non esistono
strumenti di analisi per riconoscerla; per questo abbiamo
bisogno di qualcuno che ci
dica: ecco, guardate! Solo
Gesù può dircelo, solo Gesù
può insegnarci a riconoscerla,
perché solo lui la conosce:
«Alzate gli occhi e guardate
le campagne come già biancheggiano per la mietitura»
(Giov. 4,35).
aaipm.
«Perciò anche Gesù, per santificare il popolo con il proprio sangue, soffrì fuori della
porta della città. Usciamo quindi fuori
daWaccampamento e andiamo a lui portando il suo obbrobrio. Perché non abbiamo
Quaggiù una città stabile, ma cerchiamo
quella futura. Per mezzo di Gesù, dunque,
offriamo continuamente a Dio un sacrifìcio
di lode: cioè, il frutto di labbra che confessano il suo nome.
Non dimenticate poi di esercitare la beneficenza e di mettere in comune ciò che avete; perché è di tali sacrifici che Dio si compiace.
Ubbidite ai vostri conduttori e sottomettetevi a loro, perché essi vegliano per la vostra vita come chi deve renderne conto, affinché facciano questo con gioia e non sospirando; perché ciò non vi sarebbe di alcuna utilità»
1 Ebrei 13, U-17
Gesù ci insegna a guardare
la realtà terrena, e a vedervi
spuntare la nuova realtà del
regno di Dio. È profondamente sbagliato intendere la
croce come un fatto puramente negativo. Il nostro discorso
si è forse in questo senso
troppo scostato dall’Evangelo. Abbiamo visto nella realtà
umana soltanto la ribellione a
Dio, abbiamo squalificato tutto ciò che non era in diretto
rapporto con la nostra predicazione, abbiamo negato ogni
importanza alla natura, come
se la nuova creazione non
avesse nulla a che fare con il
presente. Ma se lo Spirito è
all’opera perché la croce di
Gesù porti tutto il suo fratto,
il suo frutto vitale, allora
l’azione di Dio può effettivamente toccare in modo positivo ciò che sta avvenendo su
questa terra; allora qualche
cosa di ciò che si sta facendo
nel campo della politica, della
cultura, dell’arte, della scienza, può cominciare ad andare
nel senso voluto da Dio.
Non intendo minimamente
negare l’autonomia di questi
campi. L’artista è libero di
organizzare i suoi materiali
come vuole, ma può anche
aprirsi alla possibilità che la
sua creazione artistica faccia
presentire qualcosa della
nuova creazione. Penso, per
esempio, a certi quadri di
Paolo Paschetto o di Filippo
Scroppo.
Un discorso simile si può
fare per la scienza: oggi ci
uniamo ancora una volta ai
fratelli e alle sorelle del Pacifico per protestare contro gli
esperimenti nucleari francesi;
questo evidentemente non significa coiidannare in blocco
tutta la scienza, come se
avesse solo un potere distruttivo. La scienza non può limitarsi a salvaguardare il creato;
il suo compito è di scoprire le
possibilità del creato che sono ancora ignote. Il discorso
sulla salvaguardia del creato
non ha un futuro, se dimentichiamo questo.
Tuttavia lo scienziato può
aprirsi alla possibilità che il
creato si rinnovi in modo
molto più radicale di quanto
egli supponga; la nuova creazione può dunque essergli di
guida nel suo lavoro, può anche insegnargli un nuovo rispetto per quella natura in cui
lo Spirito è all’opera.
Apertura
all'incontro
Noi cominciamo appena a
comprendere debolmente la portata della croce di
Cristo. In questa scoperta il
ragionamento ci aiuta fino a
un certo punto. Ci aiuta molto
di più la lode. Non il canto
trionfale sulle sorti progressive dell’umanità. La lode che
ha inizio il mattino di Pasqua
e che non avrà mai fine, come
ci insegna l’Apocalisse; il
«canto nuovo» a cui i Salmi
invitano il popolo di Dio e la
creazione intera. II testo parla
della nostra ricerca della
«città futura», e poi prosegue:
«Per mezzo di Gesù, dunque,
offriamo continuamente a
Dio un sacrificio di lode: cioè
il fratto di labbra che confessano il suo nome». Quando
lodiamo, quando proclamiamo l’opera compiuta da Dio,
siamo anche più preparati a
vedere che il regno di Dio
non è immobile, ma avanza.
La ricerca della «città futura» caratterizza dunque la nostra presenza nel mondo. Ci
aiuta a capire quali caratteri
stiche devono avere le nostre
chiese. La prima caratteristica, l’abbiamo già detto, è
l’apertura. Uscite, incontrate
gli altri non come estranei ma
come persone con cui, grazie
al rinnovamento dello Spirito,
la comunione diventa possibile. Il pericolo da cui dobbiamo guardarci non è l’indifferenza degli increduli verso
l’Evangelo; è l’indifferenza
nostra verso quelli che'non
condividono la nostra fede, o
addirittura l’indifferenza verso i cristiani di altri paesi e
altre culture. Vincete questa
indifferenza, aprite le vostre
chiese. Apritele anche a coloro che non hanno ancora una
fede ben definita, ma che
possono già condividere qualche vostra iniziativa. Apritele, e date il posto d’onore ai
cristiani di altre culture che
possono insegnarci la forza
comunicativa della lode. Essere chiesa insieme è un bellissimo esempio di come possiamo cercare la «città futura» che sta venendo.
Seminare
invece di minare
Altra caratteristica: l’apertura della lode si traduce
naturalmente in solidarietà.
«Non dimenticate di esercitare la beneficenza», dice il testo. «Beneficenza» è una parola che è stata abbandonata,
perché ci si è accorti che chi
fa beneficenza esercita un potere sui beneficiati. Anche se
i nostri enti si chiamano «di
culto, istruzione e beneficenza», oggi parliamo più correttamente di «diaconia»; tuttavia non possiamo dimenticare
che l’essenza della diaconia è
il gesto semplice, ihimediato,
efficace, con cui «facciamo il
bene» della persona che si
trova in difficoltà. Ma attenzione: il bene che cerchiamo
di fare è provocato dalla giustizia del regno di Dio, ha un
senso nella prospettiva della
«città futura» che sta venendo. Se si traduce in un potere,
non ha più nulla a che fare
con la giustizia del Regno. La
diaconia è il cercare il bene
del prossimo evitando di ridurlo a oggetto del proprio
potere.
Il desiderio di potere nasce
quando non si riesce più a riconoscere l’umanità dell’altro; è come una forza malvagia che dilaga se attorno trova
debolezza; e se l’altro sfugge
al nostro potere, allora lo si
esclude, lo si emargina. Così
preferiamo dimenticare molte
situazioni, come quella della
Bosnia, perché «non possiamo farci niente»; in altre parole, non possiamo esercitarvi
il nostro potere.
Gesù ha riconquistato per
tutti il diritto alla dignità
umana. Ci dà la libertà di vedere attorno a noi non solo i
segni di un’umanità che regredisce, ma anche i lineamenti di un’umanità nuova,
che cresce. Credo che abbiamo molto da imparare dalla
pazienza di quei contadini
vietnamiti che ricostruiscono
il loro villaggio, tolgono pericolosamente le mine dai loro
campi per seminarvi di nuovo
il riso. I semi al posto delle
mine. Seminare invece di minare. In Bosnia, in Ruanda,
per quanto sembri impossibile, c’è già chi cerca di farlo.
Questa è, per me, la vera ragione per cui non possiamo
disinteressarci di questi paesi;
e forse il contributo che possiamo dare è proprio di agire
senza cercare un potere.
^ vi V ^ -I r V ^ ï" \ *V • vi
Il pastore Bruno Rostagno
Ministri e assemblea
C9 è ancora una caratteristica che mi preme
sottolineare. Cerchiamo di vivere nell’apertura e nel servizio, ma per farlo non possiamo essere comunità disorientate, disgregate. Usciamo verso il mondo, ma non allo
sbando, in ordine sparso. La
disciplina non rappresenta,
nelle nostre chiese, una realtà
secondaria, che si possa impunemente trascurare. Una
chiesa aperta verso il mondo
ha bisogno di disciplina. Può
farne a meno una comunità
chiusa, isolata dal mondo; per
mantenere la coesione tra i
membri bastano in questo caso i legami di sangue, di lingua, di tradizione. Non può
invece fare a meno della disciplina una comunità aperta,
che non vuole isolarsi.
Il testo lo dice in un modo
che sembra reazionario: «Ubbidite ai vostri conduttori e
sottomettetevi a loro». Su
un’affermazione di questo genere si può anche fondare un
pastorato autoritario. C’è oggi di nuovo un bisogno di autorità, e quindi anche nella
chiesa può rispuntare il desiderio di lasciarsi guidare da
personalità forti, che decidano per tutti. Ma il testo non
dice questo; è solo sanamente
realistico, e non credo che sia
difficile capire quel che vuol
dire. Basta solo scrostarlo da
secoli di interpretazione paternalistica, autoritaria, maschilista e leggerlo, per esempio, così: create uno spazio
favorevole intorno ai vostri
pastori, fate uso del loro ministero, tenete conto della loro predicazione, consultateli
per i vostri problemi personali, rivolgetevi a loro quando
avete problemi di fede, stimolateli con le vostre critiche.
Una chiesa che non sa utilizzare i propri pastori è come
se buttasse via un capitale. Se
il pastore non lavora con
gioia, se è frustrato, deluso, è
tutta la chiesa che deve fare
autocritica. «Ciò non vi sarebbe di alcuna utilità», dice
il testo. Sarebbe un danno
secco per tutti.
Quest’anno non vi saranno
consacrazioni al ministero pastorale. È accaduto esattamente cento anni fa, nel
1895, è accaduto una decina
di volte nella prima metà di
questo secolo, e poi ancora
nel 1975 e nel 1979. È dunque un fatto ricorrente, che
non va drammatizzato: ma è
anche un segnale che non va
trascurato. Perché se è vero
che negli anni prossimi consacreremo nuovi pastori e pastore, è anche vero che il senso dell’impegno nella chiesa
va riscoperto. Da tutti, non
solo da chi è chiamato al pastorato. Se il ministero della
predicazione è importante, se
è importante il ministero diaconale, ugualmente importante è la ricerca comune dell’
ubbidienza al Signore.
Abbiamo bisogno di ministri, ma proprio per questo abbiamo anche bisogno di assemblea. La vita della chiesa
si esaurisce, e quindi anche le
vocazioni diminuiscono, se
non ci si accorda nel pregare e
se non si cerca più la volontà
del Signore nell’assemblea di
chiesa. Allora dire che il capo
della chiesa è Gesù Cristo diventa una parola vuota. Le assemblee sono in crisi nelle
nostre chiese come sono in
crisi nella società, dove le decisioni sono prese in piccoli
gruppi che sfuggono sempre
di più al controllo sociale. Si
ha comunque l’impressione
che a molti stia benissimo che
le cose vadano così. Dobbiamo reagire a questa tendenza;
dobbiamo, come chiesa, dare
un segno diverso. Dobbiamo
riscoprire l’importanza fondamentale dell’assemblea di
chiesa. L’assemblea non è
scontro di posizioni, ma
ascolto comune di ciò che lo
Spirito dice alla chiesa.
Il Signore ci indica il cammino attraverso il contributo
di ognuno e di ognuna: il
contributo di chi non parla, se
quel silenzio è fatto di riflessione e di preghiera; il contributo di chi parla, se quella
parola è frutto di meditazione. Più importante ancora di
ciò che abbiamo da dire, è
l’ascolto di ciò che il Signore
vuol dirci attraverso l’intervento della sorella, del fratello. Nell’assemblea cristiana
ciò che è fondamentale è
l’ascolto, anche e soprattutto
se chi parla esprime una posizione diversa dalla nostra.
A conclusione del Sinodo
celebreremo la cena del Signore; la celebreremo con le
sorelle e i fratelli battisti riuniti anche loro in Assemblea.
Ogni discussione e ogni decisione nel Sinodo dev’essere
espressione della comunione
che viviamo nella Cena. Ecco
perché il Sinodo è anche una
festa, un incontro gioioso: la
cena del Signore è il segno
più chiaro della «città futura», della nuova creazione del
Padre, che avanza sotto la
spinta dello Spirito sul fondamento che è Gesù Cristo.
3
venerdì 15 SETTEMBRE 1995
PAG. 3 RIFORMA
Il Sinodo esamina l'enciclica papale «Ut unum sint» e rilancia l'ipotesi «conciliare»
Il problema dell^unità dei cristiani è quello di ricondurre
la diversità tra le chiese in un contesto di comunione
JEAN-JACQUES PEYBOWEL
Il dibattito sul documento
di risposta all’enciclica papale Ut unum sint è stato uno
dei momenti più significativi
di questo Sinodo. Redatto dal
pastore Fulvio Ferrario e rivisto dal prof. Paolo Ricca, il
documento, intitolato «11 papato e l’ecumenismo», parte
da una disamina molto attenta
del testo papale, valutandone
, criticamente le novità e i punti fermi. Nel presentare il documento sottoposto alla riflessione del Sinodo, Paolo
Ricca ha affermato che l’enciclica di Giovanni Paolo II
rappresenta una sfida alle
chiese cristiane, in particolare
f per tre novità di rilievo rispetto ai precedenti documenti
pontifici; a) l’abbandono dell’
.T,.espressione «fratelli separati», sostituita da «vocaboli
più attenti ad evocare la profondità della comunione legata al earattere battesimale»
come «fratelli ritrovati»; b)
per la prima volta vengono
citati anche documenti del
Consiglio ecumenico delle
chiese, in particolare quelli
della Commissione «Fede e
Costituzione»; c) viene affermata la disponibilità a cercare
«una forma di esercizio del
primato che (...) si apra a una
situazione nuova». Pur nei
suoi alti e bassi, il cammino
ecumenico, iniziato quasi cinquant’anni or sono, deve tener conto di queste aperture
che, certo, potrebbero risultare soltanto formali ma che
potrebbero anche essere premessa a qualche cosa di più
L’Assemblea delle chiese realizza la comunione in Cristo (nella foto l’Assemblea ecumenica di Canberra)
foto Deodato
profondo, se crediamo all’
azione dello Spirito Santo che
soffia dove vuole.
Molti interventi hanno ringraziato gli estensori del documento per avere espresso,
in un linguaggio allo stesso
tempo fermo e fraterno, le
posizioni delle chiese valdesi
e metodiste sul papato e sulla
Chiesa cattolica romana. Il
prof. Giorgio Spini si è chiesto come mai questa enciclica è stata pubblicata ora. A
suo avviso, si tratta di un do
cumento soprattutto ad uso
interno nel momento in cui,
dopo la caduta del Muro di
Berlino, la Chiesa cattolica
romana scopre di essere rimasta l’unica monarchia assoluta in un mondo diventato
in un certo senso «liberalprotestante». Non sono mancati alcuni interventi critici
(Gino Conte, Susanna Peyronel, Laura Ronchi) per i quali, in quanto protestanti, dobbiamo ribadire la nostra opposizione di fondo all’istitu
zione papale, considerata dai
riformatori come «l’Anticristo». Il prof. Ermanno Genre
ha rilevato che andrebbe accentuata la critica al primato
papale che ora si presenta
non più solo sul piano ecclesiologico ma anche su quello
cristologico-soteriologico. Il
pastore Alberto Taccia ha ricordato che la critica al papato non va disgiunta dalla critica alla struttura gerarchicosacramentale della Chiesa
cattolica romana.
Dall'esperienza degli emigrati in Germania nasce una nuova Chiesa valdese
Parlare in tedesco e pregare in italiano
Accogliendo la «Chiesa
evangelica di lingua italiana
nel Württemberg» (Celiw) il
Sinodo ha compiuto un atto
molto significativo. L’applauso tributato a Camilla
Walther Giuliano, diacona
della chiesa, va spiegato a
quanti non sono stati presenti: è chiaro che non era un
applauso tributato alla persona, ma a quanto essa rappresentava.
La storia della Celiw non è
molto lunga, inizia grosso
modo intorno al ’59: sono gli
anni in cui molti dei nostri
emigrano in Germania alla ricerca di un lavoro e del pane;
poveri disperati, esattamente
come i molti che oggi entrano
clandestinamente nel nostro
paese. Tra di loro vi sono anche degli evangelici appartenenti a diverse denominazioni; cominciano a ritrovarsi insieme per il culto perché non
si sentono a proprio agio nelle chiese luterane: uno che vi
era entrato dice semplicemente «non mi hanno cacciato
fuori!». Tolleranza, dunque,
ed era già qualcosa in anni di
discriminazione, ma non ancora accoglienza.
I nostri italiani perciò si ritrovano tra loro e. ai loro primi culti partecipa anche Giò
)( Vinay. Nel ’60 la chiesa tedesca affida a Domenico Gianni
la cura pastorale di questo
gruppo composito di italiani
(tutti maschi allora!) che provengono dalle più diverse
parti della penisola. Alcuni
sono di origine battista, altri
pentecostali, c’è qualche ex
Geova, ci sono dei metodisti.
Un momento del Sinodo
dei Fratelli e così via. Tutto il
multicolore panorama evangelico o paraevangelico italiano vi è rappresentato: nel
corso degli anni altri nomi a
noi noti si occupano di questo
gruppo di disseminati che sono un po’ a Stoccarda, un po’
a Metzingen e altrove. Se ne
occupa Emidio Campi, poi
Mirella Abate. '
Quando Mirella parte, rileva il gruppo Camilla Giuliano, convinta di dovere in breve concludere questa attività.
La Chiesa luterana mette a disposizione a Stoccarda una
sala del «Haus der internationale Begegnung». Lì si fanno
culti e soprattutto agapi fraterne per salutare quelli che
se ne vanno. «Ma succede
una cosa strana - dice Camilla - continuavamo a salutare
gente che se ne andqva, ma il
nostro numero non diminuiva
mai!». Quella che sembrava
un’attività in fase di chiusura
aveva in realtà una sua esistenza, certamente anomala
ma che andava presa sul serio
perché apriva uno squarcio
sul complesso problema dei
migranti e, in particolare dei
nostri migranti.
Molti di loro ormai si erano
sposati con donne tedesche; i
figli frequentavano le scuole
e parlavano tedesco, ma non
per questo poteva dirsi compiuto il processo di integrazione. Anzi avveniva che il
coniuge tedesco partecipasse
(e partecipi) alla discriminazione, certo non dichiarata
(anzi, apertamente negata) in
cui lo straniero viene tenuto.
Insomma, chi è straniero lo è
per tutta la vita perché volente o no è comunque portatore
di una cultura diversa.
A questo primo elemento se
ne aggiungono molti altri.
Succede che emigrati desiderino ritornare a godersi la
pensione nel proprio paesello
natio. A parte il fatto che a
molti non riesce più di reinserirsi nell’antica realtà, è importante che sappiano dire in
italiano le parole della fede.
La fede evangelica non ha parole solo tedesche; ma ha un
proprio lessico, italiano, che
va insegnato e imparato; non
solo, ma le parole della fede
se pronunciate nella lingua
materna, entrano nell’animo e
vengono a far parte della coscienza. La fede evangelica
non è una parola straniera, ma
ha un suo modo di esprimersi
e di essere che in Italia è una
cosa e in Germania un’altra.
«Noi che siamo una chiesa
povera - continua Camilla
Walther Giuliano - abbiamo
molto da dare alle chiese della Germania, preoccupate per
la grave crisi finanziaria che
stanno attraversando». Insomma, accogliendo «con
gioia» (come dice l’odg sinodale) la Celiw nella comunione delle chiese valdesi e metodiste, il Sinodo ha accolto
una chiesa che vive dall’altra,
parte ciò che noi vorremmo
fare quando diciamo «essere
chiesa insieme». Per questo la
Celiw non ha qualcosa da insegnare solo alle chiese tedesche, ma anche alle nostre,
qui in Italia; un’esperienza
quanto mai preziosa perché
molto più avanzata di quanto
noi possiamo pensare sul
cammino della comunione
con fratelli e sorelle di altre
culture e razze.
Altri interventi (di John
Bremmer, Alfredo Sonelli,
Franco Giampiccoli, Sergio
Rostagno, Teodora Tosatti,
Florestana Piccoli) hanno
sottolineato l’importanza del
documento, il primo ad essere discusso e approvato da un
consesso di chiese protestanti
in Europa e nel mondo. Proprio perché è stato redatto in
modo da essere «ricevibile»
dalle altre chiese membro del
Consiglio ecumenico delle
chiese e dalla stessa Chiesa
cattolica romana, esso rappresenta uno strumento fondamentale per proseguire il
cammino ecumenico all’insegna della massima chiarezza teologica ed ecclesiologica: no alla sostanza del primato papale, come hanno
sottolineato Giorgio Guelmani, Giorgio Bouchard e Antonio Adamo, sì al processo
ecumenico «conciliare», alr«unità nella diversità», sotto la sola guida di Cristo e
del suo Spirito. Dopo alcuni
emendamenti accolti dagli
estensori, il documento è stato approvato a larghissima
maggioranza.
Il Sinodo adotta il documento su «Il papato
e l’ecumenismo» presentato daila Commissione consultiva per le
relazioni ecumeniche
. della Tavola e lo allega
agli atti.
Il documento «Il papato e
l’ecumenismo» è pubblicato
in Testi & Documenti in questo stesso numero.
Matrimoni misti
Sollecito
alla Gei
Il Sinodo del 1993 ha
«ricevuto» il testo comune
per la pastorale dei matrimoni interconfessionali. Si
attende ancora la decisione
della Conferenza episcopale italiana.
ii Sinodo, richiamato
i’art. 103/SI/93,
- chiede ai Seggio di
rinnovare il mandato alla Commissione per il
dialogo con il cattolicesimo sui matrimoni interconfessionali;
- invita altresì il Seggio a segnalare tale nomina alla presidenza
della Conferenza episcopale italiana, auspicando una prossima
sollecita presa di posizione della Cei sul «Testo comune di studio e
proposta per un indirizzo pastorale dei matrimoni interconfessionali» elaborato congiuntamente dalla Commissione nominata dal Sinodo e dalla Commissione nominata dalla
Cei e da esse sottoposto al Sinodo e alla Cei
in data 8 luglio 1993.
Il Seggio, visto il mandato conferito dal Sinodo con l’atto n. 57, conferma la Commissione
per il dialogo con il cattolicesimo sui matrimoni interconfessionali
nelle persone di Maria
Sbaffi Girardet, relatrice; Valdo Benecchì,
Gianni Long, Paolo Ricca, Alfredo Sonelli, Alberto Taccia, membri.
Il Baden Württemberg, che ospita la nuova chiesa che è entrata nella
Chiesa valdese (Unione delle chiese valdesi e metodiste)
Chiesa evangelica del Württemberg
Il Sinodo, esaminati lo statuto della Chiesa evangelica di lingua italiana nel Württemberg (Celiw) e la
bozza di convenzione tra essa e la Tavola valdese;
preso atto del parere favorevole espresso nell’atto
n. 8 CD/ll/95;
informato dell’impegno della Chiesa evangélica nel
Württemberg per il sostegno finanziario della cura
pastorale,
- approva lo statuto e lo allega agli atti;
- accoglie con gioia la Celiw nella Unione delle
chiese metodiste e valdesi, inserendoia nel IX circuito e nei il distretto;
- dà mandato alla Tavola valdese di firmare i’apposita convenzione come da testo aiiegato
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 15 SETTEMBRE 19%
Il Sinodo affronta i temi delle responsabilità dei credenti
La politica al Sinodo tra disincanto e impegno
CIORGIO GUELMANI
Imomenti di discussione
strettamente «politica» al
Sinodo sono stati abbastanza
pochi. Del resto, i tempi stretti hanno impedito approfondimenti: il tema della scuòla è
stato rinviato al 1996, dando
mandato alla Tavola di favorire il proseguimento del dibattito, magari attraverso un secondo convegno nazionale.
Neanche sul tema del lavoro
si è potuto aggiungere qualcosa ai pochi ma positivi spunti
presenti nella relazione della
Tavola al Sinodo.
Rispetto alla politica italiana in genere, il sentimento
prevalente sembra il disorientamento di fronte a una situazione che vede destra e sinistra contrapposte più nel gioco dei leader che nelle ricette
programmatiche, unito a una
risentita rassegnazione per
l’inesorabile smantellamento
del nostro sgangherato welfare state, e i suoi contraccolpi
negativi sulle finanze di singoli, chiese e opere.
Il clima è quindi profondamente diverso dalle speranza
di rinnovamento politico-morale del 1992-93, o dall’appello alla vigilanza del 1994:
speranze e timori sembrano
smorzate dal disincanto. Non
va comunque dimenticato un
breve odg di appoggio a un
progetto governativo di estensione dell’assistenza sanitaria
a tutti gli stranieri presenti in
Italia, indipendentemente dalla loro posizione burocratica.
Diverso il discorso sul piano della politica intemaziona
L’Assemblea sinodale ha discusso anche sulle questioni politiche di interesse generate
le. Il Sinodo ha infatti votato
un ordine del giorno di vigorosa critica agli esperimenti
nucleari francesi nel pacifico,
riprendendo gli accenti di
condanna espressi da molte
voci dell’ecumene.
Infine, un odg, lungo e impegnativo, sull’ex Jugoslavia
invita con forza le chiese a
proseguire nelle azioni di solidarietà, affiancando alla «diaconia della pace» la sensibilizzazione politico-culturale
sulle «differenze», per tagliare l’erba sotto i piedi a tutte le
«pulizie etniche».
In sede di Assemblea congiunta Bmv, alcuni fratelli e
sorelle battisti hanno presen
tato un documento molto più
corposo, che entrava nel merito su punti politicamente controversi (per esempio l’anahsi
delle responsabilità dei paesi
occidentali, il ruolo dell’Italia
nel traffico d’armi). Questo
documento è stato sottoposto,
in uno dei momenti più alti (e
caldi) della settimana, a molte
critiche, di forma e di sostanza. Sia una bocciatura che una
risicata approvazione di un
documento sull’ex Jugoslavia
sarebbero stati un segnale
molto negativo, in una situazione in cui il movimento pacifista è scarsamente incisivo
e la guerra (almeno dalla vicenda del Golfo, 1991) è stata
üiiSi
potentemente rilegittimata
dall’opinione pubblica come
mezzo di soluzione delle controversie intemazionali.
Molto opportunamente i
promptori hanno ritirato il
documento e l’hanno sostituito con un odg che riprendeva
e rinforzava quello approvato
dal Sinodo. Il pronunciamento dell’Assemblea può contribuire a far crescere, nelle nostre chiese, non solo l’impegno pratico ma anche la comprensione dell’intricata situazione dell’ex Jugoslavia. La
difficoltà di comprensione, è
stato però detto, non può essere un alibi per il silenzio e
il disimpegno.
L'ordine del giorno sulla «diaconia di pace» nei territori dell'ex Jugoslavia
Costruire un «alfabeto della convivenza»
La 2^ sessione congiunta dell’Assemblea generale deirUcebi e del Sinodo
delle Chiese valdesi e metodiste,
di fronte all’ulteriore inasprimento della guerra e
delle violenze nei territori
dell’ex Jugoslavia;
di fronte a crimini efferati che hanno visto in primo
luogo le donne vittime delle più inaudite violenze
sessuali, insieme a bambini e anziani
esprime indignazione ed
esecrazione nei confronti
di ogni forma di «pulizia
etnica».
La 2‘ sessione congiunta
dell’Assemblea generale
dell’Ucebi e del Sinodo
delle Chiese valdesi e metodiste, riconoscendo la
propria difficoltà ad articolare un’analisi politica che
metta a nudo tutte le ragioni del conflitto. In particolar modo ora che esso si è
Inferocito e Incancrenito,
preoccupata che tale difficoltà possa divenire
un’alibi al disimpegno e al
silenzio delle chiese
rivolge a queste un appello perché non cessino
di pregare, ma anche di riflettere sulle cause come
sugli effetti della tragedia
bosniaca.
Nel ricordare alle chiese
Il loro impegno assunto In
Importanti assise ecumeniche nazionali e internazionali su «Giustizia, pace
e salvaguardia del creato»,
le Invita a rimettere al centro della loro riflessione e
azione la diaconia della
pace che le renda nuovamente protagoniste, assieme ad altri, della diffusione di una cultura della
Scena di morte al mercato di Sarajevo
nonvioienza e della solidarietà.
La 2‘ sessione congiunta dell’Assemblea generale deirUcebI e del Sinodo
delle Chiese valdesi e metodiste, confidando nello
Spirito molto più che nella
pochezza delle proprie forze, propone alle comunità
e al loro organismi di
coordinamento di:
continuare e Incrementare li proprio impegno di
solidarietà e di aiuto verso
le popolazioni delle repubbliche ex Jugoslave;
rafforzare I rapporti con
le chiese evangeliche nell’
ex Jugoslavia, non soltanto finalizzati all’Invio, pre
zloso, degli aiuti umanitari, ma anche allo scambio
di riflessioni e alla crescita
comune nella fede del Signore, «Principe della pace» (Isaia 9,5);
consolidare e promuovere una consapevolezza
teologica, culturale e politica della legittimità delle
differenze, e perciò contro
tutte le forme di violenza,
razzismo, nazionalismo,
apartheid e pulizia etnica;
sostenere e promuovere
Iniziative per l’accoglienza
degli sfollati provenienti
dalle repubbliche ex jugoslave (come previsto dalla
legge del 24/10/92 n. 390) e
dei disertori, renitenti alia
leva e obiettori di coscienza (come previsto dalla direttiva del presidente del
Consiglio dei ministri del
14/4/94), impedendo così
che vengano rinviati all’
esercito di cui non vogliono far parte o al tribunale
militare del loro paese;
invita gli esecutivi a stimolare e sostenere nell’
ambito del Consiglio ecumenico delle chiese e della Conferenza delle chiese
europee tutte le iniziative
che contribuiscano alla
formazione di un nuovo
«alfabeto della convivenza» tra le diverse popolazioni delle repubbliche ex
Jugoslave e dell’Europa.
Le decisioni del Sinodo
Un appello a fermare
tutte le prove nucleari
Il Sinodo, di fronte alla decisione dei Presidente francese Jacques
Chirac di riprendere gii
esperimenti nucieari
neii’atollo di Mururoa,
neii’oceano Pacifico,
- si associa alia protesta deiie chiese dei Pacifico, che hanno definito questa decisione
«una profanazione dei
creato di Dio e un affronto alla volontà espressa dai popoii dei
Pacifico»;
- accogiie i’appeiio
deiie chiese evangeiiche deila Polinesia, deiia Conferenza delie
chiese dei Pacifico e dei
Consigiio ecumenico
deiie chiese per una
niobiiitazione delie chiese contro ia ripresa degii esperimenti nucieari.
attraverso ia preghiera,
ii digiuno, ia sensibilizzazione e l’azione nonviolenta;
- esprime solidarietà
a tutti coloro che si oppongono agli esperimenti con mezzi nonviolenti;
- sottoscrive la dichiarazione del Segretario
generale del Consiglio
ecumenico Konrad Raiser che, scrivendo al
Presidente Chirac, afferma tra l’altro: «Lei ha
definito la Sua decisione
irrevocabile.
Tuttavia rivolgiamo un
appello insistente affinché essa sia revocata
senza indugi. Non è nella forza della sua dissuasione nucleare che
la Francia troverà la sua
grandezza».
Solidarietà con le donne
contro ogni isolamento
Il Sinodo, alla vigilia
della Conferenza di Pechino indetta dall’Onu
su «Le donne e l’azione
per l'uguaglianza, lo sviluppo e la pace»,
- auspica che in tale
occasione si riconosca
il contributo decisivo
delle donne alla vita della democrazia e alla
qualità della vita umana
nel mondo e si adottino
decisioni operative per
la promozione culturale,
economica e politica di
quella parte di popolazione femminile che vive
in realtà drammatiche di
povertà, isolamento e
violenza;
- auspica altresì che
le tematiche della contraccezione e dell’aborto, in sintonia con le indicazioni della Conferenza del Cairo, siano
collocate nel quadro:
- del rispetto dell’autodeterminazione della
donna;
- della conoscenza e
diffusione dei metodi di
contraccezione, anche
come forma di preven
«zione dell’aborto;
- della creazione di
condizioni che favoriscano l’accoglienza piena e gioiosa della maternità;
- dell’impegno per la
dignità della vita di ogni
essere umano.
Il Sinodo invoca la Sapienza dello Spirito sugli uomini e sulle donne
che parteciperanno alla
conferenza e in particolare chiede a Dio di guidare e sostenere nel loro lavoro le sorelle evangeliche che saranno
presenti all’incontro di
Pechino.
Per una nuova legge
sulla violenza sessuale
Il Sinodo, considerando intolierabile ogni forma di violenza sessuale,
si associa alle iniziative del Decennio ecumenico delle chiese in solidarietà con le donne e a
quelle della Conferenza
delle chiese europee;
invita le chiese a:
- unirsi a coloro che,
nel nostro paese, chiedono che venga discussa e approvata al più
presto una nuova legge
contro la violenza sessuale che ponga fine al
trattamento inadeguato
che il fenomeno riceve
attualmente nella legge
penale, dalla quale tra
l’altro viene considerato
reato contro la morale
anziché contro la persona;
- operare sul piano
sociale e culturale per
smascherare le radici
della violenza contro le
donne e a favorire relazioni umane basate su
libertà e rispetto;
- realizzare una comunità inclusiva in cui le
differenze tra esseri
umani siano una ricchezza e un segno di
speranza.
Per una riflessione
su scienza e etica cristiane
Il Sinodo invita la Tavola a organizzare o a
sostenere l’organizzazione di convegni di studio per la pubblicizza
zione e il dibattito sul
documento elaborato dal
Gruppo di lavoro sui
problemi etici posti dalla
scienza.
5
'venerdì 15 SETTEMBRE 1995
PAG. 5 RIFORMA
L'1,7% dei contribuenti italiani ha scelto le chiese valdesi e metodiste per l'8%o
Rigore senza rigidità nel Pesame dei progetti
da sostenere col denaro delP8 per mille
' Il Sinodo del 1991 aveva
deciso che, «nel quadro dell’
' adeguamento dell’Intesa» del
1984, anche la Chiesa valdese
, (Unione delle chiese valdesi e
metodiste) fosse inclusa tra i
destinatari possibili di una
quota dell’8%c deH’Irpef. La
scelta, che era stata molto sofferta, aveva diviso l’opinione
' delle chiese. Un Sinodo, quello del 1988, per pochi voti
aveva infatti escluso questa
. possibilità. La decisione del
’91 ribaltava la posizione e
fissava alcuni punti fermi:
«Che l’attribuzione avvenga
sulla base delle scelte effettivamente espresse» e con la
. destinazione allo Stato della
' percentuale relativa ai cittadi, ni che non hanno effettuato la
' scelta; che i proventi daH’8%o
siano destinati «ad interventi
’ di carattere culturale, sociale
e assistenziale in Italia e nei
f paesi del sottosviluppo».
' La trattativa con lo Stato
'portava alla stipula di una
nuova intesa il 25 gennaio
' ,1993 la quale recepiva la decisione del Sinodo del ’91 e
la successiva legge (409 del 5
ottobre 1993) di attuazione
' stabiliva che l’utilizzo dell’ 8
per mille fosse riservato
, «esclusivamente per interventi sociali, assistenziali,
) umanitari e culturali in Italia
■ e air'estefo» e che la Tavola
valdese avesse l’obbligo del
«rendiconto».
:^qsì i'contribuenti hanno
trovato nel 1994 sul loro modello della dichiarazione dei
redditi la possibilità di destinare l’8%c anche alla «Chiesa
evangelica valdese (Unione
delle chiese valdesi e metodiste)». Secondo un indagine a
.■^campione ri,7% dei contri, buenti italiani ha poi effetti: vamente firmato la casella.
La posizione della
Commissione ad
referendum
Il Sinodo del ’94 ha nominato una Commissione «ad
referendum» (Franco Giampiccoli relatore, Gianni Long
e Piero Trotta) perché elaborasse i criteri con cui ripartire
i soldi dell’8 per mille stante
che questi sarebbero arrivati
per la prima volta nel giugno
del 1997. La relazióne della
Commissione è stata perciò
sottoposta al Sinodo di quest’anno. La Commissione pro' poneva al Sinodo di fissare i
■ principi generali della suddivisione della destinazione
^ dell’8 per mille lasciandone
, alla Tavola la gestione pratica. La Tavola avrebbe poi dovuto avvalersi di una Commissione (chiamata Com, cioè
Commissione per l’otto per
. mille) che dovrebbe istruire le
, richieste di finanziamento, tenere i rapporti con gli organi^ smi ecumenici destinatari della quota di finanziamenti dei
programmi nei paesi del sottosviluppo, gestire l’invio dei
soldi ai progetti e predisporre
il rendiconto. La Com, composta da 3 a 5 membri, avrebbe a sua disposizione due impiegati.
Circa i criteri di assegnazio, ne la Commissione ad referendum ha proposto al Sinodo
di destinare «una soglia minima, attorno al 30%» al problema della fame nel mondo
distinandola a progetti sostenuti da organismi ecumenici o
delle stesse chiese (come ad
esempio della Chiesa valdese
nel Rio de la Piata).
Tutto l’8%o dovrebbe poi
essere destinato a «progetti.
nuovi e efficaci» escludendo
in linea di massima i «contributi stabili per la gestione di
opere» in deficit. Solo nel caso di opere che surrogano la
mancanza di un intervento
pubblico e che promuovano i
«diritti di cittadinanza» sarebbe possibile, per la Commissione, finanziare Tiniziativa.
La diaconia delle chiese infatti vive nel rapporto con le
chiese in Italia e all’estero e
ciò non deve essere messo in
forse dalla disponibilità dei
fondi deH’8%o.
Sul piano operativo la
Commissione ha proposto
l’esclusione della «commistione tra amministrazione
ecclesiastica e Tamministrazione dell’8%«» attraverso
una divisone degli uffici e
una contabilità separata. I
controlli sarebbero effettuati
dalla Tavola e dalla Com.
La Commissione proponeva inoltre al Sinodo una tempistica: entro il 30 aprile, l’invio di progetti alla Com, entro il 30 giugno l’approvazione dell’ordine di priorità da
parte della Tavola, l’erogazione dei fondi ai progetti nella
seconda metà dell’anno. La
Com dovrebbe iniziare a lavorare dopo il Sinodo del 1996.
La discussione sinodale
Una relazione molto precisa come quella presentata ha
suscitato molti contrasti e una
ampia discussione (e alcuni
hanno chiesto più tempo di
quello inizialmente previsto
dal seggio). Nei 37 interventi
delle due sessioni dedicate alle materia si sono fronteggiate due opinioni. Da una parte
coloro che temevano molto le
rigidità della relazione della
Commissione ad referendum,
soprattutto per quanto la parte
che riguarda il non utilizzo
deU’8%c a copertura del deficit e per il timore che la Com
potesse diventare nei fatti un
piccolo «centro di potere»
snaturando così la struttura
organizzativa e gestionale
delle chiese.
Una preoccupazione più
«politica» è stata portata dal
moderatore e da responsabili^
di opere (come il past. Giorgio Bouchard, presidente
dell’Ospedale evangelico di
Torino) che hanno reso attento il Sinodo sul problema della crisi dello stato sociale, dei
finanziamenti esteri alle nostre opere e quindi della necessità che l’8%c venga anche
utilizzato per le opere in deficit o per completare lavori decisi da tempo e la cui mancata
realizzazione può significare
la fine dell’opera stessa. Altri
hanno paventato il rischio che
un’applicazione troppo rigida
dei criteri proposti dalla Commissione possa portare alla liquidazione della diaconia
«pesante» e quindi hanno proposto un «rigore senza rigidità» nella gestione deH’8%c
(past. Paolo Ribet).
L’8%c, secondo Bruno Giacone, potrebbe inoltre essere
utilizzato nelle nostre opere
per mantenere alto il livello
di servizio prestato in un momento in cui tutto sembra essere livellato verso il basso.
Dall’altra parte si sono avuti
una serie di valutazioni positive della relazione perchè
consentiva di valutare l’insieme dei problema dell’8%c e
non solo il problema del futuro della diaconia delle chiese
(past. Eugenio Bernardini) e
che i criteri di valutazione dei
progetti sono corretti (Luciano Giuliani). Il pastore Franco Giampiccoli ha infine osservato come la preoccupazione della Commissione
■ — i'" \ La destinazione dell’otto per mille dell’lrpef - r ‘;S
totale %
Dichiaranti 7.048.760 con scelta espressa 3.846.240 54,6
con scelta non espressa 3.202.520 45,4
Sceite spresse 3.846.240 regolari 3.760.605 97,8
con ■anomalie 85.685 2,2
Sceite regolari 3.760.605 Stato 552.833 14,7
Chiesa cattolica 3.096.510 82,3
Unione chiese avventiste 37.240 1,0
Assemblee di Dio in Italia 10.741 0,3
Chiesa evangelica valdese 63.281 1.7
Fonte: ministero delle Finanze-Soqei su 7 milioni di modelli 740/94
avesse il solo scopo di «mettere argini al fiume impetuoso» di richieste che arriveranno dall’interno e dall’esterno
e di aiutare la Tavola a reggere alle pressioni, perché si
confida troppo nelT8%c come
soluzione dei problemi.
Giorgio Spini ha richiamato
l’attenzione che la gestione
dell’8%0 pone il problema del
«protestantesimo sommerso»
che ha scelto le nostre chiese
per la gestione di soldi pubblici. In questo sta T importanza della discussione sinodale. Discussione che, ha osservato il pastore Giorgio
Tourn, continuerà a dividere
il Sinodo per molto tempo,
ma che deve concludersi non
con un compromesso, ma con
la preghiera che libera le coscienze e sostiene chi deve
decidere, cioè la Tavola. Essa
è stata infatti incaricata di
predisporre un regolamento
per la gestione dell’8%o da
sottoporre al Sinodo ’96 e a
esaminare le richieste che
verranno nel ’95 e nel ’96.
Gruppo dì lavoro
Il Sinodo, udita la relazione delia Commissione ad referendum
per la gestione deli’otto
per miile (48/SI/94);
considerato che ii dibattito ha prodotto contributi e suggerimenti di
cui è necessario tenere
conto;
rilevata comunque I’
opportunità di avviare
ie prime fasi operative,
- dà mandato aiia Tavoia di:
a) nominare per i’anno ecciesiastico 1995
796 un gruppo di iavoro
sotto ia diretta supervisione deiia Tavoia che
inizi i’istruzione deile
eventuali richieste di
accesso ai finanziamenti dell’otto per mille che
pervengano alla Tavola;
b) sottoporre alla
prossima sessione ordinaria dei Sinodo ii testo di un Regolamento
della gestione giobale
dei finanziamenti deil’
otto per miile che tenga
conto della relazione
della Commissione ad
referendum, dei risultati
del dibattito sinodaie,
deli’esperienza del
gruppo di lavoro di cui
ai punto a), e di eventuali aitri contributi che
la Tavola ritenga di soliecitare.
COMMENTO
Operiamo con senso
di responsabilità
ALBERTO TACCIA
La discussione relativa
all’accettazione o no
dell’8 per mille, che ha impegnato così fortemente le
nostre chiese, è ormai alle
nostre spalle. I proventi derivanti dall’8%0 dell’Irpef affluiranno alle nostre chiese,
grazie anche alla solidarietà
di moltissimi cittadini italiani che hanno deciso di devolvere a noi la loro quota
come atto di fiducia nei nostri confronti.
Comincia ora la fase più
delicata della ripartizione e
l’attribuzione delle somme
che ci saranno destinate. Beninteso, non è ancora chiaro
né definito il quanto e il
quando, ma nell’attesa è necessario assumere alcuni
chiari orientamenti di fondo.
Tra le priorità indicate in
un’ampia relazione della
commissione ad referendum
sulla gestione dell’8%o nominata dal Sinodo scorso,
vengono segnalate le esigenze delle nostre opere
diaconali in Italia alle quali
sarà dedicata una buona parte dei proventi.
Che cosa potrà cambiare,
tale afflusso di denaro, nella
conduzione amministrativa
dei nostri Istituti? Da più
parti si stanno coltivando
molte (forse troppe) aspettative e speranze. Il rischio di
una sorta di «arrembaggio»
disordinato in cui ognuno
considera prioritario il proprio progetto, creando situazioni spiacevoli di conflitti e
concorrenze, non è per nulla
remoto. Ma non si potrà partire dalle situazioni di emergenza: appare sempre più
ùrgente un riesame attento
delle scelte che nel passato
hanno guidato la nostra politica diaconale. E questa analisi non sarà determinata
dalla nuova situazione provocata dai proventi dell’8%c,
ma da quel contesto normativo, sociale e politico in cui
la nostra azione diaconale si
colloca, che oggi sta subendo radicali modificazioni rispetto alle condizioni di oltre 20 anni fa.
Il criterio allora adottato,
per il quale gran parte dei
nostri istituti sono stati oggetto di una rilevantissima
opera di ristrutturazione e
ammodernamento con enor
mi investimenti finanziari, è
stato il loro inserimento nella programmazione pubblica, sanitaria, sociale e assistenziale, al fine di garantirne la sussistenza e l’esercizio del loro servizio per
mezzo di accordi bilaterali
che, in alcuni casi, comprendevano anche i costi di ulteriori interventi sulle strutture. Questa situazione su cui
si regger da un punto di vista
finanziario, la maggior parte
della nostra diaconia istituzionalizzata, sta entrando in
crisi: tagli di bilancio, revisione delle modalità e entità
dei rimborsi, ritardi, rinvii o
sospensione di pagamenti.
Soltanto un’analisi globale
di questa situazione potrà
evidenziare i casi in cui gli
interventi deU’8%0 potranno
essere efficaci e risolutivi
per la sussistenza e lo sviluppo di opere la cui necessità, sotto tutti gli aspetti,
viene ritenuta irrinunciabile.
Non è l’8%c che deve determinare o modificare le
nostre scelte in campo diaconale, ma è la nostra politica diaconale che individuerà dove, come e in quale
entità gli interventi finanziari di tale provenienza dovranno essere attribuiti nel
quadro di un’azione coordinata e equilibrata. L’8 per
mille non potrà, né dovrà,
anche in campo diaconale,
sostituire o allentare il nostro impegno di vigilanza,
collaborazione, sostegno e
preghiera. I proventi finanziari che affluiranno non saranno devoluti «a pioggia»,
ma dovranno rispondere a
dei progetti definiti e chiaramente finalizzati. I proventi dell’8%0 non dovranno
né deresponsabilizzare le
nostre chiese e tantomeno
deresponsabilizzare gli enti *
pubblici con cui siamo in
dialogo, con proposte di
surroga ai loro mancati impegni. Accantoniamo dunque l’illusione che tutto potrà essere più facile, ma assumiamo con grande senso
di responsabilità questa opportunità che ci è offerta per
meglio operare nel servizio
evangelico. Sarà la miglior
risposta che potremo dare a
tutti coloro che hanno avuto
fiducia in noi.
I pastori Bruno Gabrielli e Claudio Garrone hanno redatto I verbali
del Sinodo
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 15 SETTEMBRE 1995
La questione degli «enti ecclesiastici» non trova ancora una soluzione definitiva
Autonomia o Commissione sinodale?
Quella degli enti ecclesiastici è una questione quanto
mai complessa da capire e di
difficile soluzione, ma tocca
la radice dei nostri ordinamenti ecclesiastici. Perciò la
discussione che c’è stata in
Sinodo era, se non il più caldo, certamente uno dei punti
più delicati.
Nel suo rapporto al Sinodo
la Tavola ha così descritto
sommariamente il problema:
«la Tavola ha il riconoscimento della personalità giuridica con codice fiscale ma
senza partita Iva, mentre gli
istituti e opere agiscono senza
personalità giuridica (e quindi
sono ufficialmente ‘‘sconosciuti” dallo stato) pure essendo dotati di codice fiscale
e di partita Iva». Il moderatore poi, in un intervento introduttivo, ha ulteriormente
spiegato che, accanto a opere
nate dalle chiese e ad esse
collegate strettamente («figli
legittimi» le ha definite), ve
ne sono altre che non dipendono da un Concistoro e che,
come «figli illegittimi», hanno avuto bisogno di trovare
una paternità. La Tavola le ha
«adottate» con però le conseguenze in campo fiscale descritte sopra. Si tratta allora
di trovare un sistema, come
ha detto Danielle Jouvenal in
un chiaro intervento, «che ci
consenta di pagare onestamente le tasse rimanendo
quello che siamo».
Le soluzioni possibili, secondo la Tavola, sono quattro: 1) dare a ogni opera un
riferimento preciso, collegandola a una chiesa che abbia
una personalità giuridica; 2)
mettere le opere sotto l’ombrello della Tavola, la quale
farebbe così una sola dichiarazione fiscale: 3) coordinare
le opere di un distretto in un
unico corpo, una specie di dipartimento diaconale; 4) creare delle entità giuridiche non
legate al territorio, ma alla tipologia delle operé. Per
esempio istituti per anziani,
scuole, foresterie, ecc.
Sulla validità, la fattibilità e
la corrispondenza di queste
diverse soluzioni con i nostri
ordinamenti, si è sviluppata la
discussione. Intanto, ha osservato Trotta, non è detto che la
personalità giuridica conferita
dal Sinodo venga recepita anche dallo stato.
Un argomento questo assai
delicato che richiede una attenta lettura dell’Intesa
dell’84. E poi c’è il problema
dei controlli: chi potrebbe
controllare un arcipelago di
opere? Meglio dunque sarebbe costituire un’unica Commissione sinodale amministrativa (Csa) sotto il controllo del Sinodo. Ipotesi condivisa da altri, fra i quali anche
Andrea Ribet con l’apporto di
indubbi elementi di efficienza
e razionalità. Ma una Csa, ed
è un allarme gettato da Danielle Jouvenal, avrebbe almeno due conseguenze negative: creerebbe un sistema di
potere accanto a quello della
Tavola e snaturerebbe il Sinodo, trasformandolo in «Sinodo solo delle opere» e non più
«delle chiese e delle opere».
La soluzione, secondo Jouvenal, dovrebbe andare nel senso di trattare con lo stato la
questione fiscale delle nostre
opere, e di sviluppare le dichiarazioni di principio già
contenute nel testo dell’Intesa.
Per Franco Becchino la soluzione va invece cercata nel
valorizzare la struttura già
esistente delle Commissioni
esecutive distrettuali alle quali potrebbe essere attribuita la
personalità giuridica dato che
perseguono congiuntamente i
La Commissione d'esame (da sinistra: Danieie Bouchard, Karoia Stobäus, Ciaudio Tron, Maja König)
tre fini propri delle nostre
chiese: culto, istruzione, beneficenza.
Le commissioni insomma
diventerebbero su base distrettuale quello che sono i
Concistori. Mentre istituti autonomi come Agape, Gignoro, ecc. potrebbero raggiungere anch’essi l’autonomia giuridica. Si tratterebbe in sostanza di un decentramento. A
questo punto però è stato fatto
osservare da Giuseppe Platone una cosa che spesso si dimentica, e cioè che per gestire
con oculatezza e competenza
queste nuove strutture è necessario reperire localmente
persone adatte e capaci. Si rischia altrimenti di andare verso una situazione nella quale
esistono più comitati che per
sone. La soluzione quindi sarebbe quella di dare alle opere
personalità giuridica.
Gli interventi che hanno
preceduto e sono seguiti si
sono sostanzialmente mossi
tra questi poli: decentramento
su base locale, oppure accentramento in una o.più commissioni sinodali o distrettuali. La Commissione d’esame
nella sua relazione scriveva:
«Riteniamo che sia preferibile la traduzione anche nella
diaconia del principio per cui
la chiesa locale è elemento
ecclesiologico primario: analogamente la singola opera e
non l’organizzazione va considerata elemento diaconale
primario».
Il Sinodo non ha preso alcuna decisione, e si capisce:
I»
Il dibattito sinodale sull'Opcemi
Il circuito metodista
vivifica le chiese
GIAN PAOLO RICCO
C^è un motivo di soddisfazione sul terreno
dell’integrazione che vorrei
segnalare all’inizio di queste
brevi note relative al dibattito
in Sinodo sull’operato dell’
Opcemi: la Commissione d’
esame, per la prima volta, cita nella sua relazione introduttiva direttamente il rapporto del Comitato permanente dell’Opcemi.
Il Comitato permanente
(come risulta anche dalla relazione a stampa della Tavola), per far fronte alla mancanza di pastori aveva proposto un ritorno alla tradizionale struttura metodista del circuito, che rifiuta la logica
parrocchiale (una chiesa, un
campanile, un pastore) e valorizza l’apporto dei predicatori locali.
La Commissione d’esame
ha fatto sua questa proposta e
l’ha rilanciata al Sinodo; ciò
ha dato luogo a un’ampia discussione nell’Aula sinodale sotto le voci «campo di lavoro-formazione-giovani» e
spesso ci si è richiamati al
forte appello che la stessa
Consultazione metodista aveva rivolto durante i suoi lavori
dell’aprile scorso a Ecumene,
perché il pastore sia assegnato
al circuito e non alle singole
comunità locali. Questo è uno
dei segni tangibili che il Patto
Il pastore Claudio H. Martelli
di integrazione, nonostante alcune difficoltà e qualche contraddizione, procede in avanti
e conosce sempre nuove tappe
di realizzazione.
Un discreto spazio è stato
dedicato in Sinodo ai saluti al
presidente pastore Claudio H.
Martelli, che lascia il Comitato permanente per compiuto
settennio, al pastore Aurelio
Sbaffi che lascia la Tavola
valdese, su sua richiesta, per
emeritazione, e anche alla pastora Gianna Sciclone che lascia la Tavola per compiuto
settennio e conseguentemente
anche la rappresentanza nel
Comitato permanente.
Non si è trattato di saluti e
di ringraziamenti formali: è
stato loro espressa la viva riconoscenza da parte del Sinodo per avere svolto il loro impegno vocazionale nella chiesa con spirito di servizio.
la materia è ancora troppo
fluida. Forse, parafrasando un
antico detto usato in altri contesti, fatta l’Intesa bisogna
imparare a servirsene sviluppandone tutte le potenzialità.
Fra l’altro va anche ricordato
che lo stato pare stia studiando una definizione della posizione fiscale degli enti che
.non hanno scopo di lucro. In
questo clima non era proprio
opportuno che il Sinodo decidesse qualcosa. Il Sinodo ha
fatto l’unica cosa sensata: rimandare la questione al prossimo Sinodo ordinario. La
Tavola nel frattempo studierà
ampiamente la tematica. I deputati e i pastori del prossimo
Sinodo dovranno avere le
idee chiare per prendere una
decisione.
Le (decisioni del Sinodo
Il riassetto degli enti
non è più rinviabile
Il Sinodo, a conclusione del dibattito sul tema
degli enti ecclesiastici,
ritenuto necessario procedere ad un riassetto
degli istituti ed opere
che fanno parte dell’Ordinamento valdese e
considerato che nel dibattito medesimo si sono individuate tre possibili soluzioni:
a) quella proposta dalla relazione dell’apposita
commissione nominata
dalla Tavola e definita
«ipotesi di ristrutturazione del sistema degli enti
ecclesiastici» (raggruppamento per settori di attività degli istituti e opere e affidamento degli
stessi a Commissioni sinodali amministrative di
nuQva istituzione che
^conseguano la personalità giuridica nel diritto
dello Stato);
b) l’affidamento degli
istituti e opere di ogni distretto alla Commissione
esecutiva distrettuale
trasformata in organoente, in analogia al profilo giuridico dei Concistori o della Tavola, che pure consegua la personalità giuridica nel diritto
dello Stato;
c) il riconoscimento
del carattere di istituto
autonomo per gli istituti
e opere di maggiore consistenza che ancora non
l’abbiano avuto e il conseguimento per gli istituti autonomi o per la maggior parte di essi della
personalità giuridica nel
diritto dello Stato e il
contemporaneo affida
Luciano Giuliani e il past. FanIo y Cortés della Chiesa valdese di Genova
mento di altri istituti e
opere ai Concistori o
Consigli delle chiese locali, che pure dovrebbero conseguire in tal caso
la personalità giuridica
nel diritto dello Stato,
- dà mandato alla Tavola di proseguire nello
studio del progetto di
riordino degli istituti e
opere
avvalendosi delle consulenze ritenute più opportune;
consultando, in apposito convegno o in altra
maniera, i responsabili
degli istituti e opere medesime e gli altri soggetti
interessati;
curando, con gli opportuni strumenti, una
verifica, anche per campione, delle conseguenze pratiche che deriverebbero dall’adozione di
ciascuna delle soluzioni
sopra individuate;
riferendo alla prossima
sessione ordinaria del
Sinodo.
«1*1
A 20 anni dal Patto di integrazione tra valdesi e metodisti
Due movimenti^ un^unìca chiesa
FLORESTANA PICCOLI SFBEPPA
Domenica 27 agosto, partecipando al corteo sinodale che si recava al tempio
per il culto di apertura, ho
sentito che in qualche modo
«entravo» nella storia della
mia chiesa, da sempre amata,
ma vissuta soprattutto nella
periferia delle diaspore.
Nel corso dei lavori sinodali, che hanno rivelato anche
qualche momento di inevitabile tensione ma soprattutto
una fortissima volontà di costruire in positivo l’opera del
Signore, sono «entrata» anche
nel vivo di quella integrazione
che le nostre chiese, valdesi e
metodiste, vivono dal 1979.
Vi sono entrata con la mia
sensibilità personale (ovviamente discutibile) e attraverso
i contatti umani, le micro-interviste, il contesto stesso del
Sinodo, dalle sedute in aula ai
momenti conviviali e di approccio individuale.
Innanzitutto ho registrato
una reale e profonda comunione di intenti, una comune
tensione verso la costruzione dell’opera del Signore
quale si traduce nelle sue
chiese (o meglio, nella sua
Chiesa, comprensiva di tutte
le singole entità ecclesiali).
Comunione e comune tensione di cui forse non sempre abbiamo coscienza ma che c’è e
pertanto va al di là delle nostre stesse sensazioni.
La spiritualità delle due
componenti, che evidenzia
pure qualche sfumata diffe
renza, è però sostanzialmente
sostenuta dalla medesima volontà di porsi in ascolto e in
preghiera davanti al Signore.
Non a caso i momenti cultuali
mi sono sembrati i più forti.
Soprattutto però l’operatività,
in tutte le forme della diaconia e dei ministeri, poggia su
solide basi comuni, nelle sue
pur diverse articolazioni.
Mi sia peraltro consentito,
come valdese, di aver ancora
avvertito nelle due componenti non solo il legittimo desiderio di affermare la propria
identità, ma di evidenziarla:
oggi forse più a livello di battute, sempre però sottese a radici difficili da estirpare. Forse la componente metodista
continua a sentire il peso della
storia e della tradizione valdese e di questo i valdesi sono
responsabili: nella giusta consapevolezza (e fierezza) di
quella storia e di quella tradizione, talvolta non è dato trovare l’umiltà necessaria a realizzare nella fede una comunione più totalizzante, senza
spartiacque.
Ciò invece che più avvicina
le due denominazioni, oltre
alla operatività, è proprio la
connotazione italiana del metodismo, che a livello mondiale e nelle sue radici inglesi
appare assai diverso. Se altrove infatti il metodismo si pre. senta ancora con forme e liturgie ecclesiali che qui si sono perse, le chiese metodiste
nostrane rievocano spiccatamente la matrice locale e la
conseguente affinità con la
Chiesa valdese. Oggi il movimento valdese e il movimento
metodista si riconoscono nelle
proprie chiese e per l’appunto
si integrano l’uno nell’altro.
D’altra parte nell’unione
che oggi ci lega profondamente ai battisti (questa Assemblea/Sinodo lo ha confermato), in una più ampia ecumene di credenti che stiamo
faticosamente costruendo,
consci di essere in ciò strumenti (poveri) dello Spirito;
in un dialogo sempre più ricco con le «fedi viventi», come
potremmo non impegnarci
sempre più a fondo nel cammino comune fra noi, valdesi
e metodisti? Questo già avviene largamente a livello di singole comunità, in un vissuto
concreto, ma deve radicarsi
più in profondità anche a livello nazionale e sinodale.
Qualche riserva, qualche resistenza mi sembra ci sia ancora. Dobbiamo imparare a
condividere di più, soprattutto
a vivere la nostra condivisione
con serenità, senza complessi
di alcuna natura. Non siamo
semplicemente chiese sorelle
(termine oggi molto alla moda): al di là di ogni formale
integrazione, peraltro necessaria sul piano giuridico e operativo, oggi d’altronde pienamente in atto, dobbiamo prendere sempre più coscienza che
noi siamo la chiesa del Signore. Una chiesa che, radicata
nel comune salvatore Cristo
Gesù, in tutta umiltà chiede
insieme la luce dello Spirito
nell’amore e nel servizio.
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venerdì 15 SETTEMBRE 1995
PAG. 7 RIFORMA
La Facoltà di teologia avvia la prima fase del corso di diploma «a distanza»
Una risposta alle esigenze di formazione
che provengono dalla società
ALBERTO CORSANI
Esistono nella società italiana domande di formazione teologica a vari livelli e
di provenienza diversa, a cui
occorre dare una risposta adeguata. Non solo nell’ambito
delle chiese Bmv, non solo in
ambienti del cattolicesimo
«di ricérca», ma anche in
quella che chiamiamo società
esterna o ambiente «laico»
esiste una sensibilità diffusa
che porta giovani, meno giovani e studiosi a interessarsi
al protestantesimo e a cercare
di approfondirne storia, teologia, ecclesiologia.
A queste domande, oltre a
quelle che provengono dall’
interno delle nostre chiese, da
chi cioè intende rendere poi
un servizio nei vari «ministeri» di una comunità locale,
intende cercare di rispondere
il progetto per un corso di
«formazione a distanza», elaborato dalla Facoltà sul solco
del corso di Diploma di cultura teologica.
Il progetto parla esplicitamente di valorizzazione dell’
attuale corso (al quale, precisa il testo allegato alla relazione del Consiglio della Facoltà, molti si iscrivono non
potendo seguire il corso di
laurea, che richiede la frequenza), ma anche di suo potenziamento. In questi ultimi
anni il numero di iscritti al
corso di diploma è cresciuto
(siamo a quota 132), ma parallelamente a questa crescita
si registra una elevata «mortalità accademica»: in pochi
sostengono regolarmente gli
esami, in pochi concludono il
corso.
Tuttavia, come ha fatto notare il decano Paolo Ricca,
l’importante è che queste persone si sono iscritte senza che
una particolare pubblicità le
avesse stimolate; manifestano
cioè un’esigenza a cui occorre fornire cura se possibile
«personalizzata».
Così il progetto, illustrato
dal prof. 'V'ann Redalié, si articola per ora in tre anni di
«investigazione e sperimentazione» per cercare di capire le
esigenze di tutti; al termine
dell’indagine, nel 1988, si potrà redigere un progetto definitivo di formazione a distanza. Un coordinatore del progetto sperimentale sarà affiancato da 5-6 persone e da
un gruppo più ampio di soggetti ed esperti che potranno
collaborare alla stesura di
materiali. I costi saranno coperti da Tavola e Facoltà, uti
lizzando anche le quote di
iscrizione al corso.
Dal dibattito è emerso il
gradimento del Sinodo per il
progetto: al di là delle considerazioni pratiche, di quelle
legate al ruolo del coordinatore e al suo inquadramento
(si tratterà ovviamente, come
è stato precisato, di contratto
a termine), esso è stato visto
come collegato al dibattito, di
due giorni precedente, relativo alla formazione e ai giovani. Le questioni sono strettamente collegate, come collegata è l’esigenza, ribadita da
Giorgio Toum, che la coniu
II prof. Yan Redalié
nità locale sia il luogo privilegiato della formazione stessa.
Nel corso della discussione
si è fatto riferimento ad altri
importanti aspetti della vita
della Facoltà: dall’ottenuto
riconoscimento della personalità giuridica al procedere
dei lavori di adeguamento e
potenziamento della biblioteca: un settore che ha richiesto
energie e solidarietà anche da
parte di chiese sorelle (a questo scopo è destinata una cospicua percentuale del ricavato della vendita della Prima
Chiesa valdese di New York)
e che fa di questa struttura
(vero e proprio «polmone»
della Facoltà) un elemento in
grado di' richiamare studiosi e
esperti di varia provenienza.
Il Sinodo ha poi proceduto
alla nomina del past. Giorgio
Toum quale professore incaricato di Storia valdese. Era
dai tempi dell’emeritazione
del prof. Giovanni Gönnet
che l’incarico era vacante, anche se i corsi si sono tenuti di
anno in anno con la collaborazione di importanti studiosi.
Il prof. Gönnet stesso è stato
peraltro nominato, a scratinio
segreto, professore onorario,
nel ricordo e nella riconoscenza del grande lavoro
svolto per la Facoltà.
Una serie di linee lungo le quali rendere maggiormente organica la collaborazione
La ricerca teologica supera i provincialismi
TEODORO FARLO Y CORTES
A giudicare dall’andamento della discussione nel
corso della seduta plenaria, si
,aveva l’impressione che nell’
ambito del gruppo il dibattito
si fosse svolto con particolare
tensione; infatti è stato l’unico
gruppo il cui ordine del giorno ha subito una trasformazione quasi totale. Tuttavia
posso dire che il confronto è
stato positivo e costruttivo.
Si può in parte spiegare
perché non si è fatta distinzione fra le due tematiche del
gruppo (Facoltà di teologia e
formazione). La Facoltà valdese di teologia si occupa in
primo luogo della formazione
al pastorato, non solo dei candidati al ministero valdesi e
metodisti, ma anche di tutte
le altre denominazioni. Una
Il decano prof. Paolo Ricca
comune formazione teologica
dei pastori è una base promettente per giungere a una coscienza e un’azione evangelica comune. La collaborazione
con rUcebi è in questi ultimi
tempi notevolmente cresciuta
e il numero degli studenti battisti è arrivato, secondo la relazione del Consiglio della
Facoltà al Sinodo, al 17%.
Come succede in queste oc
casioni facilmente affiora una
linea marcatamente confessionale, e quasi una tentazione italiana a spartire o lottizzare i centri di potere. Su
questo punto proprio un giovane pastore battista ha richiamato il gruppo a liberarsi
di una mentalità fatta di chiusura provinciale, per aprire
orizzonti verso nuove mete
con programmi di ampio respiro evangelico ed ecumenico, ben sapendo che andiamo
verso un superamento delle
denominazioni.
Dai diversi interventi si deducono alcune proposte che
possono essere accettate senza difficoltà: a) che sia data
voce deliberativa al rappresentante del Dipartimento
teologico dell’Ucebi che fa
parte del Collegio accademico sin dal 1984; b) che si istituisca un insegnamento con
professore incaricato sulla
storia della grande famiglia
battista; c) che attraverso
l’Ucebi la Facoltà valdese
possa allacciare rapporti con
il Seminario battista europeo
di Praga; per parte battista si
chiede d) di partecipare alla
responsabilità nella gestione
della Facoltà, attraverso la
presenza nel Consiglio e nel
sostegno economico.
Quanto alla formazione,
nella riflessione del gruppo è
apparsa la possibilità di un’
ampia collaborazione del Dipartimento teologico con le
diverse commissioni che riguardano la formazione. 11
Dipartimento di teologia
dell’Ucebi sovrintende alla
preparazione biblica e teologica dei pastori e predicatori
locali, degli insegnanti delle
scuole domenicali e di quanti
altri intendono dedicarsi alla
formazione dei ministeri.
Mentre il rapporto della Facoltà con il Dipartimento può
essere ben definito in quanto
quest’ultimo non impartisce
lezioni ai candidati al mini
Un momento dei lavori di gruppo all’Assemblea/Sinodo
stero pastorale, in altri momenti della vita ecclesiastica
può aprirsi un vasto campo di
collaborazione: con la Commissione permanente studi,
che insieme, ai Consigli di circuito svolge la funzione di
programmare i corsi ed esaminare i predicatori locali (tale attività è ormai operante in
diverse regioni); con la Commissione permanente per la
formazione pastorale, la cui
funzione decisamente formativa accompagna il candidato,
che abbia già conseguito la
laurea, allo scopo di non interferire con le competenze
specifiche della Facoltà.
Così, durante il cosiddetto
periodo di prova, prima della
consacrazione, lo introduce ai
metodi di lavoro pastorale,
fornendogli strumenti tecnici
per il suo ministero con l’indicazione dei materiali disponibili e la loro possibile utilizzazione in vista della predicazione, della catechesi,
della scuola domenicale, ecc.
Non si tratta soltanto di formazione ma anche di aiutare
il candidato nelle sue prime
esperienze, fornendogli un
sostegno spirituale, culturale
e psicologico se necessario.
Il Dipartimento di teologia
poi potrebbe dare un valido
contributo nel progetto di
«formazione a distanza» elaborato nell’ambito della Facoltà valdese di teologia e
che ha per oggetto diretto e
immediato il corso di diploma, il cui numero di iscritti
supera il centinaio. Questa
cattedra itinerante, oltre al
coordinatore, prevede un comitato operativo e un altro
scientifico. Irtfine il Dipartimento potrebbe programmare
insieme alla segreteria del
Corpo pastorale i corsi di aggiornamento per i pastori in
servizio. Il gruppo ha concluso i lavori ascoltando una relazione dettagliata sull’attività del Centro di formazione
diaconale «Giuseppe Comandi» di Firenze.
Le decisioni del Sinodo
Corso di diploma
Il Sinodo, richiamandosi alla necessità di ridefinire ii corso di dipioma delia Facoltà valdese
di teoiogia secondo ie iinee già indicate neii’atto
71/SÌ/94 e tenendo conto
deiie esigenze moitepiici
e diversificate di formazione espresse a più riprese durante gii uitimi
anni e anche nei corso
di questa sessione sinodaie;
presa conoscenza dei
«Progetto di formazione
teoiogica a distanza»
presentato dai Consigiio
di Facoità ai Sinodo ’95;
preso atto deii’impegno dei Consigiio di Fa
coltà e della Tavola di
reperire i finanziamenti
necessari,
- dà mandato ai Consigiio di Facoità, d’intesa con la Tavola, di:
à) avviare ia fase di investigazione/sperimentazione dei progetto per
un periodo di tre anni;
b) reperire ie persone e
i mezzi idonei aila reaiizzazione di taie progetto;
c) informare ie prossime sessioni sinodaii
suii’andamento dei progetto in vista di una decisione per ia sua continuazione o meno, da
prendere nei Sinodo ’98.
Biblioteca
ii Sinodo, preso atto
deil’imminente conclusione dei iavori di ampiiamento deiia bibiioteca deila Facoltà valdese
di teoiogia,
- ringrazia tutti coioro
che in vario modo si so
no impegnati per la buona riuscita di questo
progetto;
- raccomanda aiie
chiese di intensificare ii
sostegno finanziario
che era stato proposto
dai Sinodo dei 1993.
Professore onorario
li Sinodo,
su proposta dei Corpo
pastoraie, nomina con
votazione a scrutinio se
greto il professor Giovanni Gönnet professore onorario deiia Facoità
valdese di teoiogia.
Storia valdese
ii Sinodo,
accogliendo ia propósta dei Consigiio di Facoità, nomina con votazione a scrutinio segreto
ii past. Giorgio Tourn professore incaricato di Storia valdese presso la Facoltà valdese di teoiogia.
La mozione deH'Assemblea/Sinodo
Proficua collaborazione
La 2- sessione congiunta dei!’Assemblea generale
deirUcebi e del Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste riafferma l’importanza della Facoltà valdese di
teologia come luogo comune di insegnamento della
teologia e di formazione pastorale.
Rallegrandosi per la collaborazione già in atto, incoraggia a proseguirla e ad estenderla alla programmazione dei corsi.
Dà mandato
- agli esecutivi ed al Consiglio della Facoltà di predisporre, avvalendosi anche di opportune consulenze, una mappa degli eventuali problemi tuttora aperti,
del bisogni emergenti e delle risorse disponibili,
adottando di volta in volta le possibili soluzioni, anche in via sperimentale, soprattutto in riferimento a:
l’istituzione di corsi su tematiche relative alla storia,
spiritualità ed ecclesiologia dei battisti;
le possibilità concrete di responsabilizzazione
deU’Ucebi nella gestione della Facoltà, in particolare
attraverso:
- forme di collaborazione economica;
- la presenza di una rappresentanza battista nel
Consiglio di Facoltà;
- la presenza, con voto deliberativo, di una rappresentanza battista nel Collegio accademico;
- la costituzione di un ambito specifico di ricerca o
Dipartimento sull’evangelizzazione.
Chiede agli esecutivi di favorire la collaborazione in
tutti gli ambiti della formazione e in particolare dei
predicatori locali e dei diaconi.
Alcuni membri del Consiglio della Facoltà di teologia: da sin. Eugenio Rivoir, Silvana Nitti e Giorgio Spini
10
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 15 SETTEMBRE 1995
A partire dal prossimo anno parteciperanno alle riunioni dei Consigli di chiesa
I predicatori locali sono essenziali
per la crescita spirituale delle chiese
I «predicatori locali» sono
un gruppo di fratelli e sorelle
che «aiutano» nella conduzione spirituale delle chiese
valdesi e metodiste. La loro
funzione ha una origine lontana nei tempi. Nella tradizione del valdismo medioevale si ricordano i «barba itineranti» che visitavano periodicamente le chiese e nella
tradizione metodista i nuclei
di «helpers» cioè coloro che
annunciavano in modo missionario l’Evangelo. In entrambe le tradizioni il compito dei «predicatori locali» del
tempo non era affatto subalterno, ma era pienamente riconosciuto e valorizzato.
Oggi invece i 120 predicatori iscritti nel registro dell’
Unione predicatori locali
(Upl) e i 60 candidati, pur
rappresentando una realtà
consistente (i pastori in servizio nelle chiese valdesi e metodiste sono 103), si sentono
sminuiti nel loro ruolo e
spesso «utilizzati come tappabuchi» quando il pastore è
impedito o in ferie.
Mario Cignoni, l’attuale
segretario dell’Unione, intervenendo al Sinodo ha osservato che da alcuni anni ormai
«i predicatori locali chiedono
il riconoscimento della loro
vocazione. Non vogliono “arrampicarsi sul pulpito”, né
sono le “scimmie dei pastori”». Per diventare predicatore locale si devono fare studi
di teologia (che sono organizzati dalla Commissione
permanete studi, Cps) e, dopo essere stati riconosciuti,
continuare ad aggiornarsi. E
a questo serve proprio l’Upl.
Secondo il prof. Giorgio
Spini, predicatore laico, le
nostre chiese avrebbero bisogno di almeno 300 predicatori locali, ma dove reperirli?
Un aiuto può venire dagli or
Il Sinodo visto dalla galleria
ganismi femminili (ci sono
troppo poche predicatrici!). Il
rapporto 1 pastore = 3 predicatori dovrebbe essere un
obiettivo a cui devono tendere le chiese.
Se si vuole un maggior
coinvolgimento dei predicatori locali spirituale delle
chiese occorre, nota il prof.
Ermanno Genre, della Facoltà di teologia, «rivedere il
loro iter formativo e la relativa verifica». Un iter che oggi
è fatto di «16 esami e tre culti
di prova» replica il pastore
Antonio Adamo, presidente
della Cps. In ogni caso è bene che la formazione avvenga nel quadro delle attività
dei circuiti e dei distretti. In
questo senso i predicatori locali potrebbero, secondo la
loro vocazione, servire non
solo nell’ambito della predicazione, ma anche in altri
ambiti come il catechismo e
la scuola domenicale.
Qualcosa però si può fare
fin d’ora per valorizzare i doni dei predicatori locali; inserirli con voce consultiva nei
Concistori e Consigli di chiesa. I regolamenti non vietano
di invitare permanentemente
il predicatore locale quando si
riunisce il Consiglio di chiesa! L’argomento è ripreso da
molti e alla fine il Sinodo invita le chiese a «praticare
l’obiettivo» da subito in attesa
che la «Commissione discipline» prepari un nuovo regolamento in tal senso. Dunque da
settembre anche i Concistori e
Consigli di chiesa valdesi
convocheranno i predicatori
locali alle riunioni.
Valorizzare il ministero
Il Sinodo, ricevuto i’ordine dei giorno approvato
dali’assemblea deii’Unione predicatori iocaii (Upi)
a Santa Severa ii 30 apriie
1995, ne condivide i’ispirazione;
- invita i circuiti e ie
chiese a valorizzare questo ministero non solo nei
momenti cultuaii, ma anche neiia cura pastoraie e
neii’evangelizzazione in
tutti i casi in cui ai predicatori iocaii siano riconosciuti i doni necessari;
- incoraggia a tale scopo i predicatori iocaii a dedicare particolare cura alla
propria preparazione e ai
proprio aggiornamento;
- invita i Consigii di
chiesa valdesi a far partecipare alie proprie sedute i
predicatori iocaii deile loro chiese quando si programmano attività in cui
essi siano coinvolti;
- dà mandato alla Commissione discipline di predisporre una normativa
che preveda una rappresentanza dei predicatori
Iocaii con voce consuitiva
alle sedute dei Consigii di
chiesa valdesi.
Commissione
permanente studi
li Sinodo, considerando
che sarebbe positivo che
alla Commissione permanente studi (Cps) potessero partecipare anche
predicatori Iocaii con le
necessarie competenze
per mettere i candidati in
relazione con l’UpI già nei
periodo della loro preparazione, invita la Tavola a
tener presente questa
possibilità in occasione
deila nomina dei membri
deiia Cps.
L'Evangelo pretJicato nelle piazze ha prodotto frutti significativi
Mantenere i legami con la realtà sociale
e intervenire contro le nuove esclusioni
JEAM-JACQUES PEYBONEL
Dopo il severo dibattito
avvenuto in sede di Conferenza distrettuale nel giugno scorso, la questione del
futuro del Centro culturale
Jacopo Lombardini è approdata in Sinodo, con la presentazione da parte della Commissione d’esame di un odg
che a molti è apparso molto
duro. Dopo l’intervento dei
moderatore che ha cercato di
sdrammatizzare la questione
e ha invitato il Sinodo a tener
conto dell’odg approvato dalla Conferenza del II distretto,
alcuni ex «cinisellini» e sostenitori dell’esperienza della
«Comune» hanno invitato il
Sinodo a non porre fine a
questo originale esperimento
di predicazione «in piazza»,
nel cuore della periferia della
capitale economica del paese.
In un intervento appassionato il pastore Giorgio Bouchard, uno dei pionieri dell’
esperimento, ha rievocato
brevemente l’esperienza spirituale del Lombardini che ha
prodotto frutti significativi:
oggi, nella nuova Amministrazione comunale di Cinisello, ci sono due assessori ex
allievi della scuola serale e
una donna sindaco amica del
Centro. Tutti e tre sono interessati a valorizzare la presenza del Centro sul territorio, in particolare rispetto alle
nuove problematiche sociali e
culturali che caratterizzano
ormai la zona: i giovani, i
vecchi, gli extracomunitari
africani, senza dimenticare la
vecchia classe operaia tuttora
presente. Non va sottovalutato, ha aggiunto Bouchard, che
nell’Italia della cosiddetta seconda Repubblica, Milano è
diventata la capitale di quello
che si potrebbe chiamare un
«fascismo intelligente». A
questo nuovo fascismo subdolo occorre saper dare una
risposta nuova, mantenendo i
legami con la realtà operaia e
con le nuove realtà dell’
esclusione sociale.
Altri interventi (Maria Bonafede. Letizia Tomassone,
Giuseppe Platone) hanno sottolineato l’originalità e il valore dell’esperienza di vita
comunitaria, caratteristica di
Cinisello come lo è di Agape
e di Riesi. Un’esperienza difficile ma che, a differenza di
molte «comuni» sorte nel ’68,
resiste perché è comunque legata a un tentativo di predicazione e di testimonianza dell’
I banchi del Sinodo
Evangelo. Proprio questo legame, secondo il pastore Alfredo Berlendis, è venuto a
mancare del tutto negli ultimi
anni. Per'questo, ha detto il
pastore Giovanni Carrari, occorre non chiudere ma andare
avanti con un maggiore collegamento con le chiese locali
di Milano. Oècorre però, ha
insistito il pastore John Bremmer, mantenere una presenza
evangelica «dal basso» in una
realtà operala come quella di
Cini.sello e non concentrare
tutto nelle grandi comunità
del centro della città.
Di fronte a questa serie di
testimonianze dal vivo, la
Cde ha deciso di ritirare il
suo odg. Da parte sua, la Tavola ha confermato la sua intenzione di inviare una persona per lavorare sul territorio
di Cinisello, in collegamento
con le chiese di Milano.
La Egei e il dialogo fra generazioni
I giovani chiedono
soprattutto confronto
_______FEDERICA TOURN________
I giovani, e non solo quelli
evangelici, devono diventare gli interlocutori privilegiati delle chiese. Nei confronti di una generazione che
si allontana sempre di più
dalla vita della chiesa e che
partecipa poco anche ai gruppi giovanili, l’esigenza di un
dialogo costruttivo è sempre
più pressante.
È stato questo il nodo della
discussione che si è svolta
nell’aula sinodale sul tema
del rapporto con i giovani, da
non considerare un problema,
come ha fatto notare subito il
pastore Adamo, ma una risorsa e una ricchezza per la vita
della comunità. Se è importante comunicare, bisogna
portare il dialogo su un piano
di parità, lasciando libertà di
espressione ai ragazzi, accogliendo e imparando il loro
modo di esprimere la fede
senza imporre schemi comportamentali. «I ragazzi chiedono agli adulti non tanto una
testimonianza quanto un confronto», ha sottolineato la segretaria della Egei, Silvia Rostagno. «È anche una questione di linguaggio - ha aggiunto il pastore Platone - per
raggiungere i giovani e riportarli in chiesa dobbiamo ripensare insieme a loro anche
il nostro modo di fare il culto,
che è espressione collettiva e
non va pietrificato». Allo
stesso modo è fondamentale
coinvolgere i ragazzi nelle attività di chiesa e, cosa ancora
più importante, bisogna re
sponsabilizzarli, senza lasciare che la loro energia sia confinata ad ambiti settoriali:
quanti sono infatti i giovani
nei Consigli di chiesa? E al
Sinodo? Non dimentichiamo
che i giovani attivi nelle chiese e nelle assemblee battiste
sono molti di più. «C’è urgenza di spingere i nostri ragazzi, non solo quelli stranieri, alla diaconia, al lavoro
concreto nella chiesa» ha detto ancora Platone.
Si è proposto di creare dei
nuovi spazi, per favorire l’integrazione tra le generazioni,
approfondire le reali esigenze
del mondo giovanile nel suo
insieme tentando di vincere la
sua diffidenza e di rispondere
ai suoi dubbi e alle sue carenze. «Cerchiamo di dedicare
particolare attenzione alla
predicazione - ha ribadito il
pastore Platone - per diffondere l’Evangelo della speranza, che dia ai ragazzi la prospettiva del futuro e annunci
la gioia che vince la paura, lo,
smarrimento».
È stato infine ribadito il
ruolo dei centri di formazione
giovanile, primo fra tutti la
Fgei, che è stata apprezzata
per il suo lavoro; purtroppo è
un impegno che riesce a raggiungere un numero ristretto
di persone, anche se recentemente sono rinati dei gruppi
in Toscana e in Puglia, dove i
ragazzi coltivano una spontanea collaborazione fra le
chiese: inoltre, la Fgei e i
gruppi giovanili in genere sono fondamentali per la nostra
vita politica.
Le decisioni del Sinodo
Dialogo fra generazioni
Il Sinodo, considerando che la presenza dei
giovani nella vita deile
chiese è spesso confinata ad alcune attività settoriali;
considerando il dialogo tra generazioni di credenti, oltre che una necessità, una ricchezza da
valorizzare;
ritenendo indispensabile la piena integrazione
della generazione giovanile nella vita della chiesa;
rallegrandosi per il lavoro che la Fgei compie
in questo campo e auspicando che questo possa
estendersi a tutti i giovani delle nostre chiese,
invita le chiese:
- a impegnarsi in un
dialogo tra le generazioni
che includa un confronto
tra I rispettivi modi di vivere la stessa fede cristiana e finalizzato al pieno e attivo coinvolgimento di ogni generazione
nei momenti fondamentali della vita della chiesa, e in particolare nella
conduzione del culto e
nei processi decisionali;
- a promuovere la partecipazione alle attività
dei Centri giovanili delle
chiese battiste, metodiste e valdesi;
- a dedicare inoltre
una particolare attenzione al mondo giovanile
nel suo insieme, per
un’efficace predicazione
e per le opportune iniziative di solidarietà.
Formazione diaconale
Il Sinodo, riconoscendo nel Centro di formazione diaconale (Cfd) di
Firenze un valido strumento per la preparazione degli operatori nella
diaconia, ritiene che tale
formazione possa essere
ulteriormente valorizzata
dal confronto con esperienze di studio e di lavoro vissute in altri contesti culturali e pertanto
auspica che il Consiglio
e i docenti del Cfd inseriscano nel piano di studio
per il conseguimento del
diploma diaconale un periodo di formazione all’
estero da realizzarsi in
contesti idonei ad approfondire la preparazione professionale e in
grado di stimolare la riflessione sul senso della
diaconia evangelica.
Per una scuola di tutti
Il Sinodo, valutando
positivamente il dibattito
sulla scuola ripreso anche a seguito del Convegno di Firenze «Scuola
statale, scuola privata,
scuola di tutti», raccomanda alle chiese io studio di questo tema (uti
lizzando anche gli atti
del convegno pubblicat
nel n.10 dei «Quaderni di
Diakonia») e alla Tavola
di favorire il proseguimento del dibattito in vista di verifica sinodale
della posizione delle chiese valdesi e metodiste.
11
Spedizione in abb. postale/50-Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
ai mittente presso i’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere
ii diritto di resa.
Fondato nel 1848
UNA STRADA PER II FILOSOFO
D:
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venerdì 15 SETTEMBRE 1995
ANNO 131 - N. 34
LIRE 2000
Bobbio Penice ha voiuto dedicare una strada cittadina a Ludovico Geymonat, partigiano e filosofo della scienza
La discussione su come
amministrare il futuro
gettito dell’otto per mille ha
indubbiamente animato il recente Sinodo. E questa discussione continuerà: bisogna saperla affrontare con fraternità
e chiarezza perché in essa non
si confrontano una ragione e
un torto, ma diverse ragioni,
diverse concezioni della chiesa e dei suoi compiti. Nel corso di quest’anno è importante
che proprio alle Valli, dove
vive la metà dei valdesi in Italia e si trovano molte delle 82
opere valdesi e metodiste, si
sviluppi nelle chiese e nei comitati la riflessione su di un
punto che non è parso sufficientemente chiaro: quello dei
progetti e delle opere.
A qualcuno è sembrato che
LE VALLI E LA DIACONIA
OnO PER MILLE
MARCO ROSTAN
si volesse destinare i soldi
dell’otto per mille più ai progetti che alle opere esistenti.
La relazione della Commissione chiariva, in realtà, che
al primo posto, ci saranno
proprio le opere; e che per
progetto si intende un intervento organico, verificabile
prima e dopo, che si propone
di intervenire su una certa
realtà per migliorarla. Dunque, per fare un esempio, è
progetto sia la costruzione di
una rete di solidarietà per gli
immigrati, sia la realizzazione
nei nostri istituti di uno dei fini degli enti ecclesiastici,
quello della beneficenza, nei
confronti di chi allo stato attuale delle rette non potrebbe
sperare in un posto all’asilo.
Ricordiamoci che le opere
esistenti sono state anche loro
dei progetti, a volte delle utopie; riflettiamo sulla possibi
lità che, anche nelle «vecchie» opere possano sorgere
«nuovi progetti» che rinnovino la capacità di servizio. La
cosa più importante è che non
facciamo discendere le nostre
decisioni diaconali dell’otto
per mille, ma che le prendiamo nelle assemblee, chiedendo al Signore di guidarci sulle
sue strade e utilizzando con
saggezza i mezzi finanziari di
cui possiamo disporre, oggi
grazie alla generosità degli
amici esteri, domani grazie
alla fiducia di molti nostri
concittadini, per il servizio al
nostro prossimo, sia nelle
chiese metodiste e valdesi italiane o del Rio de la Piata, sia
in altre chiese evangeliche e
organismi ecumenici, sia al di
fuori delle nostre chiese.
Iniziata la scuola
Le incertezze
del nuovo
anno
L’anno scolastico è ormai
iniziato per quanti tra insegnanti e capi d’istituto sono
alle prese da oltre una settimana con i vari adempimenti
per cercare di far cominciare
le lezioni nel modo più regolare possibile. A parte i problemi annosi degli organici
per cui la situazione del corpo docente sarà chiara e definita un po’ ovunque non prima della fine di ottobre,
quando il Provveditorato agli
studi di Torino dovrebbe aver
smaltito le nomine per le supplenze annuali, le assegnazioni provvisorie e quant’altro, si pone alla ribalta soprattutto per il secondo segihento della scuola dell’obbligo, le medie, un problema
quanto mai serio.
Quest’anno, in applicazione
di un’ordinanza ministeriale
emessa nell’aprile del 1994 e
resa operativa con una circolare dell’agosto ’95, i posti
per gli insegnanti di sostegno
agli alunni portatori di handicap saranno assegnati non più
«per cattedre». La scuola non
avrà più a disposizione, così
come avveniva negli anni
passati, un certo numero di
insegnanti in base alle richieste e alla documentazione
presentata già dal mese di
giugno ma è stato invece assegnato un monte ore, da suddividersi tra i vari casi e tra i
vari insegnanti.
Questo in parole povere significa che le ore saranno di
meno, ma soprattutto che
non verrà garantita la continuità e che il lavoro didattico
dell’intero,Consiglio di classe dovrà essere organizzato
tenendo conto che in diverse
ore l’alunno portatore di handicap non avrà a disposizione il proprio insegnante: tutto questo avviene mentre si
discute da anni dell’inserimento e del superamento
delle barriere, fisiche e psicologiche, nella scuola.
Una giornata per illustrare le tecniche di una lavorazione antica e complessa
200.000 tonnellate dì pietra dì Luserna
PIERVALDO ROSTAN
L9 attività dell’estrazione
della pietra di Luserna
rappresenta un comparto economico di sicuro interesse per
quella specifica area geografica del Piemonte che va dalla
vai Pellice alla vai Po, a quote
altimetriche che vanno dai
600 ai 1.700 metri. Domenica
scorsa i produttori hanno voluto organizzare una giornata
pubblica per mostrare tecniche di lavorazione e di estrazione, materiali e tecnologie.
L’estrazione della pietra di
Luserna ha origini assai antiche; documenti dell’archivio
storico di Luserna San Giovanni parlano di cave attive
fin dal 1855; nel 1870 si parla
di una produzione di 7.500
quintali in cinque anni; la retribuzione media giornaliera
era di lire 1,5.
. Oggi nel bacino vi è un numero assai elevato di cave;
alcune sono temporaneamente a riposo, a seconda delle
esigenze del mercato; va ricordato infatti che l’uso della
pietra di Luserna è quanto
mai vario: oltre alle classiche
lose per la copertura dei tetti.
Il taglio della pietra
la pietra viene infatti usata
per pavimentazioni, rivestimenti, balconate, cordoli, architettura funeraria. Là vendita avviene oggi soprattutto
nelle regioni del Nord Italia,
ma anche in Francia, Svizzera, Germania, Austria.
La produzione globale annua sull’intero bacino, sulla
base dei dati in possesso dei
Comuni a cui vengono versati
i diritti di escavazione (per
Luserna circa 300 milioni
l’anno), si aggira intorno alle
200.000 tonnellate: 75% a
Bagnolo, 20% a Luserna, 5%
a Rorà. La coltivazione della
cava avviene generalmente su
fronte unico, di altezza da alcuni metri fino e diverse decine di metri. L’abbattimento è
ottenuto o mediante esplosivo
o meccanicamente; in realtà,
nella maggioranza delle cave,
il macchinario è assai semplice e ridotto; un motocompressore, alcuni martelli perforatori, un piccolo argano, un
escavatore.
Anche il numero di persone
impiegate in ciascuna cava è
Secoli fa, le «fantine» vennero a stabilirsi nei pascoli della Barma d’Aout e
della Coumba d’ia Biava. Erano fate pastore, molto gentili e a modo. Le loro sottanelle corte e scure e i loro corpetti bianchi davano ai loro corpi minuscoli e sottili un^ apparenza fresca e rustica che le distingueva completamente dalle loro sorelle, le fate oziose, dai lunghi strascichi
e dagli ornamenti luccicanti. Avevano
greggi di capre e di vacche grasse e prospere che conducevano personalmente al
pascolo e all’abbeveratoio. Erano donnette attive e industriose, contente della vita
e fiduciose nella bontà degli esseri umani. Amavano assai i giovani pastorelli di
bell’aspetto e lanciavano loro, a volte,
dolci sguardi furtivi: ma, non appena uno
di loro si avventurava a parlare di matrimonio, fuggivano, leggere come ombre,
riempiendo l’aria dei loro fragorosi scoppi di risa. Del resto servizievoli, davano
volentieri una mano ai poveri e a chi aveva qualche impedimento (...).
IL FILO DEI GIORNI
IL MIELE
_______________MARIE BONNET________________
Avevano insegnato ai contadini i loro
segreti per fare il burro, i formaggi, le ricotte. E, in un giorno di familiarità, avevano persino introdotto i loro preferiti
nelle loro abitazioni splendenti di pulizia
e avevano mostrato loro meravigliosi
utensili d’oro e d’argento.
Ma viene il giorno in cui la loro intimità con gli uomini si rompe: diventano
diffidenti, si ritirano sulle alte cime e si
nascondono per sempre alla vista dei
mortali. Un cattivo soggetto, indispettito
per non aver potuto godere dell’amore
imperioso che una «fantina» ha fatto nascere nel suo cuòre, si introduce un gior
assai basso: nel 90% dei casi
varia da 1 a 3. In totale la mano d’opera attiva nel bacino
ammonta a circa 300 unità, in
massima parte di età compresa fra i 30 e i 50 anni; solo il
9% ha meno di 30 anni. Per
molti cavatori, dopo aver
smesso la fase più dura
dell’attività, resta aperta la
possibilità, in effetti assai diffusa, di aprire lungo gli assi
stradali più importanti magazzini di pietra per la lavorazione ultima e la vendita diretta. Anche se studi recenti
condotti dairUsl sulla vai
Pellice evidenziano una netta
diminuzione di malattie legate al silicio, il problema comunque resta e non può essere ignorato: l’attività di cavatore rimane un mestiere fra i
più duri.
Sulle possibilità di sviluppo
di questa attività estrattiva
(non immune da forte impatto
ambientale) si sono soffermati anche di recente i programmi di alcune amministrazioni
pubbliche (Luserna e Comunità montana vai Pellice): in
fondo, insieme all’acqua,
questa è una delle poche ricchezze naturali del territorio.
no nella casetta fatata e ruba gli utensili
che riesce a scovare. È una vendetta meschina, ma sa quanto le fate ne soffriranno, e il cuore ferito gode in anticipo del
loro dolore.
Difatti quelle anime semplici, tornate a
casa, si accorgono del furto: piangono,
pestano l’erba con i loro graziosi piedini,
si strappano i capelli nella loro rabbia infantile e lanciano le più terribili maledizioni contro l’anonimo colpevole. «Ci
avete rubato gli utensili - gridano ai curiosi testimoni del loro dolore -. Ebbene,
anche voi avrete da perderci. Avremmo
potuto insegnarvi ancora il metodo per
fare del miele e della cera con il siero del
latte, dopo aver fatto il burro e il formaggio, ma conserveremo il nostro segreto».
In effetti, sono partite con il loro segreto; ecco perché i pastori non possono far
nulla con il siero del latte.
(raccontata da L. Gardiol, Bobbio,
in Tradizioni orali delle valli valdesi
del Piemonte, ed. Claudiana).
In Questo
Numero
Val Pellice
Dopo una lunga trattativa ha preso il via l’attività
del nuovo Consiglio e della nuova giunta della Comunità montana. Una delle
priorità emerse dalla presentazione del .programma
è il progetto di uno sviluppo compatibile. Nella serata del primo Consiglio si
sono registrate anche le
reazioni negative dei Comuni esclusi dalla giunta.
Pagina II
«Libera»
Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele, ha
presentato a Tórre Pellice
il progetto «Libera», che
unisce enti e associazioni
nella lotta contro la mafia.
Nella stessa serata il giudice Passone ha presentato il
progetto di legge per la
confisca e l’utilizzo a fini
sociali dei capitali di provenienza mafiosa.
, Pagina II
Teatro
Gisella Bein, originaria
di Torre Pellice e impegnata con lo spettacolo
«Fuochi» in concomitanza con l’apertura dell’anno
scolastico del Collegio
valdese, ripercorre le tappe
del suo avvicinamento al
palcoscenico e fa il punto
sulle «radici» che la legano alla terra e all’ambiente
valdesi.
pagina III
Concorso ippico
Si è svolta a Pinerolo
dall’8 al 10 settembre la
nona edizione del Concorso ippico internazionale.
Una folta rappresentanza
di cavalieri di diversi paesi
europei ha dato lustro alla
manifestazione, che ha diinosttato una volta di più il
legame della città con il
cavallo.
Pagina IV
12
PAG. Il
i*
E Eco Delle Vai.o ^desi
VENERDÌ 15 SETTEMBRE 1995
Torre Penice, 10 settembre: raduno di trattori d’epoca
MONDIALI DI SCI Un ennesimo incontro sulla viabilità
nel Pinerolese si è svolto sabato scorso a Pinerolo, su proposta del senatore Bonansea che aveva invitato il sottosegretario ai Lavori pubblici, Lucio Testa. Così sindaci e amministratori locali hanno avuto la conferma che la maggior
parte dei finanziamenti sulla viabilità in vista dei mondiali
del Sestriere del 1997 andranno alla vai di Susa. Una veloce autostrada porterà pubbhco e sciatori ai piedi della salita
che porta al Colle e a quel punto sarà curioso vedere se
molti (oggi sembra siano il 70%) sceglieranno ancora la vai
Chisone come punto di passaggio per il Sestriere. Sostanzialmente dalla riunione non è emerso nulla di nuovo: non
c’è, a questo punto, nemmeno la certezza del completamento dell’autostrada Torino-Pinerolo; in Compenso rimane la querelle del pagamento del pedaggio: i contrari sono
molti anche perché si rischia di riversare nuovamente il
traffico sulla statale. Dunque, malgrado le proteste del senatore Bonansea, dell’on. Malan e degli amministratori locali, gli interventi si limiteraimo ad alcuni ampliamenti nei
tratti a forte rischio di valanghe.
NUOVO COLLEGAMENTO AUTOBUS PER GLI STUDENTI DI OSASCO E SALUZZO — Due istituti superiori su cui gravitano numerosi giovani del Pinerolese saranno da quest’anno serviti da nuove autolinee studiate apf>ositamente dalla Cavourese. Una corsa collegherà vai Peliice. San Secondo, Osasco e Cavour all’Istituto d’arte
«Bertoni» di Saluzzo dove sono istituiti corsi di restauro
del legno, lavorazione del metallo a cui molti in passato
avevano dovuto rinunciare per le difficoltà di collegamento; sullo stesso percorso un’altra autolinea porterà gli studenti all’istituto agrario «Ubertini» di Osasco.
«RENCONTRE DES JAHIER» — Ai primi di maggio alcuni Jahier del Piemonte hanno ricevuto dal sig. Bernard
Jahier, di nazionalità francese e residente in Bretagna, una
lettera, nella quale egli diceva di aver saputo della presenza
di molte famiglie di Jahier presenti in Piemonte. Aggiungeva che, avendo letto i libri di Giorgio Tourn sulla storia
della vai Pellice e della vai Germanasca, avrebbe gradito
conoscere le origini dei Jahier del Piemonte ed eventualmente incontrarli. È seguito un intenso scambio di lettere e
da Pinerolo è partita l’idea di organizzare un incontro di
tutti i Jahier d’Italia con gli ospiti francesi. L’appuntamento è fissato per domenica 24 settembre presso il ristorante
Macumba di Riccardo Jahier a Pinerolo (tei. 0121-374115)
dove si ricevono anche le prenotazioni per rincontro.
TORRE PELLICE: NUOVO ORARIO DELLA BIBLIOTECA — Con l’autunno la biblioteca comunale, che ha sede nel palazzo comunale in attesa della nuova sistemazione
nell’ex Capetti, amplia il proprio orario di apertura al pubblico con due ore al venerdì mattina dalle 10 alle 12; le altre ore di apertura sono il mercoledì e il sabato sempre fra
le 10 e le 12, martedì e giovedì dalle 16 alle 19.
MUORE A ANGROGNA ANZIANO PENSIONATO —
Mercoledì 6 settembre un pensionato di Angrogna, Alfredo
Malan, residente in frazione Pons, è rimasto vittima di un
incidente mentre era intento alla pulizia del tombino di una
fontana: forse caduto a causa di un malore l’uomo è stato
ritrovato ormai esanime. Fredy Malan era molto conosciuto, in passato era stato membro del Concistoro e del Consiglio comunale.
POTENZIATO IL SEGNALE RAI IN VAL PELLICE —
Dal 12 settembre è entrato in funzione un nuovo ripetitore
Rai a Rocca Berrà; il miglioramento del servizio riguarda
gli utenti di Torre Pellice, Villar Pellice, Bobbio Pellice,
Angrogna e parte di Lusema San Giovanni. H segnale Tvl
si riceverà sul canale E con polarizzazione orizzontale; Tv2
sul canale 21 con polarizzazione verticale; Tv3 sul canale
48 con polarizzazione verticale. Gli utenti interessati dovranno pertanto provvedere a cambiare la polarizzazione
delle antenne riceventi della seconda e terza rete da orizzontale a verticale.
NASCE L’UNITRE A PEROSA ARGENTINA — A partire
dal mese di ottobre nascerà l’Università della terza età di
Perosa e Valli, sezione staccata dell’Unitrè di Pinerolo? La
proposta viene dal Comune di Perosa Argentina; i corsi (da
ottobre a maggio) dovrebbero svolgersi dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 17 e, se ci sarà un numero sufficiente di
iscrizioni, riguarderanno Medicina (dr. Flavio Maina), Psicologia (prof. Saura Fornero), Letteratura italiana (prof.
Eliana Bertalotti Gariglio), Lingua e letteratura francese
(dr. Giovanna Purpura Calvetti), Storia (prof. Renzo Furlan), Storia dell’arte e del costume ( Silvano Bertalot), Storia delle minoranze (Giampaolo Giordana), Il giardino nella storia (prof. Corinna Gianasso), Cultura religiosa (chiese
valdese-di Pomaretto e cattolica romana di Perosa), Bridge
(Mauro D’Eusebio). La quota di iscrizione, di 50.000 lire,
dà diritto a partecipare a tutti i corsi; ogni insegnamento
prevede 12-14 lezioni, due ore ogni 15 giorni. Per informazioni telefonare all’assessore alla Cultura, Lucia Sorbino
(81218, Comune e 81772, casa).
Ha preso il via l'attività (iella nuova giunta alla Comunità montana vai Pellice
Proseguire con il piano di ecosviluppo
Prende finalmente il via,
dopo laboriose trattative, l’attività della Comunità montana vai Pellice con il Consiglio
che dovrebbe guidarla per il
prossimo quinquennio. Lunedì 4 si è tenuta la prima riunione con l’elezione del presidente, l’avvocato Giorgio
Cotta Morandini, già presidente nella passata edizione,
che è sostenuto da una maggioranza di centro-sinistra.
Fra i punti maggiormente
discussi nelle fasi preliminari,
anche all’interno della maggioranza stessa, vi è certamente quello cruciale, per il funzionamento della Comunità,
del suo rapporto con i Comuni: se infatti non vi è consenso
da parte loro, qualsiasi iniziativa della Comunità montana
finisce per bloccarsi. D’altra
parte la Comunità montana
non può e non deve rinunciare
a una funzione programmatica
e di coordinamento e gestione
associata di sefvizi che la legge le attribuisce.
Se la passata gestione si è
qualificata in particolare sul
terreno dei servizi sociali, il
nuovo programma approvato
lunedì appare più attento anche all’insieme dei settori,
con particolare attenzione alla
gestione complessiva del territorio e alle attività produttive, ponendosi peraltro in continuità con quello precedente,
soprattutto per la necessità di
proseguire secondo le linee
del piano di Ecosviluppo. Recependo anche alcune indica
zioni emerse dal convegno sul
recuperò e tutela delle borgate, ci si propone di agire nei
confronti della Regione perché le norme e le procedure
urbanistiche siano calibrate su
una zona come la nostra e rispondano alle effettive esigenze anziché ad astratti numeri; si vuole ripensare il Piano intercomunale istituendo
un apposito assessorato, si
prevede la costituzione di un
Centro di documentazione per
la lettura del territorio e delle
sue potenzialità storiche, culturali, ambientali (possibilmente informatizzato), si collaborerà con il Dipartimento
territorio dell’Università di
Torino per il laboratorio di
progettazione ambientale (la
questione del parco).
E ribadito l’impegno sulla
viabilità (raccordo autostradale Pinerolo-Cavour-valle Poval Pellice, ponte di Bibiana)
con circonvallazione degli
abitati e rotonda al ponte di
Bibiana, sistemazione della
strada per Mugniva, miglioramento della viabilità turistica
in alta valle, esame della fattibilità di un traforo leggero,
ferroviario o stradale, per il
turismo con il Queyras, miglioramento del servizio ferroviario Torino-Torre Pellice,
studio di un’autolinea di valle. Ricerca di finanziamenti
per favorire zootecnia e agricoltura, con il lancio del marchio, lo smercio dei prodotti,
l’attenzione alla Cooperativa
di Bobbio e alla Cantina di
Una via intitolata al filosofo Ludovico
250 Geymonat riuniti
a Bobbio Pellice
Non è proprio quella dei
Buddenbrook descritta da
Thomas Mann ma la saga dei
Geymonat, documentata in
bella mostra nell’ex sala
unionista di Bobbio Pellice, è
importante per la nostra storia
locale. Attraverso una mostra
di fotografie e alberi genealogici, curati da Carlo Geymonat, pubblicitario in attesa di
pensione, si possono scoprire
gli intrecci e i percorsi della
vita di famiglie che per ragioni religiose, economiche e anche per «affari» sono state
costrette a lasciare il loro paese dalla Spagna alla Francia
(con l’adesione alla Riforma),
poi a Bobbio e Villar Pellice
e da qui in tutto il mondo. I
Geymonat nel mondo sono
oggi almeno 5.400.
Alcuni di essi sono stati
personaggi importanti della
nostra storia come il past.
Paolo Geymonat, grande evangelizzatore e autore sul finire dell’Ottocento di un progetto di unificazione delle
chiese evangeliche italiane,
come la decina di Geymonat
che sono stati sindaci di Bobbio, e come Ludovico, uno
dei più grandi filosofi italiani.
Proprio per ricordare la figura
di Ludovico Geymonat in
250 sono giunti domenica
scorsa a Bobbio Pellice da
ogni parte del mondo. Cerano Geymonat del Canada e
degli Stati Uniti, dell’Uruguay, dell’Argentina, della
Bolivia, del Sud Africa, della
Francia, della Svizzera, della
Germania.
A convocarli è stato uno di
loro, Carlo Geymonat, che ha
passato il tempo libero di
questi ultimi anni a costruire
alberi genealogici e a cercare
indirizzi per invitarli a raduni
prima per singole nazioni e
poi a quest’appuntamento di
Bobbio Pellice.
A Bobbio tutta la famiglia
riunita ha potuto così intitolare una via a Ludovico Geymonat. Il sindaco, Aldo Charbonnier, ha ricordato le motivazioni che hanno spinto
l’amministrazione comunale
ha concedergli la cittadinanza
onoraria: il contributo alla
cultura italiana e il suo contributo alla lotta partigiana. Il
capogruppo dell’opposizione,
Sergio Pasetto, ha ricordato la
figura di Ludovico Geymonat, filosofo e storico della
scienza, e di militante politico
comunista prima, poi in Democrazia proletaria e infine
in Rifondazione. Il capogruppo della maggioranza Daniela
Giame ha consegnato alla
compagna di Ludovico, Giselle, una pergamena ricordo.
Il consigliere di opposizione,
Attilio Sibille, ha scoperto la
targa della via.
Altri interventi: Lionello
Gaydou, partigiano garibaldino a Barge con Ludovico, ha
ricordato come Ludovico incitasse i giovani ad avere uno
spirito critico; Carlo Geymonat, l’organizzatore, ha spiegalo il senso dell’iniziativa; il
sen. Claudio Bonansea ha ricordato come sia importante
mantenere i legami tra gli
emigrati e la propria terra.
Poi, dopo l’aperitivo in piazza, in ricordo manco a dirlo
di un Geymonat, Stefano, che
nel 1905 aveva fondato la prima «Pro Loco» d’Italia, quella di Bobbio appunto, tutti al
ristorante per un pranzo, a cui
è seguita la rievocazione di
episodi della saga.
Bricherasio. Agricoltura, cultura, sport, storia, ambiente
devono integrarsi come attrattivi turistici: occorrerà studiare perciò la gestione associata
di impianti come la piscina e
il campo di Lusema; se possibile realizzare un impianto di
golf; nel campo culturale collaborare con le numerose
realtà esistenti, in primo luogo il Centro culturale e la Società di studi valdesi, ristrutturare e mettere in funzione
un teatro di valle (a Lusernetta). Nel settore della sicurezza
sociale, c’è un forte impegno
a non diminuire il livello raggiunto nei servizi.
Ancora la costituzione e il
regolamento della Conferenza
dei sindaci dell’Ussl per individuare i 5 rappresentanti che
dovranno vigilare sulla nuova
gestione Ussl; il programma
poi ribadisce l’impegno nei
confronti degli adolescenti e
delle scuole.
I nuovi assessori sono, come previsto. Mauro Pons, di
Bricherasio, (montagna e
agricoltura). Bruna Peyrot, di
Lusema, (cultura, turismo e
scuola). Marco Grand, di Luserna, (urbanistica), Elda
Bricco, di Bibiana, (servizi
sociali). Marco Tumminello,
di Villar Pellice, (ecologia e
ambiente), Giorgio Cesano, di
Lusemetta, (coirimercio, industria e artigianato). Inoltre
Marco Bellion, di Torre Pellice, riceverà un incarico per i
rapporti con la Regione e la
Cee, Vincenzo Piccione, di
Angrogna, per la protezione
civile, Giorgio Odetto, di
Rorà, per la viabilità e le infrastrutture e Dario Gelso, di
Rorà, per il comparto alpino,
la caccia e i mezzi meccanici.
I metodi scelti per individuare la nuova maggioranza,
sono stati contestati dai sindaci di Bricherasio e Bobbio
Pellice, Bolla e Charbonnier.
«Avevamo chiesto ai sindaci
- ha detto Emilio Bolla - di
confrontarci sul programma
per proporre una giunta di tipo “istituzionale”; avevamo
anche detto che Cotta Morandini poteva essere un ottimo
presidente della Comunità
montana ma è parso i giochi
fossero già fatti. Se in passato abbiamo sbagliato lo ammettiamo ma non ci sembra
giusto essere penalizzati.
Prendo atto che i Comuni testata di valle (Bobbio Pellice,
Rorà, Angrogna) sono esclusi
dalla giunta; il metodo scelto
non risponde allo spirito della legge».
Per la maggioranza ha risposto Marco Bellion: «Siamo partiti dalla giunta uscente, dalla passata esperienza
valutando anche che due Comuni hanno assunto atti deliberativi decisamente contro
la Comunità montana addirittura, Bricherasio, sostenendo
di non voler far parte della
vai Pellice». Al momento del
voto, il programma e la proposta di giunta sono stati approvati con 17 voti a favore e
5 astensioni.
Torre Pellice: presentata «Libera)
Contro la mafia
sul piano economico
FEDERICA TOURN
^ antimafia ha bisogno
di qualità del consenso, di coerenza e rigore del
comportamento morale: non
basta parlare di regole, dichiararsi contro le mafie o fare il
tifo per, qualche magistrato.
Noi non dobbiamo fare testimonianza ma impegnarci
per la giustizia sociale». Così
ha ammonito don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele di Torino e presidente di
«Libera, associazioni, nomi e
numeri contro le mafie», intervenuto al dibattito proposto
martedì 5 settembre al cinema
Trento di Torre Pellice.
L’incontro, organizzato
dall’Associazione per la pace
e dalla Bottega del possibile
di Torre Pellice, aveva come
obiettivo la raccolta delle firme per la proposta di legge,
presentata da «Libera», sul
riutilizzo a fini sociali dei beni di provenienza mafiosa,
che oggi conta già più di
600.000 firme di sostegno dei
cittadini e l’appoggio di 100
parlamentari. «In Parlamento
- ha precisato don Ciotti per ora non è passata l’estensione del progetto di legge
anche ai beni confiscati ai
corrotti, ma speriamo che
venga presto approvata». In
particolare il disegno di legge
prevede che gli immobili
confiscati ai mafiosi non vadano più allo stato ma siano
affidati agli enti locali del
territorio in cui si trovano;
che le aziende sotto sequestro
siano affidate a un manager e
alle imprese sia estesa la cassa integrazione. «È molto importante drenare la ricchezza
malavitosa per riportarla alla
società civile - ha spiegato
Elvio Passone, magistrato la mafia si fronteggia più con
un’azione economica che con
la repressione giudiziaria perché gli uomini si sostituiscono, i patrimoni no».
Per questo è importante entrare nel vivo dei problemi
concreti, dare occupazione
soprattutto nel Sud dove un
giovane su due è senza lavoro e i servizi mancano ovunque. «Dobbiamo riprenderci
il territorio che le mafie hanno devastato - ha detto ancora don Ciotti - progettare insieme città più vivibili. Perché hanno ucciso don Poppino Puglisi? Perché quel prete
tirava fuori i ragazzi dalla
strada, creava punti di aggregazione».
«Libera», nata ufficialmente il 25 marzo di quest’anno,
raccoglie e coordina il lavoro
di 500 associazioni e comprende anche una lega di più
di 200 Comuni in tutta Italia.
«E uno strumento di sintesi
delle esperienze di singole
realtà e di persone che quotidianamente lottano contro la
mafia, nel pieno rispetto delle autonomie» specifica don
Ciotti. Tra le iniziative portate avanti dall’associazione
c’è la pubblicazione del
«dossier Mandalari», che testimonia delle connessioni
mafia-politica e della pratica
del voto di scambio, e di un
dossier sul caporalato in Italia, di prossima uscita. Un
progetto più a largo raggio,
formulato con l’appoggio del
ministro della Pubblica istruzione, riguarda l’educazione
alla legalità nella scuola, per
formare non solo i ragazzi
ma anche gli insegnanti.
13
ERDÌ 15 SETTEMBRE 1995
E Eco Delle Yaui ^ldesi
PAG. Ili
ÌDa Villar Pellice a Dipignano e Guardia Piemontese
RJltramontani in Calabria
ADA CAIRUS
REMO DALMAS
Per nove giorni siamo vissuti insieme, 30 persone
’dai 9 agli 83 anni, in un clima
di serena armonia in occasione del viaggio comunitario in
Calabria. E stata, crediamo
.. 'per tutti, un’esperienza indi¿rinenticabile e siamo ricono^^^eiiti al Signore che ha per' ’ laesso a noi «ultramontani
pi del Piemonte» di visitare
ìsi'qoella bella regione e sopratdi incontrare fratelli in
fede dell’estremo Sud.
i La prima tappa del nostro
^’ -viaggio è stata Dipignano, a
pochi chilometri da Cosenza,
ÌL dove vive una piccola comuinità valdese. Il calore con il
3' uale siamo stati accolti e la
isponibilità con cui tutti si
sono adoperati per rendere
? piacevole il nostro soggiorno
Eoi hanno profondamente comI mossi ed è difficile esprimere
con le parole quello che sentiamo. Il culto, con la celebrazione della cena del Signore,
'della domenica 2 luglio, è
¿ stato un momento molto
coinvolgente per tutti e ci ha
(«; ;i fatto sentire veramente fratelii^ 'Ein Cristo, malgrado i 1.500
'^chilometri che separano le
v,L nostre due comunità.
Ricorderemo a lungo le
¡piacevoli giornate trascorse a
¡>1^ Dipignano, le vivaci serate di
conversazioni, canti, musica e
'Y risate, gli squisiti manicaretti
preparati e serviti con tanta
affabilità e poi, la sera prima
: della nostra partenza per Vil
Foto di gruppo per i partecipanti ai viaggio
lar, l’ultimo incontro presso il
ristorante «Lu cugino» dove
abbiamo ancora trascorso insieme qualche ora gioiosa,
anche se velata da un po’ di
malinconia al momento dei
saluti. Grazie amici dipignanesi per aver reso così viva e
simpatica la nostra permanenza in mezzo a voi, per tutte le
gentilezze, per l’affettuosa
ospitalità: ora tocca a voi venire a Villar, per rinsaldare
quei legami di amicizia e di
fraternità nati a Dipignano.
Da Dipignano ci siamo
spostati a Guardia Piemontese e abbiamo visitato quello
che rimane delle antiche colonie valdesi di Calabria,
quelli che possiamo chiamare
«i luoghi della memoria». E
con grande emozione che abbiamo percorso le vie e le
piazze di Guardia, visitato il
museo locale e il Centro culturale Luigi Pascale dove, at
■S
Una denuncia da Perpignan
Difendere le lingue
e i dialetti minacciati
Con sentenza n. 375 del 1325 luglio 1995, la Corte Costituzionale ha stabilito che il
principio generale dell’articolo 6 della Costituzione («La
Repubblica tutela le minoranze linguistiche con apposite
norme») «impegna ed autorizza la Repubblica, nelle sue
; vme articolazioni, ad emana’ ré “apposite norme’’ di carattere pertanto legislativo o re■ golamentare, a seconda della
rispettiva competenza...».
Questa sentenza muta il precedente indirizzo giurisprudenziale, che vedeva riservata
alla competenza statale la tutela delle minoranze linguistiche. La decisione della Corte
era stata preceduta dalla sentenza n. 382 del 10/7/92 del
Tar del Friuli Venezia Giulia,
in cui veniva rivendicata la
competenza degli enti locali
in materia.
A questo proposito, il XVII
congresso dell’«Association
internationale pour la défense
ties langues et cultures menacées», riunito a Perpignan
dal 21 al 24 luglio, ha denunciato la violazione dell’articolo 6 della Costituzione,
affermando che, a parte le
minoranze di lingua francese
in Valle d’Aosta, quelle di
lingua tedesca e ladina a Bolzano e di lingua slovena a
Trieste e Gorizia, tutte le altre
minoranze non hanno ancora
: alcuna tutela, così come i
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Tel; 82352-249 - day ospiti.
«dialetti», che non sono una
semplice varietà dell’italiano
ma derivano dal latino come
le altre lingue neolatine.
L’omissione del rispetto
dell’articolo 6 contrasta anche con le risoluzioni in proposito del Parlamento europeo e del Consiglio d’Europa;
inoltre la mancata tutela delle
minoranze linguistiche slovene e croate non è compatibile
con la richiesta che la Repubblica italiana fa alle Repubbliche di Slovenia e di Croazia per il rispetto delle minoranze di lingua italiana.
traverso un video, abbiamo
rivissuto una dolorosa pagina
di storia valdese. Altrettanto
emozionanti le visite ai villaggi di Montaldo Uffugo e
San Sisto dei Valdesi. Ripensando a questi nostri antenati,
alla tremenda alternativa a
cui si sono trovati di fronte,
abiura o morte, alle migliaia
di persone trucidate in nome
della religione, è impossibile
rimanere indifferenti e non
riflettere su quanto, troppo
spesso, viviamo superficialmente la nostra fede adesso
che, malgrado tutto, possiamo professarla liberamente.
Ci aiuti il Signore col suo
Spirito ad essere dei testimoni più fedeli della sua Parola
e a metterla in pratica nella
vita di ogni giorno.
Anche l’aspetto turistico
del viaggio è stato quanto
mai piacevole: abbiamo goduto della bellezza dpi laghi
e delle foreste della Sila,
dell’artigianato di Campigliatello e San Giovanni in
Fiore, delle visite a Bethel, a
Cosenza, a Reggio, dello
splendido mare della costa
tirrenica e di quella ionica,
dei picnic sulla spiaggia e sul
terrazzo della Foresteria di
Guardia. L’affiatamento fra i
partecipanti è stato ottimo e
si creato un più stretto legame di amicizia tra gli uni e
gli altri. Il buon umore non è
mancato, anche quando all’
ultimo momento (pochi
istanti prima della partenza
per il ritorno) abbiamo saputo che il nostro treno, causa
uno sciopero dei ferrotranviari, era soppresso e abbiamo dovuto ripiegare (dopo
molte telefonate e qualche
difficoltà di spostamento) sul
rientro in aereo, un’esperienza nuova per molti, entusiasmante e assai gradita dai ragazzi. Un grazie al nostro pastore che di questo viaggio è
stato l’ideatore e che si è rivelato una guida eccezionale.
Intervista a Gisella Bein, in scena il 16 settembre a Torre Pellice
lo, valdese che vive di teatro
CARMELINA MAURIZIO
Da vent’anni sulla scena,
originaria di Torre Pellice alla quale è legatissima e
dove spesso trascorre periodi
di lavoro e vacanza, Gisella
Bein ci racconta la sua vita e
la sua carriera in un momento
significativo della sua storia
di donna e di attrice. «Per me
fare teatro è stata una scelta
di vita, maturata alla fine
della scuola superiore, quando decisi di iscrivermi alla
scuola del Teatro Stabile di
Torino. In qualche modo ho
vissuto la mia vita come una
vocazione, rispondendo in
modo totale al richiamo che
il teatro ha sempre esercitato
su di me. I miei incontri più
importanti sono stati quelli
con la compagnia di Giovampietro e soprattutto quello
con il gruppo della Rocca,
dove sono rimasta per circa
otto anni, lavorando e vivendo per il teatro nella dimensione di un gruppo che per
me era come una famiglia».
Attualmente l’attrice tórrese sta portando sulle scene
un’opera inedita dell’irlandese Mathews «Il rossetto sull’ostia», la storia di una donna, Meggy, un’insegnante di
mezza età alla quale la Bein
dà volto e voce, che racconta
in una sorta di monologo la
propria vita, le amarezze e le
delusioni, attraverso una tardiva scoperta deH’amore.
«Sono molto contenta di questa messa in scena - spiega
Gisella - alla quale ho collaborato e partecipato in modo
Regione Piemonte
Sei miliardi
per lo studio
La Regione Piemonte ha
deciso di destinare per l’anno
accademico 1995-96 sei miliardi di lire per servizi legati
al diritto allo studio universitario. In base a tale aumento
(l’anno scorso il finanziamento era di 4 miliardi) aumenta anche l’ammontare
delle borse di studio, che
passano da 4 a 6 milioni di lire. Il provvedimento è stato
approvato dal Consiglio dopo
l’esame della VI Commissione presieduta da Pino Chiezzi, che ha poi chiesto all’assessore Leo più attenzione rispetto alle fasce deboli degli
studenti.
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Inaugurazione dell’anno scolastico
Sabato 16 settembre 1995
Ore 15, Aula sinodale della Casa valdese: cerimonia di inaugurazione con prolusione del prof. Adriano Pennacini, ordinario di retorica e stilistica aH’Università di
Torino, sul tema
Dalla retorica antica alla comunicazione globale
Seguirà un rinfresco nel corso del quale si terrà un concerto a cura di un gruppo
di allievi della Scuola di musica della vai Pellice.
Ore 20,30, giardino del Collegio: rappresentazione dello spettacolo
Fuochi
tratto dal romanzo Ascanio e Margherita di Marina darre, con la Compagnia Assemblea Teatro. Collaborano Conhunità montana vai Pellice e Pro Loco di Torre Pellice.
Gisella Bein sulla scena
più diretto che altre volte.
Considero questa rappresentazione come un altro bel
frutto della collaborazione e
dell’amicizia che c’è tra me e
il regista Renzo Sicco, conosciuto in occasione della messa in scena di “Fuochi”».
Proprio la rappresentazione di
«Fuochi» (che sarà messo in
scena a Torre Pellice il 16 settembre in occasione dell’
inaugurazione dell’anno scolastico del Liceo europeo) ha
segnato una sorta di svolta
nella vita interiore di Gisella,
che racconta: «Per anni il mio
rapporto con il valdismo e
con Torre Pellice è stato ambivalente: da un lato infatti
cercavo di rimuovere il mio
passato e dall’altro ne ero orgogliosa. Quando ho incontrato Marina darre e Renzo
Sicco e ho cominciato a lavorare in “Fuochi” ho unito,
passo dopo passo, il mio passato e il mio presente, e in
qualche modo ho potuto coniugare il teatro e il mio essere valdese. Ogni rappresentazione di “Fuochi” è stata
emozionante sia nelle Valli,
in contesti e atmosfere particolari, e sia fuori, dove mi sono resa conto che pochi conoscono la nostra storia ma soprattutto i giovani desiderano
conoscerla».
Nei progetti di Gisella
Bein, oltre alla prossima stagione con le rappresentazioni
di «Il rossetto sull’ostia» c’è
anche quello di portare avanti
il corso di dizione, che la sta
attualmente impegnando al
Collegio valdese di Torre
Pellice, con lo scopo di «mettere a disposizione degli altri
e soprattutto dei giovani la
competenza che ho acquisito
nei miei vent’anni di teatro
nel saper usare la voce, un
importante strumento di lavoro che molti spesso usano
maldestramente».
Paschetto in mostra
La mostra del Centro culturale valdese dedicata alla gràfica di Paolo Paschetto per libri e riviste evangeiiche è stata nuovamente aliestita nell’atrio dei Coiiegio vaidese ih occasione deii’Assembiea-Sinodo.
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata
LA PRIMA IN PINEROLO
Via Montebello, 12 - Tel. 0121/321682
PINEROLO
14
PAG. IV
E EcD Delle ^lli Bidesi
VENERDÌ 15 SETTEMBRE 1995
Alimentazione e mangiare sano
La ciotola
({^argilla
VALERIA FUSETTI
Carissime amiche e amici, inizia l’autunno anche se l’estate è stata quasi
completamente assente. In
questi giorni mio marito mi
porta ogni pomeriggio, o
quasi, un bel cesto di prugne staccate da uno degli alberi del nostro frutteto. Prugne Santa Clara, non molto
belle a vedersi perché tra
pioggia e grandine ne hanno
viste di ogni colore, ma in
ogni modo buonissime. Con
una parte confeziono sane
marmellate, un po’ naturalmente ne mangiamo fresche, e una parte entrano
come elemento fondamentale di una torta che piace
molto ai grandi e fa dimenticare ai piccini i poco
nutrienti dolci industriali.
Prima della ricetta della torta mi permetto un suggerimento di «economia domestica» che a qualcuno potrà
essere utile, come lo è stato
per me quando l’ho trovato
in un manuale di cucina.
Miscela per dolci
Opportunamente preparata in casa, divisa in sacchetti e tenuta in congelatore, vi
permette non solo di semplificare l’organizzazione
della cucina ma anche un
notevole risparmio. In una
capace terrina mescolate accuratamente con una frusta:
1 kg di farina di grano 00,
7,5 hg di farina di avena
(oppure 1 kg e 7,5 di farina
di grano (X)); 250 gr. di latte
in polvere; 2 e 1/2 cucchiaini di sale; 2 cucchiai colmi
più un cucchiaino di lievito
in polvere. Dopo aver ben
mescolato tutti gli ingredienti, divideteli in sacchetti per alimenti da 250 gr.
l’uno. In congelatore si conservano per alcuni mesi.
Torta di frutta
Levate un sacchetto di
miscela dal congelatore e
aggiungete 120 gr. di burro
a temperatura ambiente;
100-120 gr. di zucchero; 2
uova e 1/2 cucchiaino di
cannella in polvere, mescolate con le fruste, o nel
mixer, prima di tutto burro,
zucchero e uova sino ad ot;
tenere una soffice spuma. In
seguito aggiungete, un cucchiaio alla volta, al miscela
del sacchetto e la cannella.
Ungete una teglia da forno
(meglio se antiaderente) poi
versate il composto livellandolo bene, aiutandovi,
se necessario, con una spatola di legno. Ricoprite con
frutta matura, denocciolata e
tagliata a pezzi piuttosto
grossi. Se si usano albicocche, prugne o pesche delle
vigne, basta tagliarle in due
e levare il nocciolo. Dopo
aver disposto la frutta
cospargetele con due cucchiaiate di zucchero; io le
aromatizzo con un altro 1/2
cucchiaino di cannella in
polvere. Mettete nel forno
preriscaldato a 180° per 3040 minuti. Se usate un forno
elettrico piccolo, dopo i primi 15’ abbassate a 150°.
Pinerolo
Festival del
teatro di figura
Si apre a Pinerolo sabato 16
il primo Festival internazionaie del teatro di figura. La
manifestazione, organizzata
dall’Associazione «La terra
galleggiante», vedrà la partecipazione di numerose compagnie che presenteranno le
ioro produzioni tutti i giorni
dalle 15,30 alle 18,30 e la sera dalle 20,30 alle 23. Gli
spettacoli avranno luogo in
diverse piazze e spazi della
città, ma alcuni saranno anche itineranti. Gli appassionati di marionette, teatro di strada, burattini, teatro di parola
potranno ammirare compagnie provenienti da tutta Italia ma anche dall’America
Latina, dall’Est europeo, dalla Spagna.
I temi rappresentati vanno
dalle fiabe tradizionali alle
maschere tipiche italiane ed
europee, dal repertorio corpico a quello classico, inoltre
non mancheranno i cantastorie, le marionette della tradizione giapponese, il teatrino
in miniatura, le ombre, la danza. In occasione del festival
l’associazione «En plein air»
organizza presso la sede, in
via Baudenasca 118, la mostra
collettiva «Immagini dell’intemo» che sarà inaugurata sabato 16 alle 21 e rimarrà aperta fino al 31 ottobre.
Fgei Valli
A Torre Pellice
le «Valdesiadi»
I giovani valdesi si confrontano con lo sport; a volte
si ha quasi l’impressione che
nell’ambito «serioso» delle
nostre chiese, parlare di sport
sia tabù. Molti discorsi potrebbero essere fatti su certe
esaltazioni degli avvenimenti
sportivi, sulle forme di divismo che ruotano intorno ai
personaggi del calcio, tanto
per citare lo sport più ricco.
Però scopriamo che molti pastori fanno il tifò per questa o
quella squadra... Forse su
queste considerazioni, oppure
semplicemente per stare insieme per due giorni, incontrarsi
e divertirsi, la giunta Fgei
Valli propone per il 23 e 24
settembre a Torre Pellice le
«Valdesiadi». Il programma
prevede diverse competizioni,
i’appuntamento è per le 15,30
del sabato alla Casa unionista.
L’incontro prosegue anche
domenica e prevede la partecipazione al culto con la comunità di Torre Pellice (anche
gli atleti vanno in chiesa... dicono i promotori nel volantino di invito).
La Fgei Valli non rinuncia
a pensare, potrebbe essere la
morale dell’iniziativa, ma sa
anche divertirsi e creare nuove occasioni di aggregazione... Per iscrizioni e informazioni: Barbara, te.5(X)407.
Nono concorso ippico internazionale
Pinerolo e i cavalli
Pamicizia continua
ERICA BONANSEA
Dall’8 al 10 settembre sul
campo di Piazza d’Armi
a Pinerolo si è svolto il 9°
concorso ippico internazionale, durante il quale cavalli e
cavalieri italiani, belgi, francesi, tedeschi, svizzeri e del
Liechtènstein hanno gareggiato in numerose competizioni di diverso livello. Il concorso ha visto più di 200 partecipanti, tra cui 63 stranieri e
molti militari, nonostante la
concomitanza dei Giochi militari a Roma, e una notevole
affluenza di pubblico.
Questa manifestazione ripropone l’immagine di Pinerolo come -città della Cavalleria: «La nostra città - ha commentato l’assessore allo Sport
e al Turismo, Angelo Distaso
- ha una storia alle spalle ed è
conosciuta in tutto il mondo
grazie alla Scuola nazionale
di equitazione e al capitano
Federico Caprini. L’affluenza
di partecipanti e di pubblico
dimostra quanto sia importante per Pinerolo mantenere viva questa sua immagine per
promuovere allo stesso tempo
sport e turismo, che rappresentano sempre di più una
delle risorse chiave del Pinerolese». Giorgio Bresso, presidente del comitato «Pinerolo è cavalleria» e di «Pinerolo
sì» ha sottolineato come questa manifestazione e il proget
to di costituire la Scuola
nazionale di equitazione trovino il consenso negli ambienti pinerolesi e siano motivo di orgoglio per la città.
Durante i tre giorni di gara
si sono disputati 11 premi, 8
intemazionali e 3 riservati alle
categorie nazionali aggiunte.
Le 3 prove internazionali di
venerdì hanno visto primeggiare due cavalli svizzeri, Salvador IV e Rain Man, e l’italiano Harry Corvair, montato dal cavaliere Claudio Falco. La giornata di sabato ha
visto premiato nuovamente lo
svizzero Salvador IV montato da Valentin Gavillet, quindi il francese Rembrandt de
Moens e infine l’italiano Loro
Piana Orchidea della Fior.
Nell’ultima giornata si sono
disputate le due gare, la 7 e la
8, con i montepremi più alti
che sono stati assegnati rispettivamente a due cavalli
svizzeri, Chrissy, montato dal
fantino Beat Grandjean, e
Saphir XVI, cavalcato da
Gian Battista Lutta. Al termine della giornata è stato assegnato anche il premio come
miglior cavaliere, una Fiat
Punto, a Beat Grandjean.
Durante le gare era stato
inaugurato, proprio davanti al
galoppatoio comunale coperto, un cippo a Federico Caprini, a cui Pinerolo deve di
fatto l’avvio delle attività legate all’equitazione.
SKI ROLL — Domenica
17 settembre, a Prarostino
sarà assegnata la sesta coppa
Alpi occidentali di ski roll in
occasione del sesto trofeo
«Scalata al faro», organizzato
dallo Sport club Angrogna.
PALLAVOLO — Dal 16
al 17 settembre a Torre Pellice, presso i giardini di via
d’Azeglio e gli impianti sportivi del convitto valdese, si
svolgeranno l’ottava edizione
del Trofeo Pro Loco di pallavolo maschile e il quarto trofeo Maxi Sidis di pallavolo
femminile. Scenderanno in
campo complessivamente dodici formazioni a partire dalla
serie CI fino all’eccellenza.
Si comincia sabato 16 alle 15
con i turni eliminatori che
proseguiranno anche domenica a partire dalle 9; alle 12,30
cominceranno le semifinali,
le finali saranno alle 14,30 e
le finalissime cominceranno
alle 16,30 per le ragazze e alle 17,30 per i maschi.
NUOVO IMPEGNO PER
IL 3S NEL VOLLEY — Per
la stagione ’95-96 il 3S Luserna ha deciso di dare vita a
un nuovo, importante impegno nel settore della pallavolo
maschile. Con un trio di tecnici di grande esperienza (Paolo
Rivoire, Marco Gardiol, Luca
Bresso), si partirà dal lavoro
giovanile costituendo due formazioni under 14 e under 16;
le squadre dovrebbero essere
rinforzate anche da giovani
provenienti dalla Nuova Volley Pinerolo, società da cui
provengono anche gli allenatori. Parallelamente parte anche l’attività di mini volley
per i più piccoli che saranno
seguiti da Stefano Raffo; per
informazioni rivolgersi al
902146 o al 909310.
SPORT E IMMAGINE A
PINEROLO — Lunedì 11
settembre è stata allestita a
Pinerolo, presso il salone dei
cavalieri, una mostra fotografica con soggetto sportivo; si
tratta delle immagini scattate
in occasione del primo concorso fotografico abbinato alla Festa dello sport di Luserna San Giovanni, organizzata
nel maggio scorso dal 3S. Si
potrà visitare l’esposizione
dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle
17 nei giorni di apertura del
salone.
3S VERSO LE «LIBERTIADI» — Il 3S Luserna
parte alla volta di Riccione
dove nel fine settimana saranno in programma le «Libertiadi», manifestazione celebrativa dei 50 anni dei gruppi
Libertas; la spedizione lusernese comprende la squadra
agonistica di ginnastica artistica seguita da Emanuela
Rossetto e la formazione under 15 di pallamano allenata
da Silvio Polissero e Enrico
Comoglio.
TENNIS TAVOLO:
VERSO I CAMPIONATI
— Aspettando il via dei campionati, molte società organizzano tornei aperti alle varie categorie, così suddivise:
giovanissimi 8-10 anni. Ragazzi 10-12 anni. Allievi 1214, Juniores 14-17, seniores
oltre i 18; a loro volta i seniores sono divisi in nove categorie (tre nazionali, cinque
regionali oltre ai non classificati) secondo una classifica di
merito. Discorso a parte meritano i veterani che raggruppano pongisti fino a 70 anni.
Neli’ambito della vai Pellice
da segnalare la promozione,
quest’anno, di Davide Gay
nella terza categoria nazionale (n. 380 in Italia) capace domenica 3 settembre di superare a San Mauro Torinese, con
un secco 2 a 0, Fresch senior
che in classifica lo sopravanza di 150 posizioni e che lo
aveva battuto a Bobbio due
settimane fa.
14-17 settembre — PINEROLO: Per la Festa dei giovani ci sono vari appuntamenti: giovedì 14, alle 18, incontro sul tema «Sessualità, famiglia, violenza. Luoghi emblematici di comunicazione»;
alle 21 spettacolo teatrale; venerdì 15, alle 18, incontro su
«Sport tra comunicazione e
divertimento» e alle 21 «La
scuola tra comunicazione e
informazione»; sabato 16, a
partire dalle 18, non stop di
musica e domenica 17, alle
10, proposta biblica del priore
della comunità monastica di
base, alle 16 spettacolo teatrale per bambini, alle 21 concerto finale di pop rock.
16-17 settembre — CUMIAN A: Dalle 15 alle 22 e
domenica dalle 9 alle 22,
'presso la sala consiliare, terza
mostra rassegna di apparati
radioàmatoriali, militari e
d’epoca, a cura del Comune e
dell’associazione Cumiana.
16 settembre, sabato —
TORRE PELLICE: Alle 17,
presso la sala Paschetto del
Centro culturale valdese,
inaugurazione della mostra di
Adriano Nebiolo, che espone
opere di pittura dal 1965 ad
oggi. La mostra resterà aperta
fino al 1° ottobre con il seguente orario: lunedì, martedì, mercoledì e venerdì dalle 14 alle 17 e giovedì, sabato
e domenica dalle 15 alle 18.
16 settembre, sabato —
SAN SECONDO: Alle 21,
nella piazza nuova, concerto
del coro Eric Boucle, a cura
dell’assessorato alla Cultura.
16 settembre — TORRE
PELLICE: Alle 21, presso il
Liceo europeo, a cura dell’
Assembla teatro, verrà rappresentato lo spettacolo «Fuochi», per la regia di Renzo
Sicco.
17 settembre — VILLAR
PEROS A: Inizia la terza rassegna nazionale di giovani
musicisti «Dario Storero», a
cura dell’associazione «Arte
e musica», con corsi di alto
perfezionamento per pianoforte, violino, musica da
camera. Per informazioni tei.
0121-315506.
17 settembre, domenica
— MONTOSO: Dalle 10 fino alle 18, in piazza Martiri
della Libertà, sagra del fungo
porcino montosino con mostra di pittura, ceramica e
scultura sui colori dell’autunno, a cura del gruppo Amici
del Montoso.
17 settembre, domenica
— POMARETTO: Festa
delle borgate a cura della Pro
Loco.
17 settembre, domenica
— LUSERNA SAN GIOVANNI: Presso l’Asilo valdese, in occasione del suo
centenario, alle 15 il pastore
Giorgio Toum terrà una conferenza sul tema «Il risveglio
e la diaconia».
17 settembre, domenica —
VILLAR PEROSA: Gara di
motocross, 5“ prova del trofeo
Junior Quad, con la partecipazione di moto d’epoca.
18 settembre, lunedì —
TORRE PELLICE: Tutte le
sere, a partire dalle 18,30 si
svolgerà il primo torneo misto amatori di pallavolo organizzato dalla Comunità alloggio di via Angrogna. Gli incontri, che si svolgeranno tutti all’intemo del campo della
Comunità, termineranno sabato 23 con le finali; alle 21
concerto del gruppo «Offals».
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
VALLI
CHISONE • GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretta, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 17 SETTEMBRE
Perosa Argentina: Farmacia
Bagliani - Piazza Marconi 6,
tei. 81261
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 17 SETTEMBRE
Bricherasio: Farmacia Ferraris - via Vitt. Emanuele 83/4,
tei. 59774
Ambuianze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambuianza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Autori pinerolesi
«Pinerolo
che scrive»
FM 91.200 96.500
tei. 0121/91.507
Dopo il buon successo
dell’edizione ’94-95 di «Pinerolo che scrive» dove sono
stati presentati libri di autori
di Pinerolo e del Pinerolese
editi nel 1994, l’assessorato
alla Cultura di Pinerolo intende riproporre per quest’anno
l’iniziativa. In vista di quest’
appuntamento, quanti hanno
pubblicato libri nel 1995, e
hanno intenzione di presentare i loro volumi nell’ambito
della ras.segna ’95, sono invitati a mettersi in contatto con
l’ufficio Cultura e istruzione
del Comune (tei. 361289 e
361270) oppure con la biblioteca Alliaudi (tei. 374505)
entro il 3 ottobre.
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, venerdì 15 settembre, ore 21,15 e sabato, ore
20 e 22,10, li delta di Venere di Zalman King, v.m. 18
anni; domenica (20 e 22,10) e
lunedì (21,15) L’incantesimo del lago (cari, animati).
PRIVATO acquista mobili vecchi-antichi e oggetti
vari: tei 0121-40181.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15 -10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 - 10066
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamenté
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccolì
Stampa: La Qhisieriana Mondovì
Una copia L. 2.000
15
VENERDÌ 15 SETTEMBRE 1995
RIFORMA
Il segretario generale della Comunità evangelica di azione apostolica al Sinodo
La Cevaa, uno strumento per cercare dì vìvere
nel concreto la realtà della chiesa universale
RENATO COISSON
Il segretario generale della
Comunità evangelica di
azione apostolica (Cevaa), il
^pastore svizzero Marcel Piguet, è venuto a portare al Sinodo il saluto delle 46 chiese
.'èhe, assieme alla nostra, formano questa grande famiglia
■■erede dell’opera della Società
delle missioni di Parigi. L’incontro è servito a rinnovare e
a rendere evidente quel pre■Zioso legame che ci unisce a
questa comunità di chiese che
;pur nella loro diversità formano un coraggioso tentativo
• di vivere nel concreto la
realtà della Chiesa universale.
Molte le diversità, a partire
dalla confessione di fede; nella Cevaa troviamo infatti
chiese riformate, luterane,
'metodiste, battiste e chiese
sorte dall’unione di alcune
: chiese protestanti. Ci sono
poi le, diversità legate alla sto- ria: accanto alle vecchie chiese europee che affondano le
loro radici fino al tempo della
.Riforma (e oltre per quanto
riguarda i valdesi) ci sono le
^giovani chiese sorte dall’Opera delle società missionarie in
Africa e Oceania. Questo porta a diversità nelle espressioni
della fede, le prime più legate
alle vecchie tradizioni, le seconde più spontanee e impegnate nella ricerca di rendere
sèmpre più contestuali le forme del culto e delle altre attività comunitarie.
Ma è soprattutto nella realtà economica che il solco
, che divide le une dalle altre è
. profondo; se la nostra società
occidentale vive momenti di
crisi con disoccupazione, aumento del costo della vita,
svalutazione, queste stesse
- realtà raggiungono nel Terzo
Mondo dei valori molto più
gravi e drammatici: la fame
Le chiese valdesi e metodiste sono collegate con le chiese evangeliche del pacifico attraverso la Cevaa
colpisce strati sempre più larghi delle popolazioni, curare
le malattie è sempre meno
possibile; in molti paesi manca perfino la comune aspirina, per cui la mortalità è sempre più alta. Malgrado queste
grosse diversità le chiese della Cevaa sono profondamente
legate le une alle altre; comune è la fede in Gesù Cristo,
Signore del mondo e della
storia, comune la vocazione a
portare il messaggio dell’
Evangelo a ogni uomo e a
ogni donna perché possa vivere nella luce dell’amore di
Dio e nella speranza del Regno, comune l’impegno a tradurre questo Evangelo nella
vita concreta delle persone
lottando per la pace e per la
giustizia in ogni parte del
Dal 25 giugno al 4 luglio 1996
A Torre PelHce
l'Assemblea
della Cevaa
Le chiese della Cevaa si
preparano a vivere un’importante appuntamento per
ì’anno prossimo: dal 25 giugno al 4 luglio 1996 si svolgerà a Torre Pellice la prima
Assemblea generale a cui
ogni chiesa parteciperà con
una delegazione di tre membri: il rappresentante nel
«Conseil» sarà infatti affiancato da altre due persone,
possibilmente un giovane e
una donna.
È da anni che il Conseil
aveva allo studio questo
progetto. La ricchezza della
Cevaa sta nell’incontro e
nella condivisione di culture
e comprensioni di fede diverse; mancano però le occasioni per questo incontro
che difficilmente si realizza
attraverso documenti scritti
o informazioni giornalistL
che, e questo è peccato. E
tutta una miniera di possibilità che non trova sbocco in
stimoli concreti per rivitalizzare le nostre chiese.
D’altra parte le riunioni
del Conseil riuniscono i rappresentanti ufficiali delle
chiese ad alto livello di re*
sponsabilità per cui gli incontri sono condizionati da
preoccupazioni che non permettono un libero incontro e
confronto. Infatti, malgrado
gli sforzi notevoli che vengono fatti rincontro fra i
rappresentanti delle chiese
del Nord (le chiese ricche) e
i rappresentanti delle chiese
del Sud (le chiese povere),
non è libero e spontaneo.
È nata così l’idea di questa Assemblea per «vivere la
Cevaa» nel concreto con
rincontro dei rappresentanti
della base delle nostre chie-se. L’impegno finanziario di
questo progetto è grande, e
per questo è stato rinviato
per diversi anni, ma si è pensato che ne valeva la pena.
Torre Pellice ospiterà così
questo avvenimento che
coinvolgerà anche le chiese
del Piemonte e della Liguria.
Si sarebbe voluto raggiungere anche altre regioni ma il
costo dei viaggi diventava
impossibile da sostenere.
Dobbiamo dunque guardare con gioia a questo appuntamento e al privilegio
che avremo di ospitarlo,
preparandoci fin d’ora a fare
tutto il possibile per approfittare al massimo di questa
occasione.
mondo. L’invito e la sfida che
la Cevaa pone dunque davanti
alle nostre chiese sono grandi:
si tratta di condividere questa
missione, cercando di viverla
insieme sia nella riflessione e
nella ricerca, ricevendo idee e
stimoli le une dalle altre, sia
nello scambio delle persone
nella condivisione dei mezzi
materiali. In un mondo che
tende sempre più a dividersi e
a contrapporre i più forti ai
più deboli, la Cevaa ci invita
ad andare contro corrente, a
ricevere, ascoltare e amare
l’altro, anche se viene da razze, culture, tradizioni diverse
dalla nostra.
Le notizie che ci giungono
dalle varie chiese rispecchiano le situazioni locali cariche
di luci e ombre. Il Mozambico
vive, dopo gli anni tragici della guerra, un momento di
grande speranza nella ricostruzione del paese: molti profughi ritornano ai loro villaggi
e malgrado le distruzioni, i
lutti, le mine purtroppo ancora presenti a centinaia di migliaia, la vita riprende. Ci vorranno decenni per tornare alla
normalità, per rimarginare le
ferite, perché i bambini-soldati ritrovino un valido senso
per la loro vita: per questo i
mozambicani non possono essere lasciati soli. Più preoccupanti le notizie che vengono
dal Togo per gravi problemi
politici, dal Camerún per una
situazione economica in rapido degrado, dal Madagascar
dove una spaccatura fra i diri
genti politici aggrava i problemi sociali ed economici.
Le chiese della Polinesia
sono invece fortemente preoccupate per l’annunciata ripresa degli esperimenti nucleari francesi nell’isola di
Moraroa (così viene chiamata
dai polinesiani). Le chiese sono in prima linea nelle prese
di posizione portando avanti
già da anni un’azione di coscientizzazione delle popolazioni contro il pericolo nucleare rappresentato sia dagli
esperimenti sia dalla discarica
di materiali radioattivi nell’
oceano. I danni per la salute,
per la pesca (una delle principali fonti di lavoro e di reddito) sono grandi non solo per
il presente ma gettano ombre
sul futuro. Il discorso non è
facile da fare in quanto la Polinesia riceve in cambio del
danno anche dei benefici economici che hanno portato il
paese a un notevole livello di
benessere.
Le prese di posizione contro il nucleare sono avvenute
a vari livelli nelle chiese, nei
Sinodi e nelle manifestazioni
di tutta la popolazione. Anche
l’ultimo Consiglio della Cevaa ha inviato un documento
di protesta al Presidente Chirac e ha invitato tutte le chiese
membro ad unirsi a questa
azione di protesta inviando
lettere e organizzando digiuni.
Accogliendo questo invito
anche il nostro Sinodo ha votato un ordine del giorno di
protesta.
Con l'altra metà della Chiesa valdese
Rafforzare ì rapporti
Il Sinodo, udito il messaggio del moderatore
della Mesa Vaidense,
- riafferma che I legami
di fraternità tra le due
aree della nostra chiesa
sono uno dei punti qualificanti della nostra identità;
- si rallegra per l’assemblea comune delle
chiese valdesi del Rio de
la Piata e delle chiese
riformate in Argentina, tenutasi a Tres Arroyos
(Buenos Aires) nell’ottobre 1994;
- si rallegra per la prosecuzione delle visite di
laici dall’area rioplatense
a quella europea e per I
progrèssi che sta facendo
il progetto di scambio pastorale tra le due aree;
- invita I pastori e le pastore a rendersi disponibili per questo importante
progetto;
- invita la Tavola a dedicare tutte le energie necessarie a mantenere vivo il legame tra le due
aree della nostra chiesa,
per mezzo di scarhbi di visite, reciproco sostegno spirituale e materiale - e
ogni altro mezzo utile.
Le decisioni del Sinodo
Campo di lavoro
Il Sinodo, preso atto
delle difficoltà incontrate
dalla Tavola nella copertura delle sedi pastorali;
considerate le proposte della Cde relative alla definizione di progetti
organici a parico dei circuiti per l’uso ottimale
delle energie relativamente a tutti i ministeri,
- dà mandato ai circuiti di elaborare una pianta
organica relativa alie necessità di cura pastorale
e di evangelizzazione,
tenendo conto della presenza dei diversi ministeri sul loro territorio;
- dà mandato alla Tavola di studiare un progetto di riordino omogeneo per la provvista di
tutte le chiese che, senza togliere a quelle autonome la possibilità di
designare il proprio pastore titolare, assegni in
via prioritaria ai circuiti
la designazione dei pastori e l’uso di tutti i ministeri presenti al loro
interno (predicatori locali, monitori, catechisti, ecc.) per i servizi necessari alla vita delle
chiese, e di riferirne al
prossimo Sinodo.
No alla cementificazione
dell'uliveto a Riesi
Il Sinodo, informato
dell’imprevedibile delibera del Consiglio comunale di Riesi in data 5 luglio
1995 con la quale si autorizza la costruzione di
case sui terreno deil’uliveto dei Servizio cristiano;
rifacendosi ai proprio
atto 98/SI/94 e ai nuovo
piano regolatore allo
studio deilo stesso Consiglio comunaie di Riesi;
informato deile possibilità che maigrado la
delibera del 5 luglio sia
evitato ii danno che deriverebbe al Servizio cristiano e all’assetto ambientale di Riesi dalia
cementificazione dell’uiiveto,
- impegnale chiese e i
singoii a usare adeguati
mezzi di pressione e protesta a questo scopo;
- auspica che gii organi competenti provvedano in tempo utile nel
senso previsto dal nuovo piano regolatore.
Attenzione: adeguare
le contribuzioni
Il Sinodo ringrazia ie
chiese per io sforzo finanziario che hanno
compiuto negii ultimi anni. Considerando
la necessità di adeguare all’aumento del
costo della vita il trattamento degli iscritti a
ruolo;
la necessità di investimenti neiia manutenzione straordinaria degii
stabiii;
la necessità di affidarsi sempre meno ai con
tributi provenienti dall’
estero per la vita della
chiesa,
- invita le chiese a
continuare ad aumentare le proprie contribuzioni alle amministrazioni centrali secondo le richieste di queste ultime,
o comunque in misura
superiore aH’aumento
del costo della vita, a
cominciare da un adeguamento dei versamenti previsti per l’anno
in corso.
Previdenza per i diaconi
Il Sinodo, richiamandosi agli atti: 19/SI/89 (riconoscimento del ministero
diaconale), 32/SI/ 90 (approvazione del servizio
diaconale), 54/ SI/91 e 69,
70, 71, 7!^SI/ 92 (modifiche ai Regolamenti organici per la parte relativa
al servizio diaconale);
considerando che il
rapporto dei diaconi con
l’amministrazione ecciesiastica è quello previsto daii’art. 37 RO. 3,
- dà mandato alla Tavola di promuovere le
iniziative necessarie affinché la posizione previdenziale e assistenziale dei diaconi sia ade*rente alla loro qualifica
di ministri riconosciuta
dalie discipiine.
Tutelare gli stranieri
Il Sinodo incoraggia ia
Tavola a proseguire la
sua azione di appoggio,
in collaborazione col
Servizio rifugiati e migranti della Fcei, al progetto governativo voito
alla tiitela degli stranieri
presenti in Italia indi
pendentemente dalla
posizione giuridica del
loro ingresso nel nostro
paese per quanto riguarda l’assistenza sanitaria,
invita inoltre gli ospedali
evangelici a farsi carico,
di questo servizio.
Anche la Fgel partecipa al Sinodo
16
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 15 SETTEMBRE 1995
L'esame dell'operato della Commissione sinodale per la diaconia
Le opere della chiesa devono oggi supplire
alle carenze della politica sociale dello Stato
Uria lurida e. Hpttaoliata r«>. "~ii.inniiiirn-------------------
Una lunga e dettagliata re
lazione della Commissione
d’esame ha introdotto il dibattito sull’operato della
Commissione sinodale per la
diaconia (Csd). Partendo dall’
esame puntuale dell’attività
di una delle opere facenti capo alla Csd (l’Istituto Uliveto
di Lusema San Giovanni), i
membri della Cde (Mara
Bounous, Dorothea Müller,
Gregorio Plescan e Mirella
Scorsonelli) hanno illustrato
il lavoro e il ruolo dell’ancora
giovane Csd.
Un ruolo complesso, di
coordinamento, di controllo,
di consulenza amministrativa
e giuridica, di collegamento
con le chiese locali, di elaborazione delle linee di teologia
diaconale. Attualmente fanno
capo alla Csd le seguenti
opere: Casa di riposo di Vittoria, Istituto Gould, Casa di
riposo «Il Gignoro», Istituto
Ferretti di Firenze, Asilo di
San Germano, Rifugio Re
Carlo Alberto, Asilo e Istituto Uliveto di Luserna San
Giovanni, Casa di riposo
«Miramonti» di Villar Penice, Casa di riposo «Caprotti
Zavaritt» di Bergamo, Comunità alloggio e Casa delle diaconesse di Torre Pellice,
Ospedale evangelico di Torino, Ospedali valdesi di Pomaretto e Torre Pellice (tramite la Ciov). In ognuno dei
comitati di gestione di queste
opere vi è un rappresentante
della Csd. In questo secondo
anno di esistenza la Commissione ha proseguito il suo
programma di visita alle varie opere recandosi, nel dicembre ’94, in Sicilia.
Anche se la Csd coordina
per ora solo una parte delle
opere diaconali della Chiesa
valdese, essa scarica la Tavo
Banca dati
Il Sinodo invita la
Csd e la Tavola a
creare una banca
dati di persone competenti e disponibili ad assumere responsabilità nei comitati di gestione e
direzione di opere e
istituti.
Studio
demografico
Il Sinodo dà mandato alla Csd di avviare uno studio demografico sul territorio dove esistono
le nostre Case di riposo, al fine di individuare le necessità
future di posti.
Formazione
Il Sinodo, valutando positivamente
l’attenzione posta
dalla Csd sulla formazione, la incoraggia a proseguire nell’attuazione dei programmi formativi.
Grazie!
Il Sinodo rivolge
un caloroso ringraziamento alla past.
Laura Leone per il
lavoro svolto nella
Csd, anche in momenti di personale
sofferenza.
Il Sinodo approva
l’operato della Csd
e ringrazia i suoi
membri per l’impegno e il lavoro che
vi hanno dedicato.
La Commissione sinodale per la diaconia si soUopone all’esame del Sinodo
la di una fetta importante di
responsabilità diretta e dà un
aiuto prezioso, tramite il Centro servizi di Torre Pellice, ai
direttori e ai comitati di gestione per tutte le questioni riguardanti la gestione del personale, la tenuta della contabilità, la formazione, l’evangelicità dell’opera. Su questi
ultimi due punti la Csd lavora
in stretto collegamento con la
Commissione diaconia. Commissione permanente di studi
nominata dalla Tavola.
Nella sua ampia relazione.
La pastora Laura Leone che lascia la Commissione diaconia
la Cde ha dato una valutazione molto positiva dell’operato della Csd, sottolineando
come la professionalità dei
suoi componenti sia un elemento prezioso per accompagnare il difficile cammino
delle opere, soprattutto nella
fase attuale di crisi dello
«stato sociale». «E se l’ente
pubblico è sempre più evanescente o diventa assente perché taglia i fondi: siamo
pronti a lottare? ma per di
fendere cosa? solo le nostre
opere o il principio che lo
stato non può disinvestire nel
sociale?». Questa la domanda di fondo che la Cde intendeva rivolgere all’attenzione
del Sinodo.
A dire il vero, non c’è stato
un grosso dibattito sinodale al
riguardo. Disinteresse o eccessivo affidamento nei proventi dell’8%c per sopperire
alle difficoltà di gestione delle opere? Probabilmente né
l’uno né l’altro. L’odg di approvazione dell’operato della
Csd e di ringraziamento ai
suoi membri «per l’impegno
e il lavoro che vi hanno dedicato» non è stato solo una
formalità, bensì il segno che
il Sinodo sostiene e accompagna la vasta impresa di riorganizzazione del settore diaconale, sia nei suoi aspetti
giuridici e amministrativi sia
nel perseguimento di una
sempre migliore qualità del
servizio offerto, tanto sotto il
profilo tecnico-professionale
quanto nella sua dimensione
di diaconia evangelica. Per
questo fra l’altro vi è stato un
breve dibattito sulla questione
della sospensione del culto
all’ospedale di Torre Pellice.
Sono stati approvati tre odg
che a prima vista possono
sembrare settoriali ma che
tutt’e tre confermano l’attenzione con cui il Sinodo segue
il buon andamento della diaconia: uno che invita la Csd e
la Tavola a predisporre una
«banca dati» di persone competenti disponibili a entrare
nei comitati di gestione o ad
assurpere compiti di direzione; uno che chiede alla Csd di
intraprendere uno studio demografico sul territorio in cui
operano le nostre case di riposo; un terzo che incoraggia
la Csd a portare avanti con
decisione il suo programma
di formazione.
Infine non è mancato un
breve dibattito sulle difficoltà
che sta attraversando il Centro servizi (Cs) di Torre Pellice, il quale dipende dalla Csd.
Dopo tre anni di attività, il Cs
non ha ancora raggiunto il
«punto di equilibrio» che si
era prefissato, vale a dire 25
opere che si avvalgano della
sua consulenza e della tenuta
Franca Coisson, nuovo membro
della Commissione diaconia
della contabilità e delle buste
paghe. Inoltre permangono
problemi nella gestione del
personale, nella definizione
dell’organico, nel rapporto
operativo con alcune opere.
La Cde ha quindi invitato la
Csd a fare tutto il possibile
per sanare questa situazione,
affinché il Cs renda un servizio sempre piià efficace alle
opere che già vi aderiscono e
a quelle che intendono farlo
nel prossimo futuro.
Ordinamento valdese
Ancora modifiche
. J'- .
Il cortile:della Casa valdese in un momento di pausa
Il Sinodo procede alle
seguenti modifiche regoiamentari:
R0.5 - Art. 1 • Aggiungere un secondo comma: «In tale quadro
verrà dato adeguato rilievo aiie attività diaconaii svoite da istituti
ed opere presenti nei
circuito».
R0.5 - Art. 2 - Aggiungere un punto: «4 - con
voce consuitiva i presidenti dei comitati e i
direttori di tutti gii istituti e opere presenti
nei circuito».
R0.5 - Art. 4, ietterà
a) - Aggiungere: «tenendo conto delie attività diaconali svolte da
istituti ed opere presenti nel circuito».
R0.3 - Art. 27 bis,
comma 5: «La Tavola
può stipulare con la
chiesa o ente presso il
quale l’iscritto collocato fuori ruolo presti il
ministero di cui al primo comma apposita
convenzione relativa a
forme di previdenza
che consentano, nella
ipotesi di rientro nel
ruolo, il ricongiungimento fra i periodi di
servizio prestati alle
dipendenze dei vari enti. In tal caso il calcolo
dell’anzianità si opera
su tutti i periodi di servizio suddetti».
R0.3 - Art. 57, ultimo
comma: «In caso di
gravi motivi di famiglia
la persona iscritta può
chiedere ed ottenere
un congedo sino a tre
anni senza trattamento
economico né decorrenza di anzianità, ma
con la conservazione
deH’iscrizione a ruolo».
RG/RZ - Art. 1F, 1^
comma invariato. «Ogni
circuito nella cui circoscrizione sono ricomprese chiese metodiste
ha diritto ad almeno un
deputato. Le deputazioni eccedenti, fino al
completamento del numero di 18, sono distribuite annualmente dalla Tavola fra i circuiti
in modo proporzionale
al numero dei membri
comunicanti». Ultimo
comma invariato.
RZ - Art. 1C (Componenti con voce consultiva): «lett. e) il presidente del comitato per
il Collegio», è abrogato.
Statuto di Casa Materna - Il testo dell’art.
6 è sostituito dal seguente: «il Direttore ha
la legale rappresentanza dell’istituto».
R0.2 - Art. 9 - Aggiunta 4- comma: «Se il trasferimento avviene in
una località ove esiste
una chiesa battista, la
persona viene munita
di attestazione idonea
per l’iscrizione in detta
chiesa».
R0.2-Art. 10 bis (trasferimento di battisti):
«I battisti, registrati
tra gli effettivi nella loro chiesa di origine,
che si trasferiscono
nella circoscrizione di
una chiesa locale valdese, vengono iscritti
per certificato, conservando la loro qualifica
denominazionale, nel
registro dei comunicanti.
Essi sono iscritti nel
registro degli elettori,
a domanda, a norma
dell’art. 4.
Giulio Malsano il presidente della Commissione discipline
Ove risulti che nella
chiesa locale di provenienza rivestono qualifica assimilabile a
quella dei membri elettori, l’iscrizione nel relativo registro avviene
di ufficio a norma
dell’art. 5».
R0.2 - Art. 14 - Modifica 5- comma:
«Qualora l’iscrizione
sia conseguenza del
trasferimento di un
membro comunicante
da una chiesa valdese
o metodista o di un
membro effettivo di
una chiesa battista si
provvede all’iscrizione
stessa in base a certificato della chiesa di
provenienza, con annotazione deila denominazione di origine, poiché egli conserva la
propria qualifica denominazionale».
R0.2 • Art. 16 - Sostituzione 1- comma:
«Quando un membro
della chiesa si trasferisce in altra sede, viene munito di attestazione idonea per l’iscrizione nella chiesa metodista, valdese o battista del luogo di nuova residenza».
R0.2 - Art. 17 - «Sono
elettori tutti i membri
comunicanti; ed eleggibili quelli che siano da
almeno tre anni membri comunicanti di una
chiesa metodista o valdese o membri effettivi
di una chiesa battista
nonché della chiesa locale da almeno un anno».
R0.5 - Art. 5 - Aggiunta 3- comma
«Del Consiglio di circuito fa altresì parte,
con voce consultiva, il
rappresentante dell’associazione regionale
delle chiese battiste
della zona, ove esistente».
R0.5 - Art. 6 - Aggiunta di due lettere
«f) promuovere attività in comune con
l’associazione regionale delle chiese battiste
della zona, nelle materie di competenza del
circuito;
g) nominare, nel suo
seno, il rappresentante
del circuito nell’organo
esecutivo dell’associazione regionale delle
chiese battiste della
zona, ove esistente».
RO. 3 - Art. 30 bis
(equiparazione agli
iscritti a ruolo)
«I pastori e i diaconi,
appartenenti ad altre
chiese evangeliche,
che siano destinati dalla Tavola ad un servizio presso chiese locali od opere, sono equiparati agli iscritti nel
ruolo generale per la
durata del servizio».
17
venerdì 15 SETTEMBRE 1995
PAG. 1 1 RIFORMA
Sei pastori e un diacono entrano in emeritazione con la fine del Sinodo
Sette storie che si incrociano per un comune servizio al Signore
Il Sinodo, come di consueto, ha espresso la riconoscenza delle chiese a un certo numero di pastori che sono andati in pensione ma quest’anno la lista si è arricchita del nome di un diacono e dei nomi di «pastori straordinari». Ciò significa che le
chiuse si rendono sempre di più conto della varietà dei ministeri che consentono e arricchiscono la loro vita. Un secondo dato che emerge da questi nomi, dei quali diamo qui schematicamente le coordinate maggiori del servizio svolto, è la varietà
dei percorsi esistenziali. Ognuno presenta un caso a sé ma i
4éntieri della vita si intrecciano e si scompongono in un gioco
■ ih cui il dato della vocazione è quello comune, mentre per il re'Sto tutto muta. Anche questo è espressione dell ’abbondanza
d^lla vita che il Signore riversa nelle chiese. Parlarne non significa esaltare la nostra opera, ma riconoscere le ricchezze
.dei doni della grazia di Dio.
, ROCCO ALABISO
’50. Poi per tre anni va a lavorare in Svizzera, ma rimane
legato ad Agape, che sente
come la sua nuova famiglia,
tanto che nella primavera del
’53 entra a fare parte della costituenda «comunità residente». Lavora in cantiere, si occupa delle cucine e svolge
tante altre mansioni di carattere pratico che permettono il
buon funzionamento della
struttura. Chi ha frequentato
in quegli anni Agape s^ lo ricorda insieme a Sandro Sarti.
Nel ’66 segue Tullio Vinay
a Riesi, dove intanto era nato
il «Servizio cristiano» e qui
si occupa dej cantiere e del
centro agricolo dove l’uliveto
e il vigneto a tendone diventano modelli per l’agricoltura
locale. Spende molte energie
per la nascita e l’avvio della
cantina sociale «La vite» che
conta ora più di un migliaio
di soci.
Se Vinay è stato la mente
«profetica» sia di Agape che
del Servizio cristiano. Rocco
gli è stato al fianco per la realizzazione concreta. Giustamente pertanto la Tavola lo
aveva inserito nel ruolo diaconale quando aveva lasciato
il Servizio cristiano dieci anni
fa, con anzianità al 1948.
L’azione e dunque anche la
vita di Rocco Alabiso è legata
• a Agape e al Servizio cristiano. Rocco Alabiso proviene
da una famiglia di Riesi, dove
è nato nel 1929. Ancora in tenera età rimane orfano di padre; poco tempo dopo anche
la madre si ammala gravemente e uno zio si preoccupa
della sorte di Rocco e della
sorella Pina; per questa si riesce a trovare una sistemazione
al Ferretti di Firenze, dove
cresce e riceve la sua istruzione. Insomma una storia come
tante in quegli anni difficili,
fatti di miseria, guerra, fame,
■»v Nel ’48 Rocco sale ad Agape, dove rimane fino a tutto il
MARIO CASTELLANI
Curiosa ed emblematica la
vicenda di Mario Castellani:
ha una nonna Durand di Rorà
e una nonna Foa. Nasce a
Ivrea nel 1925, dove fin dal
1200 esiste una fiorente comunità ebraica, importante
componente del sostrato culturale eporediese, poi passata
in gran parte ai cattolicesimo.
Compie gli studi classici; studia con particolare profitto le
lingue straniere moderne
(francese, inglese, tedesco); si
appassiona allo studio dell’
ebraico e deH’ebraismo.
Inizia il suo impegno diretto nella chiesa negli anni ’70,
dando una mano al pastore
Vezio Inceli! che allora si occupava di Biella, Piedicavallo, Vercelli e Vintebbio, e
un’altra al pastore Ermanno
Rostan a Ivrea sia nella predicazione che nella conduzione
degli studi biblici. Nel ’75 assume la responsabilità della
chiesa di Biella, senza avere
però rapporti amministrativi
con la Tavola. Avendo poi il
Sinodo dell’86 approvato
l’ammissione «straordinaria»
al pastorato. Castellani compie un «anno di prova» a Biella. L’anno successivo viene
ammesso nel ruolo e la Tavola gli affida la cura pastorale
delle chiese di Chivasso e
Terrazza, dove è tuttora
all’opera. In qualità di pastore
più anziano in attività di servizio ha aperto i lavori del Sinodo straordinario, presiedendo il seggio provvisorio.
ALBERTO TACCIA
FELICE BERTINAT
i=-.
ir
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=i.
Felice Bertinat fa parte di
quel gruppo di giovani e meno giovani salutisti che hanno
dato e danno alle nostre chiese il contributo di una calda
spiritualità. Nasce a Villar
Pellice nel 1925 e, giovane,
frequenta la scuola militare
dell’Esercito della Salvezza a
Parigi. Successivamente, rientrato in Italia, frequenta il corso per anziani evangelisti a
Torre Pellice. Compiuto con
ottimi risultati il suo periodo
di prova a Pradeltorno, la Tavola lo manda a reggere la
chiesa di Felonica Po dal ’56
al ’68. L’anno successivo è al
lavoro a San Germano Chisone. Lavora poi per tre anni a
Pomaretto e ritorna nel ’71 e
’72 a San Germano Chisone
che nel frattempo si trova senza titolare. Anche qui Bertinat
esplica un apprezzato servizio
di cura d’anime soprattutto
nei confronti di anziani e malati. Quando la chiesa deve
nominare un suo conduttore
Vorrebbe potergli confermare
l’incarico, ma i regolamenti
non lo consentono. Viene
quindi trasferito a Luserna
San Giovanni in qualità di
coadiutore, dove svolge un
ministero per tre anni, fino al
’75. In seguito passa a Verona
dove esercita il suo ministero
pastorale fino al ’79. Infine è
a Mantova in qualità di «pastore in servizio locale», essendo stato abolito nel frattempo il ruolo degli anziani
evangelisti.
Alberto Taccia ha origini
siciliane da parte di padre e
valdesi da parte di madre.
Nasce nel ’27 a Torino; compie i suoi studi teologici a
Roma e poi a Edimburgo.
Compiuto l’anno di prova a
Milano, è consacrato nel Sinodo del ’54. Viene quindi
inviato a Firenze e poi a Torre Pellice. Dal ’55 al ’60 lavora a Verona. Assume successivamente la titolarità della chiesa di Angrogha San
Lorenzo, dove svolge il ministero pastorale dal ’60 al ’71.
Passa successivamente nella
chiesa di Luserna San Giovanni, dove rimane fino
all’80; anno in cui assume la
conduzione della chiesa di
Torino, dove svolge un fruttuoso lavoro per un quindicennio, fino alle soglie dell’
emeritazione.
Nel corso del suo ministero
Taccia ha ricoperto vari incarichi: segretario della Fuv dal
’54 al ’60, e in tale veste si è
alacremente adoperato per la
costruzione del Centro giovanile di Adelfia (Scoglitti); direttore della Casa delle diaconesse dal ’68 al ’74 e contem
poraneamente di Casa Gay.
Dal ’78 all’83 è stato vicemoderatore e quindi presidente
della Ciov. Ha altresì presieduto la Commissione biblica,
il Comitato del Convitto femminile di Torre Pellice, la
Commissione per la liturgia,
ma il meglio delle proprie
energie lo ha dato al complesso problema della diaconia,
promuovendo la costituzione
alle Valli del Centro diaconale, dalla cui esperienza è nata
la Commissione studi per la
diaconia.
AURELIO SBAFFI
Aurelio Sbaffi appartiene a
una famiglia la cui storia si
intreccia strettamente a quella delle chiese metodiste. Nasce a Firenze il 14 maggio
1930; dopo avere frequentato
il liceo classico entra alla Facoltà di teologia di Roma;
conclude gli studi nel ’54 e
subito viene impiegato nella
conduzione delle chiese di
Novara e Luino, dove rimane
fino al ’56.
Passa quindi alle chiese di
La Spezia e Carrara (’56-61);
poi per un quinquennio è all’
opera a Bologna (’61-66) per
assumere quindi la responsabilità della chiesa di Milano,
dove rimane per dieci anni
(’66-76). Dal ’76 al ’79 gli è
affidata la cura della diaspora
metodista di Roma, di quella
casertana e della periferia di
Napoli. Dal 1979 diventa titolare della chiesa di via Firenze a Roma.
Sbaffi ha avuto vari incarichi amministrativi prima
nell’ambito delle chiese metodiste e poi, dopo il ’75, in
quello delle due chiese integrate. Per circa 15 anni, fino
al ’79, è stato membro del
Comitato permanente metodista. Dal ’90 fino al Sinodo
del ’95 è stato membro della
Tavola. Notevole anche il
suo contributo alla causa
evangelica: opera al servizio
delle scuole domenicali, preparando il terreno a quello
che sarà poi il Sie (Servizio
istruzione e educazione della
Federazio'ne delle chiese
evangeliche). Nel ’76, all’assemblea della Fcei tenutasi a
Bari, entra a fare parte del
BRUNO TRON
Consiglio. L’incarico gli viene riconfermato dall’assemblea del 1979 e, in quella
dell’82, sarà eletto presidente
e riconfermato nell’assemblea successiva dell’85.
Nasce nel ’30 in Eritrea,
aH’Asmara, dove il padre
(originario di Salza di Pinerolo; la madre è una Danesi
dell’Isola d’Elba) è missionario alle dipendenze della
Missione evangelica svedese.
Dopo avere conseguito la
maturità classica ad Asmara,
frequenta la Facoltà di teologia di Roma (’48-52) e poi
quella di Gottinga, in Germania. Consacrato nel Sinodo
del ’56 lavora per circa due
anni a Torre Pellice.
Non appena possibile toma
in Eritrea, neU’ottobre del
’58, per lavorare nella Chiesa
evangelica dell’Eritrea. Nel
’77 la situazione politica in
quella parte dell’Africa precipita. Tron è costretto a rientrare con la famiglia in Italia e
la Tavola lo destina dapprima
a Messina e Reggio Calabria,
dove svolge il suo ministero
pastorale dal ’77 all’81; poi a
Napoli (alla chiesa cristiana
del Vomero) dall’81 all’88.
Per un anno (’88-89) segue la
chiesa di Piossasco e la Comunità di lingua inglese di
Torino. Infine è eletto quale
titolare della chiesa di Pinerolo, dove serve dall’89 al ’95.
Tron si è anche occupato
del servizio migranti della
Eederazione delle chiese
evangeliche in Italia, assumendone la segreteria dall’83
all’89, incarico che gli è stato
affidato nuovamente nel ’95.
RENZO TURINETTO
Nasce nel ’27 a Torino e a
circa vent’anni cònosce gli
evangelici. Frequenta la chiesa battista di via Viterbo dove
è all’opera il pastore Enrico
Paschetto. Frequenta per
quattro anni le scuole bibliche battiste di Rivoli, Roma e
La Spezia. Tornato a Torino,
dove trova lavoro come impiegato, è attivo nel movimento giovanile di tipo interdenominazionale del quale alcuni pastori non comprendono le potenzialità di sviluppo.
Nel ’64 frequenta la Chiesa
valdese di corso Oddone dove predicano Franco Giampiccoli e Paolo Ricca. Nel ’67
e ’68 lavora ad Agape con
Giorgio Tourn, Giorgio Girardet, Sergio Rostagno. Passa poi a lavorare, come impiegato, presso la Claudiana
di Torino. Nel ’77 la Tavola
gli affida alcune sostituzioni
pastorali: a Como, poi a Prali
per alcuni mesi, infine a Cerignola. Dall’80 a tutto l’82 lavora a Pinerolo, insieme a
Marco Ayassot. Nell’83, è a
San Secondo di Pinerolo e
poi per un quinquennio (’8387) ha la responsabilità della
chiesa di Ivrea. Nel frattempo
viene approvato il ruolo del
«pastore straordinario» che
dà finalmente una collocazione a Turinetto e ad altri come
lui disponibili ad un servizio
ma privi, per un complesso di
cause, del titolo di studio. La
Tavola lo chiama a reggere le
chiese di Alessandria e Bassignana (’88-91). Infine lo inserisce nel team pastorale di
Torino dove tuttora, pur in
pensione, continua a prestare
la sua opera.
Grazie!
- Il Sinodo approva la proposta della Tavola di
coiiocare fuori ruoio ia pastora Teresa Eiiana
Briante Eckert, che esercita ii ministero pastoraie
neila Chiesa evangeiica iuterana delia Baviera, secondo quanto previsto daii’art. 27 bis R0.3.
- ii Sinodo, riconoscente per ii servizio svolto
dai pastori Feiice Bertinat, Mario Casteiiani, Aurelio Sbaffi, Aiberto Taccia, Bruno Tron e Renzo Turinetto e dai diacono Rocco Aiabiso, ai momento
deii’emeritazione augura ioro un tempo sereno,
neiia speranza che ia chiesa possa ancora per iunghi anni contare suiia ioro coiiaborazione.
- li Sinodo, nel momento in cui aicuni fratelii e
soreiie che hanno avuto responsabiiità importanti
nei nostri esecutivi non sono rieieggibiii, ii ringrazia per ii ioro servizio.
Augura aiia past. Gianna Sciclone, che lascia ia
vicemoderatura; ai past. Aureiio Sbaffi, che iascia
ia Tavola e al past, Claudio H. Martelii, che termina
il suo settennato quale presidente del Cp dell’Opcemi, un servizio benedetto nelie aitre forme in cui
eserciteranno il loro ministero neiia certezza che
ia ioro disponibiiità non verrà a mancare.
18
PAG. 12 RIFORMA
VENERDÌ 15 SETTEMBRE 199.g
Aicok'^
CENTRO DI FORMAZIONE
DIACONALE
«Giuseppe Comandi»
FIRENZE
ISCRIZIONI AL CORSO DI FORMAZIONE
Sono aperte le iscrizioni al corso di formazione diaconale.
La durata del corso è quadriennale. La domanda va presentata entro settembre su modulo fornito dalla segreteria. Si richiede la maturità o il diploma di scuola secondaria superiore. I/le candidati/e dovranno, contemporaneamente, iscriversi ad un corso universitario o ad una scuola di formazione
professionale, nell’ambito educativo, sociale, sanitario o
deU’accoglienza (per esempio; educatori/trici, assistenti soci^i, infermieri/e, economia e gestione dei servizi di accoglienza). La segreteria può fornire informazioni ed orientamenti in tal senso.
Quota di iscrizione, convitto, borse di studio e prestito
La quota di iscrizione per un anno è di lire 100.000. Gli/
le studenti/esse possono chiedere di alloggiare presso il convitto del Centro. In questo caso possono usufruire di una
borsa di studio che sarà mantenuta se gli studi proseguiranno regolarmente. Inoltre, a loro scelta, possono chiedere un
prestito, senza interesse, rimborsabile all’inizio della loro
attività lavorativa. La segreteria è a disposizione per informazioni più dettagliate.
Inizio dei corsi, programmi, frequenza
Il corso di formazione diaconale inizierà il prossimo 27
ottobre. Il programma è disponibile in segreteria. Per l’inizio dei corsi o delle scuole di formazione professionale ciascuno/a dovrà seguire il calendario della scuola prescelta.
Per la formazione diaconale e quasi sempre anche per la
formazione professionale le iscrizioni sono a numero chiuso. Le ammissioni sono precedute da un colloquio. La frequenza è obbligatoria.
La segreteria è aperta sia in agosto che in settembre ed è a
disposizione per fornire tutte le informazioni necessarie e
per risolvere dubbi anche di carattere personale. Rivolgersi a:
Segreteria del CFD - c/o Istituto Gould - via dei Serragli,
49 - 50124 Firenze - tei. 055-212576, fax 055-280274.
Facoltà valdese di teologia
r - '■ .V. - ? ■ " ■
Iscrizioni al corso di laurea
Per l’immatricolazipne al corso di laurea va presentata domanda alla segreteria entro il 15 settembre su
modulo fornito dalla segreteria stessa. Si richiede la
maturità classica o altro titolo di secondaria superiore
, giudicato equipollente con l’obbligo di esami integrativi. Un anno di studio integrativo viene richiesto a coioro che non hanno fatto 5 anni di scuola secondaria
superiore. La frequenza è obbligatoria.
Il segretario è disponibile per un colloquio (vivamente
raccomandato) durante il Sinodo o in altro momento.
Anno accademico 1995-96
L’anno accademico 1995-96 inizierà sabato 14 ottobre ’95. La sessione d’esami di ottobre si terrà nei
giorni 13 e 14.
Borse di studio
Per permettere la frequenza sono previste borse di
studio. La domanda per la borsa deve essere debitamente motivata. Informazioni più dettagliate sono reperibili presso la segreteria della Facoltà.
Tasse accademiche
Le tasse accademiche sono fissate, a partire dall’anno accademico 1994-95, nella seguente misura:
Corso di laurea:
- immatricolazione, £ 200.000
- frequenza per i quattro anni regolari, £ 150.000 a
semestre
- iscrizioni fuori corso, £ 150.000 l’anno.
Gli importi vanno versati sul ccp n. 40252009 intestato alla Facoltà. r
I programmi dei corsi sono disponibili in segreteria.
Facoltà vàldese di teologia, via Pietro Cossa 42 00193 Roma, tei. 06-3210789 (segreteria telefonica),
fax 06-3201040. La segreteria resterà chiusa durante
i mesi di luglio e agosto; riaprirà a settembre.
Il segretario: prof. Ermanno Genre.
Per I vostri acquisti, per gli sbbonsmentl al periodici evangelici
Librerie CLAUDIANA
MILANO:
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Il venerdì i membri del Sinodo hanno votato
Gli incarichi per il 1995-1996
Il venerdì mattina è il giorno tradizionalmente dedicato
all’esercizio della democrazia: quello delle elezioni, dei
fratelli e delle sorelle che assumono, nella preghiera di
tutta la chiesa, l’incarico di
commissioni amministrative.
Le votazioni avvengono
sulla base di un lavoro istruttorio svolto dalla «Commissione proposte» che si accerta
della disponibilità ad accettare gli incarichi. Ecco i risultati delle votazioni:
Tavola valdese
Gianni Rostan, moderatore; Franco Becchino, vicemoderatore; Maddalena
Giovenale Costabel, Bruno
Gabrielli, Franca Long
Mazzarella, Sergio Ribet,
Luca Zarotti, membri.
Comitato permanente
dell'Opcemi
Valdo Benecchi, presidente; Giovanni Anziani, Luciano Cirica, Maria Grazia
Sbaffi, membri.
Consiglio della Facoltà
valdese di teologia
Paolo Ricca, decano; Ermanno Genre, vicedecano;
Gu^ielmo Crucitti, Silvana
Nitri, Giovanna Pons, Eugenio Rivoir, Giorgio Spini,
membri.
Commissione sinodale
per la diaconia
Paolo Ribet, presidente;
Carla Beux, Franca Coi’sson, Gisella Costabel, Marco Tullio Fiorio, Bruno Mathieu. Paolo Sbaffi, membri.
Commissione d'esame
sull'operato della Tavola,
dell'Opcemi e del
Consiglio della Facoltà
di teologia
Bruno Bellion, relatore;
Patrizia Bertesi, Enos Mannelli, Laura Micheletti,
membri. Supplenti: Gregorio
Plescan, Gianni Musella.
Commissione d'esame
sull'operato della
Commissione sinodale
per la diaconia
Thomas Noffke, relatore;
Claudia Armand-Hugon,
Ursel Kònigsmann, Massimo Zidarich, membri. Sup
La pastora Maria Bonafede, vicepresidente del Sinodo
pienti: Adam Blasczyk, Laura
Leone, Claudio Pasque!, Roberta Peyrot.
Designazione del
presidente della prossima
sessione sinodale
Pietro Trotta
Designazione
del predicatore d'ufficio
per il culto di apertura
del prossimo Sinodo
Past. Paolo Ricca, supplente past. Teodora Tosatti
Prossima sessione
ordinaria sinodale italiana
Domenica 25 agosto 1996,
in Torre Pellice
Piero Trotta, presidente del Sinodo e presidente designato anche per la sessione 1996
V
E comparso sulla porta del tempio valdese questo fotomontaggio
Humour alPAssemblea/Sinodo
Casa materna
Confrontarsi
con chiese
e opere
Due elementi hanno caratterizzato la discussione sinodale sulla complessa situazione di Casa materna: le preoccupazioni relative al bilancio
di gestione e il radicamento
di quest’opera nel problematico tessuto sociale del Napoletano.
Casa materna vive delle
difficoltà economiche che sono largamente attribuibili
all’ente pubblico: le rette sono inadeguate ai costi da sostenere per un servizio per
l’infanzia di questo genere, i
pagamenti avvengono con
gravosi ritardi. Negli ultimi
dieci anni ha pesato inoltre la
scomparsa della famiglia
Santi, che per decenni aveva
animato con dedizione l’attività della Casa. Questa fu
un’ulteriore difficoltà, data la
vastità dell’eredità da raccogliere.
Si può però rinunciare a
continuare, magari con mezzi
e strategie diverse, da aggiornare secondo un nuovo progetto pedagogico, un’opera
sociale che ha non solo «formato» ma letteralmente tolto
dalla strada un altissimo numero di bambini e ragazzini?
Si può farlo in un momento
come questo, in cui la nuova
emergenza dell’immigrazione, il più delle volte clandestina, porta le forze dell’ordine a suonare il campanello in
piena notte per trovare una sistemazione a minori lasciati
soli a se stessi? Si può rinunciare di fronte all’attaccamento affettivo e alla solidarietà
di coloro che furono ospiti
(uno di loro è intervenuto calorosamente definendosi ancora un «fanciullo di Casa
materna»)? Sarebbe arduo.
La strada da seguire, indicata da vari interventi e ribadita
anche dal moderatore, è allora
quella della solidarietà fra
opere, perché si attivi un maggiore scambio di esperienze e
di riflessione sulle possibili linee progettuali di rilancio;
della solidarietà delle chiese,
rispetto alle quali la Casa dovrà essere più dialogante e viceversa. Questo potrà essere
un impulso a proseguire e a
rilanciare il lavoro con nuovi
stimoli. Non andrà dimenticata naturalmente (e torniamo
all’altro polo di discussione,
quello «contabile») la dimensione finanziaria; per questo
l’ordine del giorno presentato
dalla Commissione d’esame e
approvato all’unanimità dal
Sinodo invita a proseguire
nell’azione di risanamento finanziario e riconosce che il
servizio che la Casa rende è di
grande importanza per la
chiesa nel suo insieme.
Nell’originale dipinto di P. A. Labouchère, da sinistra, Melantone, Lutero, Pomeranus, Cruciger mentre
traducono la Bibbia. Nel fotomontaggio Valdo Benecchi, Lutero, Gianni Rostan e Renato Malocchi mentre meditano su «Riforma»
Il Sinodo, udita ia
relazione delia Ode
su «Casa materna»
e l’ampio dibattito
che vi ha fatto seguito,
- riconosce in quest’opera uno strumento di servizio di
grande importanza
per la chiesa nei suo
insieme;
- invita a rafforzare
i iegami della Casa
con le opere impegnate nelio stesso
campo e con le chiese;
- invita i comitati a
proseguire nell’opera di risanamento finanziario e neiia
messa a punto dei
nuovi progetti educativi.
19
ItfeNERDÌ 15 SETTEMBRE 1995
PAG. 13 RIFORMA
|ll presidente dell'Opcemi
■Valdo Benecchi:
«Non più forti
ma più ricchi»
Possiamo ben dire che il
documento sul Reciproco
riconoscimento fra le chiese
battiste, metodiste e valdesi,
approvato con gioia e ricono■scenza al Signore dall’Assemblea/Sinodo 1990, ha veramente aperto davanti a noi
delle prospettive promettenti
di comunione, di condivisione e di crescita nella fede e
nella testimonianza comune.
Nell’Assemblea-Sinodo 1995
abbiamo raccolto significativi
frutti. Anche i più cauti e incerti hanno dovuto ricredersi.
Quando lavoriamo insieme ci
sentiamo più ricchi di fraternità, di doni del Signore.
La collaborazione territoriale nella cura delle chiese, la
formazione dei vari ministeri,
la testimonianza nel paese
^avranno comuni strumenti
molto importanti come la Facoltà valdese di teologia,
l’editrice Claudiana, il settimanale Riforma. Come responsabile del Coordinamento
delle chiese metodiste e vaidesi per l’evangelizzazione
posso testimoniare di come le
nostre proposte alle chiese in
vista di iniziative evangelistiche si siano quantitativamente
e qualitativamente arricchite
da quando abbiamo avviato
l’intensa collaborazione con il
Dipartimento di evangelizzazione dell’Ucebi.
Non più forti, ma più ricchi. Ci sentiamo più «cattolici», più parte del cristianesi
mo mondiale. La nostra riflessione teologica ed ecclesiologica non potrà che giovarsene. L’evangelizzazione
riceverà nuovi spunti e nuove
indicazioni di metodologie.
Non ci fa male, inoltre, sprovincializzarci un po’ di più e
vincere quel complesso di
minoranza che spesso irretisce la nostra presenza e la nostra testimonianza nel paese. 1
rapporti ecumenici all’interno
deli’evangelismo italiano riceveranno un indubbio impulso positivo. Il dialogo con
i cattolici sarà arricchito da
ulteriori spunti.
Sarà, però, molto importante che l’esperienza vissuta a
Torre Pellice sia portata alle
nostre chiese locali.
Sono incoraggiato dai segni
che il Signore ci ha concesso
e che ci dicono che egli ci ha
condotti fin qui.
Il presidente dell'Ucebi
Renato Malocchi:
«Un vasto terreno
su cui lavorare»
Ritengo che la recente sessione congiunta abbia
prodotto risultati meno clamorosi, come spesso accade
per le «seconde volte», ma
più ampi della prima.
Sul piano dei principi, T
aver completato il riconoscimento reciproco con il riconoscimento dei rispettivi ordinamenti non rappresenta soltanto «un pezzo in più». Conta
molto il modo in cui vi siamo
pervenuti: la qualità del documento finale, in cui sono visibili i contributi di sostanza
che le rispettive ecclesiologie
hanno apportato; la libertà
senza asprezze del dibattito
attraverso il quale abbiamo
scelto tra le varie opzioni; e
soprattutto il carattere trasversale, non denominazionale del
sostegno che le diverse opzioni hanno via via ottenuto. Tutto ciò ha evidenziato la maturità delle nostre assemblee e
la crescita del comune sentire
delle nostre chiese.
In secondo luogo, non meno importante, la sessione
congiunta ha posto le premesse per una più larga condivisione e corresponsabilità di
strumenti essenziali per rispondere insieme alla comune
vocazione: non più solo
Riforma ma anche Claudiana,
Facoltà di teologia, diaconato,
rapporti ecumenici, evangelizzazione. Quest’ultimo capitolo mi è sembrato particolarmente indicativo del livello di
maturazione a cui è giunto il
reciproco riconoscimento fra
le, nostre chiese; fino a ieri
l’argomento sollecitava una
legittima domanda: quale
chiesa deve nascere (battista,
metodista, valdese) dal comune sforzo di evangelizzazione? La domanda resta, e le risposte devono essere limpide,
ma la preoccupazione non è
aleggiata nelTAssemblea/Sinodo. Segno che, come è giusto, è passata in secondo piano rispetto al dovere primario
di evangelizzare.
Ora abbiamo un vasto terreno sul quale lavorare, a tutti
i livelli. Le assemblee hanno
espresso consenso e mandati
che promuovono, non determinano da soli il comune sentire, che si consolida attraverso mille occasioni quotidiane
di incontro, di decisioni e di
impegno comune.
Torre Pellice
1 "-3 settembre 1995
Assemblea straordinaria dell'Ucebi
congiunta con il Sinodo straordinario
delle Chiese valdesi
e metodiste
Il moderatore della Tavola valdese
Gianni Rostan:
«La mano di Dio
ha guidato i lavori»
Sono molto soddisfatto di
come si è svolta la seconda sessione congiunta dell’
Assemblea battista e del Sinodo delle chiese valdesi e
metodiste, e anche dei risultati che abbiamo raggiunto insieme. Vorrei sintetizzare come segue i miei commenti:
1) l’atmosfera è stata di
grande fraternità, rispetto reciproco, con un’attenzione
costante alla «identità dell’altro»;
2) il metodo di lavoro, sia
per gruppi sia per sessioni
plenarie, ha permesso il coinvolgimento di un gran numero di deputati e delegati. Nel
gruppo di cui facevo parte è
intervenuta almeno la metà
dei partecipanti. Si è quindi
potuto lavorare tanto e bene;
3) i risultati raggiunti a larga maggioranza evidenziano
che è possibile procedere insieme, pur nelle diversità,
senza creare rotture all’interno delle diverse chiese locali;
4) in particolare, mi sembra
importantissimo l’aver concluso ri quadro globale degli
accordi «giuridici», rendendo
possibile il pieno riconoscimento reciproco, sulla base
di due ordinamenti comunque diversi;
5) ancora, su una serie di
argomenti (Riforma, Claudiana, Facoltà, formazione permanente dei candidati al ministero pastorale, collaborazione territoriale) di grande
rilevanza pratica, abbiamo
constatato che le chiese locali, attraverso i loro rappresentanti, desiderano che si proceda con cautela ma anche
con energia e perseveranza,
verificando ulteriori possibilità di collaborazione, arrivando a conclusioni operative tutte le volte che gli esecutivi, sentite eventualmente
le rispettive assemblee (Sinodo e Assemblea generale),
raggiungano un accordo.
Credo veramente che la
mano di Dio abbia guidato i
lavori. Questo ha un significato ecumenico-enorme, perché significa che chiese diverse possono incontrarsi, riconoscersi nella fraternità
come parti dell’unica chiesa
universale, pur mantenendo
la propria identità e senza appiattirsi in una grigia uniformità.
La 2^ sessione congiunta deii’Assenìbiea generaie deii’Ucebi e dei Sinodo deiie Chiese vaidesi e metodiste,
a conciusione deiia discussione sui
documento «Ordinamento sinodaie
vaidese e Ordinamento congregazionista battista»,
io riceve e ne approva i’ispirazione
e ie iinee fondamentaii.
in particoiare riceve e fa proprie ie
affermazioni centraii dei capitoio 4®
dei documento,, intitoiato «Convergenze», aiia iuce e in forza deiie quaii
esprime ii consenso raggiunto suiia
questione deii’ordinamento ecciesiastico nei termini seguenti:
1) Le chiese battiste, metodiste e
vaidesi affermano insieme e di comune accordo che ogni congregazione o
La comunione delle chiese
comunità cristiana, o chiesa locaie,
convocata da Dio neiia iibertà e neiia
forza dei suo Spirito, generata daii’
Evangeio deiia Grazia, battezzata nei
nome dei Signore e nutrita aiia sua
mensa con ii pane e ii vino deiia Cena,
creata e piasmata daiia paroia di Dio e
servita dai vari ministeri che Dio suscita in essa è ia manifestazione
primaria e originaria deiia chiesa, pur
non essendo i’unica. La sua autonomia esprime ii fatto che Gesù Cristo è
ii suo unico Signore.
2) Le chiese battiste, metodiste e
vaidesi affermano insieme e di comune accordo che i’autonomia deiie chie
se iocaii non affievolisce, anzi rafforza
l’esigenza di forme più ampie di comunione mediante le quali esse manifestino la loro unità e strutturino la cattolicità che ciascuna chiesa condivide
con le altre, conferendole visibilità e
strumenti operativi. Queste forme assemblear!, conciliari o sinodali, mediante le quali le chiese agiscono assieme, si configurano, con accentuazioni diverse nei due ordinamenti come altri modi di essere chiesa e di viverla. inversamente, la comunione sinodale non pregiudica, non lede, né riduce l’autonomia delle chiese locali, al
contrario ne allarga il raggio d’azione.
3) Le chiese battiste, metodiste e
valdesi affermano insieme e di comune accordo che i loro rispettivi ordinamenti ecclesiastici (sinodale per I valdesi e metodisti, congregazionalista
per i battisti) contengono ciascuno
elementi propri dell’altro: vi sono elementi congregazionallsti nell’ordinamento valdese, così come l’ordinamento dell’Ucebi ha un orizzonte assembleare o sinodale. Ciascun ordinamento dunque si trova In parte dell’altro. Inoltre, e soprattutto le chiese battiste, metodiste e valdese, considerando i loro due ordinamenti alla luce
dell ’ecclesiologia neotestamentarìa,
così come oggi la conosciamo, riconoscono insieme che ciascuno ne
SEGUE A PAGINA 14
20
PAG. 14 RIFORMA
Assemblea/'
Un passo avanti nel riconoscimento reciproco degli ordinamenti ecclesiastici
Riconoscersi come chiese generate
dall'Evangelo e vivificate dallo Spirito Santo
EMMANUEIE PASCHETTO
Fra le delibere più importanti prese dall’Assemblea/Sinodo si inseriscono gli
articoli votati dai presenti a
conclusione del dibattito sul
tema degli ordinamenti ecclesiastici, già trattato nel VI documento Bmv pervenuto alle
chiese, di cui Riforma ha dato
ampio spazio di recente, in diversi suoi numeri.
Le decisioni assunte dall’
Assemblea/Sinodo sono il doveroso completamento del
mutuo riconoscimento fra le
chiese Bmv attuàto nel precedente incontro di Roma nel
1990 per quanto riguarda i
membri di chiesa, il battesimo
e la Cena, i ministeri. II principio della originarietà, del
primato e dell'autonomia della chiesa locale è stato riconosciuto come elemento comune
alle tre denominazioni. Potremmo dire che è stato ufficializzato, in quanto già l’Assemblea costituente della Federazione delle chiese evangeliche italiane del 1965 aveva definito la «chiesa locale
come elemento primario».
Altamente positiva ed ecumenicamente feconda, anche
per la ricaduta che questo
consenso avrà (si spera) sulle
comunità locali e sui membri
di chiesa, la conclusione che
tanto l’ordinamento congregazionalista quanto quello sinodale sono legittimi sulla base
dell’ecclesiologia del Nuovo
Testamento, con la precisazione che mette in guardia
contro il pericolo di presunzioni assolutizzanti: «così come oggi la conosciamo».
Molti dei presenti (tra cui la
maggioranza dei battisti)
avrebbero voluto una formulazione diversa del punto 1),
dove è detto che la chiesa locale è «generata dall’Evangelo della Grazia, battezzata nel
nome del Signore e nutrita alla sua mensa con il pane e il
vino della Cena». La richiesta
era di mettere in evidenza la
dimensione individuale e personale della fede, indicando
che la chiesa locale «è costituita da coloro che sono rigenerati dallo Spirito Santo,
battezzati nel nome del Signore e nutriti alla sua mensa con
il pane e il vino della Cena».
Claudiana: un'attività essenziale
Obiettivo: un libro
per ogni evangelico
Il tavolo della Santa Cena che ha concluso l’Assemblea/Sinodo
Più volte la mozione approvata sottolinea che vi sono
convergenze reciproche nei
due ordinamenti, che ciascuno contiene elementi propri
dell’altro ecc., il che è vero,
ma non si dimentichi che le
convergenze che si riscontrano negli ordinamenti hanno
valore relativo. Non sono esse la forza trainante verso una
maggiore unità Bmv: questa
si fonda su oltre cent’anni di
conoscenza, stima e fraternità
reciproca, desiderio di collaborazione che statuti e regolamenti non possono che registrare ed evidenziare. Non
sono gli ordinamenti che fanno le chiese, ma viceversa;
essi restano strumenti indispensabili perché il sentire
delle chiese trovi una formu^
lazione razionale e momentaneamente definita.
Restano alcuni punti marginali del documento che hanno
suscitato qualche perplessità.
Che cosa significa per esempio che «l’ordinamento dell’
Ucebi ha un orizzonte assembleare o sinodale»! L’affermazione meriterebbe un chiarimento. Un ordinamento non
può oscillare fra due opzioni,
ma deve esprimere con coerenza Luna o l’altra delle posizioni ecclesiologiche. E
perché «orizzonte»? L’ordinamento dell’Ucebi non può
presentarsi come un depliant
illustrativo che contiene varie
offerte tra cui ognuno sceglie
quella che gli è più congeniale, ma piuttosto come una fotografia della situazione reale
delle chiese che devono trovare in esso chiaramente
espressa la loro ecclesiologia.
Forse per questo alcune
chiese locali sembrano sentirsi a disagio di fronte ad alcuni punti del vigente ordinamento, o perché ritengono
che contenga delle ambiguità
o perché pensano che abbia
dato troppo spazio a formulazioni non in linea con la «tradizione» battista, o ancora
hanno l’impressione che si
sia tenuto conto più delle speranze delle «dirigenze» che
del reale sentire della «base».
E vero che varie comunità si
trovano su posizioni «conservatrici» e rischiano di non saper cogliere le sfide del nostro tempo, ma in una unione
di chiese non può esistere la
sensazione che gli ordinamenti vogliano forzare le situazioni: queste vanno modificate con un processo di sereno confronto e di paziente
chiarimento dei fini che si intendono perseguire.
Un esempio di questo bisogno di chiarezza è la questione del ruolo che gli organismi
intermedi e regionali devono
assumere nell’ambito dell’
azione comune Bmv. Il fatto
che questo nodo da sciogliere
sia presente all’interno delle
tre denominazioni è di buon
auspicio per l’approfondimento della collaborazione.
Ribadiamo che, al di là di
qualche incertezza o ridondanza, il documento ci pare
assai positivo: ci auguriamo
che le chiese locali lo esaminino attentamente e lo valutino con equilibrio e con gratitudine verso i fratelli e le sorelle che lo hanno prodotto.
La comunione delle chiese
SEGUE A DA PAGINA 13
mette legittimamente in luce un aspetto fondamentale: l’ordinamento congregazlonalista mette il luce il ruolo
decisivo della chiesa locale, l’ordinamento sinodale mette In luce la dimensione universale e cattolica propria di ogni chiesa e di tutte le chiese
insieme. A partire dall’ecclesiologia
neotestamentaria i-due ordinamenti
non possono non tenere conto l’uno
dell’altro.
4) Le chiese battiste, metodiste e
valdesi che si sono «reciprocamente
riconosciute quali chiese di Gesù Cristo sulla base di una comune comprensione dell’Evangelo, di una comune vocazione di testimonianza e di
servizio nel nostro paese, e di una
condivisione delle posizione di fede»
espresse nel documento del 1990 (Atti
dell’Assemblea/Sinodo art. L), possono oggi, alla luce del presente documento, e in particolare del cap. Intitolato «Convergenze», perfezionare
l’atto del riconoscimento reciproco affermando insieme e di comune accordo che tale atto comprende anche I rispettivi ordinamenti ecclesiastici.
5) Il riconoscimento reciproco sl
gniflca riconoscimento della legittimifà evangelica dell’ordinamento
dell’altro e costituisce per le chiese la
base di una più piena comunione di
vita, di testimonianza e di servizio.
Il fatto che nel «riconoscimento reciproco» siano inclusi i due ordinamenti comporta per le chiese un duplice impegno. Il primo è che le chiese
valdesi e metodiste si Impegnano a vivere il p/pprlo ordinamento sinodale
tenendo conto di quello congregazlonalista, e inversamente che le chiese battiste si Impegnano a vivere II
proprio ordinamento congregazionalista tenendo conto ti quello sinodale di
valdesi e metodisti.
Grazie a questo «reciproco tenere
conto dell’altro» non accadrà che il
principio congregazionallsta venga
assolutizzato al punto da cancellare la
coscienza sinodale o assembleare
delle chiese né accadrà. Inversamente, che il principio sinodale venga assolutlzzato al punto da mortificare
l’autonomia delle chiese locali.
il secondo impegno è che le chiese
avvilno tra loro un processo di reciproca ricezione dei pronunciamenti
delle rispettive assemblee giudicati rilevanti per la testimonianza della crescita comune.
La 2- sessione congiunta deH’Assemblea
generale dell’Ucebi e
del Sinodo delle Chiese
valdesi e metodiste, a
conclusione del dibattito sul tema dell’ordinamento ecclesiastico,
dà mandato agli esecutivi di proseguire nel
confronto dei rispettivi
ordinamenti con particolare riguardo al ruolo degli organismi intermedi o regionali, onde accertare se questi
possano essere strumento attraverso il
quale si manifesta la
natura missionaria della chiesa locale.
La discussione relativa alla
Claudiana si è sviluppata in
due momenti: al Sinodo prima
e poi nella sessione congiunta
con i battisti. Le decisioni
quindi riguardanti le linee di
azione per il futuro sono state
dibattute e votate nella seconda parte. Per quanto riguarda
il momento sinodale (conclusosi senza alcuna decisone) il
tema principale è stato dato
dal progetto di aprire una
nuova libreria a Firenze: a tale proposito la Commissione
d’esame si domandava nel
suo rapporto se non sarebbe
stato più opportuno, anche tenendo conto delle difficoltà
economiche in cui si dibattono le tre librerie già esistenti
(difficoltà che riguardano tutte le librerie in generale per la
crisi del settore), stipulare una
convenzione con una qualche
libreria già esistente, dando
ad essa «la privativa del libro
Claudiana».
Il Sinodo non è stato molto
sensibile a questa ipotesi. Eugenio Bernardini ha appoggiato il progetto vedendo in
esso una possibilità di apertura alla città, un luogo dove è
possibile incontrare fisicamente il protestantesimo e
trovare non solo un catalogo
ma anche le opere della Claudiana. La discussione sinodale
si è dipanata tenendo presenti
alcuni punti di riferimento: da
un lato la libreria Claudiana
di Milano che, data forse anche la sua collocazione strategica, è diventata un punto di
riferimento per tanti (ma altrettanto potrebbe dirsi per
quella di Torino e, mutatis
mutandis, per quella di Torre
Pellice), e dall’altro la Libreria di cultura religiosa di Roma che, pur collocata in un
crocevia culturale e teologico,
ha comunque grosse difficoltà
a reggersi da sola (Aurelio
Sbaffi).
C’è chi si è dimostrato entusiasta del progetto (Giuseppe Platone) affermando che in
ogni città dovrebbe esserci
una nostra libreria; c’è chi ha
osservato che a Firenze esiste
già una libreria evangelica. Si
tratterà di stabilire una collaborazione o una concorrenza?
(Bruno Corsani). Blaszych ha
chiarito che per ora si è ancora nella fase di studio del pro
getto, anche se traspariva dal
suo intervento la speranza di
giungere al suo compimento.
Gli interventi hanno oscillato tra l’entusiasmo e la prudenza. Entusiasmo per una
nuova possibilità, prudenza
nel timore di fare un passo più
lungo della gamba. E la gamba è rappresentata da quel deficit del 16% del fatturato globale dal quale la Claudiana
editrice non riesce a tirarsi
fuori. Eppure, ha detto Bernardini in un intervento ripreso dal moderatore e da altri,
non ci vorrebbe molto: sarebbe sufficiente che ogni evangelico comprasse un solo libro all’annoper il modesto
importo di 10.000 lire!
La Claudiana svolge un servizio non solo alle chiese, ma
alla nazione intera (Piero
Trotta); un servizio culturale
di grande qualità (Giorgio
Bouchard) per gli ampi spazi
della riflessione teologica
mondiale che essa media in
Italia (Avernino Di Croce)
ma,' tornando alla questione di
Firenze, il moderatore ha realisticamente sottolineato tre
punti: 1) è necessario affrontare l’impegno ricercando la
collaborazione con altre denominazioni evangeliche (fratelli, luterani ecc.); 2) bisogna
elaborare un progetto finanziario che riguardi sia l’allestimento della sede che il costo della gestione; 3) è fondamentale trovare la persona
giusta che possa seguire con
passione e competenza almeno le prime fasi della nascita e
del lancio della libreria.
Per quanto invece riguarda
le prospettive del futuro della
Claudiana, l’Assemblea/Sinodo le ha elaborate in un ordine
del giorno nel quale, riconoscendo «la validità del servizio offerto dalla Claudiana alla cultura italiana e a tutte le
chiese evangeliche» dà mandato agli esecutivi di sostenerla; la incoraggia a impegnarsi
maggiormente nella pubblicazione di testi di divulgazione;
invita le chiese a dare con
maggiore efficacia la propria
collaborazione. In altri termini a non avere paura di acquistare opere della Claudiana e
ad avere anche un po’ di coraggio per diffonderle tra gli
amici e i conoscenti.
UN GIORNO
UNA PAROLA
LETTURE BIBLICHE QUOTIDIANE
PER L’ANNO 1996
Introduzione di Paolo Ricca
pp. 264+4 ili.ni a col.
L. 12.000
Sotto gli auspici della Federazione delle Chiese
evangeliche in Italia, a seguito del grande successo deiredizione 1995, è disponibile la nuova
edizione dei famosi testi moravi (parole e testi
per ogni giorno dell’anno 1996) richiesti a gran
voce da molte comunità e pastori evangelici. A
partire dal 1730, uno strumento per la lettura regolare e continuata della Bibbia, in comunione
spirituale con milioni di credenti in tutto il mon
/G/ORf5o
mm
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■ ... ■
m ' ' mÊÊ0tSMce
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VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 - 1012S TORINO
TEL. 011/668.88.04 - FAX 011/650.43.W -CO.P. 20780102
21
x/ENERDÌ 15 SETTEMBRE 1995
PAG. 15 RIFORMA
Impegnativa discussione del l'Assemblea e del Sinodo sulla testimonianza cristiana
Una domenica al mese per ^evangelizzazione
ITALO BENEDETTI
Nella divisione in gruppo
dei temi posti in discussione aH’Assemblea/Sinodo
quello sull’evangelizzazione
comune è stato il più seguito.
Per noi è stato il segno del
senso più profondo che le
chiese Bmv hanno voluto date ql reciproco riconoscimento. In definitiva, la tensione
delle nostre chiese verso
Pecumenismo è in funzione
della predicazione dell’Evangelo a questa nazione. In un
campo dove più spesso i rapporti ecumenici si rompono,
quello della collaborazione
ecumenica nell’evangelizzazione è un passo notevole: le
chiese Bmv hanno voluto che
^ecumenismo fosse un luogo
privilegiato per l’evangelizzazlione.
E Dipartimento di evangelizzazione deirUcebi e il
floordinamento delle chiese
valdesi e metodiste per l’evangelizzazione hanno illustrato il loro lavoro comune,
che tiene conto delle linee
programmatiche del V documento Bmv e delle conoscenze nel campo della comunicazione applicata all’evangelizzazióne. Questo lavoro è sfociato nel convegno sull’evangelizzazione comune tenutosi
ad Ecumene all’inizio di lugho: in quella sede si è anche
votato una mozione da sottoporre all’Assemblea/Sinodo e
che ha fatto parte integrante
deU’odg votato dall’assise.
Dipartimento e Coordinamento hanno individuato
quattro aree geografiche dove
iniziare altrettanti esperimenti di evangelizzazione comune: Perugia (M), Pescara
(M), Isola d’Elba (V) e Viterbo (B). Queste rappresentano
anche quattro tipologie diverse di lavoro evangelistico: infatti i primi due sono piccoli
gmppi di credenti che si desidera far crescere (Church
Growth), la terza è una chiesa che in passato ha visto una
forte riduzione di membri e
della quale si intende rivitalizzare la testimonianza.
'L’ultimo è un esperimento
di Church Planting, di fondazione di una nuova chiesa da
parte di una chiesa «madre»
in provincia (Ronciglione).
Questo lavoro di individua
L’Assemblea/Sinodo si è riunita nei capiente tempio vàidese di Torre Peiiice
zione di aree dove mettere in
pratica il mandato del ’90 è
stato condotto con accuratezza, valutando ciascun caso
dopo un attento studio della
situazione sociale, della presenza evangelica, delle forze
disponibili.
Nella discussione generale
tutti hanno voluto sottolineare
da un lato la necessità di un
nuovo slancio evangelistico
delle chiese cosiddette «storiche» da non contrapporre al
lavoro delle altre chiese evangeliche operanti nel nostro
paese, ma che fosse coerente
con il nostro modo di intendere e di predicare l’Evangelo.
Lo slancio evangelistico non è
stato visto necessario solamente per accrescere i numeri
dei registri di chiesa, ma anche per fedeltà al mandato biblico di predicare a ogni creatura e di portare liberazione.
Dall’altro lato tutti gli interventi hanno rilevato come ormai il tempo sia maturo e le
chiese pronte a un nuovo impegno missionario.
Nella discussione del gruppo sull’evangelizzazione comune si sono affrontati i temi
aperti: in primo luogo quello
del rapporto tra evangelizzazione e ecumenismo, dove si
è ribadita la volontà delle nostre chiese di non mettere in
contrapposizione le due azioni. Quindi da un lato le chiese desiderano invitare le persone che ascoltano la predicazione dell’Evangelo di Cri
sto a vivere il loro discepolato nella chiesa, insieme a loro; dall’altro esse concepiscono la loro evangelizzazione come comune, già inquadrata in un patto di reciproco
riconoscimento e quindi ecumenica nella sua essenza.
In secondo luogo si è affrontato il tema del rapporto
tra evangelizzazione e proselitismo. Nonostante ci fossero
in aula diverse comprensioni
di cosa fosse il proselitismo,
la discussione ha ribadito con
forza il rifiuto di ogni predicazione coercitiva che faccia
leva sulla paura, sul dolore o
sulla solitudine, cioè su elementi'psicologici o emotivi
della persona umana piuttosto
che sull’appello della Parola
predicata. Tutti hanno convenuto che la nostra predicazione dell’Evangelo è tesa alla
liberazione come obiettivo e
come metodo. Pertanto, anche se le nostre chiese considerano la parola di Dio come
una chiamata che attende una
risposta dalla persona umana,
questa risposta non può che
essere data in piena libertà.
Secondo i temi della discussione entrati nell’odg il
lavoro che scaturirà dalle indicazioni dell’Assemblea/Sinodo saranno così orientati: le
chiese sono state incoraggiate
a dedicare una domenica il
mese all’evangelizzazione,
caratterizzando il culto con
maggior spontaneità liturgica
e una predicazione attenta
all’aspetto di chiamata dell’
Evangelo. Il Dipartimento e il
Coordinamento sono stati investiti anche di una sostanziosa serie di impegni in quanto
dovrebbero creare un maggior
collegamento e coordinamento tra chiese, circuiti e associazioni, predicatori locali al
finq di individuare le vocazioni e le attitudini al ministero
specifico di evangelista. Provvedere alla formazione e aggiornamento, in collaborazione con la Facoltà valdese di
teologia e il Dipartimento di
teologia dell’Ucebi.
Creare una mappa a livello
locale e nazionale dei luoghi
di intervento evangelistico tenendo conto delle peculiarità
di ognuna, col fine di razionalizzare r evangelizzazione
su tutto il campo nazionale.
Un aspetto sottolineato particolarmente in assemblea è
stato il ruolo della musica
nella chiesa. È stato dato
mandato a esecutivi e organismi di studiare la possibilità,
a breve termine, di costituire
un ministero musicale.
Quello sull’evangelizzazione comune è un odg articolato
e impegnativo, una sfida lanciata a chiese, membri, esecutivi e organismi operativi,
scaturito dalla consapevolezza
che il riconoscimento reciproco ha portato un nuovo scenario di unità di intenti, stima e
fiducia reciproca che favorirà
l’espansione della testimonianza evangelica in Italia.
Ribadito il ruolo di «Riforma»
Strumento importante
Sulla base di una relazione
della Commissione d’esame,
molto critica, che rimproverava al giornale oltre al fatto
di non avere una linea, di non
riuscire a fare «controinformazione», di perdere i contributi inviati dai lettori, di tagliare senza criterio gli articoli, la discussione è stata anche aspra. Tenutasi nell’ultima parte di una seduta serale,
quando già deputati e pastori
erano stanchi per i lavori intensi della giornata, ha lasciato una certa amarezza in tutti.
C’è stato scontro, più che incontro, confusione più che
chiarezza.
È chiaro che un giornale se
accontenta alcuni, scontenta
altri. Ci sono molti modi di
leggere la realtà, di riportare i
fatti, di titolare gli articoli. La
critica, abbastanza facile e
ovvia, non sempre è giustificata.
Sullo sfondo della discussione c’erano due problemi
grossi. Il primo, più appariscente, è dato dal deficit del
giornale, superiore alle previsioni e aumentato dal fatto
che in questi tre anni circa di
vita. Riforma non è riuscita ad
avere un numero sufficiente
di abbonati. Anzi nell’ultimo
anno, forse a causa dell’aumento dell’abbonamento, ha
perso 700 vecchi abbonati, a
fronte di soli 200 nuovi nominativi. Il secondo è dato dalla
natura stessa del giornale che
dòveva, secondo le indicazioni dell’Assemblea/Sinodo del
’90 «riflettere» la vita delle
chiese. È un obiettivo riuscito
solo in parte.
La discussione in Sinodo è
stata solo come un primo momento; nel secondo, tenutosi
nel gruppo di lavoro dell’Assemblea/Sinodo, scaricate le
tensioni precedenti, il dibattito ha in parte ridimensionato
le critiche negative e ha imboccato la direzione giusta,
nel senso che si è cercato serenamente insieme di valutare
aspetti negativi e positivi,
senza criminalizzare alcuno. I
problemi in effetti ci sono, a
cominciare dal gruppo redazionale formato da dilettanti
più che da professionisti. C’è
poi la questione, cronica, di
una ristrettezza di mezzi finanziari; la multiformità del
nostro piccolo mondo prote
stante, per cui sembra valere
il detto latino: «tot capita, tot
sententiae», che possiamo tradurre «ciascuno a suo modo».
A fronte di questo però bisogna anche riconoscere che,
nonostante limiti e difficoltà,
il giornale è riuscito a mettere in comunicazione tra loro
la più gran parte delle nostre
chiese e gruppi disseminati
nella penisola (sono circa
500 le persone delle chiese
che hanno firmato uno o più
articoli, il che veramente non
è poco!). La pagina biblica si
è rivelata un utile strumento
di formazione, ed è particolarmente apprezzata non solo
dai membri delle nostre diaspore; la pagina dei lettori è
tra le più lette; le notizie
dall’ecumene sono riprese
anche da strumenti di stampa
esterni alle nostre chiese; la
grande stampa quotidiana si è
più volte accorta della nostra
esistenza; anche altre chiese
evangeliche non federate seguono con interesse e si ispirano al giornale.
Per tutto questo l’odg votato dall’Assemblea/Sinodo,
più che impòstare «ex novo»
il giornale, ha cercato di aggiustare il progetto editoriale.
Tra le novità più appariscenti
ci sarà quello che in gergo si
dice «restyling», la prima pagina cioè cambierà aspetto;
altre pagine saranno ridisegnate. Gli articoli dovranno
essere più brevi (ne tengano
conto gli autori soprattutto
delle «lettere»!); la redazione
dovrà intervenire di più; la
rete dei collaboratori dovrebbe essere allargata. E poi, soprattutto, si fa appello alle
chiese perché sostengano il
giornale con gli abbonamenti. Alla tesi di alcuni che dicevano non potersi fare nulla
contro il deficit, si è vivacemente opposto il moderatore,
affermando invece con convinzione che questo obiettivo
è possibile. LIn giornale più
agile, con titoli più accattivanti, articoli meglio confezionati può sfondare e aggiungere 800 nuovi abbonati.
Il che consentirebbe il pareggio dei conti.
In conclusione il Sinodo e
l’Assemblea hanno considerato Riforma uno strumento
valido, per la vita e la testimonianza delle nostre chiese.
^ La 2- sessione congiunta deli’Assembiea generaie deii’Ucebi e dei Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste
identifica lo scopo deirevangelizzazione nella conoscenza di Gesù Cristo
come Salvatore, Liberatore e Signore.
- L’evangelizzazione è annuncio
dèlia salvezza rivelataci da Dio in Gesù Cristo, suo Figlio, morto e risorto
per noi, come ci è stato testimoniato
nellaBibbia.
- L’evangelizzazione è opportunità
che ci viene offerta, di aprire le porte
delle nostre chiese e delle nostre esistenze: noi dobbiamo invitare chi Incontriamo a «venire e vedere» quello
che succede nelle nostre comunità,
senza orgoglio né falsa modestia.
- L’evangelizzazione è testimonian2a di und gioiosa certezza che supera
I confini di una singola denominazione
e I limiti posti dalle nostre culture e
tradizioni. Sotto questo punto di vista
t’evangeiizzazione è sfida che dobblahto cogliere per cercare di capire code possiamo testimoniare la nostra
fede a coloro che vengono posti sul
nostro cammino.
- L’evangelizzazione è responsabilità delle chiese, intese sia come luogo
dove donne e uomini si riuniscono
nella lode e nell’obbedienza al Signore
che come strutture che abbiamo
ereditato da chi è venuto prima di noi
e In cui ci riconosciamo. Essa è per
noi benedizione e giudizio, segno delle condivislone che Dio ci offre e segno della nostra Incapacità di accettare appieno questa opportunità.
Per l'evangelizzazione
La 2- sessione congiunta dell’Assemblea generale dell’Ucebi e del Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste
non scorge motivi di contrasto tra un
ecumenismo che sia riconoscimento
di fratellanza in Cristo e che eviti
qualsiasi concessione a trasformismi
e cedimenti, e tale libero annuncio del
Vangelo. Ritiene che l’evangelizzazione:
1) debba essere preparata dalle comunità in preghiera come aperta disponibilità all’azione dello Spirito;
2) debba usufruire dei metodi di
evangelizzazione anche preparati in
altri ambienti ed altre regioni geografiche come strumenti, sempre però
adattati ai contesti in cui sono utilizzati ed aventi per fine l’incontro da persona a persona;
3) debba essere compiuta, là dove è
possìbile, anche in comunione con le
chiese evangeliche non aderenti alla
Federazione (Fcei), avendo come fondamento dell’azione Cristo Signore;
4) debba poter fornire la disponibilità e l’apertura di comunità In grado
di seguire e accogliere chi ne senta la
necéssità e II bisogno;
5) debba essere accompagnata da
una presenza attiva culturale e sociale
che dia aiuto a chi è stanco e disorientato;
6) debba coinvolgere tutti I membri
delle comunità in un’azione individua
le e collettiva che eviti le personalizzazioni del lavoro.
La 2® sessione congiunta dell’Assemblea generale dell’Ucebi e del Sìnodo delle Chiese valdesi è metodiste
fa proprio il documento finale del i®
convegno sull’evangelizzazione comune, svoltosi ad Ecumene il e 2 luglio
1995 ed in particolare:
- la proposta di collegamento delle
chiese locali, circuiti delle chiese vaidesi e metodiste e associazioni delle
chiese battiste con l’unione del predicatori locali e le corrispondenti strutture operative dell’Unione battista, al
fine di determinare vocazioni e attitudini allo specifico ministero di
evangelizzazione;
- il mandato al Coordinamento valdese e metodista per l’evangelizzazione e al Dipartimento per l’evangelizzazione deU’Ucebi di organizzare. In collaborazione con le chiese locali, circuiti delle chiese valdesi e metodiste e
associazioni delle chiese battiste seminari, esercitazioni e corsi dì aggiornamento;
- si propone di incoraggiare ciascuna comunità a dedicare una domenica
al mese a un culto di evangelizzazione,
caratterizzato da maggiore spontaneità
liturgica e dai dono dell’accoglienza;
- invita il Coordinamento valdese e
metodista per l’evangelizzazione e il
Dipartimento per l’Evangelizzazione
deU’Ucebì a elaborare una mappa delle forze disponibili per l’evangelizzazione a livello locale e nazionale,
tenendo presente le particolari vocazioni;
- sviluppare il settore evangelistico
nella preparazione al ministero pastorale, suggerendo alla Facoltà valdese
di teologia di studiare la possibilità di
arricchire ulteriormente la formazione
in questo campo.
La 2® sessione congiunta dell’Assemblea generale dell’Ucebì e del Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste
Invita:
le comunità locali a confessare la
propria inadeguatezza in materia di testimonianza ,e a riflettere sulle possibilità che ci sono schiuse nella vita di
tutti i giorni;
gli esecutivi a impegnare persone e
Investire energie economiche nei vari
progetti che si sviluppano;
il Coordinamento valdese e metodista per l’evangelizzazione e il Dipartimento per l’evangelizzazione dell’Ucebi di elaborare e offrire alle comunità e alle chiese Bmv strumenti atti a
stimolare la riflessione e l’azione nel
loro ambito;
dà mandato agii esecutivi e Incoraggia la Fcei a ricercare nelle nostre
chiese fratelli e sorelle che abbiano
una vocazione dì animatore/trice musicale In vista della formazione di tale
ministero.
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PAG. 16 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 15 SETTEMBRE 1995
testo della predicazione del culto di chiusura dell'Assemblea/Sinodo
L'acqua viva è acqua vivificante
PAOLO SPANO
«Il mio popolo infatti ha commesso due mali: ha abbandonato me, la sorgente d’acqua viva, e si è scavato delle cisterne
screpolate, che non tengono l’acqua»
(Geremia 2,, 13)
«Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come esperto
architetto, ho posto il fondamento; un altro vi costruisce sopra;
poiché nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già
posto, cioè Cristo Gesù. Ora, se uno costruisce su questo fondamento con oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia,
l’opera di ognuno sarà messa in luce; perché il giorno di Cristo
la renderà visibile; poiché quel giorno apparirà come un fuoco;
e il fuoco proverà quale sia l’opera di ciascuno. Se l’opera che
uno ha costruita sul fondamento rimane, egli ne riceverà ricompensa; se l’opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno; ma egli
stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco»
(I Corinzi 3, 10-15)
«La donna gli disse: “Signore, dami di quest’acqua, affinché
io non abbia più sete e non venga più fin qui ad attingere’’»
(Giovanni 4, 15)
Il sole picchiava forte e implacabile sulle bionde campagne di Sichar quando Gesù,
affaticato dal viaggio, essendo
ormai mezzogiorno, si appressò al pozzo di Giacobbe. Là,
si fermò a considerare i ricordi che presso quel pozzo gli
affollavano la mente: ricordi e
parole che appartenevano
aU’anima e al cuore d’Israele.
Questo suo popolo, questa
gente di Dio, lontana dal suo
Signore eppure vicina, assetata anch’essa, eppure dotata di
acqua viva!... E Samaria, la
terra di coloro che avevano
tradito il Signore, spinti
com’erano stati dalle forze
possenti della storia; anche
Samaria è bruciata dal sole e
assetata di verità.
Pensando al passato di quel
popolo e del popolo d’Israele
nel suo complesso, Gesù ricordava che in un certo senso
la storia di quei popoli era
compresa tra due esperienze:
da una parte l’esperienza delle cisterne screpolate, di cui
aveva parlato il profeta Geremia, e dall’altra resperienza
del pozzo di Giacobbe, presso il quale egli cercava un
po’ di ristoro.
Le parole che Gesù dirà poi
alla donna samaritana, che era
venuta ad attingere acqua al
pozzo di Giacobbe, sono ispirate dai pensieri che egli coltivò là, seduto nei pressi delle
acque di Sichar. La memoria
che noi, popolo del Signore,
coltiviamo del nostro passato
ci richiama alla necessità che
prendiamo coscienza che anche dietro di noi, come per
Israele, o c’è l’esperienza di
cisterne screpolate, come dice
Geremia, o l’esperienza del
pozzo di Giacobbe.
Le cisterne
. Yl mio popolo s’è scavato cisterne screpolate
che non tengono l’acqua» dice il profeta Geremia. Voleva
dire che l’abbandono del Signore era una pazzia come
quella di chi scava cisterne
fessurate. Non è che il popolo
di Giuda si sia convertito ad
altra religione, ma ha chiuso
gli orecchi alla parola di Dio,
ha serrato gli occhi all’opera
di salvezza del Signore, ha
costruito una società fasulla e
una politica suicida, che promette ciò che non può dare.
Abbandonare il Signore è come scavare delle cisterne incapaci di raccogliere la poca
pioggia stagionale. Sono cisterne che servono soltanto
per i rifiuti o, come ci racconta il libro di Genesi (37, 1824), per uccidere le persone
scomode come Giuseppe, il
figlio di Giacobbe.
Può darsi che anche noi,
guardando al nostro passato,
scopriamo con amarezza e
rimpianto di aver scavato cisterne screpolate: abbiamo
suscitato speranze deluse; abbiamo profuso energie e risorse in costruzioni ora crollate o in demolizione; abbiamo pensato di essere capaci
di dissetare gli altri con le acque da noi raccolte, dimenticando che l’acqua viva procede dal Signore.
Se così è, come a me pare
che in alcuni casi sia, allora
dobbiamo fare sincera confessione di peccato. Dobbiaino riconoscere che non abbiamo saputo evangelizzare
quanti vivono nel nostro paese; non abbiamo sofferto le
nostre divisioni interne ed
esterne nel pentimento e
nell’umiliazione, ma le abbiamo celebrate come espressione di fedeltà; abbiamo lasciato che opere e istituzioni di servizio, iniziate
con fede e con slancio, gradualmente si indebolis.sero
per mancanza di visione e
per carenza di persone seriamente impegnate.
Talora abbiamo scandalizzato i deboli, qualche volta
non abbiamo ispirato i nostri
figli e le generazioni più giovani a una vita di fedeltà e di
coraggioso slancio per l’Evangelo. Eppure, malgrado
ciò, abbiamo tenuto insieme
delle chiese, abbiamo creato,
aggiornato e potenziato le
strutture. Ma resta l’interrogativo: abbiamo costruito
soltanto cisterne screpolate?
Questa domanda, che è anche il principio del giudizio,
non deve essere elusa, proprio mentre iniziamo una
nuova tappa nel cammino
delle nostre chiese.
I pozzi
Potrebbe darsi, però, che
nel nostro passato, come
fece Giacobbe (almeno secondo la leggenda) abbiamo
invece scavato pozzi ricchi
d’acqua, che hanno dissetato
umani e armenti; opere durature nei secoli, monumenti di
tempi immemorabili, quando
l’opera dei nostri padri e delle
nostre madri nella fede fu
edificata sul fondamento vero, sulla roccia del Signore. E
queirop*era ha resistito all’
usura della storia.
Dietro di noi non c’è solo il
tentativo sciagurato di scavare cisterne screpolate, ma anche il patrimonio prezioso di
chi ha scavato pozzi d’acqua
ai quali anche il Signore si
accosta e ai quali guarda con
benignità. È, questo, il patrimonio prezioso delle nostre
chiese, quando sono state
chiesa del Signore. È il patrimonio delta nostra storia,
consegnato alla nostra generazione, perché le nuove generazioni attingessero ad esso
per la loro ispirazione e per
l’arricchimento della loro conoscenza. In questo patrimonio noi rintracciamo le orme
del passaggio dell’Eterno, i
segni dell’opera creatrice e liberante del Signore.
La memoria del passato,
dunque, può apparirci o come
dannazione, a motivo della
nostra infedeltà sostanziale, o
come la testimonianza della
misericordia di Dio, fedelmente rappresentata alle generazioni nostre contemporanee. Noi siamo dunque sempre vissuti tra cisterne screpolate o pozzi come quello di
Giacobbe. L’apostolo Paolo
(I Cor. 3, 10-15) ci ricorda
che davanti a Dio non'è indifferente ciò che abbiamo costruito. Può darsi che l’opera
nostra risulti in un gioiello
d’oro prezioso; può darsi che
si riveli come un pupazzo di
effimera paglia. A tutta prima
potrebbe non essere chiaro
quale sia il valore e la natura
di quello che abbiamo potuto
fare. Ma viene il giudizio del
Signore, viene l’ora della prova di fuoco e allora si vedrà
ciò che il fuoco non intacca e
ciò che il fuoco distrugge.
Ciò che è oro e ciò che è legno, o fieno o paglia.
Che cosa, dunque, fa la differenza? O forse dobbiamo
rassegnarci all’idea che comunque o in bene o in male
tutto finisce in un giudizio
inappellabile, un’ordalia del
fuoco? Non possiamo dimenticare a questo punto quello
che Gesù disse al pozzo di
Sichar.
La salvezza di Dio passa attraverso il giudizio: è «come
attraverso il fuoco» (I Cor. 3,
15). In fondò, oro e paglia devono passare per la stessa
prova del fuoco. E così, i pozzi e le cisterne che abbiamo
costruito, per certi versi sono
imprese uguali, uguali nella
parvenza, uguali per profusione di energie, uguali per tecniche di costruzione, uguali
per aspettative suscitate. Ma
gli uni, i pozzi, hanno reso un
servizio di vita; le altre, le cisterne, hanno dispensato delusione; anzi sarebbero potute
servire per uccidere, se non
fosse stato per la mano soccorrevole del Signore, quel
Giuseppe figlio di Giacobbe,
il figlio della promessa.
L'acqua viva
Quando Gesù si affacciò
sulla scena di Sichar, apparve chiaro che né le cisterne, né i pozzi servono a dare
l’acqua viva che sgorga in vita eterna. Quando Gesù, affaticato e assetato, si sedette
presso il pozzo di Giacobbe e
cominciò a parlare alla donna
samaritana, segnalò che anche le opere più significative
dei padri nostri, quelle che
ancora oggi servono per dissetare cittadini e viandanti,
umani e armenti, quelle che
hanno resistito alla prova del
fuoco e all’usura del tempo,
sono inadeguate per togliere
la vera sete. L’acqua viva,
come diceva il profeta Geremia (2, 13), procede soltanto
dal Vivente, che è anche il
Vivificante.
L’acqua viva è quella che
disseta, ma soprattutto è quella che purifica, quella che ti
fa sentire un altro, che ti dà
un senso refrigerante di nuova vita, vita rinnovata, luminosamente contagiosa. Quando bevi l’acqua viva, o donna
di Samaria, tu sei rigenerata,
sei un’altra persona. E allora
il tuo passato, punteggiato di
opere che sono solo cisterne
fessurate o che sono solo pozzi ristoratori, non può perpetuare se stesso nel presente e
nel futuro. Ora l’acqua viva
vivificante ti spinge verso la
città con parole nuove, con
entusiasmo nuovo, perché hai
visto che davanti a te non c’è
una persona qualunque, ma
colui che solo può darti l’ac
tf- «OS ».
Il pastore Paolo Spanu tiene la predicazione del culto pubblico di
chiusura dell’Assemblea Ucebi e del Sinodo valdese
qua viva. L’acqua viva è la
parola di Dio, lo sappiamo.
L’acqua viva è la vita che
procede dal Signore Gesù
Cristo. Dunque l’acqua viva è
la luce che ti permette di essere luce del mondo (Giov. 1,
4-5; Matt. 5, 14).
L’acqua viva che riceviamo
da Gesù ci disseta, finalmente. Ma non serve solo a dissetarci: ci serve per essere rinnovati; per farci diventare
chiesa dell’annuncio, chiesa
testimone, chiesa rinnovata
nello spirito e nella sua concretezza storica. Se fino ad
ora abbiamo costruito cisterne screpolate o se abbiamo
scavato pozzi inesauriti come
quello di Giacobbe, in fondo
non importa molto. Quello
che importa è che accettiamo
di ricevere da Cristo l’ispirazione per una vita rinnovata.
Che cosa possiamo fare allora? Innanzi tutto occorre lasciarci guidare dalla parola
biblica in un itinerario di rinnovamento. Dobbiamo riappropriarci di quella capacità
di ascesi laica che fu degli
apostoli e dei riformati delle
prime generazioni; lasciare
che la Parola alimenti quella
spiritualità riformata che unisce la regolare lettura della
Bibbia con una robusta etica
dell’amore, della pace e della
responsabilità. Ma questo rinnovamento non deve esaurirsi
nel privato: se è rinnovamen
La Santa Cena ha concluso II culto e l’Assemblea dell'Ucebl e II Sinodo delle chiese valdesi e metodiste
to dello Spirito esso deve aiutarci a diventare una chiesa
nuova, perché plasmata nella
sequela di Cristo.
L’Italia non ha bisogno di
nuove denominazioni cristiane, né si può accontentare di
quelle già esistenti; il nostro
paese, il popolo di quanti vivono con noi, italiani e non,
ha invece bisogno di chiek
che siano luoghi di vita rinnovata, anzi di una chiesa, che
di un sol animo e di un unico
sentire, nell’unità con il Figlio e con il Padre, sappia
guarire le malattie, lenire i
dolori, dare speranza, profondere amore, dissetare quanti
ardono nel fuoco di un mondo che rassomiglia sempre di
più a un inceneritore che al
giardino di Dio.
Se questa è la prospettiva,
che cosa vogliamo fare? Rabberciare le crepe di vecchie
cisterne in disuso? Accontentarci dei gloriosi pozzi del
passato? O vogliamo calcare
sentieri nuovi, lasciarci rinnovare come chiesa del Signore
per essere una chiesa sola, la
chiesa rinnovata che sa correre verso la città, perché anch’essa sia rinnovata?
Quest’Assemblea e Sinodo
congiunti forse ci hanno aiutato a guardare avanti, a orizzonti nuovi e a nuove prospettive. Ora dobbiamo deciderci se rimanere fermi al palo di partenza o se dare inizio
a un nuovo cammino; se continuare a dissetarci dell’acqua
del pozzo di Giacobbe o se
bere quella che ci dona il Signore Gesù. Da sempre è stato notato che il racconto di
Giovanni, a un certo, punto
evidenzia una sorprendente
inversione di ruoli: colui che
è assetato e che si avvicina al
pozzo di Sichar per bere, è
poi colui che offre alla samaritana un’acqua che estingue
la sete per sempre. È possibile che l’imprevedibile creatività dello Spirito operi oggi
un’altra clamorosa inversione
di ruoli, in una specie di rovesciamento opposto: le chiese divise, che predicano agli
altri la Parola di salvezza, saranno esse stesse a conoscere
la salvezza, perché scopriranno nella missione che la loro
unità scaturisce dall’unità del
Padre col Figlio (Giovanni
17,21-23).
Allora l’Iddio di grazia darà
loro, nella sua misericordia, di
non essere timide o reticenti
ma gioiose e riconoscenti. Lascino la secchia vuota, le loro
cisterne e i loro pozzi e corrano ad annunciare la buona notizia di Cristo con cuore rinnovato e novella speranza.