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LONGO SEI MA
Casa Valiese
TORRE PELLICE
DELLE VALU VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
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" Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete |MPQiiato. e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXIX - N. 27
Una copia L ì re 30
ABBONAMENTI
}
fico: L. 1.200 per l’intenio j Eco e La Luce'. L. 1.800'|M
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TORRE PELLICE - 3 Luglio 1959
Ammin. Claudiana Torre Pollice • C.C.P. 2-17557
SONO CIRCA QUARANTACINQUE MILIONI
Indetto daU'ONU si è aperto
l’anno mondiale del rifugiato
E’ rallegrante che 59 nazioni che fanno parte detl’O.N.U si siano
accordate per indire un « Anno mondiale del rifugiato », che si è aperto
il 28 giugno. Ci auguriamo che questo problema, fra i più dolorosi del
dopoguerra, non sia offuscato nè falsato da alcuna speculazione propagandistica politica. Del resto ai profughi provenienti da paesi comunisti
si potrebbero contrapporre, sia pure con enorme sproporzione numerica,
quelli arabo-israeliani, algerini.
Il Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico si è naturalmente
associato di tutto cuore a questa bella, elementarmente doverosa iniziativa di solidarietà umana: pubblichiamo qui sotto un messaggio dei Presidènti del Consiglio ecumenico alle Chiese che ne fanno parte, e ci proponiamo di pubblicare prossimamente una serie di articoli in modo da
portare a conoscenza anche nelle nostre chiese questa tragica realtà
odierna, forse ignorata, forse trascurata.
MESSAGE
aux Eglises
Nous sommes convaincus que le
plus grand drame humain de notre
temps est, dans le monde entier, le
drame du réfugié - de l’homme sans
patrie.
Le réfugié et sa famille sont depuis
plus de dix .hns un défi constant à notre témoignage et à notre compassion,
et ils doivent pouvoir compter sur
l’aide de ceux qui ont pour Seigneur
« Celui qui n’avait où reposer sa tête ».
Nous croyons que le Conseil oecuménique, dans la mesure de ses ressources, a répondu avec persévérance
à cet appel et nous en exprimons notre gratitude aux Eglises grâce auxquelles cela a été possible.
Notre aide n’a pas été motivée par
l’appartenance des réfugiés à nos Eglises — en fait, la plupart d’entre eux
n’appartiennent pas à une Eglise membre du Conseil oecuménique. C’est
le Christ qui nous force, à agir. Cependant, nous ne pensons pas que les
gouvernements du monde libre aient
maintenu aussi constamment qu’ils
l’auraient dû au centre de leurs préoccupations un problème qui n’est pas
seulement une tragédie humaine, mais
qui, s’il n’est pas résolu, demeure un
danger permanent pour la paix et la
sécurité du monde entier. C’est pour
cette raison que nous accueillons avec
une faveur et un espoir renouvelé la
décision des Nations Unies de proclamer une « Année mondiale du Réfugié ».
Notre Comité exécutif, réuni en février, a adopté la déclaration suivante, que nous recommandons à votre
attention:
Le Comité exécutif du Cbnseil oecuménique des Eglises
NOTE avec satisfaction que 59
gouvernements membres des Nations
Unies ont décidé de proclamer en
juin 1959 une Année mondiale du
Réfugié, « convaincus de la nécessité
d’intensifier, à l’échelle du monde, les
efforts pour résoudre le problème des
réfugiés b;
— AFFIRME à nouveau la préoccupation constante du Conseil oecuménique à l’égard'des hommes sans patrie, quels qu’ils soient et où qu’ils
soient;
— SALUE avec joie la décision des
Nations Unies de proclamer une année
spéciale dans l’espoir que tous les
gouvernements qui ont voté en faveur
de cette décision agiront en conformité avec leur vote et prendront des mesures positives en faveur des réfugiés;
— AFFIRME que le Conseil oecuménique, en plus de son aide permanente, fera tout ce qui sera en son
pouvoir pour collaborer à toute action
constructive des gouvernements en
vue de résoudre ce problème;
— ATTIRE l’attention des gouvernements et de tous ceux qui s’occupent des réfugiés sur le fait que ceuxci sont si nomoreux et se trouvent
dans des situations si difficiles qu’un
an sera tout à fait insumsant pour
trouver à tous une solution. Néanmoins, il espère vivement que le nombre ües cas résolus sera beaucoup plus
grand cette année que les années précédentes et que l’Année mondiale du
Réfugié aura pour effet dans l’avenir
d’assurer une attention plus soutenue
que par le passé à ce problème;
- PRIE que Dieu bénisse ces nouveaux efforts.
Le temps est venu niaintenanl pour
nos Eglises de prendre part à cette
initiative, et c’est pourquoi nous faisons appel à nouveau à vos prières,
à une intensification de votre service,
et à la constance de votre charité.
Les Présidents du C.OE.L.
Addio, cosinole valdoso!
Da quattro o cinque anni a questa
parte un gruppetto di Villaresi, animato dalle migliori intenzioni ha
creato un nuovo vestito' folcloristico
locale e lo ha chiamato « costume
Villarese ».
Il motivo addotto per la innovazio
ne è stato che, essendo la popolazione di mista religione e non potendo
perciò indossare il vMchio costume
tradizionale era meglio crearne uno
nuovo, uguale per tutti, che cancellasse ogni distinzione religiosa tra coloro che lo portavano. Molti, anche
tra i migliori benpensanti del luogo
approvarono. Dissero che sarebbe loro dispiaciuto di vedere il costume
Valdese usato nelle feste folkloristiche e trascinato nei balletti a cui es
se qualche volta danno luogo. Il vestito Valdese ha un valore religioso,
sia dunque serbato per le manifestar
zioni della fede evangelica Valdese!
Da principio il nuovo costume villarese servì al gruppetto per partecipare a piccole manifestazioni folkloristiche a Susa e in altre località —
o in manifestazioni interne del Crai.
Ora però è stato ostentato in una manifestazione tenutasi a Villar domenica 28 giugno, e da qualche tempo è
pure in evidenza in un quadro dell’Ente Turistico in un sottopassaggio
della stazione di Porta Nuov.a a Torino.
Non vogliamo-dubitare delle buone
intenzioni dei nuovi « Christian Dior
(continua in 2» pagina)
di Don Primo
Il primo nume» di maggio del
quindicinale «Adèsso», che rai^resenta una delle ppnte di avang^rdia più impegnate del cattolicesimo
italiano, è tutto dedicato alla figura
di Don Primo Mawolaii, il battagliero sacerdote cremonese, spirato di recente, all’ età di .quasi settant’ anni,
di cui è riprodotto anche il testamento spirituale.
Colpisce il fatto che attraverso nessuno degli articoli destinati a rendere devoto omaggio alla popolare figura deU’arciprete di Bozzolo è possiDile farsi un’idea précisa di Don Primo. Eppure, di « Adesso» erano i suoi
compagni di lotta, i suoi più entusiasti collaboratori. Se ne ritrae l’impressione che, almi^o per chi lo conobbe direttamente, la personalità
forte e quasi incandescente di questo
sacerdote, più che Ig), ai» linea di pensiero, la sua energ^ .rilormatrice sul
piano del costume, più ohe la sua visione teologica o ecclesiologica, abbiano colpito i suoi scwnpagni di viaggio (anche se tutti ¡seno concordi nei
riconoscergli doti di pensiero e profonda cultura). Cado Bo, il giudizio
del quale ci interessa pazticolaimen
te, ha accenti di ùa’ammlraziQne e
devozione sconfinate. Eppure è difficile, attraverso le espressioni di omaggio, il ricordo di episodi personali, le
citazioni di frasi incisive, e persmo,
ad una prima lettura, attraverso il
testamento spirituale dello stesso
Mazzolar!, ricostruire la sua figura
e farla combaciare cranpletamente
con quella che risulta a chi, come
noi, lo abbia conosciuto unicamente
attraverso i suoi scritti.
E’ bensì possibile ravvisare i temi
principali che assaltarono l’esprimersi della sua vocazione; il riaccostamento delle classi popolari al messaggio cristiano; Tinsenmento dei laici
cattolici in ima società scristianizzata; l’immissione dei fermento evangelico nel costume civile e politico;
una ricerca instancabile circa i metodi deU’apostolato, per la quale effettivamente Don Primo si battè con
la parola e con la penna in tutta la
sua travagliata esistenza, attirandosi,
con la sua polemica ardente e priva
sempre di retorica, non poche antitipaiie, ricniami aUorctine, Imposizioni di obbedienza. Ma tutta questa
proDiemaiica, che a noi pare porsi
già di per se stessa in primo piano,
eviaentemente per chi conoDoe Don
rrimo acquista vero rilievo e senso
vivo soltanto attravèrso il dono della sua presenza umana, la meaiazione aeiia sua testimonianza persoiiaie e la sua capacita di amore.
l'orse appunto questa capacità di
amore e la cinave ai volta necessaria
per comprenaere tutta l'opera aei
iviazzoiari, il suo slancio proietico come Il suo farsi povero coi poveri; u
suo valore come i suoi diletti ; le sue
stesse siumacure di iinguiaggio, a voi
te acceso e violento, a volte aimesso
e familiare come quello di un povero
parroco di campagna, quale egli amava definirsi.
E infatti, se leggiamo il suo testa
mento spirituale, sottc questa luce,
ecco che la mancanza in esso Oi
qualsiasi precisazione programmatica, di qualsiasi difesa in linea di
principio, di qualsiasi direttiva per i
suoi compagni di lotta assume im
provvisamente un sigmficato: la prolonda fiducia che tutto ciò ha la sua
unica e vera giustificazione nell’amore di Dio, e che ciò che importa noii
e lasciare direttive precise, ma salutare i propri fratelli nell’attesa di
ritrovarli tutti nella Casa del Padre,
na vita di questo «profeta» non si
è chiusa con il balenio della spada,
ma con un umile, sommesso saluto
agli uomini.
Non è un gran testamento, eppure
in esso si possono ritrovare, ad una
lettura più attenta, tutti o quasi i
temi cari a Don Primo. Anzitutto
quello della povertà, tema che ritorna costantemente nelle sue opere, e
in cui forse la penna del sacerdote
ha ritrovato la più vasta gamma di
accenti, da quelli di un genuino francescanesimo a quelli di un’aperta
condanna degli ori e orpelli ecclesiastici in tutte le loro forme; da quel
li derivanti da un’evangelica esigenza di fedeltà a Cristo, a quelli attinti alla consapevolezza della nostra
comune povertà di creature, della
« povera famiglia umana ». Amore
per la piovertà che non si risolve nella semplice beneficenza (Don Primo
ha parole di fuoco per coloro che
« beneficano i poveri », stabilendo cosi una distinzione tra chi dà e chi
-s- -*<■ ifp
iriceve), ma anzitutto nel dono inte
graie di sè, nel farsi povero coi poveri, nell’arrivare appunto a riconoscere ed accettare la propria povertà,
ossia la propria appa,rtenenza al Signore, per cui il darsi è la sola valiua motivazione al dare.
Un altro tema che ritorna nel testamento è il lavoro parrocchiale,
svolto dal Mazzolali a Cicognara e
{X)i, dal 1952, a Bozzolo, e a proposito
aei quale egli annota umilmente:
« Non tutta e non sempre è stata limpida e completa la mia donazione
verso i miei parrocchiani. I^ stesso
amore mi ha reso a volte violento e
straripante». Confessione che ci pare priva di ipocrisia, ma che esprime
invece la situazione di conflitto in
cui si trovò spesso questo parroco di
campagna incapace di cristallizzarsi
entro schemi convenzionali dell’ufficio pastorale e che, pur amando appassionatamente i suoi parrocchiani,
guardava sempre al di là della parrocchia. Ansioso di aprirla ad, un
orizzonte più vasto di apostolato, egli
sognava di fame « una piccola comunità presbiteriale», capace di evangelizzare senza la facile accondiscendenza ai criteri di massa, triste
e dilagante caratteristica delle attuali organizzazioni parrocchiali, ,ma con
una genuina passione apostolica.
Per questo, «per esaurire uha vocazione che, pur trovando nella; parrocchia la sua più buona fatica, non
avrebbe potuto chiudersi in essa »,
il Mazzolar! fu condotto a prender
posizione in campi non strettamente
professione di fede sempre resa a- Dio
pr.ma che agli istituti umani.
Naturalmente nelle numerose opele del Mazzolar! (ohe vanno dal beh
noto «.Impegno con Oristo», ohe fece parlare di sè nel 1942, alle bellissime raccolte di meditazioni, dàlia collaborazione giornalistica al romanzo), infiniti sono i temi che emergono, e soprattutto le decise prese di
posizione ogni qualvolta si trattava
(11 interpretare la realtà quotidiana
àllà luce della fede Basti ricordare
la sua netta condanna del regime dittatoriale in tempo fascista, la quale fu anche fatto oggetto di minacce
e persecuzione ; la sua più recente
condanna della guerra contenuta nel
volumetto «Tu non uccidere», uscito anonimo nel 1^5 come espressio
ne del gruppo de La Locusta; la recentissima esortazione, a proposito
del prossimo Concilio Ecumenico cattolico-romano, ad un colloquio etri
« lontani » impostato su un piano
non autoritario ma di fraternità, nella ricerca di uno scambievole aiuto.
E tutte queste posizioni di avanguardia. e il coraggio di sostenerle
limpidamente, derivano in Don Primo da un’unica esigenza: esigen^ di
fedeltà alla Parola di Dio, contro
ogni tendenza al conformismo, ai falso buon senso, al,«sano» realismo.
« Il cristianesimo è" l’inquietudine più
grande, la più intensa. Esso inquieta
resistenza comune nel suo fondamento. Dove deve nas(»re im cristiano,
vi deve essere inquietudine; ove un
cristiano è nato, c’è dell’inquietudi
Ci impegnatilo a seguirlo, non a farci seguire.
Se ci tien dietro, gli è col suo cuore di
Buon Pastore che ci tien dietro: siamo degli smarriti ed Egli ci viene a ritrovare
nella sua carità.
Ci impegnamo a seguirlo, costi quel che
costi, perchè « gli uccelli dell’aria hanno i
loro nidi, le volpi le loro tane... e il l'igliuol dell’Uomo non ha da posare il capo ».
Ci impegnamo a seguirlo senza guardare
indietro, senza commiati, senza rimpianti,
senza nostalgie di cose morte, senza chiederGli dove sta e se ci può prendere.
A segu.rio sino alla nne, senza chiederGli su quale monte nè su quale croce potremo dire il nostro a consummatum est »,
senza chiederGii che ci darà per le cose che
aobiamo abbbandonate, non avendo hnora
lasciato nulla per amor suo.
Se ci prende con Sé, se ci fa lavorare, se
ci manaa come pecore in mezzo ai lupi,
col suo Nome nel cuore più ebe sul labbro, noi ne saremo contenti.
una sola cosa osiamo cliiederGli: che ci
chiami amico, anche quando stiamo per
tradirlo. Sotto quel nome, il nostro povero
cuore trasatirà nella certezza di essere stato portato al di là, fuori del limite umano.
Li conosciamo i nostri limiti: i limiti
del nostro slancio, i limiti del nostro cuore, i limiti della nostra volontà, i limiti
della nostra fedeltà...
Neanche in questo momento « lanciato »,
ci facciamo illusioni, nè vogliamo giocare
ail’eroismo: ci sentiamo uomini e così poveri uomini, che non siamo sicuri di niente di ciò che ci riguarda.
Ci sentiamo viandanti e vorremmo, prima che cali la sera, godere il nostro breve
passaggio.
L'iiupegno col Cristo ci sospinge più in
là: verso Uualcuno di più grande, verso
(jualcuno ciie resti anche quando noi passiamo : verso Qualcuno che ci prenda in
mano il cuore se il cuore non regge al salire.
SeguendoLo, non sappiamo di preciso se
io raggiungeremo, ne aove lo raggiungeremo: sappiamo di camminare suqe orme di
Colui, cne per avere preso impegno con la
venia, segno di sangue li proprio sentiero.
lappiamo di non essere piu soii qualunque sia la strana assegnataci.
Chi ha quaicuno davanti, non si ferma
più e nessuno più lo terma, neanche la
.norie, perone Lui è più torte delia morte.
« Ut etiam si mortuus fuera, vivet... ».
BRIMO MAZZOLARt
iDa u Impegno con Cristo », fisa 1942,
pp. 21.29).
pasturali. La preparazione di un laicato efficiente e cosciente lo portò in
piena lotta, fruttandogli molti nemici, procurandogli l’accusa di schierarsi a fianco di determinati moviinenti o ideologie. Egli voleva salvare
il laicato dal pericolo di venir « clencalizzato », ed è facile quindi coni
prendere le difficoltà derivanti da
questa sua presa di posizione. Ad essa, e a tutte le sue conseguenze, egli
si mantenne sempre fedele, come è
testimoniato fra l’altro dalla sua collaborazione alla rivista milanese
« Adesso », il battagliero « giornale di
Don Primo » (« Ma, adesso, chi non
ha una spada venda il mantello e ne
comperi una»), iniziato nel 1949, e
alle edizioni de « La Locusta », una
piccola casa editrice di Vicenza, impegnata nella pubblicazione di interessantissime opere di scrittori cattolici d’avanguardia.
Don Primo camminava su un terreno minato; e sebbene la morte sia
giunta a lui prima di una qualche
aperta condanna da parte della Chiesa, fanno fede del suo travagliatissimo ministero alcune frasi del testamento in cui egli professa obbedienza alla Chiesa, da lui sempre amata
e servita, dichiara di « poter ancora
una volta, prima di morire, baciare
le mani che lo hanno duramente colpito », ma tuttavia riafferma che egli
intese sempre dare « una testimonianza d’amore, anche quando le espe
rienze non entravano nell’ordine prudenziale » e non sembravano « convenire agli interessi immediati della
Chiesa ». Parole umili ma non servili,
ne » ( da « La Parola che non passa»). «Il realismo guarda al Vangelo come a un intralcio. Quei testi
stanno bene in chiesa: ma la banca,
ma 11 commercio, ma l’industria, ma
la guerra, ma la politica è un’altra
cosa, in tale ragionamento resta praticamente annullata l’Incarnazione.
Se no, bisogna dire che il Verbo si
sia fatto uomo in terra per aver sbagliato pianeta. E’ pericoloso, è scomodo soprattutto il Vangelo,’ma andiamoci piano a opporre realismo a
Vangelo. Solo la sua eroica applicazione può salvare il mondo » ( da « Tu
non uccidere »).
Don Primo Mazzolari fu un lotta
tore della fede, e noi evangelici non
possiamo non esprimere la nostra
simpatia profonda per figure come
la sua, animate dal dono di un’intima potenza riformatrice. Ma qui ci
piace concludere rispettando, per cosi dire, le sue ultime volontà; concludere cioè con le più pacificanti e
più grandi fra le sue parole, quelle in
cui il dramma dell’uomo, con le sue
luci e le sue ombre, si cancella volontariamente deponendosi nelle ma^
ni dell’amore divino:
« Adesso vedo che ogni vicenda lieta o triste della mia travagliatissima
esistenza sta per trovare nella divina Misericordia la sua giustificazione
anche temporale... Viene l’ora, e, se
non ho la forza di desiderarla, è tanta la stanchezza, che il pensiero di
andare a riposare nella misericordia
di Dio mi fa quasi dimentico della
sua giustizia...»
Rita Gay
2
L'ECO DELLE VALLI VALDESI
3 luglio 1959
LA... PALESTRA DC.I LETTORI
Gli alpini alla ribalda
del servizio dovufo alla nazione
L,articolo dì Giorgio 7ourn sugli alpini ha suscitato vivaci reazioni, e c’era
da aspettarselo. Alcuni ci hanno scritto, e ne siamo grati; non nascondiamo che
CI* mrebbc parso più significativo l’intervento di qualche alpino semplice, e che
d mira parte avremmo desiderato delle prese di posizione un po’ meno ” militari , in cui cioè si sentis.se che la problematica, espressa in modo paradossale
da G. 1 ourn, era stata avvertita. La discussione sarà comunque utile, e forse
molti ripenseranno ad una questione che non è così semplice. G. Town risponderà ai .suoi interlocutori, a cui pero leniamo a dire che il pensiero da lui esporo non. è affatto un suo ” pallino ” personale, nè quello di uno strambo gruppetto
di imberbi pastorelli: la discussione in corso, anche fra noi, sull’obiezione di
coscienza lo prova. Sarebbe molto interessante condurre un’inchiesta al riguardo
fra la gioventù. Comprendiamo l’amarezza di chi pensa che le nuove e inesperte
^Iterazioni non valutano affatto la somma di sacrifici e di sofferenze di quanti
hanno combattuto; in questo .senso mi pare troppo semplicistica la dichiarazione
m Town: ...la fede giudica le esperienze passate perchè vissute senza Cristo...”.
Ma vi sentiamo un po’ troptto sicuri, amici militari, che quelle esperienze siano
sta^ in blocco, da tutti, vissute con Cristo, e soprattutto quel poco che sappiamo,
abbastanza indirettamente, dell’orrore esteriore e interiore della guerra ci fa
rivolgere uno sguardo piuttosto smagato alle glorie guerresche (come del resto
ad ogni gloria umana). Forse pensate che siamo dei cattivi cittadini perchè abbiamo dei forti dubbi sul fatto che il primo dovere verso la propria nazione sia
prestare il proprio servizio militare: c’è chi pensa che .si debba rifiutarlo, e chi
ne riconosce la validità; ma che sia il meglio che possiamo dare al nostro
popolo... La tensione, poi, fra l’impegno con Cristo e il giwamento ad una bandiera, è ineliminabile oggi come ai primi secoli della Chiesa. Con riconoscenza
pensiamo alle sofferenze, coscienti o subite, di combattenti e prigionieri a cui dobbiamo^ in parte di poterci oggi esprimere liberamente; ma piuttosto che riandare
fra discorsi e barbera alle glorie che son costate lagrime e sangue non sarebbe
meglio pensare ai compiti civili di oggi?
Gino Conte
Sig. Direttore,
ho ricevuto il N. 25 deU’Bkio delle Valli
in data 19 giugno 1959 e con profonda soddisfazione mi sono accinto a leggere l’articolo del Pastore Giorgio Toum dal titolo
« Viva gli Alpini! ». Però tale mio sentimento si è rapidamente mutato in profondo rammarico quando mi sono accorto che
non si trattava di ricordare il simpatico e
patriottico raduno di Alpini di domenica
14 giugno a Torre Pellice, ma di criticare
aspramente lo scopo stesso del raduno, anzi di tali raduni in genere.
Sono valdese fin dalla nascita, e modestamente credo di averne dato più volte
prova, ma sono pure Alpino fin dalla mia
giovinezza ed a questo nostro magnifico
Corpo ed alle sue eroiche gesta sono legato
da un affetto così profondo che non mi permette assolutamente di fare, così come fa
l’autore dell’articolo, di ogni erba un fascio !
I raduni di alpini p di eK-internatì o di
combattenti in genere, si fanno e si faranno
sempre più numerosi perchè, per nostra
grande fortuna, il nostro popolo, per tanti
anni cosi depresso e sconvolto dalla immane sciagura della guerra, finalmente ritrova se stesso e ricomincia ad apprezzare
ed a valorizzare quello che è stato il sacrificio del soldato italiano in tutte le guerre.
E noi Alpini di sacrifici e di eroismi, con
i nostri magnifici reggimenti e battaglioni,
affiancati dai nostri fratelli Artiglieri da
montagna, ne abbiamo scritto pagine e pagine!
Putroppo taluno ohe vuol essere per forza antimilitarista e forse anche antiitaliano,
queste cose non riesce a comprenderle, specie quando, non avendo neppure compiuto
il più semplice dei doveri di qualsiasi cittadino verso il proprio Stato (quello di
prestare il proprio servizio militare) non
può certo avere elementi sereni ed obbiettivi di giudizio.
Io sono salito a Torre Pellice appositamente per partecipare al raduno degli Alpini e sono stato ben lieto che mi sia stata
data l’occasione di portare il m'.o saluto
di combattente e di valdese ai miei correligionari : ritengo con ciò di avere caso mai
dato prova una volta di più della mia profonda fede cristiana e valdese e di non
avere in nuUa mancato ai doveri che mi
derivano dall’appartenere ad una comunità valdese! Era con me il carissimo amico
e valorosissimo combattente Medaglia d’oro
generale Adolfo Rivoir, della cui altrettanto profonda fede ritengo non vi sia
II
" radunisfa „ è un furisla
con la penna nera
Signor Tourn,
i suoi rilievi sull’Esio del 19 giugno,
per quanto giusti, sono forse eccessivi e
basati su qualche informazione inesatta.
Non è esatto che simili raduni siano una
moda nuova, che anzi sono andati piuttosto in disuso dopo l’ultima guerra. Ebbero
voga nel primo dopo guerra e furono molto incoraggiati dal Regime. Ma errerebb»
colui che in essi voglia vedere una manifestazione di militarismo ed una esaltazione di spiriti bellicosi e patriottardi. La
cosa è molto più semplice.
Come membro della Presidenza di una
Associazione d’Arma, organizzai prima
della guerra delle adunate nazionali, cui
convennero diecine di migliaia di iscritti.
Ma perchè accorrevano? Un po’ per ritrovare vecchi commilitoni, un po’ per quel
desiderio d’evasione dalla vita d’ogni giorno che ogni nomo nutre- Le assicuro che
il pensiero delle glorie dell’Arma era proprio l’ultimo a occupare lo spirito dei con
Caro Direttore,
un nostro caro Fratello in fede scrive
su un giornale valligiano: «Ora il ’’Pellice” non può entrare in un campo che
non gli è proprio, quale quello dell’autorità rMgiosa che formula definizioni in
base ad un principio indiscutibile ed assoluto, che giudica, che condanna ». Tutto
questo viene riferito ad un articolo di un
nostro Pastore apparso sull’Eco e non a
una enciclica del Papa, come si poirehhe
pensare a prima vista. La lettura di queste
righe mi ha lasciato molto perplesso: dunque si pensa che anche nella nostra Chiesa Valdese ci sia un Sacerdozio infallibile
e docente? Così sembrerebbe credere l’articolista o almeno così c-apisce chi legge
Sarei molto riconoscente al Prof. A.
JaUa, autore delle parole sopra citate, se
volesse spiegarci che cosa precisamente
intendeva dire con quella frase in quanto
essa tocca uno dei punti fondamentali della nostra fede e della protesta delle Chiese
Evangeliche nei rispetti del cattolicesimo.
Io fino ad ora sapevo che l’organo legislativo (anehe in materia di fede) della nostra Chiesa è il Sinodo (formato di Pastori e Laici in egtial numero) il quale tuttavia non si arroga il diritto di formulare definizioni inappellabìli
Grazie per l’ospitalità.
venuti e che la partecipazione alle parate
e l’ascolto più o meno distratto dei discorsi in quelle circostanze erano considerati solo lo scotto da pagare per le eccezionali facilitazioni nel costo dei biglietti
e della permanenza che quei raduni offrono, e senza le quali andrebbero assolutamente deserti o si ridurrebbero all’intervento di alcuni annoiati dirigenti e di
due o tre fanatici. Gli anziani poi di quelle occasioni (e sono sempre i più numerosi) approfittano per rifare un tuffo nella
lontana giovinezza e, se qualche passeggera malinconia al pensiero dei commilitoni partiti per sempre li assale, sono poi
i primi a intonare gli inni, innaffiati generosamente.
« Tout finii par des chansons », come
certamente lei osserva. Ma in ogni caso
creda pure che i « radunisti » sia durante
le cerimonie, che durante i simposi, non
coltivano gli elaborati pensieri che lei
presta loro e se gridano: Viva gli Alpini,
o i Fanti, o gli Avieri, in fondo non gridano altro che: « Viva noi! », grido perfettamente umano e comprensibile.
Pertanto non mi sembra giustificato il
suo raffronto con la frequenza alle conferenze distrettuali, ai sinodi e soprattutto lo
ritengo irriverente. Siamo su tutt’altro
piano. Tuttavia ritengo che se anche in
quelle occasioni si godessero delle facilitazioni offerte dai raduni di Arma, non
mancherebbe l’afflusso. Senza contare che
è nella natura umana mettere più entusiasmo e più operosità in un divertimento
che in quello che è considerato l’adempimenlo di un dovere. E ciò è vero a tutte
le latitudini, e volersi opporre è un raddrizzare le gambe ai cani
M. Eynard.
é uscito
Franco Sommarli.
Angelo Farina
La riabilitazione di Israele
e il Regno
nella concezione di Geremia
Torre Pellice 1959
Prezzo: L. 320 - Ordinazioni presso
la Claudiana, c.c.p. 2/17577.
Abbiamo letto l’articolo a firma G.
Tourn, dal titolo subdolamente ironico
« Viva gli Alpini! », sul recente raduno di
Torre.
Libero il Sig. Tourn — che non abbiamo
il bene di conoscere, ma che dev’essere certamente molto giovanel e quindi inesperto
di non comprendere nulla o ben poco (è
lui stesso ad ammetterlo e ci crediamo sénz altro, poiché lo confermano la sue argomentazioni) allo spirito thè promuove ed
an.ma questi incontri «di ex militari, ex
internati, ex alpini è^ersaglieri e di tutte
le armi », com’egli dice
Ciò elle invece gli- contestiamo è il diritto di trinciare giudìzi con tanta presunzione e ridicola facib^ièria su di un fenomeno che appunto ejgli non capisce; catalogando in sostanza (bontà sua!) tra i « veri credenti » coloro che non « si lasciano
prendere da tale retorica » e negando per
contro detta qualifi'.’a a ohi, valdese o non
valdese, comunque cristiano, si onora, come i sottoscritti, e si farà sempre un dovere
di partecipare, per quanto possibile, a questi magnifici e, per noi, benefìci raduni.
Torino, 21 giugno 1959.
Adolfo Rivor
- Davide falla
Eugenio Jahier
neppure da parlare : erano presenti alla
memoria di tutti le luminose figure dei
nostri eroi Valdesi quali le Medaglie d’Oro
maggiore Giovanni Ribet e generale Giulio Martinat e tanti e tanti altri che sarebbe
troppo lungo elencare e mi sovveniva nej
frastuono della festa, dontenuta del resto nei
limiti più che onesti di qualsiasi raduno
del genere, la bella figura dei nostri Cappellani- Alpini Valdesi quali Bertalot, Bonnet, Pascal, Fuhrmann, Bertinatti, ecc. ecc.
e dello stesso nostro attuale Moderatore
Pastore Ermanno Rostan quale tenente degli Alpini, oppure quella del Pastore della
Chiesa di Napoli, Créste Peyronel che, nel
grandioso raduno degli Alpini a Trieste
pochi anni fa, mi si era fatto festosamente
incontro con il suo bravo cappello alpino
ed i suoi gradi di tenente e mi aveva detto
di essere venuto appositamente da Napoli
a Trieste per partecipare a quell’adunata
nazionale degli Alpini
Non vedo perciò davvero come sia possibile comprendere lo stupore dell’articolista quando egli scrive: «che i battaglioni facciano ì loro raduni, liberi loro; ma
che un credente si lasci prendere a seguirli, questo ci stupistte ». La fede, a mio
modesto avviso (ma quella vera e profonda, però, non quella che tende a trovare
ovunque ragione di mistificazione) non
ha proprio nulla da perdere nei raduni,
sta pure festosi, degli Alpini perchè caso
mai i credenti, allora come sempre, rendono grazie a Dio per essere stati salvati e
per aver potuto con il Suo aiuto compiere
il loro dovere di combattenti e di cristiani
pure in mezzo a pericoli, difficoltà e disagi che solo chi ha provato può giudicare.
E del resto lo stesso articolista come i
componenti di quel piccolo stuolo, anche
di giovani Pastori, che sentiamo or qui or
là trinciare giudizi anche se espressi da
chi ha ancora cosi poca esperienza della
vita, dovrebbero pensare che la stessa libertà di cui essi attualmente godono e
che permette loro di parlare o di scrivere
in quel modo, essi la debbono molto probabilmente anche al sacrificio di tutti coloro che, in qualsia.si maniera ed in qual■siasi campo, hanno fatto sì che la nostra
Patria potesse ancora una volta risorgere
dalle rovine della guerra, non certo per
predisporsi a farne un’altra, ma per sapere
apprezzare al suo giusto valore quello che
è lo spirito di libertà che vogliamo inteso
nella più larga espressione del termine.
Grato per l’ospitalità sul nostro giornale, invio i miei saluti ben cordiali.
generale Davide falla.
Uomini del futuro
Mi riferisco alla mia lettera al Redattore pubblicata il 1« Maggio scorso, e ringrazio l’amico Nisbet e il signor Max Eynard per i loro interventi, nel rincrescimento che anche altri non abbiano preso
la parola.
A me sembra che ambedue i miei cortesi interlocutori non si siano soffermati abbastanza su quello che considero essere il
nocciolo della quistione: la nostra incapacità di perdonare a Roma, la nostra assenza di volontà di perdonare in modo
completo e definitivo — chè non so se il
perdonare a metà, così come prospettato,
sia quello veramente autentico.
Qui siamo nel campo del soprannaturale,
- e posso dire che si tratta di una battaglia
che non può essere combattuu e vinta se
non davanti a Dio e per mezzo Suo. Si
tratta di lasciare flùire la Grazia nei nostri cuori; si tratta di cominciare a chiedere al Signore la volontà, la forza di
perdonare
Consequenziale al perdono, sarà allora
la nostra capacità di amare la Chiesa Cattolica cosi com’è, non come vorremmo
essa fosse, senza condizionare il nostro volerle bene soltanto se diventata quello che
riteniamo dovrebbe essere. Non amiamo
noi forse la Chiesa Anglicana o queUa
Luterana, i cui riti e ordinamenti ci riuscirebbe difficile fare nostri?
E, amandola di vero amore, quello che
arriva persino a identificarsi con l’oggetto
amato (non pensavo minimamente, amico
Nisbet, a « solenni abiure, ecc. »), forse
ne comprenderemmo meglio Tintima es-'
senza e daremmo meno peso a certi aspetti esteriori che oggi urtano la nostra sensibilità, arrivando a renderci conto del loro
giusto significato.
Lungi da me il pensare che bisogna
« liqu :dare tutto un passato » e « buttare
a mare » la memoria di quelli che hanno
pagato con la vita la fedeltà a ciò che ritenevano giusto. Essi rispecchiavano complesse situazioni di allora e, perchè erano
generosamente sinceri, sono degni della
nostra reverente meinoria.
Ma oggi, quando le parole: Riconciliazione di animi e di cuori — Comprensione —' Sforzi generosi di penetrare i punti
di vista altrui —■ Eliminazione di contrasti
— Cosciente rinuncia a interessi di parte
per conquistare una più ampia solidarietà
e una superiore unità di intenti, svegliano
echi nuovi e permeano di atmosfera rasserenante i rapporti fra le nazioni Cristiane, e in seno alle nazioni stesse — a quando un nuovo atteggiamento, un desiderio
sincero nostro di riconciliazione con ¡a
Chiesa Cattolica, una volontà di instauraré una nuova era di rapporti con essa?
E’ il nostro spirito di contenzione, di
accusa, di diffidenza, di critica non certo
benevola, il più adatto a creare questo
nuovo clima? E la rievocazione delle passate persecuzioni a cosa serve se non a
rinfocolare rancore e collera, a produrre
un permanente stato d’animo ostile e diffidente verso la nostra « avversaria », a impedire di vedere le cose nella loro retta
pro.spettiva?
Ci creiamo così un sempre maggiore isolamento, che ci rende avulsi daH’anìma
della nazione — mentre (]uale benedetta e
costruttiva opera potremmo svolgere e di
quale cordiale simpatia saremmo circondati, soltanto se volessimo e sapessimo
aiutare i Cattolici a diventare migliori e
più completi Cattolici, a vivere consapevolmente la loro fede Cattolica, a diventare appassionati della Parola di Dio dentro la loro Chiesa, donando ad essi tutti
quei preziosissimi valori positivi che abb amo e che a loro .sono noti! (A meno
che si voglia negare che un Cattolico, fedele alla propria chiesa, che ha venti secoli
di esistenza, possa vivere in operante e
irradiante grazia di Dio e cooperare alla
propria salvezza — perchè è questo che
conta —: allora il discorso cambierebbe e
il nostro « no » a Roma dovrebbe diventare ancora più inesorabile e aggressivo).
Chi comincerà? Chi farà il primo passo? Penso che, nell’attesa che sia l’altra
parte a cambiare, sarebbe già uno splendido passo avanti .se noi mutassimo tutto
questo atteggiamento negativo e demolitore verso Roma in un atteggiamento risolutamente positivo e costruttivo. O non
era S. Paolo, il grande « stratega di Dio »,
a scrivere ai Corinzi: « ...e con i Giudei
mi sono fatto Giudeo, per guadagnare i
Giudei, ecc. »? — E se, con i Cattolici,
noi provassimo a farci « un poco Cattolici », a considerarli, essi e la loro chiesa,
con uno spirito nuovo? Forse che ne andrebbero di mezzo i valori positivi della
nostra Fede e la nostra fedeltà a Gesù
Cristo? Per esperienza, posso dire che ne
riceveremmo un insospettato arricchimento.
E un compito grandioso, che dovrebbe
mobilitare le nostre migliori energie e dal
quale potremmo trarre così tanta libertà
interiore e così tanta ispirazione, da fame
il toccasana al « diffuso senso di apatia »
nelle comunità, messo dolorosamente in
evidenza nella recente Conferenza del 1«
Distretto.
Solo così operando, mi pare che dimostreremmo di essere Cristiani del futwo,
uomini di elevato sentire e di visuale ampia, che sanno vedere lontano e anticipare
con i fatti quell’aneiito di unità che permea oggi il mondo Cristiano e che, mi
sembra, dovrebbe vedere la nostra cara
Chiesa Valdese in prima linea, questa volta
come « Mater reconciliationis a.
Quanti vorranno essere fra questi uomiFranco Falchi.
Col fempo e con la paglia...
Caro Direttore,
facendo seguito all’articolo del cronista
di S. Secondo in data dell’11/6 ultimo
scorso, mi permetta ch’io esponga queste
malinconiche riflessip'ni, sul risultato del
recente referendum della frazione di Miradolo che in maggioranza ha optato per
Pinerolo. Secondo il nostro modesto parere, due sono le cause di questo paradossale risultato:
Per alcuni, e speriamo che siano molti,
si tratta di una sincera ma eccessiva affezione ad una Comunità colla quale hanno
vissuto tanti anni.
Per altri, e ci auguriamo che siano pochi, una parola basterebbe a definire il
movente che li ha spinti, ma è una parola
antipatica e non vogliamo pronunciarla.
11 fatto è che si è creata una situazione
penosa, gravida di serie conseguenze per
ravvenire. — Fra coloro che sono stati
spinti da eccessivo sentimentalismo, ci saranno certamente dei padri di famiglia i
quali per essere conseguenti dovrebbero
mandare i loro figli alla Scuola domenicale di Pinerolo, esponendoli ai gravi rischi della strada. — Coloro che sono
stati spìnti da un movente meno simpatico. per essere conseguenti, si trovano in
una situazione imbarazzante, per esempio
per i funerali (pare che un Tizio, per’un
falso orgoglio, abbia detto apertamente
che in caso di decesso, non voleva usufruire del nuovo Tempio per la funzione
religiosa!).
A questa penosa situazione, il solo rimedio sarebbe di concedere piena libertà
ai singoli di optare per la Comunità preferita, malgrado l’opposizione degli incorreggibili ultra ortodossi, che trovano inammissibile che nella stessa frazione vi siano
membri di due parrocchie diverse. Ma vi
sono dei precedenti, quindi perchè negare
ora le eccezioni? potremmo citare all’uopo
il caso dì una famiglia i cui membri, dulantc oltre mezzo secolo, per tre generazioni, hanno fatto parte dì due parrocchie
diverse senza nuocere alla buona armonìa
della famìglia c delle rispettive Comunità.
Siamo persuasi che con un sistema di libertà, fra un paio di lustri, salvo poche
eccezioni, tutta la frazione aderirà alla
propria Chiesa del Comune. g. v.
S. Secondo, 15 giugno 1959.
Addio, costume valdese!
(segue dalla 1» pagina)
Villaresi», ma non possiamo neppure
nascondere una certa perplessità
mentre vediamo riporre con cura nelle guardarobe i bei vestiti del tempo
antico che una volta ostentavamo in
faccia al mondo come una testimonianza e che ora porteremo solo più
in qualche festa religiosa...
Oggi siamo invitati a mimetizzarci
tutti con l’ambiente. Si afferma qui
che a Torre esiste già un abito valligiano Torrese diverso da quello vai
dese... forse vedremo presto apparire
il costume di Bobbio, quello di Rorà,
quello di Pramollo o quello di Frali..
Daremo un po’ di lavoro alle nostre
sarte e questo non sarà male, tutto
cambia nel mondo, forse non è male che cambi anche il caro costuma
Valdese. D’altronde esso è già parer
chio caduto in disuso e bisognerà pur
mandarlo in vacanza del tutto in un
momento o l’altro! Addio dunque caro costume, si bello sulle soavi figure
delle nostre spose e delle nostre figliuole, dopo tutto tu eri soltanto un
costume e non vorremo spandere
troppe lacrime per te!
Ma è sufficiente un semplice saluto
•per liquidarti o costume Valdese?
Non portavi tu nei tuoi nastri e nei
tuoi colori dei principii che restano
sul tappeto anche se tu scompari?
Si sono scandalizzati al pensiero
di vederti arrivare sul palchetto di
un ballo popolare come per una profanazione, e non si scandalizzano invece se la medesima fanciulla, con
un altro vestito, va su quel medesimo
palchetto a ballare... Il vestito sembra ad un certo punto contare più
della persona ! Nel mondo certo è cosi, ma può esserlo pure di fronte al
nostro Signore Gesù Cristo?
E mi sembra anche discutibile questo mettere da parte il costume Valdese — perchè troppo confessionale a
protestante — per metterne un altro
che nasconda questa nostra caratteristica. Non diciamo forse continuamente di dover essere sempre e do
vunque discepoli del Signore Gesù?
Discepoli tanto fedeli che tutti li debbano riconoscere anche in mezzo alla folla
Non insisto però. Molti protesteranno probabilmente che non è il caso
di far tante chiacchiere.
Ed io mi ritiro in buon ordine.
Addio, vestito Valdese!
D’altronde non è detto che le nostre fanciulle acconsentiranno tutte
a sostituire il vecchio costume con il
nuovo. Ne conosciamo parecchie che
non lo faranno mai... Ma bisognava
pur segnalare quel che avviene a coloro che amano la causa Valdese e
ne sono giustamente gelosi!
Recentemente la Corale di Torre
Pellice venne invitata dall’Ente Turismo a partecipare ad una importante
manifestazione folkloristica e per evi.
tare l’inconveniente del costume confessionale, a dissimularlo sotto forma
di costume valligiano. Ecco la sua risposta: — Se ci gradite verremo volentieri, ma come corale Valdese e co!
nostro costiune Valdese. Noi siamo
evangelici Valdesi e non possiamo essere altro.
Ci sembra che l’atteggiamento della Corale di Torre sia stato tipicamente giusto e buono e vorremmo che
tutta la nostra gioventù ne seguisse
1 esempio:
— Ci volete Veniamo volentieri,
ma veniamo come Valdesi. Non possiamo essere altro che Valdesi!
Enrico Geymet
3
3 lugliA 195$.
L'ECO DELLE VALLI VALDESI
Uri^lto a San Severo
Bianche da mietere le campagne del Tai}oliere...
San Severo s! trova nel cuore del Tavoliere, alle porte di Foggia, ne dista una
trentina di chilometri. E’ un grosso centro
agricolo dai grandi e spaziosi viali alberati, dalle case uguali e basse... solo qualche palazzo e gli edifici pubblici e la cattedrale si elevano su tutto il resto.
Siamo attesi in una di queste case, piccole e uguali, costituite dalla so'la stanza
ove si svolge la vita dell’intero nucleo familiare. Fanno pensare a quelle a cui allude il Signore quando parla deH’amico
importuno, che se dovesse giungere ad una
certa ora della notte, col suo bussare darebbe molestia ai figli che dormono. Ma
come è sorto il gruppo che in compagnia
dell’Evangelista Mellone, come membro
della ( ommissione Distrettuale, desidero conoscere più da vicino?
Le .nostre opere, quelle che sono autentiche creazioni dello Spirito, sorgono così.
Una o due anime che hanno dato il loro
cuore a Cristo, e perciò hanno gustato
quanto il Signore è buono, si mettono a
parlare ad altre anime della propria fede
finché le persuadono, o meglio le trascinano in questo loro esperienza di Grazia e
di Pace e di Vita nuova. Non avvenne infatti così quando la prima testimone, la
Samaritana parlò della propria esperienza
e additò ai suoi concittadini Colui che le
aveva detto tutto quello che aveva fatto e
nel quale ella aveva ravvisato, per mezzo
deUa fede, il Salvatore del mondo? Da quel
momento nasce e si sviluppa come dal nucleo generatore: Esperienza e Vita nuova
in Cristo; la Chiesa. A. E. e C. C. sono
i primi testimoni della nascente opera di
San Severo, essi si alternano nella spiegazione dell’Evangelo a tutti quelli che hanno creduto e che si muovono ora attorno
a loro, ascoltano gli ammaestramenti come
.scaturiscono dalla Parola che è alla portata
di tutti, cantano sui nostri innari, pregano.
.4. E. che è un fruttivendolo, raggiante di
gioia per aver creduto, lui e la casa sua,
moglie e cinque bambini, sa che il suo
compito ora non è dei più semplici e quasi
tutte le domeniche prende il treno per trovarsi al culto nella nostra comunità di Foggia, fornirsi della nostra stampa, « La Luce », « Presenza cristiana », dei nostri libri.
Ed è stato così che l’anziano della chiesa
di Foggia, fratello Bensì, e l’evangelista
hanno incominciato ad occuparsi di questo
gruppo, a tenervi culti settimanali, finché
eccoci ora a constatare come la Grazia di
Dio sta operando, e ad assecondare, se sarà possibile, lo sviluppo della nascente chiesa, con la presa in fitto di un locale, anche modesto, ai fini di una più efficace testimonianza.
Non è facile descrivere tutte le positive
impressione di questa nostra visita. La casa che ci accoglie per il culto è stata svuotata dal letto e dai lettini (è rimasto un
lettino, con un bimbo inalato) e di tutti
gli altri mobili, che ora sono stati appoggiati fuori (meno male che non piove), le
tavole del letto servono da panche, giungono sedie da qualche vicina. E’ una operazione normale, tanto normale che stupisce solo chi vi assiste per la prima volta.
All'ora del culto giungono prima le sorelle, poi i fratelli, i bambini, alcuni simpatizzanti restano sull’uscio, ma con grande
attenzione^ e molto raccoglimento, quando
sì prega, quando si canta. Non è difficile
parlare dell’amore del Salvatore sulla traccia dell’incontro di Cristo con Zaccheo, dì
spiegare che còsa è la salvezza che può entrare in ogni casa. Quando giunge l’ora di
separarsi... dopo che si è cantato quest’inno e quell’altro ancora perchè è più bello, ina sono tutti belli, mi assalgono tanti
sentimenti.
Depressivi... sì quando penso a quell’aria
di stanchezza che sì sente fra certe mura
delle nostre Comunità stabilite... ricche di
un glorioso passato ma che ahimè non sentono più il fervore e Fentusìasmo del primo amore. E come sono invece belle e palpitanti di vita queste Comunità domestiche
ove mancano anche le cose essenziali, ma
ove l’incontro col Signore è sentito e cercato, è reale e riempie il cuore di gioia e
di speranza.
Cristo è veramente la grande calamita che
continua ad attrarre attorno a Sè quanti
sentono di essere perduti senza di Lui.
Quel che abbiamo visto col giovane collega ci appare un segno ed una conferma e
perciò lina benedizione di Colui che ci ha
chiamati e che vedeva davanti a Sé coj suo
spirito lungimirante e profetico una campagna bianca da mietere ed aggiungeva:
Pregate il Padre che susciti molti operai
nella Sua messe!
G- E. Castiglione
Offerte Pro Gianavella
(5« elenco)
Abbiamo ricevuto le seguenti offerte inviateci perchè la casa di Gianavello possa
essere acquistata e donata ajla Tavola Valdese: L. Pennington de Jong, Roma, L.
5.000; Dario e Liliana Varese, Torino,
L. 5.000; Nino Lodi, Finale Emilia, L. 50;
Grill Margherita Torino, L. 2.000; Costantino Giacomo e Silvia, Torre Pellice, L.
1.500; Ernesto Bein, Torre Pellice, L. ,500;
Pini G. Ernesto, Bergamo, L. 4 000; Costantino Giovanni Luigi, San Secondo, L.
1.000; Bertin Riccardo e llda. Torre Pellice, L. 300; Edith Ogis, Neuchâtel, L.
1.000; Chiesa Valdese di Pomaretto, L.
25.000; Enrico Bonnet, Torino, L. 2.000;
E. L. G. Gay, Torre Pellice, L. 2.000; Giacomo Bernard, Pomaretto, L. 5.000; Fratelli Pretto, Torre Pellice, L. 500; Arturo
Pascal, Torino, L. 5.000; P. G., Pomaretto,
L. 5.000. Un vivo ringraziamento.
La « Pro Valli »
ALUNNI, siete onesti?
Sulla Stampa del 3 Giugno u. s. è stato
pubblicato l’articolo, molto chiaro e significativo, di un’insegnante straniera, « madre di figli italiani », di protesta contro
¡’andazzo degli studenti italiani di « copiare » dai compagni o « dai rotolini di
carta velina» invece di cimentarsi agli
interrogatori ed alle prove scritte con le
loro proprie forze.
La Signora in questione si lamenta fra
rallro che la giustificazione addotta universalmente per tali mancanze di onestà
sia di questo tenore: « si è sempre fatto
cosi, lo fanno tutti, stupido chi si fa sorprendere », e giudica che questo « sia un
segno precoce di ulteriori e più gravi accoTiodamenti con la coscienza ».
Ora la mia lunga esperienza di giovani
e del loro modo di comportarsi mi spinge
ad asserire che la coscienza della maggioranza è andata via via facendosi più elastica e desidero aprire un dibattito su di
un giornale nostro poiché la questione ci
riguarda più da vicino. Noi non siamo
stati educati ad una gradazione nella colpa, per noi non dovrebbe esistere un peccato veniale, troppo facile a perdonarsi.
Oggi dunque, a medie fatte e mentre sono
in corso esami di ogni grado, vorrei rivolgere una domanda a tutti gli allievi evangelici: « Sei sicuro di essere stato e ti prepari ad essere onesto? Non riconosci piuttosto di avere spesse volte copiato e sbirciato su un libro durante un’interrogazione orale, ottenendo quel provvidenziale
aiuto che ti ha permesso, ingannando il
tuo professore, di rubare quel voto che
altri meritava per il suo lavoro più serio
e coscienzioso? Terminando vorrei accennare ad un fatto avvenuto molli anni addietro, ad una bimbetta giunta alla prima
media da una scuola elementare in cui
era stata infelice e particolarmente trascurata dall’insegnante, perchè « eretica ». In
uno dei primi giorni di scuola entrarono
in classe il Preside e l’insegnante fiduciaria i quali in modo molto solenne, conferirono alla trasecolata e confusa ragazzina la coccarda di « capo-classe » pronunciando le parole mai dimenticate: « Non
possiamo ancora giudicarla, ma abbiamo
fiducia in Lei perchè tutte le alunne Vaidesi che l’hanno preceduta in questa scuola si sono segnalate per una scrupolosa
co.scienza del dovere, onestà purissima e
serietà nello studio ». Il buon Preside era
forse un illuso? Non credo, perchè molte
altre evangeliche si susseguirono in quell’istituto mantenendo alta la fiaccola.
E ora? Rispondetemi voi vi prego.
Un’anziana insegnante.
E voi, GENITORI,
che pensate dell’onestà di cui
parla la nostra insegnante?
La apprezzate
e sapete farla apprezzare?
Ancora sull'obiezione di coscienza
Il problema rimane aperto
Nel pubblicare questi due nuovi
interventi suli’ormai dibattuto problema degli obiettori ci sia lecito
fare il punto della situazione onde
evitare che si continui a discutere
a vuoto ribadendo sempre le medesime posizioni con poche varianti.
Ci scuseranno i due amici che oggi
ci scrivono se ci siamo permessi di
scegliere dal loro scritto alcuni brani soltanto; nostra intenzione non è
di esercitare censura (ben lungi!)
sugli scritti dei lettori ma solo di attenerci all’essenziale del problema.
Si sono sentite nel dibattito voci
prò e voci contro l’obiezione. Il sig.
Vingiano nel numero 21 dava il .suo
pieno appoggio all’obiezione e citava in suo favore testi della Scrittura
prlendèndd posizione in modo forse
un po’ passionale per gli obiettori
attualmente in carcere di cui è uno
dei pochi a seguire le tristi vicende. Claudio Troll nel numero 5 aveva ribadito in risposta al compianto prof. Tron la necessità impellente del l’obiezione come atto della testimonianza della fede oggi e formulava addirittura l’augurio che la nostra chiesa ne prendesse coscienza.
Contro queste posizioni ha scritto
Penna Nera nel mim. 9 e pur riconoscendo l’orrore della medesima e
la nobiltà delle premesse degli obiettori esponeva l’urto che tale alteggiameiito viene ad avere l'on alfri imperativi della Scrittura; gli
stessi concetti sono ribaditi dalla
lettera del past. P. Bosio. Il sig.
Beux aveva nel suo primo articolo
sui cappellani parlato degli obiettori come di gente « che cerca di
salvare la ghirba », frase che a molti era parsa un tantino eccessiva ma
per esperienza personale si dichiara scettico sul fondamento e valore
stesso dell’obiezione.
Fin qui la discussione. Sarà forse opportuno chiuderla a questo
punto perchè le posizioni sono chiare e sulla base di queste argomentazioni non si farà che poca strada
verso la comprensione del problema.
Si può dire cbé' tutti sono d’accordo nel ritenere )a guerra un male, il peggiore forse dei mali, 1’.splosione del pecca|to e della malvagità umana.. Tutti ^no concordi n. l
l’affermare che i eredenti devono fàre tutto il loro possibile perchè questo male non avvèniga: con la loro
vita, con la loro preghiera, con la
loro azione continua nella società.
Secondo alcuni questa opera di testimonianza deve però giungere sino al rifiuto di ogni collaborazione
con preparativi di| guerra. Secondo
altri la testimonianza e l’opera dei
credente nella società deve sottomettersi ai doveri éomuni della convivenza nell’obbedienza a quelle autorità che Dio ha ftabilite.
La discussione potrà riprender.
Il diluente quando si saranno esaminati i testi biblici dell’Antico e del
Nuovo Testamento su questa materia ed è quando ci sforzeremo di fare prossimamente. red.
Abbiamo letto con attenzione
quanto è stato scritto ne L’ECO sul
problema degli obiettori di coscienza.
Alcune domande
Per facilitare lo studio del problema suddetto, proponiamo alcu
ne domande che servono a prospettare vari aspetti del problema stesso :
1) Credete voi che la religione cristiana concerna solo la vita individuale del credente e si disinteressi
della vita collettiva, senza .preoccuparsi di sviluppare nei popoli dei“sistemi sociali e politici che contrastino al disordine, all’anarchia, alle ingiustizie, alle prepotenze ed alla schiavitù in tutte le sue manifestazioni?
2) Conoscete voi un sistema che
sia praticamente più efficace (per
far rispettare l’ordine, il diritto, la
giustizia e la libertà voluti da Dio)
l i (jucìli adottati oggi dai popoli piti
evoluti i quali sono favorevoli al sistema democratica) e contrari alle
òiltatiin- ed ai totalitarisii.i di qiiaiiinqiie genere?
d) Credete voi che vi sia possibili!:> per i pojioli, nel moinento attuale, di far rispeftare le leggi che cercano di tutelare la libertà, il dirillo, la giii.“tizia e l'ordine voltili da
Obiezione su vasta scala
Mi vedo ('o.5lretlo a riprendere l’argomento, elle mi ha spinto a meltere giù alcune note, circa i Cappellani Militari.
Nel fare 1’ apologia dei Testimoni
di Geova il Vingiano cita 3 lesti che probabilmente non ha letto bene, giacché
mentre i due ultimi non hanno alcun riferimento alla questione militare, il primo
Luca 3: 14 suona precisamente cosi: «Lo
interrogarono pure dei sojdati dicendo:
E noi, che dobbiamo fare? Ed egli (il
Battista) a loro: /Von fate estorsioni, nè
opprimete aleuno con false denunzie e
contentalevi della vostra paga ».
Non è necessario essere degli esegeti
qualificati per dire che ¡1 Ballista autorizza, invece, i soldati a continuare nella
loro occupazione, rispettosi dell'altrui libertà. Come al versetto 13 risponde agli
esattori delle imposte: Non risrotete nulla
più di quello che vi è ordinato.
Il Sig. Vingiano ed i Te.stimoni di
Geova sono pregati di ricercare altri passi
biblici, se li trovano, affinché ]>ossianio
dar loro credito.
Perchè il Sig. Vingiano deve sapere che
quando i Testimoni di Geova si chiamavano Studenti della Bibbia il sottoscritto
si era onorato di accostarsi a loro e vi
rinia.se per qualche anno, finché come
Bereani, egli non «i convinse deU’estreina
sabbiosità del fondamento delle loro teor.e.
(Come mi faceva toccare con dito -- I917
— il Direttore della « Vedetta Cristiana »,
Pastore Galassi)
In quanto agli Obiettori, sul piano storico mi affido alla memoria: nell anno
1907 (militare a Spezia), i giornali davano notizia di una recluta che si era amputato il dito indice della mano destra jier
farsi riformare; altra recluta, nello stesso
periodo si era suicidato. Perchè? Per la
incoercibile ripugnanza al servizio mili.
tare, in seguito à propaganda politica.
Pagarono di persóna! Sul fronte Carsico
( in guerra) uno degli esponenti degli Studenti della Bibbia si fece condannare a
due riprese per non volere indossare indumenti con le stellette: Erano il segno
della bestia.
lo stesso, per lo stesso aberrante motivo, mi feci condannar); ad un mese di sospensione dal grado.
Come vede il Sxg.tlVingiano, ho elementi di lunga data e quindi liiftlgàmente
meditati, circa i Testimoni di Geova e gli
Obiettori di Coscienza.
Ma continua ¡’autore: « Evidentemente
l’obiettiyre col suo atteggiamento, si mette
fuori della drammatica realtà del mondo »... e che quindi « non sarà certo la
sua opposizione, la sua protesta, come non
lo saranno i moniti-stverbali delle Chiese
Cristiane di vario nome, a modificare
quella realtà » e allóra perchè volere —
come chiede la chiusa del suo articolo —
« agitare questo problema dinanzi la coscienza del Paese »?
Il'Cristiano quale sa/e e lievito nel mondo, deve operare come tale
in ipiafunque angolo del mondo,
in qualunque attività,
in qualunque ambiente,
per dimostrare che si può essere cristiani
sempre, vivere la propria fede, con atteggiamento positivo e non come l'albero
l'he non porla frutto; la maestosità di un
bel fico, la lucentezza delle sue foglie
sono belle cose da vedere ma se non portano frutto, il giardiniere pone mano alla
accetta. ,
Mi sia permesso infine di ringraziare il
Sig. Vingiano della opportunità offertami
per questa confutazione. Siamo ancora in
tempo di pace ed è quindi fuori di discussione la necessità di salvare la ghirba, che
non è, ora, in pericolo. Ovvio quindi <li
interpretarla in senso retorico.
Ed in attesa che gli obiettori o chi per
ess^ risponda alla domanda: «Che cosa
vogliono » si possono anticipare due suggerimenti.
Ai Gli Obiettori si facciano assegnare
al Corpo Sanitario. Non impareranno a
uccidere, anzi a ¡enire i dolori altrui. E il
Testimone di Nardo sarà .soddisfatto. 1
B) All’infuori degli individui soggetti a
leva, facciano gli obiettori e loro sostenitori quanto facevano i patrioti milanesi
nel 1859: si astengano cioè dal fumare,
per non impinguare le casse dello Stato
militarista.
E la protesta (per portare del frultoi
potrebbe estendersi ad altri generi di monopolio o comunque gravali di forti tassazioni. E. A. Beux.
voniiiiii aiiîi
Roger Boppe
L'HOMME ET LA GUERRE
Le docteur Louis Appia
et les débuts de la Croix-Rouge
L. 1.200
Paul Evdokimov
LA FEMME ET LE SALUT DU MONDE
L. 1.300
Georges Barbarin
LA GUERISON PAR LA FOI
L. 800
Tolbert R. Ingram
LA FANCIULLA D'ISRAELE
L. 650
Dio, senza ricorrere all’uso della
forza?
-I) JNon credete voi che l’abolire
in un popolo le forze di polizia che
vegliano — con l’indispensabile ausilio delle armi —■ a fare osservare
le leggi da parte di tutti, significherebbe gettare fatalmente quel popolo nell’anarchia, nel disordine, nelle violenze e nell’ingiustizia?
5) ]\on credete voi che l’abolire
le forze armate incaricate della difesa di un popolo dalle eventuali
aggressioni, significherebbe, oggi,
.spingere quel popolo a subire fatalmente^ l’oppressione per parte dei
popoli moralmente poco evoluti e
militarmente più potenti i quali
considerano il dominio del mondo
come lo scopo supremo della vita?
6) Credete voi che i popoli eli,*,
jier aver rinunciato alla difesa della propria libertà, diverrebbero fatalmente schiavi dei popoli più violenti e meglio armati, vivrebbero in
condizioni migliori senza libertà,
senza giustizia, senza diritti e senza
possibilità di scegliere i loro dirigenti ed il sistema politico, sociale,
morale e spirituale ch’essi ritengono essere il migliore?
7) Credete voi che sia degno di
iin cristiano continuare ad approfittare egoisticamente dei frutti del sacrificio altrui, senza voler partecipare, insieme col proprio popolo,
agli sforzi solidali per il bene di tutti?
Doveri in contrasto
Non si può studiare questo problema solo teoricamente, facendo
astrazione dalle realtà della vita terrena, quasi che la religione fosse
(jualora di teorico, di astratto. La
religione indica dei principii, dei
iloveri, degl’ideali: tocca al creden
te sforzarsi di applicarli sempre me
glio nella vita, tenendo conto delli
condizioni e delle possibilità prati
clip della vita terrena.
L’insegnamento del Cristo è molto couijtlesso e sarebbe grave errore dar valore ad un particolare asjietto di quell’insegnamento lasciando nell’ombra altri aspetti altrettanto importanti.
Il credente si trova del continuo
ili fronte a doveri, tutti insegnati
dalla Bibbia, che sono fra loro in
contrasto, o sembrano escludersi a
vicenda ;o che sono, per il momento, inattuabili. Occorre vegliare a
non essere unilaterali dando valore
solo ad un dovere a scapito di altri
tloveri : ovvero ad interpretare come ordine assoluto da eseguirsi subito, alla lettera, ciò che ci è invece dato come ideale verso cui tendere sempre più, a misura che le
condizioni della vita ce lo permettano. Occorre esser molto umili nel
cercare la propria via e non credere di saperla molto più lunga dei
(Segue in 4« pag.)
4
Noi abbiamo conosciuto l'amore che Dio ha per noi e vi
abbiamo creduto.
1 Giovanni 4: 16
L'Eco delle Vcilli Valdesi
Se uno dice; (o amo Dio, e
odia il suo fratello, à bugiardo.
1 Giovanni 4: 20
10-17 luglio
Primo campo intemazionale
tema: L’EVANGELO ED IL CATTOLICESIMO POLITICO.
direttore: past. Carlo Gay
vice-direttore: dr. Fulvio Rocco
quota per tutto il campo: lire 6.650.
17-26 luglio
Campo Unionisti, organizzato dalla FUV
tema: UOMO E DONNA DAVANTI ALL’EVANGELO
direttore: past. Alberto Taccia
vice-direttore: dr. Marco Ricca
quota per tutto il campo: lire 8.100.
29 luglio - 8 agosto
Secondo campo internazionale
tema: LA CHIESA E LA SOCIETÀ", OGGI
direttore: past. Tullio Vinay
vice-direttore: past. Aldo Comba
quota per tutto il campo: lire 9.500.
8-16 agosto
Campo intemazionale per operai ed operaie
tema: UOMINI LIBERI
direttore: past. Franco Davlte
vice-direttore: ing. Carlo Tagliabue
quota per tutto il campo: lire 7.600.
Invito ad
ape
. ■ r
- '■
I
16-25 agosto
Terzo campo internazionale
tema: LO SVILUPPO DELLA TECNICA E LA LIBERTA"
DELL’UOMO.
direttore: dr. Mario Miegge
quota per tutto il campo: liia 8.550.
25-27 agosto
Giornate teologiche
tema: IL NOSTRO DIALOGO CON IL LAICISMO
direttore: prof. Giovanni Miegge
quota: lire 1.900
28 agosto - 7 settembre
Quarto campo intemazionale
tema: L’EVANGELO E LA GUERRA
direttore: past. Georges Paschoud
vice-direttore: ing. Maurice Bodmer
quota per tutto il campo: lire 9.500.
A tutti coloro che ne faranno richiesta, verrà inviato il
programma dettagliato di ciascun campo, con una breve
introduzione al tema.
Per informazioni ed iscrizioni, rivolgersi alla Segreteria
di Agape, Prali (Torino).
Quota di iscrizione: lire 600, più lire 1.000 di caparra.
Il problema
rimane aperto
(Segue da pag. 3)
credenti che ci hanno preceduti.
Non dimentichiamolo: i doveri
cristiani sono numerosi e fra loro
concatenati. Non è sempre possibile
ubbidire in modo assoluto a certi
doveri, nelle condizioni attuali della vita terrena. Inoltre sono spesso
in ctmtrasto con altri doveri altrettanto importanti. E’ quindi consigliabile evitare di prender posizioni
eccessive ed unilaterali, fondate s
visioni non realistiche del dovere
cristiano.
Noi cristiani dobbiamo vivere nel
mondo, portando in esso uno spirito nuovo che agisca come lievito;
senza credere di essere i soli che capiscono la volontà di Dio e senza
considerare i cristiani che intendono diversamente, come se fossero infedeli o cc conformisti »! Meglio sarebbe cercar di capire le ragioni
profonde e savie che hanno loro consigliato un atteggiamento di graduale attuazione degli ideali cristiani.
Non basta dire: io voglio ubbidire al Signore senza preoccuparmi
delle conseguenze per me e pel pros ■
sinK). Prima di condannare i sistemi che pur senza sconvolgere la vita dei popoli si sforzano di avvicinarli gradatamente verso la mèta
indicala dal Cristo, bisogna essere
in grado di additare un sistema migliore che senza distruggere ciò che
v'è di buono nella vita dei popoli
permetta di rimanere più fedeli al
le leggi divine. Ma agire individuai
mente in modo teorico e rivoluzio
nario senza sapere dove si vada per
quella via e quali conseguenze ciò
rechi alla collettività, non è certo
savio.
Noi consideriamo con rispetto i
giovani obiettori quando sono sinceri e ci auguriamo che si trovi modo di non infierirè contro ad essi,
consentendo loro di servire la Patria in quabthe altro modo: anche
se non sia facile per le Autorità fare leggi che tengano conto degli
scrupoli, più o meno ragionevoli,
che posson tormentare ogni singolo
cittadino. Ma pur simpatizzando
con loro, non possiamo approvare
la loro presa di posizione che riteniamo manchi di comprensione dei
complessi doveri di un cittadino anche cristiano e pecchi di superficialità e di presunzione.
Paolo Bosiu
Dalle nostre Comunità
RODORBTTO
Una trentina di giovani venuti dalle
Parrocchie di Massello, Ferrerò e Rodoretto si -sono ritrovati a Fontane il pomeriggio deUa Domenica 24 Maggio per lo
annunziato Convegno primaverile, nel corso del quale il Pastore Giorgio Tourn ha
sottolineato le responsabilità del giovane
valdese nelle varie attività della sua Chiesa ed in seno alla società in cui vive. 11
tempo i>oco propizio ha certamente impedito una maggiore partecipazione a tale
Convegno, che, tuttavia, è stato buono.
Il nostro bazar, che ha avuto luogo il
pomeriggio di Domenica 31 Maggio, ha
dato un risultato soddisfacente. Desideriamo ringraziare quanti hanno collaborato
alla buona riuscita di questa vendita e ci
auguriamo che una simile collaborazione
possa sempre manifestarsi in ogni campo
della nostra vita ecclesiastica.
Ci rallegriamo con la famiglia del nostro fratello Tron Gilberto di Villa che è
stata allietata dalla nascita della piccola
Elena.
Con l’inizio del corrente mese il Cantiere Scuola della Provincia ha ripreso i
lavori per il proseguimento della strada
che allaccia il vallone di Rodoretto alla
strada provinciale. Tutta la popolazione
ne rallegra, perchè riconosce la grande
utilità che la strada carrozzabile recherà al
nostro alpestre vallone, e si augura che
entro i prossimi mesi estivi possa venire
ultimato un altro tratto della costruenda
strada.
(Ritardata per un errore).
i«ui)iiaReTTU
Recentemente è stato celebrato il servizio funebre di Gaydou Margherita di anni
83. Da lungo tempo sofferente ha ritrovato nella prova la luce del Signore Gesù
Cristo. Chiediamo a Dio di consolare la
sorella che l’ha curata negli ultimi tempi.
Domenica scorsa al culto ha fatto la relazione della Conferenza il signor Sieve
Samuele, delegato della parrocchia. Siamo
lieti che i laici rompano il ghiaccio e diano alla comunità la loro testimonianza.
Mentre ringraziamo il signor Sieve ci auguriamo che lo zelo per il Signore sia
sempre più vivo nella nostra comunità.
sam SECONDO
— Domenica prossima, 5 luglio, il Pastore emerito Luigi Marauda parlerà dal
pulpito del nuovo tempio presiedendo il
Culto.
La nostra comunità, legata al signor
Marauda da un affetto particolare per averlo avuto per tanti anni quale conduttore
spirituale quando ancora San Secondo faceva parte della parrocchia di Pinerolo,
gli porge i più vivi ringraziamenti per
aver accettato l’invito e gli dice la sua
gioia riconoscente.
— Mentre si attende che vengano portati
a termine i lavori di restauro nell’alloggio
che ospiterà il nuovo Pastore titolare, de^
sideriamo ringraziare da queste colonne
le signore Cardon che gentilmente hanno
concesso l’uso di una bella e spaziosa camera prospiciente il loro giardino, la quale metterà in grado il Pastore ed il Concistoro di svolgere le loro varie attività.
d. g.
Convitto Masohile Vaidese
Torre PoHloo (Torino)
Dal 28 giugno alla fine di settembre il Convitto di Torre Pellice
o.'tpita ragazzi dagli 8 ai 16 anni, offrendo loro im piacevole periodo di
vacanza.
Dal 19 luglio in poi si accettano anche studenti che debbono sostenere esami di riparazione. Lo studio sorvegliato si alternerà con le occasioni di svago e di evasione.
E’ opportuno prenotarsi in tempo, perchè l’organizziizione delle vacanze si adegui al numero e alle età degli iscritti.
Per ulteriori informazioni rivolgersi al direttore — Dott. Franco
tìÌustratL~ Pellice (Torino), che invierà informazioni e prospetti
iàl\lliRU(ilMA (Serre)
Sia a causa delle strade poco praticabili,
specialmente d’inverno, sia a causa dell’impossibilità di pervenire al Serre in pullman
è piuttosto raro che la nostra chiesa riceva
delle visite, eccezion fatta dei turisti isolati che si spingono talvolta sino a Pradeltorno. Graditissima è quindi stata la visita della Unione delle madri di Massello
che domenica 28 giugno ci ha onorato della sua presenza al colto. Le ringraziamo
per avere scelto come meta della loro gita
U Serre. La loro visita coincideva anche
con quella del Maggiore Calzi dell’Esercito delia Salvezza, die ci ha recato il messaggio delia Parola, e di due giovani trombettieri cne hanno così permesso alla comunità di cantare una volta gli inni con
accompagnamento musicale. Anche costoro
ringraziamo di cuore tanto più che nel pomeriggio sono saliti fino ai Bagnau per
presiedere la riunione all’aperto che, già
annunziata in precedenza, ha raccolto un
buon numero di uditori che ha apprezzato
vivamente i vari messaggi « panati » e
« musicali ». i
Sabato 27 giugno abbiamo accompagnato
al cimitero la spoglia mortale di Irene Agli
in Rivoira, della località Casse, trag.camente deceduta. A tutti i familiari ed in modo
particolare al marito ed alle due bamoine
rimaste orfane in tenera età rinnoviamo
l’espressione della nostra cristiana simpatia per il dolore che li ha colpiti ricordando loro che solo presso Dio cne è paure
di compassione inunita si trova speranza
nella prova.
LUSBHAIA sani lilUddAlllll
Al Ciabas ogni domenica culto, ore 15.
RiUiVIUiNl ErillVE (ore 15)
Domenica 4 • Saret
12 • Harinera
19 - Fondo S. Giovanni
26 - Casteiliis
EiiVEKOLU
r. ].
La stampa locale ha ampiamente e simpaticamente riferito circa la consegna della
Medaglia d’oro al Doti. Italo Mathieu in
occasione del suo commiato dagli Istituti
« Agnelli » di Prà Gatinat, di cui egli fu
meuico e Direttore sanitario ed amministrativo per trenta anni.
Sotmscr.viamo, lieti e convinti, quanto
fu detto di lui in quella circostanza : « medico e studioso di chiara fama, e.evato sapere e particolare bontà »; ma sapp.amo
cne, più di cotesti eiogi ben mentati, valgono per il Dott. Malli.eu Fumile gratitudine di tanti benebeati e l’augurio me Dio
gii conceda di continuare fra noi molto a
lungo l’opera sua cosi apprezzata.
Ed è quanto la noilra Chiesa — superando i limiti della propria cerchia — desidera esprimere a nome di tutti al suo caro
Anziano, rallegrandosi con lui e con la sua
famiglia, e benedicendo il Signore per la
bella testimonianza cli’egli dà all’Evange
10 che professa ed occasionalmente anche
predica.
Come di consueto, sono state sospese per
11 periodo estivo le Attività della Chiesa:
la Scuola Domenicale, con una gita storica
alla Ghieisa d’ia Tana ed a Chanforan;
l’Unione Femminile e l’Unione Giovanile,
con sedute particolari; riuscitissima la Festa che l’Unione delle Cadette offerse alle
Madri il giorno di Pentecoste. - In assenza
del pastore sig. Deódato, il culto del 21
giugno fu presieduto dal past. em. L. Marauda.
Atti Liturgici - Si sono uniti in matrimonio: Cogno Vittorio con Ribet Lilia (18
aprile) e Costantino Alessandro con Borgo
Regina Giovanna (18 giugno). - E’ stato
battezzato Marino Fulvio Umberto, di Sergio e di Coucourde Nella, il 14 giugno. Sono stati richiamati dal Signore: Ernestina Livorno, ved. Benvenuti (30 maggio) e
Beux Alberto di anni 85 (19 giugno), la
cui salma venne tumulata a S. Germano.
Rinnoviamo agli afRitti l’assicurazione
della nostra simpatia cristiana ed uguale
simpatia esprimiamo ai familiari - nostri
membri di Chiesa - di Codino Anna (S.
Secondo) vedova dell’Anziano Pietro Codino della nostra antica Chiesa di PineroloS. Secondo.
1 familiari commossi per la partecipazione di simpatia ricevuta nella dolorosa
circostanza della tragica dipartita del com.
pianto
Giovanni Oreste Breusa
di anni 35
esprimono la propria riconoscenza a quanti, amici e conoscenti, vollero porgere l’ultimo saluto al loro Caro Estinto.
Rodoretto, 24 giugno 1959.
Redattore: Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
Tel. 94.76
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Editrice Claudiana
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Prof. Dr. Franco Upertì
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di Pinerolo con decreto del 1-1-1955.
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