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POVERTÀ DIVERSE
«E alzando gli occhi vide dei ricchi
che gettavano nel tesoro del tempio le
loro offerte. Vide poi una vedova poverissima che vi gettava due centesimi, e
disse: “In verità vi dico che questa vedova povera ha gettato più di tutti: infatti tutti questi hanno gettato nelle
offerte di Dio da quanto loro avanzava, mentre questa dalla propria mancanza vi ha gettato tutta lo sostanza
che possedeva"»
Luca 21,1-4
\JON è il gesto eccezionale che staiV bilisce una nuova relazione con
Dio, ma è l’avere una relazione con
Dio che conduce a compiere un gesto
eccezionale. Come quello della vedova,
oppure amare i nemici o porgere l’altra guancia. Dio l'aveva già detto a Samuele: «Non badare all’esteriorità...
l'uomo guarda all'apparenza, ma il
Signore guarda nel cuore» (I Sam. 16,
7). Non si tratta di imitare il gesto delia vedova ma di accettare la sfida che
VEvangelo propone. Seguire l’insegnamento di Cristo significa anche cogliere il valore che Cristo ci attribuisce:
egli ci ha dato tutto ciò che aveva, sino
alla morte; ha donato la sua vita perché anche noi avessimo una vita nuova, trasformata, redenta.
LUI per noi. E noi per chi? Siamo
disorientati. In effetti non siamo
atmra, come la vedova, liberati dalle
jmccupazioni, dalle ansie, comprese
quelle economiche. Perciò la fede tenàeSempre più verso la dimensione
spinale e sempre meno verso quella
materiale. Una fede così è più comoda
ma non è biblica. Partiamo invece dal
materiale: «Non chi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma
chi fa la volontà del Padre mio» (Matteo 7, 21). E parliamo di soldi, di proprietà, di investimenti, di priorità economiche. Molti tra noi non possono
discutere alla pari perché non hanno
né soldi né lavoro né proprietà. Non
hanno niente. E chi ha tutto, o forse
molto di più di ciò che necessita per
vivere dignitosamente, sa benissimo
come rispondere. Perciò tace. È il silenzio dei poveri ricchi.
Gesù osserva in quel cortile del
tempio la gente che versa la propria offerta davanti al sacerdote pronunciando ad alta voce l’importo. È il
festival delle vanità. Poi arriva una
donna povera che versa la più piccola
moneta che era in circolazione. Ma
(juella piccola moneta è la più grande
ogli occhi di Dio. È come se avesse gettato se stessa in quella cesta delle offerta. È come Cristo che ha dato tutto se
stesso per noi. E noi? Certo Cristo non è
io chiesa e le nostre offerte per la causa
deU’Evangelo rivelano il nostro difficile
tapporto con il denaro. Non siamo ancora arrivati alla comunanza dei beni
dei cristiani delle origini che mettevatto ogni cosa insieme e «non c'era nessun bisognoso tra di loro» (Atti 4,34).
rUTTAVIA la questione più difficile
non riguarda coloro che gettano
comunque l'offerta nella cassa del tempii riguarda piuttosto l’altra metà delm chiesa che vive alle spalle dei contriouenti. La latitanza contributiva indi^ un grande amore per il denaro. L’assen^ di questa altra metà della chiesa
ci impoverisce doppiamente. Da un laio non permette che la chiesa sviluppi
m sua presenza e la sua testimonianza.
Sull’altra questa ambivalenza, che
icmbra dire: sono formalmente valdese
0 metodista o battista ma non pago il
prezzo della nostra libertà, finisce con il
produrre una grave ingiustizia interna,
dimentichiamo che tutti gli aspetti
nostra vita sono sotto lo sguardo
“t Dio, che vede nel segreto (anche di
cìuello bancario). Sicché meno evasioni
Spirituali e più responsabilità concreta,
èriche questo è protestantesimo.
Giuseppe Platone
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
A colloquio con Marco Bouchard, sostituto procuratore presso la Pretura di Torino
Magistrati e politica^ un rapporto difficile
L'Associazione nazionale dei magistrati è in crisi e, come il Parlamento, tende a polarizzarsi in
due schieramenti contrapposti. Una riforma per uscire da una situazione mortificante per tutti
EUGENIO BERNARDINI
1 magistrati sono troppo politicizzati? Dopo la candidatura alle
prossime elezioni europee per i Democratici di sinistra di Elena Paciotti, presidente dell’Associazione
nazionale dei magistrati fino ad alcuni mesi fa, e la richiesta di arresto
del deputato di Forza Italia Marcello Dell’Utri che la Procura di Palermo ha inviato alla Camera, le polemiche si sono riaccese. Di magistrati e politica parliamo con Marco
Bouchard, sostituto procuratore
presso la Pretura di Torino e segretario regionale di Magistratura democratica. «Sulla vicenda Dell’Utri
non mi sembra che ci sia nulla di
nuovo sotto il sole: si ripete da parte
dell’inquisito e dei suoi sostenitori
l’accusa classica ai magistrati inquirenti di avere una finalità politica
nella loro azione. È il canovaccio seguito in occasione dell’autorizzazione all’arresto dell’on. Cesare Previti. Diversa, invece, è la vicenda
della candidatura di Elena Paciotti,
abbastanza inattesa per molti. Non
che ci siano dei divieti di ordine
deontologico per candidature come
questa, ma la stessa magistratura
progressista ha sempre osservato
che il magistrato non deve sfruttare
la sua posizione privilegiata come
rendita per lanciarsi in politica.
Inoltre la Paciotti ha rappresentato
tutta la magistratura. A maggior ragione, dunque, la sua candidatura
ha suscitato un profondo conflitto
proprio nell’Associazione nazionale
dei magistrati che essa aveva mirabilmente presieduto; anzi, dopo faticosissimi tentativi per conservare
l’unità che aveva garantito, si riaprono divisioni profonde. L’associazionismo dei magistrati sta rischiando di attraversare oggi quella
stessa crisi politica e ideologica che
i partiti politici hanno avuto dall’inizio degli Anni 90».
- Dunque hanno ragione coloro
che accusano la magistratura di essere troppo politicizzata?
«Quello che voglio dire è che sta
entrando in crisi il fatto che tutte le
decisioni che riguardano la carriera
del magistrato, i suoi trasferimenti
e le sue promozioni dipendono sostanzialmente dalla volontà delle
correnti interne alla magistratura.
E se prima, in una condizione di
lotta frontale tra giustizia e politica,
da parte della magistratura c’era la
tendenza a serrare i ranghi e a trovare posizioni comuni oggi non è
più così, si stanno polarizzando
anche loro in due schieramenti
contrapposti. E così i magistrati si
interrogano sempre di più snll’utilità delle correnti e sul funzionamento del Consiglio superiore della magistratura».
- Ma i magistrati più in vista non
farebbero bene a «fare un passo indietro» sulle questioni di ordine più
propriamente politico?
«Sì, secondo me sì. Per me la decisione di Elena Paciotti di candidarsi è stata un po’ una delusione
perché tende a confondere il piano
della visibilità del giudice con
quello della rappresentanza politica. Anche se le sue annunciate dimissioni dalla magistratura, il suo
non tornare indietro dopo l’esperienza politica sono un elemento
importante di chiarezza. Ciò detto,
mi sembra che la polemica sui giudici sia eccessiva da parte del centro-destra, perché è vero che ci sono i magistrati eccessivamente
protagonisti, ma ci sono anche
quelli che lavorano sodo per la tutela sostanziale del cittadino. Oggi
mi sembra che sia generalmente
accettato il fatto che il magistrato
non viva nello splendido isolamento di una torre d’avorio ma
abbia una sua testa ed esprima
una sua soggettività nellf decisioni. Purtroppo questa tendenza viene forzata e caricaturata da chi ha
interesse a contestare la validità
delle decisioni giudiziarie».
Una delegazione della Fcei ha incontrato il Presidente Scalfaro
Un Presidente molto attento alle minoranze religiose
Venerdì 12 marzo si è
svolto a Roma un inconno al Quirinale fra il Presidente della Repubblica,
Oscar Luigi Scalfaro, e
una delegazione delle
chiese evangeliche federate. La visita era stata richiesta dal presidente
della Fcei, Domenico Tomasetto, per «onorare la
persona che ha svolto il
proprio compito istituzionale esprimendo una
sensibilità del tutto particolare per le minoranze
religiose». Un incontro
cordiale con un Presidente che ha confermato più
di una volta la sua viva
gratitudine per questa
iniziativa; questo in sintesi il commento dei partecipanti dopo i circa 40
minuti di udienza.
La visita, preparata secondo il cerimoniale ufficiale, pur nell’austerità
della cornice, ha assunto
per iniziativa del Presidente un tono franco e
informale. È stato infatti
lui stesso a rompere quel
naturale imbarazzo dei
presenti guidando la conversazione sul dialogo come metodo per impostare
le relazioni anche fra persone e rappresentanti di
istituzioni radicalmente
diverse per storia, cultura,
religione o approccio filosofico. Scalfaro ha fatto
riferimento al suo recente
incontro con il presidente
iraniano Kathami: «Non
c’è dubbio - ha detto che sul tema dei diritti
umani ci sono grandi carenze da parte loro, ma
non possiamo sottacere
che anche spesso in Occidente i diritti umani sono
violati». «Eppure anche
sulla pena di morte è necessario il dialogo», ha
concluso raccontando del
suo incontro con il Presidente e i rappresentanti
del governo cinese.
La conversazione, dopo
la lettura da parte del presidente della Fcei del
messaggio ufficiale che è
stato ascoltato con commossa attenzione, è proseguita sull’apprezzamento della diversità anche fra
gli scritti e i personaggi
del Nuovo Testamento.
Con la lettura comune di
un breve testo di Paolo
(Romani 12,1-2) e con una
preghiera si è concluso
l’incontro con un presi
dente cattolico che ha dimostrato di intravedere
nel diversi linguaggi di fede un’unità ancora spesso
invisibile. «A un incontro
ecumenico dove c’erano
tanti ecclesiastici mi fu
data, forse per sbaglio, la
parola - ha raccontato vivacemente Scalfaro - e allora dissi: ma se non siete
voi esperti a trovare un
punto d’incontro, cosa
può farci un laico come
me?». Molto, signor Presidente, molto, soprattutto
qui in Italia. E anche avere
risposto a una nostra richiesta in soli tre giorni è
un piccolo passo, ma molto significativo. Perché
l’unità (non l’uniformità)
comincia con l’accorgersi
che non si è necessariamente tutti uguali.
- Come si esce da questa situazione confusa e mortificante per tutti?
«Non lo so. Io ho la sensazione
che da parte della magistratura sia
in corso una rivalutazione dei suoi
compiti nella quotidianità. Non lo
dico in contrapposizione al metodo di lavoro delle procure nell’occhio del ciclone, ma soprattutto
perché una serie di emergenze si
stanno un po’ ridefinendo e si riprende a lavorare su questioni più
ordinarie e quotidiane ma altrettanto importanti per la vita di tutti.
Io devo dire che conto molto sulla
riforma sul giudice unico di primo
grado che l’attuale ministro di
Grazia e giustizia, Oliviero Diliberto, sta portando avanti anche in
dialogo con l’opposizione e che
dovrebbe entrare in vigore il prossimo 2 giugno. Se andasse in porto
potrebbero aprirsi nuovi orizzonti
per la giustizia in Italia».
MEDITAZIONE
// sacerdozio di Gesù
di BRUNO CORSANI ^
A PAGINA ^
. GIOVANI
Noi e il lavoro
le riflessioni da un convegno Fgei
CHIESE«
Caro presidente Scalfaro
di DOMENICO TOMASETTO
li fmanziamento ai partiti
di PIERA EGIDl
COMMENTOIMIMW
Fede e azione diaconale
di DANIELE BOUCHARD
2
PAG. 2
RIFORMA
All’Ascolto Della Par
«Infatti, ogni
sommo sacerdote,
preso tra gli
uomini, è
costituito per il
bene degli uomini
nelle cose che
riguardano Dio,
per offrire doni
e sacrifici per i
peccati; così può
avere compassione
verso gli ignoranti
egli erranti,
perché anch’egli
è soggetto a
debolezza; ed è a
motivo di questa
che egli è obbligato
a offrire dei
sacrifici per i
peccati, tanto per
se stesso quanto
per il popolo.
Nessuno si prende
da sé quell’onore;
ma lo prende
quando sia
chiamato da Dio,
come nel caso di
Aaronne. Così
anche Cristo non
si prese da sé la
gloria di essere
fatto sommo
sacerdote, ma la
ebbe da colui che
gli disse: “Tu sei
mio figlio; oggi ti
ho generato”.
Altrove egli dice
anche: “Tu sei
sacerdote in eterno
secondo l’ordine
di Melchisedec”.
Nei giorni della
sua carne, con
alte grida e con
lacrime egli offrì
preghiere e
suppliche a colui
che poteva
salvarlo dalla
morte ed è stato
esaudito per la sua
pietà. Benché fosse
Figlio, imparò
l’ubbidienza dalle
cose che soffrì;
e, reso perfetto,
divenne per tutti
quelli che gli
ubbidiscono,
autore di salvezza
eterna, essendo
da Dio proclamato
sommo sacerdote
secondo l’ordine
di Melchisedec»
(Ebrei 5,1-10)
IL SACERDOZIO DI GESÙ CRISTO
La lettera agli Ebrei afferma che Gesù ricevette vocazione da Dio per essere
nostro sacerdote. In che modo Gesù ha svolto questa specifica funzione^
BRUNO CORSANI
Fra gli scritti biblici che si
:...........................
sforzano di spiegare il senso
della morte di Gesù, l’epistola
agli Ebrei insiste in modo speciale sulla sua figura di sacerdote. Questo antico scritto, che
non si presenta affatto come
una lettera di Paolo (e infatti ha
uno stile, un linguaggio e dei
pensieri molto diversi da quelli
del grande apostolo) vede in Gesù Cristo un sacerdote, anzi
l’unico, vero, definitivo sacerdote o sommo sacerdote. L’epistola agli Ebrei usa questi termini
rispettivamente 14 volte il primo e 17 volte il secondo.
sacerdozio di Gesù mettendolo
a confi-onto con il suo modello:
il sacerdozio dell’Antico Testamento. Così ci segnala due caratteristiche comuni ai sacerdoti
di Israele e a Gesù, per poi mostrare come Gesù le viva in modo più completo e superiore rispetto a quelli.
in modo efficace se non è solidale con quelli che serve: pensiamo
a un avvocato, o a un medico.
Ma anche un operaio o un artigiano devono essere solidali con
chi li impiega, altrimenti «remano contro», come si dice oggi.
Solidarietà attiva
Chiamato da Dio
y ^ A prima caratteristica è di es
QUESTA solidarietà era ben
1
Profeta, sacerdote e re
NOI siamo più abituati
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01 siamo più abituati a
pensare che il modello biblico dell’attività del Gesù terreno sia stata la figura dei profeti: i
profeti insegnavano, esortavano, rimproveravano, promettevano il regno del Messia. Ma
Calvino e altr> riformatori ci
hanno ricordato che Gesù non
riassume in sé soltanto la figura
biblica del profeta, ma anche
quella del re e quella del sacerdote: i tre grandi ministeri presenti nel popolo di Israele trovano compimento in Cristo, che è
per noi profeta, sacerdote e re. Il
passo di Ebrei 5, 1-10 parla del
Preghiamo
Signore, nostro Dio! Siamo riuniti in questo giorno per
ricordare che hai realizzato la tua volontà forte e piena di
benevolenza verso il mondo e verso noi tutti permettendo che il nostro Signore Gesù Cristo fosse imprigionato
perché noi potessimo essere liberi, che fosse dichiarato
colpevole perché noi fossimo resi innocenti, che soffrisse
perché noi conoscessimo la gioia, che fosse consegnato
alla morte perché noi vivessimo in eterno.
Con le sole nostre forze, non potevamo essere altro che
perduti: nessuno di noi ha meritato una simile liberazione. Ma tu, nella tua misericordia immensa e incomprensibile, hai condiviso il nostro peccato e la nostra miseria
per compiere questa grande liberazione a nostro favore.
Come potremmo ringraziarti, se non sforzandoci di capire a fondo, di ferrare questa grande realtà e di applicarla a noi? Ma ciò è possibile solo a condizione che quello
stesso Salvatore che ha sofferto per noi, che fu crocifisso,
che è morto, che fri sepolto, ma che è risuscitato, entri
ora in mezzo a noi e parli al nostro cuore.
Te lo chiediamo con grande umiltà, ma anche con
grande fiducia. Amen.
Karl Bardi
sere stato chiamato da Dio,
di avere ricevuto vocazione. Il v.
4 ci ricorda che questo era un requisito dei sacerdoti d'Israele:
«Nessuno si prende da sé quell’onore..., ma [è] chiamato da
Dio». Spesso si dice che per fare
il pastore è necessaria la «vocazione». Certo, ma la vocazione è
necessaria per fare (bene) il medico, l’insegnante, il pubblico
amministratore, il costruttore,
l’impiegato, il muratore, il cuoco,
l’artista. La vocazione aiuta a
svolgere queste (e altre) mansioni con impegno e spirito di servizio: verso il prossimo, verso la
società, verso la scienza.
II nostro passo afferma che anche Gesù ricevette vocazione da
Dio per essere nostro sacerdote:
lo dimostrano, afferma l’epistola
agli Ebrei, due passi biblici. Il
primo è quello della voce divina
al momento del battesimo: «Tu
sei il mio Figliuolo, oggi ti ho generato» (Salmo 2). Con questa
dichiarazione Dio si fa garante
deH’origine divina di tutti i doni e
di tutte le funzioni di Gesù, anche di quelle sacerdotali, precisate nella citazione che segue.
Il secondo passo biblico è dal
Salmo 110: «Tu sei sacerdote in
eterno, secondo l’ordine di Melchisedec»; cioè non un sacerdote ordinario, appartenente alla
tribù di Levi, ma un sacerdote
eccezionale, come era fuori di
ogni regola la figura di Melchisedec che nella tradizione ebraica era «senza padre, senza madre e senza genealogia» (Ebr. 7,
3). La combinazione di questi
due riferimenti scritturali stabilisce (nonostante tutte le differenze) una prima analogia fra
Gesù e i sacerdoti di Israele: la
vocazione da parte di Dio.
La seconda caratteristica comune è la solidarietà attiva con
quelli che si vogliono servire.
Nessuno può svolgere un’attività
_ presente nei sacerdoti di
Israele (salvo eccezioni) e anche
in Gesù. Ma con aspetti molto diversi: il sacerdote di Israele aveva
con il suo popolo la solidarietà
nel peccato (vv. 2b-3). Non è
questa la solidarietà di Gesù con
l’umanità: «È stato tentato come
noi in ogni cosa senza commettere peccato» (Ebr. 4,15).
I w. 7 e 8 menzionano un’altra solidarietà: la solidarietà
dell’ubbidienza, del dolore, delle preghiere inesaudite. È evidente in queste parole un’allusione a episodi della vita di Gesù: l’ostilità delle autorità, il
cammino verso la croce, l’agonia del Getsemani («Padre, se è
possibile, passi da me questo
calice»), l’angoscia della morte
(«Dio mio, Dio mio, perché mi
hai abbandonato?»). E la figura
del Cristo uomo, che ha conosciuto povertà e privazioni, ostilità e minacce. Un Cristo che alla fine è anche stato vittima della ragion di stato e ha dovuto
morire, condannato senza colpa. Anche in questo è vicino a
tanti di noi, che senza colpa sono condannati all’esilio e a privazioni di ogni genere. E alcuni,
anche a processi e a morte.
Gesù aveva dunque le qualifiche necessarie per essere nostro
sacerdote. Ma in che modo ha
svolto questa funzione? L’epistola agli Ebrei offre diversi
spunti per rispondere a questa
domanda. In IO, 5-7 leggiamo:
«Cristo, entrando nel mondo,
disse: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, ma mi hai
preparato un corpo. E non hai
gradito né olocausti né sacrifici
per il peccato. Allora ho detto:
Ecco, lo vengo [...] per fare, o
Dio, la tua volontà». Gesù ha
versato il suo sangue: ma questo faceva parte di una sua ubbidienza esemplare, un compimento assoluto della volontà di
Dio attuato con tutta la sua persona, con tutto il suo corpo (cfr.
l’esortazione di Paolo ai credenti di Roma in Rom. 12,1: «Offrite
i vostri corpi in sacrificio vivente, santo...»).
Non molto diversa è l’immagine usata al capitolo 10, 20 dove l’epistola parla della «via
nuova e vivente che egli ha
inaugurata per noi [...], vale a
dire la via della sua carne». Su
questa via dell’ubbidienza, che
con l’aiuto di Dio è anche la via
della speranza cristiana, Gesù è
nostro precursore oltre il velo,
essendo diventato sommo sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec (6,19-20).
Il prezzo
del nostro riscatto
y NJ’INE, Ebr. 9, 12 dichiara che
«Cristo ci ha preparato una redenzione eterna». La parola usata in greco per «redenzione» significa più esattamente «liberazione mediante riscatto». È molto vicina al termine usato in
Marco 10, 45: «Il Figlio dell’uomo è venuto a dare la vita sua
come prezzo di riscatto per molti». L’Antico Testamento greco la
usa per il riscatto dei primogeniti (Num. 18, 16) o per il riscatto
della vita (Sai. 49, 8; greco 48,8).
L’epoca apostolica era un’epoca di schiavi. Uno schiavo
poteva metter fine al suo stato e
ricuperare la libertà se qualcuno pagava il prezzo del riscatto.
Gesù ha dato la sua vita come
prezzo del nostro riscatto. Se
avesse cercato di salvarsi, avrebbe amato la sua vita più
della sua missione, più della testimonianza dell’amore di Dio.
Invece, con il suo atto di amore
ha portato libertà a tutti quelli
che erano schiavi.
La Bibbia parla di tante schiavitù che impediscono a uomini e
donne di essere liberi figli di Dio:
la schiavitù del peccato (Rom. 6,
14, Giov. 8, 34), la schiavitù della
nostra ambizione e della nostra
sete di potere (Marco 10, 35-37).
Gesù, dando la sua vita come
prezzo di riscatto, ci libera dall’egoismo, dall’ambizione, dall’amore di noi stessi, dall’orgoglio di crederci autori della nostra salvezza e ci permette di ridiventare figli di Dio.
(Seconda di una serie
di quattro meditazioni)
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commentari:
- H. Strathmann, il'
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Lettere a Timoteo e s
to. La Lettera agli
Brescia, Paideia, 1973.
- Nuovo Testaiociy .
Annotato, Voi. IV, To" jj.
Claudiana. 1966 (Tbo^f
Soggin).
- J. Héring: L'épttrc
Hébreux, Neuchâtel, C
chaux et Niestlé,
- J. Sam. Javet:
nous parla. Commen«
sur l'épìtre aux
ibid., 1945.
Inoltre il lavoro o'
Lindars, La teologia .
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Paideia, 1993. Segnai“
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Situata a pochi chilometri ad ovest di Abbazia, su una collina vicino al mare
La casa dei bambini di Lovran in Croazia
La casa ospita 57 ragazze e ragazzi che frequentano le scuole pubbliche di
Lovran^ Abbazia e Fiume. Il sostegno del Fondo di solidarietà del nostro giornale
renato coisson
A pochi chilometri ad ovest
di Abbazia troviamo il
villaggio di Lovran, in una
splendida posizione sul mare, apprezzata meta per 1 tunsti estivi. Sulla collina che si
innalza dietro alle case, in
una antica villa patrizia, ha
sede la «Dom za Djecu Ivana
Mazuràmici», una casa per la
gioventù che ospita 57 ragazze ragazze. TUcuni di loro sono orfani deH’ultima guerra
che ha portato alla divisione
dell’ex Jugoslavia; la maggioranza sono figli di famiglie
con grossi problemi economici 0 di relazione. La direttrice, la prof. Sonia Kaplan, ci
accoglie sorridente; è dal
1991 che ha la responsabilità
della Casa: «Gli inizi sono stati difficili - ci racconta - era
appena iniziato il conflitto fra
croati e serbi, con tutte le difficoltà che ne sono scaturite.
In particolare, l’accoglienza
di altri bambini dagli orfanotrofi che si trovavano nelle
zone di conflitto, che hanno
fatto salire il numero fino oltre gli 80 ospiti. La disciplina
era difficile da ottenere, il
rapporto con la popolazione
locale teso e spesso discriminante verso i ragazzi».
Mentre la direttrice racconta, viene spesso interrotta
dai bambini che, tornando
da scuola, vengono a farle gli
augùri per il suo compleanno
che era stato il giorno prima.
Dopo aver bussato, entravano con gioia rimanendo poi
lì, inflmiditi dalla nostra presenza, ma la direttrice li accogheva con grande affetto,
rimandandoli poi alle loro
camere. Un rapporto molto
bello che ci ha fatto capire
come oggi, grazie anche al
grappo di collaboratori di cui
Foto di gruppo dei bambini di Lovran insieme alla direttrice della casa
fa parte la presidente del
Consiglio della Chiesa luterana di Fiume, l’atmosfera sia
serena e positiva. I ragazzi
frequentano le scuole pubbliche a Lovran, Abbazia e Fiume, secondo il grado degli
studi. La casa ha l’appoggio
di una psicoioga e il supporto
di tutte le strutture pubbliche
regionali, e ha stabilito con la
popolazione locale delle relazioni molto belle.
Oltre ai 57 ospiti a Lovran,
la casa ha una sezione staccata a Fiume per i bebé dagli
zero ai tre anni che accoglie
oggi ben 17 bimbi che passeranno poi alla casa madre.
Nel suo progetto educativo la
casa si è organizzata in gruppi-famiglia per permettere
una realtà di vita più normale
possibile. Ma per questa organizzazione era necessario
adattare gli spazi in modo razionale. Purtroppo la situazione economica della Croazia non permette di andare
oltre il minimo vitale, per cui
la direttrice ha cercato aiuto
altrove ed è così che l’appello
è stato proposto ai lettori di
Riforma attraverso il Fondo
di solidarietà: abbiamo pensato che potevamo contribuire per il mobilio della sala di
studio. Per questo abbiamo
portato già la prima quota del
contributo raccolto. Facendoci fiducia un falegname
della zona, che apprezza il lavoro della Casa, ha subito costruito la grossa libreria che
ha permesso di togliere i vocabolari e tutto il materiale
didattico dagli scatoloni in
cui era ammucchiato e di
metterlo a disposizione dei
ragazzi. È stato un gesto mol
to bello di cui sono tutti molto contenti e riconoscenti e
che facilita il lavoro di studio
e di preparazione dei compiti
a casa, così ci ha comunicato
la direttrice in questi giorni.
Si tratta adesso da parte nostra di raggiungere la somma
che avevamo prospettato,
onorando il nostro impegno.
Il cammino della Croazia è
ancora difficile, l’economia
dissanguata dalle spese belliche lascia sempre meno spazio agli impegni nel sociale e
le opere di assistenza ne risentono in modo grave tanto
da comprometterne l’esistenza. Come sempre sono i
più deboli e gli indifesi ad essere le vittime più esposte.
Prezioso è allora quanto si
può fare per contrastare la situazione, soprattutto se è fatto in favore dei giovani.
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L'accordo è stato firmato il 25 gennaio scorso a Regina, in Canada
Tre chiese si mettono insieme per gestire un Centro incontri
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I vescovi delle chiese cattolica romana, luterana e anglicana del Canada hanno firuiato un accordo, il primo del
genere in quel paese, con
l’ordine (cattolico) dei Francescani per gestire insieme
un Centro incontri.
1125 gennaio scorso si è
svolto presso il Collegio Lutero, a Regina, capitale della
provincia di Saskatchewan,
un incontro tra Peter Malori, arcivescovo cattolico di
"Ugina, Allan Grundahl, vescovo luterano di Saskatchewan, Duncan Wallace,
vescovo anglicano della dio^si di Qu’Appelle, e padre
“onald MacDonald, respon®ubile provinciale dei Franc^cani. L’incontro si è concluso con la firma di un accordo riguardante la gestione comune di un Centro incontri a Lumsden, a 48 km a
nord-ovest di Regina.
'Regniamo - ha dichiarato
Pudre MacDonald al termine
nella riunione - il principio
’ Lund del Consiglio ecuraonico delle chiese, che
sortava le chiese a “chieder
si...
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agire insieme, salvo nei
Usi in cui profonde differen® di convinzione le costringono ad un’azione separa„ * (il principio di Lund è
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in Svezia, nell’agosto
ub2). Il vescovo Grundhal
. sottolineato che il Centro
contri «dà alle tre tradiziocnstiane l’occasione prati
ca di lavorare insieme, di
pregare insieme. Esso ci fornisce una piattaforma che ci
permetterà di allargare il nostro orizzonte, dove potremo
dare esempi di unità e di
cooperazione».
Aperto dai Francescani nel
1963, il Centro comprende
una grande cappella, un salone, sale da pranzo, luoghi di
incontro, 46 camere e una residenza per i nove frati e preti
francescani. Il Centro ha die
ci impiegati laici. Tre francescani e due rappresentanti di
ognuna delle tre chiese costituiranno il comitato di amministrazione del Centro. Il
complesso rimarrà di proprietà dell’ordine dei Frati
minori (Francescani) che ne
curano la manutenzione. Le
spese di funzionamento saranno a carico dei Francescani, ma ognuna delle tre chiese porterà un contributo di
5.000 dollari canadesi (3.300
dollari Usa) al bilancio annuo di 400.000 dollari canadesi. Ciò che vogliamo realmente, ha dichiarato il vescovo Grundahl, «è di giungere a
mostrare l’unità per la quale
pregava Gesù, pur rispettando la diversità delle nostre
forze e delle eredità del passato. L’accordo permetterà di
realizzare programmi ai quali
parteciperanno le tre chiese,
nonché programmi di più
ampia portata». (eni)
Un diplomatico cubano parlando a dirigenti avventisti
«Abolire l'idea che la religione sia pericolosa»
Rafael Noriega, terzo segretario del Corpo diplomatico
cubano presso il governo Usa,
si è pronunciato a favore dei
valori religiosi durante un discorso pronunciato nella sede
della Conferenza generale
della Chiesa avventista il 9
febbraio: «La nostra posizione
ufficiale è che il governo non
deve intervenire in questioni
di materia religiosa - ha detto,
parlando ad un gruppo di dirigenti avventisti In passato
ci sono stati equivoci e divergenze nei rapporti coi gruppi
religiosi. Ma negli ultimi 20
anni la situazione è migliorata. Nel 1992 la Costituzione
cubana è stata modificata e
da uno stato ateo si è passati a
uno stato laico. Ora non stiamo più scavando delle gole,
vogliamo costruire dei ponti».
«Uno degli scopi del governo è di abolire l'idea che la
religione sia pericolosa - ha
proseguito Noriega -, Benché
Marx abbia definito la religione “l’oppio dei popoli", la religione è una realtà molto più
complessa. Io sono cresciuto
in mezzo a persone religiose,
inclusi gli avventisti, e ho rispetto per tutti loro. In base
alle ideologie non so dire chi
di loro sia il migliore, ma posso dire qual è il loro contributo in favore della società. Il
settore religioso a Cuba, specialmente le chiese protestanti, è in continua crescita.
Noi li rispettiamo per il contributo produttivo che danno
e vogliamo collaborate per
arrivare a una libertà religiosa. Vogliamo dimostrare che
la religione e il socialismo
possono convivere». Jan Paulsen, neopresidente mondiale
della Chiesa avventista, ha
detto che la Chiesa ha apprezzato questa affermazione
di valori comuni: «Venendo
dall’Europa, che ha visto ogni
tipo di socialismo compreso
il socialismo di tipo oppressivo, io posso affermare che la
chiesa si identifica in alcuni
aspetti di questa ideologia,
quali i diritti umani e una pianificazione generale della ricchezza - ha affermato È nostro desiderio sviluppare
buoni rapporti con i rappresentanti del governo e della
vita civile. Vogliamo altresì
adoperarci per migliorare la
qualità della vita ora e nel futuro. Entrambi gli aspetti sono d’importanza vitale per
noi avventisti». (bia)
PAG. 3 RIFORMA
Cristiano
Nicaragua: i protestanti intendono
proporre una opzione evangelica
MANAGUA — «In Nicaragua i politici cattolici hanno governato per 496 anni portandoci al disastro. Perché alla vigilia
del nuovo millennio non proponiamo una opzione evangelica?». È la proposta avanzata dal pastore Saturnio Cerrato,
presidente delle Assemblee di Dio in Nicaragua, durante un
incontro a Managua dei leader delie principali denominazioni protestanti del paese. Il dibattito, aperto in vista delle elezioni amministrative previste per l’anno 2001, ha subito registrato l’intervento del pastore Wüliam Gonzales della Chiesa
di Dio che ha posto come condizione che i pastori evangelici
che intendono presentarsi come candidati rinuncino prima a
tutti i loro incarichi nella chiesa. (nev/alc)
Usa: riconosciuto colpevole di truffa il
presidente di una grande Chiesa battista
SAINT PETERSBOURG (Florida) — Il presidente di una delle
più grandi chiese nere degli Usa è stato riconosciuto colpevole
di furto e truffa e rischia una condanna di sette anni di carcere.
Al termine di un processo svoltosi a Saint Petersbourg, una giuria composta di sei bianchi ha riconosciuto Flenry Lyons, presidente della Convenzione battista nazionale degli Usa, colpevole di avere truffato per oltre quattro milioni di dollari alcune
aziende alle quali aveva promesso elenchi di indirizzi dei membri di chiesa per la promozione dei loro prodotti. Il procuratore
ha dichiarato che tali elenchi erano falsi e che i membri della
Convenzione battista nazionale, che Lyons stimava a 8,5 milioni, potrebbero in realtà essere soltanto un milione. Bernice
Edwards, ex assistente di Lyons, anch’essa accusata di truffa, è
stata assolta. Henry Lyons è stato inoltre riconosciuto colpevole di avere intascato la maggior parte di un dono di 244.000 dollari fatto dalla Lega antidiffamazione per la ricostruzione delle
chiese incendiate. Gli avvocati difensori hanno precisato che
Lyons (che fu consigliere del presidente Clinton per le questioni razziaU e che è noto per le sue brillanti prediche) aveva già
restituito il denaro. Henry Lyons e Bernice Edwards dovranno
subire ora un altro processo a livello federale per truffa, frode
fiscale, riciclaggio di denaro sporco e estorsione. (eni)
Giubileo in Terra Santa: come accogliere
oltre sei milioni di pellegrini?
GERUSALEMME — Non sono solo a Roma i problemi per il
prossimo Giubileo cattolico. Di ritorno in Europa dopo un
soggiorno di una settimana in Terra Santa, una delegazione di
sacerdoti, pastori e giornalisti della stampa cristiana ha rilasciato una serie di dichiarazioni fortemente perplesse sulla
capacità dei tre luoghi santi (Betlemme, Nazaret e Gerusalemme) di accogliere gli oltre sei milioni di pellegrini previsti. Nonostante le assicurazioni del governo israeliano (Gerusalemme e Nazaret) e delle autorità palestinesi (Betlemme) l’impressione è che le tre località avranno forti difficoltà logistiche
per accogliere la cospicua massa di pellegrini. (nev/eni)
Trinidad: la Chiesa avventista condanna
le azioni del movimento «Thusia»
FORT OF SPAIN — La Chiesa avventista del Trinidad ha
preso le distanze dalle azioni di un gruppo separato, che si
autodefinisce «Chiesa degli avventisti del 7° giorno di Thusia», che ha attaccato il credo indù. Tale comportamento ha
provocato una forte reazione da parte degli indù, sfociata in
una dichiarazione di «guerra santa» proclamata dal principale leader religioso. «Come Chiesa avventista ci dissociamo dal
gesto avventato dei Thusia e ribadiamo la condanna del loro
attacco degli indù», ha dichiarato dive Dottin, direttore del
dipartimento per la libertà religiosa della Chiesa avventista di
Trinidad, durante un incontro con un gruppo indù. Durante
l’incontro sono stati presi accordi per una lotta comune contro il crimine e la droga aU’interno della comunità e per lo
sviluppo di programmi sulla salute, là famiglia e l’educazione. Nel commentare l’increscioso episodio Israel Leito, presidente della divisione interamericana, ha fatto appello a una
maggiore conoscenza dei principi della libertà religiosa. «È
triste incontrare persone così poco tolleranti verso gli altri.
Queste persone devono capire che la libertà religiosa non riguarda un solo gruppo religioso, ma tutti». Per John Graz, direttore del dipartimento sulla libertà religiosa a livello mondiale, «queste persone mancano di carità cristiana e il loro
proselitismo ha causato danno alla chiesa. Gli estremisti in
ambito cristiano, come ogni altro estremismo religioso, sono
nemici della libertà religiosa. La Chiesa avventista condanna
apertamente questo tipo di comportamento». (bia)
^ Uruguay: per Hugo Malan la chiesa non
può non interessarsi ai problemi sociali
MONTEVIDEO — Se la chiesa predica un messaggio di integrità e salvezza, non può prendere le distanze da problemi sociali quali la disoccupazione e la mancata uguaglianza tra uomini e donne nella società. È il parere del pastore valdese argentino Hugo Malan, riportato con grande rilievo in una intervista pubblicata dal quotidiano di Montevideo «La República».
Malan (ex moderatore della «Mesa Vaidense») è da 14 anni pastore della comunità di Juan Lacaze, una località a 130 km da
Montevideo, fortemente colpita dalla disoccupazione, (nev/alc)
B Concorso mondiale per il logo del
prossimo congresso della Wacc
LONDRA — È indetto un concorso mondiale per la creazione del logo per il prossimo congresso mondiale dell’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana (Wacc, Olanda
3-7 luglio 2001). Il tema proposto è anche lo slogan del congresso; «Dal confronto alla riconciliazione», il ruolo fondamentale della comunicazione nel processo di pacificazione
mondiale. Per informazioni ci si può rivolgere a David Shanks,
fax 0044 171 7350340, e-mail Ds@wacc.org.uk. (nev)
4
PAG. 4 RIFORMA
Fa discutere un recente libro, pur importante, sui «grandi processi»
Inquisizione, ferita tuttora aperta
Una ricostruzione pregevole, basata su un attento studio dei documenti, contiene
tuttavia interpretazioni che lasciano perplessi sulla trasversalità della repressione
SERGIO RONCHI
AUSTEM rilegatura in tela
1
L nera e sovracoperta pure
nera con titolo e sottotitolo
scavati in negativo. È II Libro
Nero dell’Inquisizione. La ricostruzione dei grandi processi*. Esce in un momento
opportuno, a cavallo del Giubileo che l’8 marzo 2000,
mercoledì delle ceneri, vedrà
il pontefice chiedere perdono
per le vittime dell’Inquisizione. I due autori. Natale Benazzi e Matteo D’Amico, hanno indagato con intelligenza
e con non minore rigore storico negli archivi dei tribunali
inquisitorlali, consapevoli di
come la storia dell’Inquisizione possa essere considerata
«uno dei più importanti fili
rossi che attraversano in
profondità la storia dell’Europa medioevale e moderna,
permettendo di recuperarne
il senso e le ragioni».
Attraverso la ricostruzione
documentale della crociata
contro i catari (a quegli anni,
1180-1231, risale la nascita
dell’Inquisizione), dell’attività
di Torquemada in Spagna
(1483), delle vicende, del processo e della condanna di fra
Dolcino (1307), di Giovanna
d’Arco (1431), di Giordano
Bruno (1600), di Galileo Galilei (1633) e di oltre 70.000
donne accusate di stregoneria
(1300-1700) vengono a cadere
pregiudizi, distorsioni e luoghi comuni sull’intera attività
di quei tribunali ecclesiastici
operanti in un più ampio e
ben delineato contesto storico, «in cui è assente ogni idea
di tolleranza e di rispetto della
libertà del singolo» (per esempio, a riprova; Giordano Bruno venne trattato benissimo e
i giudici procedettero con
gran cautela nel corso delle
varie fasi processuali: si tentò
di salvarlo, ma egli non trovò
la forza di ritrattare; oppure:
Roma si comportò con estrema prudenza e con correttezza giuridica quando si trovò
davanti alla richiesta di condanna di alcune streghe di
Lecco, nel 1569, da parte di
Carlo Borromeo ebbero l’assoluzione: e esigue furono le
condanne a morte nel corso
del Cinquecento). Viene però
anche a emergere l’autentica
natura della Santa Inquisizione: «Tutta la macchina inquisitoriale è costruita per operare chirurgicamente sulle
coscienze per estirpare alla
radice, per rimuovere in qualche modo la possibilità» dell’errore 0 del peccato; tra l’altro, l’inquisito doveva provare la propria innocenza dinanzi a delazioni e a non prove. E poi vennero messi al rogo più libri che uomini: «Il
giudizio inquisitorio non fu
contro la carne ma contro lo
spirito e la coscienza. Uccidere il libro significa uccidere la
coscienza. Inquisire il libro significa inquisire la coscienza»
(sotto tiro e sotto pressione è
l’eretico in quanto minaccia
dell’ortodossia religiosa e
dell’ordine sociale).
L’immane, felice e valido lavoro di Benazzi e di D’Amico
cede purtroppo su due punti.
In primo luogo, in sede storica non si possono esprimere
giudizi morali e/o di fede («La
Chiesa che chiede perdono
per quella Inquisizione, è una
Chiesa che ha scelto di non
inquisire più?»). In secondo
luogo, non è stata allontanata
la tentazione di eliminare le
distinzioni ponendo tutto e
tutti sul medesimo piano. Infatti, un altro processo dell’Inquisizione è stato inserito
nel testo; quello a Michele
Serveto (1553) nella «città libera di Ginevra», che rappre
Un fotogramma dal film «La passione di Giovanna d’Arco» di Cari
Th. Dreyer(1928)
senta «il lato oscuro del protestantesimo». Non un pallido
accenno, o una possibile lettura tra le righe, al fatto che,
per dirla con Adriano Prosperi, «l’Inquisizione ha operato
sempre sulla base della delega
papale». Inoltre, dice il testo,
«l’Inquisizione fu uno strumento di potere, e in quanto
tale, come accade sempre con
gli strumenti di potere, appartenne a un’epoca, più che a
una chiesa. Persino il “lihero”
protestantesimo non ne fu
completamente esente. Essa
fu figlia di un tempo e di un
meccanismo sociale».
Lo strumento repressivo
della Santa Inquisizione non
è storicamente trasversale alle confessioni; appartiene per
definizione a una sola confessione, per cui non è lecito
parlare di «Inquisizione cristiana». Certo, «Michele Serveto è fuggito all’Inquisizione
cattolica per cadere nelle un
ghie dell’intolleranza calviniana» (Giorgio Spini) e mai
tale peccato potrà essere
espiato: ed è altrettanto vero
che si trattò dell’«unico caso
di condanna a morte pronunciata a Ginevra nel corso della
vita di Calvino» (Alister Me
Grath). Ciò non rappresenta
punto una buona ragione per
ridurre il processo e la condanna di Serveto a una questione personale di Calvino
(non risulta dalle fonti), così
inducendo lettori sprovveduti
a trarre conclusioni errate (il
Corriere della Sera ha già parlato di «Inquisizione protestante, per la precisione calvinista»). E a tal fine una citazione di Giorgio Tourn è stata
scientemente addomesticata.
Se poi si tratta semplicemente dello spirito di un’epoca,
allora va dimostrato che Sebastiano Castellione nacque
qualche secolo dopo («uccidere un uomo non significa
proteggere una dottrina, ma
uccidere un uomo»).
Indubbiamente sono passati i tempi di Urbano IL Beato
dal 1881 (a lui si deve la prima
indulgenza plenaria: beneficiari i partecipanti alla prima
crociata, sterminatori di ebrei), di Tommaso d’Aquino
(«l’eretico sia cancellato dal
mondo con la pena di morte»), del vescovo Jacques-Bénigne Bossuet («l’intolleranza
è principio d’ordine»), ma
non è ammissibile mettere
sullo stesso piano vittime e
carnefici. Si ritiene allora legittimo dare vasta eco a quel
triste, funesto luogo comune
della «morte delle ideologie»
(ne sono forse state celebrate
le esequie? E se sì, quando? E
quale cimitero ne ha accolto
le misere spoglie?). Così facendo si arriva al «revisionismo» che piace ormai a troppi. Il che, ricorda e sottolinea
il filosofo Umberto Galimberti, «è un discorso che falsifica
la storia perché la priva del
suo orizzonte simbolico che
ne è il vero motore; e gli orizzonti simbolici sono le idee
nutrite di passioni». In conclusione sarebbe come sostenere che se Martin Lutero non
fosse mani nato Adolf Hitler
sarebbe rimasto un mediocre
illustratore di cartoline. Dato
però il contrario, nazismo e
Shoah porterebbero, secondo
tale visione, il marchio del
protestantesimo.
La rivista presentata a Torre Pellice
«Sichern», uno strumento
per riscoprire la Riforma
Gì
FEDERICA TOURN
SICHEM, nell’Antico Te
i
(*) Natale Benazzi-Matteo
D’Amico; Il Libro Nero delTInquisizione. La ricostruzione
dei grandi processi. Casale
Monferrato, Piemme, 1998, pp.
360, £ 35.000.
_ stamento, è il luogo della
rivelazione, della chiamata e
dell’incontro con Dio; è il
luogo in cui il patriarca Giacobbe decide di seppellire i
suoi idoli per servire il Signore. NelTEvangelo di Giovanni
leggiamo che a Sichem Gesù
parla alla samaritana che viene a prendere acqua al pozzo.
Sichem. Percorsi di teologia
riformata è oggi anche il nome di una nuova rivista teologica, nata un po’ in sordina
dalla riflessione e dal lavoro
del pastore Italo Pons e dei
candidati in teologia Emanuele Fiume e Stefano Mercurio. L’intenzione del gruppo di redazione, come si legge nell’editoriale del numero
0, è innanzitutto «un sereno
richiamo alle istanze della
Riforma che conservano, soprattutto in Italia, un’attualità
sconcertante» e la consapevolezza che esistono nel cristianesimo «certe istanze che
non si possono affatto relativizzare». Il riferimento, autorevole ma impegnativo, è a
teologi della levatura di Gangale e Miegge; «Bisogna riproporre con fermezza l’autorità
della Scrittura e la centralità
di Cristo - ha detto Emanuele
Fiume durante la presentazione della rivista, il 4 febbraio scorso nella Biblioteca
della Casa valdese a Torre
Pellice - in particolare in riferimento ai nuovi interlocutori
dell’area evangelica», e quindi evangelicals, cattolicesimo,
culture che si affacciano sul
Mediterraneo.
Sichem come identità e dialogo, quindi, che affronta in
questo primo numero mono
grafico l’esame delle «p
motivazioni e attualità del
confessione di fede nei
Chiesa», con contribmiJ
Winfrid Pfannkuche (,4
chem, luogo della decisi
ne»), Eric Noffke («Confessa’
Cs F £1 c t ì r-*^ J _ ^
56
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e testimoniare la fede neit E chies
"• jjjcolsero
Bibbia»), Emanuele Fiuw
(«Confessare la fede nell’emwcolo™ (
ca della Riforma»), Fulvl|CÌpaW
Terrario («Barmen comemiBW- su
radigma teologico ed ecclginainon vi
siale») e Jonathan Terino (éaqueUi eh
confessione di fede oggi,] si, alcuni s
Partire dal tema della cotí#vaie in alt
sione di fede è significativicoUegano
perché, spiega la redazion|che nelle ■
la chiesa non può vivere segche»- Fra '
za esprimere la sua fede ¿sempio li
termini chiari e comprens». Reta, ai
li, soprattutto nella societlstri iaui.
composita di oggi che ci JtoR-'àeiu
stringe a dialogare e a preseni Società et
tarci con un’identità precisa.' che, dopo
Nella discussione che è se< psdiota G
guita alla presentazione, (1797-187Í
incoraggiamenti si sono I ha stupirsi
ternate alcune perplessità;’““taso isc
l’opportunità di fondare uiif sitotra™ 1
nuova rivista teologica, pe[,Microstori
esempio, invece di scriverr tua
su quelle già esistenti; il rj.; sùRira del
schio, è stato detto, è quello podata ne
dell’indebolimento e della di- ®®to, ne
spersione delle forze. Si at- ^
tendono comunque gli svi- fhiSadru
luppi di Sichem, che avràmo- h®ha a gre
do di essere messa alla prova làota-che ■
e rivelare le sue potenziàtà
nei prossimi numeri. La rivista, che si prevede quadrimestrale, propone come futuro
argomento di discussione «La
volontà umana. Libera 0 serva? L’attualità della disputa
tra Erasmo e Lutero sul lito
e servo arbitrio». Sichem paò
essere richiesta alla redazione, presso Italo Pons, via
Grotte Bianche 7, 95179 Catania (tei. 095-327133).
nominatr
quella ital
dell’iiisur
del 1849 (c
generale <
Volturno,
nistraalPa
Scriveva
La raccolta di interviste ci mostra uno specchio del nostro secolo tra fede, politica e cultura
Negli «Incontri» di Piera Egidi la concretezza e l'idealità delle persone
Pron
LEA CARLA ANTONIOLETTI
IL libro di Piera Egidi* è importante perché ci porta a
colloquio con persone che
hanno segnato il secondo Novecento. Raramente nella vita
ci capitano incontri determinanti; questi sono incontri influenti, perché ci salvano dal
baratro dell’indifferenza, ci
traggono fuori dal limbo nebbioso della mediocrità, ci inquietano, ci mettono di fronte
ai nostri silenzi, alle nostre acquiescenze. Piera Egidi tesse
la trama di tante vite. Attraverso le interviste, meglio attraverso il dialogo (l’io dell’autrice e il tu del personaggio) si costruiscono le esistenze, si delineano le personalità,
emergono le cose taciute, si
narrano storie. L’autrice, come scrive Elena Bein Ricco
nelle densa prefazione, «si dimostra un’affabulatrice di talento. Alla passione del narrare affianca la capacità di intuire con acutezza il punto focale di una personalità e di
descriverne, con tocchi convincenti, l’inconfondibile stile
esistenziale, così che il profilo
psicologico di ciascuno si fa
immagine vivace». Piera Egidi
ci dà immediatamente i connotati del personaggio e i segni per identificarlo. Straordinaria è la presentazione di
Tullio Vinay attraverso la lettura di una fotografia.
Questo libro non è un libro
di semplici interviste: sono
tanti libri in uno, tanti romanzi, tanti saggi. Chi sono i
protagonisti? Nell’Anto logia
di Spoon River Edgar Lee Masters scrive per George Gray
questo epitaffio; «Molte volte
ho studiato/ la lapide che mi
hanno scolpito:/ una barca
con vele ammainate, in un
porto./ In realtà non è questa
la mia destinazione/ ma la
mia vita!». Ebbene, le persone che ci presenta Piera Egidi
non sono come George Gray:
sono persone che hanno amato e hanno sofferto, che
non hanno avuto paura, hanno alzato le vele, hanno navigato sul mare aperto; sono
persone fedeli, coerenti, ottimiste, credenti, fiduciose. Sono gli intellettuali della Torino del liceo D’Azeglio, che si
sono formati alla scuola di
Augusto Monti, di Gobetti, di
Bobbio, di Einaudi; la Torino
antifascista, progressista, laica, liberale, aperta alle diversità rievocata da Giorgio Vaccarino, Alessandro Galante
Garrone, Luisa Monti Sturani, Guido Fubini.
Poi ci sono i filosofi, i maestri di pensiero: Hans Georg
Gadamer, padre dell’ermeneutica; Gianni Vattimo, il filosofo del pensiero debole: G.
Marotta, fondatore del più
prestigioso istituto italiano di
cultura; Paul Ricoeur che ha
affrontato un tema di grande
attualità, i rapporti tra fede e
filosofia. Un gruppo a sé costituiscono gli impegnati
nell’ecumenismo, alcuni notissimi al grande pubblico
come Giovanni Franzoni,
Adriana Zarri, Raniero La
Valle, altri meno, ma non per
questo di minore importanza. Infine i costruttori di opere al servizio degli altri: Tullio
Vinay, Pietro Valdo Panasela,
A. Prunas Tola, Ernesto Olivero. Ma questa catalogazione non esaurisce le molte altre presenze significative.
Incontri è un libro di storia
e di storia della cultura del
Novecento. Ci sono capitoli
importanti della storia del
Novecento che conosciamo
(il dramma delle leggi razziali, la deportazione, l’antifascismo), resi vivi e attuali dalla voce dei protagonisti: poi
ci sono pagine meno conosciute, quelle che narrano i
passi che sono stati fatti sulla
strada dell’ecumenismo, le
lotte per la libertà religiosa, la
resistenza e l’antifascismo
dei valdesi. È un libro di storia coraggioso. Nell’intervista
a Giacoma Limentani con
poche battute è definita una
grande tragedia italiana, il
nostro antisemitismo che si è
rivelato e si rivela nell’indifferenza, mentre nell’intervista
a L. Sestieri se ne denuncia
l’origine, con parole forti che
fanno riflettere. È un libro, e
in questo sta il suo pregio
fondamentale, che ci insegna
a liberarci del pregiudizio.
Siamo vittime di tanti pregiudizi ma il pregiudizio più grave è quello culturale, è quello
di seguire le mode, le scelte
di studio, i temi, gli argomenti, le epoche imposte un tempo dal regime, poi dall’egemonia di partito, oggi dall’industria dei media.
Uno dei temi che emergono
dal libro è anche quello dei
rapporti tra intellettuali e potere. Il compito degli intellettuali è quello di avere la lucida coscienza del presente per
studiare il passato e progettare il futuro. Altrimenti a che
cosa servono? Troppo spesso
gli intellettuali sono stati
complici dei fanatismi. Qui
invece ci troviamo di fronte a
donne e uomini di pensiero e
di azione che non sono stati
cortigiani, hanno avuto il coraggio della libertà e hanno
pagato di persona, sono state
^T)AL1
L/con ;
vigili, hanno tenuto accesa la
lampada come le vergini sagge della parabola evangelica.
Dopo la lettura qualcosa
cambia dentro di noi. Incontri
ha recuperato capitoli della
mia vita che erano sepolti
nella memoria. Sono riemersi
gli anni della mia formazione
intellettuale, quando con
molti dei personaggi intervistati ero entrata in contatto,
se non personalmente, attraverso i loro scritti.
D’estate a Frali, nella lunga
villeggiatura, frequentavo
Agape: incontri, spettacoli,
dibattiti che negli Anni 70
scuotevano l’establishment.
Da allora è nato l’interesse
per il mondo valdese, che poi
ho coltivato sul piano letterario con la lettura dei romanzi
di Marina Jarre, anch’ella
presente in questi incontri.
Erano gli anni dei grandi
scontri ideologici, delle battaglie per il divorzio, per la legalizzazione dell’aborto, per
il femminismo e ci si confrontava con le parole e le
esperienze di dom Franzoni,
di Raniero La Valle, di Frida
Malan che già avevo conosciuto a Torino, al pensionato dell’Ywca-Ucdg di via San
Secondo che mi ospitava negli anni universitari. È stato
un ritrovare degli amici, che
oggi a tanti anni di distanza
sento vivi e vicini, perché sono stati loro (da Giorgio Spini
sulle cui pagine ho imparato
che cos’è la storia a Gianni
Vattimo, mio professore di
Estetica nell’Ateneo torinese)
che mi hanno educato alla
cultura della laicità, che si
nutre «di spirito critico, di
chiaroveggenza realistica, di
positivismo costruttivo».
È un libro da leggere più
volte: si scopre sempre qual■ icol
cosa che prima non si erai
to. Può essere l’inizio dii®
lungo cammino, ma anche
una salutare medicina. 11 ffln
rosso delle esistenze qui presentate è quello della razionalità. Questi Incontri ci salvano dal pericolo di cadere
nelle spire dell’irrazionalitàFacciamo nostro il vivace attacco che lo psichiatra Giovanni Jervis scagliava nel '92
(ma quanto mai attuale)
«contro il malcostume consumistico (...), per cui la mancanza di una cultura scientifica si somma con il perdura®
te bisogno di sacerdoti ew
padri per alimentare un vastissimo mercato di terapeuti
e guaritori». Troviamo quii®
risposte alle solitudini del
cuore, al vuoto del cielo e del
Pppo ir
sii «Amie
‘Piero Gl
ee traccic
in incon
punto, gu
musoprai
Irosi (
ssola
®a. Una
PWi,do
la terra. Qui c’è il senso'
»V* V il
tante esistenze, forse si trova
anche il significato della pr®'
pria, perché, come dice George Gray dal cimitero di Spoon
River, «una vita senza senso e
la tortura deH’inquietudinet
del vano desiderio/ è un
barca che anela al mare eppure lo teme».
(intervento alla presentiu^'
ne pubblica del libro,
30 gennaio
(*) Piera Ecidi:
Identità allo specchio tra f®“
e ragione. Torino, Claudian ■
1998, pp. 221, £25.000.
5
[FRDÍ 19 MARZO 1999
PAG. 5
RIFORMA
Uno dei protagonisti della Repubblica romana poi partito per l'America
la Giuseppe Avezzana, patriota e protestante
Secondo lo storico francese Balleydier il ministro della Guerra conobbe
l'ambiente puritano; egli stesso racconta di aver incontrato un valdese
Ielle «Radj.
tualità del
fede neH
)ntributi|
cuche («Si,
decisij.
(«Confessai,
a fede ne|T E chiese protestanti rac
MABIO CIGNONI
uele PiufcLcolsero diversi convertiti
!de neirerracoloro che avevano partea»), FuSSato alla Repubblica Rocome n Zana, su questo punto or
:o ed eccl mai non VI sono
‘ Terino (é a quelli che divennero valde-’
'ede ogKi,| si alcuni se ne possono trolella coivate in altre chiese che si riignificatmcollegano alla Riforma e anI redazion cheneUe «Società evangeli) vivere secche». Fra queste ultime per
sua fedeifeempio la limpida figura di
omprensibfcReta. autore di alcuni noella societiiStri inni. Secondo alcune
;i che ci co.:hnii’ vicino (e partecipe) alle
ìeapreseivSocietà evangeliche fu anità precisa, che, dopo la Repubblica, il
ae che è sì! Pdriota Giuseppe Avezzana
azione, ai (lW-1879); Fin qui non c’è
si sono af da Stupirsi, la vicenda non e
•erplessità' ®raso isolato; ma in propoondare um »‘oW™ materiale ulteriore.
iloBica npCMicrostoria, dirà qualcuno,
di scrive Sarà, ma considerando la
stenti- il ri satura dell’Avezzana e la sua
to è quello Risorgi
o e delladi.
orze Si ai ° ^ ricerca mi
me gli svi spinge a riconsiderare questa
ile awàmn. della e grande figura di paa alla nrnra dotache combattè per la liloteSld^rtddel Messico dove fu
eri La rivi- generale, e per
quadiime quella italiana: da triumviro
ome futuro
del 1849 (con Reta) a tenente
generale della battaglia del
Volturno, deputato della sinistra al Parlamento, ecc.
Scriveva dunque il francese
ussioneidi
ibera o serIla disputa
•o sul libero
iichem pw
la redazioPons, via
9512SÙ133).
Due tipici batteili che percorrevano ii Mississippi
Balleydier, contemporaneo ai
fatti, nella sua Storia della rivoluzione di Roma (Parigi,
1851), che Avezzana, nella
lunga permanenza in America, «aveva colà trovato senza
dubbio il mistico linguaggio
degli antichi puritani di
Cromwell», tanto da poter essere definito un «moderno
metodista». Questa frase, mai
rilevata dagli storici, potrebbe avere più interpretazioni,
ma non sfuggirà a nessuno il
fatto che la notizia, presa alla
lettera, è rilevante: Giuseppe
Avezzana, cioè il ministro
della Guerra della Repubblica
Romana, il comandante supremo che guidò l’esercito
nella giornata vittoriosa del
30 aprile e poi organizzò la
difesa di Roma, quello che
nominò Garibaldi generale,
aveva simpatie protestanti,
simpatie assorbite negli Stati
Uniti già prima del 1849. Protagonista dei moti di San Salvario a Torino nel 1821, era
infatti fuggito in Spagna e
poi, a bordo di un veliero,
aveva raggiunto il delta del
Mississippi.
Alla ricerca di qualche indizio che potesse documentare
maggiormente, magari in
maniera circostanziata, l’affermazione di contatti col
protestantesimo in America,
scopro una relazione impre
vedibile: l’Avezzana aveva incontrato a New Orleans un
Ribetti delle valli valdesi, già
ufficiale napoleonico, con il
quale era vissuto per un anno
in un piccolo centro della
Luisiana. Veramente, come si
suol dire, le vie del Signore
sono infinite. Fu un valdese
(finora sconosciuto?), temprato dalle battaglie dell’impero napoleonico, a suscitare
simpatie «protestanti» nel futuro ministro della Guerra
della Repubblica Romana?
Mi piace pensarlo; lo presuppone d’altronde la stretta
amicizia maturata nell’ospitalità di un anno e il bellissimo ricordo che l’Avezzana ne
tramanda, considerando anche che il Ribetti gli lasciò indelebile la memoria di un uomo che «onorava» il proprio
paese, cioè le valli valdesi,
con le loro chiese, il loro popolo, la loro storia. Allora è
vero: Avezzana già nel soggiorno americano aveva «trovato» la fede evangelica. Viene così alla luce un altro piccolo ma splendido tassello
nel grande mosaico dei rapporti tra protestanti e Repubblica Romana. Una scintilla
scoccata tra le rupi dei valdesi era rimbalzata sulle sponde del Mississippi per tuonare su quelle del Tevere: chissà, forse dietro le cannonate
del Gianicolo c’è anche il ricordo dell’archibugio di Janavel. Grazie Ribet.
tura
L'attività degli «Amici della Biblioteca "Piero Guicciardini"» a Firenze
/’smuovere lo studio dei rapporti tra protestanti e cultura
GINO CONTE
resentattt>'
o. Salu^'
naie
Incotitth
io tra fe<**
daudianS'
)0.
Dal 1986 esiste e opera,
con sede a Firenze, un
Wpo informale ma attivo:
|li«Amici della Biblioteca
Piero Guicciardini”». GiorpoSpini, che ne è stato con
® appassionato animatore,
® traccia la storia succinta,
«asi è avvertita l’esigenza di
Rincontro che facesse il
punto, guardando al passato
“lasoprattutto al futuro; l’in®ntro si è tenuto l’8 gennaio
presso la Casa valdese a Ro®a. Una ventina di partecipanti, docenti in varie uni''®ità italiane e alcuni stuwsi e pastori (fra questi tre
PWecostali delle Adi) parti®larmente interessati; adelonida vari studiosi e do^nti, in Italia e in Europa,
■»contro è stato presieduto
a Gianni Long, docente
^Università Luiss di Roma,
®UjUre Franco Chiarini ne ha
^'turato la segreteria; han° introdotto il dibattito
.“igio Spini e Giorgio Vola,
^animatori; e gli intervenuti
^0 hanno detto la loro,
u lj*uiione del tutto aperta,
. ■■a di precostituito: sem5 ‘^®i*5®nte «dopo una dozzi
®hni di attività, sette
DuKmP"* ® itiuzza dozzina di
™|01icazioni in volume e al
--.e Uscite della NewsletSjj'.ua osservato Giorgio
si tratta di vedere se e
»6 forma continuare una
attività» che naturalmente
non si pone in concorrenza
con nessun’altra, e anzi ha
già efficacemente collaborato
sia con la Società di studi vaidesi sia con la Facoltà di teologia. «Il solo dato certo - notava ancora Spini - è che una
piccola associazione di studi
storici sulla Riforma e i movimenti evangelici in Italia e
fuori Italia è esistita per ben
12 anni; che un’associazione
del genere si è dimostrata capace di organizzare in continuità e buoni risultati una serie di manifestazioni di livello
notevole; che una serie di
pubblicazioni è uscita con
l’aiuto di una quantità cospicua di studiosi italiani e stranieri. Questo è accaduto:
dunque è innegabile che per
ottenere risultati tutt’altro
che spregevoli non sono indispensabili né molti fondi né
grosse strutture organizzative
né sponsorizzazioni di potenti. Sono bastati una certa
buona volontà e un tantino
di sale in zucca».
I partecipanti, in un coro di
osservazioni via via complementare, hanno concordato
con convinzione sull’opportunità non solo di proseguire
l’attività ma di cercare di
strutturarla in modo ancor
più funzionale, pur senza
perdere in sciolta leggerezza.
Stiamo entrando in Europa,
l’italiano medio giunge impreparato all’appuntamento.
O^ni settimana...
ti fa conoscere un mondo evangelico piÈf-grande
^ Wlo che puoi conoscere con la tua esperienza diretta.
^g^^k’onamento ordinario costa 105.000 lire (invariato dal
lljT); se il tuo reddito familiare non te lo consente, puoi uti^re liberamente l’abbonamento ridotto di 35.000 lire,
eppure ■ ■
Tpure puQi fai-g y|^ abbonamento semestrale che costa
(abk 'uvece, hai qualche risorsa in più, aiutaci con
fabb(
••• Il IVOUC/, I 1641 ■ p •«-»-- _
’°®amento sostenitore di 200.000 lire o inviandoci una
siasi cifra in dono: aiuterai chi non se lo può permettere
Una Santa Cena dei riformati francesi del XVIII secolo
visto che la Riforma, che pure
ha contribuito fortemente alla storia e alla cultura europea, è tuttora largamente
estranea alle vicende italiane:
ben venga dunque ogni iniziativa che si sforza di contrastare questa ignoranza e
estraneità.
Fra le proposte: stendere
una «Carta di presentazione»
della Società (o comunque la
si intenda organizzare e chiamare) per fare conoscere la
proposta e II progetto; curare
il collegamento fra università;
verificare le reali disponibilità
a sostenere fattivamente l’iniziativa; pubblicare almeno
due Newsletter all’anno (per
questo si affiancano a Giorgio
Vola, nella redazione. Massimo Rubboli, Cesare De Michelis, Mario Cignoni e Stefano Gagliano) potenziando
questo agile e prezioso mezzo
di informazione e collegamento; programmare convegni per i quali si sono proposti questi temi: i rapporti tra
Illuminismo e protestantesimo (sulla base del volume curato da Massimo Rubboli e
Emidio Campi sul protestantesimo nel Settecento, edito
dalla Claudiana), il battismo
italiano, i movimenti evangelici nell’Italia meridionale e
ancora: lavorare alla pubbll
cazione di un «Dizionario
biografico degli evangelici
italiani», nonché di un «Inventario degli archivi e delle
fonti per la storia del protestantesimo italiano».
A conclusione dell’incontro
vivace e anche appassionato
è stato nominato un comitato
di coordinamento costituito
. da Gianni Long (coordinatore), Giorgio Vola, Laura Ronchi, Achille Olivieri, con il
supporto di Massimo Rubboli, Cesare De Michelis, Mario
Cignoni e Stefano Gagliano;
ci si è dati appuntamento per
un prossimo incontro, sempre presso la Casa valdese di
Roma, il 21 giugno.
Mentre auguriamo buon
lavoro al gruppo animatore,
ci si può rallegrare vivamente
per questa iniziativa cui non
manca certamente né buona
volontà né sale in zucca, per
dirla con Spini, che concludeva: «Da qui possiamo ripartire, se lo vogliamo, per
dove vogliamo: lo decideremo poi, tutti insieme, e sono
certo che ce la faremo; o meglio che ce la farete, visto che
io ormai sono vecchio e stravecchio...». Un tantino di civetteria? Perbacco, chi non
vorrebbe essere vecchio e
stravecchio, almeno un tantino, «alla Spini»?
Dai «Ricordi» di Avezzana
Un Ribetti di Luserna
lungo il corso del Mississippi
Nel 1824 a New Orleans
«avevo conosciuto un mio
compatriota di Mondovì il
quale solea ogni anno, dopo
il raccolto del cotone, scendere con una sua barca, carica di questo, lungo la corrente del Mississippi, fino alla
Nuova Orleans: quindi smaltito il carico, e riempita la
barca di altri prodotti, risaliva
a forza di funi tratte a braccia
lungo la riva fino all’alta Luigiana. Gli teneva compagnia
un altro piemontese, Ribetti,
del comune di Luserna nella
valle di Pinerolo.
Era costui stato capo di
battaglione sotto l’impero, e
allora erasi stabilito a Lafayette negli Altecapas, piccolo paese che poi crebbe a
grande città. Quivi egli aveva
aperto un magazzino e periodicamente calava a Nuova
Orleans a comperare mercanzie, che poi rivendeva o
scambiava con cotone, animali o pelli. Il Ribetti era uno
di quei rari uomini, che col
loro nobile carattere onorano
il proprio paese. Or questo
bravissimo uomo m’invitò.
Rimontammo insieme il Mis
sissippi in una lunga barca
fin dove comincia l’entrata
del bayon de la Fourche, una
specie di canale naturale che
comunica con un piccolo lago. Di qui passammo sempre
in mezzo a luoghi boscosi e
tetri, quasi impenetrabili ai
raggi del sole e pure sommamente pittoreschi. Al puerto
degli Opelusas io ed il Ribetti
calammo a terra e per gli Altekapas giungemmo a Lafayette (...). Io nei giorni di
vendita assistevo nel magazzino, nei giorni liberi scorrevo le praterie del paese a
grandissima distanza per riscuotere crediti vecchi degli
abitanti delle campagne... In
questo singolare mestiere
durai circa un anno. Un bel
giorno presi commiato dal
mio ottimo amico e ridiscesi
a Nuova Orleans».
Dopo il periodo messicano,
tornato a New Orleans nel
1834, «seppi che il caro Ribetti, ritornato in Francia, era
stato confermato dal governo
di Luigi Filippo nel suo antico grado di Maggiore».
(G. Avezzana, I miei ricordi,
Napoli, 1881)
Un classico di Luigi Pirandello
La crìtica alla società
in «Pensaci Giacomino»
PAOLO FABBRI
Poco dopo la prima rappresentazione di Pensaci
Giacomino, nel mese di luglio
1916, Luigi Pirandello scriveva a suo figlio Stefano: «La
commedia Pensaci Giacomino ha avuto una serie di repliche con esito felicissimo e
correrà certo la penisola trionfalmente (...). Ma io sogno
una rustica bicocchetta in
qualche luogo solitario, ove
andarmi a seppellire, in un
tempo più o men lontano; solo, con le unghie lunghe, sudicio e peloso. La mia più viva soddisfazione sarà lanciare di lassù un solennissimo
sputo a tutta la civiltà». In
questa dichiarazione ci sono
insieme l’amore e il disprezzo
per un mondo ingessato nelle
sue convenzioni, sclerotizza
to nei suoi rapporti umani,
schiavo della forma, che ha
fatto dimenticare il calore
umano, la solidarietà, persino l’amore paterno, quando
questo entra in contrasto con
lo stereotipo di immagine
che la società pretende, come
un idolo a cui sacrificare se
stessi in nome di una dignità
che è una non dignità.
Non c’è nella commedia
alcun riferimento esplicito al
messaggio cristiano, ma lo
sguardo critico di Pirandello
fa rammentare la polemica
di Gesù con i farisei, che avevano dimenticato lo spirito
della legge, data all’uomo per
amore dell’uomo e certa
mente non per un rispetto
formale. Cade facilmente nel
comico questa società con i
suoi personaggi impettiti,
con i suoi gesti enfatici, per
slittare immediatamente nel
tragico quando prende sul
serio la sua recita, fino al
punto di sacrificare i sentimenti più alti, riducendo gli
esseri umani a vuoti simulacri di se stessi, che non riescono più a avere un rapporto autentico con l’altro. Pirandello osserva con distacco il mondo in cui vive, rie
sce a esprimere un umorismo che, riflettendo sulla società, fa ridere e piangere
nello stesso tempo.
In Pensaci Giacomino, la
vicenda è incentrata su un
anziano professore scapolo
(Turi Ferro), che pensa di
sposare una giovane ragazza
per fare in modo che lo stato,
quando sarà morto, sia costretto a pagare per lunghi
anni una pensione. La sua attenzione viene attratta da Lillina (Loredana Marino), figlia
del bidello (Vittorio Viviani),
che però è innamorata di un
suo coetaneo, Giacomino
(Dario Manera), e ne rimane
incinta. Il giovane si offre di
sposare Lillina, ma essendo
povero in canna non è nelle
condizioni di farlo: il professore si offre allora di sposare
la ragazza, trattandola però
come una figlia e permettendo a Giacomino di incontrarla quando vuole. Il disegno si
realizza nel modo migliore.
Infatti nasce il bambino,
un’eredità imprevista arriva
al professore che può far assumere Giacomino in una
banca locale e godersi l’affetto del piccino.
Ma la società non può tollerare una situazione tanto
anomala e tutti i personaggi
della storia vengono messi alla berlina. I genitori di Lillina
non la vogliono più vedere, il
direttore del liceo (Federico
Grassi) cerca di spingere il
professore alle dimissioni, lo
stesso Giacomino, istigato da
una zia (Ida Carrara), rompe
con Lillina. Sarà ancora la vocazione dell’anziano insegnante a uscire dagli schemi
che, facendo incontrare il
bambino con il padre Giacomino, rimetterà le cose a posto. La commedia, nonostante il genio di Pirandello, è un
po’ datata; riesce difficile oggi capire il mondo ingessato
dalle convenzioni rappresentato dall’autore. Resta comunque la validità del messaggio al di là delle situazioni
storiche specifiche. Lo spettacolo si regge su un eccellente Turi Ferro, che dona al
suo personaggio umanità
senza cadere nello sdolcinato
e caustico umorismo e senza
cadere nella macchietta. Tutti gli altri reggono la parte dignitosamente, con una menzione particolare per Ida Carrara. La regia è lineare, senza
particolare vivacità.
Milano, teatro Carcano
6
PAG. 6
RIFORMA
Spe<^zio
I risultati di un convegno della Federazione giovanile evangelica italiana
«Noi e il lavoro», un confronto fra i giovani
Globalizzazione, essere proattivi, darsi delle priorità, essere flessibili, imparare a
imparare, oggi sono tutte parole chiave... e cosa succede a chi non sta al gioco?
SANDRO BELLION
IMMAGINATE la seguente
situazione: in un pomeriggio in cui degli amici si rivedono, deile persone mai state
amiche o conoscenti si vedono per la prima volta in occasione di un convegno, un reiatore pone come argomento
di discussione una serie notevole di concetti e considerazioni. Fin qui tutto bene,
non vi è nulla di particolarmente strano; si dà il caso
che l’argomento scelto sia il
lavoro e qui tutto sommato
un po’ di interesse si risveglia, se non altro perché toccherà a tutti, prima o poi, di
lavorare o dover lavorare per
vivere. Con quest’ultima affermazione chiudo la discussione sul fatto che sia proprio un dovere sociale, morale, ideologico il dover per
forza mettere il lavoro come
elemento basilare della nostra esistenza: non che la ritenga una discussione superflua, ma ci porterebbe un po’
lontano dal tema del convegno. Il lavoro, quindi, è il
soggetto da analizzare e su
cui divagare per un intero
week-end. Immaginatevi poi
ancora che la relazione introduttiva ponga delle questioni
senza troppi mezzi termini,
che naturaimente riguardano il nostro futuro; mi sembra evidente che ci potranno
essere delle reazioni di diverso tipo, a favore o contro le
tesi proposte.
Ed è proprio ciò che si è verificato a Villar Perosa dopo
l’intervento di Bruno Ricca.
Essere «proattivi», scoprire il
senso della propria vocazione, stare dalla parte della soluzione di un problema e non
dalla parte del problema,
darsi delle priorità, flessibi- '
lità, multiattività, imparare a
imparare, globalizzazione:
sono tutte parole chiave per
la comprensione della situazione attuale del mondo del
lavoro. A noi è toccato lo
sforzo di capirle e discuterle.
Un problema giovanile
Nei giorni precedenti lo scorso Natale (19-20 dicembre) si è
svolto a Villar Perosa un convegno promosso dalla Fgei dal
titolo: «Noi e il lavoro», a cui era stato invitato Bruno Ricca,
che sulle pagine di Riforma (n. 34 del 4 settembre 1998) aveva
già esposto alcune linee guida per un orientamento utile ai
giovani al fine di trovare una loro collocazione nel mercato
del lavoro. A quell’articolo erano seguiti altri interventi, mentre del convegno avevamo parlato sul n. 1 di quest’anno de
L’eco delle valli valdesi. Poiché l’argomento occupazione continua a interessare in maniera più coinvolgente i giovani,
diamo qui spazio alle riflessioni che alcuni di loro hanno sviluppato proprio in seguito agli articoli pubblicati a suo tempo e a margine del convegno di dicembre.
Penso che chi si occupa, si sia
occupato o comunque abbia
studiato materie attinenti all’economia o segua l’evoluzione dei sistemi economici,
sociali e politici questi concetti li abbia già incontrati e
quindi non siano per lui delle
novità. È però vero che si
tratta di acquisire delle conoscenze e degli strumenti di
analisi per capire, valutare,
scegliere il nostro futuro ed
essere consapevoli di ciò che
ci accade intorno. Tra Tessere consapevoli e Faccettare
passivamente la situazione
c’è una bella differenza ed è
in questa direzione che si è
mossa la discussione.
L’attuale situazione del
mondo del lavoro, che è poi
quella vivibile nei paesi industrializzati, (e tra questi non
in tutte le aree) è direttamente legata all’economia e siccome si sta percorrendo la
via del liberismo, anche parole come scelta delle priorità, proattività, flessibilità
(che di per sé aiutano in una
migliore vita sociale) tendono a assumere una valenza
economica ovvero diventano
un’importante e unica merce
di scambio che il lavoratore/lavoratrice può scambiare. In altri termini, se non
cambiano i parametri dell’intero sistema, questi diventano i requisiti «obbligatori»
per tutti quelli/e che lavorano già o dovranno entrare nel
mondo lavorativo senza possibilità di scelta. Possiamo,
insomma, avere quanta libertà vogliamo, l’importante
è non mettere in discussione
i dogmi su cui si fonda il sistema economico. Seguendo
questo ragionamento si sono
mosse delle considerazioni
durante la discussione sui diversi aspetti del presente
sempre più mondializzato.
Si può partire dalla tecnologia al servizio della comunicazione: siamo arrivati a un
livello in cui l’informazione è
accessibile da ogni località
del mondo a tempo reale,
gran parte del sapere è disponibile in rete, ma a quali condizioni? Che la conoscenza e
la tecnologia per lo scambio
e la gestione dei dati rimanga in mano a pochi potenti
(software, reti, telecomunicazioni ecc.) dei paesi industrializzati e chi non può permettersi la tecnologia necessaria rimane escluso.
Un secondo interrogativo è
quello della sostenibilità di
un’organizzazione simile.
Sostenibilità non soltanto
ambientale ma anche economica e sociale. È indubbio
che, pur perseguendo obiettivi di razionalizzazione e
miglioramento delle condizioni produttive dei mezzi
per la nostra esistenza, stiamo creando dei forti squilibri
nell’intero pianeta: l’ambiente è il primo a risentirne
ma anche la popolazione si
ritrova in condizioni talmente diverse che non sappiamo
individuare con precisione
quanto potrà ancora durare.
Penso che i grandi flussi migratori a cui stiamo assistendo siano già un sintomo evidente di questa situazione in
cui persone con meno possibilità cercano in ogni modo
un miglioramento delle proprie condizioni.
Consideriamo tra l’altro
che i paesi «sviluppati» il miglioramento l’hanno conseguito e lo custodiscono gelosamente. Parlando di persone che si spostano mi viene
in mente la parola flessibilità:
ci hanno spiegato che è un
elemento positivo il sapere
spostarsi da un luogo all’altro
per inseguire il lavoro (non
vorrai avere per tutta la vita il
lavoro sulla porta di, casa!):
peccato che ciò valga soltanto per chi vive nei paesi industrializzati; infatti se chi si
sposta proviene da paesi «in
via di sviluppo» è più facilmente indicato come immigrato ruba lavoro!
E chi non sta al gioco? Ci
siamo anche chiesti quali sono le conseguenze del non
adattarsi alle condizioni del
mondo del lavoro illustrateci: ebbene, non siamo arrivati a eccezionali risoluzioni
(anche perché se le avessimo
ci assumerebbero al ministero del Lavoro). Innanzitutto
distinguiamo chi sceglie di
non adattarsi in modo cosciente per scelta politicoideologica e chi invece non
ha avuto gli strumenti per
prepararsi o continua a non
averne: lo sforzo di adattamento sarà necessario e probabilmente non avrà la possibilità di trovare l’occupazione desiderata. Una proposta espressa durante la discussione è stata quella di
trovarci ancora per verificare
come ognuno di noi ha realizzato e applicato alla vita di
tutti i giorni ciò che abbiamo
imparato e discusso...
Fin dall'epoca della Riforma il lavoro è centrale nella vita del credente
I giovani devono raccogliere la sfida della vocazione
SABINA BARAI
DAVIDE DALMAS
IN un passaggio del suo intervento Bruno Ricca sostiene che caratteristica dei
riformati è considerare il lavoro «parte integrante della missione che siamo chiamati a
svolgere, nel nostro viaggio
terreno, con passione, impegno personale e, di conseguenza, alta qualità». In particolare sottolinea che questa
impostazione torna di attualità nella tendenza del mondo
del lavoro che incentiva l’essere imprenditori di se stessi,
rispetto alla passività e dipendenza dell’età dominata dalla
catena di montaggio.
In effetti nel pensiero protestante è facile trovare una
linea di interpretazione positiva del lavoro e dell’azione
nel mondo, in contrasto con
la tradizione medievale che
esaltava per il cristiano l’ideale del distacco nel monastero. Questa linea inizia con
Lutero stesso che, pur se in
una concezione sociale rigida e gerarchica, affermava
abbonamenti 1999
interno l, 10.000
estero L. 20.000
sostenitore L. 20.000
l’importanza di un lavoro
stabile e continuativo, forma
di servizio per il prossimo
nella società secolare. Soprattutto Calvino, però, e i
puritani inglesi del Seicento,
vedranno nel lavoro ben fatto, oltre che una possibilità
di «mutamento di stato», di
promozione sociale, una vera e propria benedizione divina. Tanto che proprio nel
successo professionale veniva cercata conferma di essere nel novero degli «eletti»
predestinati da Dio alla salvezza. È una linea interpretativa che, con tutte le differenze, arriva fino al nostro
tempo, se perfino Dorothee
Sòlle pone l’accento sul lavoro come possibilità di autoespressione e addirittura come partecipazione attiva al
progetto di creazione di Dio.
In modi diversi, da secoli
diversi, tutte queste persone
ci stanno rivolgendo una vera
e propria vocazione. Una vocazione che ci sentiamo di
accogliere, in quanto invita a
riconoscere quali sono le nostre qualità e a valorizzarle,
insomma a mettere a profitto
i talenti lasciati in deposito
dal Signore, secondo la parabola evangelica. A prendere
coscienza di sé e delle proprie potenzialità senza l’individualismo e la tentazione di
sentirci esseri superiori auto
rizzati a sovrastare chi è più
debole o meno cosciente.
Come diceva Calvino, a far
rendere i talenti non per sé,
ma perché il loro profitto sia
«l’avancement de tonte la
compagnie des fidèles en
commun, lequel tourne à la
gioire de Dieu». È una vocazione importante, perché
spesso circola invece la tentazione qualunquista del disimpegno come valore, del
far niente come massima
aspirazione della vita.
Tuttavia noi crediamo che
questa idea del lavoro come
risposta a una vocazione, liberamente accolta e praticata nel modo più conforme alle proprie caratteristiche, sia
nel nostro mondo non un invito pacifico ma una necessaria visione profetica. (Proverbi 29, 18). La vocazione al lavoro liberante e creatore deve essere accompagnata da
un annuncio profetico capace di denunciare le condizioni di gran parte delle reali situazioni di lavoro che abbiamo sotto gli occhi. L’invito a
essere attivi, a riconoscere i
propri doni e utilizzarli, non
deve far dimenticare che
nuova impostazione del
mondo del lavoro significa
anche bambini sfruttati in
tutto il mondo, persone che
dopo anni di fatica rischiano
di finire fuori dal sistema
produttivo perché non sono
più in grado di adattarsi aile
novità, oppure giovani che
non hanno i mezzi per raggiungere neanche il nastro di
partenza della corsa all’apprendimento continuo.
La vocazione deve essere
riconosciuta, perciò, anche
in questo richiamo critico, a
chi lotta contro dei poteri che
imprigionano e violentano
l’umanità, a chi rinuncia alla
passività e alla rassegnazione
riguardo ai «massimi sistemi», la quale è la risposta di
«persone senza fede, di persone morte spiritualmente,
perché una fede in Dio non
significa nulla se ad essa si
accompagna quella diffusa
sensazione di impotenza che
si riscontra nella prospettiva
tipica dei non credenti» (D.
Sòlle). Allora forse sì saremo
protestanti, se uniremo la testimonianza a favore (pro-testari) di un lavoro come vocazione (non è un caso che
Gesù venisse dipinto proprio
come un lavoratore nella tradizione socialista ottocentesca e che Paolo dicesse con
orgoglio di aver lavorato con
le proprie mani senza farsi
mantenere dalle persone a
cui annunciava il Vangelo)
alla protesta contro lo sfruttamento e l’abbrutimento
che spesso è portato dal lavoro nell’attuale realtà.
i art. 2 COI
inceso
alitiltte>
L'Editore
Ml»S5KÎ5ii5âS#SSÏ
Dopo gli anni della scuola
Il problema della
competizione intemazionale
Ceca,
donne
MASSIMO BATTAGLIA
Arrivare preparati alTappuntamento con il mondo del lavoro è una scommessa che difficilmente sa
premo vincere; presentarsi
del tutto sprovveduti è, d’altronde, palesemente illogico.
Per questo motivo mi sono
presentato pieno di buone
speranze al convegno «Preoccupiamoci», a cui avrebbe
partecipato Bruno Ricca per
parlare proprio di giovani e
di occupazione.
L’intervento di Ricca, che
ricalca peraltro un articolo
già apparso su Riforma nel
mese di settembre, ha posto
l’accento sul fatto che la certezza del posto fisso ormai
non esiste più, ma in futuro
bisognerà abituarsi a cambiare spesso lavoro, curando
in modo continuativo formazione e aggiornamento delle
proprie conoscenze. Essere
competitivi sul mercato del
lavoro, in un’ottica di globalizzazione, significa avere dimestichezza con le lingue, aimeno l’inglese, e saper utilizzare computer e reti Internet;
significa, inoltre, programmare il proprio tempo e assegnare le giuste priorità agli
impegni. Per riuscire a emergere bisogna essere «proattivi» imparando a stare dalla
parte della soluzione del problema, agendo con impegno
e entusiasmo, confrontandosi di continuo con le nuove
tecnologie e lavorando in sinergia con gli altri.
Io credo che tutto ciò sia
assolutamente vero, come
vero è il fatto che nulla ha aggiunto a quanto già sapevo;
secondo me i giovanieii
particolare quanti proseguono negli studi oltre le scuok
superiori hanno coscienza di
ciò che li aspetta. Lavoro'
temporaneo, multimedia,j
spirito di iniziativa e impren- j
ditorialità, piuttosto, sono
concetti che risultano un po’
alieni al modo di pensare
della generazionecùeoggi
sta nel mondo del lavotoe'àve sulla propria pelletali
cambiamenti, trovandosi
spesso spiazzata. A questo livello, forse, il modellodi
mercato del lavoro chestaaffermandosi evidenzia le maggiori criticità.
Questo non significadle
per i giovani saranno tutte tose e fiori: nella migliore delle
ipotesi essi sanno in teorie
che cosa li aspetta; rimanete
a gaila sarà poi tutto un altro
paio di maniche, visto diesi
va nella direzione di un*(
sempre maggiore competí-f
zione, anche al di là dei conini nazionaii, e di un sempre
minor garantismo. Il per
è che questo sistema gene®
sempre crescenti massedi
esclusi fra cui contare coloro
che non sapranno riciclapt
coloro che saranno passivili
fronte alle novità, coloro crii
non hanno i mezzi per
curarsi un adeguato bag
culturale di partenza.
Certo, a ben meditare, queste osservazioni risultano®
sai poco rassicuranti in “®
ottica di equilibrio sociale
benessere collettivo; non f
questo però si può nega^
che la realtà sia questa, P'
spettando scenari diversi
quelli che ragionevolme“
possiamo intuire.
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rt2 comma 20/B iegge 662/96 - Fiiiaie diTorino
ceso di mancato recapito si prega restituire
,1 mittente presso i’Ufficio PT Torino CMP ^ord.
L'Editore si impegna a corrispondere ii diritto di resa.
Fondato nel 1848
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i L’ALLEANZA RIFORMATA MONDIALE A TORPELLICE — Si svolgerà a Torre Pellice dal 19 al 21
;o la seduta annuale dal Comitato europeo dell’Allean[ia riformata mondiale. I 20 membri del gruppo si riuniranno alla Foresteria valdese e lì discuteranno su temi quali
riiiformazione, le chiese di minoranza, le chiese e Israele
dal punto di vista teologico. A rappresentare l’Italia, oltre
che la Spagna e il Portogallo, ci sarà il pastore Claudio Pasque! (nella foto durante una seduta sinodale), eletto nella
scorsa seduta di Edimburgo. 1 membri delPArm, che provengono da Francia, Svezia, Austria, Inghilterra, Scozia, Irlantfa, Danimarca, Romania, Ungheria, Serbia, Repubblica
Ceca, Romania, Svizzera, otto laici e 12 pastori, di cui 8
donne e 12 uomini, saranno ospiti e parteciperanno al culto
■domenica 21 marzo presso molte comunità delle Valli.
o
A <1
VENERDÌ 19 MARZO 1999 ANNO 135 - N. 12 LIRE 2.000 - EURO 1,03
.. hi controlla il presente controlla il passato. Chi controlla il passato
controlla il futuro». Gli enunciati del Socing, ideologia regnante e totalizzante del romanzo di Orwell «1984»,
mantengono una forte attualità anche nel mondo della
montagna. Non imposti con
la guerra e la polizia, ma col
potere del denaro. Dei privati,
infatti, piir o meno collegati
con il mondo cattolico, hanno
investito forti somme in strutture turistiche, entrando talvolta in conflitto con la popolazione locale. La situazione
di una località di montagna
trasformata per fini turistici
in un alienante zoo umano
non è una prospettiva remota.
Al tentativo di trasformare
UN RISCHIO PER LE VALLI
ROBA DA MUSEO
EMANUELE FIUME
le Valli in parchi di divertimento caratterizzati da una
presenza di «eretici» che vivevano nei boschi di montagna cavando talco e affilando
le beidane da combattimento,
devono rispondere la vitalità
del presente, la speranza del
futuro e la cura del passato
della popolazione delle Valli.
Siamo ancora liberi perché
non abbiamo rinunciato alla
conservazione e alla gestione
responsabile del nostro passato e perché siamo disposti a
presentarlo a tutti coloro che
lo desiderano. La via avviata
è quella della conservazione e
della cura dei musei, con costi economici talvolta alti, ma
con la consapevolezza che la
difesa del museo significa
prima di tutto difesa dal museo, dal diventare noi stessi
un museo o un immenso zoo
umano sullo stile di certe ri
serve indiane. Noi abbiamo
un passato, quindi non siamo
il passato; siamo il presente
di liberi cittadini che guardano al futuro con speranza.
Due vie dunque. Da una
parte la chiusura dei nostri
musei e la trasformazione di
noi stessi in pezzi da museo
gestito da terzi, e magari ci
sarà chiesto di farci tatuare un
terzo occhio in mezzo alla
fronte e di accendere per i turisti il falò del 17 febbraio
ogni sabato sera. Dall’altra la
conservazione intelligente e
moderna del nostro patrimonio storico, che finché sarà
curato e coltivato costituirà di
per sé una barriera insormontabile per ogni tentativo di
trasformare le Valli in una
specie di riserva indiana.
ione Piemonte
Novità per
il settore del
commercio
fica che
tutte toare dele
n teoria
imánete
un altro
to che si
di una
ampetiei conisempie
pericoli!
a geneii
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ciclarsi
assiri li
loro che
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negate
Ita, pioversi 1*
ilmui’*
La giunta regionale ha recentemente approvato un disegno di legge sul commercio
piemontese che dovrebbe, se
approvato definitivamente dal
Consiglio subalpino, portare
novità in questo settore. In
fiateria di commercio la Resone, in buona sostanza, si
ferverebbe il ruolo di coordinamento, regolamentazione
e sostegno alla formazione e
agli investimenti mentre cre,'lcerebbe l’impegno dei Cofiuni nelle scelte di gestione
elative alla piccola e media
Jstribuzione, agli orari, alle
''endite promozionali. «Alla
nuova regolamentazione - ha
dichiarato l’assessore al
Commercio, Gilberto PichetIp-la Regione intende affiancare maggiori risorse di
bilancio, sia per il credito alle
ifiprese, sia per finanziare
strutture di servizio, centri
eommerciali naturali, aree
Cercatali. Vogliamo che il
nettare possa usufruire, come
le albe attività produttive, dei
tondi strutturali europei che
stiamo programmando per il
Ponodo 2000-2006».
Nel prossimo triennio il
^tamercio piemontese beneoierà di interventi regionali
P®'-circa 100 miliardi cifra
Unita agli investimenti e
«pie capacità imprenditoriali
presenti, gli permetteranno
pndeguarsi alle nuove esiIl disegno di legge inìqua i criteri a cui i Comu•bono adeguare i rispettinienti urbanistici e re, lentari entro i prossimi 6
|,si' «Un’esigenza impreJhdibile - dice ancora Piatto - è data dalla salva*^dia del servizio commer® e nelle periferie urbane,
mè ^s-ee rurali, disagiate e
il negozio
anche una funzione sovj tii aggregazione e di sertífm' * fascia di popoladijg®^^cbole, che ha maggiori
'coltà per la mobilità».
1999: si scopre l'Europa del l'economia ma in Europa qualcuno c'è già, che lavora attivamente da molti anni
Maria Luisa Cosso^ imprenditrice con la testa in Europa
PIERVALDO ROSTAN
Molti italiani hanno scoperto l’Europa nel corso dell’ultimo anno; prima i
sacrifici economici, poi i parametri più o meno rispettati,
da gennaio l’euro, anche se
non ancora moneta di uso corrente. Ci sono invece persone
che in Europa e con il confronto costante dell’economia
mondiale vivono da molti anni. Nel Pinerolese è ad esempio il caso di Maria Luisa
Cosso, donna, imprenditrice,
madre di famiglia, da qualche
mese anche cavaliere del lavoro. Una vita passata alla
guida della Corcos, azienda
leader nel settore degli anelli
di tenuta, un accordo con la
multinazionale tedesca Freundenberg siglato nel 1936 e che
è proseguito felicemente attraverso i decenni. Nel rapporto
Corcos-Freundenberg l’azienda italiana è sempre stata largamente la più piccola; eppure il partner tedesco ha sempre mostrato fiducia nei confronti della consorella piemontese: dunque niente «euroscetticismo» da parte tede
sca. «Ogni tanto ho registrato
- spiega Maria Luisa Cosso una preoccupazione per una
situazione non troppo chiara
sotto l’aspetto legislativo e
politico. Per altro, quando una
società tedesca o comunque
estera “scopre” gli italiani, la
loro voglia di lavorare, la loro
capacità di inventare e di organizzare, può solo essere
sorpresa favorevolmente».
La storia della Corcos parte
dalla situazione di 60 anni fa,
quando l’azienda piemontese
era importatrice di anelli di
tenuta prodotti in Germania;
prima della guerra è arrivato
il tempo della produzione:
l’anello di tenuta che diventa
«corteco», dal nome dell’azienda Corte&Cosso, l’entrata nel mercato mondiale
(Polonia e Brasile) al seguito
della Fiat di cui la società è
diventata fornitrice (ma non
solo di essa) e oggi l’appuntamento quotidiano con la qualità del prodotto. Tutto questo
è avvenuto, ricorda spesso
anche la Corcos, col contributo di tutte le maestranze. C’è
dunqùe un salto di qualità
produttiva ed imprenditoriale.
Fondatori della fabbrica e operai nel 1938
potremmo quasi dire una
nuova mentalità; «Le possibilità di sopravvivenza sul mercato sono oggi legate alla
qualità e al servizio - chiarisce la signora Cosso il nostro principio produttivo è
sempre stato quello di puntare a una qualità superiore, tale da identificarci sul mercato. La qualità può essere raggiunta soltanto nella produzione ed è qui che occorre il
coinvolgimento di tutte le
maestranze alla linea adottata
dalla società. In sostanza si
tratta di garantire al cliente la
sicurezza e a noi il lavoro e
questo direi da sempre come
strategia aziendale».
Siamo dunque di fronte a
scelte radicate nel tempo e
non soltanto all’inseguimento
di una moda o di una certificazione «Iso»; potremmo dire
che si tratti anche di una vera
e propria formazione. E che
Maria Luisa Cosso creda nella
formazione lo testimonia anche l’impegno profuso per dar
vita alla scuola universitaria
di Pinerolo e la sua personale
Per alcune settimane dedichiamo questa rubrica a una serie di riflessioni sulla
nostra ecclesiologia, augurandoci di contribuire, non soltanto con la conoscenza
storica ma con la consapevolezza indispensabile per dei membri di chiesa, a
rendere salda la nostra identità di fede.
Nelle chiese nate dalla Riforma protestante la libertà e la responsabilità
personale dei credenti è fondamentale.
Tuttavia siccome anche nella chiesa la
vita comunitaria può creare dei problemi
si è in ogni tempo cercato di regolamentare il funzionamento di alcuni aspetti
del vivere insieme affinché «ogni cosa
sia fatta “con decoro e con ordine”», come dice l’apostolo Paolo (I Cor. 14, 40).
Nelle chiese valdesi e metodiste abbiamo
diverse fonti di regolamentazione della
vita ecclesiastica che vogliamo esaminare in una serie di articoletti.
Abbiamo, innanzitutto, i Testi fondamentali, comuni alle chiese italiane e alle chiese valdesi sudamericane, che pos
IL FILO DEI GIORNI
DISCEPOLI
a cura di CUUDIO TRON
sono essere modificati solo per decisione
del Sinodo italiano e di quello sudamericano che si esprimano in modo concorde
sulla modifica. I più importanti di questi
testi sono, innanzitutto, la Disciplina generale, che contiene le linee essenziali
del decoro e dell’ordine con cui vogliamo vivere la fede. 11 termine «disciplina» è stato scelto dopo lunga riflessione
e dopo averne scartati altri come «costituzione». Purtroppo nel linguaggio corrente la «disciplina» è un complesso di
norme che vengono intese in senso essenzialmente repressivo quando si dice,
lodando il tempo passato, che una volta
c’era «più disciplina». Oggi c’è troppo
lasciar correre, addirittura, dice qualcuno «troppa libertà». Nel contesto di una
chiesa cristiana l’idea di disciplina deve,
invece, far pensare a «discepolo» (di Gesù). La «Disciplina» va dunque sentita
come la trascrizione in un sistema giuridico del nostro modo di essere discepoli.
Per questo è quasi inverosimile che la si
debba modificare, se non in qualche
punto molto secondario: o si è discepoli,
o non lo si è. Essere discepoli in senso
evangelico vuol dire vivere il sacerdozio
universale dei credenti e reggere la
chiesa attraverso assemblee.
Abbiamo, poi, il Regolamento del Sinodo che sta alla base del funzionamento
delle nostre assemblee. Ci sono, infine,
alcuni testi storici, venerabili per l’antichità e le circostanze in cui sono maturati
(il Patto dell’Unione del popolo valdese,
del 1561, e l’Unione delle Valli, del
1571) e i due testi fondamentali, rispettivamente metodista del 1962 e valdese
del 1655, in cui sono riassunte le nostre
«dottrine» attraverso Confessioni di fede.
disponibilità a tenere corsi rivolti al mondo giovanile.
«Non si può pensare di improvvisare se si vuole avere
una buona qualità - commenta la signora Cosso -; personalmente ho sempre ritenuto
fondamentale un collegamento fra scuòla e industria e per
questo mi sono impegnata
nella scuola universitaria di
Pinerolo». La nomina a cavaliere del lavoro è un conseguente riconoscimento del
ruolo di donna imprenditrice:
«E stata naturalmente una
grande emozione - confida la
signora Cosso -; tanto più
pensando a mio padre e a mio
fratello che tanti anni hanno
dedicato a questa azienda. A
me è rimasta l’eredità di continuare questo lavoro, da 40
anni a questa parte. Certo allora, come donna imprenditrice ero davvero una “mosca
bianca”, ma ancora oggi poche donne ottengono dei riconoscimenti. Le donne sono
spesso poco visibili, in genere
sono a fianco del marito e non
hanno grandi ruoli».
Quando osserviamo il mondo della politica, come quello
dell’economia, troviamo generalmente uomini in carriera
e quasi sempre, dietro, nell’ombra, a sostenerlo, c’è una
donna che si occupa della casa e dei figli; a lei è successo
10 stesso, a parti invertite?
«Ho dovuto spesso mediare
con grande fatica fra la casa,
11 lavoro, gli impegni, con un
grosso vantaggio, quello di
essere il “numero 1”: questo
mi ha consentito di chiedere
agli altri la cortesia di spostare una riunione o un appuntamento, cosa che se fossi stata
una semplice dipendente sarebbe stato ben difficile. Ho
avuto poi dei collaboratori
meravigliosi e una famiglia
che mi ha sempre appoggiata
e capita, compresa mia figlia:
il primo commento che ho
fatto dopo aver appreso della
mia nomina a cavaliere del
lavoro è stato proprio “dietro
ad una donna di successo c’è
una grande famiglia”».
8
PAG. Il
La lezione inaugurale del corso
CORSO DI POLIZIA A PINEROLO — In adempimento
alla legge regionale n. 58/87 sulle «Norme in materia di
polizia locale», che prevede l’obbligo per i Comuni di far
partecipare gli operatori di polizia neoassunti a specifici
corsi di formazione, quest’anno il corso per i nuovi agenti
delle provincie di Torino, Alessandria e Cuneo si tiene a
Pinerolo. Per tre mesi, nella saletta del Circondario della
Provincia di Torino in via dei Rochis 12, circa 50 agenti
seguiranno le lezioni, inaugurate il 15 marzo alla presenza
dell’assessore regionale alla Polizia urbana e rurale, Roberto Vaglio. Il costo del corso, poco più di 56 milioni di
lire, è totalmente a carico della Regione.
BARGE ALLA FIERA DI GAP — La città di Barge sarà
presente alla fiera di Gap, dal 8 al 13 maggio prossimi: i
prodotti locali (scarpe, pasta fatta a mano, dolci) verranno
esposti nella cittadina francese e saranno organizzate anche «serate italiane» di incontro e memoria con gli immigrati italiani. La presenza di Barge alla manifestazione di
Gap segue uno scambio avvenuto nell’ottobre ’98 in occasione della fiera bargese «Ottobrata 2000».
POMARETTO: POCHI CONSIGLIERI, BILANCIO RINVIATO — «La maggioranza non è in grado di garantirsi il
numero legale; noi abbandoniamo la seduta»: con queste
considerazioni la minoranza consiliare di Pomaretto ha abbandonato il Consiglio comunale che martedì 9 marzo era
riunito per approvare il bilancio. L’importante atto viene
dunque riportato in aula martedì 16. Prima di arrivare
all’uscita dall’aula della minoranza il Consiglio aveva comunque esaminato 9 punti all’ordine del giorno. Tra le altre
decisioni una convenzione con la Pro Loco per la gestione
del complesso dell’Inverso, della Friulana, del parco giochi
«La margherita», delle panchine e dell’area «Pace e libertà»:
per far fronte alle spese vive il Comune erogherà un contributo. I consiglieri hanno anche approvato una mozione a. sostegno del riconoscimento del registro italiano dei donatori
di midollo osseo e il regolamento di applicazione delfici. In
merito alla imposta sugli immobili va rimarcato che la giunta
ha deciso di aumentare Pici dal 5,5 al 6%c per le case di prima abitazione e al 6,5%c per le seconde case; il Comune si
avvarrà inoltre della facoltà di applicare l’addizionale Irpef.
AL VIA LA VACCINAZIONE ANTIEPATITE B — Ini
zia in questi giorni la campagna di vaccinazione obbligatoria antiepatite B che si rivolge a tutti i ragazzi residenti nei
47 Comuni dell’Asl 10 che compiono i 12 anni. Le vaccinazioni riguardano nel Pinerolese oltre 1.000 ragazzi e
vengono svolte da medici dell’Asl.
PONTEVECCHIO — Per tre giorni, dal 19 al 21 marzo, la
vai Pellice ricorda la battaglia di Pontevecchio, di cui quest’anno ricorre il 55° anniversario. All’alba del 21 marzo
1945 la formazione partigiana della vai Lusema fu attaccata
da truppe corazzate tedesche e fasciste lasciando sul terreno, in una battaglia che durò tre giorni, 9 partigiani, mentre
altri 40 vennero fatti prigionieri e portati nella caserma
«Luigi Pettinati» di Lusema San Giovanni, per essere successivamente torturati, fucilati e in parte deportati. A memoria di quei giorni venerdì 19 marzo alle 20 partirà da
piazza Cañavero una fiaccolata per Pontevecchio; sabato 20
alle 9,30 gli allievi della .scuola media di Bricherasio presenteranno «Le canzoni della Resistenza» nella palestra della scuola media; seguirà la cerimonia commemorativa a
Pontevecchio alle 10,30; nel pomeriggio gara bocciofila alle 14 al bocciodromo comunale; alle 16 omaggio ai caduti
di Torre Pellice e alle 16,30 omaggio al monumento di Lusema San Giovanni; alle 17 infine, nella sala mostre, presentazione del diario di guerra di Nevina Martina.
TORNERANNO I CERVI IN VAL PELLICE? — Il com
prensorio alpino To 1, l’organismo che gestisce la caccia nelle vallate pinerolesi, intende reintrodurre il cervo in vai Pellice. Il grosso ungulato, abbondantemente presente in vai Chisone è invece assente sui monti della valle Pellice. È stato affidato uno studio sulla possibile reintroduzione ma anche gli
enti locali vorrebbero dire la loro. In più, elemento non secondario. sarà importante il luogo di provenienza: le reintroduzioni nelle vallate cuneesi sono state effettuate con animali provenienti da un parco parigino, col risultato di ritrovare i
cervi nei prati di Cavour invece che sui versanti alpini.
OPERATORI AGRICOLI — Dal 25 marzo al 17 aprile la Comunità montana valli Chisone e Germanasca promuove alcune serate di aggiornamento professionale destinate ad agricoltori e hobbisti del settore agricolo. Questo è il calendario
dei primi incontri: giovedì 25 marzo alle 20,30 si parlerà di
giardinapio nelle zone montane, sabato 27 dalle 8,30 alle
12,30 attività pratica di potatura, giovedì 1° aprile dalle 20,30
alle 23,30 serata dedicata alle problematiche inerenti l’allevamento del bestiame. Le lezioni si terranno nella sala della
Comunità montana a Perosa Argentina. Per ulteriori informazioni rivolgersi aH’Ufficio Agricolo, tei. 0121-802510.
E Eco Delle Yaui ^ldesi
VENERDÌ 19 MARZOio^ y£NEl
A colloquio con il medico responsabile dei Sert del Pinerolese
Droghe^ panorama complesso
PIERVALDO ROSTAN
Anche se negli ultimi due
anni, dopo il picco del
1996 con 160 morti per overdose, nel Piemonte c’è stato
un regresso del triste fenomeno, non è il caso di abbassare
la guardia sui servizi per le
dipendenze. Nel territorio
dell’Asl 10 di Pinerolo vi sono tre sedi ambulatoriali del
Sert (servizi per le dipendenze), a Torre Pellice, a Villar
Perosa e a Pinerolo; si tratta
in realtà di servizi preesistenti
all’Asl 10 essendo stati creati
nell’ambito delle allora Ussl
42, 43, 44. La tossicodipendenza nel tempo è stato un
elemento non secondario a
Pinerolo e nelle valli; il numero di utenti è andato aumentando, probabilmente anche perché il servizio ha dimostrato di funzionare e il
«passaparola» è un buon sistema di comunicazione. «A
fine dicembre - commenta il
responsabile dei servizi per le
tossicodipendenze, dott. Remo Angelino - siamo arrivati
con i tre presidi ad avere 337
casi in carico; di essi quasi 40
sono nuovi utenti. È chiaro
che queste cifre non rappresentano la totalità delle persone con problemi di dipendenza ma che questi numeri vanno moltiplicati più o meno
per due».
- Chi viene ai Sert? Quale
tipo di richieste vengono
avanzate?
«Anzitutto, considerato che
i Sert esistono da una ventina
d’anni, va sfatato il mito che
il problema riguardi soltanto i
giovani; certo i nuovi utenti
sono poco più che adolescenti, ma abbiamo utenti che su
perano i 40 anni e che in alcuni casi si avvicinano ai 50
anni. Le motivazioni sono
chiaramente diverse: i più anziani trovano nel Sert una
sorta di supporto o anche un
posto dove cercare di portare
avanti una vita normale convivendo con la sostanza; per
l’utenza giovanile si ha invece una richiesta di essere aiutati a disintossicarsi».
- A che età si arriva al
Sert?
«Normalmente dopo i 20
anni; qualcuno arriva anche
prima ma posso precisare che
in questo momento non abbiamo utenti con età inferiore
ai 16 anni. La consapevolezza
di dover cercare di fare a meno della sostanza è un percorso lento e complesso; in un
primo momento c’è invece un
legame molto forte con la sostanza».
- Esiste il fenomeno della
polidipendenza, ad esempio
da alcol e droghe contemporaneamente ?
«Il fenomeno è storicamente presente tuttavia direi che
la popolazione giovanile tende oggi ad avvicinarsi più a
sostanze nuove, tipo l’ecstasy
in discoteca, e lo fa considerandole meno nocive o addirittura non come droghe. Negli ultimi anni stiamo assistendo a un aumento nell’uso
della cocaina».
- Come è cambiata la conoscenza dei rischi insiti nella tossicodipendenza in particolare per le infezioni e prima fra esse l’Aids?
«Certo, si sono fatti grandi
passi in avanti nel corso degli
anni; purtroppo abbiamo in
questa zona una popolazione
di sieropositivi piuttosto ele
Dibattito a Torre Pellice sull'immigrazione
Bisogno di sicurezza
GIAN MARIO GILLIO
Sempre più spesso dai media si sente accostare il
fenomeno immigrazione a
quello di criminalità; lo scippo, il furto, la violenza, la
droga e la prostituzione, crimini sempre più vicini che
lentamente si insinuano nel
nostro vivere quotidiano, ai
lati delle nostre strade. Prostitute albanesi, clienti italiani;
spacciatori marocchini, drogati italiani; ladri curdi, ricettatori italiani. Sì, il problema
ci tocca veramente da vicino;
preoccupa la massiccia affluenza migratoria che si sta
verificando in Italia.
Un dibattito interessante
dal titolo «Immigrazione
uguale criminalità» si è svolto il 26 febbraio a Torre Pellice, organizzato dall’associazione «Metamorfosi nell’era
dell’Acquario». Dopo l’intervento introduttivo del moderatore, Tonino Chiriotti, il
prof. Claudio Canal ha affrontato il tema dal punto di
vista culturale e psicologico,
individuando come punto cardine la recente preoccupazione di base, ha quindi criticato
il nuovo modo di concepire la
società rispetto al passato:
«Le lotte di classe erano caratterizzate da entità distinte
ma riconoscibili tra loro, chi
stava sopra e chi sotto, oggi
siamo nel dentro e nel fuori,
ossia nell’inclusione e nell’esclusione, tutto dettato dalle nuove regole del mercato».
Canal ha successivamente dichiarato di ritenere inutile la
«sanatoria» se priva di una
proposta di co-sviluppo ne
cessaria per uno spostamento
di posizione.
Nel secondo intervento, il
sen. Elvio Passone ha evidenziato la necessità di un controllo di ingressi migratori in
Italia e ha distinto il problema
tra criminalità, immigrazione
e sicurezza, e proprio sull’ultimo punto, ossia la crescente
insicurezza del cittadino, ha
rimarcato più volte la necessità di un maggior ordine
pubblico. Tre le vie fondamentali da seguire: il contenimento, con interventi legislativi seri e definitivi, eliminando l’apparato indulgenziale;
la via riparatoria so^daristica
con la creazione ad esempio
di centri di accoglienza ma
anche di tutela per le vittime;
infine la prevenzione, ossia
l’educazione e l’inserimento.
La serata è proseguita con
una serie di domande e contestazioni, sono intervenuti operai preoccupati per il futuro
del lavoro, immigrati dal Sud
Italia che hanno contribuito
allo sviluppo produttivo del
Nord e che in prima persona
hanno subito per anni il dramma delPemarginazione. Dubbi e perplessità su quanto discusso nell’ambito della serata sono stati espressi dal responsabile della Lega Nord.
Pareri discordanti dunque e,
come spesso accade, un educato e profondo dibattito rimasto aperto, una serata di interesse culturale e politico apprezzata dai numerosi presenti, nono.stante la concomitanza
con l’evento sanremese della
canzone italiana. Una nota curiosa: al dibattito non erano
presenti extracomunitari.
vata (29 nel Pinerolese di cui
16 seguiti dal Sert di Torre
Pellice). Si tratta quasi sempre di infezioni avvenute in
passato; oggi i fattori di rischio e la necessità di prevenzione sono ben conosciuti. Al
momento abbiamo cinque casi di Aids conclamato fra i
nostri utenti».
- Al di là dei casi più
drammatici nel caso di tentativi di recupero non si può
prescindere da una condizione lavorativa; chi si droga
spesso ha perso, se prima ce
l’aveva, il lavoro...
«E questo uno dei momenti
più importanti in un percorso
riabilitativo; il servizio pubblico da solo non ha grandi
possibilità ma ci avvaliamo
spesso di “borse lavoro” per
l’inserimento presso aziende
della zona, di persone in percorso riabilitativo: nella nostra esperienza abbiamo anche alcuni risultati positivi
con la trasformazione delle
“borse lavoro” in posti di lavoro duraturi e questo è il
massimo di ciò cbe possiamo
ottenere...».
Val Pellice
Meglio il lati!
materno
Une
Da gennaio anche ij,
Pellice esiste una sezio/
della Leche League, un’i
dazione internazionale
negli Stati Uniti alla fine
gli Anni 50 per promuovi
sostenere e diffondere raljJ
tamento materno al seno.)t
gli ultimi decenni molte ^
dii non hanno imparato d|
nonne, dalle stesse madij
dalle sorelle come si faadj
lattare un bambino. Paoj
Cesano, madre di due bamK
ne, l’ultima delle quali hat|
anni ed è ancora allattata, Ij
accettato di aprire resperieii
za della League Leche inv|
Pellice, dove la sensibili^
verso una maternità e unap
ternità consapevoli, ver»
principi nutrizionali naturi
è molto elevata. «Ho co»
scinto la Leche League al.
l’ospedale di Saviglianoel»
deciso di creare una sezioi
e proporre degli incontri peri
ché ritengo importante!
scambio di esperienze tragt
nitori. Ai nostri incontri, ckt
attualmente si stanno svol
gendo nella saletta di via De
portati a Lusema San Giovanni il sabato mattina, soni
invitati a partecipare tuttii
genitori che hanno desiderio
o necessità di maggiore informazione che vogliono faro
domande o semplicemento
ascoltare e osservare, quelli)
che vogliono lamentarsi, cit,
cercano un momento di amicizia in un ambiente dovei'
bambini piccoli sono ben ac-^
colti». Il prossimo appunta-l
mento è per sabato 20 marzo i
dalle 10 alle 12. Chi vote'
saperne di più può contattare
direttamente Paolatesiflc
tei. 0121-954070
L'i
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si dice,
si è otti
l’accesi
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alla cr
Le Président M. Henry Appia est décédé
Le XVII Février
célébré aussi à Paris
Dimanche 21 février, nous
nous sommes retrouvés chez
Madame Gilmer, une vingtaine de personnes, sympathisants et descendants, pour
rappeler le «17 février 1848».
Si peu, diriez-vous, mais cette situation n’est pas anormale puisque la plupart des Vaudois réintégrés en France,
s’ils n’ont pu disposer d’une
église vaudoise, se sont facilement intégrés dans les églises protestantes calviniste et
luthérienne.
Il y a d’ailleurs beaucoup
plus de descendants de Vaudois dispersés dans le pays
qu’il n’en existe dans les Vallées. Durant le courant de
l’année d’aucuns se manifestent pour retrouver leurs racines, d’autres sont rencontrés fortuitement aux hasards
de la vie, le hasard étant peutêtre l’ombre de Dieu.
Cette année, nous étions affligés par l’absence de notre
président, Henry Appia*,
empêché par les médecins
traitants qui nous le rendront
dans quelques jours. Nous
avons fait le tour de vos
malheurs et de vos bonheurs
à travers la presse locale.
Félix Vigne nous a rappelé
que voici 200 ans, la population des Vallées s’était livrée
à un acte humanitaire, transportant au-delà du Col Lacroix les blessés français de
l’armée en retraite et comment les Austro-Russes furent
arrêtés au Malanage devant la
citadelle de Fenestrelle.
Exceptionnellement, nous
avions invité le professeii)
Encrevé, président de la So-j
ciété d’Histoire du Protest®-,
tisme, à nous dire quelqa®
mots de son voyage aux Vallées, ce qu’il fit de bonnegt*!
ce, nous interessant parsa'l
propos évoquant révèneffl®j
de l’émancipation vaudoisG
lié aux différents
ments révolutionnairesi!'
1848 en Europe. J
Olivier Appia, faisant otai
ce de pasteur, nous fit un
ni-culte, rappelant les a“
combats que nous devons
vrer contre les virus en W
genres du monde modéra
Ce que le maître de mais»
devait résumer en ces terni ■
Enfin nul besoin de reus»
pour espérer et entrepn
.gndit
paraphrasant ainsi Guilla'"'*j
d’Orange.
Paris, le 23 février 1999 j
Huguette Vign^'^' ^
* M. Henry Appia, Prds> .
des Vaudois et Protestant*,
liens, est décédé le 25 id
1999. Le service religinmr y
lieu le 4 mars, au temp'E|
l’Oratoire à Paris. Le n’t® ,l
de notre collecte est vers^
Asiles de San Germano
Luserna San Giovanni.
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RADIO BECKW'TH
EVANGELICA^
FM 91.200 - 96-5^
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venerdì 19 MARZO 1999
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PAG. Ili
Un convegno organizzato a Torre Pel lice
l'8 marzo, una festa
da non trascurare
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L? unica rivoluzione riuscita di questo secolo,
si dice, è quella delle donne:
si è ottenuto il diritto al voto,
l’accesso agli studi e al mondo del lavoro, e in generale
una maggiore consapevolezza
di sé e del proprio contributo
alla crescita della società.
Conquiste su cui è importante
continuare a vigilare perché
se è vero che in Italia ci sono
alcune delle migliori leggi su
questioni che riguardano le
donne in prima persona, come la tutela della maternità, è
altrettanto risaputo che queste
spesso si sfilacciano nell’applicazione, anche per la disattenzione e la disinformazione
delle dirette interessate. Ecco
allora che l’8 marzo continua
a essere un’occasione importante per tenere viva l’attenzione ai diritti e ai problemi
concreti della popolazione
femminile. «Anche se la battaglia culturale è a uno stadio
avanzato, spesso la condizione reale delle donne è ancora
molto arretrata», ha detto Doriana Giudici, consigliera dello Cnel (Consiglio nazionale
dell’economia del lavoro) durante un incontro su «Donne,
lavoro, violenza» organizzato
a Torre Pellice da Associazione pace, Amnesty International e Ywca-Ucdg presso la
Bottega del possibile (nello
stesso giorno, la presidente
Marisa Scassellati Gaietti riceveva a Roma dal ministro
della Solidarietà sociale. Livia Turco, il riconoscimento
«Solidarietà, parola femminiJe», madrina la scrittrice Dacia Maraini, per l’attività sociale della «Bottega»).
Le situazioni di disparità
sono ancora molte. Innanzitutto il lavoro: se è cresciuta
la «quantità» di lavoro femminile (nel 1970 lavorava il
14% delle donne, contro il
34% del 1997) non è migliorata la «qualità»: molte sono
impiegate con contratti parttime, di lavoro parasubordiitato 0 di consulenza. «Le trasformazioni della società e
del mondo del lavoro non devono ricacciare le donne nel
ghetto - ha sottolineato Doriana Giudici - affidando loro
tttansioni dequalificate e che
SI possono svolgere in casa».
E importante anche battersi
per una retribuzione non discriminante (secondo dati
Cnel e Istat, in Italia le donne
guadagnano in media l’80%
“Ugli uomini; e non sono
uemmeno nella condizione
peggiore se si pensa che in
“Vezia la percentuale si abhussa al 79%, negli Stati Unili al 75%, in Svizzera al
u7,6%), da cui dipende tra
altro la possibilità reale di
uti congedo parentale paritainfatti nella coppia se è
* uoino a percepire lo stipenpiù alto, sarà la donna a
Enunciare al lavoro per accudire il bambino.
E c’è la violenza, che ereree sempre di più nella nostra
jreietà. Se più del 70% delle
Utine non si sente sicura nelu propria città, non possiamo
ascurare la situazione delle
Ptoaitute: l’80% di loro sono
proprie schiave (il 48%
rn dell’Est eu
® ben il 75% delle strai^n’età compresa fra i
® 18 anni), costrette a dare
lutto
quello che guadagnano
protettori maschi. «Si tratta
emergenza - ha rico Doriana Giudici - ce
ni molte organizzaziomanitarie oggi si battono
Doriana Giudici
per la cancellazione del debito
estero del Sud del mondo: per
aiutare le donne, anello debole della società, bisogna sanare alla radice le condizioni di
miseria dei paesi d’origine».
Su questo tema è però arrivata
una buona notizia, anche se
sono ancora tutte da verificare
le concrete possibilità di attuazione: il 9 marzo è stata
approvata una norma che punisce lo sfruttatore della prostituzione e permette alla polizia di togliere le ragazze dalla
strada, anche quando non ci
sia adescamento.
In questa prospettiva di
aiuto concreto alle donne
ovunque si trovino, spiega la
Giudici, siamo chiamate a
denunciare la condizione delle donne afgane, a cui è stata
negata la possibilità stessa di
vita: non possono uscire di
casa senza un uomo, né lavorare, e sono di fatto condannate, oltre all’ignoranza e a
una terribile repressione della
propria personalità, anche
all’indigenza economica e alla fame nel caso non abbiano
accanto una figura maschile
che provveda per loro (per
manifestare solidarietà alle
donne afgane, e-mail: sarabande® brandeis.edu).
Maggiore visibilità per le
donne, quindi, a ogni livello:
per non abbassare la guardia
sulle conquiste fatte (soprattutto adesso con l’entrata in
Europa: attenzione a non
«svendere» le nostre leggi di
fronte a quelle più «blande» di
altri paesi) e per costruire finalmente, sulle situazioni reali, una parità di contenuto.
La vai Pellice coinvolta in un progetto culturale di ampio respiro
Rorà, al via l'ecomuseo europeo
GIORGIO TOURN
Quando si parla di cultura
si pensa a libri, professori, opere d’arte, perché oggi cultura significa tutto ciò
che riguarda la vita dell’uomo: giustamente, perché la
parola viene da coltivare, e si
coltiva la terra, la realtà materiale che più materiale di
così non c’è. Ma qualche
traccia della vecchia idea è
rimasta perché si parla di
«cultura materiale» per indicare le attività pratiche dell’uomo. La cultura tradizionale ha i suoi luoghi privilegiati nei musei; anche quella
materiale ha i suoi, gli ecomusei che anche da noi stanno diventando di moda (con
un ritardo di decenni sull’Europa) e anche le nostre valli
cominciano a mettersi su
questa strada. Dopo la miniera della Gianna è ora la volta
di Angrogna e Rorà con due
interventi, progranunati dalla
Comunità montana e realizzati in accordo con la Provincia di Torino.
A dire il vero questo progetto è più ambizioso di un
semplice ecomuseo. Si tratta
di un progetto europeo, di cui
la Provincia di Torino è capofila, cioè ente coordinatore,
fra tre partner: L’Unione delle
Autorità locali della Macedonia occidentale, il Centro di
sviluppo rurale della Serranía
di Ronda in Spagna e la Provincia di Torino: realtà molto
diverse, politica la prima, economica la seconda, equilibrata
fra i due la nostra. Il progetto
prevede interventi finanziati
dall’Europa nelle tre zone che
realizzino potenziamento di
iniziativa in vista di uno sviluppo nel campo appunto del
turismo ecologico. Per Torino
sono state scelte tre zone: le
valli di Lanzo, la vai Sangone
e la vai Pellice e il tema è stato quello della Resistenza, o
per dire più esattamente «i
sentieri», i «luoghi» della Resistenza; nella nostra valle si è
individuato il percorso da Angrogna a Bricherasio. Si tratta
di rendere ora fruibili questi
percorsi, farli visitare, accompagnare gente che abbia voglia di scoprirli.
Al lavoro di sistemazione
pratica delle località interessanti e dei sentieri è stato naturalmente affiancato anche
un lavoro di ricerca storica.
Al lavoro nel «magazzino» di Bibiana
(foto Walter Morel)
una raccolta di testimonianze,
il tutto volto non solo a salvaguardare una memoria di avvenimenti passati ma a mantenerli presenti oggi. Nel quadro di questo progetto realizzato dalla vai Pellice si segnala anche un intervento a Rorà.
A suo tempo il Comune e la
Società di studi rorenghi avevano iniziato a progettare un
ecomuseo della pietra e l’idea
era stata accolta come interessante nel programma di sviluppo; inserita nel progetto
transnazionale ha ricevuto
l’approvazione della Provincia ed è stata realizzata.
Venerdì 12 ha avuto luogo a
Torino la presentazione dei
progetti realizzati nei tre stati
alla presenza dei commissari
europei ed è stato fatto il bilancio dell’iniziativa. Tutti gli
interventi hanno sottolineato il
suo significato innovativo per
il fatto che veniva così superato il confine nazionale, che
comunità molto lontane geograficamente potevano utilizzare i risultati conseguiti nelle
altre zone con scambio di
esperienze e di idee; in forma
embrionale ma autentica un
frammento di Europa si delincava. Erano presenti anche
rappresentanti di ecomusei in
Finlandia e Irlanda del Nord.
La giornata di sabato è stata
dedicata invece alla visita dei
luoghi: Rorà al mattino.
Coazze il pomeriggio. Una
verifica del sentiero dei partigiani di Angrogna avrebbe richiesto naturalmente un tempo molto più lungo delle due
ore previste. La visita all’ecomuseo di Rorà è stata in due
tempi: alla cava e al museo.
La vecchia cava è stata mantenuta nella sua struttura, resa
visitabile a norma di sicurezza, con una sintetica documentazione delle fasi di lavoro con scritte e alcune sagome di legno. AI museo è stato
risistemato il piano terra con
il materiale esposto in modo
più razionale.
Per il sentiero dei partigiani
si è provveduto a pubblicare
una cartina appositamente disegnata con molta cura; la cava è stata, invece, presentata
in un gradevole fascicolo e un
video: edito il primo da Riccardo Lorenzino e il secondo
dalla Doc video di Grugliasco.
Alcuni ritocchi sono ancora da
apportare per mettere a punto
in modo definitivo il tutto:
l’inaugurazione ufficiale dell’ecomuseo è prevista tra fine
primavera e prima estate.
DONI • DONI • DONI • DONI • DONI • DONI • DONI • DONI • DONI • DONI • DONI • DONI
i i Pro ristrutturazione
Casa delle diaconesse
Ricevuti dal 1/4/98 al 28/2/99
£ 10.000: Bianca Pontet, Torre Pellice.
£ 20.000: Metzi Kramer, Luserna San
Giovanni; Florestana Sfredda, Rovereto.
£ 30.000; Piero Del Pesco, Milano
£ 50.000: Torre Pellice: Antonia Figliola, Aline Jallà ved Bellion, Alfredo
Poèt, Haydee Bianco Henking, Mirella
Argentieri ved. Bein; Luserna San Giovanni: Ester Micol in mem. del past. Micol Edoardo, n.n.; San Secondo di Pinerolo: Mirella Godine e Sergio Fornerone ricordando Lilla Davite, Ivette Bertin; Torino: Felicìna Guariento, Wanda
Bodoira in mem. dei miei cari,. Renza
Prandino, Elena Prochet; Ivrea: Bice
Bertarione, Almerina e Emilio Cristoforo; Milano:, Silvia Balmas; Prarostino;
Avondet Amalia.
£ 65.000: Eunice Biglione, Genova.
£ 100.000: Torre Pellice: Maddalena
Rochon Aragno, Attilio Clot e famiglia,
Giovanni e Caterina Odin, Elena Avondet, Olga Chiavia, Franco Gay, RBM,
Carla Rollier, Bruno Qonin, I.D., n.n.;
Luserna San Gtovanni: n.n. in mem. del
cugino Guido Pasquet, Clelia Gaydou,
Remo Gaydou, Isa e Fernanda, Flora
Pons Eynard; Torino: Eugenia Borione,
Matilde Turin Romagnani, Giovanni Cofiasco, Caterina Morano Winkelmann,
Letizia Baret Mourglia, M. Piera Pagliani
in mem. dei miei cari, Liliana Ribet, Marcella Deslex, Berta Baridon; Aosta: Azzoni Fiorini, A.O. in ricordo di Gilda;
Ivrea: Valdo Del Priore, Erminia e Valentina Gianotti; Laurenzia e Margherita
in mem. di Fabiole; , Prarostino: Matilde; Svizzera: Evelina Albarin; Pinerolo:
Elsa e Giulietta Balma; San Secondo di
Pinerolo: Marcella e Armando Ribet;
Venaria Reale: Enrico Jahier; . Assandria: B.M; Moncalieri: n.n.
£ 106.134: Comitato Berna, Svizzera.
£ 150.000: Mirella Poli, Torino; Enrico
Costabel, Milano; Sandra Bruno, Luserna San Giovanni
£ 200.000; Torre Peilice: Nella Beux
ved. Sereno, Dino Ciesch, Alda Cabeila
in mem. della mamma Marcella Jourdan. Alma e Silvana Tron, MLG, Alda e
Tullio Beux, Daniele Rochat; Luserna
San Giovanni: Odette Balmas Eynard;
Vercelli: Chiesa evangelica metodista in
mem. della sorella Eulalia Tron; Pinerolo: Costante e Lelia Costantino ricordando Elsa Bertolè Rostan; Torino: Rivoiro
Pellegrini loianda;Angrogna: Lamy Berlin; Milano: Podio Lydia; I.C.; n.n.
£ 250.000: Alberto Selli; Torre Pellice.
£ 300.000: I figli in memoria di Nelly
Gonin; Elda Coi'sson, Angrogna.
£ 330.000: Ida Resiale, Luserna San
Giovanni.
£ 350.000: Unione femminile. San Secondo di Pinerolo.
£ 400.000: Giulio Griglio, San Secon
do di Pinerolo; Alma Bertinat, T. Pellice.
£ 500.000: Torre Pellice: n.n. in
mem. di Franco, Vanna, Giorgio Cotta
Morandini, Elda Legeard, Gisella Costabel e Dino Giordani, suor Ermellina
Pons, Nicola Bollino; Luserna San Giovanni: Luigi Gai, Pio Gai, Graziella Revel, n.n.. Lidia e Maria Gay in mem. di
Lilia Davite, n.n.
£ 600.000: I figli e la sorella di Elsa
Cesan Gamba, Torre Pellice.
£ 700.000: Renato Breuza ricordando
i miei cari, Pinerolo.
£ 728.800: Mercatino di Prarostino.
£ 800.000: Società di cucito. Torre
Pellice.
£ 1.000.000: San Germano Chisone:
Giovanni Bertalot, Amelia Long; Bergamo: Unione femminile valdese; Svizzera: n.n.;Torre Pellice: Giordan Nelly.
£ 1.039.000: Concerto della corale di
Torino.
£ 1.818.800: Colletta per l’inaugurazione della Casa valdese delle diaconesse.
£ 2.000.000: Ernesto Imberti, Torre
Pellice; Gianfranco Baldi in mem. di Alba Garrou, Torino.
£ 2.310.000: Festa di Natale 1998.
£ 4.000.000: n.n. in mem. di Giulia Ridoni.
£ 10.000.000: MLG, Bergamo; Rostan
Adolfo, Cascine Vica.
£ 38.986.778: Enrico Gay in mem. di
Paolo Antonietti, Torre Pellice.
£ 100.000.000: n.n.. Torre Pellice.
Nelle
^ Chiese
Valdesi
VALLECROSIA — Sono
aperte le iscrizioni ai due
turni di colonie per bambini
e bambine delle scuole domenicali e del precatechismo: 1° turno dal 14 al 26 luglio (6-9 anni), 2° turno dal
19 al 31 luglio (9-12 anni);
telefonare a Massimo Long
(0121-953107).
CULTO ALL'OSPEDALE
— Giovedì 18 marzo, alle
16.30, il culto all'ospedale di
Torre Pellice sarà a cura della chiesa di Luserna San Giovanni.
AGAPE — Campo Pasqua
donne dal 1° al 5 aprile su
«Orfeo ed Euridice», prenotazioni presso la segreteria
di Agape tei. 0121-807514.
ANGROGNA — Alla scuola grande, venerdì 19 marzo
alle ore 21, il pastore Giorgio Tourn parla su «La storia
valdese e la vai d'Angrogna». Riunione quartierale
alla borgata Jordan martedì
23 marzo, alle 20,30.
BOBBIO PELLICE — Domenica 21 marzo, alle ore
10.30, culto in francese. Incontro dell'Unione femminile domenica 21 marzo, alle
ore 14,30. Riunione quartìerale martedì 23 marzo, alle
ore 15, all'Inverso.
LUSERNA SAN GIOVANNI — «Donne insieme» si incontra venerdì 19 marzo, alle ore 20,45, al presbiterio.
Riunione quartierale a Bricherasio lunedì 22 marzo alle ore 20,30.
PERRERO — Prossime riunioni quartierali: lunedì 22
marzo alle Grangette alle
14, martedì 23 alle 14,30 alla
Baìssa, alle 20,30 all'Eirassa.
POMARETTO — Riunioni
quartierali; mercoledì 24
marzo alle 20,30 ai Maurini,
venerdì 26 alle 20,30 a Perosa. Incontro dell'Unione
femminile dell'Inverso venerdì 26 marzo alle 14,30.
Incontro del gruppo visitatori mercoledì 24 marzo alle
15. Culto al Centro anziani
di Perosa Argentina venerdì
26 marzo.
RORÀ — Domenica 21
marzo parteciperanno al culto due membri del Comitato
europeo dell'Alleanza riformata mondiale, che porteranno il loro saluto e si fermeranno per il pranzo. Riunione quartierale alle Fucine
giovedì 25 marzo.
SAN GERMANO — Bazar
domenica 21 marzo, dalle
15, al tempio, organizzato
dall'Unione femminile.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: martedì 23
ai Simound, mercoledì 24 ai
Bouissa, venerdì 26 aqli Aopiotti.
VILLAR PELLICE — Domenica 21 marzo culto con
la partecipazione dei rappresentanti dell'Alleanza
riformata mondiale. Riunioni quartierali: lunedì 22 marzo alla Pianta, venerdì 26 al
Serre.
VILLASECCA — Riunione
quartierale giovedì 18, alle
20, a Villasecca. Incontro
dell'Unione femminile giovedì 11 marzo alle 14,30.
croci ugonotte in
oro e argento
tesi
&
delmastro
(Ai confermandi
ad ogni acquisto
in omaggio una
croce ugonotta
in argento)
via trieste 24
tei. 0121/397550
Pinerolo (To)
10
PAG. IV
t Eco Delle Yaui mLDEM
VENERDÌ 19 MARZO 1999 vENEI
Sport
PALLAVOLO — Domenica la paléstra di Lusema San Giovanni è stata sede delle semifinali provinciali del campionato ragazzi. Di fronte a un numerosissimo pubblico le formazioni si
sono battute in due incontri molto equilibrati, dovendo ricorrere
in entrambi i casi al tie break. Nel primo confronto il 3S ha superato il Valli di Lanzo dopo quasi due ore di gara con un sofferto 15-13; la seconda semifinale vedeva di fronte la sorprendente
squadra dello Sporting Parella, che in settimana aveva eliminato
con un secco 3-0 il Kappa Cus Torino, e la giovane squadra di
Chivasso: i torinesi hanno vinto anche in questo caso al tie
break, per 17-15. Domenica prossima sono in programma, a
Druento, le finali per il titolo provinciale. In 3“ divisione maschile junior A il 3S Pinerolo si è imposto sull’Arti e mestieri per 32, mentre in 3“ divisione maschile junior B il 3S ha superato il
Nuncas Polimatica per 3-0; nel campionato allieve, il 3S ha perso 2-1 col Lilliput Biesse e per 3-0 col Con voi volley.
PALLAMANO — Il 3S Pinerolo torna a Biella, questa volta
nel campionato under 19; dopo l’incredibile sconfitta in serie C,
praticamente con gli stessi avversari, questa volta i pinerolesi
non hanno sbagliato portando a casa il risultato; il 26-21 sancisce un divario tecnico abbastanza netto, anche se la vittoria non
è stata facile. In porta Trematore ha parato il parabile. Vedano, a
corrente alternata, ha realizzato 5 reti con fatica. Bene anche gli
altri, col solito Rosso autore di 8 reti, Laddomada 7, Contadin 4,
Cali 2. Sabato prossimo la serie C giocherà ad Alessandria, domenica l’under 16 sarà in casa, alle 15, con lo Csen Vercelli.
Proseguono gli incontri a Pinerolo
Gli inquisitori
e il braccio secolare
MARCO FRATINI
^ CHIUSO IL PALAGHIACCIO DI TORRE PELLICE —
È stato un fine settimana all’insegna della partecipazione totale;
il palaghiaccio di Torre Pedice ha chiuso i battenti domenica e
li riaprirà probabilmente in settembre. Negli ultimi giorni di
apertura l’HC Valpedice che gestisce Rimpianto ha voluto far
scendere in pista tutti i giocatori per una esibizione: ci sono state minigare fra le categorie giovanili che hanno coinvolto un’ottantina di piccoli hockeisti. Poi un’amichevole femminile con il
Como (le lariane hanno vinto 7-1) e una gara stile «scapoli-ammogliati», con molti genitori dei ragazzini delle giovanili a cercare di imitare i giocatori «veri». Poi la chiusura; Rimpianto è
stato spento per consentire importanti e necessari lavori di rifacimento dell’impianto di refrigerazione: al posto della pericolosa ammoniaca si utilizzerà il gdcole e il palaghiaccio potrà restare aperto anche d’estate. I lavori sono già stati appaltati alla
ditta Cagnola di Cantalupa mentre la parte refrigerante verrà
realizzata da una ditta danese. Il calore sviluppato dada produzione del freddo verrà recuperato per scaldare gli spazi interni.
Intanto è finito anche il campionato di A2: dopo quattro partite
ha vinto RAuronzo che ha superato il Como tre volte. Questi i
risultati dei confronti diretti: 3-2; 4-2; 1-4; 5-2, con ben due successi in trasferta per gd agordini. La classifica finale è dunque
la seguente: 1° Aronzo, 2° Como, 3“ Laces e 4“ Zoldo.
L? Inquisizione è un fenomeno su cui a lungo
hanno gravato forti pregiudiziali (particolarmente nelle
polemiche confessionali di
metà Cinquecento) e che di
recente ha conosciuto un’ampia produzione storiografica e
ietteraria, spesso interpretato
come fatto esclusivo di un’
epoca, il Medioevo, violenta e
sadica. Il compito di rintracciare le radici del fenomeno
inquisitoriale, fuori dada polemica ideologica, è stato brillantemente assolto dal professor Giovanni Grado Merlo
(autore, tra l’altro, di Eretici e
Inquisitori nella società piemontese del Trecento e di
Contro gli eretici) in una conferenza organizzata dall’associazione «Parlar di storia»,
dall’Archivio diocesano e
dada Società di studi valdesi.
Va innanzitutto precisato
che, attenendosi alla realtà
storica, si deve parlare di inquisitori, anziché di inquisizione, poiché era assente, nel
periodo considerato (secoli
XII-XIV), un disegno unitario, come avverrà invece a
partire da metà ’500. La nascita della repressione inquisitoriale è spesso indicata nel
1184, con il decretale di Lucio III, Ad abolendam. Ma la
svolta è anteriore, con il III
Concilio lateranense del
1179, quando i padri concilia
I Luoghi Della Memoria
a cura di Marco Rostan
Luogo: Cavour
Data: 5 giugno 1561
Nel palazzo dei principi di Acaia vengono
firmate le condizioni di pace fra il conte di
Racconigi, in rappresentanza del duca, e i vaidesi rappresentati dai pastori Francesco Valle
e Claudio Bergio e dai delegati delle comunità
Giorgio Monastier, Michele Reymondet, Costanzo Alesini alias Rambaudo, Perrone Arduino, Giovanni Malanot, Pietro Pascal e Tomaso Roman. Nel trattato veniva stabilito il
perdono per tutti i valdesi, il condono dell’indennità di guerra, il riconoscimento di diritti e
franchigie. E soprattutto venivano fissati i limiti territoriali della minoranza valdese: era la
soluzione che Emanuele Filiberto aveva dovuto accettare come male minore, dopo le sconfitte militari. Il trattato di Cavour riconosce
pertanto il diritto all’esistenza, nei territori del
duca, di una minoranza che professa una religione diversa da quella del principe: per l’Europa di quel tempo, quella del «cuius regio
eiusque religio» si trattava di un fatto eccezionale; oggi può essere visto come il primo atto
di tolleranza religiosa anche se nella mente
del duca fu piuttosto una necessità, duramente
criticata a Roma da Pio IV.
muro che dalla strada scende a picco sull’alveo del torrente: nei suoi 226 anni di vita lasciò alla popolazione valligiana soltanto
amari ricordi.
Luogo: Turina
Data: 22 luglio 1573
Nel corso di un’azione contro quelli della
vai Perosa, le truppe del Birago sorprendono
un corpo di guardia a San Germano: vengono
presi 5 valdesi che, dopo esser stati portati a
Pinerolo, sono condannati all’impiccagione,
avvenuta pochi giorni dopo nei pressi della
Turina, che Gilles definisce «una borgata papista sulla strada che va da San Germano ad
Angrogna».
Luogo: Forte di Mirabouc
Data: 1563-1794
Costmito sopra Villanova, sulla strada per
il Colle della Croce, nella località prima
chiamata Meira a bue (cioè luogo per le capre) probabilmente nel 1563 seguendo il
consiglio del Rorengo a Emanuele Filiberto
per chiudere verso l’alto la valle e impedire
ia comunicazione dei valdesi con la Francia,
il forte poteva contenere cento uomini e data
la sua posizione poteva essere preso solo con
i cannoni; la strada di comunicazione attraversava il fortino; la cinta era pentagonale,
con due torri agli angoli verso la montagna e
le due porte, di Francia e di Piemonte, agli
angoli inferiori. Il forte è legato a molti episodi di tutte le guerre, da quella del conte
della Trinità all’invasione delle truppe rivoluzionarie francesi nel 1794 che, dopo averlo
occupato, per difficoltà nei rifornimenti lo
abbandonarono e lo fecero saltare R11 settembre di quell’anno. Rimase un rudere di
Luogo: Pramollo
Data: 1573
Tutti gli abitanti, fra i quali fino a allora
v’erano parecchi papisti (si celebrava la messa) aderiscono alla Riforma in seguito alla visita del pastore Francesco Garino. Questi era
salito da San Germano e entrato nel luogo in
cui si celebrava la messa si era rivolto al prete
chiedendogli se sapeva che cosa era la messa,
senza ottenere risposta. Anche la domenica
successiva Garino non trovò il prete per confrontarsi e allora gli fu facile mostrare alla
gente in quali persone e dottrine riponevano la
loro fiducia. Invitò chi voleva a venirlo a trovare ai Balmas, cosa che fecero in molti che
ben presto si dichiararono «della religione».
Nell’aprile del 1575 veniva definitivamente
organizzata la nuova chiesa valdese di Pramollo a cui aderivano tutti i pramollini.
Luogo: Pertusio della Caborna (Bibiana)
Data: 1565 (?)
Le deposizioni fatte nel 1565 in occasione
di una lite tra Lusema e Bibiana ci informano che i Falchi e altri riformati posero sul
Pellice diverse plance a monte e a valle del
Pertusio della Caborna per poter così frequentare le prediche a San Giovanni e Angrogna senza passare da Lusema. Diversi
bricherasiesi, in odio di «quelle fantasie di la
valle di Hengronia», si compiacevano invece
di disfare e gettare in acqua quella cosiddetta
Fianca de Leuterani.
ri, sotto la guida di Alessandro III, decisero di affidare ai
cavalieri della cristianità occidentale (la «militia Christi»), attribuendo loro i privilegi concessi in occasione
della liberazione del Santo
Sepolcro, una crociata contro
gli eretici del midi francese,
orientata contro i violatori
dell’ordinamento ecclesiastico ma anche politico. Con la
decretale Sicut ait beatus Leo
viene poi sancito il principio
secondo cui la chiesa avrebbe
potuto condannare a morte gli
eretici ostinati, ma non eseguire direttamente la pena,
demandata invece al braccio
secolare.
A partire dal XII secolo, la
chiesa di Roma si consolidò
come potenza ierocratica, finalizzata alla salvaguardia di
una garanzia di salvezza, incarnata nella monarchia assoluta pontificia. Maggiore teorizzatore fu Innocenzo III con
una decretale del 1199, contenente il principio fondamentale per cui, formalizzata
l’equazione eresia uguale crimine di lesa maestà, la repressione antiereticale divenne elemento costitutivo e legittimante dell’esercizio del
potere. Le eresie del XII secolo vennero così trasferite su
un piano puramente politico.
Il prossimo appuntamento è
per giovedì 18 marzo con il
prof. Massimo Firpo, che parlerà di «Inquisizione romana».
Resistenza
La scomparsa
di Remo Beux
LILIA JAHIER
Il 20 febbraio scorso, all’Ospedale civile di Pinerolo, è morto Remo Beux,
combattente della guerra di
Liberazione nella Brigata vai
Germanasca «Willy Jervis»
della V Divisione alpina Sergio Toja, operante nel vallone di Pramollo. Stimato e
benvoluto da tutti per la sua
modestia e umiltà, oltre che
per la sua straordinaria intelligenza, antifascista da sempre, prese parte a molte azioni di guerriglia; con il suo
gruppo subì innumerevoli rastrellamenti e in svariate circostanze con le sue personali
azioni di disturbo riuscì a
beffare i tedeschi e i repubblicani del presidio di Villar
Perosa. Dopo la Liberazione
fece parte della temporanea
«polizia del popolo».
Iscrittosi all’Associazione
partigiani di Inverso Pinasca,
per le sue doti venne meritatamente eletto presidente, carica che ha assunto con saggezza e scrupolo per molti
anni, fino a quando la salute
glielo ha permesso. Sempre
presente a tutte le manifestazioni e commemorazioni inerenti la guerra di Liberazione,
si è prodigato fino all’ultimo
per mantenere vivi i valori
dell’antifascismo.
Al suo funerale, oltre alla
bandiere di numerose sezioni
Anpi, erano presenti il comandante della V Divisione
Paolo Favout («Poluciu»), il
vicecomandante Bartolomeo
Long («Miccu»), molti compagni di lotta e molta folla. Il
suo ricordo rimarrà vivo nei
nostri cuori per quanto ci ha
dato e per quanto ci ha insegnato con il suo esempio.
19 marzo, venerdì
PINEROLO: Al salone dei
Cavalieri, alle 20,45, per il corso di formazione e informazione sui temi di politica istituzionale, incontro sul tema «Che
cos’è una Costituzione. L’organizzazione dello stato moderno» con l’intervento del senatore Elvio Fassone.
ANGROGNA: Nella scuola
grande del capoluogo, alle 21,
incontro su «I valdesi e la valle
d’Angrogna, la storia della valle
inserita nella storia valdese», a
cura del pastore Giorgio Toum.
PINEROLO: Alle 21, al circolo «P. Nemda» serata su «La
Sicilia incontra il Piemonte.
Uno scrittore palermitano a Pinerolo»; Filippo Solito presenterà i volumi «Cantalanotte ed
altre poesie» e «L’età perduta».
POMARETTO: Alle ore
20.30, nella sala del teatro in
via Carlo Alberto, «La beidana
si presenta», incontro dal titolo
«Cultura e storia nelle valli Chisone e Germanasca».
RADIO BECKWITH: Per
la rubrica «Pensiamo alla salute», alle ore 16,30, il dr. Paolo
Laurenti, igienista, interverrà su
«Campi elettromagnetici e rischi per la salute»; replica lunedì 22, ore 9.
20 marzo, sabato
TORRE PELLICE: Al tempio valdese, alle 21, concerto
organizzato dalla Casa valdese
delle diaconesse con Margherita
Monnet e Barbara Briano, al
violoncello e pianoforte, musiche di Beethoven, Schumann,
Brahms. Ingresso Ubero.
PINEROLO: Fino al 18
aprile, all’istituto «Porro», viale
Kennedy, mostra su «La fisica
ottocentesca e contemporanea e
il pinerolese Ignazio Porro».
Aperta i giorni feriali ore 9-11 e
15-18, i festivi ore 10-2 e 1518, chiusa dal 3 al 5 aprile.
RINASCA: Alle 20,45, nel
salone parrocchiale di Dubbione, la compagnia Clot propone
«Don Giusep».
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle 21,15, la compagnia «Togli un posto a tavola» presenta «Non spingete
scappiamo anche noi».
LUSERNETTA: Nella palestra delle scuole elementari,
dalle 21 alle 23, Kalendamaia
propone un incontro di danza
occitana. Per informazioni e
iscrizioni tei. 0121-933120.
ANGROGNA: Alle 16, nei
locali della biblioteca. Festa per
i bambini, in occasione della
presentazione dell’attività della
biblioteca per i prossimi mesi.
TORRE PELLICE: Alle 21,
al cinema Trento, concerto della
banda musicale Ana.
VILLAR PEROSA: Nel
tempio valdese, alle 21, concerto della banda musicale «San
Bernardino» di Bricherasio e
del gruppo corale «Les harmonies», a favore dell’ospitalità
dei bambini bielorussi.
21 marzo, domenica
TORRE PELLICE: Alle 15,
alla Casa unionista, si svolge
l’assemblea annuale dell’associazione Amici dell’ospedale
valdese di Torre Pellice.
22 marzo, lunedì
PINEROLO: Nella sala al
pianterreno del Seminario vescovile, alle 20,45, per «Lunedì
scienza» incontro su «Storia
geologica del Pinerolese» con il
geologo Franco Monticelli.
23 marzo, martedì
PINEROLO: Al salone dei
Cavalieri, alle 21, serata su «I
geroglifici: alcuni accenni»,
conferenza di A. Luvino.
25 marzo, giovedì
PINEROLO: Nella sede
dell’associazione «Il Mandala»,
via Baudenasca 17-19, alle 21,
serata organizzata dall’associazione «Chiaroscuro» su «La dimensione personale nelle competenze professionali dell’iiisegnante (e non solo). Il corpo».
TORRE PELLICE: Alle
15.30, biblioteca della Casa valdese, per l’Unitrè, concerto con
Valeria Astolfi, flauto, e Maria
S. Massimi, chitarra. Musiche
di Rossini, Carulli, Paganini.
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 21 MARZO
Perosa Argentina: Termini Via Umberto I, telef. 81205
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 21 MARZO
Bricherasio: Ferraris - via
Vitt. Emanuele 83/4, tl. 59774
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva; '
Ospedale civile, tei. 167-233111
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Cinema
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 18 e venerdì
19, ore 21,15, L’assedio, di
Bernardo Bertolucci; domenica 21, ore 16, 18, 20 e 22,10,
lunedì e martedì, ore 21,15,
Attacco al potere.
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì 19,
ore 21, La vita sognata de^
angeli; sabato 20, ore 21, Celebrity: domenica, ore 15, 17,
19, 21, lunedì, martedì, e giovedì, ore 21, Bagnomaria.
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma, alla
sala «2cento» Shakespeare in
love feriali: 20 e 22,20, sabato
20 e 22,30, domenica 15,15,
17,40, 20 22,20; alla sala
«5cento» sarà in visione Patch Adams con Robin Williams: feriali 20 e 22,20, sabato 20, e 22,30; domenica alle
15,15, 17,40, alle 20, 22,20.
Personali
CONTRO IL DISAGIO
Associazione Arcobaleno
via Roma 41 (secondo piano)
LUSERNA S. GIOVANNI
Orario 17 alle 19
Tel. 954401
Si ringrazia Taditore par lo spazio oonoasso
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
recapito Torre Peilice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./50
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non può essere venduto separatamente
Rag. Tribunaie di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
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Chimica e tecnologia Farmaceutica ottenuta con 100/100
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Vita Delle Chiese
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‘ Delegazione delle chiese evangeliche al Quirinale
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I Durante il colloquio con il Presidente della Repubblica
si è ribadito l'impegno per una società libera e responsabile
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Il Presidente della Repubi blia, Oscar Luigi Scalfaro, ha
ricevuto il 12 marzo al Quirinale una delegazione di rappresentanti delle chiese evangeliche composta dal presidente della Federazione delle
' chiese evangeliche in Italia
I (Fcei) pastore Domenico Tomasetlo, dal pastore Valdo
Beneechi, presidente dell’OI pera per le chiese metodiste
Í inltcJialOpcemi), dal modeI ratore della Tavola valdese,
I Gianni Rostan, dalla pastora
AnnaMaffei, vicepresidente deirünione delle chiese
batóisin Italia (Ucehi), dalla
ffla^bre Carmela Colangelo,
dell’Esercito della Salvezza, e
ihidr. Gaetano Marnilo, della
CMesa luterana in Italia.
Durante il colloquio il PreI sidente ha toccato il tema
I della pena di morte e della
difesa dei diritti umani nel
mondo. La delegazione evangelica, da parte sua, ha ribadito la ferma condanna della
pena di morte, espressa in
più occasioni dalle chiese
evangeliche in Italia e nel
mondo. Nel saluto rivolto al
Presidente della Repubblica
il pastore Tomasetto ha ricordato che le chiese protestanti
italiane, pur essendo una
confessione religiosa di minoranza, che a lungo ha dovuto subire discriminazioni e
persecuzioni, costituiscono
una componente significativa della società italiana, che
ha saputo dare il suo «contributo umano e culturale alla
storia d’Italia», in particolare
«nel Risorgimento e nella Resistenza, momenti fondanti
dell’unità e della libertà di
tutto il Paese». In varie occasioni le chiese evangeliche
italiane, hanno «alzato la vo
ce per riaffermare i principi
della libertà di tutti», per ribadire il principio della laicità dello Stato e per riproporre «il tema della responsabilità personale in un contesto di libertà di coscienza, di
pace e di giustizia per tutti».
In questo loro impegno, gli
evangelici hanno trovato in
Scalfaro un presidente attento ai diritti delle minoranze e
al rispetto della laicità.
Nel corso della visita, che si
è conclusa con un momento
di preghiera condotto dalla
pastora Anna Maffei, la delegazione delle chiese evangeliche ha fatto dono al presidente Scalfaro di alcuni volumi
sul protestantesimo e di una
copia del lezionario biblico
«Un giorno una parola», che
le chiese evangeliche pubblicano, in molti paesi del mondo, sin dal 1731. (nev)
Incontro di formazione alla Chiesa battista di Mottola
Immigrati tra noi: che cosa cambia?
TOMMASO GELAO
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Dal 26 al 28 febbraio si è
tenuto nella chiesa batj feta di Mottola un seminario
I formazione per coloro che
j ^occupano di immigrati, rij wgiati e richiedenti asilo, orI i®izzato dalla locale Chiesa
"^ttista, da quella valdese di
( ftt^nto e dal Servizio rifuI M e migranti (Srm) della
I Quest’incontro segue
Mio dello scorso novemwe a Pachino.
, In maniera chiara e appastata Anne Marie Dupré ha
piegato le varie fasi che il didi legge ha attraversato
Pn®a della sua applicazione
ella stesura definitiva. La
presenta alcune lacune
®®PUò essere un punto di
P ttenza per la regolarizzarne di quanti arrivano ai
etri confini per chiedere
r rtezione e accoglienza.
leg^*° t:ruciale della nuova
snr quello relativo ai reggimenti e alle espulsioni:
* espellendi hanno solo 5
te ricorrere al pretoDn.. lluiente conosceran«vvocati o persone che
olo
)1
409
no chiarire loro la pro
cedura da intraprendere, per
cui, di fatto, dipendono dalla
benevola interpretazione del
funzionario di turno.
Sono poi state illustrate le
tecniche d’ascolto e di consulenza per immigrati. Compito del centro d’ascolto è di
chiarire agli immigrati le
procedure che regolano la loro presenza in base alle leggi
italiane e internazionali. E
importante aiutare l’immigrato a individuare i percorsi,
anche alternativi, che può
seguire per il successo del
progetto che lo ha portato a
lasciare il proprio paese di
origine. Naturalmente l’operatore del centro d’ascolto
deve essere in contatto con
tutte le realtà istituzionali e
associative del territorio (circoscrizioni, Asl, patronati,
associazioni di volontariato,
ecc.) con le quali è opportuno collaborare.
Nell’ambito del seminario
sono stati dati anche suggerimenti per la presentazione di
progetti e indicati gli organismi che promuovono progetti
d’aiuto agli stranieri immigrati: la Comunità europea, la
Chiesa avventista e Chiesa
ARCHIVIO STORICO
DELLA TAVOLA VALDESE
Nuovo orario di apertura
, mercoledì, venerdì ore 9-13 -14-18
Tel. 0121-91603 fax 0121-91604
valdese con l’8%o, ed enti
pubblici come Comuni, Province, Regioni. È stato presentato come esempio il progetto
di sportello per richiedenti
asilo e rifugiati presentato
dalla Federazione delle chiese
di Puglia e Lucania (Fcepl) e
dal Srm al Comune di Ivrea in
attesa di approvazione.
Il seminario si è concluso
con un culto ecumenico fra la
comunità valdese di Taranto.
La liturgia è stata condotta da
Virginia Mariani della comunità di Mottola mentre il messaggio è stato rivolto ai presenti da rappresentanti di cinque comunità cristiane diverse: Nunzio Loiudice della comunità battista di Mottola, il
pastore Perchiazzi della chiesa Adi di Taranto, il parroco
Daniele Targa, il pastore Bruno Gabrielli della comunità
valdese di Taranto e il pastore
Franco Evangelisti della Chiesa avventista di Bari.
Altro momento decisivo
che ha suscitato un notevole
interesse è stata la conferenza pubblica a Mottola sul tema deH’immigrazione. La
buona partecipazione della
cittadinanza ha dimostrato che, nonostante il clima
xenofobo imposto da certe
frange politiche nel nostro
paese, la sensibilità umana
verso gli immigrati nella città
di Mottola non è svanita. Nel
dibattito conclusivo si è parlato molto del ruolo dell’associazionismo e della sua
funzione di stimolo per creare consenso sociale intorno
agli immigrati.
Il saluto del presidente della Fcei/Domenico Tomasetto
Custodire i valori comuni in uno stato laico
Signor Presidente, quando
un raggio di luce attraversa
un prisma, oppure una goccia
d’acqua, si scompone nei colori dell’iride o dà origine
all’arcobaleno. Ebbene, il raggio di luce è il cristianesimo,
noi chiese evangeliche siamo
in qualche modo una parte di
quei colori: diversi l’uno dall’altro, ma aventi tutti la medesima origine. Non pretendiamo di esaurire tutti i colori
dell’iride, ma ne siamo una
parte ben distinta e specifica.
Siamo una componente di
quell’arcobaleno, siamo una
delle varie diversificazioni
della società italiana, in particolare siamo una minoranza
religiosa. Siamo confessioni
religiose di minoranza, e questo dato pone il nodo del rapporto fra maggioranza e minoranze in un sistema democratico, in Italia risolto con
l’affermazione costituzionale
della laicità dello Stato, della
libertà di coscienza e di religione e della pari libertà.
Come Lei ben sa, le cose
non sono state sempre così:
alcune nostre chiese sono
presenti qui in Italia da oltre
otto secoli, e a lungo hanno
dovuto subire discriminazioni e persecuzioni; altre sono
venute in Italia nel tempo e
sono state considerate prima
«tollerate», poi «ammesse».
Altri tempi. Signor Presidente, fortunatamente passati e
sepolti. Ma quei tempi hanno
lasciato una traccia nella nostra storia: tutti noi abbiamo
avuto la sindrome dell’accerchiamento, tipica di quelle
formazioni sociali di fortissima minoranza, che temono
per la loro sopravvivenza. E
da qui il passaggio al sospetto
e alla paura nei confronti di
ogni autorità statale è molto
facile; un comprensibile atto
di autodifesa. Nella storia
d’Italia ci sono stati dei momenti in cui i protestanti
hanno dato il loro contributo
umano e culturale: nel Risorgimento e nella Resistenza,
momenti fondanti dell’unità
e della libertà di tutto il Paese.
Abbiamo sempre onorato le
autorità pubbliche, ma spesso le abbiamo anche temute.
Dobbiamo riconoscere che
il superamento di questi sentimenti è avvenuto in questi
ultimi anni: in parte per la stipula delle Intese previste
dall’art. 8 della Costituzione,
in parte per l’attenzione che
le autorità pubbliche hanno
manifestato verso di noi. In
questo contesto rendiamo
onore a Lei, Signor Presidente, per aver cooperato a sciogliere definitivamente le nostre riserve: la Sua presenza
in mezzo a noi in occasioni
speciali (ricordo il giorno
dell’inaugurazione della nuova Biblioteca della Facoltà
valdese, e le celebrazioni del
150° anniversario delle Lettere Patenti del re Carlo Alberto,
con le quali venivano garantiti i diritti politici ai valdesi e
poi agli ebrei), la sua presenza, dicevo, unitamente all’attenzione da Lei dimostrata
nei confronti delle confessioni religiose di minoranza e i
suoi ripetuti richiami alla laicità dello Stato quando questo principio costituzionale
veniva messo in questione da
affermazioni o prese di posizioni di parte, tutto questo ha
aiutato anche noi a sciogliere
del tutto le nostre riserve e a
fugare i nostri timori. Anche
altri organi e poteri dello Stato avrebbero dovuto vigilare e
vivere la laicità presente nel
nostro ordinamento, ma questo talvolta non è accaduto ed
è stato per noi, da una parte
motivo di sofferenza, e dall’altra di impegno.
E così noi tutti ci sentiamo
parte integrante del nostro
paese, componente, dicevamo sopra. In quanto tali abbiamo anche noi una voce,
debole forse (ma la verità
non si identifica con la maggioranza), una voce che abbiamo alzato in varie occasioni, per riaffermare i princi
pi della libertà, della libertà
di tutti, della laicità dello Stato, per partecipare al dibattito culturale, etico e politico
che si sviluppa nel paese, e
per proporre sempre daccapo il tema della responsabilità personale in un contesto
di libertà di coscienza, di pace e di giustizia per tutti.
Onoriamo ancor più la sua
persona. Signor Presidente,
anche perché sappiamo che
la sua fede cristiana, pur diversa dalla nostra, è confessata apertamente e vissuta in
profondità. Ma Lei ha saputo
distinguere nettamente e con
coerenza la sua vicenda personale dall’incarico di custode e di garante di quella Costituzione che ha giurato di
osservare, ponendosi nella
sua funzione di presidente al
di sopra delle parti, con equilibrio e saggezza. Come persona Lei è cattolico, ma come
Presidente si è dimostrato un
custode attento ai valori costituzionali di libertà e laicità
dello Stato.
Avvicinandosi la scadenza
del settennato, noi abbiamo
desiderato incontrarLa per
esprimere il nostro ringraziamento e porgerLe il nostro
augurio. Innanzitutto un ringraziamento per aver trovato
uno spazio per noi nella sua
agenda fitta di impegni e di
scadenze. E poi per portarLe
il nostro augurio, che con le
parole bibliche formuliamo
in questo modo: «Dio benedica l’opera delle sue mani», alle quali ci permettiamo di aggiungere: e Le consenta di vedere che quanto ha fatto nel
corso del suo mandato è
qualcosa che vale e rimane
come servizio reso allo Stato,
a testimonianza della Sua integrità umana e politica.
Dio La benedica grandemente
Domenico Tomasetto
presidente della Fcei
Roma, Palazzo del Quirinale
12 marzo 1999
Nelle chiese battista di Genova e di Sampierdarena
Gioia per l'insediamento del pastore Ord
ERMINIO PODESTÀ
Domenica 7 marzo, nella chiesa battista di via
Vernazza, le comunità di Genova e Sampierdarena hanno
vissuto una giornata intensa e
ricca di significati e di stimoli
positivi. Al mattino, durante il
culto, alla presenza di Ernesto Chiarenzi, membro del
Comitato esecutivo e rappresentante deirUcebi, è stato
compiuto l’atto formale dell’insediamento del pastore
Mark Ord, missionario inglese, ormai da quattro anni a
Genova, in qualità di conduttore delle due chiese, e del
suo inserimento nel ruolo pastorale deU’Ucebi stessa.
Chiarenzi ha spiegato che il
compito del pastore non è
quello di dirigere ma quello
di servire, con la predicazione
e con l’esempio, le sorelle e i
fratelli delle due comunità.
Dopo avere risposto di volere adempiere, per scelta
vocazionale e con il costante
aiuto della presenza del Signore, i compiti che gli sono
stati affidati il pastore Ord ha
predicato sul testo di Luca 7,
11-17, che descrive la guarigione del figlio della vedova
di Nain. Il pastore ha detto
che si sono incrociati due
cortei: uno composto di gente allegra che gioisce accanto
a Gesù, l’altro invece con
persone tristi e addolorati
che accompagnano al cimitero il figlio morto di una vedova. Tristezza e gioia si sono scontrati, ma l’intervento
di Gesù che risuscita il ragaz
zo fa sì che i due cortei si
uniscono nella gioia e glorifichino Dio. Il pastore ha poi
concluso il suo toccante
messaggio con queste parole: «Anche nella nostra comunità c’è vita. Non perché
siamo bravi e santi, non lo
siamo infatti, ma perché Gesù vive in mezzo a noi, perché c’è un minimo di fede,
perché il Vangelo viene pre/dicato e creduto, perché preghiamo e lodiamo Dio anche
se in modo inadeguato. Gesù
è presente e, oltre a guarire
noi può guarire anche gli altri se decidiamo di non rinchiuderci qua dentro, ma
aprire le porte e seguire Gesù
dove vuole andare lui, come
una folla colorita, gioiosa e
generosa in mezzo a quelli
che hanno bisogno di Gesù».
Alla luce di queste parole
nel pomeriggio è stato presentato un concerto del coro
«Amici della montagna», formatosi 26 anni or sono e diretto da Enrico Derchi, «corista fondatore e autodidatta»,
come ama definirsi lui. Attraverso i canti il coro narra di
sole, di luna, di stelle, di vento, di fiori, di pace. Ma in
questo caso specifico il coro
ha anche dimostrato solidarietà, perché ha accettato di
effettuare questo concerto
gratuitamente, e questa è
stata una grande testimonianza, per raccogliere offerte a favore dei due gruppi
evangelici «Amici veri», che
si occupa di tossicodipendenza, e «Gruppo della solidarietà», che al venerdì si
reca per le strade a portare un
contributo materiale e spirituali agli emarginati. In sintonia con questi programmi, fra
i tanti canti, sono state significative le domande rivolte a
tutti i presenti con il canto:
«Ma dove andate?/ Ma dove
andate se non avete cuore?/
Cosa cercate?/ Cosa cercate
se non avete mani per sognare? Ma dove andate?/ Ma dove andate se non sapete amare?/ Cosa pensate?/ Cosa
pensate se non avete voce per
cantare?». I presenti, che hanno gremito all’inverosimile il
locale di culto, hanno manifestato apprezzamento per
l’esibizione con un lungo e
nutrito applauso.
è. In Uruguay
Un Lausarot
a un'alta carica
istituzionale
Il 1" marzo scorso il deputato Ariel Luis Lausarot Peralta, del Foro Batillista, una frazione del tradizionale Partido
Colorado, è stato eletto, con
86 voti su 87 deputati presenti, presidente della Camera
dei rappresentanti della Repubblica orientale dell’Uruguay. Lausarot è membro
della Chiesa evangelica valdese della città di Colonia del
Sacramento.
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita
Un'iniziativa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
Operativo il «Progetto Giubileo 2000
»
La mobilitazione delle comunità dovrebbe tendere a promuovere una massiccia
riduzione del debito del Terzo Mondo come adempimento del dettato biblico
Dopo la «Settimana della
libertà» (14-21 febbraio) che
la Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei) e
l’Unione italiana delle chiese
cristiane awentiste (Uicca)
hanno dedicato quest’anno
al tema «L’utopia di Dio, le
sfide del giubileo biblico»,
centrato sull’idea della cancellazione dei debiti, è diventato operativo il «Progetto Giubileo 2000» che il Consiglio Fcei intende proporre
alle chiese evangeliche italiane da un lato «per avviare
una riflessione teologica tesa
a recuperare le origini bibliche del giubileo e a qualificarlo in sede ecumenica come anno di grazia della remissione del debito, dell’affermazione della giustizia,
del riposo della terra e della
liberazione degli oppressi»,
sulla base delle indicazioni
del libro del Levitico (cap.
25), e dall’altro per «collaborare a sviluppare, anche nell’ambito delle chiese, una
campagna di massa per una
drastica riduzione del debito
entro il 2000».
Primo tassello delle iniziative promosse dalla Fcei sono stati proprio i materiali
della «Settimana della libertà» realizzati in collaborazione con gli avventisti: un
opuscolo a più voci, un manifesto e un calendarietto
che propongono lo slogan
biblico di Nehemia 5,10: «È
nostro dovere rinunciare a
questi crediti». Secondo e
terzo tassello: la realizzazione di un video e il lancio di
una raccolta di firme. Il video
riprende una recente trasmissione di «Protestantesimo» (andata in onda su Rai 2
il 7 febbraio; testi e regia di
Gianna Urizio), in cui si indaga sulle origini, le cause e
le dimensioni del fenomeno
del debito, con l’aiuto dei
massimi esperti mondiali in
proposito. Il video dura circa
mezz’ora e può essere richiesto all’indirizzo sottoindicato, inviando un contributo di
10.000 lire più spese di spedizione. La raccolta di firme riprende il testo di un nuovo
appello sul debito, lanciato
dalla coalizione internazionale «Jubilee 2000» nello
scorso novembre: il testo
dell’appello sarà inserito in
uno dei prossimi numeri di
questo settimanale.
La Fcei ha dato inoltre la
sua adesione alla campagna
«Sdebitarsi, per un millennio
senza debiti», che è il referente italiano di «Jubilee
2000», e in questo ambito intende dare il proprio contributo a iniziative politiche
che portino a impegni precisi
del nostro paese in materia
di cancellazione del debito
internazionale. Infine, il
gruppo di lavoro Fcei incaricato di portare avanti il «Progetto Giubileo 2000» sta lavorando a un «pacchetto» per
le chiese, contenente vari
materiali informativi e proposte di azione, e a un percorso di «animazione» nelle
comunità, che le porti a mettersi in rete e a contribuire a
progetti sul territorio, in collaborazione con altre realtà.
Per ulteriori informazioni rivolgersi a: Progetto Giubileo
2000, Fcei, via Firenze 38,
00184 Roma, tei. 06-483768
oppure 06-4825120, fax 064828728, e-mail: fed.evangelica@agora.stm.it. (nev)
Un bell'incontro a Milano
Giornata mondiale di
preghiera: più sensibilità
PAOLO SPANO
Qualche novità ha qua
1 ^
lificato positivamente
l’incontro di preghiera realizzato a Milano venerdì 5 marzo. Innanzitutto per i soggetti
organizzatori, vale a dire che,
a differenza di quanto si è visto nelle precedenti edizioni
quest’anno la realizzazione
dell’incontro ecumenico di
preghiera, snodatosi lungo le
linee di una liturgia preparata dalle donne cristiane del
Venezuela, è stato realizzato
interamente dal Comitato
della Gmp di Milano. Questo
organismo è costituito di
donne dell’area riformata.
Un'iniziativa della rivista «Confronti»
Bosnia: è questa la pace?
Seminario itinerante - 31 marzo-5 aprile 1999
Mercoledì 31 marzo
Ore 20: incontro al porto di Ancona e imbarco; ore 22: partenza per Spalato. Cena e pernottamento a bordo della nave «Sansovino» in cabine a due letti con servizi interni.
Giovedì 1® aprile
Prima colazione a bordo; ore 6: arrivo a Spalato; partenza con autobus privato per Mostar; incontro con Z. Vojtulek, pastore metodista; pranzo al monastero francescano; visita
alla comunità «Agape»; partenza per Sarajevo; sistemazione in hôtel; cena e pernottamento a Sarajevo; incontro con un giornalista.
Venerdì 2 aprile
Prima colazione in hôtel; incontro con un rappresentante della Chiesa ortodossa; incontro con la Ong italiana «Sprofondo» e visita ai suoi cantieri edilizi; pranzo al Centro
«Sprofondo»; visita turistica della città; incontro con il missionario presbiteriano Jim
Caims; cena e pernottamento>in hôtel.
sabato 3 aprile
Prima colazione in hôtel; trasferimento a Pale; incontro con Ivo Marcovic dell’Associazione per il dialogo interreligioso «Faccia a faccia»; trasferimento a Sarajevo; incontro con la
comunità ebraica; cena presso l’hôtel; partecipazione alla celebrazione pasquale in una
parrocchia cattolica; pernottamento presso l’hôtel.
Domenica 4 aprile
Prima colazione in hôtel; trasferimento a Mostar; visita della moschea di Mostar; partenza per il porto di Spalato; ore 22; imbarco sulla nave «Sansovino».
Lunedì 5 aprile
Ore 7; arrivo a Ancona.
La quota individuale è di £ 1.100.000 (£ 287.000 + £ 243.000 + DM 550) e comprende:
Passaggio in nave della compagnia Adriatica sulle seguenti tratte: Ancona-Spalato e Spalato-Ancona con sistemazione in cabine a due letti con servizi; trattamento di mezza pensione in nave; tre mezze pensioni in camera doppia in hôtel a Sarajevo; trasferimenti in
autobus privato; assictyazione Europ Assistance; assistenza di due accompagnatori di
Confronti-, abbonamento annuale individuale alla rivista Confronti.
La quota non comprende:
Pranzi; bevande ai pasti; tasse di imbarco (circa £ 20.000); extra in genere e tutto quanto
non espressamente indicato.
I pagamenti dovranno essere effettuati nel modo seguente:
- £ 243.000 da versare con assegno o bonifico bancario intestato alla Soc. Coop. Com
Nuovi Tempi, via Firenze 38, 00184 Roma, presso la Carispaq, corso V. Emanuele 299 Roma, conto n. 605525 CAB 03200 ABI 6040 entro il 25 febbraio 1999.
- £ 287.000 da versare con un assegno intestato alla Touring Express srl e da consegnare a
Confronti entro il 25 febbraio 1999.
- 550 DM da portare in Bosnia e consegnare aU’accompagnatrice.
Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a: Confronti ufficio programmi, tei. 06-4820503,
fax: 06-4827901. E-mail: coop.nuovi.tempi@agora.stm.it.
(valdese, luterana, metodista
e battista), dell’area cattolica
(Sae) e di quella anglicana.
Con qualche fatica le donne
della Gmp hanno discusso la
liturgia punto per punto,
hanno vagliato i contenuti e
le parti simboliche, vincendo
a tratti anche pregiudizi o
quantomeno le resistenze
tradizionali. Non era quindi
una piccola novità quella
multiforme folla di persone
che gremivano il tempio battista di via Pinamonte per la
preghiera comune.
L’incontro è stato abbastanza «nuovo» anche quanto
alle forme e alle simbologie,
almeno per quel che riguardava le persone delle nostre
chiese. Tanto è vero che
qualcuno, dissentendo su
quelle, ha deliberatamente
ignorato l’iniziativa. Ma i discorsi che si sono fatti sono
stati animati da problematiche concrete, essenziali e
sensibili alle penurie, alle povertà e alle crudeltà di questo
mondo. Così, si è levata sovente la preghiera per l’eliminazione della pena di morte
ovunque essa è applicata. AI
termine del culto, che ha assunto a tratti la caratteristica
dell’incontro gioioso, a tratti
quello della denuncia, è stata
accettata la proposta di devolvere la colletta a imprese
di piccole dimensioni atte ad
incrementare l’iniziativa di
artigiani, imprenditori e cooperative del Venezuela. L’entità di questa «diaconia» è
stata superiore di un bel po’
al milione e mezzo.
Come sempre, alla fine del
programma, si tirano le somme e possiamo dire che rincontro si è caratterizzato anche perché sono state le donne che hanno superato ogni
resistenza di tipo liturgico, e
formale, offrendo così alle
chiese una bella occasione di
ritrovarsi a pregare insieme e
di «pari consentimento». La
manifestazione, organizzata
esclusivamente da donne è
stata apprezzata anche dagli
uomini presenti e ha dimostrato che le iniziative realizzate con metodologia ecumenica, evitando scorciatoie
e pasticci liturgici, possono
assumere il carattere di culti
ispirati e tali da essere conservati nella memoria del
cammino ecumenico delle
nostre chiese.
Hai fatto
Tabbonamento a
VENERDÌ 19 MARZO ]qq^
veneri
PINEROLO — La commissione dei revisori dei conti (Ferrucci t
Griot, Nadia Menusan e Mirella Cardon) sta lavorandone i
presentare all’assemblea di chiesa la relazione finanziati|| [jf]3 /
del 1998.
• Gli auguri di tutta la comunità ai giovani Barbara Barai e ‘ g COtTi
Francesco Mineo che si sono sposati nel nostro tempio.
• «Grazia a coloro che amano Gesù Cristo» (Efesini 6,24) j
il versetto che Emanuele Borno aveva ricevuto nel giorm
della sua confermazione e che ha voluto che fosse ricorda,
to in occasione del suo funerale, il 5 marzo. Una folta as^
semblea ha circondato la vedova, Irene Peyronel, e le hj
espresso le condoglianze per la perdita del marito dopo
tanti anni di vita insieme.
Avene
feste;
ne, essen
fflitanza
creando
membri c
ospiti eh
SAN GERMANO — Le sorelle dell’Unione femminile in occasione della Giornata mondiale di preghiera delle donne
hanno presieduto il culto all’Asilo venerdì 5 marzo e si so^ "i q (
no poi unite alle altre sorelle del I distretto che nel pome. ■ ^nai
riggio del 7 marzo si sono trovate a Pinerolo per riflettere i '*'•^0
su alcuni testi biblici che in particolare ci parlano della tenerezza di Dio, per pregarlo e lodarlo con il canto. Ogni
partecipante ricorderà a lungo le ore di vera fraternità, Ossute con gioia e riconoscenza pensando a tutte le sorelle
sparse nel mondo intero e in particolare a quelle del Venezuela che hanno preparato la liturgia dell’incontro interconfessionale.
• Il bilancio consuntivo 1998 e quello preventivo 1999 presentato dal Concistoro all’Assemblea di chiesa del 7 febbraio sono stati approvati all’unanimità.
• Il 14 febbraio il culto è stato presieduto da un gruppo di
giovani della Egei che ha avuto a San Germano un suo incontro per riflettere sul problema del Giubileo. Ringraziamo quei giovani a cui auguriamo di continuare con perseveranza a impegnarsi per l’opera del Signore.
• Il tempio si è riempito al massimo in occasione del XM
Febbraio. Malgrado il tempo secco, si è potuta effettuare la
fiaccolata ed è stato possibile accendere alcuni falò, fra cui
quello egregiamente preparato dall’Unione sportiva, molto ^ ddguinfr
suggestivo e ammirato con particolare gioia, anche per la i nferimen
presenza di molti fratelli e sorelle della chiesa di Torino, ‘catoche
che ringraziamo per essere stati con noi nella serata del 16.
per perir
Giovanna
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chiesa in
stata cosi
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I luto cani
Iran la co:
Dio. Ancl
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TORINO — Venerdì 5 marzo molti tra parenti, amici e membri
della Chiesa battista di via Passalacqua si sono raccolti intorno alle spoglie mortali di Caterina Trimani ved. Ferrato,
di 88 anni. Ancora una volta è stata un’occasione di riflessione sul senso della vita e di ascolto dell’Evangelo. Ai figli
Anna e Enzo e alle rispettive famiglie esprimiamo la nostra
solidarietà e speranza nella resurrezione dell’ultimo giorno.
SIENA — La comunità valdese ha partecipato con una delegazione al culto pomeridiano della locale chiesa Adi guidata
dal pastore Antonio Spolzino. Al culto erano presenti an- I dalle voc
che pentecostali di Poggibonsi e Castelfiorentino; la predi- | sempd
cazione, sul versetto «Poiché questo Dio è il nostro Dio in | tnnai^
sempiterno; egli sarà la nostra guida fino alla morte» (Sai- prnDi
mo 48,15), è stata tenuta dal past. Eugenio Stretti cYve\a.n- garantii
cordato la figura di Giuseppe Gangale, filosofo evangéhco
meridionale che sei mesi prima di morire, nel 1977, in una
lezione alla Facoltà valdese di teologia, ricordò l’importanza del dialogo valdese-pentecostale. La gioia del canto e
della testimonianza pentecostale hanno allietato la serata
di comunione fraterna. Dio volendo, la Chiesa valdese di
Siena ha in programma altri momenti di culto e di adorazione al Signore con chiese evangeliche vicine.
PRAROSTINO — Il 28 marzo, domenica delle Palme, quattro
catecumeni confermeranno la loro fede o riceveranno il l
battesimo, esprimendo la volontà di fare parte della comunità e della chiesa: Matteo Avondetto, Luana Avondet, Mi- ^
chela Paschetto, Manuela Rivoiro. ,n 21 ge
• Si sono svolti i funerali di Lidia Paschetto vedova Fo®'Mdell’Im
rone e di Adelina Avondetto; ai loro familiari va la fraterna ^
«le no
GIUI
simpatia della comunità.
affollato
Le
feste
ebraiche
edizioni com nuovi tempi
a cura dì
Pupa Garribba
«Mentri esci dal presente verso il passato e il futuro, esci
anche da te stesso. La festa tifa uscire da casa.
È sempre Pesach, passaggio alla libertà, alla novità.
E sempre inaugurazione, come Chanukkà»
dalla postfazione dì
Filippo Gentiioni
lire 16.000
per richieste e prenotazioni;
CNT - via Firenze 38 - 00184 Roma
tei. n. 06-4820503; fax n. 06-4827901
•sultem
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fe», con
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propi
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notizie evangeliche
agenzia stampa
della federazione
delle Chiese
evangeliche
in Italia
e-maìl:
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intestato a: nev-notizie evang«''*
via Firenze, 38 - (X)l 84 Rome
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Ferruccio
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in occae donne,
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19 MARZO 1999
Vita Delle Chiese
Il XVII Febbraio celebrato nella chiesa valdese e metodista di Venezia
Lungo il cammino per la libertà
Una ricorrenza celebrata alcuni giorni dopo per favorire una partecipazione ampia
e composita. L'esperienza e l'insegnamento delle donne oppresse per motivi di fede
moemi la fata
A Venezia il 17 febbraio è
festeggiato in date strane essendo spesso in concoJtanza con il carnevale e
creando quindi difficoltà ai
membri della comunità e agli
.ospiti che devono recarsi a
V ***''■ piazzo Cavagnis. Quest’an® in particolare, è stato fe
riflettere iL^ato il 28 febbraio anche
•ballate- Vpermettere alla pastora
tto. Ogni fiovanna Pons di intervenire
■nità,vi8. ■ . - T
le sorelle
lei Venero inter
1999 pre
n suo iningraziam perse
pcr presiedere il culto. La
chiesa in poche occasioni è
stata così piena. Oltre a una
parte della comunità (compresa la componente africa. ^che è sempre più presente
lei 7 feb- j jpartecipe) sono intervenuti
(rateili e sorelle di altre cotttPPeili inunità evangeliche italiane
ma anche persone cattoliche
conati da qualche tempo si
staseguendo un cammino
' ecumenico comune.
delXWl La pastora Pons ha prediìttuarela cato sul testo di Apocalisse 6,
ò, fra cui 9.11, riguardante l’apertura
za, molto del guinto sigillo, ma ha fatto
he per la i riferimento anche al signifii Torino, ‘ cato che la Bibbia attribuisce
a del 16, , al giubileo, parola così di
I moda ma realmente poco
j conosciuta. Alla fine del sermone inaspettatamente una
deBe ragazze ganaensi ha voI lutocantare, condividendo
Iran la comunità un momenI lo di lode e ringraziamento a
Dio. Anche al pranzo comunitaiiohanno partecipato
„ molte persone, allietate poi
senti an- I dalle vaci africane che sono
la predi- | sempiysponibih e pronte a
ro Dio in | innafe# canti di lode al Sirte» (Sai- piomDi fronte a questa vocVft'na.tv- ^acoritinua di testimoniare
sempre e dovunnostre comunità non
; membri
ccolti in. Ferrato,
di rifleso. Ai figli
la nostra
Q giorno.
a deiegai guidata
^angelico
7, in una
nportan1 canto e
la serata
aldese di
di adora
, quattro
iranno il
la comuidet, Mira FomeI fraterna
possono far altro che aprirsi
umilmente ai doni che i cosiddetti «stranieri» offrono.
La giornata è poi continuata con una conferenza tenuta
da Bruna Peyrot dal titolo
«Dall’assolutismo alla hbertà
religiosa nella storia delle
donne» durante cui la relatrice ha presentato il suo libro
Prigioniere della Torre. È una
storia di donne che, nella
Francia settecentesca dove lo
stato assolutista cerca di cancellare definitivamente il
protestantesimo, vengono
rinchiuse nella Torre di Costanza, a Aigues-Mortes, prigione tristemente famosa
perché non se ne poteva evadere e che simboleggia bene
l’assolutismo imperante.
L’unico modo per uscirne
era l’abiura, il disconoscimento della propria fede per
adeguarsi a quella imposta
dal regime. Tuttavia questo
gruppo di donne riesce a resistere, sviluppando negli anni un senso di solidarietà che
le aiuta a sopravvivere. Tra
queste spicca la figura di Marie Durand, prigioniera per
38 anni senza poter comunicare con il mondo esterno se
non in rare occasioni.
Una storia di donne, quindi, ma non solo. È una storia
di resistenza nonviolenta, di
lotta contro l’intolleranza religiosa. Come ha sottolineato
nel suo intervento Bruna
Peyrot ha voluto raccontare
questa storia non solo per far
conoscere vicende poco note
anche tra i protestanti stessi,
ma anche per sapere che cosa è successo e capire che la
strada percorsa in passato
non è più adatta alla situazione attuale. Raccontare, con
La Torre di Costanza
dividere le storie per capirle,
per guarire le ferite, per riconciliarsi con gli altri e con
il passato e guardare insieme
al futuro.
Rispetto alla partecipazione agli altri momenti della
giornate, poche erano le persone presenti alla conferenza, ancor meno quelle della
comunità locale. Quasi tutte
donne, pochissimi gli uomi
ni. 1 motivi sono molti, alcuni
più che comprensibili e giustificabili. Viene da chiedersi
però se non sia un’occasione
mancata per incontrarsi e
confrontarsi su argomenti
come la tolleranza e il rispetto verso l’altro/a che sempre
più sono presenti e pressanti
nella nostra vita quotidiana,
non solo come chiesa ma anche come singoli credenti.
• Iniziative di riflessione e di preghiera intorno alle due comunità valdesi
le donne di Colleferro e Ferentino fra ecumenismo e 8 marzo
CIULIANA MORTARI
ie
y, esci
l.
ntà.
f 21 gennaio, nella chiesa
ll’Immacolata a Collesi è svolto un suggestivo
lUato incontro ecumenilail tema «Essi saranno suo
Wo ed egli sarà Dio con
con la partecipazione
pastora Dorothee Mack
'Jii parroci delle tre parrocJs di Colleferro. Seguendo i
*' proposti dalla Coihmis
L, 30.001’
L. 45.OOO
sione ecumenica, si sono alternati nella lettura sia alcuni
fratelli delle parrocchie cattoliche sia quelli della comunità valdese.
Particolarmente significativi soprattutto due momenti: il
sermone della pastora Mack
sull’Apocalisse di Giovanni
(«Vidi poi un nuovo cielo e
una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano
scomparsi e il mare non c’era
MARZO 1999
Fecondazione
Il primato biblico deH’amore
Zimbabwe
Aids, croce deH’Africa
Giovani
Palermo, la strada meglio della scuola
Islam
Il Ramadan in mezzo alle serre
Dibattito
Confronti e la «questione protestante»
ima copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 65.000;
120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38,00184 Rima,
copia omaggio telefonando allo 06-4820503, fax 4827901,
^^^™®rìzzo Internet; Httpy/hella.stm.it/market/sct/home.htm)
più...») e le preghiere spontanee che hanno fatto riferimento al comune cammino
di fede dei cristiani in un momento come quello attuale, in
cui è necessario che i facitori
di pace uniscano le loro energie per proclamare il regno di
Dio in un mondo dove invece
regnano ingiustizia, povertà e
violenza. La pastora Mack,
nel corso del sermone, ha ricordato che per percorrere
una strada comune si devono
esaltare tutti i doni che le varie chiese cristiane hanno, ma
non si possono tenere sotto
silenzio le molte questioni
che ancora dividono cattolici
e protestanti, sottolineando
inoltre che percorrere una
strada comune non significa
non precisare anche, alla fine
di questo millennio, il vero significato biblico del giubileo.
Il 5 marzo, nella chiesa valdese, seguito ideale dell’incontro ecumenico, si sono
date appuntamento tutte le
comunità per la Giornata
mondiale di preghiera delle
donne: base dell’incontro è
stata la liturgia delle sorelle
venezuelane. In apertura la
pastora Mack ha illustrato alle numerose donne presenti
la situazione socio-economica del Venezuela, sottolineando come in questo paese siano soprattutto le donne,
spesso sole, a sopportare
condizioni di povertà, di sopraffazione e violenza, ma
che, nonostante tutto, proprio loro ci trasmettono un
forte messaggio di fede gioiosa e coraggiosa. Un momento
bellissimo è stato l’esecuzione di motivi sudamericani
eseguiti da ragazzi cattolici;
questa musica, coinvolgente
per la sua allegria, ci ha fatto
sentire vicine alle donne di
tutto il mondo ma in particolare alle donne deH’America
Latina, a cui alla fine è stata
devoluta la colletta.
Le esperienze ecumeniche
di preghiera vissute quest’anno nella Chiesa valdese di
Colleferro sono state molto
toccanti e, senza retorica,
possiamo dire che sono stati
momenti di arricchimento
sia spirituale sia umano. Colleferro è infatti una cittadina
dove quotidianamente le
donne, sia cattoliche sia protestanti, vivono esperienze
comuni di vita sociale e di
amicizia ma molto rari sono i
momenti in cui riescono a
condividere insieme la propria fede: quindi per un pomeriggio si sono sentite veramente sorelle, hanno condiviso con le donne del mondo
la preghiera sostenendo nel
pensiero e nella pietà il dolore delle donne venezuelane.
Tra un pasticcino e un tè, si
sono presi accordi per un altro incontro e soprattutto
l’impegno di invogliare più
uomini a questi incontri, dal
momento che solo donne
avevano sentito il bisogno di
stare insieme a lodare il Signore, in un momento che è
stato un anticipo simpatico e
intelligente dell’8 marzo.
Domenica 7 marzo, poi,
un’analoga iniziativa tra le
donne si è svolta nella chiesa
di Ferentino, a conferma che
nelle nostre comunità, ma soprattutto in tutte le donne cristiane, cresce in modo consistente l’impegno del movimento ecumenico femminile.
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RIFORMA
Agenda
19 marzo
TORINO — Alle ore 20,45, nel salone della Chiesa valdese
di corso Vittorio Emanuele 23, Paolo Ricca e il teologo cattolico Eugenio Costa discutono il tema: «L’ecumenismo visto dai valdesi». Presiede Piera Egidi. Sarà presentato il documento sull’ecumenismo approvato dal Sinodo valdese
metodista 1998 e pubblicato dall’editrice Claudiana.
19-21 marzo
FIRENZE — Il Servizio rifugiati e migranti Fcei organizza
un seminario di formazione sul tema «Immigrati fra noi»
presso il centro awentista Villa Aurora (via del Pergolino
12). Per informazioni telefonare allo 06-48905101.
20 marzo
BERGAMO — Alle ore 17, nel salone Furietti della Civica
Biblioteca (piazza Vecchia 15), il prof. Ugo Rozzo tiene una
conferenza sul tema: «Riforma, libri e censura nell’Italia
del Cinquecento». Nell’occasione si inaugura la mostra di
opere della Riforma del sec. XVI conservate nella Biblioteca stessa, che resta aperta fino al 10 aprile.
MILANO — Alle ore 17, presso il Centro culturale protestante (via Sforza 12/a), Giacomo Favaro per il ciclo dedicato al «Cristianesimo tra le religioni», parla sul tema: «La
teologia cristiana delle religioni».
TORINO — Alle ore 17,30, alla galleria «Area» (via Napione
15), Marina Jarre e Pietro Silvio Mauro presentano il libro
di Piera Egidi «Incontri», con letture di Gisella Bein.
BOLOGNA — Alle ore 10, nella sala Stabat Mater della Biblioteca dell’Archiginnasio (piazza Galvani 1), con una conferenza del prof. Pietro Bolognesi su: «La Bibbia e l’Europa»,
si inaugura la mostra della Bibbia, aperta fino al 28 marzo.
FIRENZE — Alle ore 16, presso la Casa di riposo II Gignoro
(via del Gignoro 40), la dott. Antonella N.otarelli parla sul
tema: «Etica e malattia di Alzheimer».
MILANO — Alle ore 8,30, nella chiesa metodista (via Porro
Lambertenghi 28), a conclusione del ciclo di incontri per
predicatori locali sul «Lungo cammino del popolo di Cristo», il past. Giovanni Carrari parla sul tema: «Dalla “rivolta
della ragione” al nostro tempo (sec. XVIII-XX)».
RIESI — Presso il Servizio cristiano si tiene un seminario
sul tema della «Crescita delle chiese» a cura dell’Associazione battista di Calabria e Sicilia e del XVI Circuito. Relatori i pastori Giuseppe Ficara, Salvatore Rapisarda e Italo
Pons. Prenotazioni e informazioni: Angela Lorusso Rapisarda (095-504077) e Giuseppe Ficara (0923-20951).
ZlmarzsL
TORINO — A partire dalle 15,30, in piazza Madama Cristina si tiene là festa «Primavera a San Salvario» con banda,
majorettes, torte, balli e saltimbanchi, a cura del Comitato
promotore per la ristrutturazione e l’ampliamento dell’Ospedale evangelico valdese.
25 marzo
PALERMO — Alle ore 17,30, al Centro evangelico di cultura «G. Bonelli» (via Spezio 43), per il ciclo di studi sul giubileo, Giuseppe Bellia parla sul tema: «Il significato del
giubileo nella Chiesa cattolica».
SONDRIO —Alle ore 21, presso il Centro evangelico di
cultura (via Malta 16), il professor Paolo Ricca e don Battista Rinaldi discutono il tema: «L’identità cristiana».
MéMSk
TORINO — Alle ore 21, nella chiesa battista di via Viterbo
119, per il Centro evangelico di cultura «Lodovico e Paolo
Paschetto», il past. Giorgio Bouchard, padre Eugenio Costa
e i proff. Nicola Tranfaglia e Gianni Vattimo discutono il
tema «“Laicus simul ac fidelis”: vero credente, vero laico».
Modera l’incontro Avernino Di Croce.
MILANO — Alle ore 17, presso il Centro culturale protestante (via Sforza 12/a), il past. Fulvio Ferrarlo, per il ciclo
dedicato al «Cristianesimo tra le religioni», parla sul tema:
«Gesù Cristo e le religioni».
BOLOGNA — Alle ore 10, nella sala Stabat Mater della Biblioteca dell’Archiginnasio (piazza Galvani 1), il prof. Giorgio Spini tiene una conferenza sul tema: «Le Società bibliche e l’Italia del Risorgimento».
30 marzo
■
SONDRIO — Alle ore 20,45, nella sala Resta della Banca
popolare di Sondrio, per il ciclo dedicato a «Gesù nel dialogo interreligioso», Lopsang Dorje (buddista) e Svamini
Hamsananda Giri (induista) discutono il tema: «Buddismo
e induismo». Moderatrice la prof. Bianca Ceresara Declich.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTAN'TESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Domenica 21 marzo (replica lunedì 29 marzo) andrà in onda: «La
Noce di Palermo: progetto finanziato dall’8 per mille; Musicando, un incontro con il compositore Luigi Bonafede».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima del
venerdì di uscita del settimanale.
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Commenti
venerdì 19
Riforma
Il finanziamento ai partiti
Piera Egidi
Lo confesso: non mi dà scandalo la legge approvata dalla
Camera sul rimborsi elettorali ai partiti: 4.000 lire per ogni
iscritto alle liste elettorali (3.400 per quest’anno alle europee), e la possibilità di finanziamento volontario fino ai
200 milioni, deducibili fino al 19% sulla dichiarazione dei
redditi, li 4%o, che io peraltro compilavo o tentavo tra mille affanni di compilare su moduli introvabili, è soppresso.
E, incentivo interessante, se il Parlamento si scioglie anticipatamente, il rimborso è cancellato: un invito a lavorare
di più e meglio, e a non inflazionarci con elezioni a ogni
piè sospinto, poiché fare le leggi e trovare le necessarie
composizioni è mestiere del nostri eletti, e non nostro, di
semplici cittadini. Li deleghiamo per questo.
Ebbene, riflettevo leggendo i giornali: in tutto ciò, che cosa c’è di male? Non sono queste di certo le cose che inquinano la politica. Far politica costa, e mi va bene una norma
chiara e in qualche modo «automatica», valida per tutti. Ci
deve essere visibilità e legittimità per l’organizzazione delle
diverse opinioni dei cittadini. O vogliamo favorire le
«lobby» e i fondi neri? 1 partiti sono riconosciuti come un
libero diritto di cittadinanza dalla nostra Costituzione, che
è uscita dall’esperienza tragica della cancellazione di ogni
iibertà attuata dal fascismo. La libertà di riunione, di associazione, di espressione, come quella di stampa, di insegnamento e di opinione religiosa sono tra i fondamenti del
vivere civile, ciò che distingue un cittadino, con diritti e doveri, da un suddito, prono al capriccio del Principe. Per arrivare a queste formulazioni, sono stati necessari due secoli
almeno di battaglie ideali, filosofiche e politiche. E molti
martiri della libertà e della giustizia. Anche per ogni povero
deve essere garantita equanimemente la possibUità di accedere al voto in libere elezioni, di scegliere, cioè, chi lo
rappresenta. La competizione e il confi-onto elettorale delle
opinioni con tutti i mezzi leciti deve essere favorita, e se
ogni elettore «costa» alla collettività 4.000 lire, non sono
questi i soidi mal spesi. Un Parlamento di gente onesta, di
gente che impegni il suo tempo e le sue energie per confrontarsi e decidere sui problemi che abbiamo di fronte, è
quanto ci vuole per far funzionare la democrazia.
1 problemi, semmai, sono diversi: una maggiore democratizzazione dei partiti, una loro riforma profonda, per
cui siano espressione di volontà del cittadino e non luoghi
di spartizione bruta del potere; per questo sarà in discussione alla Camera una proposta di legge (prima firmataria
una donna, Claudia Mancina) che prevede la pubblicità
degli statuti, la trasparenza nella formulazione delle candidature, la consultazione degli iscritti. Eppure nessuna
norma, anche la migliore, può funzionare se viene vanificata dal vecchio vizio della nostra furberia nazionale, pw
cui «fatta la legge, trovato l’inganno». Questo, è il nostro
vero problema. Un problema delle coscienze.
E il problema è anche nella forma-partito, in questa transizione da un «sistema bloccato» che non ha permesso un
ricambio di personale politico, facendo vivere di rendita e
di prebende chi occupava un posto a fini di potere personale e clientelare. Non erano così i nostri padri e madri costituenti, non sono così i tanti onesti che stringono i denti e
vanno avanti, nelle paludi dell’attuale transizione, avendo
in mente un mondo migliore da ricostruire. In questo orizzonte diverso, probabilmente i partiti non avranno più la
forma storica che abbiamo conosciuto da cinquant’anni.
Ed è inevitabile, poiché è cambiata profondamente la società, di cui i partiti sono espressione. Insieme alle forze positive del cambiamento, abbiamo visto anche avanzare forze oscure e terribili di morte che si sono organizzate in un
quadro mondiale di guerra, corruzione, distruzione, tendendo a comperare e inquinare ogni cosa e a rendere schiave le coscienze. L’idolatria del mercato, del consumismo
sfrenato, del godimento facile a ogni costo ne sono espressione. Se fossi fondamentalista, direi che è Mammona. Eppure, certe volte bisogna osare ripeterle, certe parole.
Dei liberi partiti politici non sono la panacea di tutti i
mali, certamente, ma costituiscono un puntello civile ineludibile perché si esprimano e si educhino le masse. Insieme con le chiese e le comunità dei credenti, a cui va ancora
il compito, particolare in questo scorcio di millennio, di
chiamare alla conversione delle coscienze e dei cuori.
Riforma
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Croce, Paoio Fabbri, Fuivio Ferrano, Giuseppe Ficara, Giorgio Gardioi, Maurizio
Girolami, Pasquaie lacobino, Miiena Martinat, Carmeiina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Vofte.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon: GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000.
Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1' gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 11 del 12 marzo 1999 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 10 marzo 1999.
1998
Aasociato alla
Unione stampa
periodica italiana
Chiesa e diaconia, evangelicità e professionalità
La fede vìve anche dì azione
Il confronto costante con la Bibbia, il culto e la diaconia, la
preghiera e la solidarietà, fanno parte di un'unica vita di fede
DANIELE BOUCHARD
IL documento della Conferenza del rv distretto valdese e metodista su «Chiesa
e diaconia: evangelicità e
professionalità», inviato dal
Sinodo alle chiese, denuncia
un problema di rapporto tra
chiese e opere. Che questo
rapporto fondamentale sia
problematico non può stupire ma richiede la nostra massima attenzione perché a esso sottostà il fondamentale
rapporto tra fede e azione
cristiana.
Tutti concordiamo sul fatto
che non è concepibile una fede cristiana non accompagnata da una prassi corrispondente, né è pensabile
una vita cristiana della quale
non faccia parte in modo
esplicito e consapevole una
ricerca di fede. La diversità è
nel modo in cui colleghiamo
i due poli della dialettica.
Questo problema ha la sua
prima dimensione nella vita
del singolo credente, ma in
questo contesto concentriamo la nostra attenzione sulla
seconda dimensione, quella
della vita della chiesa. Schematicamente elencherei cinque modi, reciprocamente
non esclusivi, in cui può essere stabilito il nesso tra fede
e azione cristiana.
1) Il credente è chiamato a
rispondere al bisogno del suo
prossimo; la chiesa è chiamata a rispondere al bisogno
della società in cui vive. Personalmente condivido questa
risposta, ma vi individuo una
potenziale tentazione di onnipotenza: è necessario rispondere al bisogno, non
tentare di esaurirlo.
2) La nostra azione può essere un modello per altri; le
nostre opere sono migliori,
possono essere d’esempio
per altri. Non ritengo che la
fierezza per le proprie realizzazioni, quando accade che
siano effettivamente d’esempio ad altri, sia peccaminosa,
ma preferirei evitare di porci
come obiettivo la realizzazione di opere esemplari.
3) La fede deve essere tradotta in azione, il ricevimento dell’annuncio della salvezza ha come conseguenza
l’impegno del credente. Di
questa posizione condivido
fortemente il capovolgimento della meritocrazia: non
compio il bene al fine di essere salvato ma grazie al fatto
di essere salvato. 11 grosso
pericolo che vedo è però
quello di ridurre il ruolo della
fede a motivazione del comportamento, a fondamento
dell’etica: la spiritualità perde il suo spazio. Inoltre questo nesso tra fede e opere, è
Nessuno di noi, credo, è
rimasto insensibile di
fronte all’omicidio di Maria
Pia, la giovane donna di Gravina di Puglia, dal volto così
luminoso e piena di gioia di
vivere. Giustamente il garante
della privacy, l’on. Stefano
Rodotà, ha rimproverato la
stampa per avere pubblicato
notizie riservate ed essersi
soffermata con morbosità «su
vicende intime, atti e abitudini personali della vittima e di
altre persone». E, aggiungiamo noi, la televisione è ancora peggio: certi primi piani
impietosi che non si fermano
di fronte a nulla, né al dolore
né alla sofferenza fisica, né alla disperazione. Tutto ciò è
triste e mette la nostra vita
talmente allo scoperto che rischiamo di non avere più un
nostro angolo privato, intimo.
Questo non è accettabile.
eminentemente individuale,
con conseguente difficoltà
nell’applicazione alla dimensione comunitaria.
4) L’azione dei credenti, e
della comunità, come forma
di predicazione. 11 pericolo di
questa posizione, in sé molto
seria, è di aprire la strada alla
teoria della predicazione implicita, vista da alcuni come
sufficiente. Personalmente
preferisco una variante secondo la quale l’azione dei
credenti e della comunità è
un necessario ausilio alla
predicazione, permette di costmire una credibilità dall’alto della quale può essere annunciato con più efficacia,
purché a chiare parole, il
messaggio evangelico.
5) L’azione è parte integrante della vita di fede, la
diaconia è parte integrante
della vita della chiesa. La fede
vive anche necessariamente
di azione, td trova domande e
risposte, vi conduce la ricerca
di Dio, vi si lascia trovare da
lui. A mio giudizio questo
quinto nesso tra fede e azione cristiana è l’unico veramente essenziale (devo questo mio convincimento a Sergio Rostagno, vedi specialmente Teologia e società,
Claudiana, pp. 111-118).
Impostato il problema in
questo modo, mi sentirei di
enunciare la seguente tesi: la
prima ragione deU’insoddisfacente rapporto tra le nostre chiese e le nostre opere
sta nell’insoddisfacente funzionamento delle chiese. 11
cuore del problema è a mio
giudizio che troviamo sempre maggiori difficoltà a vivere, nutrire, confrontare, annunciare la nostra fede, che
la 'Vita delle nostre chiese non
è più centrata su questo. 11
problema dell’evangelicità
delle opere non troverà soluzione finché non verrà posto
aH’interno del problema dell’evangelidtà delle chiese.
Il nostro concentrarci sull’amore, sulla solidarietà, sulla giustizia, sull’etica, sulla
diaconia mi pare una reazione alla crescente difficoltà
che troviamo a condurre una
convincente vita di fede. In
questo senso, e solo in questo
senso, condivido l’opinione
diffusa secondo la quale le
chiese valdesi e metodiste
hanno investito troppo nella
diaconia. L’investimento non
è eccessivo in sé, ma è sproporzionato rispetto all’investimento nella vita della chiesa, non è sorretto da una vita
spirituale condotta con altrettanta passione e impegno.
Sono convinto che delle
chiese che siano sede di una
ricerca comunitaria di fede,
che accolgano le domande
spirituali dei diversi tipi di
credenti, che sappiano esprimere liturgicamente la fede
reale dei propri membri, nelle quali si sappia lodare Dio
ma anche lottare con lui, accusarlo magari ma anche
sentirne l’amore paradossale,
sono convinto che siffatte
chiese sapranno esprimere
operatrici e operatori sociali,
assistenziali, sanitari in grado
di agire da credenti, di vivere
la loro ricerca di fede anche
nell’impegno diaconale, sapranno esprimere degni
membri dei comitati di gestione delle opere, sapranno
esprimere delle linee strategiche per la diaconia della
nostra chiesa.
Senza nulla togliere alla validità dei primi quattro nessi
tra fede e azione cristiana
enunciati sopra, ritengo che
il problema del rapporto tra
chiese e opere potrà essere
risolto da una chiesa che sappia mettere al centro il quinto nesso, che sappia comprendere il confronto personale col testo biblico e l’istruzione, la preghiera e l’assistenza, l’ascolto del silenzio
di Dio e la solidarietà, il culto
e la lotta per la giustizia come
parti complementari di una
unica vita di fede.
Tutto questo sia detto senza pessimismo: vedo nelle
nostre chiese molte ricchezze, potenzialità e segni di rinnovata vitalità spirituale, vedo in questa dimensione una
delle maggiori possibilità del
cammino comune tra chiese
valdo-metodiste e chiese battiste, vedo nella Egei un impegno e una ricerca che fanno ben sperare. Forse dovremmo soltanto permettere
che la domanda su Dio riprenda la sua posizione centrale, restituendo alle domande sulTetica, l’ecumenismo, la cultura protestante,
l’ecclesiologia, i rapporti con
lo stato il loro dignitosissimo
secondo posto.
(Sintesi dell'intervento introduttivo al dibattito su Evangelicità e professionalità nella nostra
diaconia, organizzato dal l” circuito delle chiese valdesi a Villar
Pellice il 15 gennaio ’99)
r- .>1' • / , • U K :
PIERO BENSÌ
E tuttavia c’è una considerazione opposta da fare, non
riferita al caso di Maria Pia.
Ed è il fatto innegabile che la
nostra vita, in genere, non si
svolge nella totale trasparenza. Ce lo attestano quotidianamente le cronache: è suff^iciente che la magistratura alzi
un pochino il velo di rispettabilità di cui si ammantano
tante persone, che subito appaiono delle realtà sconcertanti. Del resto la Bibbia ci
racconta che quando Adamo
disubbidì alla volontà di Dio,
la prima cosa che fece fu di
nascondersi, ancora prima di
cercare una giustificazione. Ognuno di noi nasconde
qualcosa. Dietro alla maschera di cortesia e di buonismo
di cui ci ricopriamo, quanti
inganni, quanti sotterfugi,
quante bugie, per non parlare
di cose peggiori. Una percentuale altissima delle violenze
sui bambini e sulle donne av
Laici clericali
tot sull!
juridic
eia
e, he
sua opi
nudare (
1) No
Scrive Giorgio Boccali
febbraio), riflettendo sullak una coi
tazione che ha bocciato ¡¡i ' teologie
condazione eterologa duesij ’ la sterili
rimane prima: «...il dericii unuon]
smo dei laici da noi è fuorif > lontà d:
scussione (...). Il Tevetti partire
sempre più stretto, il Vatlea, * persecc
ìntorrnoTio ciamr-LfQ »-»,-,11_* f
interviene sempre nella poif è (adica
ca nostrana, r“Osservato| polare f
romano”, la Gei e il cardia litàcost
Camillo Ruini ci tengono al i coimnii
sapere in ogni occasione d f compor
il nostro paese è a sovranità] ’ (sicché i
mirata e che tutto, editotlL siporta
comunicazione, riproduzij dizione
ne deve allinearsi ai desideri
ta della Chiesa; ma sonoilj
ci in prima fila a genufletts
si, a confessare, con 1
con le parole, che il j
sempre “il re che soprani
ai re”». E più avanti, in uni
rievocazione delle alleanil
politico-culturali: «Il cleriw
fascismo che riappare nel
votazioni alla Camera, conj
ex De uniti agli ex fascistif
secondo le oscillazioni dell
politica, l’equivalente del a(
tocomunismo, una costanti
della propensione laicaacti
care la protezione e la comi
venza con la Santa romani
chiesa». Sullo stesso numero,
poche pagine più avanti, Enzi
Biagi riferisce che «Imprecati il diritto
contro la madonna non è reai che soni
to. Lo ha stabilito un giudicii ostino a
di Macerata, precisando clii’ì dirifr
la madre di Gesù non è Di», lasiim
La bestemmia a Maria, ptr^
quanto di pessimo gusto,!
«non è perseguibile (...) a norma di legge»: rimportanLeèi
motivazione del giudice.
per lun
nei sog{
di colpa
bandon
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a carico
go, quin
depmd
maire eh
all’oper!
2) Noi
aE’insei
ponga g
amenza
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contrari
via, è e
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ligule
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tgJpìaUée
NOTIZIE
Protestanti in bici
Biro es
jèneticc
menti es
Di ciò
l’uso della bicicletta è di® u
sissimo come strumento^ 8
tinquinamento e soluzioi
come la chiusura tempo»
nea della circolazione de
Il settimanale della Valili A
d’Aosta riferisce di un curio» . . .
dibattito nel Consiglio coi® .
naie del capoluogo, inrifei „ '
mento alle piste ciclabili.' A
vicesindaco Piovano - si leg .
il 20 febbraio - ha espress «nwnzi
una considerazione socio-B P
ligiosa sul modo di affronW
il problema della mobilitài 8 q
bicicletta dei cattolici e di
protestanti. In questi uW -P
auto o le targhe alterile so
impensabili. Nei paesi ca»
lici, invece, le limitazio
temporanee sono le più
tate». Probabile che il yices
daco abbia fatto riferirne
all’Olanda, tradizionalme"'
paese delle biciclette.
viene proprio in case ni
issoW F
tamente insospettabili.
Non siamo capaci di vi
in un palazzo di jljj
me diceva uno scrittore
zio Novecento. Agli isr
che pieni di religiosità s> E ^
sentavano ogni giorno ai
pio, il Signore fa dire por ,
ca di Geremia: «Si guntd I
senno dal suo amico, e n
no si fidi del suo
Con la bocca ognuno ^
pace al suo prossimo,
cuore gli tende insidio--, j
tutto questo io l’ho ve ^
dice l’Eterno»,
stallina, una vita che ^
nasconde, può essere s
dono di Dio.
ut}(^
mento» della trasmissi<i^„.
(Rubrica «Un fatto,
Radiouno «Culto eva
curata dalla Federazio^
chiese evangeliche
onda domenica 14 mar
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Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
Bocca (1
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ciato la
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clerici
Negazione
della laicità
Ho letto con attenzione il
lunto di vista di Roberto Peyit sulla problematica eticouridica deH’inseminazione
iflciale cosiddetta eteroloe, nel pieno rispetto della
sua opinione, desidero forniulare due osservazioni.
1) Non so se, sulla base di
una corretta analisi biblicoteologica, può affermarsi che
la sterilità di una donna o di
un uomo derivano dalla vo
èfuorii bontà di Dio. So solo, che a
Tevetfi partire da tale concezione,
il Vaticai 1 perseceli nella mia regione si
iella poli è radicata una credenza poiservatoi polare per la quale tale sterili cardi! « Htà costituisce una condanna
igonoal i comminata dal Signore per
isioned e comportamenti peccaminosi
ovranitàl, (sicché una coppia senza figli
> editoL si porta dietro una tale maleproduzil^ dizione). Tale credenza ha
per lungo tempo prodotto
nei soggetti interessati sensi
di colpa, crisi depressive, abbandoni del coniuge e altre
gravi sofferenze (soprattutto
scarico delle donne). Ritengo, quindi, che occorra grandepmdenza prima di affermate che dietro la sterilità è
i'ppera il Signore.
2) Non dubito che il ricorso
all’mseminazione eterologa
ponga gravi problemi di cosdenza e che conseguentemente molte persone siano
contrarie. 11 problema, tuttavia, è e resta se coloro che,
per ragioni di fede o per qualsiasi dtro nobile motivo, sono contrari abbiano o meno
il diritto di impedire a quelli
che sono affetti da ciò che mi
ostino aritenere una malattia
ditiffiirfee alle tecniche che
lasanza moderna ha elaboratwer avere (superando
nóWifficoltà e sofferenze)
i®%lio fortemente voluto,
ilguale si presume dedicheimo tutte le cure e l’amore
piSsibili, anche se da un atIfflto esame del patrimonio
gffletico risulterebbero elefflenti estranei alla coppia.
Di ciò si è in realtà discus», tra mille infingimenti, in
wlamento, ove la sincera
mvinzione di alcuni e la vointà di altri di compiacere la
Mesa cattolica (che si è
pierata a difesa delle sue
tovinzioni ideologiche ciriola procreazione) hanno
(cito il divieto di avere dei
igli a quelle coppie nelle
inali uno dei partner non
issa, per malattia, contriinire con il proprio materiai» genetico. Continuo a rite
sonoili
mufletti
)n i ‘
ilp
ioprav\ii
Iti, in i»’
; alleanil
<11 cleri#
pare nel'
ira, con|
fascisti i!
doni deli
te delcat
t costane
aicaaro
3 la coni
a romani
3 numeri,
<anti, Enti
Imprecai!
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IO gustili
Uanor
tìastieèi
dice.
nere che tale pronunciamento (che sarà agevolmente aggirato dalle coppie che, disponendo di adeguati mezzi
economici, potranno rivolgersi a strutture sanitarie di
paesi nei quali non vige il divieto) costituisce una negazione della laicità dello stato
e una mortificazione della libertà di coscienza.
Piero Trotta - Palermo
Otto per mille
per la Nigeria
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Se tu chiedi a un africano
che cosa hanno lasciato i
missionari colonialisti, egli ti
risponde che l’eredità ricevuta non è altro che una predicazione religiosa somigliante
a un museo di dottrine e di
denominazioni. La predicazione dei missionari colonialisti appare piuttosto come
uno scambio di merci con
pochi frutti. Certamente gli
africani non possono dimenticare quegli uomini di Dio
che hanno percorso le strade
africane e che hanno lasciato
le loro orme sino a tutt’oggi;
per mezzo loro gli africani
hanno conosciuto Cristo.
La predicazione degli uomini di Dio si ripete oggi in
modo diverso, al modo di
Pietro Valdo «che si liberò
dalla schiavitù della ricchezza, dal possesso di potere, per
seguire nudo un Cristo nudo,
per predicare liberamente
TEvangelo della liberazione»;
oppure al modo di John Wesley che affermò fortemente;
«La mia parrocchia è il mondo». Chi predica l’Evangelo,
questa volta, sono le chiese
evangeliche valdesi e metodiste d’Italia. Dice Ayoda, un
anziano della Chiesa metodista di Ondo in Nigeria: «Questi sono uomini di Dio, pur
non essendo venuti da noi,
hanno predicato la parola di
Dio e abbiamo raccolto i frutti nel nostro paese; ci hanno
ricordato nella miseria in cui
ci troviamo e sono venuti a liberarci. Questa è la vera predicazione dell’amore di Dio
che non ha confini».
Inoltre il rev. Adeniji, pastore della Chiesa metodista
nell’Ondo, aggiunge, parafrasando: «Sulla Tavola valdese
in Italia non manca niente,
non esiste discriminazione e
tutti sono invitati a partecipare alla cena del Signore. Non
abbiamo parole sufficienti
per ringraziare questi fratelli,
ma l’unica preghiera nostra è
che il Signore continui a
riempire i loro cuori con il
suo amore, sicché divengano
strumenti di liberazione degli
uomini da ogni tipo di schia
cf
3, un »4
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zione^
anàii^^
arzo)
Israele/Palestìna
Sulle frontiere della pace più difficile
93 aprilc-C magsie 1999
Seminario itinerante in Israele e nei Territori palestinesi. E' ormai un
puntamento consolidato che offre l'occasione di mettere a fuoco la
'Complessità dei conflitto e la gravità dello stallo del processo di pace,
'partecipanti incontreranno leader politici e religiosi dell’area e visite®no centri di formazione professionale, scuole e campi profughi.
^Pio spazio anche all'archeologia biblica. Il gruppo sarà guidato da
"aqualificato staff di biblisti e giornalisti.
l’tosramma di massima:
aprile: Partenza in aereo da Roma per Tel Aviv. Pernottamento
TOSO il lago di Tiberiade
aprile: Lago di Tiberiade, alture del Golan, Zefat. Pernottamen® in kibbntz in Galilea
optile: Visita del kibbntz Lohamei Ha-Ghettaot. Visita della città
ui^Akko. Trasferimento e pernottamento a Gerusalemme
“àprlle; Visita della città vecchia. Incontri con personalità ebrainc e palestinesi
aprile: Incontro all'lnternational centre di Betlemme. Trasferi^nto a Hebron. Pernottamento a Gerusalemme
® jpnie: Visita del villaggio di Neve Shalom Wahat Al Salam. Inatto con rappresentanti delTAutorità palestinese di Ramallah
^Pnile: Visita dello Yad Vashem (Museo dell’Olocausto). Muti del Libro. Pernottamento a Gerusalemme
jL optile: Partenza per Masada. Escursione a Qumran, Gerico, Hi,|o Palace. Relax sul Mar Morto
'bag3io; Spostamento a Gaza, visita dei campi profughi e delle
Ì )'^*-ontro con personalità palestinesi
^33iO: Partenza da Tel Aviv per Roma
Informazioni rivolgersi alTUfficio programmi di Confronti
tei. 06/4820503 fax 06/4827901
, e-mail: coop.nuovi.tempi@agora.stm.it
POSTI LIMITATI
Dopo 150 anni di evangelizzazione rappresentiamo ancora un piccola minoranza
Qual è il senso della presenza evangelica in Italia?
PIERO BERSI
Qualche settimana fa rientrando a
casa dal funerale del pastore Sonelli, mi sono trovato a fare delle strane riflessioni. Ero triste, molto triste. Alfredo
Sonelli non è stato per me soltanto un
fraterno collega di ministero fiorentino,
ma più ancora un amico prezioso.
L’avevo conosciuto quando studiava alla Facoltà valdese e mi aveva subito colpito la sua grande umiltà: un uomo laureato in filosofia e teologia che, dopo
aver lasciato il cattolicesimo, si sottoponeva ancora ai quattro anni di teologia
della nostraTacoltà! Un esempio raro.
La sua profonda conoscenza del pensiero cattolico era una miniera per tutti
noi, a Firenze. Varie volte, quando mi
capitava di preparare una «nota» domenicale particolarmente graffiante, prima di andarla a registrare alla Rai, la
sottoponevo all’esame di Sonelli, per
essere sicuro di non dire cose inesatte.
E appunto quella sera mi sono ritrovato a riflettere: tutto questo enorme tesoro di conoscenze, di approfondimento biblico e teologico, di predicazione,
di disponibilità totale verso gli altri, di
dedizione al ministero, a che cosa è servito? Quante persone ha potuto arricchire? Certo, ci siamo rallegrati (nel dolore) sapendo che tanti messaggi di simpatia e di apprezzamento sono giunti alla famiglia. Ma che cosa rappresentano
di fronte a milioni di itahani?
E per analogia (senza volermi paragonare) il pensiero è corso istintivamente ante, al mio mezzo secolo (e oltre) di militanza evangelica: a che cosa
è servita la mia vita? Penso che vi sarà
qualche anima gentile a Civitavecchia,
Cagliari e Firenze e forse in Europa, disposta, al di là dalle critiche, a dire una
buona parola nei miei confronti. Ma
che cosa rappresenta di fronte alla gran
massa? Quella parola buona giustifica
ima vita intera spesa a studiare, predicare, insegnare, esortare, amministrare? Giustifica i grandi sacrifici economici e personaU a cui ho sottoposto la
mia famiglia? Tutto quel mio gran viaggiare in lungo e in largo per la Penisola
e per il mondo, che firutto ha dato?
E per analogia ancora il mio pensiero
è andato a tutti i pastori del passato e
del presente. Prescindendo dalle valli
valdesi, noi slamo in Italia da 150 anni:
che cosa rappresentiamo, noi proter
stanti, in questo disgraziato paese? Eravamo ri)9 per mille circa 60 anni fa;
oggi siamo forse il 5 per mille, pur con
tutto l’apporto dei pentecostali e dei
carismatici. Qual è il nostro impatto,
l’impatto deH’Evangelo che annunziamo (che pure è una buona novella meravigliosa di hberazione) sulla vita spirituale, religiosa, sociale, culturale, politica degli italiani? Qualche rara citazione su riviste specializzate che nessuno legge. Poi niente, meno di niente.
Qual è il senso della nostra presenza, di
noi pastori, in Italia?
Quando mi capita di vedere alla
televisione, dopo 150 anni di evangelizzazione, migliaia di pellegrini che partono da Trento e da Pordenone per andare a inginocchiarsi davanti a una statuetta in un orto di Civitavecchia; quando osservo le inqualificabili trasmissioni su padre Pio o sulla madonna; quando leggo che il nostro Parlamento è incapace di assumere una posizione chiaramente laica nei confrontidi questioni
vitali; quando mi imbatto nelle madornali sciocchezze che sul protestantesimo (e spesso sulla Bibbia) vengono
scritte da giornalisti italiani, per altro
verso famosi; quando odo il nostro capo di governo (ex comunista, militante
laico, dichiaratamente non religioso)
chiamare il papa con il titolo di «Santo
Padre»; allora veramente mi cadono le
braccia e mi dico: «Non c’è più speranza per il Bel Paese!». Quando mai noi
pastori siamo interpellati per qualche
cosa? Non c’è argomento sul quale i telespettatori italiani non siano chiamati
ad ascoltare il parere del cardinale Tonini, ma il nostro nessuno lo chiede.
So già quel che diranno 4:0011 fratelli e
sorelle. Non è il numero che conta, noi
lavoriamo per la qualità: un ragionamento che mi sono sentito ripetere per
cinquant’anni e che a seminare la Parola e se questa cade in «sterile terreno»
non è colpa nostra, come dice la parabola; affermazione che non mi persuade e che non è quel che ha detto Gesù.
Altri ancora rni citeranno il Salmo 126,
«Ben va piangendo colui che porta il
seme da spargere, a tornerà con canti
di gioia quando porterà i suoi covoni»:
ho versato molte lacrime per seminare,
ma raramente ho avuto la gioia di raccogliere i covoni!
Spero di non aver scandalizzato nessuno, ma mi auguro di aver provocato
una seria riflessione e molte reazioni.
Le attendo con interesse. Non vorrei
che qualcuno pensasse che questo non
è altro che il mugugno di un vecchio
pastore ormai scoraggiato e diventato
amaro. Non è cosi: continuo (finché le
forze me lo consentono) a fare il mio
lavoro con l’entusiasmo e la gioia di
sempre. Se dovessi ripetere la vita, rifarei lo stesso percorso se il Signore mi
chiamasse. Ma forse non più in mezzo
a un popolo (che è anche il mio) che mi
ha profondamente deluso, un popolo
che non vuole ascoltare.
vitù e oppressione». La Chiesa metodista di Ondo porta
avanti un progetto agricolo finanziato dalla Tavola valdese
tramite l’otto per mille. Nelle
città dell’Ondo si parla di
questo progetto come di un
esempio di buona testimonianza del nostro tempo.
Vivian Wiwoloku
Palermo
Un alleato
prepotente
La scandalosa sentenza che
ha mandato assolti i piloti
della tragedia del Cermis dimostra ancora una volta, se
ve ne fosse bisogno, quale
paese prepotente e arrogante
siano gli Stati Uniti. In campo giustizia assistiamo alle
peggiori nefandezze, dalla
vergognosa telenovela Clinton-Lewinski alle reiterate
condanne a morte in numerosi stati. Gli Usa si dimostra
no sempre piu come paese
violento all’interno e imperialista (si può ancora usare
questo termine?) all’esterno.
E anche qui la vogliono fare
da padrone, si vedano le vicende Kosovo e Ocalan, in
cui deve prevalere solo e
sempre la loro impostazione.
Ma qualcuno mi dirà «è
sempre stato così, che il più
forte detta legge». Quello che
mi sconcerta, però, è che gli
Usa hanno sempre la Bibbia
in mano. Penso che noi dovremmo più spesso prendere
le distanze e mostrarci alle
volte meno ammirati e più
critici.
Giovanni Visco Gilardi
Sesto San Giovanni (Mi)
Nuova e-mail
Il past. Giuseppe Ficara comunica il proprio nuovo indirizzo di posta elettronica:
092320951@iol.it
LA FEDERAZIONE
DELLE CHIESE EVANGELICHE IN ITALIA
RICERCA
Assistente per il SETTORE SOCIALE del Servizio Rifugiati e Migranti
presso gli uffici romani della Fcei.
Il lavoro offerto comporta In via primaria
/ la promozione e realizzazione di progetti e programmi pilota nel campo sociale e di integrazione per immigrati e rifugiati, anche curando i rapporti con
gli enti pubblici per quanto concerne le poìitiche del settore o la realizzazione
dei progetti stessi,
✓ la promozione e sviluppo del lavoro delle comunità locali in materia, la formazione di operatori, il sostegno alla gestione dei progetti locali, la consulenza per casi individuali, la partecipazione a convegni e iniziative nazionali e
intemazionali.
Il lavoro viene svolto in stretta collaborazione con la coordinatrice del Servizio.
Si richiede
/ cultura di livello universitario;
buona conoscenza dell inglese e di una seconda lingua straniera;
/ esperienza, interesse e motivazione a operare nel settore dell'immigrazione
e del lavoro sociale;
/ appartenenze a una chiesa evangelica, conoscenza dell'uso del personal
computer, disponibilità a viaggiare in Italia ed all’estero;
t/ disponibilità a lavorare con orario flessibile quando necessario per conse
guire gli obiettivi assegnali;
/ capacità e volontà a lavorare in squadra con lutti gli operalori/lrici del Servizio Rifugiati e Migranti.
Si prega di inviare il curriculum via fax alla Fcei (fax n. 06-4828728)
entro il 31 marzo 1999 all'attenzione di Bruno Ricca.
m mmadmice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.arpnet.it/-valdese/claudian.htm
Una colonna
della chiesa
È morto a Varese il fratello
Antonio Della Putta, della locale comunità battista. Era
una delle colonne di quella
chiesa, avendo dedicato tutta
la sua esistenza alla testimonianza cristiana. È stato un
credente che ha consacrato
la vita a Gesù Cristo, al suo
Evangelo. Convertitosi dal
cattolicesimo, ha ispirato
ogni suo atto alla concreta
osservanza degli insegnamenti biblici, associando un
fervore di uomo di fede a una
laboriosità senza risparmio,
che comportava fatiche immense e sacrifici tremendi.
Era venuto pedalando una
biciclettona con sopra due
scatole di pantofole friulane
da Cimolais, provincia di
Pordenone, passando per Torino, Genova, Milano e approdando a Varese, dove aveva stabilito di vivere. Aveva
cominciato dormendo in fienili e spingendo ogni giorno
la sua pesante bicicletta per
le strade del Varesotto. Con le
«pianelle» distribuiva pubblicazioni del «suo» protestantesimo, della sua chiesa, ma
soprattutto del suo Dio e Signore Gesù. Durante queste
semplici ma efficaci evangelizzazioni ho avuto occasione
di incontrarlo ed è stata l’occasione per la mia conversione a Cristo. Ringrazio il Signore per averci dato un così
straordinario servitore e ringrazio Antonio per avermi
sollecitato a confidare in Cristo e a guardare con fiducia
al prossimo.
Liliano Frattini - Roma
AI LETTORI
Il nostro settimanale non
pubblica lettere anonime.
Consideriamo tali anche
quelle che non riportano
l’indirizzo completo.
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«Grazia... a coloro che
amano il Signor Gesù Cristo»
Efesini 6, 24
La moglie Irene del caro
Emanuele Borno
commossa per l’affettuosa partecipazione ai suo grande dolore, ringrazia di cuore i vicini di casa, gii
amici e i parenti che hanno assistito e confortato Manuei con tanto
affetto durante ia sua malattia.
Un grazie particoiare al dr. Maranetto per le premurose cure e a
tutti coioro che le sono stati vicino con presenza, scritti, paroie di
conforto, fiori e offerte che saranno devoiute all’Asilo dei vecchi di
San Germano Chisone. Grazie
alle Onoranze funebri Vanda e
Loris Bounous per la grande disponibilità.
Pinerolo, 18 marzo 1999
Per la
pubblicità su
RINGRAZIAMENTO
«In lui si è confidato
il mio cuore e sono
stato soccorso»
Salmo 28, 7
È ritornato al Signore
Giorgio Comba
di anni 73
Lo annunciano con tristezza ma
con fede il fratello Roberto con la
moglie Elena Tron, la sorella Fiorella, i nipoti Giovanni, Annapaola
e Pietro con le loro famiglie.
Un grazie particolare a tutto il
personale dell’Asilo dei vecchi di
San Germano Chisone.
San Germano, 7 marzo 1999
i necroiogi si accettano
entro le 9 del lunedì. Tel.
011-655278 - fax 657542.
Il i , ,,
tei. 011-655278, fax 011-657542
16
PAG. 12 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 19 MARZO iggq
Impressioni di viaggio attraversando il paese magrebino da Sud a Nord
La Tunisìa oggi: perìcolo dì integralismo?
Vige un regime di stabilità accompagnato da apertura economica e da una rigida
chiusura politica. Riuscirà a mantenersi il sistema liberale voluto da Bourghiba?
FRANCO CALVETTI
Anche quest’anno il richiamo del deserto africano è stato per me tanto imperioso da decidermi di partire per il Maatmata, il deserto
del Sud tunisino che è fra i
più interessanti, presentandosi come deserto di roccia,
di sabbia e di sale. Partendo
per la Tunisia mi sono portato dietro due libri che ultimamente mi avevano scosso:
Lettres algériennes di Rachid
Boudjedra, che parlava del
Fis, della violenza e della paura: Raina contro i califfi, della
mia amica Giuliana Sgrena,
giornalista de «Il manifesto»,
che è un testo indispensabile
per un profilo storico e una
lettura trasversale della crisi
della democrazia in Algeria.
Gli ideali laici e socialisti
di Bourghiba
Nella scelta delle letture
aveva certamente il suo peso
la domanda che in tanti ci
poniamo: riuscirà la Tunisia a
evitare l’integralismo, riuscirà
la Tunisia a mantenere un sistema politico sufficientemente liberale come Tha voluto il suo primo presidente,
Bourghiba, alTindomani della proclamazione dell’indipendenza del paese dal protettorato francese (20 marzo
1956)? Le premesse per un sistema democratico e sintonizzato coi tempi attuali ci
sono tutte. Ricordiamo che
Bourghiba (eletto presidente
a vita nel 1974) ha voluto che
il suo paese si connotasse con
radicali cambiamenti sullo
stampo occidentale e moderno. I suoi ideali laici e socialisti e la sua convinzione che
l’IsIam significasse arretratezza sono ben conosciuti. Egli
ridusse il ruolo della religione
allontanando i capi religiosi
dalle istituzioni educative e
giudiziarie, abolì le scuole
islamiche, chiuse addirittura
la moschea Zitouna di Tunisi
che fungeva da prima università islamica. Abolì i tribunali
della Shari’a (legge islamica),
proibì la poligamia, dichiarò
il velo delle donne «quello
straccio odioso».
La reazione islamica
Il compito di modernizzazione che si assunse non fu
incontrastato: da Kairouan,
una delle quattro città sante
islamiche, partì nel 1974 la
reazione con l’Associazione
islamica guidata da Rachid
Ghammouchi che ne fece un
partito (Movimento tradizione islamica) e si presentò alle
elezioni. Ma Ghammouchi fu
imprigionato perché sospettato di tradimento e connubio con la Libia e rimesso in
libertà solo nel 1984 dietro
pressione popolare (ma ci
scapparono 1.000 arresti!).
Nel 1987 ci furono gli attentati con bombe in cui furono
feriti 12 turisti a Sousse e a
Hammamet. Sembra che fosse coinvolta un’organizzazione filoiraniana.della Jihad
islamica. Fu in quella occasione che Bourghiba firmò
7 condanne a morte e che
Ghammouchi fu avviato ai lavori forzati.
L'avvento di Ben Alì
Per riconciliarsi con Topposizione sempre più decisa
si pensò allora di dichiarare
il vecchio Bourghiba inidoneo alla presidenza e al suo
posto fu insediato Zin al Abdin Ben Alì che organizzò un
grande pellegrinaggio a La
Mecca e pretese da allora
che venisse rispettato il digiuno del Ramadan. Da allora Ben Alì è presidente e go
Processo per i desaparecidos italiani
Far cadere definitivamente
il muro dell'impunità
MANFREDO PAVONI
IL 18 marzo si terrà a Roma
1
Il Sahara tunisino
verna il paese con il suo partito, Red (Raggruppamento
costituzionale democratico)
con il 99,27% dei voti...
La Tunisia oggi
Come si presenta oggi la
Tunisia? Vige un regime di
stabilità accompagnato da
apertura economica e da una
rigida chiusura politica. Aiutano la stabilità e la relativa
evoluzione economica della
Tunisia la minaccia della
guerriglia algerina fomentata
dall’estremismo islamico e il
regime militare del dittatore
Muammar Gheddafi in Libia.
La situazione economica non
è drammatica, il tasso di disoccupazione comincia a
preoccupare raggiungendo il
15% della popolazione giovanile. Eppure ho percepito nel
paese che ho attraversato da
Sud a Nord una crescente
preoccupazione per il trattato che la Tunisia ha firmato
sul libero scambio con l’Unione europea, con l’apertura di mercati commerciali. La
completa eliminazione delle
barriere interroga i tunisini
sulla loro debole forza concorrenziale per i prodotti.
Intervistando numerosi ragazzi e ragazze (che mi hanno
stupito per la loro gioiosa
emancipazione) ho riscontrato in generale un’appassionata condanna della politica statunitense vista come ingerenza economica e bellica, una
certa ammirazione per Sadat
e Gheddafi, ritenuti coraggiosi nelTaffrontare il colosso
americano, una condanna
senza appello per quanto avviene in Algeria, una timida
attenzione alla situazione
drammatica dei curdi, un’invidia smisurata per quanto i
giovani europei riescono a
possedere e a fruire, un sincero attaccamento al loro paese
e al loro presidente.
Il primato dell'IsIam
Ma è sul Corano e sulla loro religione che tutti, nessuno escluso, concordano: i cristiani hanno sì un libro sacro
ma è di gran lunga inferiore
al Corano, i cristiani hanno
una parte di verità mentre
solo gli islamici conoscono la
verità assoluta, i musulmani
aspettano pazientemente che
i cristiani abbandonino le loro eresie (la croce come salvezza, il Dio Trino...) e riconoscano che l’IsIam (obbedienza a Allah e riconoscimento del Profeta) ha diritto
di estendersi su tutta la Terra.
Un dialogo interculturale e
interreligioso che sembra
precluso per sempre.
l’ultima udienza preliminare del processo per i desaparecidos italiani in Argentina. Il processo è quello, cominciato davanti alla procura di Roma nel 1983, in cui è
impegnata la «Lega italiana
per i diritti e la liberazione
dei popoli», insieme ai familiari degli scomparsi italiani
in Argentina. L’obiettivo dell’accusa è di giungere a una
formale incriminazione dei
vertici militari dell’ultima
dittatura argentina (197683), responsabili del sequestro, delia tortura e dell’omicidio pluriaggravato di migliaia di persone.
Il processo, dopo che Tallora ministro di grazia e giustizia Darida inoltrò alla Procura generale la richiesta di
perseguire i responsabili dei
delitti politici commessi in
Argentina ai danni di cittadini italiani, ha subito ritardi e
rinvii e nel 1994 anche un
tentativo di archiviazione da
parte del giudice istruttore
Antonio Marini. Nonostante
quindici anni di attesa, siamo ormai giunti alla fine della fase preliminare che dovrebbe comportare il rinvio a
giudizio dei militari argentini
responsabili di sequestro,
tortura e omicidio di 7 cittadini italiani, e di sequestro di
un neonato, figlio di Laura
Carlotto, una giovane mamma italiana che è stata uccisa
un mese dopo aver partorito
il piccolo Guido, tutt’ora desaparecido.
I 7 italiani sequestrati e uccisi durante la dittatura militare argentina sono una piccolissima parte delle centinaia di cittadini di origine
italiana, studenti, lavoratori,
insegnanti assassinati durante una dittatura nel corso della quale circa 30.000 persone,
tra cui anche vecchi e bambini, vennero sequestrati, illegalmente imprigionati, tortu
II Premio Nobel della pace Jody Williams al Centro ecumenico di Ginevra
«La gente ordinaria può realizzare cose straordinarie:
I»
Il 3 marzo scorso, la laureata del Premio Nobel della pace, lody Williams, ha reso
omaggio alle chiese e al ruolo
che esse hanno giocato nella
Campagna internazionale
per l’interdizione delle mine
antipersona (di cui la Williams è la coordinatrice) e le
ha incoraggiate a proseguire
la loro azione affinché tutti i
paesi firmino il Trattato. Jody
Williams e la Campagna internazionale per Tinterdizione delle mine antipersona
hanno ottenuto il Premio Nobel della pace nel 1997.
Il Trattato di interdizione
delle mine antipersona, che
ogni anno uccidono o mutilano più di 25.000 persone, è
entrato in vigore il 1“ marzo
scorso. Il trattato è stato
adottato a Oslo nel settembre
1997 ed è stato firmato nel dicembre 1997 a Ottawa (Canada) da 122 paesi. Il 1“ marzo
le chiese di molti paesi, tra
cui il Brasile, gli Stati Uniti, il
Regno Unito, la Francia, l’Italia e la Svizzera, hanno fatto
suonare le campane per segnare l’avvenimento.
Jody WiJliams, che era di
passaggio il 3 marzo scorso al
Centro ecumenico di Ginevra,
ha sottolineato che più di un
terzo delle organizzazioni non
governative (oltre mille) partecipanti alla Campagna sono
chiese cristiane, organizzazioni legate alle chiese o rappresentanti altre religioni: «Il
messaggio della Campagna è
Operazione di sminamento in Cambogia
che gente ordinaria come voi
e io possono, quando lavorano insieme, realizzare cose
straordinarie», ha detto alle
persone riunite al Centro ecumenico, tra le quali c’erano i
segretari generali della Federazione luterana mondiale
(Firn), del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) e dell’Alleanza riformata mondiale
(Arm). «Abbiamo potuto insegnare al mondo che vi era una
crisi umanitaria e che bisognava farvi fronte immediatamente - ha proseguito -. Il 1“
marzo questo trattato è diventato, più rapidamente di
qualsiasi altro trattato nella
storia, obbligatorio nel diritto
internazionale».
(Foto Acnur)
Finora 135 paesi hanno firmato il Trattato di interdizione, e 66 di essi lo hanno ratificato. Tuttavia alcuni grandi
paesi, in particolare gli Usa, la
Russia e la Cina, non Thanno
ancora firmato. Jody Williams
ha esortato la gente a scrivere
al presidente degli Stati Uniti,
Bill Clinton, e al Pentagono,
per chiedere che gli Usa firmino il Trattato. Ha inoltre chiamato le chiese e le comunità
religiose a sostenere la Campagna in Medio Oriente, in
Russia, nella Comunità di stati indipendenti, in India e in
Pakistan: «È importante che
questo trattato riesca, perché
non vogliamo creare una
nuova legge internazionale al
la quale nessuno presti attenzione» ha detto.
Intervistata dall’agenzia
Eni, la Williams ha chiesto alle chiese di continuare a «partecipare alla Campagna a livello internazionale perché il
loro sostegno morale è stato
importante per tutti noi, nonché alle manifestazioni e avvenimenti nazionali. Abbiamo tutti la responsabilità di
far sì che questo Trattato venga firmato da tutti i paesi affinché possiamo vivere in un
mondo senza paura». Accogliendo Jody Williams al Centro ecumenico, il segretario
generale della Firn, il pastore
Ishmael Noko, ha fatto notare
che «unendo i loro sforzi, la
società civile e le comunità religiose possono fare molto».
Per il pastore Konrad Raiser, segretario generale del
Cec, Jody Williams è l’esempio che mostra come «la profezia e la diplomazia possono
essere riconciliate». Tutto
quello che ha realizzato la
Campagna per l’interdizione
delle mine antipersona è «incoraggiante e confortante, soprattutto per noi la cui identità ecumenica trova le sue radici nell’impegno cristiano»,
ha detto Raiser, che ha reso
omaggio alle donne ricordando la loro partecipazione nella Campagna e l’influenza che
hanno avuto e continuano ad
avere, in misura maggiore degli uomini, rispetto all’impegno cristiano. (eni)
rati e per lo più soppressi. Da
tutta questa vicenda risultano chiari gli interessi economici (l’Argentina è uno dei
più importanti partner commerciali dell’Italia) e le interferenze politiche che hanno
contribuito ai tentativi di insabbiamento.
Oggi però, grazie alla solidarietà di partiti, sindacati,
intellettuali e chiese evangeliche, il processo è a una vera
e propria svolta. La notizia
più importante è che lo stato
italiano si è costituito parte
civile e sarà dunque rappresentato dalla sua avvocatura.
Nel mese di gennaio inoltre
la sottocommissione per i diritti umani della Commissione esteri della Camera ha deciso di recarsi in Argentina
per indagare sugli scomparsi
italiani nell’ambito dell’operazione Condor che si proponeva di liquidare gli oppositori dei regimi repressivi di
Argentina, Uruguay e Cile.
I processi dunque contro i
militari argentini non si fermano in Italia. In Europa sta
nascendo una forte e rinnovata sensibilità verso la questione dei diritti umani e si
aprono processi in Germania, Spagna, Belgio e Svezia.
Mentre Pinochet viene fermato in Inghilterra, in Argentina finisce in carcere il generale Bignone, uomo di punta
nella giunta militare, responsabile di centinaia di esecuzioni sommarie. La denuncia
contro il generale Bignone è
opera dell’Associazione delle
Nonne di Plaza de Mayo che
hanno trovato il punto debole della muraglia di impunità
costruita dai governi «democratici» argentini: i delitti
contro i minori tìgli dei efósaparecidos che attualmente
non possono essere archiviati
da nessuna normativa.
Proprio per comprendere
meglio cosa sta succedendo
in Europa a partire dal caso
Pinochet, la «Lega italiana
per i diritti e la liberazione
dei popoli» organizza un incontro internazionale presso
il Centro ecumenico di Agape il 26, 27, 28 marzo, sui desaparecidos europei in Argentina, Cile e Uruguay. Una
serie di tavole (etica, giuridica e politica) ci aiuteranno a
comprendere meglio le diverse esperienze nel tentativo di opporsi all’impunità e
alla violazione dei diritti
umani. Parteciperanno gruppi da Italia, Spagna, Usa, Belgio e Germania.
.5 Perù
L'arcivescovo
e i mass media
L’arcivescovo cattolico romano di Lima, mons. Juan
Luis Cipriani, ha reagito vivacemente contro i media che
avevano parlato di un disaccordo tra lui e gli altri vescow
sulla campagna per la cancellazione del debito estero. Il ly
febbraio scorso, dopo una visita al presidente Fujimon.
l’arcivescovo, che è membro
influente dell'Opus Dei, aveva dichiarato che la raccolta
di firme per Tannullamento
del debito non era «un’inlzia'
tiva del Santo Padre» e che la
Chiesa non era «esperta ¡a
economia». Il 21 febbraio
scorso, Tarcivescovo ha detto
ai giornalisti assiepati davan
alla cattedrale: «Non ci sou
divergenze, non siate scio
chi!». Il vescovo Luis Bamho
ren, responsabile della Con
ferenza episcopale, ha poi o
chiarate che le
erano state superate.
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