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Anno 112 - N. 35
19 settembre 1975 - L. 150
Soedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICE
delie valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
RIUNITA A TORRE RELUCE DAL 24-29 AGOSTO
Disciplina calvinista ai lavori
della Conferenza metodista
« La Conferenza non ha più che tre o
quattro cartucce da sparare »; questa frase colta al volo rappresenta abbastanza
bene la situazione della Conferenza Metodista ed è forse la miglior spiegazione
del modo più o meno conscio con cui ne
sono stati impostati e svolti i lavori. La
integrazione dovrà bene apportare alla
nuova Chiesa Integrata anche un contributo originale di parte metodista e puntualizzarne quindi alcuni aspetti, quando
non c’è più molto tempo per farlo, è importante ed essenziale. Come importante ed essenziale è completare in tempo
utile la risistemazione amministrativa
che ò ormai in corso di avanzato sviluppo e lascia positive speranze di ternpestiva conclusione.
LE TAPPE DEL DIBATTITO
I punti caratterizzanti di tale lavoro
sembrano, a chi scrive, essere stati i seguenti;
— il messaggio del Presidènte (integrato da quello del Vice Presidente) chè richiamandosi a quello dello scorso anno,
già noto ai lettori di questo giornale, insiste nell’indicare il terreno culturale come quello nel quale combattere i residui
di mentalità controriformistica che infestano praticamente tutto il Paese (non
escluse per alcuni aspetti le nostre Comunità);
— l’ampia discussione svoltasi e conclusasi con un ordine del giorno, nel
corso della quale si sono una nuova volta
confrontate le due ipotesi di lavoro: da
un lato la ricerca dei modi migliori di
partecipare alle battaglie che in campo
sociopohtico sono svolte principalmente
da altri, correndo coscientemente il rischio di perdere o sminuire quanto è caratteristico di un modo cristiano di partecipare a tali lotte; dall’altro la accentuazione della necessità di mantenere le
caratteristiche cristiane all’inserimento
del nostro operare nella storia di oggi.
Ipotesi non molto dissimili nella sostanza, ma ancora ben differenziate nelle accentuazioni;
— la istituzione di un ruolo diaconale
costituito da laici impegnati a pieno tempo nella vita della Chiesa, in particolare
in tutti quei posti nelle Opere Sociali o
nelle Attività Amministrative che richiedono competenze tecniche speciali. Una
goccia di disciplina calvinista nella gioiosa semianarchia del Risveglio, ma comunque una riaffermazione del valore dato
nel metodismo all’opera dei laici che si
affianca ai già esistenti Predicatori e/o
Pastori Locali, ma che dovrebbe oltretutto dare a chi deve guidare la Chiesa, e
poi l’Opera, uno strumento adatto per
farlo bene. , ■ j
Abbiamo volutamente lanciato fuori da
questa elencazione delle attività caratterizzanti dei lavori della Conferenza, quanto si riferisce ai lavori del Sinodo Congiunto per la Integrazione.
IL PATTO D’INTEGRAZIONE
Riapprovate definitivamente alla unanimità, col conforto di analoghi pareri
degli organismi di base, le linee generali
del patto già approvate lo scorso anno,
si è anche esaminata separatamente ed
approvata congiuntamente una lunga lista di provvedimenti esecutivi predisposti dalla apposita Commissione. Non si
tratta ancora del completamento a livello
esecutivo del Progetto generale approvato, ma di consistenti passi in avanti verso tale realizzazione. La più importante
e la più urgente delle norme esecutive
approvate sembra essere quella che coordina il lavoro dei circuiti e dei distretti
e ne stabilisce i rispettivi ambiti territoriali di azione. Importante perché la pri
ma capace di portare all’esame accurato
dei problemi concreti che vanno posti e
risolti per realizzare la integrazione a livello di Chiese locali.
LA NUOVA REALTA’
E sempre difficile riassumere in poche
righe di stampa il risultato di una settimana di lavoro della Conferenza. Quest’anno come gli altri anni. Non sono solo gli o.d.g. votati o le decisioni prese che
contano, ma quel che soprattutto rimane è lo spirito che ha animato le discussioni, il modo con cui esse sono state
condotte, la partecipazione ad esse dei
vari delegati, pastori e laici, il maggiore
o minore animo polemico con cui certi
nroblemi sono stati affrontati.
Per quel che può valere la impressione
personale di un vecchio assiduo frequentatore di Conferenze mi pare si possa affermare:
— che il « trauma » a suo tempo provocato dal passaggio dalla Presidenza
Sbaffi a quella Aquilante è stato pacificamente e tranquillamente assorbito senza lasciare traccie evidenti;
—, che, c’è ancora una tendenza a dare
a problemi che dovrebbero essere « pastorali » e quindi articolati su di una infinità di casi personali da lasciare alla
valutazione del singolo pastore, soluzioni
di tipo teologico, in sé inoppugnabili, ma
prive di quel tanto di adattabilità ai casi
umani reali cui andranno applicate, che
lascerebbe loro un contenuto concreto di
carità che rischia di andare perduto (la
concelebrazione dei matrimoni intercon
fessionali);
— che si impara sempre più a contenere i tempi delle discussioni e che si va
progressivamente allargando il numero
dei laici che vi partecipano;
— che nel complesso la serie di Con
ferenze della Chiesa Metodista d’Italia
conserverà nei suoi atti, nei suoi verbali,
nel ricordo di chi vi ha partecipato, l’immagine di una concreta attiva partecipazione alla formazione e al consolidamento
di una Chiesa non più di Missione, nel rispetto delle tradizioni Metodiste e del
loro inserimento nella realtà evangelica
italiana. .
Resterà il ricordo dei dodici anni, di
presidenza di Mario Sbaffi con quanto
essi hanno rappresentato nella costruzione della Chiea Metodista d’Italia e nell’avvio della integrazione con la Chiesa
Valdese; resterà il ricordo della meritata affermazione di Sergio Aquilante e dei
valori che egli rappresenta e che certo
hanno positivamente contribuito, è contribuiscono, al perfezionamento della avviata integrazione; resterà il ricordo di
una attività non sempre facile, ma sempre 'ispirata ad una comune ricerca dei
modi di tradurre in valida testimonianza
la fede professa,ta.
Ma non dimentichiamo che la Conferenza ha ancora « tre o quattro cartucce
da sparare »; e con l’aiuto del Signore
cerchiamo di spararle bene.
Niso De Michelis
Attualizzare
i valori deila Riforma
Quella di quest’anno è stata una Conferenza interamente vissuta nella storia,
nel senso che il contesto in cui si sono
svolti i lavori, è stato il grosso interrogativo: qual è il senso della nostra presenza in Italia in questo particolare momento storico che sta emergendo e che
può essere sintetizzato nel voto del 15
giugno. Un voto che ha imposto l’esigenza di un profondo rinnovamento nel nostro Paese individuandone la possibilità
nell’alternativa che il movimento operaio
ha elaborato. In particolare la Conferenza a questo interrogativo ha dedicato
un’intera, importante giornata di dibattito. Un documento finale ha raccolto le
principali indicazioni emerse.
Questo documento è importante perché non è solo frutto del dibattito dei
membri presenti della Conferenza, ma
perché esprime l’orientamento emerso
dalla ricerca condotta in tutte le comunità metodiste e che è stato possibile cogliere grazie al metodo di lavoro adottato
soprattutto in questo ultimo anno. 11 Comitato Permanente ha colto nella Conferenza dello scorso anno alcune esigenze
prioritarie in riferimento alla vita ed alla testimonianza delle nostre comunità.
Ha elaborato alcune linee di lavoro ed
ha incaricato il presidente di illustrarle
a tutte le comunità. Il presidente ha compiuto un giro di incontri con tutte le comunità e quasi tutti i gruppi.
Il Comitato Permanente, accogliendo
quindi i suggerimenti emersi nei dibattiti di questi incontri, ha riproposto ai
Consigli dei Circuiti le linee illustrate
nelle comunità in vista della Conferenza
di quest’anno.
I Consigli di Circuito hanno ampiamente dibattuto il documento sul quale
hanno formulato degli ordini del giorno.
Gli stessi rapporti delle comunità lo
hanno assunto come tema centrale. Ebbene, questo metodo di lavoro è stato
valutato positivamente da tutte le comunità che avvertivano l’esigenza di un
maggiore collegamento con il Comitato
Permanente anche in vista di un più
diretto e continuo scambio di informazioni. Il risultato è che il dibattito in
Conferenza è stato molto arricchito da
un cosi, ampio ed articolato contributo.
Ed ora cerchiamo di cogliere le linee
del documento finale della Conferenza 1975.
II punto di partenza di tutto il discorso sono le nostre comunità, queste nostre comunità cos:; composite. Quale può
essere il loro apporto concreto ed autonomo nella « costruzione di un uomo
nuovo », processo iniziato nel nostro Paese ed il cui protagonista è certamente il
movimento operaio.
Le nostre comunità non hanno un apporto specifico da dare alla soluzione dei
problemi economici e politici, non hanno modelli di sviluppo alternativi su cui
fondare la società, né intendono proporre una cultura protestante in alternativa
alla cultura cattolica, né tanto meno pensano di recuperare uno spazio « cristiano ». Ciò che possono fare è individuare
nella realtà concreta italiana alcuni nodi
per sciogliere i quali è possibile come
comunità evangeliche, anche nella loro
Valdo Benecchi
(continua a pag. 2)
Dategli voi
da
mangiare
MARCO 6: 30-44.
Questo episodio è raccontato ben sei
volte: due in Marco e Matteo, una in
Luca e Giovanni.
Oltre l'interrogativo se si tratti di
uno o più interventi di Gesù che sfama
le folle, sta l’importanza fondamentale
che questo racconto ha avuto per le
prime comunità cristiane. Perché questa importanza?
Nel suo recente volume il Belo parla
di una "sequenza dei pani” che corre
parallela all'interrogativo che apre e
chiude questa sequenza: chi è Gesù?
L'incomprensione dei discepoli verso
la pratica di Gesù sarà superata da
Pietro alla fine, con là sua confessione:
"Tu sei il Messia”, il che significa, secondo Belo, "Che colui che condivide
il pane che ha e con questo pane può
saziare una folla, e ancora ne avanza,
costui è il Messia” (102). T discepoli
riconoscono il Messia attraverso la sua
pratica.
Belo sottolinea la contrapposizione
tra l’insistenza dei discepoli perché
Gesù licenzi la folla: "vadano... a comprarsi qualcosa da mangiare” e la risposta di Gesù: "Dategli voi da mangiare". I due verbi comprare e dare
esprimono due ragionamenti contrapposti, due economie diverse. Al comprare dei discepoli Gesù contrappone
il dare, li invita a fare l'inventario di
ciò che hanno (5 pani e 2 pesci).
L’economia che Gesù propone ai discepoli è quella del condividere ciò
che si ha, secondo l’antico uso israelitico attestato nella legge.
Che Marco imbastisca il suo raccontò seguendo schemi dell’Antico Testamento è evidente: ritroviamo nel nostro testo il tema del gregge senza pastore, un chiaro riferimento al profeta
Eliseo (2 Re 4: 42sg.), le 12 ceste del
pane avanzato ( = le 12 tribù di Israele come simbolo del popolo di Dio che
è stato sfamato), ecc.
Il Gesù di Marco agisce nella piena
consapevolezza di questo legame anticotestamentario: e qui sta la chiave di
lettura per comprendere ciò che Gesù
fa, qui la possibilità per riconoscere
nel Gesù di Nazareth il Messia.
Non solo il momento in cui Gesù
sazia la folla, proponendo al rapporto
vendita-acquisto il dono di ciò che si
ha, ma l’intera vita di Gesù è stata un
continuo condividere, un dare, un restituire {la salute, la vita, ma anche
restituzione del pane che la folla non
aveva perché altri accumulavano troppo).
Questa pratica del condividere di
Gesù è stata vitale per i primi cristiani perché essi hanno saputo collegare
la pratica del Gesù che sazia le folle
alla Cena, il vero pasto comunitario
dei cristiani, in cui è cancellata l’economia della vendita-acquisto a favore
del dare, del condividere ciò che si ha.
Questo racconto dei pani ha quindi
una dimensione teologica molto vasta,
che investe tutti i rapporti sociali ingiusti che creano le folle affamate e
pone al tempo stesso la chiesa nella
sua opera diaconale di fronte a questa
parola che suona rimprovero: "Dategli voi da mangiare”, cioè: non pensate a ciò che manca ma a ciò che avete.
È il nostro avere che è richiesto, è
questo che va condiviso. Gesù non pre-_
tende che si condivida ciò che non si
ha, ma quanto è nelle nostre mani.
Siamo liberati dall’alibi di pensare a
ciò che manca, per non compromettere ciò che è in nostro possesso.
Ermanno Genre
2
19 settembre 1975
a colloquio
con i lettori
La processione di Angrogna non ha mai
ottenuto tanto posto nell'interesse locale
come quest’anno. In pag. 6 pubblichiamo
la lettera del vescovo di Pinerolo e diamo
qui sotto lo scritto di un lettore che reagisce al nostro commento. Forse le espressioni da noi usate si prestavano ad equivoco. Le riserve e le critiche riguardo alle processioni ed al culto dei santi, presenti nell’animo del nostro lettore lo sono anche nel nostro; si tratta non certo
di una cosa secondaria e di poco peso ma
di una vera e propria ’’eresia” che colpisce e distrugge una autentica fede in Cristo. Ed è chiaro che nessun ecumenismo
seriamente impegnato potrà farci mutare
idea con una visione indifferente della
fede. Cercavamo solo di vedere da un
punto di vista sereno e fraterno come e
perché nasce il culto dei santi. Non penso si tratti di una dichiarata intenzione
di tradire Gesù Cristo, è una volontà piena di buone idee e di buoni propositi,
nell’intenzione di esprimere qualcosa di
positivo e di valido, ma in risultato è dal
nostro punto di vista erroneo. Denunciare un errore è giusto e necessario ma si
tratta anche di comprenderlo nelle sue
motivazioni.
Il Direttore
Rovigo, 2 settembre 1975.
Sig. Direttore,
devo esprimerle il mio stupore e quello di altri fratelli per la frase contenuta nella sua risposta ad <c un evangelico in vacanza alle Valli »
che ha interpretato come una provocazione cattolica la processione indetta il 10 agosto per
festeggiare il patrono di Angrogna, S. Lorenzo.
Lei ha scritto: « Il culto dei santi sarà bello
ed utile, interessante e degno di rispetto, ma è
quello che è: una forma supertiziosa ed idolatra per esprimere una verità : « La comunione
dei credenti ».
. Come possiamo avere comunione di fede con
chi ha altri Dei nel suo cuore? — Gesù stesso
non richiama questo imperativo : « Adora il Signore Iddio tuo, e a Lui solo rendi il Culto »
(Matteo 3: 10 - Luca 4: 8)? Non ha la Chiesa
cattolica creato un santo protettore da adorare é
a cui rendere il culto in ogni paese e città, mentre il solo e vero Iddio resta nel dimenticatoio?
Ho sentito molti cattolici confermare questa
triste realtà: « Io prego Sant’Antonio e solo a
lui mi rivolgo », e un’altra : « Io sono una fedele di Santa Rita da Cascia che mi ha fatto tante grazie... », e un altro ancora : « Io mi sono
sempre rivolto a Maria... perché essa è la mia
intermediaria... ».
Il dialogo interconfessionale non rischia di farci dire: Ma si, tutte le religioni sono buone, la
nostra e la vostra? — Il desiderio di essere amici dei cattolici può rappresentare un reale pericolo : quello di essere infedeli aDio.
Gradirei che questo appunto fosse pubblicato
sulla « Luce-Eco delle Valli ».
Grazie, e distinti saluti nel Nome eterno del
nostro Signore, solo Dio e Salvatore.
Mario Rizzato
Rorà, 2 settembre 1975.
La mia domanda vuol ignorare intenzionalmente i regolamenti. Per me è una questione di
fondo. Il sistema valdese è — se non erro —
presbiteriano : il Sinodo, autorità sovrana, è costituito sia dai pastori, conduttori delle chiese, sia
dai delegati cosidetti « laici » nominati dalle comunità o dagli organismi distrettuali o di circuito. Ora, perché questi ultimi, cioè i « laici »,
vengono esclusi quando il corpo pastorale siede
a porte chiuse? Queste sedute a porte chiuse
s’intendono forse come riunioni indipendenti dai
lavori del Sinodo? Comprendo che il pubblico,
a volte, è bene che non partecipi a tali sedute,
ma perché escludere i delegati laici? Non c’è
ancora in tutto questo « un pò di farina papale »,
cioè un pò di clericalismo, tanto per dirla con
uno dei nostri primi storici valdesi del secolo
XVI?
Facciamo un esempio concreto. Quest’anno,
come già nel Sinodo scorso, si trattò ad un certo punto dei lavori di nominare un pastore per
ricoprire una cattedra vacante presso la nostra
Facoltà di Teologia. La prassi regolamentare
vuole che prima il corpo pastorale si riunisca
per « designare » la persona più adatta. Ora, mentre i pastori hanno potuto discutere della cosa per
un’intera serata, in segreto, i poveri delegati laici, messi volutamente aU’oscuro delle « segrete
cose » sviscerate dai loro colleghi pastori, si sono
trovati l’indomani di fronte ad una « designazione » sulla quale non avevano praticamente
nessun elemento di giudizio, incapaci di giudicare personalmente se la designazione fatta era la
migliore, e così, più per ignoranza o per lasciar
correre che per effettiva convinzione, i più hanno convalidato la designazione fatta,
A mio modesto avviso sarebbe bene che in avvenire tutti i delegati al Sinodo fossero messi
nella condizione di poter sviscerare, a parità di
condizioni, qualsiàsi problema o teologico o regolamentare che in un modo o nell’altro interessi la vita stessa delle nostre comunità e il futuro della chiesa itìtegrata valdo-metodista,
Giovanni Gönnet
COME I VALDESI HANNO CONFESSATO LA LORO FEDE
I Valdesi e la Riforma protestante
Si può dire che l’ultimo volume della
« Collana della Facoltà Valdese di Teologia »i colma una lacuna da molti vivamente sentita. Fra infatti fino ad oggi
impossibile avere raccolte insieme le varie confessioni di fede che la chiesa valdese, dalla sua adesione alla Riforma in
poi, si è data in circostanze storiche particolari. E questo tanto più in questo
momento in cui, con l’approvazione in
seconda votazione del «patto di integrazione globale tra le chiese valdesi e metodiste », « si conviene che la Confessione
di fede valdese del 1655 sia la confessione storica di fede dell’integrazione delle
Chiese valdesi e metodiste, considerando
altresì come documenti storici, nella linea della Confessione di fede del 1655,
l’Atto dichiarativo del Sinodo valdese del
1894 ed i Lineamenti dottrinali contenuti
nell Atto di autonomia della Chiesa evangelica metodista d’Italia».
Già questa sola considerazione indica
che il volume del prof. Valdo Vinay non
si rivolge solo allo studioso di storia della chiesa, ma a tutti coloro che vogliono
sapere come la loro chiesa ha nel passato confessato la sua fede. Ed è presumibilmente con questo spirito che il volume non si limita ad una trascrizione
dei testi considerati, ma li fa precedere
da un’ampia introduzione in cui è indicata, sinteticamente, la situazione storica
da cui i documenti stessi traggono la loro origine. In questo senso l’autore continua nel suo sforzo di permettere anche
a non-tecnici di leggere e di comprendere il significato di antichi documenti e
del posto che occupano nella storia della
chiesa valdese.
Così,, per esempio, egli traccia la storia della confessione del 1655, indicandone l’origine, facendo intravvedere chi ne
può essere l’autore (o meglio il rielaboratore, in quanto essa riproduce, come
ognuno sa, la confessione di fede delle
chiese riformate di Francia, la confessione Gallicana preparata da Calvino e adottata, con lievi modifiche, dal Sinodo di
Parigi nel 1559) e sottolineando come e
quando essa venne in particolare usata.
Si potrebbe forse notare che non viene
indicata la ragione per cui nel « XVIII
secolo si fa raramente menzione di questa confessione », mentre « nel secolo successivo viene confermata da due sinodi
(1839 e 1855)» (pag. 32). Innanzitutto (e
questo può essere considerato ovvio) perché non vi sono in questo secolo persecuzioni e non si sente il bisogno di dimostrare né l’ingiustizia dei persecutori
né di dichiararsi solidali con ITluropa
protestante. Ma anche perché il XVIII
secolo è il « secolo dei lumi », il secolo
della tolleranza, il secolo della Ragione
(con la «r» maiuscola!). Ora, come ha
dimostrato A. Armand-Hugon nel suo
saggio su « L’illuminismo fra i Valdesi »
(Firenze 1965), la maggior parte dei pastori valdesi respirava l’aria nuova e da
parte di coloro che non lì ■ seguivano
« non si manifestò nessuna .reazione »
Un buon numero di pastori teneva molto alla sua libertà ed è facile supporre
che desiderassero dimenticare una confessione tipicamente riformata che certamente mal si conciliava con la loro filosofia razionalista. Non è un caso che a
richiamarsi alla confessione del 1655 siano proprio i dissidenti del risveglio, i
quali volevano in tal modo dimostrare
l’apostasia dei valdesi, pastori e non. Ed
è proprio nel momento in cui le idee del
risveglio penetrano nelle chiese valdesi
rinnovandole dal di dentro che si torna
a richiamarsi alla confessione del 1655.
Una grossa parte del libro del prof. Vinay (più della metà) è anche dedicata a
quel problema che da molti anni gli sta
a cuore e di cui ha già dato in vari articoli pubblicati nel Bollettino della Società di Studi Valdesi alcune indicazioni:
il problema dell’incontro tra « prima » e
« seconda » Riforma. Sono riportati, anche qui con una utilissima introduzione
le dichiarazioni del sinodo di Chanforan
e con buona traduzione (l’edizione critica dei testi in dialetto valdese è stata curata da Luciana Borghi Cedrini), i testi
che preparano la decisione di Chanforan,
e la lettera dei fratelli di Boemia e di
Moravia ai Valdesi. Anche per questo è
un’opera fondamentale, in quanto raccoglie un insieme di testi indispensabile per
la conoscenza di quei fatti.
Interessante, tra questi documenti, il
; Í6'. Ib
PARLANO DI NOI...
PANORAMA-ESPRESSO
Il libro di F. Belo edito dalla Claudiana ha suscitato, come era prevedibile,
notevole interesse anche anche su settimanali di divulgazione; sono apparsi su
Panorama del 4 settembre e sulFEspresso
della stessa data due ampie recensioni a
firma la prima di Raffaello Baldini e la
seconda di S. Magister. I titoli sono da
giornalismo di massa, il contenuto è un
rapido inquadramento della tematica del
Belo nel contesto italiano da parte del
Magister, che abbina al libro una presentazione della Storia del Cristianesimo
di Ambrogio Donini e della personale riflessione del Belo, da parte del Baldini,
che accenna al campo di Agape dello
scorso luglio.
Non si può dire che lo spirito del libro
sia travisato e deformato ma è evidente
di Belo che vengono sottolineati; Gesù
che sono gli apetti più esteriori della tesi
che spera nella grande sommossa, che
non pensa dover morire ecc. Fino a qual
punto una presentazione giornalistica di
questo tipo favorisca la riflessione evangelica è un problema aperto.
Come già accaduto altre volte la rivista Panorama, peraltro ben documentata, non menziona l’editore (come era già
accaduto per un altro libro della Claudiana, Continuavano a chiamarla l’ora di religione, anch’esso recensito alcuni mesi
fa) e lo si comprende, siamo nella baronia Mondadori e fare reclame ad altri
editori è vietato.
LA STAMPA
Sotto il titolo 1’« operosa comunità d’Abruzzi » la Stampa di Torino del 7 sett.
u. s. pubblica nella rubrica Religione e
Società una presentazione, a cura di Lamberto Fumo, della vita e dell’attività dei
metodisti di Villa S, Sebastiàno. Dopo il
doveroso e prevedibile accenno a Max
Weber, che inquadra ogni manifestazione
della vita protestante, si analizzano le
tappe del lavoro di testimonianza evangelica in quella località ed il siuo attuale
impegno. Vengono évidenziate le linee di
forza della cooperativa e dell’attività scolastica in modo fraterno e documentato.
G. T.
NUOVA SOCIETÀ’
Sull’ultimo numero della rivista « Nuova società », diretta da Diego Novelli, il
nuovo sindaco comunista di Torino, sono
apparsi un denso editoriale e un ampio servizio speciale sulle minoranze religiose non-cattoliche del capoluogo piemontese. L’articolo dopo un sommario
inquadramento sociopolitico della città,
passa in rassegna alcime comunità religiose cittadine.
Dai Testimoni di Geova ai Bambini di
Dio sino alla comunità israelitica. Il tono generale si ispira ad un rigido schematismo che tradisce la volontà di non
voler approfondire i problemi suscitati.
Le fonti a cui attinge l’articolo, oltre a
citazioni di pubblicazioni della Claudiana, sono brevi interviste con responsabili religiosi quanto mai episodiche. Tra
i Babai e i Bambini di Dio, due colonne
vengono dedicate ai Valdesi. Sulla fedeltà dei brevi resoconti nulla da eccepire,
soltanto che da una rivista d’avanguardia ci si può aspettare qualcosa di più.
Innanzitutto il carosello religioso pecca di superficialità perché vuol mettere
sullo stesso piano fedi e programmi diversi. Le distinzioni, tra i vari movimenti, sono viste come dati sovrastrutturali
e non come scelte precise, vissute nella
storia, sovente con coerenza èd estrema
radicalità.
Senza voler fare qui dell’apologetica
parrocchiale, pensiamo che, almeno per
quello che ci concerne, la presentazione
della comunità valdese poteva essere più
approfondita e più diffusamente documentata; comunque non in un contesto
orientaleggiante da «mille e una notte».
Rivolgiamo queste osservazioni a chi,
nella costruzione di una società diversa,
si è mosso e si muove tuttora; consapevoli di partecipare a questo rinnovamento con una nostra specificità, anche se
con i nostri limiti, e per questo non
estranei alla realtà cittadina. Essere quindi incastonati e affastellati con movimenti
religiosi che, della fuga dalla realtà he
hanno fatto un programma di vita, ci
pare perlomeno improprio e decisamente
superficiale.
G. P.
biglietto con cui Ecolampadio annunciava a Bucero la visita di Masson e Morel
dove, a proposito dei valdesi, si dice che
cominceranno « a correggere le loro opinioni ».
Giustamente il prof. Vinay ribadisce
nella sua prefazione che le fonti da lui
raccolte « provano che l’adesione del movimento valdese alla Riforma ha significato una sua radicale trasformazione »
(pag. 7). Ci pare tuttavia che egli lasci
troppo poco spazio allo studio ulteriore
quando afferma che « ciò che collega il
movimento valdese medievale alla Chiesa valdese riformata è il riconoscimento
dell’autorità suprema della S. Scrittura
in materia di fede e il permanente vivo
desiderio di un’autentica predicazione
evangelica ». Parrebbe, da queste parole,
che il discorso sia definitivamente chiuso, che il risultato sia pienamente acquisito e non rimanga più alcuna possibilità per un’ulteriore analisi.
L’avere a disposizione i testi, in un sol
volume, aiuterà forse molti a cercare di
vedere meglio.
Bruno Bellion
' Valdo Vinay: Le confessioni di fede
dei Valdesi riformati con documenti del
dialogo fra « prima » e « seconda » riforma, Torino 1975, pp. 212, L. 6.800.
dalla prima
realtà composita, portare un contributo
autonomo.
Il documento della Conferenza, e dietro il documento le comunità nella loro
maggioranza, individua come principale
nodo da sciogliere la cultura cattolica
« progetto di vita condizionato da una
mentalità individuale e collettiva della
società italiana ispirata da un complesso di posizioni ideologiche e di atteggiamenti concreti che in gran parte affonda ancora oggi le sue radici nella Controriforma ».
! inefividuatp il nodo, il documento» propone alcune linee di lavoro. Intanto ritiene che le comunità si debbano, innanzitutto, impegnare in una ricerca «a tutti i livelli di un modo diverso di vivere
la fede, intesa come rapporto autentico
tra uomo e Dio, che comporta l’analisi
della esistenza concreta dell'uomo, la riconsiderazione costante della predicazione e l’attualizzazione dei valori riscoperti dalla Riforma », e quindi invita « le
comunità a prepararsi a adeguate forme
di testimonianza che tengano conto delle
esigenze presenti nel contesto sociale in
cui vivono nonché una attenta riflessione
sulla necessità di confrontarsi in modo
specifico con il movimento operaio e a
contrapporre il messaggio dell’Evangelo
alla cultura dominante cattolica, che si
esplicita in particolare nei princìpi di
autorità, del sacerdozio come mediazione
e della visione sacrale della realtà ».
Il documento si chiude rilevando che
nel contesto di quella cultura dominante, va collocata, per es., la concezione del
matrimonio. Questo specifico argomento
è stato oggetto di ampio e documentato
dibattito grazie anche al convegno pastorale che sul tema del matrimonio si è
svolto alla vigilia del Sinodo e della Conferenza. Quest’ultima si è soffermata sui
matrimoni misti ed in particolare sul
problema della « concelebrazione delle
nozze ». Gli interventi, in generale, si sono soffermati sulla necessità della comprensione del problema dal punto di vista umano e pastorale. Ma è emerso un
dovere prioritario di testimonianza evangelica. Nella concezione del matrimonio
cattolico ci troviamo di fronte ad una
componente importante di quel nodo
della cultura cattolica. È il luogo in cui
i valori stessi della Riforma vengono
messi in questione, quei valori che dichiariamo di voler riscoprire ed attualizzare
in vista della nostra predicazione. Il sacerdote, per es. è presente come mediazione ed il pastore che concelebra viene
assimilato in questa concezione. Una assimilazione inaccettabile perché significherebbe cedere su di un aspetto molto
importante della nostra identità protestante e di conseguenza svuotare di senso e di contenuto un qualsiasi contributo si pensasse di dare nello spirito del
documento della Conferenza.
La Conferenza, pertanto ha ritenuto
opportuno di affermare che « in attesa
di una propria delibera in materia di matrimoni misti, ci si astenga da qualsiasi
forma di concelebrazione di nozze ».
Valdo Benecchl
3
19 settembre 1975
DIBATTITO SINODALE
EDITRICE CLAUDIANA
Esprimere un servizio
nel mondo del lavoro
Mai forse come quest’anno è difficile
riferire sul dibattito sinodale sulla Claudiana. Perché quest’anno, a proposito della nostra Casa editrice, non s’è parlato
di libri, di linea, di finanziamenti, o altro, ma s’è parlato, direttamente o indirettamente, di uomini in quanto lavoratori e dei rapporti di lavoro all’interno
della Claudiana. Non s’è parlato, insomma, del lavoro della Claudiana ma degli
uomini che ci lavorano. E la difficoltà è
proprio questa; mentre è relativamente
facile parlare sulle cose, è difficile e rischioso parlare sugli uomini; bisognerebbe poterlo evitare e parlare sempre
e solo agli uomini, non su di loro.
Ma mai, forse, come quest’anno è necessario riferire sul dibattito sinodale
sulla Claudiana, sia perché s’è trattato
di uno dei momenti più vivi, e anche più
tesi, dell’intero Sinodo, sia perché i problemi sollevati nel corso del dibattito so
Riportiamo l'o.d.g. sinodale, sulla
casa editrice Claudiana, che riprende le linee del dibattito svoltosi negli anni precedenti con un più fermo invito alle comunità a seguire
e sostenere l’opera della nostra casa editrice.
Il Sinodo, richiamando quanto già deciso con SI/20/73 e Sl/21/73 invita le Chiese ad attuare nuove e maggiori iniziative
per la diffusione delle pubblicazioni delia
Libreria Editrice Claudiana, tenendo anche
presente la necessità di dare ad essa un sostegno finanziario, in previsione della cdstiutzione di un fondo di manovra per far
fronte alle necessità operative.
no di grande importanza non solo per la
Claudiana e per chi ci lavora ma per la
chiesa stessa, per noi tutti.
L’occasione è venuta da un ciclostilato
scritto e sottoscritto da quattro dipendenti della Claudiana di Torino, distribuito a tutti i membri del Sinodo all’uscita
dalla seduta antimeridiana di lunedì 25
agosto. L’assemblea sinodale avrebbe dovuto essere informata della situazione
creatasi alla Claudiana di Torino dalla
Commissione d’esame, il cui rapporto
però vi alludeva solo in maniera indiretta e in termini troppo generali. Il ciclostilato è così servito a imporre all’attenzione e proporre alla discussione dell’assemblea sinodale la questione dell’organizzazione e delle condizioni di lavoro
all’interno della Claudiana. Certo, il documento è scritto da una delle parti in
causa, quindi da un punto di vista particolare. L’informazione su alcune questioni è incompleta e può dar luogo a una
visione unilaterale delle cose. Così pure
taluni giudizi sommasri, certe accuse
piuttosto pesant e certe interpretazioni
di fatti o di intenzioni non ci sembrano
corrispondere alla realtà.
Ma qui interessano i meriti del documento più dei suoi limiti, e i meriti si
riassumono nell’aver per così dire costretto il Sinodo a prendere coscienza e
affrontare alcuni problemi spinosi connessi con un conflitto di lavoro sorto nell’ambito di un’opera della chiesa: problemi che di solito si preferisce eludere o
addirittura mettere a tacere. E rallegrante che l’assemblea sinodale non abbia
fatto valere obiezioni di carattere proc^
durale (ce n’erano) e abbia dibattuto il
problema con cui è stata confrontata.
Qual è il problema? Non un problema
soltanto, ma un nodo di problemi, di cui
segnaliamo quelli che ci sono parsi i
principali: il problema generale del potere e della sua gestione nella chiesa; il
problema del lavoro all’interno della chiesa o di una sua opera, della sua organizzazione e retribuzione; il problema del
rapporto tra lavoro e servizio, tra vocazione e professione. Vediamoli, per sommi capi, uno dopo raltrò.
1. - Anzitutto il problema del potere.
Il documento.afferma che esistono « scfiieramenti ormai costituiti che si ripartiscono la realtà economica e ideologica
della Chiesa valdese e delle sue opere in
due parti: da un lato una destra laica e
pastorale che gestisce il potere e l’ideologia di una parte delle strutture della chiesa; dall’altro una sinistra che gestisce a
sua volta un’altra parte ». Il protestantesimo italiano sarebbe dunque « diviso in
due blocchi di potere », uno di destra e
l’altro di sinistra; la Claudiana si collocherebbe nella « cosiddetta area della sinistra » e il documento si propone di « far
luce sulla natura e il funzionamento di
questa struttura » e sulle condizioni di
lavoro che in essa vigono.
Ci chiediamo: è vero che nella chiesa
valdese il potere è in mano a due blocchi che si sono ripartite le zone d’influenza e gli strumenti del potere, e se ne servono ciascuno in modo autonomo, ponendoli al servizio della propria idea più
che della chiesa nel suo insieme? Si vorrebbe poter escludere a priori un’ipotesi
di questo genere e invece la si deve prendere in considerazione. Tullio Vinay, intervenendo nel dibattito, ha detto che se
la nostra chiesa fosse effettivamente gestita da due blocchi di potere sarebbe
una chiesa degenerata o snaturata. « Il
potere — ha precisato Vinay — è l’antiagàpe ». Lo spirito di potere è il contrario dello spirito evangelico, che è spirito
di servizio. Una chiesa divisa e retta da
due blocchi di potere è una chiesa totalmente mondanizzata. Perciò le affermazioni iniziali del documento devono essere attentamente verificate. Lo stesso Sinodo potrebbe aver perso la sua vera
fisionomia: da strumento di autogoverno,
delle chiese sarebbe diventato strumento
di nredominio sulle chiese da parte di un
blocco di potere (un « partito »,’come a
Corinto: I Cor. 1: 10-13; 3: 23).
2. - Il secondo problema è quello della organizzazione e delle condizioni di lavoro in Claudiana e in generale nelle opere della chiesa. È noto che la chiesa non
è stata e di solito non è una buona datrice di lavoro né sotto il profilo organizzativo né sotto il profilo salariale. Sono rari anche nella chiesa i casi in cui si rie
sce a ripartire le funzioni e le responsabilità senza gerarchizzare le posizioni e
quindi i rapporti tra quanti lavorano a
un’impresa comune. Il documento denuncia, tra le altre, « la contraddizione »
che la Claudiana presenta « tra il volersi
presentare come una famiglia e il non
rendersi conto che questa famiglia esiste
solo nella testa di chi i libri li scrive, li
stampa e li diffonde; ...ma non esiste (o,
dove esisteva, non esiste più), per chi i
libri li pulisce, li scarica, li immagazzina,
li spedisce, li contabilizza ». È la situazione tipica di una divisione del lavoro
che genera una divisione tra le persone.
Esiste la possibilità di superare la contraddizione segnalata dal documento? I
firmatari hanno presentato all’assemblea
sinodale per bocca di uno di essi, Renzo
Turinetto, le seguenti quattro proposte:
l) chiara _delimitazione dei compiti asse*ghati ài vàri responsàbili; 2) auto-organizzaziope del lavoro e suo coordinamento
dalÌTnterno; 3) esame della possibilità di
scorporare la libreria di Torino dalla casa editrice; 4) garanzia del posto di lavoro per tutti i dipendenti. Sullo sfondo di
queste proposte, o forse al di là di esse,
si delinea quello che a nostro avviso è il
problema fondamentale che soggiace a
tutta questa questione e che vale non solo per la Claudiana ma per tutte le opere della chiesa: vedere se e in che modo
il criterio evangelico fondamentale per i
DALLA RELAZIONE AL SINODO
Si apre un nuovo spazio
NUOVI DEPOSITI
Pur non avendo potuto partecipare al
Congresso fondatore di Rimini la Claudiana è stata invitata a dare la propria
adesione a « Editoria democratica ». Il
primo risultato concreto di questa adesione è stata la partecipazione ad un inserto pubblicitario collettivo (con sette
titoli ) sul settimanale « L’Espresso » del
6 dicembre.
Il direttore ha partecipato con imo
stand al II Congresso di « Cristiani per
il socialismo» a Napoli (14 novembre) e
al III Convegno delle Comunità di base
(Firenze 25-27 aprile 1975). In ambedue
i casi, al di là delle buone vendite, è stato riscontrato un sorprendente interesse
per la nostra produzione sia nel settore
socio-politico, sia in quello biblico-teologico.
Sempre più frequentemente siamo sollecitati a pubblicare testi che ci vengono
offerti da esponenti di questo cattolicesimo critico, data la ben nota stretta
censoria cui è sottoposta l’editoria cattolica in Italia. Un rapporto preparato Tanno scorso dal direttore su questo aspetto del nostro lavoro è stato pubblicato
con rilievo dalla rivista americana « Interlit », edita dalla David C. Cook Foundation di Elgin, Illinois...
STAND E CONVEGNI
Indice di ima più vasta «udienza» da
parte dell'ambiente esterno è stata anche Toflerta da parte di una organizzazione editoriale con sede a Firenze — la
S.E.D.I.T. di G. Bernardi — di curare la
promozione del libro Claudiana nelle
principali Librerie di tutta Italia. L’ope
razione è attualmente in corso e ci auguriamo si traduca in un buon incremento di vendite...
Grazie alla collaborazione di amici e
per Tinteressamento della Libreria di Milano, la Claudiana è stata presente con
uno stand a varie manifestazioni di carattere politico e culturale (Festival dell’Unità di Milano, Bologna, ecc.), convegni regionali di « Cristiani per il socialismo », A.C.L,I. ecc.
DISTRIBUZIONE NAZIONALE
Cinque nuovi depositi si sono aggiunti
alla cinquantina già esistenti; tre valdesi, uno metodista e uno battista. Un deposito regionale è stato aperto a Genova a cura della Federazione locale. Purtroppo la scarsità del personale ci ha
impedito di organizzare la « settimana
del libro » suggerita dalla Commissione
lo scorso anno. Alle Valli ha continuato
ad operare con profitto la « Commissione stampa e colportaggio » a livello distrettuale.
Fruttuoso si è rivelato il metodo di affidare ad uno o più incaricati per ogni
comunità la sottoscrizione o vendita rateale al termine del culto di opere di
un certo impegno — come la nuova Storia dei Valdesi. Utilissima si è rivelata
la breve presentazione di una novità al
termine del culto domenicale fatta dal
pastore o da un laico.
La nuova-Storia valdese — presentata
in agosto alla Seduta annuale della Società di Studi Valdesi a Torre Pellice ^
ha avuto un buon avvio: circa 1.3(X) copie vendute in 9 mesi.
rapporti umani — che è quello della fraternità e quindi dell’uguaglianza — possa diventare operante anche e proprio
nella impostazione e nella articolazione
dei rapporti di lavoro a cominciare dalla
chiesa stessa.
Sotto il profilo salariale si sa che non
di rado il lavoro nella chiesa e nelle sue
opere è stato e in qualche caso è ancora
sottopagato e non sempre Tinquadramento sindacale dei dipendenti della chiesa
è sufficientemente sollecito. Quando una
situazione finanziaria è precaria — come
10 è per la nostra chiesa in generale e
per quasi tutte le sue opere — la prima
tentazione è risparmiare sul lavoro. Questo è accaduto anche in Claudiana dove
solo recentemente la posizione di tutti i
dipendenti è stata regolarizzata. Giorgio
Peyrot, nel corso del dibattito, ha dichiarato di essere al corrente di altri casi di
inaderhpienza della chiesa nei confronti
di persone che lavorano nel suo ambito e
s’è fatto portavace della profonda amarezza provata da persone che, chiamate a
servire nella chiesa, avevano accettato
con gioia ma sono state deluse: la chiesa
si è, per così dire, approfittata di loro:
« In molte delle nostre opere — ha osservato Giorgio Girardet — oscilliamo tra
paternalismo ed efficientismo, creando
situazioni conflittuali complesse e reali ».
11 dibattito di quest’anno sulla Claudiana,
grazie al documento che Tha provocato,
dev’essere considerato come una prima
presa di coscienza, a livello di Sinodo, del
fatto che i conflitti di lavoro, che esistono anche nella chiesa, non sono una questione privata di ogni singola opera ma
un problema di tutta la comunità.
3. - Il terzo problema è quello del rapporto tra lavoro e vocazione, tra lavoro e
servizio. « Per dieci anni e mezzo ho lavorato in Claudiana con spirito di servizio,
e a questo spirito ora non credo più » ha
dichiarato al Sinodo Edda Tron, firmataria del documento e mebro del Sinodo
stesso: affermazione molto dolorosa anzitutto per chi l’ha vissuta e la vive, e anche per chi Tascolta; una sconfitta per la
comunità cristiana. La chiesa dovrebbe
essere il luogo in cui le vocazioni e i servizi nascono e vivono; può anche diventare il luogo in cui esse muoiono? Giorgio
Tourn ha giustamente osservato che Timpegno vocazionale è sempre un di più,
che supera i confini del lavoro giuridicamente inquadrato e sindacalmente retribuito; ma la tendenza, nella chiesa, è di
abusare di chi intende il proprio lavoro
come servizio. Carlo Papini, prendendo
la parola al termine del dibattito, ha ribadito che a suo avviso il problema non
è di ordine sindacale (le questioni sindacali sono state risolte) né di ordine personale (contrasti di carattere o cose simili) ma è di ordine vocazionale: « le nostre opere — egli ha detto — possono funzionare solo se la gente che ci lavora crede
in quello che fa ». D’altra parte tra spirito di servizio e condizioni di lavoro c’è
un rappMjrto che non può essere ignorato.
Come si vede, il dibattito sinodale è
stato introduttivo, non conclusivo. Il problema è aperto, ma tutt’altro che risolto.
La soluzione non potrà consistere in parole ma solo in « fatti e verità » ( 1 Giov.
3: 18). Saremo in grado di produrli?
« Chiediamo un confronto » si legge nella
parte finale del documento. Noi speriamo
che il confronto diventi incontro e si trovi, col concorso e lo sforzo di ciascuno,
una soluzione soddisfacente per tutti,
cioè giusta e fraterna.
Paolo Ricca
4
19 settembre 1975
Pagina a cura
delle Unioni Femminili
UNA GENERAZIONE
Si sa che l’età senile è il periodo del maggior disadattamento dovuto alla perdita di
forza biologica, intellettuale, alla riduzione di autonomia, alla emarginazione familiare e
sociale, alla mancanza di sicurezza di vita.
Questi problemi non riguardano soltanto una classe sociale, ma sono comuni a tutti
quelli che raggiungono la terza età. Tuttavia le classi meno privilegiate li sentono più acutamente ed è a queste che la società deve particolarmente provvedere. L’intervento pubblico — anche se molto lentamente — sta cominciando qua e là qualche azione anche in Italia.
Le unioni femminili, nel corso delle loro riunioni del 1974-75 hanno voluto chiarirsi
quali sono le situazioni di frustrazione che sopraggiungono nella terza età, in che senso
la società provvede o deve provvedere e inoltre chiedersi e porre alla chiesa l’interrogativo
quale sia la sua responsabilità nei confronti di questi fratelli. Ad essi, in modo particola
queste pagine, ricordando momenti del passato e guardando a speranze
dell avvenire. ‘ ^ g
Non vogliamo tacere il momento forse più delicato della
vecchiaia: il senso dell’approssimarsi della morte. Anche qui
Barth non è stato né romantico
né spaurito. Dicono di lui che
non ha mai respinto la morte,
ma l’ha guardata di sfuggita,
come nella sua teologia aveva
guardato le potenze malefiche.
Ne parlava con ironia: non accettava molto il fatto di essere
mortale, anzi gli dava un po’ fastidio! Aveva però la fortuna di
avere uno spirito molto vivo:
« L’attività della mia piccola testa non è molto diminuita con
La vecchiaia:
una tappa come un'altra
Esiste, nelle facoltà universitarie di vari paesi, la simpatica
tradizione di festeggiare con
scritti di colleghi, i compleanni
dei professori che hanno una
lunga trafila accademica. Anche
le lettere di ringraziamento dei
festeggiati contengono spesso
riflesioni interessanti e inedite.
Così E. Busch, l’ultimo segretario di Karl Barth, ha potuto raccogliere nelle lettere che Formai
vecchio professore scriveva ai
suoi amici, dei pensieri, molti
dei quali toccano l’argomento
dell’età, della vecchiaia, del rapporto delle generazioni. Ci sembra che queste riflessioni semplici, personali, scritte in margine alla sua teologia, possano
interessare anche la nostra riflessione sul problema e i compiti della vecchiaia.
— « sono io purtroppo! » — è
oggi superato. « Questo mi tocca — disse — ma non mi demolisce ». Aggiunse che liquidare
un uomo con l’etichetta « superato » non è serio, risponde solo
a una moda. Dichiarò di rifiutare l’etichetta, pur essendo disposto a riconoscere l’insufficienza di ogni pagina della Dogmatik.
Alla tentazione dell’ammirazione del passato corrisponde
l’altra tentazione, di voler essere sulla cresta dell’onda, ben installati nel presente, incapaci di
autocritica, preoccupati di ciò
che è nuovo più che di ciò che
è vero.
Essere in cammino
Si dice che Barth abbia preso
molto sul serio la vecchiaia per
il fatto... di non averla considerata una cosa importante! Cioè,
per lui, la Chiesa è il popolo di
Dio itinerante, in marcia verso
la méta che Dio ha stabilito. Andare verso quella méta è compito dei cristiani vecchi e giovani.
In questa luce è chiaro che la
vecchiaia viene relativizzata, è
una delle tante epoche della vita, con i suoi problemi, le sue
difficoltà, le sue limitazioni, il
suo particolare modo di essere
e di sentire, sullo stesso piano
dell’età giovane e dell’età matura. È già questa una posizione
stimolante.
Ciò che risulta dunque indispensabile per i vecchi — e non
sempre solo per loro — è « restare in marcia », non lasciarsi
vincere dal lamento rinunciatario che è loro abituale. Ma che
cosa significa essere in marcia
quando si è forse malati, stanchi, tristi? Per tutto il pensiero
di Barth essere in marcia ha significato prima e soprattutto
andare alla ricerca della rivelazione di Dio, andare verso la sua
grazia e il suo perdono.
In secondo luogo essere in
marcia vuol dire sapere che ci
sono altri con cui si fa il cammino.
Altre esperienze
Fra le tante caratteristiche
della vecchiaia una delle più belle è l’indulgenza: indulgenza nel
modo di pensare, di giudicare.
di considerare. Vi è certo una
indulgenza che viene naturale
con l'età e può anche essqre una
perdita del senso critico, un distacco dagli uomini, una stanchezza di dire « no! ». Ma quando l’indulgenza non è solo una
capitolazione di energia e diventa un modo di esprimere la propria riconoscenza per i doni immeritati che Dio ci ha dato lungo tutta la vita, allora acquista
il suo vero senso, diventa uno
dei grandi compiti della vecchiaia. (In una lettera di ringraziamento del 1967 Barth aveva
detto di avere tutte le ragioni
per essere riconoscente a Dio
e per intonare un salmo con la
sua voce ormai un po’ rotta). In
una lettera del 1968, una delle
ultime, diceva di non avere da
lamentarsi di niente se non della incapacità di essere sempre
riconoscente.
la debolezza fisica » scriveva dopo l’81“ compleanno. « È la vitalità della vecchiaia » diagnosticò il suo medico. A 82 anni
raccontava di poter prendere
una doccia fredda ogni mattina
d’estate e d’inverno, di poter bere un bicchiere di vino rosso o
bianco o occasionalmente un po’
di birra. Anche se la salute alla
fine era diventata precaria non
ebbe mai disgusto della vita, anzi diceva a un gruppo di pastori
tedeschi che avrebbe desiderato
vivere a lungo per l’interesse che
destava in lui la teologia, la
Chiesa, la politica, la tecnica, la
civiltà.
* * *
Evidentemente un corpo sano
e una mente tranquillamente lucida sono un dono che non tutti
possono avere. Ma pensiamo
che l’esperienza di una vecchiaia
aperta alla fede, cosciente dei
suoi compiti e dei suoi doni,
debba essere tentata da più di
quanti la tentano nella nostra
generazione. Berta Subilla
(Abbiamo passato in rassegna
e tratto le citazioni da un articolo di E. Busch apparso in
« Revue de Theologie et Philosophie » VI/1970).
UN RACCONTO
La nonna
I compagni di strada
Per i più vecchi — e forse anche per i più giovani — sapere
di camminare con dei compagni
di strada, nel rispetto e nella fiducia reciproca, è impegnativo.
Esige per esempio una notevole
modestia, perché crea il senso
del proprio limite. « La Coscienza che ci sono accanto a me altre persone — scriveva Barth —
mi dà una certa pace interiore,
fa in modo che io non mi senta
in obbligo di avere sempre ragione » (Letzte Zeugnisse).
Camminare verso Dio con gli
altri può inoltre distogliere i
vecchi dalla tentazione di essere sempre in ammirazione del
passato. Il passato non va esaltato perché rappresenta un nostalgico buon tempo antico, né
va respinto perché « vecchio »,
va rispettato e respinto in ragione di quello che ha avuto di
contenuto.
Durante un seminario con gli
studenti, Barth commentò una
volta una frase del Time: Barth
Ritornai come ritornano tutti quelli per i quali quattro anni della grande guerra erano stati più di
un ubriacatura, di un mestiere o di una maledizione... Tutti mi aspettavano. Era una casa grande in un
vecchio giardino. Erano in molti, i genitori, i fratelli, parenti, amici... Mi parlavano dell’avvenire, dei
viveri, della rivoluzione, mi assegnavano il posto migliore davanti al caminetto, erano pieni di riguardi e di contenuta delicatezza, ma parlavano, senza timore, di morti e mutilati e sperduti. Stavano sull'altra sponda.
Giunse la prima domenica d’Avvento. Mi alzai per tempo e mi misi a girare per la casa. La neve
cadeva nell’orto e il fuoco ardeva nel caminetto, lo intanto passavo da una stanza all’altra sempre
cercando. Ecco, l’avevano dimenticata: in nessun luogo era appesa la corona dell’Avvento, da nessuna parte pendeva la stella. Ritornai in camera mia posai la fronte contro i vetri. Fin dove potevo risalire col pensiero ciò non era mai accaduto. Questa è dunque la guerra, pensai, non i morti, ma questo
piccolo fatto, COSI infantile... che hanno dimenticato l’eterno... che Cristo ha lasciato quésta terra... che
non ha più voluto rimanere con gli uomini...
Non volli vedere nessuno, né le persone né la casa. Niente. Uscii nella neve, nel bosco, dove a
destra e a sinistra la terra era velata. Nella casa di un guardiaboschi mi feci indicare la strada e mangiai in un’osteria sopra la quale si curvavano gli abeti. Cristo non era in nessun luogo. Neve, orme
di animali, slitte, il crepuscolo, la via del ritorno, i campi notturni.
Si, dissi, ero stato fuori, lontano, non mi sentivo bene. Riattraversai tutta la casa: niente. Nell’atrio c’era la nonna col bastone tra le mani.
« Cerchi qualcosa, figlio mio? ».
« Si, nonna... no... Sono stato assente troppo a lungo ».
Ella mi prende per un braccio, senza parlare e mi conduce alla porta. Non è più cieca,, perché
qui c’è uno più cieco di lei. Non cammina più curva perché qui c’è suo nipote, il soldato sano e senza
ferite, che cammina più curvo di lei. Ella sa che cosa succede in questa casa perché dal seggiolone ascolta ogni rumore e il tempo passa tra le sue. mani come una collana di perle.
Mi fa varcare la soglia e chiude la porta dietro di sé... Sopra la sua tavola luccica la stella rossa e
sotto la lampada pende la corona. 1 fili d’argento brillano alla luce rossastra. Come da ragazzo m’inginocchio davanti alla sua sedia, ma lei stringe al seno la mia testa in modo che io possa vedere ogni
cosa: la stella, il verde dell’abete, le ombre, il silenzio, il paese addormentato.
« Ecco » mormora « non devi essere in collera con loro. Molte cose sono accadute, ed essi non sono come pozzi nei quali tutto può cadere senza che si empiano. Vedi, io ho molto tempo, i vecchi non
accendono ogni giorni per sé una lampada nuova. Essi tengono una mano davanti al lume e tutto ciò
che serve è illuminato: ogni via, ogni volto, ogni dolore. Ora, non arriva più nulla se non la morte e
questa viene da sé e molto tempo rimane per il passato... ».
« Nulla è rimasto, nonna » sussurrai. « Nulla... Anche le croci cadono... e allora si leggerà .soltanto
nei libri che c’era una volta... ».
«Come sei giovane! iì dice teneramente. «Vedi, Dio ha spaziato la terra e cancellato un’intera
generazione... e mi ha lasciata in vita affinché potessi porgere la mano a te, mio nipote, al disopra di un
mondo spento. Nulla è rimasto, dici, ma guarda come luccica: è la medesima stella, non acquistata
di fresco, ma quella della nostra infanzia. Troppo a lungo sei stato assente, dici... ma non sei giunto
forse a tempo perché io possa accenderla per te? Davvero non è rimasto nulla? Oh, figlio mio è rimasto un fanciullo che voleva avere una stella e una vecchia che potesse accenderla. Non ti pare abbastanza? ».
E si china sopra d me.
« Non bisogna andar via, figlio mio », dice lentamente « fintanto che non si sa se non ci sia tra
gli uomini un fanciullo che desidera una stella... ».
Poi stiamo a guardare il lumino che dentro alla stella rossa arde e si consuma finché, senza dolore, si spegne.
Da « La stella di sempre ». ERNST WIECHERT
LIBRI
PAUL TOURNIER, Invecchiare è un arie,
Marietti, L. 2.500.
L'autore, un medìco-psìcologo protestante, non solo, naturalmente, studia a
lungo, con amore e comprensione, il
problema degli anziani, con tutto ciò che
comporta, ma vorrebbe che, quando si
è ancora nel pieno delle forze e del lavoro, ci si preparasse al pensionamento, perché gli ultimi anni possano esser belli e fecondi, e sia bandito ¡1
dramma della noia, della monotonia e
della solitudine. Crede in una vera missione di calore umano degli anziani nel
nostro mondo disumanizzato. Invita i
giovani ad avviare con loro un dialogo,
perché si stabilisca tra loro una misteriosa corrente di simpatia.
Peccato che, nella traduzione italiana,
sia stata tralasciata l'ultima parte: la
fede. Lalla Conte
MARGOT BENARY ISBERT, La meravigliosa avventura della terza età, Grìbaudi, L. 1.600.
Questo piccolo libro si rivolge particolarmente alle persone anziane per dimostrare che anche la « terza età » può
èssere un periodo della vita denso di
gioie, di vitalità e di operosità se non
si lascia soppraffare dalla rassegnazione
se, come l'autrice, si riesce a mantenere
vivo l'interesse per l'esistenza e per tutto ciò che essa offre. |. A.
BOZENA NEMCOVA, La Nonna, Mondadori.
È un'opera ormai classica delia letteratura cèca, scritta verso la metà dei
XVIII sec. Non è un vero e proprio romanzo, ma una serie di quadri di vita
campagnola con un filo conduttore, certamente autobiografico. In cui sempre al
centro c'è la figura della nonna, una
creatura dallo spirito sano e puro.
I. A.
ELSA MORANTE, La Storia, Einaudi, L.
1 .200.
Il libro, pubblicato l'anno scorso, ha
avuto una grande, meritata accoglienza.
È romanzo, perché personaggi e vicende sono inventati, ma è storia, perché
fa rivivere e interpreta gli anni 19411947 che i più anziani ricordano bene,
È Roma (o dappertutto?) durante l'ultima guerra. Iduzza e Useppe, mamma
e bambino, due esseri così reali, innocenti, in quel mondo che si frantuma.
B. S.
NATALIA GINZBURG, Lessico familiare,
Einaudi.
Chi non avesse letto questo, che è
forse il principale libro dèlia Ginzburg,
vi troverà rholto interesse, anche se risaie ad alcuni anni fa. Luoghi, persone,
nomi sono reali e ci portano nella Torino antifascista del tempo ormai lontano della guerra e dopo, fra figure famose della vita di quel tempo.
B. S.
ROSSANA OMBRES, Le belle statuine,
Einaudi, 1975, L. 3.000.
Da una sua collezione di cartoline dal
principio del '900 agli anni 25-30, l'autrice trae spunto per una serie di poesie
dove rivivono bimbi col colletto alla
marinara, bimbe vestite di pizzo con le
cinture sotto i fianchi, bambole dì porcellana e i giochi di allora. Le nonne
che hanno vissuto quel tempo, non godranno di questo libro?
B. $.
S. de BEAUVOIR, La terza età, Einaudi
1971.
G. BERLINGUER, Gli anziani nella società
in trasformazione. Nocciolo, 1968.
G. BOCCARDO, Il servizio sociale nell'assistenza domiciliare agli anziani,
in Longevità 5-6, 1972.
A. FRANCO, Il vecchio in Italia o merce o rifiuto, Coines.
M. MALFATT-R. TORTORA, Gli anni negati; inchiesta, Mursia, 1974.
L. MUSMECI, L'ultima età, .Feltrinelli,
1974.
P. P. RIZE-C. VALLIER, La terza età. Sansoni.
- Diakonia, anno XIV - 2 aprile 1975
- Gli istituti (evangelici per anziani.
Riforma dell'assistenza. L. 750.
« In qualunque età della
vita bisogna, prima di tutto, amare il prossimo più
di sé stessi ».
G. Daniel'
5
\4
19 settembre 1975
VA E L’ALTRA VIENE...
Ecclesiaste 1, 4
Carrellata suH'orizzonte italiano
Ricerche, riflessioni e conclusioni in margine ai Convegni femminili
interdenominazionali
IL RUOLO DEGLI ANZIANI
NELLE NOSTRE COMUNITÀ’ OGGI
Roma
I servizi per gli anziani si possono dividere in due grandi settori: servizi sociali e servizi sanitari. I primi riguardano;
Alloggi: la politica edilizia
per gli anziani da noi è ancora
tutta da impostare. L’anziano in
mancanza di abitazioni adeguate
si è dovuto adattare a vivere
male in case malsane o vecchie,
o ha dovuto optare per la casa
di riposo. Nel 1971 il Parlamento ha varato la legge 865 che per
la prima volta nella nostra legislazione prende in considerazione il problema della casa per
anziani. Si auspicano blocchi di
alloggi fra quelli normali, di
preferenza a pian terreno, luminosi, riscaldati, con pavimenti
non sdrucciolevoli, provvisti di
corrimani, di porte larghe dove
passino poltrone a rotelle ecc.
Questo esiste in Inghilterra, Danimarca, Belgio, Olanda, Germania, Svezia, Francia, dove i costruttori godono di sovvenzioni
statali e possono mettere sul
mercato alloggi a basso prezzo.
« Bisognerebbe prendere
sul serio non soltanto la
sorte degli anziani ma la
funzione della vecchiaia ».
De Robert
Altre soluzioni previste sono case-alloggio (con servizi generali,
mensa, lavanderia, ecc.). Comunità-alloggio (cioè case con abitazione in comune e autonomia
di gestione).
Assistenza domiciliare: si estrinseca in aiuto giornaliero a
domicilio, fornitura di pasti a domicilio... L’anziano va inoltre
aiutato nel disbrigo di impegni
fuori casa; riscossione delle pensioni, pratiche amministrative,
accompagnamenti. Fra questi
servizi vanno elencate le mense, le attrezzature per lo svago,
i centri diurni, sperimentati particolarmente in Inghilterra.
Soggiorni di vacanza: nella
moderna gerontologia la vacanza è intesa come azione che aiuta a tenere lontani fenomeni di
apatia, di scarso interesse per il
mondo circostante di progressiva perdita di efficacia generale.
In Italia la vacanza è lungi dall’essere un fatto di massa, essendo riservata al 30% della popolazione e al 10% degli anziani.
Cominciano dei primi tentativi
di organizzazione in questo settore.
7 servizi sanitari: attualmente
in Italia si dà alla malattia dell’anziano solo la risposta ospedaliera. Manca l’assistenza sanitaria domiciliare che permette
di lasciare il malato nel suo ambiente con controlli medici e assistenza a domicilio. Centri sanitari diurni (ambulatori e ospedali diurni) sono sperimentati in
URSS, USA e nel Nord Europa
per evitare il trauma del ricovero. Per l’assistenza ospedaliera agli anziani Forientamento è
di preferire reparti geriatrici
nell’ospedale di tutti, piuttosto
che ospedali geriatrici che finiscono con l’essere dei cronicari.
La legislazione: le régioni che
hanno emanato leggi in favore
degli anziani sono: Piemonte,
Lombardia, Liguria, Venezia Giulia e Friuli, Emilia, Toscana, Umbria, Il compito di applicare le
leggi è demandato ai Comuni,
Dappertutto ha preso piede l’assistenza domiciliare. I Comuni
usufruiscono spesso di strutture
esistenti (palestre, mense scolastiche, lavanderie...). Il personale (assistenti sociali e sanitarie.
infermieri, collaboratrici domestiche) viene sottoposto a un
breve corso di perfezionamento.
Tra i Comuni e l’INAM sono stabiliti accordi in favore degli assistiti. 1 Comuni si occupano anche dei soggiorni di vacanza.
Mentre i servizi domestici, sanitari e di vacanza vanno lentamente affermandosi, altrettanto
non si può dire dell’edilizia per
gli anziani.
(Da uno studio di
Cecilia Arangio Ruiz)
Valli
All’incontro femminile del Piemonte si è accennato ad alcuni
aspetti meno approfonditi per i
quali la nostra società dovrebbe
fare altre ricerche e dare delle
soluzioni: la « terapia di gruppo » per quel che concerne il
lato medico-psicologico degli anziani; la trasformazione e specializzazione dei ricoveri per anziani per destinarli soprattutto
ad anziani ammalati; l’occupazione degli anziani, sia con una
attività professionale adeguata,
sia con altri ruoli attivi. È uno
dei punti più importanti perché
senza soluzioni per ora. Sul piano pratico ogni gruppo presente si era preparato a òitare i servizi nuovamente creati nel proprio comune. Ne è risultata una
ampia panoramica di quanto si
fa nella zona che è fra quelle di
avanguardia in Italia, in particolare a Torre Pellice. In campo
. evangelico va notato il caso dell’asilo di San Giovanni che da
ex centro chiuso (ad internato)
si sta trasformando in un moderno « centro aperto » (con
scambi e servizi offerti agli abitanti del quartiere).
E stato proposto di creare una
« commissione 3® età ».
Marie-France Coisson
Trieste
Le conclusioni del convegno a
Trieste furono fortemente polemiche: « gli anziani sono degli
emarginati, vittime di un sistema che non intende arrivare a
certe soluzioni che sconvolgerebbero gli equilibri e i compromessi che sono la legittimazione del
suo esistere ». Per troppe persone il problema della terza età è
in primo luogo un problema di
mezzi; se la persona anziana,
ancor valida, ma non più inserita in attività regolari, potesse
godere di indipendenza finanziaria mediante agevolazioni da offrire a chi ha lavorato per anni
(agevolazioni ferroviarie, di trasporto cittadino, telefoniche,
ecc.), se fosse messa al riparo
di una situazione economica inflazionistica, per molti la vita
cambierebbe totalmente.
A Trieste le attuali strutture
si rivelano sempre più inadeguate; c’è mancanza di assistenza
domiciliare, per lo più affidata
« Quando la nostra esperienza, la nostra comprensione della vita si sono arricchite, abbiamo il tempo
e la qualifica per un vero
ministero dell’incontro personale ».
P. Tournter
sente la mancanza di un servizio di assistenza regolare anche
alle persone più o meno abbienti che, pur disposte a pagare non
trovano una soluzione.
Si è prospettata l’eventualità
di un ritorno al nucleo familiare composto non solo da genitori e figli: in alloggi con doppi
servizi potrebbero convivere, in
modo abbastanza autonomo, comunità familiari più vaste, il che
permetterebbe un aiuto vicendevole prezioso. Questo comporta una preparazione a livello
spirituale, sociale, psicologico
sia da parte dei rappresentanti
della terza età che dei più giovani. In un tempo in cui si parla di « comuni », perché non
fondare delle « comuni familiari »? E nota la tesi del sociologo
americano Barson che vedrebbe
affidato alle persone anziane alcune attività sociali (centri culturali, nidi, ecc.) che beneficierebbero della loro esperienza.
Delia Bert
A Milano
Campobasso
Bologna
si sono tenuti altri incontri.
E stato spesso citato quest’anno
l’esempio del vecchio Simeone,
che prende Gesù fra le braccia;
ha due qualità rare; era in attesa del Messia, cioè la sua vita
era tesa verso il domani, e non
verso il passato; ed aspettava
« la consolazione d’Israele », cioè
di un popolo intero, lontano da
sole preoccupazioni personali.
« Che cosa Dio aspetta
da lui in questa tappa di
pensionamento e d’invecchiamento? A che cosa Dio
gli chiede di rinunciare per
adattarsi alla propria età
e che cosa gli chiede d’intrapprendere? Ecco quel
che'si tratta di scoprire; è
del tutto naturale chiederglielo ».
P. Tournier
«Porteranno ancora
del frutto nello vecchiaia»
SALMO 9 2; 14
1900-1975 - chi è nato intorno al principio del secolo si trova
ad avere vissuto questi 3/4 del XX secolo fra le peggiori tragedie
della storia umana, ad un ritmo sempre più accelerato di cambiamenti. Quanti avvenimenti subiti e esperienze volute ognuno di
loro porta nascoste in sé ! Perciò gli anziani hanno un ruolo indispensabile e insostituibile: dire alle generazioni seguenti quello
che hanno vissuto per aiutarle a costruire un domani migliore; il
perché delle loro grandi e piccole scelte individuali e collettive;
per quali ragioni di sofferenze, di speranze e di fede le hanno
fatte; In quanto 'credenti evangelici come sono stati chiamati a
vivere e ad esprimere la loro fede; quali critiche portano oggi
sulle loro scelte passate. (Salmo 71 : 18).
Sul piano delle nostre comunità, quali possibilità di scambi
tra le varie generazioni offriamo agli anziani? Da una semplice
corrispondenza tra unioniste stralciamo alcune righe : da Villar
Perosa un'ottantenne esorta a « tenersi in contatto coi giovani, discutere con loro i problemi moderni, cercare di adattare al loro
il nostro modo di vedere le cose... e fare sempre nuove esperienze ». Tra le nostre comunità c'è chi pianifica delle visite agli
anziani, c'è chi organizza incontri per loro; ed è bello. Ma basta?
Che cosa gli anziani aspettano dalla propria comunità, e che cosa
possono dare, e vice versa? Da Pachino Maria Giardina scrive:
« Non la solitudine è tanto dannosa, quanto l'emarginazione. Il
sentirsi ancora utile è, per l'anziano la cosa più importante e più
gradita che possa avere, quindi la comunità si deve sforzare di
circondarli in questo senso per fare continuare loro un attività a
cui possano corrispondere ». Ci limitiamo a citare alcune persone
ottantenni tuttora impegnate: Selma Longo e il suo lavoro per i
carcerati, Anita Mathieu Eynard e la biblioteca braille per i ciechi, Margherita Fürst e la musica. Da Pachino Ester Trobia — che
si offriva a collaborare a un bollettino 3® età se si fosse fatto —
ci dice che dopo aver insegnato per 20 anni nelle scuole valdesi,
alla chiusura ha dovuto fare altri concorsi per andare altrove con
due bimbi (era rimasta vedova a 24 anni dopo la guerra del '15);
« il Signore mi ha dato sempre forza e la fede non mi ha mai abbandonato anche quando ho avuto grandi dolori. Ora benché
malata di cuore servo il mio Signore con allegrezza, alcune bimbe della scuola domenicale vengono a fare i compiti e mi ricambiano con piccoli servizi : mi allacciano le scarpe, mi comprano il
giornale. Abbiamo sotto la nostra protezione 2 vecchiette povere
che non sono della nostra chiesa; l'altro giorno abbiamo preparato per loro dei fazzoletti. Le bimbe a cucire l'orlo che io imbastivo... Ci proponiamo un grande progetto, vorremmo acquistare un
pulmino per i bimbi dell'asilo e per portare in chiesa le persone
anziane la domenica ». Ad Angrogna si è inserito nella corale,
superando qualsiasi problema di età, l'ex cuoco di Agape, Berger.
A Viering Caterina Berger, malgrado i suoi 90 anni, accoglie gli
ospiti della casa per ferie.
Chissà quanti altri si potrebbero aggiungere?
Sarebbe interessante sapere quanti sono impegnati, quando
ne è offerta loro l'occasione, per quali tipi di attività. Tocca ad
ogni comunità di fare il punto della propria situazione.
Marie-France Coisson
alla buona volontà di poche suore ed altri volonterosi. Il comune si occupa di alcune centinaia
di persone anziane senza mezzi
di sussistenza (con visita domiciliare, turni di vacanze...). Si
• Gli studi seguiti quest’anno
nelle Unioni femminili erano
stati preparati dalla Dr. Nella
Greppi Giampiccoli : « Medicina
e psicologia di fronte agli anziani»; dalla Ass. sociale Rosella Ronfetto Taglierò ; « Criteri
attuali dell’assistenza agli anziani»; dal pastore Luigi Santini;
« Le persone anziane e la comunità cristiana ». Erano completati da studi biblici, inchieste,
bibliografia.
• Il Comitato femminile valdese ha lanciato la proposta di un
« Bollettino evangelico per la
terza età », sul modello del bollettino francese « Solidaire » ( di
cui l’Unione femminile di Angrogna offre l’abbonamento a 6
persone anziane della comunità)
con l’idea che, una volta lanciato fosse gestito dagli anziani
stessi. Hanno risposto 8 Unioni
( Angrogna, Bologna, Luserna
S. G., Pachino, Pinerolo, S. Secondo, Trieste, Villar Perosa)
di cui 3 positivamente. La maggioranza è contraria all’idea per
paura che una pubblicazione del
genere emargini gli anziani.
• Alcune Unioni propongono di
offrire abbonamenti a Eco-Luce
ai loro anziani.
• È allo studio un « campo »
per anziani su piano nazionale e
interdenominazionale, da tenere
a S.ta Severa (Roma) nell’ultima decade di settembre. È organizzato dal Consiglio di collegamento delle Unioni femminili.
• Nella Università di Strasburgo è stata creata una « Università della terza età », dipendente
dal Ministero della pubblica
cronaca
istruzione di Francia. L’afflusso
è da 400 a 600 persone. Dopo
un periodo in cui sono state tenute solo lezioni generali, è nata la prassi di formare piccoli
gruppi che lavorano parallelamente alle lezioni generali. L’insegnamento verte su; gerontologia - questioni giuridiche - ecologia - questioni religiose (di
cui si occupa la Past.ssa Hoffet,
nota nelle Unioni Femm. delle
Valli). I frequentatori provengono da ambienti diversi e molte sono le donne che vi partecipano. Tutti desiderano « conse
guire una formazione che prima
non avevano potuto avere ».
• In Svizzera si insiste molto
sull’apporto benefico della ginnastica, che, oltre ad evitare
malattie e a riabilitare le articolazioni arrugginite, permette
di vivere apprezzati momenti comunitari. Sono perfino organizzate gare di sci e di nuoto.
• Organizzato dalla comunità
delle suore evangeliche di Pomeyrel (Francia) ha luogo un
incontro annuale 3" età dove da
4 anni partecipano alcune persone delle valli valdesi.
• In Italia esistono più di 15
case di riposo e centri evangelici per anziani.
• È da augurare che, in ogni
quartiere — come ci sono le
scuole — ci siano un giorno i
servizi per gli anziani. A queste
realizzazioni le persone anziane
evangeliche sono invitate a partecipare in prima persona, anche perché si è constatato in vari posti che alcune responsabili
lavorano in favore degli anziani
per la gloria di aver creato qualche cosa, col rischio di passare
accanto ai bisogni reali degli anziani.
6
Bile valli oggi
La guerra
dei funghi
Nei giorni scorsi sulla provinciale Pinerolo-Bobbio Pellice, in territorio di Villar
Penice, sono apparsi alcuni vistosi cartelli con la scritta "Vietato raccogliere
funghi ai non residenti nella zona".
Nello stesso periodo di tempo, alcuni
automobilisti che avevano parcheggiato i
loro mezzi nei boschi hanno avuto la spiacevole sorpresa di ritrovarli con le gomme danneggiate.
È chiaro che i due fenomeni sono strettamente collegati tra di loro. È forse
scoppiata la "guerra dei funghi"? Probabilntente si tratta solo di due fenomeni
dt difesa^ contro l invasione dei cercatori
di^ funghi, invasione che ha assunto quest anno proporzioni mai viste.
I cartelli non. hanno nessuna ufficialità,
non sono stati posti dalVautorità comunale né con il suo consenso. Evidentetnente sono stati posti da qualche sconosciuto di buona volontà che sperava in tal
modo di scoraggiare i ricercatori di funghi spaventandoli con un "divieto", lasciando intendere che il trasgressore potesse andare incontro a chissà quali sanzioni. Non sappiamo se essi abbiano ottenuto lo scopo, ma certo sono indicativi della realtà che si sta vivendo dalle nostre parti.
Anche le gomme bucate sono un sistema di difesa, più energico e più efficace,
ma certo anche incivile, che non riesce
a far comprendere le ragioni di una protesta, ma serve unicamente a inasprire
gli animi e a generare maggiore incomprensione. Se per il primo sistema si può
avere un buon apprezzamento, per il secondo non si può esprimere che riprovazione incondizionata.
Va chiarita la ragione di questa esplosione di ostilità ^contro i cercatori di funghi. È concetto generale che tutti i prodotti non coltivati (o gli animali non allevati) siano proprietà di chi se ne impossessa. Così è dei funghi, dei lamponi e
mirtilli e more, così è della cacciagione e
della pesca. La differenza di fondo è che
la caccia e la pesca hanno trovato una loro regolamentazione, per cui è necessario essere muniti di apposito permesso e
in qualche caso vengono strettamente
precisati i giorni in cui è lecito cacciare,
la quantità del carniere ecc. Mentre per
la raccolta degli altri prodotti non vi è
alcuna regolamentazione, così pian piano
succede che si moltiplichi il numero di
coloro che si dedicano a tale attività. In
linea d massima credo si possa dire che i
proprietari del fondo sono oggi come ieri consenzienti a che sulla loro proprietà
si raccolgano i funghi. Non sono invece
d'accordo quando anziché i funghi si raccolgono altri prodotti, come è ora (per
fortuna solo in qualche caso, ma anche
se isolato serve a destare non poca rabbia) per i prodotti dell’orto e sarà più
avq^i delle castagne o delle noci o delle
mele.
Si aggiunga ancora che in questi tempi, con l’incremento della motorizzazione,
il nurnero di piedi che calcano i nostri
boschi è aumentato sproporzionatamente, per cui il suolo rimane completamente calpestato ed è pregiudicata non solo
per l’immediao futuro, ma probabilmente per alcuni anni, la possibilità che i
funghi si riproducano.
Va ancora tenuto presènte che il valore comrnerciale dei porcini è ora altamente redditizio, per cui si comprende facilmente che i coltivatori diretti, colpiti per
altro dalla svalutazione di prodotti tradizionali, tendano ad arrotondare i loro magri bilanci con la vendita di questo prodotto e desiderino difenderlo ad oltranza.
Nel caso di Villar Pellice poi va ricordato che da diversi anni il Consiglio Comunale ha approvato un “regolamento
di polizia Turare", inteso a difendere sia
gli interessi dei locali, sia l’interesse generale dell’ambiente. Ma la burocrazia
complicata ha finora impedito che tale
regolamento entrasse in vigore, per mancanza di approvazione. E un gioco di competenze, per cui nessuno si assume la
responsabilità di approvare o di proporre
modifiche là dove si ritenesse necessario.
Intanto le cose vanno avanti come se
il problema non si ponesse ed è comprensibile lo stato d’animo dei proprietari dei
fondi. E auspicabile che, come avviene
per la caccia e per la pesca, si preveda
un sistema efficace di difesa di coloro che
oggi sono veramente i maggiormenté danneggiati: gli agricoltori. Oppure sì abbia
il coraggio di non versare lacrime se lo
spopolamento della montagna continuerà
inesorabile e si andrà accelerando.
Bruno Bellion
LUSERNA SAN GIOVANNI
Altra sorpresa della DC
Si è riunito il consiglio comunale di Luserna giovedì 11 settembre; fra i vari articoli airordine del giorno ve n’era uno
che riguardava l’elezione di tre rappresentanti del comune per la comunità montana della Val Pellice. I rappresentanti
dovevamo essere scelti in numero di due
per la « maggioranza » ed uno per la « minoranza »; che per la « maggioranza » venissero eletti due democristiani, come di
fatto è avvenuto, era una cosa scontata;
ciò che invece ha costituito una « sorpresa » è stata l’elezione del rappresentante
di minoranza. I 10 D.C. e i 2 socialdemocratici hanno infatti votato compatti per
il consigliere Losano, unico liberale presente nel consiglio comunale, che è stato
così eletto con tredici voti contro sette.
Sorpresa, abbiamo detto, spiacevole, che
ci permette però di scoprire qual è il vero volto della D.C. di Luserna e qual è il
suo gioco nell’attuale situazione politica
caratterizzata da una generale avanzata
delle sinistre. Evidentemente, di fronte a
proposte concrete di comunisti e socialisti, il progressismo, tanto sbandierato
dalla D.C. locale fino a poco tempo fa, diviene una cosa scomoda e si preferisce
un recupero a destra: più comodo e che
presenta meno incognite per il gruppo
dirigente democristiano ed i suoi interessi.
Nel nuo progressivo spostamento a destra (iniziato con la costituzione della
giunta coi socialdemocratici) la D.C. lusernase ha ora giocato un’altra carta:
il più grande comune della Val Pellice
sarà quindi rappresentato nella comunità
montana da due D.C. e un liberale; la minoranza di sinistra (P.C.I. e P.S.I., 7 seggi in consiglio comunale che rappresentano il 36% degli elettori) viene ad essere
semplicemente ignorata. È a questa forma di democrazia che la D.C. si richiama
quando parla di società democratica e
pluralista? È tutta qui la democrazia
della D.C.? Gli avvenimenti sopra citati
hanno già ampliamente risposto a queste
domande.
Ci pare utile riportare Tultima parte di
un comunicato diramato dalle sezioni
P.C.I. e P.S.I. di Luserna a commento di
questo fatto:
« Il piano della D.C. è dunque completo:
— giunta di destra;
— emarginazione del Consiglio, chiamato solo a ratificare le decisioni di
giunta;
— consultazioni popolari fatte a decisioni già avvenute.
Alla forte avanzata delle sinistre, la D.
C. lusernese invece di scegliere la strada
del confronto e del dialogo con le forze
che rappresentano i lavoratori, per affrontare in modo organico i problemi del
comune e della Comunità Montana, sceglie l’accordo con le forze reazionarie
che possono portare solo all’immobilismo.
Il suo isolamento, prefigurato dai dati
elettorali, non potrà che diventare, dopo
queste testimonianze di irresponsabilità,
un fattore irreversibile ».
Claudio Pasquet
VAL PELLICE
Trasferimenti aH'OPL
nuovo attacco oiroccupozione
Cosa succede alla O.P.L.? È quanto si
stanno chiedendo gii abitanti della Val
Pellice ixi questi giorni. La direzione intende ridimensionare il numero dei lavoratori con trasferimenti, cassa integrazione, licenziamenti, creando non poche
preoccupazioni per molti lavoratori che
ancora una volta vedono il loro posto di
lavoro in pericolo.
La Val Pellice purtroppo, dal 1965, con
la chiusura della Mazzonis, ha subito una
continua perdita di posti di lavoro.
Le richieste della direzione O.P.L., a
quanto ci è dato di sapere da alcuni operai direttamente coinvolti, sono le se
Torlno 29-30 settembre 75
XII Convegno
sui problemi
deila montagna
Lunedì 29 settembre inizierà a Torino
il XII convegno sui problemi della montagna. Alle 10.30 Tinaugurazione ufficiale e
alle 15 la relazione introduttiva delTAssessore alla montagna, caccia e pesca della
provincia di Torino, Giovanni Baridon di
Bobbio, sul tema: « Città-Montagna: necessità di un rapporto diverso ».
Seguiranno altre due relazioni; la prima del presidente della Comunità Montana Val Pellice, arch. Piercarlo Bongo, su:
« La difesa delTambiente montano e la
riqualificcizione delle risorse umane nel
quadro di una nuova politica del territorio »; la seconda del dott. Giorgio Fallavi-,
cini, delTOsservatorio di economia agraria delTUniversità di Torino, su: « I problemi dei rapporti tra ambiente e caccia
in montagna ». Alle ore 17.30 inizierà la
discussione generale. Martedì 30, alle ore
9, visita al salone intemazionale della montagna; alle ore 10, terza relazione del prof.
Guido Sasso, magnifico rettore delTUniversità di Torino, su: « Un’agricoltura e
un turismo diversi con la diretta partecipazione delle popolazioni montane».
La conclusione dei lavori è prevista per
le ore 19.
Le iscrizioni al Convegno sono gratuite;
occorre però far pervenire alla Segreteria
(Via Lagrange 2) entro il 20 settembre la
scheda di iscrizione.
guenti: 15 trasferimenti interni (cambio
di reparto per altro tipo di produzione),
8 trasferimenti alla Microtecnica di Torino ; per altri 28 lavoratori l’Azienda propone o il licenziamento concordato, o
Tautolicenziamento, oppure la cassa integrazione o il trasferimento. Di fronte a
queste richieste padronali il Consiglio di
fabbrica ha dichiarato di essere disponibile a trattare soltanto sull’ultimo punto,
vale a dire il trasferimento.
I punti principali della trattativa concernono la durata del trasferimento: l’Azienda propone un anno o un anno e mezzo di trasferimento però a cominciare
dalTihizio della lavorazione di una nuova commessa che si prevede a fine anno
(si tratta di un aereo militare in coproduzione con altri 5 paesi europei). In questo caso, i lavoratori, pur essendo trasferiti di fatto sin d’ora, per l’Azienda il trasferimento verrebbe contato solo a partire dalla nuova lavorazione.
II Consiglio di fabbrica chiede che il
trasferimento non sia superiore ai 18 mesi e sia considerato a partire dal primo
giorno effettivo. Inoltre chiede che siano
concordati i nomi dei lavoratori che dovranno essere trasferiti, così, pure le modalità del loro inserimento produttivo a
Torino o negli altri reparti dell’azienda
lusernese. Inoltre il Consiglio di fabbrica
chiede il trasporto in pullman a Torino
gratuito o a prezzo politico.
Istituto Universitario
Studi Europei di Torino
Comunioato Stampa
Sabato e domenica si è tenuto presso il Municipio di Sisteron, nella valle della Durance, il
convegno sul diritto le istituzioni e le relazioni
con la CEE nelle alpi occidentali, organizzato
dalTIstituto universitario di Torino, in collaborazione con il Consiglio municipale e gli amici
locali.
Hanno partecipato amministratori e funzionari provenienti dal Delfinato, Provenza, Regione
Piemonte, Valle d’Aosta, Cantone di Vaud e
della Comm. europea di Bruxelles.
Questo Convegno, preparatorio del 1° Congresso sulle Alpi occidentali che si terrà a Torre
Pellice, faceva seguito a quello dedicato all’agricoltura tenuto a Demonte nel marzo scorso.
— cronaca
Agape
Controinformazione
e stampa evangelica
Dal 15 al 25 settembre ad Agape sotto
la direzione di C. Pasquet, P. Pioppi,
G. Platone avrà luogo il CAMPO CADETTI AUTUNNALE su: «controinformazione, stampa evangelica».
Il campo, a cui si sono iscritti già un
buon numero di partecipanti, proseguirà
la ricerca iniziata nel campo cadetti estivo. Oltre al lavoro diviso in seminari,
che analizzeranno i più significativi esempi di controinformazione in Italia, si terranno relazioni e dibattiti sulla stampa
evangelica e l’informazione religiosa in
generale. La ricerca del campo si muove
nel quadro delle linee emerse dall’ultimo
congresso FGEI, e dal desiderio dei partecipanti al campo cadetti di luglio di
nroseguire ed approfondire i termini della controinformazione insieme all’analisi
della stampa del mondo evangelico.
Guardia Piemontese
Giornate storiche
Programma della manifestazione;
— Mostra Storica dei Valdesi in Calabria, da domenica 21 a domenica 28 settembre, tutti i giorni dalle ore 15 alle
ore 19, in una sala messa a disposizione
dal Comune di Guardia.
— Sabato 27 : ore 18 Tavola Rotonda
sul tema « I Valdesi in Calabria : una storia da riscoprire ». È prevista la partecipazione di: A. A. Hugon, presidente della Società di Studi Valdesi, Aldo Comba,
presidente della Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia, Cesare Ritacca, sacerdote e professore a Montalto Uffugo,
Pietro De Seta, avvocato di Fuscaldo.
— Domenica 28: ore 11 Inaugurazione
dei Cippo commemorativo in ricordo della strage dei Valdesi del 1561, con la partecipazione del Moderatore della Tavola
Valdese Aldo Sbaffì, di autorità locali e
di un certo numero di Valdesi che verranno dal Piemonte.
Il discorso commemorativo sarà tenuto dal Dott. Aldo Comba, presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche
in Italia e dal Sindaco di Guardia Piemontese.
Per altre informazioni rivolgersi a: Pastore Vincenzo Sciclone, Via Frugiuele 2,
87100 Cosenza, tei. 0984/23624.
Angrogna
Alla processione
il vescovo non c'era
Egregio Signor Direttore,
su « L’Eco delle valli valdesi » del 29 agosto,
a pagina 6, sotto il titolo « Ecumenismo provocatore », è pubblicata una lettera di un « evangelico in
vacanza nelle valli », nella quale si fa riferimento
alla processione della comunità cattolica di Angrogna, celebrata il 10 agosto. C’è anche, nella lettera,
un’allusione alla mia persona. Infatti, dopo aver
notato che alla processione « interveniva il vescovo
della diocesi di Pinerolo », che la processione,
passata davanti al tempio valdese ove era appena terminato il culto, era stata interpretata da
molti fratelli come una sottile provocazione, la
lettera conchiude dicendo che questo « armonizza davvero assai poco con le profferte ecumeniche del vescovo di Pinerolo ».
Ora io non voglio entrare in merito al problema dell’opportunità o meno, delTitinerario e
dell’orario di una processione in ambiente di religione mista (che comunque non aveva nessuna
intenzione provocatrice, come lei stesso rileva nel
commento), o in merito al problema del culto dei
santi (sostanza e modo). Desidero soltanto precisare che, per quanto mi riguarda, non si è trattato di una provocazione in disarmonia con le
proposte ecumeniche da me avanzate con sincerità e rispetto ai fratelli valdesi, per il semplice
fatto che il giorno 10 agosto, trovandomi con la
comunità cattolica di Rodoretto, non sono stato
per nulla presente ad Angrogna, ove dunque non
ho partecipato a nessuna processione.
La ringrazio e la saluto cordialmente
Pinerolo, 8 settembre 1975.
Massimo Giustetti
vescovo di Pinerolo
Villar Pellice
Rorà
Sì sono sposati sabato scorso nel nostro municipio il nostro concittadino
Walter Martina delle Fucine e la signorina Silvia Graverò; agli sposi il nostro
augurio fraterno.
Martedì pomeriggio ha avuto luogo il
funerale di Aldo Frache, direttóre della
Crumière di Villar, deceduto in una clinica di Torino. Il servizio, funebre ha
avuto luogo nel tempio dì Villai méntre
la tumulazione è avvenuta nel cimitero
di Torre Pellice.
Esprimiamo alla famiglia Frache la nostra solidarietà nella prova e nella comune speranza.
7
delle valli
Pomaretto
Prarostino
QUARTO MONDO
Giornata comunitaria per l’inizio delle
attività — Domenica 5 ottobre prossimo
avrà luogo l’annunciata giornata comunitaria con il seguente programma:
Ore 10,30: Culto con Santa Cena; ore
11,30: Riunione nel teatro: pranzo in comune di tutti gli intervenuti (portarsi
qualcosa da mangiare, la minestra sarà
invece preparata dal Convitto). Discussione su : « Il compito educativo della
chiesa ».
La riunione terminerà alla fine del pomeriggio. Sono particolarmente invitati:
i membri del concistoro, i genitori dei
bambini della scuola domenicale, i genitori dei catecumeni, i monitori ed aspiranti tali. I membri delle vicine parrocchie che si interessano al problema, la
commissione distrettuale.
Battesimi (interessa i genitori) — Il
Concistoro di Pomaretto ha deliberato
quanto segue :
1) a partire dal 1° gennaio 1976 saranno ammessi al battesimo solo i bambini fino a due anni. I bambini di età
superiore ai due anni verranno ammessi
al battesimo dopo aver compiuto l’istruzione biblica (scuola domenicale e catechismo).
La ragione di questo provvedimento si
comprende facilmente: passati i due anni il bambino non è più un neonato, comincia a capire che gli si fa qualcosa,
ma non è in grado di capire che cosa. Il
battesimo diventa quindi veramente un
atto privo di senso. I genitori hanno la
scelta tra battesimo dei neonati e battesimo degli adulti: ma non possono trascinare la data del battesimo per tutto
11 periodo fissandola arbitrariamente.
2) I genitori che desiderano far battezzare i propri figli al di sotto di due
anni sono tenuti a partecipare alle riunioni apposite di genitori che si terranno una in primavera ed una in autunno
di ogni anno. Dopo aver partecipato a
tali riunioni i genitori sono liberi di fissare quando vogliono la domenica in cui
avrà luogo il battesimo.
Anche questa decisione del Concistoro
di Pomaretto è facilmente spiegabile.
Pertanto, chi pensa di far battezzare
un figlio nei nrossimi sei mesi è pregato
di venire all’incontro di genitori che si
terrà domenica 9 novembre alle ore 15
nella sala valdese J. Lombardini di Perosa Argentina.
• I genitori ed i catecumeni di primo e
di secondo anno sono pregati di ritrovarsi a, Perosa Arg. sala valdese J. Lombardini, alle ore 15 di sabato 4 ottobre,
per l’organizzazione dei corsi. Contiamo
naturalmente anche sulla presenza dei
genitori dei catecumeni di Inverso rinasca.
Con i genitori degli altri anni potremo
vederci più in là. Intanto, nella giornata
comunitaria del 5 ottobre, potremo discutere sulla durata di tre oppure quattro anni di catechismo.
• Date da ricordare: nel mese di ottobre :
2 - Apertura dell’anno della Scuola Latina.
4 - Ore 15 genitori dei catecumeni (ve
di sopra).
Ore 20.30 Concistoro a Perosa.
5 - Giornata comunitaria.
12 - Prima lezione della scuola domeni
cale.
19 - Ore 10.30 culto al Clot Inverso.
26 - Assemblea di Chiesa ore 10.30 nel
tempio. All’ordine del giorno la procedura per la nomina di un nuovo
pastore.
Hanno collaborato: L. Coisson, D. Gardiol, A. Geme, E. Geymet, P. Platone,
S. Rostagno, L. VigUelmo.
SERVIZIO MEDICO
festivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE PELLiCE LUSERNA S. GiOV. - LUSERNETTA . RORA'
Dal 20 al 26 settembre
Dett. ENRICO GARDIOL
Viale Trento, 12 - Torre Pellice
FARMACIE DI TURNO
TORRE PELLICE
Domenica 21 settembre
FARMACIA INTERNAZIONALE ( Dr. Imberti)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374 - Torre Pellice
Martedì 23 settembre
FARMACIA MUSTON (Dr. AAanassero)
Via della Repubblica, 25 - Tel. 91.328
LUSERNA SAN GIOVANNI
Domenica 21 settembre
FARMACIA DOTI. PRETI
Via Inversegni - Tei. 90060 - Luserna
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Torre Pellice « Tei. 90.118 e 91.273
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Torre Pellice:, Tei,- 91.365 - 91.300 j-,
Luserna San Giovanni : Tel. 90,084 - 9.0.085
Nozze d’oro — Circondati dai loro familiari e da alcuni amici, i coniugi Gardiol Eugenio e Forneron Fanny hanno celebrato i cinquant’anni del loro matrimonio. Parole di felicitazioni e di augurio sono state loro rivolte dal pastore
nel corso del culto di domenica 7 settembre.
A questi cari fratelli, ia comunità augura ancora molti anni di vita insieme.
Culti estivi — Con la celebrazione della S. Cena si è chiuso il ciclo dei culti
della stagione estiva, nella Cappella del
Roc e nel tempio di Roccapiatta, domenica 14 settembre.
Festa dell’uva — Domenica prossima,
28 corr., avrà luogo la festa dell’uva, con
la sfilata di carri allegorici e Tofferta di
panieri del prezioso frutto.
Villar Perosa
Consiglio di Circolo — L’imminente
riapertura dell’anno scolastico ha riproposto all’esame del Consiglio di Circolo
di Villar Perosa i problemi scolastici che
erano rimasti in sospeso durante i mesi
di vacanza: pluriclassi, trasporti, tempo
pieno, medicina scolastica. Per quanto
riguarda le classi sperimentali a « tempo pieno », tre scuole del Circolo : Porte,
Perrero e parzialmente Villar Perosa,
hanno presentato le domande necessarie
per avviare le pratiche. Le difficoltà per
l’attuazione di queste classi sperimentali
sono tuttavia notevoli, non tanto per la
organizzazione didattica quanto piuttosto
per la necessità di avere un numero maggiore di insegnanti di ruolo. È anche indispensabile per ottenere l’autorizzazione
al « tempo pieno » organizzare la refezione scolastica, dato che i bambini devono
rimanere a scuola tutto il giorno, e il trasporto per quelli più distanti. Queste ultime spese dovrebbero essere sostenute
dalle amministrazioni comunali, naturalmente con un corrispondente contributo
regionale. Un altro problema di particolare interesse è il servizio di medicina
scolastica che per il prossimo anno di
scuola é stato affidato ai Consigli di Circolo, in attesa della costituzione dei distretti, che dovranno gestirlo in seguito.
Dato che l’anno scorso la Comunità Montana Chisone e Germanasca si è occupata di questo, è stato deciso ùn incòhtfO
con i rappresentanti della Comunità pér
discutere sul miglior njpdo di organizzare il servizio per l’anno scolastico 1975-76.
Cambio della guardia
Venerdì sera 12 settembre si sono riuniti nel salone del Convitto, molti Responsabili dei tre comuni tra i quali sorge la comunità villarese: i tre sindaci e
segretari comimali, il direttore della RIVS.K.F, quello delle Scuole Professionali,
della Banca, delle Poste, ing. e tecnici vari, alcuni medici e i parroci di Villar Perosa e di Torre Pellice, presente pure
con un telegramma l’Avv. Giovanni Agnelli. Era presente la famiglia Armengeon, rappr. dei Valdesi di Germania,
originaria di Gross Villars... Tutti amici
della giovane comunità villarese che nelle sue vicende hanno sempre avuto un
atteggiamento favorevole e spesso offerto una collaborazione preziosa.
A fianco del Pastore uscente era pure
il suo successore, e a tutti il Concistoro
e la Comm. Ricevimenti offrirono un
fraterno rinfresco. Alle parole di ringraziamento rivolte alle autorità, risposero
ben sette discorsi. Applaudito il momento in cui il sindaco di Rinasca e il parroco di Villar Perosa abbracciavano il pastore uscente. Spirito ecumenico ottimo
che per molti era una cosa nuova.
Domenica 14 settembre. È il momento
del commiato. Culto consueto con celebrazione della Santa Cena. Lettori un
ingegnere e uno studente in teologia:
lunghi rintocchi delle campane, organo,
trombe e corale. Tutto normale. Solo la
porta del tempio, all’uscita, non aveva
mai visto, fino ad oggi, tante lacrime. E
fu forse il modo migliore col quale, comunità e Pastore potessero dirsi reciprocamente il loro affetto e la loro riconoscenza.
Inverso Rinasca
La neocostituita Pro Inverso ha organizzato domenica 7 settembre una gara
podistica di 12 km., vinta, sotto la pioggia, dall’atleta di Luserna S. Giovanni
Bruno Franco Rinaldo. La partenza ha
avuto luogo presso la Borgata Grange e,
passando per altre borgate dèi comune
si è conclusa a Fleccia. Dopo il vincitore
si sono piazzati, neU’ordine; Franco Gaydou, Ferruccio Ughettò, Marco Fossat,
Liyio Barus, Ginp Long.
Ho letto il copione
sono rimasto deluso
Non ho potuto assistere alla rappresentazione che ha fatto immediatamente seguito ai lavori sinodali. Ho udito alcuni
commenti, fra cui quelli di due autorevoli
membri del Sinodo, che la giudicavano
blasfema, mentre altri la ritenevano solo
« al limite », e ho udito alcuni di quei
« minimi » di cui parlava Gesù (Me. 9:
42), che ne sono rimasti scandalizzati.
Ho però letto il copione, e neppur io
posso dire di esserne rimasto edificato.
Anzitutto per la parzialità con cui viene presentato il « sistema ». I principali
personaggi: un sindaco, un monsignore,
una suora, un maresciallo, un industriale,
sono indicati come tipi di una società
corrotta, oppressiva e alienante.
Non sono cattolico, e ho sempre conservato una convinta posizione polemica nei
confronti di molte dottrine della Chiesa
Romana, ma non mi sono mai sognato di
farmi beffe di preti e di suore, prendendo
come esempio, fra migliaia, la poco raccomandabile condotta di una suora o di
un monsignore. E fra quelli che hanno
ucciso la figlia deirindustriale Mazzotti
nel modo che sappiamo, non mi risulta
che nessuno appartenesse a quelle categorie additate al disprezzo degli spettatori.
Sorvolo sulla trivialità del linguaggio.
Perrero
Il concistoro di Perrero-Maniglia ha
avuto insieme alla Tavola Valdese ed ai
concistori di Massello e Rodoretto un
incontro per risolvere il problema del
pastore titolare e della vacanza della comunità. Al termine di un ampio scambio
di vedute e di idee si è convenuto che
fosse opportuno prolungare di alcuni mesi ancora il ministero del pastore Deodato in attesa di una soluzione soddisfacente per tutti. Pur restando valida la
decisione della Tavola precedente di trasferire il past. Deodato a pliesi egli condùrfà È attività fino a Pàsqua, trasferendosi'poi nella ; primavera inoltrata nel
nuovo campo di lavoro in Sicilia.
• 4 draghe fornite dalla' FIAT sono all’opera sopra Bovile per tracciare la strada all’alpeggio Muret, si prevede cosi di
valorizzare questa zona recentemente costituitasi a consorzio dove potranno essere ospitati circa 200 bovini e ovini.
• Ripristinando la vecchia abitudine delle corvée la popolazione ha accolto l’invito deU’Amministrazione prestando la
sua collaborazione per la risistemazione
di strade comunali dissestate nonché per
la tinteggiatura delle scuole comunali e
medie e dell’obitorio. Questo esempio di
civico impegno merita il plauso e l’incoraggiamento di tutti e l’augurio di essere
proseguito specialmente dai più giovani
per una responsabilizzazione maggiore
nella vita comunale.
AMBULATORI
Ferrerò : lunedi 18.30-21 ; martedì, 9-13 ;
mercoledì 19.30-20.30; giovedì 9-13; venerdì 19.30-21; sabato 9-13.
Frali: lunedì, 14-16.30;-venerdì 14-16.30.
Massello : mercoledì 14.30-15.30.
Salza: mercoledì- 15.45-16,45.
Luserna S. Giovanni
• Nella sua seduta del 12 settembre il
Concistoro ha deciso le date per la ripresa delle attività: domenica 12 ottobre
riprenderanno le Scuole domenicali con
un culto in comune. La stessa domenica
alle ore 9 si ritroveranno al presbiterio i
catecumeni dei 4 anni ed i ragazzi del
precatechismo (I e II media), per fissare il programma, l’ora e il giorno dei
corsi. Le riunioni quartierali riprenderanno invece a partire dal 20 ottobre. La
festa del raccolto è stabilita per la domenica 26 ottobre.
Il Concistoro ha inoltre decìso di inviare a tutte le famiglie della comunità,
insieme alla relazione annua In corso di
stampa, un foglio contenente tutte le informazioni utili in vista delle attività che
riprendono, prima del numero autunnale della Circolare concernente tutte le
comunità del distretto.
• Luned pomeriggio si sono svolti i funerali del giovane Bellion Orazio 'Valter
tragicamente perito in seguito ad incidente motociclistico all’età di 23 anni. Era
membro della comunità di Torino ma
era originario di Luserna San Giovanni.
Alla famiglia colpita dal grave lutto diciamo tutta la nostra simpatia cristiana
nel dolore.
Mi limito a esprimere il mio rincrescimento perché dei giovani, che credo Vaidesi, abbiano ridicolizzato un inno caro
ai credenti che partecipano alla Santa Cena: « Mio Signor amar Te solo - sul tuo
seno riposar - invocarti nel mio duolo la mia fame in Te saziar », facendolo
cantare dall’industriale sulle medesima
melodia: « Dio denaro, amar te solo, la
mia sete in te saziar! Sfrutto gli altri,
perch’io solo devo il mondo dominar! ».
Non voglio giudicare i giovani che hanno allestito questa recita. Essi hanno
espresso la sofferenza, che ogni vero cristiano condivide, per la nostra società decadente. Prima di loro la Sacra Scrittura
è stata di una estrema severità nel profetizzare quello che sta verificandosi sotto
i nostri occhi: « Ora sappi questo, che negli ultimi giorni verranno dei tempi difficili; perché gli uomini saranno egoisti,
amanti del denaro, vanagloriosi, superbi,
bestemmiatori, disubbidienti ai genitori,
ingrati, irreligiosi, senz’affezione naturale,
mancatori di fede, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene,
traditori, temerari, gonfi, amanti del piacere anziché di Dio, aventi le forme della
pietà, ma avendone rinnegata la potenza.
Anche costoro schiva! » (2 Tim. 3: 1-5).
Ma quello che gli autori non hanno saputo fare, oltre la denuncia dei mali di
cui siamo tutti corresponsabili, è di indicare una valida alternativa. O meglio,
l’alternativa soggiace in tutta la rappresentazione, ed è indicata nell’inno trionfale con cui conclude: « Siamo tutti compagni per la rivoluzione ».
È la vecchia formula, vecchia come Caino, che ignora che odio genera odio, vi(>
lenza richiama violenza, come una tragica spirale senza fine, a meno che la fine
sia l’Apocalisse.
Questi giovani che, malgrado il disaccordo, dobbiamo cercare di comprendere
e di amare, dimenticano che l’unica valida alternativa all’ingiustizia sociale è già
stata proclamata dal Cristo. È Lui che ha
indicato al mondo le condizioni per un
diverso vivere sociale, e per questo ha
fondato la Chiesa. Certo la Chiesa storica
non è il Regno di Dio — ahimè! — ma è
pur sempre una profezia del Regno, un
tentativo per indicare al mondo che solo
in Cristo c’è salvezza e liberazione, perché
« non v’è sotto il cielo alcun altro nome
che sia stato dato agli uomini, per il quale
abbiamo ad essere salvati » (Atti 4: 12).
Auguriamo a questi giovani di arrivare
al convincimento che la nuova società
non ¡sarà costruita con le rivoluzioni, cioè
con il ferro e il fuoco, le torture, i campi
di lavoro forzato e il lavaggio del cervello,
ma solo accettando la Costituzione indicata da Gesù nel Sermone sul monte.
La rappresentazione aveva ben altri
scopi, e nell’aula del Sinodo Cristo non è
stato annunziato.
Alla fine dei lavori sinodali sarebbe forse Stato oppiortuno che il popolo 'Valdese
venisse invitato a una riunione di umiliazione, di appello e di risveglio, annuiiziandogli nuH’altro se non Cristo e Lui crocifisso (1 Cor. 2: 2).
Ma questa teologia apostolica è oggi
da molti giudicata come espressione di
superato pietismo, e il pubblico plaudente non avrebbe gremito in ogni suo angolo l’aula sinodale.
Però in molti settori della Chiesa cristiana si va già delineando proprio fra i
giovani — un movimento di ritorno all’Evangelo. Speriamo che da noi non vengano tempi in cui si debba parlare di
una Chiesa nella clandestinità, come ai
tempi del Valdismo primitivo. Ma anche
se questo fosse il prezzo che avremo da
pagare per una Chiesa purificata, sarà il
segno che il Signore non ci ha abbandonati.
Roberto Nisbet
Pastore emerito valdese
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8
8
19 settembre 1975
vita italiana
a cura dì emìMo nittì
Operai, riposatevi!
La strategia padronale tende a produrre di meno per guadagnare di più, ma l'interesse dei lavoratori è nella riconversione produttiva su basi sociali
CRONACHE ANTIMILITARISTE
Cittadini sì... però
La strategia padronale tende a produrre di meno per guadagnare di più.
Il fatto è ormai noto. L’Alfa Romeo
invita i suoi dipendenti a prolungare le
vacanze di ima settimana, senza che essi
ci rimettano gran che con la cassa integrazione al 96%, ma il sindacato invita i
lavoratori a riprendere subito il lavoro,
denuncia lo sperpero del pubblico denaro voluto dalla direzione dell’azienda ed
ottiene un grande successo con una singolare manifestazione di sciopero alla rovescia. Tuttavia non si è potuto produrre, si son fatte solo delle assemblee e
molti si sono domandati se valeva la pena prendersela tanto per qualche giorno
di riposo, dato che non si salva così, l’economia dell’azienda e tantomeno quella del Paese.
Sono argomentazioni spicciole, spontanee, ma che mancano della comprensione più generale del problema. Innanzitutto va detto che questi inviti al riposo
da parte di direzioni di aziende si stanno
moltiplicando da varie parti. Clamoroso
a Napoli l’episodio della Merrel, l’industria farmaceutica che i padroni multinazionali vogliono far fallire e chiudere,
in cui con lettera personale tutti gli operai sono stati invitati a non tornare dalle ferie, perché... non c’erano le condizioni per riprendere la produzione; sarebbero stati però pagati ugualmente!
È in gioco evidentemente la strategia
adottata dal padronato per uscire dalla
attuale crisi. La via imboccata è quella
della riduzione della produzione e della
concentrazione del profitto. Si aspetta
cos’i, mettendo in ferie, in cassa integrazione e infine licenziando, il termine del
momento buio e non si bada alle conseguenze per l’economia del Paese e delle
singole famiglie. È significativo che questo stesso padronato, attraverso la stampa benpensante, fino a poco tempo fa,
ricordasse ai lavoratori la convenienza
per tutti di accrescere la produzione I Oggi si fa di tutto per diminuirla, accrescendo la crisi, ma cercando di non rimetterci un soldo. Ci risulta che all’Italsider di Bagnoli sono fermi tutti i programmi di rinnovo degli impianti e gli
ordinativi di pezzi di ricambio sono mandati indietro, innescando così un processo di crisi a catena in tante piccole aziende collaterali!
Se in questi giorni è stato reso noto
che si è raggiunto il pareggio della bilancia commerciale estera, va ricordato
che abbiamo raggiunto nello stesso periodo punte del 18,7% di diminuzione
della produzione, rispetto allo scorso anno. Vuol dire che quel pareggio è stato
ottenuto acquistando meno petrolio, meno materie prime e facendo fermare le
fabbriche, senza che una riforma dell’agricoltura avesse ridotto la nostra dipendenza dall’estero nel settore alimentare. Di questo passo si va al fallimento,
ma ad un fallimento voluto da chi ieri
ha speculato sulla società dei consumi,
oggi specula sulla crisi e domani speculerà sulla ricostruzione di quello che oggi
si distrugge.
Per questo l’episodio dell’Alfa Romeo
va ricondotto a questo quadro generale,
nel quale l’unica forza capace di fare
poposte alternative concrete è il sinda
Comitato di Redazione: Bruno Bellion, Valdo Benecchi, Gustavo Bouchard, Niso De
Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore: GIORGIO TOURN
Direttore responsabile: GINO CONTE
Amministrazione: Casa Valdese, 10066 Torre Penice - c.c.p. 2/33094 intestato a L'Eco
delle Valli - La Luce - Torre Pellice
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Cambio di indirizzo L. 100
Inserzioni : Prezzi per mm. di altezza, larghezza una col.: commerciali L. 100 - mortuari L. 150 - doni 50; economici L. 100
per parola.
Reg. al Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Loop. Tipografica Subalpina - Torre Pellice
cato. Ma proprio perché il sindacato intralcia i piani padronali, si cerca di indebolirlo, ignorando il suo diritto a contrattare l’utilizzazione della forza lavoro
e spaventando con lo spettro della disoccupazione e della fame quei lavoratori che, attraverso la lotta del rinnovo
del contratto, si apprestano ad ottenere
anche precisi impegni per la rifondazione del nostro apparato produttivo su
nuove basi.
Lo scontro è duro e decisivo e vede
contrapposta la logica del profitto capitalistico a quella del profitto sociale. La
prima, aspettando una ripresa dell’espansione del mercato internazionale e un rilancio del vecchio modello di sviluppo
economico e industriale, bada solo a salvare il capitale; l’altra, attraverso una
revisione dei metodi e dei fini dell’economia e della produzione industriale e agricola, punta a soddisfare le necessità collettive del Paese, non trascurando la difesa del singolo lavoratore.
La reazione spontanea ad una prima
lettura dello scritto del sig. Francesco
Romano, pubblicato nel n. 24 del giornale, è di rabbia.
Ma, dopo averlo riletto con calma, penso che è il risultato di una sostanziale
ignoranza dei vari aspetti della questione
militare.
Valdese di una città dell’Italia settentrionale svolgo il servizio di leva in una
città simile alla mia.
Il sig. Romano sostiene che « bisogna
tenere i piedi ben saldi sulla realtà ed
evitare l’appoggio a posizioni assurde e
ridicole ». Su questo sono perfettamente
d’accordo, ma ho l’impressione che chi
afferma questo non conosce la realtà e
non conosce neanche quelle posizioni definite « assurde e ridicole »...
Il sig. Romano accenna alla Costituzione senza ricordare che l’ultimo capo
di governo che cercò effettivamente di
dare corso alla sua applicazione fu Parri, nell’immediato dopoguerra, e il risultato fu oltremodo negativo. Da allora la Costituzione è stata molto poco
applicata.
Nell’esercito non si saprebbe nemmeno cosa essa sia se non fosse sempre pronunciata nei discorsi ufficiali. Infatti la
vita nell’esercito non è regolata dalla Costituzione ma da codici militari di chiara marca fascista, illiberali e repressivi
(tanto per dirne una, il regolamento di
disciplina militare non è mai stato di
la settimana internazionale
à cura di tullio viola
IL PERICOLO D’UN SOCIALISMO
CHE SCENDA «DALL’ALTO»
Abbiamo riportato (nel n. preced. di
questo settimanale) una parte di un articolo di Roger Garaudy (da « Le Monde »
del 20.8.’75) sulla crisi portoghese. Riportiamo ora un’altra parte di queirarticolo,
nella quale Tillustre pensatore francese
(resosi famoso come comunista dissidente, appassionato ricercatore di nuovi possibili orientamenti del marxismo in senso
evangelico) esprime la speranza che il popolo portoghese riesca a costruire un socialismo di «consigli» (termine che ci
sembra di poter interpretare come « raggruppamenti o comunità popolari spontanee »).
« Alvaro Cunhal », il noto capo del comunismo portoghese, « professava un
dogma, il più grande e il più malefico di
tutti i dogmi: quello che la coscienza rivoluzionaria dev'essere instillata nelle
masse DALL’ALTO o DAL DI FUORI. Fu
tale dogma ad indurlo ad approvare l’intervento militare sovietico a Praga (agosto 1968): lo stesso dogma lo ha spinto
ad allearsi incondizionatamente all’MFA
(= Movimento delle Forze Armate). E
dallo stesso dogma egli ha dedotto una
concezione dirigista dei sindacati come
“cinghia di trasmissione’’, concezione che
ha provocato una delle prime fratture
nell’unità,, popolare.
È venuta poi l’interdizione, o messa
fuori legge della "democrazia cristiana".
È bensì certo che in quella "democrazia
cristiana" (...), come nella DC italiana, intorno ad un nucleo di cattolici autenticamente resistenti (cioè autenticamente nemici della precedente dittatura), s’erano
infiltrati dei nostalgici del passato; ma lo
sciogliere quel partito con metodi amministrativi non risolveva il problema (infatti i nostalgici di Salazar si sono raggruppati altrove): contribuiva anzi a
spingere una massa di cristiani verso la
peggiore delle reazioni. Il Partito Comunista Italiano fece, a suo tempo, la giusta
critica di quei metodi.
Con pari settarismo, il Partito Comunista Portoghese minimizzò il significato
della questione del giornale "Repubblica"
(organo del Partito Socialista), parlando
di "conflitto del lavoro" o invocando il
fatto che i tipografi comunisti erano in
minoranza nell’officina editoriale. Ben avrebbe dovuto, invece, porre una questione di principio, una questione fondamentale per un socialismo d’autogestione: ”/
lavoratori d’un’impresa hanno il diritto
di parlare in nome di tutta la classe? I
mezzi d’informazione e di propaganda
possono esser diretti ed orientati da una
sola corporazione?” ».
Il Garaudy non risponde a queste due
domande, ma la risposta negativa risulta
implicitamente da tutto il contesto; e noi
siamo con lui. Egli allora così continua;
« Infine il controbattere all’iniziativa
(anche se malaugurata) dei comizi socialisti, elevando barricate sulle strade, non
poteva che contribuire all’isolamento dei
comunisti.
Quanto al Partito Socialista Portoghese,
invece di cercar di condurre il Partito
Comunista ad una maggiore apertura, esso ne ha, al contrario, orchestrati e sfruttati gli errori, allo scopo di estendere la
propria clientela elettorale. Questo scopo
esso lo ha infatti raggiunto, ma in tal
modo, anche se Mario Soares non l’ha
voluto, esso è divenuto una delle componnenti di quell’anticomunismo che è la miglior base di partenza per la controffensiva della reazione. Dopo aver contribuito
a creare un tal clima, un partito socialista
al potere verrebbe facilmente spazzato via.
Gl’interventi e le pressioni straniere hanno aggravato la situazione. (...) Il pericolo
più grande è costituito dalla minaccia americana: minaccia economica, politica, militare che tende a ripetere l’’’operazione
Pinochet” già fatta nel Cile ».
Ed ecco la conclusione del Garaudy:
« La lezione più importante di quest’esperienza portoghese, esaltante e tragica, è
che il socialismo, in questa fine del XX
secolo, non può nascere né da una sedimentazione di riforme parlamenttari (come lo credevano i socialdemocratici dell’inizio del secolo), né dalla dittatura di
partiti dirigenti (secondo lo schema staliniano). Dal momento in cui il potere della classe dirigente è infranto, il socialismo
non può essere che un "socialismo di consigli di lavoratori”, consigli creati ALLA
BASE per il controllo, la gestione e l’orientamento di tutte le attività sociali. Gli organismi centrali non possono che. emanare da tali consigli ed avere un ruolo di
coordinamento, d’informazione e d’educazione, non un ruolo di direzione e di manipolazione.
L’esempio del Portogallo, dopo quello
del Cile, deve aiutarci a concepire più
chiarantente questa grande inversione: rivelandoci che il Socialismo DALL’ALTO,
cioè il socialismo dei Parlamenti o dei
Partiti, è senza via d’uscita, esso indica
la necessità d’elaborare un modello nuovo: quello del SQCIALISMO DI BASE il
SOCIALISMO DEI CONSIGLI ».
I FANTASMI DELLA PACE
Sotto questo titolo Giorgio Fattori
scrive (su «Panorama» dell’11.9.’75);
« Può darsi che l’accordo militare per il
Sinai, accolto con giusto sollievo dopo le
frustrazioni e gli allarmi di un anno trascorso in snervanti mercati diplomatici,
rappresenti il punto di partenza di una
sistemazione definitiva della questione del
M. Oriente. Il realismo di Rabin e di Sadat, incoraggiato dai dollari e dalle garanzie americane, ha battuto, almeno per
ora, l’estremismo nazionalista dei fautori
del grande Israele e del sogno panarabo.
Ma l’aggiustamento provvisorio del confine ai passi di Giddi e di Mìtla (sulle montagne del Sinai) non sfiora nemmeno i due
punti essenziali del problema: il riconoscimento d’Israele e il futuro dei palestinesi ».
scusso in Parlamento e la Gazzetta Ufficiale non né ha mai pubblicato gli articoli! ! !).
Forse il sig. Romano non sa che nell’esercito sono discririi'inati coloro che risultano simpatizzanti di sinistra, socialisti, comunisti (e tutti i militari hanno la
loro scheda personale compilata ed aggiornata dai carabinieri). Forse il sig.
Romano non sa che i vari Corpi ed Enti
militari devono inviare ai comandi le
percentuali di soldati di leva di religione
non cattolica specificando la percentuale
di ebrei.
Il sig. Romano sostiene che il soldato
mantiene i diritti politici perché vota.
Nella caserma in cui io mi trovo, solo
il 30% dei militari di leva ha avuto il
permesso di recarsi a votare e così è stato in quasi tutte le caserme italiane. Questo perché il Regolamento di Disciplina
Militare, art. 44, prevede l’esercizio del
voto in compatibilità con le esigenze di
servizio. E mi si creda quando dico che
le esigenze di servizio, se non c’erano, sono state inventate...
Inoltre i diritti politici si limitano al
voto?
È giusto che sia solo il Parlamento il
luogo in cui si esercita il potere politico?
Una mia personale risposta a queste
ultime due domande non serve.
Basta andare a leggere la storia degli
ultimi 10 anni per capire qual’è stata la
risposta di larghe masse di lavoratori, di
studenti, di disoccupati e più recentemente dei... soldati...
Queste cose si dovrebbero ormai conoscere bene e se nelle caserme nascono
e si sviluppano dei movimenti di soldati
democratici non è perché qualche mente
maligna, dall’esterno, ha pensato che era
opportuno disgregare l’esercito. Ma perché i soldati hanno capito che restare
passivi significa fare gli interessi della
reazione, gli interessi di una classe che li
opprime in caserma come li aveva oppressi prima e come li opprimerà dopo nei
posti di lavoro e nelle scuole.
Il movimento dei soldati democratici è
nato spontaneamente dalla esigenza, realmente sentita dai giovani di leva, di
non considerare il servizio militare una
parentesi della propria vita in cui mettere il proprio cervello e la propria personalità nella formalina .11 movimento è
nato e si sviluppa per difendere i diritti
dei soldati, sia come soldati che come
uomini ; diritti che vengono calpestati
nel momento in cui viene vietata la possibilità di discutere tutti insieme di cose
diverse dallo sport e dalle donne, la possibilità di protestare se il rancio è pessimo, se non ci sono le medicine per curarci, ecc. Il movimento dei soldati non
ha però solo degli obiettivi di tipo sindacale, ma anche di tipo politico nella
misura in cui propone dei metodi diversi di « fare i soldati » e cerca di « pensare » un modo diverso di intendere e fare
l’esercito. Un esercito che difenda i vari
interessi delle masse popolari e non sia
strumento, di controllo e di repressione,
delle classi privilegiate...
Perché io penso che non si possa rimanere indifferenti di fronte a questo problema. Soprattutto noi soldati...
Mi fermo qui perché ci sarebbero ancora molte cose da dire; sul ruolo effettivo e non quello dichiarato dell’esercito,
sull’obbedienza cieca alle gerarchie militari, sul disarmo, sulla riforma dei codici, sulla situazione sanitaria nelle caserme, ecc.
Troppe cose che non possono essere
dette in poche parole.
b. s.
Deportato in un campo di concentramento il Segretario Generale dei Battisti
Sovietici
Mosca (Relazioni Religiose) — Il tribunale di Kiev ha condannato a 5 anni di
lavori forzati il segretario generale della
comunità battista dell’Unione Sovietica,
il pastore Georgi) Vins. Secondo quanto
informa l’Agenzia Relazioni Religiose, lo
ecclesiastico è stato deportato in un campo di concentramento nella zona asiatica
di Jakutsk.
Vivono tuttora in Siberia dieci comunità
Luterane di origine tedesca
Bonn (Relazioni Religiose) — Da una
indagine condotta dalla comunità luterana della Germania Federale, risulta che
nella regione sovietica della Siberia vivono tuttora 1,4 milic-ni di cittadini sovietici di origine tedesca e di religione evangelica. In Siberia, informa l’Agenzia Relazioni Religiose, esistono 10 comunità
religiose luterane, tra le quali è particolarmente attivo il gruppo di Zelinograd.