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Ann 112 - N. 30
1“ agosto 1975 - L. 150
Soedizione in abbonamento postate
! Gruppo /70
BIBLIOTECA VALDESB
10066 TOHRB PEILICB
dette valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Portugal
aonde va?
Due parole, secondo noi, esprimono
la volontà della grande maggioranza del popolo portoghese: "Socialismo” e "Democrazia". So che esistono molte definizioni di queste parole ma non si è lontani dal vero dicendo che Socialismo.... è un sistema
nel quale il benessere di tutti è posto al di sopra di ogni considerazione di gruppo o classe. La Democrazia... significa che il potere non deve
essere nelle mani di nessun gruppo,
classe o settore della società ma deve appartenere a tutto il popolo cioè
a tutti i cittadini portoghesi idonei...
Con queste parole l’editoriale del
giornale "Portugal Evangelico” prendeva posizione riguardo alle elezioni del 25 aprile indicando anche la
visione del problema politico che gli
evangelici di quel paese stanno maturando.
Gli avvenimenti delle ultime settimane stanno mostrando quanto sia
difficile passare dalle aspirazioni,
dai gesti romantici, dalle grandi speranze alle realizzazioni concrete;
quanto la via che conduce dalla "rivoluzione dei fiori” al socialismo
democratico o alla democrazia socialista sia lunga e difficile.
Quale deve essere il nostro atteggiamento nei confronti del cammino portoghese? Lo definiamo con tre
aggettivi: critico, riservato e fraterno. Critico senza dubbio perché molte decisioni prese dal MFA, ed in
particolare quella recente del triunvirato hanno un sapore autoritario,
preoccupante, che si comprende nella stretta dei problemi, ma non si
giustifica in un discorso che voglia
fare appello al popolo. Molti, troppi,
sono i fantasmi che si addensano su
Lisbona (dalla Praga deU’immediato
dopo guerra col cadavere di Masaryk sul selciato alla Lima dei generali populisti) per non destare inquietudini; e sono fantasmi che possono prendere corpo in forma nuova ed iniziare il cammino della dittatura su cui è difficile fare marcia
indietro.
D'altra parte quanta riserva s’impone in noi se vogliamo essere onesti! Il Socialismo e la Democrazia
sono in crisi a Lisbona indubbiamente, ma di che crisi si tratta? Di una
crescita, di una degenerazione, di un
errore o di una inarrestabile marcia? "Socialismo” "democrazia” sono d’altra parte parole che hanno
avuto sin qui tanti significati! Che
si creano e si formano nella storia
con le generazioni; esiste una "democrazia” nostra, quella in cui viviamo, che ha assunto una sua forma, esistono "socialismi” diversi;
solo i dogmatici del Kremlino e del
Pentagono conoscono "il Socialismo" e "la Democrazia”, gli uomini
onesti cercano di attuare l’uno e l'altra. Probabilmente il Portogallo cerca il suo Socialismo, la sua Democrazia.
Cerca la sua strada e sbaglia av
G. Tourn
(continua a pag. 2)
SERVIZIO RADIO-TELEVISIONE
Un pulpito per 500.000 italiani
Il tema della predicazione alla radio e
TV sarà uno dei temi sinodali, pubblichiamo l'intervista col presidente della
Federazione ed in 2“ pagina alcune prese
di posizione delle chiese; sul tema abbiamo ricevuto uno scritto di V. Perrez che
aggiungiamo al dibattito come voce critica di dissenso.
— Come è strutturato il Servizio radiotelevisione della Federazione?
— Tutti i Servizi della Federazione sono
nominati dal Consiglio. Il Servizio Stampa-Radio-Televisione si suddivide in sottogruppi: al gruppo televisivo appartengono Liliano Fruttini, Fulvio Rocco, Roberto Sbaffi; fanno parte invece del gruppo radio Bruno Corsani, Valerio Rapini
e Michele Sinigaglia. Le persone che lavorano a pieno tempo per il Servizio (e
cioè Aldo Comba, Renato Maiocchi e
Giovanni Ribet) partecipano naturalmente a entrambi i gruppi. L’indirizzo generale del lavoro viene fissato dall’Assemblea e dal Consiglio, mentre la realizzazione viene curata dai sottogruppi che
si riuniscono con frequenza, talora settimanale o quindicinale. Questo lavoro di
gruppo richiede un certo tempo, ma garantisce che il prodotto rappresenta una
visione comune e non delle idiosincrasie
personali. Sono anche stati convocati dei
Convegni per lo studio dei programmi televisivi, a Firenze nel giugno 1974 e a Roma in aprile 1975. Quest’ultimo è stato
scarsamente frequentato mentre il precedente aveva avuto un buon successo ed
aveva prodotto interessanti documenti.
— Quale rispondenza ha il culto radio
nel pubblico italiano?
— Le rilevazioni statistiche indicano
che all’ora del culto radio c’è mediamente un ascolto di un mezzo milione di persone. Ciò significa che tanti sono gli apparecchi radio in funzione: se poi la gente fa attenzione o se pensa ad altro, dr
pende dalla struttura della trasmissione,
dall'interesue dell’argomento e dalla capacità di chi parla di farsi seguire. A
questo riguardo c’è una grande differenza tra un evangelico che escolta la trasmissione perchè la considera come
« sua » ed è pronto ad accettarla anche
se non è perfetta, e invece un ascoltatore comune che fa attenzione solo se il discorso tocca le cose che lo interessano
direttamente. La corrispondenza che
giunge alla nostra redazione fornisce materia a molte riflessioni; in generale si
può dire che c’è in molti ascoltatori un
interesse religioso reale, che emerge soprattutto quando si parla per loro e dei
loro problemi.
Le stesse cose valgono in larga misura
per la televisione. Qui si calcolano circa
200.000 spettatori o poco meno. La cifra,
molto esigua, è dovuta al pessimo orario
che ci è stato assegnato. Si sa che in genere la gente scrive di più alla radio che
alla televisione, tuttavia alcune lettere
recenti ci hanno dato l’impressione che
la trasmissione si sta conquistando lentamente un suo pubblico. Anche qui le
trasmissioni che interessano sono quelle
che rispondono alle domande altrui, ai
problemi di tutti, oppure che danno informazioni attuali; così per esempio
quella sull’immortalità dell’anima, sull’anno santo, i notiziari religiosi, gli evangelici nella fabbrica occupata ecc.
— Quali progetti ha il Servizio per il
futuro?
—• Ciò che noi cerchiamo si può riassumere schematicamente in tre punti: in
primo luogo vorremmo (come tutti gli
evangelici reclamano con insistenza da
tempo) migliore collocazione e maggiore durata, specialmente per la trasmissione televisiva; in secondo luogo ci proponiamo di individuare sempre meglio le
formule e i temi per parlare agli altri e
non a noi stessi; infine — come si era
detto al Convegno di Firenze — non dobbiamo contentarci del piccolo angolino
che ci è stato assegnato, ma chiedere di
intervenire direttamente, alla pari con le
altre correnti religiose e culturali del
paese, nei dibattiti in cui si discutono i
grandi temi di interesse nazionale.
La riforma della RAI dovrebbe offrirci
delle possibilità nel senso indicato, ma
molto dipende da come sarà portata avanti. Questo sarebbe il momento opportuno perché Sinodi ed altre assemblee ec
clesiastiche si fermassero a studiare la
questione.
Sinodo Valdese 1975
Il Sinodo Valdese, secondo quanto disposto dall'atto n. 59 della sessione europea 1974, è convocato per
DOMENICA 24 AGOSTO
nell'aula sinodale della Casa valdese di Torre Pellice, alle ore 15. Poiché
anche quest'anno si tratterà di una sessione in parte congiunta della Conferenza Metodista e del Sinodo Valdese, la prima parte del culto di apertura,
con inizio alle ore 15,30 nel tempio di Torre Pellice, sarà presieduta da un pastore metodista, designato dal Comitato Permanente ; il predicatore, designato dal Sinodo 1974, sarà il pastore Achille Deodato, supplente il pastore
Neri Giampiccoli.
per la TAVOLA VALDESE
Aldo Sbaffi, Moderatore
Gli operai della chiesa sono tenuti ad impegnarsi per iscritto a partecipare alla sessione sinodale
(Reg. Sinod. art. IB, G). Qualora si dovesse sorteggiare la esclusione di alcuni di loro (per non superare il numero dei laici deputati ) i primi esclusi saranno quelli che non hanno comunicato il loro
impegno; essi potranno partecipare unicamente con voce consultiva alla sessione.
Corpo Pastorale Valdese e Metodista
è convocato per SABATO 23 AGOSTO
alle ore 9 nell'aula smodale.
1 ) Domanda di riammissione in ruolo
dell' anziano evangelista Odoardo
Lupi ;
2) Esame del Rapporto Fede e Ordinamento : « Un solo battesimo, una sola eucaristia e un ministero reciproca
mente riconosciuto »;
3) Proposta del C.E.C. per una data comune della Pasqua ;
4) ore 15-18: I riflessi del nuovo diritto
di famiglia sui matrimonio nelle chiese evangeliche.
IL PRESIDENTE IL MODERATORE
Sergio Aquillante Aldo Sbaffì
— Che cosa aspetta il Servizio dalle
Chiese evangeliche per il suo lavoro?
— Prima di tutto — come si diceva al
Convegno televisivo di Firenze — che le
comunità si rendano conto che questa è
praticamente l’dhica occasione per loro
di parlare alle masse, e va usata come
tale. Di fronte alle poche centinaia di
partecipanti a un culto, di fronte alle poche migliaia di lettori di un giornale o
un libro evangelico, qui ci sono centinaia
di migliaia di radioascoltatori e telespettatori: vai dunque la pena di fare le trasmissioni per loro, e di farle veramente
bene, investendo tutte le energie (e anche i soldi) necessari. In secondo luogo
bisognerebbe che i credenti valorizzassero le trasmissioni ai fini evangelistici,
guardandole e discutendole con altri. Infine vorremmo che le comunità si tenessero in contatto con il Servizio per farci
giungere osservazioni e suggerimenti coerenti con quanto detto prima.
— Quali sono state recentemente le
lìnee dell'attività della rubrìca televisiva
Protesta ntesi mo ?
— Quest’anno abbiamo cercato di dare
più spazio a situazioni locali tipicamente
protestanti, comunità, opere sociali ecc.
Abbiamo ridotto e quasi soppresso le tavole rotonde perché il tempo è troppo
breve per poter chiarire a sufficienza le
posizioni di diversi interlocutori: questo
fatto ci priva della possibilità di fare dibattiti con persone di altre fedi o di altri orientamenti, mediante i quali si potrebbe dare un respiro più ampio alla
rubrica. Quest’anno abbiamo dedicato
due numeri alla musica sacra protestante, cercando cosi di dare soddisfazione a
una richiesta pervenutaci da alcuni telespettatori, ma specialmente abbiamo curato i problemi biblico-teologici, come la
immortalità dell’anima, ' il problema di
Dio in Bonhoeffer, l’anno santo. Maria
madre di Gesù, ecc. Infine abbiamo prestato molta attenzione all’attualità, a
quei fatti d’attualità che hanno un rilievo per i cristiani: per es. l’anno della
donna, il concordato, la difesa del posto
di lavoro, l’aborto, la fame nel mondo
ecc., oltre a trasmettere alcuni veri e
propri notiziari che, a quanto abbiamo
saputo, sono risultati graditi. Nel prossimo ciclo pensiamo di approfondire e
migliorare queste linee.
— Che cosa si fa nelle chiese estere in
questo settore? avete avuto dei contatti
con i rappresentanti di quei Servizi?
— Abbiamo avuto qualche contatto con
l’Inghilterra, fuggevolmente con la Danimarca, più frequenti con la Francia e
specialmente con la Svizzera romanda,
ed ora li abbiamo iniziati e vogliamo allargarli con la Germania. È molto difficile usare materiale straniero (tranne i
documentari) perché si nota, subito la
sua origine, specie in campo religioso, e
noi non vogliamo dare allo spettatore la
impressione che il protestantesimo sia
in qualche modo « straniero » in Italia,
al contrario! Utilissime invece le conversazioni con colleghi stranieri e la visione
o audizione del loro materiale che, pur
non essendo direttamente utilizzabile,
suggerisce approcci e soluzioni interessanti. In sintesi si può dire che da questi contatti veniamo costantemente rafforzati nel concetto che per dare una testimonianza alle masse si deve partire
non da noi e dalle nostre idee, ma dalla
gente, dai suoi bisogni e dai suoi problemi. Aldo Comba
Il giornale non uscirà nella prima quindicina del mese di agosto, per U periodo
delle ferie; il prossimo numero riprenderà a 8 pagine e recherà la data del 22
agosto.
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1” agosto 1975
a colloquio
con I lettori
In riferimento ad una segnalazione riguardante l’Alleanza evangelica abbiamo
ricevuto un’ampia lettera del presidente
dell’AEI, che rettifica alcune imprecisioni ed a cui daremo spazio nel prossimo
numero ed una rettìfica riguardo al convegno di Poggio libertini che pubblichiamo qui appresso.
Abbiamo Ietto sul n. 22 del 6 giugno 1975
pag. 5 un articolo firmato E. Paschetto sull’Alleanza Evangelica, che parzialmente riguarda le
Assemblee dei Fratelli. Per incarico ricevuto i
sottoscritti sono stati gli organizzatori del Convegno dei Fratelli rappresentanti le nostre Assemblee, che ha avuto luogo a Poggio libertini,
dal 31 maggio al 2 giugno u. s., e in considerazione che noi abbiamo preparato l’ordine del
giorno di tale incontro stilla base delle indicazioni del Convegno precedente e delle richieste che
ci sono pervenute, precisiamo che a suo tempo
non ci è pervenuta alcuna richiesta di trattare
l’argomento « Alleanza Evangelica », per cui
l’affermazione che « é stato deciso di non affrontare il problema a livello nazionale » non è
esatta.
Cordiali e fraterni saluti.
Giorgio Bhandoli, Eliseo Longo,
Paolo Moretti
Il sig. Donini ci invia una lettera critica, che la nostra ristrettezza di spazio
ci impedisce di pubblicare in esteso sul
problema del Portogallo. Egli fa notare
che
Quando si stigmatizza... la repressione e giustamente, la repressione poliziesca nell’America latina... non si può ignorare lo scioglimento del
governo portoghese e la marcia verso la dittatura
militare per non parlare del caso « república »
e di altre vicende ben inquietanti per il futuro
di una autentica democrazia in Portogallo... Certo, prendere posizione su questo argomento può
essere piuttosto scomodo... i soliti extraparlamentari cosiddetti di sinistra, ai quali vanno le più
o meno scoperte simpatie di tanti valdo-metodisti
italiani, dando un credito rivoluzionario ai militari parlano di Soares come di un reazionario,
sperano nello scioglimento della Costituente e
praticamente quindi nell’annullamento dei risultati elettorali; auspicano in definitiva l’avvento
di una dittatura mUitare. Gradirei (e penso di
non essere il solo) un Suo chiarimento su questo
« silenzio » del giornale.
Adriano Donini
Il nostro fondo in prima pagina non
vuole essere una risposta ma solo una
messa a punto del problema come lo
prospettiamo oggi.
XV AGOSTO
L'incontro avrà luogo quest'anno a
Ferrerò nella località « Gran bosco » situata oltre l'abitato. Le macchine potranno trovare posteggio nel cortile della caserma seguendo le apposite indicazioni.
Ore 10 : culto ;
Ore 10.45: Tavola rotonda sul tema
« educazione biblica e catechesi » (vi
prendono parte monitori, catechisti,
catecumeni ) ;
Ore 14: L'integrazione valdo-metodista ;
Ore 15.30: Messaggi.
Il problema della borghesia
Agape
Si è concluso ad Agape l’incontro teologico su «Interpretazione della Bibbia
e materialismo storico ». L’interesse per
questo tema è dimostrato dall’alto numero di partecipanti, 140 di 8 paesi europei, e dalla concretezza e vivacità del
dibattito.
Di questo incontro, che ha affrontato
alcuni dei temi di fondo dell’attuale riffessione sulla fede e l’impegno politico
dei cristiani daremo un ampio resoconto nel prossimo numero.
Comunicato
570 - La Tavola proclama la vacanza della chiesa di Massello, Ferrerò e Rodoretto a partire dal 1"
luglio 1975. La designazione del pastore dovrà avvenire a termini degli articoli 18 - 19 e 20 dei RR.OO.
571 - La Tavola, ottenuto il consenso dei Concistori di Massello,
Perrero-Manlglia e Rodoretto, trasferisce a partire dal 1® ottobre
1975, il pastore Luciano Deodato
da Ferrerò a Riesi, con incarico
presso il Servizio Cristiano e cura
pastorale nella zona Riesi-Caltanisetta.
Niso De Michelis, parlando della borghesia (L’JBco-Z,Hce del 20 giugno 1975,
p. 8) dice cose molto giuste di certa moda di squalificare la borghesia, identificandola semplicemente col potere capitalistico: la storia della borghesia è molto complessa e proprio per questo di essa
si danno i giudizi più contrastanti.
La borghesia ha rappresentato la spinta innovatrice dell’abilità dell’uomo contro la rigidità delle strutture di potere di
tipo feudale ed è un fenomeno legato allo
sviluppo produttivo dell'occidente, importato anche altrove. La caratteristica sociologica della borghesia è il suo collocarsi come classe tra il potere e le masse; nell’occidente, tra il capitale e il proletariato.
Marx e Lenin prevedevano la fine della
borghesia come classe: non è avvenuto e
la borghesia continua a formare la struttura portante della società moderna sia
nei regimi capitalisti, sia in quelli socialisti. Il problema della borghesia, quindi,
non è della sua distruzione, ma del suo
allineamento e delle sue scelte.
La borghesìa e il potere
ri termine « borghese » è preso così
spesso in senso negativo principalmente
perché la scelta della borghesia è avvenuta il più delle volte contro il proletariato
e a favore del potere. NeU’occidente il benessere della borghesia era condizionato
al basso tenore di vita delle classi lavoratrici, al fatto che il lavoro (sia operaio,
sia contadino) costasse poco. Era molto
comodo per il medio e piccolo borghese
avere la domestica (o i domestici) con
poche lire e senza contributi; era domodo
che gli alimentari e i prodotti fossero a
buon mercato, perché contadini e operai
avpano entrate da fame. Forse senza
chiara coscienza e a causa delle stesse
strutture produttive, la borghesia, nella
sua maggioranza, si è trovata dalla parte
del potere e ha reagito negativamente alle proposte di riforma della società.
Questa scelta anti-proletaria, tuttavia,
non va generalizzata, perché proprio dalla
borghesia sono nate le spinte rivoluzionarie: Marx, Eugels, Lenin, ecc. erano borghesi. I movimenti di riscossa popolare
sono stati promossi e sostenuti da borghesi, che hanno fatto una scelta diversa,
a favore delle masse, contro i privilegi che
a loro garantiva il potere. Anche la « contestazione » è stata prevalentemente opera di borghesi e figli di borghesi. Proprio
perché « borghesi » essi potevano condurre le masse a riflettere sulle loro condizioni e sul reale peso che esse hanno
nello sviluppo della società.
La scelta della borghesia oggi
La soluzione dell’attuale crisi mondiale
e di quella italiana in particolare, dipende
notevolmente dalla scelta della borghesia,
dalla consapevolezza delle sue responsabilità e dei suoi compiti. Quale atteggiamento avranno i medici dinanzi alla riforma sanitaria? Quale atteggiamento avranno i burocrati, i liberi professionisti, i
tecnici i piccoli e medi industriali, gli uornini di cultura, gli uomini politici dinanzi alla prospettiva di una società nella
quale la misura dei valori non sia più
il profitto?
Il capitalismo offre alla borghesia possibilità diverse di privilegio, ma la condizione sarà sempre che il livello delle
masse — sia nazionali, sia internazionali — sia il più basso compatibile nella situazione storica in cui si vive e che popoli interi rimangano nella miseria.
Le mire di privilegio della borghesia —
per paradosso — possono presentarsi come rivoluzionarie, nella speranza che anche nel nuovo la borghesia emerga, sia
pure con nomi e abiti diversi. La borghesia vive sempre la tentazione di cercare se stessa, di difendere se stessa, strumentalizzando le masse. Ogni volta che
intellettuali volano nell’utopia o si esaltano nella mistica dell’estremismo, cercano
se stessi e non la giustizia: « tutto deve
cambiare, perché nulla cambi »!
La borghesia
e il proletariato
La scelta della borghesia deve essere a
servizio delle masse; ciò vale sia per la
vecchia borghesia occidentale, sia per la
nuova borghesia dei paesi socialisti. Se
nella Russia e nella Cina il passaggio dalla società feudale a quella industriale ha
richiesto l’unione degli operai e dei contadini, nella società industrializzata il rinnovamento delle strutture richiede l’unione tra la borghesia e il proletariato, in vista di un superamento del capitalismo, le
cui linee di sviluppo forse nessuno ha ancora chiare. Non si tratta di copiare soluzioni di altri paesi: né Russia, né Cina,
né America possono ora offrire schemi di
ristrutturazione della società, perché i
mezzi di produzione sono cambiati velo
cemente, perché il mondo è diventato piccolo e i problemi di oggi abbracciano tutta l’umanità. Mentre si è ancora chiusi in
schemi di potere che privilegiano alcuni
popoli, si pone urgente il problema dell’umanità. È tutto un modo di pensare e
di agire che richiede revisione; soltanto
l’uniqne di scopi e di azioni tra la borghesia e le masse lavoratrici, soltanto il
vedere in termini umani il problema economico e in termini economici il problema umano può permettere che si lavori
efficacemente per quel « socialismo dal
volto umano » nel quale alla libertà del
pensiero sia data uguale importanza che
alla libertà dal bisogno.
Il borghese protestante
Si fa carico alle nostre chiese di essere
« borghesi ». Il male non è nell’essere borghesi, come vorrebbero alcuni eredi di società feudali. 11 male è nello scegliere di
essere strumenti del potere, piuttosto che
perse^ire la via della liberazione dei popoli; il male è nel cercare il proprio piccolo privilegio, voltando le spalle all'angoscia delle masse o strumentalizzandole
ai propri fini, piuttosto che essere al loro
fianco nella costruzione di una convivenza sociale nella quale l'uomo possa considerare la vita veramente come un dono
di Dio.
Le qualità della borghesia, di cui parla
Niso ae Michelis « l'attaccamento a certi
valori di libertà individuale che hanno
ancora rnolti non condannabili cultori »)
possono in questo caso trovare la loro
vera collocazione, quando il senso della
libertà individuale sarà anche l’impegno
per l’effettiva liberazione di chi non la
-può avere; quando l’amore per il lavoro e
la ricerca della efficienza saranno rivolte
non al profitto di pochi, ma a produrre il
necessario per tutti. Certamente non si
tratta di « buone intenzioni » o di contorti
discorsi, ma di sviluppare la scienza e la
tecnica, ma ci si deve pur rendere conto
che il borghese crea la scienza e la tecnica, l’operaio la traduce nella materia e
il capitale ne è il proprietario! Altrimenti
come si può annunciare che Dio « ci ha
liberati dalla potestà delle tenebre e ci
ha trasportati nel regno del suo amato
Figliuolo» (Col. 1: 13)?
Alfredo Sonelli
«Protestantesimo» e culto radio
La chiessa evangelica battista di Torino, via
Passalacqua, in riferimento alla riforma deUa
BAI-TV e al posto assolutamente irrilevante
concesso alle minoranze religiose, culturali e politiche negli attuali programmi televisivi,
esprime il suo disappunto per la collocazione
della rubrica « Protestantesimo » in un’ora della settimana e su un canale tali che di fatto
emarginano dall’ascolto la maggioranza degli
spettatori;
rileva che tale trasmissione viene realizzata
con estrema parsimonia di mezzi tecnici e di
tempo e pertanto chiede che, tenendo conto delle
esigenze delle minoranze, le autorità competenti provvedano ad una dislocazione più favorevole
e al potenziamento tecnico di tale rubrica, al fine
di permetterle un giusto inserimento nel dialogo religioso e culturale del nostro paese.
Nota - La mozione è stata approvata all’unanimità, domenica 13 aprile 1975.
L’Assemblea della Chiesa Evangelica Valdese
di Firenze, esaminata la questione dello « spazio » riservato dalla RAI-TV ai due programmi
curati dagli evangelici;
premesso che in uno Stato democratico non si
può e non si deve limitare il « diritto di accesso » a mezzi insostituibili di informazione quali
la radio e la televisione in funzione diretta della
consistenza numerica di un gruppo organizzato;
invita gli organi della Federazione delle Chiese Evangeliche d’Italia a manifestare fermamente ai Dirigenti della RAI-TV, anche nel quadro
della riforma alla quale viene proprio in questi
giorni dato avvio, il vivo desiderio e la legittima
aspettativa delle Chiese a poter fruire in maniera
idonea e congrua del diritto di accesso a questo
efficace mezzo pubblico d’informazione;
indica come indispensabili criteri di massima
i seguenti:
а) dare più spazio al culto radio, da irradiarsi tra le 8 e le 9 del mattino;
б) dar vita ad un notiziario evangelico infrasettimanale, trasmesso daUa radio;
c) programmare in un’ora di maggiore
ascolto la trasmissione televisiva « Protestantesimo »;
d) invitare ai vari dibattiti anche esponenti
del pensiero protestante, accanto o in alternativa
a quelli cattolici;
auspica un amichevole e pronto accoglimento
di queste ragionevoli richieste.
I delegati delle chiese evangeliche valdesi delritalia Centrale, riuniti a Congresso il 28-29
giugno 1975, facendo proprie le aspirazioni vivissime dei membri delle Chiese evangeliche,
esprimono la profonda esigenza che la trasmissione televisiva “Protestantesimo” trovi una collaborazione che permetta ai lavoratori evangelici di vederla; chiedono pertanto che essa venga
spostata ad un’ora più tarda del pomeriggio;
auspicano inoltre che la trasmissione abbia una
durata maggiore, tale da permettere di affrontare
tematiche complesse senza l’assillo della eccessiva brevità del tempo; danno incarico alla Commissione distrettuale di far pervenire il presente
documento alle autorità competenti della RAI.
Un parere critico
Ho letto sulle pagine di questo giornale, alcune settimane or sono, un breve stralcio del Bollettino della Federazione in relazione al problema finanziario del Servizio stampa-radio-televisione e l’appello rivolto a tutti gli evangelici a
dare per quest’attività, con generosità e spirito
di responsabilità, dalle proprie tasche.
Gli evangelici in Italia hanno la possibilità di
trasmettere tramite due mezzi di comunicazione l’annunzio dell’Evangelo.
A mio avviso, però, il tempo a disposizione dato agli evangelici per la predicazione alla radio
ed alla televisione non è « evangelicamente » ben
usato per diversi motivi che desidero, se riesco,
brevemente esporre.
Vorrei sottolineare che attualmente il semplice annunzio di Gesù Cristo occupa un minimo
posto e quando è messo in risalto rispecchia una
data interpretazione teologica esclusivista. Ad
ogni modo questo disturba per il « Culto Evangelico » ed il « Notiziario », ma ancor di più per
« Protestantesimo ». Per quest’ultima trasmissione c’è un rospo, che proprio come protestante,
non riesco ad inghiottire. Smettiamo di proclamare un messaggio socio-politico di parte e le
« buone opere » del Protestantesimo nazionale ed
internazionale! Ricordiamoci che alla gente che
vive in, questo mondo secolarizzato non interessa chi sono e che cosa fanno i cosiddetti protestanti! Cambiamo, quindi, il titolo del programma centrandolo sul messaggio che scaturisce dalle pagine della Sacra Scrittura. Eliminiamo
tutto quel pantheon di (c santi » che appaiono
ogni qual volta la trasmissione inizia! Per san
Calvino, san Barth, san Martin Luther King
personalmente ringrazio Iddio perché nel loro
tempo, sono stati strumenti nella Sue mani, ma
punto e basta.
Ripeto e non mi stancherò mai di farlo : prendiamo l’occasione per annunciare Gesù neUa Sua
morte- resurrezione-ascensione, attraverso questi
strumenti di mass media. Non perdiamo il nostro tempo a stare « in piedi... nei canti delle
piazze per essere veduti dagli uomini » (cfr.
Mt.6: 5) glorificandoci delle « nostre buone opere ». Appaia sul video un semplice predicatore
che dopo aver annunziato il Signore Gesù sparisca. Facciamo questo, altrimenti non siamo evangelici, ma cattolici di mentalità arretrata!
Pertanto il programma radio-televisivo non dovrebb’eessere per alcun motivo sotto l’egida della
Federazione, o peggio, da come sembra, monopolio esclusivo di una data corrente in seno a
questa. Dev’essere un servizio aperto a tutti gli
evangelici di qualsiasi denominazione. Quindi si
formi al più presto un Comitato rappresentativo
di tutte le varie correnti evangeliche, che nel rispetto reciproco, si proponga quale unico scopo
di predicare Gesù Cristo e soltanto Lui, senza
spirito di parte.
Credo che soltanto dopo aver messo in pratica
quanto ho suggerito sopra si risolveranno i problemi finanziari, e di altro tipo, dell’attuale Servizio stampa-radio-televisione. Allora soltanto i
programmi rispeeehieranno il volere di tutti i
credenti italiani che prenderanno maggior impegno, tanto che non ci sarà più bisogno dell’aiuto dei fratelli di altre nazioni. Ci sarà una
gara a chi darà di più!
Vittorio Perre.s
dalla prima
viadosi verso la scorciatoia della maniera forte ma non ci sembra essere
dittattura; forse sbaglia cercando e
compie passi falsi. Lo diciamo sì ma
con la fraternità ed il rispetto che si
ha per gli amici, anzi per i fratelli.
Se saranno le baionette anziché i
garofani ad ornare i fucili dei soldati a Lisbona nessuno potrà rallegrarsene anche se lo aveva previsto; preghiamo perché questo non avvenga.
Portogallo dove vai non è domanda
retorica di gente che ha e sa (e mi
domando cosa abbia e sappia la nostra Italia!), è un interrogativo che
si pone solo nel contesto di una solidarietà partecipe.
3
'i
1" agosto 1975
CRONACA DELLE VALLI
alle valli oggi
LUSERNA SAN GIOVANNI
Pinerolo
Rivediamo al comune giunta DC-PSDj
i nostri
progetti
La notizia che abbiamo dato come ufficiosa la settimana scorsa è stata confermata dopo poche ore: la Regione Piemonte ha una giunta di sinistra e così
pure la Provincia. Il via a giunte di sinistra era cominciato al Comune di Torino con l’elezione a sindaco di Diego Novelli. I quotidiani hanno parlato del Piemonte come « 5“ Regione rossa », una definizione ormai consueta per i cronisti;
ci auguriamo che diventi presto una Regione “pulita", pulita dal clientelismo e
dalle correnti mafiose democristiane che
hanno usato dal dopoguerra ad oggi la
cosa pubblica per i loro interessi privati.
D’altra parte là ove sono state costiUiite giunte di sinistra non ci sono molti
motivi di giubilo: l’eredità che raccolgono non ha proprio nulla di incoraggiante.
Come scrive la rivista "Nuova Società"
(15 luglio): <i Torino non è solo da ricostruire, come città: è da inventare ». E
questo vale per l’intera Regione, per l’intero paese.
Questa nuova situazione — certo occorrerà del tempo prima che la nuova
gestione regionale e provinciale possa
raggiungere un buon ritmo di lavoro —
potrà contribuire notevolmente allo sviluppo degli enti locali, Comunità Montane e Comuni, procedere alla realizzazione dei comprensori di cui tanto già si è
parlato, dare una spinta alle iniziative
buone che sono però rimaste sulla carta
per mancanza di volontà politica, permettere un riassesto della sanità, avvicinare
il mondo del lavoro alla scuola con una
pratica onesta dei decreti delegati, intervenire sul gravoso problema dell’occuzione, e così via.
Per buona parte dei cittadini è indubbio che il voto del 15 giugno sia stata
una sorpresa; ma appunto le sorprese
fanno sì che non si possa continuare a
fare i propri calcoli come se tutto fosse
proceduto come era nei calcoli. Occorre
riconsiderare i propri piani, progetti, iniziative, alla luce della nuova situazione.
E voglio fare un esempio concreto, su
un problema che sta a cuore in^ modo
particolare ai comuni e comunità della
Val Pellice: il progetto di ampliamento
dell’ospedale di Torre Pellice.
I membri del Comitato CIOV ci dicevano sicuri: la situazione è quella che
conosciamo tutti, la Regione e la Provincia sono in mano ai democristiani e pertanto possiamo essere sicuri che per i
prossimi 20 anni nessuno si occuperà del
problema ospedaliero; se vogliamo che
la valle non resti priva del servizio sanitario offerto dal nostro ospedale, occorre che noi lo ristrutturiamo per rientrare nella classificazione ospedaliera.
Ora che la situazione è cambiata, questo discorso, mi pare, non sia più sostenibile, a meno che si voglia dire che PSI
e PCI sono la stessa cosa della DC, che
i programmi sono gli stessi, il che non
è facile da dimostrare.
Questa “sorpresa” dunque impone che
tutto quanto il progetto venga rivisto e
probabilmente è quanto la CIOV sta facendo (forse è anche per questo che non
ha adempiuto ad un ordine del giorno
della Conferenza distrettuale che la invitava a preparare una documentazione informativa sul progetto di ampliamento da portare a conoscenza di tutte
le chiese entro il mese di giugno »).
Ma lo stesso discorso vale per le Comunità Montane, per i comuni, che vedono ora nuove possibilità di interventi,
maggiore decentramento amministrativo,
insomma incominciare un discorso nuovo di gestione e di amministrazione che
coinvolga tutti e che funga da banco di
prova al processo di democratizzazione e
di partecipazione diretta tanto invocato.
In fondo la “sorpresa", ammesso che
di sorpresa si possa parlare, è anche un
monito contro la rassegnazione civica di
molti che pur non condividendolo, hanno accettato, subito il regime democristiano come inevitabile, come tragica
predestinazione; è vero invece che si può
cambiare, possono cambiare gli uomini
e le strutture, anche nel clericale Piemonte. Un paese più laico, in cui la religione non sia sempre lì per catturare
uomini e strutture, per dei protestanti
non può certo dispiacere. Purché avvenga.
Ermanno Genre
Alle 20.50 di giovedì, 24 luglio la saletta a soffitto baroccheggiante in cui sono
convocati (per le h. 21) i consiglieri eletti il 15 giugno è gremita di pubblico, a
quanti si presentano con troppa puntualità non resta che fare ressa davanti all’ingresso.
L’attesa è grande, anche se non ci sono novità, anche se non si prevede alcun
colpo di scena. La DC locale, come era
nelle previsioni, ha fatto la sua scelta a
destra : i socialdemocratici formeranno
la giunta comunale con la DC. Il rapporto di forze è 12: 7, senza contare il voto
liberale che comimque sostiene Martina.
Per reiezione a sindaco la dichiarazione DC è pronta: Bovone ricorda i meriti
di Martina in questi 10 anni ed accenna
al difficile momento politico attraversato
dalla DC che comunque a livello locale
ha avuto un « notevole aumento di consenso », perché la DC locale — sostiene
la dichiarazione del gruppo DC — « non
ha mai rinunciato all’autocritica ».
Molto velata la polemica col PSI che
non si è sentito di accettare le condizioni poste dalla DC per rispolverare la
vecchia formula di centro-sinistra; la soluzione attuale è definita « provvisoria »,
aperta ad un futuro ingresso del PSI, insomma una situazione da superare e non
definitiva.
Chiabrando, per il PSI, fa presente
che negli incontri avuti con il gruppo DC
non sono emersi sufficienti elementi per
permettere un discorso nuovo di programmazione comunale. Non si può dimenticare — ha detto Chiabrando — i risultati del 15 giugno con il massiccio spostamento a sinistra dell’elettorato.
Che localmente la DC abbia tenuto è
dovuto al fatto che il PLI è definitivamente crollato a vantaggio della DC. Se
la DC locale ha preferito formare il consiglio con i socialdemocratici è evidentemente per essere sicura di poter continuare a gestire il suo potere. Concludendo la sua dichiarazione Chiabrando ha aggiunto che la coalizione DC-PSDI
non offre alcuna garanzia per una buona amministrazione, soprattutto non offre garanzie per i lavoratori.
Per il gruppo del PCI Delpero ha ricordato l’esito del 15 giugno e la grossa
avanzata delle sinistre nella Regione, le
giunte di sinistra alla Regione, Provincia
e in molti grossi comuni piemontesi, mentre ia DC ha perso la sua credibilità. Ciò
significa — ha detto Delpero — che la
discriminazione verso il PCI sostenuta
dalla DC non corrisponde all’orientamento
degli elettori. Emerge una nuova volontà
di gestire il paese contro ogni tipo di
clientelismo. Ciononostante la DC locale
non ha questa volontà di cambiare, di
amministrare in modo non clientelare;
gli interventi locali in campo assistenziale e sportivo ne sono un palese esempio.
Per il futuro — ha aggiunto Delpero —
occorrerà considerare il comune come
una realtà socio-economica e favorire
una maggiore consapevolezza dei cittadini per una partecipazione reale ai probìemi.
Bruna Peyrot, eletta come indipendente nel PCI ha insistito suila partecipazione della popolazione alla gestione del comune per i prossimi 5 anni. Partecipazione — ha detto — significa anche avere
dei locali a disposizione per discutere,
occorrerà quindi che il comune metta a
disposizione dei locali per le assemblee,
per es. le scuole. Cosii pure occorrerà che
le richieste di finanziamenti alla Regione
e alla Provincia non avvengano più, come in passato, in modo clientelare, attraverso conoscenze, amicizie, ma nei modi
che sono previsti dalla legge.
Sergio Gay per il PSDI ha brevemente ricodato i contatti avuti con gli altri
gruppi e trovato « migliore collimazione
di idee » con la DC, per cui hanno accettato di sostenere il programma, con due
condizioni, cioè che l’eventuale ingresso
di altri gruppi non venga a scapito della
efficienza immediata; infine che i problemi vanno affrontati senza filosofia e retorica in modo radicale. Per attitudine
professionale — ha detto Gay — noi usiamo metodi tecnici e non tanto politici,
vogliamo vedere chiaro nelle cose.
I risultati delle elezioni; 20' votanti; 11
voti a Martina che viene eletto sindaco,
7 a Delpero. Assessore anziano vice-sindaco Sergio Gay con 12 voti; Bovone,
Zeppegno, Legger assessori effettivi ;
Giovanni Peyrot e Merlo Maria supplenti.
La DC di Luserna, che si è sempre dichiarata di sinistra, con questa « scelta a
destra» rivela il suo vero volto.
Luserna S. Giovanni
• Il paziente lavoro delle sorelle della
Società di Cucito « Le Printemps » è stato premiato dal successo lusinghiero avuto dal « bazar » da esse allestito domenica pomeriggio nella Sala Albarin.
Numerose sono state le persone della
comunità locale e delle varie parrocchie
delle valli che hanno portato il loro contributo nell’acquisto della merce esposta,
dai preziosi pezzi ricamati alle torte squisite, dai capi di maglieria ai grembiuli
da cucina, dalle bibite ai multicolori pezzi ricordo, dalla tradizionale tazza di te
alla lotteria con la bella bambola in costume valdese.
Mentre diciamo la nostra riconoscenza
alle sorelle del Cucito per l’apporto che
annualmente danno alle opere della chiesa con il «Bazar», ringraziano anche la
Commissione ricevimenti e tutte le persone che vi hanno partecipato dando una
collaborazione che ha fruttato la non indifferente cifra di un milione e mezzo,
interamente devoluta all’Asilo Valdese.
• Domenica mattina hanno ricevuto il
Battesimo Katia Terry Ines e
Martina di Nello e Carla Giordan del sarei e Yanick Steiner di Pierre e di Vera
Revel di Neuchâtel. . i,- a
Il Signore benedica questi bimbi ea
aiuti i genitori ad essere fedeli alle promesse fatte.
Pramollo
Ultimamente ha avuto luogo nel tempio di San Germano il funerale del fratello Bounous Remo, deceduto all’Ospedale « Le Molinette » di Torino all’età di
45 anni. Rinnoviamo ai familiari in lutto
l’espressione della nostra cristiana simpatia.
Durante i culti delle domeniche 13 e
20 luglio abbiamo amministrato il battesimo a: Long Andrea di Marco e di Peyrot Franca (Pellenchi) e Beux Silvia di
Oreste e di Barai Denise (Mondoni). Il
Signore benedica questi fanciulli e guidi
i loro genitori nel compito loro affidato.
Porgiamo un cordiale bentornato in
mezzo a noi ai fratelli ed alle sorelle
giunti per trascorrere un periodo di distensione nel nostro vallone.
Il culto di domenica 20 luglio è stato
presieduto dal signor Dino Gardiol che
ringraziamo vivamente p^r il suo apprezzato messaggio.
La domenica 27 un gruppo di giovani
provenienti da Wertheinm (Baden) e ospiti presso la foresteria di Pradeltorno ha
partecipato al nostro culto. La predicazione è stata tenuta dal loro pastore signor
Fexer.
L’interesse ed il dibattito che il libro
di Fernando Belo (Lecture matérialiste
de l’Evangile de Marc, Ed. du Cerf, 1974)
ha suscitato soprattutto in Francia quest’anno , si è presto esteso a macchia
d’olio nelle comunità cristiane, in particular modo negli ambienti di credenti
impegnati politicamente.
La recente traduzione italiana («Una
lettura politica del Vangelo », Claudiana
1975), del volume divulgativo che Belo
ha scritto in portoghese pochi mesi dopo la pubblicazione del grosso volume
francese, il campo teologico che si è
concluso in questi giorni ad Agape (a cui
Beio ha partecipato e che ha visto un
« pieno » che da anni non si era più riscontrato) sul tema della lettura materialista del Vangelo, hanno portato all’incontro tenutosi venerdì '25 luglio a Pinerolo di fronte ad un folto pubblico, onde
permettere un dibattito con l’Autore.
È stata evidenziata l’utilità di questo
libro stimolante, che crea dei problemi,
discussioni, critiche, che interroga anche polemicamente i cristiani (ormai abituati ad una lettura prevalentemente
spiritualista del Vangelo).
Non sono mancati gli appunti critici e
le riserve che questo contributo reca:
ma quale tentativo di leggere l’Evangelo
oggi può essere considerato esente da interrogativi, critiche, dubbi?
All’incontro erano presenti numerosi
pastori valdesi delle valli e di fuori, alcuni preti di Pinerolo, un gruppo del
campo teologico di Agape e numerosi
membri delle comunità valdesi e cattoliche. Nonostante le ferie di molti. Ad
Agape un ringraziamento per aver organizzato questo incontro.
Prarostino
Bobbio Pellice
Molti sono saliti da una iparte e dall’altra del confine per il tradizionale incontro italo-francese al Colle della Croce. Il
tempo veramente bello ha certamente favorito questa posisibilità di conoscenza
reciproca.
Ad attendere i partecipanti una sorpresa: la croce, innalzata nell’ormai lontano
1950 e rotta dalla valanga, che lo scorso
anno non era stata ritrovata perché coperta ancora dalla neve, era stata sostituita da una nuova croce in larice, portata lassù dal signor Baridon di Pierregrosse. Mentre ci rallegriamo per la buona
volontà del signor Baridon, ci dispiace un
po’ che non si sia ripresa la significativa
modalità della croce precedente: il braccio lungo salito da parte francese, il braccio corto offerto dalle chiese italiane, a
significare che come i due bracci vengono
uniti a formare la croce, così anche le due
chiese vogliono essere unite dalla croce
del Signore Gesù.
Dopo il culto, pranzo al sacco e nel pomeriggio una « causerie » interessante
àeWiì^ormateur régional pastore Gérard
Cadierr e un intervento del pastore Giorgio Tourn. Significativo, questo ultimo, a
sottolineare la unità di fede e di civilizzazione di qua e di là dalle Alpi.
La colletta è stata destinata alla chiesa
presbiteriana del Portogallo.
Era pure presente una équipe della televisione francese.
Il 9 luglio la nostra comimità ha reso
gli onori funebri alle spoglie mortali di
Avondetto Vittorio Emilio, deceduto nella sua abitazione ai Colombini aH'età
di anni 83.
La fede in Dio lo ha sorretto durante la
lunga malattia.
Ai familiari diciamo tutta la nostra
simpatia cristiana.
La Maestra
Maria Prochet ved. Bonnet
dopo una vita intensamente spesa per gli altri
e dopo un lungo, doloroso, periodo di invalidità,
coraggiosamente sopportalo, si è spenta il 19-7
u.s. all’età di 83 anni.
I familiari ringraziano quanti hanno voluto,
in quell’occasione, testimoniare la loro simpatia.
« Chi crede in me anche se muore vivrà ».
(Giov. 11: 2S).
Con piacere abbiamo notato a Bobbio
la presenza di un gruppo di giovani della
commissione colportaggio che ha presentato al folto pubblico dei villeggianti e
dei locali la produzione più recente della Claudiana. L’interesse per questa presenza è stato buono.
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4
1° agosto 1975
UOMO e SOCIETÀ’
Per una nuova liturgia matrimoniale
La liturgia è la forma usuale di preghiera di una chiesa, il suo abito di orazione
e non gliene può essere imposto un altro, sia pure più bello, da chi si siede a
tavolino per preparare un formulario liturgico nuovo. Una liturgia luterana o anglicana può essere altrettanto buona quanto quella riformata, ma non può venire
imposta a una Chiesa riformata e viceversa, senza correre il rischio di essere apertamente o tacitamente rifiutata.
Per rimanere in questa continuità liturgica, bisogna esaminare le precedenti liturgie per la celebrazione del matrimonio
della Chiesa valdese. La prima è La Liturgie vaudoise (Edimburgo 1837 - Losanna
1842), nata da una fusione della Liturgia
di Ginevra con quella di Neuchâtel, in uso
Valli prima del
lisi/. Nel 1868 abbiamo la prima liturgia
valdese per le comunità italiane; Guida
per le pubbliche preghiere. La catechesi
matrimoniale è notevolmente sviluppata.
Comincia con la creazione, dà molta importanza ai figli e alla loro educazione.
La moglie deve stare soggetta al marito
come la chiesa è soggetta a Cristo. La liturgie del 1880 ha una catechesi notevolmente più sviluppata di quella del 1842.
La Liturgia del 1893 ha poche parole sull’istituzione del matrimonio. Gesù alle
nozze di Cana. Immagine dell’unione di
Cristo con la chiesa. Finalità: il mutuo
bene dell uomo e ■della donna e la prosperità dello stato. Seguono i doveri dei mariti e delle mogli (isoggezione). Nulla sulla creazione, nulla sul peccato e le sue
conseguenze. La Liturgia del 1914. La catechesi è presso a poco come quella della
Liturgia precedente. L’allocuzione è senza un testo biblico.
Dopo l’emanazione della Legge sui culti
ammessi abbiamo le Liturgie del 1934 e
1953. Hanno la catechesi come la precedente liturgia, salvo alcime variazioni formali. Oltre queste Liturgie vanno presi in
considerazione i quattro progetti di Liturgie matrimoniali pubblicati in Diakonia (supplemento) maggio-giugno 1970.
Essi contengono materiale buono, ma
spesso sfocato per il rappiorto teologicamente non corretto fra legge e Vangelo.
Se le Liturgie menzionate sottolineano
in modo più o meno marcato la soggezione della moglie al marito, i saggi di Diakonia sono stati i primi fra noi ad affermare in un saggio liturgico l’eguaglianza
dell’uomo e della donna; ma con non sufficiente chiarezza, perché non tengono
nella dovuta considerazione la realtà del
pecccato e della legge.
Il Sinodo del 1971 ha trattato la natura
del matrimonio e della famiglia. I vari
paragrafi dell’art. 46 sono nel complesiso
buoni, se l'autonomia del matrimonio e
della famiglia al paragrafo 7) intende che
le due istituzioni vanno distinte, ma non
divise, e al paragrafo 10) lo scopo del matrimonio tra credenti non è soltanto 'la
comunione di vita, ma in secondo luogo
anche la procreazione.
Dopo queste considerazioni pensiamo
che il testo liturgico da rivedere, non da
sostituire, sia la Liturgia valdese del 1953.
^ catechesi matrimoniale, che precede
immediatamente le promesse, va interamente rifatta. Quella che proporremo in
un prossimo articolo è impostata sulla
linea della storia della salvezza, non soltanto per ragioni teologiche, ma anche
pedagogiche.
L’argomento dell’eguaglianza dell’uomo
e della donna va svolto con una certa ampiezza, anche per spiegare, non giustificare, in qualche misura la superiorità delruomo, affermata nelle Liturgie precedenti. È necessario dare un fondamento cristologico a questa proclamata eguaglianza. Quando questo pensiero biblico sarà
penetrato nella coscienza delle chiese
quest ultima parte della catechesi matrimomale potrà forse essere alquanto ridotta. In conclusione l’eguaglianza, fondata
in Cristo, da tanto al marito quanto alla
moglie due diritti: il diritto di amare e
Il diritto di essere il primo a servire.
La legge in senso civile (con la sua funHone ordinatrice della società umana),
teologico (per tenere viva la coscienza del
peccato), didattico (come guida quotidiana nella vita del credente) e il Vangelo,
con il suo annunzio del perdono e della
bontà di Dio, devono essere sempre presenti, come la bussola al navigatore.
Vangelo e legge vanno distinti e mai
contusi; ma non devono neppure essere
separati o divisi. La predicazione del Vangelo senza la legge è una predicazione
sdolcinata che deforma l’amore e la grazia di Dio in bonarietà. La legge senza il
Vangelo e dura e crudele e non riesce più
a esprimere la volontà misericordiosa di
Dio, che l'ha data per il nostro bene e
non per la nostra perdizione.
La relazione fra legge e Vangelo esprime anche il rapporto fra la predicazione
della parola di Dio e la realtà sociale e
politica nella quale la chiesa vive. Perciò
e necessario che il contenuto essenziale
degli articoli del Codice Civile venga spiegato nella catechesi matrimoniale, anche
se gli articoli stessi verranno letti solo
dopo il culto, al momento della stesura
dell’atto di matrirnonio. Infatti l’adesione
degli sposi ad essi dev’essere coisciente e
responsabile, e ciò è possibile soltanto se
gli sposi considerano e intendono questa
legge alla luce del Vangelo. La spiegazione della legge nella catechesi matrimoniale • e una forma di predicazione politica
della chiesa, che deve orientare i fedeli
nelle loro decisioni in conformità allo
spirito della parola di Dio anche nei riguardi dell’ordinamento giuridico della
stato, nel quale lavorano e vivono.
Se la catechesi viene offerta dalla Liturgia e può essere ripetuta in ogni celebrazione con la medesima sostanza, se non
proprio nella stessa forma, l’allocuzione,
che segue le promesse, deve necessariamente tenere conto della situazione particolare degli sposi, situazione che muta
con il mutare delle persone e delle circostanze. Perciò il pastore deve meditare
egli stesso la sua predica, annunziando
quello che la parola di Dio dice agli spoSI e alla comunità nella situazione concreta di quel giorno e di quell’ora.
Una spiritualizzazione del matrimonio
non è biblica; ma l’eros che lo anima deV essere santificato dall’agàpe di Dio, affinché la comunione matrimoniale ' sia
profonda, duratura, ed esprima una vocazione cristiana. In questto senso cercheremo di sviluppare la catechesi in un
prossimo articolo.
La questione
del MSI
Valdo Vinay
la settimana internazionale
a cura di tullio viola
SUL TURISMO
IN SUDAFRICA
Comitato dì Redazione; Bruno Bellion, Valdo Benecchi, Gustavo Bouchard, Niso De
Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore: GIORGIO TOURN
Direttore responsabile: GINO CONTE
Amministrazione: Casa Valdese, 10066 Torre Pel lice - c.c.p. 2/33094 intestato a L'Eco
delle Valli-La Luce - Torre Pellice
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semestrale L. 2.500
estero annuo l. 6.000
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Cambio di indirizzo L. 100
Inserzioni: Prezzi per mm. di altezza, larghezza una col.: commerciali L. 100 - mortuari L. 150 - doni 50; economici L. 100
per parola.
Reg al Tribunale di Pinerolo N 175
8 luglio 1960
Coop. Tipografica Subalpina - Torre Pellice
★ Con questo titolo, il « Quotidiano dei
lavoratori» (del 13-14.7.’75) pubblica la
^^ente lettera, firmata dal « Comitato
Cabrai », comitato di sostegno ai popoli
africani in lotta, « a proposito dell’ospitaconcessa in Italia da tutti i giornali
alla pubblictà razzista e fascista del regime sudafricano ». Lettera che ci trova pienamente consenzienti.
«Da parecchio tempo la cosiddetta stampa impegnata” degl'intellettuali borghesi
(v. « L'Espresso ») rigurgita di pubblicità
IH favore del Sudafrica. Intere pagine
comprate dalla Saa (=Sonth Africans Airways) CI presentano il paese del razzismo
piu feroce come un paradiso di sole e di
folclore, dov'è possibile godersi “i leoni
t safari, le danze delle tribù” (sic) senza
rinunciare “al vostro drink preferito” o
alle “comodità dell'Europa". Vane (e ignorate) sono state le nostre proteste. Il disprezzo verso la popolazione locale (le
tradizioni culturali delle tribù sono presentate come fenomeni da baraccone) ed
il tono generale della pubblicità, chiaramente rivolta a far presa sullo snobismo
della media borghesia occidentale, rispolverano la mentalità tipica del colonialismo. Non ci si può certo aspettare altro
dal regime fascista di Vorster, ma ciò che
sdegna è l'ospitalità che esso trova anche
da noi, & nei giornali cosiddetti “impegnati . Non sarà mutile ricordare che la stessa ONU \è stata costretta a denunciare
l apartheid sudafricano e che ogni nazione civile dovrebbe boicottare i criminali che lo propugnano. ■
Invece le blande condanne formali, o
più spesso, il complice silenzio stantìo à
nascondere gli enormi affari che gli occidentali ed anche gl'italiani fanno in Sudafrica.
Nel 1972 le esportazioni italiane in questo paese hanno raggiunto i 100 miliardi
di rands mentre l'importazione ha toccato t 77. Sempre più consistente è la
partecipazione dei capitali pubblici e privati Italiani ai lucrosi investimenti in Sudafrica, ormai regolare la partecipazione
sudafricana alle nostre mostre-mercato
mentre i rapporti diplomatici sono diventati fìittissimi ed amichevoli.
Così, tra le altre cose, il governo italiano si rende anche complice e finanziatore della piu feroce persecuzione contro
Ogni diTitto umuno. do che ci osvetteremmo dalla stampa democratica di
fronte a questi misfatti, è la denuncia e
la lotta senza quartiere al regime di Vorster ed ai suoi complici internazionalitroviamo invece l'appoggio e la complicità.
Come può allora stracciarsi le vesti per
la libertà di stampa un giornale che di fatto sostiene, con l'ospitalità sulle sue pagine, un regime responsabile di 25 leggi contro la pluralità d'opinione? Di fronte al rifiuto dei mas.s-media borghesi di assumersi la responsabilità della lotta, tocca ancora una volta alla classe degli sfruttati di
tutto il mondo manifestare concretamente
la loro solidarietà agli oppressi sudafricani. Da anni contro il regime razzista si è
organizzata la resistenza, guidata dal movimento ANC (=African National Congress). Facciamo appello a tutte le forze
democratiche perché sostengano e diffondano qui da noi, nei centri stessi dell'imperialismo la lotta e le rivendicazioni dei patrioti africani contro la minoranza bianca
ed i suoi appoggi strtanieri.
Nei lirniti delle nostre poche forze siamo
a disposizione dei compagni che chiederanno maggiori informazioni ».
Cogliamo roccasione per chiarire ai nostri lettori un aspetto della nostra personale collaborazione alla « Luce ». « L’Espresso » è un settimanale cui noi attingiamo
molto spesso (cosi ad es. nell’art. che segue). Ma il far esso parte della « cosiddetta
stampa impegnata" degl'intellettuali borghesi», non significa né che esso abbia
sempre torto, né che abbia sempre ragione, né che noi siamo degl’intellettuali borghesi, ne che non 'lo siamo: non significa
nulla circa la nostra collaborazione. Questo diciamo, perché qualcuno ha voluto far
illazioni circa le fonti, appunto, cui noi
spesso attingiarno, a cominciare da « Le
Monde », ma poi anche circa il « Journal
de Genève », « Panorama » ecc. Da ultimo
aggiungiamoci, questa volta, mutatis mutandis, anche il presente « Quotidiano dei
lavoratori ».
GL’INFLESSIBILI
★ Sono i libici, unici fra gli arabi di 21
paesi confratelli, che rifiutano il colloquio
con la CEE ( = Comunità Economica Europea). Infatti sono gli unici assenti al dialop euro-arabo, ripreso il 21.7. Motivano la
loro assenza con la decisione di « continuare il dialogo soltanto con quei paesi e con
le organizzazioni politiche “che non aiutano con l'altra mano i sionisti”. “Ma allora
la_ strategia degli altri paesi arabi è sbagliata?” (è stato chiesto a Ibrahim Ebsad,
direttore generale del dipartimento Inforrnazione e Cultura libico). “Certamente (ha
risposto Ebsad) essa è il risultato di una
tncupucc che, dopo lo. gucrrci
de'riutnhre. lì, ha cercato soltanto l'accordo con Israele nel quadro deciso dagli
CòA Lo stesso accordo fra Egitto e Israele, di CUI si parla in questi giorni, ci è noto,
ea e stato pubblicato dai nostrti giornali,
già da alcuni anni. Noi rifiutiamo anche la
proposta dell ONU, di tornare alle frontiere anteriori alla guerra del giugno '67, e
affermiamo che bisogna partire dalla situazione del 1947. Tutti gli ebrei che si trovano in Palestina e non sono nati Ti devono
^oro paesi d'origine: i russi in
URSS, i tedeschi in Germania". “I libici?"
In Libia (ha concluso Ebsad). Li accoglieremo a braccia aperte. In Palestina rimarranno soltanto cristiani, musulmani ed ebrei che sono nati in quel paese” ». (Da
« L’Espresso » del 20.7.’75).
' E il CEC (— Consiglio Ecumenico delle Chiese), aggiungiamo noi.
Come i giornali hanno riferito, la procura della Repubblica di Roma — che
aveva già chiesto ed ottenuto l’autorizzazione a procedere contro il caporione del
movimento sociale italiano Almirante ____
ha im'ialo alla presidenza della camera
elei pputati una analoga richiesta contro 42 parlamentari missini (36 deputati
e 6 senatori), sotto l’accusa di « ricostituzione del disciolto partito fascista».
Stante il numero degli accusati (e indipendentemente dall'iniziativa del referendum popolare) questo partito rischia
di psere sciolto e di sparire dalla topograha parlamentare italiana, dopo 29 anni di vita. Ora la decisione spetta al parlampto: una apposita commissione studierà il caso e poi esprimerà il suo parere. In caso positivo, sarà poi l'assemblea dei deputati e dei senatori a votare
1 autorizzazione a procedere.
Come certo si ricorderà, l'inchiesta è
di vecchia data. L’istruttoria iniziò a Milano nel 1970 ad opera del magistrato Sinagra. Successivamente, nel gennaio 1971
il, procuratore generale Luigi Bianchi
d Espinosa la avocò a sé e la estese a
Ìi^i inAi nazionale. Al principio
del 1972 chiese al parlamento l’autorizzapone a procedere contro Almirante quale segretario nazionale del MSI. Era il
suo ultimo atto: poco tempo dopo il macancro. Nel maggio
rlh parlamento si riunisce e con
481 SI contro 60 no vota l’autorizzazione
a procedere. Dietro richiesta dei difensori
di Almirante gli atti vengono inviati a
Roma perché la sede nazionale del partito e nella capitale. Da allora si deve
arrivare hno ai giorni nostri attraverso
vane peripezie, più o meno artatamente
pi evocate; staremo ora a vedere come
si comporteranno i parlamentari.
A/icT ‘3*L®.®^*dde dello scioglimento del
Mbl — di cui vi è già stata anche qual?hl nostro giornale in occasione
dell indizione del referendum popolare
viene così ad acquistare nuovo interesse
ed a registrare diverse prese di posizione, che sono per lo più contrarie allo
scioglimento stesso. Fra i vari interventi, registriarno quello di Raniero La Valle, il quale si dichiara risolutamente contrario. Le ragioni che egli adduce sono
sostanzialmente quattro: che figura farebbe il parlamento ad accorgersi solo
ora di aver custodisto in seno il ricostituito partito fascista? Inoltre, pur non
negando che il MSI sia fascista non è
quello il vero fascismo: quello più pericoloso e piu serio per il nostro paese è
il fascismo internazionale. Ancora; speae dopo il voto del 15 giugno, lo scioglimento del MSI costituirebbe un primo
atto non democratico sulla via della reIpfine- lo scioglimento del
MSI non abolirebbe i fascisti, ma li « riciclerebbe » potenziandone l’efficacia.
Senza dubbio si tratta di argomentazioni che hanno la loro validità, e sulle
quali SI può concordare, in tutto o in
parte, ma ci pare che la questione non
vada posta in questi termini. È oviio
che il fatto di sciogliere un partito non
risolva la questione: non occorre un cervello particolarmente fine per capire questo ed è anche altrettanto chiaro che il
fascismo internazionale non ne verrebbe
molto danneggiato. Non solo, ma vi è
anche il rischio, anzi, la certezza, che
una gran parte dei voti dati al MSI (nelle recenti elezioni amministrative ha avuto il 6,4%) passi alla democrazia cristiana qualora non vi fosse più il predetto
partito.
Ma queste argomentazioni ci paiono
del tutto secondarie di fronte al fatto
che li MSI ormai da trent’anni costituisce una vera e propria sfida alla nostra
già cosi fragile democrazia.
Se c è un fatto di cui ci si debba veramente rammaricare è che solo ora vi sia
qualche possibilità di poter estromettere
dalle Camere della gente che vanta la
pi opna discendenza ideologica e pragmatica dal fascismo, ed in modo particolare dalla repubblica di Salò, ed è invischiata colle trame delle violenze e
del terrorismo che da anni insanguinano
il paese.
Si tratta, in una parola, di una questione di principio: anche se con un enorme ritardo sarebbe appena doveroso per
uno Stato nato dalla resistenza antifascista, provvedere ad eliminare dalle sue
massime istituzioni gli eredi ufficiali della dittatura in camicia nera.
Roberto Peyrot