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LA BU09IA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
i»ai!ia*o Bi’ASSoci a*ì«)Sì3
» U domicilio
Torino, per un anno L. 6,00 l..7,00
— per sei mesi » 4,00 » 4,SO
Per le provincie e l’esiaro franco sino
ai conlini, nn anno . . L. 7,20
per sei mesi, >> 5,20
Air.SiiovTic (Ji è-j iyznn
Seguendo la verità nella carila
Efes. IV. 15.
L’Umcio della lìEONA NOVELLA è in
Torino, presso la libreria Evangelica
di GIACOMO BIAVA, via Carlo Alberto,
dirimpetto al Caflè Dilei.
Le assuciazioni si ricevono in Torino allo
stesso L'flìcio.
Gli Associali delle Provinciepolranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo {ranco alla libreria Biava.
I Confessor! di Gesù Cristo in Italia ne! secolo XVI. Pietro Paolo y'ergerio VI.
— Società Evangelica di Torino. —> li Tempio della Gran Madre in Genova.
—- Notizie religiose — Cronachetta politica. — Avviso.
I ì:o\fessori di u. c. in
l'iefro Paolo
VI,
Se il Vergerio temeva il pugnale
ed il veleno degli emissarii di Roma,
ne aveva ben d’onde ; imperciocché
la Curia Romana, perduta la speranza
di riguadagnarlo, o renderlo alquanto
più mite; fallito ogni tentativo per
farlo cacciare da quella lerra ospitale;
non cogliendo alcun frutto dalle sue
trame c calunnie usate per ferirlo nell’onore e per tal modo farlo agli occhi di tulti, cattolici e protestanti,
ITALIA Ki:i SECOLO XVI
Vergerio.
odioso e spregevole; ricorse a misure
più energiche non men che scellerate,
commettendo a vili satelliti d’impadronirsi ad ogni costo di lui, trascinarlo, piedi e mani legale, a Roma,
0 tòrio di vita. Per la qual co.sa i suoi
passi furono d’allora in poi spiati, il
suo cammino sparso d’insidie, e la
sua vita in continuo periglio.
In una lettera indirizzata a F. Betti
gentiluomo romano, Pietro Paolo
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narra la storia di così falle insidie.
Ci limitiamo a citarne qualche brano:
« Ma udile ancora de’ fatti miei.
II papato n'ha tentato delle altre (insidie) sopra di me, e non gli sono
riuscite per grazia di Dio. Ne aggiungerò un’altra sola. — Essendo io nel
ducato di Virtemberg, a Nirlinga......
Paolo III mi disserrò addosso tre ladroni, e come tre cani mastini arrabbiati; ma non avendo potuto aver destro d'uccidermi, essendo stati scoperti, se ne fuggirono due d’essi in
Francia, ove furono ammazzati in
guerra; il terzo, essendo stato preso
nella giurisdizione del signor conte
di Zoler, vedendosi ad avere in ogni
modo a morire, da se stesso, non
domandalo, confessò d’essere stato
con i due predetti molti giorni ad
agguatarmi per farmi la festa, o avendomi potuto portar via vivo, condurmi
a Roma; chè questa commissione,
dicea, di aver avuto da sua Santità.
— Ecco galanterie dei Papi ! ecco
scherzi che tentano di far fare a chi
cerca di palesar la doltrina e gloria
del Signore da loro occultata ed imbrattata. Con quesla sorta di liòrì
voghono difendersi!....«.. 0 miserabili ! »
In un altro brano della stessa lettera , parlando d’ altri emissari, il
Vergerio così si esprime: « E voglio
dire ancora di piii, che avendo io
inteso qualcheduno di loro essersi
vantato di dover questa volla diventar ricco, potendomi cogliere, debbo
pensar che gli altri compagni siano
anco della medesima avarizia e cupidità, che sforzeransi di farmi qualche
furfanteria ed assassinamento Dn dentro Lindò e fino in casa, per non essersi invano posto all’ordine, e aver
fatto senza fruito un tal rumore nel
paese; già ogni uomo il sa e non
parlasi d’altro. Insomma c’è che fare.
Disegno qualche cosa coll’aiuto di
Dio, e spero di tentarlo un dì all’improvviso. Io son malissimo in gambe
come sapete, e mal posso cavalcare ;
chè dopo la malatlia ho sempre adoperato la carretta. Ma facciasi ia volontà di Dio !
« Io son qui, trovomi assai costante; dico eziandio se io vi vedessi
maggior pericolo che queslo (il qual
non è però poco) di dover capitare
nelle unghie dell’Ante-Cristo, e che
debbo io desiderar altro, come Cristiano, che riuscir finalmente con un
bel martirio? E spererei che mi sarebbe dato eccellente, ed hollo meritato da. lui, non che io abbia fatto
che importi. Chi son io il quale possa
incomodare un gigante così fiero e
così potente? Ma perchè ho avuto
gran desiderio e brama di farlo a
gloria di Dio, quando io avessi avuto
il sapere e le forze. Ma per certo'
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poco ha da far la sua riverenza se
cerca il mio sangue tanto ansiosamente. E che sarà poi quando egli se
ne avrà lavate le mani ed il viso per
rabbia? Mancheran per questo degli
altri senza comparazione e infinitamente migliori di me, i quali si sforzano di cavar fuori dalle tenebre e
dal fango la doltrina del figliuol di
Dio ? Resterà perciò il papato di andare ogni dì piò alla mal’ora, come
egli va per grazia di Dio? E purché
ciò abbia ad essere (come tosto sarà
senza dubbio), che mi curo io d’esser
piii in questo mondo ? Ho vivuto assai, e mi basta aver sentito la generazione e la caparra della eterna vita,
la quale non mi può mancare; e se
io so (come io so d’averla, scio cui
credidi, et certus sura) uon debbo
più far caso di vivere; morirò, ma
quando sarà volontà di Dio, con una
infinita consolazione; perchè avrò
veduto abbassarsi e diminuirsi le grandissime forze e la gran superbia dell’Anle-Cristo, capitai nemico del mio
Padre celeste, e risuscitar come fuori
del sepolcro il suo Figliuolo diletto,
che gli Erodi e Pilati, cioè i Papi
cogli Scribi ,e Farisei aveano un’altra
volta tolto dal mondo e sotterrato ».
Quesla leltera, prezioso documento
delle turpitudini ponlilìcie, dell'avversione di Vergerio al romano cattolicismo, e del (li lui attaccamento alla
fede evangelica, fu scritta a Lindò
nel 15 aprile 155ii. Un anno dopo
giungeagli l’invilo di recarsi in Virtemberg, e la nomina di secreto cancelliere del duca. Accettò, e non appena mise piede in quella reggia, ebbe
incarico di formulare la credenza del
principe e tradurre in volgare idioma
11 catechismo della corte per mandarlo
al concilio di Trento. Allre opere
scrisse e pubblicò in quello Stato, ma
non tutte incontrarono simpatia e favore; imperciocché sebbene rette nc
fossero e giuste le idee cardinali, pure
spiacevane di molto la forma poco
decorosa e modesta e talvolta, per soverchio odio, esagerala e puerile.
Tenne la carica di consigliere per
meno d’un anno; e sia perchè imprudente e vanitoso ne facesse pompa,
sia perchè uomini invidiosi o maligni, per allontanarlo dalla corte lo
dipingessero al duca con neri colori ;
certo è che Vergerio cadde dal cuore
di quel principe, e fece ritorno di bel
nuovo nella terra dei Grigioni. Nè
quesla sciagura fu sola a colpirlo;
dappoiché lo assalirono da una parie
tutte le furie della collera pontificia
manifestata per voci calunniose c per
libelli infamanti; e dall’ altra il sospetto degli amici, i quali non sapevano perdonargli la dimestichezza che
dimostrava con uomini di dubbia
fede, o rinnegali, ovvero pericolosi
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pe’ loro principii non molto evangelici, quantunque professati a nome
del Vangelo. Restò come isolato ,
visse qualche tempo in profonda malinconia; ma riavutosi da quella specie di letargo morale, scrisse un nuovo
libro, disperse le calunnie, si purgò
d’ogni accusa, palesò il motivo, che
era pietoso, di quelle relazioni che gli
s’imputavano a colpa, e rientrò nell'antica benevolenza di quelli che giiì
lo amavano, e, al dire di Filippo Gallizio, slimavaulo siccome « tenero
apostolo della pura doltrina, e salda
colonna della fede crisliana in Italia,
nella Svizzera, e presso i Grigioni n.
(continua)
SOCIETÀ EVAKGKLICI
DI TORINO
La Luce Evangelica nel suo N®.
di sabbaio scorso pubblica una circolare con cui si fa nolo al Pubblico,
che / cristiani Evangelici della
città di Torino hanno quivi organizzata una Società Evangelica la quale
si propone con larghe vedute di opporsi alla superstizione, alla incredulità, all'indifferen(ismo, e di stabilire e propagare le pure massime
dell'Evangelo, e consolidarle sulla
ferma base della pratica carità cristiana.
Noi mentre non abbiamo se non
encomii per una società, qualunque
ella sia, la quale si proponga un fine
così elevato, e che se sarà raggiunto
riescirà per fermo di grande incremento all’Evangelo, ci sentiamo tuttavia in obbligo di protestare contro
la maniera un po’ troppo spiccia con
cui alcuni pochi individui si fanno
a parlare a nome d’un intiero pubblico, senza che ne abbiano, a nostra
scienza, ricevuto il minimo incarico.
I Cristiani Evangelici residenti in
Torino sommano a piìi di 1500. Or
se noi siamo bene informati, e crediamo di esserlo, il giorno che furono
adottati gli statuti di siffatta Società
il numero degli intervenienti, all’infuori dei membri del Comitato, non
arrivava a venti per.sone. Ora dicano
tutti se hanno ragione 20 o 25 persone (e non l'avrebbero neanco quando fossero cento), d’intitolarsi i Cristiani Evangelici di Torino, quando
la stragrande maggioranza di cotesti,
i pastori compresi, non hanno niente
che fare con una lale associazione?
A ciascheduno ciò che gli spetta, ecco
una regola da cui sarebbe cosa prudente il non dipartirsi giammai.
Un’altra cosa ci sarebbe altresì
piacciuto di trovare accennata in detta
circolare, ed è che menlre asserisce,
cosa verissima, che tale Società non
ha intermesso cura nissuna per riuscire a porsi Subito in cristinva rrla-
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zione colla F. Tavola della Chiesa
Valdese, non soggiunga cosa altrettanto vera, cioè, die la V. Tavola non
ha stimato di poter tali profferte accettarle per ora, aspettando che dai
fatli le sieno maggiormente noti il
vero carattere e le schiette tendenze
di tale Società. Cosi ognuno avrebbe
saputo esattamente a che attenersi e
non si sarebbe incorso nel pericolo,
che per essere involontario, l’ammeltiamo, è pur sempre grave, di far ve. dere al pubblico le cose assai diversamente da quello che sono.
IL TEMPIO
DELLA f.HA\ MADRE
1>- GENOVA
Essendo stata da taluni giornali con
grande fracasso annuuziata, prima anche
che avvenisse, la vendila di questo localo,
dal signor deputato Malan comprato nella
scorsa primavera, perchè servisse di luogo
di culto agli Evangelici di Genova, crediamo cosa non superflua il dare in proposito alcuni schiarimenti che possano ricondurre nella retta via l’opinione pubblica che si è cercato di sviare.
Era del tempo che la V. Tavola Valdese
stava cercando in Cenova un locale, ove
potessero comodamente riunirsi per rendere culto a Dio quei cristiani in buon
numero, che dalla predicazione dei suoi
Evangelisti erano stati chiamati alla professione del Vangelo. Ma ogni qualvolta
essa potè credere di essprc riu?ci!a nel
suo intento , sempre la nera genia l’aves
subodorata, e le trattative intavolale se
n’erano ite a monte. Più volte, in mezzo
a quesle ricerche, le era stata accennata
come facendo all'uopo l'antica Chiesa cosi
detta della Gran Madre di Dio, sotto il
ponte di Carignano, la quale da quaranta
anni incirt;a, era slata abbandonata e ridotta parie ad uso di stalla, parte di fabbrica di biacca; ma l’essere situato un
tale fiilibricato io una delle regioni più
innJsane e più sudicie della citlà, assai
lungi dal centro, in mezzo ad una popolazione per la sua poverlà e la sua ignoranza lutta in mano ai preti, erano tali
considerazioni, per cui la V. Tavola non
si potea ri.solvere a questo acquisto. Venne
tuttavia il momento che—per essere vicina
a scadere l’aifiUanza del locale fino allora
addettosi cullo evangelico,e non volendo
il proprietario, ad istigazione dei preti,
rinnovarla — la chiesa slava per non
saper più dove radunarsi. Ei fu allora so
lamente che, dietro le ripetute istanze dei
due Evangelisti , i signori Geymonat -e
Mazzarella, il signor deputato Malan,
senza nemmeno poter prendere consiglio
dai suoi colleghi della Tavola ( perchè
premeva di strignere il contralto prima
che lo fiutassero i preti) fece sotto la sua
individuale risponsabililà acquisto di quel
locale. Ed è cosi vero, che per necessità
e quasi per disperazione si venne a questa compra, che, essendosi qualche giorno
dopo offerto, in miglior situazione, un altr^ immobile da vendere, la V. Tavola
fece per averlo nuovi tentativi, che ebbero
la sorte dimoiti allri, e sempre per la stessa cagione; talché non le rimase se non di
porsi immantinente all’opera ondeadatlare
al cullo la s'» chiesM della Gran Ma<lre. Er.i-
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no appena incominciati i lavori di ristauro,
quando un ordine governativo li fece sospendere. Le influenze cui cedete il Govcriio nel dare un tal ordine , non' sono
UD mislero per nissuno, nè è nostro intendimento di ripetere quivi quanto è stato
detto in proposito dalla stampa periodica.
Ma una cosa sussiste che per essere giusti
non bisogna tacere, questa cioè: che mentre i ministri del Re, adducendo motivi di
ordine pubblico, si protestavano nel modo
più categorico, che non avrebbero mai
permesso la celebrazione del culto Evangelico in questo locale, nello stesso tempo
si dichiaravano pronti a concedere alla V.
Tavola, qualora ne gli avesse richiesti, la
facoltà di erigersi a Genova un tempio, in
quel luogo che avrebbe stimato migliore.
Ciò essendo , che cosa, a fronte di tale
proposta, dovea fare la V. Tavola? Respingerla, e scegliere di rimanere senza luogo
di culto, piuttosto che di ottenerlo a questi patti ? Così avrebbero voluto alcuni uomini più zelanti che assennati, e noi conveoiamo con loro che se invece di essere
UD’amministrazione religiosa, e religiosa
secondo il Vangelo, la V. Tavola fosse
stata un partito politico, a questo modo
avrebbe dovuto comportarsi. Ma cosi non
fece, della quale cosa noi la lodiamo; anzi
si pose immantinente in cerca di un terreno, e non si diede pace finché l'ebbe
acquistato. In quel frattempo erano state
fatte da parecchi proposte al signor Malan
per la compra della Gran Madre ; ma a
tutti fu risposto negativamente, finché non
si fu sicuri di un altro locale. Nel novero
dei compratori trovavasi una signora inglese , ed il signor Malan più volentieri
<ihe a qualunque altra persona avrebbe
•ceduto la sua proprietà ad una coreligio
naria, sebbene da uomo veramente tollerante quale egli è, non avesse il menomo
scrupolo a cederla anche ad un catlolico;
ma avendo di poi la medesima lascialo
travedere che le si farebbe servizio liberandola da siffatto impegno, il signor Malan diede ascolto ad altre proposte fattegli
da qualche tempo da un pubblico sensale.
Le trattative con quest’ultimo erano già
abbastanza inoltrate, quando in seguito a
circostanze, che non è qui il luogo di
esporre, ritornò in campo quale compratrice la suddetta signora inglese.
Il vendere a quest’ultima piuttosto che
al primo, importava per il signor Malan il
sacrifizio di 14,000 lire che detta signora
offriva di meno degli allri compratori. Ma
si trattava di acquetare certe coscienze
timorate e che conturbava il pensiero di
veder forse in un avvenire più o meno lontano quel locale tornato ad un culto che
riprovano, ed il signor Malan generosamente acconsentiva. Ma che avvennePErano
scorse alcune settimane quando dalla sullodata signora, il signor Malan ricevè una
lettera in cui gli si partecipava che, ogni
cosa ben ponderata, avea doi uto convincersi essere cosa al disopra delle sue facoltà il fare un tale acquisto quasi del
tulto improduttivo, che quindi non si facesse più capitale su di essa. Chc fare?
TJn secondo compratore evangelico non
si sarebbe di certo trovato.
Da un altro lato, gravitava tuttora sopra detta cbiesa un debito di circa 20,000
fr., vicinissimo a scadere. Il sig. Malan
fece l’unica cosa che vi fosse da fare,
egli (forte d’altronde del parere di parecchie persone distinte così del paese come
dell’estero) la vendè a chi volle comprarla,
ed il giorno 14 doi corrente fu stipuint.i
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il contralto di vendita tra di lui ed il sig.
avvocalo Girod.
Ecco narrato in tutti i suoi particolari
il fallo genuino per cui da un lato trionfano i clericali, mentre dall’altro si rattristano e quasi piangono alcuni fra i nostri correligionarii. In quanto a noi, non
sappiamo scorgere in tulio questo accaduto, motivo nè al piamo nè al tripudio.
Il gran motivo infatti di rallegrarsi oltre
modo, che è poi mai queslo, che una chiesa
per tanli anni dagli adoralori della Madonna lasciata calpestare dai muli e dai
cavalli, torni (se pure vi tornerii, ciò che
è assai dubbioso) alla sua antica destinazione ! Ghò, mancavano for^e fino ad oggi
in Genova i templi dedicati alla Gran
Madre, come essi dicono, perchè uno di
più 0 di meno debba essere cagione di
tanto fracasso ? Ben è vero, che se tornerii all'antico suo uso, di un tale onore
ne andrà debitrice quella chiesa all’essere stata per qualche mese proprietà di
un evangelico, e cbe non mancheranno
i ciarlatani per gridare, e i gonzi per
credere al miracolo. Ma che per ciò ?
Forse che se vi è gente abbastanza vincolata alla materia per far consistere
l’importante della religione in quattro
mura, noi iiamo in obbligo di imitarli,
e di farci formalisti all’eccesso per combattere il formalismo ? Se si griderà al
miracolo per uua cosa niente affatto miracolosa per certo, e se i babbei gongoleranno, non sarà quesla la prima volla,
nè possiamo sperare che sia l’uliima, cd
ecco tulto. Un falto in mezzo a tutlo ciò
sussiste, questo cioè, chc fra poco, aiutando Iddio, ci sarà dato di veder .sorgere anche in Genova un edifizio sotto
le di cui vòlte rinluonerà la prodicaziono
delle pure doitrine evangeliche. Ecco
motivo sufTiciente per chi nell’Evangelo
guarda all’essenziale e non al secondario,
anziché di contristarsi, di rallegrarsi e
di rendere grazie.
NOTIZIE UEIIGIOSE
Si’AC-NA. Li Gazzetta di Madrid coalieoe
un dispaccio chc il Ministro di Giustizia
dirige al Governatore ecclesiaslico del Priorato di S. Marcos de liion, nel quale egli
esprime il suo cordoglio, del perchè taluni preti del distretto di Almendroleio,
di Villafranca e di Los Banos avevano abbandonate le loro parrocchie al primo
apparire del cholera; e l’avverte che, a
ricordo della loro condotta, un articolo
verrà inserito nella suddetta Gazzetta.
Gersiamà. Il Sinodo Evangelico alemanno ha preso la determinazione, di adoperarsi aflinchè Gerusalemme fosse dichiarata città libera, sotto la protezione di
tutti i sovrani d’Europa. Ed a tal uopo I
Governi di Prussia e di Austria saranno
pregati a voler prestare la loro influenza,
per potersi conseguire il suddetto pio desiderio. (Dal Galignani’s).
Sud dei.l’Africa. — L’uliirou numero
del Journal des Missions contiene la dolorosa notizia della morte, avvenuta il 18
giugno della signora Casalis , moglie del
celebre missionario francese infra i Bassoutos al Sud deH’Africa. La sua fine è
stata quella del cristiano che ha trovato
la sua pace uel sangue di Gesù. «Se que" sta è la morte, diceva allor con un inef« fabilc sorriso al suo marito, come è
« soave e facile..,.» Eppure lasciava morendo un marito che le era caro più di se
stessa, e cinque figli!
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CRONACHETTA POLITICA
Dispaccio telegrafico.
Parigi, 19 ottobre.
11 Monitore. —Un dispaccio del 3, velluto dalla Crimea ed indirizzalo a! ministro della guerra, noa contieDe verun
nuovo fallo militare, l due eserciti si sono
stabiliti in una eccellente posizione militare. Il francese avrà la sinisira degli attacchi dal mare sino al forte meridionale
(forte Alessandro o la Quarantena?); l’inglese dal forte meridionale Gno alle rovine
d’inkermann (piccolo porto all’estremità
più lontana della baia di Sebastopoli. Il
villaggio presente, come anco le rovine
dell’antica lokermann, stanno sopra una
alta montagna, famosa pel gran numero
di caverne. L’aria de’ suoi contorni vi è
malsana, e basla il più breve soggiorno
per coDtrarvi febbri maligne).
Il primo corpo deU'esercito francese, in
due divisioni, comandate dal generale
Forez, farà l’assedio ; il secondo, parimente in due divisioni, comandate dal
generale Bosquet, formerà il corpo di osservazione. La divisione turca forma la
riserva.
Sono analoghe le disposizioni dell’esercilo inglese, una parte di cui seguirà l’attacco della piazza; l’altra si raggiungerà
al corpo di Bosquet.
Queste disposizioni non permettono più
alcun dubbio sull’esito dell’assedio che
stava per cominciare.
Stando alle relazioni dei disertori, il
morale deU’esercito russo è mollo abbattuto dopo i disastri di Alma, e confermasi che lu sua perdita sale ad ottomila
uomini.
Direttore P. G. .MFJÌ.LE.
Grosso Domenico gerente.
AVVISO.
Un pastore di campagna del Cantone di
Vaud (Svizzera) riceverebbe in pensione
due 0 ire giovinette dui dodici ai ^quattordici auni, le quali avrebbero, unitamente
alla sua ragazza, le cure d’una buona
educatrice, e profìtierebbero seco lei di
un’educazione crisliana e domestica, e
d'una vita di famiglia.
Queste giovinetie saranno riguardate
come membri deINi famiglia. Si desidererebbe che fossero già un po’ istruite
nel francese per seguire le varie lezioni
che saranno date nella suddetta lingua.
Chi volesse conoscere le condizioni ed
avere maggiori particolari, è pregalo a
rivolgersi ai signor professore Vuilleumier
• a Losanna (Cantone di Vaud).
TABLEAU GÉNÉRAL
DE
L’HISIOIRE ttiSiiSTItìll
Ce tableau, haut d’environ un"‘, 30
et large de 1 mètre, divisé en 28 colonnes , contient tous les faits principaux
de V Histoire Ecclésiastique, les événements qui lui ont été favorables ou défavorables, depuis le temps des Apôtres
jusqu’à nos jours. D’un seul coup d’œil
on y retrouve la date échappée à la
mémoire, la formation et le développement des sectes, la suite des docteurs
illustres, l'introduction des cérémonies
religieuses, eic. Par ses dimensions, la
beauté de l’impression et son utilité réelle, ce tableau nous parait destiné à devenir l'ornement indispensable du cabinet d'études de tout pasteur, et de toute
personne désireuse de connaître les faits
relatifs à l'histoire de l’Église de Christ.
L’auteur, ne se fiant point à son seul
jugement, a soumis son travail àM. Mattek, qui l’a jugé favorablement.
Le pri.v de souscription est fixé, pour
Turin, à 6 fr.
S’adresser à la Libreria Evangelica di
G. Biava._