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i\t^¥ELLil
GIORNALE RELIGIOSO
(i domicilio)
Torino, per ud anno L. 6,00 L.7,00
— per sei mesi » 4,00 jj 4,SO
Per le provincie e l’estero ffanco sino
ai confini, un anno . . L. 7,20
per sei mesi , » 5,20
AliiSeùovTi; Si ìy
Spgueodo la verità nella canta
I-FBS. IV. ^5.
La Direziniie della RUONA NOVELLA è
inTorino. casa Bellora, a capo del Viale
del Re, N"12, piano 3".
Leassuciazioni si ricevono dalla Direzione
del Giornale, e da GIACOMO BIAVA
via della Provvidenza N° 8.
Gli Associati delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla Direzione.
Stampa clericale. — La libertÀ religiosa e l’Austria. — I Cristiani Evangelici di
Favole. Lelteva IV. — L*uonàe dirimpetto alla Bibbia, oflsia diritti rispettivi della
Bibbia sulVuomo e deiruomo sulla Bibbia. — Notizie Religiose. — Cronachetta
politica.
STAlfJPA rH.EKiCAIiE
È impossibile die la Buona Novella risponda a latte le caluimie dei
giornali clericali: un piccolo giornale
settimanale non può rispondere a
giornali quotidiani o quasi quotidiani
che si scagliano contro di esso. Non
vogliamo però passare inavvertito
quello che di più madornale si dice
contro di noi iu delti giornali. Incominciamo dal Cattolico.
Nel numero 1144 pretende rispondere ad un arlicolo della Buona Novella. Due mesi fa pubblicavamo un
articolo, nel quale con buone citazioni
dimostravamo quale sia la dottrina
della Chiesa cattolica romana intorno
al papa. Il Cattolico dopo avere verificale tutte le nostre citazioni, tratta
la Buona Novella col titolo grazioso
di papessa dell'errore. Ma forse che
la Buona Novella ha citato falsamente? Il Cattolico con tutta la sua
sfrontatezza a mentire non ha potuto
asserirlo, ma dice che le nostre citazioni non provano quella essere la
dottrina della sua Chiesa, perchè pon
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sono che citazioni di teologi e canonisti. 11 Cattolico dovrebbe osservare
in primo luogo che noi abbiamo citalo anche il concilio V lateranense.
Ma noi rispondiamo al Cattolico
colle stesse sue parole. Due giorni
dopo l’articolo in discorso , ii Cattolico stampava ne] suo numero 1146
una sentenza Armonia, cbe egli
commentava ed approvava altamente,
nella quale si dice che approvando
delie cose contro il gius canonico, si
approvano delle cose contro la Chiesa. Ecco dunque la logica di questi
signori ridotta alle più semplici espressioni : quando il dritto canonico è ia
loro favore, allora la voce del dritto
canonico è voce della Chiesa; quando
poi manifesta lè eccessive loro pretensioni, delle quali essi slessi han vergogna, allora non è più la voce della
Chiesa.
Siamo lieti poi di vedere che il
Cattolico stesso ammette che il papa
può tutto sopra il dritto, contro il
dritto e fuori del dritto, ed ammette
che questo potere non è per nulla
eccessivo per il papa. Che i nostri
lettori ritenghino bene a memoria la
confessione del Caltolico. Il papa in
tutta buona coscienza può agire contro il dritto e fuori del dritto, ma già
s’intende, quando si tratta di opprimere gli evangelici ed i liberali : che
fe per avventura volesse agire in tal
guisa contro 1 preti, oh allora non
sarebbe più la voce del dritto canonico che è voce della Chiesa, ma sarebbe la voce di un particolaruzzo
soggetto ad errare.
Va poi in furia il Caltolico allorquando si sente rinfacciare le bestemmie del gesuita Bellarmino. Egli non
osa negare che il Bellarmino abbia
insegnate tali cose, ma dice che l’argomentazione del Bellarmino prova
contro di noi. Ebbene, noi rimandiamo i nostri lettori o all’articolo del
Caltolico che cita le parole del Bellarmino, 0 al Bellarmino stesso CDe
R. P., lib. IV, cap. 5, pag. 717, ediz.
di Roma, 1852).
Ci sarebbe poi agevole il dimostrare coi falli che il papa ha'più
volte esercitato questo preteso dritto
di comandare il vizio. Potremmo addurre a prova di quest’asserzione le
crociale e tutti gli orrori che le accompagnarono, ordinate dai papi e
canonizzate colle indulgenze: l’inquisizione ed i suoi roghi benedetti e
ordinati dai papi ; ma noi non vogliamo entrare per ora in simili discussioni.
Lo stesso giornale nel num. 1145
impiega quattro lunghissime colonne
per gettare il ridicolo sopra un fatto
che egli desidererebbe molto di negare se lo potesse. Questo fatto è la
conversione dei Cereghini di Favale.
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Che il Catloìico voglia mettere in
ridicolo le cose più serie, ed abbassarsi fino nella cloaca della Campana
è padrone di farlo , ma che voglia
gettare il ridicolo fino sulla Santa
Scrittura, non gli si può passare.
Chiunque crede che la Bibbia è parola di Dio, deve parlarne con riverenza.
Noi non possiamo rispondere, per
mancanza di notizie dirette, all’articolo dello stesso numero intorno alla
conversione del clero, •del municipio
e popolo favalese al culto di Maria;
ma posto anche che sia vero tutto
quello che dice il Catloìico, la lettura
di queU’articolo ci ha richiamalo alla
memoria quello che si legge nel capo
XIX degli Alti.
Però in mezzo a tante smargiassale di trionfi, il Caltolico non può
celare la paura che egli ha dei protestanti. Impiega due articoli dei suoi
numeri 1147 e 1148 per dare degli
avvisi ai fedeli callolici. E cosa è mai
che fa tanta paura al Cattolico? Un
libriccino di dieci pagine, intitolalo
Dìaloghetto. I nostri lellori non sanno
perchè questo libriccino faccia tanta
paura ai reverendi; ebbene glielo diremo noi. Il libretto è un piccolo
catechismo in forma di dialogo, per
inlerrogazioni e risposte; ma le risposte non sono che citazioni della Bibbia. E come i gufi si spaventano al
l’apparir del sole, cosi i clericali Iremano alle citazioni della Bibbia. Ma
i gufi si rintanano, ed i reverendi
del Cattolico invece gridano all'asiociazione, alla crociata contro i protestanti, e si lamentano di aver tardalo troppo ad associarsi.
Nel secondo di quesli articoli ì reverendi danno le regole che i buoni
cattolici debbono osservare prima
d’imprendere la lettura di un libro
qualunque. Ascollatele o Piemontesi,
e poi vedete se i clericali amano o
no sinceramente la vosira istruzione.
Prima regolar Guardate bene, vi dice
il Cattolico, chi vende tali libri ! Non
vi pare di fatti che vi sia una grande
importanza per il merito intrinseco
del libro di sapere se il libraio sì
confessa, si comunica, va alla messa, ecc.? Seconda regola: Dopo che
avrete compralo il libro, guardatevi
bene dal leggerlo senza aver prima
consultalo il vostro parroco o confessore: se essi sono più ignoranli di voi,
come spesso avviene, non importa ;
non ardile di leggerlo senza il loro
permesso. Terza regola: Non leggete
mai libri che siano stampali a Londra, a Ginevra o a Torino. Quarta
regola : Anche che ci fosse l’approvazione del vescovo, non vi fidate senza
consultare il vostro confessore o parroco. Ecco dove i clericali vorrebbero
condurre il Piemonte.
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VArmonia nel suo numero di sabato fa un lungo articolo che intitola
L'unità e la discordia dei Proteslanti. Una preziosa confessione dobbiam trarre da qiieirarticolo , ed è
che dispoiismo e cattolicismo suonano sinonimi. Noi lo sapevamo, ma
i clericali lo avevano Ono ad ora negato : siano rese grazie a\\'Armonia
che in uu momento di cattiva digestione ha confessata questa verità.
Nello stesso arlicolo abbiamo un
saggio della buona fede clericale, cioè
abbiamo l’analisi e la critica di un
libro del celebre conte Agenore De
Gasparin. Non vi è ingiuria che sia
risparmiata al Gasparin. Si fa cadere
in contraddizioni con se stesso e cogli altri autori protestanti, e poi infine
i reverendi AiWArmonia confessano
di non aver letto il libro che analizzano e criticano. Questo si chiama
confutare da uomini dotti!!!!!! Vogliono poi sapere dai Barbetti della
Buona Novella se gli enormi errori
della Chiesa nazionale di Ginevra
facciano parte della loro scienza teologica. Noi potremmo rispondere che
questa interrogazione non istà bene
in bocca àù\'Armonia. Teologi che
scoprono gli errori iu un libro che
uon hanno lelto, non saprebbero trovarli in un giornale che leggono continuamente? Ma noi domandiamo a
nostra volta aUMr/nonìa dove essa
ha attinto la peregrina notizia che i
Valdesi non si rendono atti alla consecrazione se non hanno il diploma
di dottori all’accademia di Ginevra,
e ciò secondo le prescrizioni del sinodo del 1859? Si vede bene che ha
letto gli atli di questo sinodo, come
ha letto il libro del Gasparin.
LA LIBERTA RELIGIOSA
E L’AUSTRIA
Austria e liberlà religiosa sembrano
due parole contraddittorie, e lo sono
di fatto, se si consideri lo stato attuale delle cose. Eppure, fino a che
l'Austria non ha avuto i gesuiti godeva del prezioso diritto della libertà
di coscienza. Essa esiste ancora nelle
sue leggi: ma qual legge è rispettata
ove il gesuitismo domina? Alcuni fatti
che riferiremo faran conoscere ai nostri lettori come è rispettata la libertà
di coscienza che esiste nella legge
ne dominii croato-gesuitici.
A Trieste esiste una chiesa evangelica: il pastore, uomo intemerato,
esercitava con zelo prudente la sua
carica: la sua condotta tanto diversa
da quella dei preti attirava a sè molti
cattolici, che poscia convinti dalla suWime verità delle dottrine evangeliche finivano per abbandonare il cattolicismo e dichiararsi evangelici, lu
un bel giorno, per ordine della poli-
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zia, e senza alcun processo, il pastore
è rimosso, col pretesto solito chc nella
sua predicazione vi fossero delle allusioni pohtiche.
Per la slessa ragione è stato scacciato dalia polizia il pastore evangelico di Liuz, reo non d'altro che di
voler predicare il Vaugelo senza lodare il governo de’ croati. La sua
predicazione, puramente evangelica,
e la sua condotta veramente cristiana
erano causa che molti cattolici abbracciavano la religione evangelica,
ed il governo lo ha rimosso senza
alcuna forma di processo.
A Graetz, capitale della Stiria , è
avvenuta ultimamente una scena che
dimostra fin dove giunga il fanatico
dispotismo di quel goveruo dominato
dai gesuiti e benedetto dal papa.
Eranvi in quel paese una gran quantità di cosi detti neo-cattolici (i riform;iti di Ronge): la maggioranza di
essi passò alla chiesa evangelica ; allora una legge proibì ai neo-cattolici
di divenire evangelici senza prima
rientrare nella chiesa romana. Ma vi
è di peggio. I lìgli dei convertiti al
Vangelo, e quei fanciulli nati dai matrimonii misti, anziché frequentare le
scuole clericali , frequentavano la
scuola evangelica che contava 80 fanciulli ; a cinquanta fanciulli fu vietato
di più frequentare la detta scuola,
malerado le proteste e i ricorsi dei
parenti ; anzi si giunse alla barbarie
di andare colla forza a strappare i
fanciulli dalla scuola evangelica. .\1cuni fanciulli nati da parenti evangelici, ma per mancanza di pastore fatti
battezzare nella chiesa caltolica, sono
stati obbligali a frequentare le scuole
clericali, e ad essere educali catlolici
a dispetto dei loro parenti. In molti
luoghi de’ (elici Siali, gli evangelici
profittando della legge di tolleranza,
volevano aprire, a loro spese, delle
scnole evangeliche per i loro figli; ma
l'autoritii lo ha impedito, adducendo
per ragione, che come fino ad ora
sono andati alle scuole clericali, così
possono continuare ad andarvi in avvenire.
>’el ISo'l la Società Biblica inglese fece stampare una quantità di
Bibbie in tedesco, in ungherese, in
boemo: -11,000 esemplari delle S.
Scritture furono in poco tempo verrduti dall’agente della Società che
agiva pubblicamenle e senza misteri,
perché la legge di tolleranza lo garantiva. I preti incominciarono a'
fare quello che fanno qui in Piemonte,,
cioè a maledire, a calunniare gli evangelici, ed a fanatizzare il piccolo)
popolo dai pulpiti e dai confessionali;
con mille imposture. Il governo venne in aiuto de’ suoi possenti ausiliari
i preti, e fe’ chiudere violentemente
i magazzeni della Società Biblica,
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Dopo molti reclami si è finalmente
ottenuto che le Bibbie restate nei
magaweni ( e sono 58,087) fossero
imballate, ed accompagnate da una
buona squadra di croati, fossero portate alla frontiera.
In Milano esiste una chiesa evan,gelica; ma non già in forza della
legge di tolleranza, bensì per la
bontà del feld maresciallo Radelski,
il quale ne ha da!o un permesso
provisorio. Se noi siamo bene informali, questo permesso di Radetzki
contiene delle restrizioni così contradd.tlorie alla libertà di coscienza
che la legge austriaca garantisce,
che 11 permesso può dirsi un insulto.
Secondo le nostre informazioni 11
permesso non è che provisorio, e
dipende unicamente dalla volontà di
Radetzki di toglierlo da un momento
all’allro; possono bene gli evangelici
di Milano unirsi privatamente in una
casa per pregare e sentire una predica evangelica in tedesco ; ma
non possono nè far battezzare i loro
figli, nè far benedire i loro matrimonii, nè far accompagnare alla sepoltura i loro cadaveri dal Pastore
evangelico. Molti reclami sono stati
fatti a Vienna dagli evangelici di
Milano, ma tutti sono stati inutili.
Hanno domandato di poter stabilire
una scuola evangelica per i loro figli,
ed baano avuto una solenne nega
tiva. Poggiandosi alia legge di tolleranza fecero forma'e domanda al governo di Vienna di essere riconosciuti a forma di legge siccome una
comunità evangelica ; ne hanno ottenuto un formale rifiuto.
Ecco alcuni saggi della liberlà religiosa che si gode nei felici dominii
di sua maestà apostolica, ad onta
delle leggi che garantiscono la libertà di coscienza. Ma dove dominano
i preti, è impossibile aspettarsi di
godere quella libertà che è la più
preziosa di tutte le libertà, e che è
slata tanto chiaramente predicata da
Gesù Cristo.
I CRISTIAM EVANGELICI
DI FAVALE
Lettera IV.
Ditetto fratello in G- C.
Chi mai, scriveva Paolo -ripieno dello
Spirito Santo, chi mi separerà dalTamor
di Cristo? Sarà egli aitlizione o distretta,
0 persecuzione o fame, o nudità o pericolo 0 spada?.....Anzi in tutto ciò noi
siamo di gran lunga vincitori per colui
che ci ha amati. Perciocché io sono persuaso, che nè morte, nò vita, nè angeli,
nè principati, nè cose presenti, nè cose
future, nè altezza nè profondità, nè altra
creatura, non potrà separarci dall’amore
di Dio, che è in Cristo Gesù Nostro Signore. (Rom. Vili. 25, 29).
Questo spirito di ardente rarità si coni ■
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piawiue il nostro Dio manifestare nei Cereghini, i quali, abbenchè nelle alTlizioni
e nelle distrette , nelle persecuzioni e
nelle catene non poterono essere smossi
dal Vangelo di Cristo, per quanto la fazione clericale si facesse a tentarli colle
preghiere e colle promesse, colle prigioni e colle minacce, cogli spaventi e
con tutte quelle arti, le quali solo può
inventare lo spirito di Satana, anzi tutte
queste cose valsero a confondere la tristezza dell'uomo, e a manifestar sempre
più la gloria di Dio.
Trascorsi venti giorni uel segreto carcere, e suh'.ti tre intcrrogutorii, ai nostri
fratelli, come agli altri priiiionieri, fu
concesso in ciascun giorno due ore di
libertà nel munito recinto. Era però severamente loro proibito di coiiinnicare
fra loro, e se qualche pietoso carceralo
avesse loro rivolta parola, era tosto con
minacele sgridato. Mutoli adunque si godevano il benelicio di quell’aria meno
rinchiusa conversando con Dio, che non
poteva e non può essere soggetto ai capricci deH'uomo, ed in si celeste compagnia perseveravano nel giorno del Signore, quando dagli sgherri fu loro ordinato di scendere in cappella per a-coltare la messa. Sebbene i nostri Crisliani
separati tra loro, tuttavia una sola fu di
tutti la risposta. « La messa del seguace
« di Cristo, è il sacrificio fatto dal divin
« Salvatore sul Golgota una volta por
« sempre. Lasciateci piuttosto negli or« rori del carcere, poiché anche quivi
« v’ha Dio, in cui viviamo, ci moviamo,
tt e siamo, e quivi pure possiamo ado« rado in is|iirito e verilà. Sono venti e
u più giorni ch'egli ci guarda e consola
« e questo buon Padre non ci ahbando
<1 neri in avvenire, u Fecero i birri osservare, che andare alla messa dei preti
non era male ; che la religione dello Stato li obbligava al precetto della chiesa
romana ; e che chi non ha la chiesa per
madre, non ha Dio per padre. Risposero
che l'assistere ad un preteso reale sacrificio di Cristo fatto dal prete, era assistere
ad una ingiuria, ad un insulto che si faceva a Cristo medesimo, come a quegli
il cui sacrificio della croce non fosse bastato a pienamente soddisfare per l’uomo; che la religione dello Stato ohb'igava
i soli romani, e non gli evangelici, Il culto dei quali era riconosciuto dallo Statuto ; che per avere Dio i>er padre bisogna
essere memluo della Chiesa di Cesù Crislo, operando secondo il VangcJo; e die
quella nou può essere Chiesa di Cristo,
la quale proibisce ai Criatiaui il Santo
Vangelo, e ne perseguita accanitamente
i leltori. A (¡ueste risposte furono con
violento furore chiuse le porle delle prigioni, anatematizzati per apostati, maledetti, e minacciati di severi castighi.
Questo fu il primo assalto dato alla loro fede, ma per particolari circostanze
permettetemi che di ciascuno tocchi le
proprie sofferenze ed i sostenuti combattimenti.
Cereghino Giuseppe d’anni 20 fu accusato di due reati, di pubblico scandalo,
perchè vivea colla sua moglie. Vittoria,
senza la benedizione del parroco, benché
al matrimonio avesse fatto promettere le
pubblicazioni e le solennità che anche la
Chiesa romana riconosce a renderlo valido, e di oltraggio alla religione dello
Stalo, In (|uanto al primo reato constatò
che Giuseppe avea fatto il suo dovere, e
che se commise qualche imprudenza, ii
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torto era piuttosto dei parroci di Fiivale
e di s. Colombano, i quali ve lo costrinsero, rifiutandosi essi alla benedizione,
perchè gli sposi non vollero abbruciare,
e con giuramento rinegare, il Vangelo di
fiesù Cristo. In quanto alla seconda accusa era evidentemente falsa, perchè non
poteasi addurre in giudizio un solo testimonio contrario, per quanto si volesse
comprare. Per la qual cosa erano i clericali molto imbarazzati, e non potendo
avere testiinonii, tentarono ogni mezzo
per avere una qualche confessione dall’accusato medesimo. Chi si accinse all’opra infame per primo fu un sedicente
canonico, maestro di gesuitismo, il quale
in meno di uua settimana fece a Giuseppe
due visite. Egli si presentava sempre di
notte, con modi affettati nel portamento,
nelle vesti, e nel viso; e tale mandava la
sua voce, che risuonando fra le tenebre,
incuteva spavento. Questo missionario
interrogò il nostro prigioniero su varie
materie di religione, ma con tanta avidità, e con tanto raggiro, che questi ben
tosto si avvide del colpo che gli si tramava, laonde licenziavalo dicendogli:
ch’egli era stato accusato davanti ai tribunali, e che ai giudici in tutta verità
avea deposto il segreto del suo cuore.
Cercò allora il sacerdote di rimediare le
commesse imprudenze, assicurandolo eh’
egli non era andato a lui per ingannarlo,
sibbene per dargli grazia e consolazioni;
lo esortò a confidare in lui, che mediante
una confessione sicura delle di lui colpe,
potea salvarlo dalla prigione. Giuseppe
andò per le corte, rispondendo laconico,
che Dio è il padre di tutte le consolazioni
e che in lui solo confida; che non è coi
confessarsi ai preti che si ottiene la giu
stificazione, ma colla fede in Cristo j che
lo ringraziava della sua genesosa offerta
di liberazione, perchè il suo cuore era
ben contento disoffrire qualche cosa per
Colui, che per salvarlo aveva sofferto la
morte di croce.
Dopo un mese di carcere il nostro cristiano cadde infermo, e sul far della notte
fu trasferito all'ospedale civile, mettendolo a parte chiuso in una cameretta.
Sebbene malato e rinchiuso, gli venne
posta al piede una catena murata, che gli
lasciava il passo di 5 metri all’intorno.
Nel seguente mattino fu visitato dal parroco-rettore di quello stabilimento, cbe trascritti il uomeediconnotatideH’infernm,
l'interrogò fingendo non conoscere la
fede di lui. Dico fingendo, perchè poco
dopo confessava di tutto sapere, e terminava esortandolo a mettersi nelle sue mani, che egli avrebbe come delegato dai
due parroci benedetto e santificato il suo
matrimonio, che avrebbe parlato coll’avv. fiscale e coi giudici per arrestare
o annullare il di lui processo, a condizione che si confessasse di tutte le sue
colpe, e fra otto giorni, come prescrivevano i regolamenti dell’ospedale, si riconciliasse con Dio lasciando il Vangelo.
Ogni giorno rispondeva Giuseppe, mi riconcilio con Dio, e non aspetto mai la
settimana. La malvagità dei preti potè
farmi incatenare, ma non potrà liberarmi. Io ho troppo buona opinione dei nostri magistrati per credere che vogliano
vendere la giustizia e l’onore; dessi incorruttibili nella loro saviezza procederanno, ed io con rassegnazione aspetterò
la loro sentenza.
A si franche risposte ritirossi il rettore,
ma il povero infermo non ebbe più tre-
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gua, perciocché al reverendo si successero a vicenda tutte le raonaclie dell’ospedale, che per soffrirle in pace vi era
mestieri di tutta la pazienza cristiana.
Esse non aveano altro argomento che la
confessione auricolare, l’obbligo della
legge, obbedienza indispensabile peravere la giustificazione presso Dio. Insistevano che chi non ubbidisce alla legge
della confessione, e non opera come la
legge prescrive, non avrà remissione dei
peccati giammai. Confermavano questa
dottrina cogli esempi di mala morte, degli spaventevoli avvenimenti toccati a
coloro che non si vollero confessare, benché in loro vita avessero fatte opere di
carità ed ogni sorta di penitenze, come
avvenne al monaco Pelagio. Il nostro
fratello le invitava a leggere il Santo Vangelo e specialmente le lettere ai Romani
ed ai Calati, ove sta scritto: « che niu" na carne sarà giustificata dinnanzi a
« Dio per l’opera della legge......
« Conchiudiamo adunque, che l’uomo è
« giustificato per fede senza le opere
« della legge (Rom. HI. 20, 28). Sapen<1 do che l’uomo non è giustificato per
« le opere della legge, ma per la fede ia
Il Gesù Cristo; abbiamo creduto ancora
« noi in Gesù Cristo, acciochè fossimo
« giustificati per la fede di Cristo, e
» non per le opere della legge , per
ii ciocché niuna carne è giustificata por
« le opere della legge (Gal. II. 40). 0
« voi, che siete giustificati per la leg» ge. Cristo non ha più alcuna virtù in
•< voi, voi siete scaduti dalla grazia (Gal.
Il V. i)i. Dun(]ue conchiudeva non sono
le opere prescritte dalla legge romana,
non è la confessione auricolare che viene
dalla Chiesa romana prescritta ciù che
giustifica, ma la fede in Cristo che si è
fatto per se stesso purgamento de’ nostri
peccati, (Ebr. 1. .5.). Egli è perciò chc
s. Giovanni ci avvisa: n Se pur alcuno
Il ha peccato, abbiamo un avvocato appo
II il Padre, cioè Gesù Cristo giusto, ed
Il esso è il purgamento de’ peccati noie stri, e non solo de’ nostri, ma ancora
IC di quelli di tutto il mondo. (1“ Ep.
Il Gio. II. 2.)». Eie andava persu-idendo
non con le favole del medio evo, ma cogli esempi del Vangelo, che racconta
tanti peccatori e peccatrici essere stati
giustificati, non con la confessione auricolare, ma colla fede. Le monache non
intendevano sì fatto parlare, e il chiamavano linguaggio ereticale, inventalo dai
protestanti.
Nulla avendo potuto conchiudere, il
rettore e le assidue sorelle di carità chiamate le figlie di .Maria, ritornava aH’inipresa il canonico, quello spaventevole
canonico, che nelle carceri due volte avea il nostro prigioniero visitato di notte,
11 primo saluto fu sulla confessione, al
quale argomento ormai Giuseppe più non
rispondea. Questo silenzio fu consideralo
dal ministro romano quale principio di
conver.sione, laonde diede mano ai teologi, ai padri, ai concilii, scendendo a s,
Francesco di Sales, di cui raccontava aver
convertito oltre a settantadue eretici della
Svizzera; ai martini che i missionarii
soffrono nella China per causa della religione romana. Tutto questo apparato era
per esplorar il terreno, se cioè vi fosse
speranza da indurre il giovane prigioniero ed una ritraltazione dal Vangelo,
perciocché terminava il suo lungo discorso. Io per (juesta mia religione sono
pronto a dare anche il rollo; e voi, mio
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- m —
caro, non vorreste giurare di conservarvi
a lei sempre fedele?
Giuseppe rispose allora a dovere, per
cui il canonico se ne partì non troppo
soddisfatto. Egli è perciò, chc dopo alcuni giorni ritornava in compagnia di
un carceriere, ed entrambi avvicinatisigli al letto, lo intimorivano, e ì’obbllgavano a confessarsi. Anche in questa lotta
il noslro fratello fu assistilo e confortato
dal Signore, e licenxiolli affermando, che
quand’anche tutti i preti di Chiavari, e
tutti i carcerieri del mondo lo costringessero, non si sarebbe giammai confessato
ad un uomo.
Perché lanto vessarlo per la confessione? 1) motivo si manifesta dalle visite
seguenti. Non potendo per mezzo della
penitenza sapere i secreti della famiglia,
nè conoscere per qual modo potessero i
clericali almeno coprire la falsità dell'accusa, l'instancabile impresario depose
la maschera e venne alla pelle. Perciò in
altra sera dopo di avere esposto, che il
di lui processo non potea progredire, nè
retrocedere se prima egli non si metteva
nelle mani di uu buon confessore, si fece
ad investigare in qual modo nella di lui
casa si praticava il culto divino; dii fossero quei cinque lupi rapaci che sotto
veste di agnello aveano portato nel paese
di Favale la peste del Santo Vangelo ;
quante volte egli avesse sparlato della
religione caltolica, apostolica, romana,
e fece altre domande suggestive e fiscali
di simil genere. Confessò il nostro Cristiano, che il suo culto è evangelico, cbe
nessun lupo rapace avea impestato la sua
famiglia del Vangelo, ma che Cristo che
è luce la quale illumina chiunque entra
nel mondo, li avea illuminati ed ammae
strati, che lupi rapaci sono coloro che
sotto aspetto di religione, di preghiere, e
di sacrifizi si fanno lasciare le sostanze
delle vedove e dei pupilli, e smungono
i popoli con tridui, novene, purgatorio e
via dicendo. Che i lupi rapaci invece di
portare il Vangelo che è la guida alla vita
eterna, hanno interes.-e di nascondere e
proibire quel santo libro facendosi guide
cieche di altri ciechi per precipitare tutti
nella fossa di perdizione. Che veruno di
questi lupi rapaci era stato a sua casa,
ma che pochi giorni innanzi al suo arresto
un amico del suo cugino Giovanni era venuto per confortarli col pane della vita,
e che tanta fu la consolazione dei loro
cuori, che li lasciò nel giorno seguente
commossi alle lagrime; respintela domanda suggestiva, e lo invitò ad addurre
un solo testimonio che potesse affermare
di a^er oltraggiato la religione romana.
Se adunque, conchiuse il prete, ritornando alle idee primitive come le piii
sicure, se adunque non avete mai parlato coniro la santa religione del papa,
non manca per terminarla una volta, che
una sincera confessione auricolare. A
domani.
Fu di parola, ritornava diffalti nella
sera seguente, ma invecedi parlargli di
confessione, gli suggeriva come dovea
dichiararsi in faccia ai tribunali; « Dite
ai giudici che volete credere al papn, ai
concilii, a lutti i preti ministri e successori di Cristo; che credete a tutto ciò
che crede cd insegna la santa romana
Chiesa ; che siete pronto a protestare nel
vostro paese contro ciò, che di religione
evangelica vi fosse sfuggito di bocca; che
credete come avete prima d’ora creduto.
Diportatevi come vi dico ; credetemi, che
11
non voglio ingannarvi; ho studiato u
lungo queste materie. Scriverò poscia al
papa, da cui vi otterrò indulgenza plenaria, perciò ritornerete al vostro paese
santificato e festosamente accolto dai vostri valligiani ».
Tutto fu in vano, e ripetendo che la
giustificazione come la santità appartiene
solo a Dio e non agli uomini, e fatta la
sua professione di fede al Vangelo soltanto, soggiunse il nostro fratello: « 1
tribunali nelle loro interrogazioni saranno giusti e prudenti, ed in ogni caso Cristo mi dice di non pensare preventivamente ciò che dobbiamo rispondere ai
giudici, poiché il suo divino spirito sarà
sul nostro labbro, cd egli stesso parlerà
per noi )>.
Sebbene il rev. canonico fosse confuso
ed abbattuto per ogni verso, tentò ancora
un ultimo colpo da disperato. Presentossi all'infermo con una carta esortandolo che dichiarasse per iscritto la sua
fede al papa, al parroco, alla Chiesa romana ; che volesse dirigere la sua dichiara all’ avv. fiscale , da cui, diceva
egli, era di ciò stato incaricato con promessa, che appena avrebbe sottoscritto il
suo nome, sarebbe immediatamente stato
libero ; che non volesse rifiutare la grazia del tribunale, e che egli stesso avrebbe benedetto il di lui matrimonio. Al
canonico si unirono tutte le monache
scongiurandolo ad arrendersi, e profetizzando pure, che se fra quindici giorni
non accettava il partito ed il benefizio,
sarebbe dimenticato per sempre nelle
prigioni.
Malgrado tante care lusinghe , tante
istanze e minaccie, Giuseppe stette fermo
nella fede del Vaugelo; anzi in tutte
queste cose fu di gran lunga vincitore
in colui che ci ha amati. Eccovi, caro
fralello, il processo dei clericali per far
giudicare reo un innocente. S’incomincia dalla messa, si progredisce colla confessione auricolare, con maligne insinuazioni , e non potendo riuscire per
questa via, si termina con una domanda
anzi violenza di pubblica ritrattazione
di cose che non ha commesse. Egli è
ammirabile in ((uella guisa, che non potendo ottenere il poco, pretendono il
molto.
L’10.H0 OlUnil’KTTO .\LLA BIBBIA
ossia
Dirilli rispettivi della Bibbia sull'Uomo e dell'Uomo sulla Bibbia,
di Filippo Bnucher.
La Bibbia ha grandissima influenza sulla
morale esulla civillà; questo tema prende
a discutere il noslro Aulore nel cap. vi, e
gli argomenli di fatto che egli adduce,
sono la più solenne risposta alia obbiezione dei clericali che sfacciulamente asseriscono, la Iellura della liibbia essere
funesta ai costumi ed alla civillà. Che si
esaminino i paesi ove la B bbiu é Iella, e
si pungano in confronto con quelli ove
domina il partilo clericale, e a colpo d’occhio se ne vedià la diffiMen/.a. Si paragonino pure l’Inghilterra, l'America sellenIrionale, 1 Olanda, la Prussia, con l’America meridionale, l'irlanda, la Spagna e
l’.4uslria, per non dir nulla della povera
Dalia, e si vedrà a qual grado sia la civillà
nei primi paesi ove la Bibbia è letta, o
nei secondi ov'essa è all’indice, ed ove
12
i suoi lellori sono imprigionali. Che si
Èntri pure nel seno delle famiglie, nelle
quali vi è la cristiana abitudine di leggere
ogni giorno la Bibbia, e si veda qual è
la moralità che regna iu esse.
Nel settimo capitolo passa ad esamiDare i veri motivi dell’opposizione che si
fa alla lettura della Bibbia. Non si aspelli
il letlore di trovare in esso capitolo una
controversia amara , dalla quale rifugge
sempre il noslro Autore; egli traila la queslione assai sulle generali, ma in quesla
generalità fa conoscere abbastan¿^, chegli
oppositori 0 sono ingannali o sono ingannalori. « La Bibbia, egli dice, non ha che
un solo nemico, ecl t' l’errore. Invano si
vorrebbe farla servire da spauracchio dei
principi e dei popoli, dei potenti e dei deboli; essa vuole la felicità degli uni e degli
allri, ed essa sola sa come ottenerla. Essa
non ha trasformato il mondo pagano colla
politica, raa colla religione; essa non va
a distruggere le cosliluzioni politiche, ma
di.striiggp l’errore religioso, e la debbono
temere solamente quelli che amano l’erroi e, e lo amano pei vanlaggi che ne traggono le loro passioni.
n Tra questi uomini e noi credenti, non
è possibile mai veruna transazione. La
religione non è pt'r essi che uno slromeulo, per noi è l'affare di tutta la vita;
quelli mirano a costituire alla maniera loro
un certo dato ordine sociale, noi a procurare la salute dei peccatori ; il regno
del Nostro Signore Iddio non è di queslo
mondo, il loro non è ohe di questo mondo
e si beffano dell’allro «.
La terza parie tratta dell’obbligazione
dell’uomo dirimpetto alla Bibbia, Gli uomini per quel che riguarda la religione
possono essere indifferenli, increduli e
credenti; il nostro Aulore dimostra che
l’uomo a qualunque di queste tre classi
appartenga è obbligato a leggere la Bibbia.
Il capitolo secondo di questa terza parte
è destinato a dimostrare chc gl'indifferenti io materia religiosa, se vogliono essere conseguenti, sono obbligali di leggere la Bibbia. Arduo sembrerà anzi che
no r assunto del nostro Autore , ma il
leltore coscienzioso e non guidato da spirito di partilo, dovrà confessare che la
tesi è dimostrata.
Ciò fallo riguardo agli indifferenli ,
prende a dimostrare la stessa tesi riguardo
agli increduli, e con singolare chiarezza,
e con forza di raziocinio conchiude, ehe
gli increduli stessi se vogliano essere logici, debbono darsi seriamente alla lettura della Bibbia,
lu un quarlo capitolo che è 1’ ullimo
dell’opera, imprende a provare che tutli
i cristiani a qualunque denominazione ,
a qualunque chiesa appartengano sono
obbligati di leggere la Bibbia, A provare
il suo assunto, olire le ragioni addotte
nel corso dell’opera, cita una quantità
di passi dei Padri dell’anlica Chiesa, che
lutti raccomandavano al popolo la lettura
della Bibbia, Quindi volgendosi agli uomini di buona fede, a qualunque comunione cristiana appartengano , dice loro
così: Il Su dunque, amici e fratelli, prendete il libro di D|o, il libro della Chiesa
di Dio, prendete la Bibbia, e con animo
supplichevole e sommesso cercatevi lavia
sicura del perdono e della gloria. Noi non
vi domandiamo affatto di venire a ingrossare le file di un parlilo , o di abbracciare le credenze secondarie di lale o tal
altra setta. Ciò noi non desideriamo che
molto moderatamente, perchè voi po-
13
Ireste farlo senza essere perciò salvali.
Ciò che desideriamo con vivo ardore è
che voi leggiate la Bibbia, crediate alla
Bibbia e preghiate il Signore Iddio della
Bibbia , e siale obbedienti alla liibbia ,
percbè ciò facendo non è possibile che
voi non vi salviate >>.
Ci resta ora di fare qualche osservavazione critica sull’opera e sulla traduzione. Non v’è opera per eccellente che
sia, che possa dirsi perfetta. Noi avremmo
desiderato che I’ Autore avesse fatto rilevare più chiaramente il delitto di coloro
che vietano la lettura della Bibbia : questo
difetto, se pure ne è uno, è abbondanteinente compensato dallo spirito di carità evangelica che regna in tutta l’opera.
Non possiamo però passare sotto silenzio un errore storico che ci sembra
aver trovato nell’opera, tanto pift che se
noi trascurassimo dal rimarcarlo, i clericali proliilandrt del nostro silenzio, direbbero che noi conveniamo anche in
(|uesto col sig. lìoucher. Questo errore
è alla pagina 211, ove l’Autore sembra
insinuare che la Chiesa romana non proibisca la lettura della Bibbia in lingua
volgare. Noi che abbiamo prove, fatti e
documenti che dimostrano esistere una
tale proibizione, nun passiamo convenire
in questo col sig. Boucher.
Per quelloche riguarda alla traduzione,
a uoi sembra che l’opera del sig. Boucher
vi abbia molto guadagnato. La lingua italiana è pura, ma senza le oscurità e le
ricercatezze alTellate dei cosi detti puristi;
si cercherebbe invano un neologismo, un
gallicismo. Quello poi che rende più pregevole quesla eccellente traduzione si è
che mentre la li[igua italiana è usata in
tutta la sua purezza, il popolo può eom
prenderla interamente; e mentre il dotto
e il filologo leggeranno con piacere quest’operetta in ottimo italiauo, Pignorante
non avrà bisogno d'interprete per comprenderla.
Se perù il traduttore avesse riportati
i passi della Bibbia secondo la traduzione
di Diodati 0 di ;.Martini , noi crediamo
che avrebbe fatto molto meglio. 'Ci corre
l’obbligo dunque di avvertire coloro che
leggeranno diligentemente quest’opera, di
confrontarei passi biblilici tiellaloro Bibbia
per non incorrere in qualche errore, che
sebbene non grave in se stesso, pure,
per noi discepoli della Bibbia, non è mai
cosa indiiTerente una piccola inesattezza
nella parola di Dio.
Questo prezioso libretto, insieme ad una
raccolta di altri libri pregevoli ad uso dei
cristiani evangelici, si trova vendibile
presso Giacomo Biava, via della Provvidenza N“ 8.
jV€»T1ZI£ K£ILECÌI«»«a;
Toiii.NO. Siamo lieti di annunziare l'arriv() in questa città Uei coniugi Madiai;
essi giunsero da Genera martedì e partirono ieri alla volta di Ginevra. Tutti
i|uelli die hanno avuto occasione di
parlare con questi cari fratelli sono restati grandemente edificati, e noi avremmo desiderato cbe i reverendi dell’
mon/ii li avessero conosciuti : forse si
sarebbero vergognati di aver detto male
di persone cosi amabili. I,a salufc dei
Madiai è alquanto migliorata, ma non
sono ancora rimessi dai patimenti sofferti nella lunga prigiouia.
Koma, Il iniracolodi cui si menò tanto
14
rumore di una immagine della Vergine
che nella casa della principessa Volskonski piangeva a lacrime di sangue, è
stato smentito fino dai giornali clericali.
Una corrispondenza da Roma al Messagare, di Modena dice che il miracolo era
materialmente vero, ma proveniva da
una rea ingannatrice.
Ginevra. Il Re di Prussia ha inviato
la grande medaglia d’oro per la scienza
al sig. Merle d'Aubigné autore della
Storia della Riforma del secolo XVI. Se
vi fu onorificenza meritata, noi crediamo che questa lo sia al pari di qualunque altra, per le profonde ricerche
e per i travagli colossali impresi dallo
illustre Autore di quest’opera pregevolissima, per mettere nel suo vero punto
di vista quei fatti che determinarono
e stabilirono la riforma religiosa di quel
secolo.
— Le riunioni religiose incominciarono martedì 28 giugno, e furono terminate venerdì 1 luglio. Molti cristiani
Btranieri si erano recati a bella posta a
Ginevra per assistere a queste conferenze
che dimostrano quanto sia calunniosa
l’accusa dei clericali intorno alla disunione dei protestanti. Pastori e ministri
di tutte le denominazioni religiose evangeliche erano colà raunati nel nome
di Gesù Crislo, e in quelle interessanti
comunicazioni, non interrotte che dalla
preghiera, dimostravano che erano, siccome i primitivi crisliani, un cuore solo
ed un'anima sola. Si radunò la socielà
delle missioni sotlo la presidenza del
pastore Barde, e rese conio al pubblico
delle sue operazioni missionarie. Dopo
ciò molti presero la parola per annuniiare i progressi dell’Evangelo nelle va
rie parti del mondo. Al fine della seduta
il sig. d’ Espine (padre) parlò delle calunnie dei giornali clericali della Savoia,
e specialmente deir^cAodu Moni-filane.
Codesto venerando cristiano, dopo di
avere dimostrato che fatli pubblici e notoriì smentivano interamenle le calunnie
dei clericali, invilo l’assemblea a pregare
secondo l’insegnamento di Gesù Cristo
per gli ingannati e per gli ingannatori;
e in quanto agli ingannatori, conchiuse
il suo dire colle parole di Gesù Cristo
a Padre, perdona loro perchè non sanno
quello che si fanno ».
La Socielà Biblica si raunò mercoledì
29 nel tempio dell’Uditorio sotto la presidenza del sig Gaulier. Dai rapporti, e
dai discorsi dei varii oratori che presero la parola, si rilevò che la Società
Biblica aveva in quest’anno progredito
di molto : che la parola di Dio si faceva
strada nei luoghi altra volla inaccesiibìli
al sacro libro. La società dopo tali relazioni si levò per innalzare una fervida
preghiera al Signore.
Nello stesso giorno alle i pomeridiane
incominciarono nella cappella dell’oratorio le riunioui della Società evangelica.
In un prossimo numero daremo la relazione di queste interessantissime riunioni.
Iklanda. Il corrispondente del Bullelin
du, Monde Clirétien scrive da Dublino in
data del 18 giugno: « Il papismo fa i
più grandi sforzi per mantenere la sua
influenza sugli spiriti del nostro popolo;
ma, il Signore ne sia benedetlo ! quella
influenza diminuisce di giorno in giorno.
In molti luoghi i preti hanno dovuto chiudere le loro cappelle per mancanza di u-
15
dilori a E poi i reverendi deH’/imorìia,
é del Catloìico dicono che il prutestanlismo é moribondo!
fxGHiLTERRA. 11 govemo inglese ha
pubblicato un quadro comparativo della
scuole settimanali e domenicali dell lngbilterra secondo i rendiconti dell818,
4855, 18SJ. Eccone i risultati.
1818 1853 1831
Scuole settimanali . . , 19,2o0 38,971 46,114.
Scuolari...... 67i,883 1,271>.9Ì7 2,14i,577
Scuole domenicali . , 5,463 16,828 23,498
Scuolari....... 477,223 I,5i8,890 2,407,409
Proporzione alla popolazione
Per le scuole settimanali . 1 sopra 17 1 sopra 11 1 sopra 8
Per le scuole domenicali , 1 sopra 21 1 sopra 9 1 sopra 7
In presenza di tali cifre come meravigliarsi se il sentimento religioso è cosi sparso
in Inghilterra?
Domenica 26 g'ugno cinque persone
rinunciarono pubblicamente al catiolicismo nella chiesa di s. Giacomo (Latchford VVarrington) , e furono ricevute
nella comunione della Chiesa anglicana
dal reverendo Giacomo Wright. È questa
la settima volta che nel breve spazio di
quindici mesi codesto reverendo ha fatta
una simile funzione,
{Christian Times).
Il Talbet, giornale clericale, dà i particolari intorno alle spese fatte dal I).
Newman per il processo di calunnia da
lui sostenuto , e perduto contro il D.
Achilli. Il numero rotondo è di 9,000
lire sterline 22,‘i,000 franchi, dei quali
1000 lire sterline (2ri,000 franchi) per
spese incontrate dall’ Achilli nella sua
difesa che il Newman ha dovuto rimborsare, e 8,000 lire sterline (200,000
franchi) per le spese fatte dal Newman
onde sostenere I’ accusa. Le sottoscrizioni che il partito clericale ha ottenuto
in favore del sig. Newman formano le
seguenti cifre, la Inghilterra si sono rac
colte 6,000 lire sterline (130,000 franchi:
in Irlanda 2,000 lire sterline ( iiO.OOO
franchi): in Francia 3,000 lire sterline
(75,000 franchi) : in altri paesi 1,000
I re sterline (2j,000 franchi) i in tutto
si .sono raccolte 12,000 lire sterline
(3IJ0,0J0 franchi); in guisa che al condannato Newman restano da intascare
3,0ò0 lire sterline (7o,000 franchi). E
chi non dilTamerà il suo prossimo , se
il partito clericale paga cosi bene i diffamatori ! Ecco dove vanno i danari del
povero popolo che si lascia dominar«
dai preti I
— Il battesimo del principe reale ebbe
luogo il 28, nella cappella del palazzo
di Buck ngam. Il principe fu tenuto al
fonte battesimale dal re di Annover, dalla
principessa di Prussia, dalla principessa
Maria di Cambridge, e dal principe di
Hohenlohe-Logenburg. Gli furono imposti i nomi di Leopoldo, Giorgio, Uuncano, Alberto.
16
CRONACHETTA POUTICA
Torino. Il telegrafo elettiico spedì nel
mese di giugno 994 dispacci, i quali
fruttarono allo Stato lire le.SSa. 48.
Il prodotto dal 1 gennaio 1835 a tutto
maggio ascendeva a lire 33,725. 73, il
quale aggiunto al prodotto dei mese di
giugno ascende a lire 32,24(1. 21.
L’ aumento di prodotto nel mese di
giugno è tanto considerevole che lui solo
ascende alla metà di quanto hanno prodotto complessivamente tutti gli altri
mesi dal principio dell’anno.
Cosi che si può dire che anche questa sarà una buona attività per lo Stato.
(Gaz. del Popolo).
Spezia 5 luglio. Le LL. MM. la Regina regnante, e la Regina Maria Teresa
coi Principi Reali giunsero felicemente
in questo luogo alle ore 9 e mezzo di
sera. Le autorità, la guardia nazionale,
il popolo , il clero riceverono la Reale
Famiglia con acclamazioni, e con sensi
di venerazione e di amore. La città era
tutta spontaneamente illuminata; era una
vera festa di famiglia : regnava la massima letizia, colla calma la più perfetta.
Roma. Si legge nel Giornale di Roma
del 2 luglio.
I RR. PP. elettori della compagnia
di Gesù adunati in congregazione generale, questa mattina alle ore 8 e mezzo
hanno eletto al primo scrutinio in prepósito generale'il P. Pietro Beck di nazione belga, nato il di 8 febbraio 1795
nella diocesi di Malines.
Affari d'OrimtB, La Preftn dei 3 cor
rente contiene le segnenti riflessioni;
« Avendol’esercilo russo passato il Pruth
e la squadra anglo-francese i Dardanelli,
doppio caso che duvette esser reciprocamente preveduto e mutuamente pesato, spiegazioni dirette diverranno tosto
necessarie fra la Russia per una parte,
l’Inghilterra e la Francia per l’altra. Si
crede e si annunzia, che iu questo caso
interverrà l’Austria per mezzo del suo
internunzio, il barone de Brurk, che
pare abbia atteso per giungere a Costantinopoli, che Baiabine fosse sul punto
di partire. Infatti Baiabine lasciò Costantinopoli il Itì giugno. De Bruck vi
giunse il 14 ; ebbero cosi il giorno 15
per vedersi, e concertarsi prima di dividersi. Si crede che, per metter d’accordo la Russia e la Turchia e ultimar
la differenza, l’Austria proporrà di cambiar i firmani del 7 giugno in una convenzione e a cui concorrerebbero, come
parti contraenti, tutte le potenze segnatarie della convenzione del 13 luglio
1841. Cosi la Russia potrebbe dire, che
quel che essa voleva era un tuattato,
e l’ottenne finalmente; dal suo canto
la Turchia potrebbe dire, che ciò che
essa aveva dovuto ricusare, sotto il colpo
della minaccia, a una potenza esclusiva,
dovette accordarlo con sollecitudine a
tutte le grandi potenze riunite nel desiderio comune di mantenere la pace
in Europa.
Direttore G. P. MEILLE.
Rimaldo Bacchetta gerente.
TIP. SOC. DI A. l’ONS IJ COMP.