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Anno 128 - n. 9
28 febbraio 1992
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ibi'
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
UOMO-DONNA
NAPOLI: OSPEDALE EVANGELICO «VILLA BETANIA »
8 marzo La buona sanità e il malgoverno
L’8 marzo si avvicina e con esso tornano vecchi ricordi di
quando con le compagne del
consiglio di fabbrica si organizzavano manifestazioni, si scrivevano volantini, si preparavano
striscioni. Tanto tempo è passato da allora non solo in termini di anni, ma soprattutto in termini di cambiamento di modo
di pensare e di autocoscienza di
sé da parte delle donne, e di irrimediabile immobilismo e abulia culturale da parte degU uomini.
Ho sottomano, del numero 130131 di ’’Gioventù evangeUca”,
l’articolo sul « pensiero della differenza sessuale » e confesso di
non averlo compreso appieno;
mi sembra che venga abbandonata l’idea della complementarità, riconosciuta come ineluttabile subalternità e parzialità della
donna come essere, per assumere l’idea della differenza, intesa
come separatezza, quindi rivalutazione della donna come essere completo e finito in sé. Non
mi sento di commentare queste
affermazioni, ma ne prendo atto.
In un articolo Anna Del Bo
Boffino afferma di capire gli uomini quando non vogliono abbandonare i loro privilegi; quanti di noi — dice — pur capendo le situazioni di povertà e miseria delle popolazioni del terzo
mondo abbandonerebbero volontariamente benessere, agiatezza,
sicurezze alle quali siamo abituati per adeguarsi alle loro condizioni? Così gli uomini: chi
glielo fa fare di assumere su di
sé grane, pesi, preoccupazioni
che tradizionaimente, per secoli,
hanno fatto parte dello specifico
femminile? Anche di questo
prendo atto. D’altra parte donne e uomini sono destinati « naturalmente » all’incontro: l’amore, il desiderio sessuale, il progetto di costruzione di una famiglia, i figli sono nell’ordine
delle cose normali.
Come se ne esce? Con la buona volontà? Con articoli di legge? Con uno sforzo culturale?
Con spirito di sacrificio? No:
non credo che basti uno sforzo
pur grande della volontà.
Non posso non pensare a
quanto scriveva l’apostolo Paolo: « In Cristo non v’è né schiavo né libero...» (Calati 3: 28).
Questo non significa annacquare
il problema; non significa che
tutto rimane come prima. Anzi,
guardare a Cristo per sciogliere
il nodo delle contraddizioni uomo-donna impone una conversione, un cambiamento di mentalità a cui segue un cambiamento
nello stile di vita, nei rapporti
con gli altri. Davanti a Cristo
siamo uguali: cioè la donna che
mi sta accanto ha per me la
stessa importanza di quanta ne
abbia io per me stesso: tutto.
Non è poca cosa.
Ma la conversione è un dono
di Dio, non è una conquista della nostra volontà. Noi possiamo
assumere un atteggiamento di
apertura, di disponibilità, di attesa, di preghiera; dal punto di
vista culturale possiamo (anzi
dobbiamo) cercare di capire
l’evolvere delle situazioni, dei
rapporti, dei costumi, delle conquiste di civiltà; ma su tutto regna la gratuità dell’intervento di
Dio che promette e permette
nuovi rapporti.
Nella fiducia che Dio è presente possiamo guardarci con speranza e dire: sì, ne vale la pena.
Paolo Bogo
Una Struttura, importantissima per un’ampia fascia della popolazione, che attraversa difficoltà economiche anche per il ritardo dell’ente pubblico nei pagamenti per i servizi resi
L’ospedale evangelico « Villa
Betania », nel popolare quartiere
di Ponticelli, alla periferia est di
Napoli, rischia la paralisi per
mancanza di denaro liquido. E’
quanto emerge da un drammatico SOS lanciato in questi giorni
dalla Giunta a tutte le chiese che
hanno dato vita a quest’opera, un
presidio sanitario di enorme importanza, l’unico esistente in
un’area nella quale vive una popolazione di 100-200 mila persone.
« Villa Betania — si legge nell’appello — sta attraversando un
momento molto difficile. L’USL
sta ritardando con ogni mezzo il
pagamento di somme dovute da
anni che, con gli interessi, ammontano a oltre 4 miliardi; se
questo ritardo dovesse prolungarsi, l’ospedale non sarebbe in grado di pagare gli stipendi a fine
febbraio ».
Già nel mese di gennaio sono
stati compiuti sforzi enormi per
pagare i dovuti stipendi al personale; ma molti fornitori sono
stati pregati di attendere, e tra
loro serpeggia l’inquietudine.
Eppure rosoedale funziona, e
funziona bene. Con i suoi 120 posti letto l’attività svolta nel precedente esercizio è stata enorme:
5.600 ricoveri per più di 43 mila
giornate di degenza e dunque
un’utilizzazione pari al 99,5%. Nel
reparto di ostetricia e ginecologia si sono avuti 1.600 parti (dall’inizio dell'attività, in poco più
di vent’anni, sono nati più di 40
mila bambini!); quasi 600 sono
stati gli interventi chirurgici,
ben 4 mila le prestazioni di
pronto soccorso, più di 100 mila
'gli esami di laboratorio. Sono soltanto alcuni dati, tanto per dare
un’idea della mole di lavoro svolto. L’ospedale, dunque, è... in buona salute, ma rischia il soffocamento per asfissia.
Come mai si è giunti a questa
situazione? « L’ospedale — spiega il presidente Sergio Nitti —
pur essendo clinica privata, ha
già da tenipo scelto di lavorare
nel pubblico. Ciò significa che, al
suo interno, non si è voluta operare alcuna discriminazione tra
i degenti, creando posti letto di 1”
classe. E’ infatti una prassi usuale nelle cliniche private avere un
sistema misto di introiti, destinando una parte dei letti a pazienti più abbienti ai quali si fanno pagare rette superiori, in cambio di determinati servizi. Il maggiore introito viene così a com
L’ospedale evangelico
« Villa Betama »
sorge nel popolare
quartiere di
Ponticelli, alla
periferia est
della città.
pensare in parte i ritardi eventuali dei pagamenti operati dalle
USSLL. Ma il nostro ospedale non
ha altri introiti, oltre a quelli
del servizio sanitario nazionale ».
Un secondo elemento è dovuto
al fatto che l’ospedale ha applicato il contratto nazionale per il
personale già dal '90 (pari a un
aumento del 30%), ma continua
LA PROMESSA LIBERANTE
In Dio non siamo soli
« Prima ancora che tu fossi concepito, io ti ho
messo da parte, ti ho separato dalla tua gente per
fare di te profeta delle nazioni» (Gteremia 1; 5).
Così Dio si rivela a Geremia. Separato, isolato,
diverso; qui inizia la piaga della vita di Geremia,
sul confine tra due mondi: da un lato le certezze
che si sgretolano e dall’altro l’esilio imminente.
Il piccolo regno di Giuda, con la sua nobile eredità, sicuro nelle promesse eterne di una dinastia
davidica e di nazione benedetta da Dio, si sta muovendo inesorabilmente verso la disfatta e la cattività. Geremia è messo da parte per dichiarare la
mutata volontà di Dio verso il suo popolo, per far
conoscere alla sua gente il silenzio e l’ostilità di
Dio. Geremia comincia a sperimentare una profonda e terribile solitudine, che sarà unica compagna di strada per l’intera sua esistenza (Geremia
15: 17-18).
La stessa solitudine sperimentata dal padre
Abramo e dalla madre Sara, sradicati dalla loro
famiglia e dalla loro terra, in cammino senza punti di riferimento e senza carte geografiche; la solitudine della donna moabita Ruth che rompe con
la sua storia per dimorare tra gente straniera e
scegliere un dio straniero. Questa è la stessa solitudine che quando tocca a noi ci terrorizza: nella solitudine siamo tagliati fuori dalla realtà che ci circonda, nella solitudine la nostra esistenza è conte
menomata.
Forse solo i grandi eroi della storia possono sopportare la solitudine che nasce dalla diversità e dalla separatezza; solo loro possono essere voci scomode e controcorrente nel loro paese, tra la loro
gente, anche a costo di emarginazione e incomprensione. Così non è per noi; le nostre famiglie, i nostri amici e amiche non potrebbero accettare. Così
non è per Geremia, che si difende dalle richieste di Dio ntettendo avanti se stesso: io non
so parlare, io sono solo un fanciullo, non ho
qualifiche né preparazione adatte; io sono solo un
semplice credente dalla fede traballante; io sono
solo una donna; io sono ormai troppo avanti negli
anni... Io, io... Questa è la nostra risposta; la paura
della solitudine ci fa chiudere in noi stessi, la nostra debolezza, le nostre diversità diventano le armi
per la nostra difesa.
Ma questa è una via senza uscita, un senso unico verso l’autocommiserazione e la stagnazione,
che invece di salvarci conducono all’autodistruzione. La replica di Dio a questo soffocante
egocentrismo è chiara e senza compromessi:
« Non dire sono solo un fanciullo, poiché tu
andrai da tutti quelli ai quali ti manderò e dirai
tutto quello che ti comanderò ». Non viviamo per
chiudere una stretta roccaforte di difesa intorno
a noi stessi, ma piuttosto per andare dove siamo
mandati, per dire ciò che ci è richiesto, per compiere momento per momento ciò che Dio ci indica;
solo così la nostra vita ritroverà sapore e le nostre diversità saranno occasione di gioia e arricchimento.
Per fede, allora, la solitudine e la separatezza
diventano un’occasione per scoprire le radici della
nostra vita nell’amore di Dio. Così Abramo e Sara
hanno ricevuto il dono della terra e della posterità
e Ruth ha scoperto la benedizione di Dio nella
sua vita.
Dio non lascia Geremia in balia di se stesso,
risponde alle sue paure con una promessa: « Non
li temere, perché io sono con te per liberarti ».
L’« io sono » di Dio libera dalle catene in cui ci
rinchiudiamo; V« io sono » ci dà vita, ci sostiene
e guarisce.
Nell’istante in cui Dio si rivela unisce tutti i
pezzi della vita di Geremia, recupera tutta la nostra storia sin dal momento della nostra creazione
per porla in una nuova luce. Le nostre paure e incertezze diventano forza e autorità ai suoi occhi, la
nostra solitudine non è più un terrore maledetto
ma un’opportunità di sperimentare le sue benedizioni nella nostra vita.
Paola Benecchi
Seconda di una serie di quattro meditazioni.
a percepire le rette deU’89 perché la Regione Campania, unica
in Italia, non ha recepito l’importo delle nuove rette stabilite dal
ministero della Sanità già dal novembre del ’90. La differenza ammonta a tutt’oggi a qualcosa come 5 miliardi!
Un terzo elemento, inquietante
ed inspiegabile, è costituito dal
ritardo dei pagamenti dell’USL
45 per servizi erogati dal 1985
all’89 per un importo di poco
meno di 3 miliardi. Recentemente
è stata approvata una delibera relativa che stabilisce la liquidazione della somma in due rate.
Ma finora non ne è stata data applicazione.
Naturalmente l’amminisU'azione dell’ospedale ha fatto ricorso
a prestiti bancari, ed è così che
per il solo anno scorso si son
dovuti pagare 600 milioni di interessi passivi.
Quali prospettive per l’immediato futuro? Per poter allargare
il credito con le banche l’ipotesi
è quella di procedere ad un mutuo ipotecario. Ma si tratta di
una misura estrema, destinata 'a
concedere solo una boccata d’ossigeno e ad aggravare la drammaticità della situazione.
Quali considerazioni trarre da
questa amara vicenda? E’ in gioco non soltanto il posto di lavoro
delle circa 200 persone tra personale medico, infermieristico,
impiegati e addetti ai vari servizi. E già questo è drammatico
in un momento di crisi dell’occupazione. Nei prossimi giorni ci
sarà un incontro in Prefettura
per esaminare la situazione.
Ma è in gioco la salute dei cittadini. Se l’ospedale fosse costretto a chiudere, che succederebbe delle migliaia di persone
che ogni anno usufruiscono dei
suoi servizi? Su quale altra struttura sanitaria si riverserebbero,
dal momento che nella zona non
ne esistono altre? C’è da domandarsi se i politici si rendano conto che la paralisi amministrativa
in cui versano, per intricati giochi di potere, ha un costo altissimo ed iniquo, che prende in
ostaggio la salute e la vita altrui.
E c’è da domandarsi se i cittadini
Luciano Deodato
(continua a pag. 12}
2
fede e cultura
28 febbraio 1992
CAMPO INVERNALE A MONTEFORTE
SEGNALAZIONI
Una copia della « Santa Maria »: è possibile ricordare il passato
cercando di far luce anche sui suoi aspetti più « scomodi »?
Opera coloniale
ed evangelizzazione
Discusse apertamente le responsabilità dei cristiani in un processo
devastante per gli indigeni - Siamo fedeli alla nostra vocazione?
« Mi rendo conio, ora, che non
c’è proprio niente da festeggiare,
anzi forse ci dobbiamo, in quanto occidentali, vergognare non
poco! ». Con questa battuta,
espressa a fine campo in un
momento conclusivo di valutazione dei giorni trascorsi insieme, si possono esprimere, seppur in modo sintetico, l’acquisita consapevolezza di ima storia
di conquista e di genocidio delle popolazioni indigene americane da parte dei conquistadores
vecchi e nuovi e, allo stesso tem
po, il disagio per le celebrazioni
organizzate nel mondo occidentale, che esprimono il senso del
trionfo di un modello di sviluppo, il predominio economico e
culturale di una parte del mondo, l’orientamento univoco e unidirezionale della storia scritta
dai vincenti.
Di questo ed altro si è discusso nel campo invernale di Monteforte Irpino, a partire dalla
storia della scoperta (o occultamento, come si potrebbe anche
dire) deirAmerica, nel 1492, anno in cui Colombo salpò dalle
coste di una Spagna che aveva
recuperato l’unità nazionale sotto la guida di Ferdinando ed
Isabella, lanciati alla ’’reconquista” della penisola iberica alla
dinastia cattolica.
A gennaio di quell’anno, infatti, cadeva Granada, roccaforte
musulmana, e nell’estate gli
ebrei furono esiliati fuori dai
confini spagnoli, minacciati e
perseguitati da veri e propri
pogrom. La Spagna dunque, terra in cui convivevano le tre fedi
abramitiche, si avviava a tappe
forzate e con spargimenti di sangue alla cattolicizzazione di tutta la propria società.
Lo stesso Colombo, cercatore
di sjjezie e oro, aveva l’autorizzazione della regina di conquistare le nuove terre e sottometterle al vessillo dell’evangelizzazione. L’ideale cristiano, elemento forzato di coesione sociale ed
ideologica, base del consenso popolare, fu anche la giustificazione per l’eccidio dei popoli amerindi. D’altronde essi erano considerati metà uomini e metà bestie, selvaggi senza pudore né
proprietà privata (!), sessualmente promiscui e scorretti, insomma subumani, cioè schiavizzabili.
E il senso di dispregio con cui
i conquistadores (spesso analfabeti, ovviamente rozzi e violenti, spesso criminali, in ogni caso
in America a proprie spese) trattavano gli indios è senza dubbio
noto a tutti. Ma, di più, lo esprimono i particolari delle deportazioni forzate a piedi per migliaia di chilometri di intere popolazioni, legate e trascinate da
catene al collo e alleggerite dai
colpi di coloro che morivano
per strada semplicemente col
taglio netto della testa; o l’aberrazione giuridica del ’’requierimento” (intimazione): testo in
spagnolo, letto al primo contatto con gli indigeni in cui, dopo una sintetica storia universale che passava disinvoltamente
da Adamo a Gesù Cristo, poi al
papato e infine ai re di Spagna,
si intimava la conversione, pena
la schiavitù, la persecuzione e la
morte.
E’ la storia di un’invasione
senz.a precedenti verso le zone
interne, di un genocidio indiscriminato, di una distruzione di patrimoni edilizi, artistici e culturali, dell’incontro con civiltà alte (crearono stupore la civiltà
azteca e quella inca, popoli a
loro volta conquistatori), dello
scontro tra religioni che, pur
mischiandosi e dando luogo a sin
cretismi, non poterono comunicare ma escludersi a vicenda. E’
la storia, purtroppo, dell’evangelizzazione forzata, dell’assistenza
dei santi nella lotta contro il nemico, di Sant’Iago col cavallo
fiammeggiante che uccide e della
vergine che butta la sabbia negli occhi dei nemici, dei missionari circondati da figli di un
unico padre ma di tante madri.
Due elementi
in parallelo
E’ di fatto la storia dell’evangelizzazione come forma di colonialismo culturale. Nell’America
Latina questi due elementi andarono di pari rrasso, si aiutarono,
si difesero l’un l’altro. All’azione violenta della conquista si affiancava, a mo’ di contrappeso,
l’azione evangelizzatrice. L’opera
coloniale restò per sempre segnata da questa contrapposizione tra il dominio, il saccheggio
e la difesa, tale o presunta, della popolazione nel nome di Cristo.
La cancellazione delle forme e
della sostanza delle religioni indigene provocò il crollo dei « resti di identità » degli indios causando numerosissimi suicidi. Ma
la religione cattolica restò in superficie, mai penetrando nelle
coscienze degli sconfitti.
E lo sconcerto maggiore, in
noi, nasce dalla consapevolezza
che l’azione coatta di annuncio
evangelico, frutto di elucubrazioni teoriche sul significato di
’’barbaro” e di ’’selvaggio” come colui che aborrisce la « retta
ragione » e si allontana dalle
consuetudini degli uomini, e sulla tendenza ’’naturale ” dell’uomo verso il ’’religioso” e dunque
verso il cristianesimo, unica verità interpretativa della realtà
umana e divina, nasce proprio
da una cultura cattolica, quella
spagnola, figlia di un rapporto
concreto con le altre due fedi
monoleistiche. Quasi ad affermare che dall’incontro con il diverso nasce, prorompente, il desiderio di sopraffazione, di affermazione, di esclusività. E questo
desiderio prevale sul bisogno di
relazione, di incontro, di crescita e ricerca comune.
Ed è perciò ben attuale, ed il
dibattito serrato di questi giorni al campo lo ha esplicitato, i'
legame tra quei fatti, vecchi di
500 anni, ed il nostro mondo
oggi. Tra l’Europa intollerante
e xenofoba e l’identità europea
dell’insieme delle differenze, dell’accoglimento del diverso. Tra
le religioni che si pongono a
fondamento del reale e di ogni
verità (anche il Cristo lo è, il
fondamento? e il cristianesimo?)
e la Verità stessa, che si fa strada in ogni parte del mondo, perché cacciata da tutti e dunque
da tutti ricercata.
Così come è forte e lacerante
il conflitto tra il pensiero occidentale che cancella le differenze e le culture, che pretende di
conoscere l’univoca direzione della storia, dove le stesse diversità sono fondate universalmente
in una sostanzialità comune e,
da un altro versante, l’idea di
parzialità, di alterità, di relatività contrapposta alTuniversalità.
Tra la fieura di un Ulisse, campione dell’identità che attraversa
il mondo ma ritorna ad Itaca,
e quella di Abramo, l’uomo che
risponde ad una chiamata per
un’avventura senza ritorno, senza possesso, con l’insicurezza di
chi lascia tutto e ricomincia da
un’altra parte, ma con fiducia e
massima apertura verso l'alterità.
Forse la nostra legittima esigenza di fondamento, di valori
universali e di senso, che mal
s> sposa con la verità afferrata
con la conoscenza e con la ragione, va coniugata con la ricerca della fedeltà alla vocazione
ricevuta. Non la conoscenza di
Dio dunque, ma la fedeltà alla
vocazione che egli ci rivolge.
In un mondo, l’occidente, multireligioso e multiculturale, all’evangelizzazione cristiana mancano nuove categorie e nuovi
contenuti. Se da un lato la nostra fedeltà ci chiama a custodire, come si dice, la parola della resurrezione, a riconoscere nel
Gesù figlio di falegname il Cristo, da un altro solo l’attrito delTesperienza reale e quotidiana
con uomini e donne delle altre
fedi, la prossimità con la loro
parzialità e diversità può dare
senso alla nostra parziale testimonianza.
La storia del l’America ci racconta di soprusi e abomini nel
nome di Cristo, di cancellazioni
e occultamenti di culture, fedi,
razze e civiltà. Riconoscere questo significa non solo giudicarsi
e confessare il proprio peccato,
ma, di più, spez.zare quella linea
già tracciata che segna l’univoca
direzione della storia e della ragione umana, contrastare quell’idea di un modello vincente di
società, di cultura e di fede. Significa tentare di ritornare alla
radice della propria fede, a costo
di riscrivere le parole ed i gesti
che l’hanno testimoniata e di
ascoltare ciò che altri hanno da
raccontare.
Stefano Meloni
Giro d’orizzonte fra i
movimenti femminili
Due testi che ripercorrono la storia di molte
battaglie - Problemi « aperti » per il lettore
Alla parola « femminismo » la
prima reazione è quasi sempre
uno sbuffo di noia o un sorrisetto ironico sul puntiglioso pretendere un linguaggio inclusivo,
e così liquidiamo l’argomento.
Invece faremmo bene tutti,
donne e uomini, ad andare un
po’ più a fondo, invece di abbandonarci a reazioni impulsive o
a vecchi pregiudizi. E adesso abbiamo a disposizione due buoni testi, ricchi di dati interessanti '.
Personalmente ho trovato più
ricco e avvincente il primo, apprezzabile anche per il linguaggio semplice e chiaro e per la
rigorosa obiettività con cui lascia parlare i fatti, mentre l’altro libro ha uno stile leggermente più diffìcile, e le notizie sono quasi sempre riportate con
chiari giudizi di merito (si rendevano conto... non capivano
che... giustamente considerato...)
che tendono a condizionare il
lettore. Inoltre, da un punto di
vista protestante, disturba un
po’ la continua identificazione
dei termini « cristiano » e « cattolico ».
Nel libro della Grandi un ulteriore elemento di interesse è
l’ampiezza del panorama, dall’Inghilterra alla Russia e al Portogallo, che stimola riflessioni e
confronti, il segnalare i problemi lasciandoli aperti alla riflessione del lettore, il distacco sottilmente ironico e la capacità di
affrontare i grandi temi attraverso piccoli episodi significativi.
Insomma, sono due libri che
vai la pena di leggere e consultare.
M. G.
‘ L. GRANDI, I movimenti femminili in Europa negli ultimi due secoli,
Torino, Milvia Carré ed„ 1991; M. L.
ODORISIO, A. ROSSI-DORIA, L. SCARAFFIA, M. TURI, I movimenti femminiii in Italia dal Risorgimento ad oggi, Torino, Milvia Carré ed., 1991,
Appuntamenti
Sabato 29 febbraio — TORINO: L'Associazione culturale « Davide e Clonata » (v. Gioiitti, 21/a) organizza un pomeriggio di discussione sul tema II
piacere sessuale. Con inizio alle ore
14,30 si terranno: un'introduzione biblica a cura del past. Alfredo Berlendis, una relazione morale a cura del
teologo don Giannino Piana, una tavola rotonda con A. Berlendis e la teologa M. C. Jacobelli, e relative discussioni.
Sabato 29 febbraio — MILANO: Il
corso di informazione biblico-teologica
per adulti prevede, alle ore 15 in via
Sforza n. 12/a (1° piano), l'ultimo incontro sul tema Approccio alla Bibbia.
Sabato 29 febbraio — MILANO: Alle
ore 17, nella sala attigua alla libreria
Claudiana, si tiene una conferenza del
past. Giorgio Tourn sul tema: Il cristianesimo tra fedeltà alla tradizione
biblica e dialogo con la cultura moderna.
Martedì 3 marzo — MILANO: Alle
ore 18, nella sala al 1° piano di. via
Sforza 12/a, prosegue lo studio della
lettera di Paolo ai Romani. Argomento del giorno: Libero o servo arbitrio?
(Rom. 7: 1-25).
Giovedì 5 marzo — CINISELLO BALSAMO: Il centro culturale « Lombardini » organizza per le ore 21 a Villa
Ghirlanda una presentazione del libro
Spirito protestante e etica del socialismo. Interviene l'autore, past. Giorgio
Bouchard.
Venerdì 6 marzo — ASTI: Alle ore
21, presso la Scuola biblica ecumenica,
Amos Luzzatto, consigliere dell'Unione
delle comunità ebraiche italiane, parla
sul tema: Giobbe e la crisi della sapienza antica. Per informazioni tei. 0141/
294184.
Venerdì 6 marzo — UDINE: L'Associazione culturale evangelica • Guido
Gandolfo ■> organizza per le ore 18,30
presso la sala della Chiesa metodista
(p.zale D'Annunzio, 9) una conferenzadibattito sul tema: Le donne nella chiesa. Intervengono la prof.ssa Maddalena Masutti, cattolica, e la prof.ssa Marie-France Maurin Coì'sson, protestante.
Sabato 7 marzo — MILANO: Alle
ore 15, nella sala al 1° piano di via
Sforza 12/a, prosegue il corso di informazione biblico-teologica per adulti. Inizia il tema: I principi della Riforma.
Domenica 8 marzo — PADOVA: Presso la sala dello Studio teologico per
laici {Chiostro della magnolia. Basilica
del santo), alle ore 15,30, il centro
« Salizzato » organizza un dibattito sul
tema: Gerusalemme, città santa delle
grandi religioni abramitiche. Intervengono Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose; Amos Luzzatto, consigliere dell'Unione comunità ebraiche
italiane; Katrib Gihad Hassan, musulmano.
Domenica 8 marzo — ROMA: Il SAE
organizza per le ore 16, presso le suore francescane missionarie [v. Giusti,
12), un incontro sul tema: Testimonianza comune e questione morale. Intervengono il prof. Ermanno Genre e
il teologo cattolico Gianni Gennari.
Sabato 14 - domenica 15 marzo —
RIESI: Presso la Chiesa valdese (v.
Farad, 63) si tiene il secondo weekend del corso per predicatori locali,
inizialmente fissato per il 7-8 marzo.
L'inizio è previsto per le 16,30 (esegesi di un testo del NT), segue Cristo nell’Apocalisse di Giovanni e la
cena alle 20. La domenica è prevista
la partecipazione al culto, e, alle 14,30,
la discussione relativa al sermone. Per
iscriversi tei. 0934/928139-928123 (past.
Platone) oppure 0934/929433 (G. Ficara).
Sabato 4 aprile — ROMA: Presso
la Chiesa evangelica internazionale (v.
Ghiovenda, 57) si tiene la giornata
nazionale di preghiera delle donne.
L’inizio è fissato alle ore 9. La quota
di partecipazione è di L. 15.000. Prenotazioni entro il 20 marzo indirizzate
a: « Giornata nazionale di preghiera
delle donne » c/o Chiesa evangelica
internazionale - v. Ghiovenda, 57 00173 Roma. Per informazioni: S. Citarella (080/338765), F. Traettino (0823/
443077), R. Lilli (06/7216400).
17-21 aprile — MONTEFORTE IRPI
NO: Presso il Villaggio evangelico si
svolge il campo single Pasqua in Irpinia.
Il programma prevede: gite a Pompei, Sorrento e Napoli, partecipazione
al culto di Pasqua presso la comunità battista di Avellino, una conferenza su un tema di attualità.
Il costo giornaliero è di L, 35.000
circa (pensione completa).
Per iscriversi al campo single, inviare entro il 20 marzo una caparra
di L, 30.000, non restituibile in caso
di mancato arrivo, sul c/c postale n.
60368008, intestato a: M. F, Berutti,
casella postale n, 72 - 00034 Colleferro (Roma). Sulla parte del bollettino
riservata alla causale del versamento,
scrivere (a macchina o in stampatello) nome, cognome, indirizzo e numero telefonico ed una delle seguenti
frasi: « Arrivo alla Stazione di Napoli
C.le il giorno ... alle ore ... -, oppure
- Arrivo a destinazione con mezzi propri il giorno ... alle ore ... circa ».
3
28 febbraio 1992
commenti e dibattiti
8 MARZO
La differenza
La ricerca del filo che unisce le donne
alla Bibbia per la crescita della Chiesa
Il decennio di solidarietà delle chiese con le
donne è servito alle nostre comunità per valutare e speriamo anche
valorizzare il ruolo e
lo spazio delle donne
nella chiesa.
Con questa iniziativa
si è cercato di lavorare
insieme, uomini e donne, affinché nella chiesa
le sorelle ed i fratelli
avessero pari opportunità senza però negare
la differenza di genere.
Nel passato abbiamo
sempre rifiutato questa
parola — differenza —
perché ci sembrava ali’origine di tanti mali
anche aH’interno delle
nostre comunità. Spesso, infatti, essa si trasformava in disuguaglianza.
Oggi, invece, la parola differenza è di stimolo per il nostro pensiero e il nostro agire ed
ha assunto un significato positivo. Dalla differenza di genere abbiamo incominciato a ripensare il nostro cammino di fede, una fede
che coinvolge tutte noi
stesse, le nostre storie
personali insieme al nostro corpo: il nostro essere donne. Quando leggiamo la Bibbia, quando preghiamo, non possiamo dimenticare la
nostra identità più profonda.
Essere donna
di fronte a Dio
■ Quello che oggi ci interessa è capire in che
modo essere, nella nostra interezza, donne di
fronte a Dio. Per fare
questo abbiamo bisogno di fare un percorso
« parzialmente » separato. Infatti, nonostante
continuiamo a condividere con i nostri fratelli impegni nelle nostre
comunità, nelle organizzazioni giovanili e
nei centri evangelici,
sentiamo la necessità di
incontrare solo donne
con cui confrontare le
nostre esperienze e di
trovare sulla base della
nostra identità sessuale
comune forza, sicurezza
e originalità.
Ci siamo avvicinate
alla Bibbia con un nuovo atteggiamento, con
tutte noi stesse, e abbiamo cercato le tracce
delle donne che ci hanno precedute, abbiamo
cercato un filo che ci
unisse a loro.
Nella storia della
chiesa noi non siamo
state rese visibili, ma
le donne nella Bibbia
ci sono sempre state,
anche se la Bibbia non
è certo sfuggita alle influenze culturali delle
epoche nelle quali è stata scritta e quindi i
suoi libri sono prodotti
di una cultura patriarcale e centrata sul maschio.
I testi che ci parlano
di Marta e Maria ci dimostrano proprio che
le donne ci sono e che
Gesù ha loro rivolto
una predicazione diretta. Maria viene descritta come quella che « ha
scelto la parte buona
che non le sarà tolta »
(Luca 10: 42), ha ascoltato Gesù interrompendo le sue attività, mentre Marta, che si è dedicata alle faccende di
casa e ai doveri dell’ospitalità, viene ripresa
da Gesù. Nonostante le
parole di Gesù, nella
chiesa le donne sono
cresciute ad immagine
di Marta, laboriose, attive e servizievoli, una
immagine a cui tutte
noi ci siamo adeguate.
Una confessione
di fede
Quando Gesù interviene dopo la morte di
Lazzaro, Marta pronuncia una frase (Giovanni
11: 27) di confessione
di fede: « Sì Signore,
io credo che tu sei il
Cristo, il figliolo di Dio
che doveva venire nel
mondo ». Ebbene, sono
quasi le stesse parole
pronunciate da Pietro
nella sua famosa confessione di fede (Matteo 16: 16). La storia ha
fatto sì che quella di
Marta si perdesse, mentre su quella di Pietro
c'è addirittura chi ha
fondato una chiesa.
Nel vangelo di Marco
(cap. 15-16) abbiamo
trovato le donne anche
quando tutti gli uomini erano fuggiti. Di
fronte al « fallimento »
di Gesù, al tradimento
di Giuda, alla crocifissione le donne restano
a partecipare alla sua
sofferenza. E saranno
proprio le donne le prime testimoni della resurrezione.
Cercando il filo che ci
unisce alle donne della Bibbia siamo convinte che troveremo
quella forza, quella sicurezza e originalità indispensabili per partecipare alla vita di una
chiesa fatta di uomini e
di donne.
Bìancamaria Becchino
Floriana Bleynat
A CENT’ANNI DALLA NASCITA
Martin Niemoeller
profeta moderno
All’inizio, se la sono presa con i comunisti, e poiché io non ero comunista, non
ho detto niente; poi è stato il turno degli
ebrei, ma siccome non ero ebreo, non ho
detto niente; poi se la sono presa con gli
zingari, ed io ho continuato a non dire niente; e quando se la sono presa coi democratici, io ho cercato di reagire... ma non ho
potuto, perché era troppo tardi...!
Martin Niemoeller - 1946
Questa acuta e profonda confessione di peccato è stata scritta da Martin Niemoeller, ufficiale
nella marina militare tedesca, pastore, impegnato
nella Chiesa confessante e prigioniero personale
di Adolf Hitler. In Germania ricorre in questo
mese il centenario della nascita di Martin Niemoeller e il centro « Martin Niemoeller Haus »
è impegnato nella preparazione di convegni, articoli e incontri sulla figura di questa voce scomoda e critica, nella Chiesa protestante e nella società tedesca. Cresciuto in una famiglia evangelica di stampo pietista, Niemoeller non prende
tra i primi posizione contro il nazismo e le tendenze nazionaliste della chiesa ufficiale. Nel 1934
Niemoeller è pastore nella comunità di DaMem,
dove fonda l’associazione dei pastori che più tardi prenderà parte alla Chiesa confessante.
Da questo periodo in poi la sua opposizione
al nazismo e alla chiesa dei cristiano-tedeschi è
radicale: « La chiesa silenziosa che non dice più
niente inganna se stessa ». Dopo qualche mese
di prediche e discorsi coraggiosi Niemoeller è
arrestato, deve scontare una condanna di tre anni in cella di isolamento e tutto il lungo periodo
della guerra nel campo di sterminio di Dachau.
I suoi articoli e i suoi libri sfuggono intanto alla
pignola e infallihile censura tedesca, vengono letti in Inghilterra e negli Stati Uniti e in breve
tempo Niemoeller diventa il rappresentante della coscienza critica dell’« altra Germania ». Nel dopoguerra, e più tardi negli anni della guerra fredda, Niemoeller è impegnato in qualità di presidente dell’Associazione tedesca per la pace « contro gli enormi costi militari della politica del
riarmo » e per primo instaura contatti e legami
con le chiese della Germania Est.
In quegli anni partecipa, in qualità di presidente della chiesa dell’Assia, a diverse manifestazioni, a digiuni e veglie di preghiera per la
pace. Quando nel ’55 il vescovo Otto Dibelius,
capo della Chiesa evangelica tedesca firma, senza consultare il Sinodo, un patto che prevede la
cura d’anime nell’esercito tedesco Niemoeller, insieme al suo collega e Praeses del Sinodo Gustav Heinemann si dimette dalla sua carica di
responsabile dell’ufflcio esteri. Nel corso di una
intervista Niemoeller si dichiara addolorato per
la decisione di Dibelius, ma con tono critico e
polemico aggiunge; « Ogni giorno prego il Signore di non lasciarmi, da alcun diavolo, potenza
terrena nel mondo, papa o vescovo che sia, ingannare e confondere »!
Sono gli anni più critici per la giovane democrazia tedesca, gli anni del trionfo della politica
di Adenauer, con i suoi piani di riarmo convenzionale e atomico. Niemoeller diventa il massimo
oppositore della politica di Adenauer, e diventa
anche nei circoli della democrazia cristiana « l’uomo di chiesa» più odiato. Negli anni delia guerra del Vietnam Niemoeller lavora per im’attiva
resistenza alla guerra e visita più volte le città
vietnamite bombardate e le vittime del napalm.
Pochi mesi prima della sua morte, avvenuta nel
1984, Niemoeller afferma: «Mi sono trasformato
da un uomo conservatore in un uomo progressista, e alla fine in un uomo rivoluzionario ».
Il suo pensiero libero e anticonformista, la
sua figura mite ma determinata, lasciano una sfida alla chiesa di oggi, in Germania ma non solo,
una sfida che non può essere accolta con freddezza, ipocrisia e ottusità. La responsabilità per gli
altri e il coraggio di fronte agli ordini di ogni
autorità terrena erano secondo lui l’unico modo
per incamminarsi nella traccia dell’itinerario di
Gesù. L’eternità, scriveva Niemoeller, è per gli
esseri umani sempre l’oggi.
Manfredo Pavoni
LOTTA ALLA CRIMINALITÀ'
Ravvediamoci
I fatti tragici di questi tempi non
possono non interrogare i cristiani
Gli avvenimenti criminar
li che hanno scosso in questi giorni la nostra città
non possono essere dimenticati voltando la pagina di
un giornale. Sono fatti che
interrogano soprattutto la
comunità cristiana riunita
oggi per il culto domenicale. La nostra meditazione biblica è dunque strettamente connessa con
l’omicidio di due carabinieri a Pontecagnano lo
scorso mercoledì 12 febbraio.
Dunque la criminalità,
quella che uccide per uccidere, riemerge dopo anni di apparente silenzio.
E noi? Dimenticando tutta la inutile strumentalizzazione che da più parti
è stata compiuta, ci poniamo innanzitutto umilmente accanto alle famiglie che oggi sono in lutto per manifestare la nostra solidarietà nel dolore.
Poi dobbiamo cercare di
riflettere, dobbiamo fermarci per ascoltare la Parola di Dio e conoscere
quale sia oggi la nostra
vocazione di credenti.
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Criminalità
Secondo alcuni studiosi
« la caratteristica specifica
della vicenda italiana è
rappresentata da queste
coppie negative: criminalità e ’’vuoto” di stato; camorra e sistema istituzionale a pezzi» (’’Meridiana”,
7-8, p. 361). E a giudizio
del presidente della Commissione antimafia « mafia, camorra e ’ndrangheta
hanno le loro radici nella
aggravata questione meridionale », ma la criminalità « non si basa soltanto
sui traffici di droga e sul
controllo di una parte della spesa pubblica. Essa
poggia anche su ’’una base di massa”, che è quella dell’illegalità diffusa e
sempre più inquietante, e
dei redditi illegali di vario
tipo che da tale illegalità
derivano » (’’Meridiana”,
7-8, p. 368).
Abbiamo così un quadro
formato non solo da sporadici atti criminali, ma
da una società la quale
produce e sviluppa contìnuamente ingiustizia e illegalità. Questo vale a Salerno come a Milano, anche se nel nostro Mezzogiorno abbiamo un segno
più forte di questa questione nazionale.
Ma è possibile costruire,
oggi, spazi di società civile? A me pare che oggi
siano pochi coloro i quali
si pongono la domanda
dell’impegno concreto per
la rinascita del nostro paese. Tutti abbiamo letto
che la provincia di Salerno si trova al penultimo
posto nella graduatoria
della vivibilità e in un articolo sul nostro settimanale abbiamo ricordato, a
questo proposito, il parere di un sociologo salernitano il quale afferma che
i soggetti sociali disposti
all’impegno per la rinascita della nostra città « non
esistono o perlomeno sono diffìcilmente individuabili ».
Ora però è tempo di
smetterla di fare analisi,
smetterla di lamentarci
dei guasti della nostra società e smetterla di compatirci rassegnandoci all’inevitabile declino sociale. E’ tempo di porci, con
umiltà e senso di responsabilità, in movimento per
ché il bene possa vincere
il male, l’agnello vinca il
lupo e la giustizia trionfi
sul sopruso. E’ tempo
per un nostro impegno ed
è tempo di una seria decisione di fede per una
nuova via.
Una nuova via
Dalle letture bibliche
fatte noi cerchiamo di vedere un nuovo impegno
della comunità dei credenti formato da due caratteristiche:
a) Dio chiede a Caino
dov’è suo fratello e riceve
la famosa risposta: « Sono io forse il guardiano
di mio fratello? ».
Ebbene è tempo per
considerare l’altro, colui
che vive con me in città,
pur se diverso, pur se lontano da me, come fratello legato a me, come colui al quale io devo presentare i doni buoni dell’amore, della giustizia e
della pace.
La sua vita e la mia vita non sono più due strade parallele o poste in alternativa, ma vi è un’unica strada. Il suo bene è
il mio bene, il suo male
è il mio male. Sono io il
guardiano di mio fratello!
Il bene per questa città
passa attraverso il mio
agire, il nostro operare come comunità di credenti
nel Signore Gesù che ha
dato se stesso per il mondo. La vittoria sopra ogni
male e sopra la criminalità certo passa attraverso
l’impegno più efficiente
delle forze delle istituzioni, ma vi è ampio spazio
perché l’impegno del credente costruisca qui ed
ora dei segni forti del nuovo Regno di Dio.
b) Gli avvenimenti tragici che Gesù ricorda (fatti di sangue innocente) indicano che non è più possibile uscire da soli dalla
situazione nella quale ci
troviamo.
Chi oggi è colpito a
morte, chi domani dovrà
piangere per la violenza
omicida, è parte di me,
rende evidente, tragicamente evidente il fatto che
o ne usciamo tutti o « tutti al par di loro perirete ».
La parola biblica che
qui leggiamo è ravvedimento. Essa coinvolge tutti, ma soprattutto noi che
di questa parola siamo i messaggeri. Durante
il nostro culto abbiamo il
momento della confessione del peccato e del ravvedimento. E’ un momento molto forte, molto importante perché ci unisce
tutti sotto l’unica autorità
della Parola di Dio.
E’ tempo che il momento del ravvedimento continui nella nostra vita quotidiana per coinvolgere
ogni progetto e ogni opera
umana. Un profondo e costante ravvedimento nel
quale ci poniamo come
soggetti nuovi, portatori
nella nostra città di un
amore mai visto, di una
giustizia rinnovatrice, di
una speranza la quale non
potrà essere sconfitta dal
male che è attorno a noi.
Voglia il Bifore donarci il suo Spirito Santo affinché ci guidi e ci renda
saldi nel cammino diffìcile dei nostri giorni.
Giovanni Anziani
(testo della predicazione
di domenica 16 febbraio
a Salerno).
4
vita delle chiese
28 febbraio 1992
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Un «XVII» di festa e
PALERMO
Aperti al nuovo
VILLASECCA — Un vento fastidioso ha impedito anche ai
quartieri di Villasecca di accendere i falò la sera del 16 febbraio. Ai Chiotti non si è, comunque, voluto rinunciare al
momento di incontro e un buon
gruppo si è riunito nella saletta delle attività ed ha passato la
serata cantando e concludendo
con la preghiera.
Molto bella e fraterna la giornata del XVII febbraio. Al culto del mattino, nel tempio di
Villasecca gremito, la predicazione è stata tenuta dal pastore
Bony Edzavé, che ha poi anche
dato alcune informazioni sulla
chiesa nel Togo e sulla Comunità protestante di lingua francese in Roma. La corale ha partecipato col canto di due inni e
l’assemblea ha espresso con un
lungo applauso il suo augurio a
Patrizia Massel, la giovane direttrice, in procinto di sposarsi.
L’agape fraterna, preparata
con grande cura da Clodina Baima Clot con l’aiuto di alcune sorelle e fratelli, ha lasciato come sempre entusiasti i partecipanti.
La partecipazione ai momenti
di festa è sempre molto bella
e sentita. Resta, perciò, un grosso interrogativo: come mai la
più bella festa, quella che ci ricorda ogni settimana la risurrezione di Gesù, raccoglie una percentuale così ridotta di fratelli
e sorelle nella partecipazione al
culto?
SAN SECONDO — Ringraziamo il past. Salvatore Ricciardi
che ha presieduto il culto del
XVII febbraio. Egli, accompagnato dalla gentile consorte, era
giunto la sera prima per assistere ai falò, che non sono stati accesi a causa del forte vento. Hanno potuto però ammirare lo
« stemma » (un’impalcatura con
lampadine elettriche che raffigura appunto lo stemma valdese):
posto su un poggio nel quartiere
Grotta, è visibile anche da molto lontano.
Al culto, a cui hanno partecipato circa 250 persone, il coro ha
cantato egregiamente un canone
di S. Korn, « Gloria in excelsis
Deo», e il Salmo 86 in una versione moderna di Dieter Golombek. Essa tiene conto della mancanza di voci maschili, ed è scritta per due voci femminili ed una
maschile in modo che l’armonia
non viene a mancare.
Al culto ha partecipato inoltre
un gruppo della vai di Susa guidato dal past. A. Cammisa, trattenutisi anche per il pranzo.
Dopo il pranzo comunitario il
sindaco di S. Secondo, il dott. G.
Ronco, con la cordiale freschezza
che lo distingue ha espresso la
sua gioia (di lui cattolico) di trovarsi in mezzo a noi in questa
occasione ed ha espresso l’augurio di essere « uno in Cristo ».
Il past. Cammisa ha portato il
saluto delle comunità della vai
di Susa e infine il past. Ricciardi, oltre a esprimere il suo ringraziamento per l’invito rivoltogli a trascorrere, per la prima
volta, il XVII febbraio alle Valli, ci ha parlato del suo lavoro
nella Chiesa valdese di Milano.
TORRE PELLICE — Diversi
sono stati in questi giorni i momenti in cui la comunità si è riunita: la sera del 16 ai Coppieri,
il mattino del 17 al culto, poi al
pranzo comunitario alla Foresteria, la sera con la corale e la
filodrammatica dell’Unione giovanile dei Coppieri, che ha poi
ripetuto il suo spettacolo sabato
22, questa volta con la collaborazione del coretto. Questi momenti hanno costituito anche l’occasione che ha permesso di ascoltare interessanti messaggi : il
prof. Elio Canale, preside del
Collegio, ha parlato dell’attività
e dei problemi di quell’istituto;
Franco Taglierò, che abbiamo rivisto fra noi con molto piacere,
ci ha parlato della comunità di
Biella; il pastore Claudio Pasquet ha illustrato il lavoro che
sta compiendo per la rubrica
« Protestantesimo » e che ha per
intento la presentazione della
Bibbia ai telespettatori; durante
l’agape messaggi sono stati dati
anche dal prof. Marco ArmandHugon, sindaco di Torre, e dall’avv. Giorgio Cotta Morandini,
presidente della Comunità montana.
• Ricordiamo che in occasione della giornata mondiale di
preghiera, che avrà luogo a Vallecrosia domenica 1° marzo, è
stato organizzato un pullman.
Per le sorelle- che non possono
andare a Vallecrosia, alle ore 15
alla Casa unionista si svolgerà la
seduta mensile dell’Unione femminile, sullo stesso tema della
giornata di preghiera.
• Con cristiana simpatia la
comunità è vicina alla famiglia
di Carolina Hugon, che ci ha lasciato in questi giorni.
Deputazioni
ANGROGNA — Domenica 1°
marzo, con inizio alle ore 10,
avrà luogo presso il tempio del
capoluogo l’assemblea di chiesa.
All’ordine del giorno avremo
la lettura e la votazione sulla
relazione finanziaria per Tanno
1991 e l’elezione dei deputati della nostra chiesa al Sinodo e alla Conferenza distrettuale.
CONVEGNO NAZIONALE
PROGRAMMA
sabato 7 marzo
ore 8,30: ■ Non così tra voi: potere
e servizio nella chiesa ».
Studio biblico a cura di
Yann Redalié;
ore 9,30: « La diaconia allo specchio ». Resoconto di un'indagine condotta da Tavola
e CIOV con i comitati di
alcune opere in attuazione
di 46/SI/91, a cura di Paolo Ribet:
discussione:
ore 12,30: pranzo;
ore 14,30: • Verso una Commissione
sinodale per la diaconia?
Un progetto dibattuto », a
cura di Franco Giampiccoli;
discussione;
ore 19,30: cena;
ore 21 : eventuale prosecuzione del
la discussione o serata libera.
Domenica 8 marzo
ore 8,30: colazione;
ore 9-11,30: comunicazioni; Ipotesi sulla creazione dell'ospedale
plurisede (48/S1/91), Il condono fiscale e le nostre
opere;
dibattito;
ore 12 : culto conclusivo a cura di
Bruno Corsani;
ore 12,30: pranzo.
Informazioni: Tavola valdese, via Firenze 38, 00184 Roma - tei. 06/4746476.
Oltre ai membri elettori, anche i membri comunicanti sono
invitati a partecipare a questo
momento significativo della vita
della comunità.
• In questa settimana abbiamo avuto due funerali: quello
di Marina Pons, una giovane
donna di 32 anni originaria della nostra valle, morta in circostanze drammatiche lasciando
un bambino di 7 anni, e quello di Fredino Sappé, ex messo
comunale tanto noto e tanto
amato in tutta Angrogna, spentosi dopo lunghi anni di malattia all’età di 77 anni.
Due morti molto diverse ma
che — proprio nella loro diversità — ci hanno molto coinvolti
e ci hanno fatto toccare con mano quanto la sofferenza e la morte siano parte della nostra realtà di esseri umani e quanto, al
tempo stesso, rappresentino un
profondo, inscrutabile mistero.
E, ancora una volta, ci siamo
resi conto di come, quando tutto il resto si fa ombra e silenzio e svanisce nel nulla, la Parola di Dio sia la sola che possa rompere questo silenzio e dare voce e senso alla sofferenza
e alla morte.
Così la luce della speranza e
della consolazione ha squarciato
le tenebre del lutto e del dolore. Che questa speranza e questa consolazione possano davvero illuminare e riscaldare i cuori di coloro che piangono — perché li hanno amati e li amano
— Marina Pons e Fredino Sappé.
Assemblea di chiesa
FERRERÒ — Domenica 1°
marzo, alle ore 10, si terrà l’assemblea di chiesa per la relazione finanziaria.
In ricordo del XVII febbraio si è parlato di
libertà, evangelizzazione e di immigrazione
Per una riorganizzazione
della diaconia
Prospettive per le opere valdesi e metodiste negli anni ’90
2° Convegno - Firenze, 7-8 marzo
1® MARZO
Per le madri
jugoslave
Desidero comunicarvi che
la colletta di quest’anno sarà
devoluta a favore di un’organizzazione di donne jugoslave
che si chiama « Movimento
delle madri jugoslave per la
pace » e ha sede a 'Varazdin,
in Croazia. Abbiamo conosciuto questa organizzazione
attraverso il Dipartimento
delle donne del Consiglio ecumenico delle chiese. Saranno
loro ad aiutarci a far pervenire la colletta.
Le donne jugoslave rivolgono un appello a tutte le donne in Europa perché si adoperino per la pace nel loro
martoriato paese. Queste donne croate hanno i figli in
guerra e chiedono che le altre donne europee le aiutino
a stringere legami con le madri serbe che pure hanno i
figli nell’esercito, affinché tutte insieme possano levare alta la voce per una soluzione
definitiva e pacifica.
Credo che la situazione in
Jugoslavia, così carica di lutto, dolore, distruzione e così
vicina alle nostre porte, abbia bisogno delle nostre preghiere e del nostro impegno
per la pace e la giustizia, che
già tante volte ci ha visto attive e coinvolte. Preghiamo,
diamo il nostro aiuto e adoperiamoci senza stancarci
perché il mondo possa vedere cessare gli odi e gli orrori. La speranza per una società multiculturale, multirazziale, multireligiosa e pacifica
è il centro del nostro impegno cristiano oggi.
Federazione donne
evangeliche italiane
Past. Adriana Gavina, presid.
L,a « giornata comunitaria »,
organizzata dalle due chiese vaidesi e dalla chiesa metodista di
Palermo, la domenica 16 febbraio, si è iniziata con un culto
in comune nel tempio di via
Spezio, è proseguita con l’agape
fraterna nei locali del Centro
diaconale, alla Noce, si è conclusa con un dibattito sul tema
dell’immigrazione: essa ha voluto essere, in pratica, un modo
diverso ed attuale di vivere l’avvenimento del 17 febbraio.
La vicenda dei valdesi, di cui
le « Lettere patenti » rappresentano indubbiamente una tappa
importante — ha detto nel corso della predicazione il pastore
Sergio Aquilante — coinvolge
anche i metodisti e gli altri
credenti evangelici.
Sergio Aquilante ha fatto sue
le parole del pastore metodista
di Napoli, T, W. Jones, in un
intervento che quest’ultimo svolse durante la nona Conferenza
generale delTAlleanza evangelica
in risposta al presidente del Comitato valdese di evangelizzazione, il pastore Matteo Prochet:
« Il Rev. Cav. Prochet ha detto la storia dei martiri del Piemonte e delle Calabrie. Noi tutti che abbiamo la stessa fede e
speranza in Gesù, reclamiamo
come nostri quei martiri. I vostri eroi sono altresì i nostri.
’’Voi non siete di voi stessi”.
Noi tutti siamo di Cristo. Noi
possiamo quindi a voce alta cantar lode a Dio per quei nostri
martiri ».
Sulla base di questa e di altre
analisi e valutazioni, Aquilante
vede, ancora oggi, nelle « valli
valdesi », il luogo storico in cui,
in Italia, la Rifonna protestante si è realizzata a livello di
popolo ed ha resistito alle tante « intemperie » prodottesi nel
corso dei secoli; ed è in questo
« luogo storico » che si attua
quel collegamento con la Riforma, tramite il quale soltanto le
comunità evangeliche nel nostro
paese, non solo quelle valdesi,
possono radicarsi nella storia
ed evitare di essere delle semplici opinioni vaganti.
Il 17 febbraio non può essere oggetto di celebrazione for
rnale, rituale: con tutto quel che
significa (la libertà; « Tanno
stesso in cui, finalmente, l’emancipazione dei valdesi fu proclamata — aveva detto Prochet nella Conferenza sopra richiamata —. quell’anno stesso, dico, vide gli albori di una nuova era
di libertà », la spinta alTevangelizzazione e, in questa, il servizio, ecc.) deve calarsi nella drammatica e complessa realtà siciliana.
Sergio Aquilante ricorda le
origini della chiesa di via Spezio per opera di Giorgio Appia,
e l’impegno di questi sia nell’evangelizzazione, sia nella diaconia (egli ci ha lasciato scritto:
« Fondiamo a Palermo e in tutta l’Italia meridionale belle scuole... e la popolazione sarà trasformata in una generazione »):
è sufficiente fermarci su questi
fatti per comprendere quale sia
per noi di Palermo la direzione
da seguire e quale il messaggio
che il 17 febbraio può trasmetterci.
In linea con il pensiero che
vuole gli evangelici non rinchiusi
in un « recinto sacro », ma attivamente operanti nella società,
si è posto il dibattito organizzato dal Centro immigrati, cui hanno partecipato, numerosi, anche
fratelli e sorelle del Ghana, della
Nigeria, della Costa d’Avorio, del
Burkina Faso e del Marocco,
Il dibattito, moderato dal presidente del CIM, Alfonso Manocchio, e relatori il pastore Giuseppe La Torre e Taiwo Eby,
S’ articolato in numerosi intejcyenti, intervallati, da danze
e canti in yoruba e ashanti, eseguiti da fratelli e sorelle extracomunitari in vesti bianche, simbolo di gioia e di pace.
Avvicinarsi e conoscere la cultura « altra » è forse la maniera
migliore per comprendere a fondo un tema così complesso.
Dopo la relazione di La Torre,
corrispondente per la Sicilia e
la Sardegna del Serv'z’o rifugiati e migranti della FCEI, che ha
inquadrato il problema nelle sue
linee generali, definendolo attraverso le sue varie tappe storiche,
ha parlato il nigeriano Eby che
ha riportato la discussione sulle
cause che producono oggi Temigrazione verso i paesi più ricchi
e industrializzati delTOccidente:
cause di tipo economico (reddito prò capite ai limiti della sopravvivenza, mancanza di forti
industrie, ecc.) e cause politiche
(guerre civili, governi poco stabili) ohe innanzitutto spingono
i giovani ad abbandonare la propria terra per lavorare altrove.
Gli interventi successivi si sono soffermati in particolare sulla necessità di fornire agli immigrati un lavoro adeguato alle loro possibilità (il fratello Avarello) e di organizzare, estesa e
puntuale, una rete di aiuti che
il Centro immigrati e le chiese
evangeliche di Palermo mettono
a disposizione dei fratelli di colore.
Non ci si può però fermare — ha sostenuto il fratello Renato Salvaggio — al solo livello
assistenziale: bisogna considerare anche quello politico, contribuendo a creare le condizioni
necessarie per una politica più
sensibile, più aperta al fenomeno.
Sergio Aquilante, a sua volta,
ha parlato di tre livelli su cui
collocarsi per una comprensione
adeguata del fenomeno: la memoria storica (ricordatevi che
anche voi foste degli emigrati,
anche se in un quadro diverso:
dunque il passato migratorio
delle nostre contrade meridionali); l’orizzonte internazionale (la
difficoltà di sciogliere il nodo
del rapporto Nord-Sud del mondo, per i pesanti interessi materiali che vi sono coinvolti); la
proiezione futura del problema
in merito al che fare, anche da
parte delle nostre piccole chiese (che fare? non solo in Italia,
ma negli stessi paesi di origine
degli immigrati, sviluppando le
relazioni tra chiese per costruire
delle « indicazioni » concrete, dei
segnali che, sebbene piccoli, possano mettere in movimento la
situazione).
Il presidente del CIM ha siglato l’intervento di chiusura della
« giornata comunitaria » evidenziando l’esigenza di crearsi « rappresentazioni » giuste del fenomeno, facendo appello a diversi
strumenti di conoscenza (sociologici, politici e religiosi), e cercando di concretizzare e fortificare queste « rappresentazioni »
compiendo piccoli atti reali di
« complicità » e di « coinvolgimento » rispetto alle tante questioni attinenti il vissuto quotidiano degli immigrati.
Mirella Manocchio
Giovedì 5 marzo
□ COLLETTIVO
BIBLICO ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 20,45.
presso la sala della Biblioteca della
Casa valdese (via Beckwith, 2), don
Carlo Collo, docente di teologia sistematica, parla sul libro di M. Barth
Riscopriamo la Cena del Signore.
5
28 febbraio 1992
vita delle chiese 5
CORRISPONDENZE
LA ’’FESTA” IN SVIZZERA
Un anno dopo la "guerra" xvii Février
Un’ora di silenzio che ha unito valdesi, cattolici, ebrei ed associazionismo pacifista - Le iniziative ecumeniche - Il XVII febbraio
IVREA — Venerdì 17 gennaio,
ad un anno dalla guerra nel Golfo, alcune persone della comunità, che nello scorso anno avevano partecipato a tutte le iniziative contro la guerra, hanno organizzato, insieme alla chiesa cattolica, alla comunità israelitica,
al MIR e alle associazioni per la
pace, una giornata di presenza e
riflessione pubblica. C’è stata
un’ora di silenzio in piazza del
Municipio e poi, in una sala cittadina, un digiuno animato da
letture, canti, pensieri sulla non
violenza e preghiere per invocare la pace su ogni popolo vicino
o lontano che soffre violenza e
ingiustizia.
• In occasione della settimana
di preghiera per l’unità dei cristiani la commissione diocesana
per recumenismo e il consiglio
della nostra chiesa hanno pensato di proporre qualcosa di diverso dalle consuete serate di preghiera.
Così domenica 2 febbraio una
parrocchia del centro storico cittadino (Borghetto) ha sospeso la
messa delle 11 ed ha assistito al
nostro culto, riempiendo completamente il nostro tempio. E la domenica successiva una numerosa
rappresentanza della nostra comunità ha assistito alla messa
nella parrocchia del Borghetto,
mentre il culto era comunque assicurato nella nostra chiesa.
Questa iniziativa è stata valutata in modo sostanzialmente positivo anche dall’assemblea di
chiesa, soprattutto perché ha
permesso a tutti e non solo agli
« esperti in ecumenismo » dì incontrare e conoscere « gli altri »,
con il loro diverso percorso di
fede. Entrambe le comunità hanno assistito ad un culto e ad una
messa assolutamente normali,
senza un particolare taglio ecumenico e senza partecipare alla
cena del Signore o all’eucarestia,
ma nei messaggi del sacerdote
don Duretto alla fine del culto e
soprattutto del pastore Genre alla fine della messa è emerso il
senso di riconoscenza per questi
incontri, che permettono il manifestarsi dell’unico ecumenismo
possibile: quello di Dio.
e Anche a seguito di questi
due incontri, diversi amici cattolici hanno seguito il culto di
ringraziamento del XVII febbraio, che si è svolto lunedì 17,
per la prima volta ad Ivrea in
un giorno della settimana. Dopo
l’agape fraterna abbiamo avuto
la gioia di assistere alla presentazione di una serie di diapositive del pastore Roberto Jahier,
proposte dalla figlia Màrina, che
ci hanno mostrato diversi aspetti
della vita e della fede delle nostre comunità, soprattutto alle
Valli.
Nella serata, alla presenza di
una quarantina di persone, si è
svolto un dibattito sull’etica protestante (predicazione e diaconia) introdotto dal pastore Genre, nel corso del quale una sorella e due fratelli di chiesa: Angelo Arca, Gianni Fomari e Graziella Mariani hanno presentato
Chiesa Evangelica Valdese
(Unione delle Chiese valdesi e
metodiste)
Commissione di studio per la
diaconia
Il ruolo della diaconia
nella città industriale
Torino, Corso P. Oddone e Torre PeUice, 27-28-29 marzo 1992
L’accelerazione industriale che ha subito il nostro paese
negli anni del dopoguerra ha creato delle città che sono sempre meno governabili. Città dove, anche se i grandi contrasti
della loro crescita spesso incontrollata sembrano apparentemente assorbiti, emergono di continuo nuovi problemi che restano in buona parte insoluti, sedimentandosi sulle vecchie
contraddizioni e creando delle fasce di emarginazione ogni
volta più ampie. Queste situazioni rappresentano per la chiesa
e per la sua diaconia delle sfide non indifferenti.
Il convegno si propone, cercando di confrontare la teoria
con la prassi, di analizzare l’esperienza di una comunità evangelica che, con le sue varie espressioni di predicazione e di
diaconia, intende dare la sua testimonianza nella città.
La partecipazione è aperta a quanti desiderano condividere
questa ricerca.
PROGRAMMA
Venerdì 27 marzo - Torre Pellice (Foresteria)
ore 9,30 - Adriana Luciano, sociologa: « Il volto della città industriale » ;
ore 11 - Alberto Taccia, pastore: «Le nuove sfide sociali e
l’impegno della chiesa»;
ore 15 - Elena Vigliano, diacona : « Le risposte della diaconia
alla solitudine della città » ;
ore 16 - Dibattito.
Sabato 28 marzo - Torino (Corso Principe Oddone 7)
ore 10 - Maurizio Pia (Uff. migranti Comune Torino): «Co
me l’immigrazione modifica il volto della città » ;
Dibattito.
Pomeriggio - Incontri con — il Centro di accoglienza immigrati; — la direzione ed i volontari dell’Ospedale valdese; — la Casa femminile valdese;
— la comunità di Torino riunita per il bazar.
Domenica 29 marzo - Torre Pellice (Foresteria)
ore 9 - Dibattito e conclusioni;
ore 11 - Culto;
ore 12,30 - Pranzo e partenza.
• Costo per l’intero incontro L. 95.000. (Possibilità di borse
per viaggio e partecipazione).
• Per l’iscrizione rivolgersi entro il 10 marzo ’92 al diacono
Adriano Longo, Foresteria valdese. Torre Pellice - tei. 0121/
91.801 orario d’ufficio.
in brevi interventi le loro esperienze e il loro pensiero sull’impegno personale e responsabile
come singoli o come comunità
nella famiglia, nel lavoro, nella
società e nella politica.
• Un altro momento importante di ecumenismo si sta svolgendo nella nostra chiesa da alcuni
mesi. Un gruppo di donne, con la
partecipazione attiva di molte
sorelle cattoliche, sta conducendo una lettura-riflessione sul testo di Elisabeth Schiissler Fiorenza In memoria di lei. Questi
incontri mensili sono iniziati con
la presentazione del libro da parte di Antonella Visintin.
• La « casa di Abramo », cioè
la casa d’accoglienza per extracomunitari, è ormai quasi finita grazie al lavoro di volontari
e di un’impresa.
Gigi Far ricella, che con la sua
famigUa si trasferirà per ragioni
di lavoro in Olanda, ricorda sul
«Vincolo» (la circolare della
chiesa) che « il lavoro inizia solo
ora » e che « la gestione del centro avrà bisogno dell’apporto di
tanti, soprattutto di tempo e di
collaborazione ».
Arrivi e partenze
VENEZIA — Due incontri comunitari hanno aperto e chiuso
il periodo natalizio a Venezia.
Il 15 dicembre ha avuto luogo
la consueta giornata natalizia,
con il solito svolgimento: culto
con la partecipazione di alcuni
ragazzi come lettori, agape neUa
sala della Foresteria con buffet
organizzato da un gruppo di volontarie, lotteria. L’incontro ha
visto riuniti in buon numero
membri di chiesa di Venezia, Mestre e dintorni e, fatto degno di
nota, numerosi ragazzi e bambini. E’ stata anche l’occasione
per dare il benvenuto a Pierino
Grill, nuovo direttore della Foresteria, e alla sua famigha, anche
se non ancora tutta presente.
Il 5 gennaio, dopo il culto, la
comunità si è incontrata per salutare con un piccolo rinfresco
Riccardo Bensì che lascia la città, con la moglie Maria Barbara. Riccardo Bensì è stato direttore della Foresteria di Venezia
per più di undici anni, nei quali
ha svolto il suo incarico con impegno, passione e competenza.
Riccardo e Maria Barbara, che
abiteranno in Sardegna, hanno
dato un arrivederci promettendo
future visite.
• Nello stesso periodo ci sono
stati due lutti : al funerale di
Carlo Zanoni di 82 anni, il 16 dicembre, il pastore ha predicato
su I Corinzi 15; il 31 dicembre,
per il funerale di Alfonsina Di
Domenico Grano di 88 anni, ha
tenuto la sua predicazione su
Giovanni 11.
Incontri
BASSIGNANA — Sabato 29
febbraio il vescovo cattolico di
Alessandria, Fernando Charrier,
si incontrerà con la comunità
per uno scambio di opinioni, libero e informale, e fuori dagli
schemi.
• Da oltre un anno il pastore
visita regolarmente la casa di
riposo, anche se non vi sono attualmente ospiti evangelici; recentemente, per iniziativa di alcuni ospiti, è stata organizzata
una serie di riunioni a carattere
biblico basate sullo studio dei
Salmi. « Non si tratta di voler
aggiungere membri alla comunità — commenta il past. Ferrarlo
sulla circolare della chiesa — ma
di essere presenti in una situazione di frontiera (tra salute e
malattia, tra solitudine e socialità, tra speranza e disperazione e,
a volte, tra vita e morte) per annunciarvi la Parola di Dio ».
Ginevra
In un ottimo francese, appena
velato da un paio di incertezze,
Erika Tomassone ha predicato il
16 febbraio a Ginevra sul testo
« ...conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi » (Giov. 8:
31-32). Non c’è libertà se non in
rapporto con la verità; ma nel
nostro mondo di propaganda e
di pratiche menzognere, solo ravangelo ci avvicina alla verità e
quindi alla libertà.
Il culto si è tenuto, come accade da parecchi anni, nel tempio
dei Pàquis, assieme alla comunità locale: una comunità singolarmente multirazziale e multiculturale. Nel corso del culto la
signora Nicole Patio, presidente
del « Conseil exécutif» (in pratica la massima autorità amministrativa della Chiesa protestante
di Ginevra), ha rivolto un cordiale messaggio all’assemblea, ricordando con molta precisione
alcuni momenti essenziali della
storia valdese e dei rapporti che
legano le comunità valdesi alla
chiesa di Ginevra.
Dopo il culto ha avuto luogo
nella sala de « La barque » il pasto comunitario, seguito da una
parte oratoria presieduta dal sig.
Jacques Picot. L’attuale presidente della « Union vaudoise »,
l’ottuagenario Georges Rostan,
pur essendo presente, aveva preferito rinunciare alla presidenza
della cerimonia per motivi di salute. Oltre a Jacques Picot hanno parlato Jean-Jacques Buard,
pastore ai Pàquis, Erika Tomassone e Aldo Comba.
L’opuscolo del XVII febbraio
di quest’anno, scritto da Bruna
Peyrot sul tema della memoria,
rendeva naturale riferirsi al significato di questa. Gli emigrati hanno senza dubbio una memoria della propria storia personale e del loro vincolo individuale con il gruppo e il luogo di origine ; ma è soltanto coltivando la
memoria collettiva che si rimane
un popolo e ima comunità. Di
qui l’importanza del XVII febbraio, festa popolare e collettiva.
In sintonia con questi concetti Jacques Picot ha tracciato brevemente la storia dei valdesi di
Mérindol, in Francia, dove si
svolgerà il prossimo luglio un
incontro valdese internazionale.
La partecipazione ginevrina è ormai assicurata, come pure quella tedesca, italiana, statunitense
e, pare, latinoamericana.
Nella serata la festa si è spostata nella sala parrocchiale della cattedrale di Saint-Pierre, dove Erika Tomassone ha illustrato una serie di foto a colori. A
differenza delle solite diapositive che mostrano chiese e paesaggi, queste mostravano soprattut
to delle persone impegnate nelle
attività comunitarie. Il cambiamento è stato apprezzato positivamente, perché ha dato l’impressione di un contatto più vivo con una chiesa viva.
Aldo Comba
Losanna
La storia e l’appartenenza sono i due concetti, inscindibilmente legati alla fede, che caratterizzano l’annuale ricorrenza
del XVII febbraio: concetti che
alle Valli assumono anche un’evidenza civile e una visibilità cittadina. Mi è capitato quest’anno
di viverli e di toccarli con mano anche « fuori sede », a Losanna, e, sperimentandoli laggiù
in tutta la loro forza, ho capito
forse qualcosa di più sulla loro
valenza e portata generale.
La Chiesa valdese, costituita
da un bel numero di « valligiani », ma non solo, residenti da
molti anni in Svizzera per lavoro, si è ritrovata, come in occasione dei culti periodici durante
l’anno, presso la Chiesa riformata di Saint-Jacques sabato 15.
Il posto stesso, un tempio decisamente moderno eppure « caldo » per i colori e i materiali
impiegati nella costruzione, si è
rivelato di grande accoglienza.
La settantina di partecipanti
ha potuto seguire il culto condotto nella liturgia dai pastori
Veillon, della chiesa di S.
Jacques, e Comba, mentre la
predicazione è stata tenuta dalla pastora Erika Tomassone,
ospite per questa giornata di festa.
Al culto con Santa Cena è
seguita la cena comunitaria nei
bei locali sottostanti la chiesa,
e qui dalla convivialità è cominciata ad emergere la consapevolezza dell’appartenenza ad
un gruppo sociale insieme ben
definito e pronto ad accogliere
gli altri, forse perché questa comune appartenenza si fonda non
solo sulle radici geografiche, familiari e storiche, ma su un
elemento come la fede. I piani
s’intrecciano continuamente.
Così, quando alla cena e ai
discorsi (incisivi ma stringati,
ciò che costituisce un pregio)
ha fatto seguito una proiezione
di diapositive sui luoghi e sulla
vita di comunità della chiesa di
Prarostino (sempre a cura di
Erika Tomassone), o^i tanto, in
sala, si sono levati i commenti
e i mormorii di chi riconosceva questo o quell’altro personaggio della vita di un’altra comunità: i locali della chiesa, il forno. la preparazione delle torte...
Non sono sentimenti scontati. ma l’espressione della fraternità.
Alberto Corsara
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6
vita delle chiese
28 febbraio 1992
UNA CHIESA VIVACE
XVII FEBBRAIO A NAPOLI
Sei mesi di attività
a Sampierdarena
L’avvicendamento pastorale è avvenuto nella convergenza teologica
ed ecclesiologica - Vecchi e nuovi impegni nella vita delia città
Dopo quasi sei mesi dal passaggio delle consegne, possiamo
misurare appieno la diversità
dello stile con cui esercitano il
loro ministerio Letizia Tomassone e Valdo Benecchi. Eppure,
dietro una grande differenza di
accenti si cela, ma non troppo,
una sostanziale convergenza teologica ed ecclesiologica: fedeltà
alla democrazia e alla laicità nella chiesa, rifiuto del protagonismo del pastore, apertura agli
ultimi e ai diversi, vero ecumenismo di base. Non sono atteggiamenti ovvi.
Questi due pastori si sono posti così in continuità con l’eredità spirituale di Gustavo Bouchard, che dal 1972 ha di fatto
rifondato la comunità, superando le sterili chiusure della chiesa preesistente, che si era ripiegata da tempo su se stessa, e
determinando le condizioni per
l’inserimento di nuovi fratelli,
cattolici o non credenti. Fra i
convertiti di quegli anni ricorderemo sempre con gratitudine al
Signore Dante Mazzarello, come
non potevamo non ricordarci di
Gustavo e di Letizia in questo
primo rendiconto della nostra
attività con il nuovo pastore.
Viviamo in questi mesi, al di
là di ogni nostra ragionevole attesa, per grazia del Signore una
fase complessiva di crescita.
Nuove facce si vedono ai culti,
fratelli di diversa provenienza si
aggiungono a noi.
Si accentua la trasformazione
da chiesa formata quasi esclusivamente da residenti a Sampierdarena a chiesa estesa quasi all’intera città. Non sappiamo
ancora se in questo mutamento
siano maggiori i vantaggi o i rischi.
Un nuovo
aspetto esteriore
Come segno esteriore del cambiamento, locale di culto, saletta delle attività, arredamento sono stati radicalmente restaurati
o rinnovati e l’illuminazione è
stata rifatta, per l’impegno e il
sacrificio personale del presidente del nostro Consiglio (che non
si accontenta di presiedere, ma
sa anche lavorare con le sue
mani!), aiutato da due volenterosi fratelli. Sulle pareti tutte
bianche torneranno le lettere di
legno a formare le scritte bibliche che vi erano state poste
quando, 24 anni or sono, siamo
venuti in via Buranello da via
Cantore.
Abbiamo finalmente rimesso
ordine nella biblioteca (è stato
emozionante riscoprire pubblicazioni della Claudiana del secolo
scorso, quando la nostra casa
editrice era a Firenze, e l’intera collezione della « Rivista
evangelica », che manderemo
a Roma alla Facoltà o altrove,
dove possa servire per studi storici): abbiamo conservato quel
che era giusto salvare per la memoria della comunità, ma abbiamo mirato soprattutto a creare
uno strumento per la formazio
ne dei laici, in particolare dei
predicatori locali, di cui, tra vecchi e nuovi, abbiamo un gruppo
piuttosto numeroso.
In un quadro di attività aperto verso il futuro, che dà motivo di speranza, non mancano
naturalmente vecchie ombre che
ci preoccupano. Lo studio biblico, dedicato quest’anno al Sermone sul monte, è assai poco
frequentato, come avviene da anni. La scuola domenicale, che in
autunno sembrava scomparsa,
dà da qualche domenica timidi
accenni di ripresa, ma per l’immediato non ci illudiamo. Non
abbiamo quasi bambini e i pochissimi su cui potremmo contare in teoria vengono condotti
troppo saltuariamente dai genitori alla chiesa perché si possa
parlare di una vera scuola domenicale. Per ora siamo solo una
chiesa di adulti, con una media
di età piuttosto bassa.
La ripresa
delle attività
Per i nuovi fratelli è cominciato un corso di catechismo per
adulti col pastore: è una iniziativa del tutto nuova.
Sono riprese le visite pastorali nelle famiglie, di cui sentivamo viva la necessità.
Il gruppo femminile è fedele
ai suoi incontri del mercoledì,
in cui, oltre a svolgere il lavoro
che gli è caratteristico, riflette
col pastore sulla storia della Riforma.
La nostra piccola corale, diretta da anni da Paolo Cattaneo,
prosegue le sue prove settimanali e accompagna le nostre predicazioni all’Ospedale evangelico
internazionale. In maggio parteciperà alla grande festa di canto delle corali delle Valli, che eccezionalmente si svolgerà a Genova, al Teatro « Verdi » di Sestri Ponente.
Assai importante è stata la ripresa degli incontri di studio biblico col gruppo cattolico di base « Sichem » (emanazione degli
esploratori cattolici di Sampierdarena), con cui abbiamo avuto
anche una riuscita serata di preghiera comune prima di Natale.
Per l’evangelizzazione, abbiamo partecipato numerosi anche
quest’anno alla Fiera del libro
col banco della Bibbia, sotto
l’egida del Consiglio delle chiese evangeliche di Genova e in
cooperazione con l’Unione per la
lettura della Bibbia.
Avremo una nuova possibilità
di evangelizzazione nel quartiere
con l’apertura della chiesa al sabato, mattina e pomeriggio, e
l’esposizione di un piccolo banco
di Bibbie, libri evangelici e opuscoli illustrativi della nostra presenza. Finalmente torniamo a
farci vedere all’esterno, per le
vie del quartiere.
Un anno fa abbiamo preso
parte con gruppi cattolici e laici a una fiaccolata per la pace
per le strade di Sampierdarena
spazzate dal vento gelido di gen
Rifugio Re Carlo Alberto
Istituto valdese per anziani
CERCASI infermiera/e professionale
Per informazioni telefonare allo 0121/909070
naio e tutti insieme abbiamo
pregato anche davanti alla porta spalancata del nostro locale.
Come allora abbiamo preso decisa posizione contro la guerra
del Golfo, così ora cì siamo pronunciati in assemblea comune
coi metodisti di Sestri sulla grave situazione delle istituzioni del
paese, specialmente nel Mezzogiorno. Con una mozione inviata ai giornali, abbiamo espresso
il nostro timore che « maturino
nella società tentazioni di scorciatoie politiche e di involuzione istituzionale, le quali, lungi
dallo sconfiggere la violenza e il
potere criminale, rischierebbero
di mettere in discussione le fondamentali libertà del cittadino »
e abbiamo affermato che « la nostra responsabilità di cittadini e
di credenti, oltre che la nostra
tradizione protestante e laica, ci
impone di ribadire che, oggi come in passato, solo attraverso
l’estensione della libertà e della
democrazia è possibile garantire la sicurezza e il diritto di tutti ».
Nella medesima circostanza,
alla vigilia della Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani abbiamo dichiarato che, mentre con le altre chiese evangeliche della città i rapporti dovranno essere intensificati o finalmente stabiliti per la prima volta, quelli con gli organismi del
mondo cattolico impegnati nel
dialogo ecumenico richiedono da
parte protestante la costituzione di un Comitato evangelico
cittadino che si presenti come
unico interlocutore autorevole.
Abbiamo presentato queste posizioni pubbliche in un’intervista data al più importante giornale cittadino, il « Secolo XIX »,
per segnare l’inizio della nuova
fase di attività. L’articolo che ne
è uscito ha riprodotto in modo
sostanzialmente fedele il nostro
discorso.
Uno spazio
radiofonico?
stiamo ricercando spazi in radio del quartiere per nostri interventi un paio di volte al mese.
Il nostro pastore ha già preso i necessari contatti con le autorità comunali e col presidente
del Consiglio di circoscrizione
per presentare le nostre richieste ed esigenze.
Lo sguardo della nostra comunità non si ferma ovviamente all’ambito locale, perché come
sempre collaboriamo alle iniziative del V Circuito e della Federazione evangelica ligure. Vorremmo ora che si costituisse anche a Genova, appunto come
espressione della Federazione,
un Centro culturale protestante
di cui avvertiamo la necessità,
dopo la crisi e la pratica scomparsa dell’Istituto Gramsci, con
cui in passato abbiamo proficuamente cooperato e che ha ospitato iniziative dichiaratamente
protestanti (vedasi il Convegno
internazionale su Barth del 1986,
organizzato da Massimo Rocchi). Non è impresa da poco.
Per il 17 febbraio è venuto tra
noi il presidente della CIOV, pastore Paolo Ribet, a parlarci della situazione della diaconia in
tutta la nostra chiesa. Ringraziamo il pastore Ribet per la chiarezza e concretezza della sua informazione.
Infine, il 14 e il 15 marzo le
nostre chiese di Sampierdarena
e di Sestri riceveranno, dopo alcuni decenni, la visita del moderatore. Il Signore ci aiuti ad
approfittare di questa occasione.
G. Q.
Ricordando
Giovanni Miegge
Il più grande teologo protestante italiano del
’900 - In 150 al falò a Monteforte Irpino
Il XVII febbraio è stato « festeggiato » dalle comunità evangeliche napoletane con una bella
manifestazione articolata in due
momenti: sabato 15, mediante
una rievocazione della figura e
dell’opera di Giovanni Miegge,
domenica 16 febbraio, con un’agape fraterna presso il « Villaggio
evangelico » di Monteforte Irpino.
Organizzata dal circolo culturale « Caracciolo », la conferenza
su « G. Miegge, teologo italiano »,
che era stata affidata al past.
Giorgio Tourn, per indisposizione
di quest’ultimo è stata tenuta
dal past. Giorgio Bouchard.
In una breve introduzione Nicola Pagano, presidente del circolo, ha illustrato alcuni aspetti
fondamentali della teologia di
Miegge, attraverso un’attenta
analisi delle sue opere più significative.
A sua volta Bouchard, di fronte ad un pubblico numeroso ed
attento, ha esordito tracciando
un quadro vivace e ricco di riferimenti culturali, di spunti storici e teologici, inserendo le vicende biografiche e intellettuali
di Miegge nella storia culturale,
civile e politica degli anni che
vanno dal primo dopoguerra al
nazifascismo e alla fine degli anni Cinquanta.
Dalla formazione
alla ’’cattedra”
Giovane precoce, Miegge si distinse sin dagli anni del liceo per
la sua viva intelligenza; dopo gli
studi teologici alla Facoltà valdese di teologia di Firenze, fu
consacrato pastore nel ’27 ed
esercitò il ministero pastorale
per dieci anni (a Massello, Aosta
e Como) e quindi fu nominato
professore alla Facoltà valdese di
teologia in Roma.
Sin dal ’24 collaborò alla rivista «Conscientia» di Gangale, sulla quale scrivevano Gobetti. Banfi e Basso; dal ’31 al '40 diresse
la rivista dei giovani protestanti
« Gioventù cristiana »: una voce
di libertà e di opposizione al fascismo; nel ’46 fondò e diresse
per due anni la rivista teologica
« Protestantesimo » e in seguito
fu anche direttore de « La luce ».
A Torre Pellice, dove fu spesso
costretto a rifugiarsi per motivi
di salute, organizzò le « Giornate
teologiche » del Ciabas, dando vita a discussioni, con uomini come Giorgio Spini, Peyrot, Janni,
su temi teologici e culturali quali
il rapporto stato chiesa, la teologia liberale, l’opposizione al fascismo. ecc.
Nella parte centrale della sua
relazione Bouchard ha poi messo in rilievo come la sostanza più
viva del pensiero di Miegge riguardi gli studi su Lutero e sulla
teologia « dialettica ».
Portò in Italia
il pensiero di Barth
Miegge, infatti, fu tra i primi a
studiare e a introdurre in Italia
la teologia di Karl Barth di cui
tradusse L’epistola ai Romani
(1962), premettendovi una profonda e illuminante introduzione
tesa a dimostrare come il pensiero di Barth si muovesse tra Kierkegaard, Blumhardt e i socialisti
cristiani, Kutter e Ragaz.
Oltre che a Barth, Miegge ha
rivolto il suo interesse alla teologia esistenzialistica di Bultmann,
sul quale ha pubblicato il saggio
L’evangelo e il mito.
Una seconda e centrale linea di
ricerca nel pensiero teologico di
Miegge è stata quella sulla Riforma e Lutero. Della teologia di
Lutero Miegge si è interessato fin
dagli anni Trenta, curando la
pubblicazione de II servo arbitrio e de La libertà del cristiano (con la lettera dedicatoria a
Leone X); ma il suo lavoro più
importante è il saggio su Lutero del ’46, riedito da Feltrinelli nel ’64 col titolo Lutero giovane. Questa ricerca costituisce
a tutt’oggi il maggior contributo
alla conoscenza e allo studio di
Lutero in Italia.
Uomo di notevole apertura ecumenica, inoltre, Miegge seppe dialogare sia aH’interno del mondo
protestante che all’esterno con intellettuali come Buonaiuti, Basso,
Tilgher, Bauer.
L’apertura al
mondo cattolico
Un segno di questa sua capacità di comprensione e di indagine
delle posizioni degli altri Miegge
la manifestò anche neH’apertura
verso il mondo cattolico (ovviamente senza mai rinunziare alle
proprie posizioni teologiche), di
cui un esempio è il saggio La
vergine Maria del ’50. E chi ricorda il clima duro di quegli anni
— ha tenuto a sottolineare Bouchard — può valutare adeguatamente la posizione di Miegge.
Del 1952 è infine il saggio Per
una fede, definito una sorta di
« discorso di religione » o di apologetica, nel quale emergono i temi principali della teologia di
Miegge: la fedeltà biblica, Dio, la
rivelazione, il cristocentrismo,
« l’analogia fidei », il concetto di
storia, ecc.: temi tutti trattati in
stretto riferimento all’esegesi
protestante e soprattutto alla teologia di Barth.
« Insomma — ha concluso Bouchard — Giovanni Miegge può
considerarsi senz’altro il più
grande teologo protestante italiano di questo secolo ».
Domenica 16 febbraio — infine
— dopo i culti nelle rispettive
comunità, più di 150 evangelici
napoletani (valdesi, metodisti,
battisti, luterani, salutisti) si sono ritrovati a Monteforte dove,
dopo un ricco e simpatico pranzo, hanno cantato il « Giuro
di Sibaud » e all’imbrunire si
sono raccolti intorno ad un
suggestivo falò.
Elisabetta Pagano
7
28 febbraio 1992
prospettive bibliche
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Lecumenismo come conversione a Cristo
« E disse ancora questa parabola per
certuni che confidavano in se stessi di
esser giusti e disprezzavano gli altri.
Due uomini salirono al tempio per pregare; l’uno fariseo, e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piè, pregava cosi
dentro di sé: O Dio, ti ringrazio ch’io
non sono come gli altri uomini, rapaci,
ingiusti, adulteri; né pure come quel pubblicano. Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quel che posseggo. Ma il pubblicano, stando da lungi, non ardiva neppure alzar gli occhi al
cielo; ma si batteva il petto, dicendo: O
Dio, sii nlacato verso me peccatore! Io
vi dico che questi scese a casa sua giustificato, piuttosto che queiraltro; perché
chiunque s’innalza sarà abbassato; ma
chi si abbassa sarà innalzato » (Luca 18:
9-14).
Rileggiamo la parabola del fariseo
e del pubblicano. Ma poiché farisee
possono essere non soltanto le persone, ma anche le collettività, le comunità umane, le chiese, in questi
giorni della « settimana di preghiera
per l’unità cristiana » arrischiamoci
a esemplificare così la parabola di
Gesù: « E disse ancora questa parabola per certe chiese che erano persuase di essere giuste e disprezzavano le altre. Molte chiese si rivolsero
a Dio, all’inizio di un anno, in preghiera. L’una, che si chiamava cattolica, universale, disse: 0 Dio, ti ringrazio che non sono come quelle altre chiese: parziali, frammentarie,
settarie, scismatiche ed eretiche; io
ho la pienezza della fede, io ho la
continuità del sacro ministerio, sono
una realtà veramente universale e
pure ho un unico vero centro, sono
cattolica e romana e la terra è piena
della mia presenza e delle mie opere.
E un’altra chiesa, che si chiamava
ortodossa, deposito della retta dottrina e della retta fede, disse: O Dio,
ti ringrazio che non sono come quelle altre chiese: non ho e non voglio
un unico centro, perciò ne ho molti;
io so adorarti come nessun’altra, lo
splendore dei miei luoghi di culto e
soprattutto delle mie liturgie è incomparabile, io sono la chiesa del tuo
Spirito che anima il culto e la vita:
e in quei momenti sono già in cielo,
divento tutt’uno con te. E un’altra
chiesa, che si chiamava protestante,
vestita in vari modi, ma tutti o quasi
tutti modesti e di tutti i giorni, disse: O Dio, ti ringrazio perché non
sono come quelle altre chiese; io ho
capito, ti ho capito; ho capito l’incarnazione del tuo Figlio, ho capito
la sua croce; io rendo testimonianza
come si conviene, sola Scriptura, sola
fide, sola gratia. Cristo soltanto; sì,
io sono la tua vera e genuina testimone — e lo sono con ordine, con
serietà, non come quelle chiese confusionarie e superficiali, io sono una
chiesa storica. E un'altra chiesa, che
si chiamava evangelica, anch’essa
con vestiti disparati, disse: O Dio, ti
ringrazio che non sono come tutte
quelle altre chiese storiche, chiuse e
ammuffite nelle loro tradizioni, io
credo in te con la freschezza originaria, faccio piazza pulita di tutti questi secoli che ci separano dal tuo Cristo, io sono il suo unico vero erede
e testimone, il tuo Evangelo è semplice e io non lo complico, io sono
veramente evangelica. E venne anche il movimento mennonita, venne
anche l’Esercito della Salvezza e disse: O Dio, ti ringrazio, perché
io non sono come tutte quelle altre chiese istituzionali, io non ho
voluto neanche essere una chiesa, non ho neppure i ’’sacramenti”,
io sono — come Gesù voleva — movimento, puro e semplice movimento... Dietro tutte queste facce, dentro
tutte queste chiese, qua e là, a mo
Che cos’è l’ecumenismo? I nostri lettori hanno potuto leggere sul nostro
settimanale gli articoli, i resoconti ed i dibattiti relativi al modo in cui
le nostre chiese intendono affrontare la questione. Il Sinodo, nell’agosto
prossimo, con tutta probabilità dirà una parola (chiara ma provvisoria)
sull’attuale ricerca delle chiese. Con questa riflessione del past. Gino Conte intendiamo proporre a tutti l’esigenza primaria di ogni ecumenismo:
!a conversione a Cristo. Per fare ecumenismo non serve la nostra storia,
la nostra teologia, non la nostra ecclesiologia, anche se da esse non possiamo prescindere. Per fare ecumenismo — come ci è ricordato in questo
studio che costituisce l’essenziale della predicazione del past. Gino Conte
di domenica 19 gennaio — occorre affermare il principio dell’umiltà delle
chiese di fronte al Signore, (red.)
menti, si levava però una voce sommessa e intensa: O Dio, abbi pietà di
me, chiesa peccatrice! Io vi dico in
verità che chi così ha pregato se n’è
tornato alla sua vita giustificato,
piuttosto che quelle ». Non c’è nessuna chiesa « giusta », neppure una.
Oltre quarant’anni fa, quando di
ecumenismo, in Italia, non parlava
ancora nessuno, Vittorio Subilia, che
è stato fra noi studioso e testimone
appassionato di questo grande evento del nostro sècolo, aveva tenuto al
Centro evangelico di cultura di Roma una serie di conferenze poi pubblicate in un volumetto. Il movimento ecumenico, appunto. Nel suo spirito, nella sua ispirazione profonda,
diceva, il movimento ecumenico rappresenta la fine del farisaismo delle
chiese e delle confessioni cristiane,
comunque lo mette a nudo, ne è una
radicale messa in questione; e il principio dell’umiltà delle chiese: ciascuna di fronte al Signore, prima che le
une di fronte alle altre. Il movimento ecumenico era il grande appello
al ravvedimento (in un certo senso:
alla « riforma ») ma non solo personale, bensì pure ecclesiastico, non
solo dei singoli credenti in Cristo,
ma delle chiese e delle confessioni
in cui si raccolgono. Andava per la
maggiore, bella, essenziale, eloquente, l’immagine del grande ecumenista W.A. Visser ’t Hooft: nelle nostre varie chiese, noi siamo come sui
raggi di una grande ruota, il cui perno, il cui centro è Gesù Cristo; quanto più lontani siamo dal centro, lungo il "nostro” raggio, tanto più lontani ci ritroviamo l’uno dall’altro;
quanto più il centro attira le nostre
vite personali ed ecclesiastiche,
quanto più ci avviciniamo a Cristo,
tanto più vicini ci ritroviamo l’uno
all’altro. Chi volesse forzare due raggi della ruota ad avvicinarsi, così come sono, si sa quel che produce: sfascia tutto. Non c’è altro modo che
"risalire” (o ’’ridiscendere”) ciascuno, ciascuna chiesa, verso il centro,
verso il cuore vitale, verso il Cristo
dell’Evangelo. Essenziale è dunque il
nostro rapporto, personale e come
chiesa, con Gesù — a condizione, naturalmente, che non dimentichiamo
mai che egli non è « nostro », ma che
noi siamo suoi.
Un dono che viene
suscitato da Dio
Tuttavia il diavolo ha sempre saputo distoreere, a non starci attenti,
i doni di Dio. Anche della Riforma
Lutero sapeva, e diceva, che era come un acquazzone, e Calvino che era
come una risurrezione della chiesa,
che Dio doveva sempre ricominciare.
Così è stato del dono del movimento
ecumenico: suscitato da Dio, suo dono e suo compito per le chiese, comportava i suoi rischi, chiari fin dal
principio: cadere nel relativismo e
nel compromesso, ridurre il grande
impulso di riconciliazione in Cristo a
un superficiale volersi bene, senza
più vera passione per la verità, ridotta al minimo comune denominatore.
L’equilibrio della verità nella carità
— proposto dalla lettera agli Efesini
(4: 15) — non è mai facile raggiungerlo, e tanto meno mantenerlo. Fin
dalle prime assemblee ecumeniche
c’è stato il rischio che la carità (l’impulso unitario) prevalesse sulla questione della verità (il ravvedimento,
la conversione a Cristo); era ben significativo che corressero, in una
parte consistente del movimento ecumenico, questi slogan: « non dogma,
ma vita! », « la dottrina separa, l’azione unisce » (sono slogan tuttora
vivi).
Un fondamento
non relativizzabile
Il rinnovamento biblico teologico,
a partire dagli anni ’20-’30, ha però
contrastato vigorosamente questa
tendenza, almeno da parte protestante, riscoprendo e riaffermando
— con la Riforma — che c’è un fondamento non relativizzabile e un limite invalicabile per l’umiltà ecumenica: la norma della Parola di
Dio, sovrana su tutti, criterio assoluto. Eppure anche questa scoperta,
prima ancora che si fosse ovunque
affermata, si è per così dire impolverata, appannata.
Come diceva, una decina d’anni
fa, il documento di una commissione
sinodale valdese: « ... ci si può chiedere se l’ispirazione originaria del
movimento si sia mantenuta inalterata. Si può avere Timpressione [e da
allora, in questi dieci anni, l’impressione si è più che confermata] che
oggi l’ecumenismo sia inteso da molti come riconoscimento reciproco dei
"valori” cristiani presenti (o latenti)
nelle diverse confessioni. Ciascuna
confessione si accredita presso le altre come fondamentalmente cristiana e viene ricevuta come tale dalle
altre. Nell’incontro tra le confessioni il riferimento alla sacra Scrittura
è sempre presente ma non sempre è
decisivo. E’ l’alfa ma non l’omega,
un’indicazione importante ma non
una parola risolutiva. Il risultato è
che la chiesa, così com’è venuta configurandosi nei secoli e com’è oggi,
nelle sue varie articolazioni confessionali che si riconoscono a vicenda
in virtù del loro (più o meno cospicuo) "patrimonio” cristiano, non si
sente più messa seriamente in questione. Nessuno ha più oggi il coraggio, e neppure l’autorità di porre alla
chiesa del nostro tempo le domande
di fondo che, ad esempio, i Riformatori posero alla chiesa del loro tempo._
L’ecumenismo potrebbe oggi sfociare in una grande riaffermazione della chiesa anziché in un successo dell’Evangelo. Anziché un ravvedimento delle chiese avremmo un loro riassestamento. Ora è chiaro che il discorso dei "valori cristiani” presen
ti nelle diverse confessioni può, entro certi limiti, essere legittimo e
perfino doveroso ». Però « si corre il
grande rischio che il giudizio di Dio,
sotto il quale tutti noi stiamo, venga
segretamente eluso e sostituito con
il nostro. L’ecumenismo, comunque,
tende a ben altro che a questo riconoscimento reciproco di patrimoni
confessionali. In un certo senso tende alTopposto, e cioè al riconoscimento comune non dei nostri "valori” ma della nostra povertà di cristianesimo reale, e alla ricerca comune di una chiesa degna di questo nome, degna cioè del nome di Gesù
Cristo ».
Il rischio è insomma che la chiesa,
le chiese siano egocentriche, s’interessino più di se stesse che di Dio,
più delle loro tradizioni dottrinali,
istituzionali e liturgiche che dell’Evangelo, più della loro vita introversa — magari facendo blocco di fronte alle minacce aperte o avvolgenti —
che della loro missione di annunciare l’Evangelo a tutti i popoli, a cominciare dal nostro. Il rischio è che
il « tempio », superato da Gesù e anche storicamente distrutto, sia ricostruito; che all’unico Mediatore si
sostituiscano nuovi mediatori, all’unico Maestro si sovrappongano altri magisteri, all’unico Signore altre
autorità.
Ritrovarsi tutti sotto
il giudizio di Dio
Ecumenismo non è darci reciprocamente patenti di cristianesimo, ma
ritrovarci tutti sotto il giudizio e la
grazia di Dio; non è darci reciproci
riconoscimenti, ma aiutarci a vicenda a tirarci via le travi che tutti abbiamo nell’occhio. Importante, vitale non è che io ti riconosca il tuo battesimo e tu mi riconosca il mio ministero; importante, vitale è che il
Signore Gesù Cristo ci riconosca come suoi, e non debba un giorno rinnegarci, perché noi lo abbiamo rinnegato, magari vita naturai durante,
con buona fede e buona coscienza
ecclesiastica. Dopo decenni di confronto ecumenico non abbiamo nemmeno cominciato, forse, ad avvertire
tutto quello che dobbiamo sfrondare,
ri-formare, tutto quello che il Signore, che ci chiama al discepolato,
vuol fare morire e vuole risuscitare
a vita nuova nella nostra esistenza di
cristiani e di chiese.
Non si poteva scegliere, per il confronto che tenteremo giovedì sera (*), tema più chiaro e impegnativo di questo: « Ecumenismo come
conversione a Cristo nelVannuncio
dell'Evangelo ». Ci sia dato di viverlo intensamente, seriamente, in modo fecondo, anche se sarà senz’altro
poco "piacevole” e forse doloroso:
siamo così affezionati a noi stessi!
Ripensiamo la parabola ascoltata, ripensiamo, approfondiamo la sua ”estensione alle chiese”: è parsa caricaturale? Ma anche la parabola di
Gesù è un po’ caricaturale, "carica”
le tinte: la caratteristica della caricatura è proprio di non falsare i tratti,
ma di esasperarli per metterli in evidenza. Gesù continua a raccontarcela
perché ci vuole « giustificati » e capaci di raccontarla ad altri, e la « giustificazione » si allarghi, offerta a
tutti.
Gino Conte
(*) La sera del 23.1, a Firenze, si è poi tenuto, piuttosto che riunioni di culto o preghiera, un incontro-confronto su questo
tema.
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ecumenismo
28 febbraio 1992
DUE CHIESE ADERISCONO ALLA KEK
Riemergono
dalla clandestinità
Diffuso un documento sul razzismo e la xenofobia - Una giornata di
preghiera per l’Irlanda del Nord - I rapporti con il cattolicesimo
Si sono conclusi il 18 febbraio
scorso a Ginevra i lavori della
seduta congiunta del Presidium
e del Comitato consultivo della
Conferenza delle chiese europee
(KEK), l’organismo ecumenico
che riunisce le chiese protestanti ed ortodosse del continente.
Il Presidium ha accolto la domanda di adesione alla KEK di
due nuove chiese; la Chiesa ortodossa autocefala d’Albania e
la Chiesa riformata dei Carpazi
(nella regione di confine tra Russia e Ungheria). La Chiesa ortodossa albanese, uscita recentemente da un periodo di clandestinità durato quarant’anni, esce
così anche dall’isolamento sul
piano ecumenico, entrando a far
parte di una comunione di 109
chiese europee. Il Presidium della KEK, riunito sotto la presidenza del Decano anglicano
John Arnold, vicemoderatore del
Presidium, ha discusso di vari
problemi, anche in vista della
prossima Assemblea generale,
che si svolgerà a Praga dall’l alril settembre prossimi. Ha riconfermato Jean Fischer alla ca^
rica di segretario generale, per
un periodo di 6 anni (fino al
1998); ha inviato una lettera alle chiese membro sul problema
del crescente razzismo e xenofobia in Europa; ha accolto la
proposta delle chiese irlandesi
di una giornata di preghiera per
rirlanda del Nord il 15 marzo.
Per quanto riguarda i rapporti col cattolicesimo, il Presidium
della KEK ha ricordato i buoni
rapporti che esistono tra la KEK
e il Consiglio delle Conferenze
episcopali europee (CCEE); rallegrandosi per la possibilità of
ferta ai « delegati fraterni » di
altre chiese di partecipare al recente Sinodo europeo dei vescovi, ha tuttavia espresso rammarico per il fatto che le loro opinioni non siano state prese sufficientemente in considerazione
dal documento finale. Sulla questione del rapporto tra le chiese membro della KEK e le chie
se cattoliche uniati in alcune zone dell’Europa centrale e orientale, il Presidium della KEK ha
rilevato che questo problema potrà essere esaminato a fondo nel
corso della prossima riunione
comune KEK-CCEE, che si svolgerà a Wuerzburg (Germania)
dal 18 al 21 marzo.
( nev)
SAVONA
Fare ecumenismo
Due incontri per (discutere della Bibbia e
della teologia di Barth vista da un cattolico
Una sequenza di circostanze
ha consentito alla Chiesa metodista di condurre una serie di
incontri con la cittadinanza, che
li ha bene accolti ed apprezzati.
Già le due giornate dedicate
a Giovanni Miegge il 6-7 dicembre avevano riconfermato il suo
buon rapporto sia con Tamministrazione cittadina che con l’area
cattolica più disponibile, per la
serietà e la consistenza dell’offerta culturale connessa.
Durante la lunga preparazione
di quanto sopra, l’Università della terza età, UNITRE, promossa
già da anni dal Comune, ha chiesto ed ottenuto sin dal novembre di ospitare fino a maggio,
nei locali della chiesa, le dodici
AFRICA
Partenza sbagliata?
La « sindrome da dipendenza » e i suoi risultati negativi - La responsabilità delle chiese
NAIROBI — I problemi che
affliggono l’Africa oggi sono il ri.sultato di una « partenza sbagliata » al momento dell’indipendenza, 30 anni or sono. I paesi africani, diventati allora indipendenti, non hanno sviluppato il carattere « autenticamente africano » e sono diventati preda della
« sindrome di dipendenza ». C’è
un unico modo di uscire da questa situazione: riconoscere e accettare i fallimenti passati.
Queste sono le osservazioni fatte da José Chipenda, segretario
generale della Conferenza delle
chiese di tutta l’Africa (CETA),
durante un’intervista data il 23
gennaio presso il Centro dell’organizzazione a Nairobi.
Per José Chipenda la crisi che
colpisce l’Africa è visibile in numerosi campi (disagio economico sul continente, deterioramento dell’istruzione e dei sistemi sanitari, crollo di alcuni governi) e
afferma; « Non potrete risolvere
alcuno di questi problemi senza
affrontare prima di tutto il problema dell'identità. Ecco cos'è
successo effettivamente in Africa: abbiamo perso quest’identità.
Al momento dell’indipendenza abbiamo voluto scegliere tra due sistemi, capitalistico e socialista,
anziché concentrarci sul sistema
comunitario, che è la nostra vera
base »,
Secondo il segretario generale
della CETA l’individuo, in un si
stema capitalistico, veniva etichettato come consumatore o come produttore. E questo era un
modo errato di affrontare la strategia di sviluppo del continente
africano. Come esempio, Chipenda cita il gran numero di automobili per abitante in Africa,
rispetto all’Asia, il che dimostra
che « le nostre priorità non sono
ben definite ».
La chiesa ha una responsabilità, « quella di segnalare agli ambienti politici ed economici i
torti che essi fanno alla società. Ma essa potrà farlo efficacemente solo essendo indipendente ».
Parlando del ruolo delle chiese
africane nel processo di democratizzazione, José Chipenda ha dichiarato che le chiese protestanti
erano state « le prime a portare
la democrazia in Africa » ma che
« esse sono anche quelle che
non hanno offerto un modello
al momento dell’avvio delle
istituzioni democratiche sul continente. Oggi occorre riconoscere che i protestanti devono imparare a padroneggiare il corso
del cambiamento. Devo confessare che la Chiesa cattolica ha
fatto molto meglio quando si è
posta la questione della democrazia. Lo constatiamo nel Benin,
in Congo, nello Zaire e anche in
Angola ».
(SOEPI)
Echi dal mondo
cristiano
lezioni di « area religiosa » condotte dal professore di Sacre
Scritture (Claudio Doglio sui
« libri biblici dei profeti », proponendo anche altri contatti per
i prossimi anni.
Questo ha fatto riflettere la
comunità, durante il culto del
24 novembre, su quali sono i
limiti nei quali la Bibbia può
essere proposta come libro di
letteratura anziché libro di fede.
Poiché circolano già in Italia
varie proposte di usare la Bibbia
come testo letterario in programmi scolastici laici, è stato proposto questo argomento alla parrocchia cattolica del centro città, che lo ha accettato come
tema per un incontro, durante
la settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani, il 23 gennaio nella chiesa di S. Andrea.
La serata ha fatto convenire
le due comunità, e il dibattito
condotto dal pastore Franco Becchino e da don Claudio Doglio
si è svolto partendo da una riflessione .sul testo di I Corinzi 2,
in cui Paolo sostiene che la
Scrittura è predicazione, che il
contenuto di essa è Gesù Cristo,
che la sapienza umana non coincide con la sapienza di Dio e
che la Parola è l’unione tra Scrittura e Spirito. Naturalmente in
conclusione si è convenuto che,
partendo da questi presupposti
irrinunciabili, la Bibbia può essere studiata anche come letteratura ma che resta compito della
chiesa farne emergere la Parola
scritta.
In contraccambio la parrocchia cattolica è stata ospite della chiesa evangelica in una conferenza deH’8 febbraio in cui è
stato presentato, dal past. Fulvio Ferrarlo e da don Giampiero
Bof, il libro edito dalle « Paoline », Introduzione alla teologia
evangelica di Karl Barth, con
un’ottima accoglienza di pubblico. perché appunto la libreria
S. Paolo di Savona copre un’area
di frequentatori più vasta della
parrocchia stessa; un’occasione
per valorizzare la disponibilità
di questa casa editrice verso il
pensiero protestante.
Il tutto è stato condotto secondo la formula suggerita dal mensile « Confronti » (di cui è stata distribuita una copia a tutti
i nresenti); « Noi non parliarno
di ecumenismo, ma lo facciamo ».
■Sono state perciò .scartate di
proposito cerimonie formali e
incontri bilanciati condotti dall’alto, o riservati a pastori e
preti, privilegiando invece i contatti della base cristiana su argomenti biblici il cui centro sia
Gesù Cristo.
Sauro Gottardi
Teologi del
Terzo Mondo
NAIROBI — L’Associazione
ecumenica dei teologi del terzo
mondo (AETTM) ha tenuto recentemente la sua terza assemblea generale. L’AETTM ha eletto il suo nuovo presidente nella persona di K. C. Abraham (India), che succede a Sergio' Torres (Cile) che era a capo dell’associazione fin dalla sua fondazione. L’assemblea ha inoltre
designato una nuova direzione
composta da tre uomini e quattro donne. Questo comitato di
sette membri conta quattro protestanti e tre cattolici, fra cui
due suore. Fondata nel 1976
a Dar es-Salaam (Tanzania),
l’AETTM riunisce i teologi di
quattro grandi aree culturali:
Africa, Asia, America Latina e
minoranze etniche.
(SPP)
Il senso
della missione
USA — Isam Ballenger e Keith
Parker hanno annunciato le loro dimissioni dal Comitato delle missioni dei battisti del sud.
Questa decisione è causata da
divergenze di vedute riguardo alla missione e, in particolare, alla soppressione dell’appoggio finanziario al Seminario teologico
battista di Rùschlikon in Svizzera.
(SPP)
« La vie protestante »
getta la spugna
NEUCHATEL — L’assemblea
generale dell’Associazione « La
vie protestante », riunita sabato
8 febbraio, ha votato lo scioglimento dell’associazione e ha nominato un comitato incaricato
della liquidazione. Dopo 54 anni
di attività, l’associazione editrice di « La vie protestante », il
settimanale delle chiese protestanti della Svizzera romanda,
ha gettato definitivamente la
spugna. Secondo il comunicato
pubblicato al termine dell’assemblea generale « l’associazione ha trasmesso alla Conferenza delle chiese protestanti romande il proseguimento della riflessione per un nuovo organo
comune di informazione ». L’associazione ha ringraziato coloro
che hanno assicurato la pubblicazione e lo sviluppo del giornale e si è rallegrata di sapere
che i mensili regionali continuano ad uscire sotto la testata di
« La vie protestante » grazie all’aiuto delle chiese cantonali.
(SPP)
Per una Conferenza
di pace
ETIOPIA — Una Conferenp
di pace organizzata dalla Chiesa ortodossa, dal 17 al 19 gennaio, si è conclusa con un appello a tutte le parti in conflitto affinché esse inizino un dialogo per risolvere i loro contenziosi. I partecipanti alla Conferenza hanno posto l’accento sui
conflitti etnici e religiosi che
colpiscono il paese e hanno chiesto una soluzione rapida e pa
La Conferenza riuniva oltre
300 responsabili e rappresentanti delle Chiese luterana, ortodossa, cattolica e delegati musulmani. Ogni gruppo etnico era
rappresentato da due partecipanti. « Le differenze religiose
non dovrebbero essere causa di
conflitto », hanno sottolineato ì
partecipanti. Tutti i responsabili religiosi sono stati invitati « a
predicare un messaggio di cortiprensione reciproca e di coesistenza ». I partecipanti hanno
inoltre chiesto ai mass media
governativi di trasmettere un
messaggio che incoraggi « l’unità, la pace e l’armonia interetnica ».
E’ stata designata una commissione che dovrà convocare
una nuova conferenza. E’ stato
anche deciso di osservare una
giornata nazionale di preghiera
in una data che verrà fissata in
seguito.
(SOEPI)
Separazione tra
Chiesa e Stato?
STOCCOLMA — Fin daU’epoca della Riforma la Chiesa luterana di Svezia è strettamente
legata allo stato. Secondo una
recente inchiesta, la maggioranza dei membri di chiesa sarebbe
favorevole alla separazione della chiesa e dello stato. La direzione della chiesa viene nominata dal governo e dispone di larghi poteri legislativi.
(SPP)
Accoglienza
allo straniero
PARIGI — In una conferenza
stampa alla Casa del protestantesimo il pastore Jacques Ste■wart, presidente della Federazione protestante di Francia, ha illustrato i lavori dell’ultimo Consiglio della Federazione che ha
preso in esame gli ordini del
giorno votati durante l’Assemblea generale dello scorso novembre. Sulla questione dell’accoglienza dello straniero, il pastore Ste-wart ha detto che le
chiese protestanti di Francia rifiutano « l’ideologia che porta alla diffidenza verso l’altro e allo
sviluppo dei nazionalismi ».
(SPP)
Una televisione
cattolica
LISBONA — Il Portogallo
aprirà il proprio etere, entro
la fine dell’anno, a due reti private che si affiancheranno ai due
canali nazionali. La Chiesa cattolica, che già possiede la più
importante radio privata del
paese, ha ottenuto di utilizzare
una delle frequenze per una propria emittente televisiva.
(Libération)
Dibattito sugli
studi di teologia
LOSANNA — L’università è
una scuola professionale? La domanda proviene dai teologi che
si apprestano a modificare i piani di studio, in sintonia con un
dibattito che sta interessando
tutta l’università di Losanna.
Una serie di inchieste è stata effettuata in collaborazione con
un responsabile della formazione per gli adulti, esterno alla Facoltà di teologia, ma teologo in
quanto a formazione. Lo scopo
era sapere come coloro che avevano terminato i loro studi li
valutassero retrospettivamente.
Il risultato principale è una
certa insofferenza per l’eccessiva « specializzazione » della materia insegnata, a scapito dell’interdisciplinarità.
Per quanto riguarda la pratica sono stati evidenziati i problemi dsll’accompagnamento dei
morenti, dell’etica del lavoro e
del dialogo interreligioso; argomenti che necessitano di un lavoro pluridisciplinare a cui l’università non prepara.
Il Decanato ha quindi deciso
di inserire uno « stage » nel corso di studi, che si immagina come obbligatorio ma non necessariamente pastorale.
(UNI SCOPE)
9
28 febbraio 1992
valli valdesi
Alle valli
La baio
Nelle valli occitane alpine resistono alcune espressioni genuine
di tradizione popolare che hanno
radici antiche e che non si sono
piegate alla legge del profitto e
del guadagno.
Le « baie » della vai Varaita
costituiscono una delle manifestazioni più importanti e rievocano la cacciata dei saraceni dalla valle, avvenuta circa mille anni fa. Vi sono però altri significati di cui le baie sono andate
arricchendosi nel tempo. Esse
si ripetono ogni cinque anni verso la fine dell’inverno, durante
il carnevale.
Nella terza e quarta domenica
di febbraio e nel giovedì grasso si è celebrata quest’anno ancora una volta la baio nei comuni di Sampeyre, Rore (Rome),
Calchesio (Lou Chuchéis) e Villar (Lou Vilà).
Tra i vari momenti della festa, l’abbattimento delle barriere frapposte dai saraceni in fuga da parte dei sapeur (zappatori dell’esercito montanaro) muniti di scuri, la sfilata con i vari personaggi, rincontro tra le
diverse baie celebrato con l’incrocio delle spade e, come atto
conclusivo che avviene al termine dell’ultimo giorno, il processo
al tezourie (il tesoriere), reo di
aver rubato il tesoro della baio.
I personaggi vestono costumi
riccamente ornati, tramandati
di generazione in generazione,
per confezionare i quali occorrono giornate intere di paziente
lavoro: spesso le stoffe ed i nastri che li compongono sono stati fatti venire appositamente dalla vicina Francia.
Nella baio sfilano i cavalle
(cavalieri), i già citati sapeur,
i grec ( prigionieri greci dei saraceni liberati dalle milizie valligiane), gli escarlinie, fanti dell’esercito popolare, gli espous
(sposi), i segnour, che rappresentano i benestanti, gli alum,
ufficiali comandanti delle baie,
suddivisi tra loro in tenent,
portobandiéro e abà (abati),
scortati dagli uzouart, le guardie
del corpo. Ed ancora i granatie,
esecutori della condanna a morte dei tezourie nella baio di Villar, i morou e i ture, prigionieri
saraceni o, forse, prigionieri dei
saraceni liberati, i cantinie, truppe addette al vettovagliamento,
/'arlequin, preposto a mantenere l’ordine, ed infine il viéi e la
viéio (il vecchio e la vecchia),
simboli, si pensa, di ciò che la
vita lascia dietro di sé con il
passaggio dall’inverno alla primavera.
Una peculiarità interessante è
che le donne non possono impersonare ruoli nella baio; ad esse è riservato il compito di confezionare gli abiti. Per questa
ragione i ruoli fernrninili sono
interpretati da uomini.
Assistere alla baio è qualcosa
che non può lasciare indifferenti e che restituisce a ciascuno
la propria dimensione di uomo,
individuo appartenente ad una
più ampia comunità dove lo spettatore diviene protagonista ed il
protagonista spettatore, lontano
dal grigiore multicolore e dai
rumori assordanti prodotti dalla
società del dio denaro.
II prossimo appuntamento è
per il 1997. Nel frattempo però
non bisogna dimenticare che le
minoranze, depositarie di antiche
tradizioni, non devono trasformarsi in « riserve antropologiche » e che per continuare a vivere hanno bisogno di sempre
nuova linfa ed anche di strumenti di tipo legislativo che ne favoriscano la conservazione e la
crescita.
Sergio Franzese
PINEROLO: PRESENTATO IL CIE
Conoscere l’Europa
Uno spazio per la formazione-informazione reciproca tra le realtà regionale e comunitaria
PRAROSTINO
E’ stato presentato lunedì
scorso a Pinerolo, nella sala consiliare, il CIE, il « Centro di iniziativa per l’Europa » del Piemonte; ha illustrato l’attività,
partita a livello regionale ai primi di dicembre del ’91, il parlamentare europeo Rinaldo Bontempi, del gruppo per la Sinistra unitaria europea.
Rispetto al processo di unificazione europea, con una estensione progressiva delle competenze comunitarie, occorre essere in grado di star dietro ai processi di adeguamento al mercato, alla produzione, nei servizi,
nella finanza e nel commercio.
E’ ben vero che in tutta una
serie di materie sono le disposizioni europee a diventare il riferimento ed è altrettanto vero
che in molti casi il nostro paese è in difficoltà ad adeguarsi a
direttive, a mettere in pratica
determinati regolamenti.
E’ anche vero che dalla CEE
possono derivare spazi di movimento, spinte in progetti nuovi,
anche sostegni economici su prospettive di sviluppo.
Ma su tutto questo grava un
rischio pesante: la popolazione,
i famosi « cittadini europei » rischiano di trovarsi ai margini
delle decisioni, poco od affatto
coinvolti nei processi decisionali; quali sono gli strumenti di
informazione, documentazione o
iniziativa che derivano dalla nuova Europa?
« Il CIE — ha ricordato Bontempi — vuol rispondere all’esi
genza di creare uno spazio di
informazione-formazione europea nel quale possano riconoscersi i cittadini, le loro organizzazioni e associazioni che altrimenti rischiano di trovarsi
estranei ai processi in corso. Il
lavoro del Centro sarà impostato secondo due direttrici: dall’Europa alla Regione, vale a dire diffusione e informazione sulle prospettive e sui problemi
economici, sociali e politici che
l’Europa discute nelle sue sedi
istituzionali e che hanno una diretta ricaduta sulla realtà regionale; dalla Regione all’Europa,
vale a dire la promozione nell’ambito della comunità regionale dì contributi di idee, proposte volte ad intervenire nel merito delle decisioni che si stanno assumendo a livello comunitario ». Il Centro « vuole stabilire un rapporto di collaborazione con i gruppi della sinistra europea cercando di suscitare un
analogo confronto nella realtà
della sinistra piemontese ».
Il discorso proposto dall’incontro di lunedì ha permesso di
tornare sui problemi locali del
Pinerolese, un’area che attraversa una forte crisi occupazionale
legata in particolare aU’industria, e che è alla ricerca di alternative credibili; se, anche col
contributo comunitario, potranno venire ipotesi praticabili e se
le amministrazioni locali sapranno valutarle in un’ottica almeno
comprensoriale saranno i prossimi mesi a dirlo. P. V. R.
LUSERNA SAN GIOVANNI
Un anno dopo
arriva l’interrogazione
MOBILIFICIO
esposizione e laboratorio:
via S. Secondo, 38 - © 0121/201712
(di fronte alla caserma alpini)
ABBADIA ALPINA - PINEROLO
FA VIVERE LA TUA CASA
Al via il progetto
di casa per gli anziani
Il consiglio comunale discute anche di ICIAP
Quasi un anno fa, esattamente il 27 marzo, di primo mattino i
prati a valle della Cartochimica di Luserna venivano invasi da intense schiume bianche; la conseguenza fu l’immediata e generalizzata rnoria di pesci nel vicino rio Gambrero e successivamente
un’ordinanza di divieto di uso dell’erba dei prati per gli agricoltori della zona. Questi ultimi stanno quantificando ora i danni (si
parla di una cifra compresa fra i 15 ed i 20 milioni) ma rispetto a
quel fatto è di questi giorni una notizia che ha dell’incredibile: in
seguito all’« interrogazione urgente » presentata lo stesso 21 marzo
1991 dal consigliere provinciale verde Pasquale Cavaliere al presidente Ricca e all’assessore all’ambiente Scapino è arrivata, in data
5 febbraio 1992, una richiesta da parte della Provincia stessa all’USSL 43 per sapere cosa sia stato fatto per prevenire tali incidenti...
Si è svolta giovedì, scorso una
seduta del consiglio comunale di
Prarostino; molti i punti in discussione tant’è che, per l’ora
tarda, alcuni sono stati rinviati
a futura convocazione.
Fra le comunicazioni del sindaco Mauro va segnalato quanto
annunciato circa il progetto di
RSA (casa per anziani): i posti,
per non autosuflflcienti, saranno
60 ed altrettanto sarà il personale impiegato, secondo gli standard regionali. La struttura, i cui
lavori di costruzione potrebbero
iniziare entro l’anno, dovrebbe
costare intorno ai 4 miliardi e
800 milioni e sorgerà a S. Bartolomeo.
Fra le decisioni assunte dal
consiglio va segnalato l’aumento deiriCIAP del 25% e soprattutto rabbassamento da 18 a 6
milioni della prima fascia di reddito, in pratica coinvolgendo in
questo modo tutte le attività produttive, anche con un reddito denunciato di modesta entità.
Oltre al rinnovo della convenzione con la Pro Loco (che ha
recentemente eletto come nuovo
presidente Tullio Long), i consiglieri hanno infine discusso il
piano finanziario per gli impianti sportivi: tra le novità verrà
UN CATALOGO
T urismo
verde
TORINO — Mercoledì 26 febbraio, presso il Circolo della
Stampa in c.so Stati Uniti, il consorzio regionale per l’agriturismo « Turismo verde » ha presentato il suo primo catalogo a
colori.
Il catalogo illustra l’ospitalità
agrituristica piemontese del consorzio attraverso bellissime foto
a colori e simboli grafici studiati per sintetizzare le molteplici
informazioni sulle caratteristiche
delle aziende agricole sia dal
punto di vista turistico-rìcreativo che da quello agricolo.
Molte sono le attrattive offerte
daU’agriturismo per le prossime
uscite primaverili e per le vacanze estive.
Il consorzio, anche attraverso
il suo catalogo, potrà sicuramente aiutare nella scelta chi vorrà
provare o ripetere un’esperienza
agrituristica.
Tra i servizi offerti troviamo
semplici e salutari soggiorni brevi e meno brevi all’insegna della
tranquillità e della buona cucina
per nuclei familiari o gruppi di
amici, soggiorni abbinati ad attività sportive e ricreative (cavallo, mountain bike, musica, corsi
di ceramica, stage escursionistici
a tema, soggiorni per ragazzi, attività didattiche per scolaresche,
ecc.). Varie aziende del Pinerolese sono comprese nel catalogo.
predisposto un percorso ginnico
di significativa estensione, saranno risistemati gli spogliatoi del
campo di calcio e il campo da
tennis del Rocco e verrà effettuata la chiusura della pista di
pattinaggio, in modo da consentirne un utilizzo anche nella stagione meno favorevole. Il costo
totale degli interventi si aggira
sui 120 milioni, per i quali viene
chiesto un contributo in base
ad una recente legge regionale.
O. N.
La Lega sulle
Medie di Torre
TORINO — Il gruppo Lega
Nord in Regione ha recentemente presentato una proposta di
ordine del giorno sull’ipotesi di
accorpamento della scuola media
di Torre Pellice a quella di Luserna S. Giovanni; la Lega evidenzia nella sua proposta di odg
la situazione delle due scuole
medie in vai Pellice ed in particolare a Luserna, sottolinea la
penalizzazione che in tema di servizi più volte è stata imposta alla valle ed invita la giunta regionale ad attivarsi presso le autorità scolastiche perché riconsiderino la decisione presa.
Crisi SKF
PERO SA ARGENTINA — Anche il consiglio comunale ha nei
giorni scorsi preso posizione, all’unanimità, sulla preoccupante
situazione occupazionale determinatasi a seguito della crisi
SKF. I consiglieri « denunciano
l’assenza di progetti affidabili da
parte dell’azienda e l’assenza di
attenzione degli organi istituzionali, del governo e della classe
politica per i problemi delle valli
e del Pinerolese » e chiedono ad
enti e istituzioni di intervenire
rapidamente per far fronte all’emergenza determinatasi con
la perdita di 274 posti di lavoro.
Vini in Piemonte:
tutto OK
TORINO — Anche la Regione
Piemonte, attraverso i laboratori di sanità pubblica, ha effettuato nelle scorse settimane una serie di controlli sui vini in commercio in Piemonte; dagli esami
effettuati tutti i vini piemontesi
sono risultati nella regolarità. E’
stata invece riscontrata la presenza, seppur in bassa concentrazione, di metil-isotiocianato in
alcuni vini di produzione veneta, nei confronti dei quali è stato
adottato il sequestro cautelativo. « Gli accertamenti — afferma ima nota dell’assessorato regionale alla sanità — proseguono a ritmo elevato ».
iS\beille
Assicurazioni
ARNALDO PROCHET
AGENTE GENERALE DI TORRE PELLICE
Via Repubblica 14 - tei 0121/91820
10
10 valli valdesi
28 febbraio 1992
BUONE NOTIZIE PER GLI AGRICOLTORI
TORRE PELLICE
Meno oneri previdenziali
Un’agevolazione contributiva prevista dall’ultima finanziaria, dopo
che l’anno scorso la categoria dette vita ad una protesta pubblica
Nel 1991 gli agricoltori hanno
avuto un’amara sorpresa al momento di versare i loro contributi previdenziali: un raddoppio
netto nella cifra da versare ha
messo in forse l’attività e il futuro di molte aziende; con la
finanziaria ’92 sono arrivate alcune positive novità. Ne parliamo con Marco Bellion, della
Confcoltivatori.
« Verso la fine dell'anno scorso vi furono varie manifestazioni da parte degli agricoltori sia
a livello regionale che nazionale;
anche alcuni enti locali presero
posizione contro questa politica
di pressione nei confronti di una
categoria che già soffre di una
crisi ampia e generale. Ora la
"finanziaria" ha inserito delle
agevolazioni contributive: sostanzialmente le novità riguardano
le aree montane, dove effettivamente i coltivatori erano stati
messi in condizione di non poter
proseguire l'attività.
La riduzione è consistente: la
fascia di agricoltori (la grande
maggioranza) che ha pagato nel
'91 1 milione e 700.000-1 milione
e 800.000 L. pagherà circa mezzo
milione in meno per ogni persona adulta, mentre i minori di
21 anni pagheranno circa 900.000
lire. Si tratta di un considerevole passo in avanti, tanto più se
pensiamo che la prima bozza
predisposta dal governo preve
deva per l’anno in corso un versamento pro capite di oltre 2
milioni ».
Si tratta dunque di un buon
successo per una mobilitazione
unitaria di categoria, tanto più
in un settore poco abituato alla
protesta pubblica, nelle piazze.
Naturalmente la decisione presa
per il ’92 non ha alcuna influenza sui versamenti effettuati lo
scorso anno...
« Siamo attualmente in attesa
della sentenza della Corte costituzionale che dovrà prendere in
considerazione le migliaia di ricorsi che sono stati presentati
rispetto ai versamenti per il servizio sanitario nazionale, che
sempre l’anno scorso aumentarono da 25.000 lire per persona
attiva a 250.000 lire.
Nei ricorsi si poneva la questione dell’incostituzionalità del
provvedimento in quanto il pagamento veniva imposto non in
base al reddito, ma in modo
uguale per tutti. Per il '92, su
questo capitolo, vi sarà una riduzione di circa il 90% ».
Sempre in tema di contributi previdenziali bisogna segnalare che a fine mese scade anche
un’ulteriore possibilità di condono: di cosa si tratta?
« Coloro che, per vari motivi,
negli anni precedenti il 1987 non
hanno versato i relativi contribu
PEROSA ARGENTINA
Ma gent
In un libro di Ugo Piton la raccolta appassionata di testimonianze di vita valligiana
Ugo Piton ha 71 anni, ma non
li dimostra, soprattutto quando
volteggia al suono della fisarmonica, eseguendo le figure delle
danze montanare con gli altri
componenti del gruppo « La
tèto août », da lui animato. La
principale occupazione di Piton,
però, è quella di raccogliere documenti e testimonianze sulla
vita valligiana, in particolare della vai Pragelato dove è nato e
risiede.
Il suo ultimo libro, Joi, travalh e soufransa de ma gent,
è stato presentato mercoledì 19
Cinema
PINEROLO — Il cinema Italia ha
in programma « La famiglia Addams »;
feriali 20,15 e 22,20; sabato 20,15 e
22,30; domenica 14,15, 16,15, 18,15,
20.15, 22,20.
Il cinema Hollywood ha in programma. fino a lunedì 2 marzo, « Così fan
tutte», di Tinto Brass; feriali 20,15 e
22,30, festivi ore 14,15, 16,15, 18,15,
20.15, 22,30. Da martedì 3, in programma « The commitments ».
Al Ritz prosegue la visione di « JFK,
un caso ancora aperto », di Oliver Stone. Feriali 18,30 e 22; festivi 15, 18,
22.
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma: giovedì 27, ore 21,15,
« Pensavo fosse amore, invece era un
calesse»; venerdì 28, ore 21,15, «Perché Bhodi Dharma è partito per l’Oriente »; sabato 29, ore 20 e 22,10, « Doc
Hollywood, dottore in carriera »; domenica r marzo, ore 16, 18, 20 e 22,10,
« Pensavo fosse amore, invece era un
calesse ».
BARGE — Il cinema comunale ha
in programma venerdì 28, ore 21, « La
ballata del Caffè Triste », di S. Callow.
ti o parte di essi hanno la possibilità di chiedere il condono
delle somme dovute, rateizzando
quanto non è stato versato con
una maggiorazione del 5%; ciò
va fatto entro la fine di febbraio ».
La nuova entità dei contributi è dunque una vera e propria
boccata di ossigeno per l’agricoltura montana, un’attività che
negli ultimi anni ha comunque
subito una forte perdita di addetti; la situazione varia da valle a valle, con una certa stabilità in vai Pellice ed una maggiore caduta in vai Chisone. In
vai Pellice c’è stata, nel settore
ovino e caprino, addirittura una
certa espansione; ancora la
Confcoltivatori ha organizzato,
per giovedì 5 marzo, un incontro pubblico sulle prospettive
del settore...
« Siamo in presenza di alcune
migliaia di capi sul territorio della valle, ma anche in questo caso abbiamo dei problemi: la
produzione di agnelli e capretti
fatica a trovare uno sbocco,
compressa dalla forte concorrenza dei prezzi dei prodotti che
arrivano dall’est, mentre le norme riguardanti la macellazione
portano ulteriori difficoltà.
Si sono chiusi i piccoli macelli che permettevano un rapporto
diretto fra il macellaio locale e
gli allevatori, si è chiuso il macello di Pinerolo; di fronte a
questa situazione siamo alla ricerca di nuovi sbocchi e l'incontro del 5 marzo dovrebbe costituire un primo momento operativo ».
Piervaldo Rostan
Rassegna
teatrale
TORRE PELLICE — Il comi
tato di gestione salone Opera
gioventù, in collaborazione con
la Pro Loco I.A.T. di Torre Pellice, organizza la prima « rassegna
teatrale » in vai Pellice a favore
della ristrutturazione della casa
per anziani « San Giuseppe »,
dal 7 marzo al 6 giugno ’92.
Tutte le rappresentazioni si
svolgeranno presso il salone
Opera gioventù di via al Forte
3. Ecco il programma.
Sabato 7 marzo la compagnia
dialettale « Renato Clot » porterà in scena un capolavoro di
grande successo del teatro piemontese, intitolato « Drôlerie ».
Regia di Luciano Collino.
Nel mese di aprile il « Gruppo della rocca », dall’« Elogio
della pazzia » di Erasmo da Rotterdam, presenterà « Eloquio
della pazzia », a cura di Oliviero Corbetta, con Fiorenza Brogi, Oliviero Corbetta e Bob Marchese.
Sabato 4 aprile la compagnia
teatrale « Vej e giovo d’Buriasch » presenta 3 atti brillanti
in piemontese di Franco Roberto dal titolo «Pitost che ’nde’ ’n
galera ». Regia di Aldo Selvello
e M. Bianciotto.
Sabato 25 aprile la compagnia
teatrale « La trebisonda » presenta la commedia in 3 atti
« Mamma mia, mi veuj marieme »; regia di Mario Maina.
Sabato 9 maggio la « Compagnia della candela » presenta lo
spettacolo scritto e diretto da
Beppe Fasolis « Magic studio ».
Da sabato 23 maggio il « Gruppo teatrale vecchio teatro » di
Torre Pellice presenterà la commedia brillante in 3 atti di Kart
& M. Braddel dal titolo « Nelle
migliori famiglie ».
Gli spettacoli avranno inizio
alle ore 21.
febbraio nella sala Lombardini
di Perosa, a cura del Centro culturale valdese. Il volume, quarto
della serie, consiste in una tren
lina di testimonianze raccolte
nelle valli Chisone e Germanasca Su vari aspetti della vita,
pacifica o avventurosa, di j^rsone ormai anziane. I titoli dei
capitoli ne danno un esempio;
l’emigrazione; le miniere; la
guerra e la resistenza; la condizione femminile; il lavoro e il
successo.
All’incontro erano presenti anche alcuni intervistati che hanno ascoltato commossi la lettura di un paio di brani da parte
di Jean-Louis Sappé. A nome del
Centro, Giorgio Toum ha messo
in risalto l’importanza di questi
lavori che tramandano alle generazioni future modi di vivere che
stanno rapidamente scomparendo. Il Centro culturale si propone infatti di raccogliere e conservarc tutto ciò che riguarda
la storia minima delle nostre valli.
Franco Calvetti ha terminato
invitando i nresenti a partecipare ai prossimi incontri, che
avranno luogo ancora a Perosa,
su altri temi interessanti e di
cui sarà fatta adeguata pubblicità.
L. V.
Collaboratori
dell’Eco delle Valli
POMARETTO — Alle 20,45 di
venerdì 6 marzo, presso i locali
dell’Eicolo grande, si riuniranno
i collaboratori del nostro settimanale per le valli Chisone e
Germanasca.
Pochi soldi
per la sanità
stato e Regioni sono nuovamente alle prese con i conti della sanità. Lo stato di incertezza che ha caratterizzato tutto
l’anno ’91 sulla base di una macroscopica sottostima del fabbisogno reale della spesa sanitaria da parte dei ministeri competenti non solo si annuncia pesante anche per il corrente anno, ma la situazione appare sempre più preoccupante.
Nei giorni scorsi si sono susseguiti numerosi incontri a Roma che hanno consentito ai rappresentanti delle Regioni di evidenziare in modo chiaro ed inequivocabile il fabbisogno reale
per il 1992: dopo un lungo lavoro di limatura e di tagli la
necessità reale stimata ammonta complessivamente a 97.047 miliardi a livello nazionale, pari a
1.712.000 lire prò capite, una spesa minima per garantire livelli
uniformi di prestazioni sanitarie
fìssati dallo stesso ministero della Sanità. Per quanto riguarda
il Piemonte, il costo della sanità 1992 è stato valutato in circa 7.000 miliardi, compreso il
tasso di inflazione programmato
(4,7%), contro una disponibilità
ministeriale (per il Piemonte)
che raggiunge appena i 6.009 miliardi (dunque mille miliardi in
meno).
A livello nazionale, contro una
necessità evidenziata di oltre 97
mila miliardi, il governo ha manifestato una disponibilità di
81.270 miliardi in tutto, pari ad
1 milione 445.000 L. prò capite,
oltre a 1.600 miliardi destinati a
finanziare il ripiano dei debiti
delle USSL relativi all’anno
1990. Ben 16.000 miliardi di meno delle necessità reali, pari ad
una sottostima di 305.000 lire
prò capite, circa il 18% di differenza rispetto ai conti delle
Regioni.
Finora non si era mai verificata una sottostima del fondo
sanitario così ampia. Da sottolineare che il fabbisogno espresso dalle Regioni è rigidamente
legato agli standard minimi di
servizi stabiliti dal governo stesso.
Le Regioni inoltre chiedono da
tempo di poter disporre degli
strumenti concreti ed effettivi di
governo della sanità, a cominciare per esempio dalla fuoriuscita dalla normativa del pubblico impiego dei dipendenti;
chiedono la revisione a livello
regionale delle convenzioni di
medicina generale in quanto la
gestione in sede locale di accordi assunti a livello nazionale
non consente un controllo sufficiente; chiedono maggior chiarezza nella mobilità dei pazienti da una USSL all’altra e nell’ambito delle diverse Regioni attraverso la fatturazione da par
te delle USSL.
Infine da tempo le Regioni
evidenziano la necessità di una
revisione del prontuario farmaceutico. A fronte di ciò il governo si limita per ora a proporre
una disponibilità finanziaria di
gran lunga inferiore alle reali
necessità, rinviando di 2-3 mesi
la revisione delle assegnazioni, il
tutto unicamente per superare
l’attuale diffìcile momento.
STATO-REGIONI
Amnesty International
TORRE PELLICE — Per iniziativa del
gruppo Italia 90 vai Pellice, sabato 29
febbraio sì propone alla cittadinanza
della valle l'accensione di una candela in segno di solidarietà con i prigionieri per motivi d'opinione. Le candele, da accendersi sul davanzale di
ogni finestra, dovranno essere accese
con inizio alle 19,30.
Incontri
PINEROLO — Venerdì 28 febbraio,
alle ore 17,30, presso l'auditorlum di
c.so Piave, Ettore Serafino, Elvio Passone e Mariella Vagnozzi, in qualità
di ex allievi, parlano sul tema: 18621992: il liceo classico « Porporato »
compie 130 anni. Quale passato? Quale futuro?
PINEROLO —■ Proseguono gli Incontri organizzati dall'associazione delle
famiglie fanciulli e adulti subnormali
presso la scuola elementare C. Battisti » di via Brignone; mercoledì 11 marzo, alle ore 17, Claudia dalla, psicoioga
e direttrice dell'Uliveto, affronterà la
questione dell'« approccio al disabile
mentale adulto »,
______________Concerti________________
PINEROLO —- Sabato 29 febbraio, alle ore 21, presso l'auditorlum comunale di corso Piave, si svolgerà un
concerto musicale del gruppo « Dirty
secreta ».
Programmi di Radio Beckwith
_________FM 91.200 • 102.350__________
Fra i programmi di Radio Beckwith
segnaliamo alcune novità; dalla prossima settimana comincerà un nuovo
programma dedicato alla musica Jazz,
« All thè jazz », in onda il martedì
alle ore 15,15 e il mercoledì alle ore
17,30; riprende anche il programma
« E mi chantu », dedicato alla musica
popolare, in onda il martedì alle 10
con replica il giovedì alle 18,45; il
quarto lunedì di ogni mese, ore 18,45,
con replica il giovedì alle 11,30, una
rubrica sull'ambiente dal titolo « L’arca di Noè ».
Consiglio comunale
ANGROGNA — Il consiglio comunale è convocato per giovedì 27 alle 18;
aH’odg strade, piano commerciale, acquedotto.
TORRE PELLICE — Il consìglio comunale è convocato per venerdì 28
alle ore 21; all’odg l’estensione all'Inverso Roland! dell'acquedotto comunale, la revisione di alcune tariffe
di servizi, lavori di miglioria all’impianto di depurazione comunale.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA r MARZO 1992
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Ferrerò: FARMACIA VALLEUI - Via
Monte Nero. 27 - Tel. 848827.
Ambulanza ;
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 1° MARZO 1992
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso i distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, «licoltero: tei. 116.
11
28 febbraio 1992
lettere 11
LA VERA
DEMOCRAZIA
Caro Direttore,
che cosa si direbbe se qualcuno, in
farmacia, pretendesse di non pagare il
<■ ticket » senza avere la relativa tessera di esenzione, oppure se un cittadino chiedesse di viaggiare in treno
o in autobus senza avere, con sé, il
relativo biglietto? Mi sembra evidente
che, pur avendo li diritto di usufruire
di talune agevolazioni o servizi, chiunque è tenuto ad osservare determinate procedure.
E’ anche chiaro che le leggi umane, a quaisiasi livello, sono modificabili secondo procedure che la legge
stessa stabilisce.
Ed ora veniamo al punto. Secondo
me, e secondo molti, fino a quando
sarà in vigore i’art. 52 deila nostra
Costituzione che precisamente recita:
« La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è
obbligatorio nei limiti e nei modi stabiiiti daila iegge », alia gente comune,
malgrado le sottili disquisizioni di giuristi interessati o di parte, non sembra iecito che nessuna assembiea possa approvare una iegge nella quale si
riconosce praticamente a tutti il diritto di non dover fare ii servizio miiitare (vedi « La legge bloccata » sul
n. 7). Per promulgare una legge del
genere occorre, sempre secondo la
gente comune, che si modifichi prima
la Costituzione, indicando, nelia versione modificata, chiaramente e responsabiimente, chi, come e quando si
deve assicurare la difesa delia nazione, magari dai separatismo deiie Leghe. Jugoslavia insegni!
L’insistenza con cui alcune forze politiche hanno ribadito l'impostazione di
voier vedere promulgata la legge prima delle prossime elezioni lascia il
sospetto che di tale legge si voglia
approfittare per racimolare qualche
manciata di voti a scapito di altri, il
che sembra oltremodo scorretto e irresponsabile.
L'errore, in questo caso, non appare proprio del Presidente Cossiga;
sembra invece una conferma della
enorme presunzione dei nostri rappresentanti che, soffocati anche loro dalla partitocrazia e dalla disciplina di
partito non hanno più, non dico l'intelligenza, ma nemmeno il buon senso di un cittadino qualunque per com
prendere che cosa e con quali procedure è lecito loro decidere.
La vera democrazia, secondo me, deve dimostrare a tutti di sapersi comportare con saggezza, responsabilità e
ossequio, anche formale, delle regole
che si è imposta.
Cordialmente.
Reto Bonifazi, Terni
P. S. Leggo solo successivamente
l'articolo di Claudio Tron. Non so se
sia un giurista; certamente, a mio parere, le ragioni che adduce per non
rispettare la Costituzione sono sofismi che nessun « uomo comune » accetterebbe.
LE CHIESE
E LA "STASI”
Nel suo articolo « Chi è la mia
spia?» (del 24.1.’92), M. Pavoni riferisce degli aspetti scomodi e molto
discussi circa i rapporti tra chiesa/e
e Stasi nell’ex RDT.
Conclude indicando due alternative
sul come trattare questo argomento:
o « raccogliere l’eredità della Chiesa
confessante, ...o appiattirsi su una
chiesa stordita dalle proprie paure... »
(p. 12). Anch'io nelle ultime settimane ho pensato molto in questa direzione. Credo però che bisogna differenziare quest’ampio argomento in vari modi, soprattutto se guardiamo da
fuori su quanto (probabilmente) accaduto.
Vorrei quindi accennare ad alcune
cose in merito:
1. Oltre ad alcuni cristiani (anche pastori) che collaboravano ufficialmente
con la Stasi come » IM » (collaboratori non ufficiali), c'erano anche parecchi pastori ed esponenti di organi ecclesiastici che venivano strumentalizzati senza nemmeno accorgersene.
2. Va sottolineato (come già scritto
da Manfredo) che varie persone negli
organi ecclesiastici erano ufficialmente
incaricate di trattare con lo stato e
quindi anche con la Stasi. Loro, per
lo più, né tradivano membri di chie
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato (vicedirettore), Giorgio Gardiol (direttore), Carmelina Maurizio, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan.
Comitato editoriale; Paolo T. Angeleri, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi,
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Mirella Scorsonelli.
Collaboratori; Daniela Actis (segreteria), Mitzi Menusan (amministrazione), Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò (revisione editoriale).
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Pio V, 15 - 10125 Torino
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sa o colieghi, né violavano il segreto professionale. Cercavano invece di
alleggerire la sorte di persone svantaggiate, anche a causa della fede, di
far scarcerare persone d'opposizione,
ecc. Anche l'attuale primo ministro del
Brandeburgo, Manfred Stolpe, oggetto
di accuse e sospetti svariati, aveva un
tale compito in quanto esponente del
concistoro della sua chiesa (il che non
giustifica automaticamente cosa egli ha
fatto e tentato!).
3. Non voglio qui giustificare chi ha
spiato per la Stasi, qualsiasi sia stata
la motivazione! Lo stesso, la tesi molto discussa del libro di Besier e Wolf
(cit. da M. Pavoni a p. 1) è altrettanto
criticabile. Gli autori dicono che a
molti livelli nelle chiese dell’ex RDT
veniva prestato servizio attivo alla Stasi. Però non solo persone da loro « incriminate », ma anche comunità, vescovi, sinodi, ecc. si oppongono a tali
affermazioni. Senz’altro il libro aiuta
a scoprire vari coinvolgimenti tra chiese e Stasi. Si autodiscredita però in
parte, dato che gli autori, a volte,
non hanno nemmeno contattato gli
esponenti ecclesiastici da loro incriminati e in alcuni casi hanno accusato
ingiustamente. Inoltre la pubblicazione
è avvenuta prima che molte persone
abbiano avuto modo di esaminare i
loro dossier della Stasi.
4. Bisogna inoltre dire che, almeno
per le persone consacrate sia evangeliche che cattoliche nell’ex RDT, esistevano delle regole ben precise su
come comportarsi nel caso in cui fosse richiesta una collaborazione con la
Stasi come IM. (Ogni collaboratore non
ufficiale doveva firmare una dichiarazione di sostegno attivo, con alcune eccezioni forse nell’ambito delle chiese). Il vescovo evangelico della Turingia, Werner Leich, ha reso pubbliche tre regole per contatti palesi con
la Stasi: « a) Nessun colloquio a quattr’occhi! (per avere testimoni); b)
nessun colloquio in luoghi neutrali!;
c) nessun obbligo di segreto, anzi;
l'obbligo di comunicare il contenuto
del colloquio al vescovo! ». Spesso ci
si poteva anche sottrarre a una proposta di collaborazione minacciando il
contatto Stasi di rendere pubblica la
richiesta. Che questo sistema non sia
sempre stato rispettato, richiede le
conseguenze dovute, data la rottura
di fiducia (cosi afferma anche l’EKD
in un suo recente documento!).
Per quanto riguarda una « valutazione » del caso complesso del coinvolgimento di membri di chiesa ed esponenti ecclesiastici nel sistema di controllo con spie delia Stasi, facilmente
si pensa alla Chiesa confessante,
spesso anche idealizzata come l’esempio di resistenza cristiana a un regime totalitario. Le spie nelle chiese
della ex RDT hanno esse tradito e
screditato la sequela di Cristo? Cremi ed alti esponenti delle chiese erano forse ignari oppure hanno accettato e persino promosso troppi
compromessi, come ad es. l’idea di
li Chiesa nel socialismo »?
Certo, non c’era sempre un « puro
martirio », nemmeno quando, dagli anni '70 in poi, gruppi d’opposizione si
aspettavano un appoggio più concreto
e solidale da parte delle chiese.
Credo però che sia molto difficile
accusare qui e là; ancor di più per
chi guarda dal di fuori (anche dall’ex
Germania Occ.) senza aver conosciuto e vissuto sulla propria pelle la situazione di molti « traditori » involontari. E’ facile indicare col dito accusatore pastori, membri di chiesa, vescovi o anche sinodi. Senz’altro: è da
evidenziare dove si è agito consapevolmente con cattiva intenzione; e
vanno tratte le dovute conseguenze!
Non sono pochi che intanto ammettòno irregolarità, troppa poca resistenza, titubanze — anche ai livelli più
alti delle chiese. Dove però ci sono
sospetti ed accuse spinti non da ultimo da motivi politici nell’attuale RFT,
INIZIATIVE IN CORSO
Fondo di
Nel pubblicare l’elenco delle
offerte pervenuteci in gennaio,
comunichiamo di aver raggiunto la cifra di L. 2 milioni da
inviare alla casa Eben-Ezer per
malati di Aids. Vi sono stati nel
recente passato dei decessi fra
gli ospiti a causa dell’irreversibilità di questo male in crescente espansione, e nuovi malati sono arrivati. ¡Vientre formuliamo per i fratelli e le sorelle che si occupano di questa
casa i nostri solidali auguri, date le difficoltà di ogni genere
che essi incontrano, è inteso che
qualora ci pervenissero altre offerte sarà nostra cura provvedere al reinoltro.
Continua la raccolta a favore
dell’opera del Consiglio delle
chiese del Medio Oriente per i
profughi di guerra del Golfo:
siamo ormai molto vicini alla
meta prefissata dei 10 milioni
di lire e quindi quanto prima
chiuderemo anche quest’iniziativa.
Ricordiamo ora quanto già
preannunciato nel numero del 31
gennaio scorso, e cioè l’accoglimento dell’appello per la sopravvivenza del Centro sociale di
Ntolo (Camerún, Africa), che
ospita un centinaio di bimbi e
ragazzi dai zero ai 14 anni. Come già segnalato, si tratta di un
centro gestito dalla Chiesa evangelica riformata del Camerún,
che necessita di parecchie migliorie sia nel settore delle attrezzature e sia del personale,
allo scopo di meglio fronteggiare i problemi relativi alla custodia, alle cure ed alla scolarizzazione di tanti bambini in un paese in cui il problema giovanile
ha assunto dimensioni di particolare gravità ed urgenza, in relazione all’accrescimento della
popolazione ed anche per la precarietà della situazione socioeconomica di quel paese.
Le offerte vanno inviate al
conto corr. postale n. 11234101,
intestato a La Luce - Fondo di
solidarietà - via Pio V 15, 10125
Torino, indicando possibilmente
la causale del versamento.
Elenco offerte pervenute in gennaio.
L. 1.500.000; Giuliana e italo Eynard.
L. ZOT.SOO:: Colletta incontro di preghiera settimana unità. Scicli,
L. 200.000: Olindo Bufalo.
L. 150.000; Lalla e Gino Conte.
L. 100.000: Delia fontana.
L. 80.000: Giovanni e Rosalba Giambarresi.
L. 50.000; Giancarlo Fantechi; Renata Busani Pampuro.
L. 30.000: A. A.
Totale: L. 2.367.500.
Totale precedente: L. 9.315.499.
In cassa; L. 11.682.999.
ONORANZE FUNEBRI
di
MAURO & C.
Disbrigo di tutte le pratiche inerenti ai decessi
Trasporti in Italia ed all’estero
Servizio ininterrotto
Via Giana vello, 31 (Cavalcavia) 10062 Lusema S. Giovanni
Tel. (0121) 909565 - nott. fest. 901632 ■ 909745
sfruttando titubanze nella testimonianza cristiana davanti al regime socialista, le chiese anche dell’occidente
hanno l’importante compito di dimostrare una decisa solidarietà di fede,
di preghiera d’intercessione, di amicizia visibile con gli accusati! Ciò non
per velare errori e peccati, ma per
dare appoggio ed anche possibilità di
ripensamento. A mio avviso, anche
ora sorelle e fratelli cristiani nell’ex
RDT, ma anche in Ungheria, Polonia
ed altrove si devono poter aspettare
la nostra solidarietà, non solo per costruire una nuova Europa comune ed
ecumenicamente (!) cristiana. Hanno
bisogno della nostra critica solidale
e della fratellanza. Hanno bisogno di
noi che viviamo delle situazioni molto diverse, che non assumiamo quasi
mai atteggiamenti da « chiese confessanti ». Va evidenziato senz’altro l’atteggiamento titubante, anche peccatore nella RDT — ma vanno altrettanto
ricordati due versetti dell’evangelo di
Giovanni: « Chi è senza peccato scagli la prima pietra! » e « La verità
vi farà liberi! » (entrambi in Giov. 8).
Ulrich Eckert, Mammendorf
RINGRAZIAMENTO
« In pace io mi coricherò e
in pace io dormirò perché tu,
o Eterno^ mi fai abitare in
sicurtà »
(Salmo 4: 9)
I familiari del compianto
Aldo Ferrier
commossi e riconoscenti per la dìmor
strazione di stima e di affetto tributata
al loro caro ringraziano tutti coloro
che hanno partecipato al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al pastore Ribet, al dott. Della Penna, al
personale medico e paramedico del reparto medicina deirOspedale civile di
Pinerolo, agli infermieri dell’USSL 42,
alla ditta Annovati s.p.a. e alla U.S.
Sangermanese.
S. Germano Chisone, 9 febbraio 1992.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Osvaldo Riva (Rivot)
neU’impossibilità di far giungere ad
ognuno il loro ringraziamento per la
dimostrazione di stima, affetto e conforto tributata al loro caro, desiderano
esprimere la loro riconoscenza a tutti
coloro che con preghiere, scritti, fiori,
opere di bene, presenza hanno contribuito a lenire il loro immenso dolore.
Ringraziano in modo particolare il
primario, medici e personale tutto dell’Ospedale valdese di Torre Pellice, don
Mainerò e don Aldo che l’hanno confortato con le loro preghiere, gli amici
ohe con le loro premurose cure e assistenza hanno contribuito ad alleviare la
sua sofferenza, TAssociazione alpini di
Lusema S. Giovanni e la delegazione
della Croce Rossa di Torre Pellice.
Lusema S. Giovanni, 18 febbraio 1992.
I redattori e collaboratori dell’Eco
delle Valli valdesi e colleghi della
Coop. tipografica subalpina sono vicini
a Paolo Rostagno nel momento deUa
scomparsa del suocero Osvaldo Riva.
Torre Pellice, 18 febbraio 1992.
RINGRAZIAMENTO
Nella tristezza del distacco, ma anche nella certezza della ri.surrezione in
Cristo, la moglie, i figli ed i familiari di
Alfredo Sappé
profondamente commossi per l’attestazione di amicizia, stima e solidarietà
ricevuta in occasione della scomparsa
del loro caro, neirimpossibilità di farlo .singolarmente ringraziano tutti
quanti sono stati loro vicini, soprattutto nei lunghi anni di malattia di
« Fred ino ».
Un pensiero particolare alla comunità, al Concistoro e al pastore Ruggero Marchetti; ai dott. Roberto Laterza, Paola Grand e Anita Taraselo; agli
alpini del Gruppo ANA; al Gruppo teatro; alla direttrice Vera Coisson, ai medici, agli infermieri e a tutto il personale deirOvSpedale valdese di Torre
Pellice.
Angrogna. 21 febbraio 1992.
AVVISI ECONOMICI
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12
12 villaggio globale
28 febbraio 1992
EUROPA
NAPOLI
Esseri umani in piedi
Il ruolo dei protestanti in una società in cambiamento nelle parole
di Catherine Lalumière, attuale presidente del Consiglio d’Europa
L’ultimo numero di Le Christianisme au XXème siede pubblica una lunga intervista a Catherine Lalumière, protestante fran.
cese, presidente del Consiglio
d’Europa a Strasburgo. Ne riprendiamo alcuni estratti.
— Lei fa parte di quei protestanti che, secondo il Nouvel
Observateur, detengono up potere. Ma a quale protestantesimo
appartiene?
— Sono nata in una famiglia
protestante e ho ricevuto una
istruzione protestante, ma non
sono mai stata praticante. (...)
Sono consapevole di essere stata influenzata da questo ambiente... Assumo pienamente tale influenza.
— Spesso si parla dell’influenza di un’educazione protestante,
ma in che cosa consiste quest’influenza che non sempre porta alla professione di fede?
— E’ prima di tutto uno stato
d’animo ma anche dei valori, una
regola di vita. Penso che questa
educazione è di un rigore ben noto, cioè una concezione della vita grazie alla quale si cerca di
stare in piedi: la coscienza, il
senso delle responsabilità... Il
protestantesimo è una religione
ma anche un modo di vivere; esso poggia sulla volontà dell'individuo e, in un certo senso, sulla
sua solitudine. Il tutto dà una
forza e l’abitudine di assumere
responsabilità. Siamo probabilmente meglio preparati di altri
ad affrontare certe realtà della
vita.
— Parlare di individuo e di
solitudine non è dare un’immagine un po’ riduttiva del protestantesimo?
— Non voglio dire che il protestantesimo vive in una specie
di ripiegamento su se stesso, o
che sia egocentrico. Per me significa che l’essere umano deve, il
più possibile, essere un uomo in
piedi. Il che vuol dire trarre il
massimo dalle proprie possibilità, saper assumere le difficoltà
e superare gli ostacoli. Quando
penso « protestantesimo », penso
volontà, resistenza, responsabilità, impegno.
— E’ questa la ragione per cui
tanti protestanti sono nella politica, negli affari, nella finanza?
— E’ logico che, così armati,
ci occupiamo degli altri... dei più
deboli e indifesi. Non deve stupire che i protestanti abbiano
idee piuttosto di sinistra, in senso lato... Fra tutte le cose interessanti che il Consiplio d’Europa mi ha portato, c'è una volontà di azione fondata su valori quali la democrazia pluralistica, il rispetto dei diritti umani,
il rispetto del diritto. Altrettanti valori che ritroviamo nella tradizione cristiana, e in particolare in quella protestante. (...)
— Lei ha parlato molto di valori. Pensa che le chiese dell’Europa occidentale abbiano qualcosa da dare ai paesi postcomunisti, senza cadere negli eccessi di
un discorso facile che parla di
« nuova evangelizzazione »?
— Rispondo senza esitazioni:
sì, le chiese hanno un ruolo da
giocare. Ed è urgente che lo giochino. Ciò che è molto preoccupante in Francia è lo smarrimento, ideologico e spirituale. Questo favorisce lo sviluppo dell’intolleranza, del nazionalismo... Se
le chiese hanno un ruolo da giocare, e anche una responsabilità
da assumere, non credo che oc
corra parlare di proselitismo e,
in particolare, bisogna stare molto attenti alla necessità della
separazione della chiesa e dello
stato. In Francia abbiamo impiegato secoli per chiarire quest’idea
che è la soluzione meno negativa. Certe tentazioni, nei paesi dell’Europa centrale, mi preoccupano: nuocerebbero a tutti, sia alla chiesa che allo stato. (...) Tutti gli esseri umani devono avere punti di riferimento e valori
(non necessariamente religiosi).
Là dove mi trovo, la maggior
parte dei valori difesi sono comuni a tutte le religioni presenti in Europa. Questo è il nostro^
patrimonio comune. Ma perché
questi valori siano creduti, e
messi in pratica, tutti devono impegnarsi. Dobbiamo remare tutti
per fare andare avanti la nave.
Dobbiamo essere molto numerosi perché il vuoto è molto grande. Dunque ognuno, nel proprio
campo, senza spirito di conquista, deve lavorare per ridare una
ragione di vivere.
J.-J. P.
RIESI
La processione
Il botto, il fuoco d’artifìcio, è
a Riesi la manifestazione eclatante di un avvenimento a cui
non si può mancare; oggi, 2 febbraio, si festeggia colui che i salesiani — la maggior forza cattolica locale — inviarono nella
provincia nissena per arginare il
« pericolo eretico » rappresentato dai valdesi: don Bosco.
Sono momenti, in paese, in cui
si mescolano religiosità, pietà
popolare, folclore. Sul piazzale
della chiesa del SS. Rosario, proprio di fronte al monumento
eretto a don Bosco un anno fa,
è riunito un nugolo di persone
in evidente attesa: è pronto un
calco che lo raffigura, issato su
un’auto; vedo vecchi dall’espressione assorta e mesta, bambini
allegri e eccitati da tanta libertà, giovani ragazze vestite a festa... E’ veramente un importante momento di ritrovo, un’occasione sociale che ha il « placet »
della chiesa.
Ore 18: squillanti rintocchi di
campana irrompono nel brulichio della piccola folla. Si comincia. In testa al corteo tre
« carusi » con vesti ecclesiasti
La buona sanità
(segue da pag. 1)
siano consapevoli, anche loro, di
essere presi in ostaggio, prigionieri di meccanismi e logiche
perverse.
Si giunge così aH’assurdo che
in una città in cui si muore di
« malsanità », a una struttura efficiente e funzionante viene di
fatto negato il diritto di rendere
un servizio, certo limitato e minimo date le dimensioni dell’ospedale, poco più di un bicchier
d’acqua ad una popolazione assetata, ma necessario, indispensabile e, al momento, insostituibile.
« Siamo penalizzati — osserva
amaramente il presidente Nitti —
perché siamo puliti. Non abbiamo padrini politici; e questo è
una colpa in una società come la
nostra ». Osserva il direttore sanitario, dott. Accardo: « Già nelV86 abbiamo avanzato istanza di
classificazione ad ospedale generale di zona ed abbiamo adeguato le nostre strutture per rispon
dere ai requisiti richiesti; nonostante il parere favorevole dell’USL non abbiamo ancora ottenuto tale riconoscimento ».
Eppure la legge 26 11-73 n. 817
prescrive che il riconoscimento
avvenga entro tre mesi daU’accoglimento della domanda. Si sa
che la Giunta regionale della
Campania ha già predisposto una
delibera in tal senso. Ma l’assessore. per motivi inspiegabili, non
la presenta all’approvazione.
Si teme forse di concedere un
riconoscimento che garantirebbe
il futuro ad una struttura evangelica, protestante, il cui scopo è
semplicemente ed umilmente
quello di rendere un servizio al
prossimo sofferente?
Oppure si vuole sfasciare quel
poco che ancora funziona, per impedire che siano posti segni di
speranza in una società violenta
e rapace, pervasa da pulsioni
di morte?
Luciano Deodato
Ricomincia
la repressione
Sviluppi imprevisti per una manifestazione
studentesca - Il ruolo della stampa in città
che e un crocifìsso in mano; segue una fila di bambine della
scuola elementare « Don Bosco ».
I giovani in prima fila. Non poteva essere diversamente. Pian
piano passano altri protagonisti:
tre rappresentanti del clero, l’auto con un don Bosco in pompa
magna, e subito dietro la figura
di un vecchietto (definito dai riesini « un po’ strano ») che racconta in dialetto vecchie storie.
Non manca la banda, e dietro di
lei decine di fedeli.
Ma quale fede può « incolonnare » dietro una statua, costringere a un rituale così chiassoso e dispersivo? Parlerei piuttosto di religiosità di massa, che
si avvale di immagini sacre, di
« vitelli d’oro » di fronte ai quali inchinarsi. Una religiosità che
ha urgente bisogno di interrnediari terreni, un po’ « più santi »
dell’uomo comune, un po’ « più
vicini » a Dio. Un Dio altrimenti
irraggiungibile, troppo lontano
dalle miserie umane, un Dio di
cui accattivarsi la grazia tramite le opere meritevole o le condotte pie e devote.
Non un Dio che « mette in crisi », non un Dio che è cambiamento e conversione. Mi accorgo quanto sia lontano questo
Dio « popolare »: un Dio « incasellato » in precisi momenti sociali, un Dio che sancisce lo status quo (cioè il potere gestito
dalla chiesa). Ma dov’è quel Dio
che in Cristo si è reso uomo tra
gli uomini, quel Dio che disturba, che capovolge gli schemi,
quel Dio pazzo e rivoluzionario
che caccia i mercanti dal tempio, che siede accanto ai lebbrosi, ai peccatori?
Ma andiamo avanti. Attraverso le vie principali giungiamo in
piazza, davanti alla chiesa. Lampeggiante sul portone trionfa la
scritta « W Don Bosco ». E’ il
momento « clou »: di fronte a
una folla chiassosa e distratta i
sacerdoti invitano alla preghiera,
invocando la benedizione sulla
statua « affinché coloro che la
guardano siano ispirati a sentimenti di santità e possano seguire l’insegnamento di don Bosco, diventando così onesti cittadini e buoni cristiani ». Poi, i
botti frastornanti. (...)
La processione è finita: torno al Servizio cristiano con l’amaro in bocca. E’ questa la realtà con cui dobbiamo ogni giorno confrontarci? Monica Natali
Napoli, 5 febbraio. Dai vicoli
alle spalle di piazza Cavour sbucano alcune centinaia di giovani diretti verso il centro della
piazza. Ad attenderli ci sono i
disoccupati del Movimento di
lotta per il lavoro, i giovani del1’« ex articolo 23 » (una legge regionale per le assunzioni a tempo determinato), gli occupanti
delle case di Volla e della zona
orientale, delegazioni di forze
istituzionali e... moltissima polizia. I più giovani tra loro sono
studenti universitari e delle
scuole superiori che hanno attraversato i quartieri popolari
tra la zona universitaria e via
Foria per non dare nell’occhio;
sono tanti e sono i promotori
del corteo che avrà luogo contro la repressione. Una parola
grossa, che sembra di altri tempi, ma tornata di attualità. Il
servizio d’ordine del movimento
organizza cordoni laterali composti esclusivamente da ragazze
tra i diciassette e i ventidue anni, per dimostrare il carattere
pacifico della manifestazione;
dai megafoni si invita tutti alla
calma e ad evitare qualunque
tipo di provocazione. La tensione è altissima, e la città è presidiata dalle forze dell’ordine.
« Libertà per Luca, Massimo,
Alessandro, Roberto, Giovanni »,
urlano tutti insieme.
Non sono gli anni Settanta.
« La repressione esiste ora più
che mai e gli arresti di sabato
ne sono la conferma », dice una
ragazza. Ma torniamo indietro,
per capire che cosa è successo.
Sabato, 1° febbraio, il Coordinamento unitario, una struttura
che raccoglie tutti i movimenti
di lotta dell’area napoletana,
aveva indetto una manifestazione nazionale per il diritto alla
casa e alla vivibilità del territorio. Il corteo, composto tra l’altro anche da delegazioni di studenti universitari impegnati in
questo periodo contro l’aumento delle tasse e dai giovani del
Centro sociale « Officina 99 », si
era svolto pacificamente per le
vie del centro di Napoli e sì era
concluso davanti alla prefettura,
in piazza Plebiscito.
Di ritorno verso casa, alcuni
giovani venivano fermati, per
l’identificazione, da agenti della
Digos; di qui richieste di chiarimento, attimi di tensione, e
improvvisamente la « carica » di
reparti della Celere. Risultato:
diciannove fermi, cinque tramutati in arresto, gli altri denunciati a piede libero per oltraggio, resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale. Cortei, assemblee, manifestazioni di solidarietà; ma dopo l’interrogatorio ai ragazzi, considerati « soggetti pericolosi », non verrà concessa la libertà condizionata. Sono tuttora in carcere.
Occorre fare due considerazioni. La prima sul ruolo della
stampa cittadina: sulla base della sola versione della questura
ha montato una campagna di
criminalizzazione, agitando lo
spettro di una ripresa del terrorismo e di presunte azioni di
guerriglia urbana, che non hanno alcun riscontro oggettivo. Articoli di contenuto allarmistico,
primi piani dei cinque arrestati, descritti come pericolosi « autonomi » infiltrati nelle sacche
di emarginazione e di disagio sociale. Qualche tardiva smentita,
dopo una conferenza stampa,
ma ormai « il mostro era stato
sbattuto in prima pagina ».
La seconda considerazione è
un campanello d’allarme per
quello che appare un tentativo
di dividere il movimento. Fondamentale è il ruolo della componente giovanile e studentesca all’interno di un movimento composito, con diversi obiettivi di
lotta, fatto di disoccupati, senzatetto, emarginati sociali che
tradizionalmente hanno trovato
nella protezione della camorra
un sostegno e le risposte alle
inadempienze delle istituzioni.
Colpire proprio questa parte del
movimento significa esporlo al
rischio di abboccare a promesse elettorali che mai saranno
mantenute, e di disarticolarlo.
Intanto cinque nostri compagni sono in prigione. Uno di loro appartiene all’area delle nostre chiese. Ma li conosciamo
tutti, sono studenti come noi;
poteva capitare a ciascuno di
noi. La detenzione, in un carcere come Poggioreale, può essere
distruttiva non solo sul piano
penale ma soprattutto su quello personale e psicologico. Che
fiducia potranno avere questi ragazzi in uno stato che non garantisce elementari diritti e risponde a sacrosante richieste
con violenza e carcere?
Lele Nitt
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