1
2002
Iti
ìrcaio
lentaficati
chetiù ve3 preiccet’blico
ilsiasi
rivato
vista
sione,
i vista
e. Sapeste
•peaa
té per
irega
'Petto
tante
ili cirjcoloutiliznente
■attutti delie ali
3 della
el tei;eneti10 sulenefì;uppo,
ÌOCCU
ani di
mprenponaconid. Gli
rebbesolca
0 realimale,
metta
iere a
a turi e
1 i pro
rlentaicerca
biamo
argoeurocome
ungere
neces1 mente
a sugli
etenze
1 solua fame
luppo.
itrireil
a sfida
ustizia
la neì euroilo pili
1 monle eque
iutarei
(bipì
;a»
e delle
li della
ornece)
si.
)nsigli°
•ano di
, il grä”
imiiel'
iponsaBosnia;
Eric. Gl'
mitate
io sono
rdinala
Belgio’
, il meinsabilo
e dellä
i.
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE BATTISTE, METODISTE/ VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 662/96 ■ Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord
Euro 1,14
Anno IX - numero 16-19 aprile 2002
EDITORIALI
^gione di congressi
%«ERA ECIDI BOUCHARD
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
LA FEDE
DI ABRAMO
«Per fede Abramo, quando fu chiamato, ubbidì...»
Ebrei 11,8
A BRAMO è considerato da Paolo il «padre della fede», perciò i
credenti sono chiamati in Calati «i
figli d’Àbramo». Il vero senso di
queste espressioni va ricercato nelle
caratteristiche della fede d’Àbramo,
non è che in lui ha origine la fede,
ma che le qualità della sua fede definiscono la fede vera, quella che è
ritenuta la giustizia di Dio che salva. Abramo fu chiamato da Dio. La
fede inizia in questo modo sommesso, non urlato. La chiamata divina, la sua parola rivolta a noi inizia il processo che conduce alla fede. Si tratta sempre di una chiamata
efficace che opera quel che Dio desidera. La chiamata fu a lasciare il
suo paese e diventare pellegrino alla
ricerca della città del futuro. Questa
chiamata conteneva una vocazione,
indicava un cammino da seguire,
una vita da vivere, la vita del pellegrino che anticipa il futuro.
Abramo ubbidì a questa chiamata, ascoltò quella parola indeterminata, rischiosa, azzardata. La
sua risposta fu semplice; senza porsi
delle domande, senza rimpiangere
quello che lasciava dietro, senza sapere dove andava. Que.ste tre caratteristiche della fede di Abramo indicano il percorso del credente. La federi chiama a rompere con il passato per vivere nel presente con lo
sguardo rivolto alla promessa divina, al futuro che attendiamo. Il pellegrino è chi installa la sua tenda nel
futuro di Dio, chi vive dalla forza
che libera nella storia la parola divina. Abramo ricevette in cambio una
promessa che riguardava un’eredità,
una terra futura: la terra promessagli era il territorio della libertà. Egli
non ebbe mai un pezzo di terra:
1 unico suo possesso fu una grotta
dove seppellì sua moglie Sara. Era
una terra per altri, per quelli che dovevano nascere da lui.
T A PROMESSA riguardava una
-Li discendenza che doveva procediere da lui e da Sara. La fede non è
mai sterile e senza frutto, la fede è
sorgente di vita e di futuro. La discendenza è il risultato della fede,
tiguardava una speciale relazione
eon Dio, un’alleanza. Dio promise
ud Abramo che in realtà la promessi che riceveva era Dio stesso. Noi
ion attendiamo altro dal futuro:
*Vieni Signore Gesù, vieni presto!»
(Apocalisse 22, 20). Questa formu® tiassume la fede e la speranza.
Quando per fede ci mettiamo in
cammino accade che percorriamo
i via che conduce a Dio; Dio è
sonipre dinanzi a noi, ci viene incontro per questo la nostra vita
consiste neH’incontrare nel presenc il Signore che costantemente vieic a noi dal futuro che è lui stesso,
bramo dimorò in tende per tutta
3 Vita. La sua fede non era un’ere
dà 1 ' suoi. La fede
la forza per aspettare contro
Ogni speranza. Dio non promette
c le cose, ma se stesso, che .saremo
suoi figli e le sye figlie. L’eredità
Ptoiuessa consiste nel futuro verso
^ui il Signore trascina la storia e
‘otti noi.
Martin Ibarra
iOCIETi
L'otto per miite di gestione stataie
1 di ANNAPAOLA LAIDI
ISRAELE-PALESTIN/
Le nostre reazioni al conflitto
di ALBERTO CORSANI
lECODEUEVALLII
La riforma det^dasto
di MASSIMO GNONE
MmiwámmMmWm
L'adesione della Svizzera riconosce Timpegno Onu per la pace e i diritti umani
Rafforzare il ruolo dell'Onu
Soddisfazione delle chiese cristiane svizzere che appoggiano ogni sforzo per una
composizione, pacifica dei conflitti La Svizzera si sta anche avvicinando alIVe
PAOLO TOGNINA
LO scorso 3 marzo la maggioraaza del popolo svizzero ha deciso
di entrare a far parte delle Nazioni
Unite. La Svizzera conferma con ciò
la propria crescente volontà di apertura sul piano internazionale. Permangono forti resistenze, in particolare tra gli euroscettici del populista Christoph Blocher, nei confronti
dell’adesione all’Unione europea. Le
chiese cristiane sono soddisfatte per
l’esito della consultazione. Dopo la
vittoria del sì all’adesione all’Onu c’è
chi, come il presidente dell’Unione
democratica di centro di Appenzello
Interno, ha abbandonato la chiesa
per protestare contro il prete della
sua parrocchia, reo di essersi espres:
so a favore dell’entrata della Svizzera
nelle Nazioni Unite. E chi invece,
passata l’emozione per un’adesione
che è stata in forse fino all’ultimo, si
è limitato a commentare che per la
Svizzera non cambierà nulla.
La campagna prima del voto è stata condotta con toni duri e carichi di
oscuri presagi, soprattutto dalla destra facente capo a Christoph Blocher, segretario nazionale dell’Unione democratica di centro e presidente dell’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente. Pur potendo
contare, stavolta, oltre che su ampie
fasce di popolazione anziana, residente nelle campagne, anche su
molti giovani, contrari all’On uperché convinti che essa sia incompatibile con i principi no global, e sull’appoggio di interi cantoni, come il
Ticino, finora aperto, ma passato ne
II segretario Ds incontra rappresentanti evangelici
Per una cultura laica e pluralista
Promuovere in Italia una cultura
laica e pluralista, accrescere azioni
di solidarietà sociale contro il rischio dell’isolamento e della solitudine: queste le priorità individuate
in un colloquio avvenuto il 10 aprile
scorso fra il segretario dei Ds, Piero
Passino, e alcuni esponenti delle
chiese evangeliche italiane, nella sede della Tavola valdese a Roma.
All’incontro hanno preso parte il
moderatore, pastore Gianni Genre,
la vicemoderatore, pastora Maria
Bonafede, il presidente dell’Opera
per le chiese metodiste, pastore Valdo Benecchi, e Domenico Maselli,
pastore a Lucca e già deputato Ds.
Da anni le chiese evangeliche italiane, ha ricordato Gianni Genre, sono
impegnate su vari fronti, che vanno
dal pluralismo nell’informazione al
sostegno della scuola pubblica e laica, all’immigrazione. «Come chiese
evangeliche - ha sottolineato Maria
Bonafede - cerchiamo di essere una
fonte di aggregazione, ma con una
grande libertà e pluralità, e preservando confini precisi fra chiese e
stato italiano». Anche sulle «radici
cristiane dell’Europa», ha detto Valdo Benecchi, gli evangelici riconoscono la pluralità e non l’univocità
di queste radici spirituali. Fassino
ha richiamato altri temi su cui non
dovrà mancare la voce della significativa minoranza religiosa degli
evangelici italiani: l’eutanasia, la fecondazione assistita, la clonazione.
Una valutazione positiva dell’incontro è stata espressa dal moderatore Genre: «Ci ha colpito in particolare la disponibilità all’ascolto e l’interesse a capire che cosa pensano e
fanno le diverse componenti della
società del nostro.paese. L’incontro è
stato un significativo riconoscimento
del ruolo della minoranza evangelica
nella società italiana». (nev)
gli ultimi anni nel campo opposto,
Blocher ha subito una cocente sconfitta. Lo spauracchio del coinvolgimento della Svizzera in azioni militari internazionali, della perdita della, neutralità e di alti costi finanziari
legati all’adesione, da lui agitato,
non ha prodotto l’effetto desiderato.
Al contrario, il sì svizzero è stato un
segno delTapprezzamento per gli
sforzi compiuti dall’Onu a favore del
mantenimento della pace e una positiva risposta all’invito rivolto dal segretario generale Kofi Annan alla popolazione elvetica ad aderire alTorganizzazione. La Svizzera del 2002
non è più quella del 1986, anno in cui
la proposta di adesione all’Onu fu sonoramente bocciata. Nel coro dei
Segue a pag. 8
Valli valdesi
Credenti
e cittadini
La chiesa è ancora un luogo di formazione delle persone? si riesce ancora a comunicare libertà ai fratelli di
chiesa? non c’è il rischio che si arrivi
nella nostra chiesa e sul territorio a
una democrazia di figura tutta incentrata sulla delega? è possibile recuperare la possibilità di decisione dei cittadini sullo sviluppo del proprio territorio? quale sviluppo è utile e quale
stiamo vivendo? Questi e altri gli interrogativi emersi nel corso del convegno organizzato a Pinerolo, domenica 14 aprile, dalla Commissione del
I distretto in ottemperanza a un mandato della Conferenza distrettuale del
2001 che invitava la Ced ad «avviare
un’ampia riflessione sul rapporto tra
chiese e territorio delle valli valdesi».
A pag.Il
L'OPINIONE
CHIESE, ISRAELE
E PALESTINA
Il compito delle chiese di fronte al
sangue che scorre in Palestina e in
Israele non è la proposta politica. Ce
ne sono già tante e anche se la loro
qualità (che significa anche efficacia) è
palesemente insufficiente, non saremo
noi a trovare la pietra filosofale. D’altra parte il puro e semplice invito alla
preghiera rischia di essere ambiguo: in
una situazione del genere, nella quale
nessuno ha le carte in regola per invitare nessuno a fare alcunché, il rischio
di sciacquarsi la bocca con il nome di
Dio è tutt’altro che remoto. Il contributo che forse possiamo offrire consiste
nell’evidenziare che cosa qui, nel nostro paese, possiamo e dobbiamo non
dire e non fare, in nome del senso di
responsabilità, della memoria storica e
del nostro rapporto di cristiani con il
popolo di Israele, che significa anche
con la terra che esso considera sua.
Io non so se sia vero che la politica
del governo Sharon venga strumentalizzata da chi vuole rilanciare l’antisemitismo: è sicuro, però, che essa viene
strumentalizzata da quanti, nelTopinione pubblica occidentale, di sinistra
ma non solo, non hanno mai digerito
resistenza dello stato di Israele. Chi nega il persistere di un’ambiguità profonda su questo punto non dice la verità.
10 non so se sia vero che la politica del
governo Sharon miri alla liquidazione
della prospettiva di uno stato palestinese, benché tutto deponga in tale direzione; è sicuro, però, che si tratta di
una strategia scellerata, non priva di
una logica anch’essa terroristica, tesa a
intimidire anche l’Occidente. La solidarietà con la politica del governo israeliano, in questo momento, è impossibile. Io non so se Arafat sia il mandante
del terrorismo palestinese: è sicuro,
però, che non è minimamente in grado
di stroncarlo (ammesso e non concesso
che lo voglia) e che la sua politica è
sempre stata molto ambigua. Chi ne fa
un eroe della pace (la causa palestinese
ha un’infinità di ragioni dalla sua, ma
nell’insieme non è mai stata sostenuta
mediante il pacifismo: il solo fatto di
doverlo ricordare è grottesco) non contribuisce al dialogo, né in Medio Oriente né tra noi. Io non so se sia vero che il
terrorismo palestinese metta a rischio
l’esistenza di Israele: è sicuro, però, che
milioni di persone sono quotidianamente minacciate e nessuno ha il diritto di tenere lezioni sulla gestione della
paura, le chiese meno di altri.
È necessario inoltre denunciare che
troppo spesso, nelle polemiche nostrane, si discute della tragedia in IsraelePalestina per parlare d’altro. Si predicano i diritti del popolo palestinese
sfogando con ciò il risentimento antisraeliano; lacrime che si pretendono
appassionate sulle vittime del terrorismo palestinese sono frequentemente
11 prologo rituale a squallide tirate sul
«pensiero unico» filoarabo della sinistra, magari da parte di ex fascisti che
non hanno mai fatto i conti con il passato, quello sì antisemita e assassino,
della loro parte politica. E se si protesta contro Tassedio dei carri armati a
chiese e conventi, io non voglio obiettare: chi lo fa deve però ricordare, almeno dentro di sé, che mentre le sinagoghe bruciavano le chiese tacevano.
Non è vero che non c’entra. Se non siamo in grado di dare un contributo alla
pace, cerchiamo almeno di creare le
condizioni per un silenzio che manifesti un accenno di comprensione dello
spessore del dramma.
Fulvio Terrario
2
PAG. 2 RIFORMA
All.
¡COLTO Della Parola
«'Accogliete chi è
debole nella fede,
senza criticare le
sue opinioni. ^Uno,
per esempio, crede
di poter mangiare
tutto, invece un
altro che è debole
nella fede mangia
soltanto verdura.
^Se uno mangia di
tutto, non disprezzi
chi mangia soltanto
determinati cibi e,
d’altra parte, costui
non condanni chi
mangia di tutto,
perché Dio ha
accolto anche lui.
^C'è chi pensa che
vi siano giorni più
importanti degli
altri, e c’è invece
chi li considera tutti
uguali. Quel che
importa è che
ognuno agisca con
piena convinzione.
''Chi dà importanza
a un giorno
particolare lo fa per
onorare il Signore,
e chi mangia
qualsiasi cibo
10 fa per onorare il
Signore; tant’è vero
che rende grazie a
Dio. ^Nessuno di
noi infatti vive per
se stesso o muore
per se stesso.
^Perché se viviamo,
viviamo per
11 Signore, e se
moriamo, moriamo
' per il Signore. E così
sia che viviamo,
sia che moriamo,
apparteniamo al
Signore. "Infatti
Cristo è morto
ed è tornato in vita
per essere il Signore
dei morti e dei vivi.
'"Ma tu, perché
giudichi tuo
fratello? E tu,
perché disprezzi
tuo fratello?
Tutti dovremo
presentarci
di fronte a Dio,
per essere giudicati
da lui.
'''Ciò che è bene
per voi non deve
diventare
per altri occasione
di rimprovero.
'^Perché il regno
di Dio non è fatto
di questioni che
riguardano il
màngiare e il bere,
ma è giustizia, pace
e gioia che vengono
dallo Spirito Santo»
(Romani 14,1-3;
5-10; 16-17)
TOLLERANZA 0 ACCOGLIENZA?
La vita comunitaria dei cristiani deve essere qliinsegna dell'appartenza a Cristo
e della coscienziosa accoglienza reciproca tra «deboli» e «forti» nella fede
ULRICH ECKERT
Romani 14, 1-15,13 sembra
rappresentare un «invito al
la tolleranza». Si tratta veramente di questo? Questa meditazione intende sintetizzare l’esortazione dell’apostolo Paolo, soffermandosi sui primi versi del
brano in cui si concretizzano alcune delle sue considerazioni
generiche dei capitoli 12 e 13.
za di regole «religiose» concernenti la vita quotidiana; mangiare, bere, celebrare feste.
Deboli e forti nella fede
PAOLO si schiera con i «forti
nella fede» (w. 14-19) il cui
Accoglienza vicendevole
IN qualche modo Paolo ha ri
I
cevuto informazioni sul mancato rispetto reciproco all’interno della comunità romana. Resta come filo rosso l’invito a «fare il bene» (w. 4,16 e 15,2) per il
prossimo e per la comunità, ma
la terminologia dell’amare (v.
15, capp. 12+13) viene quasi sostituita con la contrapposizione
tra «accogliere» (v. 1 e 15, 7; anche 8, 10) e «giudicare» (w. 4,
10,13). «Accogliere» diventa così
il test concreto dell’atteggiamento basilare dell’amare. Paolo esorta in primo luogo i cosiddetti «forti» in quanto più responsabili per l’accoglienza dei
«deboli», mentre ammonisce
entrambe le parti a «non giudicare». 11 fondamento dal quale
muove il discorso è l’accoglienza divina (v. 3) che abbraccia,
che inserisce i diversi soggetti
nella comunità attraverso la
morte e il ritorno in vita di Gesù
(V. 9). Il motivo per i contrasti
interni invece consiste in una
diversa valutazione e osservan
Preghiamo
Dio misericordioso, tu conosci il nostro spirito di competizione e di superiorità nei confronti di sorelle e fratelli, ma anche di altre comunità cristiane. Tante volte sono
dei parametri umani a dettare le condizioni della fraternità e del servizio che dovrebbero contrassegnare la nostra vita e la testimonianza comunitaria dedite a te.
Permettici nuovamente di sentirci accolti da te, e di
scoprirci fratelli e sorelle poiché tu sei diventato nostro
fratello in Gesù, tuo figlio! Insegnaci la tua prospettiva a
riguardo delle nostre differenze di comportamenti, e ricordaci che può essere decisivo posporre lo sviluppo della nostra crescita spirituale personale alla comunione tra
tutti i componente della tua comunità!
Donaci, o Signore, il tuo Spirito di libertà nella responsabilità affinché si^o spinti, nel nostro vivere la fede, al
pieno rispetto reciproco e alla comune ricerca della tua
volontà per il tempo presente!
Grazie e lode a te che sei l’accoglienza in persona, in
questa vita e in quella futura, per Gesù Cristo, morto e risorto anche per noi. Amen.
identikit è in linea di massima il
seguente; credenti che in virtù
della fede in Cristo si sentono liberati da vincoli di leggi alimentari e dall’osservanza di digiuni
0 di particolari giorni «sacri».
Provengono probabilmente dal
paganesimo, le cui leggi religiose non avevano comunque più
alcuna importanza per loro. Le
persone «deboli nella fede» nella
comunità, invece, probabilmente provengono dall’ebraismo,
dal momento che ritengono che
l’osservanza delle regole sopra
nominate sia gradita al Signore,
anche se non obbligatoria per il
raggiungimento della salvezza.
La loro «debolezza» consiste
quindi nel bisogno di regole sicure e precise nella sequela di
Cristo, mentre la «forza» dell’altra parte sta nella libertà di coscienza che produce anche libertà da un concetto sacrale
della realtà. Non sembra che le
fazioni interne siano espressioni
di ceti sociali o livelli d’istruzione diversi. Diverso è comunque
il ruolo che assume l’osservanza
di alcune regole culturali e cultuali per la loro «convinzione
personale» (v. 22) e per la convivenza della comunità.
Problemi simili, in base al nutrimento, si riscontrano in 1 Corinzi (capp. 8+10) dove si parla
del consumo di carne macellata
in vista del sacrificio agli idoli, e
Paolo persuade i «deboli» perché capiscano che lé loro preoccupazioni sono, in fondo, prive
di motivo. Ben diversa è la situazione dei Calati (come Gal. 4,
10), dato che lì la questione del
consumo di cibi non veniva vista come un problema secondario bensì come elemento decisivo per la salvezza.
Regole su cibo, bevande,
giorni particolari
Nel caso della carne e del
vino non si tratta di persone
vegetariane o astemie per motivi
di salute o di convinzione, bensì
probabilmente di credenti che
continuavano ad attribuire un significato positivo a leggi ebraiche sull’alimentazione e su digiuni (sul vino cfr. Dan. 1). Da lo
ro Paolo si differenzia citando lo
stesso Gesù: «Niente è impuro di
per sé» (v. 14; poi v. 20; cfr. Me. 7,
14s.; At. 10, 9ss). Ma il dover rinunciare di colpo e del tutto alle
convinzioni sull’impurità rituale
poteva urtare, secondo Paolo,
non soltanto la sensibilità dei
«deboli» ma intaccare la loro
adesione a Cristo. Per questo egli
intima i «forti» a dimostrare vero
e profondo rispetto verso gli altri,
rinunciando eventualmente anche alla loro giustificabile libertà.
Lo stesso taglio vale per l’osservanza di particolari giorni.
Forse si tratta di feste ebraiche
non più osservate da alcune comunità cristiane primitive, oppure addirittura del sabato che
comunque veniva festeggiato
accanto alla «domenica» (giorno
di commemorazione della risurrezione di Gesù Cristo) in molte
comunità cristiane fino al secondo secolo. Per Paolo, che
può fare benissimo a meno di
tali regole alimentari, culturali e
cultuali, esiste un comune denominatore tra la prassi dei «deboli» e dei «forti»; la subordinazione alla fede in Gesù, il ringraziamento a Dio, la dedizione al
Creatore e Redentore (v. 6).
Appartenete al Cristo
morto e risorto
La vera posta in gioco è la coI ■
( munione che scaturisce dalla
comune appartenenza a Cristo. Il
«morire con Cristo» richiama il
battesimo (cap. 6) che integra le
differenze di qualsiasi genere nel
corpo di Cristo (cfr. Gal. 3, 2628). Il «vivere con Cristo» è invece dovuto all’azione vivificante
dello Spirito (Ro. 8, 12ss; Gal. 2,
20s.). I cristiani vivono «per il Signore» (v. 9) in quanto non appartengono più a se stessi/e, non
si realizzano per se stessi ma sono consacrati a Dio (12,1).
Non giudicatevi a vicenda!
Lo Spirito Santo dà «giustizia,
pace e gioia» (v. 17), e non
autorizza, secondo l’apostolo, i
credenti a giudicarsi a vicenda
(v. 10; cfr. 12, 19) in quanto persone accolte da Cristo stesso
(15, 7). Altrimenti si rischia, come comunità, di «distruggere
l’opera di Dio» (v. 20), di vanificare con egoismo autolesionista
(cfr. 8,12ss.) l’azione suprema di
accoglienza messa in atto con
l’opera salvifica compiuta da
Dio per mezzo di Gesù Cristo.
Finché ci si trova sulla comune
base della fede in Cristo, sono
ammessi comportamenti quotidiani divergenti a motivo della
libertà in Cristo. Il limite di tale
libertà è però il profondo rispetto per i «deboli nella fede»; altrimenti si distrugge la comunione
in Cristo e con Cristo. Paolo pertanto non si limita a ricordare a
tutti che dovranno rendere conto di se stessi a Dio (v. 10), ma
che hanno una doppia responsabilità per la crescita spirituale
dei cosiddetti «deboli»; per loro
personalmente ma anche per la
comunità intera («reciproca edificazione», V. 19).
Libertà cristiana
e rispetto reciproco
IL bfano 14, 1-15,13 chiama la
comunità romana alla diversità riconciliata tra persone credenti che pure vivono la loro fiducia in Dio e la loro appartenenza a Cristo con forme, riti e
menù diversi. Il nostro brano
non menziona la «libertà», termine caro a Paolo e diventato
emblematico ad esempio per la
teologia della Riforma con l’espressione della «Libertà del cristiano» di Lutero e lo sviluppo
del concetto nell’epoca moderna. Nella situazione concreta cui
si riferisce Paolo, la libertà delle
azioni e convinzioni personali
(w. 21-23) viene comunque ribadita anche se questa sua affermazione non ha trovato grandi ricadute in tanti secoli di storia delle chiese.
VENERDÌ 19
aprile 2m
Note
omiletiche
a) Rispetto o
lo/Zerann
per i cosiddetti debolp^
condo quali criteri disw
buiamo, nelle nostre J
munità prima di guarda!
in altri «orticelli», |.J
chetta «forte» o «debok
nella fede? A partire,)•
questa prospettiva soltaì
to ci si può poi chiedere!,
e come cercare di avvia»
un vero e sincero " *
tra le diverse parti. Spe^,
nelle comunità si «ton,.
La libertà personale
Ma la libertà personale che
proviene dall’accoglienza
divina, deve pur sempre avere un
suo criterio nel rispetto della coscienza dei «deboli», anche se ciò
comporta anche concreta rinuncia ai vantaggi della propria libertà. Il rischio di spaccature interne e di reciproche condanne
si appiglia spesso all’osservanza
di tradizioni o di comportamenti
senza tenere conto del comune
radicamento nella fede in Cristo.
Paolo non invita perciò alla tolleranza ma all’accoglienza, al profondo rispetto. Ma bisogna ricordare che le «debolezze» dei «deboli» non possono servire come
pretesto per «conformarsi a questo mondo» (12,2)!
rane» minoranze finchi
«non danno fastidio», J
cerando però l'insi^nt,
con la mancanza di unv,.
ro dialogo che ricordi
tutti la comune base.
b) Quale immagine f
comunione cristiana? De»,
farci riflettere a fondi,
l'idea, teoricamente spes»
sbandierata, delle coiti»,
nità cristiane (singole e
collegamento tra di loro)
come luoghi per eccellena
di diversità riconciliatad*
hanno come unico centri
l'appartenenza a Cristo,
c) Qualche attualizzj.
zione del brano. In an
protestante interno accenno solo ad alcuni esempi
che possono trarre beneficio dall'insegnamento siila libertà nella responsabilità del brano paolinito;
celebrazione della Ceni
con vino o succo d'uva;li
sanzioni interne percolerò che fumano, bevonoai
col, consumano forse stupefacenti; ma anche, il
senso lato, i diritti dipantaria partecipazioneii
omosessuali e eterosessuali. In ambito ecumenici:
diverse forme di spiritualità cristiana, propriesoprattutto del cattolicesimo, vengono facilmeite prese di mira da
protestante con unospìi
to di superiorità, ad esel
pio digiuno, veglie dipo
ghiera, osservanza del)
domenica. Bisogna dii
dersi se sia veramentelé
to etichettare come pi»
cristiano o come «legalistico» tali forme di spirto
lità, dato che esse noni
taccano di per sé la co*
ne appartenenza all'uniJ
Signore Gesù Cristo.lt
chiese protestanti distai
po riformato farebbe»
anche bene a riconosce»
e forse a rivalutare
to di positivo posso*
contenere ad esempio'
anno liturgico (contestât
da molte realtà pentito
stali che non vedonoi
senso di tali «tradizioni*
condarie») oppure
forme di vivere e di
mere un'identità com*
tarla attraverso d
comportamentali.
d) Tolleranza al di 'iKf
del contesto comunitif*.
Se proprio di tolleranzo?
vuol parlare in senso p®
tivo e propositivo, to'*
conseguenza
glienza per grazia che
offre e riserva all®*
llrof
istn
«Corr
bre 200
slave 0
tber Kii
religiosi
questa
pebray
piediati
to un ti
mento
scuola (
presso
cob), pi
della P
Jack La
eominis
loscorsi
«Man
'religiosi
te incoi
deEa ca
il Don (
aggiun
Non si
un inse
ma uni
to relig
parte 1;
leligior
passate
dell’altr
conjun
può per
moni cc
eia l’ai
itinéra:
2001 pri
lacob. I
così cor
Répubb
creature umane, - j,
do particolare ma sop' fetnbre.
(Terza di una serie
di quattro meditazioni)
tutto strumentale al
denti e alle credenti in
sto, allora è pur
istruttiva la lettura ^
Trattato sulla tolleranti ^
Voltaire, che può ren
umile ogni cristiano
segnare a rispettare ^
mente la dignità di ,
persona creata a inv*i'
ne e somiglianza di Oi**
Per
approfondii^
- Giuseppe BarbaJ
Le lettere di Paolo. J^bUanc
salvagu
àonale»
situaào
una ma
intende
die pop
torìio di
sciierat:
potrebb
tivismo
Non uni
Frale
igisDe
lancio I
prograi
scuole!
fine del
pograir
liceo, eh
lostudk
fatto rei
mai esse
liito del
lettere, I
fia, arte
categori
■posto a ]
ilei ed e
■li purità
Plutidisi
Scoperti
persona
fiori. Ne
Pogran
rigore
Foi
ùapp
isità c
iPoanti,
P'ofessii
»e dein
^Oiie» r
, -0 e I
i'eracci
ambiti
Leone X, Claudiana, ^
no, 1976, 3aediz. a
di Giovanni Mieg^
«vS;ta%j;
Tolleranza. La itìrL^
la ragione contro 9 ere
natismo, Demetra,
lengo, 1995.
'iibblic
Boria, Roma, 1980- ”>^uc
- C. E. B. Cranfia^' Onferm
lettera di Paolo None
(Voi. 2: Capitoli ^ '^para
Claudiana, Tonno, z % fg|j
- Martin Luterò,^ | g
del cristiano.
®gia,
lemi
3
,^ERDÌ 19 APRILE 2002
;mexe
PAG. 3 RIFORMA
:he
tollerane
eoo//? 5^
®''' distrt
lostre co,
guardare
li», l'etr
«debole,
'artired,
va soltao
fiiedere
di avviare
u dialogj
'di. Spese,
si «tolle
ze finciij
tidio», la.
i'insienie
I di un ve.
ricordi
3ase.
nag/ne t
3nd? Qgyg
a fondi
nte spessi
■iie corrili,
ngoie e
'a di lori
eccellerla
iciiiatadie
ico centro
I Cristo.
ttualizi).
In ambito
rno accesi,
mi esempi
rre bene«mento sol
esponsabh
paolinico:
iella Ceai
0 d'uva; Il
a per colobevono ai
forse itianche, il
itti di paiazione di
terosessia
cumeniti;
di spirito
jroprie»
lattolicesi
facilmeia da parti
1 uno spiri
a, ad esei
glie di pe
anza det
ogna d |
mente kjj
come pò»
e «legaliili
di spirto
-sse nonisé la conir
za all'urlio
Cristo. Il
nti di stai
farebbe»
riconosce»
stare qu»»
3 posso*
esempiof
(contestai
:à pentec»
vedono'
adizioni»
ipure alt»
; e di
ità corti*
rso
ali.
j aldifixf
omunitn^,
olleranzi;
senso po*
itivo,
dell'ac»
izia (
/a alle si
le, e in
ma sopì
tale ai
denti inu
our semi
lettura
■o//eranS,
)uò rcnd»
stiano e
I Francia: pubblicato il rapporto di Régis Debray commissionato lo scorso dicembre
Insegnare il cefatto religioso» a scuola
Ifopporto del noto intellettuale francese, commissionato dal ministro francese olla Pubblica
istruzione, prevede l'insegnamento del fatto religioso nell'ambito delle materie curricolari
«Come capire l’il settembre 2001, le lacerazioni jugoslave 0 la vita di Martin Luther King senza conoscenze
«ligiose?». È per rimediare a
juesta incultura che Régis
mbray, il noto intellettuale
mediático francese, ha redatto un rapporto suH’insegnaj,gnto del fatto religioso a
scuola (pubblicato il 16 aprile
presso
le edizioni Odile ]a
ettare
vei
j a in»""
za di Di"
ondir<
basi'
aoiu- ■ i-iuai
980. ^ 'llbbl
'Saggio dal politeismo al
Monoteismo».
Formazione degli
insegnanti
Ji^^PPorto insiste sulla «nedi attrezzare gli insejj.J'M, intellettualrnente e
h./ooionalmente» e proposi ®' moduli «laicità e reliue» nella formazione ini
w ® ® dno stage nazionale
.J^O'-Dademico annuale nel^^bito della formazione
ministro della
istruzione ha già
to'i fi insegnanti per
_ O/lOtt .. P^rSrli aH //il ffrrvn t n ro il
ino ad «affrontare il
tero, Di'* ie, *8'“« senza comples■ ®"0''i"- A questo
idiai^O' verrà creato un Isti
;diz- (0^ in scienze del
(al quale parteci
larie no il Centro naziona
1 '■inerca scientifica
università
itro o?^JLV®arc
"'"PI"
fflb), par conto del ministro
iella Pubblica istruzione,
lackLang, che glielo aveva
cjmmissionalo aU’inizio delloscorso dicembre.
«Mancare di informazioni
eligióse rende assolutamente incomprensibile i timpani
della cattedrale di Chartres o
il Don Giovanni di Mozart aggiunge Régis Debray -.
Hon si tratta di promuovere
tin insegnamento religioso
ma un insegnamento del fatto religioso, lasciando da
parte la verità ultima delle
leligioni». «L’ignoranza del
passato e delle credenze
dell’altro è gravida di luogh-i
comuni e di pregiudizi» e
può perfino alimentare i «desioni comuhitaristi» denuncia l’autore di «Dieu, un
itinéraire» pubblicato nel
ZOOl presso le edizioni Odile
lacob. Nel definire là laicità
così come fu concepita dalla
Repubblica francese oltre un
secolo fa come «un riflesso di
salvaguardia dell’unità naàonale», egli afferma che la
Situaàone attuale «autorizza
unaihaggiore audacia». Egli
intende rassicurare sia i laici
ctepotrebbero vedervi «il ritcÉo di un clericalismo masclierato» sia i credenti che
potrebbero temere un «relaiMsmo denigratore».
Non una materia aggiuntiva
Fra le proposte avanzate da
ffigisDebray troviamo: un bilancio dell’evoluzione dei
programmi del 1996 nelle
scuole medie e superiori; la
FnedèU’alleggerimento dei
programmi di storia in prima
“Ceo, che rendono opzionale
la studio del fatto religioso; il
atto religioso dovrebbe orasi essere insegnato nell’amWto delle materie esistenti;
attere, lingue, storia, filosofa, arte e musica. Rifiutando
Alegóricamente di dargli un
po a parte, per motivi prajcied etici, Debray propone
fjptótare sui nuovi percorsi
PWdisciplinari: itinerari di
Reporta nelle medie, lavori
■ ,4iyi?®ali guidati nelle supeIdeile elementari i nuovi
[legrammi, che entreranno
lore fin dal prossimo setiro, menzioneranno per
prima volta che, in storia,
i dovranno imparare
etra.
e I centri
facoltà di
privati____________
lisalo ’ biblica di Ge*Hrne), che sarà guidato
Giovani donne musulmane indonesiane
dalla V sezione delle scienze
religiose deU’«École pratique
des hautes études» presso la
Sorbona. «In Francia abbiamo un centinaio di specialisti
delle religioni e circa 100.000
professori di storia, lingua, filosofia e lettere - rileva Debray Occorre dunque chiudere le lame delle forbici attraverso la mobilitazione dei
ricercatori e la persuasione
degli insegnanti». Debray
prevede inoltre di elaborare
mezzi pedagogici adeguati
(manuali, cd rom) e di valutare quelli esistenti, con audizione di rappresentanti delle
religioni e delle famiglie di
pensiero che accetteranno di
partecipare al dibattito.
Le reazioni
dei responsabili religiosi
Jack Lang ha consegnato
ufficialmente il rapporto Debray ai responsabili religiosi
in occasione di una colazione
il 12 marzo scorso, a Parigi,
prima di consegnarlo alla
stampa. Erano presenti Marianne Carbonnier-Burkard,
decana dell’Istituto protestante di teologia di Parigi, e
Jean Baubérot, presidente
dell’«ÉcoIe pratique des hautes études». Il pastore JeanArnold de Clermont, presidente della Federazione protestante di Francia, ha dichiarato: «È un buon primo
passo. Mi ritrovo totalmente
nel rifiuto di ampliare i programmi e nell’accento posto
sulla formazione degli insegnanti. Régis Debray ha scritto che la laicità non è un’opzione spirituale fra altre ma
ciò che rende possibile la loro coesistenza. È una definizione interessante perché il
riconoscimento da parte della laicità del posto delle minoranze religiose è la grande
questione degli anni futuri».
Anche mons. Patrick Valdrini, rettore deU’istituto cattolico di Parigi, si è detto favorevole: «inserire in un quadro
laico questa presa in considerazione del fatto religioso
nell’insegnamento non dispiace alla Chiesa cattolica,
anzi. L’idea di un istituto europeo delle scienze del fatto religioso è ottima, siamo
pronti a lavorarci. Capisco
che lo Stato non intenda crea
re una nuova materia scolastica. Ma istillare dosi omeopatiche in ogni materia significa
far gravare tutto il peso sulla
formazione degli insegnanti.
E questo non sarà facile».
Il rabbino Hàim Korsia, segretario del Gran Rabbino Sitruk, ha aggiunto: «Queste
proposte misurate vanno nella giusta direzione. La scuola
non fornisce un insegnamento religioso ma una cultura
generale. Il fenomeno religioso viene riconosciuto come
uno dei grandi motori della
società. Ma occorrerà trovare
il modo di convalidare le conoscenze acquisite dagli
alunni. Penso inoltre che li
personale religioso (imam,
rabbini, preti, pastori) dovrebbe partecipare all’elaborazione dei programmi degli
istituti universitari di formazione degli insegnanti».
Accoglienza favorevole
da parte laica
lean-Louis Biot, del Comitato nazionale di azione laica
(Cnal) si congratula per l’iniziativa: «Fin dall’inizio, il ministro ha tenuto a togliere
ogni ambiguità ed ha chiaramente affermato che si tratta
di affrontare le religioni come fatti di civiltà. È un richiamo di principio ma era
necessario. (...) Le misure
annunciate vanno nella giusta direzione, in particolare
per quanto riguarda la formazione degli insegnanti. (...) Il
ministro ha preso coscienza
delle carenze e dell’urgenza a
questo riguardo».
Jean Baubérot, presidente
dell’«École pratique des hautes études» presso la Sorbona,
ha dichiarato in un’intervista
al settimanale «La vie»: «Lo
studio delle religioni è necessario per capire il contesto sociale; la Francia ospita le comunità musulmane e buddiste più numerose dell’Unione
europea, e ci sono altrettanti
cristiani praticanti che iscritti
ai sindacati». (bip)
Ha tenuto la sua Assemblea generale il 23-24 marzo scorso
La Federazione protestante di Francia
riafferma il proprio impegno ecumenico
Riunita in Assemblea generale il 23 e 24 marzo scorso, la
Federazione protestante di
Francia (Fpf), che riunisce 16
chiese (o federazioni di chiese) e 60 associazioni, ha riaffermato il proprio impegno
ecumenico nonostante le divergenze di approccio fra i
suoi membri. L’ecumenismo
costituiva l’argomento principale di questa Assemblea. Per
l’occasione, era stato invitato
il cardinale Walter Kasper,
presidente del Pontificio
Consiglio per l’unità dei cristiani. «Comprendiamo l’unità della Chiesa sia come un
dono di Dio sia come una testimonianza da vivere, un’ubbidienza al Cristo e un servizio nella disponibilità allo
Spirito Santo. La diversità delle chiese cristiane, i dibattiti
che essa suscita, le nostre differenze e perfino le nostre divergenze sono tanto una ricchezza da vivere e da condividere quanto una sfida da raccogliere», sottolinea la raccomandazione finale della Fpf.
«L’ecumenismo non vuol
dire un ritorno a Roma», ha
sottolineato il pastore Gill
Daudé, responsabile del servizio ecumenico della Fpf. I
delegati hanno potuto misurare le divergenze esistenti
con il mondo cattolico ascol
tando l’intervento del cardinale Kasper. Teologo che ha
partecipato attivamente all’accordo luterano-cattolico
sulla giustificazione, il prelato
cattolico ha in particolare ricordato le posizioni romane
in materia di ecclesiologia,
uno dei principali nodi attuali
dei dibattiti ecumenici. Ha
inoltre «invitato» e incoraggiato i riformati a «osare fare»
il passo verso un’adesione alla Dichiarazione comune sulla giustificazione.
Nel suo messaggio, il pastore Jean-Arnold de Clermont, presidente della Fpf,
ha affrontato il dossier politico dei rapporti tra le chiese e
10 stato, regolati in Francia
dalla legge del 1905. Di fronte
allo sconvolgimento del paesaggio religioso francese e
nella prospettiva del centenario della legge, il dibattito
comincia a emergere pubblicamente su queste questioni.
11 presidente della Fpf si è
detto legato ai principi di separazione e di laicità stabiliti
nel T905; ha chiesto però una
riflessione: «Si sta avverando
ogni giorno di più che nella
sua applicazione, questa [legge del 1905] ha bisogno di essere profondamente rivisitata», ha dichiarato.
Dopo un incontro, lo scor
so autunno, con la Chiesa
cattolica per studiare questa
questione, la Fpf ritiene che
«il 90% dei problemi sono comuni». Una delegazione ufficiale della Chiesa cattolica,
guidata dal nunzio apostolico, è stata ricevuta, il 12 febbraio scorso, dal primo ministro Lionel Jospin e dal ministro dell’Interno e dei culti,
Daniel Vaillant. Al termine
dell’incontro, è stato convenuto di istituire un «vertice»
annuo; inoltre saranno creati
gruppi di lavoro per studiare
le questioni poste dall’applicazione delle leggi di laicità.
«Chiaramente, il governo
ha scelto un dialogo privilegiato con la Chiesa cattolica
romana, probabilmente a
motivo del trattato internazionale che la Francia ha firmato con il Vaticano nel
1923», ha detto con rammarico il pastore de Clermont.
Nell’affermare la sua «ferma
risoluzione» di far sentire la
minoranza protestante, il pastore de Clermont ha chiesto
al governo di discutere con le
altre confessioni religiose
presenti in Francia: «Auspichiamo che la struttura di
concertazione istituita con la
Chiesa cattolica venga allargata all’insieme dei culti», ha
precisato. (eni)
DAL MONDO CRISTIANO
ili Inviata dalla Federazione evangelica argentina
«Lettera pastorale» alle chiese
BUENOS AIRES — «Di fronte ai danni che la globalizzazione selvaggia ha causato in Argentina, come cristiani siamo chiamati a unirci e a creare comunità che siano un annuncio della giustizia e della fiducia che ci dà la nostra fede
in Cristo». Così è scritto in una «lettera pastorale» inviata a
tutte le chiese evangeliche presenti in Argentina lo scorso 4
aprile dalla locale Federazione evangelica nazionale (Faie).
«La tragica situazione attuale deve spingerci a unirci a tutti
coloro, credenti e non credenti, che condividono la visione
di un mondo nuovo e giusto in cui tutti sono artefici di un
destino comune», conclude la lettera. (nevipe)
5; Dopo l'accordo firmato nel dicembre 2000
Il ruolo delle chiese nel processo
di pace tra Etiopia ed Eritrea
ADDIS ABEBA — C’è stata una significativa schiarita nella
disputa sui .confini tra Etiopia ed Eritrea. Buona parte del
merito va allo sforzo delle chiese locali (protestanti, ortodossa e cattolica) che dal 1998 hanno datò vita a una serie di
colloqui per riportare la pace tra le due nazioni, che dal dicembre 2000 hanno sospeso le ostilità, firmando ad Algeri
un trattato di non belligeranza. Particolarmente attiva nel
processo di pacificazione è stata la Chiesa evangelica etiopica Mekane Yesus (3 milioni di fedeli), che dal 1963 fa parte
della Federazione luterana mondiale. (nev/lwi)
Chiesto formalmente dalla Sinistra unita
Spagna: rinegòziare il concordato
con la Chiesa cattolica romana
MADRID — In Spagna il partito della Sinistra unita ha
chiesto formalmente al governo che vengano rinegoziati gli
accordi sottoscritti con la Chiesa cattolica, con particolare
attenzione agli articoli del concordato che riguardano l’attribuzione di denaro pubblico alle opere cattoliche. La richiesta inoltre è di dar vita a un approfondito dibattito parlamentare sulla costituzionalità di tali accordi. (nev/cp)
Si svolgerà dal 22 al 26 aprile nella capitale
Ecuador: 2° Congresso nazionale delle
organizzazioni evangeliche indigene
QUITO — Sarà dal 22 al 26 aprile prossimi il 2° Congresso
nazionale dei pastori e delle organizzazioni evangeliche indigene dell’Ecuador (Feine). Nella capitale, Quito, si riuniranno oltre 600 pastori in rappresentanza delle 2.300 comunità evangeliche indigene del paese: una realtà in grande
espansione. All’ordine del giorno del Congresso c’è in particolare il rafforzamento della struttura organizzativa del Feine e un dibattito sulla linea da adottare in vista delle prossime elezioni politiche che si terranno in agosto. (nev/ns)
400 biciclette in omaggio ai pastori di Cuba
Solidarietà tra la Chiesa metodista
Usa e la Chiesa metodista cubana
L’AVANA — La Chiesa metodista degli Usa, nonostante la
politica governativa, mantiene stretti rapporti con la Chiesa
metodista cubana, una delle denominazioni evangeliche
che più si è diffusa nell’isola. Curioso l’ultimo gesto di solidarietà: i metodisti americani hanno inviato ai pastori cubani 400 biciclette per agevolare la loro azione evangelistica.
«Un seme che darà molti frutti» ha risposto, ringraziando, il
corpo pastorale metodista cubano. (nev/cp)
Lo rivela un capillare sondaggio della Uebe
Spagna: crescono i battisti
MADRID — All’inizio del terzo millennio l’Unione evangelica battista della Spagna (Uebe) ha svolto un capillare
sondaggio tra le comunità, registrando una significativa crescita ed espansione della propria presenza. Attualmente i
membri di chiesa sono 8.500 (4.950 nell’ultimo censimento
del 1967), i pastori sono 100 (48 nel ’67), i missionari 12 e le
opere assistenziali 13, in varie regioni della Spagna, (nev/cp)
^ Costituito un Consiglio consuntivo
Russia: quattro gruppi protestanti
chiedono una maggiore visibilità
MOSCA — Quattro gruppi protestanti hanno fondato
un’organizzazione che sperano consenta loro di avere una
più efficace incisività pubblica. In una conferenza stampa
tenuta a Mosca il 5 marzo scorso gli avventisti, i battisti e
due associazioni pentecostali hanno annunciato la costituzione del «Consiglio consultivo dei capi delle Unioni protestanti», una coalizione che affronterà argomenti politici e
giuridici che potrebbero avere un impatto sulla religione. Il
responsabile della chiesa awentista della Russia occidentale
ci tiene a rilevare che tale alleanza non rappresenta un’unione di fedi, ma un mezzo per esprimersi congiuntamente su
temi di comune interesse. In una recente intervista rilasciata
ai giornale Moscow Times, egli ha affermato che stanno progettando di migliorare la cooperazione nei progetti sociali e
religiosi. Prossimamente il Consiglio interverrà in merito a
un disegno di legge che vorrebbe distinguere fra chiese «tradizionali» e «non tradizionali». Il nuovo Consiglio si incontrerà una volta ogni mese e la partecipazione è naturalmente
aperta ad ogni altro gruppo protestante. (adn)
4
PAG. 4 RIFORMA
La cancellazione di questa memoria scomoda sottolineata in un libro recente
Evangelici i fondatori del Barcellona calcio
Negli anni Cinquanta, in piena dittatura franchista, si effettua con meticolosità la rimozione
delle origini straniere e protestanti di una della più importanti società calcistiche spagnole
PETER CiACCIO
MÉS que un club (Più di
un club) è il motto del
Barcelona, conosciuto anche
come Barga, una delle squadre più amate nel panorama
calcistico internazionale.
Molto si è scritto sul Barga,
sulla storia, sul mito, sulle
vittorie sportive. Un giornalista evangelico. Agusti Rodes i
Català, riesce nel suo libro*
ad aggiungere qualcosa di
nuovo alla storia del glorioso
club. L’autore porta alla luce
la genesi dimenticata del
Barga. Non solo, il libro è un
affascinante affresco del luminoso periodo del Modernismo, spento dal buio della
guerra civile e del franchismo. Quegli anni fanno da
sfondo alla fondazione del
Foot-ball Club Barcelona, la
squadra che da tempo immemore è la bandiera della cultura catalana. Proprio su
questo «immemore» l’autore
interviene, ricordandoci come i miti vengono costruiti, a
volte con sprezzo della storia
e della memoria.
La novità di questo testo
Sta nell’inedito punto di vista; quello dei protestanti, catalani o stranieri, presenti in
quel periodo a Barcellona. Da
secoli la Spagna si ergeva come baluardo del cattolicesimo. L’autore cita un politico
che nel 1880 dichiarò: «Spagna, evangelizzatrice di mezzo globo; Spagna, martello
degli eretici, luce di Trento,
spada di Roma, culla di Sant’
Ignazio (...): questa è la nostra grandezza e la nostra
unità». Ciononostante, il pro
testantesimo entrò in Spagna
e a Barcellona già nel 1855.11
fiorire del commercio nella
città attirò numerosi uomini
d’affari stranieri, molti provenienti da culture protestanti.
Sorsero così le prime chiese
evangeliche con l’appoggio
dei consolati.
Nel 1884 arriva in città un
agente assicurativo, lo zurighese Hans Camper, colui
che nel 1899 fonderà il Barcelona. L’etica protestante di fine Ottocento enfatizzava 1’
importanza della cura del corpo e dello sport. Alcuni club
inglesi (a esempio Aston Villa,
Everton e Southampton) sono
stati fondati dalle chiese. Il
nascente Ymca (Young Men’s
Christian Association) fondava palestre. Tra l’altro, si riteneva che lo sport tenesse i
giovani lontano da alcol e
prostituzione. Non è un caso
che nel 1896 si svolgano le
prime Olimpiadi moderne. In
questo quadro Camper, con
I protestanti catalani
contro il franchismo
La Società biblica pubblica
il Nuovo Testamento in catalano nel 1832: diventa il libro
più venduto nel primo terzo
dell’Ottocento. Nel 1847, i
consolati stranieri formano il
«Comitato consolare per i cimiteri protestanti». Il protestantesimo entra in Catalogna grazie al cantante, d’opera Francese de Paula Ruet i
Roset che, recatosi a Torino
per affinare le sue tecniche,
torna a Barcellona nel 1855,
come missionario della Chiesa valdese di Torino: in sette
mesi è arrestato, spogliato
dei suoi beni e bandito.
La diaspora catalana fu riunita nel 1870 dal pastore Antonio Vallespinosa in una
chiesa che ospitava anche i
protestanti tedeschi e svizzeri. Nel 1871 gli inglesi fondano la Chiesa metodista. Nel
1874 viene fondata la «Casa
di riposo per poveri e malati
del distretto di Gracia e di
Barcellona», primo nucleo
deir«Infermeria evangelica»
del 1879. Nel 1885 nasce la
Chiesa evangelica di lingua
tedesca con oltre 300 stranieri, protetta dal Kaiser. Nel
1894 viene fondato il Colegio
Alemán, dove i protestanti
potevano studiare (Franco lo
trasformò in una scuola cattolica, ribattezzandolo Colegio San Alberto Magno, come
lo troviamo oggi).
Nel 1899 un protestante,
Hans Camper, fonda il Football Club Barcelona. Nel febbraio 1928, il giovane Dietrich Bonhoeffer verrà mandato
a svolgere il suo anno di vicariato nella chiesa di lingua tedesca. Nel 1930 Hans Camper, in bancarotta per il crollo di Wall Street, si uccide;
stranamente la Chiesa cattolica si impone e ne celebra le
esequie, come fosse un cattolico non suicida. Nel 1932, gli
svizzeri lasciano la chiesa di
lingua tedesca, accusando i
cittadini del Reich di filonazismo. Nel 1936 quasi tutti i
protestanti si schierano per la
Repubblica, che ha tra i suoi
obiettivi la fine del dominio
cattolico in Spagna. Nel 1939
l’Infermeria evangelica sarà
costretta a diventare l’Ospedale delle colonie straniere;
solo nel 1964 si potrà chiamare «Ospedale evangelico».
gioventù evangelica
E in distribuzione il numero 178 (inverno 2001) di
«Gioventù evangelica». In
questo numero pubblichiamo
due studi biblici in forma narrativa (Thomas Soggin, Maria Girardet Soggin), due
studi sulla globalizzazione (Giorgio Guelmani, Franco
Giampiccoli), una riflessione sull'impegno per la pace degli
evangelici (Eugenio Rivoir); un intervento sulla sinistra dopo il G8 di Genova e dopo l'11 settembre (Michele Rostan), e uno su battesimo dei credenti e identità battista
(Italo Benedetti); più il consueto inserto «Judaica» a cura
della libreria claudiana di Milano.
alcuni colleghi e membri di
chiesa, decide di dedicarsi al
calcio ma nessun club li accoglie. La ragione ufficiale era
che non si volevano stranieri:
la ragione sostenuta, e provata, dall’autore era che i protestanti a Barcellona erano
malvisti, un protestante autoctono era considerato uno
straniero. Non abbiamo problemi a dubitarne, visto che
la considerazione dei protestanti in Italia è stata simile.
Allora Camper e i suoi decidono di fondare un club
calcistico da soli, ma aperto a
tutti: chiamano il club Barcelona, perché deve essere un
servizio per tutta la città. La
storia travagliata di questo
gruppo di pionieri, l’etica
sportiva legata all’etica protestante, l’ostilità nei loro
confronti da parte delle autorità, l’oblio a cui sono stati
condannati i fondatori del
Barcelona e il loro ambiente
culturale, sono illustrati in
questo libro in maniera appassionante. La cancellazione della memoria è stata effettuata con meticolosa efficienza: negli Anni 50 si raccolsero fondi per la costruzione del nuovo stadio «Hans
. Camper»; nel 1957, l’impianto fu inaugurato senza un nome (Campo Nuovo), non potendo avere il nome di uno
straniero protestante. In esso
si trova una cappella e, in caso di vittorie importanti, la
squadra intera, per tradizione, compie un pellegrinaggio
alla Madonna di Montserrat.
Come il Real Madrid è stato
una delle chiavi di volta del
consenso al franchismo, il
riuscire a dominare e a dirigere la passione e l’amore di
cui gode il Barga è stata considerata la chiave per dominare la cultura catalana. Questa cattolicizzazione del
Barga si oppone alla laicità
dei club fondati da protestanti in Inghilterra. L’autore
rileva la vocazione laica della
diaconia protestante: ricorda,
ad esempio, la Croce Rossa e
la recente campagna per la
cancellazione del debito Jubilee 2000, nate protestanti
ma definitesi poi laiche.
L’aspetto più interessante
dell’opera è che non si tratta
di un libro scritto per l’ambiente evangelico né un testo
autocelebrativo, pur potendo
essere orgogliosi di avere un
qualche legame con la fondazione del Barcelona. Non è
un testo polemico, nonostante si dimostri come la
cultura protestante sia stata
negata. L’autore ha narrato
un frammento della storia
del Barga, rivolgendosi al
tifoso, alla persona che ama
il calcio o che, semplicemente, vuole saperne di più; per
questo motivo accenna all’etica e alla pedagogia protestante alla base della fondazione del club. L’autore si
comporta come avrebbe voluto Hans Camper: nonostante l’esclusione subita, la
nostra etica richiede che le
nostre opere siano per tutti.
È il modo migliore di onorare
la memoria di chi è stato dimenticato.
(*) Agustì Rodes i Català: The
Founders of F.C. Barcelona. Col.
leccio Historia de Catalunya, Ed.
Joica, Barcelona, 2000, pp. 172.
Una società sportiva
di proprietà dei tifosi
Il Barga è uno dei pochi
grandi club al mondo ad appartenere ai suoi tifosi. Ogni
partita è un’assemblea di soci
appassionati che aspetta di
vedere il consuntivo del proprio progetto. La passione
prende anche i suoi giocatori: l’astro olandese Johann
Cruyff chiamò il figlio lordi,
come il patrono della città.
Il Barga incarna l’orgoglio
catalano rispetto al potere di
Madrid. Negli anni dell’appiattimento franchista verso
una sola cultura, una sola lingua, un solo popolo, il Barga
ha rappresentato uno dei baluardi della resistenza all’omologazione. Calcio e propaganda spesso vanno d’accor
La città del «Modernismo»
Barcellona. L’ingresso della chiesa metodista
do (ricordiamo i Mondiali
nell’Argentina di Videla). In
Spagna, negli Anni 50, il Reai
Madrid conquistò un’immortale fama internazionale, vincendo 6 delle prime 7 Coppe
dei Campioni. Perciò, il Caudillo premiava la squadra
ogni anno, dicendo «Prima,
all’estero, ci odiavano. Ora,
grazie a voi, ci amano!». A
Barcellona, punita per decenni per essersi schierata con la
Repubblica, la cultura locale
era schiacciata, la lingua vietata. L’orgoglio catalano esplodeva quando il Reai entrava al Camp Nou: le vittorie
casalinghe erano accompagnate da 90.000 voci che si levavano contro Franco.
Nel 1854 si demoliscono le
mura medievali di Barcellona
per far posto all’espansione
(Eixamplé) della città, collegando la parte vecchia con i
comuni, ora quartieri, di Gracia, Sants e Les Corts. La città
vive la sua Belle Epoque, qui
definita Modernismo. Tale periodo è caratterizzato dall’urbanistica razionale dell’
Eixamplé e dalla stravaganza
di alcune costruzioni, alcune
delle più famose progettate
da Antoni Gaudi. Del grande
architetto catalano, ricordiamo la Pedrera, il Pare Guéll e
l’incompiuto Tempio espiatorio della Sagrada Familia.
Barcellona diventa un importante nodo commerciale
e ospita ben due esposizioni
universali (1888 e 1929). Questo periodo florido per la città
si conclude con la sua caduta
per mano della Falange franchista alla fine della guerra
civile (1936-38). La Barcellona che conosciamo oggi è
quella che abbiamo ereditato
da quegli anni, eccetto per le
modernizzazioni e le bonifiche di alcune zone per le
Olirripiadi del 1992.
Librerie
CLAUDIANA
MILANO: via F. Sforza,
12/A;tel. 02/76021518
TORINO: via Principe
Tommaso, 1 ; tei. 6692458
TORRE PELLICE: piazza.za Libertà, 7; tel.012191422
FIRENZE: Bg. Ognissanti
14/r; tei. 055-282896
ROMA; Libreria di cultura
religiosa piazza Cavour, 32;
tei. 06/3225493
Chiesa metodista di Padova
La «Charta oecumenica»
patto tra gentiluomini
isi, entri
iietcanti
iella po\
itrisveg
mèsta
¡appunto
pauperis
"lesiti
;jWdenti:
PAOLO T. ANGELERI
Cf ERA grande attesa, negli
ambienti ecumenici padovani, per la conversazione
di Paolo Ricca (21 marzo nella chiesa metodista) sulla
Charta oecumenica: attesa
non delusa dall’oratore, che
ha cercato di evidenziare sia
gli aspetti negativi sia quelli
positivi di questo impegno fra
le tre grandi chiese europee.
Il termine stesso di Charta, ha
esordito Ricca, potrebbe far
pensare a un vincolo di natura giuridica, mentre si tratta
piuttosto di una «auto obbligazione» da parte delle chiese, un patto fra gentiluomini,
con valore soltanto spirituale
e morale. Due gli aspetti positivi: per la prima volta le chiesa hanno usato una terminologia biblica e ogni «titolo» è
stato aperto, nel testo, da un
versetto; d’altra parte risulta
evidente che la Charta è frutto dello spirito che ha animato l’Assemblea di Graz (1997),
in cui i partecipanti avevano
avvertito un rispetto reciproco tale da consentire di sentirsi tutti a proprio agio.
Ma vi sono anche aspetti
negativi. Quando nel Titolo 1
si parla di unità, si insiste sulle «differenze essenziali» che
sul piano della fede impedirebbero ancora l’unità visibile. Ricca ba dichiarato di ritenere impropria questa espressione, perché le differenze a cui si fa riferimento
non sono sul piano della fede, ma solo della dottrina interpretativa. Per ciò che concerne a esempio la santa cena (o eucarestia), siamo tutti
concordi nel ritenerla una
forma di particolare fruizione
della presenza di Cristo. Questo, ovviamente, sul piano
della fede. Quanto poi al modo in cui questa presenza si
verifica, esistono differenze
dottrinali che la concordia e
l’unità non escludono, ma
devono accogliere come arricchimento: la vera sfida del
movimento ecumenico consiste nel raggiungere l’unità
pur mantenendo la diversità.
Nel Titolo II si parla dell’annuncio dell’Evangelo con
un chiaro riferimento a uno
scambio di esperienze sul
piano della catechesi e della
pastorale. Non è dichiarata
però la condanna del proselitismo come concorrenza nei
confronti di chiese sorelle. La
Chiesa ortodossa russa contesta (al cattolicesimo e ad alcune chiese riformate) un
proselitismo che approfitterebbe del disagio, conse
mc
COI
Ica che
'»lirient
timprii
et
sic
lolsvo
ache a i
delmvir
molo at'
d(Saie;a
■Ui
lap
eia
guente alla generale crisi eof
nemica e politica dell’ex ài.
pero sovietico, per reclutati
000"« adepti. La Chiesa cat<
tolica, fra l’altro, ha costrailo
in quel paese un apparatof
rarchico ecclesiale spropoizionato all’esiguo numeroi
suoi fedeli. A una chiesa sotd'
la, sostengono gli ortodossi
non può essere riservata uiì
concorrenza di questo tipi:
Lodevole invece l’atteggi
mento del card. Martini e|
Consiglio delle chiese evai|
fiche tedesche, che hani
preferito domandare jll|
chiesa russa le modalità ili
possibile aiuto fraterno ilil’azione evangelizzatrice;!
comportamento, questo,!
armonia con lo spirito diP#'
lo, che alla chiesa di Corii!
chiese di effettuare unacoEtt
ta a favore dei fratelli di Gei
salemme, e si trattava di dii
sa non certo in conson
con la sua predicazione.
È importante infine
chiamo alla validità dellaiL
chiarazione sulla irreversiE
lità del dialogo; «Non c'èi
ternativa al dialogo» (Il
mentre è contestabile facci
no piuttosto generico alle!
dell’Oriente, diverse dall’E
mismo e dall’ebraismo, hi
date con la rapida definiti
di «religioni orientali».
Interessante il dibatti
successivo: è stato rilew
che la Charta è per .
verso ambigua e lascia intj
dere.messaggi inesatti:'
esempio che le chiese fin
tarie si considerino
si riconoscano reciprocan|( jjj
itidi
CO
lando l£
Nterit
:olta d
ito* svil
teco e
afoni
iggh
lone d
, Icosa
Nsivt
!®ggettc
-la poet
Jora vi
.Ptoieti
isione
te
• a'^ll'ffPusco
I,. come testimoni ueu
vangelo: tale riconoscimi oelan
ancora purtroppo non e® ^
e la richiesta di inserire nj ^ ^
Carta costituzionale europ
attualmente allo studio un
ferimento al contributo 0
dal cristianesimo .
zione dell’Europa ■,
lascia spazio al parallelo
noscimento di altre comP
nenti religiose, altrettanto ge
lide e importanti. OPP°^ ■
sarebbe stata una rmW®* j ®V;
rafforzamento delle ist»
ni europee in difesa dei
di tutti. Con queste obie
il pastore Ricca si è dicn^ MDl
d’accordo, aggiungend
l’apporto degli ebrei, d®,
slam, del mondo class ,
dell’umanesimo laico èi
l’Europa altrettanto^pr®^,
e importante di quello
no: se nella Charta foss isatnen'
inserita una dichiara
più laica, sarebbe sta flotig
evidente l’opposizion
chiese firmatarie al rito ®l;P6-482
qualsiasi tipo di clerica!
noti
ino
'aia nal
5
19 APRILE 2002
Cultura
f Presentato a Venezia il libro di Carlo Rapini sul primo secolo di storia valdese
Le peculiarità del movimento valdese
Povertà, risveglio della fede, ruolo dello donno, libertà dello predicazione e autorità
éella Scrittura. Interesse per le esperienze parallele di Valdo di Lione e Francesco d'Assisi
PAG. 5 RIFORMA
ffinERICAAMBROSINI
»
; crisi ecO’
leU’ex in.
recluí®
blesa cal
i costruiti
: spropoiumeroi
ilesa sottiortodossi
ìrvataiiis
lesto tip
’atteggimini e "
(I past. Plescan ha ricordato
come la storia debba avere
^afiinzione vitale per l’auto“ jenza di tutti ma in modo
jcolare dei credenti, seMdo il precetto dell’Esodo
Sora i vostri figli vi chiedevo...») 6’ iri piena sintonia
joule affermazioni dell’autoi¿ba invitato alla prudenza
¿presentare come precur^Vi della Riforma i «poveri
¿0 spirito», in realtà piena
8ite inseriti nella cultura
pro tempo e proñti a cita(dlccanto alla Scrittura, pailrilella Chiesa e addirittura
ionisti. Tanto Plescan che
barese hanno segnalato le
in cui vengono riconaderati il tradizionale paralle^traValdo e Francesco d’Asjisi, entranibi laici, entrambi
lercanti, entrambi estimatori
fella povertà e desiderosi di
»risveglio della fede (a quell è stato sottolineato, era
punto finalizzata la scelta
l'auperistica) eppure diversi
negli esiti del loro itinerario di
ttedenti: soprattutto per il diletso modo di porsi in reladone con l’autorità ecclesialücache pure, come Papini
¡inirientemente documenta,
iiunprimo momento vide in
Valdo e nei suoi seguaci dei
pfflosi collaboratori,
lotevole rilievo è stato dato
anche a un’altra peculiarità
delmovimento valdese, cioè il
tuob attivo conferito aiie
doBue; a questo proposito, ii
Il 21 marzo ha avuto luogo a Venezia, al Centro culturale Palazzo Cavagnis, la presentazione del volume dedicato da Carlo
Papini alla nascita e agli sviluppi del valdismo medievale*.
All’incontro hanno partecipato dinanzi a un folto e attento
pubblico, insieme all'autore, il pastore Gregorio Plescan e
Gianfranco Ferrarese, docente di Storia del cristianesimo
all’Università di Venezia. Entrambi concordi nell’apprezzare la
vivacità espositiva che rende piacevole anche per il lettore non
specialista la lettura ài questo pur così impegnativo lavoro, i
due relatori si sono soffermati su alcuni tra i molti spunti di riflessione suggeriti dal libro, privilegiando quelli che più direttamente interpellano il credente del giorno d’oggi.
prof. Ferrarese si è domandato se al giorno d'oggi fra le
donne sia tuttora vivo il desiderio di predicare TEvangelo
anche a costo della vita. Il docente ha posto altri quesiti,
tutti carichi di implicazioni
ecclesiologiche ed ecumeniche: la vera natura della predicazione di Valdo, l’attualità
della sua contestazione alla
chiesa costantiniana, la dialettica tra Parola e Scrittura, la
posizione valdese nei confronti dei sacramenti e della
messa. Di importanza cruciale proprio in considerazione
del confronto interconfessionale circa la natura della chiesa suona, in particolare, la domanda di Ferrarese se l’appello di Valdo a una chiesa povera e liberata da tutto ciò che è
tradizione umana (una chiesa
sottoposta cioè, per dirla con
Papini, a una «drastica cura
dimagrante») non rischi di
annullare alcuni aspetti essenziali, costitutivi, della chiesa e di privare il fedele di supporti necessari a mettere in
pratica l’annuncio evangelico.
seev;
he han»
dare h11(
lalità Iti
terno #
'atricKi
questo, ii
■ito di Pai'
di CoÉI
una colini di Ge®
iva di eli
insonanf
ione,
ifine ilij
à dellaé
rreversil
fon c’èi
JO» (II'®i
ile facci
co alle
le dall’ii
smo, lii
definiri®
di»,
dibatti!
:o rilevai
er
iscia inti
esatti:
iese fin
0 sorelli
procaffii
ni dell
losciinei
non
HUna raccolta di «fotografie» poetiche
la paròla mitologica
eia ricerca della felicità
PAOLO FABBRI
GIÀ con la sua opera prima
di narrativa Carabà (presta a suo tempo su RiforMarica Tarocchi ci ha inWotto in un mondo di seni delicati e miti sul det comune a tutti noi,
do la nostra vicenda volN termine; ora, con la sua
:olta di poesie L’oro e il cosviluppa il suo discorso
Wco esplorando sempre
® a fondo il rapporto con il
‘ aggio che, nella trasfigu|i®e della poiesis, diventa
Irosa di più di un mezzo
Itessivò, per farsi esso stesÌgetto di espressione.
1^poetessa evoca ricordi.
'Ora vissuti, interpreta fatProiettandoli in una diNone che si colloca fra il
Foscolo e la notte, fra il
»‘“•■h ° ^ risveglio, fra il sonon esis rêverie, dove il segno
serirent tende anguillesca
le europ fuggire la sua forma
udio i® e la parola a sgu
■ibutodi -------------------
tiS ,. Nev
•aiieio^f' notizie evangeliche
ettanto' agenzia stampa della
Opporti Nerazione delle Chiese
^fangeliche in Italia
le istit® ,
gdeidf ^ail; nev@fcei.it
e /T;----------------------
ìdichj Abbonamenti
classi® ®'
laico
15,50
to pro^' kn
oiiLris r’^amulativo
f Cíes! ”^®'^^'e+mensile euro 31,00
riarari" ÿ^^ti sul c.c.p. 82441007
e j evangeliche
zione ® . ^ren*e 38, 00184 Roma
il rito^ ili5;j825l20fax. 06-4828728
iricalis!
sciare accanto al suo contenuto semantico, per trovare il
suo significato solo insieme
con altre in una sorta di foto
di gruppo che forma Timmagine. «Non voglio le/ propine
del risveglio,/ nemmeno il
forcipe /del tuo sguardo;
piuttosto/ lo sgomento sottile/ di quest'impronta/ a rovescio» {Orfeo a Euridice, p.
44). Nel processo creativo gli
spunti, che derivano dagli
istinti basilari, dalle passioni,
dall’altalenare delle vicende
umane nel tempo, vengono
filtrati attraverso la griglia di
una rigorosa cultura classica ,
che tutto traduce in simboli,
che, nella dimensione in cui
sono collocati, assumono forme serenamente composte
anche nella ricerca della felicità 0 di una risposta ai quesiti ultimi: «E nel tuo fiacco/
ansimare/ valicherai anche
questa/ gugliata d’incenso/
sbirciando/ - scabra sordina!- / la mia opaca/ e sempre
attuale/ caccia all’incanto»
{Orfeo a Euridice p. 46). E ancora: «E se la sfida/ è questo
dedalo/ che m’irriga la tempia,/ all’altro capo/ del pianto/ forse rintoccherai/ come
l’impresa/ vana per la/ fuga
di qua,/ nell’eco smemorata»
{In vista di Nasso, p. 53).
Infine i segni stessi in attesa
di essere deposti sul foglio, diventano metafora del tormento incessante del poetare nel
tentativo, spesso vano, di sfiorare l’ineffabile: «In quale fiala/ deporrò questa/ grisaglia
di segni/ che un vento profittevole/ sguinzaglia/ nella
macchia dell’affetto/ più fiero? /E quando germoglierà/
dal becco degli sterpi/ il fiore
garantito/ dalle visioni,/ l’impercettibile rosa/ delle voci?».
(’) Marica Laroc:chi: L’oro e il
cobalto. Book editore.
Nella replica, Papini ha fornito varie precisazioni: Valdo
intendeva proporre un nuovo
modo di «ssere chiesa, non
creare una nuova chiesa, una
controchiesa; i suoi seguaci si
consideravano piuttosto un
ordine religioso clandestino,
che con la predicazione suppliva a una mancanza della
chiesa del tempo nella quale
nessuno più predicava, a cominciare dai vescovi. Punti di
contatto con la Riforma si
possono riconoscere nell’
amore per la Scrittura, che secondo i valdesi parlava direttamente a ciascun credente
senza bisogno di interpretazioni né di glosse; nel rifiuto
della messa come sacrificio e
in genere di tutto ciò òhe nella chiesa si fonda su tradizioni umane, pur trovandosi i
valdesi medievali in piena
sintonia con i cattolici nell’apprezzare e nel praticare
assiduamente la confessione.
Il dibattito ha toccato anche
l’adesione alla Riforma (1532)
in seguito alla quale, come
osserva l’autore, «i valdesi do
vettero rinunciare a posizioni
non solo pienamente difendibili ma anche sicuramente
evangeliche». Prima fra tutte
quella che era stata uno dei
punti qualificanti del valdismo medievale e certamente
il più luminoso e il più vicino
a certi orientamenti attuali: la
dottrina e la pratica della
nonviolenza, dalla quale conseguiva il rifiuto non solo della guerra e della pena capitale
ma di qualsiasi forma di pena
retributiva.
Preannunciando una seconda edizione del libro, Papini ha informato che questa
includerà una nuova, preziosa
fonte relativa alla conversione
di Valdo. Ha inoltre dato notizia di un progetto avviato
dall’Università di Torino con
l’appoggio della Società di
studi valdesi e della Claudiana: la pubblicazione dell’intero corpus dei sermoni valdesi,
200 in tutto tra i quali alcune
vere perle (il volume ne offre
un saggio pubblicando in appendice un brano di un sermone su Matteo 13, 1-23). Si
tratta di un’iniziativa che promette novità interessanti non
soltanto per gli studiosi ma
per tutti coloro che hanno a
cuore la riscoperta delle più
antiche radici spirituali dell’identità valdese.
(*) Carlo Papini: Valdo di Lione
e i «poveri nello spirito». Il primo secolo del movimento valdese (1170-1270). Claudiana, 2001,
recensito da G. Bouchard (cfr.
Riforma n. 32-2001).
Ciclo di incontri a Milano
Non si può combattere
nel nome di Dio
SERGIO RONCHI
n SETTEMBRE 2001: l’attentato alle Torri Gemelle di New York cambia e
stravolge tutto: la storia, la
politica, l’economia, le relazioni e alimenta al massimo,
almeno in Italia, un preesistente clima razzista e xenofobo, già difficilmente contenibile, sostenuto da forze al
governo, dal governo stesso,
dal presidente del Consiglio
con il suo discorso sulla superiorità dell’Occidente sull’
Islam. Non solo, ma tira di
mezzo le religioni che vengono risucchiate nel vortice
dell’ignoranza e dei luoghi
comuni. Nessuno degli oltre
sessanta conflitti che oggi si
combattono nel mondo è una
«guerra di religione»: eppure
oltre la metà di essi contiene
elementi religiosi che interagiscono con le spinte nazionalistiche, con gli interessi
economici, con le mira egemoniche e di conquista. E poi
tutte vengono combattute nel
nome di Dio il quale diventa
il generale di un esercito di
giustizieri, un dio fra i tanti, il
peggiore, un frammento della
religiosità armata e devastatrice, del fanatismo. I cristiani, allora, che cosa hanno da
dire? il Centro culturale protestante di Milano si è posto il
problema e ha organizzato
tre incontri sul tema «Le religioni di fronte alla guerra».
Nei primi due incontri si è
affrontata l’antitesi paceguerra nella Bibbia e nel Corano (Paolo Ricca e Gabriele
Mandel) e nella storia del cristianesimo e dell’islamismo
(Fulvio Terrario e Alì Niir al
Musàfir al Jerrahì). Nel Nuovo
Testamento si parla di amore
e di amore per il nemico,
mentre nell’Antico Testa
La «Donazione di Costantino» a papa Siivestro I
mento si hanno le guerre di
Jhwh, le guerre fratricide e la
guerra finale; non però la
guerra santa. Essa non compare neppure nel Corano che,
al contrario, condanna la violenza e l’uso della violenza, la
guerra in quanto tale e ammette, limitatamente, la guerra difensiva. Jihad non è guerra santa, come comunemente
e superficialmente viene pensato e detto e scritto su televisioni e radio e giornali, bensì
sforzo e impegno carico di zelo. Invece, la chiesa delle origini comprende se stessa come straniera in questo mondo, sradicata, e non pratica
né guerra né politica. Le cose
però cambiano quando il cristianesimo diventa, con Costantino, religione di stato, sino a giungere alle crociate.
NelTIslam si ha il rifiuto della
guerra di aggressione; si è
avuto, e si ha, un pacifismo
islamico. Tanto che il 99" nome di Dio è «pazienza» ed egli
è anche «perdono».
Nel terzo incontro si è parlato di una significativa realtà
di educazione alla pace in una
situazione di conflitto: l’esempio di Nevé Shalom-Waat
as-Salaam (Bruno Segre). È
un esperimento trentennale
di scuola di pace, un villaggio
in Israele in cui, seppur tra
contrasti ma non tra guerre,
convivono palestinesi e israeliani i cui figli (a differenza di
quanto avviene nello Stato di
Israele) vivono, studiano e
giocano tutti insieme, come
ha mostrato senza equivoci di
sorta una videocassetta.
Conclusioni? il Libro sacro
non è un manuale militare e
Dio (qualunque sia il nome
che gli si vuole dare) non è alla testa di eserciti. La pace è
possibile, guerre e conflitti
possono essere debellati.
LIBRI
Barth-Romani
DAVIDE ROSSO
Ancora un’edizione, sempre per Feltrinelli, per L’Epistola
ai Romani di Karl Barth (2002, pp. XXXII-527, euro 13,50): è
la quarta (ma con varie ristampe tra Luna e l’altra) dal 1962,
allorché Giovanni Miegge ne curò la traduzione dal tedesco e la cura, nonché Tintroduzione per il lettore italiano. Il testo
del teologo svizzero, in realtà molto più di
un commento alla lettera paolina, ha da
allora contribuito a formare generazioni
su generazioni di pastori, teologi e credenti più in generale, e non finisce di stupire
per la propria grande attualità e capacità
di parlare a uomini e donne di oggi.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 10 del lunedì successivo. Domenica 28 aprile,
ore 24 circa, andrà in onda: «Sos Argentina». La replica sarà
trasmessa lunedì 19 alle 24 e lunedì 6 maggio alle 10 circa.
—Bai PROTESTANTESIMO IN TV —B
Invocare Dio solo per la pace
una guerra di religione ma
una guerra la cui soluzione
va ricercata sul piano laico
della politica. Occorre che i
contendenti si mettano intorno a un tavolo tornando
alle trattative con la speranza che viene dalla necessità
di costruire due stati. Bisogna poi anche, come viene
ricordato nel servizio, aiutare tutte le forze impegnate
nel conflitto a invocare Dio
solo per la pace e come comunità religiose impegnarsi
sia pur con piccoli gesti simbolici per aiutare i due popoli a trovare la via per una
soluzione del contendere.
La trasmissione continua
poi con un servizio di taglio
nettamente diverso: un’intervista al regista Marco Bellocchio sul suo ultimo film
«Ora di religione» e sulla tematica che questo tratta, la
laicità. E si chiude con un
servizio dedicato a Giorgio
Spini e al suo ultimo libro,
«Italia liberale e protestanti»
presentato recentemente alla presenza del capo delle
stato Carlo Azeglio Ciampi.
«Un libro importante, che
offre un quadro ricco dell’Italia dagli anni 1870 agli
anni deU'awento del fascismo, che ha una grande attualità» viene sottolineato in
apertura di servizio. Ma un
libro, si aggiunge anche, che
ha una forte valenza «in
un’Italia che deve avere
un’identità forte - come ricorda il Presidente Ciampi
-. Perché questa identità si
rafforza solo conoscendo
quello che siamo stati. L’opera di Spini va sicuramente
in questa direzione».
^ ARANNO ancora una
\\ O volta gli ultimi a dare
una spinta progressista al
nostro tempo, questo è capitato in passato e probabilmente capiterà ancora in futuro». Con queste parole si
chiude l’ultima puntata di
Protestantesimo andata in
onda domenica 14 aprile su
Rai2 (replica lunedì 29 aprile alle 10 circa sempre su
Rai2). La puntata che si era
aperta sulle immagini dellaguerra israelo-palestinese:
alcuni minuti intensi in cui
si alternano i lanci di pietre
dei palestinesi alle truppe
israeliane in assetto di guerra, gli scontri e i rastrellamenti. Immagini che fanno
riflettere come del resto le
parole delle persone presenti in studio, il giornalista Luigi Sandri e il prof. Daniele
Garrone chiamate ovviamente non a commentare le
immagini ma la situazione
attuale in Medio Oriente.
Ognuno dei contendenti in
campo ha le proprie motivazioni e le proprie ragioni,
questa è la premessa posta a
tutto il servizio. Infatti gli
israeliani dicono si tratti di
una guerra per la sicurezza
di Israele e dei suoi cittadini,
mentre i palestinesi mettono
in campo il fatto di battersi
per la dignità e il diritto di un
popolo, ragioni giuste da entrambe le parti ma che non
possono essere risolte sul
piano dello scontro fisico.
E noi occidentali? Noi, viene ricordato nel servizio, siamo chiamati all’amore per i
due popoli in guerra, non
6
PAG. 6 RIFORMA
venerdì 19 aprile
Come si forma e come viene utilizzata la quota pubblica? Un'alta percentuale finanzia le missioni militari italiane di pace
L'otto per mille di gestione statale dal 1998 a oggi
Per quanto riguarda la conservazione dei beni culturali, una quota molto consistente finanzia interventi di beni della Chiesa cattolica
L’articolo che pubblichiamo informa ridotta è comparso
nella rubrica «La pulce nell’orecchio» (www.aduc.it/pulce/index.html) del sito deU’Aduc-Associazione per i diritti degli
utenti e consumatori (www. aduc.it; e-mail: aduc.it@aduc.it)
del 1 ° aprile scorso.
1
Modelfo N.
MODELLO 730/2002 redditi 2001
dichiarazàione $emplificata del contribuenti che si avvalgono dell’assistenza fiscale
AGENZIA DELLE ENTRATE
URE
GII importi devono essere indicati In migliaia di lire
ANNAPAOLA LAIDI
NELL’UTILIZZAZIONE
dell’otto per mille (Opm)
statale vi è uno spartiacque
rappresentato dal Dpr 10-31998, n. 76 (http://www.aduc
.it/ pulce/ archivio /20010415a
llegato2.html) che detta regole e fissa scadenze per la ripartizione. Questo decreto
stabilisce anche i requisiti
che devono avere i soggetti
che desiderano accedere alla
ripartizione (è sempre escluso il fine di lucro) e, in attuazione di tutto ciò è stata emanata dalla presidenza del
Consiglio la circolare 14-22001, n. 1619.
Le informazioni essenziali
sul periodo 1991-1997 sono
inserite in un puntuale articolo apparso su Riforma del
23 marzo 2001. Qui preferisco soffermarmi sul periodo
dal 1998 in poi, le cui fonti
sono le seguenti:
a) la documentazione gentilmente messami a disposizione dalla redazione dello
stesso settimanale per Tanno
1998 e riferimenti agli anni
precedenti;
b) il sito della presidenza del
Consiglio dei ministri per i
decreti 1999, 2000, 2001, sul
quale si può «pescare» il decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm)
dell’ultimo anno (non ho trovato su questo sito un archivio .che contenga i decreti degli anni precedenti).
desi-metodisti e pentecostali
delle Adi, che hanno rinunciato, a favore dello stato, alla quota non espressa che
spetterebbe loro).
Un esempio: nel 1998, i
contribuenti sono stati circa
25 milioni e mezzo; hanno
espresso la destinazione
Opm poco meno di 10 milioni, cioè il 38,93%. La preferenza allo stato Tha data il
13,36 di questi 10 milioni,
che, però, rispetto al totale,
rappresentano solo il 5,03%.
Per il meccanismo vigente,
allo stato è andato il 13,36%
di tutto TOpm, e inoltre dovrebbe essersi assegnato anche la percentuale delle quote non espresse lasciatagli da
valdesi-metodisti e Adi (per il
1998 un+1,83%).
11 ministero dell’Economia
e delle Finanze (ex Tesoro)
stanzia quindi un importo
iniziale su un capitolo di spesa dello stato di previsione.
La disponibilità viene successivamente rideterminata in
sede di assestamento del bilancio dello stato.
CONTRIBUENTE (BßlTStC L:
cocicE mcAie oei ccmnmumts
COOiCe FéCALE 0£L «APPRE^NTANte 0 TUTÓRe
“Mr*
730 f—I
""5g5Sg'rM‘ST^""
OATf
ANAGB/UFICI
COMUNE (Ö Stillo ««lötO) DimSGlTA
..PROWNGIA («^8)
mmEmA
ANAGBARCA
FRAZIONE. VIA £ NUMERO OlVifX)
nostro paese e non altrov,
La voce «conservazione 2
beni culturali» (in cui rW
trano tanto i restauri di edt
ci, di opere d’arte o di doZ
menti, quanto la sisteniazk
ne di archivi e biblioteck
riporta in primo pianou
Chiesa cattolica, destinata*
di interventi il cui costo^
percentuale, arriva finóji
48,34% del 1998.
OOKICIUO FISCALE
AL31fl2ffll»1
. DATA DELLA VARIASSE ^
indBQndgflrn8^hi8i8erìieno4vsnie»te;»n<d20d( nanAsuAft ‘jIOHnq
dcnmBoi«aC.A.Ro»(s(»tAjo<fimcoBi8 III
CÖMUNe---------------------------------------------—'—'
ANNO
...
-------pRCTifgut'siasi-------^—
STATO CIVILE , I 7] I CONitlQATOiA ! 2 I J VEOOvÓfi. I 3I j | 11 I DtVOTOftTOfA I S I | TtfTElATa'* | 7 j | |
CONIUGE E FAMILIARI A CARICO
FISCALE Sà ewiw». K||. COiaCB FISCALE . Ä 4[?HÄ1
sFlfÄl
« mm ^ rrim
Come si forma l'Opm
dello stato...
L’art. 47, comma 3 della
legge 222-85 precisa che le
destinazioni Opm «vengono
stabilite sulla base delle scelte espresse dai contribuenti
in sede di dichiarazione dei
redditi. In caso di scelta non
espressa da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle
scelte espresse». È questo il
meccanismo in base al quale
chi non sceglie, in realtà, sceglie tutti (salvo, per ora, val
...e come viene speso
Per lo meno dal 1993 è invalso l’uso di destinare una
parte cospicua dell’Opm con
decreti legge (ddll). Questa
prassi continua anche adesso
che è in vigore il Dpr 76-98,
che stabilisce un preciso iter
per la ripartizione Opm, in
cui non si fa menzione della
possibilità di usare i ddll. Anzi, sulle singole iniziative sono richieste preventive valutazioni da parte delle amministrazioni competenti e del
ministero dell’Economia e
Finanze, e sullo schema del
Dpcm sono richiesti i pareri
delle Commissioni parlamentari, anche se non in forma vincolante.
Nella tabella A si vede la
formazione della quota Opm,
la destinazione con ddll e la
somma che resta per la ripartizione effettuata con Dpcm,
ai sensi delTart. 5 del Dpr 7698. Va tenuto presente che,
nella cronologia dei passaggi,
la spesa per ddll avviene sulla
cifra del bilancio preventivo,
prima quindi dell’assestamento definitivo, cosa che
nella tabella non emerge, allo
scopo di facilitare il confronto diretto fra le percentuali
delle spese fatte coi ddll e
quella della cifra finale a disposizione del Dpcm.
Si nota che le spese fatte
con ddll assorbono sempre
un’altissima percentuale del
gettito Opm, e inoltre vanno
in gran parte a finanziare la
partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace, destinazione
molto dubbia quanto a legittimità rispetto al Dpr 76-98.
Proprio a questo proposito, il
sen. Alberto Monticone, nella
seduta della Commissione
Pubblica istruzione del 12 ottobre 2000 faceva presente,
peraltro invano, che «la partecipazione militare italiana
a missioni internazionali di
pace, benché faccia senz’altro onore al nostro paese, potrebbe essere più opportunamente finanziata a carico di
altri capitoli del bilancio».
Nella tabella B sono riportati gli estremi dei ddll e delle
leggi di conversione con le cifre stanziate e le destinazioni
di ciascun intervento.
TABEUA A (in miltoni di lire}
Anno r stanziamenh) ministeriale assest. del bilancio opm reale spese con dd.ll. Rimanenza per DPCM
1998 161 .500 (cap. 6878) + 13.700 175.200 140.000 80% 32.500 20%
1999 198.000 (cap, 6878) + 3.240 201.240 166.500 82,75% 34.700 17,25%
2000 200.OCX) (cap.3870) - 7.254,284 192.745,716 110.000 57,1% 82.745,716 42,9%
2001 220.500 (cap. 3870) -4.021,292 216.478,708 150.250 69,46% 66.228,708 30,54%
I
ffi TABELLA B (in milionf di lire)
Anno decreti-legge e leggi intervento spesa totale
anno
1998 D.L.30/98, n.6 L.30/3/98, n.6ì] Terremoto Umbria e Marche 35.000
D.L. 17/2/98, n.23 [L.8/4/98, n.94] Spese sanitarie indigenti 5.000
D.L. 11 /6/98 n. 180 [L.3/8/98, n.267] Rischi idrogeologici 100.000
140.000
1999 D.L.28/1/n.12[L.29/3/99, n,77] Invio 150 osservatori OCSE
in Kosovo e 250 militari
in Macedonia 40.000
D.L.21 /4/99 n. 110 [L. 18/6/99, n. 186] Assistenza ai rifugiati del Kosovo in Albania 100.000
D.L. 13/5/99 n. 132 [L. 13/7/99, n.226] Protezione civile 1 26.500
j 166.500
2(XX) D.L7/1/00, n.l [L.7/3/00, n.44] Partecipazione militare a
missioni internazionali di pace 110.000 110.000
2001 D.L.29/12/00, n.393 [L.28/2/02, n.27] Partec, Militare missioni intern. di pace e Forze di
polizia ital. in Albania 150,250 150.250
...con quel che resta
Ciò che rimane dopo la
sforbiciata dei ddll, viene ripartito con il Dpcm fra i progetti accolti dopo il vaglio dei
ministeri competenti, come
mostrano le tabelle C.
A questo proposito è giocoforza sottolineare che Timpossibilità dichiarata dal ministero per gli Affari esteri di
valutare la validità degli 11
progetti relativi alla fame nel
mondo presentati nel 2000
ha fatto sì che quell’anno lo
stanziamento per questa voce sia stato pari a zero (la
motivazione è riportata nella
nota 1 della tabella C-2000).
Per restare a questa voce, va
detto che essa non ha mai
rappresentato una spesa si
gnificativa rispetto alla somma ripartita col Dpcm che è
già, come si è visto, esigua rispetto al totale Opm. Si va,
infatti, dallo 0,44 del 1999
al’1,51 del 2001, e solo nel
1998 si arriva a un 11,69%.
Neppure l’assistenza ai rifugiati ha brillato granché, almeno fino al momento in cui
non è sceso in campo il ministero dell’Interno con un suo
progetto pilota che ha assorbito 26 miliardi fra il 2000 e il
2001 (24,17% nel 2000 e
9,08% nel 2001). La legittimità dello stanziamento di
100 miliardi effettuato con il
di 110-99 a favore dei rifugiati del Kosovo in Albania resta
dubbia, perché il Dpr 76-98
parla di rifugiati che siano nel
Una timida novità nell’ai),
no 2000: accanto alla Chi»
cattolica ha fatto la sua cobi.
parsa l’assegnazione di unj
smilzo 0,18% a favore delfe
Comunità ebraiche; poi,
2001, è stato devoluto*
1,20% anche ai valdesi, e*
ulteriore 0,60% agli ebrei.
Ciò non toglie, tuttavia, dn
l’uso delTOpm dello statoj
favore delle confessioni teigiose, che già usufruiscono di
un loro Opm, risulti quanto
meno singolare, se non
prio irrispettoso, nei confronti dei contribuenti die
hanno scelto esplicitamente
lo stato al posto, appunto,
delle confessioni religiose. |
vero che un altissimo numero di beni culturali in Mai
legato alle Confessioni religiose, in particolare alla chiesa di Roma, ed è anche giusto
che, in quanto testimoniana
della nostra storia e cultuiaf
tutto ciò sia tutelato e conservato al meglio, ina a questo proposito mi sembra legittimo parafrasare Tosservozione del sen. Monticonenportata poco fa: la conservazione di opere di matrice religiosa, benché facciaceli)
onore al nostro paese
trebbe essere opport
mente finanziata a cani
altri capitoli di bilancio.
lerrato ii
nella m
re il con
Davanti
psegge
sa.All’ii
itìanafi
tese dal
distracc
|ale,che
ifle. As
ie,Siferi
ladirer
mente as
Guardi
siila seri
noàcrit
alloca:
pièm
àeiosi
Fame Calamità Assistenza Conservazione beni culturali
nel mondo naturali rifugiati Interventi per Interventi per
Chiesa cattolica opere civili
154,44 2.798 828,714 16.794,148 14.164,692 _
0,44% r 8,1% 2,4% 48,34% 40,72% r
TABELLE C * Riportìzione effettuata con decreta del presidente del Consialìo dei minisiti
ANNO 1998 (in milioni di lire)
Fame Calamità Assistenza
nel mondo naturali rifugiati
4.113 4.885 650
11.69% 13,85% 1,86%
Conservazione beni culturali
Interventi per
Chiesa cattolica
8.224
23,27%
Interventi per
opere civili
17.328
49,23%
ANNO 1999 (in milioni di lire)
hftp://v
lerso, I
ANNO 2000 (in milioni di lire)
Fame Calamità Assistenza Conservazione beni culturali
nel mondo' naturali rifugiati^
Confession religiose Opere civili
Cattolica^ Ebraica
00000 11.160 20.000 25.322 89 26.174,716
0% 13,49'% 24,17% 30,63% 0,11% 31,6%
NOTE:
Totali
bpo ave
- »tao al
1) Il DPCM 20/11/2000 giustifica il mancato stanziamento di fondi dicendo che «per le 11 domande rei ^
alla fame nel mondo - totale richiesto lire 3.633 milioni - sono emerse gravi ed oggettive difficoltà per i
nistero degli affari esteri... Nel procedere - sullo base del regolamento vigente - olla valutazione dei pr^s
e verifica della effettiva realizzazione degli interventi, e... In assenza di tali garanzie è preferibile non
igl
corso per quest'anno al finanziamento defle predette». iat, - " ^
2) L'intera cifra è stata assegnata al Ministero dell'Interno per un «Progetto pilota per [a costituzione ® ^^ÌVati
ne di un sistema nazionale di accoglienza e di assistenza e protezione integrato e irì rete, in favore *6re attr
ieri, dei richiedenti asilo e dei rifugiati riconosciuti ai sensi della Convenzione di Ginevra del 1“
qu
vanni XXIII di Bologna,
ghi stranieri
3) E compresa in questa voce la cifra di 1.000 milioni a favore della Fondazione per le scienze religio*®
. arri
Nel L
reloi;< ¡jo spe
a a iK
® a SI
coir
^'«Abr
ANNO 2001 (in milioni di lire) http://www,palazzochigi.it/sez_presidenza/dica/ottppermille/dpcm29nov200j^
Fame
nel mondo
1.000
1,51%
Calamità
naturali
7.451
11,26%
Assistenza
rifugiati'
6,000
9,08%
Conservazione beni culturali
Opere civili
Confessioni religiose
Cattolica
21.481,708
32,43%
Ebraica
400
0,60%
Valdese
800
1,20%
29.096
43,92%
Totali
■'ire d
g^'Porar
'dell’a,
“file sul
perseci
*iel ]
ffsiiuii
66.228Ì!
100«
NOTE:
1 ) L'intera cifra è stata assegnata al Ministero dell'Interno per la seconda fase dell'attuazione del progetto pi lOtìzì
di cui alla nota 2 della tabella C/2000. * ^
7
I
ttolka
1 altrovf
®one¿J
CUI riej,
■1 di ed¿
di dócil,
'teraaziii.
l'oteche
Pjanol)
stinatatij
costo, in
'3 fino al
à nell'aii,
*3 Chiesa
sita Con.
le di uno
■ore delle
s poi,
olutouj
lesi, e m
ebrei.
mvia,dK
lo statoa
doni
fisconoi
ti quanto
non pto.
nei con.
lenti die
ntamente
appunto,
digiosej
ilo numein Italiai
doni relialla chic
19 aprile 2002
lOCIETTA
PAG. 7 RIFORMA
]Rom rimangono il gruppo etnico i cui diritti sono ancora
Quasi (iappertutto violati in Europa. Oltre i tanti casi di vera e
ifoptiti violenza razzista contro Rom o Siati, la discriminaziolewcca vari campi: occupazione, istruzione, assistenza sanitasociale e amministrativa. Linguaggio violento e stereotipi
ancora pervadono per lo più l’opinione pubblica europea. Il
(jgntro europeo per i diritti dei Rom (Erre) è un organizzazione
¡atertiazionale che fa un lavoro di monitoraggio sulla questione dei diritti umani per quanto riguarda le popolazioni Rom
¡nEuropa e si costituisce parte civile in caso di abusi. Il Centro,
«estito da un Consiglio di direttori, è membro della Federazio^internazionale di Helsinki per i diritti umani e ha status di
lOfisulente per il Consiglio d'Europa e per il Consiglio economi0Qsociale delle Nazioni Unite.
l'Erre pubblica periodicamente resoconti della situazione dei
Horn nei vari paesi. Le informazioni che riportiamo in questa
pagina sono tratte dal rapporto internazionale n. 9, ottobre
^0, dal titolo «Il paese dei campi. La segregazione razziale
gli Rom in Italia». L'intero rapporto può essere trovato inforjpa integrale, insieme a molti altri documenti di interesse in¡irnazionale, sul sito web www.errc.org. In questa stessa pagi0pubblichiamo un'intervista a Eirlys Cleaves che coordina a
Northampton in Inghilterra un programma di inserimento di
pambini e ragazze e ragazzi Rom nella scuola, (a.m.)
: È il gruppo etnico i cui diritti sono ancora violati quasi dappertutto in Europa
I diritti negati del popolo Rom
La discriminazione tocca i più svariati campi: occupazione, istruzione, assistenza sanitaria
sociale e amministrativa. L'opinione pubblica è ancora pervasa da pregiudizi e stereotipi
Eirlys Cleaves, professoressa
abilitata e coordinatrice del
Servizio istruzione per i nomadi, per le autorità scolastiche locali a Milton Keynes (Inghilterra), ha voluto condividere con i lettori e le lettrici di
Riforma la sua testimonianza.
senza alcuna prova. Fino a
qualche tempo fa si stimava
che in Inghilterra i nomadi
fossero circa 500.000, anche
se questa cifra va considerata
approssimativa dato che non
tutti gli zingari sono disposti
a dichiarare la loro identità
EIRLYS CLEAVES
Fellini: il problema
era tutto... nel mio naso
«Trent’anni fa ho fatto un
sogno che riassume l’intero
moniaiffl
e cultuia,
to e Gonna a quesmbralel’osservaiticone liconseraìtricereEcia celti
aese
por
c;
»
ICIO.
p^fìcato della mia esistenja. Finora non l’avevo mai
raccontato. [...] È appena attillato un enorme aereo e io,
nella mia qualità di capo
iel’aeroporto, devo effettuate il controllo dei passaporti.
Davanti a me ci sono tutti i
passeggeri dell’aereo, in atteia, All’improvviso vedo una
strana figura, un vecchio cinese dall’aria antica, vestito
istracci ma dall’aspetto regale, che emana un tanfo teriile. Aspetta di poter entrate, Si ferma davanti a me sen¡a dite una parola, non mi
guarda nemmeno: è totalmente assorbito da se stesso.
Guardo la targhetta che ho
siascrivania sulla quale sonuscritti il mio nome e la
qt^ca, il che dimostra che
Ìiicomando io, ma non so
Rosa fare. Ho paura di
Wo passare perché è molto
iliverso, e poi non lo capisco;
Totali
1^ segregazione razziale
'primi Rom arrivano in
dall’Est, probabilmente
Jo aver lasciato l’India in■'oal decimo secolo d.C.
12,745,711 entrati in Europa
.everso i Balcani verso la
I ® del XIV secolo. I primi
,1® arrivati in Italia all’ini1400 erano non me,de rei# .“Specificati «Cingani»
lessico dei croni
100Ï
dei
igiose '
deU’t
le che erano ap
^ ’anord, nella zona alpila ge* probabilmente
fdei “'alla Grecia dopo
iproii _______
iel 1951*' ^ Sttraversato l’Adriatico.
“amentazione attesta
. comunità Rom insediairtj °’’azzo e in Molise a
r® dal XV secolo. ConPOranee alle prime noti;llp arrivo dei Rom, sono
■ sulle prime espulsioni
' s®cuzioni; per esempio
¡5 j.1500 l’imperatore
“ailiano I decreta che
Nev
Inizia evangeliche
temo fortemente che, se lo
lascerò passare, sconvolgerà
la mia tranquilla esistenza.
Ricorro allora a una scusa
che è una bugia che mette a
nudo la mia debolezza; mento come farebbe un bambino. Non riesco a decidermi
ad assumere le mie responsabilità. Dico: “Vede, non ne ho
il potere. In realtà non sono
io che comando qui. Devo
chiedere ad altri”.
Chino il capo per la vergogna. Dico: “Attenda qui, torno subito”. Mi allontano per
prendere una decisione, ma
non decido nulla: indugio e
continuo a chiedermi se al
mio ritorno lui ci sarà ancora.
Ciò che mi paralizza è che
non so se ho più paura che
lui ci sia oppure che non ci
sia più. Sono trent’anni che
ci sto pensando. Ho capito
molto bene che c’era qualcosa che non andava nel mio
naso, non nel suo odore, eppure non sono mai riuscito a
persuadermi a tornare indietro e a lasciarlo passare, oppure a cercare di scoprire se
mi aspetta ancora».
FE7JERICO Fellini: lo, Federico Fellini. a cura di Charlotte
Chandler, Mondadori, Milano,
1995, pp. 83-84.
IL mio lavoro consiste nel
sostenere l’accesso all’istruzione e nell’incoraggiare
il conseguimento degli studi
dei ragazzi nomadi che vivono nell'area di Milton Keynes. Uso volontariamente il
termine nomadi e non Rom
perché lavoro con differenti
gruppi di ragazzi formati da
giostrai, ambulanti, oltre che
da ragazzi rom provenienti
dall’Europa.
La popolazione Rom arrivò
dall’Europa in Inghilterra intorno al 1500. Al principio essi conservarono il loro stile di
vita nomade ma nel corso del
tempo alcuni divennero stabili e furono assorbiti dalla
popolazione locale. In Inghilterra sono conosciuti come
«zingari» o come nomadi a
secondo della zonà da cui
provengono. Poiché il termine zingaro era usato in senso
dispregiativo, molti di loro
hanno nascosto la propria
identità o si sono fatti chiamare nomadi. Negli ultimi
venti anni il termine zingaro
è stato recuperato ma solo a
partire dal 1989 quando i nomadi sono stati riconosciuti
come gruppo etnico secondo
il «Race Relations Act», mentre i nomadi irlandesi dovettero attendere fino al 2000
per il loro riconoscimento.
I nomadi affrontano il pregiudizio e il razzismo quotidianamente perché sono visti
non conformi a ciò che la società considera come la norma; molto spesso sono accusati di crimini e considerati
come la «discarica dei rifiuti»
per ovvie ragioni.
Il sistema scolastico inglese
varia leggermente da area ad
area, ma in genere abbiamo le
scuole elementari che accolgono i ragazzi dai 5 agli 11 anni e le scuole secondarie per i
ragazzi dai 12 ai 16 anni. In
Inghilterra c’è la legge che
tutti i ragazzi devono andare a
scuola, e questo vale anche
per i nomadi sia che essi vivano in una zona per un lungo o
per un breve periodo. Nonostante questa legge e il lavoro
che viene fatto e continua ad
essere fatto da insegnanti come me, si stima che soltanto il
50% dei ragazzi in età per la
scuola elementare e il 20% di
quelli per la scuola secondaria, frequentino la scuola.
L’accesso ai luoghi scolastici può cambiare da un’area
all’altra. Ci si aspetta che le
scuole siano aperte a tutti ma
ce ne sono alcune che possono respingere l’ammissione
dei nomadi nel caso in cui,
ad esempio, essi rimangono
in un dato luogo per poco
tempo. Altri ragazzi non hanno mai l’opportunità di frequentare la scuola perché i
loro insediamenti vengono
sgombrati dall’autorità locale, dalla polizia o dal proprietario del terreno, che dà loro
il permesso di rimanervi solo
pochi giorni.
I ragazzi che frequentano
la scuola mostrano un vivo
desiderio di imparare e di sapere. Alcuni sono bene integrati e partecipano pienamente alla vita della scuola,
altri vivono qualche difficoltà
a causa dei molti vuoti nella
loro esperienza scolastica. In
Inghilterra ci sono molti ragazzi che appartengono a
gruppi di minoranza etnica e
che, per la loro cultura e modo di vivere, affrontano i pregiudizi e il razzismo. Nonostante ciò sono orgogliosi
delle loro origini ed è una
gioia condividere con loro
l’eredità culturale.
Oltre a sostenere l’accesso
e il conseguimento degli studi dei ragazzi nomadi, il mio
lavoro comprende anche
l’educazione alla cultura e allo stile di vita dei nomadi. Ad
esempio con gli insegnanti e
con i ragazzi, partendo dalla
conoscenza della storia e della cultura dei nomadi, tento
di svelare la maggior parte
dei miti e delle concezioni errate che ci sono nei confronti
di questi gruppi minoritari.
Lo stesso lavoro viene svolto
con altri soggetti nel campo
dell’istruzione e con enti esterni sempre nel tentativo di
contestare discriminazioni e
pregiudizi elaborati dalla nostra società nei confronti della comunità nomade.
Questo lavoro non è sempre accettato positivamente.
Quando parlo del mio lavoro
mi viene spesso chiesto se ho
paura a visitare quelle famiglie: la mia risposta è sempre
che sono persone proprio come noi che vivono un differente stile di vita e dalle quali
ho ricevuto sempre un caloroso benvenuto. In una relazione fatta dalla Commissione delle chiese per la giustizia razziale nel 1998 si evince
che le chiese e i suoi membri
sono coinvolti in molte iniziative in sostegno dei nomadi come ad esempio evangelizzazioni, lavoro pastorale,
sussidi, dichiarazioni pubbliche di solidarietà.
Lo studio mette in rilievo
che il lavoro, che coinvolge la
maggior parte delle denominazioni, sia cattoliche che
protestanti, è ancora frammentario e non coordinato,
ad esempio le persone coinvolte non sempre si conoscono. Lo studio ha inoltre confermato che c’è un elevato livello di pregiudizio contro i
nomadi anche all’interno
delle chiese: esso può pren-^
dere la forma di un’aperta
ostilità personale fino alla loro espulsione dalle chiese. La
presenza, dunque, di stereotipi negativi dei nomadi richiede da parte dei cristiani
un impegno serio per la giustizia razziale. La chiesa tutta
deve impegnarsi su questa
questione perché nell’incontro con questi fratelli e sorelle
noi possiamo scoprire l’immagine di Cristo.
I Rom fra sospetto e scarsa conoscenza
«bruciare o uccidere uno zingaro» non è un crimine.
L’idea dello «sporco zingaro» fa parte storicamente della concezione italiana del
Rom. Nel passato, in alcune
zone d’Italia, il colera era
chiamato «lo zingaro». Ancora nel XX secolo, i Rom erano
associati alla malattia; il 21
agosto 1910, il ministero degli Interni emanò una circolare in cui si ordinava la sorveglianza, l’isolamento e la
disinfestazione degli zingari
nel regno, sospettando che
l’epidemia di colera scoppiata nella provincia di Bari fosse dovuta al loro arrivo. In seguito all’ordinanza, un gruppo di Rom fu disinfestato ed
espulso dall’Italia.
La discriminazione ha gravato sui Rom durante tutta la
loro storia in Italia. A Bologna, durante la peste del
1630, un bando rifiutava ai
Rom malati l’accesso al lazzaretto. Nel 1663, a Milano,
un decreto lasciava impunito
«l’assassinio di zingari e la
sottrazione di beni personali»
dai loro cadaveri. L’ostilità
contro i Rom diventò sempre
più programmata tra la fine
del XIX secolo e l’inizio del
XX. 1 diffusi sospetti e timori
erano sfruttati da antropologi
che componevano l’immagine dei nomade pericoloso, irrispettoso delle frontiere, pigro e ladro, opposto al buon
italiano raffigurato come patriota, gran lavoratore e onesto uomo di casa.
Psichiatri e giuristi aggiunsero i loro tocchi a questo
quadro. Per esempio Antonio
Capobianco, un giudice napoletano, scrisse nel 1914 che
erano necessarie severe misure di controllo sullo «zingaro»,
aggiungendo che «è più simile
all’animale che all’uomo (...),
riproduce nella sua propria
persona gli istinti feroci
dell’umanità primitiva». Dopo
la prima guerra mondiale, altri 7.000 Rom entrarono in
Italia. Nei primi anni l’attività
economica prevalente di questo gruppo era quella dei servizi porta a porta, come piccole riparazioni e rifiniture di
oggetti in metallo.
Centinaia di migliaia di
Rom morirono durante l’Olocausto. Le leggi razziali italiane del 1938 non includevano i
Rom allo stesso modo che gli
ebrei, ma molti Rom e Sinti
furono internati durante la
guerra nei campi di concentramento sparsi per la penisola, dove subirono condizioni
di vita estremamente dure. La
persecuzione dei Rom in Italia non fu feroce come altrove, ma molti Rom oggi in Italia sono discendenti diretti di
vittime dell’Olocausto e questa memoria continua a pesare sull’intera comunità Rom.
In tempi più recenti, le
guerre nella ex Jugoslavia
hanno portato ancora Rom
in Italia. Ai nuovi arrivati è
stata applicata dalla società
italiana la stessa confusa immagine di «zingaro», con tutte le conseguenze connesse,
che si attribuisce indistintamente sia ai Sinti che ai Rom
già presenti in Italia. ,
numeri
Tutti i Sinti e i Rom presenti
in Italia prima delì’inizio
dell’immigrazione degli Anni
60, sono legalmente cittadini
italiàni, anche se questo è un
dato che si tende a dimenticare. Circa 40.000 Rom sono arrivati in Italia durante gli anni
del miracolo economico e ancora negli Anni 70 e 80.
Non ci sono cifre precise
sull’attuale presenza di Rom
in Italia. Un dato ufficiale
parla di 130.000 persone ma
il metodo usato per questa
stima non è noto all’Erre. Nel
1995, l’Ong Minority Rights
Group, con sede a Londra, ha
stimato una cifra compresa
tra 90.000 e 110.000. Alcune
Ong italiane stimano che al
momento ci sono tra 60.000 e
90.000 Rom di cittadinanza
italiana e altri 45.000 e 70.000
nati all’estero o in Italia da
genitori immigrati, soprattutto dall’Europa orientale, in
particolare dall’ex Jugoslavia.
Quando i politici italiani
parlano di boom dell’immigrazione, puntano sul popolare legame tra immigrati e
Rom. Per molti italiani, i Rom
sono l’archetipo dell’indesiderato immigrante «criminale». Questo sentimento ha
raggiunto l’apice quando circa dieci mila rifugiati Rom
sono arrivati in Italia dal Kosovo nell’estate 1999, per
sfuggire alla «pulizia etnica»
albanese seguente alla fine
dei bombardamenti Nato e
della presenza militare serba
nella regione.
L'istruzione in Italia
è spesso un diritto negato
La circolare 207 del ministero della Pubblica istruzione, del 16 luglio 1986, stabilisce che «tutti coloro che risiedono sul territorio italiano
hanno innanzitutto un pieno
diritto di accedere alle nostre
scuole, anche se privi della
cittadinanza; è bene ribadire
che ogni ostilità o diffidenza
nei loro confronti costituisce
una palese violazione dei
principi costituzionali e civili
del popolo italiano». Altre
circolari hanno ribadito questo principio. Malgrado ciò,
l’accesso all’istruzione in Italia è precluso a un grande
numero di bambini Rom.
I bambini Rom che frequentano le scuole italiane si
confrontano con difficoltà
che vanno dai pregiudizi dei
genitori non Rom, a cui non
piace che i loro figli vadano a
scuola con «gli zingari», alle
canzonature degli altri com
pagni, agli stereotipi di insegnanti e presidi che insistono
col mito della intelligenza
«geneticamente» inferiore dei
bambini Rom. Un rappresentante del Comune di Firenze
ha raccontato all’Erre che
l’iscrizione di alcuni bambini
Rom in una scuola cittadina
nel settembre 1998 ha sollevato furibonde proteste da parte
dei genitori non Rom, che minacciavano di ritirare i figli,
piuttosto che vederli dividere
il banco con un bimbo Rom.
Invece di affermare il diritto
dei Rom all’istruzione pubblica, il provveditorato ha disperso i bambini Rom in vari
istituti per placare la protesta
e diluire il pregiudizio ostile.
Finché le autorità partono da
cocotti razzisti per formulare
le loro politiche, ci sono poche speranze che i Rom possano godere di un autentico
diritto aH’istruzione.
8
PAG. 8 RIFORMA
Delle Ghie;
VENERDÌ 19
Come vivere la sfida della multiculturalità neirunità della fede protestante?
Una nuova liturgia per una nuova realtà
/ nostri culti devono diventare un momento in cui ciascuno si possa senùre a casa sua
ritrovando uno porte della propria identità. Riconoscere le diverse sensibilità e spiritualità
lEAN-FÉLIX KAMBA NZOLO
Questa mia riflessione è
nata daH’incontro di formazione del 7° circuito avvenuto il 16 marzo scorso, sul
tema «Quale liturgia per la
nuova realtà di chiesa?». Non
intendo fornire una risposta
alla domanda, constato semplicemente che le nostre
chiese stanno attraversando
un passaggio epocale, un
momento particolarmente
importante della loro storia
in cui finalmente smettono
anch’esse di essere chiese etniche diventando per l’appunto multietniche e multiculturali. Imparare a vivere la
diversità culturale nell’unità
deila fede protestante, questo
deve costituire un processo
di rinnovamento interno alle
chiese nell’ora della multiculturalità.
Come punto di partenza si
tratta, a mio avviso, di imparare a gestire la diversità a
partire dal culto domenicale
che deve rivestire un sempre
rinnovato carattere di incontro e insieme della comunione di singole alterità e di culture diverse. Credo che il culto della nuova realtà di chiesa debba poter costituire
qualche cosa di più di un
semplice fattore di aggregazione della comunità eterogenea anche se non l’unico
nella sua specie a garantire il
ruolo di intermediazione. Nel
campo pratico non si può
prescindere dagli aspetti
qualitativi dell’esperienza religiosa degli immigrati evangelici che sono, secondo me,
gli artefici veri di una interazione tra le diverse espressioni di fede, ma anche capaci
di una più profonda comunicazione al di là della diversità. Credo anche che, come
prima cosa da fare là dove
una comunità comincia a
«multiculturarsi» è di mettere
da parte i pregiudizi che
troppo spesso riguardano gli
aspetti superficiali della
realtà. E soprattutto imparare
ad accogliere e a vivere gioiosamente la diversità come un
dono dello Spirito Santo. La
sfida, lo sappiamo tutti, è
quella di far si che la diversità
sia ricchezza comune e serva
all’edificazione di tutti.
Perciò, la liturgia della nuova realtà di chiesa dovrà tenere conto della Semina Verbum, di quei doni presenti in
ogni cultura, di cui ognuno è
portatore, ed essere una liturgia interattiva in cui tutti sono implicati come attori senza particolari legami e riferimenti etnici. Questo passaggio epocale è decisivo per le
nostre chiese, anche per il
fatto che si va avanti e indietro non si torna, perciò, risulta determinante per la nostra
testimonianza e la nostra credibilità. Ciò vuol dire accettare la sfida dell’integfazione
reciproca facendo dei nostri
culti una casa comune dove
ognuno e chiunque possa riconoscersi e ritrovarsi.
Ma, nonostante il desiderio
sia comunemente condiviso,
credo che si debba fare molta
attenzione a non farsi fuorviare dalla comprensione genuina della nostra liturgia. 11
rischio è sempre in agguato.
Rischiamo di trasformare la
liturgia nell’espressione di
noi stessi, quasi come uno
specchio che riflette la nostra
immagine. Purtroppo è a
questo che si pensa ogni volta che si parla di liturgia nella
nuova realtà di chiesa. Tra le
varie correnti presenti nelle
chiese, c’è anche quella fanatica che vedrebbe di buon occhio il cambiamento radicale
nell’ora della multicultura
lità: «via gli inni», perché
troppo vecchi, «via l’organo»,
da sostituire con i tamburi.
Si serve la liturgia, non ci si
serve della liturgia. La liturgia non è il teatro dove ognuno degli autori recita la sua
parte, bensì una casa dove
siamo tutti ospiti. L’autore
principale del dramma liturgico è Dio. È Dio l’iniziatore
e l’autore della liturgia. «Il
culto e la chiesa, - scrive L.
Gagnebin - non sono mai
una provocazione di Dio
dall’uomo, bensì una convocazione degli uomini da parte di Dio». La liturgia è essenzialmente fatta dell’ascolto,
l’accoglienza e l’obbedienza.
Non è una parola umana, ma
una risposta umana alla parola di Dio. È giusto ritrovarsi
nella liturgia, ma la liturgia è
prima di tutto il luogo dove
ritrovare il Signore.
Inoltre, il culto cristiano
all’insegna della multiculturalità mette a dura prova la
spiritualità dei suoi attori. So
no messi a confronto due
modi di comprendere il culto
e di viverlo, l’intera realtà
stessa della vita di fede. Basti pensare che lo stesso culto
è vissuto dagli uni come una «oasi dello Spirito», una
«pausa sacra» deH’attività
settimanale, un «assaggio del
cielo», un tempo che si vorrebbe più lungo possibile
quasi l’anticipo delTeternità,
e dagli altri solamente come
di un tempo dedicato all’ascolto della Parola della
predicazione. Un tempo vissuto con una certa fretta tipicamente occidentale a costo
di sacrificare intere strofe degli inni. Un mistico definiva il
momento della preghiera come uno «stare davanti al Signore per amarlo».
Il culto multiculturale mette quindi a dura prova la diversità di espressioni di fede
nonché le rispettive sensibilità cultuali. Ma il culto multiculturale ci chiede anche il
coraggio e soprattutto l’u
miltà di mettersi a scuola di
una nuova spiritualità, per
imparare gli uni dagli altri,
modi diversi di esprimere gli
stessi concetti e di vivere la
stessa realtà.
Con la multiculturalità sono arrivati anche nuovi atti
liturgici come Memorial Service e la «presentazione dei
bambini (neonati) nel culto
pubblico». Gli atti sono richiesti con una certa regolarità dai fratelli provenienti
dall’area anglofona dell’Africa, specialmente dal Ghana.
Il primo si celebra almeno
dopo quaranta giorni dalla
morte di un parente. Per la
sensibilità di molti membri
delle nostre chiese, il Memorial Service indurrebbe a pensare alla messa di suffragio
cattolica, il che non è vero.
Sono d’accordo con G. Dannels, che non si deve spiegare
la liturgia ma la si vive. La liturgia non è una scuola per
mettervi e insegnarvi di tutto:
la multiculturalità sì.
Colletta a Conegliano
, i Ferrara: incontro al Forum delle religioni a cura del Sae
Le comunità evangeliche si presentano
ROMANO SARDI
IL 25 marzo, nell’ambito del
primo ciclo del «Forum delle religioni» organizzato dal
Sae di Ferrara, ha avuto luogo
la presentazione di alcune
delle comunità evangeliche
della nostra città. L’incontro,
alla presenza di numeroso
pubblico, si è svolto alla biblioteca Ariostea e ha avuto
come relatori Emanuele Fiume. pastore della Chiesa battista, Eliseo Latuca, pastore
dell’Adi (Assemblea di Dio in
Italia) e Leonardo De Chirico,
della chiesa dei Fratelli.
Il pastore Fiume, presentando un breve quadro storico, ha fatto presente che il
protestantesimo è nato come
movimento plurale, dando vita a diversi fermenti di riforma del cristianesimo medievale, ormai giunti a maturazione, aiutati dalla pubblicazione, da parte di Erasmo da
Rotterdam, del testo greco del
Nuovo Testamento «confermato» dalle più recenti ricerche della critica testuale del
momento. Il «cuore» di questo movimento è il messaggio
della salvezza gratuita e incondizionata del credente.
Lutero e gli altri riformatori
avevano riscoperto, proprio
esaminando il testo sacro,
che la grazia di Dio, il perdono e la salvezza non sono oggetto di acquisto, o di «merito», ma dono gratuito di Dio
per mezzo della morte in croce di Gesù Cristo e della sua
resurrezione. Non occorre.
quindi, un «clero» che accompagni le coscienze, ma
tutti possono accedere al perdono divino per mezzo dell’unico mediatore che è Cristo. Ne consegue il rifiuto della collaborazione e intermediazione umana e l’affermazione del «sacerdozio universale» dei credenti. Perciò la
storia del protestantesimo è
stata una storia di separazione. Tuttavia non si deve dimenticare che l’ecumenismo
è nato proprio in casa protestante. Si deve anche riconoscere che il protestantesimo
ha creato una nuova coscienza religiosa e una nuova coscienza civile. Il movimento
oggi è in grande sviluppo specialmente in Asia, in Africa e
neU’America Latina.
La rivalutazione della presenza e dell’opera dello Spirito Santo, che ha caratterizzato religiosamente il secolo
da poco trascorso, ha dato
vita al grande movimento
pentecostale di cui le Assemblee di Dio fanno parte, ha
spiegato il pastore Latuca,
mettendo l’accento sulla necessità del recupero della
spiritualità e della militanza
cristiana. Il movimento, che
ha avuto origine negli Usa, si
è rapidamente diffuso in tutto il mondo testimoniando
come il recupero dei valori
spirituali sia una necessità
improcrastinabile dei nostri
tempi. Per questo motivo gli
evangelici si sentono personalmente impegnati nella
diffusione dell’Evangelo.
(foto G. Alabiso)
APWLEaili,
Rafforzare il ruolo dell'Onu
Il pastore Emanuele Fiume
Leonardo De Chirico ha
poi illustrato che cosa avviene nelle comunità evangeliche, la cui vita è incentrata
nella lettura e nello studio del
testo biblico, stimolata dal
desiderio del ritorno costante
alle fonti della fede, e dalle
varie iniziative per la diffusione delle sacre scritture. Da
tutto questo deriva una forte
concentrazione della fede
nella persona di Gesù Cristo
e la necessità di andare all’essenziale. senza disperdersi
nei labirinti teologici. Poiché
non esiste nel protestantesimo una gerarchia di verità, le
diversità e le differenze sono
fonte di reciproco arricchimento. La vita del credente
evangelico è concepita come
servizio a Dio e al prossimo
nella piena consapevolezza
della personale responsabilità di fronte a Dio.
fautori dell’adesione si sono
fatti sentire, con voce chiara,
anche la Conferenza episcopale e la Federazione delle
chiese evangeliche che, insieme, si sono espresse a favore
dell’entrata nell’Onu. E c’è
una nota di orgoglio in questo
passo (smorzata un po’ dal risultato non propriamente
brillante del sì: 12 Cantoni per
il sì, 11 per il no; e risicata è
pure la maggioranza tra i votanti) e cioè che la Svizzera è il
primo stato ad aderire all’Onu
con un verdetto popolare.
L'impegno dei cristiani
Il Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Svizzera e la Conferenza episcopale hanno affermato, in un comunicato congiunto rilasciato dopo la votazione, che l’impegno dei
cristiani a favore della pace,
della giustizia e dell’integrità
del creato, ribadito in un recente documento ecumenico
sul futuro sociale della Svizzera, è rintracciabile anche
nei principi fondamentali
dell’Onu. «La maggior parte
dei problemi che affrontiamo
oggi - dice il comunicato hanno una dimensione mondiale e rOnu cerca di porvi rimedio. La politica estera elvetica pone l’accento sulla
difesa dei diritti umani e
l'aiuto umanitario. Grazie
all’adesione all’Onu il nostro
paese potrà nuovamente intervenire con maggiore incisività in questi settori».
Il ruolo della Svizzera
In effetti il ruolo e l’immagine della Svizzera hanno subito, dalla caduta del muro di
Berlino in poi, un notevole ridimensionamento. La fine
della guerra fredda, che aveva
permesso alla Svizzera di assumere il ruolo di paese in
grado di offrire, sulla base
della propria stabilità e indipendenza, servizi apprezzati
di mediazione e colìegamento, ha aperto, un delicato periodo di ridefinizione del peso della Svizzera sulla scena
internazionale. Un chiaro segno di questa nuova situazione è stato dato dall’offensiva americana, scatenata nel
1996, sui beni ebraici in giacenza nelle banche elvetiche.
Incapaci di reagire, isolate sul
piano internazionale, le autorità politiche e le principali
cerehie economiche del paese sono state costrette ad accettare le condizioni dettate
dall’estero. Le candidature
olimpiche svizzere per i giochi invernali sono state respinte a due riprese, negli ultimi anni, dal Comitato olimpico internazionale (l’ultima
volta a favore di Torino). Il forum economico mondiale di
Davos è stato spostato, per
motivi di sicurezza e forse solo per quest’anno, a New
York. La Germania ha imposto una forte diminuzione del
numero di voli in partenza e
in arrivo all’aeroporto internazionale di Zurigo (molti
corridoi aerei passano sopra
la Germania meridionale) e le
autorità federali svizzere han
no dovuto accettare le condi
zioni tedesche. La crisi recen'
te di Swissair, a lungo consi
derata tra le compagnie aer»
più sicure, ha messo a nudoi
difetti di una intera classe di
manager, rivelatisi abili npi
riempire le propri^ tasche,
spese della compagnia p’ei
cui lavoravano, ma incapaci!
di muoversi neU’ambito della
collaborazioni internazionali
'¡berti
bello
MUM
11/ svqH
='^diGi
iella To
¿ornata
u
ieEamat
Bitte que
larocrat
«Ito, ter
idiolafi
ignito T'
linando
Il segreto bancario
La prossima tornata delnegoziato bilaterale tra Svizzera
e Unione europea propone
alcuni temi di particolare interesse, quali quello dellaf
scalità dei risparmi depositf
in Svizzera da cittadini eri,
pei e il miglioramento del
cooperazione in material
lotta contro la frode fiscale;
In gioco è il segreto bancarfc
svizzero e l’effettiva volenti;
degli istituti bancari elveti#
di contrastare il lavaggioI
denaro sporco e il depositoi|
capitali in fuga dairestero.Ii
discussione non è ancorai»
ziata, ma già il Consiglio t
derale ha fatto sapere cB
non intende rinunciare alégrete bancario (propone invece un’imposta preventM
sui capitali depositati). Di®verso avviso la Confereni
episcopale e la Federazioni
delle chiese evangeliche cM
in un recente documentor®.
mune hanno dichiaratodi»^
sere favorevoli all’
del segreto bancario
Fuori dairisolazionismo
Alla nuova situazione ve.
nutasi a creare in Europa dopo il 1989, al crollo di immj. »che su
gine e al pericolo di un pto.
gressivo isolamento della
Svizzera, il Consiglio federale
ha deciso di contrapporre
una politica di avvicinameli.'
to del paese alle grandi istitnzioni internazionali. La direzione tracciata dal Consiglia
federale sembra trovare sempre maggiori consensi; noe
va dimenticato che il sì alrOnu giunge a meno di due
anni dal sì del popolo svizzero al primo round dei trattati
bilaterali tra Svizzera e Unione europea (relativi alla libera circolazione delle persone
e al coordinamento nell’ambito della politica dei trasporti) e a poca distanza dalFavvio della seconda tornata I
trattative con l’Ue. E il Consiglio federale non fa mistero
alcuno della propria intenzione di portare la Svizzerain
Europa entro la fine del corrente decennio.
¡azione (
la eletto
la dialog
litre atti
'la Fe
l'Maggic
Alprar
linitàd
ipome
lessione
tiamo av
’leMassi
»bile d(
lUi'anim
iMentf
.lènto, a
tutte e s
Éetutti I
jparteci
' :ven
li, da eh
pte te
aitavi
j|ntre
i^ne
tSinte
è un
tomen
ine va
lebrato
ìli’emai
vac
Itedra
¡oltan
jmis
•pastore
Uiadonr
L’ulteriore passo verso a® . chr
maggiore integrazione deUl sto
Svizzera nelle strutture int®
nazionali, per certi versi»
cessaria, comporterà dunp
inevitabilmente aspri c»i
fronti su alcuni nodi
litica svizzera ritenuti fia®
intoccabili; senza dinienO
re di tenerli d’occhio,
me allo sviluppo del d
to, rallegriamoci nel J
po per l’adesione di un n
vo stato airOnu.
Paolo Togidi
‘rreFu!
lachie
. insi#>erni2
¡senti.
Ito lue
Btel de
anzo,
luanti
OSPEDALE EVANGELICO
INTERNAZIONALE
Salita Superiore San Rocchino 31 A
16122 Genova - tei. 010-5522301
1 ' ' 1 É
Si informa che è indetto concorso pubblico per titoli e
mi per l'assunzione a tempo indeterminato di
n. 1 Dirigente Medico (ex 1" livello)
con rapporto di lavoro esclusivo
Disciplina Chirurgia Generale
Pubblicazione sul bollettino ufficiale n. 8 del 20.2.2002
Pubblicazione sulla gazzetta Ufficiale n. 22 del 19 marzo
1(0
Scadenza: 18 aprile 2002
9
19 APRILE 2002
ere han.
e condi.
recen.
0 consi.
rie sereg
e nudo i
classe di
ìbili nei
asche.j
fnia pei
Incapaci?
•ito deile
azionali,
nisnio
ione ve.
ropa do.
li inuna.
un pio.
to della
federale
apporre
fnamen•di istitu.
La direconsiglio
are sem.
nsi; noB
Í il si alio di due
lo svizzeei trattati
a e Unioalla libe
1 persone
nell’ani1 traspoii
a dall’avornatadi
1 il Consii mistero
la intenvizzeraij
5 del cor
tarlo
tadelneì Svizzera
propoB
colare in3 della fr
deposii
lini età
into deli
lateriadi
le fiscài
bancario
a voloni
— Vita
Si è tenuta a Grosseto l'assemblea delle chiese battiste della Toscana
L'identità battista è fatta di scelte
¡jteftà di coscienza, separazione chiesa-stato, battesimo dei credenti, pacifismo, accoglienza
dello straniero e del diverso, impegno sociale. L'identità non è una ragione di separazione
PAG. 9 RIFORMA
MIMMA CAPODICASA
^SACCOMAm___________
DOMENICA 7 aprile si è
Ij svolta, nella chiesa batti^Grosseto, Tassemblea
ria delle chiese battiste
iella Toscana. È stata una
¿ornata molto ricca e senza
obbio una assemblea insoli' nostre comunità, da
t)che siamo riusciti nell’arco
lela mattinata a conclude- re
lite quelle che sono le prassi
jjrocratiche; infatti dopo il
Olito, tenuto dal pastore Cla(lio lafrate, l’assemblea ha
¡«uito Lordine del giorno, vijpando e approvando la regione delle attività dell’assojaàone degli ultimi due anni,
*¡¡életto il nuovo comitato, e
ialogato per organizzare
dtte attività, di cui la prima
¿àia Festa di primavera del
[•Maggio.
jd pranzo offerto dalla cojpiità di Grosseto è seguito
in pomeriggio di attività e rijessione molto intense. AblO avuto con noi il pastoleMassimo Aprile, respon|bile del Dipartimento di
igia dell’Ucebi, che con
leggerezza ci ha guidato in
iiii'animazione sul tema
ifidentità battista». Un ele^iento, a mio parere importante e significativo, è stato
èetutti e tutte siamo riusciti
apartecipare ed esprimerci,
Éeventenni agli ottantenliidachi è più addentro a
(peste tematiche a chi vi si
sitava per la prima volta,
lontre una piccola comispne preparava una breveiintesi sulle origini e i
pupi dei primi battisti,
^uno di noi doveva sce|ereun principio battista al
Un momento dell’ultima Assemblea battista (Viilar Peiiice 2000)
quale non poteva rinunciare
nel suo cammino di credente, in un allegorico viaggio
dal passato al futuro; è stato
divertente, ma ci ha nello
stesso tempo portato a varie
e profonde riflessioni, vedere
come ognuno di noi non intendesse liberarsi del principio da cui si sentiva fortemente caratterizzato/a come
credente battista. Abbiamo
visto che nelle nostre scelte
siamo rimasti abbastanza fedeli a quelli che erano i principi dei primi battisti (libertà
di coscienza, separazione
chiesa-stato, battesimo dei
credenti, pacifismo ecc.),
mentre ne abbiamo aggiunti
molti altri dai quali oggi ci
sentiamo caratterizzati.
Molto edificante è stato il
momento che ci ha visto
guardare al futuro, per vedere
quali siano le questioni che
IÜIM »
Febbraio a Ginevra
vaggioJi
epositoi
estero, if
ncorainlrsiglio fipere cM
lare al se
apone ilreventi®
ìti).
la prima pastora
1 predicare in cattedrale
domenica 10 febbraio l’U|one valdese di Ginevra ha
infetei!ip|'®o il 154“ anniversario
ieraziorfjj ®ancipazione. Malgrajliche vacanze scolastiche, la
mento0)-^®<itale era affollata per
ratodies-J|^‘’ifare i pastori William
ibolizWf ^omish e Elisabetta Ribet.
j ipastore del posto ha sottoliversou® che, per la prima volta
ione
ture inW^
i versi n*'
rà dunq®
ispri col',
i fino«
insi^
oTog
:0
storia della cattedrale,
donna valdese ha predi®odal{iulpito di Calvino. '
fa giornata è proseguita
.a un simpatico incontro
a parrocchiale di St.cFusterie, dove i membri
a chiesa di Ginevra hanno
«ernizzato con i valdesi
■aonti, A mezzogiorno ha
il'“ luogo, in una sala delotel de Ville, il tradizionale
“ao, che ha riunito una
'Ìuantina di persone, di cui
tre giunte da Losanna. Il pomeriggio è stato arricchito dai
discorsi dei pastori presenti e
dallo storico Jacques Picot,
che ci ha raccontato il soggiorno a Aosta e nelle valli vaidesi del famoso capo dei Camisard Jean Cavalier.
Il pastore McComish ha annunciato la prossima inaugurazione di un tempio per gli
zigani in Ginevra. La pastora
Ribet ha parlato del proprio
ministero «itinerante» e delle
caratteristiche del suo lavoro
nelle chiese di Aosta, Losanna
e Ginevra, caratterizzato dalla
lontananza di queste città. Infine Michel Balmas ha raccontato l’esistenza del Comitato di sostegno al Rifugio Re
Carlo Alberto, e ha chiesto ai
valdesi di non dimenticare
quest’opera, (o.c.)
)liede**Ì
li:
.2002
2002
irzo
C.S.D.
CASA BALNEARE
VALDESE G. P. MEILLE
Corso Italia 1 IO - 17027 Pietra Ligure (Sv)
Tel. 019-611907 Fax 019-610191
e-mail: valdesepietraligure@tin.it
*
Pfopone condizioni particolari nei periodi
6 al 18 maggio 2002 per soggiorni di
almeno 5 giorni
La struttura è agibile al disabilì
vogliamo portare avanti nelle
nostre comunità, quali sono
le visioni che ci accompagnano. Da molti e da molte è stato indicato l’impegno nel sociale che ci vede attivi per la
pace (nonviolenza), anche nel
prendere posizione contro la
costruzione e il commercio
delle armi, per la giùstizia,
con particolare accento all’accoglienza dello straniero, del
diverso, la salvaguardia del
creato. Altre questioni importanti emerse, da portare avanti, sono state il dialogo, l’evangelizzazione, la laicità (separazione chiesa-stato), e ancora dare forza alla vita comunitaria, all’individualità di
ciascuno e ciascuna, intesa
come integrità della persona,
realizzare una forma di diaconia leggera ed esterna.
Abbiamo condiviso il pensiero che non c’è una partico
(foto P. Romeo)
lare crisi d’identità tra di noi;
non è questo che ci ha spinto
in questi ultimi mesi a riflettere sull’identità battista, semmai c’è difficoltà a fare delle
scelte. Da una parte è emerso
che la nostra identità non deve diventare una ragione di
separazione, dall’altra si pensa che sia necessario per le
nostre comunità avere momenti di riflessione sui contenuti e sull’ importanza che si
dà, o si dovrebbe dare a certi
nostri principi importanti, come il battesimo dei credenti.
Senza dubbio per l’Associazione toscana questa giornata
ha rappresentato un momento di grande comunione, oltre
che di riflessione, e di questo
ringraziamo grandemente il
Signore, che è colui che ci ha
dato il privilegio di essere suoi
figli e sue figlie, oltre che fratelli e sorelle in Gristo Gesù.
Festa delle corali a Milano
Nel canto la speranza
per un nuovo mondo
SERGIO RONCHI
La speranza è stato il filo
conduttore della Festa di
canto delle corali valdesi che,
nella chiesa valdese di Milano, il pomeriggio di domenica 7 aprile, ha incontrato
parte dell’evangelismo cittadino. Una sfida riformata
lanciata in un tèmpo e in un
mondo che hanno buone ragioni per disperare, una sfida
affidata alle voci di circa 200
persone provenienti dalle
Valli (Luserna San Giovanni,
Bobbio-Villar e Torre Peiiice,
Ferrerò, Pomaretto, Frali,
Viilar Perosa, Villasecca) che
si sono unite a quelle della
corale della comunità. «La
gioia del canto - ha detto il
pastore Antonio Adamo in
apertura - è un celebrare il
Signore ed esprimere speranza in un mondo nuovo».
Sul tavolo erano esposti due
simboli: un brillante cesto di
azalee e una piantina di ulivo;
un simbolo e non un semplice
rallegrare un locale di culto:
perché se l’ulivo è simbolo di
pace, l’azalea è simbolo di vita. Infatti la parola deriva da
un aggettivo greco che significa asciutto, secco, arido:
l’azalea, fiore bellissimo, nasceva su terreni aridi.
Dal simbolo al canto. Sono
stati eseguiti inni dell’Innario in uso presso le chiese
evangeliche italiane {Padre
nostro, Un’alba nuova, Per lo
straniero) e canti su musiche
ortodosse {Tebe Poem di
Bortnjanskij), tedesche (O
Lord we trust di Haendel),
francesi {Un monde meilleur
di Dvorak). Sono stati momenti densi di emozione, che
hanno visto una presenza
partecipata e attenta all’annuncio evangelico espresso
attraverso note e parole.
Un momento della festa a Milano
CRONACHE DALLE CHIESE
ANGROGNA — Nella tradizione delle reciproche visite un
gruppo di fratelli evangelici francesi, in buona parte luterani,
della chiesa di Vojoucourt e altre comunità del Pays de
Montbéliard, ha trascorso lo scorso fine settimana ospite della
chiesa di Angrogna insieme all’ispettore ecclesiastico (moderatore), pastore Joël Dautheville. Dopo una visita ai luoghi storici
del Saluzzese, la sera di sabato la Corale di Vojoucourt (nella
foto) e quella di Angrogna si sono esibite un apprezzato concerto nel tempio del Serre. La domenica, dopo il culto, un allegro pranzo ha sottolineato vecchie e nuove amicizie e definito
l’appuntamento per l’anno prossimo, questa volta in Francia.
AGENDA
19 aprile
TRIESTE — Alle 17,30, nella basilica di San Silvestro, il Centro culturale «Albert Schweitzer», nell’ambito del ciclo su
«Laicità dello stato e religioni: le nuove conflittualità», organizza una conferenza dibattito sul tema «Laicità in discussione oggi: una ripresa clericale?», relatore Giulio Ercolessi.
CINISELLO BALSAMO — Alle 21, al Centro «J. Lombardini»
(via Monte Grappa 62/b), per il ciclo di incontri sui personaggi storici, il past. Antonio Adamo parla sul tema «Albert
Schweitzer: da musicista a medico nel Terzo Mondo».
TORINO —Alle ore 21, nella chiesa di piazza San Carlo, si
tiene una serata di letture di poesie di David Maria Turoldo
con il titolo «Infinito-presente: dove sei?».
20 aprile
ROMA — Alle 20,30, nella chiesa di piazza Cavour, si tiene un
concerto in ricordo di Sara Jay, a un anno dalla sua uccisione,
dal titolo «Per dire no alla violenza sui minori» per l’organizzazione dell’Associazione internazionale per la difesa della libertà religiosa. Si esibiscono la corale della chiesa awentista
di Bologna (direttore Alberto Martelli, pianoforte Ruth Ventola), la corale «Voce della speranza» (direttore Park Sung Kyu,
pianoforte Kim Eun Young) e il soprano Kim Hee Jung.
CEFALÙ — Alle 17,30, al Centro «la Palma» (via Giudecca),
per la «VII Settimana cefaludese per l’ecumenismo», il prof.
Vladimir Zelinsky parla sul tema «Il cristianesimo e l’arte. Un
punto di vista ortodosso». Ingresso libero.
21 aprile
ROMA — Alle 16, al Sae (Casa delle suore francescane missionarie dì Maria, via Giusti 12), Carmine Di Sante e Giorgio
Girardet introducono il tema «L’etica nella globalizzazione».
22 aprile
TRIESTE — Alle 18, alla parrocchia S. Marco evangelista (str.
di Fiume 181), Rinaldo Fabris parla su «Lettera agli Ebrei:
nuova alleanza e nuovo tempio» per il Gruppo ecumenico.
TORINO — Alle 21, al teatro Colosseo (via Madama Cristina
64), il laboratorio della danza presenta la commedia musicale «Le regine del café chantant» con Raffaella De Vita, a favore del Coordinamento para-tetraplegici del Piemonte.
BARI — Alle 18,30, alla Vicaria perpetua San Vincenzo de’
Paoli e Santa Luisa de Marillac (cappella del Policlinico, p.
Giulio Cesare), la past. Assunta De Angelis e Salvatore Schirone presentano la traduzione interconfessionale della Bibbia.
23 aprile
IVREA — Alle 21, nella chiesa valdese (via Torino 217), il pastore Emanuele Fiume presenta il libro di Giorgio Spini «Italia liberale e protestanti» (editrice Claudiana).
25 aprile
CHIAVARI — A partire dalle ore 10, nei locali della chiesa
battista (corso Garibaldi 56), si tiene la «Giornata» organizzata dalla Federazione delle chiese evangeliche in Liguria e
Piemonte meridionale sul tema «Economia globalizzata e
spera’nza cristiana». Dopo il culto ci sarà una tavola rotonda
con Antonella Visintin e Patricia Gabriel. Nel pomeriggio incontro sulla finanza solidale con Irene Gatti.
RIESI — A partire dalle ore 10, al Parco Urbano, si tiene la
«giornata del protestantesimo siciliano», con concerto delle
corali evangeliche, pranzo al Servizio cristiano e laboratori
tematici per adulti e per bambini intorno al tema generale
«Dio ci invita e ci insegna a superare la violenza».
27jipr^^_^
REGGIO CALABRIA — Nei locali della chiesa battista si tiene
l’incontro di zona 1 del corso per predicatori locali sul tema
«Credo nello Spirito Santo».
29 apri|e
FIRENZE — Alle 17,30, la libreria Claudiana (borgo Ognissanti 14r), il Centro culturale protestante «Pier Martire Vermigli», e il Circolo di cultura «Fratelli Rosselli» organizzano
una presentazione del libro di Giorgio Spini «Italia liberale e
protestanti» con B. Camaiani, U. Rogari, G. Tourn.
10
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 19 aprile 2
STAGIONE
DI CONGRESSI
PIERA ECIDI BOUCHARD
Mentre scriviamo deve ancora avvenire lo sciopero generale
di otto ore, il primo dopo
vent’anni. A tanto ha portato il
muro-contro-muro di governo e
padronato da una parte, e sindacati dei lavoratori dall’altra.
Una situazione in cui le forze al
governo sono fortemente sbilanciate, se non identifícate, a
causa anche degli interessi
aziendali del premier Berlusconi, con una delle due parti sociali, e perciò non in grado di mediare, in vista del bene comune.
Invano il presidente Ciampi torna a invitare ad «abbassare i toni»: non è questione di bon ton,
purtroppo, di cui pure ci sarebbe
molto bisogno.
L’attuale governo, duole rilevarlo, finora di
«cultura di governo» ne ha dimostrata ben
poca pretendendo, dopo aver
varato a colpi di
maggioranza le
leggi a favore
del premier Ber- .......
lusconi (rogatorie, falso in bilancio ecc.), di smontare pezzo
pezzo le fondamenta dello stato
liberale (vedi lo scandaloso
scontro con la magistratura,
tuttora in corso) e di quello democratico (vedi svuotamento
della scuola pubblica), e provvedendo invece a occupare tutto
quanto occupabile nei gangli di
potere (vedi assalto alla televisione di stato, come se non bastassero le tre reti personali del
premier suddetto, in un balletto
spartitorio che fa impallidire
ogni ricordo di lottizzaziopi da
Prima Repubblica). Il tutto condito dal misconoscimento delle
ragioni deH’awersario politico,
svillaneggiato più volte dai teleschermi, e in particolare a reti
unificate dopo la grande e civilissima manifestazione sindacale a Roma del 23 marzo.
Così la «società civile» si è dovuta rimboccare le maniche e,
tra l’urlo di Nanni Moretti e gli
ironici girotondi, di volta in volta preserva abbracciando Rai,
scuole, palazzi di giustizia, tutto
ciò che è minacciato di stravolgimento, in questa folle deriva
della democrazia che sconta gli
esiti di un vero e proprio spappolamento della classe politica.
Una nuova classe dirigente non
si improvvisa dall’oggi al domani e i partiti, che si vanno ricostituendo nei congressi secondo
ineludibili radici culturali, vanno selezionando i «volti nuovi»
dei trenta-cinquantenni che li
Molti portiti politici
hanno tenuto le loro
assise per definire
la loro linea e i loro
gruppi dirigenti
La destra appare ancora «in
mezzo al guado» dal punto di vista dell’approdo a un moderno
partito conservatore di stampo
europeo. La Lega non abbandona le sue preoccupanti spinte xenofobe, pur seguendo compatta
le mille giravolte del suo leader,
mentre An, a sette anni dal già
troppo tiepido risciacquo nelle
acque di Fiuggi, non sembra
procedere oltre nella revisione
del passato (compreso la designazione per acclamazione del
capo e la fìamma nel simbolo), e
non basta certo un «fascista
buono» come il tanto decantato
Perlasca a cancellare la vergogna delle leggi razziali del ’38.
Forza Italia, poi,
ha subito da poco
lo scandalo delle «tessere fantasma», rinnovando così il peggio
di certa bassa cucina che di «partito azienda» ha
ben poco. Più interessanti i movimenti di unificazione dei centristi
cattolici, sia nel centro-destra
che tra i riformisti, dove una
grossa novità è costituita dalla
Margherita, in cui è presente un
filone laico e che, se saprà mantenere alto il riferimento prodiano, potrà costituire un toccasana per il moderatismo italiano.
Nei Ds, invece, sembrano delinearsi due linee di tendenza: gli
uni, che guardano soprattutto
alla «rosa» socialista, e gli altri
che si raccordano maggiormente
ai movimenti sociali, da i «girotondisti» al sindacato. Così come
ai movimenti (in particolar modo giovanili e femminili, e ai noglobal), oltre ai Verdi, guarda
Rifondazione comunista, dal cui
congresso giunge una buona notizia: il 40% di donne è eletto nei
gruppi dirigenti. La diaspora socialista, invece, non ha trovato
ancora una soddisfacente riunifìcazione, e così anche repubblicani e liberali.
Intanto, nei miasmi del resuscitato caso Mitrokhin, dove si
vuole riscrivere fantasiosamente la storia d’Italia, permane come un macigno sulla strada della democrazia il conflitto di interessi del premier Berlusconi,
in realtà ineleggibile per una
legge del ’57 aggirata con uno
dei soliti cavilli all’italiana, e da
cui non si esce con le risibili
proposte del governo ma solo
con la netta opzione fatta a suo
tempo da un certo insospettabile Cossiga, in un’intervista
(Espresso del 24 gennaio): o
guideranno nei prossimi anni. vende, oppure se ne va.
!A
L Krx) OF.Ì.1.E ^1,1.1
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V. 15-10125 Torino, tei. 011/655278-fax
011/657542 e-mail: redazione.torino6riforma.il;
REDAZIONE NAPOLI:
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185
fax 081/291175, e-mail: redazlone.napolieriforma.it;
REDAZIONE PINEROLO;
Via dei Mille, 1-10064 Pinerolo, tei. 0121/371238
fax 0121/323831, e-mail; edipro6lpellice.it
DIRETTuRE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maftei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan, Federica Tourn.
COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, parmelina Maurizio. Luca Negro, Luisa Nini, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons, Gian Paolo Ricco,
Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangla; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghislerlana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
ABBONAMENTI sul c.c.p, n. 14548101 - intestato: Edizioni Protestanti (vedi sopra)
Italia r'\ Ordinario: euro 57,00; ridotto: euro 44,00; semestr: euro 30,00;
SbUB sostenitore; euro 105,00.
Estero r*\ ordinario: euro 90,00; v. aerea; euro 105,00; semestr: euro 47,00;
^ sostenitore: euro 130,00.
Tariffe inserzioni pubbiicitarie: a moduio (42,5x38 mm. Riforma - 37x45 mm, L'eco delle valli valdesi) euro 17,00, Partecipazioni: mm/colonna euro 1,00. Economici: a parola euro 0,60.
La testala Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L’Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (niodifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 15 del 12 aprile 2002 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledi 10 aprile 2002.
2001
Associato alla
Unione stampa
parloilic« Italiana
Come giungono a noi le voci da Israele e dalla Palestina?
Le nostre reazioni al conflitto
Alla base di molte Incomprensioni c'è una situazione sbilanciata
del nostro immaginario sulla realtà dei palestinesi e degli israeliani
ALBERTO CORSAMI
VINCENZO Consolo, siciliano, è uno dei più importanti scrittori italiani viventi: i suoi libri, a metà strada fra il saggio e il romanzo
vero e proprio, comunicano
amore per la propria terra.
Inventiva linguistica e grande
cura per la costruzione della
frase (merce rara nel panorama editoriale che promuove
Susanna Tamaro). Da II sorriso dell’ignoto marinaio a Lo
spasimo di Palermo, i suoi
scritti non rinunciano all’impegno civile coniugato con la
storia; molto al di sotto di
questa fama sono da considerarsi le polemiche a cui
Consolo e altri scrittori (Antonio Tabucchi, Andrea Camilleri) hanno dato luogo
verso l’attuale governo: vi sono mille (e gravi) ragioni per
farlo, ma non quando si va a
rappresentare l’Italia alTestero: le «patrie lettere» sono
qualcosa di più profondo e
duraturo dei governi e dei
partiti. Altri infatti, fra cui
Claudio Magris e Umberto
Eco, hanno preso le distanze.
Pochi giorni dopo (5 aprile)
Consolo ha firmato sul Corriere della sera una pagina di
reportage dai luoghi della Palestina occupata, una denuncia della situazione in cui vivono gli abitanti e i dirigenti
palestinesi. Nelle settimane
scorse è stato pubblicato in libro un testo scritto all’indomani del massacro di Sabra e
Chatila dallo scrittore francese Jean Genet, nel frattempo
deceduto: all’epoca ne furono
tradotti degli estratti sulla rivista Alfabeta: un testo coinvolgente, che partiva dalla distruzione dei campi a opera
delle milizie «cristiane» con il
beneplacito dell’allora ministro Sharon, e tralignava a poco a poco nella descrizione
della bellezza delle persone e
dei bambini sopravvissuti.
Ha ragione, allora, chi parla di pesi e misure diversi, nel
grado di attenzione per palestinesi e israeliani? Non credo; credo invece che alla base
di molte incomprensioni ci
sia una situazione preesistente di «sbilancio»: la pene
Vincenzo Consolo
UN’OSSERVAZIONE che
mi è stata rivolta da alcuni ascoltatori è che quasi
sempre il «fatto» oggetto dei
miei commenti è un fatto negativo: guerre, contrasti politici, omicidi, incomprensioni
e via di seguito. La critica è
giusta, ma la colpa non è tutta mia: stampa, radio e telegiornali raramente raccontano fatti piacevoli, positivi. E
quelle sono le mie fonti, oltre,
naturalmente, la Bibbia. Per
cio e un piacere per me questa mattina commentare un
fatto altamente positivo: la
vasta campagna di informazione sull’uso dei farmaci iniziata dalla Regione Toscana
(radio e televisioni locali,
giornali, manifesti, cartelloni,
Internet). Inoltre sta giungendo per posta, in tutte le famiglie residenti in Toscana, un
opuscolo molto ben fatto.
trazione nel nostro immaginario europeo e italiano della
realtà dei palestinesi e degli
israeliani ha seguito e segue
tuttora tempi e modalità diversi. Il tema avrebbe meritato allora (oggi forse è tardi)
un’attenzione più serena e
l’accortezza di riconoscere la
buona fede di quanti si esprimono: se non riusciamo noi,
da casa, a dare fiducia a chi
sostiene tesi contrapposte alle nostre, come si può pensare che lo faccia chi vive fra
bombe e carri armati, attentati e rappresaglie?
Lo «scompenso» che alimenta molte nostre reazioni
deriva dal diverso modo in cui
le voci dei due popoli sono
penetrate fino a noi; deriva
dalla storia diversissima delle
loro composizioni sociali. La
conoscenza di quella palestinese fino agli Anni 70, al «Settembre nero» e all’assalto agli
atleti israeliani alle Olimpiadi
di Monaco 1972, in Europa è
stata relativa. Negli Anni 70 e
80 essa è stata poi legata alla
logica dei «blocchi» comunista e atlantico e ai loro addentellati italiani. Un popolo diverso dai nostri, sofferente (su
questo non c’è dubbio) a causa del tradizionale nemico ma
anche dei molti «finti amici» fra i paesi arabi: un popolo che suscitava condanna
quando si esprimeva con le
bombe, ma anche pietà quando se ne vedono i martiri.
La popolazione dell’odierna Israele è in buona parte
vicina a noi per provenienza
e cultura: è un pezzo di Europa, scheggiato fra le molte regioni d’origine (Polonia, Galizia, Bucovina, area germanica, ecc.), che si affianca alla
componente di quelli che,
fuggendo le persecuzioni naziste, ripararono negli Usa e
da lì raggiunsero il nuovo
Stato. Una popolazione che
ha potuto dotarsi in avanti di
strutture per lo studio, la ricerca, l'arte e lo sport (da
quasi 30 anni le sue squadre
di basket disputano le coppe
europee, e da poco anche
quelle di calcio). Israele non
ha bisogno degli scrittori italiani o francesi per far sentire
la propria voce. Infatti vanta
una lunga lista di scrittori e
scrittrici celebrati (a ragione)
e tradotti in mezzo mondo
per la profondità e l’universalità dei loro romanzi e racconti. Abraham B. Yehoshua,
Amos Oz, David Grossman,
Yael Hedaya, oltre ad averci
regalato personaggi indimenticabili, sono presenti sulle
pagine dei nostri quotidiani
(nell’ordine su La stampa, il
Corriere della sera. La Repubblica) insieme a altri meno
noti, come l’ebrea di origine
italiana Manuela Dviri. Non
Amos Oz
che manchino intellettuali di
alta levatura, scrittori e forse
soprattutto poeti, in campo
palestinese, certo però i loro
nomi sono meno noti.
Sarebbe facile dire che questi scrittori israeliani sono in
fondo dei privilegiati: grazie a
successo, celebrità consolidata, diritti d’autore e magari a
una cattedra universitaria, è
agevole affrontare i grandi temi universali come la solitudine, l’amore, in pratica il
senso della vita. E sarebbe
anche facile guardare con
sufficienza al loro irnpegno,
civile ma anche artistico, per
la ricerca del dialogo con la
controparte araba, che invece
deve pensare, oggi, alla sopravvivenza. Ma allo stesso
modo si potrebbe accusare di
paternalismo l’uomo di lettere europeo che passi una settimana o un mese fra i disperati, per poi tornarsene a casa
e scrivere pagine commoventi su ciò che ha visto.
Invece a tutti si deve poter
dare credito. Le opportunità,
originali o «imprestate» dalTesterno, che un popolo ha
per far sentire la propria sofferenza attraverso la parola
scritta ci riconducono in ultima analisi alla comune origine di queste popolazioni e alle
religioni del Libro. Cambiano,
perché la storia le ha fatte
muovere con tempi e modalità diverse, le nostre percezioni di queste realtà. Se la vita
quotidiana di Israele ci commuove perché in qualche modo è «vicina a noi»; se la vita
quotidiana dei palestinesi ci
commuove nonostante la sua
diversità (etnica, di religione,
di costumi, di demografia),
anzi proprio per questa «diversità», il problema (questo
problema) è soprattutto nostro. A ognuno di noi tocca risolvere le contraddizioni che
si tiene dentro nel rapportarsi
con due popoli più vicini di
quanto la storia li obblighi a
essere. Non è facile, per noi.
Ma loro, tutti loro, stanno
peggio; sarebbe immorale
pretendere da israeliani e palestinesi sentimenti di reciproca comprensione se ognuno di noi non riesce a conciliare questi due aspetti di sé.
SUI ciornalT
laGazzettaiMIoSiiiit'
La tomba del «mago»
Si conclude la ricerca del
la possibilità di una sepoity
ra con lapide, a Venezia, dei
«mago» Helenio Herrera, al.
lenatore dell’Inter gloriosi
dei primi Anni 60. La sede
sarà nel cimitero di San Mi,
chele, come riportato da
riquadro il 6 aprile, «n sj,
daco di Venezia, Paolo
sta - dice l’articolo - ha au.
torizzato con un’apposjtj
ordinanza la costruzione
della lapide del “mago” nel
recinto [sic] delie chiese In.
terane, evangeliche e valdesi del cimitero di San Michele. Si realizzano cosile
ultime volontà di Herrera
morto nel novembre dei
1997, che aveva espressamente richiesto di essere sepolto a Venezia. Un desiderio esaudito sinora solo in
parte, in quanto la costruzione della tomba, seppm
approvata dalla Commissione per la salvaguardia di Venezia, era stata bloccata per
problemi di ordine normativo. Già nelle prossime settimane potrà così cominciare
la posa in opera della tomba
che, come voluto dalla moglie (...), ricorderà la Coppa
Campioni, uno dei tanti trofei vinti da Herrera».
Protestanti e verdure
Nell’ultima avventura
(«Amori perduti», n. 187,
aprile 2002) dell’«indagatore dell’incubo» compare
una ragazza un cui frateEo
risulta ucciso in una manifestazione degli indipendentisti repubblicani a Belfast a opera, racconta la r|
gazza, di un gruppo pari
militare protestante. Ovviò’
che il personaggio porti
rancore, nella finzione dei
storia, verso i «lealisti» filoinglesi e protestanti. Meno ovvi gli insulti alla parte
protestante (quello della vignetta riportata in calce, e
un altro più pesante ancora), che stupiscono in una
pubblicazione seria e solitamente impegnata, anche
quando presenta situazioni
di conflitto, a indirizzatela
sensibilità dei giovani lettori verso la ricerca del dialogo e della tolleranza.
A FARLA PAGARE A QUEL
iCARCIOFO PRO' '
TESTANTE!... PER ^
questo sono ,
EVASA.'
iùchi
me
DA'
ì A chi
Lluo'gc
ielle pei
peora a
laif
jon c’è i
utivinel
esili terr
pcrazie
incentrat
iettual
ibili
'^ittad
pÉlpr
ij^e SI
(pstia
Spotre
iicóra pi
:persi nc
0 or
JaC
listrett
la u
®un’am
0
e ci
ibCedi
ii^uesta
lizzane
, ittua
Così, de
“ì per alti
ipato a I
ìvvenu
“f'ani
Roomer
Vero
eetea
|“<esidi,
parte sia di chi li pres«'*
sia di chi per necessita è e ^ ®
stretto a consumarli».
«ÌÌ^oche
Un linguaggio
cordiale, che dimosùa
resse per i cittadiniascoltare questo ^tenuti
dai nostri politici, di s
o di destra, che parlano
Í6)
vente del bene dell’ffa'ij
tie
PIERO bensì
chiaro, di facile lettura, che in
poche pagine illustra come,
quando e quanto bisogna
usare i farmaci.
Un esperto risponde alle
domande più comuni sull’argomento, insistendo molto nell’evitare l’uso «fai da
te» delle medicine. Accompagna l’opuscolo una lettera
simpatica del presidente della Regione, Claudio Martini,
che fra le altre cose annunzia
che in Toscana le prestazioni
mediche sono gratuite e garantite per tutti, e non verranno imposti né ticket né
nuove tasse. E conclude con
una frase che mi permetto di
citare testualmente: «Vogliamo fare di più. Penso all’educazione alla salute, alla
prevenzione prima della cura, ai comportamenti responsabili verso se stessi e
verso i propri simili. Credo
che si possa iniziare con
l’uso corretto dei farmaci da
'Cerca
del benessere degli ''Ìerijo'
espressioni roboanti ^ Cecini,
concreto non si sa che c
vogliano dire. Il
Martini, viceversa, ha sjm
dire in modo chiaro e se lissjQjjg
to il suo pensiero e Q^ie* '®utemi
Consiglio regionale, eFtt
do come un amico neiie 15]^ ^
dei toscani.
Ptesei
San
eo^nati
(Rubrica «Un fatto, .
mento» della iFfl-iOTis-iiprie jIl Sin |
diouno «Culto evangelico^ e io jjj
dalla Federazione delleni
evangeliche in Italia an ' “bpos
onda domenica 14 aprile)
11
] 9 aprile 2002
PAG. 11 RIFORMA
L'istituto per anziani di Bibiana
La nuova Casa Barbero
rea del.
iepoltu.
'Zia, del
fera, al.
lloriosa
La Sede
5an Mi.
oda un.
*11 siifl
olo Co;
■ ha au
oposita
uzionj
«o” nel
lese lu5 valde.
■an Micosile
terrera,
ore del
pressasere sedesidesolo in
costru
seppm
irnissioa di Ve:ata pei
ormatile settilinciare
1 tomba
dia moI Coppa
mtitro
dure
entura
n. 187,
dagatoimpare
frateOo
a maniidipenli a Beltà la r
0 pari
;. Ovviò'
0 porti
ne dela
isti» fiIti. Mela parte
iella vicalce, e
e anco
in una
1 e soli, anche
nazioni
zzare la
ni letto
dialo
Taglio del nastro sabato 13 aprile per la rinnovata Casa Barbero, l’istituto per anziani di Bibiana gestito dalla Comunità
montana, che negli anni passati aveva attraversato alcuni momenti difficili con il bilancio pesantemente in rosso: i problemi
di gestione dovrebbero essere risolti. Intanto è in corso di presentazione un ulteriore progetto di ristrutturazione del pianterreno per aumentare il numero di posti e accontentare così le
numerose richieste. Soddisfatto per l’inaugurazione il sindaco
di Bibiana, Osvaldo Fornero: «È un nuovo traguardo raggiunto». Dopo la ristrutturazione l’istituto per anziani dispone attualmente di 23 posti, 15 già occupati da ospiti provenienti per
due terzi da Bibiana e per un terzo da altri comuni della Valle.
Per l'ex statale 23 della vai Chisone
I progetti proseguono
Piccoli passi ma significativi stanno venendo finalmente a
portare qualche schiarita su|la sistemazione della viabilità in
vai Chisone e a Pinerolo. È notizia della settimana scorsa infatti che per quel che riguarda l’ex statale 23, nel tratto che va da
San Germano a Perosa, qualcosa sembra muoversi con i tecnici
dell’agenzia di Torino 2006 che si sono recati in valle la settimana passata per ulteriori sopralluoghi prevedendo interventi
per 35 milioni di euro. Sempre la settimana scorsa i tecnici incaricati hanno consegnato alla Provincia il terzo progetto dettagliato per la ricostruzione del ponte trascinato via dal Chisone nel 2000 a Pinerolo che è ora all’esame delle ferrovie. In entrambi 1 casi si parla di chiusura dei lavori entro il 2005.
iu
) ■< A
-J..
Fondato nel 18481
Convegno a Pinerolo su «chiese e territorio» organizzato dalla Ced del I distretto
Credenti e cittadini partecipi
la chiesa è ancora un luogo di formazione? non c'è il rischio che, nella chiesa e sul territorio, si viva
una democrazia formale incentrata sulla delega? è possibile recuperare maggiore partecipazione?
DAVIDE ROSSO
\è
Lh
A chiesa è ancora un
jluo'go di formazione
ielle persone? si riesce
ancora a comunicare litó ai fratelli di chiesa?
non c’è il rischio che si
Ulivi nella nostra chiesa
esili territorio a una democrazia di figura tutta
incentrata sulla delega? è
possibile recuperare la
labilità di decisione
ladini sullo sviluppoil proprio territorio?
I0e sviluppo è utile e
^stiamo vivendo?
Si potrebbe continuare
jicoraper molto nell’e_li interrogativi
fflersi nel corso del con. organizzato a PiBolo domenica 14 aprila Commissione del
liistretto in ottempe•ttaaun preciso mantoodella Conferenza ditettuale del 2001 che
Ivitaya la Ced ad «avvia®iin’ampia riflessione
¿[apporto tra chiese e
storio delle valli val1» e chiedeva sempre
«Ced di tessere le file
Questa riflessione «orffcandoin collaboracon i circuiti delle
“valdesi un convegno
.. -- sull’argomento
Wando poi quanto e- •
fso dalla riflessione alvJtossima Conferenza
attuale».
dopo un confronaltro molto partew a livello di circui
J hienuto nel corso di
anno, si è arriva_J r“«>enica al convee proprio che
a arcato di fare una
j» SI di quanto emerso.
irescrW ,Pho non semplice
Un momento del Convegno a Pinerolo
sità è ò“’/ ricco di
>>• ferii“ nuovi stimoli
mplia«' U‘'’ahe si sono trovati
.tra inte- ™nte i n
3tra ‘ partecipanti
li. È partiti nella lo
aaussione dai temi
un‘
one
Il sinist’K'*®''nti in alcune «tesirlano s»’' dief^^^ntate dalla Ced,
Tltali®! l|it/j?®'^nno di fare il
i Italia® ¡¡Il ai quanto emerso
iti cha'" , ,*®cussioni circuiche Stua «Analisi della
■eside8!f|),p °ne», «|| tetritochiesa».
e una ricca di
luello“^ 'sui!”® ha spaziaentt^ ij], ^'finali lo sviluplelle''"'* suo°^upazione, il tu«,lj Partecipazio
cofl a la scuola
¡I» Sesai ^''almente alla
n' ter
•lle
^ILS V'* iJ i*\ ^ ■ V.' V' vy 111 C..
'Cs,
kì
¡ aia anche come
'Possibile riportare
tutte le voci espresse nel
corso delle quasi tre ore
di dibattito ma può essere interessante sottolineare alcuni punti che
paiono più significativi.
Innanzitutto l’orientamento dell’assemblea è
sembrato essere quello
di voler parlare, di confrontarsi, scambiarsi pareri e riflessioni su problemi concreti. In quest’ottica, anche se non si
è voluto approfondire
particolarmente il tema,
uno degli argomenti che
più spesso sono stati
sottolineati negli interventi e la preoccupazione per il futuro degli
ospedali è il ruolo che la
chiesa dal basso deve ricoprire sia in termini di
decisioni sia in termini
di salvaguardia. Altro tema «gettonato» il turismo: opportunità di sviluppo ma anche terreno
con cui la chiesa deve
confrontarsi, su cui deve
prendere delle decisioni,
capire come essere e come offrirsi al turista.
C’è poi la questione
dello sviluppo, delle scelte fatte sempre più in base ai progetti finanziabili
dall’Unione europea o
da altri enti esterni al territorio e la capacità sempre più limitata di decidere il proprio sviluppo
da parte del territorio. E
a fianco di questo c’è
l’impressione della perdita di partecipazione
nelle chiese e nella so
cietà. La tendenza, a detto qualcuno, quasi a una
sorta di individualismo
nei più giovani con il
conseguente allontanamento delle forme di cooperazione che un tempo erano tipiche delle
Valli. Sviluppo poi vuol
dire anche salvaguardia
del territorio, un attenzione alle acque ma anche alla manutenzione
del territorio. E la chiesa?
La chiesa, è stato detto,
deve fare attenzione a
continuare a essere chiesa, a non svendersi. Deve
riscoprire il valore delle
assemblee come luogo di
dibattito e confronto anche sul mondo esterno,
deve delegare meno alle
istituzioni interne e riscoprire a pieno il suo
valore democratico.
Un dibattito intenso
che però, e non poteva
essere che così, non si è
esaurito con quella riunione. I risultati dall’incontro verranno sintetizzati e portati in Conferenza distrettuale. Intanto dall’assemblea domenica è venuta la proposta
che il dibattito continui
come è avvenuto in questi mesi sulle pagine di
Riforma-L’eco delle valli
valdesi oltre che nelle
chiese e nei circuiti. Una
sorta di recupero di quella partecipazione dal
basso che non può che
essere salutare per la
chiesa e pensiamo anche
per il territorio.
A Pomeano di Pramollo
Assediati dai cervi
A nessuno è sfuggita la
vicenda cervi, ovvero la
immissione dei cervi che
nessuno voleva (a parte
alcuni cacciatori) da parte de) Ca Tol. Proposti
dai cacciatori sulla base
di uno studio di fattibilità, in vai Pellice e più
precisamente nel comune di Angrogna, questi
ungulati dovevano provenire dalle foreste demaniali di Tarvisio in Friuli.
Malgrado l’opposizione
degli enti locali della vai
Pellice e gli impegni assunti, il Ca Tol ha immesso il 27 febbraio di
quest’anno 25 cervi a Pramollo e precisamente in
borgata Pomeano.
La speranza era quella
che i cervi prendessero la
via della vai Pellice {colle
Vaccera) arrivando là dove erano indesiderati. Ma
siccome i cervi, come le
galline, non hanno confini, continuano a stazionare nei pressi di Pomeano causando i previsti e
paventati guai ai boschi e
alle colture. Ne sono seguite le proteste dei pramollini ed ecco la pensata dei vertici del Ca Tol:
una bella recinzione con
fili elettrici (tipo quelli
usati nei pascoli) per te
ner fuori dagli orti i simpatici animali. Un perimetro di 1.200 metri con
tre giri di «fettuccia elettrica», la messa in opera
di una cinquantina di pali più l’utilizzo degli alberi del bosco come ulteriori sostegni. Da prevedersi
anche tre cancelli per garantire l’accesso dalla tre
piste forestali e il rimborso delle spese di elettricità, i trasformatori di
corrente, la posa del tutto. Costo dell’operazione:
circa 5.600.000 lire. Questo mentre cinghiali e caprioli stanno già causando in questo scórcio di
nevosa primavera danni
per migliaia di euro e
dall’anno scorso restano
da pagare agli agricoltori
danni accertati per più di
80 milioni di lire...
In occasione del 25 aprile
Il valore e la pratica
della democrazia
«Mia cara figlia
questa è la prima volta che ti scrivo e sebbene tu sia
troppo giovane per leggere, forse la mamma la conserverà fino a quando verrà il tempo che potrai leggere da
te. Tra due giorni sarà il tuo primo compleanno, un
grande evento per i tuoi genitori. Il mio rimpianto è
che io non potrò essere personalmente il per aiutarti a
spegnere la tua unica candelina, ma credimi ragazzina che sarò li in spirito.
Sto scrivendo questa da un posto chiamato Italia,
che è molto lontana dalla nostra cara terra, un posto
dove non avrei scelto di venire dovendomi separare da
una moglie e una figlia a me così care. Ma sono qui,
carissima, perché c’è una guerra causata da certe persone che desiderano governare il mondo in modo spietato e dispotico mettendo in pericolo una cosa intangibile chiamata "democrazia” per la quale tua madre e
io pensiamo che tutte le persone degne dovrebbero
combattere. Capirai crescendo che cosa “democrazia"
significhi per noi di come sia un ideale di vita che
aspiriamo a mettere in pratica.
Tutto quello che chiedo a te, Anne cara, è che nella
tua vita tu sia dolce come la tua mamma e che tu tenga sempre fortemente alla sublime cosa che noi chiamiamo “cristianità”, che è stata l’anima della vita delle tua mamma, della tua nonna e mia. Spero che mi
amerai e rispetterai come io amo e rispetto mio padre.
Questo è tutto signorina. Passa un buon compleanno, possano essere tutti buoni i tuoi compleanni. Spero
di tornare a casa un bel giorno. Nel frattempo un sacco di amore a te e tua madre da papà». (Bob Millar)
GIORGIO TOURN
Nella tarda sera del
12 settembre 1944
un aereo precipitava sulle
alture del Cournour, nel
vallone della Luserna, nel
comune di Rorà. Si trattava di un velivolo alleato
con un carico di materiale e munizioni per i partigiani che, smarrita la rotta, si era schiantato contro la montagna. L’equipaggio naturalmente perì
nell’impatto, eccetto un
giovane che sopravvisse
poche ore e fu sepolto nel
cimitero del paese con
una cerimonia ecumenica a cui parteciparono il
pastore, il parroco e, a
rappresentare la comunità ebraica, uno dei numerosi ebrei rifugiati in
paese. I resti degli altri
aviatori furono sepolti sul
luogo stesso dell’impatto.
Dopo la guerra vennero ricuperati e traslati in
uno dei cimiteri di guerra alleati ma la vicenda
dall’aereo rimase avvolta
nel mistero: americano?
inglese? perché era caduto? Solo negli ultimi
anni, e grazie all’interessamento di molte persone, si è chiarito il mistero; si scoprì che altri velivoli erano caduti quella
sera stessa: uno in alta
vai Po, a Ostana, della
cui vicenda un cittadino
inglese, che qui villeggiava, si è occupato riuscendo a risalire l’intera
documentazione degli
archivi. Appurò che si
trattava del 104" squa
drone della Raf (inglese)
partito da Brindisi per
una missione di rifornimento alle bande partigiane e andato quasi interamente disperso per
cause ignote. Con l’identificazione dei membri
dell'equipaggio si chiarì
ulteriormente la vicenda.
A renderla ancor più
reale fu la cerimonia organizzata l’estate scorsa,
nei pressi del luogo del
disastro: alla posa una
lapide erano presenti parecchi familiari dei giovani avieri. Particolarmente toccante fu quel
giorno l’esperienza di cui
ci rese partecipi la figlia
di uno di questi, nata dopo la morte di lui, che
confessava, guardando i
dirupi dove era morto:
«Oggi ho trovato mio padre, da fantasma che era,
è diventato un uomo».
Attraverso queste conoscenze ci è pervenuta
la lettera che uno di questi avieri, Bob Millar, di
Sidney, scrisse alla figlia
prima di partire per quel
volo senza ritorno. È una
lettera che, meglio di documenti ufficiali e discorsi retorici, ci dice lo spirito di fede religiosa (quello che egli chiama «cristianità») e di coscienza
civile con cui fu combattuta la seconda guerra
mondiale da uomini che,
come lui, non avevano
nessuna ragione di interessarsi alle nostre vicende, e dall’altro capo del
mondo venire a morire
su una terra sconosciuta.
12
PAG. 12 RIFORMA
5 NUOVE AMBULANZE — Uno sprazzo di sole per
l’inaugurazione di cinque nuovi mezzi della Croce Rossa di Torre Pellice; domenica scorsa una
folla di cittadini ha partecipato all'ex caserma Rlbet alla cerimonia di inaugurazione. Si tratta di
mezzi di soccorso avanzato ovvero di un’agile
«Panda» per raggiungere le zone più problematiche e ancora un ufficio mobile per interventi di
protezione civile. Un mezzo è stato intitolato alla
memoria del dott. Enrico Gardiol, fra i fondatori
della Cri torrese fe la cui vedova, Adele Theiler (al
centro nella foto), è tutt’oggi presidente onoraria.
LA STORLA DELL’ACLI — Continuano gli incontri
sul tema «Trent’anni di storia italiana 19451975» organizzati dal circolo Adi di Torre Pellice.
Sabato 20 aprile 2002 alle 15,30 si tratterà del periodo dal 1960 al 1964. Il ciclo prosegue sabato 4
e sabato 18 e tutti gli incontri, con ingresso libero, si tengono presso la sede di via al Forte 3.
PER L’ULIVO IN VAL PELLICE — L’obiettivo è rilanciare la coalizione dell’Ulivo, definendo una
struttura organizzativa per coordinare l’attività
politica in vai Pellice e programmare gli interventi sui problemi del territorio. L’appuntamento è martedì 23 aprile alle 21 alla sala operaia di
via Roma 7 a Torre Pellice.
MALAN FRA I PARLAMENTARI NATO — Il senatore
del collegio Pinerolo-Susa, Lucio Malan, è stato
indicato dall’Assemblea parlamentare della Nato a far parte del Gruppo di «Monitoraggio congiunto» sui rapporti tra Nato e Russia. Il gruppo
è composto da dieci parlamentari russi e otto
della Nato. «Il gruppo - spiega Malan - ha il compito di “monitorare” e coadiuvare a livello parlamentare il progresso della collaborazione tra
l’Alleanza atlantica e la Russia. Per la sicurezza
dell’Europa e la stabilità internazionale è una
collaborazione fondamentale che deve progredire, nella quale l’Italia è protagonista, come testimoniano i rapporti privilegiati tra Putin e Berlusconi e l’attenzione che ho percepito tra i colleghi russi che ho già incontrato».
PIANO FORESTALE DELLE PEDEMONTANA — È
giunto alla presentazione anche il piano territoriale forestale della Comunità montana Pinerolese pedemontano. Si tratta di un documento a
carattere sovracomunale che sarà indispensabile per la corretta gestione dei boschi e dei pascoli e riguarda sia la proprietà pubblica che quella
privata. 11 piano prevede una parte di descrizione dello stato colturale e indicazioni di possibili
interventi. Per conoscere i risultati dello studio
la comunità montana organizza per martedì 23
aprile alle 21 un incontro pubblico nel municipio di San Secondo.
400.000 EURO ALLA PROTEZIONE CIVILE — La
Regione ha stanziato 400.000 euro per assegnare
contributi alle organizzazioni di volontariato che
svolgono attività di protezione civile. Le domande devono essere presentate entro il 14 giugno
2002 (informazioni al sito Internet della Regione) e possono partecipare le associazioni iscritte
nei registri regionali e quelle di secondo livello
che hanno la protezione civile come attività
principale, oltre alle associazioni e gli enti inseriti negli elenchi del Dipartimento nazionale.
Ogni progetto ammesso dovrà concludersi entro
ottobre 2004.
PER GLI APICOLTORI — Lunedi 22 aprile, alle 21,
nella sede della Comunità montana Pinerolese
pedemontano, in via Duomo 42 a Pinerolo, vi
sarà un incontro tecnico aperti a tutti gli apicoltori dal titolo;'«Lotta alla varroa: alcuni metodi a
confronto, vecchi e nuovi». Nella serata saranno
illustrati il piano di lotta territoriale alla varroa,
. le tecniche di conduzione primaverile e i risultati delle ricerche invernali. Verranno inoltre distribuiti e raccolti i moduli per la richiesta di
prodotti per i trattamenti delle api per il 2002.
Tali richieste possono essere anche spedite al
seguente indirizzo: Aspromiele c/o Luca Allais,
via Vercelli 3,10090 Gassino Torinese.
La beidana, rivista di cultura
e storia nelle valli valdesi
e il Centro culturale valdese
invitano alla
gita a Barcellonette (vai Ubaye, Francia)
«valdesi a Barcellonette: storia o leggenda?»
Domenica 5 maggio 2002
ore 7:
partenza in autobus da Torre Pellice, davanti
al Centro culturale (con fermate a richiesta)
ore 10,30: visita al Forte Tournoux
ore 13: pranzo libero
ore 14,30: visita al Musée de la Vallèe e incontro
con l'associazione Sabenga de la.Valeja
ore 17: partenza
20-20,30: arrivo a Torre Pellice
- E Eco Delle ^lli "Iäldesi
VENERDÌ
19APRIU
Adesioni entro
122 aprile (0121-932179).
Costo a persona: 19 euro
sindad dei piccoli Comuni lanciano Tallarme
La riforma del catasto
«Da soli non ce la facciamo, i costi sono proibitivi»
L'opportunità della gestione associata dal gennaio 2004
MASSIMO GNONE
Riforma dei catasto:
c’è il rischio di arrivare alla scadenza impreparati e con il fiato
corto. È quanto si sta cercando di scongiurare dopo che il decreto legislativo 112 del 1998, il «celebre» Bassanini, aveva definito il progressivo trasferimento delle funzioni
catastali ai Comuni, un’
operazione che richiederà tempi lunghi: inoltre la cattiva situazione
del catasto non è una novità. Gli obiettivi sono
ambiziosi: si va dall’aggiornamento degli archivi all’informatizzazione
del sistema, al più stretto
collegamento con i professionisti del settore
che, insieme a Comuni e
cittadini, sarebbero i primi beneficiari della riforma. Il 1° gennaio 2004 i
Comuni avranno in mano le redini del catasto
ed entro il 30 aprile dovrebbero arrivare le risposte delle amministrazioni alla proposta di decentramento, ma gli oneri sembrano proibitivi,
soprattutto per i Comuni
più piccoli, e i sindaci
lanciano l’allarme: «Da
soli non ce la facciamo».
Quali sono le ipotesi sul
tappeto? «Ci sono alcune
formule possibili - dice
Paolo Foietta, responsabile del progetto catasto
per la provincia di Torino -: ogni Comune fa da
solo, ma è quasi impossibile se non per i Comuni
più grandi; c’è poi l’opportunità della gestione
associata e il rapporto fra
la Provincia, incaricata
dell’assistenza tecnica
agli enti locali, e la nuova
gestione dell’Agenzia del
territorio». Quest’ultima
non sarebbe smantellata
ma costituirebbe un tassello del futuro catasto.
«La Provincia di Torino continua Foietta - potrebbe essere l’ente di riferimento, tanto più che
nel 2001 è stata firmata
una convenzione per la
gestione della banca dati
di catasto terreni e l’aggiornamento della cartografia e degli archivi
censuari che ha affidato
per tre anni alla Provincia il compito di rimettere mano alla situazione
pregressa».
Anche nel Pinerolese si
prospetterebbe la realizzazione di un consorzio
fra Comuni e Comunità
montane, alla cui associazione parteciperebbero la Provincia e l’Agenzia del territorio. «L’o
biettivo è di arrivare alla
piena operatività nel
2004 - afferma Foietta ma considerati tempi e
costi c’è anche l’ipotesi
di utilizzare i fondi per
l’e-government avviando
così una fase sperimentale». L’ipotesi della Provincia piace agli enti locali: «Il catasto non è gestibile a livello di Comuni o Comunità montane
- dice l’assessore della
Comunità montana vai
Pellice e sindaco di Rorà,
Giorgio Odetto - è invece
fondamentale che si arrivi a una struttura gestibile e fruibile in maniera
aggiornata e veloce, soprattutto a vantaggio dei
professionisti». Per il sindaco di Bobbio Pellice,
Aldo Charbonnier, «i Comuni debbono potersi
organizzare autonomamente ma resta valida la
proposta di gestione associata». È stata anche
ventilata l’ipotesi di affidare il «nuovo» catasto
all’Acea, ampliando la
sua missione statutaria.
«Al momento è solo
un’idea lanciata dal sindaco di Vigone - dice
Foietta - ma è un’ipotesi
da valutare: invece di
creare un nuovo consorzio, perché non utilizzare
i consorzi già esistenti?».
Ecomuseo delle miniere in vai Germanasca
Il lavoro inserito nell'ambiente
DAVIDE ROSSO
DOPO una gestazione durata più di
due anni ha preso il via in qualche
modo l’ecomuseo delle miniere e della
vai Germanasca. Il progetto originario
messo in piedi dalla Comunità montana valli Chisone e Germanasca prevedeva la costituzione di un ecomuseo
che raccogliesse in rete le risorse culturali e turistiche oltre che sociali presenti su tutto il territorio della Comunità ma la Regione, che ha recentemente riconosciuto l’ecomuseo, ha
preferito puntare unicamente sulla vai
Germanasca. Nel corso di una riunione
tenutasi martedì 9 aprile a Perosa rappresentanti della Comunità e della Tuno, la società che materialmente organizzerà il lavoro, hanno presentato i
prossimi passi per lo sviluppo e la realizzazione dell’ecomuseo.
Che cosa è un ecomuseo? con una definizione si potrebbe dire che è la messa
in rete del patrimonio culturale e sociale di un territorio, una sorta di laboratorio in cui il prefisso «eco», che sta
all’inizio della parola, significa ambiente, territorio di vita con le sue realizzazioni culturali, sociali e economiche,
dunque una comunità. «11 progetto ecomuseo delle miniere e della vai Germanasca - dicono in Comunità - si colloca
come naturale conseguenza di una po
litica tendente a realizzare un modello
di sviluppo integrato e sostenibile in
grado di creare le condizioni, le infrastrutture, i servizi e di formare le risorse
umane necessarie a un rilancio economico e sociale della vai Germanasca».
Un progetto comunque non semplicemente realizzabile che mira a dare
uno sviluppo turistico alla valle attraverso la valorizzazione e la messa in rete delle risorse esistenti, il tutto fatto,
ovviamente, in collaborazione coi privati che operano in valle. Il progetto,
che potrà usufruire di fondi regionali,
prevede la creazione di gruppi di lavoro
che studieranno la situazione attuale
della valle. Intanto sono già previste
per questa estate una serie di azioni sia
di promozione dell’offerta turistica che
di informazione e sensibilizzazione sul
territorio che saranno rivolte sia verso
l’esterno che verso l’interno perché, è
stato spiegato, fatto fondamentale per
un ecomuseo è che la popolazione acquisti la consapevolezza del valore del
proprio territorio. Fondamentale poi
sarà, oltre al favorire la creazione di
quella cultura dell’accoglienza diffusa
che ancora manca in valle, anche la
creazione di nuovi posti letto, la nascita
di attività di servizio al turismo: il tutto
dovrà creare una sorta di circolo virtuoso che permetta un ritorno economico
e soprattutto occupazionale alla valle.
Consiglio comunale di Angrogni
Le acque reflue
Si è conclusa con il
commiato del sindaco,
Jean-louis Sappé, ringraziato da un caloroso applauso, l’ultima riunione del Consiglio comunale di Angrogna, dove il
prossimo 26 maggio si
voterà per il rinnovo
dell’amministrazione.
Gran parte della discussione è stata dedicata al
problema degli scarichi:
si sono esaminate le oggettive difficoltà che esistono per i proprietari di
numerose case sparse,
non raggiunte da strade,
a mettersi in regola, e soprattutto si è cercato di
evitare a quanti potranno essere raggiunti da fognature già progettate o
in via di realizzazione a
spese degli utenti, di dover affrontare altre spese
per rispettare la scadenza del 13 giugno. Il Con
llnù
ñcc
sigilo ha anche approvj
to un nuovo regolamen!
to per la gestione dei tj
fiuti e per l’applicazio„,
della tassa sul loro srnal.
timento, auspicando cIk
in futuro essa sia detet
minata dal peso effettivi
dei rifiuti prodotti e noi| f
dalla superficie possedui l
ta, come del resto pre| ¡iifar®.
sto da una legge che tar.i
da ad essere applicjij’
per la difficoltà del cale»!
lo. Un momento impoi.
tante è stato infine la de.
cisione di approvare Ij
statuto del Comitato vai
Pellice per la difesa de|
principi della Resistenza’
e della Costituzione, av.
venuta con una astensfe
ne: del Comitato fatf
parte il sindaco uscenti''
Sappé che nella discus.j
sione ha ribadito l’im)
portanza della memo® F®
storica nelle scuole.
Acque: come mettersi in regola
Il problema scarichi
¡formali
(lazion
t, L’inc
(ova di
ione sa
(tsa. Il
PIERVALDO ROSTAN
La vicenda degli scari<■ ...................
chi non afferenti alla
pubblica fognatura di cui
abbiamo scritto la scorsa
settimana sembra aver
raggiunto un po’ di chiarezza. Una nuova circolare della Regione Piemonte, questa volta a
firma congiunta con la
direzione dell’Arpa (agenzia regionale protezione ambiente) chiarisce molti dubbi e detta
nuove tempistiche. La
Regione, come altri enti
sovraterritoriali, era stata
subissata da richieste di
chiarimento; in sostanza
come regolarizzare gli
scarichi civili entro il 13
giugno se sono richiesti
interventi strutturali importanti e onerosi?
La regolarizzazione,
chiariscono Regione e Arpa, deve essere formale;
in sostanza «occorre distinguere, seppur tra loro
connessi, gli aspetti formali dell’autorizzazione
da quelli sostanziali».
Nella sostanza dunque la
legge nazionale e l’interpretazione che ne danno
Regione e Arpa è volta a
far conseguire ai cittadini
titolari di abitazioni sorte
prima del ’76 una autorizzazione allo scarico,
indipendentemente dal
tipo di sistema di scarico
esistente (in effetti il modulo di richiesta di autorizzazione proposto dalla
Regione è estremamente
semplice). La richiesta va
ottenuta poiché è punito
chiunque effettui scarichi
civili senza aver chiesto
l’autorìzzazione.
Il vero problema sta
sul «che cosa» i singoi
Comuni autorizzano.il
Regione Piemonte, ne!|;
nuova circolare del4i
prile, ricorda che gli sca
iiñarifi
lei lave
d;
co
pine, q
seguii
lità, c
^tettare (
richi, per abitazioni soi Sps'oi'
jasenzi
Inas
lonto at
è
fandisfi
IComur
It.jtOSc
lèntn
lima
me
i 50 vani o uno scarico li
feriore ai 25 metri cubìi
giorno, devono prevede®
un sistema di trattameli
pur essendo ammessoli
casi eccezionali lo scariu
«puntuale» sul suolo. Si
sistema di trattameall
il testo della normatlf
afferma: «Le norme sif i
plicano agli impian1| l
nuova realizzazioi *
quelli esistenti domi»
adeguarsi ad esse.iM
quanto possibile, secorf
le disposizioni delle au®
rità locali», ovveroitìi
muni.
Pertanto dovrebbe#
andar bene non solol!
fosse di tipo «Imhoff»
ma anche fosse a tenuti;
pozzi neri, vasche seti’
che. La circolare tendi; ^
infine a escludere
competenza specilli dell’Arpa che dovrebi i
essere coinvolta soloF
caso di scarichi pnri'®^
larmente pericolosi
patata ripassa dunque
Comuni (nella prossir
settimana è previsto
ulteriore incontro chi
ficatore a Torino); hf
dulistica semplificnùe
disposizione dei cittar
presso i singoli Coffli
che in taluni casi bar
N
probabilmente
nella richiesta di
eccedali
dofll
menti; almeno cosi®
ma il consigliere regio"!
le Bolla che si è imPI
gnato nella risoluzi»*j
della vicenda.
Comunità montana vai Pellice
Profilassi animale
La Comunità montana
vai Pellice, in collaborazione con l’Apa (associazione provinciale allevatori) promuovela campagna di controllo e profilassi delle principali infezioni parassitarie gastrointestinali e plomonari negli allevamenti
bovini e ovicaprini della
valle. Per gli allevamenti
bovini gli interventi verranno attuati al 50% dalla Comunità montana ed
al 50% dagli allevatori; gli
interessati devono presentarsi agli uffici della
Comunitàper la compila
zione dei moduli. Per gli
allevamenti ovicaprini, al
fine di poter usufruire
dei contributi regionali, gli agricoltori devono presentare domanda
sempre entro venerdì 17
maggio alla Comunità
montana, ufficio agricoltura. In caso di adesione
al programma gli allevamenti avranno diritto a
due visite (primaverile e
autunnale) e a una terza
per la verifica di eventuali problemi zootecnici. Il
costo di adesione al programma è di 0,15 euro a
capo ovicaprino.
Grazie a Calvetti
POSTA
dobbiamo mai disgiungere
sul sociale da un imnegno anche
Dal 4 aprile la Croce Verde di Perosa
Argentina ha un nuovo presidente, il
sig. Adriano Bortolas, un amico che stimo e saluto. Ma per me, lasciatemelo
dire, tu Franco Calvetti, resterai sempre il mio presidente; hai guidato la
nostra associazione, dal 1996 ad oggi,
in un momento di forti cambiamenti e
grandi progetti. Hai saputo essere sempre trasversale rispetto a tutti i soggetti
proponenti, di volta in volta, nella convinzione che un lavoro del genere aiuta
il volontariato ad arricchire la propria
esperienza, la propria professionalità e
l’efficacia stessa degli interventi; per
rendere i volontari dell’associazione
sempre più in grado di operare secondo le nuove esigenze derivanti dall’evoluzione del welfare.
Mi hai insegnato che «si fa sempre
insieme». Non lavorare «per» ma lavorare «con». Mi hai dimostrato che non
sul sociale da un impegno u.— ^
tale che riguarda soprattutto duèP
- l’inforniaz'2 ' ■ '
le legate fra loro, cioè
dall’al“
da una parte e la formazione
Mi hai detto spesso: dobbiamo se
cercare di essere una
gruppo per lavorare con com' .
ma, soprattutto, ripetevi che b> ' j
avere la capacità di mettersi t ^
sione, quindi la capacità di
cati e di tollerare le critiche, saP
c
che le critiche sono una risorsa.
ho compreso che il volontariato^'
--leui'
un carattere di supplenza, non
lore dell’emergenza ma bensì e
lore di tutti i giorni. jni
Non scrivo tutto ciò con un |
mento di orgoglio, ma in
consapevolezza e di responsao^^^i
anche questo me lo hai inseg
Grazie Franco.
Marina Zancanato
Mi
I
13
ij 19 APRILE 2002
approva,
’olamen.
"l e dei ti.
licazioitj
stnal.
ando che
iia detet,
' effettii
>tti e noi
possedni
sto preaii
impoti
ine inde,
rovarelji
aitato Val
iifesa di
desistenza
none, av.
;; Il Pinerolese e i provvedimenti governativi
Come cambia la sanità?
Ufi Consiglio comunale aperto per discutere con i cittadini
/\ccorpamenti negativi e rischi per gli ospedali valdesi
pavide rosso
ivi
■5
y li
agli alla sanità, introduzione dei ticket
farmaci e per alcune
cheXstazioni del pronto
'■ Accorso, ridefinizione
delc'?c2plleP'-^?i^"'T
■ ' jraquelle dei livelli es
Ujziali di assistenza
L), Una sorta di sconSmento della sanità,
messa in atto dalle
idine decisioni regionagovernative, che in
asteai4»«te settimane contia far discutere e in
lolti casi a preoccupare.
Il Consiglio comunale
'^IPinerolo ha dedicato a
temi una riunione
fermale aperta alla po(lazione, lunedì 8 apriL’incontro ha dato
iova di quanto la quefene sanità sia contro, , Hsa. Il consigliere di
f ni «g8'<ssdanza Flavio MaiVlll sta riferito in apertura
lei lavori sull’attività
tolta dalla 3^“ commis
tato fati
3 uscent
a discus.,
lito riti)."
memotij’:
iole.
egola
ilemasti
> i singoli
zzano, li
inte, ne
■e del 4
he gli set
sioni
scarico»
prevede#
■attameiH'
nmessoif
i lo scaiii»
suolo. Sii
ittameii
rormat|
irme si"
npiani
zzazioi
; consiliare del Co
liine, quella incaricata
iseguire la questione
cercando di far
Ittare da subito la dilassione sui temi caldi
__ senza gettare troppa
tri cubi# fuoco. «Il mo
lto attuale - ha detto
aa-è un momento di
idi sfide che pongono
¡Comuni in prima fila
iella gestione del “welfate^cosa che obbliga a
«ntrare solo in polei|ma anche a una ri^ne che deve essere
Ila». Di fronte ai tagli
dovraM
esse, fi
!e, secoli
delle alti
•veroifo
rvrebbeiii
on solo li
«Imhoffh
e a tenui
sche setìd
lare teni|
rdere
specifit|
dovrebl
ta solonij
hi partii
icolosi.I|
dunqw
a prassi
I revisto®!
uro chiaii
no); la®
)lificatae_
lei cittatl«
)li Coni«'
casi hai«
e eccedo'
a di do®
) così all*
Iterisi è iinP'
isoluzio*
L’ospedale di Pomaretto
alla sanità preoccupano
quelli fatti sull’assistenza
negli ospedali ma anche
l’idea di accorpamento
prevista dal piano regionale perché, dice Maina
«gli accorpamenti fatti
negli anni passati non
hanno portato miglioramenti ma se mai peggioramenti o difficoltà».
Dagli interventi che sono seguiti poi è emersa la
preoccupazione per la ricaduta economica sui
Comuni dell’impostazione della nuova sanità e
preoccupa anche la situazione degli ospedali vaidesi, «realtà importante
della sanità pinerolese
dal punto di vista culturale, sanitario, sociale».
Queste le preoccupazioni
che sono state poi anche
riprese in molti interventi
provenienti dal pubblico.
Tra le file della minoranza sono invece diversi
i pareri sui provvedimenti regionali: per Forza Italia la capogruppo Maurino ha difeso la posizione
della Regione, mentre di
parere opposto si sono
dimostrati gli esponenti
della Lega Nord che hanno distribuito un volantino in cui contestano la
decisione sui ticket. Ha
richiamato alla calma il
consigliere regionale Bolla che nel suo intervento
ha invitato tutti a una visione più equilibrata sulla sanità piemontese anche se sono innegabili le
difficoltà (in precedenza
erano stati tra l’altro ricordati i miliardi di deficit attuali contro una situazione di partenza, nel
’95, di sostanziale pareggio della sanità pubblica
e suoi molti problemi ).
Un confronto serrato
che alla fine ha posto sul
tappeto numerose questioni e interrogativi. Intanto la «questione» sanità va avanti e già il 17
aprile ritornerà sui banchi del Consiglio regionale che dovrà esprimersi in merito al rinvio a
giugno dell’applicazione
delle misure sui livelli essenziali di assistenza.
YALU YALDESI —:
I Sciopero generale nel Pinerolese
Generazioni diverse
mobilitate insieme
PAG. 13 RIFORMA
È stato un successo, dichiarano le organizzazioni sindacali, lo sciopero
generale nel Pinerolese.
Nelle ormai poche grandi aziende lo sciopero ha
raccolto moltissime adesioni soprattutto tra i lavoratori più «anziani».
Anche nel settore servizi
(poste, enti locali, trasporti, scuola e sanità) le
adesioni sono state elevate, ma qui la legge impone l’organizzazione di
servizi minimi garantiti.
In alcuni casi i lavoratori
comandati per questi
servizi sono stati in numero maggiore di quanti
sono normalmente impiegati: è il caso di alcuni
reparti ospedalieri.
I lavoratori sono scesi
in sciopero contro le deleghe sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e
l’arbitrato^ contro la proposta della decontribuzione previdenziale, per
l’occupazione e lo sviluppo del Mezzogiorno,
a sostegno delle proposte
di Cgil, Cisl, Uil sui temi
del fisco, della scuola e
delle politiche sociali e
sanitarie. È la prima volta
dopo vent’anni che si attua uno sciopero generale e ciò ha destato molte
preoccupazioni nei sindacati che si sono impegnanti in una azionè di
informazione capillare di
tutti i lavoratori con assemblee nei luoghi di lavoro e con volantinaggi.
Molti lavoratori hanno
poi partecipato alla manifestazione sindacale a
Torino, dove in piazza
San Carlo hanno parlato
i massimi dirigenti sindacali. L’Alp (sindacato
di base) ha aderito allo
sciopero e ha organizzato la partecipazione alla
manifestazione dei sindacati di base a Milano.
Anche il Social Forum ha
aderito allo sciopero organizzando un presidio
in piazza Cavour a Pinerolo sul lavoro precario.
Amici della Scuola latina
Teatro («villarese»
Quarto appuntamento sabato 20 aprile, alle 21, al
teatro di Pomaretto, del programma di incontri culturali organizzati in collaborazione dall’associazione
Amici della Scuola latina. Centro culturale valdese e
Comunità montana valli Chisone e Germanasca. Si
tratta di una rappresentazione teatrale presentata
dalla filodrammatica di Villar Pellice, dal titolo «Lou
moulinìe de Chantarano», traduzione in villarese, redatta nel 1977 dalTUnione giovanile dei Piantà, del
testo teatrale «Le meunier de Ciantarana», scritto da
Èva Maghit-Lecomte nel 1937.
I
NELLE CHIESE VALDESI
BOBBIO PELLICE — Domenica 28 aprile Bazar organizzato dall’Unione femminile.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunioni quartierali:
venerdì 19 aprile, alle 16,30, agli Airali; alle 20,30 a
Boer Priorato. Lunedi 22, alle 20, 45, alla Sala Albarin,
serata di dibattito e approfondimento del documento
sulla Diaconia. Tutti i membri di chiesa sono invitati
a partecipare. Domenica 28, alle 9, culto agli Airali; alle 10, culto nella Sala Albarin, a cui farà seguito l’Assemblea di chiesa sull’Asilo per anziani.
MASSELLO — Venerdì 19 aprile, alle 20,30, riunione a Reynaud. Domenica 21 sarà ospite la delegazione della Società evangelica di Ginevra: culto in italiano e francese, segue rinfresco.
PERRERO-MANIGLIA — L’assemblea di chiesa è
convocata il 28 aprile, alle 10, nella chiesa di Perrero.
Martedì 23 aprile, incontro dell’Unione femminile.
PINEROLO — Giovedì 18 aprile incontro dell’Unione femminile con Marcella Gay. Domenica 21 aprile
culto a cura dell’Unione femminile: segue aperitivo e
vendita di torte a favore dell’Uliveto.
POMARETTO — Venerdì 19 aprile culto al Centro
anziani. Domenica 21 partecipazione della scuola domenicale al culto a Villar Pellice. Riunioni quartierali:
mercoledì 24 ai Maurini, venerdì 26 a Perosa. Domenica 28 il culto sarà presieduto dal moderatore; alle
19,30 agape all’Eicolo Grande, segue testimonianza
del moderatore sulla situazione del Rio della Piata.
FRALI — Riunione quartierali, alle 20: martedì 23
aprile a Orgere, mercoledì 24 a Giordano. Domenica
21 saranno ospiti le donne dell’Unione di Rorà, al culto parteciperanno anche 1 catecumeni di primo e secondo anno, riuniti ad Agape.
PRAROSTINO — Domenica 21 aprile culto a S. Bartolomeo, incontro degli ospiti della Casa delle diaconesse con cuoia domenicale e precatechismo.
RORÀ — Giovedì 18 aprile, alle 21, al presbiterio, incontro sul tema «I bambini e la santa cena». Sabato
20, ore 21, nella sala delle attività, serata di diapositive
sul Rio de la Piata presentate dal past. Franco Taglierò. Venerdì 19 il gruppo di precatechismo va a Pramollo; partenza alle ore 14,30. Domenica 21 il gruppo
donne è in gita a Frali. Il culto a Rorà è presieduto dal
past. Bruno Tron. Giovedì 25, ultimo incontro quàrtierale alle Fucine; inizio alle ore 19,30 con la cena; per
informazioni rivolgersi a Olga Tourn o a Dario Troh.
SAN SECONDO — Domenica 21 culto alle 10; alle
16, nella sala di attività, conferenza del past. Giorgio
Tourn su «La santa cena nel pensiero dei riformatori».
TORRE PELLICE — Sabato 20 aprile, precatechismo. Domenica 21 aprile, culto con partecipazione
della scuola domenicale; alle 15, assemblea di chiesa
sulla globalizzazione, alla Casa unionista. Lunedi 22,
al presbiterio, alle 20,45, studio biblico. Riunione
quartierale agli Appiotti venerdì 26 aprile, alle 20,30.
F iori &
I l’impeg
nchecul
oduepa"
hrmaaf'
.edairal#
mo se®P
luadrà.!
contin“'
h®
;i in
essere«
,e, sape f
trsa. OV
■iato noe
ione ne*
aslè«"
n un
se«'
terna,
se:
inaro
■G
Torre Pellice
Mille anni, mille realtà
Torre Pellice
sabato 27 aprile
dalle 14 alle 22
e domenica 28 aprile
dalle 9 alle 20
Mostra
florivivaistica,
della gastronomia
e delle produzioni
agricole
della Val Pellice
.il
Tu
l\'v inforinazioni sulla
luoslra e sulle altre rose
da vedere a Torre Pellice
rirolgersi a:
Ufficio Turislieo
100()() Torre Pellice via He[)nbl)liea. 3
lei. 0121-91875 fax 0121-9333.53
protorre@libero.it
14
PAG. 14 RIFORMA
-7n-=7 E Eco Delle ^lli ìàldesi
VENERDÌ 19 aprile
SPORT
PALLAVOLO
Per la 23^ giornata di serie C
femminile incontro equilibrato e
combattuto tra la Cogne Acciai
Carrefour e la Cerotti Technosquare hanno vinto le pinerolesi
con un netto 3-0. Sabato 20 aprile
la Cerotti Technoasquare ospiterà
la Pallavolo Galliate, penultima.
In serie C maschile, 23® giornata
Perde anche la Volley Pinerolo, in
casa della Pvl Valentino. Punteggio
di 3-2. 1 play-off sono quasi raggiunti, lontani dal Morozzo, terzo
in classifica, di quattro lunghezze
non facili da recuperare. Sabato
prossimo, 20 aprile, la Volley Pinerolo ospiterà la Csa Fortitudo Occimano, settima a quota 38.
In prima divisione femminile,
girone B la Bussola pallavolo supera il 3S Nova Siria Luserna per
3-0. La classifica vede al comando
la formazione della Cerotti Pinerolo con 49 punti, matematicamente promossa alla fase finale,
seguita dalla Bussola di Beinasco
a quota 43 e dalla 3S Nova Siria
Luserna a quota 39,a pari merito
con la Dizionari Paravia di Torino.
In terza divisione maschile il
Venaria si è imposto sul campo
del 3S Pinerolo per 3-2; in terza divisione femminile under 15 il 3S
Pinerolo ha superato il San Francesco per 3-0. Vittoria (3-2) anche
per il Volley Pinerolo in trasferta
sul campo del San Paolo nell’un
der 17 mentre in terza divisione
femminile il 3S Luser,a si aggiudica il derby con Porte per 3-2.
TENNIS TAVOLO
Davide Gay si conferma n. 1 in
casa Valpellice; sabato 13 al torneo
sociale si è imposto davanti a Walter Fresch, Paolo Rosso e Marco
Malano; erano in tutto 27 i pongisti
a confrontarsi raggiungendo a tratti ottimi livelli di impegno agonistico. Marco Bellion e Claudio Bertalot hanno portato il saluto della
Provincia di Torino e della Comunità montana. Domenica 14 al
Grand Prix giovanile di Verzuolo 5“
e 6° posto per Paolo Geuna e Matteo Pontet eliminati ancora una
volta nei quarti dai pongisti locali
poi sul podio. Infine una buona
notizia per le attività giovanili; dal
prossimo anno saranno sponsorizzate dal Café Arnaud di Enrico
Bouchard e Alessia Berger.
CALCIO
Malgrado il pareggio in trasferta
per 2-2 con il Cherasco penultimo
in classifica, il Pinerolo si avvicina
alla promozione in serie D; domenica incontro casalingo con il Saluzzo: ora mancano solo 5 punti
per la promozione matematica.
PALLAMANO
Giornata positiva per le formazioni del 3S che portano a casa
punti importanti per la classifica.
Nel campionato under 18 femminile il 3S Pinerolo ha superato il
Sms Bagnolini per 12-28. Successo
lusernese con gli stessi avversari
anche nel campionato under 16;
punteggio 26-19. Per il campionato under 14 maschile il 3S Luserna
supera il Regio Parco per 37-21.
RAGAZZI 2006
A SESTRIERE
Domenica 14 aprile si è tenuta a
Sestriere la quarta giornata del
progetto formativo «Pista: si scia»
dei «ragazzi del 2006», organizzato
e coordinato dalla Provincia di
Torino con il Coni, la Fisi e l’Associazione 3S. Ben 260 ragazzi sono
coinvolti nell’iniziativa, che servirà loro per conoscere gli elementi essenziali dello sci alpino e
dello snowboard; il programma
della giornata è stato ricco di appuntamenti: lezioni sulle piste
con i maestri di sci, lezione teorica
sul tema dei Giochi e in particolare l’intervento dell’allenatore di
Isolde Kostner, Valerio Ghirardi,
sulle problematiche dello sport di
vertice: la giornata si è conclusa
con un dibattito tra i ragazzi e
Ghirardi sempre sulle tematiche
legate allo sport e all’agonismo. Le
attività proseguiranno in autunno
con gli sport su ghiaccio (hockey,
pattinaggio, curling, short track) e
con lo sci nordico a Pragelato.
Nato lo scorso autunno, è ora al vaglio dei Connuni della vai Pellice
Un Comitato per i valori della Resistenza
MASSIMO CNONE
Ricordare, ricordare, ricordare. La nascita in vai Pellice
del Comitato per la difesa dei valori della Resistenza e della Costituzione, risponde a questa volontà, ma non solo; ci sono anche
altri obiettivi: «La prima esigenza
è di carattere biologico - spiega
Lorenzo Tibaldo, consigliere comunale di Torre Pellice e promotore dell’iniziativa nell’autunno
2001 -: passano gli anni e diminuisce il numero di persone che
possono raccontare le loro esperienze. Un’altra funzione è il collegamento fra associazioni ed enti
che sul territorio si occupano di
organizzare i momenti celebrativi
come il 25 aprile o T8 settembre.
evitando così lo spreco di risorse.
Tutto questo quando stiamo attraversando un periodo in cui c’è
il tentativo di edulcorare le responsabilità del fascismo». Tibaldo, per sgomberare il campo da
possibili polemiche, cita lo statuto: «Il Comitato intende valorizzare la cultura della democrazia
contro il radicarsi di ogni espressione autoritaria e totalitaria di
qualsivoglia matrice politica e culturale. Se dovessero proporci una
mostra, sulle foibe o sui gulag saremmo d’accordo».
Lo statuto è in corso di approvazione in tutti i Consigli comunali
della valle: all’appello mancano
Bricherasio e Bibiana (dove sarà
discusso nelle prossime sedute). A
Luserna San Giovanni e Torre Pel
lice sono giunte le prime astensioni della minoranza. «Vogliamo arrivare pronti al prossimo 8 settembre - continua Tibaldo - coinvolgendo le associazioni Aripi,
Fiap, Aned e Anei chatcon i Comuni e la Comunità montana fanno
da subito parte del Comitato». In
un secondo tempo potranno partecipare le realtà politiche, sociali
e culturali del territorio che si riconoscono nello statuto. Saranno
promosse borse di studio per attività didattiche, ricerche su «argomenti volti a favorire la diffusione
della cultura della pace, della solidarietà e della fratellanza tra gli
individui e i popoli», mostre e visite ai campi di sterminio e dei
«luoghi significativi della Resistenza in Italia e in Europa».
Le celebrazioni per la Liberazione
A Bricherasio, domenica 21, dalle 8,45, cortei e deposizione di corone ai monumenti ai caduti. Alle 11,15
nel salone «Aldo Moro», inaugurazione della mostra
«Antifascismo, Resistenza e deportazione». Martedì 30
alle 21, nel salone «Aldo Moro», proiezione del video
del Gruppo teatro Angrogna «Gino, classe 1924».
A Bibiana, lunedì 22, alle 20,30, nel salone delle
scuole medie mostra sulla deportazione, con proiezione
sui campi di sterminio nazisti. Interviene Sergio Coalova, ex deportato a Mauthausen. Giovedì 25 deposizione della corona ai monumenti ai caduti.
A Angrogna, martedì 23, alle 21, nella scuola di Buonanotte, il Gruppo teatro Angrogna presenta «Ninna
nanna della guerra». Giovedì 25 alle 11, al Serre, verrà
intitolato il Foyer per anziani alla figura di Levi Buffa,
primo sindaco dopo la Liberazione, la cui figura verrà ricorda dal sindaco Sappé, dalla presidente del Concistoro, Marina Bertin, e dalla dott. Scassellati Gaietti.
A Luserna San Giovanni, mercoledì 24, alle 19,
staffetta podistica sulla collina di San Giovanni; alle 21
fiaccolata, con partenza da piazza Partigiani, e alle
21,30, aH’auditorium, premiazione della corsa e rinfresco. Giovedì 25, alle 9,30, in piazza Partigiani, interventi dei rappresentanti delle comunità religiose cattolica,
valdese ed ebraica; corteo verso i monumenti ai caduti
e, alle 10,30, orazione ufficiale del prof. Tibaldo. Organizzazione unitaria per i Comuni di Torre Pellice, Bobbio e Villar; alle 8,30 partenza in auto da piazza Montenero a Torre verso Bobbio; alle 9, cerimonia a Bobbio, alle 10 a Villar e alle 11 in piazza Municipio a Torre;
segue omaggio floreale ai monumenti ai caduti e orazione dell’on. Merlo. Pranzo al ristorante Bellevue (prenotazioni entro il 23: tei. 0121-901340-932491-932881).
Per la Comunità montana valli Chisone e Germanasca a Villar Perosa, il 24 aprile, 1- edizione della
fiaccolata organizzata in collaborazione con il Comune
e l’Anpi di Perosa Argentina e valli e di Villar. Corteo,
deposizione delle corone con saluto delle autorità, commemorazione, fiaccolata con partenza alle 19,45 dai rifugi antiaerei e arrivo alle 20,50 al cinema teatro. Alle
21,15 i ragazzi dell’istituto Marro presentano gli spettacoli: «Preferiamo la pace» e «Un’infanzia rubata».
A Pinasca e Inverso Pinasca, giovedì 25, commemorazione alle 9,50 al monumento e le lapidi ai caduti a
Pinasca. Alle 10: commemorazione al salone polivalente di Pinasca. Alle 10,30 corteo per Inverso dove, a
Fleccia, verrà reso onore alle lapidi dei caduti. Alle
11,45 rinfresco. Le celebrazioni continuano il 26 a Pinasca, alle 21, al salone polivalente, con la proiezione del
film «Il partigiano Johnny».
A Porte le celebrazioni vanno quest’anno sotto il titolo di «25 aprile senza confini» e prevedono: il 25, alle 9,
ritrovo al Parco «A. Giai» per il corteo al cimitero di Porte. Alle 9,30, deposizione di una corona di fiori in piazza
Martiri della Libertà con orazione dell’on Merlo. Alle 13,
pranzo dei partigiani agli impianti di Malanaggio. Nel
pomeriggio concerto della banda di San Germano.
Il Comune di San Germano Chisone ha organizzato
una marcia per la pace, con un percorso di circa 2 km.;
partenza è alle 9,15 dal municipio. Alle 9,30, in piazza
Martiri della Libertà, omaggio ai caduti. Alle 10,20, ai
Chiabrandi, omaggio al cippo partigiano, quindi il corteo
si recherà a Inverso Porte e alle 11 si dirigerà verso la
piazza di Turina per l’omaggio alle lapidi, con orazione
del sen. Passone e un’intervento di Pierre Monkam, vicepresidente del Movimento sviluppo pace. Alle 11,30 il
corteo si congiungerà a ponte Palestre con il corteo di
Porte. Alle 12,45, agli impianti sportivi di Porte pranzo.
Alle 21, alla sala valdese, per l’80? anniversario della
nascita di Beppe Fenoglio, riflessione sulla Resistenza.
Interverrà il prof. Bordino della I divisione Garibaldi.
A Villar Perosa, il 23 aprile alle 21, alla biblioteca comunale, presentazione del libro «Uno sparo sulla colonna. Racconti e testimonianze della storia di Villar Perosa dal 1940 al 1945». Il 25, corteo alle 10,30. Alle 11,30
commemorazione al parco della Rimembranza.
A Pramollo, il 25 aprile, alle 9, a Ruata, l’omaggio
floreale al monumento ai caduti e saluto del sindaco.
Seguirà pranzo partigiano.
A Perosa Argentina, Pomaretto alle 8, deposizione
corona al cimitero di MSàno. Alle 8,45 raduno a Pomaretto in piazza della Libertà, saluto del sindaco, corteo
con deposizione corone al parco della Rimembranza.
Alle 9,45 il corteo proseguirà per Perosa dove vi sarà il
saluto del sindaco. Con partenza alle 10,30, corteo per
le vie di Perosa con deposizione corone. Alle 12,30:
pranzo comune al ristorante Valentino di Perosa.
A Pinerolo, il 24 aprile, alle 17,30, al municipio, incontro dal titolo «Dalla Resistenza alla Costituzione»
con una relazione del prof. Di Giovine, docente
all’Università di Torino. Il 25, alle 10,30, partenza di
un corteo dat municipio che si recherà a deporre corone alla lapide cittadina. Seguirà un messaggio del sindaco e di un rappresentante dell’Anpi.
APPUNTAMENTI
19 aprile, venercD
TORRE PELLICE: Alle 20,45, nella biblioteca della
Casa valdese, per il gruppo di studi Val Lucerna, il
prof Giorgio Rochat parlerà sul tema «I caduti di Kos».
PINEROLO: Nella sala convegni della Regione, via
San Giuseppe 39, seminario di studio e tavola rotonda
sulla prevenzione dei problemi alcolcorrelati «I giovani e l’alcol: quale prevenzione?», dalle 14,30.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, nella saletta
d’arte, incontro con Massimo Tosco su «Parliamo
d’arte», proiezione di diapositive.
PINEROLO: Alle 21, nell’auditorium di corso Piave,
incontro su «Gerusalemme divisa e lacerata» con il
giornalista Luigi Sandri.
VILLAR PELLICE: Alle 21, nella sala polivalente, incontro su «Il ritorno del gipeto sulle Alpi»: diapositive.
PINEROLO: Nella sala da concerti Italo Tajo, alle
21, concerto del duo pianistico a 4 mani Isabella Ponsò e Claudia Rostagno; Beethoven, Mozart, Rossini.
TORRE PELLICE: Davanti al municipio, dalle 9 alle
13, proiezione video «Alcol e guida» e «Alcol e lavoro».
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella sede dell’Avis,
prelievi e visite.
20 aprile, sabato
BRICHERASIO: Nella chiesa cattolica di Santa Maria, alle 21, i gruppi giovanili del Gorelli presentano
«La nota fiorita», coro di voci bianche, «Harmonia Ensemble», direttore Claudio Morbo, concerto a favore
dei bambini di Cernobil.
OSASCO: Nel salone di villa Ninfea, alle 21, teatro
dialettale con «I Dubi di Usasch», che presentano la
commedia di Agostino Fassi «La drita del diav»
PINEROLO: All’auditorium del liceo scientifico di
via dei Rochis, proiezione del film «Jack Frusciante è
uscito dal gruppo» e dibattito su «Non beviamoci il
cervello», dalle 8,30.
SAN SECONDO: Alle 21, nella sala della chiesa valdese, il Gruppo teatro Angrogna presenta «La bicicletta di Yang».
POMARETTO: Alle 21, nella sala valdese, rappresentazione teatrale della filodrammatica di Villar Pellice «Lou moulinìe de Chantarano».
CANTALUPA: Alle 21, nella struttura polivalente,
concerto «Omaggio a Giuseppe Verdi», con la società
corale «Francesco Tamagno», ingresso euro 5,50.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Il Gruppo musica presenta un concerto di musica corale e strumentale da
Bach e Mozart, alla lontana Cina; tempio valdese ai
Bellonatti, alle 20,45.
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 20,45, commedia brillante «L’amor a l’é pà un casul, ma ...a toira!».
SAN GERMANO CHISONE: Alle 21,15, al tempio
valdese, esibizione del gruppo «Rosapaeda», canti
dell’Italia del Sud.
20-21 aprile
OSASCO: Quinta edizione di «Ninfea verde», mostra mercato del verde e del vivaismo, dalle 10 alle 18,
nel cortile dell’istituto agrario. Sabato 20, alle 16, dimostrazione di potatura di melo, alle 17, prima dimostrazione dei prodotti ottenuti dalle esercitazioni di
laboratorio di industrie agrarie. Domenica 21, alle 11,
seconda promozione; alle 16, dimostrazione attività
di compostaggio; alle 18, merenda sinoira.
MACELLO: Nel parco del castello terzo raduno delle Ferrari, dalle 10 alle 19: ingresso adulti euro 5,
bambini 2,50.
21 aprile, domenica
PINEROLO: Nella sala da concerto Italo Tajo, alle
21, concerto del miglior diplomato del civico istituto
Gorelli, Stefano Elia, pianoforte.
CAVOUR: Alle 9, in piazza Solferino, fiera del bestiame di razza bovina piemontese; dalle 11 alle 17, cascine aperte; alle 19,30, conclusione della fiera con cena.
22 aprile, lunedì
PEROSA ARGENTINA; Alle 20, partenza per la visita
all’osservatorio e planetario di Luserna San Giovanni,
alle 21, inizio visita. Costo 11 euro per gli iscritti
airUnitrè, 12 per i non iscritti.
PINEROLO: Alle 21, nel seminario vescovile, conferenza sul tema «Semplice come bere un bicchier
d’acqua», a cura dello staff dei tecnici Acea, per i lunedì della scienza.
23 aprile, martedì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 20,45, nella saletta
mostre, incontro su «Socializzare con l’alcol: comportamenti giovanili e relazioni familiari», con Michele
Gagliardo, responsabile del Gruppo Abele, Fiammetta Gullo, referente minori per il Servizio sociale della
Comunità montana vai Pellice, Bruna Priotto, psicoioga, Rossella Sappé, coordinatrice del gruppo di lavoro sull’alcolismo.
PINEROLO: All’accademia di musica, alle 21. concerto del gruppo «L’astree».
VILLAR PEROSA: Nella biblioteca comunale, alle
21, presentazione del libro «Uno sparo sulla colonna»
racconti e testimonianze sulla storia di Villar Perosa
dal 1940 al 1945.
26 aprile, venerdì
TORRE PELLICE: A Villa Elisa, alle 15,15, conversazione di Libertad Vera sulla condizione della donna
in Uruguay, in apertura «L’Ywca mondiale, una rete
di donne in oltre cento paesi del mondo». Tutti sono
cordialmente invitati.
Ricordo di D'Andrate
SERVIZI
GUARDIA MEDI
notturna, prefestiva”
telefono 800-233111
GUARDIA FAR
(turni festivi con orario^
DOMENICA 21 APR|L£
Cavour: Comunaie - via o.
ma35, tei. 68211 ^
Pragelato: Doglia - via iV
Novembre 4, tei. 78030
Pinerolo: Bert - via Cottoi»,
gol, tei. 322950 ^
L'aggr^
Mei
SERVIZIO INFERMIEi
presso i distretti
SERVIZIO ELIAMBUI
telefono 118
■ndo tni
e ini
(ibuire h
Ijviolenz
lalestinf
lattutto
Urie a
' Sha
irò, ch(
■egli is
itidian
jroristi
’ ;aze p
ibbe r
:aze, d
e c
li c
cinema
TORRE PELLICE»sul"
Cinema Trento ha in pij,*—
gramma, giovedì 18
nerdì 19, ore 21,15, Hlj«Kolazio
figli d’Argentina; sabat,ffiredo c
20, ore 20 e 22,20, dom{.“ione c
nica 21, ore 16, 18,2J{
21.15, lunedì 22, oi(
21.15, Mi chiamo Sam,
VILLAR PEROSA
)i)bia qu£
iautodif
ile forme
j libili di t
Nuovo cinema propom jwand°
le reti te
iterrito
suoi col
lamesse
eser
le fatti
iponsat
lie d
;ono i:
jtda attr
ac
»ISO deg
sabato 20, ore 21,15,
menica 21 ore 21,15 elj,
nedì 22, ore 21,15, Thet'
me machine.
PINEROLO — Lamul'
Usala Italia ha inp»,
gramma, alla sala «5ctt
to». Parla con lei; ferii
20.10 e 22,20, sabati
20.10 e 22,30, domenl8|!
16, 18,05, 20,10 e 22,a
Alla sala «2cento» Drag»,
fly-Il segno della libet
lula; feriali e festivi 28,B
e 22,20, sabato 20,15t
22,30. Domenica, oreli,
45 e 18, E.T. L’extrater»i
stre. Lunedì e giovef
proiezioni anche allei
con ingresso a 4 euro.j
BARGE — Il ciuf
Comunale ha in
gramma, venerdì 19 «t
21,15, Capitani d’apÉ
sabato 20 alle ore 21|j
D’Artagnan; domenitf
ore 16,30, 18,45 e 21,Il
lunedì, martedì, e mei'toprò co
coledì, alle ore 21,15,Mpdché i
chiamo Sam; giovedìSpiierati i
ore 16, 18,30 e 21,15,Al
ifeìbUità
Sed’alt:
imo sui
«1 con
^ ,stam
li a
all’o
'liel
i,&ti C(
iiridadis
le possi
Meni c(
illa gue
ECONOMICI I
PRIVATO acquisii
mobili vecchi-antichif
oggetti vari: telef. Olii
40181 -338-7761147.
■41
Si terrà sabato 27 aprile alle 16, alla Biblioteca civica di via Battisti, la presentazione, organizzata dal
Cesmap, degli atti del convegno «Il Pinerolese e
d’Andrade» svoltosi nel 1999 a Pinerolo per celebrare
i 100 anni dalla donazione del palazzo del Senato alla
città. 11 convegno sarà moderato dal soprintendente
generale del Piemonte, Lino Malara.
Ifi
Cantavalli
Sud: «Rose
d'amore»
Itutto c
:e pale
. c’è u
ìpace, se
Sabato 20 aprile.«
21,15,11 Cantavalli api» yne, b
da a San Germano eli* e cc
ne dove, nel tempiò'* Per»; e
dese, si esibisce ilgò'B ;. "ualm
Rosapaeda, «Rose d a® toagin;
re» nei canti deH’ltal®'
Sud. Una delle voci! > i«a, o
intense della nuova® o o v(
sica italiana, dallo* ^^Posizi
unico e personale, ® ° ui
proposta che rieae ^cli; so:
combinare tradii'
musicali different -^fena
quella greco-salent'^
quella lucana, a q® “Men
arabe e spagnole:^. _ plessi
nella «Rosapaeda» P', ^”'olti
manico, cantante pW ^to di
se, leader del
monimo, giunto di t , 'bile
te alla seconda ine'^ | tesi
discografica («In
rosa»), presenta a C òtazio
valli una nuova vf'’?''“’
di spettacolo: si esiP, il
di spettacolo. SI“
con il compagno lodi
Romano (fisarmoni» ^tra o
Koriianu ,
stiere, djembè) in Uj ‘tisa
citai sobrio ed erno f "j^atu
le. dove si espoj« J J
ma nprsnna ^ /
JUVtJ i>i . -al M l i
persona nell’in®¡ %úi, ;
della sua portento«® Ja al <
ce-anima» in un tor ^enu
ce-anima» in un * ^ .
rio di antichi e r . , e il,
canti del nostro
giorno. Ingresso» I
Suite j}<
15
Pagina Djei Lettori
PAG. 15 RIFORMA
r inMedio Oriente sta spin• I molti, a livello nazio
APfiiLj
ä - via I
78030
'ia Cottola^
mn\
stretti
LICE
ihainpta
dì 18 e va
1.15, Hljm
na; ’
e internazionale, ad atbuire 1® responsabilità deli^olenza e dello scontro tra
^lestinesi e israeliani sol^ttutto a questi ultimi e in
Slecie 3I primo ministro,
LlSharon. Nessuno dice,
ero, oh® dovrebbero
■egli israeliani sottoposti
jtidianamente ad attacchi
ijroristici a opera dei ka[iùlcazo palestinesi (ma anfcbbe ricordato che i ka¡jitaze, da dove il termine è
00, e che significava «ven{odegli dei», si scagliavano
su obiettivi militari e
iu inermi civili) che proleano decine, centinaia e
di morti e feriti tra la
lolazione civile inerme.
Iredo che ogni paese, ogni
,20, doiK. iàone civile
6, 18,2Ij
22, oi(
no Sam. ¡teforme estreme e irrespon
ÍOSA-1
ì propoiK,
21.15, do.
21,15 elio
,15,Thei.
la m ^
sala
! lei; feti
0, sabati
domenia
10 e22,a
to» Dragi
Iella libel,
estivi 2I1,1S
to 20,15(
ica, oreH
’extrater»
e giovei
che allei
4 euro.
11 cin«
la in H
erdì 19 i
li d’apÉ^
I ore 21,1'
domenlisi:
45 e 21,11
:dì, e mi!
e 21,15,11.
giovedì
21,15,"
e democratica
jibia quanto meno il diritto
iautodifendersi contro que
acquislt
i-anticbif
elef. 0:
ili di violenza criminale,
iwando di eliminare le basi
Ite reti terroristiche esistenti
Iterritorio palestinese. Adovuto farlo Arafat e
Isuoi collaboratori, ma alle
Cesse fatte dal leader paese non sono mai seguiti
e fatti concreti. Per cui la
bponsabilità maggiore degli
iddi e dei massacri che avvalgono in Medio Oriente sonda attribuire, secondo me,
pprio ad Arafat al quale nel
teso degli ultimi anni sono
ilateofferte varie occasioni e
■|(»ibilità di pace.
Se d’altra parte, come leggiamo sui giornali, in PalestiMsi continua nelle scuole,
sÉstampa e nelle televisioi|ali a incitare la popola■e all’odio e alla distruzio»legli ebrei e degli israeliaÌTOti come nemici e invaio da distruggere, e non cofcpossibili vicini e amici
mcui convivere, se Arafat,
fila guerra del Golfo, si
fcò con Saddam Hussein,
iziché con gli altri arabi
Werati e con gli occidentaìitutto ciò significa che da
' e palestinese e di Arafat
mc’è una grande volontà
Ipace, se non a parole.
Arturo A. Cericola
Torre Pellice
POSTA
Il conflitto
di interessi
In riferimento alla lettera di
Roberto Mollica su Riforma del
22 marzo, ci scrive un lettore.
11 conflitto di interessi è in
imbroglio politico, etico e
sociale. 11 conflitto di interessi è una truffa nei confronti
di tutti coloro che lavorano
senza essere protetti da interessi intrecciati molti dei
quali sono ancora al vaglio
della giustizia (frode fiscale e
corruzione di magistrati,
scusate se è poco). 11 conflitto di interessi è pratica rifiutata, nell’ambito politico, da
tutti i paesi che sono dotati
di un’etica specifica, che poi
altri non è che il rispetto dei
fondamenti della democrazia e della rappresentatività
elettorale. 11 conflitto di interessi, quando agisce nell’ambito dell’economia, della formazione dei beni e dei profitti, della spartizione del potere, la cui sola caratteristica
deve essere la liceità e, più in
generale, della vita pubblica,
non deve avere diritto all’esistenza. Deve essere vietato
perché, servendosi del lavoro e dell’attività contributiva
di tutti, porta redditi e profitti solo a una minoranza privilegiata.
Inoltre il conflitto di interessi non serve alla collettività, non le porta né vantaggi
né maggiore prosperità. In
molti paesi esso è bandito
perché esistono regole etiche, in Italia dovrebbe essere
accettato solo perché i voti di
maggioranza ne legittimerebbero l’esistenza? Non si dovrebbe scherzare su argomenti di questa portata. Se
così fosse, dovremmo dire
che gli italiani sono in gran
parte degli imbroglioni, sono
privi di un’etica politica (riconosco che questa è una dote rara), sono indifferenti a
un comportamento scorretto
negli affari, e infine che a tutti questi italiani piacerebbe
essere nella stessa condizione privilegiata del nostro capo del governo?
Per fortuna vi sono troppi
sintomi e segnali che ci avvertono che gli italiani sono
migliori di quanto non creda
l’amico Mollica.
Paolo Rostan
Lu Monferrato (Al)
Suite per violoncello solo, Soaprile, 0 ber organo, Fantasia per pia'
è) in'
ISO 6 e'
11#
valli 3Pf Madrigale per cor mi'
lanoChii (0... e così via tutto è scritto
tempio'® yet»; e questo ci aspettiamo
^eilgniÌ ^nualmente. Si può infatti
tosed’sTO ®Uiaginare un pezzo privo di
ell’Italia' »uiestinata rio, o i rumente
le VOClf Piista, o complesso d’archi o
nuOVflf'' 0 voci? Eppure esistono
dallo ®^PosÌ2ioni «per nc suno», e
nalO) ^^0 ili uri sommo musicista, di
0 fiesefi ‘^ch; sono due op re fonda
traditi® *^tali. L’arte della fuga e
ferenti, ^Offerta musicale-, non ris Ita
salenti"' ®no state de.stinate dall’autore
a, a tl"* determinato strumento o
noie: A" ^plesso; sicché, da gran temeda»D’j "^niolti scritti critici hanno
jnte poi dedurre dalla scrittu
1 grUpP® jOallo stile e da ogni altro
Ito di to? pipile elemento control hiia incte sul testo originale, quale sia
- laj-, ,. ’I
.([nfot# ^tiigliore e più idone a striiIta a L ptazione per eseguire i due
•va fofil“!*'>lavori: chi propose
I orga
SI J'’0l'i il quartetto d’archi, o
diodi
■tnoni*P«stra o perfino il coro a OC'
agno E' Wlo di fiati; altri ancora l’or
un schii
osa, con l’eventuale sot
il^Äj^l^atnra ritmica di percus
esecuzioni curate e
lell'ino" libili, anche se ne.ssuna sikItentos^ Wa al cento per cento. Lo
un tep ^niento più adatto potrebbe
li ® jL il clavicembalo, tenuto
itro che su d, esso Bach in
i
persona improvvisò davanti al
re Federico II la grandiosa fuga
sul «tema regio», che lo spinse
a comptrrre L’Offerta musicale.
Va ricordato che, se le due
opere citate sono il vertice assoluto dell’arte della fuga, alla
base di tale arte si trovano infi■nite composizioni o anche solo
esercitazioni scritte di armonia,
contrappunto e fuga, che legioni di allievi dei conservatori o
di maestri privati hanno dovuto
necessariamente elaborare per
diventare «maestri» compositori (con relative prove d’esame,
impegnative e spesso snervanti,
sostenute chiusi a chiave in singole aule di conservatorio, anche per 8 o 18 ore consecutive...). Stefano Bartezzaghi (in
La Repubblica del 21 febbraio
.scorso) li chiama «compositori
di musica .scolastica, che sviluppano perfettissimi contrappunti
che magari non saranno mai
eseguiti...». Su questa base di
infinite composizioni severe ma
anch’esse «scritte per ne.ssuno»
si erge la piramide delle musiche dotte e rigorose che, passando via via attraverso tante
opere illustri, ricche di pensiero
e di vitalità, portano alla vetta
di cui si è detto all’inizio: le
musiche «per nessuno» di Johann Sebastian Bach.
Evangelici
a La Spezia
Leggendo l’articolo di Libano Frattini pubblicato su
Riforma del 5 aprile, ho potuto apprezzare la concisione e
la precisione con la quale sono stati riportati i punti fondamentali affrontati da Doriana Giudici, in una conferenza
organizzata dalla Chiesa battista di La Spezia. Sono rimasto, però, interdetto di fronte
a un’affermazione di questo
fratello che riporto testualmente: «La città ospita, per
inciso, cinque chiese protestanti (battista, metodista, avventista. Fratelli, e pentecostali) che non hanno ancora
trovato una capacità organizzativa comune».
L’inciso infatti, oltre a non
avere una sua ragione nel
contesto dell’articolo pone
una luce negativa sul dialogo
e la collaborazione delle chiese evangeliche di La Spezia.
Seppure non esiste un «organismo ufficiale» nel quale si
riconoscono le chiese evangeliche della città, di cui fa parte
anche la Chiesa del Vangelo
quadrangolare e la Chiesa
battista di Sarzana (non riportate nell’articolo), non si può
affermare che non esista una
capacità organizzativa comune. Queste chiese, infatti, da
un paio d’anni si riuniscono
grazie all’impegno dei pastori
e dei responsabili dellè comunità, per dialogare e confrontarsi su temi comuni che riguardano la testimonianza
delTEvangelo. La collaborazione si è concretizzata in
conferenze comuni, collaborazioni reciproche a vario titolo, inviti a singole iniziative.
C’è ancora molta strada da
fare davanti a noi, però non
mi sembra che sia il caso di
vedere sempre e soltanto i limiti delle iniziative, senza
considerare quanto si è fatto
di buono fino a ora. Sono certo che nel futuro, grazie anche
a una maggiore conoscenza
reciproca, le chiese evangeliche riusciranno a dialogare e
a testimoniare, con maggiore
incisività, come la pluralità
non sia un ostacolo per
l’unità della chiesa di Cristo,
bensì un elemento di arricchimento reciproco.
Massimiliano Pagliai
La Spezia
Anno di prova?
Nell’articolo pubblicato sul
n. 13 (29 marzo) di Riforma a
firma del fratello Ivo Blandino relativo al mio insediamento nella chiesa di Bussoleno, appare l’affermazione:
«Dopo sei mesi di prova». Ciò
non è esatto: il periodo di
prova è previsto dall’Ordinamento battista solo al primo
incarico pastorale (come è
avvenuto per me oltre venti
anni fa). L’anno scorso sono
stato eletto come pastore
dalle chiese di Bussoleno e
Mompantero, ivi destinato
dal Comitato esecutivo dell’Ucebi, e ho preso servizio
nell’estate del 2001. Il culto di
insediamento è avvenuto a
sei mesi dal mio arrivo a Bussoleno con la famiglia semplicemente per motivi organizzativi.
Sergio Tattoli - Bussoleno
Passatempo
Soluzion« del numero scorso
V I L L A S E C c A
0 R A P A L M E
c C R 0 C I S
A J I s R A E L E
z E NL 0 T I S E T
I F E 0 F F E S E
0 T 0 L I E G I ■
N E B I c 1 E N 0
E N4 I C I 1 s A X
T I S I 0 T i
Gli evangelici e le Olimpiadi invernali del 2006
Un'occasione di testimonianza
A proposito della lettera di Alberto Romussi, critica nei confronti dell’articolo con
il quale il pastore Giuseppe Platone riferiva
dei Giochi di Salt Lake City e della sua proposta di aprire un dibattito sul nesso tra
chiese e Olimpiadi, vorrei fare alcune brevi
annotazioni. In primo luogo mi pare che con
il suo articolo, apparso un po’ trionfalistico,
Platone in sostanza cercasse di trasmetterci
(e di questo gli sono grato) parte della sua
esperienza forte, fatta durante quel soggiorno negli Stati Uniti, e cioè di avere scoperto
che le chiese e in particolare quelle protestanti erano molto presenti all’interno di
tutta la complessa macchina dei giochi. In
particolare con una funzione di aiuto spirituale, morale e materiale, agli atleti e alle
migliaia di persone erano lì o perché impegnate a vario titolo nei giochi, o semplicemente come spettatori.
In secondo luogo vorrei ricordare che nei
Sinodi degli anni scorsi è stato già affrontato il problema e, con sobrietà, si è individuata in quell’evento una «occasione di testimonianza». Anche l’ultima Assemblea
della Federazione delle chiese evangeliche
in Italia si è espressa in modo analogo. Mi
pare dunque che le nostre chiese abbiano
un atteggiamento di attenzione non certo
di esaltazione e non credo proprio che si
facciano soverchie illusioni.
In terzo luogo non va dimenticato che i
«Giochi» vengono da noi. Già da un po’ la
macchina organizzativa è in pieno movimento, considerevoli risorse economiche
vengono messe in circolo per tentare di qualificare quest’area sotto il profilo turistico:
noi non possiamo stare alla finestra a guardare mentre il nostro mondo cambia; né
possiamo ritirarci su un Aventino. Nel 2005
e soprattutto nel 2006 si prevede un grosso
afflusso di persone. Si calcola che molti di
loro, anzi la maggioranza, sarà costituita da
persone protestanti per tradizione, cultura e
speriamo anche per fede militante. È ipotizzabile che una percentuale (speriamo grande) di loro verrà a bussare alle nostre chiese.
Però, ovviamente, dovremo far sapere loro
che ci siamo; e poi, come li accoglieremo e
che cosa diremo loro? Dunque non mi pare
proprio fuori luogo prepararsi a fronteggiare
questa eventualità.
Infine i Giochi in sé e per sé ci interessano
relativamente poco come chiesa. Ognuno di
noi sarà libero di fare il tifo per chi vuole o di
non farlo affatto. Personalmente se, come pare, almeno due o tre atleti della squadra italiana saranno valdesi, avrò un motivo di più
per interessarmi ai giochi e tifare per la nostra squadra. Ma questo è un altro discorso.
past. Luciano Deodato
coordinatore Gomitato 2006
Cambiamento
di rotta
A Torino questo anno ecclesiastico si è aperto con
una serie di conferenze sul
valdismo medievale. Si sono
alternati molti valenti oratori
che hanno fatto conoscere
più approfonditamente ciò
che la maggioranza di noi
valdesi conosce forse in modo soltanto superficiale.
Quanto è emerso da questi
studi è soprattutto la grande
fede di questo popolo, il coraggio di predicare e professare la propria fede, pur nella
clandestinità, lo scrupolo con
cui si atteneva agli insegnamenti di Gesù. In modo particolare è stato fatto rilevare
che alla base del loro vivere e
agire stava il quinto capitolo
del Vangelo secondo Matteo.
Sono andata a rileggere
tutto questo capitolo, che è
assai lungo, ma non ho riscontrato alcun comportamento che oggi rispecchi il
nostro essere o chiamarci
«valdesi». Il nostro conformismo al quale ci siamo abituati e nel quale viviamo quoti
dianamente, il nostro lasciar
correre sulle questioni morali, a qualsiasi livello; addirittura la mancanza del semplice coraggio di prendere la parola per intervenire nel Concistoro o nelle assemblee di
chiesa (per amor di pace, si
dice); la nostra «pace» circoscritta nell’ambito familiare.
Il dott. Papini e il prof. Cagna, nei loro interventi, hanno ben messo in rilievo come
i valdesi medievali fossero
contro la guerra, la violenza e
la pena di morte. Erano appena cadute le Torri Gemelle,
e già si parlava dell’intervento americano in Afghanistan.
Noi, come valdesi di Torino,
non abbiamo fatto sentire il
nostro no assoluto a rendere
occhio per occhio, non ci siamo neppure riuniti insieme
ai nostri pastori a pregare, c’è
stato un silenzio completo
della comunità. È stata apatia
o indifferenza? In che modo
intendiamo testimoniare il
nostro essere valdesi? Forse
riducendoci a parlare male
dei cattolici?
In molfi e molte di noi si fa
strada a volte lo smarrimento e l’incredulità. Fra noi,
piccoli gruppi, avvertiamo
questi problemi, abbiamo
parlato e insieme abbiamo
dovuto constatare che neppure i nostri pastori a volte
sanno darci qualche lume,
un vero impulso a un cambiamento di rotta. Molti di
noi sono convinti che un
esame di coscienza alla luce
delTEvangelo sarebbe a dir
poco necessario. Per questo
abbiamo chiesto di continuare le riflessioni sul valdismo, per verificare come ci
poniamo noi, rispetto agli
avvenimento di oggi.
Lina Cassetti - Torino
Festa di canto
Se qualcuno mi chiedesse
che valore può avere la musica in un mondo travagliato
come il nostro lo riporterei
alla giornata della Festa di
canto di domenica 7 aprile a
Milano. E gli mostrerei due
cose che mi hanno commosso: lo scintillio negli occhi di
un coralista alla sua prima
esperienza di condivisione
con altre centinaia di colleghi
e l’immagine di due ragazzine in prima fila, penso di una
decina d’anni d’età, che seguivano attente con gli occhi
i movimenti del direttore e
che cantavano la loro parte
con grande responsabilità e
con il trasporto semplice di
chi si accosta a una cosa
grande e non la teme ma la
vive fino in fondo con coinvolgimento.Così darei conto
del significato che la musica
dovrebbe avere non solo per
alcuni ma per tutti.
Walter Gatti
Luserna San Giovanni
Personalia
La Chiesa metodista di
Bassignana si congratula con
il fratello Pierfrancesco Andreola che si è laureato in
Scienze politiche (indirizzo
storico) con una tesi su: Aspetti dell’anticlericalismo
cattolico: L'Azione «19061918». Relatore il professor
Maurilio Guasco.
PARTECIPAZIONI
«Buono e fedele
servitore... entra nella
grazia del tuo Signore»
Matteo 25, 21
Il 28 marzo è mancato all’affetto dei suoi cari
Antonino Marajair Tagliarmi
Il funerale ha avuto luogo nel
cimitero evangelico degli Allori in
Firenze.
Firenze 19 aprile 2002
RINGRAZIAMENTO
«Benedici il Signore, anima mia»
Salmo 103, 2
I familiari di
Guido Gay
ne annunciano la dipartita. Ringraziano il past. Ruggero Marchetti, il dott. Griffa, i vicini di casa e tutti coloro che hanno partecipato al loro dolore.
San Secondo di Pinerolo
18 marzo 2002
RINGRAZIAMENTO
«Egli ha abbattuto le mie forze
durante il mio cammino,
ha accorciato i miei giorni»
Salmo 102,24
La moglie, la figlia, il figlio e i
familiari tutti del caro
Federico Giordano
commossi e riconoscenti, ringraziano tutti coloro che con presenza, scritti, parole di conforto
e fiori hanno preso parte al loro
dolore.
Un particolare ringraziamento
alla dott.ssa Pons, alle infermiere del Servizio domiciliare dell’AsI, alle nipoti Mirella Benech e
Franca Ribotta per la loro assistenza, al Servizio 118, alla Croce Verde di Bricherasio e al pastore Daniele Bouchard.
Luserna San Giovanni
18 aprile 2002
I necrologi si accettano
entro ie ore 9 del lunedì
Collegio valdese
Torre Pellice
Il Liceo valdese intende
aggiornare la graduatoria
interna degli aspiranti a incarichi e supplenze per l’insegnamento
di Lingua e letteratura tedesca.
Pertanto procederà a colloqui individuali con gli aspiranti in
possesso di titolo di studio specifico che avranno presentato dirmanda, o confermatcr e aggiornato quella presentata nel passato,
entro il 15 maggio 2002. Le domande possono essere inviate anche per c-mail, insieme al c. v. che vale come autocertificazione.
I titoli culturali e didattici saranno valutati secondo i parametri
stabili dal Miur, la commissione del Comitato utilizzerà altri 500
punti. Successivamente, agli interessati sarà comunicata la posizione in graduatoria.
Liceo valdese
via Beckwith 1, 10066 Torre Pellice (To)
Tel (+39) 0121-91260, Fax (+39) 0121-932272
e-mail collegio@tpellice.it
16
PAG. 16 RIFORMA
VENERDÌ 19 aprile 20fn
Intervista ad alcuni protagonisti del seminario interreligioso svoltosi a Porto Aiegre
La religione come fatto comunitario, non intimistico
SIMONE LANZA
La religione afrobrasiliana
- Può dire qualcosa sulle
caratteristiche della religione
afrobrasiliana?
Muniz Sodré (afrobrasiliano, saggista, sociologo della
propria cultura, ha pubblicato
in diverse lingue saggi su religione e antropologia): «Io preferisco parlare di culti afrobrasiliani, perché non si tratta
di religione nel senso romano
del termine e non ha la pretesa né la volontà di verità universali; si tratta di strategie
etiche, politiche, mitiche in
cui permangono i modi di vita
dei negri africani: sono caratterizzati dalla continuità con
un mito di civiltà africano. È
un paradigma opposto e differente a quello europeo. In
primo luogo per l’assenza di
verità universali: le verità sono infatti scoperte localmente
in momenti particolari; in secondo luogo, mentre la civiltà
europea si basa su segno e parola scritta (con un processo
di semantizzazione), quello
che invece conta per noi è la
forza di realizzazione (asché),
è il potere di generare cose e
di riunire la gente; in terzo
luogo sono culti danzanti: come il dio di Nietzsche che non
credeva in un dio che non
balla, gli dei africani ballano e
i fedeli ballano tanto quanto
gli dei. È una cuitura spazializzante e territorializzante
dove i credenti si muovono
nello spazio per trasformarlo;
è una cultura molto tollerante, perché non segue una logica dialettica, ma analogica. Se
Oschalà, il dio della creazione, è un dio bianco, come la
nuvola, come il cielo, e se Gesù si veste di bianco, ailora
nei culti afrobrasiliani la gen
cristianesimo alla placidità
dèlia comunità. Non è nulla
di nuovo: il gesuita Settembrini, nella Montagna incantata, dice che la salvezza del
cristianesimo è la politica comunitaria, e questo molti anni prima della teologia della
liberazione. Insommà io credo che quello che la teologia
deila liberazione può davvero
salvare non sono i poveri ma
piuttosto la chiesa cristiana».
te può venerare Cristo come
Oschalà. Sono queste analogie che permettono ai culti di
espandersi. La contraddizione
non si risolve mai in una sintesi, il conflitto rimane e le
differenze ballano insieme».
Religione e politica
- Che cosa significa che la
religione come fatto privato è
un’astuzia del liberismo?
«Religione e politica, dal
punto di vista della logica capitahstica, sono incompatibili, perché la religione ha a che
vedere con i valori mentre la
politica ha a che vedere con
l’economia e la neutralizzazione dei valori; con il capitalismo non è possibile la trascendenza, perché c’è una
contraddizione di fondo tra la
politica e la religione occidentale. Come risolverla? 11 liberismo ha confinato la politica allo spazio pubblico e la
religione allo spazio privato e
quindi la religione è diventata
la coscienza del soggetto au
tonomo e la fede interiorizzata è tornata a diventare religione. Ma in realtà la religione è qualcosa di coilettivo,
un’esperienza di gruppo, non
è una questione di fori intimi;
la religione moderna è cristocentrica: Cristo è irradiazione
della conciliazione che si riceve personalmente e singolarmente in modo intimo, ma
questa per me è proprio una
astuzia liberale».
- Nel cristianesimo però la
teologia della liberazione ragiona in termini di etica comunitaria, cosa pensi di questa teologia?
«Tutte le etiche sono comunitarie al contrario deila
moralità che è un fatto dell’individuo. L’etica è la parola
del genitore fondatore, della
fondazione, è la parola collettiva, la parola della comunità.
Io penso che la teologia della
liberazione, insegnata dal
mio carissimo amico Leonardo Boff, è una teologia di
adattamento della rigidità del
Spiritualità dei dominanti
e spiritualità dei dominati
- In un’epoca di guerra del
neoliberismo aU’umanità, un
Suo allievo ha parlato di despiritualizzazione: da credente e teologo, quali crede siano
le grandi questioni spirituali
di oggi?
Enriques Dussell (Filosofo
e teologo della liberazione,
specialista degli scritti di
Marx, insegna filosofia etica
alla Unam di Città; ha pubblicato numerosissimi saggi
in diverse lingue): «Dire che
c’è una despiritualizzazione
del mondo è relativo perché
c’è una spiritualità fondamentalista. Bisogna quindi
distinguere tra la spiritualità
dei dominanti e dei dominati
e oppressi. Il problema è che
dopo la caduta del muro di
Berlino, gli Stati Uniti hanno
sempre più un potere militare senza limiti e lo usano senza razionalità; non so fino a
quando lo utilizzeranno, forse fino alla prossima crisi
economica. È triste essere dipendente da un paese che
mette in crisi il suo presidente per la crisi economica e
non per la guerra, un paese
che non guarda gli altri popoli. Viviamo in una situazione tragica».
(3 - fine)
Olanda: Consiglio delle chiese per la pace
li massacro di Srebrenica
poteva essere impedito
Il governo olandese avrebbe potuto impedire il massacro di Srebrenica nel 1995. È
quanto afferma un rapporto
pubblicato dal Consiglio delle
chiese per la pace dei Paesi
Bassi. Oltre 7.000 uomini sarebbero stati ammazzati dopo che le forze serbo-bosniache furono penetrate nell’enclave di Srebrenica l’il luglio
1995, provocando quello che
fu considerato come il peggiore massacro in Europa dalla fine della seconda guerra
mondiale. La città e la zona
circostante erano state dichiarate dalle Nazioni Unite
zone di sicufezza per i musulmani della Bosnia ed erano
sotto la protezione del Dutchbat, un contingente di 600 caschi blu olandesi che facevano parte deila Forza di protezione dell’Onu (Forpronu). Il
rapporto pubblicato a fine
marzo dal Consiglio deile
chiese per la pace (Ikv), chiede l’apertura di un’inchiesta
parlamentare sul massacro.
L’Ikv chiede inoltre al governo olandese di riconoscere la
sua responsabilità per gii errori commessi, di presentare
scuse ai sopravvissuti e ai parenti delle vittime e di proporre loro degli indennizzi.
Il rapporto giunge prima
deila pubblicazione, prevista
in questi giorni, di un rapporto ufficiale sui fatti di Srebrenica, richiesto dal governo
olandese, la cui redazione è
stata affidata all'Istituto di
documentazione sulla guerra. Se il rapporto di 127 cartelle dell’Ikv è stato pubblicato, è in parte perché l’organizzazione teme che la grande quantità di dettagli contenuti nel rapporto governativo
- che dovrebbe contare circa
3.400 cartelle - eclissi le qug.
stioni essenziali. L’Ikv precisa
che il proprio rapporto è stato stabilito sulla base di «nu.
merose interviste con le persone che sono state direttamente coinvolte e di documenti che non sono mai stati
resi noti prima».
L'evacuazione
della città
Poco tempo dopo essere
penetrato a Srebrenica l’n
luglio 1995, il generale serbobosniaco Ratto Mladic propose all’Onu, nella persona
del colonnello Thom Karremans, la possibilità di organizzare l’evacuazione dei circa 20.000 musulmani che si
erano rifugiati nella base dei
caschi blu olandesi. Ma la domanda presentata dal colonnello Karremans per ottenere
autobus per evacuare i rifugiati venne respinta dal generale Cees Nikolai, capo di stato maggiore delia Forpronu,
La mattina dopo, i serbi cominciarono a organizzare
l’evacuazione che, secondo il
rapporto, si è «trasformata in
deportazione». Gli uomini dai
12 ai 77 anni furono separati
dalle donne e non furono autorizzati a lasciare Srebrenica.
La maggior parte di loro sarebbero stati ammazzati.
«Il Dutchbat non è stato in
grado di difendere l’enclavee
di proteggere i musulmani, e
il governo olandese ha dato
più valore alla vita dei caschi
blu olandesi che non aila sicurezza dei musulmani che
dipendevano da loro», conclude il rapporto. L’Ikv è sta-j
to creato nel 1996 da novt
chiese olandesi. (eniì
IL TUO
Al VALDESI, SPESO AL
PER SOSTENERE
CHI HA BISOGNO.
La nostra è una piccola Chiesa, ma scegliendo di dare l’otto
per mille della denuncia dei redditi alla Chiesa Valdese, scegli
di aiutare tutti, senza distinzione di razza, di religione, di genere.
Perché le nostre comunità si dedicano ad azioni di solidarietà,
in Italia e all’estero (gestione di ospedali e scuole, promozione
di attività sociali e culturali) e ad aiutare le persone in difficoltà,
come gli anziani, i poveri e i bambini del Terzo Mondo.
Non un euro del tuo contributo verrà speso per il sostentamento
dei nostri pastori o per costruire chiese, e te lo dimostreremo*.
Firma sulla tua denuncia dei redditi per destinare
l’otto per mille alla Chiesa Evangelica Valdese
(Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi):
servirà per aiutare tutti.
'Pubblicheremo il rendiconto dei fondi ricevuti su
media nazionali e sul nostro sito.
Per informazioni:
tei. 064815903
email; 8xmiile@chiesavaldese.org
www.chiesavaldese.org
evanoglica
VALDESE
Umiohe
DaiE Chiese
Metodiste
E Valdesi._
I
'
«Il
mosso
t;
stesse
moitr
8). Le
in qi:
grand
le:, «d
vavih
ginid
era a
perch
ora ti
tardi
polo
tempi
profo
tanto
sì es(
'taffoi
migli
ranne
Tatris
‘ te le
Signo
fermi
esser
stend
polo.
N:
attra'
della
Dio Í
tappi
possi
sono
nenti
loro
la pai
abbia
che i
culti
nefar
pere
confi
fatto
Nel(
siami
Diol
p:
tra ii
gion
tion
poli.
. sono
uscii
dell’,
dipa
e il !
rapp
stian
terril
ne è
dell,
ques
■ques
dalla
venz
sedi
quoi
ni?i
zio,
tini
Post
nio :
nell;
chic
Isra,
strai