1
Anno 124 - n. 10
11 marzo 1988
L. 800
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
« Krisna è con te », cantilena
una voce suadente a una radio locale. E continua: « come
difendersi dai nemici, dalle forze occulte? Krisna agisce sulle
forze positive dell’occulto.^. ».
La voce fornisce numero di telefono ed indirizzo, anzi indirizzi, perché si tratta di vari centri dislocati in alcune cittadine.
Ma chi è questo Krisna? Una
nuova divinità indiana? No, malgrado il nome, esotico, deve essere uno dei tanti che sfruttano la credulità e la superstizione in crescita intorno a noi. Uno
che sfrutta la domanda attuale
di rassicurazione e di certezze.
Uno che, probabilmente, sta facendo fortuna, se ha già potuto aprire diversi centri. Sarebbe interessante vedere la sua
cartella delle imposte, e quanto
in essa c’è di palese e di occulto...
Ma non è questo occulto che
ora ci interessa. E’ l’altro occulto: la dimensione e le forme
che sta assumendo questa ripresa di superstizione e credulità.
Pensavamo che il Medioevo fosse finito da un pezzo, e invece
ce lo ritrov lamo davanti pari pari: mogli cacciate di casa perchè possedute dal demonio, film
che parlano di sabba e streghe,
gente che corre da un posto all’altro in attesa di apparizioni
della madonna e, purtroppo, c’è
anclie chi ci rimette la vita,
come ultimamente una ragazza
di Pordenone.
Un Medioevo moderno, aggiornato, spesso venato di droga e
sesso e in grado di servirsi del
computer.
Questo vuol dire che il Medioevo ognuno di noi se lo porta
dentro, e che la scienza e il progresso non sono automaticamente in grado di controllare o eliminare questa dimensione.
GLI EFFETTI DELLA CRISI SIDERURGICA A BAGNOLI
k
Aggiungi 6.000
disoccupati a tavola
La crisi della siderurgia ha ripercussioni drammatiche suM’economia di Napoli - La disoccupazione aumenta, raggiungendo livelli esplosivi - Ma ce anche chi pensa di ricavare profitti
Per comprendere il significato
della crisi che attraversa ITtalsider di Bagnoli, bisogna partire
dallo stato attuale della siderurgia italiana e internazionale. Riesce difficile immaginare il declino improvviso di questo complesso siderurgico che, dopo una ristrutturazione impiantistica dalle
più sofisticate tecnologie, può
competere agevolmente con i più
avanzati complessi europei.
Per l’economia della Campania
lo stabilimento di Bagnoli ha rappresentato e rappresenta ancora
una risorsa primaria: per anni,
infatti, tra lavoro diretto e indotto, ha garantito l'occupazione e
la sussistenza a una fetta notevole della popolazione di Napoli
e della provincia. Il dilemma della permanenza di questa struttura produttiva non è un fatto nuovo: in passato alcuni personaggi
prospettarono la possibilità di
una delocalizzazione degli impianti; ma la còsa cadde.
Eravamo agli inizi degli anni
'60: un momento in cui lo stabilimento di Bagnoli si uniformava
alle più avanzate tecnologie. Ma
non mancò neppure una decisa
opposizione ai progetti di questi
personaggi che, ben lungi dall’avere una visione ecologica, volevano lottizzare gli spazi lasciati
per fini di speculazione edilizia.
Si individuava inoltre l’intento di
smembrare una forte concentrazione operaia, consapevole della
sua forza, capace di incidere nella vita politica e culturale della
città.
Una crisi
che viene da lontano
Intorno al 1974, mentre si
registrano grosse conquiste contrattuali, si hanno nel contempo
avvisaglie di una crisi, dovuta
alle difficoltà di collocazione del
prodotto sul mercato interno ed
estero. Si attribuisce la cosa ad
una diminuzione della capacità
produttiva deH’azienda, derivante dallo stato di permanente conflittualità operaia, che avrebbe
avuto una grossa incidenza sui
costi del prodotto. Una giustificazione opinabile, specie se si tiene conto della mancanza voluta
di una programmazione produttiva che poteva dare una risposta
dinamica alle nuove esigenze di
mercato. L’apparato dirigenziale
dell’Italsider era invece ancorato
a schemi imprenditoriali superati e quindi privi di prospettive.
Non si dimentichi inoltre che il
’74 segna una fase di crisi nel
campo dell’edilizia pubblica e privata; questo penalizza ulteriormente la siderurgia italiana ed
in particolare lo stabilimento di
Bagnoli, che vede ima caduta verticale delle vendite di tondino,
garcelle e altri laminati semplici,
destinati alle costruzioni. A questo si aggiunga l’assottigliarsi del
mercato estero, a causa della
concorrenza dei nuovi produttori
dell’acciaio.
La crisi diventa un fatto generalizzato e questo sconvolge ogni
settore di produzione: le dimensiorn del fenomeno, infatti, sono
di vaste proporzioni e investono
sia il livello produttivo che quello
occupazionale. Non a caso il numero dei disoccupati in Europa
raggiunge i 12 milioni. Per avere
un quadro preciso della situazione bisogna considerare lo stato
di produzione negli anni trascorsi, quando l’oligopolio di alcune
nazioni occidentali cominciava ad
essere messo in questione dal
sorgere di nuovi concorrenti: il
Giappone, che saltava dai 28,3 milioni di tonnellate del ’60 a 193
milioni di tonnellate dell’84-88
{un fatto considerevole se si tiene presente il basso costo del
prodotto). E poi la nascente siderurgia del Terzo Mondo: Brasile,
India, Messico, Corea del Sud incrementano la loro produzione,
passando dq 31,4 milioni di tonnellate del ’56 a 51,7 milioni di
tonnellate del 1987. Per contro,
assistiamo al decremento della
produzione dei paesi tradizionalmente produttori delTacciaio: gli
USA, che da 37,1 milioni di tonnellate del ’56, scendono a 19,4
del 1987 e la CEE, che da 26,6
milioni di tonnellate cala a 18,7.
Nasce il dubbio che questo decremento costante della produzione dell’acciaio comune sia in
realtà ima scelta economica e politica delle potenze industriali
che trovano più com eniente l’utilizzo di un prodotto ricavato a
« bocca di miniera », con una forza lavoro a costi ridotti e che risulta sotto ogni aspetto più vantaggioso.
La siderurgia italiana
si ristruttura
QUALE SOLIDARIETÀ’?
Credo che dobbiamo fare i
conti con questa realtà. Far finta che non esista sarebbe come
nascondere la testa nella sabbia. Mi piacerebbe però capire
da dove viene e a ehe cosa prelude.
Uamore di Dio
« Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo ».
(I Giovanni 4: 19).
Ho l’impressione che venga
da una caduta di contenuti e
proposte del nostro tempo. V’è
una disaffezione politica intorno a noi, si sente la mancanza
di un progetto per la società
di domani, mentre crescono le
paure e le incertezze sia a livello individuale che collettivo.
Non c’è dunque da stupirsi che
questo vuoto e questo buio siano in qualche modo riempiti ed
in un certo senso Illuminati. Solo che i contenuti sono Ulusiòni
e le luci bagliori sinistri.
Cosa fare? Non è certo facile
contrastare la tendenza in atto,
che travalica le nostre scarse
forze. Eppure sono persuaso che,
come chiesa, abbiamo delle belle argomentazioni, delle proposte forti da fare. Le « forze occulte »? Noi ci ridiamo su: Cristo ha vinto la morte! Il nostro futuro e il nostro presente? Cristo ne è il Signore! Però,
certo, tutto questo va detto e
vissuto; non per noi che lo sappiamo, ma per gli altri, perché
passino dalla credulità alla fede.
Luciano Deodato
L'amore di Dio ha dei contorni precisi, non è solo una verità generica che chiunque possa
accettare senza problemi. E’ il
dono del suo Figlio Unigenito,
il suo farsi tutt'uno con la nostra umanità, la sua totale solidarietà che non ci lascia ti come spettatori di un grande capolavoro, in ammirazione, ma
che ci impegna profondamente.
E il nostro amore per gli altri
è il nostro modo di ricevere, di
vivere l’amore di Dio. La nostra
fede stessa non può essere una
vaga convinzione, ma una fede
qualificata nella direzione dell’amore per il fratello.
Dio dà concretezza al suo amore in Cristo, nella croce: ecco, nella misura in cui capisco
questo lucidamente nella fede,
capisco anche che devo vivere
l’amore di Dio non nella contemplazione, nella mistica religiosa
o altro, ma nella piena disponibilità al fratello.
E’ difficile oggi parlare di amore per il prossimo. E’ un dato generico, così scontato. E’
solo da come Dio ci ama che
impariamo ad amare l’altro. E
lo impariamo non a tavolino, ma
quando lo si vive, lo si esprime
nei nostri rapporti verso i fratelli.
Già, ma a pensarci bene, anche questo è un dono dell’amore di Dio in Cristo. Non va da
sé che gli altri siano nostri fratelli. E’ l’amore di Dio che li
suscita e che ce li dona.
L’amore di Dio è un progetto
di salvezza per l’umanità e quindi possiamo dire che amare il
fratello significa non impedire
che Dio porti a compimento il
suo piano. Amare il prossimo è
riconoscere la sua importanza
davanti a Dio, accoglierlo come
persona importante per Dio. E’
importante perché Dio ha dato
per lui il suo Figliuolo Unigenito. A tal punto gli è prezioso!
Gli dà una nuova dignità che
non è solo una qualità naturale. E’ molto, molto di più. Dio
lo cerca, gli si dona, gli dà in
Cristo la dignità di figlio di Dìo.
Tanto più allora la dignità della donna e dell’uomo non può
e non deve oggi essere calpesta
ta impunemente, non solo nei
confronti delle leggi umane, ma
anche del giudizio di Dio.
In una lettera inviata da un
lettore ad un quotidiano ho letto, fra l’altro: « Quale solidarietà nella società del 2000? Una
nuova cultura della solidarietà
come scelta di civiltà e di vita
attraverso percorsi diversi? ».
La nostra cultura della solidarietà, il nostro percorso di credenti in Cristo è l’amore di Dio
che si dona. Un amore che siamo chiamati a vivere nella direzione dei fratelli. Concretamente, in modo visibile, che sitocchi con mano.
Il nostro discorso ecumenico
può esprimersi al meglio proprio qui, nel nostro sforzo comune di testimoniare, di vivere
un amore che caccia via la paura che paralizza, un amore che
alimenta la speranza come germe di un nuovo mondo.
E tanta strada la possiamo
percorrere insieme anche con
tanti altri affinché davvero una
nuova cultura della solidarietà
si faccia strada e prevalga su
una cultura di cinismo, di morte, di egoismo.
Valdo Beneccbi
Questo spiega la ragione della
crisi e perché essa investe i
paesi d’Europa. Quello che non si
capisce è perché tra Germania,
Francia, Inghilterra, Italia, le direttive della CEE penalizzino più
d’ogni altra la siderurgia italiana,
imponendo addirittura lo smembramento di quelle fabbriche che
hanno ristrutturato gli impianti
raggiungendo alti livelli di competitività. In Italia, infatti, sono
presenti società nazionalizzate
che rientrano in quel settore pubblico sotto il controllo finanziario della Finsider e dell’IRI. V’è
poi il settore privato, sostanzialmente autonomo, costituito dai
produttori bresciani, che lavorano utilizzando un personale ridottissimo, impiegando le più
avanzate tecnologie, quali le acciaierie con forni elettrici, collegate col laminatoio a circuiti integrati, secondo la tecnica della
colata continua (un impianto simile a quello di Bagnoli). Il settore pubblico evidenzia la crisi
della siderurgia intemazionale e
per questo promuove misure draconiane sia a livello di ristrutturazione che di diversificazione degli impianti, il che determina,
inevitabilmente, una riduzione
degli organici. Addirittura può
accadere che si giunga alla chiusura delle fabbriche, con tutto
quello che ne consegue sul piano
sociale.
Il programma di ristrutturazione proposto dalla Finsider nel
1978 si condensava in questi termini: ritalsider avrebbe mantenuto la sua specializzazione nei
laminati a piani semplici; la Terni nei laminati a piani inossidabili, getti e fusinati, la Dalmine
nelle tubazioni. Ogni settore del
gmppo avrebbe così potuto far
Umberto Delle Donne
(continua a pag. 12)
2
commenti e dibattiti
Il marzo 1988
i-:
DIBATTITO SUL LIBRO « I VALDESI E L’ITALIA »
GRAZIA E TRADIZIONE
L’alternativa della TEV Chi è «valdese»
prescinde dalle correnti
Il movimento ha inteso proclamare la necessità di testimoniare l’Evangelo iasciando da parte, entrando nel tempio, contrasti e divisioni
L’editrice Claudiana ha recentemente pubblicato « I Valdesi
e l’Italia» di Giorgio Bouchard.
Si tratta di un pregevole lavoro
che avrà la diffusione che merita, specialmente tra quelli che
si interessano del coinvolgimento della Chiesa nelle vicende politiche.
Non bisogna dimenticare che,
a monte della controversia fra
fede e politica c’è il diverso concetto della missione della Chiesa. E' facUe che i teologi si trovino più o meno d’accordo in
una definizione generica di quel
che sia la Chiesa, ma la difficoltà sorge quando si deve precisare il rapporto della Chiesa con
la società. Si tratta essenzialmente di un problema di teologia biblica e vedremo volentieri
che in ima prossima edirione
questo aspetto trovi il suo posto indispensabile.
In un breve paragrafo l’autore
riconosce la consistenza numerica della TEV e la sua presenza
dalle Alpi alla Sicilia.
Leggiamo che nella nostra
Chiesa esisterebbero grosso modo tre correnti; a) la corrente
liberal-democratica; b) la corrente social-democratica; c) la
cbrrente rcuficaLdemocratioa.
Della prima corrente fanno parte la classe media legata all’industria, le colonie mitteleuropee
del Lombardo-Veneto, le frazioni massoniche, alcuni settori delle Valli Valdesi, buona parie della grossa minoranza ’’pietista”
(la TEV) e parte della classe
centro-meridionale (pag. 125).
La TEV si stupisce di essere
inquadrata in uno dei partiti che
si disputano l’anima della Chiesa. Molto chiaramente nei nostri Atti Costitutivi abbiamo dichiarato « di voler agire nella
Chiesa che riconosciamo come
la casa di tutti, in comunione
con quanti accettano Gesù Cristo come loro personale Salvatore e Signore, secondo la testimonianza della Scrittura ». Abbiamo cioè voluto dire che ogni
cristiano deve portare nel mondo la testimonianza dell’Evangelo secondo le proprie convinzio
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Roberto Giacone, Adriano
Longo, Piervaldo Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Beneccbl, Alberto
Bragaglia, Rosanna Ciappa NittI, Gino Conte, Piera Egidi, Paolo Fiorio, Claudio Martelli, Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Mirella Scorsonelll, Liliana Viglielmo
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione: Mitzi Menusan
Correzione bozze: Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
tele
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V, 15 - 10125 Torino
fono 011/65S278
Redazione valli valdesi: via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pellice - telefono 0121/932166
EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 - 10125 Torino
Consiglio di amministrazione: Costante Costantino (presidente), Adriano
Longo (vicepresidente). Paolo Gay, Giorgio GardioI, Franco Rivolta (membri)
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
INSERZIONI
Pubblicità commerciale: L. 20.000 per modulo mm. 49 x 53
Economici: L. 400 ogni parola
Partecipazioni personali: L. 450 ogni parola
Mortuari: L. 450 ogni mm. di altezza, larghezza 1 colonna
Ricerche lavoro: gratuite (max. 25 parole) per una unica pubblicazione.
Se ripetute, dalla seconda L. 350 ogni parola
Finanziari, legali: L. 600 ogni parola
Questi prezzi non sono comprensivi dellTVA
ABBONAMEISITI
Italia
ordinario annuale
ordinarlo semestrale
a costo reale
(costo del giornale diviso per abbonati)
sostenitore annuale L.
L.
L.
L.
34.000
18.000
56.000
Estero
ordinario annuale
annuale via
65.000
ordinarlo
aerea
sostenitore
aerea
L. 95.000
annuale via
L. 120.000
75.000
da versare sul Conto Corrente Postale n. 327106 Intestato a Eco delle
valli valdesi/La Luce ■ casella postale - 10066 Torre Pellice
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
Conto Corrente Postale 11234101 intestato a La Luce • fondo di solidarietà
- Via Pio V, 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo: Maria Luisa Barberis, Renato CoTsson, Roberto Peyrot
Stampa: Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud 23 - 10066 Torre Pellice - tei. 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Glampiccoll
Il n. 9/88 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 2 marzo
e a quelli decentrati delle valli valdesi il 4 marzo 88.
Hanno collaborato a questo numero: Maria Luisa Barberis. Valter Cesan, Ermanno Genre, Luigi Marchetti, Sergio Margara, Anna Ma
rullo Reedtz, Ivana Natali, Lucilla Peyrot, Jacques Picot, Teofilo
Pons, Liliana Viglielmo.
ni, ma quando entriamo nel tempio, lasciamo indietro i nostri
contrasti per riconoscerci, intorno alla tavola della Santa Cena,
come membra del corpo di Cristo, che non è diviso (1 Corinzi 1/13).
Se fosse vero che nella Chiesa siamo divisi in varie correnti
politiche, significherebbe che la
Chiesa sta perdendo, se già non
ha perduto, la prqpria identità
e non sa più quale Evangelo predicare. E’ contro questo pericolo che la TEV è insorta.
■Leggiamo che il movimento,
ben chiaro nei suoi « no » è meno compatto nei suoi « sì ».
Riconosciamo che la TEV è
sorta per affermare con sofferenza alcuni « no ». Lo abbiamo
detto quando delle forze estranee hanno cercato di servirsi
della Chiesa per i propri fini;
abbiamo detto di «no» davanti
a certi cedimenti nel campo dell’etica, specialmente per quello
che riguarda l’omosessualità. Ma
anche abbiamo affermato il nostro « sì » all’autorità della Sacra Scrittura, come ora diciamo
il nostro « sì » al mantenimento
della nostra Confessione di fede.
Leggiamo anche che la TEV
« non uscirà mai dallo status diconsistente minoranza; non diventerà mai un’alternativa vera
e propria ».
Questa profezia ci ha fatto riflettere. Infatti se è vero che
ogni sforzo è stato fatto pter respingerci al margine e ignorarci, è anche vero che il nostro
autore non può liquidarci con
un « mai ».
Noi saremmo più prudenti nelle nostre profezie considerando
le migliaia di lettere ricevute da
credenti i quali ci chiedono di
farci portavoce delle loro speranze. Perciò ci accontenteremo
di dire: se piacerà al Signore
di suscitare nella Chiesa dei credenti che hanno il coraggio, la
forza e la perseveranza di sperare, è possibile che presto sorgerà una generazione di giovani decisi a percorrere una strada diversa. La storia dimostra
che molti cambiamenti si sono
verificati perché preceduti da
una forza assai concreta, carica
di eventi, cioè la speranza.
Anche noi continueremo a sperare, convinti che fa parte della
strategia dello Spirito Santo di
attendere l’ora dei nostri insuccessi e delle nostre delusioni per
intervenire.
Nuovo telefono
Unione Predicatori
Locali
Il comitato UPL comunica che l’assemblea Einnuale
dei predicatori locali, diversamente da quanto scritto ¡rasi
verbale, si terrà ad Ecumene
(Velletri) nei giorni 16 e 17
aprile prossimi. E’ in corso
di spedizione la circolare di
convocazione.
l(Jentità, confessione (di fede e rischi del
folclore: come condividere il passato storico?
Martedì 16 febbraio, con un nutrito gruppo di membri della
chiesa di Torino, mi trovavo a
Prarostino intorno al falò del
Roc.
Guardavo i volti che mi stavano attorno; era chiaro che per i
discendenti da antiche famiglie
valdesi, quella manifestazione faceva parte di una tradizione storica profondamente sentita e vissuta che in qualche modo fa
parte della loro identità valdese,
anche se tutto questo deve manifestarsi soltanto una volta all’anno! E se è vero che gli elementi di questa storia e di questa identità sono indissolubilmente legati a una precisa confessione di fede evangelica, è anche vero che oggi questa identità
valdese sembra poter sussistere
anche indipendentemente dalla
fede. Ma che senso poteva avere
per gli altri, per quelli entrati
recentemente a far parte della
nostra chiesa? Una curiosità folcloristica? Un interesse storico
per vicende appassionanti, ma da
cui si sentono fondamentalmente estranei? Quale rapporto vi
può essere tra questa tradizione
passata, in cui possono avere
qualche difficoltà a riconoscersi,
e la fede in Cristo che viene dall’Evangelo? E ancora, è giusto
che noi continuiamo a insistere
su questi ricordi del passato, imponendo le nostre ricorrenze a
coloro che con tali ricordi in
realtà hanno scarsi legami? Sono
più o meno le stesse domande
che ci stiamo ponendo proprio
nella riflessione intorno al signiflcato che vogliamo dare alla ricorrenza del « glorioso rimpatrio » il prossimo anno.
Ma non voglio entrare ora in
questo problema. Credo però di
poter affermare che la storia valdese, senza la dimensione della
scelta di fede che ne ha determinato l’intera vicenda, perda quasi
totalmente il suo interesse e si
svuoti del suo significato principale.
Un valdese che oggi non crede
in Cristo perde il legame essenziale che lo vincola alla tradizione del suo popolo. Gli rimane un
collegamento storico, familiare,
sentimentale di indubbio interesse, ma privo dell’elemento vitale
e determinante che solo gli può
consentire di com]prendere il senso della sua tradizione e di continuarne la vicenda.
Il nome valdese non ha origine
nelle Valli che oggi portano questa denominazione, ma ha caratterizzato la storia di uomini e di
donne che nei più diversi paesi
d’Europa si sono riconosciuti in
un comune impegno di fedeltà e
di lotta per la libertà e la sovranità dell’Evangelo di Cristo. E
dal 1848 in poi nel nome valdese
si sono riconosciuti, in ogni regione d’Italia molti di coloro che,
nella predicazione degli evangelisti, dei pastori o di semplici credenti valdesi, hanno scoperto con
gioia e riconoscenza l’Evangelo
di Cristo. Storia valdese a pieno
diritto è anche la storia dell’evangelizzazione in Toscana, nel
Lazio, nelle Puglie e in Sicilia, e
valdesi sono a pieno titolo coloro
che nell’ambito di questa chiesa,
hanno creduto in Cristo. Valdese
non è colui che vanta un mero
legame familiare collegato a nomi o località, ma chi si riconosce
in una scelta di fede che ha determinato azioni di resistenza, di
lotta e di fedeltà che avevano come motivazione principale la libertà delTEVangelo.
Quindi chi entra oggi nella
chiesa valdese si inserisce a pieno titolo in una vicenda di fede
che ha radici lontane e che ha accolto attraverso i secoli donne e
uomini di origine, cultura, nazioni molto differenti. La storia valdese è fatta da tutti coloro che
ieri e oggi l’harmo vissuta e la vivono, delineandone di volta in
volta i caratteri, avendo come riferimento non una dottrina valdese (che non esiste!), ma un
Evangelo che è di tutti e che non
potrà mai essere « valdesizzato ».
Vi può essere un modo « valdese » di leggere e vivere l’Evangelo, ma questo viene di volta in
volta discusso e verificato, non
sarà mai dogmatizzato e mai imposto a nessuno.
La conclusione del discorso
non è l’eliminazione di ricorrenze o abolizione di tradizioni, ma
restituzione di senso al ricordo
del nassato come richiamo a una
fedeltà nell’oggi verso i « vaidesi storici », la cui origine familiare non attribuisce loro alcun
merito speciale, né alcun diritto
di primogenitura. Siamo salvati
per grazia e non per tradizione.
E’ un invito ai valdesi recentemente entrati nelle nostre comunità, o appartenenti a comunità
non delle Valli, a non sentirsi
estranei, ma partecipi a pieno titolo, sulla base della loro decisione di fede, a una vicenda in
pieno divenire che ha avuto un
passato con le sue luci «glorios'e»
e le sue ombre « meno gloriose »
e che, per grazia di Dio, ha un
futuro che consiste nella ricerca
gioiosa, sofferta e sempre rinnovata di una fedeltà al Vangelo di
Gesù Cristo nella concretezza
delle situazioni umane.
Alberto Taccia
L’Assemblea della TEV
Torre Pellice, 28 febbraio 1988
Fondo di solidarietà
FIRENZE — Il direttore dell’Istituto
Gouid, Gianluca Barbanotti, comunica
il suo nuovo numero telefonico; 055/
292773.
Nel dare qui sotto un ulteriore elenco di doni pervenutici,
desideriamo ricordare ai lettori
che attualmente il Fondo raccoglie offerte per il Centro agricolo del Bagam (Camerún) segnalato dalla CEVAA, centro che
è stato creato dalla locale Chiesa evangelica per frenare l’esodo rurale e per lavorare la terra in modo più razionale.
In più, per quanto concerne
la campagna permanente «contro la fame nel mondo », stiamo
raccogliendo fondi per l’Etiopia-Eritrea, nuovamente provata
da una gravissima siccità e conseguente carestia.
Come di consueto, le offerte
vanno inviate al conto corr. postale n. 11234101 intestato a La
Luce, Fondo di solidarietà, via
Pio V, 15 - 10125 Torino, indicando sulla causale « Bagam » o
« fame ». In mancanza di destinazione, provvederemo noi stessi a ripartire le somme.
Offerte pervenute nel gennaio 1988
L. 1.000.000: Italo e Giuliana Eynard.
L. 500.000: Unione Femminile Perrero-Maniglia.
L. 220.CO0: Lalla e Gino Conte.
L. 200.000: Aldo Cianci.
L. 125.000: Chiesa Evangelica Battista Pozzuoli.
L. 100.000: Delia Fontana; Chiesa
Valdese Coazze.
L. 50.000: Dario Faibo; Dora Rostan;
Gabriella Grillo.
L. 35.000: Giovanni e Rosalba Giambarresi.
L. 20.000; Elena Rosanda; Angela
Santini.
L. 15.000; Rosebianche Dufey; Fabio Vicenzini — Totale L. 2.500.000 —
Totale precedente L. 1.479.539; In cassa L. 3.979.539.
1
3
11 marzo 1988
commenti e dibattiti
IL DIBATTITO SUL RIMPATRIO
Storia e piani di Dio
I risultati deH’indagine storica e gli eventuali equivoci teologici Qual è il rapporto tra i fatti del passato e la nostra fede di oggi?
E' in corso su questo periodico una discussione sul senso
della storia valdese, legata alle
celebrazioni per la ricorrenza
del 1689. Questo dibattito è già
una prova dell’interesse legato
al tema.
Il ritorno dei valdesi, nel 1689,
sulle terre da dove li aveva cacciati tre anni prima la forza militare del loro stesso sovrano, è
un episodio della storia d'Italia. La discussione storiografica
metterà in luce questo punto e
mostrerà che la vicenda è una
delle ultime manifestazioni delle guerre religiose che insanguinarono l’Europa. Ma, più ancora, è un fatto che — come molti altri prima e dopo — rende
illegittima una troppo esclusiva
identificazione della problematica religiosa in Italia con il cattolicesimo romano. Quest’ultimo,
anche in Italia, riuscì a mantenersi solo con la forza.
A questo proposito, vorrei fare una parentesi che non c’entra con il nostro dibattito interno, Abbiamo mai provato a chiederci: che cos’è il cattolicesimo
senza la forza? La domanda attende ancora una risposta rigorosa alla prova dei fatti. Ma
ora non è di questo che vogliamo parlare.
C’interessa adesso la discussione nel nostro campo. Essa non
può partire se non dalla ricerca degli storici. Ma tutto quel
che la discussione storiografica
potrà dire sul ritorno dei valde
si nella loro legittimità storica
e naturale, — e non dubitiamo
che sarà interessante leggere gli
storici — sarà in partenza umiliato e intorbidito da qualche
equivoco teologico.
Vorrei a questo proposito presentare due brevi riflessioni sul
rapporto tra fede e storia.
L’identificazione della storia degli uomini con la storia di Dio
non è un pensiero protestante.
Questo essenzialmente perché
ogni storiografia implica un giudizio, il quale risponde a criteri di scientificità in sé rispettabili e che non abbisognano di
alcuna confu.sione con i piani
di Dio. Spesso gli uomini vogliono far diventare gloria di Dio
la loro gloria: ma questo non
è necessariamente la quintessenza del pensiero protestante. Gli
esuli rientrati in Italia non avevano certamente questo di mira. Su tal, pupto credo che ci
sia poco da dire.
Un altro pensiero, invece, mi
pervade e mi tenta. Non sarebbe per caso necessario avere
una precomprensione della propria storia per riuscire a concretare anche oggi la propria fede?
E’ un fatto che, come mi faceva osservare ima persona poco tempo fa, chi lavora, chi è
presente nella chiesa, è chi possiede questa consapevolezza storica. Chi non la possiede, non
c’è. Questa osservazione mi dà
molto da riflettere.
: Don Bosco e i Valdesi
Ñel corso di quest'anno di celebrazioni per il centenario della morte di Don Bosco, ci ha stupito non poco la diffusione, a
Vallecrosia, di un opuscolo di cui riportiamo i passi più significativi. Alla protesta della Chiesa valdese di Bordighera-Vallecrosia-Ventimiglia hanno poi fatto seguito le scuse da parte del
vescovo. Capiamo che si tratta di un caso isolato, ma siamo sconcertati che episodi di questo genere possano accadere.
Questa piccola, ma commoventg « storia », che considera
soltanto un decennio della vita
di Don Bosco e mette in risalto
unicamente le « visite » del Santo a Vallecrosia, ha inizio da
quando la nostra zona, chiamata
prima Torrione, poi Piani di Vallecrosia e poi Vallecrosia, ebbe
Un incremento notevole a metà
del secolo scorso.
« Vallecrosia è una vasta pianura che si estende tra Bordighera e Ventimiglia. L’amenità
del luogo, la mitezza del clima e
la facilità delle comunicazioni
dopo la bonifica delle zone malsane e dopo gli impianti ferroviari, attrassero vivamente italiani e stranieri che vi costruirono villette e palazzine, finché
divenne ben presto un vero paese » '.
Nessuno però aveva pensato a
erigervi chiese e scuole. Ne approfittarono subito i valdesi,
che s’installarono al centro, innalzandovi verso il 1872 un magnifico edificio con tempio annesso, coadiuvati nelle enormi
spese dalle munifiche sovvenzioni della Società Biblica Londinese e dalle floride finanze della signora inglese Luigia Boyce,
protestante. Aperte le scuole maschili e femminili, la chiesa, l’ospizio e l’asilo, veniva colmata
una lacuna. Ma « una religióne
non vale l’altra », specialmente
quando tradizioni secolari sono
a sostegno e a conforto di una
popolazione.
L’anziano e santo Vescovo,
Monsignor Lorenzo Biale, si avvide del pericolo, tanto più che
i valdesi dilatavano la loro influenza anche nelle valli collaterali ^
Egli cercò di contrastare l’azione protestante, istituendo ivi
alcune scuole cattoliche. Ma non
poteva competere con Toro di
Londra: le scuole cattoliche andarono deserte.
Si ricordò allora di Don Bosco, al quale si era rivolto poco tempo prima perché accogliesse alTOratoric di Torino alcuni giovani bisognosi e abbandonati, che vennero tutti caritatevolmente accettati. Fu come
un’ispirazione del Cielo. Invitò
subito a Ventimiglia il Direttore dei Salesiani di Alassio, Don
Francesco Cerruti, al quale disse
piangendo:
« Caro Don Cerruti, dica a
Don Bosco che non mi abbandoni. Sono vecchio di oltre novant’anni, ho scarso il clero, tengo in Seminario appena una diecina di chierici, e qui, alle porte di casa, qui sotto i miei occhi, i Valdesi insegnano un’altra fede. Mi sono cavato il pane dalla bocca per porvi un argine; ma non è sufficiente. Ho
bisogno che Don Bosco mi venga in aiuto e presto! ».
Commosso fino alle lacrime.
Don Cerruti partì subito per Torino in cerca di Don Bosco, il
quale, udita l’ambasciata, si raccolse un istante e poi rispose:
« Ritorna a Ventimiglia e dì a
Monsignor Vescovo che noi siamo da questo momento a sua
completa disposizione »’.
415.
ASPETTI DEL
LAVORO PASTORALE
Mi chiedo: qual è il rapporto
tra la nostra storia e la nostra
fede cristiana? La storia costituisce un imprescindibile luogo
ermeneutico? (Voglio dire un
« luogo » necessario per potermi
« spiegare » la mia fede e rendermela efficacemente chiara?).
Certo non può avere Dio come Padre chi non ha la chiesa
come Madre — e per chiesa s’intende appunto la comunità storica che ci ha generati e che
continua a generarci.
Ammettendo che questo pensiero sia giusto, occorre tuttavia
allargare e universalizzare il concetto di storia: non più solo la
storia passata, consolata agli
storici perché ne facciano l’uso
migliore, ma una storia più attuale, fatta di incontri su problemi aperti.
Il pericolo delle celebrazioni è
che noi, compiacendoci nella storia, . dimentichiamo. di soffrire il
presente; che sentendoci confermati e rassicurati dal passato,
inconsapevolmente sottovalutiamo le perplessità del presente;
che celebrando i consensi dimentichiamo i dissensi e i dibattiti
necessari; che, entusiasti per la
fede delle Madri e dei Padri,
non ci domandiamo che cosa significa dire Dio oggi; che scegliamo inconsciamente tutto
quanto ci ricompatta e alla fine
al posto del dialogo mettiamo il
monologo. Nel frattempo, forse,
la storia sarà già andata avanti.
Sergio Rostagno
VALLECROSIA
‘ Memorie Biografiche, Voi. Xi, pag.
414.
^ 'I Valdesi sono degli eretici (cioè,
negatori di qualche verità o dogma della Chiesa Cattolica), che si chiamano
così da Pietro Valdo, loro fondatore,
il quale, nel 1205, dopo ondeggiamenti
dottrinali inconcludenti e la relativa
repressione religiosa e civile, guidò i
suoi residui affiliati nelle vallate delle
Alpi Cozie, particolarmente intorno alla fortezza di Pinerolo e di Torre Pellice. Qui essi, già negatori di molti
dogmi cristiani, aumentarono il loro
distacco dall’ortodossia (la verità cattolica) con la negazione del culto della
Vergine e dei Santi, delle Messe e
preghiere a suffragio delle anime del
Purgatorio, delle indulgenze, della Bibbia, della validità del giuramento, eco.
Nella prima metà del Cinquecento entrano in contatto con i Protestanti (luterani e calvinisti), che li assorbirono
pienamente nel 1532, sciogliendo ia loro organizzazione e Imponendo il dogma
protestante. Per questo sono chiamati
anche Protestanti.
A sua volta II protestantesimo o luteranesimo è la dottrina sostenuta da
Martin luterò, il quale amputa nell'uomo la grazia, la libertà e il merito; nella' Chiesa respinge il papato, il
sacerdozio e il magistero; nella liturgia annulla l'Eucaristia e debilita gli
altri sacramenti. Unica fonte di religiosità è la Bibbia, liberamente interpretata, la quale, ovviamente, dà origine
a una serie innumerevole di sette protestantiche.
Ognun vede che il Protestantesimo
(e il movimento valdese con esso) è
una complessa eresìa che distrugge
dalle fondamenta il Cattolicesimo e
con esso la cultura, la storia, la santità e l'efficacia benefica della Religione Cristiana nel mondo.
Questa è la ragione per cui la Chiesa, i Santi, e tra i primi Don Bosco,
si sono impegnati alacremente a salvaguardare i fedeli dagli errori protestanti.
Ho letto e riletto con attenzione l'articolo di Alberto Romussi in cui espone le sue perplessità su alcuni aspetti del lavoro pastorale.
Sarebbe forse stata utile e logica la
risposta di alcuni pastori agli interrogativi posti, secondo la loro esperienza, sia positiva che negativa.
Romussi pone due problemi, uno
pratico e l’altro sul rapporto del pastore con la comunità e viceversa; problemi che si intersecano.
Mentre posso comprendere il primo punto, non condivido il secondo.
Capisco cioè la difficoltà in cui viene a trovarsi una famiglia pastorale
a causa dei frequenti trasferimenti, ma
penso ohe coloro che sì sono trovati
in questa situazione (anche altri che
non lavorano nel l'ambito ecclesiastico)
non ne abbiano fatto un dramma, hanno cercato di adattarsi alle nuove esigenze. (Penso anche agli Ufficiali dell'Esercito della Salvezza che ancora
più frequentemente sono chiamati al
« cambio della guardia » prevedendo
di andare all’estero, anche se bisogna
riconoscere che di solito il coniuge
è anche Ufficiale e quindi sono facilitati). In questo modo ci si fa « le ossa » come si suol dire.
Circa il secondo punto e cioè il
rapporto pastore-comunità devo dire
che frequentemente si pensa ad una
chiesa come ad un gregge che ha
bisogno di riferimento; il pastore.
Secondo me l’immagine della Chiesa non è questa, essa dovrebbe essere
formata da persone (bambini, giovani,
adulti) che devono continuamente crescere nella loro fede e percorrere
questo cammino con l’aiuto della parola di Dio,
Il pastore evangelico si prepara per
aiutare i credenti a fare riferimento a
questa Parola e inoltre, quale conduttore, dovrebbe cercare di coordinare
il lavoro che si svolge aU'interno ed
all’esterno della chiesa. Questo lavoro
non lo svolge da solo; esiste per
questo un concistoro o consiglio di
chiesa.
Certo il pastore può anche essere
punto di riferimento per problemi di
fede, problemi esistenziali o altri, ma
non dobbiamo pensare ad uno che possa e debba risolvere tutti i problemi
materiali e spirituali di ognuno, e non
è detto che tutto questo debba farlo
a vita In uno stesso luogo.
Il rapporto individuale col pastore
non deve essere assoluto ed esclusivo,
importante è anche il rapporto dei membri fra di loro nella reciproca solidarietà e ricerca comune.
Ritornando ai trasferimenti. Parlando
con persone estranee alla nostra Chiesa sulla nostra organizzazione interna, esse approvavano il fatto che da
noi chi ha un posto di responsabilità
non lo occupi « per l'eternità » compreso il Moderatore della Tavola Valdese perché — mi dicevano — inconsapevolmente e involontariamente
quel posto può diventare centro di
potere.
Certo i cambiamenti di solito procurano dispiacere, specialmente quando un pastore viene apprezzato sia come predicatore che come persona; ma
mi sembra giusto sia per l’una che
per l'altra parte che questo ricambio
ci sia, per una esperienza diversa, una
ricarica, un arricchimento dì doni variegati,
Alba lazeolla Kevacs, Torre Pellice
AIDS: DA DOVE
HA ORIGINE?
Memorie Biografiche, Voi. XI, pag.
tale peste moderna, come è avvenuto
in altri casi di malattie ritenute prima
inguaribili (tisi, sifilide...). Speriamo
che la scienza riesca a trovare qualcosa che argini questo flagello.
Ma per non accrescere il dolore
e la solitudine di coloro che sono affetti da questo male che conduce a
sicura morte, tutti, dico tutti; familiari, parenti, amici e compagni, vicini di casa... che sono venuti a conoscenza di una malattia in un essere
col quale avevano una qualche relazione, non debbono emarginare, trascurare, abbandonare ohi ne è stato
colpito. Tale abbandono (a dichiarazione di colpiti da quel male) addolora
quanto o più della stessa malattia. E
poi questo male non è infettivo se
non nel caso di contatto sessuale o
di sangue di persone infette. Baciare,
abbracciare, avere vita comunitaria
(tranne che per sangue e sesso) non
produce infezione o comunicazione del
male. Questo affermano tutti i medici o gli studiosi di questo male.
Ma una parola ancora dev’essere
detta per evitare il diffondersi dì questo male. Già circa duemila anni fa
l’apostolo Paolo scriveva ai Corinzi
(capit. 7, versetti 2-5) il vero rimedio
che oggi è applicabile per I cristiani
che ancora vogliono prestare ascolto
alla eterna e sempre attuale Parola
di Dio; « Ogni uomo abbia la propria
moglie, e ogni donna il proprio marito ». Ma per applicare questo consiglio apostolico occorre aver fede, la
fede che non è solo teoria, ma prassi di vita, regola non solo nel credere
ma anche neH’agire quotidiano.
Liborio Naso, Basilea
IL SENSO DEL
RAVVEDIMENTO
E' questo un problema irrisolto sul
quale non solo i medici possono dire
una parola, ma anche I pastori e gli
educatori. In questi giorni una TV annunziava che nel mondo ci sono già
10 milioni di persone che agli esami
medici risultano essere portatori del
« virus » dell’AIDS, e che continuano
a moltiplicarsi a centinaia di migliaia.
Tutti sappiamo quale ne è la causa;
l’abuso del sesso e della droga. Si
trasmette quindi tra uomini omosessuali, tra drogati che si scambiano
la siringa infetta e tra eterosessuali,
quando uno dei partner è — conscio o
no — malato.
Si stanno cercando rimedi ovunque
e già sì iniettano, a persone affette
da AIDS, degli anticorpi in sostituzione di quelli distrutti dalla malattìa.
E’ bene che si cerchi un rimedio a
Ho letto con una certa perplessità
l'articolo intitolato « Mondo e Mondanità » apparso sul numero del 12 febbraio scorso a firma della signora Vera Buggeri. Non ho capito se si tratta
di una sorella valdese poiché, fra
l'altro, mi tratta col « signor » in un
lungo dialogare soffuso di spunti
filosofici. Dice di avere » riflettuto una
intera giornata (I) » sul mio scritto
del 15 gennaio ed io le sono grato
per tale e tanto interessamentol Però,
nella sostanza, non risponde direttamente al succo dei miei argomenti.
Scrive che l’uomo col suo « lavoro »
appartiene alla collettività che ha bisogno di essere organizzata, governata e amministrata attraverso la politica e quindi anche lui deve fare polìtica. Ma questo Tho detto chiaro
anch'io, che il credente deve essere
assolutamente libero di pensare ed
agire come meglio crede nella sua
vita, anche politica, a qualsiasi livello, rendendosi responsabile di fronte
alla legge e nel cospetto di Dio.
Ma questa sua libertà l'uomo non
la può né deve perdere nel trovarsi
coinvolto nella politica della Chiesa
alla quale egli appartiene per ben altri
scopi di carattere etico, morale e spirituale collegati alla sua fede cristiana.
E pertanto, quando io parlo di « ravvedimento » per tutti intendo dire che
la Chiesa come Ente (con le sue gerarchie, i suoi concistori e soprattnjtto
coi suoi pastori non deve assumere
atteggiamenti né compiere atti di carattere politico di qualsiasi entità, natura e colore, in quanto non è questa
la sua missione che consiste essenzialmente nella evangelizzazione dell’umanità. Se non si cambia il cuore
e l’animo dell'essere ùmann sono
inutili tutte le politiche del mondo e
specialmente del nostro paese nel quale appunto la politica è sporca (come
dicono tutti) e si vede bene da ciò che
succede giorno dopo giorno e dalla
drammatica situazione in cui ci troviamo (polìtica, economia, morale e
spirituale).
Non mi sembra giusto l’accostamento... coi Testimoni di Geova ed i
fondamentalisti, come non c'entra per
nulla la « mondanità », Certo che non
sono d’accordo neppure con quegli
pseludo intellettualì che pretendono di
passare al setaccio del loro indiscri
minato razionalismo nientemeno che
la Parola di Dio!
Anche nella nostra Chiesa occorre
più umiltà, meno alterigia e meno
« cattedra » poiché di questi tempi
stiamo veramente e incoscientemente
varcando flutti i lìmiti.
Ferruccio Giovannini, Pisa
k
4
4 religione a scuola
Il marzo 1988
UN’INSEGNANTE IN SCIOPERO PER UN’INIZIATIVA SINGOLARE
Crocifisso: sì o no?
Ancora una volta la scuola vittima della confusione legislativa - Il
ruolo del sindacato, l’assenza dei partiti laici, i possibili sviluppi
( dall’inviato)
CUNEO — « Non sono altro
che una cittadina italiana in attesa che lo stato applichi la Costituzione ». Così si presenta Maria Vittoria (detta Mavi) Migliano Montagnana, 45 anni, docente di italiano, storia ed educazione civica all’Istituto Tecnico
Industriale di Cuneo, la città più
« bianca » del Piemonte, medaglia d’oro della Resistenza. La
prof.ssa Migliano è ormai nota in
tutta ItaUa come colei che « combatte i crocifissi », « dichiara
guerra », scatena « guerre di religione » o ancora « rivoluzioni in
classe», tanto per citare alcuni
titoli dei quotidiani.
In effetti tutta la questione, ormai ingarbugliata e forse sfuggita al controllo di tutti e chiunque, ha travalicato i motivi che
l’avevano causata, nel lontano
novembre ’87, quando l’insegnante scorse, in due aule nuove di
zecca e non ancora arredate, due
fiammeggianti crocifissi che si
stagliavano sulla parete immacolata.
Avendo ben chiaro in mente sia
il dettato della Costituzione, sia
il nuovo concordato, la Migliano
fa allora le proprie rimostranze al Preside che ne prende atto e
dà disposizioni affinché i mede^
simi siano rimossi. Nessuno
avrebbe mai sentito parlare della
prof.ssa Migliano se qualcuno, rimasto sconosciuto, non li avesse
riappesi, tutti e due. E' qui che
nasce il putiferio; « Io non faccio
scuola davanti al simbolo di una
qualsiasi religione » minaccia, e
manterrà, la Migliano. «Ah sì? Tu
vuoi obbligarmi a toglierlo? E io
ne metto altri venti! », rispondono altri, molti. Parte una lettera
indirizzata al Preside, dice: « ...i
simboli di un determinato credo
religioso, siano preghiere o crocifissi o atti liturgici... rappresentano un inequivocabile attentato
alla libertà di coscienza e una pa
lese violazione dell’accordo raggiunto nel nuovo concordato tra
Stato e Chiesa... lo Stato garantisce la presenza della religione
cattolica nella scuola, ma esclusivamente a favore di chi ne faccia richiesta... non si fa questione di maggioranze o minoranze... ». Parte una lettera indirizzata personalmente al Ministro Galloni, ove viene sottolineato che
« i crocifìssi sono riapparsi nelle
aule, a riprova dello scarso civismo (deH’amministrazione scolastica, n.d.r.) poiché non è dato di
sapere chi si è assunta la responsabilità di rimuoverli e di riappenderli » e viene lanciato l’ultimatum che farà il giro d’Italia:
« Comunico che, a partire da lunedì 22 febbraio, se non saranno
stati rimossi ufficialmente tutti i
crocifìssi da tutti i locali della
scuola, mi riterrò formalmente
autorizzata dallo stesso ministro
della P.I. a tutelare la mia libertà
di coscienza nell’unico modo possibile, cioè non accedendo alla
scuola ».
Si arriva al 22 febbraio, i crocifissi sono sempre lì: belli, inamovibili (alcimi sono stati murati, altri contornati sulla parete
con il pennarello). Per la cronaca, è necessario sottolineare che
ce ne sono 19, nelle oltre 70 aule
più uffici, segreterie, corridoi e
palestre: non ci sono, né ci sono
mai stati, nelle aule che interessano specificatamente la Migliano.
Nel frattempo è giunta, tramite
la Presidenza, una nota ministeriale che ammette « l’assenza di
una normativa incontrovertibile
in materia », invita alla riflessione e consiglia di attendere il parere del Consiglio di Stato, già interpellato in proposito; il Preside, dal canto suo, pur non prendendo le desiderate posizioni,
esorta tutti alla pacifica convivenza proponendo la facoltatività. In sostanza; « Visto che non
si sa come fare, facciamo di testa
nostra; chi lo vuole lo espone, il
crocifisso, chi non lo vuole lo toglie ». Per molti, a questo punto,
la battaglia è considerata finita,
un compromesso onorevole, e
provvisorio, è una mezza vittoria.
Ma non è questo il parere dell’insegnante ohe vuol vincere la guerra, tutta e subito.
Nel suo luminoso alloggio, di
fronte a una Cuneo sonnacchiosa
e pacifica, dopo una giornata passata a scuola nei corridoi a sottolineare la sua non-assenza, parla
volentieri della sua avventura e
si chiede, e chiede, se sia lecito
non tenere conto, o sottovalutare lo spirito della Costituzione,
proprio nei giorni in cui il Governo ne sta diffondendo il testo in
occasione del quarantesimo anniversario. «Ho dalla mia il coraggio del diritto, ho fiducia nella
ragione. Forse è vero che sto conducendo una battaglia impari, da
sola, ma questo non esclude che
anche altri fronti partecipino alla
battaglia più ampia della laicità della scuola. Lo so benissimo, l’ho sempre saputo, che la
mia è una provocazione: è voluta. Voglio anche sottolineare la latitanza colpevole dei partiti laici.
Questa non è una guerra di religione: non è una guerra, è una
lotta. Bisogna che tutti siamo
coscienti del fatto che la pratica
religiosa è un fatto del tutto privato, e il privilegio di renderlo
pubblico, finora concesso alla
chiesa cattolica, non è più legittimato dalle leggi vigenti ». Maria
Vittoria Mavi Migliano Montagnana, nata a Possano, insegnante da 25 anni, dichiaratamente
atea , con a fianco un marito segretario-addetto stampa ( « di origine israelitica », dice): che cosa
farà lunedì? « Sarò a scuola, puntualmente come sempre; se non
vedrò simboli religiosi terrò lezione; in caso contrario, aspetterò che vengano rimossi ».
Stello Armand-Hugon
Commenti e prese di posizione
La stampa nazionale ha seguito
gli sviluppi della « vertenza », i
giornali hanno chiesto interventi
a corsivisti di fama, le televisioni, locali e meno locali, si sono
recate all’ITIS di Cuneo per realizzare i loro servizi: decisamente la singolare forma di protesta
della prof.ssa Montagnana ha riscosso un notevole interessamento da varie parti. Con argomentazioni e prese di posizione molto
diverse, nei contenuti e nei toni.
Se da parte della diocesi non
c’è stata una reazione diretta ma
un dibattito condotto con toni
quasi sempre equilibrati e sereni,
benché contrastanti, sul settimanale locale « La guida », dove anche i lettori hanno potuto far
sentire la propria voce, altrettanto non può dirsi per quelli che
hanno trovato modo di farsi più
integralisti di ogni integralismo:
la sezione cuneese del MSI ha infatti diffuso un volantino, stigmatizzato anche sull’altro giornale
locale « La masca », in cui un disegno mostra un Cristo che dalla
croce, con aria minacciosa, chiede di essere sciolto: Solo gli indemoniati hanno paura del crocifisso, si dice nel comunicato, che
accusa non solo la prof.ssa Montagnana, ma tutti i « regimi comunisti » di essere « affossatori e repressori di tutte le libertà religiose ». Evidentemente il tiro è di
molte lunghezze sbagliato, ma
questa reazione è emblematica
di un sentimento diffuso, che ha
preso l’iniziativa della docente
per un vero e proprio attacco alla
religione.
Non era certo questo il punto.
Senza parlare minimamente di
« crociate antireligiose », anche
nel campo delle battaglie che da
molte parti si conducono per la
laicità della scuola, lo sciopero
di Maria Vittoria Montagnana appare come un’iniziativa per alcuni versi limitata. E’ il parere di
Bruno Viel, della CGIL-Scuola di
Cimeo: « Noi, come sindacato,
siamo ovviamente impegnati nelle varie battaglie per la laicità
della scuola. Anche qui a Cuneo
abbiamo fatto dei passi in avanti,
per esempio con la raccolta di
firme, organizzata a livello nazionale, per la revisione dell’intesa
Falcucci-Poletti; abbiamo collaborato con le comunità di base,
con direttori didattici, ecc. Anche
la questione del crocifisso fa parte di queste battaglie. Tuttavia
non abbiamo condiviso il metodo
con cui l’insegnante ha condotto
la sua lotta: abbiamo registrato
dei passi indietro rispetto a quel
clima di tolleranza che volevamo
instaurare. Se da un punto di vista strettamente sindacale, ovviamente, la sosteniamo nella difesa
del suo posto di lavoro, tuttavia
non concordiamo con il metodo
da lei adottato, che è stato quello
di condurre un’iniziativa in maniera isolata. E il problema della
La prof.ssa Maria Vittoria Migliano Montagnana nella sua abitazione di Cuneo.
Notizie flash
laicità della scuola è comunque
più grande ».
Sulla vicenda si è espresso anche il Comitato per la laicità della scuola, che ha inviato un telegramma al preside dell’istituto e
al ministro della Pubblica Istruzione, in cui si manifesta solidarietà con la prof.ssa Montagnana
e si sollecita una decisione relativa agli arredi sacri negli edifici pubblici che sia rispettosa dei
diritti di tutti. « Il nostro comitato si è finora tenuto un po' fuori
della vicenda — dice Elisio Mattalia — e crediamo che puesta
battaglia, almeno su un piano sociologico, sia perdente. Essa rischia di identificare un reale problema, che ha a che fare con la
coscienza dell’individuo, con un
aspetto simbolico, con un contenuto emozionale. Un’aspirazione
legittima è stata letta come una
provocazione. Questo non esclude, naturalmente, che, anche a
causa dell'assenza di una normativa precisa da parte dello stato
su questa materia, noi solidarizziamo, in linea di principio, con
¡’iniziativa dell’insegnante. Crediamo sempre che da un principio sia possibile far discendere
una discussione sui reali contenuti della discriminazione nella
scuola ». Contenuti che, come ben
sappiamo, sono molti e più che
mai irrisolti.
Alberto Corsani
□ I genitori democratici ripropongono
la questione della discriminazione
ROMA — Il Coordinamento Genitori Democratici (via dei Laterani 28, 00184 Roma) ha diffuso il seguente appello:
« Noi, psicologi, pediatri, pedagogisti, giuristi, insegnanti, educatori, giornalisti, genitori, cittadini che ci sentiamo particolarmen
te vicini ai bambini perché al loro benessere fisico e psichico, al
loro equilibrio, alla loro serenità dedichiamo il meglio delle nostre capacità professionali, della nostra attività quotidiana e del
nostro mondo affettivo, rivolgiamo un appiello accorato agli uomini e alle forze politiche perché, superando ragioni ideologiche e di
parte, si accordino per eliminare l’insegnamento della religione cat
tolica dalle scuole materne e per trasferire tale insegnamento, nella
scuola dell’obbligo e nelle superiori, fuori dall’orario scolastico co
mune a tutti gli aluimi.
Ci preoccupa vivamente il fatto che, dopo un periodo di accesa
polemica, una questione di tanto peso sembri destinata a rientrare
nell’ombra e nel silenzio, senza che siano state messe a punto so
luzioni adeguate.
Tutti hanno potute o voluto rivendicare qualche elemento di
vittoria: unici sconfitti, sul campo di questa assurda guerra, restano
gli alunni, tutti, ma in particolare i più piccoli, i bambini della
scuola materna e dell’obbligo.
Coloro che, citando l’alto numero di opzioni a favore deH’insegnamento della religione cattolica, sembrano trovare motivo di
tranquillità nel fatto che disagi, inconvenienti e discriminazioni
coinvolgono solo un’esigua minoranza, non si sono forse resi conto
della valenza diseducativa e psicologicamente traumatizzante di una
scuola che separa gli esseri umani in base ad un elemento, la religione, nei confronti del quale il bambino elabora un profondo senso di identificazione.
Avanza così una forma di diseducazione che va contro tutti i
principi di uguaglianza e tolleranza, cui pur si richiamano, in astratto, i nostri program,mi scolastici, e le cui conseguenze sconteranno
non solo i discriminati, ma tutti coloro in cui la scuola avrà favorito, e addirittura promosso, una cultura della separazione e
della discriminazione.
Esiste il serio pericolo che un senso di angoscia, di solitudine, di inadeguatezza si diffonda in particolare tra i bambini piccoli e piccolissimi e tra i preadolescenti si faccia strada tra loro,
in forme talora represse, talaltra eclatanti, talvolta provocando anche danni psicologici.
Per porre fine a un così preoccupante malessere, per difendere
i bambiifi, figli, nipoti, alunni, piccoli e piccolissimi, i più vulnerabili, rivolgiamo questo appello a tutti gli adulti di buona volontà ».
□ La chiesa battista contro
l’insegnamento religioso confessionale
BARI — La chiesa battista di questa città ha preso posizione
contro l’insegnamento della religione cattolica approvando alla
unanimità questo documento:
« La recente emanazione della circolare ministeriale Galloni,
nonostante il parere del TAR del Lazio interpellato dalla Tavola
valdese e in violazione della legge 449/1984, che ha recepito l’intesa
tra lo Stato e le Chiese valdese e metodista, ha in pratica riconfermato la condizione di privilegio confessionale deli’insegnam'ento
della religione cattolica e, per conseguenza, l’emarginazione delle
minoranze religiose e di quei laici e cattolici che, in tutta coerenza, non si sono avvalsi di tale insegnamento. Protestiamo contro
questo inganno e questa palese ingiustizia, dichiarando la nostra
piena solidarietà con le azioni legali e la sensibilizzazione promosse dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, e chiamiamo i membri della nostra comunità a dare una ferma testimonianza nelle situazioni scolastiche in cui sono coinvolti come genitori,
allievi, insegnanti».
5
11 marzo 1988
fede e cultura
UN FILM DA VEDERE
Grida libertà!
TORINO
La catechesi oggi
La storia del leader nero sudafricano Biko e del giornalista bianco
Woods - Rispetto a dieci anni fa la situazione è ancora peggiorata
La voce delle comunità di base, dell’Ufficio
catechistico diocesano e quella del nostro SIE
Cry freedom (Grida libertà!),
da alcuni giorni proiettato anche in Italia con il titolo Grido
di libertà è l’ultimo film di Richard Attenborough, regista di
Gandhi, il grande successo cinematografico del 1982 (otto Oscar),
che racconta la storia della
amicizia tra il giornalista bianco Donald Woods, direttore del
giornale bianco sudafricano The
daily dispatch, e il leader sudafricano nero, non-violento, Steve BikO', morto tra le braccia
dei suoi torturatori dieci armi
fa. Raccontando le vicende connesse a questa amicizia, il film
informa sulla situazione sudafricana con impressionante realismo, al punto che — dice il regista — « è difficile vederlo sènza esserne emotivamente coinvolti ».
Coretta Scott King, moglie di
Martin Luther King, ha scritto
sul quotidiano USA Today che
quest’opera è « il primo grande
film che riveli le brutalità della
dittatura razzista del Sud Africa »; il critico cinematografico
Marshall Fine del Gannett Newspapers scrive che « "Cry freedom"
è il film dell’anno, di questo decennio e di questa generazione ».
Andrea Cano, responsabile dell’ufficio comrmicazioni del Consiglio Ecumenico delle Chiese
(CEC), con sede a New York, che
ha recentemente organizzato' una
visione in anteprima de] film
per la stampa è convinto che
« questo straordinario film dovrà essere visto da catecumeni
ed anziani di chiesa, da conservatori e da progressisti. E dovrà
essere discusso, perché esso ha
un valore pedagogico enorme ».
Secondo Don Moomaw, pastore delle « Bel Air Presbyterian
Church » di Los Angeles, « ogni
credente nordamericano dovrebbe trovare il tempo di andare
a vedere questo film e lasciarsene interrogare ».
Intanto è già uscita una « guida per l’utilizzazione del film
nelle chiese e nelle sinagoghe »,
a cura dell’ufficio newyorchese
del CEC. La guida riprende citazioni dei protagonisti del film,
offre alcune tesi da discutere a
gruppi, indica alcune « piste di
ricerca biblica » sul tema del
razzismo e, data la sua brevità,
meriterebbe di essere tradotta
in italiano per utilizzarla nelle
nostre chiese o in iniziative contro l’apartheid.
Il film, bisogna pur dirlo, è
drammaticamente bello. Certamente i critici hanno già messo
in luce (anche giustamente) i limiti dell’opera di Attenborougli.
M. Corliss, sul Time, scrive
che il regista ha voluto fare soprattutto un film di cassetta e
che si tratta più della storia di
un bianco che della storia del
leader carismatico, non-violento,
propugnatore dell’eguaglianza
razziale Biko, che nel film rico
mensile di attualità, ricerca e confronto comunitario
Un discorso tra crtotlairi (H bne dd post<ondlio
Ogni mese ti aggiorna e ti arricchisce attraverso:
informazioni - notizie ♦ riflessioni - esperienze servizi biblici - ricerca teologica - pace e solidarietà
internazionali
o
Esce u Torino dot t97t.
Abbonamenti:
normale L.15.000; sostenitori L.50.000;
estero L.18.000; via aerea L.20.000
Redazione: Via Guribah». 3S - 10122 Torino
Tel.011/529852 * C.C.P. 2946él09
prirebbe il ruolo di un personaggio minore, passivo, valutato
più per quello che subisce dal
regime che non per quello che
riesce a compiere.
Il regista Attenborough ammette di aver voluto realizzare
un film-documentario sul Sud
Africa non per convincere i neri dell’ingiustizia presente — che
già conoscono! — ma i bianchi;
ed è proprio il giornalista bianco Woods il personaggio del film
che rende possibile il processo
di identificazione. La storia che
il film documenta è realmente
successa: dopo aver pubblicato
alcuni articoli sulla situazione
disumana in cui vivono i neri
del Sud Africa — situazione che
l'editore Woods impara a conoscere ftrazie a Biko,-che lo porta con sé nelle township di Pretoria — e in particolare articoli
che documentano, foto comprese, le torture inflitte a Biko s’no alla sua morte, Woods verrà
posto agli arresti domiciliari.
Per cinque anni non potrà più
pubblicare nulla, né rilasciare dichiarazioni. A questo punto
Woods decide di fuggire dal Sud
Africa per consegnare alle stampe, in Inghilterra, un libro denuncia sulla vicenda di Steve
Biko. Nella sua spericolata fuga
Woods verrà raggiunto dalla moglie e dai suoi cinque figli. E
alla fine, mentre il piccolo aereo
da turismo decolla dal Lesotbo
verso la libertà, si alzano le note del canto sudafricano « Prayer
for Africa », lo stesso che — a
titolo informativo — è stato cantato dai membri del nostro Sinodo, nell’agosto dello scorso
anno, durante la serata di solidarietà con il Sud Africa.
Ho chiesto a Peter SteineggerKeyser, editore di « South-Africa
Outlook », pubblicato a Città del
Capo, la cui moglie Margaret
è pastore di colore, se la situazione del Sud Africa oggi è ancora quella documentata nel film
di Attenborough. « I fatti documentati in "Cry freedom" risal
gono a dieci anni fa. Il film è
un kolossal che pur rivolgendosi soprattutto alla sensibilità occidentale, — dice Steinegger (di
passaggio a New York dove è
stato invitato' a tenere una serie di coinferenze sulla situazione sudafricana) — rappresenta,
senza enfasi, il mondo in cui
noi viviamo. Anzi direi che dai
tempi di Biko, la situazione è
ulteriormente peggiorata perché
la nostra società è ancora più
sotto controllo e ancora più militarizza.ta di quello che già era.
La spirale di violenza — e qui
penso non solo agli scontri col
regime ma alle 45 mila persone
in carcere o alla mortalità infantile altissima tra la gente di
colore e praticamente nulla tra
i bianchi — aumenta insieme alla paura dell’uomo bianco. All’Università di Western Cape un
professore bianco si è presentato con la pistola di fronte càia
sua platea di studenti neri e all’University of thè North a Peter sber g, nel Transvaal, si fanno
esami sottoi U controllo delle
armi. La chiesa crede ancora
possibile cambiare la situazione
con la non-violenza. Il South
African Council of Churches
{SACC) ha dichiarato illegale il
governo di Botha. Io credo che
se il regime non cambia in fretta radicalmente indirizzo politico finirà tutto in una tragedia... ».
Anche il film di Attenborough,
che in sostanza documenta il
fallimento della via non-violenta
di Steve Biko, non dà adito a
grandi speranze circa un possibile cambiamento dell'attuale ingiustizia razziale con le armi della non-violenza.
Ecco dunque un problema che
dopo aver visto il film, ci afferrerà immediatamente. Intanto,
mentre continua l’opera di informazione e sensibilizzazione sulla finta democrazia sudafricana,
il regime continua a mietere vittime indietreggiando verso il baratro.
Giuseppe Platone
A cura del Centro Evangelico
di Cultura, delle Comunità di Base, della redazione de « Il Foglio »
e di altri organismi, si è tenuto
il 26 febbraio nella sala valdese
di Torino, un dibattito sulla catechesi oggi.
Franco Barbero ha parlato delle ipotesi teologiche dell’impostazione catechetica delle Comunità
di Base del Piemonte: presentare
un Dio che è sempre più grande,
sempre oltre una qualsiasi nostra
nozione o testimonianza; l’uso degli strumenti dell’analisi biblica
storico-critica, che non impediscono la capacità di adorazione;
1.1 consapevolezza della storicità,
e quindi dei limiti, delle formulazioni dogmatiche della fede; la
necessità di presentare una chiesa ridimensionata rispetto a ciò
che conta veramente: l’annuncio
del Regno. Rodolfo Reviglio, già
direttore deH’Ufficio Catechistico
Diocesano, ha presentato l’impostazione di una catechesi basata
sui concetti fondamentali del
Nuovo Testamento. Ha affermato
che la catechesi è indottrinamento se non è assunta dalla comunità nel suo insieme, a questa
condizione, invece, diventa annuncio. Ha lamentato, infine, la
crisi di profeti che soffre la chiesa: non si è capaci di inquietare
le coscienze. Domenico Tomasetto ha presentato il nuovo catechismo prodotto dal Servizio Istruzione e Educazione della Federazione delle Chiese Evangeliche in
Italia, rilevando le difficoltà di
una proposta unica per delle comunità che lavorano e vivono
in situazioni moho diverse. Il catechismo propone una formazione basata suH’informazione più
che sull’indottrinamento e ha come punti di riferimento la Bibbia, la Riforma protestante e i
grandi temi, le sfide del nostro
tempo. Il metodo è attivo, tramite l’animazione biblica, e volutamente non polemico ma propositivo.
Nel corso del dibattito, Saverio
Merlo, catechista, ha rilevato la
necessità di sapersi adattare al
mondo concettuale dei bambini
e degli adolescenti, ricorrendo di
più alla narrazione e alla fabulazione, metodi narrativi molto ricorrenti nella tradizione biblica,
e ha citato 'Un’opinione di P. Ricca secondo cui, nella catechesi,
non sono i bambini che devono
farsi adulti, ma gli adulti divenire bambini. Claudio Tron, anche
catechista, si è chiesto se non bisognerebbe essere più modesti
nelle aspettative e quindi nelle
ipotesi catechetiche. Bisognerebbe, per esempio, dare più importanza all’insegnamento dell’uso
degli strumenti di base della lettura biblica: la Bibbia, la Chiave
e il Dizionario Biblico ecc. Come
è inammissibile che si esca dalla
scuola dell’obbligo senza essere
capaci di utilizzare il dizionario,
così non bisognerebbe uscire dal
catechismo senza essere in grado
di utilizzare con consapevolezza
questi strumenti minimi. Altri,
nel dibattito molto interessante,
hanno rilevato che la catechesi
non deve puntare ad un cristianesimo per nascita, ma per nuova
nascita, per conversione; oppure,
che in questo campo non bisogna
avere fretta: il problema non è
risolvere il problema in cinque
minuti, ma porre bene il problema giusto.
Insomma, una serata che è andata un po’ ai nodi del fare catechesi oggi, e che ha mostrato la
sofferenza e le incertezze di tutte
le esperienze delle comunità presenti. C’è da chiedersi se, in un
tempo in cui tutti lamentano la
poca capacità di evangelizzazione
e di contatto con la gente comune che hanno le chiese, queste
non si lascino sfuggire uno strumento importante e ancora molto frequentato come il catechismo, sia nei confronti dei più
giovani, sia nei confronti degli
adulti. E’ possibile continuare a
considerare il catechismo come
una fra le molte attività presenti
in una comunità?
Eugenio Bernardini
NAPOLI
Prevenire significa guarire
« Una donna su dodici contrae
tumore al seno e, di quelle colpite, una su tre muore ». Con questa statistica, che può sembrare
fredda ed implacabile, i medici
del reparto di chirurgia dell’Ospedale Evangelico hanno iniziato
giovedì 11 febbraio il secondo
« incontro » di medicina preventiva, sul tema appunto del tumore al seno, presso il Centro E.
Nitti, di Napoli. « Queste cifre
non devono però allarmare —
hanno subito precisato — devono soltanto farci prendere coscienza di un proiblema serio e
certamente diffuso, ma in qualche modo risolvibile se affrontato in tempo e in modo adeguato ».
Ogni anno in Italia si manifestano 25 mila casi di tumore al
seno. La maggior parte di questi,
se diagnosticati in tempo, possono risolversi positivamente, anche se il tumore al seno non è
facilmente identificabile: un nodulo, infatti, di diametro di 1,5
cm. può impiegare anche sei anni per formarsi ed in questo periodo l analisi non sempre è facile. A volte molte diagnosi vengono fatte quando ormai il tumore è già avanzato. Per questo mo
tivo — consigliano i medici — è
preferibile che soprattutto le pazienti a « rischio » (quelle che
hanno superato il 40esimo anno
di età, le donne che già sono state operate al seno o che hanno
avuto una gravidanza dopo i 35
anni) si sottopongano periodicamente, secondo i casi, agli accertamenti previsti: dall’autopalpazione alle visite specialistiche,
dalla mammografia all’ecografia.
Solo attraverso questi controlli
sarà possibile seguire l'andamento e l’evoluzione degli organi
mamrnari ed eventualmente intervenire per eliminare le alterazioni riscontrate, nella loro fase
iniziale.
Queste alterazioni, tempestivamente diagnosticate, possono essere affrontate positivamente,
senza arrecare alla donna patologie più gravi con i conseguenti
interventi chirurgici molto articolati che, se anche nossono arrestare il male, comportano spesso in molti casi danni estetici e
psicologici molto gravi e profondi. In questo senso c’è da notare
che le donne di Ponticelli nossono ritenersi particolarmente avvantaggiate rispetto a molte altre
donne napoletane, in quanto con
'f.
Napoli, Centro « Emilio Nitti »: un momento del secondo incontro
dedicato alla medicina preventiva.
la creazione del Centro di senologia, presso l’Ospedale Evangelico, possono controllare in poche
ore, senza spostarsi dal loro
quartiere, le condizioni fisiologi
che e patologiche di questi organi, tanto importanti quanto delicati.
Luciano Girica
6
6 obiettivo aperto
F
h ^
■s;
Monnet nel Missouri (USA): il tempio valdese-presbiteriano.
Complici alcune giornate
di pioggia, ho speso un po’
di tempo a frugare nei « fondi » (alcuni bauletti di documenti non catalogati) della
Barry Lawrence Library di
Monett nel Missouri. Mi interessava conoscere, con pre
cisione, l’origine del nome
di questa località del MidWest americano: Monett. Un
nome che in genere s’intende d’origine valdese. Ma la
cosa non è così semplice come sembra. Cercherò di spiegare il perché.
Un po’ di storia
I primi Valdesi giunsero
nel Missouri nel luglio del
1875, provenienti dall’Uruguay, accompagnati dal pastore Jean Pierre Michelin
Salomon (che più tardi americanizzerà il proprio nome
in Solomon). Nel gruppo guidato da Solomon c’erano famiglie scontente della situazione uruguayana. Nel gruppo figuravano i nomi di Hugon, Lautaret, Planchon,
Courdin, Pontet, Salomon,
Catalin e Coisson.
La destinazione del Missouri era stata suggerita al
Solomon dal pastore francese di New York Granlienard che aveva già indirizzato nel Mid-West altri gruppi di coloni desiderosi di
acquistare terre fertili. Il
viaggio del nostro gruppo da
New York a Saint Louis nel
Missouri (MO) fu tragico anche perché la famiglia del
pastore Solomon perse un figlio. Dopo breve tempo, a
duecento miglia da Saint
Louis, le famiglie valdesi acquistarono alcuni terreni direttamente dalla compagnia
ferroviaria che stava costruendo la linea Saint Louis-San
Francisco: « Prisco ».
Appena acquistati i terreni il Solomon organizza, per
i coloni, culti e riunioni e
nell’autunno di quell’anno il
piccolo gruppo valdese si as
socia alla chiesa presbiteriana. Nel 1878 la compagnia
ferroviaria « Prisco » dona
« per l’eternità » alla colonia
valdese un terreno di 40 acri
per costruirvi la chiesa, la
casa pastorale e un cimitero. Nel pieno di questa nuova crescita comunitaria il
Solomon si ammala. Tubercolotico, finirà per lasciare la
colonia alla ricerca di un clima migliore. Morirà in California nel maggio del 1885.
Nel settembre del 1887 la
località di Plymouth, dove
da 12 anni viveva la nostra
colonia valdese che nel frattempo aveva-registrato nuovi arrivi dalle Valli Valdesi
(da San Germano erano arrivati i Griset; da Pramollo
i Bouvier, Reynaud, Bounous, Bertalot, Long; da Angrogna i Malan, Gaydou,
Combe, Bonnet; poi ancora,
da altre località i Baro! in,
Beux, Rochon, Davit, Coisson) diventa un importante nodo ferroviario, punto d’incontro della linea verso San Francisco e quella
nuovissima verso il Texas. Il
nuovo « deposito ferroviario » verrà chiamato « da un
importante agente della New
York Central Railroad — deduco da un documento dell’ufficio geografico del dipartimento degli interni di Washington —: Monett ».
Un giallo "ferroviario"
Ma chi era questo « importante agente ferroviario »
che in un ufficio di New
Work cambiò sulla carta
topografica ferroviaria il
vecchio nome di Plymouth
con il nuovo nome di Monett?
Henry Monett, nato a Colombus neirOhio il 3 dicembre del 1853: nel 1869, entra come bigliettaio sui treni della « Pennsilvanya’s western lines ». Da bigliettaio,
nel giro di pochi anni, svolge una brillante carriera che
I COLONI VALDESI IL
Monett: una località dal nome familiare - DalTUruguay al Missouri, alla ricfli un
tatti con altre realtà - Il ricordo del 17 febbraio 1848 anche a Valdese, nellaiina d
canto a grandi fattorie dove
pascolano migliaia di capi di
bestiame in libertà. E non
immaginava che in quegli anni, su quei territori, viveva
un gruppo di coloni valdesi
che stavano aspettando una
famiglia Monnet dalle Valli.
L’smno dopo aver dato il
proprio nome a quel piccolo
punto topografico sulla linea
ferroviaria dei pionieri del
West, Henry Monett muore.
Il New York Times del 6 ottobre del 1888 riferisce che
la « Prisco lines » perdeva a
soli 35 anni un dirigente eccezionale; non solo ottimo
amministratore, ma accurato corrispondente delTOhio
State Journal... Insomma un
intellettuale.
Nell’agosto del 1987, in occasione del centenario della
fondazione di Monett, si è
presentato il pronipote di
Henry Monett il quale ha
portato con sé nuovi particolari sulla vita del bisnonno, amico intimo del presidente della potente « Prisco
lines » e non collegato con
il mondo valdese. Secondo
^0. 1
La stazione ferroviaria di Monnet in una vecchia cartolina del 1912.
invece altre testimonianze orali, raccolte da un cronista
del giornale di Monett, il
giovane dirigente ferroviario
fu ripetutamente in contatto con il gruppo valdese;
inoltre teneva a « pronunciare il proprio cognome alla
francese » e si considerava
di probabile retaggio riformato.
Un'ipotesi
Ora facciamo un passo indietro. Tra i nomi dei Vaidesi emigrati per primi dall’Europa verso l’america nel
1657, secondo un’antica iscrizione che si trova nella chiesa ugonotta di Staten Island
a New York, figura anche il
nome di una famiglia Monnet proveniente dalle Valli
Valdesi. Che il giovane dirigente ferroviario fosse figlio
dei Monnet emigrati nel
XVII sec. nel Nuovo Mondo
(a seguito della revoca dell’Editto di Nantes e della
susseguente strage delle « Pasque piemontesi ») e successivamente il suo cognome
(come spesso è successo nelle varie riscritture dei documenti) fosse stato americanizzato con l’aggiunta di
una « t »? Se stessero così
le cose, allora una coinciden
za straordinaria avrebbe fatto sì che un figlio di Valdesi del ’600 avrebbe dato il
proprio nome ad una località divenuta colonia di Vaidesi neU’800...
Comunque, al di là di quest’ipotesi, la realtà è che oggi a Monett, nella Waldensian
Presbyterian Church che conta un centinaio di membri,
vivono i discendenti dei primi coloni valdesi e degli altri che vi si aggiunsero ai
primi del secolo: Avondet,
Balmas, Mourglia, Plavan,
Planchon, Beux, Boucher (da
Bouchard) e gli Arnaud originari della Drôme (Francia).
Al culto di « ringraziamento per l’ottenuta emancipazione » del 17 febbraio ho
cercato di annunciare l’Evangelo in questa chiesetta di
campagna (sembra di esse
re a Felonica Po) davanti ad
un’ottantina di persone che
mi hanno successivamente
fatto molte domande sulla
nostra chiesa, particolarmente quella delle Valli. Nel 1984
il pastore Charles D’Arcy
(che regge la chiesa valdesepresbiteriana di Monett dal
1972) organizzò un viaggio
alle Valli Valdesi a cui parteciparono una ventina di
membri di chiesa e che costituisce, ormai, nella memoria storica della comunità,
un preciso punto di riferimento. Per il 1989 è possi
bile che grazie anche all’impulso di Marc McMeley, un
giovane della comunità, (che
quattro anni fa lavorò per
un breve periodo come volontario al Museo Valdese
di Torre Pellice) si organizzi di nuovo un viaggio in
Italia nel quadro delle celebrazioni del Rimpatrio.
Finito per sempre il tempo dell’emigrazione valdese
in Nord America è iniziato
il tempo dei contatti, degli
scambi. La diaspora valdese
non chiede altro se non di
essere rivitalizzata, rivisitata e aggiornata nelle informazioni, sulle possibilità di
contatto e di dialogo anche
intorno ai grandi temi della fede.
Sulla strada del ritorno
verso New York ci siamo fermati anche a Valdese, nella
Carolina del Nord.
lo porterà a diventare capo
del personale. Fu lui, e nessun altro, che decise di mettere il proprio nome per indicare un nuovo importante scalo ferroviario sulla
grande linea transnazionale,
considerata « la meraviglia
del secolo ».
Forse Henry Monett non
immaginava che quel « nodo
ferroviario », nello spazio di
cento anni, sarebbe diventata una cittadina di seimila
abitanti, con una trentina di
piccole e grandi industrie ac
all
10
Ei
of
Se
d^
lo
Zl(
va
li.
he
in
st
il
et
le
d]
m
d(
se
si
cc
d(
al
d<
si
d(
a<
ni
7 membri del club « Le phare des Alpes » in una foto del 1915.
7
obiettivo aperto
CENTO ANNI DI STORIA VALDESE IN USA
I IL NUOVO MONDO
a ricidi una terra da coltivare - Dopo le emigrazioni è il tempo di tessere i conlellalina del Nord - I primi « anni americani » rivivono in un vecchio documento
A Valdese
Qui abbiamo partecipato
alla « Celebration of thè
104th Anniversary of thè
Emancipation Proclamation
of 1848 » nella « Old Rock
(' School » costruita nel 1923
dai primi coloni Valdesi e
! oggi trasformata in campi
locali comunitari a disposizione della cittadinanza per
varie manifestazioni culturali.
Oltre duecento persone
hanno così accolto la nostra
informazione sul lavoro che
stiamo svolgendo in Italia e,
il giorno dopo, durante il
culto, abbiamo rinnovato i
legami di fraternità nel quadro di un accoglienza indimenticabile. La chiesa valdese-presbiteriana di Valdese ^— è l'argomento di cui
si discute in questi mesi —
costruita dai primi coloni,
dovrà probabilmente essere
allargata perché i poco più
dei duecento posti a sedere
si rivelano, domenica dopo
domenica, insufficienti ad
accogliere una partecipazione in crescita. Un tipo di
problema, quest’ultimo, che
in Italia ci succede di affrontare molto raramente.
La cittadina di Valdese che
oggi ha tremila abitanti, una
ventina di chiese (manca
quella cattolica) e alcune industrie medio gramdi tra cui
primeggia il panificio Rostan
con 600 dipendenti, è stata
fondata nel 1893 da im gruppo di 29 coloni valdesi che
giunsero nella Carolina del
Nord guidati dal pastore
Charles Albert Tron (fondatore deU'Asilo dei vecchi di
San Germano). Non ci diffondiamo sulla storia di Valdese di cui si è già parlato
su queste colonne (vedi; Val
desi in America, in questo
giornale del 12.10.'84), se non
per dire che accanto alla
chiesa, nel 1955 è stato realizzato un Museo che potrebbe, in un'ipotetica classifica,
occupare il terzo posto dopo
i musei valdesi di Torre Pellice e di Schoenenberg in
Germania Occidentale. Le responsabili del Museo, Catherine Rivoire Col e Catherine
Dalmas, hanno lavorato duro
in questi anni per ampliare
gli spazi di esposizione (che
si articolano su due piani) e
per reperire tutta la documentazione possibile sulla
quasi centenaria colonia valdese.
Un diario quotidiano
L’ultimo documento importante è saltato fuori poco tempo fa ed è interessantissimo. Si tratta del diario
quotidiano tenuto, nei primi
anni deH’arrivo dei coloni
valdesi dalle Valli, da Hippolite Salvageot, originario
di Rorà, in cui si racconta
I valdesi in America
L’opera più completa sui valdesi in Nord America è di
George B. Watts « The Waldenses in thè New World » pubblicata nel 1941.
Alla descrizione della fondazione e sviluppo delle comunità di Monett (1875) le di Valdese (1893) Watts aggiunge un
capitoletto sulla fondazione della piccola colonia di Wolf
Ridge in Texas per opera di Barthélemy David Hugon.
Molto interessanti anche le informazioni che Watts fornisce nel suo volume (ormai scomparso dalla circolazione)
circa l’opera proselitistica, iniziata nel 1850, dei Mormoni alle
Valli Valdesi.
Tra i valdesi i primi a convertirsi alla « voce di Giacobbe » furono i membri della famiglia Malan di Ingrogna. Negli anni successivi (in cui fu anche tradotto in italiano il « libro di Mormon ») alcune decine di valdesi emigrarono nello
Utah verso la «grande valle del lago Salato», usufruendo di
particolari facilitazioni offerte dai mormoni ai neoconvertiti.
I valdesi diventati mormoni si distinsero per la loro laboriosità e — dice il Watts — combatterono anche nella ”militia” dello Utah contro le incursioni degli indiani. Adottarono
tutte le pratiche dei mormoni, compresa la poligamia.
Nel 1913 il prof. Davide Bosio di Roma visitò — su incarico della Tavola Valdese — alcuni valdesi nello Utah. Ma
fu un incontro che non ebbe seguito.
Ci furono, inoltre, piccoli insediamenti valdesi: a Philadelphia in Pennsylvania, a Portland nelTOregcn, a Galveston
nel Texas, a Chicago nellTllinois e in alcune città della California. Particolarmente, in quest’ultimo Stato, i valdesi si dedicarono all’agricoltura e alla coltivazione dell’uva.
La presenza valdese negli Stati Uniti — al di là dei tre
classici ’’centri” di New York, Valdese e Monett è una serie numerosa di puntini distribuiti su tutta la mappa nordamericana. « Il considerevole numero di matrimoni tra vaidesi e americani — scriveva il Watt nel 1941 accresce enormemente le difficoltà ad individuare l’identità valdese ».
Per tenere i collegamenti con gli eredi dei primi coloni
arrivati dalle Valli che hanno ancora un interesse a conoscere problemi e prospettive della realtà valdese internazionale provvede, periodicamente, la Newsletter dell « American
Waldensian Society» pubblicata a New York.
Importanti sono anche i ’’canali d informazione e di
scambio costituiti dai bollettini delle chiese di Monett, Valdese
Infine è prevista la ristampa, arricchita di nuovi dati,
del volume di Giorgio Tourn « thè Waldensians », la cui prima edizione è andata rapidamente ^aurita, mentre continuano ad arrivare richieste per avere la seconda edizione.
no, pur in termini scheletrici, le luci e le ombre dei primi anni in America. Appena
arrivati sul territorio che
chiameranno « Valdese », i
coloni valligiani ebbero una
unica proprietà collettiva e
per circa un anno praticarono la comunione dei beni.
Ma nel dicembre del 1894
— annota Salvageot sul suo
quadernetto — « la "Valdese Corporation” si è sciolta
come neve al sole ». L'esperienza collettivistica dell'« avere ogni cosa in comune »
secondo l’indicazione apostolica contenuta nel libro degli Atti (2; 44-49) era stata
di breve durata.
Ma anche senza nutrirsi di
atteggiamenti cosi radicali il
nucleo valdese è rimasto sostanzialmente compatto durante le varie vicende storiche degli ultimi cento anni.
Oggi, nella « Waldensian Presbyterian Church » di Valdese, guidata da vent’anni dal
past. Paul Felker, tra i suoi
cinquecento membri un buon
terzo è di origine valligiana.
E’ ancora vivente un ultimo
pionere, certo Alexis Guigou
che arrivò col gruppo dei
primi coloni all’età di tre anni. Alcuni anziani con problemi economici sono ospitati presso un complesso, significativamente chiamato
Il pastore J.P.
Michelin-Salomon
che guidò
con la moglie
i coloni valdesi
dall’Uruguay
al Missouri,
nell’America
del Nord.
« Agape », di casette-alloggio
dotate di tutti i comforts e
servizi di assistenza.
In estate, da metà luglio
a metà agosto, attori professionali recitano in un grande teatro all’aperto — costruito accanto alle prime
case dei coloni — il « dramma dei valdesi » che incontra un crescente successo. Ci
sono gruppi di chiesa o scolaresche che fanno un giorno di pullmann per venire
a vedere questa lunga pièce
teatrale che ogni anno si arricchisce di nuovi episodi e
colpi di scena.
Una vecchia tradizione locale vuole che gli uomini si
incontrino ogni tanto al vecchio club valdese « Le phare
des Alpes» (oggi sono ammesse anche le donne) fondato
nel 1909 provvisto di giochi
di bocce e, ovviamente, di
buone scorte di vino (ma ovviamente il gusto del vino
della California è molto diverso dal rosso di Prarostino). In alcune famiglie si
parla ancora il « patois » —
è stato anche pubblicato un
piccolo glossario per chi intende studiare l’antica lingua delle Valli — e il francese. « Per le giovani generazioni — mi dice Robert
Michelin Salomon — il legame con il mondo valdese italiano è tenue o inesistente.
Morti i vecchi forse, tra qualche anno, ci sarà un americanizzazione completa ». Praticamente daH'ultimo dopoguerra quasi nessuno, dalle
Valli, è emigrato qui per
sempre. « L’America — dice
Charles Vinay che ogni tanto viene alle Valli — è an
che in Italia. Se c’è il lavoro si sta bene anche laggiù,
la miseria che ha spinto fuori dal ghetto i nostri padri
è scomparsa dalle Valli Vaidesi. Oggi altri popoli soffrono la miseria e la fame ».
Mentre ascolto questi e altri commenti penso che occorrerebbero più scambi con
l’Italia, specie tra le giovani
generazioni, proprio per rafforzare i legami di fede e
di cultura che ci uniscono.
Non succede mai che una
famiglia di Monett o di Valdese mandi un figlio o una
figlia a studiare a Torre Pellice per un anno e che dalle
Valli parta qualcuno per frequentare un anno di liceo
a Valdese o a Monett.
All’orizzonte scompaiono
le colline di Valdese mentre
i nostri amici ci accompagnano all’aereoporto di Charlotte. Sull’ultima collina c’è il
cimitero, ed è così anche a
Monett. La storia di questi
due insediamenti è scritta
anche su quelle lapidi di pietra in cui compaiono solo il
nome e le date di nascita
e di morte. Una semplicità
che in Italia non conosciamo più.
Cento anni di storia nel
nuovo mondo non hanno
cancellato l’identità valdese
che oggi rivive, sia a Monett
che a Valdese, nell’ambito
della chiesa presbiteriana.
Essa, bisogna pur dirlo, ha
saputo accogliere intelligentemente e valorizzare questa
piccola, antica componente
del protestantesimo storico
europeo. E a sua volta ne
trae beneficio.
Giuseppe Platone
La banda musicale di Valdese in una vecchia foto del 1917.
8
8 vita delle chiese
Il marzo 1988
ROMA
CORRISPONDENZE
Aperta una nuova Foresteria
La casa affiancherà per alcuni aspetti il convitto della Facoltà
Roma è una città affascinante
per rimmenso patrimonio storico
ed artistico che raccoglie. Palazzi, musei e chiese racchiudono la
testimonianza di secoli di civiltà,
di sviluppo e di ricerca della fede e del bello, adesso appena
scalfita dal traffico caotico di una
grande metropoli.
A Roma, per tanti anni, le Diaconesse Germaniche di Kaiserswerth hanno gestito una attività
sociale ed una casa evangelica di
ospitalità. Per molti visitatori è
stato un conforto, dopo un lungo
viaggio ed intense giornate trascorse fra monumenti e gallerie,
poter soggiornare in un ambiente familiare, semplice ma accogliente e con un’atmosfera schiettamente protestante.
Adesso le Diaconesse hanno
fatto ritorno in Germania e, in seguito ad accordi presi con la
Chiesa evangelica della Renania,
la Chiesa valdese ha assunto la
gestione della casa con l’intento
di proseguire e, se possibile, ampliare l’attività già avviata dalle
Diaconesse.
La nuova_ « Casa valdese » si
presenta quindi come una « foresteria » aperta a tutti gli evangelici. Si propone inoltre, pur mantenendo la sua autonomia amministrativa, di operare in stretto
collegamento con la Facoltà di
teologia, che si trova a pochi isolati di distanza. E questo sia per
offrire un supporto logistico a
quelle iniziative che la Facoltà
vorrà promuovere verso l’esterno
che per alleviarne gli oneri di gestione mediante l’integrazione di
alcuni servizi che la Facoltà offre ai suoi numerosi visitatori ed
agli studenti ospiti del Convitto.
La sua ubicazione in via Alessandro Farnese 18 ne rende agevole
l’utilizzazione ad ospiti e studenti della Facoltà di teologia. Ma
non solo.
La nuova « Casa valdese » si
trova in una posizione particolarmente favorevole (circa 1 km. da
S. Pietro - 2 km. dal Foro romano)
per chi desideri conoscere la Roma storica e monumentale ed offre varie possibilità di informazione per coloro che desiderano
conoscere più da vicino anche le
attività che le Chiese valdesi e le
altre chiese evangeliche svolgono
in Roma. A Roma sono rappresentate praticamente tutte le denominazioni evangeliche e si ceiebrano culti, oltre che in italia
La nuova « Casa valdese » di via Farnese.
no, anche in francese, inglese e
tedesco.
La « Casa valdese » dispone di
50 posti con sistemazione in camere ad uno, due e tre letti con
acqua corrente sia calda che fredda, e servizi al piano. Viene praticato il servizio di pensione e mezza pensione, sono previste agevolazioni per gruppi e famiglie numerose. Tramite la metropolitana è comodamente collegata con
XVI CIRCUITO
Corso di formazione
alia predicazione
Ospiti del Centro diaconale di
Palermo, si sono incontrati i
predicatori locali della Sicilia occidentale sabato 27 e domenica
28 febbraio, secondo il programma stabilito dal XVI Circuito.
Al seminario hanno preso parte
una decina di persone — tutti
palermitani! Purtroppo, per motivi vari, erano assenti i predicatori locali di Riesi, Caltanissetta... li aspettiamo al prossimo
appuntamento.
L’incontro ha suscitato vivo interesse ed ha messo al lavoro i partecipanti, ora impegnati nella scrittura del sermone sul
testo che è stato al centro della
ricerca (Me. 9: 14-29). Il gruppo
dei predicatori locali si è unito
alla comunità di Via De Blasi
VENERDÌ’ 11/3:
SABATO 12/3:
ASSOCIAZIONE EVANGELICA DI VOLONTARIATO
Assemblea Generale Ordinaria
Firenze, 11-12-13 marzo 1988
sede legale: Via dei Serragli, n. 9
PROGRAMMA:
Arrivo dei partecipanti in serata,
ore 20,30 - Assemblea in prima convocazione
ore 9,00 - Visita guidata alla città di Firenze, a cura del Signor
Cola Mannucci.
ore 13,00 - Pranzo Comunitario.
ore 15,00 - Incontro informativo con dei rappresentanti dell’AlDO
Ass. It. Donatori Organi di Firenze
ore 17,00 - Assemblea seconda convocazione,
ore 19,00 - Cena e serata libera.
DOMENICA 13/3: ore 9,00 - Eventuale recupero per l’Assemblea.
ore 11,00 - Culto con la Comunità Battista di Firenze,
ore 12,30 - Pranzo e partenze.
PRENOTARSI URGENTEMENTE presso la Segreteria del Gouid, tei. 055/21.25.76 ore
9-13; 15-19 sabato ore 9-12.
COSTO: dal pernottamento di venerdì 11/3 al pranzo di domenica 13/3: L. 35.000
un pernottamento: L. 10.000
un pasto: L. 5.000.
L’incontro è aperto anche ai simpatizzanti. Il Consiglio
Aspettando
il Moderatore
la stazione ferroviaria e con il
terminale aeroportuale.
Il personale della « Casa », oltre aU’occitano, è in grado di parlare alcune delle principali lingue
europee e può quindi offrire agli
ospiti un rapporto ed un’assistenza diretti in tutti quei piccoli
aspetti che possono rendere più
efficace un soggiorno di studio o
più piacevole una vacanza.
M. J.
per il culto (ha predicato il pastore E. Genre), mentre il pastore battista di Siracusa, R. Volpe,
ha tenuto la predicazione in Via
Spezio.
Il secondo incontro si terrà ancora a Palermo durante il weekend del 9-10 aprile; il testo di
riferimento sarà una parabola e
non più un miracolo: Matteo 22:
1-14. Il terzo ed ultimo incontro
si terrà, infine, a Catania per
tutti i predicatori locali della Sicilia, il 6-7 maggio. Il programma
degli incontri sarà inviato ai predicatori locali ed ai pastori.
Una parola di vivo ringraziamento alle sorelle e fratelli del
Centro diaconale La Noce per
la loro fraterna accoglienza (e
per l’ottima cucinai). P. S.
NEW YORK — Quaranta persone hanno partecipato all’agape del 17 febbraio, durante la
quale il dott. K. Bonnet ha illustrato temi di storia valdese.
Durante l’incontro fraterno della diaspora newyorchese ci si è
anche scambiati una serie di prime impressioni sul futuro di
questa nostra piccola chiesa.
Siamo vicini alla famiglia del
pastore Janavel la cui moglie
Yda è stata recentemente colpita da parziale paralisi; rinnoviamo anche la nostra simpatìa
in Cristo ai familiari di Emanuele Tron, scomparso dopo rapida malattia. In maggio è previsto un incontro del Concistoro
con il Moderatore Giampiocoli
per discutere la situazione e le
prospettive della realtà valdese
a New York.
L’agenda americana del Moderatore che contatterà, durante
un mese (dal 9 aprile al 5 maggio), chiese protestanti di sei
Stati deirUnione, è fittissima.
L’interesse per Giampiceoli, portavoce del mondo valdesemetodista italiEmo qui, nell’ambiente protestante nordamericano — in una nazione che conta più di 40 milioni di persone
di vicine o lontane origini italiane — è molto vivo.
Gli incontri pubblici e personali con il Moderatore permetteranno così, ad alcune chiese,
di aggiornare le proprie informazioni sull’Italia evangelica e di
avere, allo stesso tempo, un approfondito scambio di idee con
un ex studente della scuola teologica di Princeton.
Ricordato il
XVII febbraio
GINEVRA — I valdesi hanno
festeggiato con fervore il 140°
anniversario dell’Emancipazione.
La domenica 14 febbraio, una
numerosa assemblea si è riunita
nel Tempio dei Pàquis, per il
culto con santa cena, celebrato
dai pastori Vincent Schmid e
Paolo Ribet di San Germano.
Quest’ultimo ha predicato sul
testo di Marco 2: 21-22, messaggio molto attuale, nel corso del
quale ha citato le parole del
Generale Beckwith : « O sarete
missionari o non sarete nulla ».
A mezzogiorno, 86 persone si
sono riunite per il pranzo comunitario nella sala parrocchiale dei Pàquis, gentilmente concessa grazie all’ interessamento
del signor Michel Balmas.
Al pranzo è seguita la parte
commemorativa presieduta da
Georges Rostan, Presidente delrUnionie Valdese e dal suo Vice presidente Bruno Davit. Dopo
i saluti del pastore locale
Schmid, ha preso la parola il
prof. Christian Aguet, Presidente del Concistoro della Chiesa
nazionale protestante di Ginevra. Dopo aver ricordato il suo
viaggio alle Valli, in occasione
del Sinodo, ci ha parlato dell’interesse della sua chiesa per quella valdese, e in particolare per
la comunità di Ginevra. Il
pastora Aldo Comba ha trattato alcuni problemi della sua
chiesa, incoraggiando i valdesi
a prepararsi alle celebrazioni
deH’anno prossimo, leggendo la
loro storia. Jacques Picot, per la
parte storica, ha evocato il secondo e fallito tentativo di rimpatrio (1688) e le commemorazioni di Prangins, nell’agosto 1889.
I presenti al pranzo hanno
potuto applaudire la loro decana Lidia Cafagna. Questa prima
parte dèlia giornata è terminata
con delle diapositive, molto apprezzate, su San Germano, l’Asilo dei vecchi e Pramollo, presentate dal pastore Ribet.
In serata l’ormai tradizionale
« café au lait » riuniva gli ex
membri dell’Unione giovanile.
Molto interessante il resoconto
fatto da Fernanda Comba sul
suo recente viaggio in Russia. I
partecipanti hanno chiesto poi altre informazioni sulle chiese e
le Valli Valdesi al pastone Ribet, che ringraziamo caldamente della sua gradita visita.
Gli esuli e
il Rimpatrio
FELONICA — Domenica 14
febbraio nella chiesa si è scolta la consueta giornata comunitaria per la celebrazione del
17 febbraio. La giornata è stata
caratterizzata da una folta partecipazione di fratelli e sorelle
e dalla visita dei pastori Evi
Heck e Emidio Campi. S: è
trattato per tutti di un momento di particolare gioia ed emozione per il ritorno del past.
Campi alla sua prima comunità,
dopo circa vent’anni di assenza.
Le attività sono iniziate domenica mattina alle ore 10.30 con
la predicazione del past. Campi
incentrata su un passo dell’Èvangelo di Luca (14: 16-24). la
parabola degli invitati sconesi,
un’esortazione a rispondere alla festa che Dio prepara per
noi, invece di addurre scuse, anche giustificate, ma pur sempre
terrene e contingenti.
Dopo il culto si è svolta l'agape comunitaria, preparata in modo ammirevole dall’Unione femminile: ciò ha facilitato rincontro e la fraternizzazione tra i
numerosi presenti.
Nel pomeriggio un attento uditorio si è raccolto intorno al
pastore Campi, il quale ha tenuto una breve conferenza sulla
condizione degli esuli valdesi
negli anni immediatamente precedenti il « Glorioso Rimpatrio »;
l’esposizione si è soffermata su
due punti in particolare: 1) il
ruolo avuto dagli umili montanari valdesi nella storia politica europea del tempo, 2) la vita di quegli stessi valdesi rifugiati in Svizzera e in Germania
intorno al 1688.
• Un altro lutto ha colpito
la chiesa di Pelonica. Lo scorso
3 febbraio si è spenta, dopo
una breve malattia, la signora
Bruna Longhi in Barlera, di anni 74. In occasione dei funerali,
la comunità si è raccolta intorno ai figli Flavio e Franca e al
marito Livio in segno di solidarietà e cordoglio.
Dibattito
sull’Anno mariano
VERCELLI — Giovedì 18 febbraio il Centro evangelico « L'incontro » ha promosso un dibattito sul tema « Anno mariano :
quale ecumenismo », cui hanno
preso parte don Rulla, incaricato
diocesano per l’ecumenismo, e il
past. Gianmaria Grimaldi. Don
Rulla ha illustrato sinteticamente i motivi che hanno indotto il
papa a proclamare l’anno mariano, mentre il past. Grimaldi dopo aver analizzato l’enciclica
« Redemptoris mater », ha illustrato brevemente il punto di vista protestante sulla figura di
Maria. Come era prevedibile le
posizioni delle due chiese permangono lontane: il dogma su
Maria rimane tale per la Chiesa
cattolica ma non può essere rico
nosciuto dalle chiese di tradizione riformata, la quale ancora
una volta proclama con fermezzf
che il carattere di mediatore tra
Dio e gli uomini può essere attribuito al solo Gesù Cristo.
9
P&f 11 marzo 1988
vita delle chiese 9
SAVONA: GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Una giornata riuscita La via dei Rimpatrio
Incontro delle Unioni femminili delPiemonte e della Liguria - I gruppi,
In costante crescita, si preparano al loro quarto congresso di Vasto
j r'
« Alle soglie del secondo secolo della Giornata mondiale di
preghiera, le donne cristiane del
Brasile invitano le sorelle ed i
fratelli di tutto il mondo ad una
comune, gioiosa celebrazione.
Rallegriamoci tutti insieme in
Gesù Cristo, la Porta che conduce alla vita... ».
Sono le parole introduttive del
culto celebrato a Savona, nel
tempio metodista, dalle donne
del Piemonte e' della Liguria il
6 marzo, la Giornata mondiale
di preghiera.
Una giornata splendidamente
riuscita, a detta delle partecipanti. Riuscita per il numero
delle Unioni rappresentate: sono venute pressoché al completo quelle delle Valli con vari pullman, quelle di Torino e della
pianura, quelle della riviera di
Levante e di Ponente. Hanno
riempito interamente il tempio
di piazza Diaz (venivano aggiunte continuamente sedie). Riuscita per la liturgia preparata con
cura, sulle indicazioni delle donne del Brasile; bella la musica
dei flauti, eseguita da un gruppo guidato da Gisela Lazier. Riuscita per la predicazione, preparata dal grappo di Torre Pellice; per l'informazione ben curata sul Brasile. Riuscita anche
nel momento della fratemizzazione (non possiamo dire: della
« sororizzazionc »!, e ce ne scusiamo vivamente!), nell’incontro
con le sorelle ed i fratelli della
comunità di Savona. Già, perché clerano anche i fratelli: è
un dato da sottolineare.
Riuscita nella parte del pomeriggio, con i n programma non
previsto dal’a liturgia. Letizia
Tomassone :ia parlato della figura di Me ia. Da parte protestante, bisf'gna riconoscerlo onestamente' ogni volta che si sente il no; :e di Maria, avviene come un rifiuto epidermico. E’ certame; n il risultato di una vita
vissi it". in un contesto, oltre che
italiano, anche profondamente
mariano. Si tende così ad eliminare del tutto la questione di
Maria. Ma questo è un lasciarsi condizionare, determinare dal
clima dominante; quindi, in definitiva, una assenza di libertà.
Riappropriarsi
di Maria
no, quanto piuttosto per prendere le debite distanze da operazioni teologicamente discutibili, e quanto mai nocive per una
corretta concezione della figura
femminile.
Queste in sintesi sono le impressioni che ho potuto raccogliere da Graziella Bessone, impegnata da anni nel settore delle Unioni femminili, ed una delle organizzatrici di questa bella
giornata. Ricavo Timpressione,
chiacchierando con Graziella, di
una evoluzione delle Unioni femminili; o almeno di un cambiamento se non altro formale del
loro modo di essere.
Prendiamo per esempio questa
giornata. di Savona.
Non è la prima volta che le
Unioni femminili si ritrovano insieme. Molte sorelle si ricorderanno la famosa « giornata delle madri » in cui si raccoglievano numerosissime ad Agape. Ma
ora mi pare ci sia qualcosa di
diverso; molta più consapevolezza, molto meno provincialismo
ed una maggiore apertura sulle
problematiche attuali. Le Unioni
diventano sempre meno luoghi
in cui si preparano oggetti e
manufatti per i tradizionali ed
ineliminabili « bazar », e sempre
più momenti di maturazione, di
dibattito e quindi anche di crescita. C’è una rivoluzione al femminile che sta avvenendo, della
quale, sono convinto, si deve essere ben riconoscenti e che ci
fa scoprire come, ancora una
volta, le nostre chiese possano
essere spazio di libertà.
Verso il congresso
Il mese prossimo le Unioni
femminili terranno il loro quarto congresso. « Donne in cammino... » è il motto scelto. Si
terrà a Vasto, in provincia di
Chieti. Sarà certamente un importante momento. Le organizzazioni femminili sono in crescita, in tutti i sensi: « Molte di
noi, a livello singolo o di gruppo, hanno fatto l’esperienza della forza liberante deH’Evangelo
anche e proprio rispetto alla
loro dignità di donne. Aderire
al decennio delle dorme non solo sulla carta, ma anche nel nostro lavoro, facendo nostre le
iniziative e le proposte che verranno, significa anche cogliere
una occasione di riflessione sul
nostro ruolo in una società ancora ampiamente dominata da
modelli maschili, da cui anche
le Chiese non sono esenti... », scrive Mirella Abate nella introduzione alla relazione del Consiglio al prossimo congresso.
Come unioni e gruppi facenti
parte delle chiese, questa riscoperta è legata a ciò che le donne chiamano « una lettura biblica al femminile ». Di che si tratta?
Anzitutto le Unioni femminili
stanno andando con passione e
curiosità alla ricerca dei personaggi femminili dell’Antico e del
Nuovo Testamento; alcuni sono
ben noti, altri sono rimasti per
secoli nell’ombra, perché? Forse
perché personaggi scomodi. Rimetterne in luce l’importanza e
la fede è quanto stanno facendo molti gruppi femminili.
Ma la lettura biblica non è
mai un esercizio neutro: ci si
accosta al testo con la propria
sensibilità. Cosa succede quando essa è femminile?
Infine nella Bibbia molte sono le parole scomode, i passi
che mettono a disagio, e sui quali si sorvola per evitare proljlemi insolubili. E se per caso la difficoltà di questi passi fosse dovuta ad una diversità di posizioni risalente all’epoca della scrittura? In tal caso una lettura di
parte femminile potrebbe risultare nuova e risolutrice.
Il prossimo congresso potrà
essere un momento importante
di verifica su questo cammino
appena agli inizi ma promettente.
Luciano Deodato
XVII FEBBRAIO IN CAMPANIA
Intorno al falò
Ebbene, le donne hanno avuto
il coraggio ed il merito di riappropriarsi in im certo senso della figura di Maria, togliendola
■dalla sfera devozionale della pietà popolare o dalle costruzioni
ecclesiologiche papali, per restituirla alla comunità delle donne
e degli uomini del Nuovo Testamento.
« Maria ci perde sempre quando viene fatta regina », mi diceva ultimamente una femminista. Ed è vero. Dunque, a Savona, le Unioni femminili si sono
anche occupate di questo problema; non certo per seguire una
moda in questo periodo maria
Celebratc anche a Napoli il
« XVII febbraio »: la domenica
14 un culto in via dei Cimbri,
con celebrazione della Cena,
una predicazione vibrante, ed il
canto di spirituals da parte di
giovani. Dopo un’agape comunitaria il pastore Giorgio Bouchard ha ctfito l’occasione per
parlare del « glorioso rimpatrio ».
Nel tardo pomeriggio siamo
andati alla chiesa del Vomero,
per assistere alla recita di « Maria Durand ».
La serata del 16 tutti intorno
al falò, organizzato a Monteforte insieme alla chiesa valdese
di Caivano. Il pastore Bruno
Tron ha dato un breve messaggio sui diversi significati della
parola « libertà ». Si sono cantati inni e l’immancabile « Giuro », sempre intorno ad uno
scoppiettante falò, molto apprezzato per la sua ;gioiosità e per
il tepore che emanava in una
notte piuttosto freddina. La serata è terminata megli accoglienti locali del Centro di Monteforte dove, intorno al camino, ognuno ha messo in comune buoni piatti preparati in precedenza. E’ stata una serata benedetta passata nella gioia di essere
insieme e nella riconoscenza al
Signore per la comune fede.
C.R.L.
ARREDAMENTI
_ Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via 8. Secondo, 38 - PIMEROLO - Tel. (0121) 20171T
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
per la stampa di
libri, giornali, riviste,
locandine e manifesti,
lavori commerciali
in genere
Coop.TIPOGRAFICA
SUBALPINA
Via Arnaud, 23 - S 91334
10066 TORRE RELUCE (To)
PERRERO-MANIGLIA — La
comunità si è stretta intorno alla famiglia di Irma Poét vedova
Pons, che è mancata all’età di
68 anni. Ai familiari esprimiamo
tutta la nostra simpatia.
• Un fiocco azzurro è stato
portato in casa di Elvio e Livia
Ghigo dalla nascita del piccolo
Marco: a tutti loro vanno i nostri migliori auguri.
• L’ultimo degli incontri che
avevano come scopo di rendere
più animate le riimionl quartierali a Ferrerò centro, si è svolto il 24 febbraio, con un argomento di storia valdese.
Albert de Lange, che lavora
per la Società di Studi Valdesi,
ha rievocato il percorso del Rimpatrio, proiettando le diapositive scattate Testate scorsa, durante il giro di prova da lui compiuto in compagnia della moglie
e di altri intrepidi pionieri.
Il commento alfa proiezione,
con questi continui passaggi tra
il passato e il presente, è risultato molto originale ed ha vivamente interessato i partecipanti.
XVII febbraio
VILLAR PELLICE — La giornata del 17 febbraio si è svolta
con entusiasmo e con buona
partecipazione dei membri di
chiesa.
Dopo i falò della vigilia, tma
bella assemblea si è raccolta nel
tempio per ascoltare il messaggio della Parola di Dio e il contributo di bambini e ragazzi della Scuola domenicale, fatto di
recito, canti ed esecuzioni musicali.
Numerosi sono stati anche i
partecipanti al tradizionale pranzo, preparato da un affiatato
gruppo di fratelli e sorelle. Il
gruppo giovanile di Piantà ha
concluso la giornata con un lavoro teatrale.
• Siamo grati al Coro alpino
Valpellice per l’applaudito concerto che ci ha offerto sabato
5 marzo. Il pubblico è intervenuto da varie parti, non solo
dalla Val Pellice.
» Lunedì 29 febbraio si sono svolti i funerali del fratello
Davide Grand, spentosi all’età di
Collegio Valdese
TORRE PELLICE
AVVISO
Il Ministero della Pubblica
Istruzione ha appena provveduto ad inoltrare all’Istituto i
diplomi dì maturità classica
per gli a.s, 1983/84, 1984/85,
1985/86, 1986/87 e di maturità
linguistica per Tanno 1986/87.
Gli allievi che hanno conseguito la maturità nei suddetti
anni sono pregati di presentarsi presso la segreteria del
Collegio per il ritiro dei loro
diplomi.
Il preside
prof. Roberto Giacone
71 anni, e, nel pomeriggio, quelli
della sorella Alessandrina Geymonat, di 57 anni; martedì 1°
marzo ci siamo ancora ritrovati
per salutare il fratello Pietro
Barolin, che ci ha lasciati all’età di 62 anni, dopo una penosa malattia. A tutti i familiari
giunga ancora la nostra fraterna solidarietà nella fede.
Lutto
POMARETTO — Mercoledì 2
marzo si sono svolti i funerali
del nostro fratello Cesare Peyronel, deceduto presso l’Ospedale u
valdese all’età di 78 anni. Ofìun-'
do di Riclaretto era a Pomaretto'
ormai da vari anni. Ai familiari
va la simpatia cristiana ' di tutta la comunità.
Solidarietà
RORA’ — In un tragico incidente è deceduta Anna Durand
Morel, di 40 anni. Era rma persona sempre disposta ad aiutare il prossimo, ed era conosciuta specialmente per il suo
impegno per la filodrammatica.
Ai familiari, e in particolafe al
marito Fredu, le condoglianze di
tutta la popolazionei . - >
Venerdì 11 marzo
n INCONTRO
DI PREGHIERA
LUSERNA S. GIOVANNI — Presso la
sala ristrutturata della « casa valdese», adiacente alla sala Albarin, alle
ore 20.45 ha luogo un incontro di preghiera con la comunità di Taizè.
Lunedì 14 marzo
n INCONTRO PASTORI
1° DISTRETTO
VILLAR PEROSA — Con inizio alle ore 9.15 si svolge l'incontro dei pastori del 1° Distretto, con il seguente programma: meditazione, a cura del
past. Pasquet; « L'omosessualità in
un contesto di teologia femminista », a
cura di Daniela Di Carlo.
■Nel pomeriggio; la formazione biblica di base.
Giovedì 17 marzo
□ COLLETTIVO
BIBLICO ECUMENICO
PINEROLO — Alle ore 20.45, presso
la parrocchia di S. Lazzaro, si svolge
l'Incontro introdotto dal past. M. Berutti su T Giov. 4: IO; il dott. Passone presenta II tema « Il rischio di cercare la giustizia ».
Domenica 20 marzo
n SOLIDARIETÀ’
CON LE DONNE
TORRE PELLICE — Presso la casa
unionista, a partire dalle ore 15, si
svolge un Incontro con Fernanda
Comba sul tema « Perché un decennio ecumenico di solidarietà delle
chiese con le donne? ».
FFEVM - Federazione Femminile Evangelica Valdese Metodista
IV CONGRESSO
Vasto Marina (CH) — 22-23 aprile 1988
« Donne in cammlho fiduciose neUa promessa »
TI congresso inizierà venerdì 22 alle ore 18 con il controllo
dei mandati e si concluderà nella serata di sabato 23 con l’elezione del nuovo Consiglio nazionale.
Ogni unione-gruppo federato ha diritto ad inviare una delegata ogni 10 iscritte o frazione di 10 (art. 4 dèlio statuto).
A partire dalle ore 15 del giorno 22 funzionerà un servizio
di accoglienza presso l’Hôtel Adriatico (sede dei lavori), viale
Dalmazio, 66055 VASTO MARINA ■ tei. 0873/801462.
10
10 valli valdesi
Il marzo 1988
LUSERNA S. G.
COMUNITÀ’ MONTANA VAL RELUCE
Viabilità Giunta fatta, fuori il PLI
Lungo la strada provinciale,
in località Bocciardino, che da
tempo sembrava destinata ad
area industriale, sono sorti negli ultimi anni supermercati,
concessionari auto, piccoli laboratori artigiani, una panetteria.
Tutto ciò richiede per altro
una viabilità particolare, non
un accesso diretto su una arteria ad intenso traffico come la
Pinerolo-Torre Pellice.
Le frequentissime immissioni
nel flusso del traffico stanno causando tutta rma serie di incidenti che i comitati di fabbrica legati a quella zona hanno voluto
denunciare. Sono state raccolte
Arme fra la cittadinanza, ed è
stato ottenuto im incontro pubblico nel quale sono stati evidenziati i problemi.
Si ha l’impressione di essere
di fronte ancora una volta ad
un ampliamento della città senza aver saputo gestire di pari
passo i servizi annessi; ora ognrmo degli amministratori presenti pare disposto ad intervenire per la parte di competenza, coinvolgendo la Provincia per
l’ormai famoso asse dì valle. Intanto, da pochi giorni, il limite
di velocità di 50 km. orari è stato esteso fin quasi al confine col
Comune di Bricherasio. « Per
fortuna abbiamo ancora la ferrovia », è il commento di molti
valligiani.
Un’operazione che solleva perplessità - L’approvazione dei documenti programmatici - Occupazione, turismo e viabilità: problemi aperti
Nuovo ponte
FERRERÒ — Sono iniziati
in questi giorni i lavori di costruzione del ponte che collegherà la strada provinciale con
il tracciato che conduce alla
« Torre », piccola località sul
confine del Comune di Perrero
con Pomaretto e nei secoli scorsi fortificazione che doveva sbarrare l’accesso ai nemici in Val
Germanasca.
Gli abitanti della zona, ormai
quasi disabitata, avevano già
da tempo fatto eseguire i lavori per una strada rustica sulla
sponda sinistra del torrente
Germanasca, ma il collegamento con la provinciale richiedeva
uno sforzo finanziario ben più
grande, per costruire un ponte
resistente alle piene del corso
d’acqua.
Dopo mesi di incontri, e di tira
e molla, finalmente la Comunità
Montana Val Pellice ha la sua
nuova giunta; con buona pace
di chi si è sempre dichiarato
convinto della bontà della formula unitaria e del coinvolgimento di lutti i Comuni, va segnalato che l’operazione è nata
imperfetta al punto da indurre
il gruppo liberale ad abbandonare l’aula per protesta.
Nuova giunta dunque, con
Franca CoYsson alla vicepresidenza, Cesano, democristiano di Lusema, consigliere delegato all’ecologia in sostituzione di Della
Donna e Girando, di Bibiana, nominato al posto di Fornero, che
seguirà sport, turismo e tempio
libero e che appiena dopo essere stato nominato assessore è
stato colpfito da malore.
La nuova giunta si troverà ad
opierare sulla base dei documen,ti programmatici approvati nella stessa seduta, bilancio compreso.
Affrontando un seppur veloce
esame del bilancio di previsione
possiamo individuare quali sono
i settori prioritari che la Comunità Montana intende affrontare
per « riuscire a cogliere i reali
e prioritari bisogni della collettività, respingendo la tendenza a
depauperare ulteriormente le zone più emarginate del territorio
nazionale ».
Notevole risalto, anche se non
collegato direttamente al documento economico, viene dato al
problema della viabilità-trasporti, sia rispetto alla ferrovia che
aH’integrazione treno autobus, ma
anche verso un sistema di collegamento fra le varie strutture
assistenziali presenti. Su tutto,
il nodo deirasse di valle, ¡pier cui
« ogni premura continuerà a farsi nei confronti della Provincia
da cui si aspetta un incontro risolutivo ».
Altro motivo di preoccupazione è « l’aggravarsi della situazione occupazionale e produttiva del
MARIAGES
LA CASA PER LE SPOSE
di TERNAVASiO
Antica casa di Mode. Dal 1940
vestiamo gli sposi Italiani.
Alta moda Lui e Lei.
Esposizione in 2 reparti
con ingresso libero.
"LE CREAZIONI DI VALERIA"
esclusive In unico capo.
Grande successo dell'abito
speciale a sole L. 400.000
compreso
acconciatura e bouquet.
A richiesta esecuzione
su modello della cliente.
cnsd}iti
si provano
solo su
appuntamento.
Consegna in tutta Italia,
domo di cMusura n lunedL
MARIAGES
di valerla Ternavaslo
unica sede:
Grattacielo di Pinerolo (To)
Tel. (0121) 22.277
la valle, la necessità di individuare spazi e possibilità econpmiche nuove, la valorizzazione
ed il recupero di professioni tipiche artigiane ».
Sullo stesso fronte va ancora
segnalata, dalla relazione previsionale, l’attenzione al problema
agricolo (settore lattiero-caseario e recupero alpeggi con installazione di centraline idroelettriche) ed a quello turistico, per
la verità un po’ sul vago, con
« l'importanza di arrivare entro
l’8S alla formulazione di una programmazione turistica di valle
e all’individuazione di concreti
strumenti di realizzazione ».
Altri argomenti affrontati sono l'assistenza e più in generale i servizi, sia verso gli anziani che nei confronti dei giovani,
la tutela dell’ambiente, l’ecologia, la raccolta differenziata dei
rifiuti: il tutto dovrebbe impegnare risiprse economiche., intorno ai 5 miliardi.
Nel corso della seduta del Con
siglio è stata approvata la proposta di convenzionamento con
l’Istituto di medicina dello sp>ort
di Torino per le attività accertative che coinvolgono gli atleti
dei vari gruppi sportivi presenti in valle; il servizio, gratuito
per i residenti in valle, costerà
all'Ente sui 18 milioni in quanto
dovrebbe essere utilizzato da circa 500 persone.
Infine, ma su questo tema torneremo prossimamente, sono state valutate le proposte per la
riqualificazione delle cooperative
lattero-casearie, con l'illustrazione puntuale di analisi ed ipotesi di sviluppo: peccato che a
quel punto la discussione sia
stata seguita da un numero sempre più esiguo di consiglieri, meno della metà, con successivi richiami in aula per le votazioni;
un’eccezione va fatta per i gmppi del PCI e della Sinistra Indipendente.' '
Piervaldo Rostan
Piste forestali
VILLAR PELLICE — Senza
grosse risorse di tipo turistico
un’economia montana si rivolge
spesso alla risorsa bosco per
arrivare ad un suo sfruttamento
razionale: per far questo occorrono delle strade di accesso.
Ecco dunque perché il Comune di Villar Pellice è da tempo
impegnato su questo fronte, unitamente alla ricerca di un miglioramento delle condizioni generali degli alpeggi.
Così il documento programmatico che accompagna il bilancio preventivo 1988 segnala l’esigenza di completare opere già
avviate e di metterne a proget
to altre nel campo delle piste
agro-silvo-pastorali. Sperando
che l’iter burocratico non debbr:
ripetere quanto accaduto in ai
tre occasioni, tipo una richiesta
di costruzione di fabbricati d’alpe alla Gianna andata avanti
per circa due anni fra il 1985 v
l’87 e poi bloccata in Regione.
Ulteriori lavori previsti dovrebbero riguardare le fognature, Tilluminazione, la creazione
di un’area per le attività sportive.
Nel complesso il totale del i lancio pareggia su una cifra t 1
1 miliardo e mezzo.
TORRE PELLICE
a
Verso la 4“ Rassegna culturale
Incontri e dibattiti suH’immigrazione nel nostro Paese - Deliberati anche alcuni interventi alle strutture che ospitano attività culturali
L'ultimo Consiglio comunale di
Torre Pellice ha dedicato molto
spazio alla cultura, nelle sue
varie forme, e più ancora alle
strutture atte ad ospitarne manifestazioni.
Così si è approvato il progetto p>er la ristrutturazione e l’adeguamento alle norme vigenti
del palco di piazza Muston che
prevede, con il ricorso ad un
mutuo, la spesa di 62 milioni;
allo stesso modo si finanzieranno ulteriori interventi presso il
cinema Trento, con la costruzione di un palco delle dimensioni
di una quarantina di metri quadri, e l’acquisto delle apparecchiature per la proiezione di
diapositive.
E’ stato inoltre approvato il
programma di massima della
4’ edizione della Rassegna culturale torrese. « Preso atto della relazione dell’assessore alla
cultura, — ci ha detto il sindaco
Armand Hugon — che ha lavorato alla preparazione della rassegna con un gruppo di persone, abbiamo dato il nostro pieno
appoggio all'iniziativa. Quest’anno, ed è un fatto abbastanza
importante e peculiare, si tratta
di porre un particolare accento
sull’immigrazione degli stranieri
nel nostro paese e quindi anche
da noi. Vogliamo dare voce a
queste persone, non dimenticando che a suo tempo siamo stati noi, da queste valli, ad essere
emigrati in altre zone, vuoi per
motivi economici, vuoi per motivi di opinione o religiosi. Nei
due mesi estivi si alterneranno
dibattiti, incontri, spettacoli, serate gastronomiche e musicali;
ci saranno testimonianze, confronti rispetto alla legislazione
vigente, in particolare con marocchini ed eritrei, che sono i
gruppi maggiormente rappresentati in zona ».
Anche Torre ha approvato nel
corso dell’ultimo Consiglio il bilancio preventivo e la relazione
programmatica: il progetto economico pareggia sull’importo
complessivo di 6.553 milioni, con
un’incidenza di un miliardo e
150 milioni per il personale. Apparentemente sembrerebbe una
cifra elevata, eppure nella relazione si paria « di deficienze di
funzionamento dei servizi causate proprio dalla insufficienza
numerica degli addetti a fronte
delle incombenze » e si auspica
perciò di poter giimgere al completamento dell’organico nei
prossimi tre anni. Accanto al
completamento dell’organico si
pone l’accento sulla necessità di
razionalizzare ed ammodernare
i servizi stessi attraverso il convenzionamento ed il consorziamento con altri Comuni e la
meccanizzazione.
Grossi lavori coinvolgeranno le
strutture sportive, sia il palaghiaccio che i campi di viale
Dante, la viabilità e lo stabile
adiacente al palazzo municipale.
Senza dimenticare resecuzione ii
interventi in edilizia sowen/:onata negli stabili di via Velia
e via S. Pellico, ed ancora l’ejilizia scolastica in conseguen ,a
dell’istituzione del tempo prolrngato: la soluzione definitiva non
può che coinvolgere insieme
scuole medie (oggi ospitate in
parte presso locali del Collegio
valdese) e la scuola materna.
Un’ultima delibera va segnalata, dopo il bilancio di previsione, e cioè quella riguardante il
progetto redatto daH’ing. Daviero per ridare sicurezza al ponte
sul Pellice in zona Bertenga:
con una spesa di 22 milioni verrà rifatto un « piede » di un pilone di sostegno e verrà rinforzata una trave, si spera entro
questa inrimavera.
P.V.R.
Il metano ti dà una mano
Noi te ne diamo due
QUALITÀ’
SICUREZZA
Tecnici specializzati, impianti rilevatori e intercettazione fughe di gas
Ditta Jahier Oscar
IMPIANTI TERMO SANITARI
TEL. 0121/58265 S. GERMANO CHISONE (TO)
Anrìco Maurizio
IMPIANTI ELETTRICI
VIA RAVIOLO, 47- Tel. 0121/77574 PINEROLO
11
11 marzo 1988
valli valdesi 11
ift
TORRE PELLICE; INCONTRO SULL’ASSISTENZA DOMICILIARE
Perchè non sia utopia
Oltre 300 partecipanti si sono
ritrovati al cinema Trento di Torre iPellice, sabato 5 marzo scorso,
per partecipare all’incontro pubblico sul tema «l’assistenza domiciliare integrata: alternativa al ricovero?» promosso al termine di
un seminario svoltosi nella settimana precedente sotto l’egida
della Fondazione Zancan.
La partecipazione di assistenti,
medici, infermieri ed operatori di
parecchi istituti per anziani non
ha fatto altro che confermare
l’attualità del problema e la disponibilità reale anche delle case
di riposo ad inserirsi in una rete
di risposte che offrano il massimo delle possibilità per chi si
trova nel disagio. La presenza di
persone, amministratori ed operatori da molte Regioni ha evidenziato l’universalità del tema.
Nel suo intervento il dott. Olivetti, vicepresidente della Società di
Medicina Generale, dopo aver
parlato della collaborazione fra
diverse professionalità, ha rimarcato come la stessa Università
non ha ancora iniziato ad educare il futuro medico ad un nuovo
rapporto, non tanto con la malattia quanto con l’uomo malato.
Assente Fon. Foschi, sono stati
gli assessori regionali Maccari
(Sanità) e Carletto (Assistenza) a
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 13 MARZO 1988
Perosa Argentina: FARMACIA FORNERIS - Via Umberto I - Tel. 81205.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa; Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 • PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 13 MARZO 1988
Luserna San Giovanni: FARMACIA
GALEnO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre PeUlce; Telefono 91.996.
tracciare le linee dell’impegno
politico nel settore.
Per Maccari « va proseguita la
strada intrapresa in alcune zone,
per esempio la Val Pellice, abbandonando le vecchie conflittualità
con gli Istituti ma cercando la
massima integrazione. Ciò deve
avvenire anche tenendo conto
delle risorse globali, senza necessariamente aggiungere ma facendo delle scelte (se ci sono molti
anziani e poche nascite si potenzino i servizi per i primi e si
chiudano dei reparti maternità) ».
Carletto, rispetto al futuro, ha
voluto assicurare che « obiettivo
della Giunta regionale è quello di
mettere in campo tutte le risorseper migliorare le risposte al cittadino in difficoltà », ma bisogna
anche tener conto del fatto che
accanto a punte avanzate come
l’USSL 43 vi sono casi, zone, provincie in cui tutto è ancora da
impostare. « Nella globalità del
Piemonte non dobbiamo dimenticare che ci sono aree in cui la
risposta al cittadino pare essere
soltanto di tipo sanitario.
La Regione Piemonte — ha concluso Carletto — vuole poter of
frire al cittadino i due scenari
(assistenza domiciliare o istituto)
ed oggi, nel solo capoluogo, ci sono casi di attesa di ricovero di
10-12 mesi e si sfiora il numero
di 1000 persone ».
L’incontro è stato anche l’occasione per presentare la sperimentazione in atto in Val Pellice nell’ambito del progetto ’’obiettivo
anziani” finanziata dalla Regione,
con le prime verifiche dei bisogni
reali degli anziani (che per quanto anziani chiedono poco di andare in strutture residenziali o in
ricovero).
Molti sono stati gli interventi,
altri hanno dovuto ess^ere rinviati per motivi di tempo; una frase,
che può anche essere uno slogan,
ci ha colpiti ed è stata detta dal
coordinatore sanitario dell’USSL
43 Rissone: « Quando il banale
diventa utopia ». Banale perché
è ovvio che si vuole aiutare chi
ha dei problemi, utopia perché
talvolta sembra così difficile superare incomprensioni, diffidenze, conflittualità ed arrivare all’oggetto-soggetto: l’uomo, la sua
dignità ed il suo bisogno di salute.
Piervaldo Rostan
ANGROGNA
Ecco il bilancio 1988
LA BICICLETTA
DELLA MAESTRA
Se andando a passeggio, qualcuno
di voi notasse una bicicletta ■■ Legnano » grigia di vecchia foggia, abbandonata, è pregato di telefonare al n.
91356 di Torre Pellice (mi rifiuto di
credere che me l’abbiano rubata!).
Alla persona, poco gentile, che ha
preso la bici davanti alla Scuola Elementare G. Rodar! di Torre Pellice dico; ■< E' un vero peccato che quel
vecchio cavallo d'acciaio non possa
parlare... Ci sono oggetti che hanno
un valore affettivo ben superiore a
quello reale. Valeva proprio la pena
di portarla via? Era appoggiata al mluro di una scuola nella quale per ben
ventiquattro anni ho insegnato ad avere
fiducia nel prossimo ».
L'insegnante
Maria Bouchard Rivoira, Torre Pellice
Fine febbraio, tempo per _i
Comuni di approvazione di bilanci preventivi; per ottenere la
massima informazione possibile,
col bollettino di inizio febbraio
esso era stato presentato, prima
della sua approvazione, ai cittadini.
Il documento programmatico
per il 1988 rileva che sarà ancora una volta possibile, sia pure
faticosamente, raggiungere il pareggio, anche se si rileva che alcune fonti importanti (maggiorazione sulla tassa smaltimento
rifiuti e maggiorazione del fondo perequativo) « sono assicurate solo per l’anno 1988 e che
quindi occorreranno nuovi provvedimenti per gli anni successivi ».
Il bilancio, dunque, fiareggia
su una cifra che si avvicina al
miliardo e 200 milioni.
Le linee e le scelte dell’amministrazione tendono « almeno a
mantenere i livelli attuali delle
prestazioni dei servizi » e nel
contempo a sviluppare tutte quelle attività (cultura, turismo, agricoltura) che possano valorizzare la valle.
Accanto a questi settori, tutta
una serie di opere pubbliche che
vanno dall’ampliamento del municipio, al potenziamento dell’acquedotto, alla viabilità princiipa
TORRE PELLICE (Chabriols), soleggiatissima casetta abitabile subito, su
lotto terreno mq. 1.200 ca. cintato, composta da: grande autorimessa,
bellissima tavernetta con camino, 2 camere, cucina, bagno. L. 88 m.
TORRE PELLICE adiacenze V.le Dante, casetta composta da: p. terra, tavernetta/soggiorno, cucinetta, bagno, cantina. P. 1° soggiorno, 2 camere,
cucinetta, bagno, piccolo giardino, bel terrazzo. L. 105 m.
TORRE PELLICE, centrale. In condominio semirecente, alloggio composto da; ingresso, camera, tinello, cucinino, bagno, ripostiglio, cantina.
L. 38 m.
TORRE PELUCE (Gilly), appartamento composto da: 2 camere, cucina, bagno, ripostiglio, balcone coperto, cantina. L. 68 m.
TORRE PELLICE, centralissimo, ingresso, salone, grande camera (eventualmente divisibile in camera più cameretta), cucina, bagno, 3 balconi, cantina. Termo autonomo. L. 45 m.
VALPELLICE IMMOBILIARE
di Ferrando Mauro
Luserna S. G. - Viale De Amicis, 3/1
Tel. (0121) 901.554
Cinema
TORRE PELLICE — Nel prossimo fine settimana al Cinema Trento sono previsti i seguenti film: ven. 11,
ore 21.10, «Intervista» di F. FellinI;
sab. e dom., « Dirty Dancing ».
Dibattiti
PINEROLO — Giovedì 10 marzo,
presso il centro sociale di via Lequio,
alle ore 20.45, la Lega per l'ambiente
organizza una serata di informazione
e dibattito sul problema della viabilità locale, di cui si parla intensamente
da alcuni mesi in relazione al problema del collegamento Plnerolo-Torino; interverranno i dott. Cassibba e
Zeppetella, redattori di una valutazione
di impatto ambientale sulle diverse
ipotesi di viabilità possibili per il Pinerolese.
Conferenze
TORRE PELLICE — La Commissione tutela ambiente montano del CAI
Val Pellice organizza per venerdì 11
marzo, alle ore 21, presso la sede di
piazza Gianavello una conferenza su
« Neve e valanghe »; parlerà il dott.
S. Bovo, del servizio regionale geologico.
Teatro
le e minore; infine una segnalazione: il primo dei due automezzi utilizzati per il collegamento
con Torre Pellice dovrà, in tempi non troppo limghi, essere sostituito.
Accanto aH’approvazione del
bilancio, l’ultimo Consiglio comunale ha approvato anche altre deliberazioni.
Le tariffe della mensa scolastica sono rimaste invariate, mentre aumenti si segnalano per le
tariffe dell’acquedotto comunale.
E’ stato deciso di chiedere alla Cassa DDPP mutui per 165
milioni onde allargare nei punti
critici la strada delle Bruere con
costruzione di muri e per altre
opere sulla strada oltre Carlevà
e sulla Baussan-Ciambone.
Infine la comunicazione della
disponibilità di ulteriori 100 milioni di mutuo a totale carico
dello Stato, per ¡opere di carattere idraulico o igienico-sanitario,
ha suscitato ampia discussione
sulla destinazione , essendoci due
possibilità di utilizzo: o p>er il
proseguimento della fognatura
verso Prassuit ovvero per l’ampliamento dell’acquedotto verso
la zona orientale di Angrogna,
attualmente in carenza d’acqua:
la destinazione verrà decisa prossimamente..
P.V.R.
ANGROGNA — Le prossime repliche
deilo spettacolo « La macivèrica » del
Gruppo teatro Angrogna avranno luogo
sabato 12 e domenica 13 marzo, sempre alle ore 21, nella sala valdese di
S. Lorenzo. Interverrà la scrittrice Marina Jarre.
POMARETTO — Lo spettacolo del
Gruppo teatro Angrogna « La macivèrica » verrà proposto il 19 ed il 26
marzo presso il teatro; inizio ore 21.
Concerti
LUSERNA S. GIOVANNI — Sabato
12 marzo, alle ore 21, presso la palestra comunale avrà luogo un concerto
del pianista Guido Astori che eseguirà
musiche di Schubert e Skrjabin.
INVERSO RINASCA — Nell’ambito
della rassegna « Cantavalli », alle ore
21 di sabato 12 marzo, presso il salone della Trattoria dei fiori della borgata Fleccia il gruppo «la Sornette»
presenterà canti e danze tradizionali
del novarese.
Proiezioni
PEROSA ARGENTINA — Presso la
sala del cinema Piemont, giovedì 17
marzo, alle ore 20.45 ha luogo una
serata su « Arte rupestre nelle Alpi
occidentali » con proiezione di diapositive e video filmati; relatori Dario
Seghe e Piero Ricchiardi del Centro
Studi e Museo d’arte preistorica di
Pinerolo.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 10 marzo,
ore 17, avrà luogo al Centro d’incontro una riunione con il segiuente odg:
a) Proseguimento delle Azioni contro
le violazioni dei diritti umani nei confronti delle donne e del bambini; b)
Violazioni dei diritti umani in Israele; c) Proseguimento dell’Azione per
il prigioniero turco Al) Riza Duman;
d) Campagna « Diritti umani, subito » aperta il 3 marzo con un comunicato stampa e una conferenza stampa tenuta a Roma dal Presidente della Sezione Italiana, avv. Molzo; e)
Campagne-Azioni per il secondo trimestre ’88; f) Varie.
1
TORRE PELLICE
VENDO
Piazza Guardia Piemontese,
monocamera mq. 48, negozio
mq. 65, nuovi, riscaldamento
autonomo, L. 600.000 mq.
Disponibilità garage varie
metrature, 8-9 milioni.
Telefonare ore pasti 011/
93.99.339.
RINGRAZIAMENTO
FigU, nipoti e familiari della cara
indimenticabile mamma
Emma Rostan ved. Ribet
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro ohe con fiori, scritti, presenza, parole di conforto,
hanno partecipato al loro immenso dolore. Un ringraziamento particolare al
medico curante dott. MeR, al personale infermieristico della Comunità montana, al pastore di Ferrerò signora Peyrot, al pastore Renato Coisson, e a tutti
coloro che si sono prodigati nella triste circostanza.
Ferrerò, 21 febbraio 1988.
RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno è Zo mia luce e la
mia salvezza; di chi temerò? »
(Salmo 27: 1)
I familiari della cara
Sandrina Geymonat
commossi e riconoscenti, ringraziano
tutti per l’affetto dimostrato con la
presenza, parole di conforto, opere di
bene e scritti, per la dipartenza della
loro cara per la -patria celeste.
Un ringraziamento pairticolare ai dottori e a tutto il personale dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice ed al pastore Pons.
VUlar Pellice, 26 libraio 1988.
RINGRAZIAMENTO
« Certo, beni e benignità m’accompagneranno tutti i giorni
della mia vita, ed io abiterò nella casa dell’Eterno per lunghi
giorni »
(Salmo 23: 6)
I figli e i familiari di
Irma Poét ved. Pons
sentitamente commossi per la dimostrazione di stima e affetto tributata alla
loro cara mamma, ringraziano tutti coloro che con presenza, fiori, scritti, opere di bene e parole di conforto hanno
preso parte al loro dolore.
Un particolare ringraziamento al pastore di Ferrerò sig.ra Peyrot, ai colleghi di lavoro dei figli, al personale medico e paramedico del reparto medicina dell’Ospedale « Agnelli ».
Ferrerò, 1° marzo 1988.
RINGRAZIAMENTO
« Io ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbato la fede »
(II Timoteo 4: 7)
La moglie, i figli e parenti del compianto
Cesare Peyronel
di anni 78
commossi e riconoscenti per la dimostrazione di stima e affetto tributata al
loro caro, ringraziano tutti coloro ohe,
con opere di bene, fiori, scritti, parole
di conforto e presenza, presero parte
al loro dolore.
Un ringraziamento particolare ai pastori Coisson e Rntigliano, al medico
curante Saverio De) Din, ai signori medici e personale infermieristico dell’Ospedale Valdese di Pomaretto ed a tutti quelli che gli sono stati vicino durante la malattia.
Pomaretto, 10 marzo 1988.
AVVISI ECONOMICI
CERCASI rustico, 2 camere e servizi,
possibilmente con giardino, nella Val
Pellice. Tel. 011/3094205 (ore serali, sigg. Stradella).
VENDESI a Torre Pellice, viale GiUy,
alloggio di due camere, servizi, cantina, e balcone. Tel. 0121/91907;
011/677746.
SIGNORA anziana autosufficiente cerca per Sanremo signora/ina per com
pagnia ed assistenza. Offre vitto, ca
mera e bagno indipendenti ed ade
guato compenso. Telefonare al nu
mero 0183/61117 a Imperia, oppu
re scrivere c/o E)co deffe Valli Val
desi - Via Pio V, 15 - 10125 Torino
VENDESI in Torino, zona centro, negozio filati, ottimo affare, tabella
XIV. Rivolgersi custode Chiesa valdese Torino, tei. 011/6692838.
12
12 fatti e problemi
Il marzo 1988
AMNESTY INTERNATIONAL
NICARAGUA
Diritti umani, subito!
A Roma Amnesty inaugura la campagna mondiale per la difesa e il
rispetto dei diritti umani - Ancora troppo carente l’azione dell’Italia
Con lo slogan « Diritti umani,
subito! » Amnesty International
ha aperto la più grande campagna, mai progettata, per sensibilizzare l'opinione pubblica mondiale e i governi sulla priorità
da dare alla difesa ed al rispetto dei diritti umani.
Amnesty vuole così cogliere
l'occasione del qtiarantesimo anniversario della « Dichiarazione
imiversale dei diritti dell'uomo »
per cercare d’imprimere una
svolta significativa ad una situazióne tra le più drammatiche
e preoccupanti. Quarant’anni sono ormai passati da quando, nel
dicembre del 1948, avvenne la
solenne proclamazione, da parte
dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, di quelli che sono i
fondamentali ed inalienabili diritti della persona umana. Ma
qual è oggi la situazione? Quarant'anni non sono stati sufficienti per eliminare la tortura,
praticata oggi in più di 60 paesi
del mondo; la pena di morte,
vero residuo barbarico, è praticata in più di 100 nazioni, e tra
queste anche quelle più civili ed
avanzate del mondo occidentale;
Amnesty ha anche raccolto le
prove di sistematiche violazioni
dei diritti umani in almeno 129
nazioni.
Il 3 marzo, nel corso di una
conferenza stampa tenutasi a Roma, Fulvio Moizo, avvocato, presidente della sezione italiana di
Amnesty, ha illustrato ai giornalisti presenti gli scopi duella
campagna. « Anzitutto va diffusa
— egli ha detto — la conoscenza della Dichiarazione dei diritti dell’uomo ». Per questo Am
nesty ha provveduto alla sua traduzione in tutte le lingue.
Parallelamente bisogna promuovere la consapevolezza dei
diritti umani. Per questo tra i
punti qualificanti della campagna di Amnesty v'è la richiesta
che i governi promuovano, con
appositi programmi educativi, la
loro conoscenza.
Non si può infatti pensare che
solo i governi debbano essere
ritenuti responsabili di quanto
viene fatto o meno. La gente comune deve essere resa cosciente e oonsap)evole di ciò cui ha
diritto; così come deve anche sapere come eventuEilmente appellarsi perché i suoi diritti siano
rispettati.
Inoltre si tratta di far pressione sui governi perché s’impegnino a rispettare realmente i
diritti umani e ratifichino i trattati intemazionali in materia.
Per quanto riguarda l’Italia, forse non tutti sanno che il nostro
paese non ha ancora ratificato
la « Convenzione contro la tortura, pene o trattamenti cmdeli,
inumani o degradanti », approvata dairONU nel dicembre '84.
C’è da domandarsi perché l’Italia non l’abbia ancora ratificata;
bisogna premere perché questo
avvenga al più presto, altrimenti il nostro paese potrebbe diventare rifugio per torturatori.
Un problema grave, evidenziato
dall’avv. Moizo, è quello della
protezione di quanti s’impegnano per la difesa dei diritti umani. Sono persone che molte volte rischiano la propria vita, o
ricevono minacce di morte. Significativamente partecipava alla conferenza stampa Héctor
Abad, colombiano. Suo padre,
presidente per nove anni del « Comitato per la difesa dei diritti
umani », è stato ucciso l’anno
scorsio. Altri 4 membri del Comitato hanno perso la vita; i
superstiti hanno dovuto cercare
rifugio all’estero.
Tra gli obiettivi, la sezione italiana di Amnesty annovera anche quello di giungere ad una
nuova legislazione per quanto riguarda i rifugiati. Altre volte abbiamo parlato su queste colonne della « clausola geografica »,
in virtù della quale viene riconosciuto lo status di rifugiato
solo a i>ersone che fuggano da
una delle repubbliche socialiste
europyee. Avviene così che vittime di regimi dittatoriali del Terzo Mondo non possono trovare
rifugio da noi. Questo sigrdfica
che indirettamente l'Italia diventa complice delle varie dittature presenti nel mondo. „Per togliere la « clausola geografica »
non è necessaria una discussione in Parlamento, ma è sufficiente un atto del Governo.
E’ intenzione di Amnesty procedere ad una sensibilizzazione
la più vasta possibile, che coinvolga le autorità di governo, le
forze politiche, l’opinione pubblica. Per raggiungere lo scopo è
prevista una serie di concerti,
ai quali artisti iscritti ad Amnesty hanno già assicurato la loro
partecipazione.
Amnesty presenterà il 10 dicembre prossimo alle Nazioni
Unite una petizione per impegnare i governi al rispetto dei diritti umani. La raccolta delle firme è già cominciata.
L. D.
Aggiungi 6.000 disoccupati
(segue da pag. 1)
fronte alle riduzioni imposte dal
Consiglio della CECA.
Ma quali sono state le conseguenze di questo piano? Innanzitutto l’espulsione dalle fabbriche
di circa 17.540 dipendenti, messi
a cassa integrazione. La fabbrica
più colpita, naturalmente, è stata
quella di Bagnoli che, dagli 11.000
dipendenti del ’69-73, è calata a
8.023 nel ’75, e a 7.500 nel ’78. Di
questi ultimi 4.500 sono stati messi a cassa integrazione a tempo
indeterminato e tra licenziamenti e prepensionamenti, il numero
è sceso a 6.000, più della metà dei
quali è ancora a cassa integrazione.
Questa situazione assume proporzioni preoccupanti, specie in
una città come Napoli, afflitta da
mali vecchi e nuovi, con una disoccupazione che è più di 1/3 dell’intera regione campana. Si par
la di 130.000 unità nella città e
provincia su 300.0CK) di tutta la regione. La cosa sarebbe ancora
più sconvolgente se lo stabilimento di Bagnoli, dopo le modifiche operate, venisse chiuso. Le ripercussioni sarebbero gravissime. Data la vastità della crisi occupazionale, non si può supporre
un nuovo flusso migratorio e
quindi la minaccia di tensioni sociali è gravissima.
Il diffondersi delle prime notizie di chiusura dell’Italsider di
Bagnoli risale intorno aH’84;
l’FLM considerò la cosa una vera
provocazione giornalistica. Questa reazione, però, apparve s tutti
un tentativo del sindacato di elu
dere ritardi e inadempienze conseguenti ai continui cedimenti.
Ma non va sottaciuta la responsa
bilità delle forze politiche, che
non solo non hanno saputo indicare delle alternative, ma hanno
anche contribuito con la loro assenza a determinare questo stato di cose.
Nel 1984 si diceva che l’alternativa alla chiusura completa e la
riduzione delle attività produttive
dipendevano daU’andamento del
mercato e dal peso che il capitale
italiano poteva esercitare nella
CEE; l’andamento del mercato è
ora più o meno agli stessi livelli:
il peso delle partecipazioni statali non è stato sufficiente. Come
mai? Le pretese della CECA non
hanno sbocchi positivi. Ma cosa
si è fatto di concreto, per indicare delle alternative?
Le responsabilità
politiche
Il piano De Michelis era già
arretrato, rispetto agli obiettivi
generali dell’acciaio del 1985: approvati dalla Commissione Europea, essi prevedevano addirittura una riduzione di 70.000 posti
di lavoro in aggiunta ai 241.000
perduti nell’arco degli anni ’74-81.
E i fondi sostitutivi, se ce ne fossero stati, sarebbero stati inadeguati all’ampiezza della crisi.
La cosa è peggiorata ulteriormente, se la classe operaia di Bagnoli è scesa di nuovo in piazza,
in difesa deU’occurazione e contro la chiusura della fabbrica. I
piani della Finsider, delle Partecipazioni statali, non favoriscono il mantenimento dello stabilimento partenopeo. Infatti prestano il fianco a quei gruppi finanziari, a Quelle componenti « culturali » che vogliono dare alla cit
Gli evangelici per
la riconciliazione
Anche un pastore battista nella commissione La presenza evangelica in molte etnie indigene
Nel settembre scorso, il governo sandmista del Nicaragua ha
n'omiinato nella Commissione
Nazionale di Riconciliazione —
secondo quanto stabilito dagli
accordi dei cinque presidenti
centroamericani a Esquipulas —
anche il pastore battista Gustavo Parajón. Parajón, che è medico, è il pastore della Prima
Chiesa Battista di Managua e
presidente del Comitato Evangelico 'per l’Aiuto allo Sviluppo
(CEDAP), una specie di federazione delle chiese evangeliche
di quel paese. Nel 1980 l’università di Denison, negli Stati Uniti, gli ha conferito il dottorato
Honoris Causa in lettere come riconoscimento del suo impegno
a favore della pace. Nel 1981 ha
ricevuto il Premio Dahlber della
pace delle Chiese Battiste nordamericane, premio conferito precedentemente anche a Martin
Luther King.
La rivista ecumenica nicaraguensie Amanecer, nel numero di
settem,bre/ottobre, ha pubblicato una limga intervista al pastore Parajón il quede, sottolineando il fatto che non appartiene ad alcun partito politico
(in Nicaragua ce n© sono sette),
ha dichiarato: « Credo che la
mia nomina abbia a che vedere
con il lavoro delle chiese evangeliche rappresentate nel CEPAD in
cui io sono conosciuto. Immagino anche che il fatto che la
maggior parte delle etnie indigene siano evangeliche, siano
protestanti, e che attraverso la
nostra organizzazione si è lavorato e si sta lavorando con loro, abbia a che vedere con la
mia nomina. Infatti, ho già ricevuto dalla Chiesa Morava
(maggioritaria nella popolazione della Costa Atlantica, ndr) e
da altri organismi delle etnie
indigene, una serie di petizioni
per la Commissione Nazionale
di Riconciliazione. Vedo, cioè,
che essi hanno cercato me, non
hanno cercato il cardinale (Obando y Bravo, presidente della
Commissione, ndr), non hanno
cercato il rappresentante del governo o quello dell’opposizione.
Immagino che anche il governe
l’abbia pensato. Inoltre, bisogna
tener presente che gli evangeli
ci sono un punto chiave nella
riconciliazione dato che in certe
aree del Nicaragua, soprattutto
nelle aree montagnose, ci sono
comunità molto grandi che so
no evangeliche. Io personalmente so di dodici pastori che fanno parte di commissioni regionali e dipartimentali di riconciliazione. Nel caso di Chinandega (il dipartimento del nord che
confina con l’Honduras e l’ocea
no Pacifico, ndr) per esempicnon c’è nessun sacerdote nella,
commissione, anzi, chi la pre
siede è un pastore della Chiesa
di Dio, e la ragione è che lì la
maggioranza della popolazione
è evangelica. Credo allora che
le chiese evangeliche possano
disimpegnare un compito molto
importante in questo momento. (...) Il ministero della riconciliazione è un ministero cristiano, un ministero biblico. Nel
corso delTultima Assemblea del
CEPAD i pastori lo hanno menzionato con molta frequenza :
essi, i nominati, vedevano il
loro compito come un’espressione molto concreta del proprio
ministero come pastori ».
Eugenio Bernardini
SINGAPORE
tà di Napoli una diversa connotazione socio-economica e un diverso assetto urbanistico-territoriale.
Mettere le mani
su Pozzuoli
Questo lo si evince chiaramente dal momento che, mentre si
sferra l'attacco all’Italsider di Bagnoli, riprendono forma i progetti di smobilitazione della fascia costiera, di ristrutturazione
urbanistica della città, sotto ìa
guida dell’Università di Napoli, e
in particolare della Facoltà di Architettura... Non a caso l’interesse di Agnelli per la zona flegrea
viene a cadere in un momento
così particolare e problematico.
Il terremoto dell’SO è stato provvhlenziale per chi voleva lo
smembramento del centro storico di Napoli. Buona parte degli
sfrattati è finita nel ghetto della
167, a Secondigliano, e in altre
zone della periferia. A Pozzuoli, a
più riprese, il bradisismo è stato
preso a pretesto: per sgombrare
il Rione Terme nel 1970, quando
circa 1225 famiglie furono allontanate, e nel 1983 per produrre,
a fini speculativi, il bubbone di
Monte Ruscello. Noi siamo convinti che è possibile incrementare il polo turistico, ma altresì, per
un corretto sviluppo della zona,
bisogna rafforzare quello industriale. Crediamo che una forte
presenza operaia costituisca una
garanzia per una crescita democratica della città, un baluardo al
disegno iniquo di chi vorrebbe
cambiarne il volto.
Umberto Delle Donne
Espulsa dal paese
la Conferenza Cristiana
dell’Asia
(nev) — Con un gravissimo
provvedimento' il governo di Singapore ha ordinato il 30 dicembre l’espulsione della Conferenza
cristiana dell’Asia (CCA), sostenendo che essa ha infranto la
promessa fatta nel 1974, quando
ha stabilito la sua sede a Singapore, di non impegnarsi in attività politiche e di non permettere che i suoi fondi fossero usati a
fini politici. L’accusa è di aver
utilizzato Singapore come base
di appoggio per i movimenti di
liberazione in Asia e di aver finanziato movimenti filo-comunisti; le informazioni diffuse dalla
CCA avrebbero incoraggiato attività politiche progressiste e la
teologia del’a liberazione.
Della CCA fanno parte un centinaio di chiese e 15 consigli nazionali di chiese cristiane. La sua
area si estende dalla Corea al Pakistan alla Nuova Zelanda. Fondata nel 1957 in Indonesia come
Conferenza cristiana dell’Asia
orientale, con sede a Bangkok,
ha assunto il suo nome attuale
nel 1973, trasferendo la sua sede
a Singapore nel 1974.
Gli uffici della CCA sono stati
sigillati e al personale è stato
ingiunto di lasciare i locali. In
una dichiarazione apparsa su un
quotidiano di Singapore il segre
tario generale aggiunto della
CCA, George Ninan, respinge le
accuse del governo, ma dichiara
che l’organizzazione lascerà il
paese se non è più tollerata a Singapore. I responsabili della CCA,
tra cui il vescovo Camba delle Filippine e il vescovo Mason dell’Australia, hanno chiesto al governo di consentire al Comitato generale della CCA di liquidare i suoi affari a Singapore e di
autorizzare il segretario generale San Jung Park e il spretarlo aggiunto George Ninan
a rimanere a Singapore fino al 10
febbraio. Il Comitato generale
della CCA convocherà una riunione d’urgenza appena possibile.
A Ginevra il Consiglio ecumenico delle chiese (OEC) ha espresso
la sua profonda preoccupazione
per gli avvenimenti: « Il CEC
riafferma il suo appoggio alla
CCA, alla sua politica, ai suoi
orientamenti. La CCA, con la quale il CEC ha collaborato strettamente, non ha fatto altro che
adempiere il suo mandato e le
sue funzioni in quanto organismo
ecumenico del continente... il
CEC s’impegna ad appopiare gli
sforzi in vista di nuove iniziative
che permettano alla CCA di proseguire in maniera efficace il suo
ministero ».