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LA BUOM NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO D’AKKOCIAZIO^'E
domicilio)
Torino, per un anno L. 6,00 1 L.7,00
— per sei mesi » 4,00 ( » 4,S0
Per le provincie e l’eslero franco sino
ai confini, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, » S,20
. • A^ìSejojtsì Si èv àya/ti|
Seguendo la verità nella carità
Efes. IV. 15.
La Direzione della BUONA NOVELLA è
inTorino.casa Bellora, a capo del Viale
del Re, N^12, piano 3".
Leassuciazioni si ricevono dalla Direzione
del Giornale, e dal Libraio G. SERRA,
contrada Nuova in Torino.
Gli Associati delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla Direzione.
l.a libertà di coscienza in America — Studii Biblici : Profezie del Profeta Damele. V,
Spiegazione Storica— L’Inquisizione a Parigi. —Notizie Heligiose: San Vincenzo
del Favaie — Firenze — Cronachetta politica. ■*
LA LIBERTÀ’ DI COSCIENZA AìMEUICA.
.>Ton appena l’America ricuperò nel
secolo scorso la sua libertà che una
delle prime sue cure fu quella di slabilire e sancire la libertà religiosa, e
cosi pose freno alle esorbitanti esigenze di un clero che per essere quello
della religione dello Stato tiranneggiava sulle coscienze, eccitava le discordie, ed a nome dei Vangelo di
amore predicava l’odio contro coloro
che dissentivano da lui in materia
religiosa. Gli Stali della Virginia furono 1 primi, nel 1758, a proclamare
una lale libertà, adottando il progetto
di legge di Jefferson che noi traduciamo letteralmente come documento
interessantissimo da essere proposto
alla considerazione degli amatori della
più sublime di tutte le libertà, la libertà di coscienza.
« Considerando che Dio lia create le
anime libere.
0 Considerando che tutto quello che si
fa per dominarle co’ castighi temporali,
con l’oppressione, e con la privazione dei
diritti civili non serve che a generare
abitudini d’ipocrisia e di bassezza, e ciò
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in opposizione inanit'esta alle ¡oLcnzioDi
del Divin fondatore di nostra santa religione (il quale essendo il padrone e dei
corpi e delle nostre anime avrebbe potuto
impiegare la forza spirituale e leniporale
per costringerci ad andare a Lui, eppure
non lo Ija fatto).
il Considerando che quello che ha stabilito e mantenuto nella più gran parie
del mondo e per molli secoli ogni sorta
di false religioni è stata precisamente
l’empia prescrizione dei legislatori e dei
principi si civili che ecclesiastici, i quali
sebbene uomini soggetti ad errare, e non
ispirati da Dio, si sono arrogati l’impero
sulla fede altrui, ed hanno voluto impone
le loro opinioni religiose, e la loro maniera di pensare.
« Considerando che è peccato e tirannia di costringere un uomo a pagare imposizióni per la propagazione di una fede
•xhe non è la sua.
«Considerando ancoraché costringendo
un cittadino a pagare uo determinato ministro, anche della sua propria comunione
è togliergli la preziosa libertà di contribuire al mantenimento di quello fra i
pastori, la di cui condotta religiosa vorrebbe prendere a modello, e la di cui
santa eloquenza lo persuade, e lo commuove; cbe è privare gli stessi ministri
della religione di quelle ricompense temporali che, date soltanto alle loro fatiche
ed al loro zelo, non possono che stimolarli sempre più a darsi interamente e
con tutto il loro cuore atl’istruzioue dell’umanità.
« Considerando che i nostri dirilti civili
«on hanno maggior rapporto colle nostre
convinzioni religiose che con le nostre
opinioni io fisicao in geometria.
B Considerando che privare un cittadino della pubblica fiducia, non ammetterlo agli impieghi se non che a condizione
che egli professi od abiuri certe dottrine
religiose, è uno spogliarlo ingiustamente
dei privilegi e dei vantaggi, nei quali egli
è eguale a tutti gli altri cittadini per diritto naturale.
« Considerando che un tale sistema ha
per ertetto di corrompere nella sua sorgente la religione stessa che si propone
di favorire ; imperciocché le si fanno dei
partigiani, offrendo il monopolio degli
onori e degli impieghi, mezzi corrompitori al più alto grado.
« Considerando che se havvi delilto a
dar retta a tali tentazioni, non havvenc
minore a farle nascere.
«Considerando che permettere al Magistrato d’intervenire nelle questioni di
dottrina, e di restringere la professione
e la propagazione di alcuni principii iu
ragione della tendenza cattiva che si suppone in essi, è un errore funesto che distrugge ogni libertà religiosa; imperciocché il Magistrato essendo egli stesso giudice di una tale tendenza, prenderà per
norma.del suo giudizio le sue proprie
opinioni, ed approverà o condannerà le
altrui, secondo che saranno più o meno
conformi alle sue.
« Considerando essere suiBciente che
intervenga la pubblica autorità, allorquando si manifestano i principii per
mezzo di atti contrarii alla pace ed al
buon ordine.
«Considerando Analmente che la verilà
è grande e forte da per se stessa, ch’essa
non può che trionfare, lasciandola fare;
che l’errore non ha un nemico più terribile cho la verilà, e cbe questa non può
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e non dfive temere la lolla se la Inlorvenzione umana non la priva delle sue
armi naturali, vale a dire, della libera
discussione, avanti la quale l’errore non
può per lungo tempo resistere.
« Per queste ragioni, l’Assemblea generale dichiara che nessuno sarà coslretlo
a frequentare, nè a sostenere un culto
religioso qualunque: ohe nessun cittadino
potrà In verun caso essere molestalo per
le sue opinioni religiose, nè con pene
corporali, nè pecuniarie, nè in verun
altra gui^; ma tutti al contrario saranno
liberi di professare le loro convinzioni
in materia religiosa, e difenderle con argomenti, senza che ciò possa per nulla
aumentare o diminuire la loro capacità
civile.
«E sebbene questa Assemblea eletta
dal popolo neH’inlcresse della legislazione
ordinaria, non abbia alcun dirilto sulle
Assemblee simili che si succederanno, e
che in conseguenza sia cosa illusoria dichiarare la presente legge irrevocabile;
ciò non ostante noi crediamo dover dichiarare che i diritti nella presente legge
proclamati entrano nella categoria del
diritti naturali dell’uomo, e che ogni allo
che venisse per l’avvenire ad annullare
questa legge, o ad impedirne la sua libera azione sarebbe una infrazione al
diritto naturale».
Ci asteniamo per ora dal far commenti su questa legge, contentandoci
di presentarla siccome essa è alla considerazione di coloro che amano veramente il paese. Solo facciamo riflettere che nell’America, dopo adottata una lai legge, sparirono tutte le
discordie religio.se , e la pace e la
prosperitii successero a quelle orribili dissidenze che avevano per tanto
tempo lacerata l’America.
STUniI mJKMjICM
PROFEZIE
del Profeta Daniele
V.
Sj)ip«:,izioiie sloi'ici».
Le stesse espressioni della profezia,
e le testimonianze de’ Padri ci hanno
bastantemente spiegato il senso profetico e il giudizio della Chiesa in generale su questa materia, prima che
se ne avverasse l’adempimenln negl!
avvenimenti che accompagnarono la
dissoluzione del romano impero. Ora
ci conviene seguire l’andamento storico del papato.
Da principio il Papa non era che
il vescovo di Roma, che avea solamente giurisdizione nella sua propria
diocesi, ed era sottomesso agli imperatori. Godea la precedenza nei concilii generali, perchè Roma, ove egli
risiedeva, era la ciltà imperiale; questa precedenza però gli dava dritto al
primo posto d’ordine, ma nissunissima autoritti.
La traslazione della sede deirimpero, fatta da Costantino il Grande a
Bisanzio, chiamala poi per ciò Cosían-
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tinopoli, ebbe luogo (A. D. 330) per uu
allo di risenlimenlo contro i Romani,
che maltraltarono l’imperatore in occasione della sua professione del crislianesimo. Per lai modo allontanando da Roma l’influenza della
maestà imperiale, gillava, forse non
volendo, le fondamenta della podestà
papale, da che avvezzava i Romani a
riguardare il Papa come loro capo
visibile, 0 almeno come il primo personaggio della città. La conversione
dei Barbari, che invasero l’impero, al
cristianesimo diede occasione al Papa
di esercitare la propria influenza fra
loro. « In questi tempi, osservò Macchiavelli, cominciarono i ponleGei a
venire'Tn maggiore aulorilà che non
erano stati per l’addietro, perchè i
primi dopo san Pietro per la santità
della vila, e per i miracoli erano da^
gli uomini riveriti, gli esempi de’ quali
ampliarono in modo la religione cristiana, che i principi furono necessitali , per levar via tanta confusione
che era nel mondo, ubbidire a quella«.
(Nic. Mach., Isi. Fiorent., lib. I).
Ma l’accrescimento graduale della
potenza papale, accenuato dal senso
apparente della visione, e confermalo
dalla opinione della Chiesa, riempiva
un periodo di transizione di circa due
secoli, da Giustiniano e da papa Gregorio Magno, fino a Pepino e a Carlomagno. Perciocché durate quel
tempo avvennero certe mutazioni nei
tre regni gotici, che erano più immediatamente in contatto colla romana
sede, mutazioni che sono appieno
conformi alla predizione di Daniele
sul piccolo corno, e sulle Ire corna
che furono divelle all’ apparire di
quello. Se, stando alla profezia di
san Paolo ai Tessalonicesi, era necessario che la potenza imperiale regnante a Roma fosse distrutta per dar
campo all’arrivo deli’Anlicristo, bisognava per la stessa ragione distruggere quelle tre corna fra le dieci, che
potevano egualmente impedirlo. Or
considerando attenlamente la storia
de’ lempi, noi troviamo da principio
i Vandali entro i confini della diocesi
del vescovo di Roma nelle isole di
Corsica e di Sardegna, appresso noi
veggiamo gli Ostrogoti, ossia i successori di Odoacre nel regno d’Ilalia;
indi ci si presentano i Longobardi, i
quali, benché nell’A. D. 553 fossero
ancora in Pannonia, 50 o 40 anni
dopo scesero a conquistare la Lombardia e portarono le bandiere e le
stragi sin presso le porte di Roma.
È un fallo storico che queste potenze barbariche dominarono sui vescovi di Roma. Teodorico re de’ Goti
in Ravenna, dava la sua approvazione
all’elezione del Papa, e il nuovo Papa
non era tenuto per legitlimo senza
questa approvazione del re.
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I re \atidali, come seguaci dell’eresia di Ario, perseguitavano i cattolici, e di conseguenza anche i vescovi di Roma e i loro aderenti,
I Longobardi erano in tanto odio
prcsio i vescovi di Roma, chc papa
Stefano nella sua lettera a Pepino,
scritta in nome e da parte di san Pietro, dice che Pietro e i martiri tulli
sospiravano che fosse liberata Roma
dalle mani de’ Longobardi.
i!gli è dunque evidente che la distruzione di queste potenze era essenzialmente richiesta allo stabilimento
del potere spirituale del Papa, e questa distruzione è uno degli avvenimenti più notevoli della storia della
cristiaiiità d'Occidente. Nel 533 il
corno (ossia la potenza) dei Vandali
in Africa, e lunghesso le coste del
Jlediterraneo, e il corno (ossia la potenza) degli Ostrogoti in Italia furono
strappati e divelti dalle armate di
Giustiniano, capitanale da Belisario.
Non fdcciam parola dell’escrcilo greco
di flavenna, che come parte dell’impero d’Oriente, non può computarsi
fra le dieci corna (ossia potenze) della
Beslia profetica, le quali sono manifestamente le potenze uscite dalla
illuvione dei barbari. Il terzo corno,
che dopo quello dei Vandali e degli
Ostrogoti, dovette schiantarsi per dar
posto alla potenza de' Papi, pare che
fossero i Longobardi. Avendo essi
tolto ogni forza all’esercito di Ravenna, contribuirono ad agevolare a
Gregorio Magno e agli altri suoi successori il predominio in Roma. Essendosi però i Longobardi coll’andar
del tempo resi preponderanti in Italia
coir impadronirsi, come fecero nel
secolo Vili dell’esarcato, i papi Stefano 11 e Adriano I si rivolsero per
aiuto ai Franchi. Accorsero questi
condotti da Pepino e da Carlomagno,
e verso l’anno del Signore 774 sconfissero i Longobardi, e di assai terre
conquistate su loro, ne formarono il
cosi detto patrimonio di san Pietro,
dato in possesso de’ Papi.
Carlomagno venne formalmente filetto imperatore a voce di popolo dai
Romani, c incoronato dal papa (A. I).
779). Il figliuolo che sotto nome di
Luigi il Pio gli successe nell’impero,
confermò (A. I). 817), le fatte donazioni del patrimonio a s. Pietro e a
tutti i papi avvenire fino alla fine del
mondo, colle prerogative, e coi diritti
della sovranità. Da quel tempo in poi
il Papa accrebbe di mano in mano titoli e distintivi principeschi; alzò lo
stemma delle chiavi e finì col cingere
il triregno. Il cardinale Baronie all’anno 1159, osserva che il triregno
in origine non era che un’alta mitra
rotonda alla guisa d’una corona, »¡ìira turbinata cum corona. Ma Alessandro III pel primo aggiunse alla
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sua mitra una vera corona; Bonifacio
Vili, nel 1503, vi aggiunse la seconda, e finalmente Urbano V, nel 1362
vi volle aggiungere la terza.
Per tal modo l’aspelto del picciolo
corno si fece maggiore di quello degli
altri corni, che rimanevano spesso atterriti dalie minaccie de’ suoi anatemi
e delle sue scomuniche. (V. Newton
sopra Daniele cap. VII, e l’altro Newton vescovo sopra la profezia \^ I.
disc. 14).
La giurisdizione spirituale del Papa
si venne gradatamente estendendo su
quella degli altri metropolitani, ed egli cominciò a cangiare « i tempi e la
legge ». Verso la fine del secondo secolo nacque controversia tra le Chiese
greca e romana circa la celebrazione
della Pasqua. Policrate vescovo di
Efesoin unconciliotenuto (A. D. 197),
decretò si celebrasse uel giorno 14
della luna pasquale. DalTaltro canto
Vittore vescovo di Roma decretò si
celebrasse nel giorno 15, e si fece ardito di scomunicare per la lor dissensione le Chiese dell’Asia. Nel tempo
stesso fu introdotta un’ altra innovazione. La Chiesa greca osserva il sesto
giorno di gennaio come festivo della
Nalivilà e dell’Epifania, supponendo
naturalmente che il Cristo sia nato nel
giorno che apparve la stella ai Magi.
Ma la Chiesa di Roma le separò l’una
dall’altra sotto pretesto che la seconda
apparizione della stella ai Magi sulla
strada che conduce a Betlemme fu più
santa della prima, e per tal modo trasferì a capriccio la prima apparizione
e con essa la Natività del Redentore
ai 23 dicembre.
Nello scorcio del 578, e sul principiare dèi 379, papa Damaso ottenne
dagli imperatori Graziano e Valenliniano un editto, che lo investiva della
giurisdizione patriarcale su tutta quanta la Chiesa d’Occidente, e nel caso di
dubbi 0 difficoltà, autorizzava i ricorsi
a Roma. Molle lettere decretali su tal
proposito alle altre Chiese d’Occidente,
deirilliria, delle Gallie, della Spagna,
della Bretagna, e dell’Africa sono citale da sir Isacco Newton al cap. VIII.
Simile editto venne poi rinnovato e
confermato a papa Leone dall’imperatord’lDccidente Valentiniano III, (A.
D. 445), che vi aggiunse del proprio,
essere conlrario aU'anlica disciplina
che i vescovi si atteniassero mai di
far nulla senza l’autorizzazione del Papa, e cilali che fossero a comptftire
davanti al tribunale del Papa, doverli
tosto il governator delia provincia consegnare (V. Newton id.). Ma il principale innovatore dei lempi e delle leggi della Chiesa primitiva fu Gregorio
Magno eletto papa (A. D. 590). Per affettata umiltà si dette il titolo di servo
dei servi di Dio, servus servoruni Dei,
intendendo di contrapporlo al titolo
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niente crisliano (li vescovo Ecumenico
(ossia universale e cattolico), usurpato
da Giovanni patriarca di Costantinopoli. Disse anzi in quella occasione
che chiunque de’ vescovi si arrogava
tal titolo, era il precursore deH’Anlicristo cercando di primeggiare sopra
de’suoi confratelli.
Malgrado però tutte queste simulazioni di umiltà, papa Gregorio non
ebbe ribrezzo d’invadere la prerogativa, ossia la giurisdizione del patriarca Giovanni, assolvendogli un prete
di Calcedonia stato condannato da
lui per eresia. Eppure secondo la decisione del 4° concilio generale, Calcedonia era posta sotto la giurisdizione
del patriarca, e lo stesso papa Gregorio avea dichiarato di avere per la decisione dei primi quattro concilii la
stessa riverenza che avea pei quattro
Evangeli. Appena però gli venne il
destro di favoj-ire le pretensioni della
sua romana sede, lo fece senza scrupolo di sorta. Similmente compose
egli un rituale, che fu poscia dal nome dell’autore chiamato la lihiryia
Gregoriana, nella quale venne inserito
il purgatorio come articolo di fede.
Sotto lo stesso pontefice vennero in
uso le invocazioni de’santi e degli
angeli, le adorazioni delle reliquie, le
messe pei Vivi e pti morti-, furono tollerate le immagini nelle chiese, furono
spacciati per utili alla salute dell’ani
ma i pellegrinaggi, e le aspersioni coll'acqua benedetta, e le astinenze dalla
carne, dal latte, dalle uova nei giorni di
digiuno, e fu imposto il celibato del
clero. Laonde il pontificato di s. Gregorio Magno (canonizzato dalla Chiesa di Roma) forma veramente un’Era
nella storia ecclesiastica, parendo che
sia quella espressamente predetta nell’apostasia degli ultimi tempi, della
quale parla s. Paolo; « Ma lo Spirito
dice apertamente (purcos) che negli ultimi tempi alcuni apostateranno dalla
fede » (L Tim. IV. 1, 5, Col. I!. 16,
19, ecc.) dove l’Apostolo allude senza
alcun dubbio a questa stessa profezia
di Daniele, che noi andiamo investigando.
I compagni però del picciol corno,
ossia gli altri corni temporali e spirituali, non si sottomisero a lui senza
ripugnanza e senza iijolle opposizioni.
Egli dovette con bolle, con anatemi,
con interdetti e scomuniche fulminare
principi, prelati, e regni che non si
piegavano a’suoi voleri, e suscitare
guerre religiose sotto nome di crociate
or contro eretici domestici, or contro
infedeli stranieri. Sono conle le sanguinose battaglie d’ùrdine suo date
agli Albigesi, ai Valdesi, ai Wicleffiti,
al Lollardi, agli Ussiti di Boemia e di
Moravia, ai Luterani, ai Calvinisti, ai
Zuingliani, e le persecuzioni da lui
sempre avvivate ed accese coniro dei
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suoi nemici fino alia revoca dell’edilto
di Nantes fatta da Luigi XIV.
Il testo profetico annunzia, che il
picciol corno « parlerà male coniro
airAltissimo ». L’umile titolo infatti
di servus servorum Dei preso da Gregorio Magno fu ben presto scambiato
in quello di Vicarius Jesu Christi, il
quale in origine significava la stessa
cosa che servus, da che la parola vicarius negli autori classici suona veramenle servitore dei servitori. (Ilorat.
Sat. 11.7,9. Mart. II. 18). Ma l’adulazione dei partigiani lo ebbe subito
pervertito e lo trasse a significare il
vicegereqte di Gesù Crislo, e per una
strana coincidenza espresse la medesima idea della parola Amyjiarot; anticristo, che vuol dire anche Pro-Crislo, ossia chi fa le veci di Cristo o è
deputato di Cristo, come AvTí/3ao(X^^5
significa viceré, /ytìi/na,To^ vice-console
0 proconsole. Si attribuì per tal modo
l’autorità di Cristo, e si pose a regnare
in sua vece. Confrontate I. Gio. II.
19, con Matt. XXIV. 5, 24. E nell’atto che si manifestava, così o^ierando, avversario di Cristo, 1. Gio. II. 22,
si appropriava i titoli dovuti solamenle
al Padre e al Figliuolo, perchè ai papi come a N. S. Gesù Cristo fu applicato l’augusto nome di re dei Regnanti, e Signore dei signoreggiami,
e di Dio in terra, e Nostro Signore.
Così sta scritto che dovea farsi dall’uomo del peccalo (lì. Tessal. II. o, 4).
L’IISQUlSIZIOi\E A PARIGI
11 Chrislian-Times del 4 marzo porta
in fronte un articolo intitolato : 1 Madiai DI Parigi — Caso MisTEnioso; e noi
10 riportiamo qui tal quale, e i nostri
lettori comprenderanno facilmente percliè ci sia piaciuto d intitolarlo l'inquisizione a Parigi.
11 caso de’ Madiai in Toscana è senza
meno un eccesso di fanatismo dispotico
per se solo bastante a disonorare un governo cristiano ; ina come è un atto governativo, il partito clericale, che certamente n'è stato l’istigatore, può sempre
dire : noi lo troviamo giusto e legittimo,
noi lo lodiamo , ma noi non ne siamo
gli autori, non fu nostro il giudizio, è
11 foro che li condannò, noi non ne dobbiamo rispondere : al Governo sta di renderne conto.
In quella vece il caso di Francia non
pare opera del Governo, ma sì proprio
del partito clericale^ che abusando al solito del favore concessogli dall’ attuale
potere dominante , si è arrogata la facoltà giudiziaria e punifiva dell’ antica
Inquisizione. Giova sperare che il Governo imperiale avvisato a tempo dalla
stampa liberale d’Europa non sia tardo
a informarsi esattamente del fatto, e provvegga che la Francia non abbia mai a
sospettare o temere che vengano sotto
un Napoleonide richiamate in vita le infernali istituzioni del Sant'Uffizio, che
decimò cogli auio-da-fé la generosa popolazione di Spagna, e tenne per secoli
spaventata e tremante sotto la verga di
un frate inquisitore l’Europa.
11 corrispondente del Christian-Times,
dopo di avere premesso che tiene in sue
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mani i nomi e i documenti necessari a
provare la verità di (luanto espone, scrive
da Parigi il fatto orritiile clic segue :
« In uno dei quartieri più popolati di
Parigi vivea, anìii sono, una di quelle
coppie d’amanti, ctie sono qui tanto numerose, le cui unioni non sono legittimate nè dal matrimonio civile , né dal
religioso. Fruito di tale unione le nacque
un figliuoletto, e i genitori se ne sbarazzarono all’istante collocandolo iu un
ospizio di trovatelli. Non guari dopo una
giovine pei-sona assai pia venne a visitarli, e parlò con essi del santo Evangelo. Si risvegliarono allora con forza
nell’ animo del marito le religiose impressioni, che egli avea conservatesi in
cuore per anni senza badarvi, eiua moglie cattolica romana, come lui, riuuise
anch’essa potentemente scossa e attratta
alla lieta novella della salvazione, l'eiisarono allora di far legittimare il loro niatriinonio. Alcuni devoti seguaci del cullo
romano appena ebbero subodoralo la cosa
corsero a dissuadere i coniugi dal progetto di far t)enedirc la loro unione da
un Pastore evangelico, e con belle parole indussero il marito a condursi dall’arcivescovo, sperando che la presenza
di quell'alto dignitario lo dovesse inli■ morire. Ma non fu così. Egli manifestò
con coraggio le sue risoluzioni all’arcivescovo, e questi ebbe il buon senso di
mostrare il massimo rispetto per convinzioni così decisive e profondamente'
sentite. Li unì dunque religiosamente in
matrimonio il Pastore evangelico. La
prima cosa, obtiedendo ai precetti della
nuova credenza evangelica da loro abbracciala, pensarono a ritirarsi in casa
il fanciullo che aveano abbandonato, L’o
spizio ove l’aveano posto era diretto dalle
suore di S. Vincenzo de-Paoli, che hanno
gran numero di simili stabilimenti in
Francia e altrove. Quando la madre andò
a riprendersi il figlio, fu ricevuta di mollo
mala grazia ; le monache aveano già saputo che essa era col marito passala ¡dia
religione evangelica. LaSuperiora le disse
che sarebbe venula in persona a visitarli
nella propria loro abilazione, e avrebbero
parlato insieme.
Pochi giorni dopo infatti ella presentossi, e con severo cipiglio e sdegnoso
accento si jtose a conversare iu famiglia.
Disse che la sua visita non era diretta
ad altro che ad assicurarsi (jpgli occhi
proprii se essi aveano di cbe mantenere
il ligliuoletlo, die voleano ritirar dall’Ospizio. Si rivolse dapprima con alterigia
al marito, che Irovavasi essere allora in
letto ammalato, e poi avvicinatasi alla
moglie le disse ; « Ebbene : ora che voi
« vi siete fatti protestanti, dov’è la vostra
« regola di fedeV » Eccola qua, rispose
aH’istante quella povera donna, e moslrolle la lìibtiia. l.a religiosa l’aprì con
aria di dispetto, e cominciò a scartabellarla. Ma quale e (pianta non fu la sua
sorpresa quaiido vi lesse il nome di Gesù!
volta pagina , e di bel nuovo le viene
sott’occhio il nome di Gesù ! dappertutto
ella vede Gesù !
Il Voi dunque, esclamò allora, credete
in Gesù Cristo'i » — Se noi vi crediamo !
rispose la povere madre; egli è la sola
speranza nosira ! — Battendosi allora le
mani la Iteligiosa gridò con tale espressione di voce che è impossibile a descriversi : (I Oh me infelice che ho sempre
odiato i Protestanti! misera me, che ho
fatto soirrir tanto, quando mi capitavano,
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alle giovani figlie protestanti! » Appresso
ilonmiidò scusa delle altere parole che
uvea poco prima usate con essi, e con
l:el f,'arl)o (la loro si partì. Passarono
pochi giorni, cd eccola ritornare di nuovo , chiedere la-Bihhia, leggersela con
molta aviilitii, c rinnovate le medesime
scuse, accommiatarsi.
INon andò guarì che la moglie fu dalla
Superiora a restituirle la visita. Venne
molto amorevolmente accolta e trattata
da vera amica. La religiosa le disse ,
che appena tornata all’Ospizio si ehhe
comperata*#ina Bibbia, e l'andava leggendo cou grandissima attenzione , e
ciò che ^uvea so|)rattutto colpita, e
mutatii nlTatto d’idee , e penetrata infino al fondo dell’animo, era (|uel testo,
che le mostrava col dito : « t'o! ^iele salvali per la grazia me.dianle la fede ; e ciò
non da twi ; e il dona di Dio. « (Efes.
11. 8.) Vera cd unica scienza di salute
chc solo s’impara dalla Bibbia.
Scorsero così due o tre mesi , e più
la religiosa leggeva, e più si addentrava
nella verità , e meglio ne vedea la chiarezza c la luce»
Le lotte interiori frattanto che ella
dovea sostenere erano cosi ostinate e terribili , che (iresto ne fu sensibilmente
alterata la sua salule , e le altre religiose s’avvidero che in lei succedeva
alcun che di straordinario. Avea già essa
incominciato, hcntjiè in modi assai circospetti , a parlare con loro del divin
SalvaTOHE, fjuando accadde cosa che affrettò più di ((nello che essa non avrebbe
inai desideralo, il momento di doversi
manifestare.
Si sa che la Superiora è obbligata di
leggere , prima di consegnai le , tutte le
lettere indirizzate alle altre religiose ;
questa è la regola.
Un giorno adun([ue ella aprì una lettera scritta ud una delle suore da una
sua parente che stava -per morire. È da
sai>ersi che (|uesta giovine suora avea
da lunga pezza assai crudelmente perseguitata e tormentata la parente sua perchè protestante e biwna cristiana. In
una delle sue ultime visite era persino
giunta a dirle apertamente che al postutto ella si sarebbe dannata. Or la morente le inviava in quella lettera il suo
perdono , e il suo ultimo vale accompagnato da espressioni le più tenere che
mai. La Superiora fece subito chiamare la
giovine religiosa, e le rimise la lettera. ,
Costei leggendola proruppe in dirottissimo pianto , e gridò : « Oh ! ella era
n l)en più cristiana di me ! ella sì che
« canuninava nella via della verità ,
II mentre io forse cammino in quella
« dell’errore ! — Dite benissimo , sog
0 giunse la Superiora, io sono con voi :
« la fede della parente vostra è anche
« la fede mia ! — E sarà , riprese la
a giovine , anche la mia !» E in così
dire giltossi nelle braccia della madre
superiora.
D’allora in poi la Bibbia ebbe in quel
convento due leggitrici fedeli ed assidue.
La giovine suora comprese anch’essa la
verità della salvazione gratuita , e abbracciolla di tutto cuore , e fece in essa
progressi ancor più rapidi della Superiora. Il suo temperamento meridionale
però non sapea rassegnarsi alle precauzioni volute dalla prudenza , ed ella
non potè trattenersi dal prender le difese dei Protestanti alla presenza della
Ispettrice generale. Forse cadde allora
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iiclli insìdie , die le venivano |irobal)ilnieiite tese a disegno da dii, lei presente,
si pose a parlar male dei Protestanti.*
Comunque ciò fosse, l’ora di palesarii
era venuta, ed essa si didiiarò protestante. La Superiora, senza la minima
esitazione, confessò in i|uella stessa occasione la sua fede, e adempiè con sin
golare fermezza un così sacro dovere.
Ella avea giù più d’una volta ripetuto
con una sua amica di fuori : « Non dubitate , se io ora uso prudenza , vedrete
die a tempo e a luogo saprò anche
a^ere coraggio. «
In udendo lei che con tutta franchezza
confessava il nome di Cristo , sei altre
^religiose preser animo a far lo stesso.
Non vogliamo però dissimulare che a tal
atto lo indusse più presto l’affetto die
aveano per la loro Superiora , die non
l’ainore intimamente sentito per la verità.
In pena di tal confessione i Superiori
deirOrdine decretarono che tutte otto le
feligio.«ie fossero messe in carcere , e
vennero le poverine rinchiuse in una
stanza umida , oscura , malsana , dove
non era altro che un po’ di paglia.
Prima di notte però furono separate le
une dalle altre , e la più giovine , che
contava appena sedici anni e avea paura
dei sorci, non facea che fgridare dallo
spavento , perché la prigione in cui l’aveano rinserrata n’era piena. Quale costanza in tanta debolezza !
L’opera di Dio era già molto avanzata
nd cuore delle due prime religiose, ma
cominciava purea manifestarsi in quello
delle altre sei. Tutte le pendone che dovettero essere testimoni oculari del fatto
confessarono d’essere state soprattutto
commosse dalla dolce rassegnazione delle
pazienti. Quante le doveano avvicinare,
trovandole sempre mansuete al pari degli agnelli, ne restavano edificate. Una
servente più che mai affezionata ad una
di loro le trattò vefainente da amica.
S'incaricava di portar loro, passandolo
dalle une alle altre , il giornale in cui
suor R . , . . , figlia "del conte di . .. ,
dopo che ebbe abbracciato la religione
cbe insegna come noi ci salviamo mediante la fede , era venuto giorno per
giorno scrivendo le sue impressioni, i
suoi combattimenti, e le sue speranze.
La gracile complessione della Superiora non resse all'urto di tante agitazioni di spirito , e cadde presto ammalata, e la trasferirono nella infermeria,
rimanendo le altre in prigione. Poco
appresso però anche suor R... die infondeva coraggio a tutte , infermò , e iu
poche ore mori. Ma chi può dire con
liliali sentimenti?... Nessuna delle sue
ultime parole ha potuto passare la soglia
dell’infermeria , ma noi possediamo la
testimonianza della Superiora , la quale
così si esprimo in una lettera che io ho
sott'occhio ; « lo ricevo ogni dì notizie
« delle mie care sorelle , che mi fanno
« sapere tutto ciò che lor tocca di sof« frire. La mia E... (quella che é morta)
« mi diceva di seguire il suo esempio ,
« e di non parlar che cou quelli che pro« tessano la nostra fede ; ed aggiungeva
« che non potendolo ñire , essa non confi versava più che col suo divin Salvali tore. «
11 suo giornale avreblie potuto rivelarci il grado della sua fede viva. Qual
te.soro non avremmo noi discoperto in
quelle pagine, che portavano impressi i
12
sentimenti e le esperienze di queste anime religiose poste in contatto colla parola di Dio ! Di qual importanza non sarebbe il conoscere come quest’ammiratale conversione al Vangelo siasi compiuta
senza aiuto, nè concorso umano, ma
liei' sola potenza dello Spirito Santo ! Il
giornale era stalo confidato a mani amiche pcrchè venisse comunicato a persone
cbe ammiravan da lungi questa conversione, e pregavano con ardore per queste care sorelle-, ma non potè mai pervenire al suo ricapito. Vi fu chi s’accorse
che le prigioniere aveano corrispondenze
fuori, c poco prima che suor R... morisse furono fatte perquisizioni severissime. Temendo allora l’ammalata che per
causa sua non fosse compromessa la persona, a cui avea rimesso il suo giornale,
pregolla caldamente che lo liruciasse ;
quei fogli aveano compito l'opera di consolazione e d’ incoraggiamento per cui
erano stati scritti; la loro missione era
terminata. Per l'intramessa di (jnella medesinia servente, che abbiamo ricordato
di sopra, alcune leltere esortatorie giunsero nelle mani delle prigioniere, e ciò
che è meglio ancora si poterono inviar
loro copie del Nuovo Testamento.
Tulto (|uesto accadeva nel mese di settembre dell’anno scorso, La Superiora i
cui voti spiravano il 29 ottobre aspettava
con impazienza quel termine per uscire
dall’ordine ed essere libera; dappoiché le
suore di S Vincenzo De Paoli nou fanno
che voli temporanei, i quali per solito
non durano che lo spazio di S anni.
D'accordo colle altre aveva essa già
stabilito che tulte sette (perciocché l’ottava
le aveva già precedute nel cieb») si sarebbero unite per istituire a Parigi una
casa di carità tutta gratuita, dove esse
avrebbero diviso il loro tempo tra il lavorar d’ago per le famiglie indigenti, e i
far visite ai poveri ed agli ignoranli. l.a
Superiora possedeva 90,000 franchi dei
quali poteva disporre all’istante.
Mentre essa si confortava cosi in mezzo
alle sue sofferenze, l’alta amministrazione
del convento non si slava oziosa. Mandava dalla 'Superiora, perchè la inducessero a tornare nel grembo della Chiesa,
persone che le pareauo meglio capaci a
riuscir nell’impresa, e fra le allre mandò
pure una dama Inglese, che di protestante
erasi fatta caltolica romana. Questa signora nell’adempiere il suo uffizio di missionaria rimase per tal modo scossa nelle,
sue nuove credenze, che per poco tornò
almeno per metà protestante, a segno
che accomiatandosi un giorno dalla Superiora le strinse forte le mani e le disse:
«A rivederci! Il Signore Iddio vi farà la
« grazia di ricondurre all’ovile da cui cern cano staccarvi una pecorella di piùn;
Tengo in mie mani la lettera deila Superiora, da cui sono testualmente copiate
queste parole.
La violenza e la persuasione non giovando al bramato intento, l’alta ninniinistrazionc ebberieorso ad altri mezzi.Quatirodi
queste suore che perseveravano nella fede
furono mandate a 100 leghe di distanza.
Esse avevano promesso di scrivere loro
nuove sotto un certo convenuto indirizzo,
ma in quattro mesi che sono scorsi dalla
loro partenza non si è ricevulo veruna
notizia. LaSuperiora che facendo allusione al29 ottobre, giorno della sua uscita
dall’ordine, aveva detto a’ suoi conoscenti : Venite in quel giorno a vedermi
nella tal conlrada, al numero tale dove
13
ho scello la mia ah ila zione.,.. vi è stata
aspettala indurno dalla matllna alla sera.
Dopo fatte molte indagini si è saputo
che essa era stata brutalmente imprigionala di nuovo dopo una scena di violenze
in cui erasi giunto al sacrilegio di bruciare
una Bibbia con molli altri trattati religiosi.
D’allora in qua non si è potuto sapore
più nulla, e non si hanno afTatto notizie
di lei.
Dove starà? ....
Che farà ?____
Quali e quanti patimenti le faranno
soffrire?.....
Le mura entro cui l’hanno imprigionala sono mute, e la servente da cui sapevamo notizie, ha abbandonato il servizio delle religiose e nou osa parlare, nè
palesare ciò che ella sa. Si è finanche
allontanata ultimamente da Parigi, temendo d’essere cilata a far da testimonio
innanzi a qualche tribunale. Tulto ciò
che essa ha detto, partendo, è che le due
religiose cbe restano, non temono afTatto
per sè, ma vivono in grandissima pena
sul conto della Superiora. Comunque
però si trovino separate da ogni umano
consorzio persistono costanti nella verità
di cui dicono essere appieno convinte.
Dopo d’avervi scritto un lale avvenimento, io domando a me stesso, come
forse domanderà ciascuno che mi legga:
se tulio ciò è vero I Non sarebbe mai
questo uu sogno ? Così fosse ! ma purtroppo lutto è vero, reale, autentico ! Io
ho veduto le lettere; io ho esaminalo i
bolli della posta;io ho letto quelle pagine
commoventi ; io ho sentito palpitare il
cuore che guidava quella penna; io ho
interrogato le persone ehe ebbero più o
meno parte in simile faccenda, ed io ho
raccolto diligentemente i nomi c i fatti,
che gelosamente custodisco per non compromettere persona alcuna iu questo momento.
Eccovi però una prova, la quale per
indiretti che sia può farvi più che credibile il fatto. Uu amico mio incontrò a
caso, un agente della congregazione di
S. Vincenzo de’Paoli, e gli raccontò alcuni particolari di queslo fatto. Colui
mutò colore, e parve confuso come uomo
che sappia ogni cosa, ma teme che non
venga propalato il segreto. Promise di
volersene informare, ma da due mesi a
questa parte non ci ha comunicato
nulla. Trattanto però non ha niente confessato, e niente negato.
Eccovi se volete, un’ altra prova. Altro mio amico studente di medicina scandalizzato dal racconto di lali avvenimenti
ne fece parola con una Giansenista (così
chiamansi per alcuni in Francia le Suore
assistenti degl’ infermi ) che I’ assisteva
nella cura degli ammalali, e le ricordò
la carcerazione e la scomparsa della Superiora. Ella diede indietro dallo spavento dichiarando che ciò non era possibile; promise per altro di procurarsi
le prove necessarie a confondere una
così grave calunnia! Andò infatti a interrogare la servente della Superiora
deirOrdine delle Religiose di S. Vincenzo
de’Paoli, e tornata tutta confusa, non
solo confermò il fatto, ma ne diede
ragguagli che perfettamente coincidono
con quelli a noi pervenuti da diverse
parti.
Iu Francia non si può ricorrere ai
Tribunali contro tale attentalo, se non in
nome di un parente della vittima il quale
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si assuma le parli di accusatore, o attore. La cosa non è facile trattandosi di
uu ordine religioso di monache, ma
si spera che non sia lontano il giorno
in cui si avrà giustizia. Ma la prudenza
esige che per ora sì tengano segrete le
pratiche già incominciate all’ uopo. »
Sarà mai possibile, diciamo noi ora
confermando le speranze del corrispondente del Christian-Times, che l’odierna
civiltà della Francia non solo tolleri nelle
comunità religiose la giurisdizione di
carcerar le persone, ma quella ancora
di condannarvi persone che alla comunità non appartengono, come la Superiora
che fin dal 29 ottobre, avendo terminato
il tempo, per cui erasi obbligala a vivervi, non ha più relazione di sorta colla
medesima?
L’Imperalor de’Francesi nella sua costituzione, accettata dal sufTragio universale, assicura alla nazione il tranquillo
godimento delle libertà conquistate dalla
grande rivoluzione del 1789. Or se alle
monache e simili consorterie sono permesse le persecuzioni con prigionie, non
siamo noi risospinti di bel nuovo nell’antica tirannide della Inquisizione? Se
i conventi in luogo di essere associazioni
libere di persone che si riuniscono appunto pel dritto d’ associazione, diventano come quelli del medio evo o dei
paesi ancor governati alta medio evo,
luoghi di giurisdizione con forza coattiva
e con pene afllittive, qual differenza vi
ha più tra i tempi nostri di civillà avanzata e quelli dei secoli barbari? Qual
differenza tra la Francia d’oggi, e ta
Spagna d’isabella la Cattolica?
I Madiai di Toscana, e queste altre
Madiai di Parigi, se la civiltà dei governi
non provvede, sono agli occhi nostri i
veri precursori di quell’ antica barbarie
che torturò Galileo Galilei a Roma, bruciò Savonarola a Firenze, e inventò i
diabolici auto-da fè in Ispagna. Sì, non
dubiteremo giammai di ripeterlo, un
paese e un governo che tollera e legittima atli di persecuzione religiosa sotto
qualsivoglia pretesto, è un governo e un
paese vicino a cadere sotto la dominazione obbrobriosa e barbara dei frati inquisitori.
IVOTIXIE REIilCfOSE
San Vi.nce.nzo bei Favale. Mercoledì
9 marzo, siccome l’avevamo annunzialo,
ha avuto luogo nanti il tribunale di Chiavari il dibattimento della causa di Andrea,
Agostino, Stefano e Maria Cereghini, accusati d’ofTesa alla religione dello Stalo
con manifestazioni ad essa contrarie. La
difesa assunta dall’egregio avv. De Barberis, fu quale doveva essere, energica,
calzante, dignitosa, ma non valse; invece
dell’assoluloria cui aspettavasi il pubblico
testimone dei dibattimenti, il tribunale
emanò una sentenza che condannava :
Andrea, Agostino e Stefano (questi delti
incontumaci} a due mesi, e Maria a sei
giorni di carcere, computando dal momento dell’arresto. Noi non andremo sino
a dire che non imporli di una tal sentenza: bramosi di quanto possa procacciare
prosperità e gloria alla cara patria nostra;
persuasi, quali siamo, che mancheranno
tulte le altre liberlà del loro vero e stabile fondamento, finché non esista piena
ed intiera infra di noi ta liberlà di coscienza, non possiamo non rammaricarci
di quanto le è di ostacolo. Ma solo a qw-
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stoiniuto di vista ci rincresce la sentenza
del tribunale di Chiavari, cbe anzi considerandola dal lato dei progressi ch’cssa
immancabilmente farà fare alla causa dcll’Evangelo, noi uon possiamo che rallegrarcene immensamente. La fede religiosa, più d’ogni altro alTetto, si pasce di
sacrifizii : i Cereghini sono più attaccati
alla loro credenza, ora che per essa hanno
solTerto prigionia, che non lo fossero pria;
e parecchi nel sentirli con tanta mansuetudine e franchezza, rendere ragione
della loro speranza, si saranno persuasi
che la dottrina evangelica non è poi
quella dollrina diabolica e pestifera contro cui si sforzavano di metterli in guardia
i preti, e neH’iutimo del loro cuore si saranno decisi a diventare anch’essi cristiani
s, modo di questi perseguitati.
Firenze. La nobile lettera del Governo
inglese al suo incaricato d’afTari a Firenze a favore dei .Madiai è rimasta fm
qui senza nissun effetto. « Il duca di Casigliano, dice il Record, ha fatto quanto
era in suo potere per indurre il Granduca a valersi del suo dirilto di fare
grazia, ma questi Don ba voluto prendere
nissun impegno in quanto al momento
che crederà dover commutare la pena
pronunziata dal tribunale ».
CRONACHETTA POIJTÌCA
Torìxo. La macina del 15 il cannone
della Cittadella salutava festosamente il
di natalizio di S. M. il Re Vittorio Emanuele II.
— Il marchese di Pamparato dopo 40
anni di servizio neH’psercito e nella Corte
di .S. M. il He ha chiesto e ricevuto le
sue dimissioDi per bisoguo di riposo. In
sua vece è stato nominalo intendente
generale della lista civile di S. .\l. il sig.
commendatare Nigra già stato ministro
delle finanze.
— Domenica fu inaugurala l’apertura
della strada ferrata di Savigliano. S. M.
il Re onorò di sua presenza la festa accompagnato dalle LL. AA. RR. il Principe di Piemonte, il Duca di Genova, il
Principe di Carignano.
Senato del Regno. Nella seduta del
14 marzo respinse cou 23 voti contro 2i
la legge proposta dal Ministero intorno
al riordinamento della Camera di commercio. L’opinion pubblica in questo
fatto, come in quello del matrimonio civile, ha riconosciuto che l’opposizione alle
istituzioni liberali del paese è purtroppo
in piccola maggioranza si, ma pur sempre in maggioranza nel Senato. In tal
caso il Governo ha due rimedi; il l.^consiste nel togliere agli oppositori gli impieghi e i soldi che ricevono dal Governo
costituzionale perchè lo servano e non
perchè lo combattano; il 2." nell’accrescere il numero de’senatori con uomini
di sperimentata fede negli ordinamenti
costituzionali. Il 2.“ come più benigno
pare anche il più preferibile ai liberali,
e la Gazzetta del Popolo, e la Voce dsUa
Libertà, e il Parlamento, c l’Opinione
sono concordi nel suggerirlo al Governo.
Camera dei Deputati. Nella seduta
dell’11 fu aprovata la legge d’imposta sulle vetture pubbliche e private.
Nella seduta del 12 nacque una mozione
incidentale sulla pena della morte, perchè nel sabato precedente un appiccato
per delitto d’omicidio, fu staccato dal
patibolo per morto, e non era morto
come si scoprì nel fargli le esequie, avea-
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dolo inteso a tossire nella bara. Si accorso
allora a trarlo fuori, e assistito dai fratelli della Misericordia con tutti gli aiuti
e gli argomeoti dell’arte si mantenne io
vila per alcune ore. Riferitosi il caso
alla Camera si fecero diverse proposte
affine di abolire, o almeno diminuire di
numero le condanne alla pena di morte,
0 eseguirle non più colla forca, ma colla
ghigliottina, e senza pubblicità. Ma la
Camera adottò l’ordine del giorno proposto dal Deputato BrofTerio in questi
termini:
« La Camera invitando il Ministero
a presentare una legge che corregga l’attuale disposizione del codice penale intorno alla pena di morte, passa all’ ordine del gioruo».— Nella seduta del IS
fu approvata la legge per le promozioni
militari.
— Si fa noto che la farmacia centrale
della Città stabilita nel palazzo civico è
aperta durante la notte a servizio del
pubblico colla guardia continua di un
medico-chirurgo e di un assistente farmacista.
— Annunciamo con piacere che fino
da ieri il nostro telegrafo elettrico corrisponde con Parigi, Londra, il Belgio e
la Germania.
— La somma richiesla alla costruzione
della strada ferrata da Torino a Pinerolo
è intieramente formata.
Genova. Si è ordinata dagli amici della
emigrazione una questua, cbe faranno di
casa in casa due liberali Genovesi pei
poveri emigrati che stanno per essere
condotti sul San Giovanni in America.
Milano. La Gazzetta annunzia la formazione delle deputazioni di Milano, di
Pavia, di Como, di Lodi e Crema, diCre
mona, di Mantova di Bergamo, di Brescia
e di Sondrio incaricate di recare a Vienna in nome delle stesse provincie i rallegramenti per la ricuperata salute di S.
M. l’imperatore Francesco I.
Svizzera. Più di 57,000 franchi si son
raccolti dalla generosità dei Cantoni per
sopperire ai bisogni dei 6000 Ticinesi iniquamente cacciati di Milano dall’Austria.
— Dall’Austria non giunse ancora nissuna risposta alle due noie del Consiglio
federale, ma in tutli i Cantoni si manifesta uno spirito pronto ad impugnare le
armi, quando si negasse giustizia.
Vienna. La sera del 13 l’imperatore
intervenne al teatro imperiale, e vi fu
accolto col più grande entusiasmo.
— Un dispaccio telegrafico annunziò
questa mattina di lunedì 14 marzo la
morte del maresciallo Ilaynau, che ebbe
le famose accoglienze che tutti sanno dai
birrai di Londra per avere con inudita
barbarie fatto bastonare le donne a Milano.
iNGHiiTEnRA. Lord Russel ba proposto
la seconda lettura del bill, che toglie ie
incapacità politiche agli Israeliti. Nella
seduta della Camera dei Comuni del 14
marzo dichiarò che il Governo Turco aveva promesso all’Austria di ordinare alle
sue truppe che sgombrassero il Montenegro. Quanto al chiudere i porti turchi
dell’Adriatico al commercio inglese, disse
che il divano aveva notificato aH’jimbasciatore di S. M. Brit*annica che non si
farebbe finché il gabinetto inglese non
avesse dato il suo assenso.
Direnare G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
TIP. SOC. DI A. POSS E CO.MP.