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LA BUOIVA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PBEZXO D’ASS0CIAZ10:\E
(i domicilio
Torino, per un anno L. G,00 L.7,00
— per sei mesi « 4,00 » i,50
Per le provincie e l’estero franco sino
ai conlini, un anno . . L. 7,30
per sei mesi, » 3,20
AXnSeùovTit ìt èv
Seguendo ]a verità nella carità
Epes. IV. tb.
La Direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, a capo del Viale
del Re, N M2, piano 3».
Le associazioni si ricevono in Torino dal
sig. GIACOMO BIAVA libraio viaCarlo
Alberto in faccia al Caffè Dilei.
Gli Associati delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla libreria Biava.
Il cattolicismo e la tolleranza. — Lettere intorno allo spirito religioso in Italia XII.
— Il matrimonio orifitiano li. — Mansuetudine dei clericali.Baratteria oleri>
cale. — Notìzie religiose.—Cronachetta politica.
AVVISO IMPORTANTE
Cominciando col primo venerdì del Novembre venturo l’annO
terzo della Buona Novella, preghiamo caldametite i signor» Associali a rinnovare per tempo la loro associazione. 11 mezzo più acconcio
per gli abbuonali delle provincie, è un Vaglia postale, mandato
franco al sig. Giacomo Biava libraio, via Carlo Alberto, rimpetto al
-Caffè Dilej in Torino. — In Torino le associazioni si ricevono alla
medesima libreria evangelica di G. Biàva.
Il prezzo seguiterà ad essere come per Io passato.
Preghiamo altresì quei signori Associati che ancora non hanno
pagato a farlo quanto prima.
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Ili CATTOlilClSITIO
E liA TOIiliERANZA
» Il Cattolicismo è toUfraote, e
« CIO significa cbe non perseti girìts se n«B per abaso».
CattoUeo di Genova del
•lo ottobre 4853.
Per chi conosce le leggi canoniche,
per chi ba letto la storia della Chiesa
e delle naiìoni,per chi conosce 1 clericali, è una sfacciata menzogna l’asserzione del Cattolico che abbiamo posta
per epigrafe a questo nostro articolo.
Sono pochi mesi che il deputato clericale Angius proclamava nella Camera
elettiva che il Cattolicismo è mtollerante,e che non può non esserlo: la feroce confessione veniva accolta colla
disapprovazione della piìl gran parte
dei Deputati e colle grida delle Gallerie; ma i giornali clericali applaudivano
al loro campione. Noi non potremmo
comprendere come oggi il Cattolico
venga fuori in altri sensi da quelli
che altre volte ba proclamato, se non
sapessimo che i clericali si contraddicono assai facilmente, imperciocché
non parlano per principio, ma mossi
soltanto dall’ ambizione, dall’ interesse, dalla sete di dominio. Accettiamo DOB pertanto la confessione del
Cattolico, ed appoggiati a fatti incontrastabili , verremo dimostrando
ehe se il cattolicismo 'perseguita per
abuso, questo abuso è stato la vita
continua del Cattolicismo. Noi non
avremmo mai tratta una simile conseguenza se il Cattolico non ci avesse
stimolati e quasi costretti a farlo : ne
ricada dunque su di lui tutta la responsabilità.
Se la persecuzione è un abuso,
questo abuso lo troviamo nelle bolle
dei papi, nei decreti dei Concili, e nei
fatti: i papi dunque ed i clericali
sono stati i primi ad abusare della
dottrina cattolica della tolleranza:
ma se i papi ed i Concili che costituiscono la Chiesa cattolica hanno
abusato di una dottrina, la Chiesa
stessa è prevaricatrice, e l’infallibilità
dei papi e dei Concilii a cosa si riduce? Incominciamo dai papi.
Papa Pelagio nell'anno 556 eccitava il patrizio JVarsete a perseguitare
i vescovi della Liguria, della Venezia
e dell’Istria, perciocché si opponevano alle usurpazioni papali: e siccome Narsete, essendo laico, si facea
coscienza di perseguitare vescovi, il
santissimo Pelagio così gli scrivea:
« Non abbiate alcuno scrupolo di
« perseguitare tali uomini colla voli stra autorità........ecc. Signore, il
« vostro animo forse è timido, e non
« volet« comparire persecutore ; per
ii «iò vi ho dirette queste brevi pati role sulla autorità dei Padri: potrei
Il addurvi mille altri esempi e costili tuzioni per farvi evidentemente coli noscere che i scismatici devono
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« essere condannati non solamente
Il aH’esilio, ma anche alla confisca
« dei beni, ed alla prigione dura ».
La lettera di Pelagio a perpetua memoria è riportata nel Diritto Canonico, stampato per ordine di Gregorio
Xlll ; dunque o mentisce il Cattolico,
0 mentisce papa Pelagio, o la sua lettera, e i mille esempi e costituzioni
da lui citate sono una prova che la
Chiesa cattolica ha abusato sempre
della dottrina di tolleranza.
Papa Urbano il scrivendo al vescovo di Lucca, insegna non essere
omicida colui che di privata sua autorità uccide uno scomunicato. Papa
Leone IV scrivendo aU’esercito francese esorta i soldati a deporre ogni
timore e ad uccidere allegramente
tutti gli eretici, promettendo il paradiso a tutti coloro che morissero per
uccidere gli eretici. Papa Lucio III,
in una bolla del 1181, ordina che
lutti gli eretici sieno consegnati ul
braccio secolare, lo che significa, in
istile di curia .essere condotti a morte;
ed ordina a lutti i magistrati di prestare giuramento di far eseguire le
sentenze dei vescovi contro gli eretici ; che se si ricusano di prestare
tale giuramento, i magistrati sono
scomunicati, interdetti e decaduti dal
loro ufficio. Papa Innocenzo 111 nel
1212 pubblicò una costituzione nella
quale si ordinava la confisca dei beai
degli eretici, e riduceva cosi alla miseria non solo i pretesi colpevoli, ma
anche gl’innocenti loro figli: vietava
sotto pena di degradazione perpetua
e di infamia agli avvocati di prestare
il loro aiuto o consiglio per la difesa
degli eretici.
L’imperatore Federico li per riconciliarsi col papa fu obbligato a
fare delle leggi contro gli eretici talmente orribili da degradarne i cannibali : i papi Onorio III, Bonifacio
Vili, Bonifacio IX , Innocenzo IV,
Clemente IV ed altri approvarono tali
leggi, e le commendarono siccome
santissime.
Non ci sarebbe didicile di dimostrare come tutti i papi, niuno eccettuato, sono stati persecutori; ma per
dimostrare evidentemente la menzogna del Cattolico ci contenteremo di
indicare la bolla dommatica di papa
Leone X contro Lutero. Questi sosteneva la seguente proposizione che è
la trentesima terza ; « È contro la volontà dello Spirito Santo il bruciare
gli eretici : » il papa condannando
una tale proposizione siccome eretica,
venne a dichiarare la dottrina opposta, dottrina cattolica : quindi la
dottrina cattolica è, secondo la definizione infallibile di Leone X, che
gli eretici non solo debbono essere
perseguitati, ma che debbono essere
bruciati. Reverendi del Caliolito, o
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ritrattate la vostra proposizione, o voi
stessi siete eretici condannati da papa
Leone X. Ci asteniamo per amore di
brevità dal citare altre bolle di papi,
e passiamo a dire una breve parola
sulle decisioni dei Concili.
11 Concilio Lateranense HI, al capo
ventesimo settimo insegna così la tolleranza cattolica. Noi traduciamo le
stesse parole come si trovano registrate nei Concili di Labbé, tomo X;
n Noi vietiamo , dicono i padri
« del Concilio, sotto pena di scomu« nica ad ogni fedele di ricevere gli
« eretici nella sua casa o nelle sue
« terre, di proteggerli o di negoziare
« in qualunque maniera con loro.
« Noi ordiniamo, che siano pubbli« caraeute in tutte le chiese tutte le
« domeniche e giorni festivi dichia« rati scomunicali coloro che impie« gheranno gli eretici, li terranno
<1 con loro, o gli presteranno la meli noma assistenza: e vogliamo per
« questa stessa sentenza che soggiac« ciano alle stesse pene degli eretici
« ...... che coloro che sono legati
Il per qualche contratto agli eretici
Il sappiano che sono dispensati da
Il ogni dovere di fedeltà verso di
« loro.......i beni degli eretici sieno
Il confiscati ed i principi cattolici
■I abbiano il diritto di renderli schia« vi. Noi pieni di confidenza nella
« misericordia di Dio, e nella autorità
» dei beati apostoli Pietro e Paolo
« concediamo due anni d'indulgenza
Il a tutti i fedeli cristiani che prenII deranno le armi contro gli eretici ».
Siegue il decreto che amplifica una
tale facoltà ai vescovi, avuto riguardo
alle fatiche della guerra j e coloro
che non volevano obbedire ai vescovi
e prendere le armi contro gli eretici,
erano per decreto del Concilio scomunicati. Domandiamo ai reverendi
del Cattolico, i Concili generali insegnano le dottrine della Chiesa cattolica, ovvero gli abusi? 0 date dunque
una mentita al Concilio Lateranense
III, 0 dichiaratevi mentitori.
Il Concilio Lateranense IV tenuto
nel 1215 sotto la presidenza di papa
Innocenzo III, fu il Concilio più numeroso di Cristianità. In questo
Concilio fu rinnovala la legge del
Concilio III e ne fu accresciuto il
rigore: ecco le parole del decreto.
« Gli eretici saranno abbandonati al
Il braccio secolare per ricevere il doli vuto castigo; se sono chierici, prima
Il sieno degradati. I beni dei laici
II sieno confiscati, quelli dei chierici
Il sieno dati alla Chiesa. Coloro che
Il sono solamente sospetti di eresia,
« se non si giustificano pienamente.
Il sieno scomunicati, e se restano un
Il anno in tale stato, siano condan« nati come eretici. Le potenze se« colarì siano invitate, e al bisogno
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costrette per censura a prestare
pubblico giuramento di scacciare
dalle loro Ierre lutti gli eretici
indicati dalla Chiesa. E se si mostreranno negligenti , il vescovo
scomunicherà i signori temporali ;
se nel termine di un anno non
avranno scacciato gli ereiici, il
papa ne sarà avvertito, e dit;hiarerà
i suoi sudditi assoluti dal giuramento di fedeltà, ed esporrà le loro
terre alla conquista dei principi
I cattolici, i quali le possederanno
pacificamente dopo averne cacciati
gli Eretici...... i Cattolici che vestiranno la Croce per esterminare
gli eretici, godranno le stesse indulgenze di coloro che vanno in
Terra Santa. Scomunichiamo altresì coloro che ascoltano gli eretici, che li ricevono, che li difendono, che li aiutano. Essi sono
I dichiarati infami di pieno dritto, e
come lali esclusi da tutte le cariche;
i non possono essere consiglieri,
I non possono essere elettori e non
I possono essere neppure ammessi
i come testimonii; perdono il dritto
di fare testamento, di ricevere
eredità o legati. Nessuno dovrà
i comparire in giustizia alla loro di
1 manda; essi all’ opposto saranno
Í costretti di comparire alla domanda
1 di chicchessia. Se il fautore degli
eretici è giudice, noi annulliarao le
« sue sentenze , e ordiniamo che
« nessuno comparisca innanzi al
» suo tribunale ; se egli è avvocato,
« non sia ammesso a patrocinare j
« se è notaio, i suoi atti siauo di
“ niun valore ecc. h. Ecco la tolleranza cattolica ! ! Ci dicano ora i
clericali che la Chiesa non perseguita
se non per abuso.
Citiamo solo un altro documento
della tolleranza clericale per dimostrare ancora la buona fede dei nostri avversari: vale a dire i privilegi
degli inquisitori eslralti dal Bollario
Romano. Essi possono privare dell’impiego, degli onori e dei benefici
non solamente i Agli degli eretici, dei
loro fautori ed aderenti, ma anche i
figli di coloro che avevano ricevuto i
loro impieghi, onori, e benefici per la
raccomandazione di qualche eretico.
Gli inquisitori hanno facoltà non
solamente di bruciare gli eretici, ma
di fare demolire la casa ove un eretico è stato trovato, e le case vicine
se lo crederanno opportuno. Un tale
eccesso di barbarie divenne più assurdo per la risposta di papa Innocenzo IV. Gli inquisitori di Lombardia domandarono al papa cosa si dovesse fare di alcune torri nelle quali
gli eretici aveano cercato un rifugio ;
il papa rispose gravemente, che bisognava demolirle senza permettere che
mai più fossero riedificate!!
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Dovremmo ora dalle dottrine passare ai fatti ; ma siccome tali fatti
sono notissimi e d’altronde la Buona
Novella se ne è già occupata in vari
numeri e specialmente nel numero
41, così crediamo bene di non trattenerci più in una materia così dispiacevole che è la vergogna deH’Umanità. I clericali stessi arrossiscono per
le loro leggi e per la loro storia di
sangue, ma anzicchè confessare i loro
torti, anziché dire, abbiam peccato,
essi hanno l’impudente sfacciataggine
di mentire a dispetto della evidenza,
e con questo dimostrano che essi
sono sempre i medesimi, che se ritornassero i beati tempi che essi
desiderano, l’inquisizione riprenderebbe le antiche sue leggi, gli infami
suoi privilegi, e noi rivedremmo sulla
piazza Castello non più il falò del
23 giugno, raa i roghi di Varaglia e
di cento altri martiri del Vangelo.
LETTERE
ISTORI Alio SPIRITO RELIfilOSO
IN ITALIA.
XII.
Superstizione e fanatismo.
La dottrina di Roma la quale sottrae
la fede alla ragione per abbandonarla
all’immaginativa, strappa la morale alla
spontanea semplicità della parola evangelica per sottoporla alla cavillosa sotti
lità de’ casisti, per sostituire la pratica
arbitraria al precetto naturale, e stabilire
una uniforme maniera di pensare che
tolga la varia libertà di giudizio. Questa
dottrina ha messo in Italia radici profonde e vi ha portati i suoi frutti ; la
religiosità divenne superstizione, malattia dett’anima che fu in ogni tempo riguardata come meritevole di condanna.
L’educazione prima del fanciullo che
appena è capace ad accogliere la prima
idea, tende, seguendo fedelmente quei
principii, a renderlo alienato di mente,
schiavo passivo d'una superstizione grossolana. Sottoposto per tempo con una
scrupolosa regolarità alle più facili pratiche religiose, lo si attacca alle medesime per la paura dei tormenti, di cui
si ha cura di farne passare l'impressione
sul vergine spirito colle descrizioni più
rivoltanti. La verità di queste domestiche narrazioni gii verrà più saldamente
nell'animo confermala daH'istnizione del
tempio, ove con pivi vivi colori gli si
pingeranno questi soggetti di terrore, e
gli si apprenderà a diiBdare di sè e
d'altrui, ed assorbirà per tempo tutti i
semi fatah del fanatismo e dell odio. Ad
una tale istruzione verranno in soccorso
libri ove ad intervalli saranno foggiate
le più strane torture degli spiriti dannati che nuotano in un lago di fuoco,
avvinti da nodi di rive serpi, e graffiati
orribilmente da dèmoni spaventosi.
Da questo travolgimento dell’immaginazione ne viene che ad ogni incitamento al male che ci viene dalle passioni
inferiori, da interiore seduzione, l’uomo
volgare non crede già di avere a vincere
una sua naturale tendenza, ma bensì gli
influssi di uno spirilo a lui presente, <!i
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cui tiene perfettamente a momoria le
forme, e gli atteggiamenti.
La credenza negli spiriti maligni è
ancora comune alla moUitudioe de' popoli italiani, e su tal conto corrono narrazioni delle più strane ricende. I sepolcri, questo riparo estremo di pace,
sono ancora per il volgo soggetto di tema,
e l’anime di quei defunti che ivi hanno
riposo ricompaiono alle menti esaltate
nella tranquilla oscurità della notte, o
si fanno udire con rumori e lamenti, da
cui si liberano placandoli colla prece
pagata del santuario.
La preghiera più gradita, al credere di
questi popoli, è quella che il prete solleva nel tempio, ed il valore cresce in
ragione deH’otrerta, di cui egli raccoglie
il vantaggio. Questa confidenza cosi illimitata uell'eificacia della preghiera sacerdotale è promossa da un falso concetto del volere divino, il quale ad ognj
domanda lo si stima pieghevole agli umaai interessi e voleri. Il rituale ne è
il testimonio più irrefragabile > esso è una
panacea spirituale che ha rimedii e scongiuri per tutti i mali e per ogni sinistra
avventura; ve ne hanno per gli spiriti
malefìci, per gli animali nocivi o molesti, per le pioggie, per le siccità, per
le grandini, per infinite circostanze che
si estendono alla vita ed alla morte.
Come poirebbe tentare il prete di ricondurre a ragione le menti fuorviate dietro
si strane credenze? Non avrebbe egli aria
di voler scemare la fiducia nella beneficenza divina ? Non distruggerebbe egli
stesso quella fede cieca che consiglia e
promuove? Il prete non combatterà mai
la superstizione; quindi una popolazione
continuerà a vantare un’immagine mira
colosa discoperta nel modo il più singolare i un’altra avrà fede nel suono
portentoso di una campana valida a dissipare i turbini e le grandini desolatrici.
Vi sono innumerevoli paesi in Italia ove
tate credenza è così radicata, che sarebbe a temere un moto popolare qualora si volesse impedire di salvare per
si comoda guisa i minacciati raccolti.
In altri luoghi la temenza delle malie
è cosi radicata, che si usa scongiurarle
con segni delle mani e con amuleti. Il
miracolo è il segreto cbe assicura il dominio del prete sulla moltitudine, e lo
difende anche quando sia cessata intorno
a lui l’antica venerazione. Per il miracolo esso domina sulla natura materiale
e si tiene vincolata la parte spirituale
dell’uomo. Tutto ha il carattere del prodigio e da esso dipendono la vita come
l’eterna salvezza, la quale è meno l’effetto di una vita sinceramente cristiana
che deU’accidentalità dell'assoluzione.
L’accidente cosi sostituito alla legge,
sconvolse la morale che si pervertì nella
casistica. I.e idee più capricciose vennero
erette a precetti, le più leggere omissioni furono giudicate colpe gravissime,
dimodoché il bene non fu più discernibile dal male, e fu forza in tali dubbiezze rimettersi alle deciiioni del sacerdote.
Quali danni ne sieno alla morale derivati si può giudicare osservando come
non sia difficile il trovare tal individuo
che mantenga fedelmente la distinzione
dei cibi magri, dei digiuni e delle vigilie, mentre lo stesso giorno in cui avrà
con tanta fedeltà digiunato, commetterà
un furto, 0 darà mano ad uua trulla.
Non sarà difficile trovare tali individui
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che stimerebbero grave delitto il non
udire la messa nei giorni festivi, senza
eh« perciò sieno impediti la sera stessa
di avvinazzarsi , di appiccar litigio seguito da violenze o da ferimenti.
Tal donna che giudica colpa il non assistere alla prece del tempio, lo convertirà in luogo di men dicevole intelligenza, cbe essa più tardi suggellerà con
una vergogna domestica. Non vi è donna
che si prostituisca la quale non accenda
la lampada alla immagine d'una vergine
0 non le presti un culto particolare. Un
prete si farà scrupolo di bere un bicchier d’acqua dopo il tocco della mezzanotte, nè sarà trattenuto dallo infrangere abitualmente un voto, sacro per
esso, comunque conlrario a natura. Molti
si appendono al collo medaglie miracolose, che secondo i diversi bisogni di
ciascuno dovranno proteggerti dalle tentazioni diaboliche , dalle malattie, dai
birri e dalle forche.
Tutte le virtù furono egualmente dai
casisti alterate; la dignità che non transige fu giudicata superbia ; alla vera
umiltà cristiana che innalza l’uomo, si
sostituì l'umiltà del cinismo che lo abbassa; la sobrietà fu confusa coH’astinenza dai cibi che non preserva dalla
gola; la continenza libera fu tramutata
nei voti di castità obbligatoria che porge
un tristo riparo all’abbandono del pudore. La carità per amore del prossimo
si tradusse nell’elemosina a vantaggio
dell’anima propria, quindi i soccorsi dati
a caso, secondo le prevenzioni e largiti
sovente all’nzio ed al vizio.
È in questa confusione che la dottrina
di Roma gettò la fede e la morale; i popoli italiani obbediscono a questo rove
scio fatale, che è incentivo possente di
superslizione e di fanatica intolleranza.
I sacerdoti lo mantengono a tutta prova;
essi possedono la scienza dei doveri dell’uomo e la potestà di sciogliere le coscienze ; vale a dire gli Italiani per loro
fede commettono alla discrezione di un
terzo quella facoltà che ognuno tiene da
Dio a guida benefica, e che lo costituisce
l’ente responsale delle proprie azioni.
Quindi essi rifuggono dall’esame e si rivoltano contro chiunque sollevando un
dubbio ne proponesse lo scioglimento ;
amano meglio apparire increduli , che
cupidi di ricercare la verità, mentre un
devoto invece vi rappresenterà questa
giusta tendenza come una seduzione dell’orgoglio ed un pericolo di peccalo.
Le popolazioni italiane sono ligie in generale al comando del prete, ed a tutte
quelle pratiche che sono il segno dell’ubbidienza. Un atto aperto di indipendenza
è soggetto di critica amara e di riniproccio ; si vuol serbata ad ogni costo
l’apparenza, salvo a sottrarsi al maggior
peso degli obblighi religiosi deludendo
la propia coscienza, ossia togliendosi
per le finzioni, le reticenze, i proponimenti mille volte fatti e violati alla obbedienza della propria natura e della
legge divina.
IL MATIIIMOMO CRISTIANO.
IL
La Parola di Dio, la coscienza e la
legge devono essere la regola di tulte le
azioni religiose, morali e civili del ciistiano. Il matrinionlo essendo una delle
azioni le più importanti della vita, deve
essere regolato secondo queste tre norme :
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siccome lìontralto naturale si deve consullare la propria coscienza ; siccome
contratto civile la legge ; siccome azione
religiosa la Parola di Dio. Noi ci siamo
proposti di tratiare del matrimonio sotto
il punto di vista cristiano, e perciò lasciando che i politici ed i giureconsulti
trattino del matrimonio sotto il punto di
vista politico-legale, noi tralerremo i nostri lettori sul matrimonio dal lato religioso, esponendo le condizioni che la Parola di Dio ricerca in un matrimonio
cristiano.
La prima di tali]condizioni è generale,
cd importa che il matrimonio cristiano
sia fatto ilei Signore (i. Cor. vn, :^9J. Una
tale condizione costituisce l’obbligo di
consultare diligentemente la Parola di
Dio per sapere quali sieno le condizioni
che la Parola di Dio prescrive al matrimonio, e saputele, eseguirle. Una di quesle
condizioni è che il matrimonio sia celebrato tra fedeli. «Non vi accoppiate cogli
infedeli » dice S. Paolo (2. Cor. vii, I4J.
Ma questa condizione nou è tale che trascurata renda nullo e come non avvenuto
il matrimonio. Chi trascura una tale condizione pecca, ma non è nè iu concubinato,
nè in dirilto di sciogliere il suo matrimonio. Ecco la dottrina del Vaugelo: « Se
alcun fratello ha nioglie infedele, ed ella
consente d’abitar con lui, non lascila. Parimente ancora la donna che ba un marito infedele, se egli consente d’abitar
con lei, non lascilo. Perciocché il marito
infedele è santificato nella moglie, e la
moglie infedele è .santificata nel marilo».
(1. ai Cor. vii, ì% 13, U).
Un’altra condizione cbe la Parola di
Dio pone ai matrimonii cristiani è il
consenso dei parenti, allorché i figli
sono solto la patria potestà. Il quinto comandamento della Legge di Dio che ordina di onorare il padre e la madre non
soffre eccezione per l’atto il più solenne
della vita quale è il matrimonio: e nun
solo una lale eccezione non è espressa
nella Parola di Dio, ma il diritto di maritare i figli si attribuisce espressamente ai
parenti. Dio padre del primo uomo non
lasciò Èva acciò Adamo la prendesse da
sè in moglie, ma la menò egli stesso ad
Adamo (Geues. ii, 22). Lo stesso Dio ordinò ai parenti di dare la moglie ai loro
figliuoli, e non ordinò nè permise ai fit^li
di prendere nioglie contro la volontà, od
all’insaputa dei parenti (Esod, .\xxiv, i6:
Deuter. vii, 5: Gerem. xxix, 6). E iivl
Nuovo Teslamento lo stesso diritto è altribuito ai parenti siccome una cosa noia
e sulla quale non poteva cadere questione
alcuna (1. ai Cor. vii, 36, 58). Tale é la
potestà dei padri sul matrimonio de’figli,
che il padre può rendere nullo il mairiniooio fatto dai tigli senza il suo consenso
(Esod. XXII, 16, 17). 1 Patriarchi ricevevano la moglie dai parenti: cosi Abramo
diede la moglie ad Isacco (Genes. xxiv):
Giacobbe fu mandato da Isacco a Labuno
onde avere in moglie una delle sue figlie
(Genes. xxviii); Ismaele ricevè la moglie
dalla sua madre Agar (Genes. xxi) : Sansone innamorato e di naturale fervenle
anzichenò non ardi tórre in moglie la giovane che amava senza che prima i suoi
parenti gli avessero dato il consenso e
l’avessero domandata per lui (Giud.xiv).
Noi evangelici crediamo che Dio è
che unisce gli sposi nel matrimonio (.Malt.
XIX, C) : ma Dio non può unirli se nun
alle condizioni che Egli stesso ha imposte.
Se la Legge civile nc impone delle altre
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ehe non distruggaDO quelle imposte da
Dio, e cbe non sieno in opposizione con
quelle, la cosa polrà stare; ma se una
Legge, qualunque essa sia, vorrà togliere
le condizioni che Dio iia imposte, od aggiungerne delle altre a suo capriccio, il
matrimonio contratto secondo quella Legge sarà un matrimonio puramente civile,
se la Legge emana da legittima autorità;
ma non sarà un matrimonio cristiano e
benedetto da Dio. In tale caso il cristiano
deve uniformarsi alla Legge civile, ma
osservare altresì le prescrizioni della
Legge di Dio.
Queste sono le cose che Dio prescrive
per la validità del matrimonio; ma oltre
a queste che possono chiamarsi prescrizioni positive, vi sono uella Parola di Dio
delle prescrizioni proibitive; e queste
sono quelle cose che Egli vieta nel matrimonio.
Primo divieto divino è la poligamia,
ossia l’avere due o più mogli nello stesso
tempo. Il matrimoDio è un'istil.uzione divina: dobbiamo dunque risalire a’ suoi
principii per trovarla nella sua purità.
Quealo metodo di ragionare tenne Gesù
Crislo coi Farisei (Matt. xix, i, S): «Non
avete voi letto che Colui che da principio
fece ogni cosa, fece gli uomini maschio e
femmina? E disse: perciò l’uorao lascierà
il padre e la madre, e si congiungerà con
sua moglie, ed i due diverranno una stessa
carne: talché non sono più due ansi una
stessa carne ». Tale dottrina è cosi chiara
che non abbisogna di ulteriori schiarimenti. Noi evangelici dunque detestiamo
la dottrina di coloro che ammettono la poligamia, e non esiliamo punto a qualificare
una tale dottrina per empia, anticristiana,
sovversiva delia santità del matrimonio,
ed indegna di essere tollerata in una civile società.
Vieta altresì Iddio il matriniouio fra
parenti, e nella Parola di Dio sono stabiliti
quei gradi di parentela nei quali il matrimonio è vietato. Questi gradi sono espressi
nel capo xviii del Levitico. È vietato da
Dio il matrimonio dei padri e madri coi
proprii figli ; dei figli colla madrigna; Ira
fratelli e sorelle o carnaH, od anche solamente uterini; degli avoli coi nepoti, cioè
coi figli 0 figlie dei figli ; dei nepoti co’ zìi
0 colle zie, cioè coi fratelli o sorelle del
padre o della madre, e con coloro che
sono stati mariti o mogli de’ zìi o delle
zie; è proibilo ii matrimonio fra il suocero
e la nuora che è stata moglie del figlio ; è
proibito il matrimonio fra cognati ; non
si può avere in moglie la madre e la figlia,
0 la figlia della figlia.
Tali SODO i gradi di parentela fra’ quali
Iddio vieta il matrimonio; e noi evangelici
crediamo cbe niuno abbia diritto di dispensare in tali gradi nè con danaro né
senza-, e che un uomo che voglia dispensare da una Legge di Dio commetta un
grave attentato coulro lo stesso Dio > siccome crediamo che peccano coloro che
domandano ad |Un uomo la dispensa da
una Legge di Dio. Noi però riconosciamo
che la legittima aulorilà può per il bene
della società porre altri impedimenti per
il matrimonio in quanto è contralto civile,
ed il cristiano sarà obbligato ad accettarli
purché non sieno contrari alla Legge di
Dio.
Queste sono le cose che Dio nella m
Parola ordina, o vieta espressamente nel
matrimonio. Vi sono però alcune altre
cose nella Parola di Dio che sebbene non
sieno ordinate, sono però permesse: tali
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cose sono la poligamia successiva, ed ¡1
divorzio nel caso d’adulierio.
I montanisti, fanatici del secondo secolo,
furono i prinii » negare al cristiani il dirilto di rimaritarsi dopo la morte di uno
de’ due coniugi; ma tale dottrina è direttamente in opposizione colla dottrina del
Vangelo; si veda specialmente il capo VII
della lettera ai Romani v. 2, 3.
Noi abbiamo detto ehe il divorzio per
cagione di adulterio se non è da Dio
ordinato, è però da Lui permesso. Che
non sia ordinato è evidente, imperciocché
l’adulterio essendo una gravissima offesa
chc il coniuge innocente riceve dal reo,
Dio non ba voluto vietare all’innocente di
perdonare; ma se Dio non ha ordinalo il
divorzio nei caso d’adulterio, lo ha bensì
evidentemente permesso. Diffatti noi leggiamo nel Vangelo di S. Malteo al capo v,
verso 31, 32 queste precise parole intorno
al divorzio ; « Or egli fu detto che chiunque ripudierà la sua moglie, le dia scritta
del divorzio. Ma io vi dico, che chiunque
avrà mandata via la sua moglie, salvo che
per cagion di fornicazione, la fa essere
adultera; e chiunque avrà sposata colei
che è mandata via commette adulterio ».
Lo stesso è delto nel capo xix, verso 8, 9.
Egli è chiaro '¡dunque siccome la luce del
mezzogiorno, che l’unica causa legittima
di divorzio secondo il Vangelo è l’adulterio.
Noi troviamo è vero nelle Leggi romane,
anche in quelle falle da imperatori cristianissimi delle Leggi intorno ai divorzii,
nelle quali oltre all’adulterio s’assegnano
altre molte cagioni di divorzio, ma è da
Considerarsi che Leggi civili della socielà
non possono essere sempre modellale sul
Vangelo ; nella società vi «ono molli che
non credono al Vangelo, e sono tollerali
in essa; non è giusto dunque cbe per
Legge sieno costretti ad uniformarsi al
Vangelo. La socielà regola il matrimonio
come contralto sociale : il cristiano si unT^
forma agli insegnamenti del Vangelo; se
la Legge gli permette di fare uu divorzio
per altre cagioni, non l’obbliga però a
farlo ; ed egli cbe sa non potere in coscienza abbandonare la nioglie che per
cagione di adulterio, sa chedeve astenersi
dal domandare per allre cagioni il di-^
vorzio.
Ci resla ancora a parlare di altre cose
che impediscono il matrimonio cristiano,
lo che faremo D. V. in un prossimo articolo.
mal\sleti]di;\e
DEI CLERICALI.
Gli evangelici allorché sono perseguitati, dispregiati, oppressi o dai clericali
o per opera loro, siccome tengono ii Vangelo per mica regola di loro condotta sopportano pazientemente, e pregano per i
loro per.secutori. Ma è così che fanno i clericali? Noi non vogliamo entrare a giudicare te persone lasciando a Dio il giudizio
di esse; ma parliamo di principii. Riandando la sloria di quei beali tempi che i
clericali richiamano, ed ai quali si sforzano di ricondurre le nazioni, estrarremo
dalla polve dell’antichità e presenteremo
ai nostri leltori alcuni documenti atli a
provare quale sia la mansuetudine dei clericali verso coloro che han voluto rivendicare i loro diritti che il clero gli aveva
usurpati. Noi citeremo le fonti cattoliche
dalle quali prendiamo lali documenti, acciò i noslri lettori possano vederli origi-
12
nalmente, tanto superano ogni espettazione.
Sia primo documento la bolla del santissimo papa Giovanni XXtl, riportata dal
Rainaldi all’anno 1545, num. 42, fino al
58. Ludovico di Baviera vuole liberare
Roma dal giogo papale; il papa scaglia su
di lui in una bolla le più orribili maledizioni: eccone un piccolo saggio. «Venga
su di lui e improvisamente l’opprima il
tradimento. Sia maledetto uel suo entrare,
maledetto nel suo uscire. 11 Signore lo percuota con cecità, e c;on pazzia, e lo renda
furibondo: il cielo scagli i suoi fulmini su
di lui. L'Ira dell’iddio onnipotente, e dei
sanli aposloli Pietro e Paolo si accenda su
di esso. Tutto il mondo combatta contro di
lui; la lerra si apra e lo inghiottisca vivo.
Il suo nome si cancelli in una generazione:
gli elementi lutti gli sieno contrarii; la di
lui abitazione sia deserta, ed i meriti di
tulti i sanli lo confondano, e dimostrino
aperlamente la vendetta su di lui: i di lui
figli sieno scacciali dappertutto, e sieno
innanzi ai suoi occhi presi dai nemici che
li uccidano i>. È un papa che maledice così
un imperatore!
Edmondo Marlene, autore caltolico e
prete, nella sua erudita opera dei riti antichi della Chiesa, pubblica i formolari
delle scomuniche che usavano i clericali.
Per non essere soverchiamente prolissi,
ri porteremo soltanto alcuni brani delle formole che si usavano dai preti, allorché
scomunicavano coloro che, fossero sovrani, 0 governi, o particolari, mettevano
le mani sui beni così detti ecclesiastici.
Questi tali secondo quei formolari sono
privati della partecipazione ai meriti (udite bestemmia!) di Dio Padre, Figlio, e
Spirito Santo; di Maria, degli Angeli, degli
Apostoli, dei Martiri, e di tulli i santi. «E
se non si atTreliano ad emendarsi ed a riparare i torti fatli alla nostra mediocrità,
noi li percuotiamo di una eterna maledizione, e li condanniamo ad un perpetuo
anatemd. Soffrano la collera del Giudice
supremo; sian respinti dalla eredità dei
suoi eletti; nulla più abbiano di comune
nè con i cristiani viventi, nè con Dio, nè
co’suoi sanli ; anzi sieno rilegati col diavolo e co’suoi ministri nei tormenti della
fiamma vendicatrice, e del dolore eterno.
Sieno in orrore al cielo e alla terra, e in
questa terra stessa sieno crucciati co’tormenti infernali. Sieno maledetti nelle loro
abitazioni; maledetti nei campi; maledetto
sia il cibo che mangiano; maledetto il
frutto del loro ventre. Maledetto tutlo
quello che posseggono dal cane cbe abbaia
intorno a loro, fino al gallo che canta per
loro. Sieno partecipi della sorte di Datan
ed Abiron cbe l’inferno ha inghiottiti viventi; di Anania e di Saffira cbe mentirono
agli apostoli del Signore e caddero morti ;
di Filato e di Giuda traditori di Cristo. Non
abbiano altra sepoltura che quella degli
asini; e in tal guisa si estingua la loro iampana nelle tenebre le più folte ». Cosi imprecavano i clericali contro quei cristiani
che cercavano rientrare uei propri diritti.
Ma fossero pure stali colpevoli, è queslo il
linguaggio cristiano, il linguaggio di chi si
dice seguace di Colui «he pregava per gii
stessi suoi crocifissori ?
Le parole rapportate appartengono al
primo formolario di scomunica che si
dava per le piccole usurpazioni (così essi
le chiamano) dei beni temporali dei
preti : per le cose di maggior rilievo vi
era un formolario più terribile. Eccone
le parole tradotte fedelmente dal latino:
13
0 Che Michele e tulli gli angeli li maledicano , li distruggano e li precipitiao
col demonio e ce’suoi compagni dal regno dei cieli. Che san Pietro e tulti gli
apostoli ii maledicano e li distruggano,
e in virtù della potestà ricevuta da Dio,
li leghino in questo secolo e li perdano
nel secolo avvenire. Che san Stefano e
tutli i martiri li maledicano e distruggano, e cangino la loro superbia in una
eterna umiliazione. Che san Martino e
lulti i confessori e preti h maledicano,
e li distruggano, e li facciano nell’iQferno dividere la sorte degli eretici che
han rovesciata la Chiesa, Che Maria, la
santa madre di Dio e tutte le vergini li
maledicano, e li distruggano, e li gettino
nfll’inferno insieme coi perturbatori della
Chiesa. Che tulti i santi di Dio li maledicano e li distruggano, e li facciano torturare nei tormenti con i detrattori e
persecutori dei buoni......In tal guisa
siano essi maledetti nei secoli, e le loro
stesse preghiere siengli imputate a delitto:
sieno dai loro giudici condannali, sieno
brevi i loro giorni, e il demonio alla loro
destra cancelli continuamente la loro memoria d'in su la lerra n.
« Ora per l’autorità del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo e dei santi ca
noni essi sieno maledetti e dannati seuza
misericordia; sieno separati dal consorzio dei santi e dei cristiani; non vi sia
chi abbia pielà dì loro. Se cadono maiali,
niuno ardisca visitarli ; niuno ardisca
ascoltare la loro confessione, né pregare
per loro ; non ricevano la comunione, nè
sieno sepolti. Ma poiché ignorando la potenza di Dio han voluto rendersi insensibili , ahbian parte coi cani alla sepoltura
dei cani (neppur dopo morte si placa lo
sdegno dei preti!). Periscano insieme col
diavolo ed i suoi compagni nei tormenti
deirinferoo: sieno dunque dannali e per
ora e per sempre. Amen, amen, fiat,
fìat«. Clericali rispondete: è questo il linguaggio del Vangelo? [Continua]'
B.\UATTEUI\ CLEIUCAIE
Nel numero 48 della Buona Novella
veniva, a nome della Direzione, stampata la seguente dichiarazione, io risposta all’asserzione dell’armonia ; essere
la pubblicazione del Rogantino Piemontese un nuovo tentativo dei Protestanti
in Torino.
« Siccome suole l'Armonia con questa parola alludere ai cristiani evangelici, noi cì crediamo in obbligo di dichiarare nel modo più positivo, sicuri
di non venire smentiti : ,
1“ «Che la Chiesa evangelica di Torino,
come lale, è del tulio eslranea alla summentovala pubblicazione;
2" «Che nemmeno uno fra gli scrittori
di delto foglio, per quanto ci consta,
appartiene alla Chiesa evangelica ;
3“ Il Che nessuna socielà, unione o comitato evangelico aiuta o protegge questa
pubblicazione ».
Ora che fa di quesla dichiarazione il
pio giornale ? — Riportandone solo il
primo o linea , e tacendo assolutamente
dei due altri , egli sbracciasi a fare su
quel primo, e specialmente sulla parola
« come lale » che stampa in carattere
maiuscolo, quei commenti spiritosi che
ognuno suppone, ed ai quali lutti sarebbe stato più che risposto quando si
fosse riportala per intiero la nostra dichiarazione. — Cbe modo leale di com-
14
battere gli avversarii !... Ma facendo
questa riflessione, noi ci dimentichiarao
che i clericali sarebbero da gran tempo
fuori di combattimento adoperandone un
altro.
9TOT1ZIE REIiieiOSE
Scomunica bi un Vescovo. L'Univers
del 13 corrente riporta un Breve del
papa, in data del 28 agosto, di cui riportiamo un estratto secondo la versione
del Cattolico.
« 11 nostro dovere ci obbliga di eleK vare la voce coniro uno scandalo graH vissimo succeduto testé, con noslro
« gran dolore nel Belgio Olandese, nel« l’elezione e consecrazione del falso ve« scovo di Deventer. Sapete infatti ehe
Il Giovanni Van Santen che usurpò il ti« tolo d’arcivescovo d’Ulreoht da molto
Il tempo e che perciò fu scomunicato e
« interdetto da ogni funzione del mini« stero pontificale dal nostro anteces« sore Leone XII ; sapete che Giovanni
K Van Santen testé impose sacrilegamente
t le mani ad Ermanno Hey Kamp preir ventivamenle eletto da una adunanza
«di scismatici per usurpare il vescovato
n di Deventer, Ora costui ardì informarci
Il di questa specie di promozione con una
Il lettera piena di false proteste di fede,
n di pietà e di obbedienza, come se baie stasse rispettare solo colle parole la
Il Chiesa cattolica e l’autorità della Santa
« Sede, quando appunto la si dispregia e
Il si oltraggia colle opere.
Il Con questa lettera in virtii della noli stra autorità........scomunichiamo Erti manno Hey Ramp,,, 11 quale incorrerà
K in nuove pene lorchè oserà di hene
« dire il santo Crisma, amministrare la
« Confermazione, ordinare sacerdoti ecc.
II ecc.».
Toscana,. — Miss Cunninghame è stata
liberata; ma non sappiamo ancora a fjuali
condizioni. Sembra però che il cattolicissimo Granduca vi ¡abbia fatta la figura
del Don Chisciotte: cosa ne dice il Cattolico ?
Bei.gio. NeU’occasione del matrimonio
del principe reale di Brabante, tutte le
autorità hanno presentato a gara degli
indirizzi: quelli dei vescovi, dice una
corrispondenza del BuUetin du monde
chretien, facevan pietà, lanto erano meschini. Dopo il loro matrimonio i principi reali hanno assistilo come padrini al
battesimo di una campana (!j. Il vescovo
di Liegi funzionava. Per dare un’ idea ai
nostri lettori di quello che pensa la Chiesa
caltolica intorno al battesimo delle campane, riporteremo alcuni brani del discorso del vescovo ufflciante in quella
occasione.
0 Fra tutti gli oggetti della chiesa deli stinati al suo sacro servizio, pochi ve
Il ne sono la di cui benedizione essa cir
II condi con tante eeremonie e tanta soli lennità : ciò è perchè pochi oggetti
Il hanno un carattere più cristiano della
«campana. Essa è nata nella Chiesa,
Il ed alla chiesa sola deve la sua esili stenza : la sua origine è interamente
Il sacra; di là viene quella grande cura,
li e direi quasi, quell’amore materno di
Il cui la Chiesa la circonda consacran
II dola al servizio divino.
Il Come il fanciullo che la Chiesa adotta
« nel battesimo, essa la copre ordinariati mente di un velo bianco, la purifica
K con acqua santa, fa fumare sopra di
15
« esB* l’incenso dei preziosi profumi sic« come sulle oblazioni destinate ai sa« orifizi: essa la segna della sua unzione,
« come i suoi preti, e corae i suoi figli
« la pone sotto la invocazione dei santi,
« e gli dà un nome di essi.
« Ed affinché questa semplice analogia
« col battesimo sia più completa, il co« stume vuole che sieno chiamali paci drino e madrina alcuni dei testimonii
«di una tal ceremonia : ed ordinaria« mente una tale funzione è eseguita dalle
« persone le più distinte, e qualche volta
» ancora dai membri della reale fami« glia, onore insigne che riceve anche in
Il quest’oggi la Chiesa di Liegi con la più
<! viva riconoscenza dalla bontà del Re e
« delle loro Altezze reali......Dopo di
>i averla santificata in tal guisa (la canili pana) per la destinazione religiosa che
Il le assegna, la Chiesa associa la cam
I pana a tutli gli atti I più importanti
» della vita del cristiano.... »
Ha.»(nover. — 11 28 settembre nella
città di Amburgo, alla presenza di un’immensa folla, fu gettalo in mare il primo
baslimenlo che sia stato nel continente
specialmente destinato all’opera delle missioni evangeliche. Il Pastore Harms, accompagnato da 400 cristiani evangelici,
giunse sul luogo a mezzogiorno per dirigere l’impresa, raccomandandola a Colui
che solo manda glioperai nella sua messe.
II nome del bastimento è La Rer/ina Candace: costa I4|m. talleri, dei quali 12|m.
SODO già pagali. Ieri (20 ottobre) deve
aver fatto vela per il Capo cou 8 missionari evangelici ed 8 coloni che desiderano aiutarli nell’opera. 1 missionari si
propongono di spargere il Vangelo fra i
selvaggi di Gallas sulla costa orientale
dell’Africa. È pur troppo vero che il protestantismo è moribondo quando dà tali
segoi d’agonia!
CR0^’ACI1ETTA POLITICA
Torino. — Martedì sera ebbe luogo una
dimostrazione contro il minisiro Cavour,
col pretesto deH’incarimeDto del pane. Lo
intervento della forza armala e l’arresto di
alcuni fra i principali agitatori non tardarono a ristabilire l’ordine. L’indomani leggevasi sugli angoli delle vie, accanto ad
una notificanza molto energica della (?uestura, il seguente proclama del Sindaco:
II Sl.Vn.VCO DELLA CITT.Ìi DI T(lltl.\0.
•I Alcuni traviati ai quali si aggiunsero
ìd seguito uomini di mal afTare e di sinistre intenzioni, tentarono ieri sera di turbare l’ordine pubblico col pretesto dell’incarimento del pane.
« Quando pure il prezzo del pane fosse
straordinariamente incarito, la qual cosa
però non é, l’immancabile mezzo per
farlo ancora aumentare sarebbe di turbare
lu tranquillità pubblica, diminuendo la
fiducia sulla quale si appoggia il commercio.
III fatti sommamente biasimevoli e criminosi ieri sera accaduti, sono tanto piCi
da deplorarsi in quanto che essi ebbero
luogo appunto dopo che il Governo aveva
già dati i savi provvedimenti ben noli per
favorire l’arrivo dei grani forestieri, e
mentre il Governo e il Municipio attendono
con ogni sollecitudine a provvedere lavoro
per le classi operaie nella prossima invernata.
Il Le condizioni annonarie del paese
I essendo ben lontane dall'essere sufficienti
16
per ispiegare il tumulto di ieri, è troppo
evidente chegli autori di questi disordini
sono creduli e ciechi islromenti di partito.
nCoucittadini !
« Permetteremo noi che alcuni pochi
uomiui spinti al male da oscuri raggiratori, dai nemici dello Statuto, del Re e del
P.iose abbiano a compromettere la oos(r.i
|)alria, e manomettere le nostre libertà?
« Persuaso il Sindaco che l’immensa
ni:i;.'gioranza dei cittadioi, la quale diede
già tante prove di devozione e di aiTetlo
ili Re, allo Staluto ed al Paese, vorrà ant:iie in questa circostanza mantenere l’a('(¡uistata fama, è convinto che nessuna
turbolenza sarà per rinnovarsi; ove poi
«■entro ogni aspellazione nuovi scandali si
ivessero a lamentare, allora egli fa assegnamento sull’energico contegno della
('.uardia Nazionale e di tutli gli onesticitlatlini, l’efficace concorso dei quali non
clibe mai a mancare ogniqualvolta l’Autorilà si rivolse al loro patrioUismo.
u Torino, dal civico palazzo,
ÌQ ottobre 18S3.
« Notta ».
Il medesimo giorno i membri della
Camera dei Deputati che trovavansi in
Torino si recarono dal presidente del
Consiglio per esternargli il loro dispiacere per l’accaduto nella vigilia, ed assicurare il Governo del Re del loro spontaneo e energico concorso ; lo stesso fece
ieri manina ruffizialità della Guardia Nazionale in corpo ; ed ambedue quelle deputazioni n’ebbero dall’onorevole Conte
di Cavour, insieme a parole di ringraziamento, l’assicuranza che il Governo
era deciso a valersi di lutti quei mezzi
legali onde mandare a monte gl’insensati e malvagi sforzi dei Demici delle
nostre liberlà. La città da mercoledì in
poi è tranquillissima.
Asti. Le Società operaie dello Stato
riunite per mezzo dei loro deputati in
congresso generale nella citlà d’Asti, informate delle disgraziate dimostrazioni
di Torino, presero iinmaulinenle, dietro
)roposta deiriniiero ufficio di presidenza,
a seguente deliberazione:
« Il congresso delle Socielà operaie,
stimando di potere nella persona dei deputali Intervenuti farsi interprete delle
Socielà qui rappresentate;
« Intese le notizie della dimostrazioné
fatta ieri sera a Torino;
« Dichiara altamente di disapprovare
sifljtte manifestazioni ».
Una simile deliberazione, soggiunge
con ragione la Gazzetta del Popolo, non
può a meno che eccitare l'ammirazione,
e commuovere quanti sentono io cuore
vero amore, vera carilà di patria.
Danimarca. — A Cristiania ed a Stocolma il cholera sla per cessare. Nella capitale della Norvegia furono già riaperti i
teatri chiusi a motivo deH’epidemia.
Principati Daniìkiani. — La condizionata dichiarazione di guerra della Porla
alla Russia, cioè se l’ullima potenza non
sgombra i Principati entro 14 giorni, èglà
arrivata in Bukarest. Siccome la Russia,
da quanto si dice nel crocchi militari, non
aderirà a lale domanda, si riguarda ineviiablle il conditto. lu crocchi bene informati si assicura che il Danubio sarà passato Il 9 0 il 10 correnle.
Turchia.—L’entusiasmo fra i Turchi
è al colmo. 1 preparativi di guerra si Tanno
con un ardore indescrivibile, e le offerte
volontarie in danaro, armi e cavalli sono la
prova più convincente del senlimenlo generale che prevale io questo momento
fra i Turchi. L’armala di operazione sul
Danubio e nell’Anatolia ammonta a 217
mila uomini.
Direttore G. P. MEILLE.
Giuseppe Mirapel gerente.
TIP. 80C. DI A. PONS E COHP.