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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Sellimanale
della Chiesa Valdese
Anno 99 - Nnm. 21
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TORRE PELUCE - 23 Maggio 1969
Ammin. Claudiana Torre Pellice • C.CJ*. 2-175S7
SINODO OONGIUNTO METODISTA-VALDESE. A ROMA
Un punto di arrivo o di partenza?
La dala 14 - 16 maggio 1969 resterà per le nostre chiese metodiste
e valdesi un punto di arrivo o sarà
un punto di partenza? Quale è il significato della convocazione, delle
deidsioni e delle prospettive di queste giornate? Quale relazione possiamo vedere nei confronti della Fe. derazione delle Chiese evangeliche
italiane?
(Questi interrogativi vengono naturalmente posti da chiunque abbia
ui) vivo interesse ad una maggiore
e più efficace azione delle comunità
evangeliche in Italia. Potreanmo dire che questa unione è giunta tardi,
che ])oteva essere fatta al minimo
vcnt’anni or sono, per non rievocare le antiche vicende dei lontani
tentativi di unione tra la Chiesa Libera e la Chiesa Valdese. Arriva do[)o che tutte le paure per la perdita
di qualche valore da parte delle due
Clviese è stata accuratamente eliminata con garanzie di ogni genere e
contro qualsiasi pericolo di eventuale rivoluzione. Arriva in ritardo conte le cose che devono a un certo
tuo mento arrivare in porto per una
lunga logica interna, con un notevole logorio di tutto quello che dovrebbe e potrebbe dare freschezza
di novità a decisioni veramente valide.
(iosì abbiamo concluso con un
buon agreement le questioni giuridiche concernenti le condizioni di
jMsaaejwft -.dai. valdaai w ehiese méto«?diste e di metodisti in chiese valdesi, evitando, come qualcuno diceva
in modo faceto, che l’olio si mescoli al vino, mantenendo attraverso i
vat i jtassaggi la caratteristica confessionale originaria. Abbiamo cercato
di definire in modo più organico le
jui-'ibilità di una partecipazione a
servizi comuni sul piano tecnico e
amministrativo, ci siamo ancora una
volta chinati sulle diaspore e sul lavoro delle grandi città. Il primo
giorno del nostro Sinodo ha effettivamente portato il segno di una amministrazione ordinaria, senza miti,
senza voli, senza originalità alcuna.
I aiuochi sono fatti, le, garanzie delrimmobilismo comune sembrano date. I nomi non cambieranno e la vita potrà continuare con le sue diverse etichette nelle nostre tranquille
paludi.
^ ^ li!
Potremmo quindi essere tentati di
fermarci al punto di arrivo; un po’
stanco, un po’ deluso. Per gli uni
sarà venuto come la fine di una interessante polemica fra chi calvinista fu poco e fra chi arminiano non
fu mai, da altri come un concordato fra viandanti, che percorrendo la
stessa strada devono pure accettare
una segnaletica confacente ai tempi
e libera dall’amarezza delle antiche
polemiche interevangeliche. Ma una
tale valutazione sarebbe, nonostante
Papparente oggettività, profondamente sbagliata. Sbagliata perché le
giornate del Maggio ’69 sono state
per le nostre Chiese un punto di arrivo nella luce della riconoscenza
verso un Signore, straordinariamente paziente e misericordioso verso le
nostre comunità, per cui già il fatto
di non essere scomparse sotto i molteplici urti delle correnti e le pressioni costituisce un fatto interessante e vero.
Ma quelle giornate sono un punto
di partenza, per la profonda allegreizza che hanno recato nel cuore
di molti. È sorto e si è approfondito il convincimento che quando gli
uni si riuniranno insieme si tratterà
di una unità. In questi termini il
professore Bruno Corsani ha colto
l'istante storico dell’evento. Abbiamo capito tardi, ma abbiamo capito
forse definitivamente che una comunità, cosi fortemente segnata dal ca
rattere dispersivo dei suoi elementi,
non ha soltanto l’alternativa di una
ancor più segnata dispersione teologica, spirituale, organizzativa, ma
può vivere più intensamente la sua
vocazione autenticamente evangelica e non soltanto confessionale in
una prospettiva di fiduciosa fraternità e di impegno più vasto e più
intenso.
La decisione di tenere fra due anni la prossima sessione congiunta a
Torre Pellice, con invito a che tutta
la Conferenza metodista si svolga in
quella sede, è orientata verso la necessità di non più dividere le sessioni sinodali, che devono offrire alle
Chiese una compattezza e una profondità che possono essere raggiunte soltanto con un maggior tempo
a disposizione. Se questa decisione
deve essere interpretata positivamente, essa lascia intravedere la convocazione ogni due anni, in sedi diverse, delle due maggiori assisi delle nostre chiese. Questo implica che
gradualmente i temi essenziali del
cammino delle nostre Chiese, sia sul
piano della ricerca teologica come
su quello della vita concreta e della
strategia evangelistica, saranno trattati insieme e vissuti insieme nell’ascolto comune della parola del Signore e delle indicazioni che man
mano ci verranno date dal confronto delle nostre posizioni. Siamo cioè
usciti dal vicolo cieco del provincialismo -eonfeesionale-' per ■ oamm inare
insieme in una riconoscente valutazione dei doni dati dal Signore non
per una egoistica conservazione di sé
stessi ma per un servizio compiuto
con un ritmo e una sensibilità pluralistici.
La seconda giornata è stata, nonostante le sue notevoli carenze, dovute alla povertà dei documenti, un
anticipo su quello che può essere la
verifica biennale del nostro cammino sulle questioni più vitali. Il tema della predicazione, dopo i sussulti del Sinodo 1968, si è inserito
come domanda, fermento, ricerca,
speranza nelle nostre chiese. Abbiamo capito che non ci si poteva fermare ad una visione unicamente
ideale e statica, ma che si doveva
avvertire un continuo aggiornamento, che ci facesse sentire la contemporaneità dell’Evangelo, che conferisce dinamica, critica, ricerca ad
ogni atto della comunità e del mondo. Il cammino della predicazione
non può continuare a svolgersi in
un continuo e logorante aut aut, ma
deve man mano afferrare le situazioni nella loro complessità, col coraggio deU’analisi, con la lucidità di
una intelligenza spirituale, che non
si lasci ipnotizzare e fanatizzare dalle mutevoli forze in atto nella presente generazione, ma sappia penetrare e individuare l’occasione, il
tempo opportuno (in greco, il kairòs!) che ci è dato per l’ascolto e la
obbedienza a un Evangelo che non
si lascierà mai integrare in alcun sistema.
* * *
Quale sarà il rapporto di questo
cammino valdese-metodista nei confronti degli altri compagni di viaggio della Federazione Evangelica
italiana? Non siamo profeti ma dobbiamo pur dire che l’allargamento
della tematica connessa con la presenza e la dinamica delle forze evangeliche non si impoverisce, ma si
arricchisce quando acquista una
maggiore concretezza, per cui il
cammino degli uni non è più soltanto teorico, ma assume il volto
concreto di una collaborazione leale vissuta in esperimenti comuni,
con programmi comuni, con fini unificati.
In tal caso non è da sognatore
pensare che il lavoro unito dei vaidesi e dei metodisti sarà un aiuto e
non un ostacolo al lavoro unito di
tutti gli evangelicF italiani. Usciamo
così dalla concezione già tanto diffusa, secondo la quale non vi sia per
noi altra possibilità che quella dettata dai binari obbligati di una logica
confessionale, che non viva l’ampio
respiro della vita dello Spirito in
una comunione fatta di ricerca impegnata.
Ma usciamo anche dai binari obbligati di una unione organizzativa,
che non rispecchi l’autonomia e la
libertà profonda dei diversi gruppi,
delle varie correnti e delle singole
comunità.
Mi sia conces,so di terminare queste considerazioni .con un augurio.
Il secondo Congresso delle Chiese
Evangeliche italiane aveva precisato
il valore della chiesa locale come
elemento ecclesiologico primario.
Forse questo tema dovrebbe essere
maggiormente approfondito in un
tempo di specializzazione come il
nostro. Fino a qual punto i nostri
Sinodi sono autenticamente l’espressione delle comunità locali? Come
vengono immessi là dinamica, l’imprevisto, l’allegrezza o la delusione,
i piani di azione e le esitazioni, che
compongono l’alterna vicenda della
vita interiore dell^ nostre comunità,
nei quadri e nellailvita degli organi
ebe le rappresent•:'#»? Come vive, la,
singola comunità, il respiro della
sua obbedienza all’Evangelo? Come
deve essere intesa? Come deve essere modificata? Quale è il peso e l’apporto delle comunità non « parrocchiali »? Verso quali trasformazioni
ci dobbiamo orientare?
Pensiamo che un tema di questo
genere, e non è il solo, potrebbe essere più interessante e vivo che una
regolamentazione dei problemi concernenti il culto e la liturgia, che
sono diventati l’oggetto della delibera conclusiva del Sinodo ValdeseMetodista. Le nostre assemblee sono chiamate a una maggiore riflessione sui fermenti autentici esistenti
nelle nostre comunità, piuttosto che
lasciarsi afferrare dalla tentazione
di tutto regolamentare con norme
troppo fisse che non conterranno
mai la forza e la fluidità della vita
dello Spirito. Carlo Gay
Pentecoste 1969
Messaggio dei presidenti del Consiglio ecumenico delle Chiese
Dio rinnova
Dio rinnova!
Tale è stato il messaggio centrale della quarta Assemblea del Consiglio ecumenico delle Chiese riunita a Uppsala nel 1968.
Nella sua azione sempre straordinaria lo Spirito Santo ci ha fatto
comprendere in modo nuovo ciò che egli dà alla Chiesa. Abbiamo così
riscoperto il piano di Cristo il quale mediante lo Spirito Santo vuole
condurre tutti gli uomini, di ogni generazione, di ogni razza e di ogni
condizione all’unità organica e vivente in lui sotto la paternità universale di Dio.
Dobbiamo quindi continuare a ricercare l’unità di tutti d cristiani,
pur realizzando un’apertura nuova al mondo, nel vivo delle sue aspirazioni, dei suoi successi, della sua febbre e della sua disperazione. Dobbiamo pure denunciare ogni snaturamento dell’umano nella vita degli
uomini, cominciando dalla comunità cristiana.
Abbiamo riscoperto la nostra responsabilità nel partecipare alla lotta
che milioni di uomini conducono per una maggiore giustizia sociale e
per lo sviluppo. Per la prima volta nella storia, comprendiamo che Tunità della famiglia umana è il dovere cui non possiamo sottrarci. Il nostro
compito comune è quello di vegliare a che tutti gli uomini condividano le
risorse del mondo e ne usino in modo retto.
Facciamo urgenza alla comunità e ai cristiani affinché accettino gioiosamente questa responsabilità come un segno della loro obbedienza
a Dio. Dobbiamo contribuire alla ricerca di strutture adeguate a livello
internazionale e nazionale: il nostro contributo al fondo per lo sviluppo,
come Chiesa e come individuo, deve rappresentare un vero sacrificio;
soprattutto, dobbiamo sensibilizzare coloro fra i quali viviamo nella realtà della sofferenza umana e mostrare loro quali sono le reali possibilità
di spezzare il circolo vizioso della miseria.
Crediamo che lo Spirito Santo è all’opera nel mondo e nella Chiesa;
corregge e dirige gli sforzi di tutti, in vista del rinnovamento incessante
del nostro pensiero e delle nostre comunità. Della sofferenza degli uomini egli fa una potenza di trasformazione. Dà una voce a coloro che
non si odono e insegna il silenzio ai chiassosi. Ispira agli uomini il desiderio di accostarsi a Dio e di conoscere la rivelazione del suo Figliolo.
Rallegriamoci dtmque dei doni dello Spirito «per l’utile comune»
^(1 Cor. 12: 7) e siamo pienLcii speranza, poiché colui che ci ha chiamati
ci darà purè“'fantàsià cor'aggio e perseveranza per rendergli testimonianza con le nostre parole e con i nostri atti.
Uniamoci perciò nella preghiera dell’Assemblea:
O Dio, Padre nostro, tu puoi fare nuova ogni cosa.
Ci rimettiamo a te: aiutaci
— a vivere per gli altri, poiché il tuo amore li avvolge tutti;
— a ricercare quelle verità che non abbiamo finora saputo vedere;
— a ubbidire a tutti i tuoi comandamenti che finora ci siamo limitati ad ascoltare;
— ad avere fiducia gli uni degli altri, nella comunità che ci hai data.
Il tuo Spirito ci rinnovi, nel nome di Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro
Signore.
Amen.
I PRESIDENTI DEL C.E.C. '
Patriarca Ghermanos di Serbia, Belgrado, Jugoslavia
Vescovo Hanns Lilje, Hannover, Germania
Pastore D. T. Niles, Atchuvely, Ceylon
Pastore Ernest A. Payne, Pitsford, Inghilterra
Pastore John C. Smith, New York, U.S.A.
Pastore W. A. Visser ’t Hooft, Genève, Svizzera
Vescovo A. H. Zulu, Eshowe, Africa del Sud
III II II miMiiiiiitimiMimiii 11111101111)111111111111111111'
iiiimiiiimiiiuiiiiiiimitliiiiiiiiiuiim .ii
Le giornate sinodali romane
Fra inevitabili ma pesanti questioni amministrative e regolamentari e
il problema travagliato della predicazione e della testimonianze, oggi
Centoquattordicl deputati valdesi e
cinquantasette metodisti si sono riuniti per due giorni, il 15 e il 16 maggio,
nella chiesa metodista di via Firenze,
a Roma, per la sessione congiunta della Conferenza Metodista e del Sinodo
Valdese. Sul cammino verso l’integrazione si è segnata una tappa modesta,
ma decisa, comunque si possa e voglia
valutare il fatto stesso dell’integrazione e il modo in cui è stata impostata.
Assai diverse e contrastanti sono, infatti, queste valutazioni. Ma, come ci
è stato richiesto, vogliamo ora limitarci alla cronaca, sforzandoci di renderla il più obiettiva possibile, anche se
uno l’entusiasmo non se lo può dare.
Del resto questa nota di lieta fiducia
la dà Carlo Gay, qui a fianco.
I partecipanti alla sessione congiunta si sono riuniti, la sera del 14, nella
chiesa valdese di piazza Cavour, con
un certo numero di evangelici romani,
per il culto di apertura. L’assemblea è
stata guidata, nella liturgia, dal pastore Sergio Aquilante (m), mentre la
predicazione è stata data dal prof.
Vittorio Subilia (v). Il testo era il racconto evangelico della tempesta sedata
sul mar di Galilea (Marco 4, 35-41) e
il predicatore ha in un primo tempo
dato un quadro vivido, impressionante della crisi radicale e globale che,
come una tempesta, ha investito la
nostra generazione : comunità familiare e sociale, compagine statale, economia, giustizia, università, morale collettiva e personale, quanti
“ordini” sconvolti dalle fondamenta!
E nella chiesa, non solo questa situazione non può non avere riflessi diretti e immediati, ma la crisi va ancora
assai più a fondo, toccando i fondamenti stessi della fede, la realtà e vivezza del rapporto con Dio, fino alla
punta^estrema, ma significativa e tutt’altro che isolata, della teologia della
morte di Dio. Anche se non ne possiamo disconoscere i lati positivi, purificatori, la secolarizzazione mostra
quali dèmoni si annidino anche in essa. In questa situazione, i cristiani e
le Chiese si danno da fare come i discepoli si dimenavano nella barca
squassata dalle onde, ma come allora
non ce la fanno a reggere il mare scatenato; illusorio è pensare di potere
affrontare questa crisi, una tempesta
di tale entità e profondità, con le proprie forze, con certi aggiornamenti,
con ristrutturazioni, collaborazioni e
fusioni, con mutamenti di rotta: la
Chiesa fa acqua da tutte le parti. Ma
il cuore della nostra distretta sta nel
fatto che, a differenza dei discepoli
sul mar di Galilea, non si sente esplodere dalle nostre Chiese l’invocazione
di aiuto, la preghiera, magari turbata,
esitante, dubbiosa, nella tesa e dolorosa dialettica fede-incredulità, ma pur
cosciente che solo in Cristo troviamo
risposta, in lui solo Dio ci salva, ci
trae fuori dalle più disperate e disorientanti situazioni. C’è da chiedersi
anzi se, sia pure inconscio, non formulato, senza conoscere il suo Interlocutore, il grido d’invocazione non
salga a Dio dall’infinita sofferenza di
tanti milioni di uomini, che nella loro
muta rassegnazione o nella loro urlata rivolta sembrano chiedere al loro
Creatore : « Non t’importa che noi periamo?» (e noi sappiamo quanto questo grido ci concerna). Tanto più grave, tale di scuoterci rudemente, cade
su noi e sulle nostre chiese il rimprovero-di Gesù, Signore della tempesta
e della crisi : « Perché siete così paurosi? come mai non avete fede?». Ma
è di questa rude parola che abbiamo
bisogno: essa sola può ribadire nella
nostra coscienza inquieta l’irriducibile
(continua a pagina 2)
2
N. 21 — 23 maggio 1969
pag, 2
SESSIONE CONGIUNTA
METODISTA . VALDESE
Le giornate sinodali romane
(segue da pag. 1)
realtà della potenza redentrice di
Cristo.
Seguita con tesa attenzione, questa
predicazione, ricevuta con semplice e
intensa partecipazione da alcuni, è stata da altri discussa, negli intervalli
ira i lavori sinodali. Ci rallegriamo di
sapere che sarà pubblicata e speriamo che stimoli la riflessione della fede nelle chiese; a noi pare comunque
che essa non sia stata smentita, ma
anzi immediatamente confermata nei
lavori sinodali e in particolare nella
giornata di dibattiti sulla predicazione, in cui il problema della secolarizzazione è stato troppo ignorato.
* * *
Subito dopo.il culto, i deputati vaidesi si sono recati nell’Aula magna
della Facoltà Valdese di Teologia e,
condotti da un seggio provvisorio presieduto dal past. R. Jahier, si sono costituiti in Sinodo Valdese, hanno nominato il proprio seggio e hanno votato il loro costituirsi validamente in
sessione congiunta con la Conferenza
Metodista, l’indomani. Il Seggio congiunto, che ha aperto i lavori la mattina del 15, dopo un breve culto presieduto dal past. Salvatore Ricciardi
(v), era così, costituito: pre,sidenti
Mario Sbafii (m) ed Elio Eynard (v),
vicepresidenti Giorgio Peyrot (v) e
Pietro Trotta (m); Sergio Aquilante,
Data per scontata la loro fondamentale unità, le due Chiese decidono
l’integrazione dei servizi, della regolamentazione, delle commissioni di
studio, ai servìzio di un migliore sfruttamento di doni compiementari
Come è noto, la prima giornata della sessione congiunta della Conferenza Metodista e del Sinodo Valdese è
stata dedicata ai problemi della integrazione fra le due Chiese, ed è stata
la più fiacca delle due giornate, taxito
che vi è stato chi ha lamentato il singolare ordine dei lavori: prima le
questioni amministrative, poi un problema di fondo come quello della predicazione; è stato risposto che si temeva, nella seconda giornata, un esodo piuttosto massiccio (che invece si
è verificato in misura irrilevante) e
che quindi si auspicava per le decisio
dinamenti della medesima (se trattasi sono) sull’integrazione nelle grandi
di comunità metodista, per il calcolo città e nelle diaspore. Le proposte
del triennio di appartenenza alla chie- che invitavano alla sperimentazione,
sa ai fini dell’elettorato passivo, si tien passando solo in un secondo tempo alconto del periodo di appartenenza a la regolamentazione erano essencomunità valdesi). Essi possono far zialmente due: tendere a un integra
parte del Consiglio di Circuito metodista, in relazione all’incarico ricoperto
o per elezione ed essere eletti rappresentanti alla Conferenza (se trattasi
di comunità metodista) ovvero essere
eletti quali deputati alla Conferenza
Distrettuale ed al Sinodo (se trattasi
di comunità valdese).
Tali membri conservano inoltre la
irnneenative il plenum dei membri possibibtà di essere chiamati a far
del Sinodo.
L’integrazione è stata esaminata e
discussa anzitutto a Avello dei membri
di chiesa. Franco Becchino e Alberto
Ribet avevano predisposto una relazione, corredata da una bozza di ordine
del giorno. Si trattava del problema
che sorge quando un metodista si trasferisce in una località dove vi è solo
una chiesa valdese o viceversa. Il dibattito ha portato senza difficoltà alla
votazione di un ordine del giorno che
intende preservare la libertà e Tappar
parté delle assemblee sinodali _e degli
organi da questa promananti della
chiesa di origine, secondo gli ordinamenti ad essa propri In particolare il
membro comunicante metodista che
sia iscritto nel ruolo dei predicatori
laici o dei pastori locaU della sua chiesa conserva tale quaUtà e fa parte del
zione dei distretti, vedendo di adattare i più ampi distretti valdesi e i più
limitati circuiti metodisti (che per altro, per la loro estensione e dispersione, non rispondono neanch’essi, in generale, al tipico modello metodista) ; e,
considerando che le città diventano
sempre più un’ampia diaspora, considerare il circuito integrato come «la r -. . p«prcitare
grande comunità di tutti gli evangelici alia
ai fenomeni imponenti che si manifestano nella nostra generazione, nonché di fronte alla evoluzione odierna
del cattolicesimo ».
Infine veniva presentata la relazione della commissione mista (I. Bellacchini, A. Comba, Aur. Sbaffi, Th. Soggin) incaricata di «fare il punto sulla
situazione in cui sono le due_ Chiese
per quel che riguarda la liturgia, il ca.
techismo e i ministeri ». Il mandato
era effettivamente estremamente limitato e la commissione, dopo un piccolo
panorama di quel che c’è o non c’è,
si fa 0 non si fa, si è limitata a notare
che i tre problemi sono fra loro strettamente connessi, investendo una problematica attualmente assai viva nella Chiesa; che le due Chiese devono
affrontarli congiuntamente, con due
commissioni miste rappresentanti im
residenti entro una determinata zona » La discussione è sfociata in questo
ordine del giorno:
La sessione congiunta della Conferenza Metodista e del Sinodo Valdese,
udito il rapporto della Commissione
ad referendum su « l’Integrazione nelle grandi città e nelle diaspore » ne ap
Consiglio di Circuito più vicino alla prova la impostazione;
comunità valdese in cui si è trasferito. mandato al Comitato permanen
, , , te e alla Tavola valdese di prendere le
Veniva quindi sul tappeto il proble- rnisure opportune per l’attuazione in
ma dell’integrazione dei servizi (abbia- .u lina intppTn.rìnTlPi
una reciproca funzione di stimolo alla
riflessione e alla sperimentazione. Il
Sinodo congiunto ha accettato questa
linea e demandato al Seggio la nomina di una commissione congiunta
di studio.
Nel prossimo numero daremo ampia
notizia del dibattito che ha impegnato
quasi tutta la seconda giornata dei lavori sinodali, sul problema della predicazione e della testimonianza oggi.
dese; la segreteria era assicurata da
Gianna Sciclone, Salvatore Ricciardi,
Ennio Del Priore valdesi e da Alfonso
Manocchio, Pasquale Castiglia e Vinicio Manfrini metodisti. Il servizio del
Il Sinodo Valdese e la Conferenza
Metodista nella loro Sessione congiunta hanno unitariamente approvato le
Seggio è stato efficace e preciso, e per norme per l’integrazione tra
parte sua 1 assemblea smodale e stata valdese e la Chiesa Metodiordinata e singolarmente compatta Sguardi dei membri di Chiesa;
sparmiare, avviando servizi paralleli di
cui le due Chiese hanno bisogno attualmente. Guardando in modo più
preciso, c’è da chiedersi se tale risparmio sarà realmente possibile, o se non
SI rischia di aumentare il nostro pur
modesto apparato burocratico. Comunque la fortissima maggioranza dei
membri ha approvato il seguente ordine del giorno ;
sempre in via sperimentale,
integrati metodisti e valdesi, allo scopo di organizzare il lavoro comune a
livello locale, specie per quanto ha riguardo alla cura pastorale delle diaspore e dei maggiori centri urbani;
tenendo conto, in prospettiva, delle
possibilità che potranno essere aperte possibile spostare
Movimento della riconciliazione
L’assemblea annuale della sezione italiana
Il 19 ed il 20 aprile 1969 ha avuto luogo
Tassemblea annuale del Movimento della Riconciliazione (Sezione Italiana). Malgrado lo
sciopero delle ferrovie — purtroppo era im
la data
dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia dj estendere il lavoro
integrato ad altre' denominazioni ;
dà altresì mandato al Comitato permanente ed alla Tavola valdese per
partecipanti
fino quasi alla fine, anche se la parte
cipazione è parsa spesso un po’ fiacca j _ j cembri comunicanti ed
e si sono avute larghe isole di silenzio, giettori appartenenti ad una chiesa _ - + j i cs„ /io
Nella prima giornata si sono discus- particolare (o ad un centro di evange- I^ Sessione Congiunta
si i nroblemi dell’integrazione fra le Valdese ed i membri comu- Valdese e della Conferenza Metodista ------------- , .
due Chiese sorelle, secondo la linea, „iganti apWtenenti ad una comunità udita la relazione della Commssione «hé P*-o“iiovano lo ^
distutibile ma ormai approvata da al- jy|gtg^ta*^i quali si trasferiscano in ad referendum sulla integratone dei =» dm -isnlfati dell anzidetta snenmen
cuni anni: «unione di Chiese e auto- località ove sia presente soltanto, servizi amministrativi delle due cme
nomia ecclesiastica». Ne riferiamo rispettivamente, una comunità Meto- ®es®, in^ta la Tavola Valde^ e il Co
qui accanto, riportando gli ordmi ovvero una chiesa particolare mitato Perrnanente metodista ad ado
del giorno votati. Nel pomeriggio si è ^ centro di evangelizzazione) Val- perarsi per istitmre in comune .
® - -k—.. ------- ,11 iai,k nhiesa a) un servizio per l’amministra
se dei risultati delTanzidetta sperimentazione — di una definitiva regolamentazione comune in materia dj integrazione a livello di distretti e circuiti.
avuta una gradita parentesi: hanno
recato di persona il saluto e l’augurio
fraterno il past. Manfredi Rnnchi, a
nome del presidente dell’Unione Battista, C. Inguanti, e il past. Umberto
Gorietti, a nome delle Assemblee di
Dio (pentecostali); il primo, con la
sua nota arguzia, ha detto sinceramente che i rapporti valdo-metodisti
erano apparsi sinora come un agitato
manovrare di locomotive in stazione...
e ha augurato il deciso fischio di partenza del convoglio, pur notando che
l’unità non è sempre e in ogni caso un
valore indiscutibilmente positivo, secondo la parola di Dio; il secondo ha
dese, entrano a far parte di tale chiesa
locale venendo iscritti:
a) se valdesi, nel «registro dei
membri comunicanti » a norma delTart. 4 del regolamento metodista;
zione della propriétà immobiliare con
funzioni ispettive, di controllo^ sulle
amministrazioni locali, di studio _ del
migliore impiego dei beni in dotarione
degli Enti centrali e periferici, fermo
b) se metodisti, nel «ruolo dei restando che l’amministrazione fìnan
membri comunicanti » a norma^ delTart. 13 dei regolamenti organici vaidesi, e nel « ruolo dei membri elettori »
qualora soddisfino alle condizioni di
cui aU’art. 15 dei detti regolamenti organici. ... 1
Alla iscrizione si provvede in base ai
certificato della comunità di provenienza, in conformità a quanto dispon
Hntn il SUO affettuoso saluto, notando gono gli articoli 6 del Reg. Met. e^ nistrazionì.
Siò coHn’ombra di fraterna acco- dei Reg. Org. Valdesi, con annotazio
ratezza che se la collaborazione fra i ne della denominazione di on^ne a,
nentecostali e le nostre Chiese non so- fini del successivo articolo, poiché mano più stretti, ciò è anche dovuto alle scuno conserva la sua quahfica deno
Uni>p Hiscutibili secondo le quali que- minazionale. _
ste li Muovono in particolare a livello La Comunità di
giovanile. La sincerità non formale di do alla conseguente cancellazione da
questi interventi è stata apprezzata da
molti. Messaggi scritti erano perve
ziaria rimane affiliata separatamente
ai due Enti, ognuno per la parte di
sua competenza;
b) un servizio di contabilita, sotto
la direzione dei rispettivi organi amministrativi ;
c) un servizio di consulenza fiscale e previdenziale;
d) gli uffici delle rispettive ammi
È da rilevare in proposito, da un lato che la vita delle due Chiese è stata
sempre vista nel quadro dei rapporti
con gli altri membri della Federazione
evangelica, e dall’altro la volontà •
come si esprimeva il rapporto preparatorio — di « far emergere la complementarietà dei doni delle due Chiese
e la loro posizione comune di fronte
erano numerosi, da una quindicina di località
deiritalia.
Si è cercato di coordinare meglio le attività dei gruppi locali e di dividersi il lavoro.
Così per esempio il gruppo torinese si sta
specializzando nel problema del razzismo e
sta dando vita ad un Comitato contro il razzismo (Anti-Apartheid) il quale sta elaborando dei dati attualissimi sulla collaborazione di
enti italiani col governo razzista del Sud
Africa.
Al posto del presidente dimissionario Guido
Oraziani viene eletto Fabrizio Fabbrini, alTimanìmità. Si decide di intensificare la collaborazione col Movimento nonviolento per la pace
e di tenere un’Assemblea in comune nell’autunno in vista anche di azioni coordinate
contro le celebrazioni del IV novembre.
La prossima Assemblea nazionale avrà luogo a Napoli nella primavera del 1970.
imimiiimimiumiiiiiinimimiKiuimiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiumimii
iiuiiimiMimiiiiiiiiiio
iiiiiimiNiuiiiMiimuiiui
lnterv\n\rrstata da propri registó annota la comunità del
Si Mpssaeei scritti erano perve- la Chiesa sorella nella quale il mem
molti. Messaggi se ^ segreta- bro di chiesa si è trasferito e comuni
o. U vart.a™, al Pre.iaente_ dUU
ropee, e dall’Esercito della Salvezza in
^^Dopo un culto mattutino presieduto
dal past. Ivo Bellacchini (m), la seconda giornata è stata quasi interamente dedicata a udire la relazione
della commissione mista che ha raccolto il risultato dei dibattiti preliminari avvenuti nelle comunità sul problema della predicazione e della tesumonianza oggi, e a dibattere questo
tema in modo a tratti vivace, ma iielTinsieme abbastanza slegato. Ne riferiremo la prossima settimana, potendo così, disporre del testo completo dei
verbali, cui la presidenza ha pregato
la stampa evangelica di voler dare la
massima diffusione. j-, -ir
Nel tardo pomeriggio di venerdì lo
si sono avute le risoluzioni finaliMolti sembrano essersene ora tornati nelle comunità con la ribadita
convinzione della sostanziale unita
delle due Chiese, considerando questa come la prima tappa di un ragionevole » processo di unificazione, attraverso l’integrazione. Alcuni continuano a pensare che fin dal principe,
molti anni fa, le cose siano state mapostate in modo ^eologicarnente ii^uL
flciente e non si siano nel frattempo
affatto chiarite : un vecchio discorso,
ancora preso veramente sul se
È stata poi esaminata l’opportunità
di rendere sempre più simili le regolamentazioni in vigore nelle due Chiese
e si è deciso :
La Sessione congiunta del Sinodo
valdese e della Conferenza metodista,
nelTintento di favorire i vicendevoli
rapporti tra le due chiese ad una comune riflessione sulle stmtture ecclesiastiche, delibera che il seggio nomini una commissione di studio con il
PER LA DOMENICA DI PENTECOSTE
Il sugyiillo dello Spirito Santo
Commissione Distrettuale ed alla 'Fa
SSeier»™«“ «-pài-ai eo™,,on..re le.rispf.tlve
cfrcuUo eHl Comitato Permanente regolameatamm e di favorirne ! evol(se trattasi di comunità metodista), versi, offrendo tutti i
Art. 2. - I membri di chiesa entrati
a far parte di una comunità di una
chiesa sorella nei modi stabiliti dal
precedente articolo _ possono essere
eletti nel Consiglio di Chiesa o
tri particolari incarichi nell’ambito
della comunità, in conformità agli or
suggerimenti
opportuni per facilitare il loro graduale avvicinamento.
Così, si era conclusa la prima mattina di lavori; alla ripresa pomeridiana è stata presentata la relazione Luigi Santini-Giorgio Spini (anche questa
da noi pubblicata quindici giorni or
li bri
UN SUGGESTIVO
PIRANDELLO
Che cosa voleva (lire l’apostoìo Paolo quando scriveva ai cristiani di
Efeso queste parole : « Dopa aver udito la parola della venta ari te creduto in Cristo, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era .sinto
promesso? » (Efesini 1: 13-14). • • -n ,• i,qn
L’iiiimagine del (( suggello » o del <( sibilo » e assai significativa. in
dairantichità il suggello serviva per autenticare un documento o per attestare un diritto di proprietà sull’oggetto che veniva suggellato; e proprio
quest’ultiina idea che è messa in evidenza nel linguagpo del Nuovo leslamento. I cristiani appartengono al Signore non a motivo di qualche titolo
onorifico o di qualche merito particolare, ma perche hanno creduto in (,cmi
Cristo e la loro vita è stata suggellata dallo Spinto Santo.
F difficile dire con esattezza ciò che accade nel cuore di un uomo quando la predicazione della Parola di Dio lo colpisce profondamente e i>eiietra in lui; ognuno di noi ha fatto e fa ancora le sue esperienze al riguardo.
Una cosa però è sicura ed è questa; quando la Parola di Dio ci raggiunge
e ci convince nelPintimo della nostra esistenza, strappandoci alle nostre
illusioni o alla nostra incredulità, quando essa crea m noi la fede, cioè a
fiducia nell’opera redentrice di Gesù Cristo, allora e segno che o pm o
Santo è all’opera in noi. Questa saldatura tra 1 ascolto della Parola di Di
e la lede è come un suggello che Dio esprime su di noi; ci sentiamo uniti
Ila Sua Parola <11 vita eterna e siamo da Lui custoditi cc fino alia pugna i
(iio
mai
rio
da comunità e credenti che parreb
bere indulgere non poco a un « prote- terpretaz
- Edito da Labor et F des (Genève 1968),
Magda Martini ci dà un volume di oltre
200 pagine: Pirandello. Della stessa scrittrice è noto ai nostri lettori un volume pubblicato nel 1962: Pierre Valdo, le Panare de
Lyon (L'épopée Vaudoise).
' Il Pirandello che Magda Martini presenta
ai suoi lettori è veramente vivo; il sottotitolo: Le philosophe de Vahsolu. dà la chiave della interpretazione del mondo pirandelliano. della vita e della sua arte.
Siamo lontani, con questo libro, dalla incbiave decadentista dell arte
stantesimo all’italiana ».
di Pirandello. Abbiamo, a tratti, Tiropressio'l’nsnrtaUtà ^metodista è stata delle ne di un vero e proprio saggio apologetico
riiò fraterne nei locali di via Firenze, del Grande siciliano. Un volume, ad ogm
piu ir Io Y^v'frviQ corn. a, modo, profondamente umano che ci presenta
nial'a Catour"\S(Ìref“nffi ruomUe^lo scrittore in un’analisi che oltre
ferente servizio logistico; a tutti gra- che una presentazione completa dell opera
*fet Malgrado le tensioni alle quali dei romanziere, del novell sta, del “mmed o
le! JViaigrauLi ic or. ___,ioi r.r>ri» postitiiisce anche un capito
ZÌ0 •
accennavamo, vi è stata ricerca comune nel comune disorientamento,
f sf sono rinsaldati legami di fraternità nei rapporti personali e nelle effettive possibilità di collaborazione.
Realtà tutt’altro che indifferenti, ma
pagate un po’ care da Chiese che, se
non possono certo essere .definite
Chiese di poveri, sono però ricche di
disavanzi e difficoltà economiche molteplici...; e il discorso vale in modo
particolare per il Sinodo Valdese, riunito in sessione straordinaria.
G. G.
grafo, del poeta, costituisce anche un capitolo interessantissimo della stor a di quella re
ligiosità dell'Italia meridionale cosi misteriosa nel suo sincretismo che pesa in modo e m
misura spesso incomprensibile per gli estranei sulla vita privala e civile.
E se una vita è mai stata vissuta nel se-eno dclTonore, fino al punto da portarne d
segno nella carne e nello spirito martoriato,
questo è indubbiamente stato il caso della
vita di Pirandello.
E questa passione è diventata arte: e que
sta sofferenza si è purificata nei drammi e
forse più e meglio in molle novelle. Arte
che ha indubbiamente i -suoi limiti, ma che,
nonostante le apparenze e sotto il velame di
Un certo artificio, è un documento di angosc'ato realismo.
Uno dei molti meriti di questo volurne consiste pure nel farci assistere, per cosi dire plasticamente, alla trasforinaz'one della materia
greggia dei tormentati giorni della vita di Pirandello in azione scenica, in arte. E così anche certe novelle, certe commedie acquistano
un significato nuovo, come documentazione
della religiosità di un uomo che ha subito
profondamente l’influenza delle grandi scuole del pensiero del suo tempo: 1 idealismo di
Hegel, quelTidealismo assoluto, per esempio,
che costituisce tanta parte della sua estetica.
Cosi, giustamente, per la Martini Pirandello non è soltanto un capo scuola innovatore di strutture sceniche, ma è veramente
un maestro di vita, anche con quei lavori
come Lazzaro, che non hanno avuto grande
successo, o I giganti deliri montagna rimasti incompiuti.
Naturalmente questa lmp()stazionc coinvolge una diversità di valutazione critica molto interessante per il lettore italiano che non
ha dimenticato i principi della estetica croc ana e uon è sempre avvezzo alla aua'i®' psj"
cologica ed all'indagine freudiana. Ma i risultati .sono interessanti ed il libro costituisce un’ottima presentazione della vita e dell'opera di Pirandello, anche per il lettore non
iniziato. .
L. A. Vaimai
denzione di quelli che Dio .si è acquistati, a lode della sua gloria^.
vanni Calvino, nel suo (-atechismo .lei 1.337, si esprimeva co.si ; « Non v e
dubbio ebe la fede è un riflesso dello Spinto Santo, per mezzo del q.tale
i nostri pensieri sono riscliiarati e.l i nostri cuor, eonfcrmati in una pi^rsuasione certa, che la verità di Dio è tanto sicura ch’egli non ptio non effettiiare ciò che la sua Parola santa ha promessa che lara ».
Come cristiani, dovremmo ogni giorno domandarci: e possibile riconoscere il suggello dello Spirito Santo nella nostra vita personale ed m
quella delle nostre comunità? • i- ma
Lo Spirito Salilo agisce nella nostra vita interiore, prima d. tutto, ma
è evidente che non può rimanere nascosto, anzi si manifesta i» u«»
che si rinnova del continuo, come scrive Paolo, <( all immngme di Dio mila
giustizia e nella santità che procedono dalla verità ». Quando lo Sp.r.W
Santo opera in noi, v’è qualcosa che cambia nei
atti. La nostra vita cristiana è in diretto rapporto con 1 «pera dello Spini
Santo in noi; perciò, « non contristate lo Spinto Santo di Dio con il qual
siete stati suggellati per il giorno della redenzione a (Efes 4= 3 1). ^
La Pentecoste cristiana rievoca la discesa dello Spinto Santo ( a
scita della prima comunità cristiana a Geru,salemme.
1 credenti, provenienti da paesi diversi, sono uniti dallo Spinto m i
sola comunità, L vincolo della fede, dell’amore e dell’al egrezza jistiana.
Quando lo Spirito soffia sulle nostre comunità (che ne hanno tanto bi.
uno) i credenti si destano dai loro sogni e diventano testimoni dell Evange oOggi tanto i credenti .(tradizionali» quanto i credenti (( irnpegn
si ricordino che la comunità vive ed opera se riceve il suggello de lo St>mto
Santo promesso. Cantiamo pure con labbra e cuori sinceri: « Santo Spir to
deh .scem/i' e ravviva la mia fe, nel mio deboi core accendi un sincero amo
per te ».
F. ramato: ,.ra.l,ia,„o!
3
23 maggio 1969 — N. 21
pag. 5
La Lonmiissione ad referendum per fistrnzione
secondaria risponde alle lettere apparse sall’“Eco-Luce„
Dando pubblicità alla nostra Relazione al Sinodo, ci attendevamo un
animato dibattito sull’Eco-Luce : invece in due mesi abbiamo letto solo le
risposte del prof. Armand Hugon, preside del Liceo valdese di Torre, quella
indiretta della prof.sa Marnilo, preside della Media valdese di Torre, e quella del past. Gustavo Bouchard, oltre
al consueto intervento calunnioso del
dott. Guido Ribet. Si può aggiungere
l’OdG delle associazioni di amici del
Collegio e della Scuola Latina. Se si
pensa alla vivacità del dibattito suscl
tato dal problema della predicazione o
della celebrazione del 17 febbraio, si
dovrebbe concludere che la sorte delle
scuole valdesi tocca soltanto un ristretto gruppo di impegnati e non la
massa dei lettori dell’Eco-Luce : una
triste conferma di quanto già dimostrano le cifre delle contribuzioni e,
per il liceo, degli iscritti.
Il dibattito giornalistico ci interessa
però poco. Abbiamo steso una relazione di tono volutamente duro e l’abbiamo diffusa con una forma inconsueta
(ma non illegale! un po’ più di serietà
nell’uso dei termini!) per provocare la
reazione delle comunità, di quelle comunità che non sono mai state veramente consultate sulla sorte e sui debiti delle scuole valdesi. Può essere
che le comunità, messe crudamente
dinanzi alla prospettiva di una chiusura di queste scuole, abbiano un’energica reazione e si impegnino a sostenerne il costo e la responsabilità; ma se
le comunità continueranno a disinteressarsi delle scuole valdesi, come già
in passato, non saranno poche lettere
su l'Eco-Luce a riempire il vuoto ed a
ristabilire le sorti delle scuole.
Del resto queste lettere, anche se di
contenuto e di levatura morale diverse ci sembrano insoddisfacenti, perché
tutte affrontano singoli aspetti della
questione e non la affrontano mai nella sua complessità. Il problema non è
di criticare la nostra Relazione, ma di
spiegare alle comunità la funzione di
que.ste scuole. A tutti coloro che ci criticano vorremmo porre una domanda:
con quali alunni, con quali mezzi ffnanziari, con quali programmi, con
quale impostazione vocazionale voi vorreste tenere in vita le scuole valdesi?
ma rispondete a tutti questi interrogativi, non ad uno solo. Oppure pensate
che tutto vada nel migliore dei modi?
Non diamo quindi molta importanza al dibattito giornalistico, ma dobbiamo ugualmente alcune brevi risposte.
1. La nostra Relazione è accusata
di avere un’impostazione ideologica.
Ammettiamo senz’altro di avere un’impostazione ideologica diversa da quella del dott. Guido Ribet, ma l’adesione alla chiesa viene fatta sulla base di
un’i.mpostazione teologica. Vorremmo
quindi essere giudicati su questa base
e ri jri secondo le idee politiche altrui.
Annnettiamo anche di aver messo nella Relazione molte cifre, sia sui soldi
che sugli alunni: ci sembrerebbe assai
strano parlare di una scuola senza dire riuanto costa, quanti alunni ha e
di che tipo. Quanti guai della nostra
chiesa non derivano dalla nefasta abitudine di passare sotto silenzio le cifre scomode o poco gradite!
2. Il Liceo valdese serve ad una
minoranza qualificata e non alla massa dei valdesi: è quello che diciamo
accusandolo di classismo. Ci sembra
che si possano chiedere sacrifici finanziari alle nostre comunità per una
scuola che permetta di proseguire gli
studi a chi altrimenti dovrebbe interromperli, non per far studiare a Torre
chi studierebbe ugualmente a Pinerolo. A quei pochissimi che proseguono gli studi soltanto perché c’è il Collegio, si può provvedere con borse di
studio. Ma ricordiamo che i nostri
padri hanno chiuso le scuole elementari che erano frequentate da tutti i
valdesi delle Valli mentre oggi solo
una percentuale minima di valdesi
frequentano il Liceo di Torre: e noi
dovremmo considerarlo più sacro che
le famose « scuolette Beckwith » in cui
generazioni di valdesi hanno imparato
a leggere la Bibbia?
3. Attribuendo a noi il « disarmo »
delle Valli, il dott. Guido Ribet fa evidentemente dello spirito : se migliaia
di valdesi lasciano le Valli per lavorare in pianura, le cause sono più generali! Le Valli cambiano, lo si voglia
0 no, devono cambiare anche gli strumenti della chiesa, senza fare la politica dello struzzo.
Ma è evidente l’intenzione che sta
dietro a questa accusa: si vuol far
credere che il Collegio non interessa
una parte limitata della nostra popolazione, ma riguarda tutte le Valli, per
cui se si chiudesse il Collegio tutti i
valdesi delle Valli sarebbero danneggiati. Ora questo non è minimamente
dimostrato. Chi ci accusa (standosene a Torino) di voler disarmare le Valli, dimentica che ben quattro membri
della commissione sono impegnati proprio nelle Valli, e che coloro che ritengono esaurita la funzione del Collegio
sono viceversa molto sensibili ai problemi della popolazione delle Valli e
Impegnati nella ricerca di soluzioni
non illusorie.
4. Tutte le cifre citate nella relazione provengono da fonti ufficiali (come
i bilanci della chiesa) oppure da informazioni gentilmente forniteci dai presidi delle varie scuole.
5. Le accuse al Convitto di Torre
ritornano da anni, tanto più sicure
quanto poco documentate; ci stupisce
che se ne faccia eco il Prof. ArmandHugon, tuttora membro del Comitato responsabile del Convitto (v. intervista a «Il Penice» del 29-11-1968,
n. 47). La Commissione non ha ritenuto di dover seguire i pettegolezzi di
certi ambienti e ricorda piuttosto che
anche la Commissione sinodale 1964-65
aveva seguito la stessa linea, riaffermando esplicitamente che Convitto e
Collegio dovevano seguire ognuno la
sua strada'.
6. L’unico tra gli argomenti sollevati che meriterebbe un approfondimento (impossibile in questa sede) è
quello del laicismo. Ci sembra che la
vocazione dell’insegnante possa esplicarsi nella scuola statale come in
quella confessionale ; ma neghiamo
che la scuola confessionale sia essenzialmente per l’opera di insegnanti
vocazionalmente mossi. E qui il discorso si allarga: preoccupandoci soltando delle scuole valdesi, non trascuriamo alunni ed insegnanti delle scuole statali delle Valli, assai più numerosi e proprio in un momento in cui
appare sempre più chiara la necessità
di impegnarsi fuori dalle Chiese, nel
confronto e nella solidarietà col
mondo?
7. Vorremmo infine chiarire il significato delle nostre proposte alter
RIANDANDO A UO ANNI FA
native. Nel 1911-14 la chiesa valdese
chiuse le sue scuole elementari cui subentravano quelle statali, ma commise l’errore di concentrare tutte le sue
forze nelle sue scuole medie abbandonando alunni e maestri delle elementari a se stessi. Noi siamo convinti che
anche le scuole medie ed il liceo vaidesi dovranno essere chiuse, tra qualche anno se non oggi, ma non riteniamo cosi esaurita la missione di servizio della chiesa in questo settore. Le
nostre proposte per quanto modeste,
vogliono ricordare alla chiesa la sua
responsabilità in questo campo, perché possa continuare con strumenti
adeguati la sua opera. Non si tratta
perciò di fare in altro modo quello
che oggi fanno le scuole valdesi, ma
di fare quello che non fanno, lasciando allo stato la gestione delle scuole
come in tutta Italia.
LA COMMISSIONE
Mirella Bein - Giorgio Gardiol
Giovanna Pons - Giorgio Rochat
- Bruno Rostagno - Claudio Tron
Torre Pellice, 12 maggio 1969
' Documento cicliistilato 0, datato 22 novembre 1964 e firmato A. Armand Hugon,
Enrico Gardiol, F. Girardet, A. Marnilo; a
conclusione di una analisi dei rapporti tra
Collegio e Convitto di Torre si dice; «Per
coneludere: la i'uti/ione degli Orfanotrofi e
Convitti va tenuta distinta da quella dell’Istruzione secondaria adc Valli, che è funzione
specifica per lo più di portata locale. La creazione di un (iolligio-Convitto sembrerebbe
voler fondere inveir le due attività che in
realtà si presentano su piani distinti ».
SABBIA
Dopo il suicidio di Jan Palach, ma senza citarne il nome, un accademico romeno ha pubblicato nel grande settimanale « Contemporanul »
una poesia intitolata Sabbia. La riprendiamo, tradotta: ci pare che essa
abbia dimensioni che vanno assai oltre il riferimento storico preciso (e
centrato); forse non è senza assonanze con la parabola narrata — e vissuta — da Gesù Cristo sul chicco di frumento il quale se, caduto in terra,
muore, porta molto frutto.
Tu dici: non è che un granello di sabbia,
un granello di sabbia non può nulla.
Ma io ti dico che un granello di sabbia
può fare cose straordinarie.
Quando si stacca
dalle miriadi di granelli di sabbia
in fondo al mare,
quando decide
di sua volontà
del proprio destino solitario e tragico.
Quando si stacca e s’introduce
nelle viscere dell'ostrica.
L’ostrica allora si ammala,
deve ammalarsi.
E nasce infine
la perla ineffabile.
Tu dici: soltanto un granello di sabbia.
Lo so; non è che un granello di sabbia.
Ma non posso farne a meno:
sogno la perla ineffabile.
iiiiiiiimmiuiiMMiiiimihiii
.iiiiimiiimiiiiiniiiniiimiiiiiiiiiiiimiiiiniiuiiiiiMMiiii
iiiiiiiim'umiMiiiiiuiiMtiiniiiimmmiiiii
MimiMiiiiiiMiimiiiiMiiimmilli
mMiiiiiniiiiiitiiiiiimiiiiiiiiimiuiiuiiiiiiiuiiiiii •
iiMiiiMiiiii'iimiimiiiiiMiiimiiiiiMimminiiiimimiiiuiiiiitiiiiiiiii
PROCESSATO AL TRIBUNALE MILITARE DI TORINO
Come accenammo
il regalo
del Collegio Valdese
Sono passati 140 anni da quando un
canonico inglese, il Rev. W. S. Gilly
insieme ad altri amici, offrì alla Chiesa Valdese, per la fondazione del Collegio di Torre Pellice, la somma di
5,(|)0 sterline, corrispondente a qual,
co.sa come sette milioni e mezzo di lire,
moltiplicate per la svalutazione della
moneta. « La somma che offro ai Vaidesi — scriveva — è consacrata alla
buona causa del Protestantesimo » e
in uno studio del Prof. Davide Jahier
si leggono alcune considerazioni che
dovrebbero essere tenute presenti dagli immemori:
« Lo scopo del fondatore del Collegio è dunque essenzialmente religioso. Si propone anzitutto di liberare le
Valli da ogni dipendenza estranea, dipendenza che altera il loro carattere
storico e costituisce un pericolo per la
loro fede; si propone inoltre a che le
Valli diventino esse stesse centro della
propria vita intellettuale e morale; soprattutto "la scuola dev’essere utile
aH'avanzamento della Religione” e deve avere “un sistema d’istruzione religiosa conforme alla fede apostolica
dell’antica Chiesa Valdese ». Bisogna
che per suo mezzo i Valdesi si ridestino dal decadimento nel quale si sono
Culto radio
Domenica 23 maggio
Past. VEZIO INCELLI
Firenze
Domenica 1 giugno
Past. PAOLO RICCA
Torino
Il primo valdese obiettore
un giovane della chiesa
di coscienza:
di Pomaretto
lasciati andare, che riprendano coscienza della posizione che una gloriosa tradizione assegna loro fra i Protestanti, che esercitino una influenza
benedetta intorno a loro, che diveritino luce per tutta l’Italia "totius Italiae
lumen”, che svolgano una missione
nell’interesse generale del Protestantesimo ».
Quando nel 1835 venne posta la prima pietra, il Moderatore innalzava un
« Te Deum », scrivendo al Gilly : « Quale Opera abbiamo intrapresa! Scorgo
nell’avvenire gli effetti preziosi e salutari che essa porterà, e pieno di fiducia in Colui che dirige ogni cosa e che
adempie la sua forza nella nostra debolezza, magnifico il suo Santo Nome! » (Bulletin de la Société d’Histoire Vaudoise n. 19-20).
Quello che il Moderatore Bonjour
non sapeva, parlando dell’avvenire, è
che il giorno sarebbe venuto in cui
l’intellighenzia Valdese avrebbe chiesto la soppressione o la cessione del
Collegio Valdese a quello Stato che
per Costituzione « considera fondamento e coronamento dell’istruzione
pubblica l’insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica».
Roberto Nisbet
L‘8 maggio, al tribunale militare di Torino
un giovane valdese di Pomaretto, Aldo Ferrerò, ha subito la condanna ad un mese, con
la condizionale per aver rifiutato di indossare la divisa. La domanda da lui presentata
di prestare servizio .sostitutivo nei paesi sottosviluppati non era stata accolta e perciò
egli ha voluto con il suo gesto esprimere una
testimonianza di protesta verso il mondo della
violenza, della guerra. « È il primo valdese —
dichiarava l’avv. Bruno Segre, nell’aula del
tribunale — che esprime questa forma di
protesta per la sua fede in Gesù Cristo » (in
realtà c’era già il precedente di Caponetto di
Firenze); e lo stesso Ferrerò alla domanda rituale de! presidente confermava la sua fede
nel Signore Gesù Cristo.
Il Valde.se delle Valli è piuttosto riservato,
direi timoroso di parlare del Salvatore, talvolta ne ha vergogna; tanto più ci ha fatto
del bene udire una testimonianza cosi aperta,
così sincera.
Il problema deirobiezione di coscienza è
stato dibattuto spesso alle Valli, ad Agape,
nella nostra Unione, alle lezioni di catechismo; c'è stata una chiara visione del problema. confrontato sempre con il messaggio
biblico e con quello della più pura tradizione
medioevale valdese; purtroppo il ricordo delle
guerra nazionaliste, il clima fascista ha influenzato il nostro popolo a tal punto da accettare, come qui a Pomaretto, delle scritte
aH'inizio del viale della rimembranza, che
sono in aperto contrasto con la Parola di Dio
e sin qui non cancellale nonostante le nostre proteste.
Recentemente abbiamo pure avuto una tavola rotonda alla cappella di Perosa con l’avvocato Bruno Segre, l’avv. Serafino ed il pastore Giorgio Tourn; il dibattito ha sensibilizzato il numeroso pubblico su di un tema
che è ormai prontamente .sentito dai giovani.
Ancora recentemente il noto scrittore A. Galante Garrone, in un articolo su « La Stampa )i dal titolo Guerra aperta ai non violenti.
dichiarava che « gli obbiettori sui quali si
rovesciano ingiurie, mentre pagano duramente la fedeltà ai dettami della propria coscienza, esprimono invece una forma di resistenza spontanea, sia pure non armata, di
lotta per un mondo migliore e prefigurano
un mondo che mette al bando le armi e le
guerre. Non è poi un sogno lolle — prosegue
il Galante Garrone — in una situazione storica che ha come sola alternativa la distruzione atomica ».
Che il Signore possa suscitare nelle nostre
comunità sempre nuove vocazioni per qualunque tipo di testimonianza, quale espressione
di fede e nel contempo di solidarietà per
quanti soffrono per il nome di Cristo o per
altre motivazioni. Non dimentichiamo i testimoni di Geova. che hanno sin qui dato un
contributo notevole in tema di obbiezione di
coscienza, scontando anni di carcere; difalli il
giorno prima del processo al Ferrerò un testimone di Geova subiva per la sesta volta
Ir condanna assommando cosi oltre cinquanta
mesi di carcere. « Sono pochi, sono un numero trascurabile », dichiarano spesso i ministri della guerra; cioè non vale la pena occuparcene; invece per l’uno Gesù Cristo è venuto a dare la sua vita e per l’uno gli angeli
del cielo fe.steggiano.
Gustavo Bouchard
pi” l’articolo che segue, nel quale il giovane
spiega le ragioni del suo atteggiamento. Riprendiamo dal confratello romano questo
scritto interessante. red.
Dopo il processo, Aldo Ferrerò è tornato
nei pressi di Napoli, a continuare il servizio
militare. Il pastore Davide Cielo, che è andato a visitarlo, ha trasmesso a "Nuovi Tem
NeH’accingermi a scrivere questo articolo vorrei esprimere l’augurio che
quanto dirò serva a far riflettere le
chiese evangeliche su un problema che
in questi ultimi tempi sta assumendo
un carattere di estrema urgenza:
l’obiezione di coscienza come mezzo di
testimonianza della nostra fede in Cristo di fronte al mondo.
Riassumerò in breve quanto mi è accaduto in questo primo periodo di servizio militare : il giorno 12 febbraio mi
sono presentato al CAR del II Reggimento Alpini di Bra ed ho rifiutato di
vestire la divisa; dopo una settimana
di camera di punizione ho accettato di
fare il servizio militare ; nel frattempo
ero stato denunciato al tribunale militare per disobbedienza aggravata. Il
giorno 8 maggio ho subito il processo
a Torino assieme ad un altro obiettore
cattolico, che si era comportato nel
mio stesso modo, e sono stato condannato ad un mese di reclusione coi benefici di legge; nell’occasione si è svolta una manifestazione di solidarietà
indetta dal « Corpo Europeo per la Pace» a cui hanno partecipato pacifisti
di tutta Italia.
La prima domanda che credo sorga
spontanea è; perché dopo aver rifiutato la divisa ho deciso di accettarla?
Il rifiuto iniziale mi è sembrato l’unico
modo di essere coerente con la mia
fede e di dare una testimonianza di
credente, assolutamente necessarie in
un ambiente così, arido e chiuso ad
ogni idea di libertà e giustizia qual è
quello militare.
Dopo aver meditato a lungo ho deciso di indossare la divisa ed il motivo
principale è stato questo: mi sono accorto che il mio tipo di protesta, se
continuava su quel terreno finiva per
essere solo più una « protesta » con
tutta l’aridità e l’egoismo che può comportare. Potevo passare molti anni in
prigione, forse perdendo anche il senso di quello che facevo ; perciò ho mutato atteggiamento ed ora, a tre mesi
di distanza sono perfettamente convinto di a^er scelto la strada giusta.
Certamente, questa è la strada giusta
per me, se sia la strada migliore non
sono in grado io di giudicarlo.
Un fatto è certo, che partendo da
questa « rottura » iniziale sono riuscito a parlare di Dio e del servizio che
Egli ci chiama a dare nel mondo come non mi era mai riuscito prima di
allora.
Le reazioni da parte dei miei superiori non sono state molto incoraggianti in quanto o erano di aperta
ostilità ed ironia, o di paternalismo
del tipo più pericoloso.
La risposta dei miei compagni, invece, è stata molto viva e mi ha fatto
caipire quanto sia semplice e gioioso
testimoniare della propria fede in Cristo, quando si riesce a rompere quella
barriera che fa del nostro prossimo
un estraneo.
Molte sarebbero le impressioni che
potrei esprimere sulla vita militare, ma
per adesso vorrei fermare l’attenzione
su un punto soltanto : l’assoluta necessità per un credeiite di testimoniare la
propria fede in questo ambiente.
Testimonianza che, partendo dall’amore di Dio che ognuno di noi deve
accogliere e rivolgere verso il prossimo, raggiunge e compenetra quegli
ideali di pace, di giustizia, di non violenza, di libertà e rispetto della persona umana, di superamento del concetto di frontiera tra i popoli, che sono
apertamente calpestati nell’ambiente
militare.
Spero che queste mie parole abbiano suscitato un po’ d’interesse e che
le comunità evangeliche, dal singolo
membro, ai consigli di chiesa, vogliano
prendere atto che non è più possibile
tacere o « parlare piano ».
Ma una posizione netta deve essere
presa anche su questo punto, se vogliamo essere veramente una « lettera
aperta » rivolta al mondo.
Aldo Ferrerò
Contro la fame degli altri
Pubblichiamo un nuovo elenco
(Ielle sottoscrizioni pervenuteci e desideriamo scusarci coi lettori se alcune di esse vengono pubblicate con
un certo ritardo, in (juanto sono state inviate ad altri conti correnti postali.
Cogliamo Toccasione per ricordare ai sottoscrittori l’opportunità che
le offerte vengano indirizzate al conto corrente postale n. 2/39878 intestato a Roberto Peyrot, corso Moncalieri 70 - 10133 Torino, in modo
che siamo in grado, al piìi jtresto
possibile (e con il prossimo elenco
speriamo di poterne dare notizia) di
inviare la somma di lire 1 milione
al « Centre Familial » del Gabon.
Da Udine: A. Grillo L. 500; R. Grillo 500.
Da Roma: G. Conti 5.000; V. Vinay
6.000; E. A. 1.000; A. Vicari 1.000.
Da Venezia: V, Ispodamia 5.000; A. Bogo 1.000; C. Bocus 1.000; fam. Viti (2 vers.)
3.000: fam. Zccchin (2 ver.4.) 6.000.
Da Pomaretto: G. Lael-sch 5.000.
Da Plnerolo: L. c F. Rivoirn 5.000: L. S.
in mern. dei 5.000: U. Breuza in
mem. dei suoi cari 10.000.
Da Angrogna: R.M.F.C. 1.000.
Da Alessandria: G. Anz-ani 2.000.
Da MAa (Fe.): A. Menghelti 1.500.
Da Chiotti: C. Tourn 2.000.
Da Firenze: N. N. 10.000.
Da Catania: E. Murzo Arena 5.000.
Da Campobasso: P. Corbo 2.000.
Da Sanremo: L. De Nicola 10.000.
Da Bergamo: un lettore 20.000.
Da Torre Pellice: E. e M. Bein 5.000.
Da Torino: E. Tarditi 3.000; C. Peyrot
1.500; E. Taccia 1.000; Fam. Caruso 500;
A. De Agostini 500; M. Sacco 500; M. e B.
Finino 1.000; E. Ribet 5.000; A. Tron Ribet 5.000; A. Eynard 2.000; L. e G. C. 5.000.
Totale L. 138.000: tot. prec. L. 784.036;
in ca.ssa L, 922.036.
4
N. 21 — 23 maggio 1969
pag. 6
crepuscolo dei semidei
Ovvero : il ridimensionamento dei Santi cattolici
Un inspiegabile quanto sospetto « vuoto radiofonico » sul 2° programma deU’ll maggio scorso, nel bel mezzo dell’intervista con
Monsignor Braga in funzione di commentatore ufficioso dello « scandalo del giorno », ossia. del ridimensionamento liturgico — la parola non è nostra — di una trentina di Santi
dell’Empireo cattolico-romano, non ci ha impedito di capire che, una volta di più, la sincerità del cattolicesimo italiano migliore non
è da porsi in dubbio, ma che è invece da
dubitar fortemente che il metodo scelto —
per intenderci del dire e non dire — sia quello migliore.
Per semplicità di esposizione, raggruppiamo i pensieri dell’uomo della strada sotto alcuni paragrafi.
1.
È stato autorevolmente dichiarato che il ridimensionamento dei santi ha due scopi:
l’uno etico-ecumenico, e l’altro, diciamo cosi
della capienza materiale.
Infatti, dal punto di vista dell’universalità del cattolicesimo, è giunto il momento di
far maggiormente posto, nel Calendario liturgico, ai santi di tutto il mondo, da quelli dell’Africa a quelli della Cina e dell’Oceania. Dal
punto di vista della capienza, poi, siccome i
posti del Calendario stesso sono... alquanto
limitati — sono solo 365 per 60.000 santi e
più, secondo il catalogo dei Padri Bollandisti,
che ne hanno l’incarico statistico — è chiaro
che, al solito, finiranno per rimetterci i santi
italiani, la cui lieta rappresentanza dovrà esser evidentemente ridotta.
È stato inoltre spiegato che molti, moltissimi santi, i quali haimo una vasta popolarità
in certe zone del mondo, in altre invece non
ne haimo affatto. Ora, il Calendario liturgico
deve sempre più contare dei santi di importanza universale.
Nulla da obbiettare, anzi! Fra l’altro, ne
guadagnerà la varietà dei nomi propri, che
innumerevoli genitori di religione cattolica
usano trarre, alla buona, dal Calendario che
hanno sotto mano.
2.
È stato detto chiaramente, e sia pure con
accenti tolti alle severe discipline storiche e
paleografiche, che un numero notevole di
santi del Calendario liturgico — e sono fra
quelli più popolari!... — non è jncii esistito¡ o
che, se è davvero esistito, non si sa assolutamente nulla di storicamente accertato sul loro
conto. Già avevamo letto in passato un timido
accenno a questa « sorpresa » (per i cattolici,
certamente, non per i protestanti) all’epoca
del ridimensionamento di santa Filomena che,
come è noto, è semplicemente un nome appioppato li ai resti di un corpo ritrovato nelle catacombe romane (lo riconosce anche Monsignor Braga). Oggi, il ridimensionamento
prende proporzioni maggiori, e concerne, fra
tansi, san Cristoforo, santa Barbara, san Gennaro, san Nicola da Bari e santa Susanna.
Santi di prim’ordine: si pensi agli automobilisti, ai napoletani e alla figura nord-europea del vecchietto natalizio!
Ma Monsignor Braga ha pure fatto questa
mirifica dichiarazione : « Anche se un santo
non è mai esistito, Dio sa ugualmente vedere
la fede di chi prega, e la preghiera giimge
ugualmente a Lui, senza il tramite dell inesistente intermediario ».
Benissimo! Ma deduciamo da quell affermazione alcune conseguenze :
1. - La dottrina romana degli intermediari (angeli-santi-madre di Gesù) è cosi definitivamente declassata; ed è cosi praticamente
suggerito ai fedeli di non servirsi più di intermediari, nè tanto meno di quelli di cui
non si sa nulla di sicuro, o — diciamo noi
ai quali il Nuovo Testamento non ha mai riconosciuto la funzione di intermediari.
2. - È vero, che i fedeli possono continuare a rivolgere le loro preghiere ai santi inesistenti : poco male, se ci proveranno ancora
gusto. Ma le chiese intitolate a san Nicola, a
san Gennaro, a santa Barbara, a san Cristoforo?! Non appariranno un tantino ridicole?
Cenotafi, nient’altro che cenotafi, tombe vuote. Questa storia dei cenotafi, o delle tombe
vuote nel cattolicesimo, comincia a diventar
preoceupante. Dopo la tomba vuota del Voticano in cui Pio XII non trovò le reliquie di
Pietro, ancorché fossero state da lui promesse per il Natale del 1950, la serie delle tom
be vuote rischia di accrescersi a dismisura.
Chi ci salverà da altre « sorprese »?
3. - E le reliquie esistenti di santi inesistenti? che se ne farà? Ora, noi proponiamo: Odissea di Omero alla mano, le autorità
vaticane dovrebbero inventare (non è proprio
la prima volta che si inventa « così, colà dove si puote »!) un san Nessuno, e costituirlo
erede universale...
3.
Molti, anche fra i protestanti, si rallegrano sinceramente del declassamento dei santi
inesistenti. Anche noi ce ne rallegriamo, con
altrettanta sincerità. Ma stiamo attenti!
L'odierna rivoluzione liturgica non è, e non
può essere considerata come una vera riforma, nemmeno nell'ambito limitato de^ questione della credibilità e venerabilità dei
santi. Ed il motivo di ciò è di facile comprensione. .
11 cristianesimo c l'unica religione che si
riformi da sé, ab intra, ossia dall’interno — come dicono gli studiosi — ossia che, procedendo esso ad una modificazione, pm o meno profonda, della sua costituzione e del suo pensiero, con lo scopo di ritornare alle fonti e
alle sue primitive origini, non dia luogo ad
una nuova e diversa religione, ad un altra
costituzione, spesso antitetica a quella da cut
quest’ultima si è staccata. Il cristianesimo, diciamo, .si riforma da sé, in un i^renne ritorno, in una riaccettazione fedele del messaggio
delle sue origini. E perché? Per il motivo che
alla base di ogni autentica riforma cristiana,
non sta né un decreto da parte delle autorità
civili (imperiali!, come avviene m tutti i tempi. quando raulorilà ecclesiastica e 1 autorità
politica sono pericolosamente confuse tra loro,
con un grandissimo danno per la fede), ne
una imposizione minacciosa da parte delle
stesse autorità ecclesiastiche (come lo prova
la storia dei papi, che hanno completamente
frainteso il valore della riforma del XVI secolo); ma perché alla base di ogni autentica
riforma cristiana è un fatto dello spirito, una
conversione del cuore, una modificazione suggerita dalla coscienza che crede. Valdo si
preoccupava della sua salvezza personale, non
di creare il movimento dei Valdesi; Lutero
non intendeva detronizzare il papa, ma voleva costruirsi religiosamente la sua giustizia
interiore. Il cuore e lo spirito, dunque; e la
coscienza religiosa e la fede in Dio onnipotente. Le riforme cristiane sorgono e si affermano ogni volta che ad un appello da parte di Dio, Tuomo può rispondere : a parla, o
Signore: il tuo servitore ascolta! ».
Ora, che cosa sta accadendo nella Chiesa
romana dei nostri tempi? come possiamo
chiamare quelle innovazioni e quegli abbandoni del vieto tradizionalismo che, dal governo di Giovanni XXIII a quello di Paolo VI,
passando per le decisioni del II Concilio del
Vaticano, si rendono sempre più frequenti?
La Chiesa di Roma si starebbe davvero riformando secondo il principio dianzi esposto?
La risposta, purtroppo, non può non essere
negativa. E perché? Esaminiamo con estrema attenzione i fatti « nuovi », registrabili
nel cattolicesimo d’oggi. Non vorremmo essere irriducibilmente pessimistici, ma temiamo fortemente che una gran parte delle modificazioni rivoluzionarie d’oggi, nell ambito
della Chiesa di Roma, abbia soprattutto delle
motivazioni sociologiche, politiche, d attualità,
di convenienza! Dopo il secondo conflitto
mondiale, scomparso Pio XII, le autorità
della Chiesa Romana hanno dato un sapiente e costoso giro di timone alla loro navicella. Crollati gli idoli dei vari regimi dittatoriali, cominciato un nuovo e diverso sviluppo deUa mentalità popolare cattolica, anche di
quella più retriva (viaggi all’estero che prolungavano l’emigrazione militare dell’epoca
bellica; contatti internazionali con il mondo
del lavoro; teologia in contrasto sempre più
marcato con il pensiero moderno; scoperta
di pensatori come Barth, Cullmann, Bultmann; medicina ed astronomia coalizzate
contro il codice canonico; ricerca di piani
d’azione comuni, daH’ecumenismo protestante ai problemi della pace e dell’alimentazione
mondiale), la Chiesa ha finalmente capito che
qualche cosa doveva esser mutato. Al progresso di tutto il mondo civile, la Chiesa non
poteva più oltre opporre la sua trad z.one ecclesiastico-liturgica dei secoli passati, sotto pena di perire nel giro di pochi decenni. Così
la Chiesa è divenuta « ecumenica »; ed oggi
ridimensiona il popolo dei suoi santi e annuncia urbi et torbi che il loro crepuscolo wagneriano è già cominciato.
Si, a questi rinnovamenti è estranea la fede
vera. Lo dicono, fra gli altri, quei napoletani, i quali hanno già dichiarato che per
parte loro, continueranno a vendere le
magini dei santi (san Cristoforo per le automobili è una ottima fonte di guadagni!) e
ad assistere al ribollire del sangue del loro
santo inesistente... Estranea, a tutto ciò, la
fede vera! Duole assai doverlo sottolineare:
su questo piano, e non certo per colpa dell’Evangelo né delle chiese protestanti — che
non c’entrano per nulla! — è impeccabile il
ragionamento di coloro, secondo i quali la
Chiesa cattolico-romana istituzionale, come
l’abbiamo conosciuto noi fino a ieri, scomparirà, un giorno, proprio perché istituzione,
cancellata daH’incalzante, inarrestabile progresso della civiltà.
Lo aveva già detto Benedette Croce: che, essendo la Controriforma cattolica un moto di
difesa unicamente istituzionale (e veramente
a noi sembra che quanto avviene oggi nella
Chiesa di Roma sia una seconda Controriforma), i suoi risultati trovavano in se stessi il
loro limite e la loro precarietà talché il giorno in cui fosse croUata l’istituzione, e con
essa le sue forme e le sue strutture, nulla ne
sarebbe rimasto. AlFopposto, un analogo crollo
nel protestantesimo ne avrebbe distrutto sì le
soprastrutture, ma avrebbe lasciato intatto il
suo spirito (Storia deWetà barocca in Italia).
Teodoro Balma
LETTERA AL DIRETTORE
iiimmiiiiimmiiiiiiii
l’autorità male usata offende se stessa
Un lettore^ da Torino-.
Signor direttore,
avendo partecipato alla manifestazione
antifascista e di solidarietà con il popolo greco svoltasi a Torino sabato 8 marzo u. s.,
desidererei dire qualcosa in proposito. E questo non per entrare nella polemica fra il
ten. col. dei Carabinieri sig. Aldo L«ng (lettera dell'11 aprile) e il prof. Tullio Viola,
ma solo per esprimere le mie riserve di cittadino sullo spirito che anima ü metodo delle forze dell’ordine di una Repubblica la
quale, essendo sorta come logica conseguenza
del sanguinoso travaglio resistenziale, avrebbe il preciso dovere di essere democratica,
esprìmendo questa realtà in primo luogo attraverso i suoi organismi armati. Descrivendo i fatti, il cronista de « L’Astrolabio », che
il professor Viola riprende su « L’Eco-Luce »
del 21 marzo, ha scritto: «....Ma alla fine
del corteo, separato da una cinquantina di
metri, ecco una selva di bandiere rosse e di
bandiere rossonere: erano i giovani del movimento studentesco e di Potere Operaio... »,
i quali, anziché confluire verso il palco attorno al quale si era stretto il corteo, giunti
in piazza Castello svoltarono prosepiendo
per conto loro. Che avessero per meta il Consolato U.S.A. è probabile, che avessero come
fine di « penetrare nel Consolato e sfasciare
tutto » è per lo meno opinabile. Comunque
sia, polizia e carabinieri potevano benissimo
evitare il ritorno sulla piazza Castello di coloro che se ne erano andati manifestando
per conto loro. Il fatto è che la scusa della
caccia ai primi è servita come pretesto per
sciogliere la manifestazione. E questo proprio
mentre Melina Mercouri stava denunciando
le complicità del capitalismo internazione
e del gruppo FIAT nell’opera di consolidamento economico del regime dei colonna
in terra di Grecia. Pura coincidenza? ilo
detto scioglimento, ma si è trattato di un
vero e proprio assalto alla piazzetta antistante il Palazzo Madama. Eccesso di zelo di
qualche milite? Non credo. Esso aveva tutti
i carismi dell’« aggancio » o del « contatto »
che dir si voglia. Passati i primi istanti di
smarrimento ci si accorse che il fascismo
portava le stellette, e i labari della Resistenza si trasformarono in clave.
Domenica 13 aprUe si è svolta uneltra
manifestazione antifascista promossa dall Anni torinese, medesimo percorso di sabato 8
marzo, con piazza Castello come meta, medesima « coda » rossonera, ma nessun poli
ziotto O carabiniere « in vista ». La « coda »
divulgò Í suoi volantini e fece udire i sum
slogan; furono sufficienti alcuni ex partigiani \ddelti al servizio d’ordine e qualche vi
Lerone Bennelt
Martin Luther King
L’uomo di Atlanta
pp 220 circa, illustrato, cop. a 4
colori - L. 1.700; ediz. per regalo
rilegata ■ L. 2.500.
L’unica biografia autorizzata dal
compianto leader negro, scritta da un
compagno di studi e di lotte e completata fino alla morte.
editrice CLAUDIANA
Via Principe Tommaso, 1
10125 TORINO
/ lettori ci scrivono
Cadreghino
pericolo?
gilè urbano. Pareva di essere in quel famoso parco di Londra dove chi applaude e chi
contesta respirano la stéssa aria di libertà.
Per quanto riguarda la premessa con la
quale il lettore sig. Lobg si sforza di difendere l’Arma dalla quali proviene, vi sarebbe
anche molto da obiettore. SIFAR a parte,
non mi pare che l’Arma dei Carabinieri si
trovi poi in una condizione cosi verginale da
renderla immune da riserve. Che monarchia
e fascismo abbiano rappresentato, per venti
anni, i due simboli di un’unica moneta con
la quale si retribuivano gli italiani, non lo
può negare nessuno. Che la prima sia stata
consolidata dal secondo, giunto al potere per
la miope politica di taluni dirigenti del movimento operaio di aUora, anche questo è
un dato valido. Che poi nello svolgersi del
<c ventennio » vi sia stato qualche contrasto
tra Arma dei Carabinieri e milizia fascista
non significa assolutamente niente. I « sovversivi », i nemici del duce diventavano automaticamente i nemici dello Stato in quanto,
esso Stato, si autodefiniva « Stato fascista » :
e l'Arma dei Carabinieri venne impiegata
nella lotta contro i medesimi proprio per
questa configurazione « statale ». Allora ero
molto giovane, ma ricordo che in un piccolo
centro della Provincia di Torino i « sovversivi » venivano sovente « invitati » a presentarsi nella locale caserma dei RR-CC.
Che l’8 settembre 1943 sia stato un giorno di ripensamento generale è fin troppo
chiaro. Allora, ma solo allora, avvenne la
scissione tra monarchia e fascismo. Gli
« operai dell’ultima ora » che presero una
decisione netta ed entrarono nella Resistenza furono molti. Alcuni per lealtà verso la
corona, altri, troppi, nel tentativo, in parte
riuscito, di condizionare il corso degli eventi
e con il preciso obiettivo di perdere sì qualcosa, ma di salvare e conservare il più. Onore
alla memoria di coloro che si sono sacrificati volontariamente « perché altri vivessero », realizzando cosi al massimo il concetto
cristiano dell’amore « fino a dare se stesso »!
Ma tentare di strumentalizzarli per riedificare sul loro sacrificio uno Stato « forte con i
deboli e debole con i potenti », è di pessimo
gusto. Avola e Battipaglia non sono che le
due ultime luttuose tappe del movirnento
operaio italiano e opera di un anti-Resistenza allo stato potenziale. Il fascismo in camicia nera non è p ù, ma ad esso si è sostituito un fascismo in doppio petto più odioso
del primo, perché si nasconde dietro aggettivi che non gli appartengono.
Uno dei concetti propri! del fascismo era
contenuto nella frase mussoliniana : « tutto
per lo Stato, solo nello Stato, nulla contro lo
Stato» (fascista) (questa frase la si può ancora leggere a tutte lettere sul palazzo della
Prefettura di Lecce). Questo concetto « dell’ordine » si è tradotto in pratica « nell ordine borghese», con tutte le implicazioni
che ne conseguono. Ed è in funzione di questa realtà che vengono oggi indottrinati gli
appartenenti alle forze dell’ordine: da una
parte la legalità borghese, anche se
viene impersonata da Felice Riva, dall altra
parte la « sovversione », impersonata magari
dagli operai del cotonificio « Valle Susa », i
quali occupano gli stabilimenti. Sono fascistizzate le forze dell’ordine? Parafrasando
Benedetto Croce, me lo si conceda, penso
che si possa affermare : « Vautonta, quando
è usata male, offende se stessa », perche diventa autoritarismo. Autoritarismo e fascismo sono strettamente connessi.
in
Un le,ttore, da Torino:
Signor direttore,
sul n. 18 di « Eco-Luce » il dr. Lo- 1
ris Bein in una lettera al direttore,
condanna il « ben preciso orientamento politico » che il giornale va vieppiù assumendo e io, rincarando la
dose, credo non sbagliarmi affermando una volta ancora, con molti, che
un giornale che ama definirsi « Settimanale della Chiesa Valdese » e che
dovrebbe anzitutto preoccuparsi di
non disunire i membri delle Comunità, non deve fare della polit-ca, qualsiasi politica, sia essa bianca, rossa o
nera.
Signor direttore, queste cose io
glie le ho cantate soavemente il 26
settembre scorso in risposta al Suo
questional o ciclostilato del giorno 21
ma, evidentemente, sciupai del tempo
perché, visto come vanno ancora le
cose, il mio scritto finì o in archivio
o nel cestino.
In ogni modo, dopo lettura del suo
commento alla lettera Bein, trascrivo
qualche r'go, la parte centrale un po’
amena forse del mio scritto sopra, richiamato, lietissimo se potrà appagare il suo desiderio nel darle « sinceramente atto che le colonne del Giornale sono sempre state aperte nel modo
più largo agli interventi più dissenzienti... ».
« La politica, ricordiamolo bene, uccide l’amore dei valdesi per la loro
Chiesa, La politica nella Chiesa suscita nei valdesi di vecchio stampo un
senso di amarezza, di vergogna, di delusione, perché gli anziani sentono il
pericolo che i giovani non accusano o
del quale non si preoccupano e cioè
che il migliore amico diventi nostro
nemico.
« Chi scrive queste note ricorda un
episodietto verificatosi a Torre Pellice quando cadde l’effimero Governo
Facta nell’ottobre 1922. Facta, come
sappiamo, rappresentava la corrente
giolittiana che a Torre faceva capo
al prof. Davide Jahier, mentre l’altra, la radicale, era capeggiata dal
prof. Mario Falchi. Erano entrambi
due stimatissime figure di docenti del
Liceo-Qinnasio e molti valdesi - e
non solo valdesi - li ricordano oggi
ancora molto caramente.
« In generale gli adepti delle due
tendenze si rispettavano a vicenda in
modo encomiabile, la politica nell’ambito della Chiesa non entrava, nessuno
d’altronde si sognava di farla entrare:
ah che ambiente sereno, allegro, simpatico e che spasso con Parvus e le
sue poesiole satiriche, ci vorrebbe la
penna di un Daudet per descriverlo.
« Il prof. Giovanni Co'isson (altra
bella figura del Collegio) che dirigeva
l’Echo des Vallèes, nel dare notizia
della liquidazione di Facta commise
l'imperdonabile imprudenza di scrivere ”...et les vaudois Pont bien regrette". Successe il finimondo, la corrente
radicale provocò un gran ’’tapage ’ in
quanto l’Echo, organo di Chiesa, si
era permesso di fare un apprezzamento che rispecchiava un certo orientamento politico; il Co'isson perse il
’’cadreghino” e la Direzione del Giornale passò non ricordo più bene a
chi. Capito caro Eco-Luce? ».
I valdesi allora erano usi a conversare. a discutere, non si azzuffavano.
Gradisca, signor direttore, i m.ei
migliori distinti saluti.
Ricc'.irdo Ricca
sposie, spesso assai ampie, ricevute al
nostro questionario: non ci è stato
materialmente possibile pubblicare
questo ’’doss er^’ di molte diecine di
pagine, ma ciò non-aignifica che non
le abbiamo lette e non ne abbiamo tenuto conto, con riconoscenza. Penso,
tuttavia, che... continueremo ad arrischiare il nostro ’^cadreghino” (noi,
però, non pretend'amo mai parlare a
nome de ”i Valdesi”). Molto cordialmente
Gino Conte
I veri
“amici delle Valli,,
siamo noi
che ci viviamo
Un lettore, da S. Secondo di Pinerolo:
Caro direttore,
Non so se il Ginnasio-Liceo di Torre
Pellice è una scuola classista, ma certamente quelli che si chiamano « gli
amici delle Valli Valdesi » riuniti recentemente a S. Secondo lo sono. Io
credo che i veri amici defle Valli siamo noi contadini, rimasti a lavorare in
una situazione sempre più difficile, non
organizzati, senza specializzazione, in
aziende spezzettate e insufficienti. Se
non fossimo divisi in classi, a S. Secondo avrebbero invitato anche noi.
Non posso assolutamente riconoscere
come amici delle Valli o conoscitori
dei loro « veri » problemi quelli che
alle Valli ci vengono soltanto la domenica e scrivono lettere come quella del
Sig. Guido Ribet intitolata « Il disarmo alle Valli » o quella del Sig. Loris
Bein. Questi signori non sono amici
delle Valli Valdesi, ma amici del « Pellice », il settimanale liberale della zona. Di conseguenza è ormai chiaro a
tutti che i liberali non sono « nostri
amici », ma da diversi anni ci menano
per il naso appoggiati da questi c< bravi » Valdesi.
Per concludere, tutti questi signori
che ho nominato, quando fanno il « nostro interesse » e discutono per il « nostro bene » e parlano di noi sui giornali, sarebbe bene sentissero anche il
nostro parere.
Distinti saluti.
Mauro Gardiol
La Sua era una delle diecine di ri
Per la precisione, le riunioni degli
(( amici » in questione sono state annunciate nel corso del culto, almeno
nella chiesa di S. Secondo (il nostro
lettore, abitante nel quartiere M ML
radolo, frequenta la chiesa di Pinerolo); e la seconda di queste riunioni
(domenica 25 maggio, ore 15) è stata
anche annunciata su queste colonne,
con un cordiale invito a tutti. Il nostro fratello vi è dunque atteso e la
sua opinione, come quella di tutti gli
altri « indigeni » vi è desiderai«. Ma
non vediamo una ragione per respingere 0 mettere in cattiva luce questa
iniziativa: chi resi« alle Valli lamenta
spesso che chi se n e andato, di fatto
poco se ne cura, a parte qualche epidermica vampata emozionale; e pub anche essere vero, in molti casi. Ma per
una volta che questo interesse viene
mostrato... Del resto, in forte percentuale i membri di questo gruppo di
amici » si interessano non da oggi ne
da ieri della situazione delle Valli:
sulla f< politicizzazione » di questa iniziativa o di altre simili od opposte, ci
permettiamo di rinviare al nostro articolo di fondo della scorsa settimana.
iVe parla un vecchio contadino riesino
I due nani
Cordiali saluti.
Luigi Gamarra
Fra i tanti problemi che esige la ricostruzione. due sono i più grandi e importanti,
quello del pane pel corpo e quello del pane
per lo spirito; da essi dipendono le soluzioni
di tutti gli altri problemi. DeKi due problerni
nella loro soluzione, hanno una grande similitudine e connessione; infatti, se molto
vale la soluzione del problema del pane pel
corpo per la felicità dello spirito, così pure,
senza questa felicità, non ha pace e Uanquillità il corpo. Insoluio il problema del
pane del corpo, con tutto il fervore che
autorità e cittadini vi hanno portato, altrettanto insoluto il problema del pane per lo
spirito, con tutte le tonnellate di carta che
si è scritto e i miliardi di sermoni che si son
predicati per l’evangelizzazione.
Cristo dice che dal frutto si conosce 1 albero (Matteo 12.33), per cui se la cristianità
produce poco e cattivo pane, non è da mettersi in dubbio eh'essa è una cattiva e difettosa pianta; il perchè produce poco e
cattivo pane lo sa e lo conosce bene; il
fucile, la bomba, la mitraglia, il cannone, la
spada, ecc. sono armi che distruggono il
pane, che fanno infelice l’uomo, facendolo
schiavo, e prigione di satana; eppure 1 uomo le ama, ha il coraggio di adoperarle e
impugnarle. Al contrario, egli sa bene che
l’aratro, la falce, il martello, il libro, la zappa ecc. sono le armi che creano, producono il pane, che fanno felice l’uomo, librandolo dalle catene del diavolo; eppure ha
molta paura d’esse, non ha il coraggio d impugnarle e adoperarle. Si può negare c mettere in dubbio che il coraggio eroico, dono
divino è adoperato più per distruggere il
pane, per l’annientamento e la spoliazione
reciproca, che per produrre il pane, per illuminare l’uomo, onde portarlo all’amore.
' alla pace e alla giustizia? Quante ricche^e.
quanti tesori di coraggio, di forza, di scienza, di sangue, di fatiche, di sudori, ecc. si
potrebbero mettere a servizio per risolvere
il problema pane, se si amassero le armi
che producono il pane, se si affrontasse! o
le grandi rinunzie e le pesanti croci che impone il produrre pane, nella stessa misura
in cui la cristianità d’oggi ama le armi che
producono distruzioni e morte!
Il Divino Maestro assomiglia l’evangelizzare all'arare. Chi ara, per fare un buon
lavoro, ha da camminare da mane a sera
curvo, con mano che preme costante sull’aratro, fra le zolle e la polvere o il fango;
ha da fare un lavoro disagiato e stanchevole, che non si compie facilmente nè volentieri. Così è di colui che vuole produrre
pane per lo spirito, cioè evangeliHare.
Quando si avvererà il detto di Isaia (capitolo 2 V. 4), i popoli produrranno pane m
una quantità da saziare tutti; per ora, con
nostra vergogna, contentiamoci di tornare
ogni anno a festeggiare la S. Pasqua, pur
sapendo bene che la guerra è delitto contro Dio e che il giovine ricco, per sfuggire
la fatica lasciò Cristo attristato, dolente.
Giovanni L’Abate
un vecchio bracciante della terra
5
23 maggio 1969 — N. 21
pag. 7
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
S. GERMANO CHiSONE
Durante il mese di marzo sono stati registrali alcuni avvenimenti insoliti in seno alla
nostra Comunità : la riunione di preghiera
svoltasi la sera del 7 nel Tempio è stata
preparata da un buon numero di sorelle molte delle quali hanno preso parte attiva al cullo stesso a cui è stata invitala la Comunità
tutta: erano con noi anche alcuni membri
dellT nione Femminile di Pramollo con il
pastore Pons che ci ha rivolto un apprezzato
messaggio. La domenica 16 marzo il culto è
stalo interamente presieduto dai giovani Rosella Soulier. Ornella Malano. Rosanna Piredclu. Ileana Lanfranco, Renzo Richiardone,
Elio Broggio, i quali avevano preparato il
sermone in collaborazione con altri membri
delIT nione Giovanile; il messaggio rivolto alla
Comunità è stalo buono e la maggior parte
(lei presenti al culto ha apprezzato molto la
serietà e Fimpegno dì quei giovani, che, col
loro esempio, hanno messo in risalto il fatto
che una comunità di credenti, per essere veramente tale, deve essere formata da persone
le quali tutte insieme lavorino con lo scopo
unico (li glorificare il Signore servendo i fratelli. Il lesto tratto da Ezechiele 37 era appropriato per Loccasione.
La sera della stessa domenica un gruppo di
giovani fratelli di Pomaretto ci hanno presentato in modo veramente encomiabile il non
facile dramma di H. Ibsen dal titolo: «Gli
spettri »; è un vero peccato che gli spettatori
non fossero più numerosi. Un grazie sincero
alla Filodrammatica pomarina.
Mai ledi 18 marzo i missionari Sigg. Adnet
hanno presentato una interessantissima relazione sul lavoro che essi svolgono a Tahiti; la
« causerie » è stata seguita dalla proiezione
di ima serie di magnifiche diapositive a colori; alcuni presenti hanno quindi rivolto delle
domande ai fratelli missionari i quali hanno
risposto esaurientemente e con spirito veramente fraterno. Durante il pomeriggio i Sigg.
Adnet avevano parlato in un clima di affettuosa amicizia agli ospiti della Casa di Riposo.
Ricordiamo ora i culti che sono stati celebrali nella Settimana Santa: la Domenica
delle Palme abbiamo avuto la gioia di rivedere fra noi nel Tempio il pastore Jalla che ha
proceduto alla Confermazione dei catecumeni;
essi sono stati pochi quest'anno, ma, durante il colloquio con il pastore ed alcuni membri del Concistoro, hanno dato prova di rendersi ben conto deH’importanza delPatto che
stavano per compiere. Gli otto nuovi membri
di Chiesa sono : Laura Beux, Ornella Malano,
Rosanna Pireddu. Rosella Soulier (su cui è
stato posto il segno del Battesimo), Emilio
Balmas. Elio Broggio, Claudio Giraud, Renzo
Sappè: a questi giovani fratelli rinnoviamo
Taugurio sincero che il Signore sia la guida
costante di tutta la loro vita e additiamo le
parole di Gesù contenute nel libro dell’Apocalisse al capitolo 2 : « Sii fedele fino alla jnorié, e io ‘tr darò' la' coróna''della vita
Il ]joineriggìo un trattenimento con « caccia
al tesoro » ha avuto lo scopo di festeggiare
ancora i nuovi ammessi.
11 Innedì. il martedì, il mercoledì precedenti la Pasqua sono stati celebrati alcuni brevi
culti. Anche il Giovedì Santo è stato caratterizzato ila una riunione speciale presieduta dal
pastore Berlin con la collaborazione dei fratelli Kbe Bouchard. Etìennette Jalla, Nelly
Roslaiì. Adriana Sappè, Egle Sappè e Giancarlo Pioiinous: vi ha preso parte la Corale ed
è stala (‘elcbrata la Santa Cena.
II cullo del Veru^rdi Santo ha avuto luogo
la sera a Porle: ancora una volta i giovani
vi hanno preso parte attiva.
II cullo di Pasqua è stalo solenne come di
Consuelo: la Corale ha cantalo il coro « L’Agnello (li Dio » del compianto pastore Virgilio
Soinmani.
Atti liturgici. In quest’ultimo periodo di
tempo ci hanno lasciato i .seguenti fratelli:
Argcnliiia Benecli ved. Benech, da moltissimi
anni o-pite della Casa dì Riposo; Isolìna Reynaiiel \ed. Bounous della Comunità di Pramollo: Guido Travers (Gondini) scomparso
tragicamente; Paolina Bleynat ved. Duchéne
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oneglia.
(Palazzo Bellevue), molto conosciuta e stimata fra noi; Luigia Long in Sappè (Colombaiti) mancala improvvisamente aU’elà di 72
anni, anch'ella era una figura ben nota nella Comunità sangermanese. Alle famiglie nel
lutto esprimiamo ancora la nostra fraterna ed
affettuosa .solidarietà.
Dopo il culto delle Palme è stato celebrato
il matrimonio di Angela Bounous e Marco
Soulier (Balmas). Si sono pure uniti in matrimonio Flora Bouchard e Ermanno Pons
(19 aprile). Alle due giovani coppie di sposi
auguriamo un avvenire sereno ed abbondantemente benedetto dal Signore.
RERRERO - MANIGLIA
Una luminosa schiarita dì poche ore, nella
giornata umida e coperta, è venula a rallegrarci nel pomerigg o del 4 maggio durante
lo svolgimento del tradizionale bazar preparato con costanza, e molto amore dalle sorelle
della nostra chiesa. L'esito è stato veramente
buono e ringraz'.amo sentitamente quanti
hanno voluto contribuire ad esso ed in modo
particolare le nostre sorelle, che una volta
ancora, con tanto generoso impegno, senza
risparmio di lavoro lo hanno organizzato e
preparato.
Un pomerìggio molto ben riuscito è stato
offerto alle sorelle della comunità dai nostri
bambini, in occas'one deUa festa della mamma, domenica 11 maggio. Un ricco scelto
programma, accuratamente preparato, dì recite e canti è stato offerto prima della tradizionale, gradita, tazza di té. Ai bamb:ni, a
chi h preparati, a quante hanno dato la
loro collaborazione, a nome delle sorelle presenti e d; tutta la comunità il nostro vivo
ringraziamento.
TOnnE PELLICE
Durante quest'anno a Torre Pellice si sono
avute una serie di lezioni dirette dal nostro
pastore B. Rostagno su « Gesù di Nazareth »
visto da] lato storico-critico.
Come dice G. Bornkamm: « ...Naturalmente la fede non può e non deve dipendere dalle
variazioni e dall'insicurezza della ricerca storica: ma nessuno dovrebbe disprezzare l’aiuto
che la ricerca storica offre per illuminare la
verità; quella verità che ci deve stare a cuore
più d’ogni altra cosa ».
Questo studio è stato una esperienza non
solo per l’intelletto, ma anche spirituale, soprattutto mediante il « Discorso sulla Montagna » : questa nuova Legge che Gesù ci dà,
non può essere realizzata senza la sua presenza in noi.
Lo scambio di pensieri su questi argomenti
e su altri trattati dal Bornkamm ci ha arricchiti. Il corso verrà ripreso D. v. in autunno
e quanti si interessano a questi studi sono invitati a parteciparvi.
L. C.
Villa Olanda
Offerte ricevute da febbraio al 15 maggio
RIV-SKF, Centro Attività Sociali L. 20.000,
Famiglia Guido Peyronel, San Germano 10
mila; Signora Lilia Malacrida, Como 2.000;
Signora Allegra Melina Santamaura, Furci Siculo 1.000; Sig.ra Van der Laan, Utrecht
(Olanda) 12.000; A. M., Pisa 5.000; G. E.,
Pisa 3.000. Grazie!
UN CONVEGNO GIOVANILE A CERIGNOLA
Protestantesimo del disarmo?
Fra impegno e disimpegno
Evaogelici dell’Alto Piemonte
a conve|ao a Viering
Nella verde cornice deUa Val d’Aosta, si
è svolto il giorno dell’Ascensione il tradizionale convegno interdenominazionale a Viel'ng
La partecipazione è stata ottima con presenze di fratelli di Aosta, Biella, Carema,
Chivasso, Ivrea, Torino e altre località.
Al culto del mattino il sermone sulla
Ascensione è stato tenuto dal fratello Venturini Giampiero. Dopo il pranzo al sacco,
l’argomento del convegno : « E’ vero si o no
che la religione è l’oppio dei popoli? » è stato introdotto molto chiaramente dal Pastore
Ermanno Rostan; la discussione a gruppi è
stata molto efficace ed ha portato in luce le
notevoli disparità dei punti di vista sull’argomento. Ciononostante la discussione è stata franca e cordiale e pur non giungendo ad
una comunanza di idee ci siamo lasciati con
il cuore gonfio di riconoscenza al Signore
che ci ha permesso di passare una lieta giornata insieme.
In chiusura la tradizionale tazza di thè
gentilmente offerta dai fratelli di Viering ci
ha rinnovato il calore e la fratellanza con
cui eravamo stati accolti al mattino e con
cui ci siamo detti arrivederci all’anno prossimo.
Fiorello Beux
Oolooia cliniatica per bambini
La « Casa Evangelica » in S. Marzano Oliveto (Asti) offre un periodo di cura climatica a bambini evangelici dì ambo i sessi.
Turni quindicinali dal 1° luglio.
Allo scopo di favorire le famiglie non abbienti, per Falloggio ed il vitto dei bambini
sarà richiesto un contributo mìnimo.
I posti disponibili sono pochi. Perciò si
prega prenotarsi presto.
Per informazioni e prenotazioni, scrivere
al Direttore : Giuseppe Anziani — Piazza
Bini, 4 — 15100 Alessandria.
Il 4 maggio si sono riuniti a Cerignola
per Tannuale Convegno FUV giovani provenienti dalle Unioni di S. Giovanni Lipioni, Orsara, Corato, Bari, Taranto; era presente anche un gruppo di giovani della Chiesa dei Fratelli di Foggia.
Le relazioni esposte da Ennio Del Priore,
Giacomo Campanelli ed Eugenio Rivoìr illustravano la realtà politica e sociale nella
quale viviamo, la crisi che la cristianità ed
in particolare il protestantesimo (« Protestantesimo del disarmo ») stanno attryv?rsando
ed il modo i|i cui la nostra testimonianza
deve attuarsi in questa, situazione di divi-.sione e di ricerca.
La discussione a gruppi ha cercato di approfondire questi temi e se tutti sono stati
unan’mi nel riconoscere la profonda crisi
che le nostre Chiese stanno vivendo, non
tutti hanno dato valore negativo e catastrofico a questa constatazione. Infatti, qualunque situazione di crisi può risolversi positivamente se non ne facciamo (come spesso
avviene) il nostro fiore all’occhiello, ma se,
contrarlo, la trasformiamo in una continua
ricerca ed in un continuo vivo dialogo con
gli altri.
Da un attento esame delle situazioni locali è stato notalo che l’attuale realtà delle
Un oni Valdesi del V Distretto non è certo
rosea : v¡ sono divisioni e dissensi, impegni
di lavoro in campo sociale da parte di ah-uni
ed astrazione totale dalla realtà in cui viviamo da parte di altri; molti — e questo è
affiorato quando sono state presentate le moz’oni conclusive dei congressi GEI e FUV di
Ecumene — sono comple'amente lontani da
una problematica che sembra essere prerogativa di una certa elite.
In realtà, però, anche questa constatazione può costituire un alibi per il corposo disimpegno che sembra essere la nota dominante del lavoro giovanile nel nostro d stretto.
Non è stato questo, pertanto, un convegno
grandemente conclusivo, non sono stati assunti epic’ (...) impegni o emanati risonanti
ordini del giorno. Semplicemente, nel quadro della Federazione Giovanile Evangelica
è stata auspicata da alcuni la aboliz one di
d verse strutture ormai pressoché prive di
sign ficaio (come il Comitato di Gruppo) e
Tinizio invece di un lavoro che veda uniti
su base interdenominazionale tutti i gruppi
giovanili della zona che si srntano chiamati
concretamente alla ricerca e alla testimonianza.
Miriam Castigmone
POMARETT
Inviamo un pensiero augurale oll’avv. Michele Ccrieola ed alla sua sposa Christine Ciñólas di Berlino ed originaria delle nostre
Valli; il matrimonio è stato celebrato a Torre Pellice sabato 17 u. s. con la presenza di
amici e parenti della Germania, Bari, Orsara. Milano. La .sposa ha prestato un prezioso
servizio al Rifugio. Che Iddio s'a loro vicino sempre.
Ricordiamo con riconoscenza la nostra sorella Alessandrina Prandini, sensibile ad
ogni problema della chiesa, umile nel servizio, dalla fede profonda in Colui che ha dato
la Sua vita per lei e per noi tutti: alla famiglia la nostra, simpatia nel Signore nell’ora della separazione.
Rlngraz'amo il cap tano Longo, il maggiore Fani ed il gruppo salutista che ha collaborato per il culto del mattino e la riunione all’Inverso Pinasca nei pressi della Scuola.
Numerosa l'assemblea del mattino, mentre all’Inverso i più non hanno gustato i messaggi ed il canto della gioia in Cristo, preferendo altre gioie meno durature. Che il Signore benedica l’opera dei no.str¡ amici e fra
telli in fede qui alle Valli e nel mondo intero.
Piera Pascal di Luciano e Peyrot Franca
è stata battezzata la tlomenìca 18 al tempio.
Che il dono di Dio s\ rinnovi nel dono della
fede nella tenera creatura non appena avrà
conosciuto il messaggio del Cristo a mezzo
della famiglia e della chiesa.
La Scuola domenicale ha preso parte alla
festa di canto e allietato gli ospiti dell’Asilo
di San Germano eoi canti subito dopo la manifestazione.
La raccolta deRa car)pj cartoni, oggetti vari continua : preparai^, ogni cosa per i giovani che verranno a liitirare il materiale.
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Bini, 4 .— 15100 Alessandria.
SULLA RIVIERA DI PONENTE
Il problmna degli istituti secondari
discusso dalle nostre comunità
A Sanremo
R'iun ta il 20 aprile^ l Assemblea ha volalo il seguente ordine del giorno:
L’Assemblea di chiesa di Sanremo, considerate le crisi che da vari anni attraversano
i nostri Istituti di istruzione secondaria, unanimemente
— manifesta la convinzione che la loro
chiusura .sarebbe giustificata soltanto se la
Chiesa non ravvisasse più in essi uno strumento efficace per la testimonianza evangelica;
-- r.tiene che è attraverso l’opera non solo di istruzione, ma soprattutto di formazione morale e sp'r'tuale, quale può essere svolta da una scuola evangelica, che si potrà sperare in un futuro migliore per le giovani
generazioni e per la Chiesa stessa;
— fa quindi vot; perché il Sinodo proceda a una rivalutazione degli Istituti Valdesi
di istruzione .secondaria, incoraggiando la
preparazione dei futuri insegnanti, mediante borse di studio presso il convitto della
Facoltà d: teologia, mettendoli in grado di
conseguire il titolo universitario e frequentando alcuni corsi teologici, in vista di una
particolare consacrazione a questa forma di
ministero.
— L’Assemblea, rammaricandosi di non
potersi ora impegnare finanziariamente per
la ripre.sa del Collegio, a causa di un grave
onere per i restauri dello stabile, dichiara di
essere pronta, appena possibile, e qualora il
Sinodo affermasse le finalità di testimonianza evangelica degl; Istituti, di concorrere per
la sua parte al loro mantenimento.
A Vallecrosia
L’Assemblea di chiesa riunita a Vallecrosia il 13 aprile ha votato il seguente ordine
del giorno:
L’Asscmhlca di chiesa d| Vallccrosia, vivamente preoccupata per la minacciata chiusura degli Istituti di istruzione secondaria
della Chiesa Valdese,
— rileva che detti Istituti, nelle intenzioni dei fondatori, sono stati creati per un
preciso scopo di testimonianza evangelica e
non solo per facilitare l’istruzione di alcuni
studenti delle Valli Valdesi;
— rileva che per molti anni questo scopo
è stato tenuto presente, assicurando alla
Chiesa Valdese la maggior parte dei suoi Pa
storj e missionari, oltre a un gran numero
di professionisti che nelle varie carriere hanno saputo tener alta la bandiera della fede;
— è convinta che la chiusura di questi
Istituti rappresenterebbe un cedimento nell’opera d; testimonianza della Chiesa e creerebbe un sentimento di sfiducia fra i suoi
membri;
— ritiene che dei vaghi progetti come la
creaz'one di un centro di stud; specializzato
in Torre Pellice. o un doposcuola o di borse
di studio o un coordinamento fra istituti di
altro genere esistenti alle Valli, non compenserebbero le conseguenze negative implicite nella soppressione di queste scuole;
— l’Assemblea ritiene che la Chiesa Valdese debba compiere ogni sforzo onde evitare
questa mutilazione; decide di accantonare la
somma di 400 o 500 mila lire da versare alla Tavola, qualora il Sinodo prendesse delle
decisioni utili a rivalorizzare i suoi Istituti
di istruzione secondaria nello spirito dei suoi
fondatori;
— l’A.ssemblea ritiene tuttavia che questa
rivalutazione non possa essere garantita soltanto con dei provvedimenti economici, ma
sia necessar o che la Chiesa si assicuri un
corpo di docenti espressamente preparati pci
il loro compito dj testimonianza evangelica,
e che pertanto debbano essere istituite, per
gli studenti evangelici desiderosi di dedicarsi airinsegnamento, delle borse di studio
presso il convitto della Facoltà Valdese di
teologia, affin di metterli in grado di conseguire il titolo universitario, e nello stes.so
tempo frequentare alcuni corsi presso la Facoltà stessa. Si e.sprime anche il parere che i
professori dei nostri Istituti debbano essere
equiparati ai Pastori per quanto concerne il
trattamento economico e che si preveda una
forma di consacrazione per questo particolare ministero;
— ritiene infine che in relazione al reclutamento della popolaz'one scolastica de] Collegio, occorra studiare anche il problema di
Borse di studio presso il Convitto di Torre
Pellice.
Se qualcuno si meravigliasse che l'Assemblea di Vallccrosia abbia di slancio deciso
di contribuire — eventualmente — per 400
o 500 mila lire, tenga presente che se a Vallecrosia abbiamo, purtroppo, vari e gravi
problemi che ci preoccupano e ci umiliano,
non c’è però quello finanziario. La generosità
dei fratelli è una realtà.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia della compianta
Nancy Chiavia
ved. Lapisa
grata per la dimostrazione di solidarietà ringrazia tutti coloro che in qualunque modo furono di aiuto e conforto nella triste circostanza.
Luserna San Giovanni, 11 maggio 1969
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Pasque! e Cogno commosse per la dimostrazione di stima
e simpatia dimostrate loro per la dipartita del loro caro
Remigio Pasquet
ringraziano quanti hanno preso parte
al loro dolore.
In modo particolare ringraziano il
Pastore sig. Rogo per le buone parole
di conforto, il Dott. Scarognina, i vicini di casa e quanti con fiori e scritti
sono stati loro vicini nella triste circostanza.
Luserna S. Giovanni 13 maggio 1969
RINGRAZIAMENTO
I nipoti e pronipoti del compianto
Ferdinando Peyronel
MaresciaUo Maggiore CG. a riposo
riconoscenti per la profonda dimostrazione di stima tributata al loro caro,
ringraziano sentitamente quanti hanno preso parte al loro vivo dolore.
Un ringraziamento particolare ai
Dottori e al personale dell’Ospedale
Valdese di Pomaretto, al Pastore Cipriano Tourn, all’Associazione d’Arma
e alle Autorità intervenute.
Chiotti di Perrero, 20 maggio 1969
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6
pag. 8
N. 21 — 23 maggio 1969
Notiziario Profesiaiilì (e orlodossi) all’Escorìal ^ '*
ecumen ico
a cura di Roberto Peyrot
IL PAPA A GINEVRA;
REAZIONE AGRODOLCE
Olten (spp) — Airannuncio della venuta
det pontefice Paolo VI a Ginevra, la Federazione svizzera dei protestanti attivi, riunita a Olten, ha inviato un telegramma a Ludwig von Moos, presidente della Confederazione elvetica : la Federazione vi esprime il
proprio rincrescimento che il consigliere federale abbia creduto di dover salutare la visita di Paolo VI a nome del popolo svizzero
nel suo insieme, « ferendo i sentimenti di
una gran parte dei protestanti, che costituiscono ancora la maggioranza del popolo svizzero ». La Federaz'one avrebbe desiderato
che il consigliere federale tenesse in maggior conto la situazione confessionale della
nazione.
IL PROTESTANTESIMO BELGA
VERSO L'UNITA'
Bruxelles (spp) — Riuniti in sessione
straordinaria, la Conferenza annuale della
Chiesa metod'sla belga e il Sinodo della
Chiesa evangelica protestante belga hanno
esaminato prima separatamente, poi congiuntamente il progetto di costituzione di una
nuova Chiesa unita, la Chiesa protestante
belga.
I d'battiti e gli emendamenti proposti sono stati diretti alternatamente dal vescovo
F. Schäfer di Zurigo per la Chiesa metodista e dal presidente del Sinodo della Chiesa
evangelica protestante belga, il past. E. Pichal. Animati dalla preoccupazione di dotare la nuova Chiesa protestante belga di
una costituzione elastica che risponda alle
esigenze della vita moderna, i lavori hanno
permesso di constatare un’identità di vedute
circa i compiti essenziali della Chiesa. La
discussione degli emendamenti ha fatto apparire l’unanimità sulla maggior parte degli
articoli proposti, mentre le divergenze concernono certe modalità di rappresentanza a
liveUo regionale e nazionale.
Una nuova sessione straordinaria congiunta è in corso in questi giorni, in modo che
nel corso delle sessioni ordinarie della Conferenza e del Sinodo, nel mese di giugno,
possa essere proclamata la fusione. Sono previste per l’autunno prossimo le cerimonie
solenni che sanzioneranno quest’avvenimento
importante.
Nella reggia di Filippo II, presso Madrid, si sono riuniti i membri del
presidium e del comitato consultivo della conferenza delle chiese europee
Dopo l’ultima riunione del Praesidium che ebbe luogo nell’ottobre del
1968 a Napoli, i rappresentanti delle
Chiese Europee si sono nuovamente
riuniti questa volta nelle vicinanze di
Madrid. È stato molto significativo
che i luoghi di questi due ultimi incontri sono stati proprio nei Paesi Latini. Anche in Spagna, cosìi come in
Italia, il cammino verso la completa
libertà religiosa sembra offrire opportunità a nuove esperienze che erano
prima impossibili a realizzarsi. Anche
nella Spagna i rapporti con la Chiesa
Cattolica incominciano ad essere sta^
biliti su un piano di rispetto e di comprensione reciproca e soprattutto di
riconoscimento per tutti del diritto di
esercitare la propria fede.
L’incontro è stato preceduto da
un’interessante lezione del dott. Visser t’ Hooft sulla « Dinamica del movimento Ecumenico, oggi». Questa lezione è stata data alla presenza del
Cardinale di Madrid e dell’Arcivescovo di Saragozza, Presidente della
Commissione Episcopale Ecumenica e
di numerose personalità anche del Governo oltre ad una vasta schiera di
fratelli evangelici delle varie comunità della capitale.
Un incontro molto significativo si è
avuto nel corso dei lavori in una riunione di culto tenuta nella Chiesa
Presbiteriana. Erano egualmente presenti i massimi rappresentanti della
Chiesa Cattolica i quali hanno partecipato al culto che era stato organizzato
dal Consiglio dei Pastori della città di
Madrid. Ha predicato il Presidente della Federazione Evangelica e il suo messaggio è stato un annuncio incisivo
dettato da spirito profondo di libertà
e di testimonianza nel desiderio di un
dialogo sempre più aperto e franco
con tutto il popolo di Dio.
Alla riunione hanno anche partecipato rappresentanti del Segretariato
per la promozione dell’unità cristiana
e il contributo di questi delegati è stato vivamente apprezzato da parte della Conferenza Europea.
La Conferenza delle Chiese Europee
è ormai diventata l’organismo ecumenico sul piano regionale dell’Europa. Pur senza essersi appesantita di
strutture organizzative pesanti oltre
iliiiiiiiMMiimiiiiiiiiii
iiiiiMMimiimimiHiiiiiiiiiimiiiuiiiiiii
nilllllllIMMIIIIIIMIUtllHI
Echi della settimana
LA CONTROVERSIA
CHE NON HA FINE
È quella che contrappone tragicamente
Israele e Nazioni Arabe. Nel numero precedente di questo settimanale ne abbiamo puntualizzato l’oggetto in riguardo alla risoluzione
del Consiglio di Sicurezza, risalente al 22 novembre 1967. Oggi vogliamo fare altrettanto
in riguardo ad altri importantissimi argomenti. A questo proposito, premettiamo che il parere ufficialmente espresso dalla RAU ( = Repubbliche Arabe Unite) ci sembra essere forse
il più significativo, certo il più determinante
fra quelli, pur vari e talvolta persino contradditori. di tutte le Nazioni Arabe.
1) Delimitazione delle frontiere. « Per
Israele, la delimitazione antecedente al 5-6-’67,
cioè la linea d’armistizio del 1949, non esiste
più. Nuove frontiere, "sicure e riconosciute",
dovrebbero essere determinate per accordo
delle parti interessate, nel corso di negoziati
diretti. Esse dovrebbero situarsi in via intermedia fra le frontiere antecedenti al 5-6-’67
e le attuali linee di "cessate il fuoco".
La BAU chiede invece il ritorno alle frontiere del 4-6-’67. In cambio, essa è disposta
a sottoscrivere alle disposizioni della risoluzione del 22-ll-'67 (...) ».
2) Garanzie di sicurezza, e Israele ritiene che, anche dopo la conclusione di accordi
debitamente sottoscritti insieme coi paesi arabi interessati, sarà necessaria una presenza fisica israeliana in talune zone, particolarmente in Cisgiordania, lungo il Giordano, e nella
penisola del Sinai, più particolarmente a
Citarm-el-Cheikh (estremità meridionale della penisola).
La BAU invece è disposta ad accettare delle zone smilitarizzate, a condizione che queste si estendano sia da una parte che dall altra
delle frontiere ».
.3) Statuto di Geru.salemme. « Per Israele. Vum missione della parte araba della città
santa, è definitiva e fuori discussione. Tuttavia Israele è disposta a concedere opportuni
provvedimenti che pongano i luoghi santi della Cristianità e dell !slam sotto la responsabilità di coloro che li venerano.
La BAU invece afferma che la parte araba
di Gerusalemme dev essere restituita alla
Giordania ».
4) Prohlema dei rifugiati, c Israele chiede la convocazione d una conferenza di tutti
gli Stato del M. Oriente, con la partecipazione
di quei Governi che portano soccorsi ai rifugiali. nonché di organismo specializzati dell'ONU. La conferenza avrebbe lo scopo di mettere a punto un piano quinquennale per la
risoluzione del problema dei rifugiati nel quadro d'una pace durex^ole e della loro integrazione in un produttivo regime di vita.
Im bau chiede invece un regolamento conforme alle decisioni dell'ONU. Queste riconoscono ai rifugiati il diritto di scelta fra il
ritorno in Israele (con l’impegno di rispettarne la sovranità), e l indennizzo (sul piano
economico).
Il presidente Nasser considera i due problemi: quello dei rifugiati, e quello della libertà
di navigazione attraverso il Canale di Suez,
come problemi strettamente interdipendenti ».
a cura di Tullio Viola
DOCCE SCOZZESI
« È stato osservato che i documenti del
IX congresso del Partito Comunista Cinese al
laccano spesso, a lungo, e con un tono di vio
lenta ostilità, l’Unione Sovietica, mentre gl
Stati Uniti, anch’essi denunciati, sembrano tul
tavia esser giudicati meritevoli di riferimenti
molto sobri. A giusto titolo s’è potuto affermare che l’Unione Sovietica sembra oggi esser
considerata dai cinesi come il nemico numero
uno, il nemico che ha la palma persino al
confronto degli Stati Uniti!
E tuttavia non bisogna dimenticare che la
Cina ha sempre seguito la tattica di sottoporre
gli altri a delle docce successive (anzi talvolta
addirittura simultanee) calde e fredde. Accanto a indubbie ragioni d’inquietudine, vi sono
nella situazione attuale anche altre buone ragioni per pensare che, da parte cinese, la violenza delle parole potrebbe pur nascondere la
prudenza dell’azione. E la stessa cosa potrebbe
esser vera in senso inverso, da parte di Mosca.
L’UBSS ha fatto più volte delle proposte
(particolarmente il 29 marzo ed il 26 aprile)
di aprire delle scambievoli consultazioni sui
problemi di frontiera. Orbene, facendosi il
portavoce di Pechino, il vicepresidente Lin
Piao, nel suo rapporto al IX congresso, non
ha risposto di no, anzi ha affermato che la
Cina ha sempre voluto regolare simili problemi per la via diplomatica.
Dalle ultime notizie si apprende che Pechino ha accettato la convocazione della commissione cino-sovietìca per la navigazione fluviale alla frontiera fra le due nazioni, dunque
per la navigazione sull’Usuri. Ha proposto,
come data di convocazione, la metà di giugno.
Avremo allora un test importante sulla spinosa questione! ».
che costose,, la Conferenza Europea
costituisce oramai il luogo di incontro
tra le Chiese del nostro continente per
lo studio dei nostri problemi, per il
confronto delle nostre varie posizioni
non solo sul piano della dottrina ma
anche su quello della testimonianza e
del servizio cristiano. Questa realizzazione è senza dubbio anche dovuta
alla dinamica volontà del Segretario
Generale Dott. Glen Williams che ha
saputo trasformare i piccoli gruppi di
Nyborg in una grande società di Chiese Evangeliche e Ortodosse, operanti
sia nell’Europa Occidentale come in
quella Orientale.
La relazione del Segretario Generale
ci ha fatto apprendere che i gruppi di
lavoro hanno intensamente proseguito negli studi loro assegnati dalla Conferenza di « Nyborg V ». « Le Chiese di
Europa e le Chiese degli altri continenti », « Il servizio delle Chiese nella
società di oggi », « Le questioni ecclesiologiche nella società europea moderna », « Il servizio delle Chiese di
Europa per la pace e la riconciliazione in Europa», sono stati i problemi
che numerosi teologi, pastori, laici,
qualificati hanno affrontato durante
questo ultimo anno. Tutto questo materiale di studio e di dibattito serve
sempre più a farci mettere a confronto con la Parola di Dio e con le esigenze moderne della società di oggi.
Particolarmente poi, attraverso l’opera personale, ricca di coraggio e di
perseverante fiducia, del Segretario
Generale, sono stati sempre più rinsaldati i legami di fratellanza fra tutte le 80 Chiese che ormai fanno parte
della grande famiglia Ecumenica Europea.
È bello di sapere che in questi gruppi di lavoro le Chiese Evangeliche
d’Italia portano il loro contributo a
mezzo della presenza attiva di alcuni
fratelli, il Prof. Giorgio Spini, il Professor Bruno Corsani e il Past. Piero
Bensi.
Oltre allo studio dei rapporti ecumenici sono stati iniziati i contatti
con il Consiglio Ecumenico della Gioventù europea e con la Federazione
Mondiale degli studenti cristiani. Noi
speriamo che questi rapporti con la
parte più giovane delle nostre Chiese
europee possano diventare sempre più
intensi e auspichiamo che fin dalla
prossima Conferenza di Nyborg VI,
che avrà luogo a Nyborg (Danimarca)
alla fine del mese di aprile del 1971,
tutte le Chiese europee, e certamente
anche quelle italiane, abbiano a includere nelle loro delegazioni i rappersentanti ufficiali della gioventù evangelica. Il tema di questa sesta Conferenza
Europea è davvero stimolante ; « Servitori di Dio, servitori degli uomini ».
È stata anche accolta con vivo interesse la proposta di considerare la
Conferenza dei Paesi Latini come un
gruppo a se stesso operante nell’ambito regionale della Conferenza Europea. Il raggiungimento di una libertà
religiosa più completa ha reso meno
indispensabile la permanenza di questo « Pronte Latino ». Rimangono problemi legati necessariamente al carattere minoritario delle nostre Chiese e
pertanto noi sappiamo che la grande
famiglia europea delle Chiese cristiane
continuano a seguire il nostro lavoro
con vivo interesse.
Nel chiudere queste piccole note desidero esprimere viva riconoscenza ai
nostri amici spagnoli per il calore della loro accoglienza, per l’entusiasmo
della loro fede, per l’esempio del loro
coraggio. Il contatto con i fratelli
evangelici spagnoli è stato ricco di insegnamento e di ispirazione. Dopo anni e anni di persecuzione religiosa e
di oppressione, essi hanno finalmente
conquistato una libertà di culto mai
prima avuta, senza però conservare
sentimenti di rancore e di odio. Abbiamo potuto visitare le Chiese Evangeliche della città di Madrid e abbiamo
visto centinaia e centinaia di bambini
che sono ora educati in un clima di
libera espressione della loro fede. Il
futuro della Spagna evangelica è in
queste nuove generazioni che si preparano a combattere il buon combattimento, guidati dall’esempio e dal sacrificio dei martiri che li hanno preceduti.
Teofllo Santi
Catacomba di pietra
ricamata di muschio,
le primule e i bucaneve
rivivono ogni anno
sulla tua pelle di terra.
Sono la primavera del « Quarantotto »
dopo un inverno di secoli.
11 rovo striscia come serpe
e morde i tuoi piedi.
Il pruno matura la magra bacca
per la fame del merlo,
quando il vento d’autunno
agita l’ombra del Barba-soldato
stampata sulla terra
dalla mano scheggiata
di un tronco fulminato dal tempo.
Ho letto la pietra
intonacata d’oblio.
E’ una pagina lunga
ove storia e leggenda,
radicate neU'umida ombra,
han fiorito il Dolore e l'Amore
per te, per me
pellegrino venuto dal mare.
Ferdinando Peitavino
iiiiiiiiimiiiiimmiiiMuiioiiiiiiiiiiiiiiiriiiii
iiniininmiimiiiiiiiiliiiiiitiiiiiiiui
Associazione per la Liberfà Religiosa in balia
Manifesto per l’abolizione del foneordato
L’Italia è uno dei pochi paesi del mondo in
cui esìste attualmente un Concordato tra lo
Stato e la Chiesa cattolica. Non l’ha la Germania, non l’ha la Francia, non l’hanno gli
Stati Uniti d’America, paesi in cui vivono
ingenti masse cattoliche.
I Concordati sono sempre stati il risultato
di segrete trattative tra chi deteneva il potere
assoluto dello Stato e chi deteneva il potere
assoluto della Chiesa. I papi nei secoli passati
hanno fatto Concordati con ì re assoluti, con
Napoleone, nel nostro secolo col generale Franco, con Hitler, con Mussolini.
Noi italiani non ci siamo ancora liberati
del Concordato fascista. Non abbiamo, cioè,
ancora rimosso uno degli strumenti di cui si
servì il fascismo per distruggere le garanzie
che la legislazione liberale dell’Ottocento aveva pur conquistato e per instaurare un regime
di repressione e di controllo sui cittadini.
Mantenere in vigore il regime concordatario significa tenere in piedi strumenti di potere autoritario. Tra essi ricordiamo: l'indottrinamento confessionale che impedisce la libera formazione intellettuale e morale dei fanciulli e dei giovani nelle scuole statali, la competenza ai tribunali ecclesiastici in materia di
matrimonio, l’attribuzione di un carattere sacro alla città di Roma con relative restrizioni
alla libertà delle manifestazioni del pensiero,
il trattamento privilegiato agli ecclesiastici arrestati per reati comuni, l’esclusione dei sacerdoti apostati dagli impieghi pubblici, l’esenzione dei preti dal servizio militare (mentre,
d’altra parte, gli obiettori di coscienza vanno
tuttora in galera), per non dire delle condizioni di favore che vengono fatte alla Chiesa in
campo economico e finanziario.
In questi vent’anni di Repubblica si è visto
chiaramente che cosa significhi in Italia la
conservazione del regime concordatario. La tutela privilegiata che i Patti Lateranensi assicurano alla « religione dello Stato » (si veda
il caso deirisolotto e quello di Fabrizio Fabbrini), le speculazioni finanziarie ed edilizie
rese possibili dagli ingentissimi sussidi statali
ad istituzioni religiose, scuole ed enti assistenziali dipendenti dalla gerarchia ecclesiastica
(ad es. la POA), le esenzioni fiscali e tributarie hanno contribuito a ingigantire la macchina organizzativa confessionale e a fare del
Vaticano il centro di un potere economico e
politico che si fa sentire a tutti i livelli e determina le scelte di governo. II sistema concordatario offre così un modello e una copertura a tutti quegli altri centri di potere (economici, militari, accademici) che tendono a
iiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiM
AGAPE. CAMPO CADETTI ESTIVO
Costruiamo un canzoniere
(Da « Le Monde » dell’8 e del 13-5-1969).
Doni Eco-Luce
Da Genova: Giovanni Cougn 500; Emanuele Tron 500.
Anita Dardanelli, S. Secondo di Pinerolo
500; Carlo Tomasini, Torre Pellice 500;
Adelina Ferrerò. Ferrerò 500; Alberto Ferrerò jr., id. 500; Anna Tron, S. Germano Chisone 500; Enrico Rostan, Ferrerò 500; Enrico Feyronel, Riclaretto 500; Stefano Laurenzo. Francia 2.000; Giorgina Mancini,
Poppi 500; Ercole Marzone, Ao.sta 500; Auguste Durbec, Francia 2.525; Berlocco, Borgofranco d’Ivrea 400; Adelaide Tria, Como
2.500; Davide Cerai, Pordenone 500; Rolando Revel. Montepulciano 500; Lina Miegge,
Urbino 2.500; E. R. Jervis, USA .5.000;
Tommaso Quercioli, Bergamo 300; s. Léonie
Slallé. Torre Pellice 500; Aldo Pasqualini,
Cascine Vica 500; Ruth Uhlmann. Zurigo
825; Eli Vinçon, Rivoli 2.500.
Grazie!
{ continua )
L’anno scorso lo schema tradizionale del
campo cadetti è stato cambiato all’ultimo
momento. Il tema del campo (« Quattro protestanti di fronte al mondo ») poteva prestarsi ad una variante al posto delle solite conferenze seguite da discussione ; si poteva dare
uno sguardo panoramico ai personaggi presi in
esame, quindi invitare i partecipanti a sceglierne due e studiarli più a fondo in vista
della stesura del copione di una recita e della
preparazione della recita stessa. Così il campo ha lavorato intensamente .su Bonhoeffer e
M. L. King e le recite che ne sono risultate
erano dense di spunti per la discussione e
indicavano bene il livello di interesse e di
impegno del campo.
Ci è sembrato che questo <c metodo attivo »
avrebbe lasciato traccia più profonda nella
memoria e nella formazione dei cadetti e, nella valutazione finale del campo, i cadetti stessi hanno chiesto che si continui su questa
linea. La cosa non è facile dato che le possibilità di (( laboratorio » di Agape sono limitate. Il campo di quest’anno rappresenta un
tentativo di proseguire su una linea di questo
tipo. Speriamo che si tratti di un’altra ciambella con il buco...
Costruire un canzoniere non è certo cosa
che si possa fare in 15 giorni. Ma si tratta
di inserirsi in un lavoro in corso più che di
una partenza da zero. Da tempo la FUV sta
lavorando alla raccolta di canti giovanili, inni,
canti di protesta, spirituals, ecc. in varie lingue per preparare un canzoniere giovanile che
possa servire non solo per lo svago (come il
« Cantiamo insieme ») ma anche per i culti.
Avremo cosi a disposizione un repertorio di
circa 70-80 canti, tradotti letteralmente. Il
campo dovrà, nella prima parte, udire questi
canti e dar loro una graduatoria di preferenza. In un secondo tempo lavorerà più a
fondo sui 10 o 15 ritenuti migliori: un gruppo cercherà di adattare le parole italiane alla
musica; altri faranno una ricerca sullo sfondo
c l’ambiente da cui provengono questi canti;
altri sì occuperanno della cìclostilatura definitiva dei testi. Altri ancora, il maggior numero possibile di partecipanti... intonati, formeranno una corale che preparerà un recital
finale con l’esecuzione dì questi 10-15 canti.
Questo lavoro richiederà la partecipazione di
tutti, anche dei meno musicali. Un maestro
di musica ci aiuterà per la parte tecnica e
corale.
Accanto a questo programma prevediamo
una serie di conversazioni su temi di attualità scelti all’inizio del campo dai partecipanti
Come gli altri anni le giornate del campo si
apriranno e si concluderanno con brevi culti
Quelli del mattino saranno curati dai cadetti
quelli della sera, spesso con una breve pre
dicazione, da alcuni pastori.
Il programma prevede alcune gite di tutto
il giorno; una gita dì 2 giorni; pallavolo; calcio: ping pong, ecc.
Portare la Bibbia; indumenti da montagna,
se possibile sacco da montagna; un documento di identità per la registrazione.
Indicazioni per l’arrivo saranno inviate agli
iscritti.
Il Campo sarà diretto dal pastore Marco
Ayassot e da unequipe di collaboratori. Le
iscrizioni vanno indirizzate al più presto alla
Segreteria di Agape, 10060 Frali (Torino).
Quota campo: L. 21.000 H- L. 1.600 di iscrizione.
rafforzare o a conquistare una situazione di
privilegio, rendendo precaria la democrazia,
illusoria la giustizia sociale, parziale o deformata l'informazione.
Nel 1929 il papato volle legare strettamente
la soluzione della « questione romana j< alla
stipulazione di un Concordato « inteso a regolare le condizioni della religione e della Chiesa in Italia )). Al Trattato del Laterano. con
cui si dava vita al nuovo Stato della Ciltà del
Vaticano, fu unito un complesso di norme
concordatarie (contenute nel Concordato c nel
Trattato) le quali non concernono affatto Imdipendenza e la sovranità di quel minuscolo
Stato, ma assicurano l'ingerenza della gerarchia ecclesiastica cattolica nella vita civile e
sociale italiana.
Del Trattato e del Concordato Pio XÌ disse: «insieme staranno o insieme cadranno»,
sottolineando così quella volontà imjHi-itiva
che Mussolini, gran dispregiatore della <ìemociazia, non esitò a sottoscrivere.
Ora è tempo di sciogliere quel nodo, unendo tutte le forze autenticamente liberatrici.
L’arcaico principio della « religione dello Stato ». rincontro ai vertici delle due istilu/.ioni,
è oggi sentito anche da molti cattolici come
un’eredità passiva dell'« età costantiniana » e
nettamente respinto.
Del tutto contrastante con l'evoluzione dei
tempi e con le esigenze stesse della democrazia è l’idea che i diritti di libertà del cittadi-^
no debbano passare attravèrso Te strettoie Ti
un patto stipulato al di sopra delle loro te-;te
tra lo Stato e la Chiesa. Altrettanto contraddittorio è il proposito di modificare le sinaole
norme concordatarie per « adeguarle » ai principi democratici, i quali non ammettono resistenza di privilegi di alcun genere. L’unica
vera adeguazione è la soppressione di tutte le
norme concordatarie e l’applicazione, anche
nei riguardi della Chiesa cattolica, dei jirincipi costituzionali che regolano i rapporti con
tutte le altre religioni esistenti in Itali;».
La « revisione » da concordarsi col \ atìcano, secondo la decisione del parlameiiio c il
proposito del governo italiano, non ])olrà essere che un compromesso, a tutto svantaggio
(leirindivìduo e della .società civile. Se il \aticano volesse contribuire ad assicurare in
Italia il pieno rispetto dei princìpi cosi il azionali di libertà rinunccrehbe infatti pei })rimo
a trattative di questo genere. La conferma
delle vere intenzioni vaticane si è avuta dalle
dichiarazioni della recente conferenza episcopale italiana, quella deU’orientamento governativo dai discorsi dei democristiani Goneìla
e Cava.
Una « revisione » di comodo, qual'è desiderata dal Vaticano e accettata dal governo
italiano, disprezzerebbe e rinnegherebbe Tevoluzione sociale, dimostrerebbe il proposito di
coartare la libera formazione deH’opinione popolare, col risultato di bloccare il processo di
rinnovamento in atto.
L'Associazione per la Libertà Religiosa in
Italia (ALRI), indipendente da partiti e da
confessioni religiose, mentre denuncia il pericolo di una totale perdita di fiducia nella democrazia, lancia un appello agli individui, ai
gruppi e ai partiti per realizzare, attraverso
iniziative ad ogni livello, una coalizione di forzo anticoncordatarie.
In questo quadro l’ALRI segnala ed appoggia il disegno di legge Albani per la modifica
deH'arl. 7 della Costituzione e la proposta radicale dì indire un referendum popolare abrogativo del Concordalo.
ALRI
Milano, maggio 1969.
Le adesioni a questo manifesto debbono
essere inviate alV A. L.R.I.y Via Bassinu
39 • Milano. Domenica 11 maggio si è tenuta
al Piccolo Teatro della Città di Milano una
manifestazione pubblica per Vabolizione del
Concordato, presieduta daWavv. Mario Beriit“
ti, nella quale hanno parlato il sen. Mario .MbanL il sen. Antonio Basiini, Von. Lelio Basso. esponenti di gruppi del dissenso e I
Mauro Meli ini.
A questo manifesto hanno già aderito
^’Azione nonviolenta^* di Perugia, ^’II confronto" di Milano, *'Critica sociale'^ di Mila'
no, ’7/ dissenso'^ di Milano^ la federazione
milanese del partito radicale, **L incontro
di Torino, ^'La via femminile'^ di Milano»
Vi sono pure state prese di posizione cattoliche nello stesso senso: ne riferiremo.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175. 8-7-1960
np. Subalpina s.p.a. - Torre
Pellice (To)