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ECO
DELLE miXI VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Set I i m a D ale
della Chiesa Valdese
Anno XCV - Num. 19
Una copia Lire 4i)
ABBONAMENTI
ÌL 2 800 per l’egtero 1 Spedizione in abbonamento poetale . I Gruppo
ir,„. I 9 non l’intcmo i Cambio di indirizzo LU- 50
TORRE PELLICE — 7 Maggio 1965
Ammin. Claudiana Torre Pemce • C-C-P- 2-17557
Il senso del nostro lavoro
Quando il 1° Maggio diventa festa nazionale...
I nostri Istituti
di istruzione secondaria
L’attuale l- maggio festaiolo e campestre pare aver perso- anche il ricordo dei tempi aspri di lotta, nei quali
era giorno di passione, non di rado di
violenza, quando una solidarietà internazionale spingeva per le vie e per
le niqzzp s-li operai impegnati in una
loria rivendicativa per il riconoscimf Ito della dignità umana del loro
lav'iro Che cosa chiedevano? la giorrat T di otto ore, la tutela e una certa
77 1 lavoro-, un mimmo di si
CU1 vza per la vecchiaia, una piena
pa “cipazione alla vita dello Stato,
aP (ìecisioni fondamentali della vita
pi3 ilica. Molte di tali richieste, eleUla Ipro giustificazione, sisr.ì r.-gs-i affermate, sono- divenute
les ‘ , e il giorno ’’rivoluzionario" per
ec- ’-enza è divenuto festa nazionale
(p -rii). Nel processo evolutivo in
cu vmmo inseriti, è dunque lecito
pe "e — come ha fatto nel ’’fondo”
di :o dei nostri maggiori quotidiani
ur -to giornalista — di un «ragione ' ottimismo », guardando al futuro -mini di ogni ceto sociale in gita
tee - a (W il ’’ponte”, e AV la pioggii sembrano allegramente confermi
— ben d’accordo con quanto il
pi; Giorgio Bouchard ha affer
n. . ad Agape il 1" maggio, ad un
in no di comunità dell’Italia sette anale e industrializzata, centrar
to niinxo sulla realtà sociale dell’era
in< -tríale — penso- che sia lecito se
ro doveroso essere parecchio scettici . riguardo. I migliori degli espone i del movimento di rivendicazione -peraia, dalle origini fino ad oggi,
sa .10- che le esigenze a cui occorre
ti..are risposta non sono solo di or
dì le materiale, salariale e assistenzi le: queste necessità, specie agli inizi. erano cosi urgenti e dolorose che
hi ino avuto netta prevalenza, ma^ i
m
m.
mè :
es.'
te
ca:
di
Uc-ri, appunto, non hanno mai di
ticato che il vero nemico delPuo
;he vive neU’universo industriale
alienazione », un problema e una
aza che restano drammaticameni anche quando — com’è ora il
ila noi — una parte considerevole
.endicazioni di ordine materiale
hanno trovato risposta, seppur non
sempre pienamente soddisfacente.
Questo fondo del problema — la
prevalenza del genuinamente umano
sul tecnico — checché ne pensino i
grandi maestri della produzione e del
consumo (vedi, un esempio fra tutti
l’annuo rapporto del prof. Vailetta
suH’andamento della FIAT) rimane
quello del senso del lavoro di milioni
dì lavoratori dell’industria, i quali
forzatamente diverranno di anno in
anno niù numerosi. Tale problema è
senz’altro legato a quello della struttura sociale, ma è da esso ben distinto (sV che è ben presente anche in
paesi a regime collettivistico) : in term.ini spiccioli e un po’ semplicistici, lo
si può delineare come segue: per milioni di uomini e di donne il lavoro
non ha in sé alcuna dignità, alcun valore, puro mezzo per procurare a sé e
alla famiglia il necessario alle funzioni vitali e — in genere in misura assai limitata — il necessario per godenel modo migliore il tempo lasciato
libero dalle esigenze del ritmo di produzione. Dunque, il nerbo della giornata, del mese, deH’anno- impegnato
in un lavoro che dà soddisfazioni minime, che interessa poco o nulla (non
di rado la scelta iniziale, al livello della scuola, è già stata seriamente limitata); come stupirsi se poi il problema della busta paga diventa determinante, Quasi ossessionante, e se le ferie, l’utilitaria, gli elettrodomestici diventano lo scopo ultimo dell’esistenza,
la ’’vera” vita verso cui si tende tutta
l’attesa e la speranza? E’ vero che
non di rado- i lavoratori stessi ^sembrano paghi della loro parziale ’’promozione” sociale ; hanno accettato il
sistema — salvo cercare di spremerne
tutto il possibile — sono stati conquistati all’ideale del benessere; e sotto
sguardo benevolo di quanti hanno
in mano le leve direzionali della nostra società, il 1” maggio vanno a fare
il picnic (pagato, è vero, ma quale
benefico aumento di consumi!).
DiTRE MESI lECLl l IL
E’ ritornato
ìli Italia il
Mod.Rostan
Dopo un soggiorno di oltre tre mea
negli Stati Uniti d’America — con
una breve puntata nel
29 aprile è rientrato a Roma il Moderatore, past. Ermanno Rostan.
Nel porgergli il più cordiale
nsto, lieti di riaverlo fra noi, gh esprimiamo viva riconoscenza per la <
attività di questi mesi, di cui «^1 resto
ci ha fedelmente informato. E staio
un periodo di sforzo continuo, sempre in viaggio, costantemente sotto
poUÒ alla tensione di degnamente
lapprcsentare la nostra p-j;
gli sono mancati gU
oltre oceano .Semplicemente, ma
to cordialmente gli esprimiamo la nostra gratitudine per ciò che ha _d
e ha fatto, questa volta ancora, “ - '
no a tante Chiese evangeUche nord
americane, per l’interesse
che ha saputo suscitare e
attorno alla nostra piccola _Ch
alle sue opere, e alla sua
nostro paese, presso al cuore P
te del Cattolicesimo romano. Tutta
questa sua attività, pero, attesta
lunga assenza rivestono per t*®* ,
che un carattere di «chiamo: a»
mo fatto tutto queUo che potevam
per questa nostra Chiesa.
Bentornato, dunque, anche ^
bito riprende l’assiUo deUimp g
quotidiano, alla Tavola yaldese.
Rivolgiamo, al tempo stesso, un p
siero di viva e cordiale
Vice-Moderatore, past. Alberto RiML
che durante questo periodo prolungato ha portato, oltre alla responsabi
lità della chiesa e diaspora P'^ana e
a quella della preparazione del
gresso evangelico, il peso n®n ^n
rente della direzione interinale del
Chiesa Valdese.
Mentre nella società umana ^ cui
facciamo parte la grande maggioran
za degli uomini e delle donne vive
nella pratica venerazione del benessere — e della carriera, che ad essa por
— cioè lavora in vista del tempo libero, con uno squilibrio terribile della propria esistenza, Dio nella rivelazione biblica imposta in modo del tut
to diverso il problema del lavoro, e
del riposo; anzi, lo capovolge. Infatti
mentre, correntemente, si lavora, a
lungo, duramente, per godere al massimo delle ore, dei giorni di liberta
nei quali finalmente l’uomo e se stesso più autonomo possibile, Dio rove
scìa quest’ordine. Il Decalogo — questa ’’legge” tanto laica nel suo oggetto quanto è teologica nei suoi presupposti e moventi, carta costituzionale e codice civile di un popolo e non
solo ordinamento di una chiesa — e
estremamente esplicito al riguardo.
«Ricordati del giorno del riposo
(shabbàt)... lavora sei giorni... ma il
i cVioVvhàt, mnsacrato allEter
Oggi il giorno fest.vo settimanale è
diventato parte integrante del costume, della vita sociale in una metà almeno del globo ; ma quando il Signo•e lo donò e lo prescrisse al suo popolo non era certo così: molti dei popoli limitrofi non calcolavano neppu’ il tempo secondo il ciclo settimanale, e comunque le giornate festive era
10 eccezionali, sparse qua e là nel
corso dell’ anno. Solo il popolo di
Jahveh scandiva la sua esistenza privata e pubblica con questo settimanale riferimento alla creazione di Dio e
a! ’’riposo” finale, alla situazione riscattata verso cui è avviata Tìntera
storia umana — essa ancora, benin
teso, (nuova) creazione di Dio e non
dell’ucmo. E più tardi la domenica, il
’’giorno del Signore” (1) dei cristiani
viventi secondo il ben diverso calendario dell’impero remano, conservava
ancora questo carattere di segno: costituiva il visìbile marchio d’appartenenza a un Signore inconfondibile.
Ma quel che qui più c’interessa è
che quel ’’giorno del riposo” costituiva un segno ( « un segno fra me e
voi» — dice Jahveh) nelTambito stes
so del popolo eletto, della chiesa. « Conosceranno che io sono l’Etemo che
11 santifico », echeggia dall’Esodo a
Ezechiele (20: 12). Un segno di dipendenza, dunque, radicale, totale.
L’Eterno che li santifica, che li mette a parte è il Dio dell’eterna elezione,
Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe,
il Dio di Mosè, di Davide e di Ciro,
il Dio a cui devono, di giorno in giorno e secolo dopo secolo, semplicemente tutto, la loro esistenza intera; e
poiché la devono sv.tui, a lui devono
pure consacrarla, iìi aitri termini, in
obbedienza a lui devono vivere il lavoro quotidiano nella trama dei loro
rapporti sociali.
^ ^
Forse pensiamo che questo discorrere di lavoro e di shabbàt suoni falo, oggi, in una situazione radical
CONTINUA
IN SECONDA PAGINA
(1) La polemica sabato-domenica è del
liitli; as.-;urda ; uno dei sette giorni della
setlimana — chiede il Signore — sia messo a parte: e bene hanno fatto i cristiani
antichi a riconoscere nel ’’giorno del Signore ( = della risurrezione) il radioso inizio di quel ’’riposo” <he i credenti sono
cliianiati ad attendere.
La Commissione perrnanente per
l’Istruzione secondaria, ricostituita in
base all’art. 30 A. S. 1964, presenterà
prossimamente la sua relazione dopo
aver cercato dì raccogliere, nel breve
tempo concessole, il maggior numero possibile di elementi di giudizio in
merito alla situazione dei nostri tre
istituti (scuola latina di Pomaretto,
scuola media e ginnasio-liceo di Tort.e Penice), alla loro efficienza e nspcndenza alle esigenze e responsabilità IC'Oali e più generali della Cmesa Valdese come anche in relazione
al problema finanziario che è alla radice della questione e ne ha deter
PoTiicinio (ili attenzione dei nostri
lettori iin problema urgente, sul quale
le nostre Chiese e il nostro Sinodo
devono pronunciarsi. Sappiamo che i
pareri sono divisi^ constatiamo che
comunque l'interesse per (¡nesli Istituii conserva un carattere piuttosto
platonico: alla fine di marzo le offerte annue pervenute a questo scopo
all'Amministrazione toccavano appena
le trecenlomila lire. No comment.
minato il rinvio ad un esame approfondito delle comunità e del prossimo SinedO'.
Il momento è poco favorevole per
una visione chiara e serena del problema sia a causa della corigiuritura
economica che ha inasprito il già difficile processo di trasformaziorie di
strutture in atto da molti anni nelle Valli Valdesi, sia a causa delle
difficoltà finanziarie generali della
nostra Chiesa, come anche, per delle
decisioni a lunga portata, a causa
del fatto che siamo tuttora in attesa
della attuazione legislativa della riforma deirinsegnamento secondario
già a grandi linee progettata in sede ministeriale.
Le due scuole medie sono altamente efficienti, molto apprezzate e ben
frequentate; preferite da molti a
quelle di Stato recentemente costituite a Torre Pellice, Perosa e Perrero. Possiamo considerare esaurita
la nostra azione di «surroga» allo
insegnamento statale medio inferiore, diventato scuola d’obbligo? Avendo ormai accertato la impossiblità
di una loro « statalizzazione » che
possa conservare loro una indipendenza istituzionale nell’ambito della
scuola di Stato, una loro ahenazionp per alleggerire il bilancio signilicherebbe la loro chiusura, con la mi;
missione degli allievi e di eventuali
pochi insegnanti nelle scuole medie
di Stato esistenti. O non sussistono
ancora, per Luna o l’altra o per entrambe, ragioni morali, spirituali ea
ecclesiastiche sufficienti a giustificarne la esistenza come scuole medie
valdesi? .
Per il ginnasio-liceo clessico di 1 orre Pellice sussi.ste ancora pienamente la nostra azione di « surroga » nei
confronti dello Stato, essendo l’unico istituto del genere a Torre Pellice.
Sembra che la riforma progettata
potrà offrirci nuove possiblità di adeguare questo istituto alle nuove esigenze dei tempi, pur conservandogli
il carattere formativo che ha sempre
avuto. .
Altri tipi di scuola, più professional’.,
potranno forse essere presi in considerazione, tenendo però ptresente che
già esistono a Torre Pellice due istituti professionali di Stato che rilasciano qualifiche professionali.
Tuttavia i quesiti centrali da cui
potrà dipendere il difficile giudizio che
saremo chiamati a dare sui nostri
istituti sono essenzialmente due :
— è la nostra Chiesa oggi ancoro
pronta a riconoscere a questi nostri
istituti il valore di un prezioso strum.ento di educazione della popolazione valdese delle Valli e di formazione più specifica di giovani, delle
Valli o di altre località italiane, in
vista delle vocazioni pastorali e del;
le m.olte altre vocazioni laiche di cui
la Chiesa ha bisogno? e con quali
metodi la Chiesa intende agire decisamente in tal senso, come già fece
nel passato, in condizioni ben piu
drammatiche e diffìcili delle attuali?,
— l’onere finanziario della Chiesa
è stato, nel 1963-64, di circa due quinti del costo dei tre istituti; è la chiesa ancora disposta ad affrontare con
fiducia e deliberato impegno questo
sacrificio per attuare un chiaro e
ben preciso programma di istruzione
e di preparazicne di giovani nel senso sopra indicato, ncn dimenticando
che altri amici, in Italia, e all’estero
si sono impegnati in misura sostanziale per i nostri istituti e più si impegnerebbero se i nostri programmi
nel settore dell’istruzione secondaria
fossero, dopo tanti anni di inutili incertezze, definitivamente chiariti e
consolidati? Giorgio Peyronel
Segno di contraddizione
ISRAÜE:
speranza Ira diplomazia e razzismo
setrinm è shabbàt, consacrato all’Eter
no » Si direbbe quasi che il discorso
di Dio sorvola sulle lunghe ore, sulle
dure giornate del lavoro, comunque
l’accento cade senz’altro sul riposo,
che qui è chiaramente remissione in
Dio riconoscimento fiducioso e lieto
del suo sovrano operare. E’ chiaro che
Dio non vuole affatto relativizzare
l’attività deU’uomo, la pa fatica, annullarle in un’aura mistica : quello che
Dio vuole è che il lavoro drfl uomo
riceva un senso dall’opera di Dio. Per
Questo sottolinea il riposo : quando
l’uomo riposa, ha sensi e intelletto nei
rinrendere coscienza; (siamo qui nelÌSto di un popolo che ha ricevuto la particolare rivelazione ^torwa d
Jahveh Liberatore e Signore, uon ^
una generica rivelazione natumle)
dell’opera di Dio, che crea mantiene,
provvede, che da vita, e che in que
st’opera è come immersa, nur con tuL
ta la sua pena e la ^Store'
il lavoro quotidiano dell agricoltore,
deirartigiano, del piccolo propriet^
rio d’Israele; lavoro che trova pure
nell’opera di Dio. nella grandiosa pa^
rabola del suo riposarsi al temine
della creazione, speranza e
di riscatto da ogni male, fatica e tal
lìTTiprito 6 f
*™er questo l’Eterno, nella te-stimonianza della Legge come m quella
profetica, pone l’accento sul latto che
lo shabbàt è un segno, « im segno fra
me e voi ». Un segno di che cosa?
# * *
Anzitutto, nei confronti del mondo
esterno, un segno di appartenenza.
In quosti ultimi due mesi, due avvenimenti hanno richiamato ì attenzione su quel
problema israeliano di cui troppo spesso
lendiauio a dimenticare la gravità, disposti
tutt'al più a osservare come un match sporiù'o la lotta per le acque del Giordano. Su
questi due avvenimenti, citiamo due prese
di posizione lette di recente.
Nasser che non un gesto riparatore verso
un paese democratico c sovrano, con le carte
in regola per trattare con chiunque
fari internazionali ».
gli af
Il pasticcio
di Erhard
L’ipocrisia
di Ulbricht
.inzilutlo. In confu.sione nei rapporti fra
Bonn. Israele e gli Stati .Arabi, in occasione
della visita al Cairo di Ijlbriclit, il capo della
D.D.R.. la Germania comunista. Su Resistenza" (3/1965) Alfonso di Nola dedica un
articolo a quello che definisce il pasticcio
di Erhard", « il CanceUiere pacioccone sorpreso con le mani nel sacco, autentico campione del -doppio gioco: armi, assistenza
tecnica, scienziati missilistici agli egiziani
che proclamano come unico scopo della loro
esistenza la distruzione d Israele: e armi anche agii israeliani perchè possano difendersi... ». Si sa che, dopo aver cercato di ricattare Nasser. minacciando il blocco di ogni
fornitura se il Cairo avesse ricevuto con riconoscimento ufficiale li capo del governo
di Pankow, Bonn si trovò a sua volta ricattata da Nasser: ’’Se non sospenderete le forniture a Israele, riionosceremo Pankow’'.
Ulteriore minaccia di blocco di forniture di
alPEgilto: Nasser risponde: ”Se lo farete
non vi restituiremo più i miliardi che vi
dobbiamo per l anno scorso...'’. Con cinica
spregiudicatezza Nasser volteggia e guadagna punti in questo gioco di ripicchi, a Anche la tardiva offerta del Cancelliere federale di stabilire rela::ioni diplomatiche con
Tel Aviv sembra piuttosto un dispetto a
« Sarebbe ingiusto, tuttavia - - prosegue
il Di Nola — sottacere per spirito di polemica anti-Bonn il ruolo sinistro (la definizione è di Aldo Garosci) che Ulhricht si
è assunto, durante la visita al Cairo, nei
confronti dTsraele. Anche l'opportunismo
politico ha dei limiti. Ma Ulhricht, sempre
cosi pronto a denunciare il veleno nazista
c il razzismo di cui è tuttora impregnata
l'altra Germania, si è dimenticato d un tratto
che l'Egitto dà ricetto ai criminali hitleriani (e imprigiona i comunisti), fa addestrare
il suo esercito dalle SS, mantiene lautamente gli scienziati tedesco-occidentali che, dopo aver tentato invano di dare l'atomica e
i missili a Hitler per i suoi piani di dominio sul mondo, costruiscono ora al Cairo le
armi con cui Nasser si propone di annientare gli israeliani. E non ha esitato a schierarsi con i paesi arabi che dell annientamento dei vicini hanno fatto una ragione
di vita.
« Accogliendo l'ospite comunista, Nasser
gli ha illustrato a modo suo gli scopi della
'santa crociata : ' La nostra guerra contro
Israele — ha detto — non è fondata sul
razzismo, ma è il prolungamento della nostra lotta contro l'imperialismo’'. Parole in
libertà, pronunciale con l’evidente intento
di togliere Ulhricht dall'imbarazzo e di ottenere la sua adesione. E Ulhricht gUel'ha data con animo tranquillo, accettando di inserire nel comunicato conclusivo dei colloqui
che la Germania comunista e la RAU "denunciano i piani aggressivi che hanno condotto alla creazione di Israele per servire
Vimperialismo. minacciando i diritti dei popoli arabi e la loro lotta per la libertà e il
progresso". Dove Israele diventa l’aggressore, e l'occidente — che butta ogni anno centinaia di miliardi nel calderone afroasiatico
— uno strumento di oppressione e un freno
all'ordinato .sviluppo di paesi altrimenti condannati all'inerzia. Tornano alla mente i
famosi slogans di Orwell — 'la ptice 'e guerra. l'amore è odio' neirallucinante
'1984' ».
E' noto che, nei giorni scorsi, il presidente tunisino Burghiha ha richiamato i paesi
della Lega araba dalla loro furia antiisraeliana: questa presa di posizione ha suscitato
larga eco, rabbiose proteste arabe, disordini
a Tunisi e soprattutto al Cairo. Su "Réforme’ abbiamo letto una corrispondenza da
Gerusalemme di Claude Diivernoy, che riportiamo in parte. L autore fa parte di una
équipe protestante che ha costituito, in fraterna collaborazione con gli israeliani, un
kibbuz cristiano.
Il coraggio
di Burghiha
«. C*è dunque stato un uomo di Stato che
Ila rotto un silenzio di diciassette anni e che
ha esortato Arabi e Israeliani alla riconciliazione. Non un uomo di Stato cristiano,
non uno dei nostri grandi capi di Chiesa, di
Ginevra, di Roma o di Costantinopoli — un
uomo politico arabo.
CONTINUA
IN TERZA PAGINA
2
pag. 2
N. 19
maggio 1965
ManifesiBÆÎoni
fier Ib fiBce
Era un relitto umano. Raggomitolata su se
stessa, sedeva con altri passeggeri su di una
banchina neiratrio della stazione centrale di
Londra dove stavo facendo la fila per salire
sul treno. Non avevo mai visto nessuno in
tale stato di abbandono e degradr*fione. Era
la mattina del Venerdì Santo e mi tornarono
alla mente le parole del Cristo : « Non sono
venuto per i giusti, ma per i peccatori ».
« Non è forse vero», chiesi a me stessa, « che
vi sono molte maniere di crocifiggere il Cristo »?
Una settimana prima ero andata a Trafalgar Square — simbolo ormai ben noto della
libertà di parola del cittadino britannico —
per ascoltare pronunciamenti vari riguardo la
posizione del governo rispetto alla guerra nel
Vietnam. Gli speakers erano membri del Par.
lamento, sindacalisti appena rientrati dallo
Stato deirOhio come da Leningrado, membri
del Movimento della Riconciliazione, delle
chiese metodiste, anglicane, romano-cattoliche
e della Società Religiosa degli Amici, detti
Quaccheri. Ed ecco quanto ho potuto capire : « Nel nome di Dio e dei 25 mila orfani
vietnamiti — poiché Tinfanzia è la responsabilità di ognuno di noi — ci appelliamo al
governo affinchè cessino le ostilità ». « Il popolo vietnamita ha diritto di scegliere la
forma di governo che preferisce senza pressione nè condizioni di sorta ». « Non siamo
qui per fare deH’antiamericanismo, bensì per
testimoniare contro la guerra e le armi ».
« Intensifichiamo la pressione sul governo affinchè esso si dissoci ufficialmente dalla guerra in Vietnam ». « Siamo per Timmedìata ces.
sazione dei bombardamenti e per l'apertura
dei negoziati ». « La politica estera attuale di
Wilson è un capitolo tristissimo scritto nel
libro della storia del partito laburista. Tale
politica non è nè socialista, nè democratica,
nè tanto meno umanitaria ». « Fate attenzione
ai servizi d’informazione occidentali in quan.
to essi, molto spesso, sono parziali nel riportare le notizie concernenti, ad esempio, il
mondo latino-americano, o quello afro-asiatico »... « Nelle 17 Nazioni non-allineate sta
Anche la cittadinanza romana, sia pure
Iti minima par'e — perchè la grande folla
dei cristiani era raccolta nelle chiese o nella solenne processione della « Via Crucis »
preceduta dal Pana — ha visto sfilare, nel
pomeriggio di questo venerdì santo, da
piazza Navona a Lungotevere Arnaldo da
Brescia (confessore e martire della Fede)
un’altra processione di minuscole proporzioni, ma non meno importante sul piano
umano, spirituale e religioso: «la marcia
della pace ».
in da quando essa era stata annunciata
dalla stampa correvano voci di chissà quali
rappresaglie da parte dei soliti elementi distubratori... Invece, nulla di tutto questo!
La marcia si è svolta con esemplare dignità e in silenzio. La gente che incontravamo
da una parte e dall’altra delie strade si fermava lungo i marciapiedi a leggere rispettosamente le varie scritte sui cartelli e sugli
strisiùoni di tela portati singolarmente c da
coppie di giovani e di anziani, partecipanti
alla composta manifestazione. Erano scritti
anelanti alla pace, che condannavano ogni
violenza e ogni guerra. Erano appelli di
ispirazione cristiana, preparati dal «M.I.R.»
(Movimento della Riconciliazione). Ogni
gruppo poteva scegliere il proprio cartello.
Giovani e anziani, donne e uomini sì sentivano tutti impegnati a manifestare, in silenzio, i propri ideal] d¡ pace, di amore
incondizionato e indiscriminato per tutti gli
ucinini. Era una marcia che bene sì ¡ntí)nava al Principe della Pace, del Quale, proprio in quel giorno, la intera cristianità commemorava il supremo sacrificio. Era una
marcia, die data l’assenza di qualsiasi colorazione politica, meritava davvero ben
altra partecipazione di pubblico, dì quel
pubblico specialmente cristiano, il cui ideale della pace dovrebbe essere, appunto,
relemento primo che lo animi e Io caratterizzi. Ma la scelta della giornata, che
coincideva — come ho accennalo all’inizio — con le varie manifestazioni ecclesiastiche del « Venerdì Santo » è stata, for«e, la causa che ha particolarmente frenato
Taffliisso dei partecipanti, clic ci auguria
molto più numerosi in occasione delle
altre marce che certamente seguiranno.
Abbiamo notato tra la piccola folla — anonima e... acefala, percìiè anclie gli organizzatori. i professori Capitini e Graziani e
l’avvocato Rosapepe, con modestia e uniila, più che dirigere collabcravano e si confondevano in essa — molti giovani evangelici, che potevate individuare dalla scritta
dei cartelli o delle strisce su cui erano riportati versetti dell’Evangelo o pensieri ad
Esso o da Esso ispirati. La settima beatitudine di Gesù: »Beati quelli che si (ulopeperfino alla pace... » era quella che maggiormente interessava i passanti e, se mi ò
permesso di poter dare un suggerimento ai
Suturi organizzatori delle marce per la pace,
direi che le scrìtte di ispirazione evangelica dovrebbero essere più numerose e appariscenti. Cosi facendo, senza togliere nulil alle aspirazioni sinceranienle pacificlìe
(lei vari inovìnii’nii che vi lianno aderito c
-1 aderiranno, si continuerà a dare un tcno
sempre più apolitico e decisamente universale agli alti ideali di pace, di cui oggi più
die mai — mentre la guerra sta seminando
odio e terrore nel Sud-Est asiatico — vi è
tanto ed impellente bisogno. Ed io mi auguro che quando queste brevi note saranno
pubblicale, ogni forma di guerra, di oppressione e di sterminio sia terminala e la pace
ritorni a regnare finalmente in mezzo agli
uomini! Giacomo Spanu
Tequilibrio mondiale ».
Ma il tempo passa e dato che ho partecipato — sia pure per un breve tratto •— alla
marcia di Pasqua organizzata dalla Campagna
per il Disarmo Atomico, non posso fare a
meno di accennarvi come pure al pellegrinaggio interdenomìnazionale che a Pentecoste
partirà dalla cattedrale di Southwark per terminare in quella di Canterbury. Tale testimo.
nianza avrà come tema : « Pellegrinaggio per
la Pace ». Ed ecco due frasi, tolte dal volantino. che mi hanno colpita : « Preghiamo affinchè i cristiani siano consci delle implicite
minacce che risiedono nel possesso delle armi
atomiche contrarie allo spirito e al comandamento del Cristo »; « Preghiamo affinchè i
cristiani diventino, in coraggio ed umiltà,
testimoni più efficaci del angelo della verità ».
Le marce annuali di Pasqua sono ormai
riconosciute come parte della vita polìtica inglese ed il programma della Campagna per il
Disarmo Atomico per il 1965-66 si racchiude
in queste parole : « I bombardamenti nel Vietnam devono cessare; non si può negoziare
finché essi non hanno termine ».
Alla marcia di Pasqua, durata tre giorni,
parteciparono 200.000 persone provenienti dal
Nord come dal Sud del Regno Unito ed al
termine sono state collettate 670 sterline dal
personale contraddistinto dal berretto d’ispirazione gandiana. I marciatori erano membri
di sindacati, di gruppi regionali della CDA,
insegnanti, gruppi pacifisti di varie denominazioni fra i quali la chiesa cattolica, la Solidarietà Metodista, un gruppo Israelita e
quello della Società della Pace dei Quaccheri con il quale marciavo.
Alcuni cartelli recavano le seguenti scritte : « Non possiamo pregare per il nostro
prossimo ed allo stesso tempo minacciarlo
con le bombe ». (Solidarietà Metodista); « Le
chiese devono protestare contro l’accelerarsi
della corsa agli armamenti; qual’è la vostra
posizione in merito? ». « Dov’è andato Wilson? Sta entrando di soppiatto al Pentagono ». (Università di Oxford). « L’apatia non
è neutrale : le vostre azioni, i vostri pensieri
preparano il mondo o oer la pace o per la
guerra totale ». « Ci riarmiamo con paura;
non temiamo: disarmiamoci con fede». (Società degli Amici). In altre parole, una parie del popolo inglese che comprende giovanissimi e non tanto giovani è contro ogni
alleanza atomica, contro le basi situale a
Rosyth come a Oldenburg, contro la coscrizione militare obbligatoria, contro il colonialismo; è a favore del disarmo unilaterale,
di un’Europa disatomizzata; a favore dello
sviluppo delle zone depresse (ve ne sono anche in Scozia); per un’Inghilterra che assuma
un ruolo sempre maggiore negli affari internazionali ma tramite le Nazioni Unite.
E parlando di Vietnam e di marce antiatomiche, dopo la scorsa data egli ultimi numeri del nostro settimanale, non posso non
accennare al progetto del fiume Mekong che
già dal 1957 ricevette l’appoggio della Commissione Economica deU’ONU. (« Economist », 17-23 Aprii, 1965). Tale progetto è
stato iniziato da alcuni buddisti che a loro
volta hanno chiesto l’aiuto della sezione americana della Società degli Amici e questa di
quella inglese. Si sta dando, a quanto risulta
per lo più da giornali ed opuscoli a circolazione limitata, il massimo rilievo allo sviluppo del bacino del fiume Mekong, che potrebbe diventare una sorgente enorme di forza idraulica d’irrigazione, di sviluppo economico-socialc dell’intiera zona, al quale sono
naturalmente interessati gli stati della Cambogia, della Tailandia e del Laos. Ma è
meglio citare dal settimanale della Società
degli Amici: « ...Questa alternativa non è
per se stessa un mezzo per finire la guerra.
Senza dubbio essa deve giocare un ruolo importante nel quadro di un’eventuale pacificazione ma non ci trarrebbe fuori dal conflitto ». La lettera indirizzata dal Comitato
per le Relazioni Internazionali e per la Pace
della Società degli Amici al Primo Ministro :
« ...urge che egli protesti da parte del governo e del popolo inglese contro la politica degli Stati Uniti nel Vietnam ». Il tono della
lettera indirizzata dallo stesso Comitato al
Presidente Johnson è religioso, umanitario,
non politico. Altre lettere sono state inviate
al Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Chu En-Lai, ed al Presidente del Vietnam del Nord, Ho Chi-Minh.
D’oltre Atlantico, tramite la British Broadcasting Corporation, ci giunge la notizia che
15.000 studenti hanno marciato su Washington, e che voci liberali, socialiste e pacifiste,
fin qui rimaste piuttosto silenziose o titubanti a causa delle esperienze avute durante
il regime del Senatore Mac Carthy, si sono
dichiarate contrarie alla guerra nel Vietnam.
Finora l'opinione pubblica americana è divisa.
Concludendo, queste sono alcune delle voci
udite a Londra, durante la settimana di Pasqua. Liliana Muuzi
DOMANDE BIBLICHE
E QUESITI VARI
Il nome dì Dio
Come mai nella Bibbia troviamo Dio
indicato ora come "il Signore", ora come
VEterno"? O. M. (Torino)
Effettivamente nelle Bibbie tradotte in
italiano non vi è uniformità nel modo di
tradurre il nome di Dio nell’Antico Testamento : per citare solo le più comuni,
la Sacra Bibbia tradotta da Giovanni Diodati usa normalmente « il Signore » mentre la Bibbia detta « Riveduta » (quella
che porta sul frontispizio questa indicazione, accompagnata dal nome del prof.
Giovanni Luzzì che diresse il lavoro di
revisione dal 1906 al 1924) usa normalmente « TEterno » (come esempi più noti
possiamo forse ricordare l’inizio del Salmo 23 « Il Signore è il mio pastore » •—
e « L’Eterno... »; ma si può anche vedere
Gen. 2: 4 e segg.: «Il Signore Iddio»,
dice Diodati; « TEterno Iddìo », Riveduta, e cosi via). Legittima e interessante,
quindi, la domanda del lettore, la quale
rivela anche un buono spirito d’osservazione. A che cosa si deve una traduzione
così diversa da Bibbia a Bibbia?
Si deve semplicemente a questo : che
li dove la « Riveduta » ha VEterno e Diodati ha il Signore, il testo originale ebraico ha il cosiddetto « tetragramma sacro »,
cioè il « nome » di Dio (che in ebraico
è rappresentato dalle consonanti JHWH).
Gli Israeliti, per timore di profanare il
nome tre volte santo di Dio, non lo pronunziavano mai, e ogni volta che lo trovavano scritto sulla sacra pagina, dicevano in sua vece « il Signore » (ebraico :
Adonai). Quest’abitudine è passata poi in
gran numero di traduzioni, anche antiche, a cominciare da quella greca detta
« la Settanta », ;;he traiiuce regolarmente
il nome di Dio con la parola Kyrios (Signore). Così hanno fatto anche le classiche traduzioni di M. Lutero (in tedesco,
con der Herr) e quella detta del Re Giacomo (in inglese, con thè Lord). Il lucchese Giovanni Diodati, professore alla
Accademia di Calvino, traducendo nella
prima metà del XVII secolo, segui lo
stesso esempio e usò il Signore.
La « Riveduta » ritenne di dover introdurre un sistema che permettesse di
distinguere la presenza nel testo originale
ebraico del « nome » di Dio oppure della
parola Adonai {= Signore), Iraducendo
letteralmente quest'ultima, e evitando invece di usare questa stessa espressione dove in ebraico si trova il « tetragramma
sacro », e seguendo l'esempio di alcune
traduzioni bibliche francesi (p. es., Segond) ha usato l'espressione VEterno. La
giustificazione sta in questo : che il « nome » di Dio in ebraico (JHWH) sembra
essere una forma affine a quelle che si
leggono in Esodo 3 : 14 : « Io sono colui
che sono ». per cui Alexandre Westphal
poteva dire: « Traducendo in francese il
tetragramma con la parola VEternel sì è
dato al Dio della Bibbia il mome che
Gli si addice più di ogni altro, a condizione di non vederci una noùone astratta che esprime Fimmutabilità metafisica ». Purtroppo, l’espressione VEterno suscita proprio questa impressione, per la
somiglianza che ha con gli attributi di
Dio di illuministica derivazione, ed è
quindi assai poco adatta a rendere l’idea
che quel « nome » di Dio evocava negli
antichi Israeliti. Anzitutto il fatto che il
Dio di Israele avesse un suo « nome »
stava a indicare che per la fede di Israele
il suo Dio era un essere personale, distinto dalla concezione che i cananei si facevano della divinità. Il collegamento di
questo nome con l'episodio di Esodo cap.
3 sottolinea che Israele vedeva nel suo
Dio (JHWH) un Dio presente, che si manifesta concretamente in interventi dì
grazia (e di giudizio, quando occorreva:
si veda l’uso che ne fanno i profeti) verso il suo popolo. Infine, il fatto che questo
nome non fosse pronunciato (sìa che venisse sostituito da una sua abbreviazione,
sia che si leggesse in sua vece la parola
ebraica che significa « il Signore ») stava
a indicare il carattere sacro della Sua
presenza : lo stesso « nome » inspirava
una riverenza, un « timore » reverenziale
così grande, da non potersi pronunziare.
In questi ultimi tempi, ì traduttori
della Bibbia hanno maggiore coscienza
della inadeguatezza della traduzione « l’Eterno »; e gli uni ripiegano sulla trascrizione dell’ebraico (reso con Jahve, o
Yahveh, o Yahweh; però queste trascrizioni sono congetture) mentre gli altri
seguono l’esempio dato dagli Israeliti stessi e usano di nuovo « il Signore » come
faceva Giovanni Dìodati. Come dire che
« chi lascia la via vecchia per la nuova
— sa quel che lascia e non sa quel che
trova »... e finisce per tornare airanlico.
Bruno Corsani
Il senso del lovoro
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Ernesto Rossi
Il libro della settimana
Il Sillabo, e dopo
Ernesto Rosri è riuscito a trovare un ed*
lore. disposto a lanciare il suo libro: Il Sìllabo e dopo. In questo (‘lima di conformismo pseudoecumenico, nel quale l’anelito
della preghiera: ut unum sint (affincliè
siano uno) diventa troppo spesso un epidermico senso di embrassons nous, di giri
di valzer di sentimentale o polìtica natur:i,
sembra che non sia stalo molto facile trovare un editore disposto a lanciare un libro senza pietà per le illusioni delle anime
pie e timorate che vivono nell’estasi continua, sapient emente creala e mantenuta
artificiosamente dal Magistero Vaticano : il
paradiso mistico del confusionismo ínterconfessionale, die diventa aconfessionale e
si potenzia nei segretariali Vaticani per
runione coi fratelli separati e, perchè no-^
coi non cristiani.
lì nuovo vecchio regno del sogno Romano (Vaticano) che trova nuovi strumenti e
nuove parole per una vecchia, immutata e
immutabile polìtica che non può mutare
perebè è connaturata all’essenza ed aH’esislciìza della Cliiiesa di Roma.
La politica deU’urtiià, che commuove tutti i cuori, ma lascia perplesse le menti che
seguono l’instancabile cammino del gran
tessitore unionista cardinale Bea, ieri pronto a resiìituire reliquie di S. Andrea agli
ortodossi, oggi pronto a incontrarsi coi pa
stori Calvinisti a Ginevra per uno studio
biblico, mentre l’ombra della battaglia di
Ltpanto viene pudicamenle posta neironibra, e nel paradiso di Allah ritorna il ves
.Sillo mussulmano. Tutto ad maìorem aloriam Dei> naturalmente: « la gioire de Dieu^
Qnesle duecento pagine di Ernesto Rossi
(Edilcri Riuniti, L. iì50) hanno nn titolo
puleiiiiico: Il Sillabo e do¿>o. 11 libro è cru
RELIQUIE E DIPLOMAZIA
Le reliquie continuano ad essere apprezzatissiino strumento della diplomazia vaticana. Dopo il pio ritorno, in pompa magna,
della testa dell'apostolo Andrea, dairesilio
romano ad Atene, suscitando la commozione superstiziosa degli ortodossi greci, ecco
che il pontefice Paolo VI Ita ora autorizzato il card. Urbani, patriarca di Venezia,
a restituire a due chiese ortodosse orientali
due reliquie conservate nella sua arcidiocesi.
Si tratta anzitutto delle reliquie di S. Saba,
che vengono restituite agli ortodossi di Gerusalemme; mons. Benediktos, patriarca greco-ortodos.so di Gerusalemme, ha dichiarato:
Il Sarà un evento memorabile per la nostra
Chiesa e contribuirà a sviluppare ulteriormente le eccellenti relazioni fra le Chiese
ortodossa e cattolico-romana ». In secondo
luogo, sarà restituito al metropolita ortodosso greco Euglienios di Heraklion (Creta)
il reliquiario contenente la testa di S. Tito
(il discepolo delll'apo.stolo Paolo), c considerato dalla tradizione il primo vescovo della
comunità cristiana di Creta, portato nel
1669 da Heraklion a Venezia e conservato
finora nella basilica di S. Marco.
Reliquie sacre e profane (la bandiera di
Lepanto restituita ai turchi): ce da sperare
che (jueste pie peregrinazioni indichino in
fondo una relativìzzazione di queste forme
pagana in seno al eattolicesinio, e che il
Valicano, prima di meltere in sordina manifestazioni cosi sfacciatamente pagane, se ne
voglia servire un'ultima volta a scopo sagacemente diplomatico? Speriamolo, anche
se è chiaro che si Imita lutt'al più di riformettc (per di più laciute. indirette) che
non mutano nulla nel fondo. Quanto all cstasi di alcuni ortodossi di fronte ad n eventi
memorabili » di tale portata... c è da chiedersi se certo cattolicesimo non romano non
è evangelicamente inferiore a quello romano.
mente diversa. Ma non è cosi,. Anche
3 la chiesa non è più un popolo nel
senso di entità etnica particolare, ma
al contrario diaspora, p>opolo di Dio
sparso per tutta la terra, rimane via per lei la benedizione racchiusa
nel 4o comandamento; e il ’’giorno
'■lei riposo” permane sua vocazione e
segno, per lei anzitutto e per il mon
,;o circostante.
I credenti dell’èra industriale, inse: iti in larga misura, direttamente o
indirettamente, nell universo a cui ab
otamo accennato all’inizio, e tentati
come gli altri di considerare e vivere
-1 proprio lavoro strettamente in vista dell’ utile finanziario sfruttabile
nel tenipo libero, sono chiamati -a ricordarsi del giorno del riposo non solo la dcmenica, ma tutta la settimana, cioè a ricordarsi che chi dà senso
al Icro lavoro non sono le « soddisfazioni » materiali o morali, non è il ren.
dimento, l’utile, la produzione — anche se tutto questo può pure essere
presente con un suo valore limitato
e .secondario — bensì il Signore da cui
ricevono vocazione.
Questa vocazione può pure impegnarli in una protesta vigorosa nei
confronti di una società (2) orientata
nel senso che abbiamo delineato più
sopra; non per levare astratte geremiadi contro il crescente imperlo tì. 1la tecnica industriale, ma per difendere con le unghie e coi denti lo spazio vitale dell’ucmo in questo universo meccanicistico.
Non si tratta quindi soltanto di iveie ognuno per sè seriamente e
delmente il proprio lavoro e il prop ■ o
giorno del riposo; si tratta anche .i
questa protesta contro un lavoro isurdo, che non reca solo la maledir ne insopprimibile della fatica e de i
insuccessi, bensì pure quella ere; a
daH’uomo, ralienazione dell’uomo abot nell’universo industriale, che n i
può in alcun caso esser fatta ri;: ire fatalisticamente al volere di 1. j.
Questa protesta potrà essere un ^'gno che attira uomini e donne i qu i,
fuori, cercano disperatamente o c. i
fusamente un senso alla loro esist !■
za, al loro lavoro. A loro non dirai, o
nulla le banalità su san Giusep e
operaio e sul Cristo Lavoratore; j. i
forse penetrerà in loro, corrobora e
e rallegrante, la vocazione a viveri 1
loro lavoro airombra dell’operare i
Dio, e il loro tempo libero nella p;: e
del ’’riposo” in Dio: cioè nelle dm;; ;sioni della fede, delia speranza e l’amore in Cristo, sapendo che ; a
nostra fatica non è vana, nel
gnore ».
Chiese e credenti, pure molti di ...A
hanno fatto la scampagnata del
maggio. Benissimo. Ma rimpegno ila predicazione, della medìtazic %
della testimonianza cristiane, il r i
travaglio restano quelli di esolicìt »
questo discorso appena abbozzati i
di viverlo. Gino Con»
(lamenl.e polemico: è mito ila iin’esperienz.i che, d; anno in anne, si è rafforzala; è
un libro onesto, senza illusioni. Noi avremmo preferito un altró titolo: Saggio sulla
Coerenza. La coerenza della politica Vatitana. E quando diciiaino «politica» non
alludiamo aH’azione del Valicano sul piano nazionale (attraverso i partiti o i concordati) o alle visite più o meno ufficiali di
uomini « politici » più o meno grandi, che
salgono lo scalone d’onore o passano per la
porticina... stretta; intendiamo i< politica »
nel suo significato vero e più profondo: il
governo della polis (della città), della lillà di Dio e della città degli uomini; due
lillà che ne formano una scia: la Città della Oiiesa, della quale la Citlà del Vaticano,
co.si felicemente e provvidenzialmente ricos'.iluiita, costituisce il segno visibile.
Una Città nueva alla quale Paolo VI il
f: agosto 1964, nella enciclica Ecclesiam
suam, scriveva queste parole nuove (ma
non troppo) a commento della esorlazione
dell’altro Paole (raposlolo): «Per obbedienza, perciò, svolta a dialogo intendiamo
¡ esercizio dell'autorità tutto pervaso dalla
coscienza di essere servizio e ministero di
lerità e di carità; e intendiamo Vosservanza delle norme canoniche e l’ossequio rd
governo del legittimo superiore, resi pron
ti e sereni, come si conviene a figli liberi e
amorosi. Lo spirito di indipendenza, di critica, di ribellione male si accorda con la
carità animatrice della solidarietà, della
concordia, della ¡tace nella Chiesa, e trastorma facilmente il dialogo in discussione,
in diverbio, in dissidio; spiacevolissimo
fenomeno, anche se ¡ìurtroppo sempre facile a prodursi, contro il quale la voce dell'apostolo Paolo ci premunisce: Non ci siano tra voi degli scismi ».
II volume di Erneslo Rossi è tulio qui:
una raccolta di, passi di varie enciclirhe e
liorunienti ponlilici dal Sillabo (8 dicembre 18641 al 6 agosto 1964 (da Pio IX a Paolo Vii sui vari argomenti della vita m.idcrna: La libertà, la scuola, il matrimonio,
.',l:ilu e Chiesa, elezioni ccc. Una dociimenlaziou" snicta'.i ihe bisogna conoscere.
L. A. VAiM.ti.
(21 La ccinteresse:iza può essere un
bozzo, un tentativo; ma nella mi.snr,: n
cui è pura partecipazione agli utili. 1
quadro di un processo di produzione dente a quest’unico fine, non è ancora , a
vera risposta a questa esigenza c l’alii izione permane.
avvisi economici
R. M.\hti\-A(;ji.ahd : Israël et les nations. La
perspective mi.‘isioî'.iiaire de l'Ancien Testament. « Cahiers ihéoloj^ifines ». Deiachaiix
& Niestle, Neuchâ’el-Paris 1959, L. 720.
J. Jeskmias: Jésus et les paiens. «Cahiers
ihéologiqnes ». Delaehaux & Niestlé. Neuchâtel-Paris 1956, L. 720.
L. Ne\M{u;!\: L'universal is me de la joi chrétienne. t( Collection oecuménique ». n. I.
Labor e! Fides. Genève 1964. L. 1.450.
U . A. Vi.^.SFR 'T Hooi't: L'Eglise face au
syncrétisme, u CoUeelion oeeumënique n. 2,
Labor et Fides, Genève 1964. L. 1.720.
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le consuetudini locali. Possibilità di seguire corsi di lingue (tedesco, -francese eoe.).
Rivolgersi, specificando con precisione capacità e posti precedentemente occupati,
al Pastore Dr. Eynard - Manessestr. 66 8003 Zurigo.
Quand’anche camminassi
nella valle dell’ambra della morte
io non temerei alcun male,
perchè il Signore è con me.
Salmo 23
Ha chiuso la sua giornata terrena
Lea Santini
Ne danno il doloroso annuncio i
figli Luigi e Vittorio, le nuore ed i
nipoti, le sorelle ed i parenti tutti.
Sesto Fiorentino, 25 aprile 1965.
La famiglia Richard, commossa per
le numerose manifestazioni di simpatia ricevute in occazione della dipartenza di
Pietro Richard
avvenuta a Frali il cinque aprile 1965.
all’età di 87 anni, ringrazia quanti
hanno preso parte al suo lutto e sono
stati vicini durante la malattia de!
caro Scomparso.
« Certa è questa parola : se moriamo con lui, con lui anche
vivremo ».
3
maggio 1965 — N. 19
pag. 3
Siamo proprio dei “bandar-log„?
Riceviamo da Roma questa ”Leifera aperta al Sig. Severino Storti Gajani '. La pubblichiamo, ma ne deploriamo vigorosamente il tono e la faziosità.
Egregio signor Gajani,
vorrei esprimerLe pubblicamente la
mia solidarietà e la mia alta stima per
la tesi da Lei cosi apertamente e coraggiosamente sostenuta. Ho detto coraggiosamente perchè Lei va controcorrente. Per coloro che amano le definizioni, Lei è, oggi, un anticonformista, dovendosi intendere per neoconfojrmismo '— «el> nostro*-Paese -■ e
nel cosiddetto « mondo evangelico » in
particolare — lo « andare a sinistra,
sempre più a sinistra »!
Devo chiarire, tuttavìa, che non
condivido la Sua preoccupazione perchè uno (o più) pastori valdesi abhiano tenuto dei culti negli stabilimenti occupati dagli operai. Questo
è un fatto puramente marginale ,e non
ritengo affatto che esso possa costituire una specie dì « avallo spirituale »
]>er il comportamento antigiuridico
dciili occupanti, checche possa dirne
l'Unità.
Non starò neppure a confutare le
c-jtiche mosse dai sigg. Albarin e
C-.iinarra (ved. nn. 12 e 13) per... manilesta inconsistenza delle medesime,
primo, infatti, oltre a difendere
ceraio del pastore che... « sebbene
italo dalla C.I. (commissione in*ia) a rivolgere in altro gergo (sic)
oarola agli operai, declinò Tinvì». ammette candidamente che l’a•c illegittima degli a occupanti »
venuta in obbedienza agli ordini
• Uornmissione Interna (e questo
la sufricìente!!). Le altre propoli delTAlbarin contengono afferi.iii od illazioni del tutto gratuite
Ifive. Passiamo al sig. Gamar■ iopo a ver La amabilmente gratifi<u gentili e fraterne espressioni
« insensibilità impensabile »,
iHialilà mutilata», «solidarietà
; V ». «mentalità piccolo-borghei'ie. ed aver sferrato un tonine attacco al liberalesìmo, defi'• causa prima dei tragici squilietc. etc., il Nostro conclude con
*<i brava citazione delFinno alla
a dell’Ap. Paolo e — ovviamensi sente la coscienza perfetta' tranquilla. No commenti
o.i è il caso di prendersela con
ù suoi obiettori, sig. Gajani. Se
.’ve giudicare dai loro scritti, essi
appartengono al celo che ama deii.d « intellettuale » (con un po’ di
n ilanteria) e sono, probabilmente, in
}i rfetta buona fede, illudendosi di
s vire una buona e giusta causa.
dii, invece, non è sempre in buona
f ' ed è quindi maggiormente resi «abile di questo « sinistrismo »
il rrversante sulla stampa cosiddetta
e' •’leìica (mi spiace di dover adopera un termine- Così-"dubit-atìvo, ma
è essario) è — ripeto — il ceto
ituale. I rappresentanti più quadella « cultura » e della « inaza » (siano essi professori, scritìastori... etc.) non possono ignohe il loro atteggiamento condumarxismo, anzi al comuniSmo,
possono neppure ignorare quali
realmente vesta il comuniSmo,
i nostri « uomini di cultura »
: dicono forse, da molti anni a
parte, con una insistenza de• miglior causa, che bisogna es:>.f rii e pronti al dialogo con il
'0)0? Non mostrano di credere,
se sono convinti del contrario,
i marxismo, in fondo in fondo,
poi tanto anti-cristiano come ci
o sempre detto? Non intessono
dialoghi » a tutto spiano con
si accodano forse sempre a qualunque
iniziativa venga presa da « quella par.
te », sìa per inscenare le « marcie della pace », sia per protestare contro
Ciombè o Timperialismo americano?
A Roma c’è perfino un « comitato »
(o qualcosa del genere) a tale scopo.
Dicono anche, i campioni della nostra « cultura ». che non bisogna essere degli « anticomunisti viscerali ».
Questo è, anzi, peccato capitale, ed
equivale a « bieca reazione », razzismo, fascismo, maccartismo eie. Qualcuno di loro è giunto a dichiarare
che i marxisti « non hanno nep.pur bisogno di ravvedimento ». Sono già
(virtualmente!) ravveduti! 1 fautori
della violenza e dell odio (non solo e
non sempre « di classe »), gli autori
dei peggiori crimini contro Tumanità (non solo sotto Stalin...) non hanno
bisogno di ravvedimento (quindi non
hanno bisogno della fede)? L'interrogativo è per i nostri teologi, cnche se
sono -- e se ne vantano — dichiaratamente atei.
Per i fautori — evangelici e non —
dell apertura e del cc dialogo Impegnato » i comunisti sono sacri, tabù. Si
può criticare e condannare il Governo,
la Magistratura, la Polizia (borboni
fi
Li
te'
to.
pii
qus
gn.-ì
self
ma!
anc.i :
chr
noe
for>
esponenti della cultura marxista? Non
ca!), il Papa e il Concilio, la Regina
d’Inghilterra e il Presidente degli
U.S.A., la Francia gollista e la Germania (di Bonn!) revanscista, la Svizzera conservatrice e la Spagna franchista (ovvio!), la pop-art e il dadaismo, la Chiesa Valdese e le sue vetuste strutture ecclesiologiche (nonché il suo Moderatore... viaggiante),
tutto e tutti, insomma, ma NON il
comunismo.
Pensi che su un foglio « evangelico », subito dopo le elezioni amministrative. uno dei nostri scrivitori
(fra i più quotali!) si è amaramente
doluto perchè i partiti democratici
avevano osato « strumentalizzare » la
caduta dì Kruscev a fini bassamente
propagandistici contro il P.C.I., dando così prova di deteriore « provincialismo »!
(Ma che cattivi questi partiti « democratici »! Tò tò sul sederino!).
Che, poi, qualche giornale dia notizia dell’arresto, a Cuba, di 40 pastori battisti, è roba che li lascia perfettamente indifferenti. Perchè tanto
chiasso per così poco? sembrano dire.
Forse che i Battisti non immergono
i battezzandi in vasche piene d’acqua?
E chi vi dice che non vi sia penuria
d’acqua, in questi tempi calamitosi,
nell’isola felice dominata da Fidel
Castro? Non sarebbe questa una forma subdola di sabotaggio per chi « lavora all’edificazione dello Stato socialista »?! 0, peggio ancora, chi vi dice
che questi Pastori Battisti non fossero
in realtà delle spie degli Stati Uniti
(sono accusati, pare, di spionaggio) e
che sì avvalessero di questo sistema
per estorcere notizie e carpire segreti
militari dai neofiti, sotto minaccia di
annegarli?!...
— E Beltramini nel Venezuela con
duecento milioni, allora?!
— Ma è semplice, ribattono: in Italia si annoiava troppo! (brillante tesi
de « L'Espresso », che vedremo presto
confermata su « Presenza Evangelica »
e, forse, anche su « La Luce »!)•
Vede, signor Gajani. questi nostri
intellettuali (o presunti tali), somigliano assai ai bandar-log. il pìccolo
popolo delle scimmie urlatrici di cui
parla R. Kipling ne « Il libro della
giungla ». Queste, all'avvicinarsi di
Kaa, il gigantesco pitone, urlano e
strepitano senza posa facendo un « vacarme » infernale. Poi. ipnotizzate dal
serpente ormai giunto in mezzo a loro,
si tacciono inebetite e, ad una ad una,
cadono fra le sue spire e vengono bellamente stritolate e sbranate.
Continuerei volentieri in questa polemica. signor Gajani. ma scommetto
che il direttore... ne ha abbastanza!
(anzi forse non pubblicherà neppure
un rigo di questa « lettera aperta »).
Mi son dimostrato — e sono — un
anticomunista non solo « viscerale »
ma muscolare, osseo, cardìaco, midollare... e sono, perciò, un « eretico »
della peggiore specie. Il rogo mi aspetta! Con viva cordialità, mi creda Suo
Aldo Long
P. S. — A comprova deirutilità
del « dialogo » con i « compagni » comunisti. Le racconterò anche un aneddoto... personale. Anni fa. conversando al caffè con un sindaco comunista
(di quelli che vengono definiti « buoni », ragionevoli etc.) gli chiesi quale
sarebbe stata la sua reazione se avesse
ricevuto ordine dal suo partito di farmi fuori (senza motivazione). Tentò
di tergiversare ma io insistetti, facendo appello al suo senso di lealtà.
— Bene, mi disse, credo che dovrei
« pensarci su » prima di decidermi.
Capisce, signor Gajani? Ad un
mandato dì assassinio — senza alcuna
spiegazione — un galantuomo (quale
certamente era quel personaggio) deve « pensarci su »!! Non le pare sufficiente per squalificare un partilo?
Di una cosa non potremo essere accusati: di aver chiusa la bocca a nessuno: ci sono stati tempi in cui non
era co,si. Confesso che sono un po
stufo di dover riprendere sempre ¡ulto daccapo. Il lettore romano, con il
quale ci conosciamo da tempo, su rhe
mi sforzo di non avere un allegdumento fazioso e che ho deplorato, senza
buona coscienza', il conformismo delle faziosità politiche, fuori e denlr>i
la chiesa. Mi sento tanto piu in diritto di rispondergli chiaramente che
egli si illude radicalmente su se e su
altri se davvero crede di essere un
'anticonformista': semplicemente, sono
oggi di fronte due opposte tentazioni
di conformismo.
L'ironia suWisola felice di Fidel
Castro, avrebbe una qualche autorità
se fosse stata fatta, a suo tempo, e ben
a maggior ragione, su quella di Batista. E la virtuosa squuiifica di un
partito, sulla base di un teorico problema di coscienza posto a un militante. non deve far dimenticare che
altri partiti hanno sulla coscienza, da
noi. responsabilità ben più pesanti, come l'assassinio di Matteotti (ed è ormai storicamente assodato quali forze
abbiano favorito il nascere dello squadrismo fascista), o qualche decina di
assassini e attentati a sindacalisti, nel
Meridione, in questo dopoguerra. Se
davvero i ciarlieri cristiani sono da
avvicinare ai 'bandar log', già altra
volta — direi -- hanno taciuto inebetiti di fronte ad altri Kaa: ed è
un giudizio che si pub dare solo post
eventum, 'dopo !
Finora, la 'destra' — ammettiamo
pure moderata — si è considerata portavoce della nostra Chiesa: si è cullata per decenni (da quando si è sbriciolato l'ideale risorgimentale, progressista e innovatore) in un confor
mismo di cui forse neppure aveva coscienza: in questi anni è apparsa una
^sinistra\ anche nella nostra Chiesa:
ovviamente esposta quanto la prima
alla tentazione di un conformismo di
parte. Trovo del tutto fuori luogo lo
'scandalo" della destra: si possono e si
devono discutere i singoli problemi,
ma dev'essere chiaro una volta per
tutte che si è conclusa Vepoca del monopolio, che nè Luna nè l'altra parte
può in alcun modo atteggiarsi a paladina dei veri valori cristiani (non ce
n è altri che la morte e la risurrezione di Cristo): che nè Luna nè Laltra
può proclamare una politica cristiana,
una cultura cristiana, una società cristiana. Fra queste parti diverse e per
10 più avverse, la chiesa è portatrice
delLEvangelo riconciliatore e deve viverne essa stessa per prima. Sig. Long,
sinceramente, non piacerebbe anche a
Lei qualche focherello. non foss’altro
che per bruciarci i nostri turpi foglietti e togliere la bestemmia di qiiel/’« evangelico »?
Riconosciamo tutti che tutti insieme noi costituiamo la chiesa. Non potremmo essere più diversi, talvolta si
direbbe addirittura che siamo nemici,
violenti, passionali, schernevoli: pure,
noi tutti, così come siamo, siamo la
chiesa, siamo chiamati ad esserlo, a
crederlo. Abbiamo gli uni e gli altri
ricevuto lo stesso Evangelo, ne viviamo tutti per l'oggi e per l'eternità,
siamo tutti chiamati alla medesima
speranza del Regno, esistiamo tutti
quotidianamente, peccatori, grazie al
medesimo, meraviglioso perdono dei
peccati, ci accostiamo tutti, fianco a
fianco, alla stessa mensa del Signore,
membra dissimili e pur complemen- j
tari dello stesso corpo, nella misura '
in cui '"Lamor di Cristo urge in noi”.
Sappiamo di esser lungi dal viverne sempre e con pienezza, e accetteremo naturalmente sempre critiche,
richiami: su un altro tono, però, più
rispettosamente fraterno: e quando
denunciate . errori, entusiasmi, silenzi,
demissioni, non dimenticate quelli che
sono stati e sono i vostri errori, i vostri entusiasmi, i vostri silenzi, le vostre demissioni. Nessuno di noi può
avere buona coscienza' davanti a Dio
e davanti al prossimo; non noi, ma
neppure loi. Ed è in questa fraternità
di miseria che cordialmente saluta il
non ancora inebetito bandar-log.
Gino Conte
11 bollettino
di Don Davide
Un lettore, da frauenfeld:
Sono qui da circa nove anni, e finora non avevo visto un volantino
cattolico fra gli italiani; solo quelli
che dislribuianiG noi, e i « Testimoni dì Geova ». Per la prima voi
ta, nella settimana precedente a
quella « Santa », una signorina dis:ribuìv i « L’Amiico » (notiziario
della Missione cattolica di Frauenfeld'; in calce, due bei versetti bì
Mici: Giov. Ì3: 34-35. 11 missionario Don Davide, che conosco, dopo
l’iinviio alla confessione e il programma festivo delle messe, parla
della Bibbia che si deve leggere
sotto la guida saggia e autorevole
rlella Chiesa docente, e accenna ai
punti difficili e oscuri che Pietra,
nella sua epistola, rileva nelle lettere di Paolo, a proposito della venula del Signore. Ora. non solo que
lo non è argomento per affermare
elle tutta la Bibbia è oscura e difficile >senza la guida e rinsegnamento autirevole della Chiesa Romana, ma soprattutto c’è da chiederà: se Pietro stesso non riesce
T chiarire questi punti difficili di
Paolo, come possono chiarire ¡ suo’
pretesi successori, nessuno dei qua1: ha, Ira l’altro, ardito prendere il
su: nome? Domenico Di Toro
Punto debole di Lutero
Un lettore, da Torino:
(...) Il Sig. Gajani ha ridimensionato un pochino il suo precedente argomento. mantenendo però sostanzialmente invariate talune sue riserve
che investono il problema del comportamento dei credenti in rapporto
ai problemi che travagliano la società
in generale e la collettività nazionale
in particolare.
« I credenti — sostiene citando Lu.
tero — non devono fare altro che
predicare Cristo il quale non è venuto a compiere altro ufficio che di predicare la parola di Dio. Cosi pure
tutti gli apostoli, vescovi ecc. ». Ma
questa frase suona male circa il prò
blema in discussione e cioè la solidarietà o meno che il credente deve dimostrare alla società in cui vive e dalla quale non si può e non si deve
estraniare; lo stesso Lutero non la
seppe applicare allorché la rivolta dei
contadini lo pose nella condizione di
scegliere tra il popolo e la nobiltà.
Scrive in proposito Giovanni Miegge
[Sommario di storia del Cristianesimo. pag. 169): «Le escandescenze di
Lutero lasciarono una macchia sulla
sua memoria. Il popolo lo abbandonò e
i signori, fortificati dalla loro vittoria
e dalla sua approvazione, diventarono
i tutori ,talora assai imbarazzanti, della Riforma». Ancora: «Anch’egli
aveva guidato una rivoluzione, aveva
messo in pericolo l’ordine sociale... I
contadini sentivano che la nuova religione aveva santificato la loro causa. li aveva ridestati alla speranza e
all’azione, abbandonandoli poi neU’ora
decisiva. Alcuni di essi, con irata disperazione, divennero cinici atei ».
(Vìgili. Durant, Storia della Civiltà,
voi. VI; La Riforma, pag. 408 s.).
Che cosa chiedevano ì contadini? « Il
diritto di eleggere i loro parroci, l’abolizione delle decime, Taholìzione
della servitù della gleba, il diritto di
far legna nei boschi demaniali, Tosservanza dei patti agricoli, ecc. »
(G. Miegge, volume citato, pag. 168),
Lutero identificò invece Cristo con la
nobiltà e l'anticristo con la jdebe.
Certo, se la società fosse quella auspicata dal Vangelo, il sig. Gajani ed
io non avremmo motivo di trovarci su
contrastanti posizioni; ma dal momento che così non è, può il credente e la chiesa estraniarsi dall’azione?
può il credente rimanere insensibile
e passivo dinanzi ai tormentosi problemi in cui sì dibatte Tumanìtà?
Qual'è il limite oltre il quale si incorre neirillegalità e neH’immoralità :
occupare una fabbrica? ribellarsi ad
una qualsiasi dittatura? andare contro le leggi de! proprio Stato per
emancipare una minoranza di colore?
Per il proprietario d: una fabbrica la
moralità e la legalità sono la tutela
della proprietà stessa; per l'operaio
la morale e la legalità che cosa può
significare se non l’uso dì quella proprietà per sovvenire alle sue necessità? Il principio della proprietà è valido solo in funzione del bene comune. diversamente è un furto perpetrato ai danni della comunità nazionale. Circa le affermazioni concernenti il P.S.I. e più specificatamente riguardanti rOn. Lombardi mi permetto solo di rilevare che il compagno
Lombardi non è tutto il P.S.I.. allo
stesso modo che l’On. Pella o Sceiba
non è tutta la D.C. Che la pirateria
finanziaria e il terrorismo economico
siano i veri artefici della crisi di que.
sti ultimi due anni evidentemente è
solo frutto della fantasia di quei « dilettanti che giocano a fare gli economisti » per mascherare il loro fallimento. Il Sig, Gajani nella sua replica
concede, bontà sua, che della povera
gente « si lasci allettare dalle promesse del paradiso in terra che la propaganda marxista ha sempre fatto »; si
addolora invece nel constatare che accanto alla « povera gente » vi sono
fìnanco « pastori, studenti, laureati i
quali predicano Marx anziché Cristo ».
Evidentemente qui ci troviamo di
fronte ad una valutazione la quale
tende ad escludere « la povera gente »
ignorante e cafona (se no non sarebbe
marxista) dalla cultura; bisognerebbe però stabilire quanti di questi pastori, studenti e laureati non siano
invece figli di contadini, minatori e
operai. « Andare con Cristo nel mondo non è cosa facile ». I primi a non
capirci sono i nostri stessi fratelli.
Luigi Gamarra
L'ultima frase del nostro corrispon
dente è talvolta vera ma, come ogni
cosa vera, sempre a due tagli. Credia
ino che anche il Sig. Gamarra reagi
sca in modo un po" troppo massimalista al Sig. Gajani. La citata frase di
Lutero si riferiva ai ministri della Pa
rola nell'esercizio della loro predica
zione, non ai credenti in generale
Parlare di ""pirateria finanziaria"' e di
"terrorismo economico" è esaltante,
ma è lungi dal riflettere la complessa realtà: in queste generalizzazioni
gli elementi di verità che contengono
si stemperano e scadono a slogans. E"
quello che noi cristiani dobbiamo in
tutti i modi evitare, anche rimanendo fermi in una convinzione politica
maturata nella fede.
Non sono avida
e non è
una bicocca
Signor Direttore,
Vorrei rispondere al Signor Ricca
in merito all'articolo (un po’ di sano
umorismo) nella speranza che non
lutti fraintenderanno il mio avviso
come lui ha fatto. Non abito nella
Val Pellice e non so se tornerò un
giorno ad abitarvi, comunque sia, vorrei che questa casetta lasciatami dai
miei cari non si sfasciasse compietamente lasciandola in pieno abbandono. Potrei venderla a persone di fede
diversa ma siccome sono ancora una
valdese (della vieille roche) mi rincresce farlo. Desidero che i miei figli
abbiano un ricordo dei loro avi.
Penso dunque che non ci sia gran
differenza, per chi abbia il tempo o
una somma disponibile, fra l’impiegarli in questi restauri in cambio di
rimanervi — anche per anni — o il
pagare un fitto mese per mese.
Ringrazio il Signor Coisson che ha
voluto interpretare nella sua vera luce il mio avviso, e capire pure il dolore che mi ha dato questa critica, non
solo per avermi giudicata una persona avida di lucro, ma definendo pure
col nome di bicocca, una casetta mollo cara al mio cuore, di pretto stile
valdese, come tante ce ne sono alle
Valli.
La proprietaria dello casetta
da restaurare.
VILLAR PEROSA
Israele: speranza fra diplomazia e razzismo
Vìsita di Valdasì di GarmaDìa
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Mercoledì 21 aprile giungevano a Villar
Porosa 50 fratelli e sorelle, giovani ed anziani
delle (Chiose Valdesi di Pinache e Serres nel
Wiirttemherg per trascorrere con noi tre
giorni in comunione fraterna. Erano, questa
volta, totalmente valdesi, operai, contadini,
tecnici, infermieri, anziani e diaconi, medici,
giornalisti, pastori e professori universitari,
studenti e pensionati, guidati dal Pastore
Dottor Eiss nostro caro amico da lunga data.
Malgrado la difficoltà della lingua, la simpatia nacque spontanea, dalle due parti, in
rnoflo cordiale e fervente.
Eran passati 260 anni dalla loro partenza,
ma si sentiva che tra noi esisteva sempre un
forte legame. Dedicarono le giornate a visitare le valli, le sere alla comunione fraterna.
Mercoledì sera, pranzando al ristorante Olivero, ricevettero il saluto del Sopraintendente
Dottor. P. L. Jallà.
Giovedì a mezzogiorno, pranzando alla Foi*csteria di Torre, udirono cordiali messaggi
di benvenuto dal Vice Moderatore Doti. A.
Ribet e dall cx Moderatore Past. A. Deodato.
La sera pronzarono presso singole famiglie
Villaresi, portati nelle varie direzioni dalla
gioventù motorizzata e fu questa una delle
esperienze più feconde deirincontro.
Venerdì, a Frali, visitarono Agape e nel
vecchio tempio di Ghigo udirono cordiali parole del Presidente Past. Fr. Davitc.
La sera, nelle catacombe della cappella,
ospiti della chiesa, consumarono una colazione preparata da un gruppo di sorelle presieduto dalla Signora Ida Costantino.
Quindi, nei tempio, ebbe luogo il culto di
commiato. Culto fuori del comune, al quale
parteciparono pure, quasi al completo, tutti i
trombettieri delle Valli; commiato con la
S. Cena presieduta dai pastori Eiss, Cipriano
Tourn c Geymet, segui la predicazione in
francese del Pastore Eiss. con la presentazione
reciproca di tutti i partecipanti all'assemblea,
italiani e tedeschi, con Io scambio di commoventi messaggi e la deposizione sul tavolo della S. Cena di un'oiferta degli Ospiti.
Segui ancora, nelle catacombe, e fino a
tarda ora della notte, un lieto incontra della
gioventù.
Iiicoiìtro magnifico e benedetto da Dio che
ita dato occasione a molli impegni e promesse
da ambo le iiarti. Nc ringraziamo Dio e i cari
Ospiti con il loro giovane fervente Pastore.
RETTIFICA
.4 precisazione e parziale rettifica di quanto pubblicalo nel numero scorso, sottolineiamo che allo sforzo evangelistico genovese
hanno partecipato, accanto ai Valdesi, ai Metodisti e ai Battisti, pure i Pentecostali e i
"Fratelli".
« E non fra le quinte delle nostre diplomazie dette segrete e sagaci, ma in terra
araba e davanti agli Arabi. Salutiamo dalla
capitale israeliana questo Presidente, del
quale non si pensa abbastanza che rischia la
vita pronunciando queste parole: gli spadaccini che assassinarono in piena moschea dì
Omar un re arabo accusato di 'collusione sionista'. affilano sempre le loro armi, incoraggiati dai nazisti.
« Per la prima volta, da diciassette anni,
un leader arabo riconosce che nutrire il sogno di distruggere lo Stato che reca il nome
teoforo, è un progetto insensato, che rischia
di scatenare un terzo conflitto mondiale.
Dalla capitale d'Israele salutiamo questo Tunisino che sfida i sicari. quest'Arabo che si
oppone a un nuovo genocìdio della nazione
ebraica — auspicalo da tutti i Ramsès, Antioco (Epifane!). Hitler e Nasser della Storia.
« Ci si sussurra aU'orecchio. è vero, che
l’Eliseo e Washington ‘telecomandano’ il
Presidente tunisino — e che le cancellerìe
sono assai contente. Può darsi. Ma resta un
fatto: Burghiha è solo in faccia alla Lega
araba, e non sono gli altri a rischiare i colpì
bassi. Quale energia, quale dinamismo acquisterebbe questa voce solitaria, se altre
voci si unissero ad essa? (...).
« Quando, recentemente, sembrò minacciata la persona del patriarca dì Costantinopoli. il Papa e il segretario generale del
Consiglio ecumenico ginevrino hanno inviato telegrammi e messaggi al governo turco.
Benissimo. Mi si perdoni però l'audacia, se
chiedo : quanti telegrammi, dal 1948, sono
stati inviati a chi di dovere per proteggere
la vita di due milioni di Israeliani, figli dì
Abramo? So bene che una delle grandi personalità di Ginevra mi dichiarava di recente
di aver incontrato parecchie volle, ma segretamente, questa o quella personalità israeliana. Benissimo. Ma non credo che, davanti
al miscuglio tremendamente esplosivo rappresentato dalla nostra Gerusalemme divisa
e dele nostre acque del Giordano contese,
possa sorgere la minima chance di riconciliazione da queste diplomazie misteriose, siano l’opera di Cesare o della Chiesa. (...La
Chiesa di Cristo) prenda esempio da un
uomo politico aralio. e parli, non per urlare
con qualche lupo, ma per portare la riconciliazione e la pace di Abramo, che sono pure
quelle del Cristo ebreo.
« Se gli Stati arabi riconoscono il loro vicino Israele, anche uno solo di questi Stati,
ad es. il Libano, la partita è vinta e sarà
messo in moto un ingranaggio che permetterà di regolare tutti i punti del drammatico
conflitto, compresa la sorte dei rifugiati. Vi
sono — ne siamo convinti — tesori di potenza di perdono e di fraternità nelle masse
semi te di questo Medio Oriente arabo c
ebraico. La nostra vecchia Bibliìa ci presenta
Esaù e Giacobbe riconciliali, ed Isaia ci
parla (19: 23-25) di quella via deiramicizia
che unirà le genti dell'Eufrate a quelle del
Nilo, grazie ad Israele! E' tempo che la Chiesa, che gli uomini dì Stalo cristiani prendano alla lettera questa parola del profeta.
Quando Ebrei e Arabi si tenderanno la mano, il Neghev non sarà più il solo deserto
del mondo a conoscere l'allegrezza di nuove
messi, ma i deserti di Giordania, di Siria,
d’Iraq e del Sinai nutriranno i loro figli innumerevoli. La civiltà che nacque a Sumer
deve rinascere, all’alba dei tempi messianici
di Israele: rinasca per mano di uomini di
quel mondo.
« Dopo un silenzio che diventava pesante. Israele ha risposto al coraggio di Burghiba: Golda Meir e il gen. Dayan gli offrono di incontrare una delegazione israeliana.
Auspichiamo che questa mano tesa sarà accettata, e che di questa delegazione faccia
parte il sindaco di Nazareth, arabo e israeliano, che ancora recentemente ha esortato
tutti i capi arabi alla riconciliazione. Anche
da Nazareth può fiorire la parola di Pace
e di Salvezza... In questa primavera 1965
Esaù e Giacobbe sono presso un guado temibile uno Jabhok dove fratelli nemici lottano da diciassette anni, senza che nessuno
aiibia seriamente cercalo di separarli, di riconciliarli. a massima vergogna delle Chiese
in senlimenlale pellegrinaggio attorno a vaghi edifìci chiamati santi, e ove lo Spìrito
non ha mai. mai più soffialo... E* tempo che
le Chiese si interessino, in terra santa, ad
altro che a cappelle rivali e a pietre morte.
« Ci sia permesso, poiché per la pura grazia di Dio siamo una delle sentinelle che
io Spirilo ha posto sulle mura carnali e spirituali dì Gerusalemme, c "‘che non tacerà per
amore dì Sion' . ci sia permesso di fare appello a un A. SchMeitzer, a un B. Russell,
a un Mauriac. a un Sartre, a un Domenach
c a un Ricoeur, a un Wcslphal e a un Liénart, affinchè si uniscano ora a fianco del
coraggioso Burghiha. Domani, credetemi, sarchile certamente troppo tardi e i cannoni
parleranno una volta di più sui Giordano,
4
pag. 4
N. 19
maggio 1965
Reagire al "blocce missionario
Valdesi, metodisti, battisti e pentecostali
lombardi, raccolti in pre-Congresso a Como
VILLAR PELLICE
fi
Un simpático incontro inttrdenomiiiazionale si è svolto, in vista del Congresso Evangelico, a Como il lunedì di Pasqua. Presenti
in numero insperatamente alto valdesi, metodisti, battiisli e ;jentecostali della Lombardia. Il Pastore Soggin apre nella tarda
mattinata il (Convegno con una breve e significativa predicazione su Atti 16: 6-10; la
visione attraverso cui Paolo è chiamato ad
annunziare PEvangelo in Macedonia. Gli
apostoli, ci ha detto il Pastore Soggin, erano arrivati ad un punto di stasi, forse di
crisi, ad un « blocco missionario ». Ma interpretando i segni e gli appelli occulti del
Signore rieonoscono in questo blocco un
invito a cercare altre vie per la missione.
A noi, comunità evangeliche, che nella
grande maggioranza siamo ferme, bloccale,
è necessario ritrovare questa profonda fede
nel Signore risorto che guida il suo popolo,
per poter interpretare anche oggi i segni
che Egli ci manda, per poter cercare e tentare vie nuove con piena disponibilità all’appello che ci è rivolto.
Richiamo quanto mai opportuno in vista
del prossimo Congresso Evangelico, se pensiamo airUnpressione di rigidità ,di « scafandro » che le comunità, credo, hanno
avuto di fronte al modo di preparazione
che è «tato loro offerto, e ancor più, forse,
di fronte ai risultati inevitabili di questo
modo di preparazione. Se abbiamo fede
nella potenza del Signore risorto, dobbiamo
esser convinti che malgrado la morsa di
queste strettoie Lche riemergono ad ogni
incontro preparatorio in vista del Congresso) Egli saprà trarci fuori dallo scafandro,
e darci quello slancio e quella speranza
missionaria, che nessun questionario e nessun ordine del giorno potranno mai suscitare.
Tornando ai lavori deirimontro — presieduto, in assenza del Pastcre Elio Eynard,
dal Pastore Bufano, metodista — il cui compito era di presentare e commentare i documenti valdese, metodista e battista in risposta ai diversi questionari, essi si sono
aperti con fa relazione del Pastore Inguanti,
battista, «u « La nostra vocazione di fronte
alla situazione religiosa italiana » (si è trattato essenzialmente di una sintesi ben integrala dei tre ordini del giorno sull’argoniento) e con quella assai limpida e brillante del dottor Giorgio Roebat su « La
nostra vocazione di fronte al problema sociale » e « Cbieisa e Stato ». La discussione
ii queste due prime relazioni portava in
luce alcuni interessanti interventi, }a cui
vivezza contribuiva fortunatamente a smorzare rimpressione diciamo cosi « pesante »
:i certi ordini del giorno, redatti evidente
mente da équipes mollo spesso legate ad
un loro gergo intellettualmente denso ma
in cui il semplice credente o la semplice
comunità certo non possono riconoscere la
propria confessione di fede e di speranza.
Annotiamo qui- un belPintervento del Pastore Neri Giampiccoli, il quale, in risposta
una richiesta di chiarimento da parte
metodista, ha parlato della realtà del Regno di Dio che deve esprimersi, qui ed ora,
attraverso i segni concreti della nostra testimonianza, e della inevitabile posizione
di rifiuto e di rottura verso gli schemi cortcnli delia società, che il cristiano è chiamato a realizzare nella sua scelta di' obbedienza vocazionale. Da registrarsi anche su
intervento del pentecoslale Giuliani, al qua
le è stato richiesto di illustrare la posizione
delle Assemblee di Dio riguardo al problema delPimpegno o non impegno della Chiesa nella realtà sociale e politica circostante,
e che ci ha parlato, con modestia non scevra dalPintima sicurezza di essere nel giusto, del rifiuto di' qualsiasi impegno di carattere sociale o politico, espcnend'One t
motivi. Dai ripetuti interventi pentecostali
abbiamo avuto un po’ rimpressione, forse
errata, che i fratelli pentecostali abbiano
aderito all’iniziativa del Congresso non tanto per dialogare quanto per osservarci, cosa
del resto niente affatto negativa e che può
sempre portare ad un colloquio sincero da
entrambe le parti.
Al pomeriggio, i lavori riprendgyano con
la relazione del Pastore Aldo Comba su
« La Chiesa ». Questa relazione è stata una
prova del fatto che il Congresso si sarebbe
forse potuto preparare in altro modo, il
Pastore Comba, dopo aver notato con ram
malico il silenzio dei documenti metodista
e ballista su questo tema così essenziale,
prendeva in esame il documento valdese,
col suo ordine del giorno un po’ monumentale, co.sì ben costruito, simile a una bella
cattedrale ricca di particolari significativi.
In realtà leggendo e rileggendo questo ordine del giorno ci eravamo chiesti più voll,^
perchè esso producesse in noi una sensazione di fastidio; ma, ci eravamo delti, questo è l’inevitabile difetto degli ordini del
giorno: di essere per loro essenza fastidiosi,
di dar l’impre.ssioiie di voler esaurire la
realtà ofirendocene invece un’immagine ir
rlconoscibile. Ma attraverso le parole del
Pastcre Comba ci è apparso clvaro il difetto intrin.seco non solo di questo ordine
del giorno ma di quasi tutto il lavoro di
preparazione al Congresso. La Chiesa, egb
ha detto, non va definita per quello che è
o deve essere, ma va descritta attraverso ciò
che via via è chiamata a fare. Dove PEvaiigelo è accettalo, dove c’è la risposta alla
chiamata, lì è la Chiesa. Donde un appello
ad essere più duttili, più aderenti alla realtà dinamica e mobile della Chiesa, se vogliamo che il nostro discorso su di essa
abbia un senso ed una efficacia, sia comprensibile a noi e agli altri.. Diversamente
(altro pertinente richiamo), il Congresso
non sarà un’operazione di soldati semplici,
ma di generali: sarà una messa a punto
fatta a livello dei competenti anziché una
presa d’impegno da parte del popolo dei
credenti.
Crediamo che gli ascoltatori siano stali
sensibili a questo appello e ne abbiano
compreso il senso; e tuttavia ci accorgiamo
di c[uanlc le nostre comunità abbiano bisogno di approfondire il discorsa sulla Chiesa, sulla vocazione e la missione della Ghie
PERSONALIA
Apprendiamo con molta simpatia
il concludersi dell’ esistenza terrena
della signora Lea Santini, e pensiamo
a tutti i famigliari e in modo particolare al figlio, pastore Luigi Santini,
con affetto fraterno, nella comune,
fiduciosa attesa della risurrezione.
CAMPEGGI
INCONTRI
VACANZE
La Rocciaglia
FORESTERIA VALDESE
PENSIONE
Fra del Torno ( Angrogna )
Informazioni :
Guido Pasquet - Torre Pellice
Guido Ribet - C.so Francia 80
Torino
sa, quando ronstaliaiiio che, arrivati al^ nocciolo del problema, al momento delle sedie concrete, esse ammutoliscono, non sapendo a <osa fare ». Proprio in questo senso, seconde noi, dovrebbe oremere il Conijresso: perchè se oggi la definizione della
Chiesa come missione di Dio nel mondo 3
stata accettata e assunta dalla grande maggioranza dì noi, non si può dire die sia
slata approfondita e assimilata fino a spezzare i rigidi sdieini (vecchi e nuovi!) atiraverso i quali siamo abituali ad esprimerci. Ci piace, sì, nominare di frequento
'o Spirito Santo, e discutere fra noi per
decidere, ad esempio, se esso guidi o no il
rinnovamento in atto nella diiesa romana (questione a tiarer mio di una futilità
impressionante), ma in realtà non siamo
pronti a interpretare i segni atti a guidarci
sulla via della testimonianza concreta, e a
rende-ci veramente disponibili per incarnare la missione di Dio nel mondo.
Umililo « pezzo » «lell'’incoTìtro, la relazione del Pastore Scorsonellì, melodista,
mi progetto di Federazione, che ha suscitalo qualche discussione periferica ma clic
ha trovalo essenzialmente impreparati gli
asccltatori, per i noti motivi di ritardo nelrarrivo della documentazione. Infine, dopo
una breve discussione sulla possibilità di
creare un organo di stampa ìnterdenominazionale, rincontro (della ottima organizzazione dobbiamo ringraziare soprattur o
rainmirevole ed infaticabile coppia pastorale di Como) si è chiuso, lasciando, speriamo, Tiell’animo di molli il desiderio di
tornare alle proprie comunità con rinnovato impegno di servizio e passione di testimonianza.
La settimana santa è ormai lontana, ma
ringraziamo ancora il Signore per tutto quello che in essa ci è stato dato. Abbiamo avuto
anzitutto la grande gioia la domenica delle
Palme di unire più intimamente alla grande
famiglia della Chiesa — accogliendoli quali
membri comunicanti — sei giovani catecumeni i quali hanno chiesto di essere confermati nel voto del loro battesimo confessando
pubblicamente la loro fede. Essi sono: Morglia Livia, Kambaud Aldina, Davit Guido,
Fontana Claudio. Gönnet Attilio e Michelìn
Salomon Fiorenzo. Li affidiamo alla grazia
del Signore domandandoGli di accompagnarli
con le sue benedizioni e di aiutarli a camminare sempre nelle sue vie,
I vari culli tenuti durante la settimana
santa sono stati frequentati da imponenti
assemblee e il numero dei fratelli e delle
sorelle che hanno partecipato alla Santa Cena è stato elevato. La domenica di Pasqua
abbiamo anche avuto la gioia di salutare, in
occasione del culto, parecchi Villaresi stabiliti lontano e venuti a trascorrere la lieta
ricorrenza con i parenti e gli amici rimasti
a Villar. Ci ha fatto piacere rivederli e siamo
lieti di constatare che essi non si dimenticano della loro chiesa d'origine.
L'ultima domenica di marzo — molto ben
preparato daiLUnione delle Giovani — ha
avuto luogo l'annuale incontro dei nostri
« Veterani ». Sono convenuti nell'accogliente
(1 salone rosso » della Miramonti una trentina, circa, di fratelli e sorelle anziani. Ma
chi avrebbe detto che si trattava di un incontro di « Veterani »? Infatti — per quanto fossero stale messe gentilmente a disposizione due automobili — parecchi dì loro
hanno preferito venirsene a piedi (prima fra
tutti la decana della nostra Comunità Signora Caterina Coìsson \ed., entrata nel suo 94°
anno di età c sempre giovanilmente arzilla)
c qualcuno persino in motocicletta. Proprio
vero che tante volte i vecchi sono più in
gamba dei giovani! TJn bel pomeriggio durante il quale sono stati rievocati vecchi ricordi e che ha permesso a vecchi amici che
vivono in quartieri lontani gli uni dagli al
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
tri di ritrovarsi e di trascorrere alcune pre
liete insieme.
La domenica 25 aprile invece è stata la
volta dei giovani. In tale data si è svolto il
trattenimento offerto in onore dei catecumeni confermati. Accompagnati dalle loro mamme i nostri neo-confermati sono stati — al
loro entrare nel nostro salone-teatro — salutati affetluosamenle dalle numerose mamme
e dalle giovani qui convenute. Sono stati loro
rivolti alcuni messaggi e offerto un piccolo
ricordino di confermazione. Poi rinfresco e
alcuni momenti di lieta conversazione.
Un grazie molto vivo alle organizzatrici
di questi due lieti incontri.
Il piccolo Roberto è venuto ad allietare
la casa di Giovanni e Maria Michelin Salomon, del Ciarmis; il S. Battesimo è stalo
amministrato al piccolo Riccardo, dì Germano e Elda Davit, del Teynaucl.
Il Signore accompagni con la sua grazia e
con le sue benedizioni questi due agnelli della sua greggia, insieme ai loro genitori.
Ha terminato la sua giornata terrena la
nostra sorella in fede Romola Lanza Ved.
AutelU, di anni 88. Vedova del Pastore Metodista Autelli, essa non era originaria di
Villar Pellice, ma aveva da molti anni fissalo
la sua residenza al Teynaud. Essa lascia un
ricordo di bontà, di gentilezza e di fede umile e sincera. 11 suo accompagnamento funebre ha avuto luogo giovedì 28 aprile e la sna
spoglia mortale è stata deposta nel cimitero
di Tonno.
Esprimiamo la nostra fraterna simpatia ;<ì
parenti e a quanti sono colpiti nei loro ailt'Mi
più cari da questa dipartita.
Le mamme dell’Unione, insieme alle mamme deirUnione consorella di Bobbio, si son .
recate in gita a Susa, dove sono state acco' ::
con mollo affetto dalla Comunità locale.
Esse rinnovano alle sorelle di Susa, e
modo particolare alla gentile Signora Co; son, il loro grazie riconoscente.
Il nostro (c bazar » annuale avrà luogo i
giorni di domenica e lunedì 16 e 17 magg'
Fin d'ora diciamo grazie ai nostri do,'
tori e ai nostri visitatori che speriamo mo- ^
numerosi (e generosi pure) gli unì e gli ai
il
GBOTTAGLIE
Nella diaspora grottaglìese, vi è stata aria
di festa: la sera del 17 c. m. alle ore 19 ha
avuto luogo l’inaugurazione del piccolo locale di culto, messo gentilmente a disposizione dal caro fratello, Doti. Cosimo Trani.
Una croce, un pulpito, un tavolo per la
S. Cena, un armonium, un quadro con stemma Valdese e fiori, ecco il tutto bastevole e
ben intonato alla gloria del Signore.
I lavori di allestimento, svolti con spirito
di sacrificio e di entusiasmo, destano veramente ammirazione. Il localino è stato trasformato in un vero tempio in miniatura.
A Michele Trani, Pietro Zingaropoli e ad
altri fratelli e sorelle che hanno collaborato
vada il nostro plauso di riconoscenza con
l’augurio che il localino possa essere un faro
di luce e di testimonianza.
Non va dimenticata la zelante attività di
impegno evangelistico che svolgono il dott.
Terranova e il fr. Emanuele Esposito, che
unitamente al Pastore danno vita alla diaspora.
Per la circostanza d’inaugurazione, il Pastore Ernesto Naso ha rivolto al gruppo ben
compatto, un messaggio edificante.
In un aspetto comunitario è stata celebrata la S. Cena.
La festa è stata completata con la amministrazione del battesimo a : Rosalba, Achille, Carmen e Davide, figli dei coniugi Michele ed Anna Trani. A questi teneri agnelli
e ai loro genitori gli auguri di ogni bene nel
Signore. Per la prima volta, dopo tanti e
tanti anni come lo ricorderanno alcuni Pastori, il gruppo grottaglìese riprende la fisionomia di comunità come ai bei tempi del
defunto Anziano Michele Trani.
C’è da rallegrarsi nel Signore con questi
cari fratelli.
a. r.
CEBtGNOLA
Pasqua 1965 sarà ricordata a lungo, credo, dalla comunità di Cerignola. In quel
giorno essa fu testimone, infatti, di un avvenimento più che insolito, eccezionale per
la nostra chiesa. Assistette, come dico, al
« sì » di confermazione pronunciato da ben
dieci nostri giovani. Neppure i più anziani
ricordavano di aver mai assistito ad una confermazione cosi num- rosa. Questi i nomi dei
nostri nuovi fratelli ; Errico Geremia, Rosaria Magnifico, Biagiiia Bellapianta, Miriam
Castiglione, Pinuccio Russo, Giandonato Russo, Altomare Ancelli, Paolo Zaccaro, Arcangela Russo, Rosetta Lupo. I primi quattro
ricevettero neH’occasione anche il Battesimo.
I giovani della U. G. hanno voluto partecipare alla gioia dei neo-confermati, trascorrendo con loro la serata di sabato 24.
Ai confermati vada l’augurio più fervido
da parte di tutta la comunità, dì essere sempre servitori fedeli di Gesù Cristo, giusto il
(c sì » da essi pronunciato il giorno di Pasqua 1965.
Per ben quattro giorni è stato gradito ospite della nostra comunità il past. Heinz Flammerfeld, da Solingen. Scopo della sua vìsita
era di poter vedere le nostre opere sociali
(Asilo e laboratorio di maglieria) alla costituzione delle quali la chiesa di Solingen ha
contribuito in modo determinante. Il past.
Flammerfeld presiedette al culto di Venerdì
Santo. Gli siamo infinitamente grati per il
semplice, caldo messaggio portatoci nell’occasione. Mimi Campanelli
RORÀ
Mercoledì 14 aprile è stata chiamata nella gloria del Signore Boero-Rol Rosa, vedova
Pavarin, all’età di 82 anni. Esprimendo il
sentimento della nostra simpatia cristiana
ricordiamo ancora la parola di Gesù : « Chi
ascolta la mia parola e crede a Colui che mi
ha mandato, ha vita eterna; e non viene in
giudizio, ma è passato dalla morte alla vita ».
I funerali si sono svolti al Rifugio Re Carlo
Alberto ed a Rorà ove è avvenuta l’inumazione.
Ci è offerta qui la rinnovata possibilità di
esprimere tutta la nostra profonda, intima
ammirazione per tutto il personale del Rifu
La nostra stampa
vi interessa 7
SOSTENETELA
FRALI
Il venerdì santo la nostra Comunità ha
accolto 7 giovani catecumeni per la loro confessione di fede; Èva Grill (Pomieri), Ida
Richard (Villa), Renata Rostan (Giordano),
Cristina Sereno (Torre Pellice), Franco Grill
(Villa), Livio Martinat (Orgere), Ugo Peyrot
(Indirilti). A questi nostri giovani membri
di Chiesa, il giorno di Pasqua si sono aggiunte le tre sorelle Franca, Luciana, Olga
Peyrot ed Erica Garrou, provenienti da Torino per celebrare la Santa Cena nella Comunità di cui le loro famiglie sono originarie. La Chiesa di Frali rinnova a questi giovani Fratelli e Sorelle il suo augurio fraterno e ricorda loro l’impegno che hanno assunto davanti a Dio.
Il gruppo della Comunità impegnato nelle
attività turìstiche ha celebrato un cullo pasquale con Santa Cena la sera del giovedì
santo ed anche la partecipazione a questo
Sacramento nel giorno di Pasqua è stata
compatta.
La Corale ha partecipato ai vari culti della settimana santa; esprimiamo la nostra riconoscenza per l inipcgno dimostrato da lutti
e particolarmente da quanti hanno dovuto
spostare gli orari di lavoro per partecipare
alle esecuzioni.
— In questo ultimo periodo la Comunità
ha avuto occasione di ospitare diversi Fratelli provenienti da fuori parrocchia : i Signori Panchaud, ex missionari nel Gabon, i
Pastori Alberto Taccia e Roberto Nisbet che
hanno presieduto i culti del 25 aprile e del
2 maggio. Il Prof. Claudio Tron ha visitato
rUnione Giovanile e la filodrammatica di
Pinerolo ha recitato con successo il dramma:
« Un ispettore in casa Byrling », la sera del
27 Marzo. La Sìg.na Blanchette Genre e la
catecumena Lilia Davite hanno diretto le due
sezioni della Scuola Domenicale il 25 aprile.
— Domenica 25 aprile FUnìone delle madri ha compiuto la sua gita annuale ad
Ivrea, ricevuta molto cordialmente dal Pastore Bouchard c dalla Comunità. Dopo una
visita alla città ed al complesso degli stabilimenti Olivelli, il nostro gruppo ha partecipalo al culto e nel pomeriggio ha trascorso
momenti sereni sulle rive del lago Sirio, presso la città, in compagnia del fratello Pinotto
Longo; sulla via del ritorno ha visitato lo
zoo di Torino.
— 1) lutto ha colpito una famiglia di Giordano e precisamente quella di Pietro Richard
che è stalo chiamato dal Signore il 5 aprile
all’età di 87 anni dopo un lento declino, dovuto più all'età che alla malattia. Chiediamo
ancora al Signore di dare la certezza della
sua vittoria alla famiglia colpita da questo
lutto.
— 11 battesimo è stato amministrato la domenica di Pasqua alla piccola Elisabetta Saracco dì Luciano e Marisa Rostan del Giordano, domiciliati a Torino. Domenica 2 maggio è stato battezzato Gustavo Barus di Amato e Nella Pascal di Ghigo. Il Signore benedica questi bambini e aiuti ì genitori a mantenere l'impegno assunto davanti a Lui.
Sabato 1° maggio abbiamo invocato la benedizione di Dio sul matrimonio della nostra sorella Navache Susetta (Pidone) col signor Ernesto Ferri (Milano).
La Chiesa tutta porge loro auguri affettuosi di ogni bene mentre domanda al Signore di accompagnarli sempre con la sua
grazia. e. a.
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 9 MAGGIO
Roberto Comba
DOMENICA 16 MAGGGIO
Liberante Matta
gio non solo per l’opera svolta a favore dì
Magna Rosa, ma anche per l’opera silenziosa, intensa compiuta per i ricoverati ir nome
dell’amore di Cristo. Che la loro fatica sia
resa sempre più proficua e preziosa dal nostro apprezzamento e soprattutto dalle nostre
preghiere.
— Nel tempio gremito di fedeli il giorno
di Pasqua è stato amministrato il S. Battesimo al piccolo Silvio Bartolomeo Pozzi di
Giovanni e Luciana. Che il Signore rinnovi
le sue benedizioni sul piccolo e sui genitori
illuminandoli sempre più nella loro vocazione di educatori amorevoli ed esemplari.
— Esprimiamo il nostro vivo compiacimento alla nostra Corale per l’esecuzione di
alcuni corali in occasione dei culti del Venerdì Santo e di Pasqua.
— Abbiamo avuto alla Baita del Camoscio come ospiti durante le feste di Pasqua
un gruppo di giovanissimi inglesi guidati
da quattro professori di liceo. E’ la prima
volta che riceviamo una visita da parte di
inglesi e speriamo che ciò possa continuare
perchè è stata una nuova utile esperienza
corroborata da attestazioni epistolari che ci
sono giunte da parte dei responsabili che
hanno trovato in mezzo a noi un'accoglienza fraterna e sentita.
- Domenica 2 maggio ha avu^o luogo
Fultima riunione delle Madri che hanno
preso tutte le decisioni per le prossime attività estive, compreso il bazar.
- Ricordiamo a tulli che domenica 9
maggio vi sarà FAssemblea di Chiesa alle
ore 10.30 coi seguente O.d.G.:
1) Lettura, discussione e approvazione
della Relazione di fine d’anno;
2) Elezione deputati al Sinodo ed alla
Conferenza Distrettuale;
3) Varie.
- Dopo sofferenze a volle intense venerdì 30 aprile veniva richiamato dal Signore
Durand Mario. Il decesso è avvenuto in
Francia nei pressi di Gap dove egli si trovava ospite della sorella. A tutti i familiari
ricordiamo ancora una volta che oltre la
tomba vi è la vita eterna donata da Gesù
Cristo.
- Ci siamo grandemente rallegrati nel
Signore per il ritorno fra i suoi cari di
Emilia Tourn, moglie del nostro anziano
Aldo. Anche in questa gravissima circostanza, in cui abbiamo veramente temuto per
la sua vita, il Signore ha operato rispondendo alle nostre preghiere donandole ancora
dei giorni di vita
Siamo riconoscenti ai nostri amici di siglia, guidati dai Signori Poet per la l(
visita effettuata il lunedì di Pasqiictta : r
quarantina di pellegrini marsigliesi hai
trascorso alcune ore a Pomaretto, in Uiì<
parte ospiti presso le famiglie per la cen.
poi recita al teatro; gli attori sono stati I
vissimi; per Fanno prossimo ci annunzi
qualcosa di squisitamente valdese; grazie i
ricavato netto della colletta in L. 50.000 ;
desiderio dei nostri amici è andato a ber
ciò della Scuola Materna; queste visite S' >
preziose per rinnovare l’amicizia e per cs,
mere in concreto Famore fraterno per le (
re della nostra comunità.
Grazie ancora alle famiglie ospitanti. ;• \
nostra corale e un grazie linnovato ai sigrt-"'
Poet ed alla loro più grande famiglia eh. i
ha fatto visita.
— Recentemente il culto aJlTnverso è
lo presieduto dal maestro Gianni Jabicr; >
ringraziamo di cuore per la sua viva c*i '
borazione,
— Alla riunione serale del primo ma: ,
festa dei lavoratori, sempre al Clot ln\ .
Favv. Cericola ha parlato dell'opera nel < '
po di evangelizzazione nel Sud d’Italia: i
siamo riconoscenti per la sua collaboraz'
— Nel tempo dopo Pasqua sono stati
lezzati : Breusa Moreno di Osvaldo e Ro i
Ida; Giacomino Mario Alberto di Liv
Garrou Fernanda; Pons Fabrizio di Da^' e
Marisa Coucourde. Che il Signore col o
Spirito guidi i genitori per una sana. :> ■
tuosa eppur severa educazione alla luce 1Fesperienza di Cristo.
— Inviamo il nostro pensiero di viva ipatia cristiana alle famìglie che hanno v nlo il dolore di perdere la mamma c la r lina nella persona di Rostan Margherita i la
Tron; il servizio funebre ha avuto luog a
Rodoretto, patria d’origine della deixmtu
— Ricordiamo per le domeniche pr> ime: Domenica 9 maggio avrà luogo la fc.'ta
delle corali a Pomaretto ed un piccolo ^ bazar » nei locali del Teatro. Diamo sin d ora
un benvenuto a tutti i coralisti ed amici clic
interverranno.
— Il giorno 16 di maggio avrà luogo ia
festa della famiglia cristiana: tutti i geniiorì
sono pregati di accompagnare ì loro figlimili
al culto: nel pomeriggio avrà luogo una festicciola di chiusura delle attività dell'unione delle madri di tutta la parrocchia al Gioì
Inverso. Perciò tutte le sorelle di chiesa sono
caldamente invitate a prendervi parte.
— L'esame dei catecumeni avrà luogo domeiiica 23 maggio alle ore 14 contemporaneamente per tutti i tre anni, con una prova
scritta, anziché il giorno 16 come era stato
fissato.
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
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