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Anno 127 - n. 48
13 dicembre 1991
L. 1.200
Sped.. abborvamento postai«
Gruppo 11 A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Peilice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ETICA E COSCIENZA POPOLARE
LA JUGOSLAVIA NELLA GUERRA CIVILE
I peccati di Napoli || dramma dei profughi
« Sei superstizioso? Porti addosso amuleti, portafortuna, oggetti scaramantici? Credi davvero all’oroscopo? Sei andato da
indovini, maghi, chiromanti, fattucchiere...? »: sono alcune delle domande che si deve porre
chi si dispone alla confessione;
sono tratte da un opuscolo preparato dai frati domenicani del
santuario della ’’Madonna dell’Arco", vicino a Napoli. La stampa ha dato ultimamente ampia
risonanza a questa specie di
catechismo popolare (tiratura di
centomila copie) nel quale viene esemplificato il contenuto dei
10 comandamenti.
La novità che ha impressionato i giornalisti consiste nel fatto che, accanto a ’’cose solite”
della pietà cattolica del tipo:
« Hai partecipato alla messa? Ti
sei abbandonato alla lussuria, alVautoerotismo... Hai rapporti prematrimoniali? » ecc. si trova anche tutta una serie di peccati
sociali. Troviamo così domande
del 'tipo: « Sei usuraio? Ubbidisci con lealtà alle leggi dello
stato? Capisci il valore di partecipare alle votazioni pubbliche?
Hai mai venduto il tuo voto per
interessi privati? Sei iscritto alla camorra? Hai imposto tangenti, ricatti, taglie...? ».
Emerge così, dalla lettura dell’opuscolo, xmo spaccato della
vita della gente di Poinigliano d’Arco, di Sant’Anastasia
(dove sorge il santuario), del Napoletano in genere e, se si vuole,
del Meridione, se non — addirittura — dell’intera nazione. Un
manuale quindi istruttivo e perciò anche prezioso. Non è il frutto di un’analisi sociologica, ma
11 risultato dei colloqui che avvengono nel segreto del confessionale
Vorrei fare due osservazioni.
La prima è che l’opuscolo è la
risultante di due linee: una è
data, appunto, dalle confessioni
e la seconda da un graduale, rna
vasto ripensamento della Chiesa cattolica sulla questione del
peccato. « Nel predisporre l'opuscolo — mi dice il priore domenicano del santuario, frate Tom
TEMPO DI
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maso — abbiamo tenuto conto
delle parole del Concilio Vaticano II, dei documenti papati,
della Conferenza episcopale e di
tanti altri». Questa tendenza, a
mio giudizio positiva, può produrre un rinnovamento etico
nella coscienza del popolo cattolico e creare una responsabilità sociale. «Io non dico — aggiunge il priore — che non devi
fare questo o quest’altro, ma
ogni volta a devi porre il problema se ciò che fai produce
bene, oppure no ».
La seconda osservazione è un
po’ critica. « La Madonna dell'Arco è una madonna potente
assai », mi dice una popolana.
Infatti le pareti del santuario
sono piene di ex-voto per grazia
ricevuta. « Com’è — chiedo al
priore — che voi parlate contro
la superstizione da un luogo come questo? ». No, non è il caso
di toccare la questione della venerazione di questa madonna:
« Può essere lo strumento per
penetrare nelle coscienze » e sanare piaghe dolorose e purulente, come per esempio l’usura,
nei cui artigli cade la maggior
parte dei commercianti e tanta
povera gente. Speriamo che così avvenga; per cui auguro al
priore Tommaso coraggio e successo.
Dall’Evangelo, tuttavia, abbiamo irnparato che l’uomo nuovo,
quello che porta l’immagine di
Dio (vedi Efesini 4: 20 ss.), nasce dalla conoscenza di Cristo.
Luciano Deodato
Un viaggio a Zagabria, l’atmosfera di tensione e paura - Chi scappa
(forse 300.000 persone) non ha più nulla, spera di poter ritornare
In questo fine settimana di dicembre, la vita scorre apparentemente normale a Zagabria. I
tram blu corrono veloci sulle loro rotaie in questa città che negli ultimi venti anni ha vissuto
un notevole sviluppo demografico raggiungendo oggi circa un
milione e mezzo di abitanti, costruendo nuovi moderni quartieri dai palazzoni simili a quelli
di una qualsiasi città europea,
mentre la città vecchia conserva il suo fascino con i suoi tesori artistici ben conservati.
Come ogni sabato pomeriggio
i negozi sono chiusi ed i passanti si affrettano infreddoliti da
un inverno precoce. Manca l’atmosfera natalizia delle nostre
città italiane, anche se al mercato che sta chiudendo i suoi battenti una bancarella vende delle belle corone di avvento.
Ma ecco che, guardando meglio, si notano i sacchi di sabbia accumulati davanti alle finestrelle delle cantine, trasformate
in fragili rifugi, e le vetrate delle vetrine attraversate da grossi nastri adesivi messi in tutti
i sensi, per evitare che i vetri
cadano rovinosamente sulla gente in caso di scoppio di bombe.
Alle porte di molti negozi, manifesti scritti, stranamente, in inglese: « Stop thè war in Croa
Gorice: un soldato croato durante la guerra civile.
tia! » ed altri simboli di invito
alla pace.
E così si entra sempre più in
questa atmosfera di tensione e
di paura per una guerra che a
soli 30 chilometri di distanza
miete vittime e compie assurde
distruzioni.
La sede del Parlamento, già
obiettivo di un missile destinato ai capi croati, è presidiata
AVVENTO - 4
Siamo allegri!
«Rallegratevi del continuo nel Signore. Da
capo dico: Rallegratevi » (Filippesi 4: 4).
Domenica mattina in una qualsiasi chiesa. Il
predicatore ila predicatora di turno espone con
logico trasporto la meditazione sul testo biblico
letto insieme alla comunità. A parte la sua voce
non si ode rumore. I volti degli ascoltatori sono
seri, concentrati. Nell’angolo c’è qualcuno che
lotta con l’immobilità che cerca di sedurlo per
accompagnarlo in modo suadente nel mondo dei
sogni. Nella seconda fila qualcun altro, con un’abilità dovuta all’esercizio metodico, fissa l’orologio
situato in una posizione strategica; sotto controllo
ma contemporaneamente poco visibile all’occhio
indiscreto. E’ finalmente l’ora dell’inno. Tutti si
alzano. L’organista inizia a suonare allungando il
tempo, i presenti lo seguono lentamente. L’inno
è terminato, si siedono; i piedi, tradendo una
vitalità inaspettata, producono rumore, le sedie
o le panche scricchiolano. Preghiera, benedizione,
saluti. E’ tutto per questa domenica, ci si rivedrà
la prossima volta e tutto verrà ripetuto con la
più scrupolosa regolarità.
Il culto, per molti credenti, è il momento di
massima vitalità concesso alla propria fede. L’occasione del culto rappresenta la lettura della Bibbia e l’incontro con i fratelli e le sorelle che credono nello stesso Dio. Ma in tutto questo qual è
il posto che occupa la gioia, quell’allegrezza a cui
ci esorta l’apostòlo Paolo?
Sembra essere svanita nel nulla la voglia di
sentirsi allegri e di godere dei rapporti con gli
altri e con Dio. Figli e figlie del razionalismo
ci sentiamo a disagio là dove le situazioni non
ci appaiono sotto controllo, non ci sembrano logiche e consequenziali. Siamo diventati maestri
nel reprimere le nostre emozioni e ci siamo serviti quasi esclusivamente della parola per comunicare i nostri bisogni, le nostre intuizioni, persino le nostre sensazioni. Anch’io, come molti.
sono vittima del fascino che la parola esercita. Mi
piace ascoltare un bel sermone, mi piace parlare
con la gente, mi piace soprattutto leggere. I gesti o le emozioni al contrario mi imbarazzano perché risvegliano parti rimosse involontariamente
o intenzionalmente negate. Ma può l’allegrezza
nel Signore essere presente solo nel regno delle
parole? Credo di no. Insieme alla lettera ai Filippesi, penso che l’allegrezza sia fondamentale per
la nostra vita in generale e per la nostra fede
in particolare. Dobbiamo allora redimere la nostra fede composta, a cui ci siamo abituati, e renderla scomposta attraverso degli esperimenti da
attuare nelle nostre chiese. Si potrebbe iniziare
da piccole cose: una maggiore partecipazione attiva al culto, più gesti comunitari, più momenti ludici offerti ai membri di chiesa ecc. Ancor
di più occorrerebbe riflettere sulla fede. Nonostante ì nostri sforzi per razionalizzare tutto ciò
con cui entriamo in contatto dobbiamo ricordarci che la fede non può essere limitata alla
dimensione razionale. La fede è certezza in qualcosa che non si può provare ma di cui percepiamo la presenza. La fede appartiene anche alla
sfera delle emozioni, non solo a quella della parola. Non so se mai riusciremo in questo compito o se piuttosto saremo condannati ad una fede
mediata solo dalla parola. In questo secondo caso
sarebbe un peccato perché vane resterebbero le
parole di Filippesi 4:4. Nel film "Chi ha incastrato Roger Rabbit" gli abitanti di Cartoonia non
potevano resistere a qualsiasi forma di ritmo musicale, dovevano mettersi a ballare o a cantare.
La fede dovrebbe avere lo stesso effetto su di noi,
magari non farci ballare, ma renderci capaci di
esprimere con il corpo e con la mente quella speranza contagiosa che riceviamo nel nostro rapporto con Dio.
Daniela Di Carlo
(ultima di una serie di 4 meditazioni)
da soldati in piccole trincee di
sacchi di sabbia, mentre le parti più preziose della cattedrale
e di altri monumenti sono protette da palizzate di legno.
Ed il dramma dei profughi appare sempre più evidente, con
le code in attesa della distribuzione di pasti caldi o di generi
di prima necessità. Si calcola
che almeno 300.000 profughi provenienti dalla Slavonia ed in particolare da Vukovar, Osijek e
Vinkovci siano rifugiati nella
città, i più fortunati presso parenti o amici, la maggioranza
ammassati nei rifugi, dove ci sono letti a castello fino a cinque
piani.
Chi scappa, il più delle volte
scappa senza poter portare via
nulla, così come si trovava al
momento del bombardamento.
In genere tende a non allontanarsi troppo dai propri beni per
poter ancora cercare di controllare o salvare quanto è possibile.
Sabato 7 dicembre ho accompagnato David Borman, un missionario americano che da una
trentina di anni si occupa della
diffusione di letteratura cristiana nei paesi dell’Est europeo,
con il suo furgone stracarico di
scatoloni di viveri, medicinali e
vestiario per questi profughi.
Nella grande fiera di Zagabria,
il governo croato ha messo a disposizione di tutti gli organismi
che operano in questa azione di
soccorso un grandissimo capannone, dove ognuno ha potuto costruirsi un deposito.
Abbiamo trovato Daniza, una
robusta donna croata che assieme ad altre sette persone porta
avanti il centro Duhovna Stvarnost, a cui erano diretti i nostri aiuti, che stava scaricando
un camion appena giunto dalla Germania ed organizzato da
un pastore battista croato, che
vive a Colonia.
Il centro Duhovna Stvarnost
è diretto da un medico, Branko
Lovsec, di origine battista, ma
operante su piano interdenominazionale per la diffusione di
letteratura cristiana. A causa del
precipitare della situazione fra
Serbia e Croazia, con TesplodeRenato Coisson
(continua a pag. 3)
2
fede e cultura
13 dicembre 1991
LA STRENNA DELLA CLAUDIANA
I luoghi della Bibbia
in trecento foto
Rsperti archsologici 6 passaggi chs trasmGttono il profondo amore
degli autori per la materia - Un invito ad accostarsi alla Parola
IL VOLUME DI GIORGIO ROCHAT
Evangelici
di fronte al fascismo
Dire che ci troviamo di fronte ad un libro illustrato (1), utile a risolvere il problema della
strenna natalizia per chi ami
far riferimento alla Bibbia, sarebbe oltremodo riduttivo. Che
l'edizione elegante, l’incantevole
sequenza di splendide fotografie,
lo stesso commento essenziale
e aderente al testo biblico possano costituire motivazioni più
che sufficienti per una scelta
intelligente di una strenna è
fatto incontrovertibile. Ma il discorso va portato oltre.
Si tratta di un'opera che deve
essere apprezzata non solo sul
piano estetico, ma anche su quello del contenuto, dell’impegno
e della ricerca storica. Le circa
trecento fotografie a tema biblico sono state suddivise in dodici
sezioni: dagli inizi fino ad Àbramo ed ai patriarchi; dalla schiavitù alla libertà della terra promessa; dall’età d’oro di Davide
e Salomone alla divisione del
regno e all'invasione assira; dalla grande Babilonia agli splendori persiani e al ritomo, fino
alla diffusione della cultura ellenistica. Comincia a questo punto la documentazione relativa al
Tempio, alla sinagoga (sezione
nona), all’occupazione e resistenza sotto il dominio romano (sezione decima) come sfondo al
periodo neotestamentario.
Le ultime due sezioni completano il quadro con riferimenti
agU anni di Cristo e a quelli
immediatamente successivi. Effi
I CAMPI INVERNALI
Capodanno
¡dove?
— A Ecumene (Velletri) si
tiene dal 26 dicembre al 2
gennaio il campo invernale
sul tema Una nuova cultura
per la sinistra, in cui si discuterà delle potenzialità che
ha la cultura del riformismo
socialista per rispondere ai
problemi del tempo. Per iscrizioni e informazioni: Omelia
Sballi, via Firenze 38, 00184
Roma, tei. 06/4743695.
— Ad Agape si tiene il campo invernale (26 dicembre 1° gennaio) sul tema: 500 anni da rifare. La conquista dell’America e l’identità dell’Europa. Parallelamente si svolgerà un campo cadetti (14-17
anni) sullo stesso argomento.
Per informazioni il telefono
del Centro è 0121/807514.
—■ Sempre ad Agape, ma
nei giorni l°-6 gennaio, si tiene il campo single dal titolo
Incontro sulla neve, il cui
programma prevede una serie di meditazioni bibliche e
delle « uscite » a contatto con
la montagna, oltre a varie attività serali. Per informazioni tei. 06/2678978.
— Al Villaggio evangelico
di Monteforte Irpino (Av),dal
26 dicembre al 1° gennaio
campo su: La conquista delle Americhe (1492-1992). Per
una storia dalla parte dei perdenti. Per informazioni F. Sagripanti, tei. 0825/682698683677.
— A Bethel (Taverna, Cz),
tra il 27 dicembre e il 2 gennaio, campo su La natività
di Gesù Cristo secondo l’Evangelo di Matteo e di Luca. Per
informazioni tei. 0965/812519.
IMMAGINI
DEL MONDO
BIBLICO
cace e stimolante l’alternanza di
fotografie di reperti archeologici con le sequenze di paesaggi
legati al mondo biblico. Le didascalie tendono a stabilire collegamenti con il testo, mentre
in appendice un commento aggiuntivo puntualizza sotto il profilo storico-archeologico il valore di ogni documento.
Memorie
stimolanti
L’autore delle note — Alan
Millard, docente di ebraico presso l’Università di Liverpool — è
studioso dotato di notevole esperienza nel campo archeologico.
Le sue osservazioni rivelano non
solo profonda dimestichezza con
la Scrittura, ma soprattutto grande amore per quel mondo. Chi
abbia avuto occasione di visitare i più importanti musei, dal
British Museum di Londra al
Cairo Museum, aH’Israel Museum di Gerusalemme, o i luoghi
dove si svolse la vita di Gesù e
delle prime comunità cristiane.
dalla Palestina all’Asia Minore,
ne ritroverà in questa documentazione fotografica le memorie
più stimolanti. D’altro canto,
se ancora moltissimi pregiudizi
impediscono un'incondizionata
fruizione della Bibbia nella sua
immediatezza, si sta comunque
diffondendo l’esigenza, quasi a
livello di moda, di una sua libera
lettura, nella certezza del valore intrinseco e assoluto di quelle antiche pagine.
Incontrare la Parola
Per il credente evangelico dovrebbe essere sufficiente la fiducia nella triangolazione Parola-Spirito-lettore. Ben vengano
anche le mode, se esse possono
e vogliono significare incontro
con la Parola: sarà poi lo Spirito a suscitare risvegli e rigenerazioni. Ogni interferenza non
rappresenterebbe altro che un
presuntuoso tentativo di sostituire vincoli e divieti, solo buoni
ad evocare i fantasmi di censure
non mai abbastanza deprecate,
all’onnipotente forza dello Spi
rito. La documentazione fotografica di Immagini del mondo
biblico non ha alcuna pretesa
sostitutiva o interpretativa nei
confronti della Scrittura: rappresenta piuttosto un chiaro e
pressante invito ad accostarsi
ad essa come punto di partenza, presupposto insostituibile,
proposta centrale e esigenza di
fondo.
E’ quindi più di una semplice
strenna: è un autentico atto di
amore per la Parola.
Paolo T. Angelerl
' Immagini del mondo biblico, a cura di Caroline Mason e Rat Alexander.
Note archeologiche di Alan Millard, Torino, Claudiana-Elle Di Ci, 1991, pp,
192, L. 48.000.
Un libro (da leggere
(non troppo antichi)
Recensire un testo di ricerche
storiche di archivio.per un pubblico non specializzato significa
non tanto porne in evidenza gli
aspetti tecnici, quanto piuttosto
sottolinearne la sostanziale capacità di avvincere e interessare.
Il volume di Giorgio Rochat ‘
per noi evangelici rappresenta
im vero e proprio album di famiglia: parenti, conoscenti, amici compaiono in ogni pagina
quasi a ricordare, e ricostruire,
un percorso che i nati fra le
due guerre ben conoscono. Pentecostali, « fratelli », battisti, metodisti, valdesi sono presenti in
questo racconto di ordinarie prepotenze gestite dal governo fascista in combutta con la Chiesa cattolica. Erano molto spesso preti, ed anche vescovi, a
chiedere l’intervento del braccio
secolare contro gli evangelici: rifiutando dialogo e confronto per
una più sbrigativa difesa della
propria territorialità, chiedevano
brutalmente il bando per le minoranze. L’idea di proprietà delle anime, implicita nel modo di
intendere la parrocchia, escludeva ogni ammissione di stimolo
esterno. '
Anziché affidarsi alla persuasione, essi trovavano più comodo invocare la presenza e la protezione dissuasiva dell’autorità:
senza dubbio, uomini di poca fede, più fiduciosi nella rappresaglia poliziesca che nella forza di
convincimento dello Spirito e
della parola.
Ciascuno dunque potrà incontrare in quelle pagine richiami
al proprio passato accanto all’evocazione di persone note. A
me non è stato difficile individuare episodi legati alla mia infanzia e alla mia famiglia. Wilfred Ingle (pp. 192, 210), segretario della missione battista di La
Spezia, sorvegliato dal controspionaggio della marina militare, Carlo Burgess Pinkham (p.
79), missionario della «chiesa dei
IL PERIODO DI MARIO SCELBA
Evangelici negli anni ’50
Una serie puntuale (di discriminazioni, offese, repressioni perpetrate ai danni di chi voleva esprimere liberamente la propria fede
A proposito del ministro Sceiba, oggi esaltato ingiustamente
come campione di libertà, ritengo opportuno citare il libretto
di Luigi Pestalozza II diritto di
non tremolare (Milano/Roma,
Edizioni Avanti!, 1956) sulla condizione delle minoranze religiose
in Italia nel periodo 1948-1955,
proprio quando ministro degli
Interni era Sceiba. Nel frontespizio, in corsivo, è riportata la
frase di Gaetano Salvemini:
«... che, se si nega ai Tremolanti
il diritto di tremolare, dove va
a finire il mio diritto di non
tremolare? ». I! titolo della prima pagina recita: « La salute degli acattolici preoccupa Sceiba »,
con chiara allusione alla circolare di polizia Buffarini Guidi 9
aprile 1935 (sempre applicata e
mai revocata dal ministro Sceiba) che indicava i riti pentecostali come « nocivi alla salute fisica e psichica della razza ».
In appendice vengono ricordati numerosi episodi di intolleranza e faziosità da parte -delle autorità di polizia e dello stato
nei confronti di valdesi, pentecostali, evangelici in genere e
testimoni di Geova: gente malmenata e insultata, locali di cul
to chiusi arbitrariamente, dipendenti licenziati perché non cattolici.
Nel comune di Cavaso del
Tomba (TV), nel marzo 1950 il
sindaco, democristiano, nega
l’allacciamento deH’acqua potabile alla signora Cadini ved. Damiani « perché detta casa è abitata dal noto signor Marin Enrico fu Giacomo, il quale esercita nel paese il culto pentecostale ».
Il 30 novembre 1953 a Messina
il Consiglio della facoltà di lettere e filosofia della locale università di stato (!) sopprime la
cattedra di storia del cristianesimo (vinta dal prof. Giovanni
Gönnet, docente di confessione
valdese) in quanto tale corso è
« inutile e anzi dannoso quando
sia assegnato a una persona non
cattolica ».
A Domodossola la signorina
Leda Ara viene licenziata perché testimone di Geova; nel
marzo 1952 a San Cataldo (Caltanissetta) gli evangelici del luogo vengono licenziati dai posti
di lavoro, per ordine del maresciallo dei carabinieri e del sindaco.
I! past. Luigi Santini (maggio
1949) si reca a Carpi d’Adige (Verona) per una conferenza; diffidato dal prendere la parola in
pubblico senza darne prima
preavviso al questore, presenta
l’istanza richiesta: l’autorizzazione gli perviene esattamente un
mese e mezzo dopo il giorno fissato per la conferenza.
Nel marzo 1953 alla periferia
di Roma una riunione di evangelici, debitamente autorizzata,
viene disturbata da tre preti accompagnati da una folla di fanatici: i protestanti vengono insolentiti e presi a sputi. La polizia, presente, non interviene e
nessuna denuncia viene sporta
contro i facinorosi.
A Sora la polizia (maggio 1953)
tiene un atteggiamento assolutamente impassibile, mentre un
gruppo di scalmanati guidati da
alcuni preti impedisce una riunione evangelica.
Si tratta solo di alcuni fra
gli episodi di faziosità accaduti
nell’inglorioso periodo scelbiano, di cui peraltro tutti gli italiani dovrebbero vergognarsi.
P. T. A.
per riflettere su fatti
(di or(dinaria prepotenza
fratelli », indicato però nella nota di polizia come pastore metodista, Abele Biginelli (p. 208) sono stati miei monitori alla scuola domenicale a Varese (Ingle)
e ad Arezzo (Pinkham e Biginelli).
Un fatto avvenuto nel 1925 e
ricordato a p. 79 si collega ai
miei primi mesi di vita. Mio padre, Daniele, a quel tempo « evangelista » della « chiesa dei
fratelli » (e non metodista come erroneamente detto nel verbale di polizia) era collaboratore di Carlo Burgess Pinkham a
Corleto Perticara (Pz), dove anche mia madre insegnava nella
locale scuola evangelica. I miei
genitori, entrambi piemontesi
(di Alessandria), erano laggiù
per dare una mano nella guida
della locale assemblea evangelica. Il parroco del paese mostrò
subito di non gradire quell’intrusione: sollecitò quindi beghine e
bigotti ad inscenare azioni di
ostilità e disordini per poter
chiedere in conseguenza l’intervento della forza pubblica. Non
la protezione degli aggrediti, gli
evangelici, ma la loro condanna
a priori come perturbatori dsll’ordine pubblico: questo era il
modo usuale di intendere il compito della polizia.
Il commissario prefettizio di
Corleto Perticara (1924) intimò
a mio padre e al Pinkham di
lasciare entro 24 ore il paese.
Avevo circa 40 giorni e in pieno dicembre fummo costretti a
trasferirci in provincia di Foggia (S. Severo). Ma mio padre
e Pinkham^ furono chiamati da
alcuni fratelli per una predicazione a Melfi (1925): e fu qui
che successe l’episodio narrato
a p. 79 e ricostruito in base
ai verbali di polizia.
Anche il racconto delle prepotenze subite da Guglielmo Peruggia (mio zio) a Milazzo presenta qualche inesattezza: il Peruggia non era né pastore né
battista. Anzi, tanto era ostile
al pastorato da provocare nella
« assemblea dei fratelli » di Arezzo, alla quale apparteneva, una
scissione (1934), deciso com’era
a impedire la nomina del ministro di culto, non prevista dalla dottrina dei « fratelli » ma imposta dalla legge fascista sui
culti ammessi (1930)’.
Libro dunque tutto da leggere
per meditare e riflettere su non
troppo antichi fatti di ordinaria
prepotenza. Narrazione di scontri con le autorità del tempo e
insieme raccolta di materiale
prezioso per una successiva ricostruzione della storia di quelle chiese e di quei movimenti;
contributo in ogni caso notevole
per ricordare quel che eravamo
e quel che siamo.
Senza alcun dubbio la conservazione della memoria è atto doveroso nei confronti di chi per
la sua fede ha saputo lottare e
soffrire; ma anche indispensabile e giusta premessa educativa
per le nuove generazioni, che
quella realtà non hanno avuto
modo di sperimentare.
Paolo T. Angelerl
' GIORGIO ROCHAT, Regime fascista e chiese evangeliche, Torino, Claudiana, 1990, pp. 349, L. 38.000.
’ Carlo Burgess Pinkham, cittadino
inglese, era stato in precedenza missionario in Oriente per la chiesa dei
fratelli. Ad Arezzo era approdato negli anni trenta: e qui ebbi modo di
conoscerlo come anziano della ■■ assemblea dei fratelli » e monitore della scuola domenicale. Esperto di animazione, intratteneva i giovani con lezioni di pittura.
’ Di questo episodio si veda la vivace e curiosa ricostruzione ne II Ponte (28 febbraio 1981) di Emanuele Angeleri: ■ Cinquantanni di Concordato:
un ricordo di famiglia ».
3
r
13 dicembre 1991
commenti e dibattiti
APPELLO
I poteri del
Presidente
II capo dello stato e l’imparzialità
Riceviamo, e pubblichiamo,
Vappello che 51 (su 140) professori di diritto costituzionale
hanno sottoscritto circa il ruolo del Presidente della Repubblica.
Noi sottoscritti professori universitari di diritto
costituzionale constatiamo
che ai molti e gravi problemi che travagliano la
Repubblica (dal disavanzo
pubblico alla criminalità
organizzata, dalla inefficienza delle istituzioni e
della pubblica amministrazione alla corruzione di
amministratori e politici)
si è sovrapposta, con gravi effetti distorsivi, fino a
diventare il punto più acuto di una crisi generale
dagli esiti imprevedibili e
forse drammatici, una rilevante alterazione del ruolo del presidente della Repubblica.
Secondo la nostra Costituzione e la prassi di 40
anni di vita repubblicana,
il presidente della Repubblica è il rappresentante
dell’unità nazionale, ed in
tale veste, ed a questo fine, deve essere imparziale.
In quanto rappresentante dell’unità nazionale egli
deve impersonare l’onore
e la dignità del popolo italiano anche nei confronti
degli altri popoli; in quanto imparziale, deve essere
ed apparire sempre al di
sopra delle pur legittime
contese politiche. Inoltre,
in quanto soggetto politicamente non responsabile,
deve astenersi dall’imporre scelte politiche proprie,
secondo il principio universale di ogni democrazia
per cui, dove c’è potere,
deve esserci responsabilità, e viceversa.
In conseguenza di questi principi costituzionali,
il presidente della Repubblica:
— non può schierarsi né
a favore, né contro una
parte politica;
— non può usare espressioni insultanti, additando
al disprezzo singoli uomini politici o cittadini;
— non può prospettare
ipotesi di autosospensione
o di supplenza di titolari
di organi costituzionali
non previste dalla Costituzione;
— non può sottoporre a
generici attacchi denigratori organi di rilievo costituzionale come il Consiglio superiore della magistratura, minacciando per
di più il ricorso alla forza pubblica;
— non può minacciare un
uso di poteri che costituisca strumento improprio
di pressione o di lotta politica;
— non può utilizzare il
servizio pubblico radiotelevisivo per diffondere opinioni di parte, con una intensità di presenza sconosciuta a qualsiasi altra
esperienza di governo parlamentare;
— non può, avendo giurato fedeltà alla Costituzione, delegittimare le istituzioni vigenti, adoperandosi, al di là delle ipotesi di
sempre legittima revisione,
per l’instaurazione di un
diverso ordine costituzionale.
Auspichiamo che gli altri organi costituzionali,
operando nell’ambito rigoroso delle rispettive attri
buzioni, pongano in essere
le determinazioni idonee
ad impedire che tali comportamenti si consolidino
come precedenti, che modificherebbero di fatto la
portata delle norme vigenti.
Amberto Allegretti, Università Firenze; Carlo Amirante, Università della Calabria; Vittorio
Angiolini, Università Ferrara;
Adele Anzon, Università Perugia; Luigi Arcidiacono, Università di Catania; Gaetano Azzariti, Università Torino; Enzo Baiboni, Università Cattolica Milano; Paolo Barile, Università Firenze; Franco Bassanini, Università Roma I; Giorgio Berti,
Università Cattolica Milano; Ernesto Bettinelli, Università Genova; Paolo Biscaretti di Ruffia. Università Statale Milano;
Mauro Cappelletti, Università
Firenze e Stanford; Paolo Caretti. Università Firenze; Lorenza Carlassare, Università Ferrara; Angel Antonio Cervati, Università Roma I; Pietro Ciarlo,
Università Cagliari; Stefano Cicconetti. Università Perugia; Ugo
De Siervo, Università Firenze;
Alfonso Di Giovine, Università
Torino; Mario Dogliani, Università Torino; Gianni Ferrara, Università Roma I; Mario Galizia,
Università Roma I; Stefano
Grassi, Università Firenze; Giovanni Grottanelli de’ Santi, Università Siena; Riccardo Guastini. Università Genova; Massimo Luciani, Università Perugia;
Andrea ManzeTa, Università Padova; Temistocle Martines, Università Roma I; Stefano Merlini. Università Firenze; Gianfranco Mor, Università Statale
Milano; Valerio Onida, Università Statale Milano; Alessandro
Pace, Università Roma I; Alessandro Pizzorusso, Università
Pisa; Margherita Raveraira, Università Perugia; Giuseppe Ugo
Rescigno, Università Roma I;
Paolo Ridola, Università Teramo;
Giancarlo Rolla, Università Siena: Antonio A. Romano, Università Palermo; Roberto Romboli,
Università Pisa; Antonio Buggeri, Università Messina; Paolo
Saitta, Università Salerno; Gaetano Silvestri, Università Messina; Federico Sorrentino, Università Roma I; Enrico Spagna
Musso, Università Bologna; Paolo Tesauro, Università Napoli;
Francesca Trimarchi, Università
Statale Milano; Massimo Villone. Università Napoli: Mauro
Volpi, Università Perugia: Roberto Zaccaria, Università Firenze; Gustavo Zagrebelsky, Università Torino.
MINORANZE
Lingue povere
e unità nazionale
La Camera ha approvato recentemente una legge per la tutela delle minoranze linguistiche in applicazione dell’art. 6 della Costituzione, consentendo
l’insegnamento soltanto facoltativo delle lingue minoritarie nelle località interessate: si tratta di un
provvedimento molto tardivo, che arriva quando ormai 1’« alterità » è ridotta al lumicino, e che riguarda comunque aree e popolazioni oggi non certo molto consistenti, ad eccezione del sardo e del friulano,
le uniche « lingue regionali » ad essere (giustamente)
riconosciute come tali.
Questa legge ha sollevato l’indignazione dei « benpensanti » e dei giornali moderati, rivelando costoro
un’intolleranza tipica del peggiore nazionalismo, legittimo erede dei Vegezzi Ruscalla, Lamarmora e
Mussolini, e non certo dei protagonisti della Resistenza alpina quali Emile Chanoux e Mario Lizzerò.
Dimenticano infatti, questi maramaldi roteanti la
lancia contro le minoranze sempre più deboli, che
la politica linguistica è la cartina di tornasole per
dimostrare la sincerità democratica: basterà pensare aìl’accentramento culturale imposto da Franco,
da tutti gli stati fascisti e nazisti, dallo stalinismo
in Unione Sovietica, dalla persecuzione di Ceausescu
nei confronti degli ungheresi.
Dimenticano, questi nostri epigoni del vetero nazionalismo italiano, che non si tratta di « sostituire »
l’italiano con altre lingue od altri dialetti, né quindi
di « regredire al vernacolo », ma di consentire che
le popolazioni caratterizzate da una diversa parlata
possano liberamente usarla nella scuola e nei « forum » della propria comunità, come avviene per i
retoromanci in Svizzera, per i frisoni in Olanda, per
baschi, catalani, galleghi in Spagna...
Il pluralismo linguistico è garanzia di pluralismo culturale, lievito di autonomie costituenti centri di contropotere e componente di un patrimonio
appartenente a tutto lo stato ed alla Comunità europea.
D’altra parte, in Italia un insegnamento che si
pretende democratico infrange sin nel profondo dell’animo la coscienza popolare: milioni di italiani arrnss'scorio di parlare come parlano, quando lo fanno in dialetto; e si vergognano quindi delle proprie
origini, contadine o montanare. Si è fatto del bambino uno straniero nella sua propria terra.
Utilizzando invece il bilinguismo naturale, si rispetterebbe la cultura originaria e si farebbe nascere neH’allievo un vero « fiuto » linguistico, una
più precisa percezione dei fatti grammaticali.
Non vi è affatto incompatibilità, come temono i
« benpensanti », tra lo studio delle nostre lingue « povere », veicolo di una civiltà ad un tempo intimo ed
umanista, e quello delle relazioni internazionali. Allevato nell’esatta conoscenza dell’ambiente da lui visr
suto, l’allievo aprirebbe il suo spirito sul mondo a
partire dalla comunità.
L’universalità della cultura ne avrebbe vantaggio perché questo allievo, a proprio agio nelle tr^
dizioni locali, incuriosito, interessato aUe « diversità », affronterebbe senza squilibri psichici le grandi trasformazioni del nostro tempo. Conscio delle
risorse culturali della bioregione, il giovane non potrà certo disprezzare, od anche soltanto rifiutare,
le civiltà, i sistemi culturali stranieri che incontrerà lungo la sua strada, orientandosi verso un ideale
di fraternità umana, di comprensione verso i problemi di chi è culturalmente diverso.
E’ il monolinguismo invece ad alimentare l’insensibilità o financo il disprezzo nei confronti di chi
si presenta « altro », pretendendone la resa incondizionata alla lingua maggioritaria e vincente. Non si
può invocare il rispetto di una società multietnica
quando, prima ancora di accogliere gli immigrati
provenienti da altre culture, si è colpevoli di un
genocidio culturale qui, dove si è provveduto ad omologare — ad ogni costo! — il nostro plurietnismo
tradizionale, indigeno. Tavo Burat
FINANZIAMENTI PUBBLICI
Scuola privata
e laicità
Al punto a cui siamo giunti
ritengo che siano indispensabili,
per il sistema politico-istituzionale italiano, profonde riforme.
Mi domando se il sistema delle picconate, adottato dal Presidente della Repubblica, sia efficace a tale scopo. Indubbiamente le "esternazioni" del Presidente sojio state utili ad identificare alcuni (non tutti) degli
aspetti da modificare. Ma oggi
servono ancora le picconate o
il tiro std quartier generale?
Il crollo dei regimi del socialismo reale nell'Est europeo
ha messo in evidenza che i rerimi autoritari cadono quando viene a mancare il consenso alle forze che li sostengono, come e successo ai vari partiti comunisti. Da noi invece mi sembra che la situazione sia diversa. Non e venuto meno il consenso né alle istituzioni né alle forme della rappresentanza. Anche chi aspira a modificare alcuni istituti costituzionali, non mette in questione
Vimp'anto delle garanzie previste per i cittadini.
Perciò è mia convinzione che
Il professor Sergio Cotta, un importante giurista
cattolico, è stato intervistato in questi giorni dal
GRl della RAI a proposito della pressante richiesta dei rappresentanti delle scuole cattoliche in, Italia, fatta propria dii'ettamente anche dal papa, di
essere finanziati ' dallo stato.
Come si poteva facilmente immaginare, il professor
Cotta si è detto decisamente favorevole a questo finanziamento pubblico, che
egli anzi vorrebbe fosse
esteso a tutte le scuole pri■ vate, e ha motivato questa sua opinione dicendo
che (riporto il senso delle
sue parole) lO' stato non
è in fondo che una sorta
di "struttura di coordinamento’’ fra persone che si
trovano a vivere in uno
stesso paese, e non ha in
sé —^ e perciò non è in
grado di proporre — dei
valori. Ne consegue che la
scuola statale non è _neppur essa portatrice di valori e dunque è bene, ed
è anzi giusto e doveroso,
che si finanzino con il denaro di tutti le scuole private (e quelle cattoliche
in prima fila per qualità
e quantità) che sono invece un’espressione significativa di quelle componenti
della società che hanno
dei valori da proporre e
da comunicare, soprattutto ai giovani.
Queste affermazioni, disorientanti per chi abbia
un minimo di laicità e di
senso dello stato, non sono affatto sorprendenti in
bocca ad un cattolico "integrale” quale è notoriamente il professor Cotta:
per qualsiasi "buon cattolico”, la chiesa ha un’importanza incomparabilmente superiore a quella dello
stato.
E tuttavia ne sono sta
LA CRISI ISTITUZIONALE
Le riforme e le picconate
I cambiamenti in democrazia si fanno seguendo lè regole
to colpito e, pensando alle nostre chiese e al nostro
situarci di fronte allo stato, credo che dovremmo
porci alcune domande:
— le decisioni prese dagli ultimissimi sinodi (defiscalizzazione, otto per
mille) e in particolare
molti interventi di esponenti del ”sì” nel dibattito
sinodale, non vanno nella
direzione di una svalutazione "di tipo cattolico”
dello stato e del suo ruolo, per cui esso viene visto con una sfiducia assoluta che arriva sovente a
sfiorare il disprezzo, e considerato una sorta di ’’mucca da mungere” e basta?
— Con tutta probabilità
si arriverà entro non molto tempo al finanziamento pubblico delle scuole
cattoliche: già l’onorevole
Galloni (oggi agli onori delle cronache per ben altri
motivi), quando era ministro della Pubblica Istruzione, si era detto favorevole alla cosa. E, con altrettanto buona probabilità — non fosse altro che
per creare un alibi ai cattolici — anche le nostre
scuole potranno, se lo vorremo, accedere a questo
finanziamento. Noi, questo, lo vorremo o no? E
comunque, non è forse il
caso di cominciare a porci
sin da ora il problema, per
non arrivare poi a dover
decidere impreparati e
"trafelati” quando il tempo stringerà?
— Infine, alla luce delle decisioni già prese e di
quelle che saremo chiamati a prendere in futuro
in rapporto allo stato, non
sarebbe il caso di impegnarci, in Sinodo e nelle
chiese, in una riflessione
seria sulla laicità, che è
a parer mio un grande
valore direttamente evangelico e perciò cristiano?
Ruggero Marchetti
Il dramma dei profughi
si possa agire con metodi corretti per rinnovare le regole che
non piacciono. E’ quanto tentano di fare ad esempio i promotori dei vari referendum. Si pos.sono cioè cambiare le regole con
metodi corretti e rispettando il
sistema democratico, cioè rispettando i limiti dei poteri e non
prevaricando, non strumentalizzando i mandati ricevuti. E questo vale per tutti, dal Capo dello
stato ai militari, ai governanti,
alle forze di opposizione. Altrimenti andiamo verso il caos.
Giorgio Gardiol
(segue da pag. I)
re del problema della guerra e dei profughi, questo
centro si è fortemente impegnato nell’aiuto materiale, inviando alle numerose
comunità evangeliche che
vivono nelle zone di guerra tutto quello che si riesce a raccogliere. Sembra
che almeno 25 comunità
abbiano avuto il loro locale di culto distrutto
mentre i membri hanno
dovuto scappare altrove.
Numerosi sono infatti i
gruppi battisti, luterani,
pentecostali o dei fratelli
presenti in queste zone, in
una realtà in cui il cattolicesimo ha conservato tutta la sua influenza ed il
suo potere.
Mentre scaricavamo il
furgone venivano dei profughi a chiedere coperte
per i bambini, cibo o medicinali, raccontando i loro
drammi. Ci dicevano che
a Osijek quella mattina
stava nevicando. E Daniza
ascoltava, alle volte dirottava ad altri centri, alle
volte riempiva loro scatoloni di roba.
Era notte quando abbiamo lasciato Zagabria; alle
porte della città, all’imboccatura della fatiscente autostrada, una pattuglia di
soldati, dietro un fortino
di sacchi di sabbia, si ap
prestava a presidiare la
strada scaldandosi con un
fuocherello di legna.
Lungo la strada, nei
punti più strategici, sia in
Croazia che Slovenia si vedevano ammucchiati quei
cavalletti di ferro o quei
blocchi di cemento che
erano serviti a rallentare
la marcia dei federali, e
qua e là carcasse di camion bruciati.
Siamo tornati a Trieste, dove abbiamo trovato
lo sfavillare delle luci natalizie e l’animazione prefestiva di un mondo che
sembra essere molto distante e distaccato da
quanto succede al di là del
confine.
Al centro del messaggio
del Natale rimane comunque sempre la promessa
della pace ed a questa
promessa vogliamo aggrapparci, sperando contro
speranza che le armi possano tacere e che serbi ortodossi e croati cattolici
si riconoscano fratelli in
Cristo.
La nostra piccola comunità elvetico-valdese vuole
continuare la sua collaborazione con il centro « La
verità » di David Borman.
Se qualcuno vuole unirsi
a noi, potremo fare qualche cosa di più.
Renato Co'isson
4
Tita delle chiese
13 dicembre 1991
CORRISPONDENZE
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Una domenica insieme Pierre Lantaret
Un incontro interdenominazionale per approfondire la nostra fratellanza - Una struttura che risponde ai bisogni di donne e famiglie
TERNI — A seguito -di indicazioni scaturite dall’ Assemblea
deirXI circuito, tenutasi a Forano Sabino, e su spinta delle sorelle dell’attività femminile, la
Chiesa metodista ha organizzato
un incontro con le chiese di Roma via XX Settembre e Villa S.
Sebastiano metodiste. Forano Sabino valdese, Ronciglione battista, con il gruppo interdenominazionale di Perugia e la piccola
diaspora di Spoleto.
L’incontro ha avuto luogo domenica 17 novembre. Al culto, tenuto dal pastore Pino, ha predicato il pastore Eugenio Rivoir sul
Salmo 70, dando una impronta
viva di edificazione e di speranza
in questo nostro confuso e incerto tempo!
I partecipanti sono stati molti;
con la comunità di Temi si è
raggiunto il numero di circa 150
persone... Alla giornata hanno dato vita le sorelle dell’attività femminile con la collaborazione degli
uomini che, tenuto conto anche
del decennio di solidarietà con
le donne, si sono prodigati fin dai
giorni precedenti insieme nel preparare il bazar e nella organizzazione generale.
Tutto si è svolto in im clima di
denso movimento e lieta fraternità. Al bazar, visitato da tutti,
e dove gli acquisti sono stati discreti, si è unita ima ricca pesca
preparata con cura e dedizione
dalle nostre giovani. Questa ha
interessato grandi e piccini in
una divertente concorrenza soddisfacente per tutti.
Riteniamo che in questa occasione sia stato colto lo spirito che
ha voluto prefiggersi la chiesa di
Temi: ritrovarsi per approfondire la conoscenza e la fratellanza
in momenti significativi che sottolineano la centrahtà dell’essere
sorelle e fratelli insieme come
Appuntamenti
Sabato 14 dicembre - domenica 15
dicembre — LENTINI (Sr): Alle 15,30,
in via Regina Margherita 42, inizia il
corso per predicatori locali siciliani
(zona est). Il programma comprende
l'esegesi della pericope di Marco 8:
27-31, e una relazione del past. Lello
Volpe sul tema: Gesù Cristo in una
prospettiva messianica. Alle 9,30 di domenica, presentazione del culto; ore
10,30, culto; alle 14, discussione sull’omiletica pratica.
Venerdì 20 dicembre — ASTI: Alle
ore 21, presso la Scuola biblica ecumenica (c.so G. Ferraris, 81), si tiene
l'ultima lezione sull'Antico Testamento.
Franco Barbero, presbitero della Comunità cristiana di base di Pinerolo, parla sul tema: < Dacci un re... ». Luci ed
ombre dell’esperienza monarchica in
Israele.
23-26 gennaio — MONTALTO MARINA (Vt): L'associazione « Biblia » organizza un seminario invernale sul tema: Giosuè, l’eterno secondo, con riferimento alla « svolta » che questo
libro biblico segna: dall'era della Promessa all'inizio della storia di Israele come popolo. Tel. dell'assooiazione:
055/8825055.
chiesa di Gesù Cristo in un mondo in cui dominano indifferenza,
egoismo e sopraffazione.
Il comune desiderio espresso
in questa giornata è stato quello
di continuare tra chiese vicine e...
anche più lontane (dal punto di
vista geografico...) simili momenti che, alla commovente gioia di
elevare la lode a Dio insieme in
un tempio pieno di credenti, uniscono il richiamo più realistico e
solido per la realizzazione di un
progetto grande quale è quello
delle chiese battiate, metodiste e
valdesi.
Le casalinghe
e il consultorio
RIESI — Il Movimento italiano casalinghe di Caltanissetta ha
richiesto un incontro con gli
operatori dei consultori delle
USSL di Caltanissetta, Mussomeli. Cammarata e con il consultorio del Servizio cristiano di
Riesi, per conoscere le possibilità e gli spazi che offre questa
struttura alle esigenze della donna e della famiglia.
Il pubblico, costituito da una
settantina di donne di età molto diverse, è stato particolarmente attento e vivace. Si è potuto
così parlare di maternità e paternità responsabile, di prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse, di diagnosi precoce delle neoplasie femminili. Ma
soprattutto si è voluto far capire l’importanza di avere a disposizione un luogo dove poter
trovare operatori qualificati, in
grado di « ascoltare » e di « informare » su problematiche relative all’ambiente familiare,
parlando inoltre della possibilità di trovare nel servizio un sostegno psicologico in caso di
problemi relazionali nella coppia
o nei modelli educativi tra genitori e figli.
Tra il pubblico c’era anche la
capogruppo del « Comitato di
rappresentanza dell’utenza » di
Caltanissetta, Benedetta Marchese, docente del liceo classico di
Mazzarino, che ha indicato la rilevanza del problema degli adolescenti nella realtà siciliana, dove spesso i giovani non trovano
risposte alla domanda di « come
vivere la loro sessualità ».
A fronte di questa richiesta
si è voluto sottolineare che il
consultorio, per poter pienamente svolgere la sua attività di tipo preventivo, deve « uscire »
sul territorio, quale agenzia culturale che può collaborare con
la scuola nella programmazione
delle attività didattiche.
Il consultorio del Servizio cristiano, impegnato in un progetto di « educazione alla salute » |
nelle scuole di Riesi dal 1987, !
ha dato anche quest’anno la sua
disponibilità ad im intervento
mirato all’educazione sessuale,
secondo una linea didattico-educativa di tipo esperienziale, per
dare il nostro contributo alla
prevenzione del disagio adolescenziale.
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 15 DICElVtBRE
ore 23,30 - RAIDUE
Replica
LUNEDI’ 23 DICEMBRE
ore 10 - RAIDUE
LE FRONTIERE
DELL’ECUMENISIVIO
Difficoltà e impegno delle
■"-’-se per l’Europa del domani.
POIVIARETTO — Domenica 15
dicembre, alle ore 11,15, avrà luogo una cerimonia di dedicazione
del piazzale antistante il tempio
a Pierre Lantaret, pastore di Pomaretto e moderatore della Tavola valdese; sarà posta una lapide in ricordo.
• Giovedì 5 dicembre si sono
svolti i funerali del nostro fratello Arturo Coucourde di Inverso Pinasca, deceduto all’Ospedale valdese all’età di 64 anni; alla famiglia nel dolore esprimiamo la cristiana simpatia della
comunità tutta.
• Rallegramenti a Claudio Bernard che ha brillantemente conseguito la laurea in lingue orientali.
Riconferma del
pastore
PRAROSTINO — L’assemblea
di chiesa di domenica 8 dicembre ha votato riconfermando
. l’incarico al past. Klaus Langeneck, alla scadenza del suo primo settennato. Ringraziamo il
past. Noffke per la sua predicazione e Carla Beux Longo della CED quale presidente dell’assemblea.
• Il 1° dicembre, in occasione del culto domenicale, i coniugi Langeneck hanno voluto
presentare il loro figlio Joachim
e, nel ricordare il loro impegno
come genitori, hanno chiesto alla comunità di volerli accompagnare in questo compito con
l’aiuto di Dio. E’ stata un’occasione per riflettere sulla responsabilità richiesta a tutti i membri di chiesa per ogni piccolo
che faccia parte della comunità.
• Il 28 novembre ha avuto
luogo il funerale di Franco Costantino, di 44 anni. Alla famiglia in lutto esprimiamo ancora
la solidarietà della chiesa tutta.
Grazie per la
predicazione
VILLAR PEROSA — Ringraziamo i pastori Paolo Ricca e
VERSO UN NUOVO SETTIMANALE
Al via le «Edizioni protestanti»
Si chiamerà Vita protestante
il nuovo settimanale che le chiese battiste, metodiste e valdesi
pubblicheranno a partire dal
mese di dicembre 1992.
E’ la prima conseguenza della
decisione dell’assise delle chiese
battiste, metodiste e valdesi che
si è tenuta nel novembre del
’90. Per la prima volta nella storia del nostro paese le tre denominazioni storiche del protestantesimo danno vita ad una
strategia informativa e formativa comune.
Il nuovo settimanale, che si
rivolgerà in primo luogo al
« membro medio » delle chiese,
avrà 12 pagine di formato tabloid (il formato del quotidiano
Repubblica) e conterrà un inserto/supplemento dal titolo
L’eco delle valli valdesi dedicato alla vita sociale e politica delle Valli.
Il settimanale sarà edito dalle Edizioni protestanti, una società formata il 6 novembre a
Torino dagli organismi esecutivi
delle tre chiese e che sarà aperta ai lettori.
Nei prossimi mesi infatti verrà posto in vendita sul « mercato » degli evangelici italiani il
46% delle quote sociali della società. Per favorire la possibilità
che i singoli lettori associati « pesino » nelle decisioni della società editrice, verrà formata un’associazione dei lettori che organizzerà incontri periodici di valutazione del nuovo settimanale
e potrà essere rappresentata nel
Consiglio di amministrazione.
Il nuovo settimanale sarà
stampato con moderne tecniche
e avrà due redazioni: una a Torino e una a Napoli, che si
avvarranno di collaboratori qualificati e della collaborazione
dell’équipe redazionale del Servizio stampa della Federazione
delle chiese evangeliche in Italia.
L’eco delle valli valdesi avrà
anch’esso una sua redazione che
lavorerà in maniera coordinata
con la redazione del nuovo settimanale. Direzione e redazione
saranno nominate entro il mese
di gennaio. Si sta avviando cioè
la macchina per far diventare
operativa una delle decisioni del
Sinodo e Assemblea congiunti.
G. G.
SPORT
DA FAVOLA
Corso Gramsci, 23 - © (0121) 91941
10066 TORRE RELUCE (To)
croci ugonotte in oro e argento
oreficeria - orologeria - argei
h
orn
di tesi & delmas
via Trieste 24, tei. t93117
pinerolo (tov
Bruno Tron per i culti che hanno presieduto le domeniche 24
novembre e 8 dicembre.
• Alcune sorelle hanno passato un piacevole pomeriggio a
Pramollo con l’Unione femminile di Pramollo domenica 8 dicembre.
• Domenica 15 dicembre, ore
14,30, si svolgerà l’annuale bazar
al Convitto valdese, via Assietta
4, con pesca, banco vendita, lavori di bricolage e cestini, dolci. Sarà offerto un-tè.
In assenza
del pastore
SAN SECONDO — Ringraziamo Rino Cardon, Erika Tomassone, Gianni Long per aver presieduto i culti domenicali durante l’assenza del past. Bertolino
impegnato a partecipare alla
Conferenza internazionale della
Missione contro la lebbra e in
un giro di visite ai lebbrosari
di Ching-Mai, Calcutta, Bankura,
Purulia, Jhalda e Delhi.
• La famiglia Fornerone (Risolta) è nella gioia per la nascita della piccola Sara; il Signore benedica questa bimba e
aiuti i genitori a guidarla nelle
sue vie.
• Il Signore ha chiamato a
sé Eufrosina Voiat ved. Pons; ai
familiari esprimiamo la nostra
cristiana simpatia.
Una serata
piacevole
PRAMOLLO — La comunità
ringrazia Roberta e Marco Rostan che sabato 16 novembre
hanno illustrato in modo brillante e con l’ausilio di diapositive il lavoro del Centro Jacopo
Lombardini di Cinisello.
La loro testimonianza è stata
molto preziosa per la nostra comunità che ha potuto così conoscere il lavoro di un piccolo
gruppo di credenti nelle contraddizioni sociali, politiche e culturali di una grande metropoli.
Calendario
14 e 15 dicembre
□ CONVEGNO GIOVANI
PINEROLO — Presso i locali della
Cfiiesa valdese in via dei Mille 1, si
svolge un incontro-riflessione sulla
conquista delle Americfie e sulle celebrazioni coiombiane del '92.
Domenica 15 si procede anche all'elezione delia nuova giunta-valii rappresentante dei gruppi FGEI e non.
Per informazioni e prenotazioni teief.;
Oriana Soulier (0121/501425) o Pierpaoio Long (0121/73318).
Mercoledì 18 dicembre
□ INCONTRO
COLLABORATORI
ECO VALLI
POMARETTO — Aiie ore 20,45, presso i iocali deli'Eicolo grando si svolge la riunione periodica dei coliaboratori deii'Eco deile valli valdesi.
Traslochi
Preventivi a richiesta
e trasporti per
qualsiasi destinazione
Attrezzatura con autoscala
operante dall’esterno fino a
m. 43
SALA GIULIO
Via Belfiore 83 - Nichelino
Tel. 011/6270463
5
13 dicembre 1991
vita delle chiese
MESSAGGIO ALLE CHIESE DAL SEGRETARIO DEL CEC
Un «evento dello Spirito»
La proclamazione della buona novella di Dio necessita di un dono di
comprensione particolare: vedere l’amore di Dio che opera nel mondo
Cari fratelli e sorelle in Cristo,
questo messaggio di Natale vi
viene inviato all’indomani di un
avvenimento che farà epoca nella
vita del movimento ecumenico;
la prima visita ufficiale di una delegazione del Consiglio ecumenico
delle chiese in Sud Africa in venti
anni.
In quasi tutto questo periodo, il
governo sudafricano ha rifiutato
l’entrata nel paese ai responsabili
del Consiglio ecumenico perché
questo rappresentava la posizione
ferma e senza compromessi che
delle chiese del mondo intero avevano preso contro il razzismo e
l’apartheid.
• La visita che ho effettuato nell’ottobre scorso in compagnia di
parecchi miei colleghi — cche si
è conclusa con un incontro a Città
del Capo con alcuni responsabili
delle chiese di diversi paesi — è
stata possibile perché un vento di
cambiamento aveva cominciato a
soffiare su questa tormentata nazione.
Sapendo quanto sia lunga e difficile la strada che porta alla pace
nella giustizia, e quanto siano ancora numerosi gli ostacoli da superare prima che tutti gli abitanti del Sud Africa possano vivere
nella libertà, nella dignità e nel
rispetto reciproco, vi chiedo di
pregare in modo del tutto particolare per questo paese in questo
tempo di Natale.
Ma il Sud Africa non è che una
delle numerose situazioni nel mondo che non cessano di interpellare la chiesa cristiana perché essa
scopra gli impulsi dello Spirito ed
operi con lui al servizio della vita
e del rinnovamento.
Questo appello al discernimento e all’azione l’abbiamo sentito
esprimere con eloquenza a Canberra, nel 1991, attraverso il tema della settima Assemblea del
CEC: « Vieni Spirito Santo, rinnova tutta la creazione ».
E’ con queste parole che noi,
cristiani, che veniamo da numerose culture e da diverse tradizioni
e confessioni, abbiamo pregato per
domandare la capacità di vedere
l’immaginazione e la forza di cui
abbiamo bisogno per realizzare la
nostra vocazione comune.
Luca, nel suo racconto della nascita di Gesù, illustra questa scoperta in modo stupefacente.
Quando Maria e Giuseppe, conformemente alla legge della purificazione, presentano il bambino
Gesù al tempio, ricevono l’accoglienza inattesa del vecchio Simeone, di cui ci viene detto che è venuto lì « mosso dallo Spirito ».
Simeone prende il bambino nelle sue braccia e benedice Dio con
queste commoventi parole: « Qra,
0 mio Signore, tu lasci andare in
pace il tuo servo, secondo la tua
parola; poiché gli occhi miei
han veduto la tua salvezza, che hai
preparata dinanzi a tutti i popoli ». Per la maggior parte delle
persone che, in quel giorno, da
lungo tempo, si affollano nel tempio e alle sue porte, Gesù non è
che un ragazzino, primogenito, tra
1 tanti che si portano perché vengano presentati. Animato dalla potenza dello Spirito, Simeone vi vede qualcosa di molto più grande.
Quando rileggo i ben noti racconti che la Bibbia ci dà della nascita del Cristo, avendo presente
il tema dell’Assemblea, sono stupi
RICORDO
Ameriga D'Angelo Nitti
« Una mattina del novembre
1936, mia moglie era affaccendata
non so più a che cosa, quando — quasi a concludere un discorso già iniziato — mi disse
all’improvviso; "Tu vuoi partire non è vero? Ci pensi sempre,
anche se non dici nulla. Ti trattiene il pernierò di noi... Ma se
tu credi di dover andare, va’
pure. Noi tre faremo del nostro
meglio e speriamo che tutto finisca bene". Noi tre..! Il piccolo
Vincenzo compiva in quei giorni cinque anni e Joseph appena
due... ».
Così Fausto Nitti inizia il suo
libro II maggiore è un rosso che
parla della sua partecipazione
alla guerra del popolo spagnolo
contro il generale Franco.
Sua moglie, Ameriga D’Angelo,
rimase ad attenderlo con fede a
Perigueuz, piccola città del sudovest della Francia e lavorò duramente per mantenére i due
figlioletti, assicurandolo che
« tutto andava bone ». Ma questa sua coraggiosa adesione agli
ideali del mai'ito non fu un fatto
i.solato. Nella sua vita c’è una
lunga serie di episodi in cui
dimostrò coraggio, fermezza, fede, ed un immenso amore per
il marito.
Fidanzata con lui, che era al
confino, fu più volte diffidata
e poi obbligata a lasciare Roma,
dove insegnava, per rientrare
nella nativa Palombaro. Ma non
solo riuscì, contro ogni veto, a
corrispondere con lui (firmandosi Ada): dopo la fuga di Fausto da Lipari, con Lussu e Rosselli, riuscì a raggiungerlo attraversando, da clandestina, ben
quattro frontiere!
A Parigi e a Perigueuz condivise con fierezza la difficile vita
dei fuorusciti. Fausto trascorse
un anno in prigione per aver
partecipato, durante l’occupazione tedesca, alla Resistenza francese guidata da De Gaulle e fu
due volte in campo di concentramento. Ma, dovunque egli si trovasse, fu sempre raggiunto da
prove di solidarietà e di amore
della sua Ada.
Tornata finalmente in Italia,
nel 1945, quando la vita cominciava a sorriderle, fu colpita da
un immenso dolore, che sembrò
distruggerla: la morte del suo
primogenito. Solo la sua grande
fede l’aiutò a continuare a vivere, per il marito e per il figlio
rimastole.
La sua fede! Ad essa era stata guidata dal padre Giuseppe
D’Angelo che per primo aveva
portato a Palombaro una Bibbia,
ricevuta a Genova, durante il
servizJo militare e intorno ad essa aveva raccolto i suoi amici,
per leggerla e meditarla insieme.
Fu quello il primo nucleo della
Chiesa metodista di Palombaro,
di cui bisognerebbe scrivere la
storia gloriosa. Ho parlato molto
spesso e molto a lungo con Ada,
dopo il suo ritorno in Italia,
e ricordo i tanti episodi, della
sua vita, che ella mi raccontava
con semplicità e modestia, ma
manifestando sempre la sua salda fede in Dio e il suo amore
per ' la libertà.
Il suo esempio mi è stato di
sprone e lo è ancora.
Sia benedetta la sua memoria.
Anna Nitti
to di vedere che Luca presenta il
racconto di Natale come se fosse,
prima di tutto, un « evento dello
Spirito ».
Elisabetta riceve la promessa
che Giovanni, il precursore di Gesù, sarà « ripieno di Spirito
Santo », ancora prima della sua
nascita. Quanto alla perplessità di
Maria, questa è dissipata dalla parola dell’angelo: « Lo Spirito Santo verrà su di te ». Zaccaria e Simeone sono entrambi « ripieni dello Spirito » che dà loro modo di
capire ciò che Dio si propone di
compiere nel suo popolo.
Gli eventi che accompagnano il
racconto di Natale sono molto simili a quelli della nostra epoca:
persone costrette a partire, una
donna che non ha neppure un posto per mettere al mondo suo figlio, sospetti e intrighi politici che
portano al massacro di bambini innocenti, un rifugio cercato nei paesi vicini. E in mezzo a tutto questo, degli uomini e delle donne
« ripieni di Spirito Santo » a cui
è dato di capire cosa c’è al di là
delle apparenze. Sperare, resistere,
rallegrarsi e proclamare la buona
novella di ciò che Dio compie
presso di noi, tra la sofferenza e la
morte, le incertezze e i problemi
del mondo: ciò necessita di un dono di comprensione (dell’azione
dello Spirito) tutto particolare.
E’ proprio questa scoperta che
ha ispirato il cantico di Maria:
« Dio ha tratto giù dai troni i
potenti ed ha innalzato gli umili,
ha ricolmato di beni gli affamati,
e i ricchi li ha rimandati a mani
vuote ». Per la potenza dello Spirito, Maria ha saputo vedere lì più
che la nascita di un bambino; ha
saputo vedere la rivoluzione dell’amore di Dio all’opera nel mondo.
Possa lo stesso Spirito aprire i
nostri cuori e le nostre menti, affinché tutti noi sappiamo comprendere oggi la portata del messaggio di salvezza e di rinnovamento annunciato dalla nascita del
bambino Gesù. Grazia e pace.
Emilio Castro
RIFORMATI TICINESI
Chiese come
enti pubblici
Sabato 9 novembre si è svolto a Bellinzona il Sinodo - dei delegati della Chiesa evangelica riformata nel Ticino (CERT). Nel
culto d’apertura è stato insediato il nuovo segretario e responsabile per i mass media, Urs
Jäger.
A parte i lavori amministrativi, come il preventivo per l’anno 1992, e alcune modifiche apportate al regolamento che riguarda i corsi di aggiornamento dei pastori, la questione più
dibattuta in questa sessione autunnale del Sinodo è stata quella di un eventuale finanziamento pubblico delle chiese. La rappresentante della Chiesa evangelica riformata nel Ticino in una
commissione relativa nominata
dal Consiglio di stato, Verena
Lardi, ha esposto le diverse possibilità per far fronte al problema. La discussione è terminata
con un odg che prevede tra l’altro la richiesta di una legge relativa al riconoscimento della
Chiesa protestante come ente di
diritto pubblico, avvenuto 15 anni fa, e la possibilità di decidere
liberamente se usufruire o meno di un eventuale finanziamento pubblico offerto dallo stato.
PROTESTANTESIMO IN TV
In un periodo storico come
il nostro in cui il problema
delle etnie ci scoppia in mano come una bomba a tempo,
è interessante analizzare il
caso della Svizzera che celebra quest’anno i 700 anni della sua esistenza. E’ quanto
si è proposta la trasmissione
di domenica 1° dicembre (in
replica la mattina di lunedì
9). Il servizio curato da Aldo
Comba, pastore della Chiesa
evangelica italiana di Ginevra, e da Gianna Urizio metteva in evidenza come la
Confederazione elvetica offra
la dimostrazione di una identità a livello nazionale fonda
ino dire che "il senso dello
stato’’ prevalse e con la pace di Vestfalia la Svizzera
divenne una potenza riconosciuta all’esterno. Nel servizio ci sono stati ricordati i
grandi nomi della cultura e
della civiltà di questo paese
nei campi più diversi: J.-J.
Rousseau, Pestalozzi, H. Dunani (il fondatore della Croce Rossa), C. G. Jung, Le
Corhusier, Karl Barth, ecc.
Il cattolico Hans Kiing ha
dato atto al protestantesimo
di aver insegnato ai cattolici la rivalutazione della Scrittura e l’importanza del laicato. Eric Fuchs, teologo prole
700 anni
di Svizzera
ta su una pluralità etnica, religiosa e linguistica.
Da un primo nucleo di tre
cantoni federatisi nel lontano
1291 (siamo all’epoca di Tommaso d’Aquino e di Marco
Polo!) si è giunti agli attuali 23 cantoni. Di fronte a questa realizzata "unità nella diversità” è legittima la domanda o, se vogliamo, l’ipotesi
circa un’influenza determinante dell’esperienza protestante
e calvinista vissuta da questo paese. Lo storico Olivier
Patio dell’Università di Ginevra ha ripercorso le fasi della nascita e diffusione della
Riforma in terra elvetica, che
prende piede prevalentemente nei cantoni cittadini mentre quelli periferici e contadini rimangono cattolici. Zurigo e Ginevra con Zwingli e
Calvino sono i punti di riferimento della grande svolta
finché, con la morte di Calvino nel 1564, le due riforme
si uniscono e danno vita alla
Chiesa riformata. Si può facilmente immaginare quale
tempesta tutto ciò abbia determinato in questa piccola
confederazione. Guerre tra
cantoni e contrapposizioni
non mancarono ma, con
espressione moderna, possia
stante, ha rilevato come purtroppo oggi l’etica calvinista
appaia ridotta ad una dimensione puramente individuale
con conseguente mancanza di
risposte critiche ai mali della società. Questo scollamento tra coscienza personale e
dimensione sociale spiegherebbe certi lati oscuri, criticati e criticabili della Svizzera odierna, dove ad esempio
manca un controllo pubblico
sull’attività del sistema bancario, il che permette il riciclaggio di proventi illeciti.
Non va dimenticato in questo quadro il fatto che la
chiesa di Calvino è oggi minoritaria a causa delle immigrazioni da lunga data e della secolarizzazione. Ne deriva
che la gestione di una eredità storica e spirituale di tanto peso non è certo facile.
Le chiese tuttavia non devono sottovalutare le proprie
responsabilità e — come ribadito da una giovane intervistata — devono contemporaneamente portare avanti il
loro messaggio e affrontare
le sfide dell’oggi, che si chiamano "rifugiati”, "AIDS",
"inquinamento”, ecc.
Mirella Bein Argentieri
UNA VITA DI TESTIMONIANZA
Ciro Di Gennaro
BARI — Domenica 24 novembre si sono svolti nella nostra
chiesa i funerali di Ciro Di Gennaro, con predicazione sul testo
di Isaia 40: 8. Coratino di nascita, aveva frequentato a Bari
l’Università negli anni ’40, divenendo elemento portante delTallora Unione giovanile valdese.
Laureatosi in medicina, mise liberalmente a disposizione della
nostra comunità la sua competenza professionale, e soprattutto la sua grande capacità di
ascolto e di comprensione. Successivamente, da neurologo e libero docente in neuropsichiatria
infantile, creò attorno a sé un
piccolo gruppo di esperti coi
quali dal 1959 fu pioniere dell’opera di riabilitazione dei motulesi e neurolesi in Puglia ed
in tutto il Meridione, Sicilia
compresa. Non si andava per
istituire centri e servizi, si andava invece per stimolare la nascita di un movimento di genitori che, associatisi, dessero responsabilmente ed autonomamente il via al lavoro di riabilitazione in loco. Da allora. Di
Gennaro dedicò tutte le sue
energie e il suo tempo a questo
campo della medicina, assistendo con gioia al suo fecondo sviluppo e poi, più di recente, con
amarezza alla sua quasi fatale
involuzione col passaggio dalla
gestione privata alla pubblica.
Ha dato la sua testimonianza
nella vita quotidiana, fuori dalle mura della chiesa che da tempo soleva frequentare poco; ma
il legame che lo univa alla comunità non aveva mai perduto
il suo vigore, e non di rado questo senso di appartenenza, così
vivo in lui, gli ha dato forza e
conforto. Confidiamo nel Signore perché siano in molti a raccogliere questa eredità di impegno e dedizione, dentro e fuori
la chiesa.
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6
6 prospettive bibliche
13 dicembre 1991
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
L’altro che è in noi
« Mentre Pietro stava per entrare in casa, Cornelio gli andò
incontro e si gettò ai suoi piedi.
Ma Pietro lo rialzò dicendogli:
’’Alzati! Sono un uomo anch’io” » (Atti 10; 25-26).
Con la frase che Pietro dice a Cornelio: « Alzati, sono un uomo anch’io » Pietro ha scoperto, secondo
un commentatore del testo, « l’umanesimo evangelico », un umanesimo
forse poco in voga oggi, un umanesimo che lo straniero in mezzo a noi
ripropone in tutta la sua forza.
L’occasione di questa frase è l’incontro tra Pietro, rappresentante del
cristianesimo giudaico, e Cornelio,
soldato romano, un gentile, un simpatizzante del giudaismo ma niente
di più. Per Luca si tratta di un incontro determinante nella sua visione della diffusione del Vangelo, da
Gerusalemme alla Giudea, alla Samaria e fino all’estremità della terra.
Infatti da questo incontro e dalle scoperte teologiche che esso dischiude
scaturisce l’evangelizzazione degli
stranieri, del mondo pagano. Ma non
segna soltanto un punto di partenza;
è anche un traguardo, meta verso la
quale dobbiamo ancora camminare,
esemplificazione di quell’enunciato di
Paolo che ci guida tuttora: « Non ha
più alcuna importanza l’essere ebreo
o pagano, schiavo o libero, uomo o
donna perché, uniti a Gesù Cristo,
siete diventati un solo essere umano » (Gal. 3: 28). Non è un incontro
accaduto una volta per sempre, ma
un incontro che si ripete, non sempre con lo stesso esito, nella stessa
vita di Pietro, come nella vita delle
chiese, come nella vita di ciascuno di
noi.
Il cristianesimo
giudaico
L’incontro ha per protagonista Pietro, rappresentante del cristianesimo giudaico imbevuto delle tradizioni del giudaismo, non solo le leggi
dell’AT ma tutte le altre regole di
comportamento che gli ebrei si erano
dati lungo i secoli e in occasioni diverse, finalizzate a conservare lo specifico del giudaismo nella dispersione, pensate dal popolo eletto per
mantenere la propria identità distinguendosi e differenziandosi da tutti
gli altri popoli. Perciò esse precludevano il contatto con i gentili, e cercavano di arginare al massimo l’impurità che quei contatti avrebbero
loro provocato. Leggi per le quali i
rapporti sociali e soprattutto l'intimità della mensa tra giudei e greci,
ebrei e pagani erano strettamente
vietati. Vigeva la legge della separazione perché lo straniero avrebbe
contaminato la purità necessaria per
mantenere l’integrità ebrea, cioè la
propria identità.
Siamo a Cesarea, città il cui nome
rendeva onore all'imperatore romano e al suo dominio. Cornelio, ufficiale dell’esercito romano che comandava il reparto italiano, uomo religioso, aveva ubbidito alle spinte dello Spirito e aveva mandato a chiamare Pietro, sicuro che lo avrebbe aiutato nella sua ricerca di Dio. Arrivati
da Pietro, gli uomini di Cornelio gli
Pubblichiamo ancora uno studio biblico relativo alla questione del
nostro rapporto con lo straniero, con l’altro.
La pastora Elizabeth Green trae dall’incontro tra Paolo e il soldato
romano Cornelio, nel libro degli Atti degli apostoli, un’indicazione preziosa: è proprio il confronto con l’altro a svelarci l’identità di Dio, e di
conseguenza anche la nostra umanità.
spiegarono la loro missione. L'apostolo li accolse in casa e « il giorno
dopo si mise in viaggio con loro. Il
giorno seguente arrivarono a Cesarea » ed era proprio mentre Pietro
stava per entrare in casa che Cornelio gli andò incontro e si gettò ai suoi
piedi. Che cosa aveva spinto Cornelio
a un tale gesto? Era lo slancio di zelo di un uomo religioso? O era il segno di gratitudine e omaggio consueto di un soldato romano abituato ad
inchinarsi davanti ad altri? Ma Pietro lo rialzò dicendo: « Alzati! Sono
un uomo anch’io! ».
La comune umanità
e l’uguaglianza
A prima vista Pietro mette in evidenza la comune umanità che lo
univa a Cornelio, la loro fondamentale uguaglianza, uguaglianza che
precludeva che uno s’inchinasse davanti a un altro, uguaglianza che respingeva le gerarchie del comando
e dell’ubbidienza sulle quali si reggeva non solo l’esercito romano ma
tutta la società, uguaglianza che non
, poteva che metterli ambedue sul piano della parità, in modo che Pietro
rialzò Cornelio buttatosi a terra.
Uguaglianza proclamata dalle varie
dichiarazioni dei diritti umani che
aborriscono qualsiasi discriminazione a causa di sesso, razza o religione ma che tante volte rimangono lettera morta e servono soltanto a segnare l’uguaglianza dei diritti violati.
Uguaglianza che rischia di rimanere
un principio astratto, diritto mai rispettato, uguaglianza che appiattisce
il conflitto. Questo secondo una prima lettura della frase di Pietro.
Ma vorrei suggerirvi che la frase
dell’apostolo è pregnante di un altro tipo di uguaglianza, dell’umanesimo evangelico, umanesimo realistico perché non scarta il conflitto ma
riesce a superarlo. Badiamo bene a
ciò che Pietro non ha detto. Non ha
detto: « Sei un uomo anche tu ». Pietro non è partito da se stesso, dalla
sua umanità, la sua identità ebraica
in questo caso, per poi estenderla al
gentile Cornelio. Al contrario. E’ lo
straniero, il diverso, l’altro a rivelare a Pietro la sua umanità. Quando
Pietro si vede confrontato al pagano,
al gentile, allo straniero, a colui dal
quale doveva separarsi perché minacciava la sua identità religiosa, etnica
e nazionale, allora in quel momento
Pietro esclama: « Sono un uomo
anch’io ». Solo quando è confrontato
allo straniero scopre la sua vera
umanità, non un’umanità divisa, trincerata nella propria posizione ma
un’umanità condivisa (dialogando,
parlando insieme entrano in casa).
L’incontro con l’altro o l'altra, con
lo straniero o la straniera rivela la
nostra umanità.
Sappiamo che la frase di Pietro
non è il riflesso di un umanesimo a
buon mercato. E’ frutto di un con
flitto, è segno di una lotta che ha toccato la profondità del suo essere. La
vera umanità di Pietro rivelata da
Cornelio è un’umanità che rischia
sempre di sgretolarsi, di disumanizzarsi. Luca descrive con tutti i dettagli questo conflitto interno che diventa un vero processo di conversione. Perché l’idea di superare la barriera tra puro e impuro non è stata
accettata subito o passivamente da
Pietro. Invitato dalla voce celeste a
mangiare uccelli e rettili contenuti
nella tovaglia, Pietro aveva protestato vivamente: « Non lo farò mai, Signore, perché io non ho mai mangiato nulla di proibito o impuro ». La visione doveva ripetersi per ben tre
volte, ma ancora Pietro non aveva
compreso il suo significato rivoluzionario. Stava ancora cercando di capirlo quando arrivano gli uomini
mandati da Cornelio. Lo chiamano,
ma Pietro è così assorto nella sua riflessione che non li sente, ha bisogno
di un’altra spinta dallo Spirito prima
di muoversi. In un esempio bellissimo di prassi, Dio interrompe i pensieri di Pietro dicendogli: « Alzati,
scendi a va’ ». E’ durante la fase
successiva, nell’incontro con gli uomini di Cornelio, neH’offrire ospitalità agli stranieri, neH’accompagnarli
in viaggio che Pietro elabora il significato della visione.
Pietro e l’umanesimo
evangelico.
Infatti più tardi Pietro spiega come è arrivato a pronunciare quella
frase: « Voi sapete che non è lecito a
un ebreo stare con un pagano o entrare in casa sua. Ma Dio mi ha mostrato che non si deve evitare nessun
uomo come impuro ». « Dio mi ha
mostrato ». La cosa sorprendente è
che Dio non glielo aveva mostrato affatto. Dio semplicemente gli aveva
mostrato che non c’è più distinzione
tra animali puri e impuri. E’ Pietro
stesso sotto la guida dello Spirito,
nell’incontro con Cornelio, argomentando a fortiori ad aver capito « che
non si deve evitare nessun uomo come impuro ». E’ Pietro ad aver portato alle conseguenze logiche il contenuto della visione, ad essere arrivato all’umanesimo evangelico.
Da persona che si poneva dei
limiti, che si circoscriveva di barriere
di autoprotezione, Pietro è diventato
una persona che, superando i limiti,
può accettare il suo proprio limite:
« Sono un uomo anch’io ». Lo straniero rivela il conflitto dentro Pietro,
lo rende consapevole della sua umanità e quindi della sua fragilità, del
suo essere anche lui peccatore. Perché, come sappiamo, Pietro non
sempre riuscì a superare le barriere che lo dividevano dallo straniero.
Infatti « prima egli aveva l’abitudine
di sedersi a tavola con i credenti di
origine pagana; ma quando giunsero
alcuni che stavano dalla parte di
Giacomo, egli cominciò a evitare
quelli che non erano ebrei e si tenne in disparte per paura dei sostenitori della circoncisione » (Gal. 2: 12).
Pietro, confrontato dallo straniero,
conosceva anche lui ricadute e momenti di fallimento.
Lo straniero ci riporta
ai nostri limiti
Va da sé che la presenza dello straniero in mezzo a noi non è l’occasione di accettare l’omaggio di chi si
considera inferiore a chi si crede superiore. Ma non è neanche l’occasione per mettere in atto un'uguaglianza astratta che vorrebbe tutti uguali,
come pensiamo di esserlo noi, o di
estendere ad altri un principio di
uguaglianza definito da noi. Lo straniero ci riporta ai nostri limiti, limiti insiti all’essere umano, e ci rimanda all’unico che ci permette di accettarli e viverli serenamente, Dio. Dio,
che fonda e garantisce la nostra umanità, rende superflue quelle barriere
che abbiamo eretto per proteggere la
nostra identità fragile e impaurita.
Abbattendo le barriere, aprendoci all’altro, accogliendo lo straniero scopriamo la nostra vera umanità: « Sono un uomo, sono una donna anch’io ». Solo così scopriamo di essere
insieme esseri umani, esseri umani
che Dio non vuole prostrati gli uni
davanti agli altri ma insieme diritti,
alzati, retti in piedi.
Questo racconto quindi contiene
una promessa. Secondo Luca, che si
rifà ad un filone diffuso nel NT che
vede nel volto dello straniero il volto
nascosto di Dio, è nell’incontro con
lo straniero, anche nel conflitto che
questo incontro genera, che Dio si
manifesta, si fa presente. Possiamo
anche cadere come fece Pietro, ma
l’incontro con lo straniero è una
chance che Dio ci dà per ricevere assieme alla presenza divina un’umanità autentica, condivisa, che si parla, un’umanità in piedi pronta ad accogliere le benedizioni dello Spirito.
Elisabeth Green
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7
13 dicembre 1991
obiettivo aperto
UNA REALTA’ POCO CONOSCIUTA NEL NOSTRO PAESE
Il ruolo dell’ortodossia in Europa
Al Sinodo dei vescovi cattolici in corso in Vaticano è
scoppiata la questione ortodossa. Lunedì 2 dicembre il metropolita dei greci-ortodossi in Italia, Spyridion Papagheorghiu, ha affermato senza mezzi termini che il dialogo tra
cattolici e ortodossi è « seriamente compromesso » e che il
confronto teologico realizzato è «sospeso a tempo indefinito»
e, forse, « completamente interrotto ».
« In questi ultimi anni — ha detto il metropolita Spyridion — nei rapporti tra la maggior parte delle Chiese ortodosse e le Chiese cattoliche nazionali si è creata un’altissima
tensione dovuta sia alla rinascita delle Chiese cattoliche di
rito orientale, chiamate anche "uniate", accompagnata spesso da fenomeni di violenza inabituale soprattutto per l'occupazione dei luoghi di culto e delle case parrocchiali; sia alla
creazione di strutture ecclesiastiche parallele a quelle ortodosse da secoli esistenti, soprattutto con l'erezione di nuovi
vescovati in luoghi dove essi non esistevano » (i vescovati
cattolici di Mosca, Novosibirsk, Karaganda).
Gli ortodossi accusano inoltre la Chiesa cattolica di responsabilità nelle aggressioni subite dalla Chiesa ortodossa
serba in Jugoslavia e soprattutto vedono nei comportamenti dei cattolici nei paesi dell’Est europeo « un progressivo allontanamento dalle linee tracciate dal Concìlio Vaticano IL Le terre ex comuniste vengono considerate dai fratelli cattolici come terrae missionis ».
Il conflitto con la Chiesa cattolica è esplicito, ma qual
è il ruolo della Chiesa ortodossa in Europa? A questo interrogativo cerca di rispondere il nostro servizio, (g.g.)
Per l’opinione pubblica italiana
l’ortodossia costituisce una realtà
religiosa sconosciuta e irrilevante.
Il suo « peso » e la considerazione
di cui gode sono molto inferiori —
proporzionalmente — alla reale
consistenza numerica e all’importanza effettiva dell’ortodossia sul
piano teologico ed ecclesiologico.
Oggi infatti gli ortodossi raggiungono in Eqropa i centodiciassette milioni di unità, di cui settantacinque milioni vivono in Rus
sia e oltre quaranta milioni nel
resto d’Europa.
Negli ultimi mesi l’ortodossia è
venuta alla ribalta delle cronache
per la disputa sull’uniatismo con
il Vaticano, per le iniziative del
patriarcato di Mosca per una nuova presenza dell’ortodossia sulla
scena politica internazionale, e soprattutto per le speranze ecumeniche che da più parti si ripongono
nel nuovo patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I.
La disputa suH'uniatismo
La controversia sull’uniatismo
ha indotto quattro patriarcati ortodossi a declinare l’invito del papa a partecipare in qualità di « delegati fraterni » al Sinodo vaticano sull’Europa, in corso dal 28 novembre al 14 dicembre. Da questo
appuntamento sono assenti i rappresentanti dei patriarcati di Russia, Romania, Bulgaria e Grecia.
Le ragioni delle difficoltà ora venute alla ribalta hanno radici lontane, e le conseguenze si sono manifestate in recenti conflitti fra
ortodossi e cattolici-uniati, particolarmente in Ucraina.
Questa regione fu evangelizzata
ad opera del patriarcato di Costantinopoli, a partire dalla seconda
metà del secolo X, e l’influsso di
Costantinopoli vi continuò anche
dopo lo scisma d’Oriente, con rnanifestazioni evidenti nel pensiero teologico, nell’organizzazione
della chiesa, nella liturgia, ecc.
Dopo il fallimento dei concili
di Lione (1274) e di Firenze (1439)
nel tentativo di ristabilire 1 unità
della chiesa, i papi intrapresero
una serie di iniziative finalizzate a
ristabilire un proprio rapporto di
unione con alcuni gruppi di cristiani che erano sotto la giurisdizione dei patriarcati dell Oriente.
Gli ortodossi chiamarono tali
gruppi « uniati ».
Gli ucraini, in seguito ad una
intensa attività dei gesuiti, conclusero un’unione col papato che fu
sancita nei sinodi di Brest-Litovsk
degli anni 1595 e 1596.
Questa unione provocò ovviamente reazioni negative da parte
degli ortodossi, soprattutto per il
fatto che le unioni con il papato
approdavano quasi sempre ad una
latinizzazione complessiva dei cristiani orientali che entravano in
rapporto con Roma. Talvolta la
latinizzazione fu imposta con la
forza, come avvenne a più ripre
re della Chiesa cattolica così come
richiesto dalle sue esigenze pastorali, piuttosto che spinte da spirito
di proselitismo nel nostro territorio canonico ».
Da parte vaticana il 14 ottobre
giunse una risposta critica alla dichiarazione della Chiesa ortodossa
russa, tramite una nota della sala
stampa ispirata dalla segreteria di
stato.
E’ interessante notare che il Vaticano, mentre denunciava 1’« ingiustizia » subita con la soppressione della Chiesa uniate ucraina
del 1946, non faceva alcun riferimento alle altrettanto gravi ingiustizie e pressioni vaticane contro
gli ortodossi, perpetrate più volte
nel corso di una lunga storia che
va dal secolo XVI ai nostri giorni.
In ogni caso, la risposta vaticana
non ha indotto gli ortodossi a recedere dalla loro decisione di non
accettare l’invito a partecipare al
Sinodo dei vescovi cattolici sull’Europa. Anzi, alla non adesione
della Chiesa russa si è accompagnata quella delle Chiese ortodosse di Romania, di Bulgaria e di
Grecia.
Il ruolo internazionale
Il patriarcato di Mosca sembra
essere un punto di riferimento
sempre più importante per l’ortodossia, non solo perché si rivela
capace di trascinare altri patriarcati sulle sue posizioni nei confronti del Vaticano ma anche perché, per il prestigio e la grandezza della chiesa che presiede, può
svolgere un notevole ruolo di aggregazione fra gli ortodossi a livello internazionale. Questa possibilità si è manifestata in modo particolare negli ultimi tempi, dopo
la fine del comunismo. Il pa
triarca Alessio II ha intrapreso
una serie di contatti con le chiese
ortodosse di altri paesi, che sicuramente non resteranno senza effetto; con la Chiesa copta d’Egitto, con gli ortodossi degli Stati
Uniti, ecc.
Un risultato possibile — e molto importante — potrebbe essere
quello di accelerare i tempi e gli
scambi necessari per giungere all’auspicato Concilio panortodosso,
in vista del quale si sono tenute
molte « conferenze » preparatorie.
Lecumenismo
di Bartolomeo I
se, per esempio, con gli albanesi
emigrati in Calabria e in Basilicata. Perciò era naturale che gli ortodossi tentassero di riguadagnare gli uniati all’antica comunione
di fede con le chiese di origine.
Gli ortodossi considerano tuttora l’uniatismo come un « fenomeno distruttivo », che pone seri rischi al dialogo ecumenico, in
quanto separa i suoi protagonisti
dalla chiesa che li ha generati alla
fede.
In particolare, il Sinodo di
Brest-Litovsk che dette origine all’uniatismo ucraino — come affermò qualche anno fa il metropolita
Filarete di Kiev — « ruppe il legame [dell’Ucraina] con la Chiesa orientale e violò la natura e l’essenza della chiesa stessa ».
Lo stesso atteggiamento di aggressione proselitista da parte del
Vaticano ai danni dell’ortodossia è
stato denunciato dal Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa lo
scorso 8 ottobre, quando dichiarò
la propria « impossibilità » ad inviare delegati al Sinodo dei vescovi cattolici sull’Europa.
Il Sinodo denunciava in particolare che « le relazioni missionarie hanno iniziato a perdere lo spirito di fratellanza e di cooperazione ecumenica per diventare talvolta aperta aggressione... ». Si notava inoltre che « Roma ha mantenuto il silenzio nel periodo compreso fra la fine del 1989 e la fine
del 1990, quando l’odio stava divampando in Ucraina ».
Gsservato infine che, con la nomina di vescovi cattolici romani a
Mosca, Novosibirsk e Karaganda
— città che « non sono mai state
sedi vescovili prima d’ora » — sono state create strutture ecclesiastiche e missionarie « parallele » a
quelle della Chiesa ortodossa, si
esprimeva il desiderio di « vedere impegnate le rinnovate struttu
II patriarcato di Costantinopoli
a sua volta, dopo la morte di Dimitrios I, è ora guidato dal patriarca Bartolomeo I di Calcedonia,
uomo di notevole esperienza ecunienica e di grande cultura.
Eletto all’unanimità il 22 ottobre di quest’anno, Bartolomeo è
stato insediato nella cattedra patriarcale di San Giorgio al Panar lo
scorso 2 novembre, come 264° successore dell’apostolo Andrea, fondatore della Chiesa di Costantinopoli.
Nato nel villaggio dei Santi Teodori, nell’isola di Imbro (Mar
Egeo) il 29 febbraio 1940, Bartolomeo si è laureato presso la Facoltà teologica di Chalkis e ha
compiuto corsi post lauream, come
borsista del patriarcato ecumenico,
presso l’Istituto di studi orientali
di Roma, l’Istituto ecumenico di
Bossey (Svizzera) e presso l’Università di Monaco di Baviera. Nel
1974 divenne membro del Santo
Sinodo, e nel gennaio 1980 fu
eletto decano di questo organismo.
Dal 1975 ad oggi è membro della Commissione « Fede e costituzione » del CEC, e per otto anni
è stato anche vicepresidente della
medesima.
In qualità di delegato del patriarcato di Costantinopoli, ha
partecipato alle seguenti Assemblee del Consiglio ecumenico delle
chiese: la IV (Uppsala 1968), la
VI (Vancouver 1983) e la VII
(Canberra 1991).
Durante quest’ultima Assemblea
del CEC, Bartolomeo è stato eletto
membro sia del Comitato centrale
che del Comitato esecutivo dello
stesso organismo.
Lo scorso anno Bartolomeo fu
chiamato a presiedere i lavori della Commissione interortodossa preparatoria del futuro « Santo e
grande Concilio della Chiesa ortodossa », che si tenne a Chambesy
(Ginevra) sul tema della diaspora
ortodossa.
Il nuovo patriarca ha ottenuto
importanti riconoscimenti per il
suo impegno teologico e culturale
nell’ambito dell’ortodossia. Anzitutto è da sottolineare il dottorato
che Bartolomeo ha conseguito a
Roma, presso il Pontificio Istituto
per gli studi orientali affiliato alla
Università gregoriana, con una tesi su « La codificazione dei sacri
canoni e dei decreti canonici sulla
Chiesa ortodossa ». Ultimamente,
è stato conferito a Bartolomeo il
dottorato honoris causa dalla Facoltà teologica dell’Università di
Atene e dalla Facoltà teologica
della Santa Croce di Boston.
Il nuovo patriarca è anche socio dell’Accademia ortodossa di
Creta e membro onorario della
Fondazione « Pro Qriente » di
Vienna.
Fra i primi atti compiuti dal patriarca Bartolomeo, è da segnalarne uno di notevole importanza
riguardante l’Italia. Egli ha dato
autonomia e unità di organizzazione, oltre che un impulso di maggiore autorevolezza, alla diaspora
ortodossa presente nel nostro paese, nominando il primo metropolita greco-ortodosso, con sede a
Venezia, nella persona del vescovo Spyridion Papagheorghhi.
L'ortodossia in Italia
Fino agli anni ’60 si avevano in
Italia solo sei comunità greco-ortodosse (Genova, Milano, Venezia,
Trieste, Roma e Napoli), che facevano capo al metropolita greco-ortodosso di Vienna.
Negli ultimi decenni sono avvenuti due fatti significativi. Anzi
tutto si è intensificato il flusso migratorio di studenti e lavoratori
nel nostro paese, e con esso è aumentata sensibilmente anche la
diaspora ortodossa. Inoltre, si è verificato un processo di crescita della comunità ortodossa di Roma,
sia numericamente, sia per il ruolo
Nella foto: Bartolomeo I di Calcedonia, 51 anni, 264^' successore
di Sant’Andrea, nuovo primate
della Chiesa ortodossa. Il patriarca di Costantinopoli è infatti il
primus inter pares tra i patriarchi ortodossi.
che svolge e l’importanza sempre
maggiore che assume.
Da diversi decenni si aveva la
cappella ortodossa di Roma, sorta
in collegamento con l’ambasciata
greca in Italia. Si tratta di un piccolo edificio situato in via Sardegna, che però era l’unico punto di
riferimento degli ortodossi greci
nella città dei papi, in un tempo in
cui la presenza ortodossa era sempre più significativa. Tanto è vero
che l’esigenza di un edificio di culto più grande per i greco-ortodossi di Roma fu rilevata anche in
uno degli incontri del patriarca
Atenagora con Paolo VI, il quale
promise di mettere a loro disposizione una delle chiese non più
adibite ad uso cultuale. La promessa poi fu elusa dal vicariato di
Roma, e la comunità ortodossa si
riunisce tuttora nella cappella di
via Sardegna, con il risultato che
durante le liturgie più partecipate
tanta gente resta fuori del locale
di culto, al freddo o sotto il sole o
la pioggia, a seconda delle stagioni.
Dal 1975 al 1985 questa comunità fu retta dall’archimandrita Spyridion Papagheorghiu, nato nel
1944 nell’Ohio (USA) ma originario dell’isola di Rodi.
Terminati gli studi teologici
presso la Facoltà teologica di Halki (Costantinopoli) nel 1966, Spyridion giunse a Roma dopo essere
stato segretario della delegazione
permanente del patriarcato ecumenico di Costantinopoli presso il
Consiglio ecumenico delle chiese
e segretario, contemporaneamente, del Centro ortodosso del patriarcato ecumenico, che ha sede a
Chambesy (Ginevra).
Dal 1985 — anno in cui fu consacrato vescovo — fino ad oggi,
Spyridion , è stato chiamato a
svolgere la delicata mansione di
segretario per parte ortodossa della Commissione mista per il dialogo teologico fra la Chiesa cattolica romana e quella ortodossa.
Perciò il patriarcato ecumenico
non solo ha posto in rilievo la presenza ortodossa in Italia, ma ha
anche nominato come primo metropolita un esponente di rilievo
dell’ortodossia a livello internazionale.
E’ difficile prevedere se questa
iniziativa favorirà il dialogo ortodosso-cattolico in questo momento.
Di certo è una affermazione del
ruolo dell’ortodossia a livello internazionale, e un’indicazione al
Vaticano affinché non si illuda di
giocare da solo il compito, proprio
di tutte le chiese, della testimonianza cristiana nell’Europa di oggi
Cesare Milaneschl
8
8
ecumenismo
13 dicembre 1991
IL SINODO DELLA CHIESA EVANGELICA SPAGNOLA
COMUNITÀ’ DI BASE
Rilanciare la missione ■ giovani e le
Un ruolo importante nell’Europa del futuro e di fronte al crollo
delle ideologie - Il segno di un’unità fra gli evangelici iberici
« Granada, città del sole e dei
fiori... », cantava Claudio Villa,
ed è proprio in questa splendida
città che ha avuto luogo ai primi di novembre il Sinodo generale della Chiesa evangelica spagnola. Il contesto ambientale della città di Granada, oltre agli
aspetti estetici, naturali, artistici ed architettonici di rara bellezza, ha offerto anche dei rilevanti riferimenti storici.
La città di Granada fu l’ultimo baluardo della presenza araba in Europa, cancellata, almeno sotto l’aspetto politico, nel
1492. Lo stesso anno furono cacciati gli ebrei dalla Spagna. Nello stesso tempo in cui il Sinodo
si riuniya a Granada, a Madrid
aveva luogo la prima Conferenza di pace tra (vedi caso) israeliani e arabi. Ma il 1492 ricorda
anche la grande operazione della scoperta e conquista delle
Americhe. Un ordine del giorno,
analogo a quello votato dal Sinodo valdese, ha sottolineato
questa ricorrenza mettendone
in luce gli aspetti negativi e le
istanze di solidarietà nel presente.
Tutti questi avvenimenti, alla
vigilia del loro 500° anniversario, non potevano non essere tenuti presenti sullo sfondo dei
lavori della Chiesa spagnola che,
pur essendo di stretta minoranza, intende vivere con coscienza
vigile gli avvenimenti della storia del suo paese nei loro riferimenti passati e presenti e nella loro rilevanza per la storia
dell’Europa e del mondo.
In più il Sinodo si raccoglieva proprio nel giorno di un altro anniversario: l'inizio della
Riforma protestante del 1517.
Come ha detto il pastore
Julio R. Asensio, presidente (riconfermato) della Commissione
permanente, nel suo sermone di
apertura, la Chiesa evangelica
spagnola ha davanti a sé un compito profetico e, nella grave situazione che il paese e l’Europa
stanno attraversando, deve saper affermare l’utopia di una
fede sostanziata di speranza con
una chiara apertura missionaria.
Il sermone si riferiva al tema
generale del Sinodo: « Il Regno
di Dio, realtà e promessa ».
Questo tema fu trattato nella
"ponencia”, cioè nell’esposizione
biblico-teologica, al centro dei
lavori sinodali, tenuta dal giovane teologo Pedro Zamora di
Madrid. L’ottimismo scientifico
tecnologico alla base del sorgere e dello sviluppo della nostra
società occidentale ha voluto assorbire, laicizzandoli, i ’’valori”
positivi dell’attesa escatologica.
Granada: Una visione de l’Albaicin.
risolvendo in sede storica le promesse di un Regno di Dio senza Dio.
La chiesa è stata in un certo
senso privata del suo tema fondamentale. Essa ha così perso
il suo mordente, ha attenuato
l’attesa escatologica, si è in qualche modo integrata rischiando
di diventare la "stazione di servizio religioso" della società moderna.
Dopo uno studio attento del
concetto di Regno di Dio nel
Nuovo Testamento (non più utopia proiettata nel futuro, ma
fermento presente nella storia)
l’oratore ha indicato alcune proposte di soluzioni pratiche riguardanti la chiesa evangelica,
nell’attuale situazione di crollo
di ottimismi ideologici. E’ necessario trasformare le attuali strutture di mantenimento ecclesiastico (da affidare eventualmente a responsabili locali) in strut
ture missionarie (da affidarsi a
gruppi particolarmente preparati, gli attuali pastori), con maggior utilizzo dei mass media e
adeguato supporto finanziario.
La conclusione della riflessione è stata: « Il problema reale
non è la santificazione o la perdita di autorità, ma la perdita
della chiesa come comunità in
cui la realtà della nuova creazione è, per la grazia di Dio
e per mezzo della fede, un'esperienza immediata del credente
che vive una reale comunione
comunità cristiane
Un incontro in preparazione del decimo convegno nazionale, che si svolgerà in primavera
Granada. La chiesa evangelica che ha ospitato i lavori del Sinodo.
con Dio. Per disgrazia la chiesa
è diventata sempre più invisibile, gli individui si giustificano
per la sola fede personale e la
polis (la città moderna) ha preso il posto della chiesa ». Da qui
la necessità di un rinnovamento
delle comunità e di un nuovo
slancio missionario.
Quattro gruppi di riflessione
(i giovani, la riflessione teologica, la comunicazione delTEvangelo, il lavoro delle donne)
avrebbero dovuto riprendere, approfondire e tentare un’applicazione concreta delle indicazioni
della "ponencia", ma il tempo
e il prevalere dei temi amministrativi e organizzativi hanno tolto spazio a questo aspetto del
programma.
La Chiesa evangelica spagnola (lEE) annovera circa 5.000
membri con una quarantina di
comunità suddivise in 8 dipartimenti con una trentina di pastori.
Il Sinodo, una sessantina di
votanti accompagnati però dalle famiglie e numerosi membri
di chiesa (circa 250 persone),
ha avuto il carattere di incontro
fraterno e popolare. I dibattiti
sono stati spesso un po’ prolungati e gli interventi a volte irruenti e vivaci secondo le regole di quello spirito latino che
ben conosciamo.
I problemi dell’unione e integrazione di chiese sono stati dibattuti e particolare interesse ha
destato la "soluzione italiana"
Il sogno di una chiesa evangelica iberica, che raccolga tutto
l’evangelismo ispano-portoghese,
è affiorato come possibile (ma
immobabilc) testimonianza di
unità.
Tuttavia un grosso .segno di
unità, davvero inconsueto tra
le chiese evangeliche, è stato l’organizzazione di una "olimpiade
evangelica" con centinaia di ragazze e ragazzi che hanno gareggiato in uno dei principali
stadi di Barcellona. Si può anche cominciare dallo sport per
creare conoscenza e fraternità
in vista di una più profonda unità evangelica.
II Sinodo si è concluso con
lo scoprimento di una lapide all’interno delTatrio della chiesa
di Granada, in memoria di Manuel Matamoros di Malaga
(1834-1866), uno dei primi evangelizzatori della Spagna, fondatore delle chiese di Malaga e
Barcellona che subì persecuzione e carcere per la testimonian
za cristiana per la quale spese
la sua brevissima vita.
Alberto Taccia
Le Comunità di base (Cdb)
italiane si apprestano a celebrare nella prossima primavera il
loro X Convegno nazionale che
sarà una verifica e un bilancio
di ben venti anni di vita. Nella
riflessione preparatoria a questo
importante appuntamento sono
presenti e vivaci le suggestioni
e gli spunti scaturiti dal recente incontro nazionale dei giovani a Pinerolo dal 1“ al 3 novembre.
Al convegno hanno partecipato oltre cinquanta giovani. provenienti da Piemonte, Sardegna,
Lombardia, Veneto, Friuli, Toscana, Lazio. Non è la prima
volta che i giovani delle Cdb si
ritrovano per un appuntamento
nazionale, ma questo (promosso
e organizzato dai giovani della
comunità di Pinerolo) ha assunto un carattere particolare nell’ambito del cammino ormai
ventennale delle Cdb.
Nato dall’esigenza di un confronto tra i giovani che vivono
l’esperienza di fede ai margini
dell’istituzione ecclesiastica, il
convegno si è rivelato non solo
un rnomento di riflessione e comunicazione tra esperienze diverse, ma anche un’occasione
per porre il problema della partecipazione dei giovani alla costruzione della comunità cristiana.
Michele Rostan della Chiesa
valdese, Giovanni Franzoni della
Cdb di S. Paolo di Roma, Bruno Marabotto dell’oratorio San
Domenico di Pinerolo hanno introdotto i lavori. Pur sottolineando specificità proprie deriyanti da percorsi comunitari e
istituzionali diversi, hanno centrato i problemi nodali della situazione giovanile rispetto a
quella partecipazione.
Gerard Lutte ha aggiunto una
serie di strumenti per la comprensione di questi problemi
partendo dalle analisi, su scala
internazionale, del ruolo del giovane come categoria sociale soggetta ad emarginazione in una
società che tende ad espellere
chi non produce. In alcune situazioni però — è stato fatto
notare — i giovani sono diventati protagonisti nelle lotte politiche determinando mutamenti
storici, come nella rivoluzione
sandinista in Nicaragua.
Di questi contributi si è arricchito il confronto fra i partecipanti, proseguito in gruppi di
studio, da cui è emersa la consapevolezza che una seconda generazione si va facendo strada
alTinterno del movimento delle
Comunità di base, formata non
solo di giovani « nati » nelle Cdb
ma anche di quelli « entrati »
negli ultimi anni. Ne è derivato
l’impegno di porre questi problemi al prossimo Comitato nazionale delle Cdb perché della
seconda generazione si tenga
conto nel definire le linee del
convegno di primavera.
(ADI STA)
dal mondo
cristiano
Le chiese francesi
per la Jugoslavia
BELGRADO — Cinque responsabili religiosi francesi, fra cui
il pastore Jacques Stewart, presidente della Federazione protestante di Francia, si sono recati
in Jugoslavia dalTll al 12 novembre per incontrare i dirigenti politici e religiosi della Serbia e
della Croazia. Questa delegazione ecumenica intendeva lanciare un appello solenne « al rispetto della dignità umana affinché
cessino i combattimenti e le popolazioni possano ritrovare la
pace e la serenità ». I presidenti serbo, Milosevic, e croato, Tudjman, si sono dichiarati pronti ad incontrarsi e a negoziare
la pace, a Parigi, secondo la proposta fatta loro dalla delegazione.
(BIP)
Una separazione
tra chiesa e stato?
ZURIGO — Il Parlamento cantonale di Zurigo ha accettato,
lunedì 4 novembre, un’iniziativa
richiedente un progetto di separazione della chiesa dallo stato.
Il progetto è appoggiato dall’Unione democratica di centro
e dai radicali, oltre che da alcuni ecologisti e socialisti, mentre i democratici cristiani e gli
evangelisti l’hanno respinto all’unanimità. Il governo dovrà
nei prossimi mesi sottoporre al
Parlamento un progetto di separazione. Se questo otterrà l’appoggio di un terzo dei 180 deputati del Gran consiglio sarà
sottoposto al voto popolare.
I sostenitori del progetto ritengono che l’attuale situazione
dei rapporti tra chiesa e stato
debba essere riesaminata. Alcuni pensano che i privilegi ecclesiastici non siano più legittimi
e che il legame tra chiesa e
stato sia contrario alla libertà
di fede e di coscienza. Per altri,
tutte le religioni devono essere
trattate alla pari. Diversi deputati hanno lamentato il fatto che
la chiesa « si occupa troppo di
politica e non abbastanza di assistenza spirituale ».
(SPP)
Pastora o
pastoressa?
GINEVRA — E’ appena uscito
il. « Dizionario femminile-maschile delle professioni, dei titoli e
delle funzioni » (Edition Mètropolis). Secondo le regole grammaticali sulle quali si basa il dizionario, il termine « pastore »
dà, al femminile, « pastoressa ».
Ma, dice Isabelle Graesslé, direttrice del « Centre protestant
d’étude » di Ginevra e pastora,
noi non vogliamo essere chiamate « pastoresse ». E così una dozzina di donne della Chiesa protestante di Ginevra ha scelto il
termine « pastora ». Thérèse Moreau, dottore in lettere e scrittrice, che ha partecipato alla redazione del dizionario, dice:
« Questo dizionario è il risultato di un lavoro metodico e sistematico basato sulle regole
della grammatica. Alcuni termini potrannp sembrare ridicoli,
sarà l’uso a decidere. Per quanto riguarda la femminilizzazione
della parola ’’pastore”, se le
donne preferiscono ’’pastora”,
tanto meglio. L’importante è che
esse femminilizzino la loro funzione ».
(SPP)
9
f
13 dicembre 1991
v^allì Taldesi
PINEROLO
INCONTRO DI STUDIO A TORRE PELLICE
Il sindaco si fa a Torino Riconosciuto il ruolo
del volontariato
Gli equilibri molto fragili scaturiti dalle amministrative potrebbero essere messi in discussione - Ci sarà un nuovo ricorso al Tar?
Il 16 dicembre, con tutta probabilità, i nuovi consiglieri comunali eleggeranno il sindaco di Pinerolo. La poltrona di sindaco dovrebbe tornare a Livio Trombotto, responsabile provinciale del
patronato della Coldiretti e
« neoandreottiano », come ama
definirsi.
Ad insidiargli il posto è l’arch.
Elvio Rostagno, uomo nuovo della DC pinerolese, alla sua prima
esperienza amministrativa e legato al lavoro parrocchiale della
chiesa di Madonna di Fatima. Rostagno rappresenta una delle poche possibilità di rinnovamento
della DC pinerolese, che da cinque anni è percorsa da faide interne.
Le segreterie provinciali dei
partiti hanno discusso la situazione di Pinetolo ed hanno ipotizzato uno schieramento DC,
PSI, PLI, PRI. PSDI che sulla
carta ha una maggioranza di 26
consiglieri contro 14 all’opposizione: Lega Nord, PDS, Alterna
LUSERNA
Mostra d'arte
L’assessorato per la Cultura di
Lusema San Giovanni ospita per
il periodo natalizio, presso il palazzo comunale, salone mostre, la
rassegna « 20 pittori della scuola
Filippo Scroppo », comprendente
opere pittoriche e scultoree di
venti artisti formatisi presso l’atelier scroppiano.
La mostra rinnova una consuetudine d’incontro e di verifica già
sperimentata dal gruppo, confermando il potenziale artistico e solidale che tuttora anima gli « antichi allievi » dell’« antico maestro ».
Le venti « presenze » sono idealmente ordinate intorno a Filippo
Scroppo, che partecipa all’esposizione con l’olio su tela del 1947
« Figura di donna », un ritratto
dedicato alla moglie Lucia. Compartecipi della rassegna-omaggio
sono i pittori Bidini, Botto, Calcagno, Elléna, Ferrare, Ferroglia,
Fontan, Grattini, Maggia, Musei,
Nebiolo, Orecchia, Parisi, Polastro. Politane, Proverbio, Giuliana Rosso, Silvio Bosso, Egle
Scroppo, Adriano Tuninetto.
La mostra resterà aperta fino
all’ll gennaio 1992. Orario; feriali 10-12 e 17-18 (lunedì e giovedì
pomeriggio esclusi).
tiva. Rifondazione e Piemont. La
maggioranza di 26 consiglieri può
però essere destabilizzata se le varie correnti interne alla DC non saranno tutte rappresentate in giunta. Vi è poi la corrente legata agli
andreottiani storici (capeggiata
da Francesco Camusso, il quale
non è in consiglio comunale) che
— sotto la minaccia di un nuovo
ricorso al TAR che potrebbe mandare nuovamente a casa tutti i
consiglieri — vuole essere sovrarappresentata in giunta. I socialisti sembrano ormai aver rinunciato ad ogni pretesa circa la poltrona di sindaco.
Le trattative per la formazione della nuova giunta vengono tenute saldamente in mano dai segretari di partito, a Torino; si teme infatti che i litigi pinerolesi
facciano nuovamente crollare gli
equilibri.
Sta di fatto che si parla molto
di equilibri e pochissimo di pro.grammi.
Questa situazione non piace al
PDS che ha riunito il 5 dicembre
scorso il gruppo consiliare e che
ha elaborato un documento nel
quale afferma; « Il pentapartito
non è l’unica soluzione, occorre
realizzare l'unità d’azione di tutte
le forze che vogliono l’alternativa,
le trattative si svolgano pubblicamente a Pinerolo, i partiti informino sulle spese sostenute nella
campagna elettorale ».
Il PDS annuncia anche la for
mazione di una « amministrazione ombra » che « elabori progetti
e programmi per Pinerolo ».
L’Alternativa invece organizza
per giovedì 12 dicembre un dibattito sulla situazione politica (sala del Comprensorio, ore 20,45)
per fare il punto sulla situazione
e comunica un rendiconto delle
spese sostenute per le elezioni (in
-totale 5.411.710 lire). L’Alternativa
inoltre, in una lettera al nostro
giornale, precisa di non essere
l’espressione locale del movimento La rete di Orlando. « L’Alternativa è una esperienza alla Quale hanno aderito persone vrovenietiH da settori di lavoro e volontariato diversi... Tra coloro che
vi hanno partecipato c’è qualcuno
che ha aderito al movimento de
la Rete » e ci sono altri « che
mai aderiranno, per motivi diversi ».
« Orlando è venuto a Pinerolo
—- dicono quelli deH’Alternativa — e ha ufficialmente dichiarato di sostenere e condividere
l’esperienza del Gruppo per l’alternativa » ed ha distribuito personalmente volantini della lista
perché lo scopo principale del
movimento della Rete è « quello
di essere lievito culturale e di promuovere, come a Brescia e a Fiuggi o di sostenere, come a Pinerolo, esperienze che si muovano nella stessa direzione ».
O. L.
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Approvato il regolamento
Il Consiglio della Comunità
montana vai Pellice ha finalmente il suo regolamento; è stato
approvato nella seduta di mercoledì 4 dicembre, al termine
di un altro Consiglio fiume. Gli
interventi non potranno durare
più di mezz’ora per gli argomenti più importanti e fondamentali, mentre per altri minori si
andrà dai 10 ai 20 minuti. Il regolamento stabilisce inoltre gli
aspetti essenziali dell’attività
consiliare e delle commissioni, i
diritti dei consiglieri ed il ruolo dei sindaci. Più volte rinviato nei mesi scorsi, questo regolamento dovrebbe avere il compito di ricondurre in termini accettabili dibattiti che finora so
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MUNICIPIO
»lAZZA PINEROLO
no stati di lunghezza talvolta
esasperante.
Lo stesso Consiglio di mercoledì scorso ha confermato questa abitudine; per due ore si è
discusso, a proposito della mobilità volontaria fra enti, della
possibilità/opportunìtà di riavere un dipendente con la qualifica di geometra nel settore della pianificazione.
Di maggiore interesse invece
la discussione sul fondo di solidarietà nel settore dell’allevamento bovino; sono state aggiornate le quote per ciascun Comune (250.000 lire), ai Comuni per
ciascun abitante (200 lire) e per
ogni capo assicurato (1.000 lire
al posto delle attuali 500).
Da notare che al mese di settembre risultava assicurato circa il 10% dei capi esistenti (611
su 6.221) per lo più, percentualmente, nei Comuni di Bobbio
Pellice e Rorà mentre, sempre
in percentuale, il numero maggiore di capi abbattuti fra gli
assicurati risultava a Luserna S.
Giovanni e Torre Pellice. Il Consiglio ha comunque, al di là delle cifre, riaffermato la validità
di questo sostegno alle aziende
colpite dall’abbattimento di capi malati di TBC o BRC, nonché di bovini uccisi da fulmini
o altri incidenti.
P. V. R.
« Rapporto fra le organizzazioni di volontariato e le autonomie
locali ». Questo, secondo Luciano
Guerzoni, della sinistra indipendente, dovrebbe essere il vero titolo della legge quadro 266 sul
volontariato; un concetto ripreso
poi da Luciano Tavazza, segretario nazionale delle Associazioni di
volontariato, nel suo intervento
aH’incontro di studio promosso a
Torre Pellice dalla Comunità
montana vai Pellice.
Infatti questa legge compare in
coda alle precedenti 142/90 (riforma degli enti locali) e 241/90 (trasparenza amministrativa). Essa è
frutto di un periodo fecondo ed
innovativo nella legislatura in
corso, in cui lo stato, e di conseguenza gli enti locali che ne seguono, ripensa il suo rapporto
con il cittadino e con gli organismi ai quali egli dà la delega a
rappresentarlo.
« Con questo atto — prosepe
il dr. Tavazza — viene data l’opportunità al volontariato di uscire dalla sola dimensione caritativa per diventare soggetto politico ». Nella gestione della ’’polis”
(la città), oltre all’operare nella
solidarietà umana bisogna porsi
il problema della rimozione delle
cause che portano alle discriminazioni e alle emarginazioni e
quindi affròntare il problema alle radici.
Con questa legge il volontariato esce dalla discrezionalità che
sino ad ora aveva caratterizzato
il suo rapporto con l’ente pubblico e con i partiti (simpatie od
antipatie politiche, collateralismi
ecc.) ed ottiene un riconoscimento di soggetto politico uguale in
tutte le regioni d’Italia con attitudini ad intervenire nel processo
di trasformazione del nape.
La legge non riparda invece il
volontariato del singolo e non costringe i gruppi costituiti ad essere diversi da ciò che sono (per
il loro funzionamento e riconoscimento bastano la Costituzione
e gli articoli del codice civile).
Invece, per le associazioni che
operano su più larga scala e che
desiderano fare convenzioni con
l'ente pubblico ed accedere di
conseguenza alle sovvenzioni previste sia dal privato che dal pbblico, avendo anche agevolazioni
fiscali, la legge richiede, oltre all’assenza di fini di lucro, criteri
di democraticità nella gestione
dell’associazione e gli stessi criteri di trasparenza amministrativa della legge 241 adottati per
gli enti pubblici.
E’ a questo livello che saranno
poi messi a disposizione le risorse e gli spazi per costruire centri
di servizi progettati, gestiti, amministrati dal volontariato in confronto costante con gli enti territoriali.
E’ in questa prospettiva che dovrebbe ritornare sul territorio il
denaro raccolto sulla stessa area
geografica. Si potrà sperare che
ciò avvenga?
Spetterà ora alle Regioni, che
hanno un anno di tempo a partire dall’agosto '91, emanare leggi
attuative o modificare le 16 leggi regionali specifiche sul volontariato per renderle in sintonia
con la legge quadro.
« Per raggiungere questo livello
il dibattito non deve cadere ora
che sono indicati i paletti che ci
permettono di leggere la legge —
continua Tavazza —; vi è necessità di continuare a studiare insieme in dieci, cento convegni come
questo, perché solo così si darà
veramente corpo alle possibilità
offerte migliorando semmai in
sede regionale e non restringendo la portata del testo nazionale ».
Il taglio di incontro di studio e
di approfondimento è stato dato
sin dalle prime battute dal moderatore dell’incontro, il giudice
Elvio Fassone, con un’interessante analisi sull’evoluzione della nostra società nel dopoguerra e la
richiesta emergente, che prende
voce nel volontariato, di dare un
senso alla vita.
L’incontro è poi proseguito con
diversi interventi e quesiti tendenti a definire quali sono gli spazi corretti della futura applicazione della legge da parte di amministratori e di rappresentanti
di associazioni. La nutrita partecipazione di operatori e amministratori di diverse zone del Piemonte ha dato rilievo a questo
dibattito. Non altrettanto sensibili gli amministratori della vai
Pellice; infatti metà dei Comuni
della valle non era rappresentata.
Adriano Longo
USSL 43
Ispezione
La Regione Piemonte ha trasmesso alla Procura generale
presso la Corte dei conti gli atti
dell’ispezione condotta presso
rUSSL 43 della vai Pellice, così come è accaduto negli ultimi
anni in tutte le USSL piemontesi.
In un comunicato stampa dell’assessorato alla Sanità della
Regione si afferma che al coordinatore sanitario sarebbero stati erogati « indebitamente » 116
milioni.
« La procura generale presso
la Corte dei conti — recita il
comunicato — aveva aperto una
indagine su segnalazione del rappresentante del ministero del
Tesoro all’interno dei revisori
dei conti, interessando la Regione Piemonte. La Regione ha poi
evidenziato all’amministratore
straordinario, dott.ssa Serra, la
necessità di procedere all’annullamento della deliberazione che
corrispondeva al dr. Bissone la
somma di 116 milioni, richiedendo allo stesso la restituzione
delle somme indebitamente percepite (...). Se ciò non avvenisse — conclude il comunicato dell’assessorato regionale — il fatto verrebbe addebitato ai componenti dell’allora comitato di
gestione ».
MOBILIFICIO
esposizione e laboratorio :
via S. Secondo, 38 ■ teL (0121) 201712
(di fronte alla caserma alpini)
ABBADIA ALPINA - PINEROLO
Rifugio Barbara
TORRE PELLICE — Il CAI
vai Pellice ha indetto la gara di
appalto per la gestione del rifugio Barbara Lowrie al Pis della
Gianna; esìste già una rosa di
candidati, tuttavia il CAI vaglierà tutte le domande pervenute
entro il 17 gennaio prossimo. Non
saranno prese in esame offerte
che contemplino un canone annuo inferiore ai 10 milioni.
Le domande, corredate da curriculum personale degli aspiranti, dovranno pervenire al CAI,
in piazza Gianavello 24.
10
10 valli valdesi
13 dicembre 1991
ASSOCIAZIONE PACE
VALLI CHISONE E GERMANASCA: ELEZIONI SCOLASTICHE
Ali, Kamis e gli altri C’è stata partecipazione
Alt, Kamis e gli altri e II gelo
in testa. Sono questi i titoli di
due video, della durata di circa
20’ ciascuno, ideati dall’Associazione per la pace con il concorso deH’Associazione per la partecipazione allo sviluppo, e realizzati per la Vegafilm dal giovane regista torinese Gianni Bettinelli.
« L’idea è nata dall’esigenza di
far conoscere nelle scuole della
vai PelUce la realtà e la vita degli immigrati terzomondiali —
spiega Enzo Alessio, dell’Associazione pace —; fino ad ora avevamo avuto modo di vedere programmi della RAI che però, oltre ad essere basati su problemi
più nazionali che locali, avevano il limite di ’’invecchiare” rapidamente. Infatti basta guardare un’inchiesta, anche delle migliori, realizzata prima della legge Martelli: è evidente che cambiano i problemi, cambiano le
jirospettive... Questi due video
dovrebbero aiutarci a sensibilizzare gli studenti, grazie anche
alla collaborazione con gli insegnanti che fin qui è stata proficua ».
Proprio i Popoli senza terra
era stata in effetti un’iniziativa
che due anni e mezzo fa aveva
coinvolto le scuole medie di Torre Penice e Luserna: in concomitanza con le celebrazioni per
il tricentenario del Rimpatrio si
era proposta alla riflessione delle
scolaresche la situazione di popoli come quello curdo, quello
palestinese, quello eritreo, nonché la popolazione indigena dell'America del Sud.
Ma come sono stati realizzati
i video, presentati agli insegnan
ti lunedì 9, che scelte sono state fatte per la loro realizzazione?
«Proprio tenendo conto del loro possibile utilizzo — prosegue
Alessio — abbiamo voluto che
fossero il più possibile i lavoratori stranieri a parlare, senzaza perderci in troppi commenti ’dotti’ o in pesanti dati statistici: così vengono fuori delle
storie reali, di vita vissuta, attraverso delle interviste. Alcuni brevi commenti sono stati inseriti dove occorreva spiegare
dei fenomeni ben precisi, e specialmente nel video destinato
alle scolaresche delle medie inferiori, e chissà, magari a qualche 5‘ elementare... ».
E in effetti, partendo da un
materiale girato che è stato di
complessive quattro ore. Ah,
Kamis e gli altri e II gelo in
testa utilizzano in parte gli stessi spezzoni, con alcune varianti e qualche integrazione. Così
il primo, destinato ai ragazzi
più giovani, è in un certo senso niù didascalico, spiega di più,
mentre il secondo presuppone
che già si conoscano i termin’
della questione, e lascia niù spazio al racconto fatto in prima
persona dagli intervistati.
Quest’ultimo cortometraggio
sarà tra l’altro programmato al
cinema Trento di Torre Pellice
in primavera, al termine della
rassegna del venerdì sera (film
d’arte e cultura), unitamente ad
altri cortometraggi e film di documentazione sociale girati da
giovani autori; una serata analoga aveva fatto registrare un buon
successo un anno fa.
P. V. R.
USSL 44
Novità al «Civile»
Importanti novità in vista per
l’Ospedale civile « E. Agnelli »
di Pinerolo. L’Amministratore
straordinario dell’USSL 44, ing.
Fabbri, annuncia l’attivazione di
iniziative di rilevanza essenziale
per la qualità dei servizi sanitari
erogati presso la struttura ospedaliera multizonale.
La prima iniziativa riguarda il
radicale miglioramento qualitativo dell’ambiente ospedaliero e
dell’organizzazione funzionale nel
suo insieme; purtroppo accade
spesso che, pur in presenza di
cure medico-specialistiche altamente professionali, il paziente,
già di per sé in stato di comprensibile difficoltà psicologica, non
venga accolto come sarebbe desiderabile, determinando ciò la percezione di ricevere ima mediocre
assistenza sanitaria ed un trattamento tale da determinare una
cattiva opinione delle cure ricevute e dell’ospedale in genere: il
riferimento è specificamente rivolto ad una molteplicità di aspetti, spesso considerati (ingiustamente) marginali. Qualche
breve esempio può bastare; l’informazione esauriente e precisa
sulle modalità di cura, segnalazioni chiare sul da farsi e sul dove recarsi, una buona ristorazio
ne sia come mensa che come servizio bar interno (oggi inesistente ma di prossima installazione),
pulizia ed igiene, per arrivare
con ben poco sforzo a rendere
più accoglienti reparti ed ingressi, ambulatori e corridoi.
Ecco dunque che hanno preso
avvio in questi giorni i primi veri corsi di formazione e di aggiornamento (in genere trimestrali) rivolti a tutto il personale
medico e paramedico in qualche
modo a contatto con il pubblico.
Le prime divisioni ospedaliere
coinvolte nel progetto sono state
medicina ed ortopedia, oltreché
a due servizi (Dea e dialisi). Successivamente sarà la volta del laboratorio analisi e patologia clinica, del centro trasfusionale ecc.
La seconda iniziativa di rilievo è l’avvio all’USSL dei centri
di costo: anche in questo caso,
fonti regionali segnalano l’Unità
sanitaria di Pinerolo fra le prime
in assoluto a partire in modo
reale sull’argomento. Lo strumento della contabilità per centri di
costo, consentirà finalmente di
disaggregare, con chiarezza e precisione, la struttura della spesa
e di evidenziare in generale le
singole modalità di utilizzo delle risorse disponibili.
Le recenti votazioni per i Consigli di circolo e di istituto di
Perosa e Villar e del Distretto
scolastico delle valli Chisone e
Germanasca hanno visto una affluenza dei genitori intorno al
44% (Pomaretto 60%). Ci pare
una percentuale discreta, tenuto
conto del disinteresse generale e
della disinformazione che hanno
caratterizzato queste votazioni.
Nati nel ’74, gli organi collegiali
della scuola non hanno mai avuto vita facile perché si sono dimostrati subito degli strumenti
imperfetti e carenti, dove la presenza dei genitori era più formale che incisiva.
All’inizio sia i partiti che i sindacati, non solo della scuola,
avevano dimostrato un certo interesse, ma esso è diminuito col
passar del tempo fino a giungere all’attuale oblio verso la scuola.
Eppure i vari Consigli sono ancora l’unico strumento in grado
di garantire la presenza dei genitori nella scuola per denunciarne i limiti, avanzare proposte, partecipare alla gestione dei
bilanci e all’organizzazione scolastica, soprattutto in vista del
le ipotesi di autonomia dei Circoli e degli Istituti.
Nel distretto 42 i genitori hanno presentato, sia per il Consiglio di circolo, sia per il Consiglio distrettuale, due liste contrapposte; una di ispirazione laica il cui motto era « Per una
scuola aperta, laica e democratica » e una di ispirazione cattolica, « Per una partecipazione attiva e responsabile ».
I seggi sono stati così attribuiti;
Circolo di Villar Perosa: 4 seggi alla lista laica e 2 alla lista
cattolica;
Circolo di Perosa: 5 seggi alla
lista laica eia quella cattolica;
per il Consiglio di distretto la
lista cattolica ha ottenuto 4 seggi contro i 3 della lista laica.
Per le elezioni dei Consigli di
istituto delle scuole medie sono
state presentate liste uniche di
genitori.
Per quanto concerne gli insegnanti, la partecipazione al voto
è stata molto alta; scarso invece il dibattito aH’interno della
categoria. Nelle realtà in cui si
sono presentate liste contrapposte, lo si è fatto più per « im
pedire » reiezione di qualcuno
che per sostenere idee e programmi di rinnovamento.
Abbiamo l’impressione che alcune conquiste importanti (vedi
tempo pieno, tempo prolungato...) abbiano appagato le aspirazioni di molti.
Bisogna però ricordare che
nella scuola sono in corso, o
prossimi a realizzarsi, profondi
cambiamenti: nuovi orientamenti per' la scuola materna; graduale passaggio dall’orario unico all’organizzazione modulare
(minimo di 27 ore settimanali)
nella scuola elementare; organizzazione didattica per aree disciplinari nel tempo pieno (40 ore
settimanali nella scuola elementare): ipotesi di sperimentazione
del biennio unico in valle, con
il prolungamento quindi delTobbligo scolastico a 16 anni; introduzione della lingua straniera
nella scuola elementare.
Su questi ed altri contenuti
bisognerà sicuramente riprendere il confronto indipendentemente dalle scadenze elettorali, dentro e fuori gli organi collegiali.
F. T.
VAL PELLICE
Otto anni di Amnesty
Il 19 novembre 1983 è una
data da ricordare, un anniversario importante. Possiamo far risalire a quel giorno la fondazione del nucleo di Amnesty International nella vai Pellice. Per il
pomeriggio di quel giorno era
stato organizzato un incontro,
alla Foresteria valdese di Torre
Pellice, con i responsabili di
Amnesty di Torino, Stefano
D’Errico e Daniela Molino, perciò l’arrivo del presidente della
sezione italiana di A. I., Cesare
Pogliano, fu una vera sorpresa.
Il suo discorso, così incisivo,
cosi convincente, fu determinante per la nascita dell’attività di
Amnesty nella vai Pellice. Suscitò tanto entusiasmo tra i presenti alla riunione, che quella
stessa sera si decise di dar vita ad un immediato impegno
per il rispetto dei diritti umani
nel mondo. Già il 30 novembre
si costituì un nucleo di persone disposte a dedicarsi ad un
lavoro serio e continuato per
Amnesty e quindi per i diritti
dell’uomo.
Nei primi giorni del gennaio
’84 si diede l’avvio a questa attività esponendo una mostra fotografica documentaria, proveniente da Saluzzo, nei locali della chiesa cattolica di Torre Pellice. Questa mostra fotografica,
che documenta le violazioni dei
diritti umani in vari paesi, divenne subito itinerante e seguì
un percorso che portava alle
scuole, secondo un piano di educazione ai diritti umani (Edu)
predisposto prima dal Nucleo e
poi dal Gruppo in formazione
costituitosi nell’autunno del 1984.
La mostra, ampliata con nuove fotografie, offriva con le immagini un messaggio molto
comprensibile per gli studenti.
Inoltre era occasione di collo
qui e di interventi per far conoscere soprattutto la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, sconosciùta al maggior numero degli studenti.
Furono contattate diverse
scuole, dalle medie alle superiori, a cominciare da Torre Pellice, Luserna S. Giovanni, Bricherasio, Pinerolo; quindi si allargò il cerchio fino a Bagnolo e
Perosa Argentina. L’educazione
ai diritti umani fu dunque il
primo e più importante obiettivo nell’attività del Gruppo di
Amnesty, specialmente nei primi anni (’84, ’85, ’86). E quando si
comprese che per educare i giovani era necessario preparare gli
adulti a questo compito, si organizzò con molto impegno un
seminario, cioè un corso di aggiornamento all’educazione dei
diritti umani per insegnanti. IT
corso fu ripartito in 5 lezioni
dal 15 ottobre al 10 dicembre
ed affidato a persone esperte nel
campo: un magistrato, due professori e un avvocato. Il corso
si svolse a Torre Pellice e fu
ben frequentato.
E’ noto che Amnesty si serve
della tecnica dei tavolini per avere contatti con la gente, per farsi conoscere, oltre che per raccogliere firme per gli appelli e
fondi per l’opera. Compresa l’importanza dei tavolini, si curò in
modo particolare l’esposizione di
pubblicazioni sulle tematiche dei
diritti umani. Stand e tavolini
sono stati allestiti in occasione
di manifestazioni pubbliche come la Rassegna culturale tórrese, la Mostra mercato dell’artigianato a Pinerolo, l’Expo di
Luserna S. Giovanni, « Due giorni per la pace » a Torre Pellice,
per citare le più importanti.
E’ giusto ricordare che al principio dell’85 sono iniziate le tra
smissioni mensili per Amnesty
da Radio Beckwith, che fino ad
oggi non hanno mai subito una
interruzione del servizio. Sono
stati trattati moltissimi argomenti, sempre sulle tematiche
delle violazioni dei diritti umani, e ogni volta sono state date
le notizie sull’attività svolta dal
Gruppo nel mese precedente la
trasmissione. I programmi sono
stati autogestiti da soci della vai
Pellice.
Un’altra attività svolta all’esterno per propaganda e ricerca fondi è l’organizzazione dei
concerti, tutti tenuti nel tempio
valdese di Torre Pellice. Il primo è stato un concerto d’organo e flauto traverso nelT85 e il
secondo un concerto del Coro
alpino nelT86. Negli anni seguenti altri concerti sono stati offerti da Amnesty alla popolazione
della valle.
Malgrado tutti questi impegni
pubblici descritti fin qui, il lavoro del Gruppo nelle riunioni
quindicinali è stato molto impegnativo, soprattutto per l’invio
di lettere e appelli ai governi di
numerosi paesi, tra cui le azioni urgenti (AU), in favore di
prigionieri in pericolo di esecuzione capitale, tortura e maltrattamenti d’ogni genere. E’ stato
un lavoro capillare, paziente, che
viene messo in evidenza dai verbali redatti fedelmente durante
le riunioni, verbali in cui è racchiusa tutta la storia del Gruppo della vai Pellice.
Dovremmo ricordare qui altre
due attività del 1986, la corrispondenza con l’ex prigioniero
africano Kabamba e l’organizzazione del primo ’’mercatino delle pulci”, ma è meglio rimandare
alla seconda puntata della storia.
Anna Manilio Reedtz
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
i
Officina autorizzata FIAT
LA PRIMA m PINEROLO
Via Montabello, 12 10064 PINEROLO
Tal. 0121/21682
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Viale De Amicis, 3
Tel. 0121/90.16.51
11
lettere H
13 dicembre 1991
I NEOLOGISMI
FEMMINISTI
Egregio sig. Direttore,
sembra che da qualche tempo a
questa parte il gergo ecclesiastico
protestante si sia arricchito di parole
nuove: alludo ai neologismi femministi « pastora », « direttora », ecc.
A mio avviso, questa nuova moda
commette innanzitutto l'ingenuità di
confondere il concetto di genere grammaticale delle parole qualificanti con
il sesso della persona qualificata. Cose, queste, non sempre coincidenti,
ma non per discriminare il sesso femminile, come certuni ritengono, bensì
per consolidate tradizioni linguistiche.
La cultura patriarcale c’entra ben poco, tanto è vero che esistono qualifiche che assumono il genere femminile anche quando sono svolte da uomini [es.: la sentinella, la guardia, ecc.
O forse d’ora in poi avremo « il sentinelle », « il guardie », e così via?).
Che dire poi delle numerose qualifiche di genere maschile, ma terminanti in « a »? (Dentista, professionista,
autista, ecc.). Sono dunque solo le
donne pastore a sentirsi offese dalla
grammatica italiana?
Fatte queste osservazioni di carattere linguistico, mi si consenta di passare a quelle teologiche:
1) il gergo, la teologia e le chiavi
di lettura femministe, lungi dal costituire un’attuazione del principio evangelico « non v’è più né maschio né
femmina », contribuiscono invece a scavare ancora di più le trincee prodotte
dal maschilismo, peraltro quest’ultimo
in via di estinzione;
2) il regime di « apartheid » grammaticale ideato dai leader d’opinione
valdesi-metodisti accentua ed ostenta,
anziché attenuare, le caratterizzazioni
sessiste. Per quanto riguarda i pastori, se è vero che la funzione esercitata trascende lo specifico personale
individualistico, allora si dovrebbe usare la stessa qualifica per tutti, uomini e donne, onde simboleggiare una
reale e piena uguaglianza.
Se questo principio fosse accettato
non avrebbe importanza il genere grammaticale del termine usato, purché sia
10 stesso per tutti. A questo punto,
però, per correttezza ortografica, etimologica e storica, dovrebbe rimanere
11 classico termine « pastore », grammaticalmente maschile, ma di fatto
adattabile a uomini e donne proprio
perché « non v’è più né maschio né
femmina ».
Si consolino comunque le femministe (e i femministi, dato che ce ne
sono) perché un pastore, anche se uomo, è pur sempre « una » guida spirituale per la propria comunità (e non
« un guido », come dovrebbe definirsi
se applicasse gli stessi principi che
hanno prodotto quel ridicolo « pastora »).
Luigi Nicoiai, Terni
GIOVANNI SCUDERI
Ci eravamo rivisti a Roma, piazza
Cavour, circa un anno fa, in occasione deH’Assembiea congiunta BMV. Poche parole di saluto, sempre fraterno,
dopo anni, molti anni, da quando pastore lui della comunità dì Venezia,
aveva condotto noi, piccolo gruppo di
giovani, nell'istruzione biblica fino alla confermazione. Ricordo la sua passione per lo studio e i libri (non solo
di teologia) e la sua immensa biblioteca, affascinante per me allora giovane studente di liceo, che riempiva
tutte le pareti in una delle grandi stanze della sua casa a palazzo Cavagnis,
sede anche del tempio e della foresteria valdesi. Di quest’ultima fu lui
l’ideatore, per l’ospitalità in Venezia,
ed il primo conduttore con grande disponibilità e impegno: proprio nel salone della foresteria, al piano « nobile » di palazzo Cavagnis, ricordo ancora le gioiose « consegne » al pastore A. Garufi, a lui subentrato come
pastore della chiesa di Venezia.
Da poco avevo saputo che da mesi era gravemente malato, e questo
mi aveva profondamente rattristato.
Sempre pronto al dialogo, e alla battuta scherzosa, tuttavia intransigente
quando gli obiettavo di non essere
d’accordo con lui su qualche argomento (eravamo alla fine degli anni ’60),
vorrei ricordarlo, ora che ci ha lasciati, con le parole che impresse sulla
prima pagina della Bibbia donatami
nel giorno della professione di fede
a Venezia: « ...Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituito perché andiate, e portiate frutto, e il vostro
frutto sia permanente » (Giovanni 15:
16).
Daniele Busetto, Vicenza
PER IL COLLEGIO
’’CONFESSIONALE'
La Comunità evangelica
riformata
di Locamo e dintorni
cerca
per il 1° settembre 1992 (ev. data da convenire) un/una
pastore/a
Ci aspettiamo:
— persona di madre lingua italiana, con sufficiente conoscenza
delle lingue francese e tedesca ;
— disponibilità a collaborare con altri colleghi;
— voglia di lavorare in modo indipendente per sviluppare la
comunità di lingua italiana e francese.
Compiti principali:
— culti e funzioni in italiano;
— insegnamento nelle scuole;
— visite negli ospedali e nelle case di riposo.
Offriamo :
— casa parrocchiale spaziosa con Chiesa e Centro comumtario
annessi, a IVIuralto.
Gli interessati possono annunciarsi (entro la fine di gennaio 1992) al presidente della commissione per reiezione di
un nuovo pastore, sig. Jean François IMontandon (via Lusciago 15 - CH 6616 Lesone, tei. 0041 93 352894). Per eventuali informazioni ci si può rivolgere anche al pastore franco Scopacasa (via ai Grotti 2 - CH 6616 Lesone, tei. 0041 93 355357).
Forse interpreto in modo errato ciò
che egli ha voluto dire, ma mi sono
posta questa domanda: perché vergognarsi del proprio confessionalismo?
Scuola confessionale non è necessariamente quella che ti propina Ave
Maria e Pater noster dal mattino alla
sera o che ti sottopone ad un lavaggio del cervello continuo. Scuola confessionale può essere invece quella
che ti offre la possibilità di scegliere
un modo di vivere diverso, ohe ti dà
la possibilità di capire ed apprezzare
altri valori della vita che non siano
la droga, la discoteca, la mafia o la
pietà.
Scuola confessionale può essere, insomma, un’alternativa che offre la possibilità di scoprire la propria identità
di essere umano libero, così come
traspariva dalle parole della sig.ra Gay.
Perché dunque nasconderci dietro una
pretesa secolarizzazione, che non è meglio di un serio confessionalismo? Questo può anche essere tradotto con « testimonianza », non una qualsiasi, ma
testimonianza evangelica, quella stessa
che sta alla base di ogni progetto della nostra chiesa, da Agape a Riesi.
Un progetto di sfida e non di assimilazione, che scaturisce proprio dal
nostro confessionalismo che sta nella consapevolezza dì « essere nel mondo ma non del mondo », a differenza
di altri confessionalismi che invece
sono del mondo ma non vogliono essere nel mondo.
Milena Beux, Lugano
CENTRO DI
FORMAZIONE
DIACONALE
Caro Direttore,
il sindaco dì Torre Pellice ha affermato a Protestantesimo (17 novembre) che la caratteristica del Collegio
valdese è di essere una scuola laica.
PER IL NATALE 1991
un regalo gradito è
il calendario 1992
VILLE E
CASE PADRONALI
IN VAL PELLICE
di ANDREA NISBET
in vendita in vai Pellice,
Pinerolese e Torino
■ Oggi
e domani
Concerti
VILLAR PEROSA — Presso la chiesa
S. Pietro in Vincoli, alle ore 21 di giovedì 12 dicembre, si svolgerà un concerto di Natale dei « Piccoli cantori
di Torino » diretti da Mauro Bouvet;
verranno eseguiti brani di musica tradizionale.
TORRE PELLICE — Venerdì 13 dicembre, alle ore 20,45, nella chiesa di
San Martino, si svolgerà un concerto
a favore della casa di riposo San Giuseppe. L’orchestra da camera » Augusta » di Torino, diretta da Roberto Gatto, presenterà una serata musicale con
il titolo di « Natale di solidarietà ».
PRAROSTINO — Sabato 21 dicembre, alle ore 21 presso il tempio valdese di S. Bartolomeo, avrà luogo un
concerto di Natale, manifestazione canora con la partecipazione del coro
Brio Boucle.
Mostre
SAN GERMANO CHISONE — L’Asilo valdese presenta una mostra di artigianato artistico « Arte giovane » il
cui ricavato andrà a favore dell’Asilo
stesso; i lavori resteranno esposti dal
14 al 22 dicembre in orario 14,30-18,30.
SALUZZO — Fino al 24 dicembre
resta aperta al pubblico, presso la biblioteca cìvica, una mostra di libri e
di pittura su Pinocchio; la mostra è
proposta nell’ambito del progetto « Educazione alla lettura » del distretto scolastico ed è articolata in tre settori.
Caro Direttore,
ho apprezzato il fatto che le due
pagine centrali del giornale (n. 46 del
29.11) siano state dedicate all’inaugurazione del primo corso del Centro
di formazione diaconale di Firenze.
Vorrei però chiederti una piccola
precisazione per evitare di dare al
lettore una informazione incompleta.
Il Centro di formazione diaconale
(CFD) è l’espressione di un programma condiviso attualmente da quattro
denominazioni evangeliche: battiate,
fratelli (attraverso il Comitato promotore iniziative evangeliche), metodiste
e valdesi ed è aperto alla partecipazione di altre Chiese evangeliche che
ne condividano gli obiettivi.
il CFD è gestito da un Consiglio
direttivo in cui sono presenti i rappresentanti delle quattro Chiese. Detto
Consiglio ha, fra l’altro, il compito
di ,<■ stabilire il programma dei corsi,
curarne l’organizzazione e verificare
l’attività didattica valorizzando le ricchezze delle diverse sensibilità teologiche ».
Al prof. Massimo Bubboli spetta invece il non facile compito di seguire
gli studenti nella loro vita quotidiana
cercando di armonizzare le decisioni
del Consiglio con le esigenze individuali e di studio degli studenti che,
come è noto, seguono contemporaneamente un doppio programma di formazione: professionale nel settore
educativo, sociale o sanitario presso
le scuole pubbliche e diaconale all’interno del CFD.
Questo non per sminuire l’importanza del ruolo del prof. Bubboli che è
e resta fondamentale, ma per sottolineare il carattere interdenominazionale
del programma a cui presiede una volontà comune di testimonianza e di
servizio: un aspetto che consideriamo
importante e che potrebbe altrimenti
sfuggire al lettore.
Ti ringrazio per l’ospitalità, con un
caro saluto.
Marco Jourdan, Roma
(presidente del Consiglio del CFD)
Teatro
TORINO — Dal 10 al 15 dicembre
l’Alfa teatro di via Casalborgone 16
presenta il recital « L'attesa », regia di
Lorenzo Salvetì; gli spettacoli iniziano
alle ore 21,15, salvo il 15 dicembre
quando inizia alle ore 16.
TORRE PELLICE — Il laboratorio teatrale di Spazio giovani presenta, sabato 14 dicembre, alle ore 21, presso
il salone Opera gioventù di via al Forte, uno spettacolo dal titolo « Il sorriso dell’aurora ».
Incontri
ANGROGNA — Sabato 14 dicembre
alle ore 21, presso la sala valdese
di San Lorenzo sì svolgerà una serata
di diapositive su « Percorsi, sentieri e
borgate dell’alta valle di Angrogna »
con partecipazione del funzionario regionale Daniele Jallà. Dalle ore 20 di
sabato alle ore 18 di domenica, nel
med6SÌmo localo, vi sarà un esposizione-vendita di prodotti artigianali.
Cinema
torre pellice — Il cinema Trento
ha in programma: venerdì 13, ore 21,15,
a Cartoline dall’inferno »; sabato 14, ore
20 e 22,10, « Il muro di gomma »; domenica 15, ore 16, 18, 20 e 22,10,
« Fuoco assassino ».
torre pellice — Si svolgerà sabato 14 dicembre, dalle 16 alle 19, il
primo di una serie di quattro incontri
di studio sulla natura del linguaggio
cinematografico; l’appuntamento è al
salone della Comunità alloggio di via
Angrogna.
Segnalazioni
RINGRAZIAMENTO
« Cristo dice: abbiate pace in
me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi animo, io ho vinto
il mondo »
(Giov. 16: 33)
La moglie ed i familiari di
Franco Costantino
di anni 44
commossi e riconoscenti ringraziano
sentitamente tutti coloro che hanno
partecipato al loro grande dolore.
Un ringraziamento particolare al
personale medico ed infermieristico degli ospedali Molìnette, Martini Nuovo,
Mai^riziano, Agnelli ed al pastore Klaus
Langeneck di Prarostino.
Le offerte verranno devolute alla
Chiesa valdese di San Bartolomeo e alrOspedale valdese di Pomaretto.
Prarostino^ 28 novembre 1991
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(Distretto dì Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo; Tel. 22684
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Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433.
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SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso I distratti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, alleirttero: tel. 116.
POSSANO — Il gruppo Amici del
presepe allestiranno nella sala polivalente del Castello degli Acaia le ricche e particolari composizioni di presepi provenienti da ogni parte del mondo.
Con l’allestimento di oltre 150 pezzi, il visitatore avrà modo di compiere un viaggio del tutto particolare con
la possibilità di ammirare come geograficamente viene concepita la natività diventata ormai festa universale.
Sfileranno presepi dell’Argentina, Bolivia, Egitto, Etiopia, Kenia, Polonia,
Russia, Thailandia... Alcuni presepi sono-stati pure realizzati da scuole italiane come quelli di Castellamonte, dì
Murano, di Olbia, di Napoli e Palermo.
Anche il materiale compositivo risulta quanto mai vario; si va dalla
terracotta al cristallo, dall'avorio all’ebano. dall’argento alla cartapesta.
Una mostra originale, dal 7 dicembre al 6 gennaio ’92 dalle ore 15 alle
ore 19. da vedersi presso il Castello
degli Acaia. L’ingresso è gratuito.
l’eco
delle valli valdesi
Via Pio V, 15 - 10125 Torino
Tel. 011/655278 - 0121/932168
Dir. respons. Franco Glampiccoli.
Aut. Trib. Pinerolo n. 175.
Stampa: Coop. Subalpina Torre Pellice.
EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15
10125 Torino - ccp 20936100 - tei.
011/655278.
12
12 villaggio globale
13 dicembre 1991
VIDEOGAMES E ANTISEMITISMO
Navi spaziali, alieni, missili
...e tanti piccoli Hitler
La caccia all’ebreo entra neH’universo giovanile: come è possibile
che l’ideologia dello sterminio venga banalizzata a questo livello?
In Austria si va diffondendo
una serie di videogiochi a carattere nazista, che raffigurano
i modi per sterminare gli ebrei,
per diventare dei nuovi Hitler,
per torturare. Lo spiega "Le monde”, nel presentare una trasmissione realizzata recentemente
dal canale "La Cinq", equivalente di Canale 5. Uno degli scopi
da raggiungere è « diventare capo di un campo di concentramento ». In un altro gioco occorre rispondere a una serie di
domande, e in risposta all’attività del giocatore compaiono
scritte de! tipo: « Il gas ha funzionato. Avete liberato la Germania da qualche parassita »,
oppure: «Tu non sei un vero
tedesco. Destinazione Buchenwald ».
La diffusione di questo genere di giochi è forte, se — come
dice il giornale francese — il
22% degli studenti austriaci afferma di avervi giocato.
Allora la domanda di "Le
monde” (che anche noi ci dobbiamo porre) è questa: « La rinascita del fascismo in Germania e Austria può spiegare l'infatuazione dei giovani per i video nazisti? O non è piuttosto
il contrario? ».
La perdita di
memoria storica
Probabilmente entrambe le
ragioni concorrono a determinare questo squallido risultato:
nel senso che la memoria storica di quegli anni si va perdendo (e nel caso dell’Austria non
è stata approfondita: l’Anschluss è stato vissuto anche come
alibi, ciò che ha permesso di
evitare di fare i conti con il
proprio nazismo). Non solo, ma
si è dato anche spazio al revisionismo storico, che appiattisce i crimini nazisti, spiegandoli con la necessità di reagire a
quelli sovietici. Come dice ancora l’articolo in questione, c’è
una strategia ludica che, « banalizzando le atrocità del Terzo
Reich », rende accettabili « il nazismo e l’antisemitismo come
semplici opinioni e non più come crimini ».
Tutto questo può spiegare il
fenomeno, ma solo a un certo livello, e non deve trarre in inganno il fatto che alcuni studenti
intervistati giustifichino il gioco della caccia all’ebreo con la
causa palestinese: di questi tempi vanno di moda anche la caccia al turco e all’immigrato di
origine araba.
Ma com’è fatto, come funziona l’universo del videogioco, o
quello del ’’gioco di ruolo”, da
giocare con mappe e dadi, all’apparenza una versione ’’sorpassata” del gioco tecnologico?
Tanto l’uno quanto l’altro propongono solitamente dei mondi
di fantasia, anche se i primissimi videogiochi, vent’anni fa, si
mulavano una partita di tennis
sullo schermo, e altri ’’aggeggi”
proponevano gli scacchi: il giocatore contro il computer. Così
nei giochi di ruolo vediamo presentazioni di questo tipo: « Il
'nostro' fantasy sono i miti e
le storie degli dei e semidei pagani; sono i racconti popolari
sulla vita dei santi, gli animali che parlano, i lupi mannari;
sono i draghi (...), l’armata Brancaleone e l’Orlando Furioso (...),
cavalieri, maghi, stregoni e fattucchiere... » (1).
I videogames dal canto loro
hanno progredito a velocità vertiginosa quanto a possibilità
tecniche, con la comparsa via
via degli schermi colorati, del
suono sintetizzato (atroci musichette realizzate al computer),
dell’effetto tridimensionale, dello zoom sullo schermo stesso,
e hanno dato vita ad un’inestinguibile pletora di astronavi, alieni, mutanti, ’’replicanti”, missili, ordigni, esplosioni.
E tuttavia il più. ’’gettonato”
fra i videogiochi sembra essere
un modello che viene dall’URSS
e che si , chiama Tetris (2): si
tratta di forme geometriche diverse, che scendono verso il margine basso dello schermo: occorre allinearne il maggior numero possibile. E’ un gioco di forme, quindi piuttosto astratto
(non per niente l’ha ideato un
matematico) che si discosta dunque dagli altri videogames.
Ci sono poi le simulazioni, per
esempio quelle di corse automobilistiche. Insomma, tutto un apparato che divora insaziabile
monete e gettoni nei locali pubblici.
La realtà o
rimmaginazione?
E’ tutto un apparato le cui
caratteristiche sembrano stare
lì lì sul confine tra l’immaginario, la finzione (la ’’realtà virtuale” è un altro concetto di cui
sentiremo parlare tra breve) e
il realismo. Realismo perché,
nonostante le situazioni e i personaggi siano immaginari, il grado di riproduzione (o di produzione ex novo) è sempre più sofisticato, raffinato e personalizzato.
Come scrive Paul Virilio, studioso di teoria dell’architettura
e della città: « Lo squilibrio tra
l’informazione diretta dei nostri
sensi e l’informazione mediatizzata delle tecnologie è ormai
talmente grande che abbiamo
finito per trasferire i nostri giudizi di valore, la nostra misurazione delle cose, dall’oggetto
alla sua figura, dalla forma all’immagine, e gli episodi della
nostra storia alla loro tendenzastatistica, donde il rischio tecnologico di un delirio generalizzato d’interpretazione » (3).
Finiamo per scambiare il reale con rimmaginario; si finisce
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' A. CAROCCI - M. SENZACOUA,
Kata kumbas. Trieste, edizioni E. Elle,
1988.
^ G. SALZA, In principio era Pong.
. Il manifesto •, 20.8.'91. '
’ P. VIRILIO, Lo spazio critico. Bari,
ed. Dedalo, 1988.
’ B. BETTELHEIM, Il mondo incantato.
Milano, Feltrinelli, 1977.
* Favola, ma in qualche modo anche mito: il gioco Test ariano (I) mette sullo schermo un testo di Goebbels: « ...l'insieme della popolazione si
è riunito per definire l'arianità », che
rimanda ad una visione arcaica della
vita associata e a un modo mistichegglante di intendere la creazione di
consenso.
COMUNITÀ’ DI AZIONE APOSTOLICA
Uno <cscambio»
tra Nord e Sud
Lo scambio reciproco è uno degli elementi caratterizzanti la CEVAA - Proposte e notizie
per non avere più le coordinate
necessarie per distinguere i due
piani: ora, anche la fiaba classica, tra l’altro, quella studiata
CO.SÌ a fondo da Bruno Bettelheim (4), parlava di gnomi, orcW, fate e principi con fattezze
di rospo, e lo faceva in termini
realistici, verosimili fino all’impressionante. Da qui derivava,
secondo il celebre psicoterapeuta, la funzione liberatrice che
questo genere di racconti aveva
sul bambino: la fiaba dà forma,
volto e corpo ai personaggi che
incarnano le sue ansie e il lieto fine lo rassicura. Un procedimento vecchio come il mondo,
ma che, appunto, funziona perché rivolto ai bambini.
Dobbiamo dedurre, di fronte
ai videogames, destinati a ragazzi più maturi e ad adulti, che,
come scriveva Nietzche: « Il
mondo vero è diventato favola? » (5).
La realtà come
rimmaginazione
Forse è presto per dirlo: sta
di fatto che la somiglianza (visiva, esclusivamente visiva, o al
limite sonora, le analogie si fermano qui) tra videogiochi, film
di fantascienza e immagini dei
bombardamenti su Baghdad è
stata impressionante; sta di fatto che le telecamere possono tenerci sotto controllo, come predisse George Orwell; sta di fatto che in qualunque posto andiamo possiamo essere raggiunti da chiunque tramite il telefono cellulare, sempre che abbiamo qualcosa da dire.
Sta di fatto che ci sono ragazzi che vivono il tentativo di gasare' gli ebrei come una competizione avventurosa, tra i singoli e la macchina e poi tra i
singoli (chi, confrontandosi con
la macchina, realizza il miglior
punteggio, può primeggiare, essere il campione, il recordman)
senza più rendersi conto che quei
fatti sono accaduti davvero, e
mica tanto tempo fa. C’è ancora qualcuno disposto a insegnarlo loro? Se c’è è meglio che
faccia presto, prima di dimenticarlo egli stesso, rischio su cui
Primo Levi aveva tragicamente
visto giusto.
Intanto sarà opportuno che
quanti hanno in mano la gestione delle immagini del nostro
’’Villaggio globale” avvicinino la
realtà vera, senza stilizzarla o
idealizzarla. Il regista Sergio
Leone, nei suoi western, mostrava in primissimo piano la
smorfia, il ghigno, i nervi tesi
di un cowboy che muore; rifiutava di farlo vedere in lontànanza. Perché « è così che muore »,
diceva. Ma noi ci stiamo abituando a non vedere; più ’’cose”
vediamo, meno vediamo realtà.
E ancora; guerra del Golfo docet.
Alberto Corsani
Uno dei settori di attività più
significativi della CEVAA è quello chiamato « échange de personnes » (scambio di persone).
Non significa soltanto inviare
delle persone presso chiese e
opere che ne hanno bisogno in
modo occasionale o cronico. Lo
« scambio » di persone è uno dei
pilastri su cui si fonda la vita
della CEVAA, un mezzo per conoscersi, per capire come vivono altri cristiani in altre parti
del mondo, per condividere le
proprie conoscenze e per imparare a guardare la gente e le
situazioni con occhi e cuore diversi. Lo « scambio » di persone riguarda tutte le chiese della CEVAA: la richiesta di invio
non viene rivolta esclusivamente alle chiese del Nord così come l’invito a ricevere non viene
rivolto soltanto alle chiese del
Sud. L’idea base è che ognuno
dia quello che ha, là dove ce n’è
più bisogno, nella consapevolezza che altrettanto riceverà nel
corso dello « scambio ».
Ecco l’ultimo elenco di proposte in questo campo. Chiunque
fosse interessato o volesse ulteriori informazioni, può rivolgersi al presidente del Comitato
CEVAA italiano, scrivendo al
past. Renato Coisson - via Monte Peralba 36 - 34139 Trieste.
Argentina:
1 professore di teologia a metà tempo.
Camerún:
3 insegnanti di fisica/chimica;
1 insegnante di contabilità;
1 insegnante di matematica;
1 direttore amministrativo;
2 medici generici;
1 medico pediatra;
1 ginecologo con competenze
in ostetricia.
Costa d’Avorio:
1 farmacista;
1 medico specializzato;
1 responsabile di laboratorio.
Gabon:
1 direttore amministrativo (urgente);
1 insegnante di fisica;
1 insegnante di scienze naturali.
Lesotho:
1 medico.
Madagascar:
1 professore di teologia;
1 responsabile per l’insegnamento del francese;
1 assistente tecnico per il settore dello studio e dell’organizzazione;
1 insegnante di francese e di
filosofia;
1 insegnante di scienze e matematica.
Mozambico:
1 medico (urgente);
1 direttrice per il Centro professionale femminile.
Nuova Caledonia:
2 insegnanti di matematica e
fisica (urgente);
6-7 insegnanti di biologia, inglese, francese;
1 agronomo.
Suva (Fiji):
1 professore di teologia.
Nuova Caledonia:
’’Echi da Lagon”
Gli allievi e gli insegnanti del
Collegio d’Eben-Eza (isola d’Ouvéa in Nuova Caledonia) da
qualche mese hanno dato vita
ad un’iniziativa molto interessante: la realizzazione di un bollettino, stampato in proprio,
chiamato « Echi da Lagon ».
Questo giornalino evidenzia la
vitalità della comunità del Collegio e presenta una grande diversità di punti d’interesse; vita locale, cultura canaca, informazioni sul mondo esterno
(Nuova Zelanda, Jugoslavia, Alsazia, Poitou), sanità, allevamento, agricoltura, giochi, ecc... E’
appena uscito il n. 4, questo indica che la redazione è ben intenzionata a proseguire!
In ambito CEVAA si parla
spesso di visite di chiese a chiese, ma le visite di scuole a scuole o di collegi a collegi sarebbero altrettanto arricchenti. Bisognerebbe pensarci su un pochino. Nel frattempo, sì potrebbe
cominciare con uno scambio di
bollettini, per esempio.
Per chi fosse interessato a ricevere « Echi da Lagon », ecco
l’indirizzo a cui potrà rivolgersi;
Collège d’Eben-Eza - Payaoué,^
Ouvéa - Nouvelle Calédonie.
L’abbonamento annuo (6 numeri) è di HO franchi, pari a
lire 22.000 circa.
Comitato generale
della CETA
Dal 14 al 19 settembre 1991
il Comitato generale della CETA
si è riunito a Maputo, in Mozambico. José Chipenda, segretario generale, ha sottolineato Fondata di cambiamenti politici che
investe attualmente quasi la totalità del continente africano (in
meno di 9 mesi, 9 capi di stato
hanno dovuto abbandonare la loro funzione). Per lo più, è successo in seguito all’interruzione
di aiuti che alcuni paesi europei
avevano accordato fino a quel
momento e si è trattato del rovesciamento di regimi di stampo totalitario ma, ha fatto presente Desmond Tutu, presidente
della CETA, « il multipartitismo
da solo non garantisce automaticamente la democrazia e il benessere ». Bisogna dunque restare vigilanti.
Il Comitato generale è stato
accolto ufficialmente dal presidente del Mozambico, Joaquim
Chissano, che ha sottolineato il
ruolo positivo svolto dalla CETA,
dalla sua fondazione avvenuta
nel 1963, nel regolamento dei
conflitti in Africa. A evidenziare
il cambiamento d’ideologia politica in Mozambico, il presidente Chissano aveva portato con
sé la sua Bibbia/da cui ha letto
alcuni passaggi del libro dei Proverbi.
Compito principale di questa
riunione del Comitato era la preparazione della prossima Assemblea della CETA che avrà luogo
nell’ottobre 1992 al Cairo, in
Egitto. Il tema dell’Assemblea:
<( La vita abbonda in Gesù Cristo », sarà affrontato dall’angolatura di una interrogazione multipla; come mai...
i paesi meno sviluppati del
mondo si trovano nell’Africa
subsahariana, dove il cristianesimo è una delle principali religioni?
dopo più di un secolo dì
evangelizzazione le chiese dell’Africa continuano a dipendere
finanziariamente da missioni
straniere?
in un’epoca come la nostra,
le popolazioni sottoalimentate
soffrono e muoiono di AIDS?
la speranza di vita nell’Africa subsahariana è di soli 51 anni, mentre è di 62 anni negli
altri paesi in via di sviluppo?
soltanto il 37% degli africani
può accedere all’acqua potabile
mentre nei paesi industrializzati
vi accede il 100% della popolazione?
il 50% degli africani vive in
condizioni di povertà assoluta e
400 milioni di essi vivranno nel
1995 in stato di estrema povertà?
Anita Tron