1
Anno 116 - N. 48
5 dicembre 1980 - L. 300
Spedizione in abbonamento postale
1® Gruppo bis/70
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
9 punti
di vista
Il nuovo governo ha preparato
il suo Piano Energetico Nazionale_(PEN). Esso è destinato a sostituire il precedente, approvato
nel 1977 e mai entrato in fase
operativa data l’opposizione di
alcune Regioni, di popolazioni locali e movimenti, contro la realizzazione di centrali nucleari.
L’obiettivo del nuovo PEN è
di ridurre in dieci anni la dipendenza dal petrolio dal 70 al 50%.
Di conseguenza, a quanto si apprende dalla stampa, esso punta
sulle centrali a carbone, sull’ulteriore sviluppo dell’uso del metano e ancora sulle centrali nucleari. In una intervista rilasciata a
un quotidiano il ministro dell’Industria Bisaglia si è detto favorevole ad vm maggior incremento dell’energia di origine nucleare perché meno costosa del carbone (cosa assai opinabile) e
rneno inquinante. Per dare una
piccola idea ai lettori del coordinamento e della serietà di certe affermazioni, quasi contemporaneamente, in occasione di un
convegno internazionale sull’energia tenutosi a S. Vincent —
con l’assoluta assenza del governo e di qualsiasi esponente
politico (La Stampa del 20 novembre) — è stato reso noto che
la combustione del carbone è assai meno inquinante di quanto si
supponesse: mentre in quella dell’olio per centrali termoelettriche
il tasso di zolfo è tollerato in ragione del 3%, nei carboni esso
scende allo 0,80%!
Ma questi, in fondo sono dettagli. La questione nodale è pur
sempre quella dell’ulteriore impiego di centrali nucleari. Una
prima osservazione che si può
fare è che questi ultimi tre anni sembrano passati invano: l’atomo continua ad essere privilegiato sulle altre fonti di energia.
Una fonte sicuramente esistente
in abbondanza nel nostro sottosuolo, come l’energia geotermica, continua ad essere trascurata. Nello scorso ottobre si è tenuto un Convegno sull’argomento a Piacenza ed è ancora stato
ribadito che il nostro paese è
fra i più ricchi del mondo di
questa energia: il presidente dell’associazione nazionale dei geologi ha denunciato il disinteresse dei politici.
Un’altra osservazione si traduce in un angoscioso interrogativo: l’Italia è un paese con vaste
zone sismiche ed il recente devastante terremoto ne è una tragica conferma. Ciononostante le
Leggi riguardanti le calamità naturali sono rimaste lettera morta. La Corte dei conti ha denunciato « l’assoluta inattività della
amministrazione dei Lavori pubblici per quanto concerne l’attuazione dei compiti del servizio sismico nazionale ». I relativi fondi risultavano « totalmente inutilizzati alla data del 31.12.’79 ».
Allora sorge spontanea la domanda: che difesa, che protezione avremo domani dalle centrali
nucleari?
Come cittadini, come credenti,
non possiamo sottrarci alla enorme responsabilità che ci assumeremo di fronte alle generazioni
che verranno. E questo anche in
relazione al latto che ai problemi tuttora irrisolti relativi a
questo tipo di energia si affianca
quello altrettanto drammatico
— e ad esso collegato — della
proliferazione degli armamenti
nucleari.
Roberto Peyrot
INTERVISTA AL PAST. FRANCO SOMMANI AL RITORNO DA UNA PRIMA RICOGNIZIONE
Al lavoro tra i terremotati
La Federazione delle chiese evangeliche in Italia sta organizzando una serie di gruppi operativi legati alle nostre comunità della zona, con un centro di smistamento a Casa Materna
Appello della Federazione
La Giunta della Federazione ha deliberato di lanciare un
appello presso tutte le nostre comunità per una raccolta sollecita di danaro con un triplice obiettivo:
a) aiuti di primo intervento per la popolazione;
b) aiuti a famiglie evangeliche colpite e a comunità che abbiano avuto i locali lesionati;
c) finanziamento di progetti specifici di ricostruzione che verranno stabiliti in accordo con le autorità locali.
Le offerte dovranno essere versate sul conto corrente postale n. 21219506, intestato a: Federazione delle chiese evangeliche in Italia, via Firenze 38, 00184 Roma, specificando bene
la causale del versamento.
(Dalla lettera del presidente Piero Densi alle Comunità evangeliche in comunione con la Federazione).
Da mercoledì 26 a venerdì 28 i pastori Aurelio Staafiì e Franco
Sommarli, inviati dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, hanno compiuto un viaggio attraverso i luoghi terremotati per
poter orientare e organizzare i soccorsi. Al ritorno da questa prima
visita, abbiamo rivolto alcune domande a Franco Sommani.
La tenda dei battisti di Torino, solitamente usata per iniziative evangelistiche (nella foto durante la campagna che ha avuto luogo a Torino nell’autunno del ’79) è ora sede del gruppo operativo al lavoro
tra i terremotati a Senerchia (Avellino).
— Dove siete andati nel corso
del vostro viaggio?
— Per prima cosa a Napoli. A
Casa Materna abbiamo trovato
i pastori valdesi e metodisti della zona i quali, soprattutto il pastore di Napoli Vicentini, avevano fatto alcuni giri di perlustrazione. Dietro indicazione del pastore Colombu, della Chiesa bat
tista di Altamura, siamo subito
andati a San Gregorio Magno
(Salerno), sede di una comunità
battista, dove sembrava che
avremmo potuto stabilire un
punto di azione. Abbiamo visto
un paese distrattissimo e al Comune ci hanno detto che senz’altro avremmo potuto collaborare.
Abbiamo pensato che forse lì
avremmo potuto portare la gros
sa tenda che i battisti di Torino
avevano offerto. Il sindaco era
contento di questo strumento
perché non avevano dove mettere la roba. In seguito tuttavia
ci hanno consigliato di dirottare
gli aiuti verso punti che hanno
ricevuto meno soccorsi, per cui
il primo gruppo operativo destinato in un primo tempo a San
Gregorio è ora all’opera a Senerchia, nella valle del Seie (Avellino).
LE BEATITUDINI - 8
Per il benessere di tutti
Beati i facitori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
(Mt. 5:9)
Siamo di fronte ad uno dei termini più conosciuti del linguaggio biblico ebraico (antico e moderno), la parola “shalom”: pace.
E’ il tipico saluto ebraico, come
i nostri "buon giorno" e "buona
sera". Gerusalemme vuol dire
"città della pace". Salomone vuol
dire "pacifico’’. Il re messianico
di Isaia 9: 5 è chiamato "principe della pace".
La parola pace non significa
semplicemente "assenza di guerra", ma indica una situazione
esistenziale che riguarda tutta la
vita, religiosa e sociale. E’ uno
stato di benessere totale dovuto
ai nuovi rapporti che Dio ha instaurato con gli uomini, che si
estende ai rapporti fra gli uomini ed a quelli di ogni singolo uomo con se stesso. La pace è quindi un dono di Dio ed è qualcosa
che, dopo averla ricevuta, siamo
chiamati a fare.
Ci sono due modi abituali di
concepire la pace: a) assenza di
conflitto tra nazioni e popoli o
anche tra gruppi e classi sociali;
b) assenza di agitazione interiore, essere in pace con se stessi.
Perché ci sia vera pace sono necessarie entrambe le condizioni.
Non è vera pace quella imposta
da un potere assoluto, tramite la
forza, ma che non permetta tranquillità agli uomini. E non è sufficiente per il singolo sentirsi in
pace con se stesso se nella società e nel mondo ci sono conflitti
e scontri, come si illudono coloro che ricorrono a tranquillanti
e droghe, di tipo chimico o di tipo religioso, neo-spiritualista.
Tutti dicono di volere la pace,
e nessuno sarebbe disposto ad
ammettere il contrario. Solo pochi pazzi hanno, nella storia,
comunicato pubblicamente e
trionfalmente di aver dichiarato
guerra a qualcuno (popolo o nazione) dall’alto di balconi o di
piattaforme... Però, fin dal lontano passato, è stato seguito il
detto « se vuoi la pace, prepara
la guerra », ed è la stessa logica
che ci viene oggi imposta dai
blocchi militari. Per garantire la
pace, si dice, occorre armarsi di
più e meglio. Ed ecco i cosiddetti
“euro-missili" propagandati come adatti a ripristinare l’equilibrio militare tra est e ovest. Possibile che nessuno pensi ad un
equilibrio 0 a 0, a un equilibrio
disarmato?... Ma il fatto è che la
pace dei potenti è quella che essi vogliono imporre ai più deboli, quella di un sistema di vita
che ha bisogno della remissività
altrui, si chiami essa l’antica
« pa.x romana » o le moderne
« pax americana » e « pax sovietica ». Si tratterà sempre di una
pace garantita dalla impossibilità di reazione da parte dei paesi
soggetti o resi dipendenti economicamente e politicamente, come il nostro. E’ una pace fondata sulla forza delle armi e su
quella del potere economico, è
quindi una pace ingiusta.
Non ci potrà mai essere pace
senza la giustizia. « Dite la verità ciascuno al suo prossimo;
fate giustizia, alle vostre porte,
secondo verità e pace » (Zacc.
8: 16). « Il frutto della giustizia
si semina nella pace, per quelli
che si adoperano alla pace »
(Ciac. 3: 18). E’ inutile illudersi,
la pace imposta con le armi non
ha mai evitato la guerra, perché
è sempre stata oppressiva, ha
sempre distolto il frutto del lavoro dalla sua giusta destinazione che è quella dell’allargamento
del benessere, e lo ha stornato
verso lo spreco dell’industria
bellica.
Il mondo ed i popoli fino ad
ora non hanno ancora conosciuto la pace, a meno che non si
voglia continuare a chiamare pace lo spazio temporale fra due
guerre, quando ci si ricorda ancora degli orrori di quella passata e si paventano intanto quelli
di un conflitto futuro.
La pace, lo shalom biblico, consiste invece nel benessere, nella
sicurezza gararitita dalla libertà
e dalla giustizia, da un sistema
di vita in cui ci si sia veramente
sbarazzati della guerra come criterio per risolvere controversie
e divergenze, un sistema in cui
non ci siano più da temere né
colpi di mano né colpi di stato,
né invasioni né oppressioni, ma
Paolo Sbafli
(continua a pag. 3)
Il giorno dopo ci siamo recati
ad Avellino, sede di una delle 4
Chiese libere che hanno stretto
il patto d’azione con le Chiese
valdesi e metodiste. Abbiamo
trovato il giovane professor Casarella responsabile della comunità, molto scosso, in una situazione molto drammatica. Non
può attualmente abitare nella
sua casa — né si sa se mai la
potrà recuperare — abita ora in
una tendina estiva in cui appena piove entra l’acqua. Abbiamo
visitato la città e mentre in periferia sembra non sia successo
nulla, quando si arriva al centro
si vede una distrazione veramente spaventosa. Ci siamo resi conto che lì, il sostegno delle nostre
chiese più forti a questa piccola
comunità fragilissima sarebbe
molto importante.
Poi siamo stati a Rapolla (Potenza), dove la Chiesa metodita è curata dal pastore Carri. Là
era arrivato un grappo di pronto intervento dalla Sicilia portando viveri e soccorsi vari, ma
che non aveva possibilità di trattenersi a lungo. Rapolla non è
stata molto colpita; la chiesa è
un po’ lesionata ma non gravemente, dopo 2 o 3 giorni il pastore ha potuto rientrare in casa. Ma per 20-30 km. intorno ci
sono paesi molto rovinati e quindi anche Rapolla potrebbe essere un punto di accentramento.
Siamo stati ancora a Bisaccia
(Avellino), dove c’è una chiesa
battista, case screpolate, un paese che non è stato molto danneggiato; c’erano però gravi problemi per il fatto che non avevano più acqua.
— Nell’insieme che impressione hai riportato nel visitare quei
luoghi?
— Girando per la zona l’impressione è contrastante. Per
esempio non mi aspettavo di vedere una zona montuosa così curata nella coltivazione. Inoltre il
paesaggio è spesso ingannevole:
si vedono case che a prima vista sembrano del tutto in ordine; poi si entra nel centro del
paese dove ci sono le case vecchie e quelle sono tutte crollate.
Ma anche quelle che sembrano
essere rimaste intatte presentano un’apparenza falsa. Ho visto
una villetta nuova in campagna,
a cura di F. Giampiccoli
(continua a pag. 2)
2
5 dicembre 1980
ANCORA SUI CEREGHINO Di FAVALE
I cantastorie del Signore
Tra i terremotati
GENOVA - Parecchi evangelici
liguri si sono ritrovati nel
salone del Palazzo Doria Spinola, la sera del 13 novembre dove,
a cura dell’Assessorato alla cultura della Provincia di Genova,
veniva presentato un interessante volume, nel quale il Collettivo
culturale « Il gruppo » di Chiavari ha pubblicato, presso l’Elditore
Bozzi, i risultati di una sua ricerca nella Val Fontanabuona, nell’entroterra chiavarese: Alla ricerca dei Cereghino, cantastorie
in Pavale.
In occasione della giornata
commemorativa organizzata dalla Federazione evangelica ligure
a Favaie il 25.4.’79, « Il gruppo »
aveva cantato alcuni canti dei
Cereghino. Ora abbiamo sottomano il frutto di questa ricerca,
che ha avuto pure una versione
filmata in un documentario a colori diretto da Anna Lajolo e
Guido Lombardi, prodotto dalla
Terza rete della sede regionale
della RAI-TV.
Naturalmente la ricerca ha sottolineato il lato folklorico-culturale di tale vicenda di cantastorie, e così hanno fatto gli oratori della serata, l’assessore S. Ferrari, il prof. Quaini dell’Università (così aveva fatto il musicologo E. Neill in articoli sulla stampa cittadina) e il dibattito seguito. Non è stata tuttavia trascurata la vena religiosa, benché,
anche dopo la scoperta dell’Evangelo, resti un po’ vaga la matrice teologica nei canti di questi contastorie che pagarono anche caro il loro espresso intento
evangelistico. Questa nota è stata comunque fatta risuonare da
alcuni interventi: Elena Peyrot,
bisnipote di un Cereghino, ha ricordato la lunga attività di colportore di quest’ultimo; Paolo
Sanfilippo, che anche nel volume di cui parliamo ha ricordato
la vicenda della chiesa valdese
di Pavale, ha presentato il volu
metto in cui, nel ’79, aveva pubblicato la sua accurata ricerca
storica su questa chiesa spazzata
via dalle difficoltà e dall’emigrazione; Giacomo Quartino ha ricordato con calore il contesto di
difficoltà in cui si è svolta (e talvolta ancora si muove) la testimonianza evangelica, specie in
Liguria, almeno nell’entroterra,
e la gratitudine verso i testimoni di allora, e il senso di affettuosa « comunione dei santi » con
cui la chiesa di Sampierdarena
oggi ancora fa la Cena del Signore con il calice della comunità
favalese. Fra le quinte Emilio
Perrona curava la bella proiezione del filmato di cui abbiamo
parlato, prestato dalla RAI-TV.
I Cereghino, giunti per ricerca
e scoperta autonoma all’Evangelo e poi ’’ritrovatisi” nella Chiesa valdese, ci confermano che il
protestantesimo non è importazione straniera in Italia; anche
se l’Evangelo rende stranieri in
patria, qualunque patria.
Lettera dal carcere
Della vicenda dei Cereghino ricordia;mo i tratti essenziali: cantastorie molto popolari, verso la
metà deH’800 essi scoprono la
Bibbia protestante e l’utilizzano
per le loro canzoni entrando in
contrasto col parroco di Favaie.
Dopo che Stefano Cereghino scopre a Torre Pellice la ricchezza e
la sobrietà del culto valdese, la
rottura diviene definitiva. A Favaie si tengono i culti nelle case
dei cantastorie e di conseguenza
una parte dei Cereghino è denunziata dal parroco, processata e
condannata al carcere. Passata la
bufera i Cereghino pur poveri costruiscono la chiesa, le scuole, la
casa pastorale, il cimitero. Stefano segue i corsi di anziano evangelista e diventa il conduttore
della diaspora di Fontanabuona,
prima che la grande crisi economica costringa i Cereghino ad
emigrare nel Nord America dove
fonderanno altre comunità.
Di questa vicenda, del periodo
più sofferto, è particolarmente
significativa la lettera di cui riportiamo una parte, scritta da
Andrea Cereghino ad un cugino.
« Carissimo cugino,
grazie a Dio siamo usciti dal
carcere; ma quel carcere ci ha
servito per maggiormente rinfrancarci nella fede e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. 1 preti e tutta la sinagoga dei Farisei si erano voltati contro dì noi poveri
Cereghini: poveri, sì è vero, di
facoltà terrene ma ricchi di quel
gran tesoro che mai finirà, cioè
Gesù Cristo. Oh beati tutti quelli
che lo terranno scolpito nel cuore. I preti erano d’accordo di farci la tortura a tutti; ma grazie a
Dio siamo ancora sani; siamo
stati messi in carcere quanto al
corpo ma siamo stati liberi in
quanto all’anima; lo corpo nostro soffriva ma l’anima giubilava; io ero nella più oscura prigione detta Botte; Maria [la sorellal era vicina a me, ma ci potevamo capire appena colla voce;
di quando in quando ci chiamavamo per esortarci a star fermi
nel Santo Vangelo. Agostino era
in cima alla torre dove dal gran
freddo le mani e i piedi erano
tutti gelati... Vi so dire che questo arresto ha portato molto vantaggio perché Iddio s’è voluto
servire di noi poveri ignoranti
per confondere i sapienti ed esaltare l’Evangelo..., caro cugino ti
prego di stare allegro e di pregare Iddio caldamente per noi e
noi preghiamo per te... Preghiamo Iddio per i nostri amici ma
anche per i nostri nemici... la
preghiera è quella che vince tutto ».
G. B.
DALLE CHIESE
Rimini: a 10 anni dall’inizio
Per segnare i dieci anni del
nostro piccolo tempio, dedicato
il 15.11.1970 alla presenza dell’al!ora moderatore Neri Giampiccoli, sabato 22 nov. abbiamo avuto l’attesa visita della Corale di
Torre Pellice, guidata dal M.o
Ferruccio Corsani e giunta puntualmente malgrado la nebbia.
Dopo la cena comunitaria, era
programmata una serata di canti religiosi e popolari nel tempio :
le coraliste, per soddisfare la
nostra richiesta, erano tutte in
costume. La chiesa era piena: i
manifesti affissi in città avevano richiamato anche parecchie
persone estranee alla comunità.
Il programma è stato vario, interessante e perfettamente eseguito ; chiunque abbia sentito
cantare la corale di Torre sotto
la direzione del M.o Ferruccio
Corsani sa di che cosa si tratta,
i commenti sono superflui. Quello che vogliamo dire è che nei
Inserto
Scuole
Domenicali
Come già annunciato, nel
prossimo numero sarà
pubblicato l’inserto sulle
Scuole domenicali nel 2”
centenario della loro esistenza. Presentazione del
lavoro, dei programmi, del
materiale, del Servizio della Federazione che cura
questo lavoro.
Raccomandiamo alle
chiese una sollecita ordinazione delle copie che
intendono utilizzare (a scopo immediato e come scorta nel futuro) per far conoscere la Scuola domenicale e potenziare il suo lavoro. Telefonare in redazione, 011/655.278. L. 100 la conia per almeno 20 copie.
suoi dieci anni di vita non c’era
mai stato nulla di simile nel nostro tempio e ce ne ricorderemo
per sempre.
L’indomani, 23 novembre, culto presieduto dal prof. Bruno
Corsani (che il giorno prima
aveva tenuto una conferenza sul
metodo storico critico nel ciclo
« Lettura della Bibbia e Cultura
contemporanea » al Circolo « J.
Maritain») con la corale che ha
guidato i nostri cantici ed ha
intercalato alcuni brani da sola.
La chiesa era troppo piccola, come nelle migliori giornate estive
quando è gremita di turisti, ma
questa volta era ancora più bello perché eravamo tutti noi coi
cari amici di Torre: non mancava quasi nessuno della vasta
diaspora.
Prima di iniziare il culto il
prof. Corsani ha ricordato brevemente i primi anni della nostra comunità alla cui vita egli
stesso ha partecipato nella vecchia sede di Via Lepidia colla
preziosa collaborazione della
predicazione in tre lingue e ha
detto la sua gioia nel rivedere
dopo tanti anni luoghi e persone. Poi il sermone sul testo : « Il
mandato missionario del Risorto ».
Al centro di un messaggio pieno di speranza e di gioia è stata
la convinzione che solo nella
prospettiva di portare ad altri
ciò che dal Signore abbiamo ricevuto possiamo vedere la costruzione dei nostri templi di
pietra; come punto di partenza
verso il mondo a cui dobbiamo
recare la buona novella del perdono e della salvezza in Gesù
Cristo.
Dopo la S. Cena che ci ha visti tutti riuniti con riconoscenza,
il canto del Giuro di Sibaud ha
chiuso il culto.
Poi il pranzo nei confortevoli
locali deH’Hòtel Brown e infine
i saluti, gli abbracci e... la partenza. Il grosso torpedone si è
allontanato verso il sereno della
V. Pellice, lasciandosi alle spalle
la nebbia della Val Padana ma
anche l’affetto di una piccola co
munità a cui queste due giornate hanno dato nuovo incoraggiamento e nuovo impulso per affrontare il lavoro quotidiano di
una diaspora fra le diaspore!
Presenza evangelica
ROMA ■ Avrà luogo il 14.12 la
manifestazione evangelistica (ore
15, aula magna della Facoltà valdese di teologia) in cui il pastore
Giorgio Bouchard parlerà sul tema « Storia della presenza evangelica in Italia ». La manifestazione è organizzata dai giovani di
Roma (non dalle comunità come annunciato sul n. del 21.11)
nel quadro di una attività evangelica giovanile interdenominazionale.
Fondo di
solidarietà
La tragedia del terremoto che
ha colpito la Campania e la Basilicata è sotto gli occhi di tutti;
ora per ora, giorno per giorno le
sue proporzioni vengono ad assumere il carattere di una vera
e propria catastrofe. In altra
parte del giornale si riferisce sulle iniziative della Federazione. Il
nostro Fondo di solidarietà (come ha già fatto in occasione del
recente terremoto in Algeria) intende affiancare l’iniziativa della
FCEI aderendo al suo programma di ricostruzione a più lungo
termine e questo con una duplice motivazione. Anzitutto poter
così avere il modo di raccogliere una cifra la più cospicua possibile, e poi, per renderci maggiormente conto della necessità e
della validità di interventi ricostruttivi.
Ricordiamo ai lettori che le
offerte vanno inviate al conto
corr. postale n. 112.34101 intestato a La Luce, Fondo di solidarietà, via Pio V n. 15, Torino.
(segue da pag. 1)
bellissima, tutta intatta, viceversa dentro era tutta crollata. L’impressione più tremenda l’abbiamo avuta ad Avellino dove veramente al centro della città si
ha un’impressione spaventosa.
— In seguito a questa perlustrazione, quali sono le intenzioni operative delia Federazione?
— La nostra intenzione è di
avere dei punti di appoggio facendo capo ad alcune nostre
chiese e da questi punti far partire un’azione.
Questi punti dovrebbero essere: quello già operante di Senerchia; quello di Avellino, in
via di formazione su iniziativa
del gruppo di Cinisello che si
era offerto e a cui abbiamo affidato appunto la zona di Avellino ; Rapolla ; infine probabilmente ci sarà bisogno di organizzare un gruppo a Salerno e
uno a Napoli.
A Napoli Portici, a Casa Materna, abbiamo creato un gruppo che invece fa il lavoro di raccolta dei soccorsi in arrivo e di
distribuzione secondo le richieste di questi centri di azione,
coordina l’insieme del lavoro e
tiene i rapporti con la Federazione a Roma. Penso però che da
Roma si dovrà scendere settimanalmente a Napoli per contatti più diretti e seguiti.
Le difficoltà
— Quali sono le difficoltà che
si prospettano?
— In primo luogo l’enorme
estensione di questo disastro :
chilometri e chilometri di montagna dove si gira come si può,
dove non si può telefonare, non
si riescono a stabilire i contatti.
In secondo luogo la situazione
cambia da un giorno all’altro.
Un giorno veniamo a sapere che
in un posto non hanno da mangiare; si arriva il giorno dopo e
nel frattempo è arrivato perfino
troppo. In un posto non hanno
tende, il giorno dopo ne hanno
troppe. E’ molto difficile un coordinamento per questo continuo
e veloce mutamento. Terza difficoltà: le radio di stato e le radio private danno spesso notizie
inesatte per cui abbiamo assistito alla corsa disperata per portare aiuti in un paese dove non
ce n’era alcun bisogno; altrove
avevano bisogno di acqua e si
vedevano invece arrivare viveri.
Aiuti non necessari che certo
saranno utili in seguito, ma intanto si procede disordinatamente in mezzo a queste difficoltà.
— Immagino che siano in arrivo aiuti non solo dall’Italia ma
anche dall’estero.
— Certamente. Abbiamo avuto un primo cospicuo aiuto da
parte del Consiglio Ecumenico e
messaggi e aiuti annunciati dalla
Conferenza delle Chiese Europee, dall’Alleanza Battista Mondiale, dalle Chiese svìzzere, tedesche, ecc. Ora riceveremo nel
corso di questa settimana un altissimo numero di grossi tendoni dalla Germania, dalla Norvegia; talmente tante che non potremo gestire questo aiuto direttamente. Le tende della Germania sono mille, attrezzate con
diecimila letti e coperte, mille
stufette e tutto il necessario.
Dalla Norvegia sono segnalate
altre tende, non so quante. Dovremo quindi metterci d’accordo
con altri organismi più forti di
noi per gestire insieme questo
grosso arrivo. Stiamo però già
predisponendo i progetti per
grossi prefabbricati antisismici
da collocare in alcuni posti, pensiamo soprattutto ad Avellino,
anche se la cosa non è stata ancora studiata tecnicamente.
Le necessità
— Quali sono le necessità al
momento attuale, le cose che
più utilmente possono inviare le
chiese?
— Le cose più necessarie attualmente sono i soldi, perché
con quelli via via si possono risolvere gli altri problemi. Vestiti per ora non ne hanno bisogno,
ma può darsi che verso gennaio
ce ne sia bisogno, perché dobbiamo pensare che quando la radio non parlerà più dei terremo
tati dell’Irpinia tutti se ne dimenticheranno con grandissima
facilità e cominceranno tempi
diffìcili.
Prima di mandare comunque
roba è bene avvertire a Roma
la Federazione, specificando cosa si intende mandare e aspettando l’assenso della Federazione, per non rischiare di intasare
i magazzini già pieni.
Sentiamo ora alla radio di un
piano per portare molte di queste persone via dalla zona, però
da quello che abbiamo visto noi,
questo sarà molto difficile: soprattutto nei paesi, la gente non
vuole partire, hanno i campi, le
bestie, comprensibili difficoltà
psicologiche. Forse dalle città,
da Salerno, da Avellino, sarà
possibile. Noi abbiamo ricevuto
un mucchio di offerte di ospitalità per bambini, adulti, è incredibile la generosità, la prontezza ;
ma, come dico, per ora c’è una
resistenza fortissima ad andarsene dalla zona.
I volontari
— Il gruppo di Senerchia ho
sentito che è composto da una
trentina di persone, in gran parte della FGEI di Roma. Immagino che non potranno fermarsi
per molto tempo. Come si prevede di organizzare il ricambio?
— Effettivamente nessuno si
può fermare per molto tempo;
per questo tutte le offerte di volontari disponibili ad andare sul
posto per aiutare vanno fatte
alla Federazione a Roma (tei.
06/4755120) e noi, via via che abbiamo indicazioni dai diversi
gruppi all’opera, provvediamo a
organizzare le sostituzioni, perché questa è cosa che durerà un
bel po’ di tempo. Per esempio
da Senerchia hanno bisogno già
di avere alcuni sostituti. Ma questo va fatto con una certa organizzazione : bisogna che ognuno
parta quando gli si dice di partire. Se noi abbiamo una lista
dei gruppi e dei singoli che possono impegnarsi, possiamo chiamarli e immediatamente inserirli in un lavoro utile. Chiediamo
che chi si mette a disposizione
possa dare almeno una settimana di lavoro, altrimenti la cosa
diventa un po’ inutile.
Luoghi e soccorsi
— Avresti un elenco completo
di luoghi che hanno subito danni in cui vi sia una presenza
evangelica e di gruppi evangelici
di soccorso oltre a quelli già
menzionati?
— Forse non è completo, comunque è questo. Ad Avellino,
fratelli delle Chiese libere; San
Gregorio, battisti; Bisaccia, battisti; Salerno, metodisti; Rapolla, metodisti; a Senerchia non
ci sono evangelici, ma lì vicino
in tutta la valle del Seie e in particolare a Caposele ci sono dei
pentecostali indipendenti, circa
duemila membri disseminati nella valle, e ci sono stati 12 morti;
poi Brienza (Potenza) e Atena
Lucana (Salerno), Esercito della Salvezza; Lioni e Gonza (Avellino), pentecostali delle Assemblee di Dio.
Per i soccorsi l’Esercito della
Salvezza è all’opera a Brienza e
ad Atena Lucana. Le Assemblee
di Dio hanno stabilito centri di
distribuzione a Napoli e Benevento e sono all’opera in vari
paesi distrutti. Le Chiese awentiste hanno impiantato tre tendopoli a Bella Picerno (Potenza) e Avellino e hanno i loro
centri di distribuzione a Potenza
e Napoli mentre due gruppi di
giovani lavorano a Bella e Laviano (Salerno).
— Quando ritornerai nella zona?
— Ripartiamo lunedì,, Aurelio
Sbaffi, il presidente Bensì ed io,
perché dobbiamo vedere ancora
zone che non abbiamo visitato,
come Salerno, dove c’è l’Esercito della Salvezza che era già all’opera martedì, due giorni dopo
il disastro. Dobbiamo anche stabilire contatti con i luterani della zona che però non hanno avuto nessun danno. E poi dovremo
rivedere tutta la situazione per
migliorare l’organizzazione e portare avanti i piani progettati.
a cura di F. Giampiccoli
3
5 dicembre 1980
RICORDATO A FIRENZE IL CENTENARIO DELLA SEDE DI VIA DELLA VIGNA VECCHIA
Il contributo critico dei Fratelli
Più « evangelici » che «
della fede, costituendo
Firenze. Domenica 16 novembre: festa grande nella Chiesa
Cristiana "dei Fratelli" di Via della Vigna Vecchia. Si ricordavano
i cento anni del locale che accoglie le loro assemblee. Alla mattina il culto come ogni domenica,
nel pomeriggio la festa: una introduzione del fratello Norico
Morozzi, che ha spiegato i principi di fede ai quali s'ispira la testimonianza della chiesa, e ha delineato la collocazione dei Fratelli neH’evangelismo italiano; poi
due esecuzioni della giovane e
già esperta corale guidata dal
fratello Eliseo Longo; quindi Roberto Pecchioli, un credente che
per mesi ha lavorato l’argomento, ha fatto la storia del luogo e
poi del tempio evangelico a partire daH’epoca precristiana ai nostri giorni. La festa si è conclusa in un incontro familiare e
gioioso.
La struttura
contestata
E’ una chiesa “di laici”, si dice
solitamente dei Eratelli con una
definizione che sta a mezzo tra il
riconoscimento compiaciuto di
una peculiarità e lo spunto polemico. In temperie biblicista, dovremmo dire che è una chiesa di
sacerdoti, in cui si esercita il sacerdozio universale dei credenti.
La contestazione della gerarchia
ecclesiastica, del "professionalismo” clericale, delle strutture
deH’istituzione, qui vuol essere
radicale. Il rifiuto sembra investire tutte le confessioni, da
quelle con un sistema episcopale
alle presbiteriane, alle congregazionaliste. Via i preti-pastori con
le loro Facoltà Teologiche e consacrazioni, via Sinodi e direzioni
ecclesiastiche. Restano le assem
protestanti », i Fratelli
nello stesso tempo una
blee locali, dove la Bibbia è norma di fede, di vita organizzata e
di libera compartecipazione di
tutti i fedeli. Questa posizione
nella pratica quotidiana ha conosciuto e conosce i suoi limiti, i
suoi aggiustamenti. Anche i Fratelli hanno nell’opera uomini impiegati a pieno tempo, qualunque sia il nome ohe si dà loro,
hanno credenti con autorità di
parola e di decisione maggiore o
minore; hanno addirittura chi ha
la bocca chiusa: le donne, che
“tacciano nelle assemblee"; hanno Convegni di Anziani responsabili.
Queste ed altre apparenti contraddizioni — che vengono dal
riconoscimento di doni e vocazioni particolari o da situazioni
locali — creano una salutare dialettica all’interno delle assemblee
e nulla tolgono al contributo
evangelico che offrono alle denominazioni sorelle con la contestazione delle strutture.
danno il primato ad una testimonianza positiva
contestazione del "professionalismo” clericale
La politica
allo spiedo
Negli ultimi decenni poche cose hanno seccato e addolorato i
Fratelli quanto il prevalere della
teologia politica in buona parte
delle Chiese “federate”. Per tanti
di loro si consumava una apostasia dalla missione della Chiesa,
si dava dell’evangelismo una immagine deformata, e ingiustamente si coinvolgevano tutti in
posizioni proprie solo di pochi.
Nella loro visione, dove al mandato di Dio si risponde con l’appello al ravvedimento personale
ed alla nuova nascita, quando solo l’Evangelo annunziato in termini strettamente biblici deve
avere spazio, la teologia politica
praticata nelle nostre chiese è al
Beatitudini
(segue da pag. I)
si possa vivere nella giustizia e
nella fiducia che anche gli altri
ricercano la giustizia. Ñon c’è
pace senza giustizia, ma neppure
senza fiducia reciproca.
Parlando di pace non si può
sottovalutare, però, il suo aspetto cosiddetto "interiore”, quello
del cuore, quello del sentirsi in
pace con Dio e con il mondo... E'
un sentimento che troppo spesso diviene falso e di comodo, che
maschera il disinteresse verso i
problemi reali e crea l'illusione
che esista la possibilità di isolarsi in un proprio mondo felice, immune da conflitti e aggressioni dall’esterno. E’ un’illusione,
perché da un lato siamo tutti sottoposti a messaggi aggressivi: la
violenza del potere e quella del
terrorismo, la pubblicità ed i
ritmi di produzione, la fretta e
l’automobile, il tifo sportivo e la
pornografia, la competitività in
tutti gli aspetti della vita e il
culto della violenza; d’altro lato
la psicologia ci ha mostrato che
spesso l’uomo avido di pace interiore è, nei fatti, carico di aggressività repressa che, prima o
poi, o viene scaricata all’esterno
contro gli altri, oppure lacera all’interno, provocando gravi squilibri mentali e psichici.
Di fronte a queste realtà sta la
nostra beatitudine dei « facitori
di pace che son chiamati figli di
Dio ». La sua comprensione può
partire proprio dalle descrizioni
fatte finora. L’uomo che ci viene
proposto è colui che si adopera
per la pace ed il benessere di
tutti e solo così può sentirsi in
pace con se stesso e con Dio. Ma
chi è quest’uomo? Nessuno di
noi! Ancora una volta quest’uorno è Gesù Cristo, colui che ha
riconciliato il mondo con Dio,
che ha fatto conoscere Dio fra
gli uomini, che ha tolto ogni barriera tra l’uomo e le sue possibilità di vita sotto la grazia di
Dio.
Gesù è colui che ha interpretato la propria vita, la propria esistenza, non in funzione di una
affermazione di se stesso, ma in
funzione delta salvezza degli uo
mini, nella giustizia e nella pace,
come ripercussione e dimostrazione della pace, fatta in lui, tra
Dio ed il mondo. E la promessa
della beatitudine « essere chiamati figli di Dio » è proprio in questa linea. E’ lui l’unico figlio di
Dio e lo siamo anche noi perché
egli è venuto ad essere nostro
fratello, uomo tra gli uomini, totalmente, affinché noi riacquistiamo la nostra umanità “ad
immagine” di Dio.
Non diciamo spesso che la violenza e la guerra sono cose disumane?, che l’oppressione, lo
sfruttamento, la schiavitù, la tortura e la fame sono cose disumane?... Essere chiamati figli di Dio
ci vuole riportare ad una umanità per la quale vale la pena di
sperare e credere, una umanità
di benevolenza e di collaborazione, di uguaglianza e di giustizia,
di fiducia e di stima reciproca,
di libertà e di benessere per tutti, di serenità e di pace. E’ la
nuova umanità del Regno di Dio,
quella per la quale vale la pena
di vivere e di lottare. Sì, anche
lottare, ma non con le armi e con
i missili a testata nucleare..., lottare,-ma nprn con i ricatti economici ed energetici...
Lottare per la pace significa,
da una parte, non accettare mai
la logica del potere e dell’equilibrio del terrore, e, dall’altra, saper impostare la propria vita
pubblica e privata, familiare e
comunitaria, secondo i criteri dell’amore e della libertà, della giustizia e della pace, del perdono
e della riconciliazione. Allora, se
ci saremo lasciati rinnovare da
lui, potremo dire senza ipocrisie:
Gesù è la nostra pace.
Paolo Sbaffi
limite della mondanizzazione del
Messaggio. Essi vogliono "la politica” fuori dalle sante mura
della chiesa, dove il mondo va
esorcizzato, dove le cose sante di
Dio non sono mescolate o confuse alle contese di una società
infedele, destinata a perire con i
suoi idoli.
Anche su questo terreno, le
assemblee dei Fratelli hanno
esercitato una funzione di richiamo all’ordine del Signore, di autocritica, per Chiese e organizzazioni evangeliche pericolosamente lanciate a utilizzare a fondo le
suggestioni politico-sociali del
tempo.
Evangelici,
non protestanti?
Da centocinquant’anni i Fratelli italiani digeriscono male, o
rifiutano, di essere chiamati “protestanti”. Sono “cristiani”, al
massimo “evangelici”. Essi idealmente si vedono eredi di un piccolo popolo di Dio che dall’età
subapostolica a oggi è sempre esistito, all’ombra della Grazia.
In questa prospettiva, la Riforma è un episodio — sia pure importante — che non origina, ma
solo incoraggia, il popolo fedele
esistente da secoli, e le Confessioni della Riforma sono valutate per il loro apporto a una
chiarificazione, a una « protesta »
antiromana. Qui il termine « protestante » ha assunto il significato che la Controriforma e la sottile propaganda romana hanno
voluto dargli: è una protesta
contro dottrine, riti, uomini, non
è più (come in origine) una testimonianza pro, a favore di.
I Fratelli, per una ragionata
intuizione, preferiscono presentarsi come “evangelici”, in positivo: testimoni, affidatari del
messaggio recepito dalla Parola
di Dio e trasmesso con fede. Fino
dall’inizio, in pieno Qttocento,
presero le distanze dai predicatori che nella protesta antiromana e anticlericale vedevano il
punto focale del loro impegno.
Non per caso i nostri maggiori
polemisti — il Gavazzi e il Desanctis — passarono per le loro
assemblee ma non vi si fermarono. Un confronto fra la letteratura “religiosa" prodotta dai Fratelli e dalle altre Chiese è illuminante: mentre i secondi hanno
dato un grosso apporto polemico
antiromano, i Fratelli si sono dedicati a scritti di appello alla
conversione, di spiegazione della
Bibbia, di edificazione.
Essi non temono il confronto
e, quando occorra, la polemica,
ma non si lasciano irretire dal
bisogno di giustificare le loro
posizioni teologiche protestando
contro altri; preferiscono dare il
primato a una semplice, fiduciosa testimonianza positiva della
fede evangelica.
Qggi fra loro vi è la tendenza
a una distinzione in sostanza nominalista: “i federati” — vedi
Battisti, Metodisti, e Valdesi —
sono “pTOtestanti”, noi siamo
“evangelici” e basta. E’ una divisione semplicistica, discutibile
quanto la concezione della storia
della chiesa che le sta a monte,
ma indicativa di uno stato d’animo, di scelte prioritarie coerenti,
che non possiamo tranquillamente accantonare.
I vecchi e i giovani
II ricambio delle generazioni
non avviene mai senza conseguenze; lo stesso richiamo alle
origini è naturalmente filtrato in
PROTESTANTESIMO IN TV
Lunedì 8 dicembre, 2“ rete, ore 22.45
LA VERGINE MARIA TESTIMONE DI GESÙ’ CRISTO
Riflessione protestante sulla Vergine Maria con la partecipazione di Renzo Bertalot, Maria Sbafiì Girardet, Paolo Spanu.
Domenica 21 dicembre, 2" rete, ore 22.45
S'TUDIO BIBLICO SUL NATALE
Numero speciale con predicazione di Paolo Sbafiì e letture bibliche.
tempi e situazioni diverse. Nelle
nuove generazioni si rilevano
spinte ed esigenze che, a loro volta, provocano ripensamene e pregiudiziali. I due periodici che i
Fratelli diffondono, e sarebbe però un errore contrapporli, lasciano trasparire la situazione:
“Il Cristiano”, vecchio periodico
delle assemblee, e “Credere e
comprendere ”, un foglio al terzo
anno di vita. Dalla ripetitività
dei temi, delle posizioni sacralizzate, si passa a un arricchimento
teologico che attinge alla tradizione e la rielabora; gli “evangelici” si riconoscono anche “protestanti” nella linea della Riforma,
il colloquio con le altre componenti dell’ evangelismo italiano
sottolinea la commilitanza, l’esigenza di calare il messaggio
evangelico nella realtà del tempo.
Il momento sembra delicato, il
pericolo di cadere nel settarismo
— che si avvale di censura e scomunica — non è alTagguaio solo
nelle grosse Istituzioni ecclesiastiche dove la struttura è determinante, ma anche nelle pur modeste compagini che magari rifiu
tano la istituzionalizzazione. Ma
è sempre su questo crinale della
libertà che abbiamo in Cristo che
si sono svolti e si vivono i tempi
alti della fede comune.
Firenze sì e no
Moka acqua è passata sotto il
Ponte Vecchio da quando nel
184647 si iniziava a Firenze la
evangelizzazione, con la collab<>
razione anche di valdesi. Da Firenze si è mossa ed è stata organizzata la rete delle comunità dei
Fratelli; ma oggi sembra che le
forze trainanti del movimento
siano da localizzare in Padania e
in Puglia. L’assemblea di Firenze,
che registra una fioritura benedetta, recepisce le istanze e gli
uomini dal Nord come dal Sud:
è una posizione singolare, confacente al destino storico della città stessa. Forse qui lo Spirito
Santo "sta covando” quel nuovo
che noi riusciamo a cogliere solo
nella prospettiva del tempo.
Non ho riassunto la conferenza
storica del centenario, e me ne
scuso: è presumibile che ciò che
interessa, appassiona i fiorentini,
attaccati perfino alle vecchie pietre di casa, oltrepassate Prato in
Toscana e Montevarchi non dica
più nulla. Pensiamo alle forti pietre viventi — Brandoli, Misuri,
Pult, Morozzi, Veronesi e tanti
altri — che secondo i loro doni
hanno collaborato alla edificazione di una chiesa viva e in benedizione per l’evangelismo fiorentino. Per questo siano rese
grazie al Signore.
Luigi Santini
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Wojtyla e i luterani
Come era prevedibile, rincontro di papa Wojtyla con i protestanti tedeschi ha avuto larga
eco in tutta la stampa italiana.
E ciò sia durante la fase preparatoria con le polemiche e le diffidenze che la hanno caratterizzata, sia durante il suo svolgimento. In genere la sensazione che
si può ricavare dai migliori prvizi giornalistici (Corriere, Giorno
e Repubblica) e dai due telegiornali è che l’incontro ha avuto
sul piano umano e psicologico
un certo successo.
Sviluppando la nuova posizione cattolica, già apparsa in occasione del recente anniversario
della Confessione Augustana, la
figura di Martin Lutero (secondo
la Repubblica del 18 novembre
presentato addirittura come un
potenziale Padre della Chiesa) è
stata rivalutata, e le stesse origini della scissione seguita alla
Riforma sono state riconsiderate, non escludendo la responsabilità di Roma concretatasi proprio nel rigetto della Confessione Augustana, nella quale si rileggono ora gli elementi fondamentali della Fede cristiana. Rimane nei discorsi del papa, e non
c’è da stupirsene, la insormontabile differenza tra la chiesa di
potere gerarchico e di intermediazione tipicamente cattolica e
la chiesa libera di popolo tipicamente protestante, con quanto
ne consegue.
In attesa che lo Spirito dia
luogo a quella « riconversione generale », auspicata dallo stesso
papa, che sola potrà consentire
la ricostituzione unitaria di una
Chiesa cristiana veramente universale, non resta quindi che
prendere atto di quella miglior
possibilità di convivenza fra cristiani di diversa confessione, che
pare ormai attuale. Come anticipa la reiterata conferma della
Chiesa Evangelica tedesca di
mantenere aperta la propria celebrazione eucaristica anche ai
cattolici e come, purtroppo, ritarda il rifiuto cattolico ad eguale apertura della analoga celebrazione nei loro templi (vedi la
conclusione dell’ultimo Convegno del S.A.E, al Passo della
Mendola).
Non possiamo non aggiungere
che la nostra situazione di protestanti italiani in un ambiente
cattolico ancora sostanzialmente
controriformista, caratterizzato
dalle « crociate » alla Benelli o
alla Fiordelli, è molto diversa da
quella che vivono i nostri fratelli, in ambienti dove possono fiorire teologi, nonostante tutto,
cattolici come Kiing o Kaster
(«la papolatria non è cattolica»
cita G. Zizola sul Giorno delT8
nov.), o un pensiero come quello
di Maritain e dei suoi seguaci
francesi. Il che non vuol dire rinunciare alla più disponibile
apertura ecumenica, ma saperla
gestire come le circostanze locali consigliano.
« » «
La Repubblica del 22 ottobre
dà notizia del Seminario Ecurnenico indetto a Rimini per studiare il modo di leggere la Bibbia.
Particolare attenzione viene dedicata alla attesa relazione di
Sergio Rostagno sul tema «Dall’ipotesi di lettura biblica ad una
sintesi unitaria ». Il Seminario è
stato preceduto da un simile
Convegno tenutosi a Vienna a fine agosto sull’Antico Testamento, come informa Jesus di ottobre.
* 4> *
Sempre sulla Repubblica del 30
ottobre L. Accattoli rileva come
le decisioni del sinodo dei vescovi su divorzi e contraccettivi debba suonare « scandalo per i protestanti ». Scandalo perché si
tratta di decisioni prese con esclusione totale del parere dei
laici e quindi riaffermazione del
potere clericale, rappresentato
oltrettutto, in materie di questo
genere, da celibi a vecchi.
ite * *
La Gazzetta Ufficiale non è di
solito una lettura molto interessante. Capita tuttavia sott’occhio
il Supplemento al numero 288 del
20 ottobre, che riporta la Legge
n. 655 che stabilisce le variazioni al bilancio dello stato per il
1980. Da cui si può rilevare che
il Pondo per il Culto richiede
maggiori stanziamenti per circa
250 milioni, somma algebrica tra
una riduzione di spese per congrue ai parroci in circa 290 milioni, ed aumento di spese, in larga parte per la gestione propria
del Fondo e in non indifferente
importo per spese inerenti al culto destinate a « spese di culto e
diffusione religiosa all’estero » o
ad « acquisti e manutenzione di
mobili e arredi sacri ». E si scopre inoltre l’esistenza di un
« Pondo di benefìcienza e religione nella città di Roma » per le
cui spese si prevede un aumento
di 270 milioni, destinato per 160
milioni a « supplementi di congrua ai parroci di Roma ».
A quando una revisione definitiva del Concordato che ne allinei le disposizioni finanziarie a
quelle delle nostre Intese?
« « «
Un ministro della Repubblica
italiana, in apertura di una intervista pubblicata dall’Espresso
del 9 nov. ci tiene a richiamare
le sue origini protestanti, pur
dichiarandosi « protestante un
po’ dormiente ». E se si svegliasse?
Niso De Michelis
4
5 dicembre 1980
DIAKONIA: IL DIBATTITO SULLA PLURALITÀ’ DEI MINISTERI
Ministri, non funzionari
Il dibattito degli anni ’60 ha particolarmente sottolineato la dignità
e responsabilità dei ministeri non pastorali nelle nostre chiese
cando surrogati di pastori, ma
scoprire la possibilità della suddivisione dei compiti, nell’insegnamento, nella cura d'anime,
nell’amministrazione, nella partecipazione di singoli o di gruppi ai problemi cruciali dell’ambiente, lasciando al ministero pastorale la sua funzione teologica
fondamentale, riferita alla predicazione ed all’insegnamento.
alla preparazione dei ministeri.
Discorso certo non nuovo questo, anzi ormai condotto avanti
da parecchi lustri, da quando
cioè la CPM comincio è dibatterlo tra noi attraverso la rivista
Diakonia: eppure problema ancora lontano dell’essere risolto ».
(3 - fine)
a cura di Neri Giampiccoli
Concludiamo con questo terzo articolo la rassegna del
dibattito sui ministeri che ha dato origine al « ruolo diaconale » che le chiese sono chiamate a discutere quest’anno ( vedi progetto pubblicato nel n. 44). Daremo ora spazio agli interventi che su questo argomento perverranno da singoli e da
chiese.
Nel 1960 la CPM curava la pubblicazione di un'opera di H. Kraemer: La parte dimenticata (titolo originale: A theology of thè
laity). Nella prefazione Tullio
Vinay scriveva:
« Il suo è un grido di allarme
d’uno cui preme, piu di ogni altra cosa, che la chiesa compia
Oggi la sua vocazione. Vede questa legata e sfinita nei suoi schemi convenzionali e nelle sue abitudini, mentre le immense energie dei laici vengono trascurate
come un “credito congelato’’ che
non può essere impiegato e fatto fruttare. E tutto vien detto
con spirito così giovanile e con
tanta forza di persuasione che
fanno di questo libro un libro
di punta che, oggi, deve esser
letto non dai pochi specialisti.
Cui forse neppure è diretto, ma
dal grande pubblico delle nostre
chiese. Se ciò avverrà si assisterà ad un movimento nuovo, precursore di una riforma sostanziale di tutta la struttura della
chiesa. Liberata da ogni impaccio e dall’attuale sonnolenza, fatta di nuovo cosciente dei doni
del suo Signore, essa saprà essere quel che è chiamata ad essere,
“il popolo di Dio” senza divisioni e senza caste, per affrontare
con la freschezza della prima aurora cristiana le battaglie dell’era atomica ».
Ma il volumetto, per quanto
prezioso, ebbe ben poco ascolto!
Non de! tutto però, se vennero
moltiplicandosi le offerte e le ricerche di servizio, sia pure da
parte di singoli o di piccoli gruppi. L’esperienza ormai lunga di
Agàpe e della sua comunità, il
nascere del servizio cristiano a
Riesi, del centro diaconale di Palermo, dei gruppi di servizio, sono segni che il dibattito e la ricerca ebbero pure un seguito.
Responsabilità
comune nella chiesa
Frattanto la CPM era portata
a considerare più da vicino il
problema del ministero "laico”
nelle amministrazioni ecclesiastiche.
« Bisogna evitare che il non
pastore sia considerato e si consideri un salariato nella chiesa,
un dinendente che si limiti ad
eseguire con coscienza il suo la
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Dino Ciesch, Niso De
Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot,
Giuseppe Platone, Luciano Rivoira,
Liliana Viglielmo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabiie:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono 011/655.278 - c.c.p. 327106
Intestato a • L'Eco delle Valli La Luce ».
Redazione Vaiii: Via Arnaud, 25 10066 Torre Pelllce.
Abbonamenti: Italia annuo 10.000 semestrale 6.000 - estero annuo
18.000 - sostenitore annuo 25.000.
Decorrenza: 1° genn. e 1° luglio.
Una copia L. 300, arretrata L. 500.
Cambio di indirizzo L. 200.
Pubblicità: prezzo a modulo (mm.
41x40) L. 7.000 più I.V.A.
inserzioni: prezzi per mm. di aliezza, larghezza 1 colonna: mortuari
220 - doni 80 - economici 150 per
parola.
Fondo di solidarietà ccp 11234101
Intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino.
• La Luce »: Autor. Tribunale di
PInerolo N. 176, 25 marzo 1960.
• L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
voro. Il pericolo del resto si presenta anche per i pastori, se essi intendono il loro ministero
come una professione. Quello che
ci sembra spesso mancare — e
che invece è essenziale — è la
consapevolezza che l’opera che
si svolge è veramente un’opera
svolta in comune, con comuni
responsabilità di pastori e laici,
per conto ^ di tutta la chiesa.
Ogni ufficio, ogni istituto, ogni
ospedale, ogni scuola, dovrebbero essere anzitutto “chiesa" nel
senso più pieno e biblico della
parola, nella persona di ciascuno
dei suoi membri, secondo le diverse circostanze di ogni ministero particolare... I rapporti che
si stabiliranno così fra i collaboratori non saranno puri rapporti di lavoro, e le capacità tecniche non saranno l’essenziale;
principali saranno invece i doni
dati all’uno o all’altro... » (G. Girardet in Diakonia 1/3, 1961).
La preoccupazione della CPM è
di far capire che nella diversità
dei doni e dei ministeri, anche
un servizio tecnico, infermieristico, di insegnamento, affidato
a non pastori, è anch’esso ministero, diakonia, della chiesa nel
mondo.
«Vi sono altri ministeri, dono
dello Spirito, al servizio della
chiesa, che non sono normalmente ricompresi nel ministero pastorale, ma che per la loro natura, per il fatto di essere vocazìonalmente intesi e di rendere necessario il servizio a pieno tempo hanno una autentica qualifica
di servizi, anche se la loro struttura è di carattere prevalentemente tecnico... Il riconoscimento a questi servizi del loro carattere vocazionale di ministero
ci sembra importante ed urgente ». (Relaz. CPM al Sinodo 1961).
E di nuovo nel 1963: « Vi sono
GRUPPO SAE ROMA
Corso di
Mafiologia
Il Gruppo romano del Segretariato Attività Ecumeniche ha scelto di approfondire la Mariologia come argomento
per il Corso di Formazione ecumenica
mensile, aperto a tutti, con cui ha ripreso la propria attività.
Guidano la ricerca il past. Renzo
Bertalot e il sac. Giovanni Cereti che
hanno 'tenuto la lezione introduttiva il
9 novembre. Ad ogni lezione segue
una meditazione. biblica. Ecco il programma:
14.12: Maria figlia di Israele e madre
di Gesù, prof. Lea Sestieri Scazzocchio - Il magnificat, past. R. Bertalot.
11.1: Maria Madre di Dio, sac. E. Gandolfo, past. R. Bertalot - La visitazione, sac. E. Gandolfo.
8.2: Maria nelle prospettive postconciliari, sac. S. De Flores - Maria alle
nozze di Cana, past. V, Vinay.
8.3: Maria nella vita della liturgia ortodossa, Archim. Spiridione Papaglorgio - Maria ai piedi della croce, sac.
G. Sorani.
12.4: Maria nella spiritualità anglicana,
Rev. Harry Reynolds Smythe - Maria
nel Cenacolo, sac. S. Spinsanti.
10.5: Maria nel pensiero della Riforma,
past. V. Vinay - Maria neH'Apocalisse, sac. G. Cereti.
14.6: Tavola rotonda conclusiva presieduta dal past. R, Bertalot: sintesi del
confronto e indicazioni ecumeniche L'inno cristologico, past. P. Ricca.
Sede degli incontri è la Casa delle
Francescane Missionarie di Maria, via
Giusti 12. ore 16-19 circa.
L’11.1 e il 14.6, giornate di fraternità
con orario e sede diverse, informazioni presso il SAE, tei. 6374033.
possibilità di servizio già in atto
o in divenire: colportori, evangelisti itineranti, segretari, maestri
d’asilo, educatori, assistenti sociali, direttori di opere, dirigenti
di uffici speciali, ecc. Quello che
importa è di riconoscere a questi servizi un autentico carattere^ di “ministero”, di avvertire la
diversità dei doni che ci sono offerti, di avviare all’uno o all’altro servizio a seconda dei loro
doni quelle persone che sentono vocazionalmente di dover offrire la loro vita per un servizio
totale. Noi riteniamo che questi
servizi siano veri ministeri nella
chiesa e come tali debbano essere realmente riconosciuti » (Relaz. CPM al Sinodo 1963).
Ruolo diaconale
Fu allora che il Sinodo votò
questo o.d.g.: «Il Sinodo..,, riconoscendo con allegrezza la molteplicità dei doni e dei ministeri
che, oltre al ministero pastorale,
lo Spirito suscita nella vita delle
nostre chiese, dà mandato alla
CPM di preparare, d’intesa con
la Tavola, un progetto dettagliato per la istituzione di un unico
ruolo denominato “ruolo dei ministeri diaconali”, che ricomprenda tutte le forme di servizio
a pieno tempo, distinte dal servizio pastorale » (AS 1963/35).
La CPM incontrava non poche
difficoltà nell’elaborare detto progetto, che nel contempo era studiato anche dalla Commissione
dei regolamenti; le molteplici
possibilità che si offrivano e il
non risolto problema del trattamento economico non permisero che si trovasse un quadro
chiaro da proporre (cfr. relaz.
CPM al Sinodo 1965).
Frattanto però la Tavola, nella
sua relazione al Sinodo 1966, inseriva tra gli operai della chiesa
gii iscritti al « ruolo diaconale »,
mantenendo tale designazione
come provvisoria. E tale è rimasta fino al 1979, mentre la Tavola
nella sua relazione al Sinodo 1971
scriveva: « Bisogna tener presente^ che parlare di diversità di ministeri non significa andar cer
DIBATTITI
Gerusalemme
capitale d’Israele
Il commento di Francesca Spano, apparso sul numero 42 de La
Luce, sull’articolo del Direttore
relativo alla unilaterale proclamazione di Gerusalemme a capitale di Israele chiarisce un punto
importante della situazione in
quel paese. Ma vi è anche un altro punto che mi sembra giusto
non ignorare. Da anni ho rapporti di lavoro con Israele, e da un
periodo ancora più lungo analoghi rapporti con uno stato arabo
(la Giordania) che con esso confina e che passa, non dimentichiamolo, per uno dei più moderati.
Ebbene la sensazione, che si è
andata consolidando nel tempo, è
che Israele vive, come nazione,
in una continua paura, e che tale paura sembra essere largamente giustificata. Israele sa che,
con la sola eccezione dell’Egitto,
nessuno stato arabo ha ancora
realmente e sostanzialmente accettato la sua presenza nella zona; la Giordania, paese moderato, vuole ignorare la sua esistenza, fino al punto di lasciare grandi spazi bianchi là dove esiste
Israele fin nelle cartine turistiche che rilascia ai visitatori del
paese (che è bello e merita di essere visitato).
Che la paura sia sempre stata
una pessima consigliera è noto
da sempre, e Israele lo conferma
con la sua evidente incapacità di
trovare, e forse anche di cercare,
soluzioni politiche, e non militari, al problema del suo stesso
esistere.
Credo sia ormai passato il tempo in cui resistenza di Israele
veniva considerata come una sorta di compenso dovuto per le persecuzioni e le violenze di cui gli
ebrei sono stati vittime per seco
li; considerazione distorcente
perché, oltre tutto, gli arabi hanno, più a lungo di ogni altro popolo convissuto pacificamente
con gli ebrei e non sarebbe certo
spettato a loro il farsi carico di
tale compenso. La storia cammina veloce ed Israele ha ora, credo, acquisito il diritto di essere
giudicato per quello che in trentadue anni di esistenza, sofferta
e fertilizzata da sacrifici di sudore e di sangue, ha saputo creare
in una zona come quella del Medio Oriente; e non solo e non
tanto grazie ai molti aiuti finanziari di cui ha goduto (gli stati
arabi hanno ricavato, in genere,
dal petrolio somme ben più importanti), ma soprattutto per il
modello di vita che ha saputo
creare là dove la vita associata
ricorda più modelli feudali e di
fanatismo religioso, che non
qualcosa di più accettabile all’uomo di oggi. Tra i kibbutzim e le
cattedrali petrolifere in un deserto di povertà c’è un abisso.
E se si crede che Israele si sia
acquistato, nei suoi trentadue anni di vita, questo diritto di esistere, allora occorre che si riesca
finalmente a fare sparire il fattore « paura » che tanto peso ha in
tutta la situazione. Non è da queste colonne che possiamo pretendere di dar consigli a nessuno,
ma un augurio possiamo esprimerlo. E cioè che Israele superi,
nella coscienza delle sue buone
ragioni per durare, il complesso
di paura che lo affligge e che gli
altri paesi della zona dimostrino
di essere disposti ad accettare,
in questo quadro, una soluzione « politica » e non « militare »
che valga per tutti.
Demini
RADIO E TELEVISIONE
John Wayne, il culto dell’eroe
È iniziato lunedì 24 novembre
un ciclo televisivo, che prevede
15 proiezioni, dedicato alla figura di John Wayne, l’attore statunitense scomparso l’anno scorso.
Vediamo cosi rivivere, ancora
una volta, le mitiche imprese dell’eroe western classico, l’eroe di
John Ford, di Howard Hawks
ecc., impersonato dal cow-boy
che non sorride mai, quel John
Wayne apprezzato pure per il suo
essere attore senza dare mai l’impressione di recitare le sue parti, quanto piuttosto di viverle
fino in fondo.
Ma soffermiamoci un momento su questo culto dell’eroe autosufficiente e vincitore tipico, al
meno dal secondo dopoguerra in
poi, degli americani.
Molti, al di là di Wayne, furono i figli della cultura del West,
cultura da cui sarebbe potuto
nascere tutto, e in realtà tutto
nacque. Un suo prodotto fu, per
esempio, una certa mentalità reazionaria incline alla rozzezza, alla semplificazione categorica, alla dicotomia bene-male, all’esaltazione del vitalismo, all’affermazione del diritto del più forte.
Nel 1961, l’anno di «L’uomo che
uccise Liberty Valance », sembrava che il mito dell’eroe stesse per
infrangersi: in quel film Wayne
non era più il vincitore, anzi, si
presentava subito sconfitto e allucinato. Sembrava che allora
NOVITÀ’
Giovanni RIBET
L’ORIENTE A STELLE E STRISCE
Viaggio fra i nuovi movimenti religiosi « orientali »
Prefazione di Emidio Campi
pp. 152, L. 3.000 («dossier» n. 8)
Un originale « viaggio » all’interno dei numerosi e variegati movimenti religiosi « neo-orientali » che tanto affascinano i giovani: Hare Krisna, Moon, Yoga ecc.
Perché questa « fuga ad Oriente? ». Quali carenze rivela
della nostra civiltà? Si impone un esame di coscienza per
l’Occidente « cristiano ».
CLAUDIANA
Via Pr. Tommaso 1
c.c.p. 20780102
10125 TORINO
nel cinema si passasse definitivamente dal capitalismo cosiddetto
« eroico » al capitalismo industriale, e che di conseguenza stesse anche per finire la rozza cultura di un’America stupefacente
— ideale sognato e temuto da
ogni uomo civile del ’900 —, lanciata alla conquista e abbattimento di tutte le frontiere. Non
fu così.
La parabola dell’eroe continuò
con lo stesso Wayne in « Berretti verdi» (1968), ne « Il Grinta»
(1969) oppure nel recente « Il pistolero » (1976) e continua tuttora con altri attori, anche in film
come « Apocalypse now », « Il
cacciatore », ecc. D’accordo, qui
i termini del discorso sono diversi, ma si trova pur sempre
una specie di esaltazione paranoide, di superomismo, quasi a
voler equilibrare una debolezza
di fondo, psicologica, ben presente nei soggetti umani. Debolezza
forse appena avvertita nel film,
ma certamente capace di far sì
che, per non mettere in discussione talune scelte (nella fattispecie la guerra), si sia disposti
ad ammettere, nelle catastrofi, la
salvezza dei soli supermen: gli
gli altri, la gente comune, sono
destinati a lasciarci le penne.
Dietro a questi nuovi eroi, capaci di mettere a nudo sulla
stessa scena la loro frustrazione,
c’è però sempre la rabbia dell’onesto cittadino americano, laborioso e proteso al successo, che
scopre la sua impotenza dopo
aver già provato l’ebrezza della
onnipotenza.
Marco Borno
5
5 dicembre 1980
A 500 ANNI DALLA NASCITA
Carlostadio, predicatore
di una riforma radicale
Andreas Bodenstein, detto Carlostadio, bollato come estremista, è stato il primo a intuire che bisognava essere più coraggiosi di Lutero nell’opera di riforma della chiesa
Andreas Bodenstein (1480-1541) fa
parte di quella cerchia di Riformatori poco conosciuti e dei quali è facile scordare oltre al suo apporto alla Riforma l’anniversario di nascita
e di morte. Oltretutto Carlostadio
ebbe anche la sfortuna di voler realizzare la riforma della chiesa proprio nella città di Lutero: Wittenberg. In questo il suo destino assomiglia a quello del profeta Michea:
anch’egli è vissuto in un tempo ed
in un luogo in cui uno più influente di lui ha segnato il corso della
storia, Isaia.
La formazione culturale di Andreas Bodenstein, poi soprannominato Carlostadio (la sua città natale), è simile a quella di Lutero e di
numerosi altri riformatori; dopo
aver studiato ad Erfurt e a Colonia,
nel 1505 se ne arriva a Wittenberg
con una rigida formazione tomista
e dopo cinque anni di ulteriore studio ottiene il dottorato in teologia.
Qui dà lezioni sulla metafisica aristotelica e sulla teologia di S. Tommaso. Ma è la lettura meditata di
Agostino che lo porta sulle posizioni di Lutero, almeno per un tratto
di strada. Così, nella disputa di
Lipsia lo troviamo con Lutero contro Eck.
Ma Carlostadio dimostra sin dagli inizi un suo pensiero autonomo
ed una sua concezione della riforma della chiesa. Le sue 151 tesi del
1517 e soprattutto il suo commento
allo scritto di Agostino « De Spirito
et litera liber » (libro sullo Spirito
e sulla lettera), segnalano una differenza teologica rispetto a Lutero
che porterà i due riformatori a posizioni opposte: per Carlostadio (al
seguito di Agostino) la contrapposizione fondamentale non è tra legge
ed evangelo ma tra legge e Spirito.
La grazia — sostiene Carlostadio —
agisce in modo tale da farci amare
e compiere la legge.
Qualche anno dopo, nel 1520, afferma pubblicamente il suo dissenso nei confronti del disprezzo di
Lutero per l’epistola di Giacomo
(epistola di paglia): « Sono addolorato della temeraria svalutazione di
Giacomo ». E la messa in guardia
che egli dà ai luterani che lo accusano di legalismo è degna di essere
rilevata: « Attenzione a non prendere una fede di carta e priva d’amore come la più grande delle opere ».
Dunque le premesse per una rottura con Lutero non mancano...
La repressione
a Wittenberg
Mentre Lutero è al sicuro nella
Wartburg a tradurre la Bibbia in
tedesco, Carlostadio va in Danimarca a dare consigli a Cristiano II
per i suoi piani di riforma e appena ritorna a Wittenberg capisce di
poter attuare finalmente la riforma
della chiesa di cui tanto si è discusso e scritto: l’autorità di cui gode in
tutta la città (Melantone compreso!)
è dalla sua parte. Ed è proprio questa sua volontà di riforma, questo
desiderio di rompere gli indugi con
la prudenza nel passare all’azione
che lo porterà allo scontro con Lutero. Durante il Natale 1521 Carlostadio celebra una « messa evangelica », senza canone e paramenti, la
Cena con il pane e il vino, distribui
ta anche ai laici. Il riformatore è
favorevole al matrimonio dei preti
ed egli stesso si sposa: la sua riforma va verso una radicale trasformazione dell’organizzazione ecclesiastica esistente.
Sotto la sua influenza il consiglio
della città emana il nuovo « Regolamento della città di Wittenberg »,
in cui viene stabilito il nuovo ordine del culto, mendicità e prostituzione vengono combattute, i beni
ecclesiastici sono devoluti a scopi
sociali: la riforma della chiesa tocca tutti i problemi dell’organizzazione sociale della città.
Carlostadio è particolarmente duro con le immagini che pullulano
nelle chiese; l’Antico Testamento lo
convince nella sua posizione intransigente: « Le immagini sono una
abominazione e noi stessi diventiamo abominevoli attaccando a loro
i nostri cuori. I nostri templi potrebbero a giusta ragione essere definiti dei covi di assassini, poiché la
nostra anima viene messa a morte.
Il diavolo assolda i papi e i papi,
per obbedirgli, inventano ogni sorta di trucchi per sterminarci, per
sgozzarci ». Se non si può accusare
Carlostadio dei disordini che nascono in quel periodo nella regione,
questa sua posizione non agisce certo da freno sulle bande di contadini che saccheggiano chiese e ordini
religiosi.
Lutero, sempre nel castello della
Wartburg, segue con crescente preoccupazione l’evolversi degli avvenimenti finché, al colmo dello sdegno e della sopportazione, piomba
nella « sua » città che stenta a riconoscere e liquida Carlostadio e le
sue riforme con un intervento a dir
poco repressivo ed autoritario. Tutto come prima: questo impone Lutero. Carlostadio ha voluto imporre la sua riforma, ha voluto accelerare i tempi, è stato imprudente ed
ha avuto troppa corda. D’ora innanzi la situazione sarà saldamente nelle mani di Lutero.
La chiesa laica del
"fratello Andreas
fi
Che fare a questo punto? L’unica
alternativa per un uomo dignitoso
è quella di andarsene. Per Carlostadio a Wittenberg non c’è più posto. Carlostadio accetta di lavorare
come pastore ad Qrlamùnde e qui,
dopo il tentativo di Wittenberg,
tenta di realizzare quel tipo di riforma che Lutero gli ha interrotto
d’autorità. Le sue tendenze mistiche e rigoriste lo portano a radicalizzare la riforma: per primo confuta il battesimo dei bambini e dà
un'interpretazione originale della
Cena, negando la presenza reale di
Cristo nel pane e nel vino e sostenendo che Gesù dice « questo è il
mio corpo » con il dito rivolto a se
stesso. I sacramenti sono dunque
dei semplici simboli.
A Qrlamùnde Carlostadio acquista un piccolo podere e vive in una
cascina, va in giro con un abito da
contadino e si fa chiamare « fratello Andreas » e « nuovo laico ». Non
è una messa in scena, ma un atto
di coerenza con le idee che egli ha
maturato soprattutto dopo il suo
scontro con Lutero.
Le tendenze mistiche della sua
teologia si riscontrano puntualmente nei suoi scritti e le direttive della riforma sono chiaramente nella
linea dell’ispirazione dello Spirito
anche se non vanno confuse con le
posizioni tipiche dell’anabattismo.
Una riprova di questo è la lettera
scritta dalla chiesa di Qrlamùnde a
Thomas Mùntzer in cui si dichiara
la non disponibilità ad unirsi alle
bande di contadini organizzati.
E’ soprattutto la posizione di
Carlostadio contro il battesimo dei
bambini che scatena le ire di Lutero il quale riesce, col favore dell’autorità civile, a far allontanare
Carlostadio da Qrlamùnde. Comincia cosi una terza fase nella vita del
riformatore, quella di un lungo peregrinare senza appoggi. Ma il suo
cervello e la sua penna non si fermano. Nel 1524 pubblica alcuni
scritti sulla Cena in cui attacca la
interpretazione di Lutero, il più duro di tutti dal titolo: « Se si debba
procedere con calma ».
Il duro giudizio
di Lutero
La reazione di Lutero è immediata: in pochi mesi (dicembre 1524 gennaio 1525) scrive e pubblica la
prima e la seconda parte del trattato « Contro i profeti celesti », di una
durezza sorprendente e non sempre
motivata per il fatto che Lutero accomuna Carlostadio alle posizioni
degli anabattisti (analoghe accuse
rivolte a Zwingli).
Con questo scritto Lutero ha
« bollato » Carlostadio con dei giudizi pesanti che hanno contribuito
a deformare la comprensione della
sua opera di riformatore e della sua
teologia secondo un giudizio che
perdura tutt’oggi. Una più attenta
lettura di Carlostadio ridimensiona
invece di molto il giudizio di Lutero; soprattutto apre il dossier sull’atteggiamento repressivo, quasi
persecutorio di Lutero nei suoi confronti.
Dopo un periodo di vagabondaggio, su iniziativa di Bucero e di Ecolampadio, Carlostadio viene accolto in Svizzera; nell’ottobre 1524 arriva a Zurigo « il nostro caro fratello », « il più puro predicatore della più pura parola ». Con queste parole i riformatori di Zurigo accolgono il « riformatore vagabondo ».
Non già che Zwingli si riconoscesse nelle posizioni teologiche di
Carlostadio. E’ vero che Zwingli
confuterà egli stesso l’idea della
presenza reale di Cristo negli elementi del pane e del vino, tuttavia
prenderà le distanze dalla esegesi
di Carlostadio e dalla nebulosità
delle sue argomentazioni. Ma loderà Carlostadio per aver centrato il
suo discorso sulla fede e sulle sofferenze di Cristo. Questi pensieri sono presenti nella lettera di Zwingli
(1524) a Matthäus Alber (riformatore di Reutlingen, Germania meridionale), lettera in cui non manca
la polemica contro Lutero (nonostante non venga mai nominato).
Dopo la parentesi zurighese Carlostadio approda a Basilea dove riceve una cattedra e un pulpito; qui
insegnerà finché la peste non porrà
fine alla sua vita travagliata ed errabonda, la notte di Natale del 1541.
Attualità
di Carlostadio
Una vita travagliata, quella di
Carlostadio, un carattere forte, una
tempra di combattente irriducibile.
Farsi strada contro Lutero e senza
confluire nel movimento anabattista era un’impresa ardua: la sua
concezione della riforma della chiesa non poteva che essere perdente.
Ma questo vuol dire che la riforma
di Carlostadio è stata sconfitta dalla riforma di Lutero. Noi ci siamo
abituati a parlare della Riforma
con la maiuscola, intendendo una
cosa sola, uno stesso movimento;
in realtà dovremmo parlare di riforme, al plurale, guardare alle numerose e differenti concezioni, spesso in contraddizione, presenti all’interno del fronte antiromano. Carlostadio è stato il primo grande riformatore « radicale », che ha intuito
che occorreva essere più coraggiosi
di Lutero nell’opera di riforma della chiesa, essere più coerenti nel
rapporto tra teoria e prassi, guardare senza paura e tentennamenti
al momento in cui la parola si fa
azione.
L’attualità del pensiero di Carlostadio si muove almeno su due diverse linee, vicine alla sensibilità
moderna:
1) E’ caratteristica di Carlostadio la consapevolezza dell’intreccio
tra teologia e società, tra fede e politica. La sua rinuncia al dottorato
per una vita vissuta fianco a fianco
con i contadini nasce da una profonda riflessione esistenziale, che
non è riducibile a polemica antiLutero, anche quando confessa di
aver « mangiato il pane dei poveri
senza averlo guadagnato ».
Questo stare con la gente è la
conseguenza logica della sua concezione della chiesa, una chiesa laica,
in cui il sacerdozio universale è praticato da tutti i credenti che svolgono un qualsiasi ministero.
2) In secondo luogo Carlostadio sottolinea la concezione dello
Spirito che agisce anche senza la
parola, che non è « prigioniero »
della parola, controllato dalla parola come in Lutero, ma che è senza
vincoli; può parlare agli individui
ed agire in loro, direttamente, pur
rimanendo lo Spirito di Dio, diverso e non confondibile con quello
deH’uomo.
Su questo punto lo scontro, nel
XVI secolo, è avvenuto senza esclusione di colpi, senza timore di colpire con troppa veemenza, tale era
la posta in gioco; in realtà U battaglia non è stata vinta una volta per
tutte. Il conflitto si ripresenta puntualmente in determinati momenti
della storia, pur assumendo forme
e contenuti diversi.
Ermanno Gente
6
5 dicembre 1980
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
AIUTI Al TERREMOTATI
Aiutare “Purché non sia un altro Belice”
la gente
la seconda fase dei soccorsi: contribuire alla ricostruzione concreta di edifìci.
chiese
Mentre scrivo ancora non si
può dire con precisione qual è il
progetto verso cui far convergere il denaro che stiamo raccogliendo nelle chiese per la ricostruzione delle zone terremotate
coinvolte da questa grande catastrofe. Come sappiamo però la
Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) costituisce
il punto di riferimento per gli
aiuti che arrivano dall’interno e
anche dall’estero, tramite chiese
sorelle. Cosi è stato per il Belice
e così anche per il Friuli.
Nel pinerolese non sono soltanto le chiese, associazioni private,_ ad aver organizzato forme
di aiuto e di intervento; anche
gli Enti locali hanno provveduto
a creare centri di raccolta, le
scuole, le Comunità Montane
stanno pensando a piani di intervento. Le iniziative si moltiplicano. E poco per volta la macchina
dello Stato, che anche in questa
vicenda ha mostrato il suo volto
caotico, con ritardi imperdonabili e che sono costati la vita a
numerose persone, ha via via intensificato i suoi interventi.
Di fronte al governo che ci ritroviamo ed ai suoi ministri la
gente si chiede giustamente: ma
dove andranno a finire i soldi?
Anche per il Belice, per il Friuli
gli stanziamenti sono stati effettuati, ma le case non sono state costruite... Abituati da oltre 30
anni ad una politica disonesta,
ad un potere che invece di punire i ministri ladri e bugiardi insabbia tutto e poi aumenta i prezzi e le tasse ai cittadini, è logico
che la gente non si fidi più, è logico che ci pensi due volte prima
di dare del suo senza sapere dove va a finire.
Nel nostro caso sappiamo di
avere la possibilità di controllare l’investimento dei nostri soldi
e non dobbiamo pertanto aver
paura di essere generosi. Bisogna
vincere quelle reticenze che spesso esistono anche fra di noi e
che poi si esprimono con il rifiuto o con mille lire; bisogna vincere l’egoismo in cui spesso ci si
rinchiude.
Si parla sempre di più in questi tempi di « paese reale » e di
« paese legale », per distinguere
la gente onesta che pure esiste in
abbondanza nella nostra Italia,
da chi fa le leggi e dovrebbe farle applicare. Quel paese « legale »
che ci (mal)governa che dovrebbe esprimere una classe dirigente capace ed onesta, che dovrebbe organizzare, programmare, e
che ancora una volta si è dimostrata incapace di intervenire
con rapidità e competenza, dei
ministri che restano irreperibili
per delle ore, mentre dovrebbero
essere sul posto di lavoro... Eppure, in altre occasioni eccome
si è capaci di interventi pronti e
decisi, di prevenzione, di efficienza! Ma quando non si deve reprimere i tempi ed i metodi non
sono gli stessi. Un paese come il
nostro che è uno dei più grossi
esportatori di elicotteri del mondo, non è capace di impiegarli per
soccorrere le zone terremotate, li
usa col contagocce, li lascia parcheggiati negli hangar!
Si può ammettere che dei politici e dei governanti non siano
stati capaci di capire la portata
di questo disastro? No, non si
può ammettere. Va bene che gli
italiani non siano dei geni di organizzazione, di programmazione,
ma tutto ciò ha e deve avere un
limite. Non si può ammettere che
i miliardi per le forze armate aumentino continuamente e che
manchino personale e finanziamenti per le ricerche dei sismologi; non si può più ammettere la
totale disorganizzazione dei soccorsi in un paese « sismico » per
definizione che ha avuto, in questo secolo, decine di migliaia di
morti.
Certamente ci si illude quando
si crede che cambiare politica e
uomini politici risolva da sé tutti
i problemi, ma è accertato che la
perpetuazione del potere democristiano è la garanzia per la
continuità dei disastri nei disastri. E io non credo alla fatalità
di un popolo predestinato ad essere eternamente malgovernato
dai democristiani.
Ermanno Genre
Una generosa solidarietà verso i colpiti che
ricostruzione e che si eviti la vergogna di
Due atteggiamenti si stanno
delineando tra la gente sul problema dell’aiuto ai terremotati
della Campania e della Basilicata.
Da una parte una grande disponibilità a fare e a donare e
dall’altra una profonda sfiducia
nei confronti dello stato.
Tutti dicono che gli aiuti devono essere diretti e «senza intermediari » e sorgono così iniziative dirette verso le zone colpite.
Nel pinerolese inoltre vivono
numerosi immigrati originari
delle zone terremotate: attraverso loro si hanno notizie delle necessità, delle difficoltà e della disorganizzazione dei soccorsi, della miseria che esisteva nella zona e che è ora aggravata da questa catastrofe. Questi immigrati
ci ricordano che anche nella catastrofe la gente non è uguale:
i più colpiti sono proprio i più
poveri, coloro che vivevano in
vecchie case o nelle case popolari; gli altri, i più ricchi, avevano l’abitazione antisismica, che
ha subito pochi danni, oppure
avevano più di una casa e possono temporaneamente trasferirsi
nella casa di campagna o al mare. I più poveri inoltre hanno
scarso potere contrattuale, i più
ricchi invece riescono ad inserirsi nei comitati di coordinamento
per gli aiuti e — sebbene meno
sinistrati — riescono a ottenere
aiuti tempestivi. Almeno questa
è l’esperienza di un immigrato
irpino rientrato dopo cinque
giorni dal suo paese sinistrato.
Certo è difficile generalizzare,
ma il pericolo di una ulteriore
diseguaglianza anche negli aiuti
è evidente.
In genere perciò la gente preferisce versare soldi o donare
merci ad organizzazioni cui sia
possibile un controllo.
Sono sostanzialmente i giornali, La Stampa in primo luogo,
ma anche i periodici locali l’Eco
del Chisone (che ha già inviato
una prima colonna con alimentari, coperte, vestiario, e materiali per prefabbricati) e il nostro (versamenti al fondo di solidarietà) che ricevono i doni in
denaro.
Gli ospedali, raccolgono il sangue e il plasma. All’ospedale Civile di Pinerolo accorrono fin da
lunedì mattina centinaia di donatori e presto si deve fermare la
raccolta perché non vi sono contenitori a sufficienza.
Nelle fabbriche i sindacati, che
hanno messo in piedi una loro
organizzazione per gli aiuti, fanno collette e liste di lavoratori
disponibili per andare a lavorare
nelle zone terremotate. I lavoratori in cassa integrazione si rendono disponibili per le squadre
di soccorso. Medici e infermieri
si dichiarano disponibili per un
lavoro di tipo sanitario nelle zone terremotate.
La Croce Rossa e la Croce Verde organizzano raccolte di fondi,
medicinali, vestiario, generi alimentari che saranno direttamente rimessi alle popolazioni colpite.
Gli studenti già lunedì, cominciano a pensare all’invio di volontari, fanno pressioni — e spesso non sono compresi —■ sugli
enti locali perché inviino squadre di volontari subito, raccolgono materiale, ma la catastrofe è
anche un’occasione di studio: si
riflette sul terremoto, si studia
la geografia, si studia l’economia
e la storia delle zone terremotate.
Gli enti locali
Le forze politiche e i comuni,
organizzano anche loro gli aiuti.
I comuni più grossi pensano anche alla seconda fase degli aiuti
alla ricostruzione. Il comune di
Pinerolo, dopo aver costituito un
comitato interpartitico, ha inviato una prima colonna di aiuti nella zona di Avellino e pensa ad
un gemellaggio con un paese colpito per una qualche opera concreta di ricostruzione. Stanzia a
questo proposito una somma iniziale di 20 milioni.
Il comune di Lusema invia una
colonna con roulottes, vestiario,
generi alimentari, medicinali e
coperte.
chiede però una pronta
speculazioni e ritardi
Altri comuni invece stanziano
somme che sono inviate alle comunità montane per gli aiuti
programmati da queste. Ad esempio Angrogna stanzia 1 milione,
Villar Porosa 5 milioni (dati però a La Stampa), Porosa 2 milioni, Prali 800.000, Roure 750.000,
Porte 300.000, Perrero 500.000.
Questo elenco però è incompleto perché molti consigli non si
sono ancora riuniti ufficialmente.
Le Comunità Montane si sono
mosse cercando di coordinare i
comuni e i privati nell’opera di
soccorso. Hanno costituito comitati con le forze politiche e
sociali e puntano soprattutto al
Anche le comunità cattoliche e
valdesi organizzano raccolte per
l’aiuto ai terremotati. I cattolici
distribuiranno i loro aiuti attraverso la Caritas, mentre le chiese
valdesi si appoggiano sulla struttura della Federazione delle chiese (vedi articolo in prima pagina di questo stesso numero). La
Commissione distrettuale lancia
un «invito alla solidarietà» nella
circolare per le comunità delle
valli in cui si afferma la « necessità di un intervento concreto »
e ricorda che « come credenti
non possiamo dimenticare che è
nostro compito specifico e nostra
responsabilità di intercedere nella preghiera per chi è nella sofferenza e molte volte non ha più
la forza di invocare Dio ».
Da ogni parte però si dice:
«Diamo, ma vogliamo che non
ci sia un altro Belice ».
g?
TORRE RELUCE
Il futuro del Collegio
Un numeroso pubblico (circa 200
persone) ha risposto all’invito del Comitato del Collegio Valdese per rincontro di sabato 29 sul tema : « Quale
futuro per il Collegio Valdese? » La
partecipazione numerosa costituisce di
per sé un segno dell’interesse — talvolta anche critico — della popolazione locale nei confronti di questa antica scuola protestante. L’avvocato Marco
Gay, presidente del Comitato del Collegio, ha illustrato brevemente la storia di questa scuola, soffermandosi poi
sulla situazione attuale e sui problemi
(soprattutto economici) del Collegio.
Riferendosi all’ordine del giorno sinodale che chiede una riqualificazione
del Collegio come uno dei pilastri essenziali della formazione spirituale e
culturale di quadri protestanti nel contesto sociale e culturale delle Valli e
dell’intero paese, l’avv. Gay ha chiesto
all’assemblea di esprimere il proprio
parere sulle prospettive della Scuola.
Sono intervenute diverse persone. In
quasi tutti gli interventi c’è stata una
distinzione tra il problema del Ginnasio-Liceo e quello della scuola media.
Tutti si sono dichiarati convinti della
necessità e dell’importanza di mante
nere e di riqualificare adeguatamente
il Ginnasio-Liceo, sia perché è l’unica
scuola superiore del Distretto scolastico della Val Pollice, sia perché la funzione storico-culturale del Liceo nel
quadro dell’evangelismo italiano mantiene tutta la sua validità, soprattutto
se ci sarà un maggior collegamento con
la cultura protestante europea.
Per quanto riguarda la scuola media,
invece, i pareri sono più contrastanti :
c’è chi vorrebbe mantenerla ad ogni
costo, c’è chi sostiene che non ha ragione di esistere dal momento che c’è
la scuola statale. L’impressione generale che si può ricavare dai vari interventi è che la questione scuola media vada vista separatamente, sia perché molti non ne vedono l’utilità, sia
perché, da sola, rappresenta i 2/3 dei
costi di gestione complessiva del Collegio.
Dopo questo primo promettente incontro sul futuro del Collegio, il Comitato ha assicurato che vi saranno altri
incontri affinché tutta la popolazione
valdese sia pienamente informata sulla
situazione, in modo da poter dare indicazioni chiare sulle prospettive a breve
e medio termine.
BREVI DALLE VALLI
Torre Pellice:
assistenza
scolastica
Venerdì 28 novembre si è riunito i) consiglio comunale: all'ordine del giorno l’esame di 13
punti, in maggior parte inerenti
a questioni amministrative.
Aprendo i lavori il sindaco,
sig. Stefanetto, ha fatto presente
la drammatica situazione creatasi nell’Italia meridionale per il
terremoto e le possibilità di intervento assistenziali del comune, in collaborazione sia con gli
altri comuni della Valle e la Comunità Montana, sia con la Regione Piemonte.
I consiglieri si sono trovati
d'accordo nell’approvare via via
le proposte di delibera della
giunta, dalle necessarie variazioni al bilancio preventivato per
l’anno corrente, al secondo stanziamento per la ristrutturazione
di 48 alloggi a San Ciò (ristrutturazione che rientra in un piano di agevolazioni a favore della
popolazione locale) nonché al
completamento della rete fognaria e dei lavori al palazzo comunale.
Particolare attenzione si è prestata allo studio presentato dalla giunta per un piano di assistenza scolastica, da attuare in
collaborazione con il gruppo di
animatori della Tarta Volante e
che prevede il coinvolgimento dei
ragazzi delle elementari e medie
inferiori in attività pratiche.
Si è anche letta la delibera del
consiglio comunale di Guardia
Piemontese che rivolge, al comune di Torre, l’invito per un
gemellaggio. M. B.
Val Chisone:
contestato
l'assessore
all'ecologia
Come già riferito dalle colonne del nostro giornale la compattezza della Giunta della Comunità Montana nata non all’insegna
di un programma ma dall’aggregazione di liste poco omogenee,
viene messa in discussione da più
parti. Una notizia pervenuta di
recente dà ancora J.a riprova di
questa fragilità. Nella spartizione'
degli assessorati, il settore della
ecologia e protezione degli ambienti sarebbe stato assegnato a
Gianni Martin, titolare dell’omonima azienda metalmeccanica di
Porte. (Una comunicazione ufficiale a più di un mese dalla formazione della Giunta non è ancora pervenuta).
Chi conosce un po’ le vicende
della zona, saprà senz’altro che
già alcune volte gli ispettori provinciali sono stati chiamati per
fare dei prelievi sugli scarichi
industriali della Ditta Martin ed
è ancora conosciuto il suo rifiuto a permettere ai tecnici dell’Unità di Base (alle dipendenze
della Comunità Montana) di effettuare dei controlli sulla nocività degli ambienti di lavoro della propria ditta.
Naturalmente questi fatti, collegati con l’assegnazione della
carica hanno suscitato un certo
allarme in diversi ambienti valligiani. Si prevede pertanto a breve termine un rimpasto altrimenti è certo che la battaglia esploderà.
g. 1.
Verso un utilizzo turistico
dell'ospedale di Pra Catinat
Grande attesa, da parte dei dipendenti dell’ospedale di PraCatinat, accorsi in gran numero
a Pomaretto ad assistere alla
riunione della Comunità Montana, per le dichiarazioni che il
nuovo assessore Bruno Nevache
doveva fare circa il futuro dell’ospedale.
Nella sua relazione l'assessore
illustrava una proposta che nella
sostanza recepisce le posizioni
espresse già da anni dalle organizzazioni sindacali del pinerolese e che erano state duramente
contestate dai dipendenti.
Sulla base di accordi intercorsi tra il comune di Fenestrelle, la
Comunità Montana, la Provincia
e il Comune di Torino e la Regione, a partire dal 10 dicembre
prossimo la proprietà del padiglione Nasi dell’ospedale passerà
al comune di Fenestrelle, che lo
cederà in uso alla Regione, che
lo ristrutturerà (spesa 2 miliardi) per destinarlo ad uso turistico scolastico. Il personale in
quella data verrà trasferito alle
dipendenze della Unità Sanitaria
Locale n. 42.
Entro la fine deH'81 anche il
padiglione Agnelli dell'ospedale
chiuderà ed inizieranno i lavori
di ristrutturazione per un uso di
turismo sociale (spesa a carico
della Regione 2 miliardi). Un
consorzio pubblico gestirà questa iniziativa di carattere turistico sociale.
Il problema dell’occupazione
viene così salvaguardato: infatti
si prevede che saranno 300 le
persone che giornalmente saran
no ospitate (contro gli attuali 3550) e se questo si realizzerà si
può ipotizzare anche un aumento dell’occupazione in valle sia
diretta per coloro che lavoreranno al consorzio che indiretta.
Il personale sanitario sarà invece impiegato nel decentramento dei servizi sanitari in valle.
Le ipotesi socialiste (utilizzo di
un solo padiglione ad uso sanitario) e le ipotesi democristiane
(continuare l’uso sanitario dell’intero complesso) vengono dunque a cadere e viene accettata
la contestatissima proposta sindacale e comunista.
Il clima della riunione, sabato
scorso era molto diverso da quello preelettorale della primavera
scorsa e nessuno ha contestato
quello che l’assessore diceva.
Ad un osservatore esterno non
rimane che constatare che in
passato la questione è stata oggetto di strumentalizzazione da
parte di alcune forze politiche.
Forse se questa decisione si
prendeva due anni fa, si risparmiavano soldi, ed oggi forse si
poteva iniziare l’attività turistica.
G. G.
■ Hanno collaborato per questo numero: Marco Borno,
Gustavo Bouchard, Gino Conte, Ivana Costabel, Ada D’Ari,
Antonio Kovacs, Dino Gardiol, Adriano Longo, Luigi
Marchetti, Paola Revel Ribet,
Paolo Ribet, Bruno Rostagno,
Aldo Rutigliano, Lilia Sommani, Franco Taglierò, Maria
Vingiani.
7
5 dicembre 1980
CRONACA DELLE VALLI
UN’ESPERIENZA IN VAL PELLICE
I giovani e il lavoro nei campi
Parlano i giovani della Cooperativa Terranova che da oltre un anno lottano
contro ostacoli burocratici e politici per la sopravvivenza della loro iniziativa
In un momento di crisi del
posto di lavoro nelV industria,
molti giovani pensano alla possibilità di impiego nell’agricoltura. Ma oltre alle difficoltà del
lavoro vero e proprio, questi giovani si imbattono in difficoltà
di ordine burocratico e politico,
ed accade così che molte di queste iniziative si esauriscono rapidamente.
Questo non è certamente il
caso dei giovani della Cooperativa Terranova di Luserna San
Giovanni che in un volantino,
diffuso recentemente, fanno il
punto sulla loro esperienza.
Lo pubblichiamo volentieri al
fine di sensibilizzare altri giovani a queste possibilità di lavoro e per stimolare gli enti
preposti allo sviluppo agricolo
ad un sollecito adempimento dei
loro obblighi
Come Cooperativa non
ci siamo ancora dichiarati
vinti nonostante che il bilancio di quest’anno di attività ci lasci con la bocca
sempre più amara.
Questo perché;
a) La legge 285, sulla
quale ci siamo costituiti,
incentivava la formazione
di Cooperative agricole formate da giovani disoccupati per il recupero delle terre incolte. A questo fine
era previsto un finanziamento di L. 100.00 mensili da dare per la durata
di due anni ad ogni disoccupato facente parte di una Cooperativa. Ciò avrebbe garantito un parziale
sostentamento dei soci che
potevano così dedicarsi al
recupero dei terreni ed impiantare su di essi quelle
strutture che dopo circa
due anni avrebbero cominciato a produrre. Questo
non è accaduto: i fondi, a
legge scaduta, sono ancora a Roma e i soci hanno
dovuto in questi due anni
cimentarsi in lavori che
non facevano parte dei nostri obiettivi e sui quali,
data l’inesperienza, era
possibile speculare.
b) La legge 285 incentivando la formazione di
Cooperative di giovani disoccupati (specialmente in
agricoltura) doveva garantire il riconoscimento legale del proprio lavoro, vale
a dire l’iscrizione nei ruoli
e la fruizione di mutua e
pensione.
Invece lo SCAU ( Servizio
Contributi Agricoli Unificati) rifiuta di iscriverci co
me coltivatori diretti per
il fatto che le nostre domande sono impostate come conduzione unita dell'azienda; cioè all’opposto
dell’unica possibilità prevista dalla legge che regolamenta lo SCAU, vale a dire
la conduzione aziendale del
nucleo familiare. (Quindi,
secondo lo SCAU prima si
è coltivatori in proprio ^ e
poi ci si può associare. L esatto contrario della legge
285 che prevede appunto
l’associazione dei disoccupati in agricoltura. Grazie
a queste contraddizioni
delle leggi dello Stato i soci della nostra Cooperativa sono rimasti per oltre
un anno senza mutua; adesso con l’entrata in vigore della riforma sanitaria
siamo coperti per quel che
riguarda l’assistenza malattie. Per l’assistenza infortunistica e pensionistica
si deve aspettare l’iscrizione SCAU come coltivatori
singoli che oltre alle solite
lungaggini burocratiche,^ ci
crea dei problemi per l’attuale limitato numero di
giornate lavorative in nostro possesso.
c) La legge 440 del 4
agosto ’78 sull’utilizzazione dei terreni incolti prevedeva come fruitori per
l’assegnazione delle terre
anche le Coop. giovanili.
Però: il censimento delle
terre incolte è in fase^ di
attuazione e lungi dall’essere completato; le commissioni istituite dalla legge non esistono. Ammesso
che, nonostante tutto, le
domande di assegnazione
riescano ad andare avanti,
la legge accorda al proprietario del fondo un anno di
tempo per mettere a coltura il terreno.
Di conseguenza la Cooperativa, per l’acquisizione
di terreni, ha dovuto pertanto usare l’unico canale
a disposizione, quello delle conoscenze personali;
canale che comincia a dare i suoi frutti soltanto
adesso, ma che sta ritardando notevolmente l’obiettivo di messa a cultura (ed il conseguimento
del relativo reddito).
Gli interventi esterni che
abbiamo ricevuto sono stati:
— un contributo di 5 milioni all’atto della costituzione previsto dalla legge
regionale 63 del 12.10.’78
che ci ha consentito l’acquisto di un minimo di at
o conviene...
» hifil»
Elettrodomestici - Radio TV Casalinghi - Cucine componibili
- Riscaldamento - Ferramenta
ABBADIA ALPINA
Via Nazionale, 125
Tel. 3654
trezzature indispensabile
per il nostro lavoro;
— un contributo di 5 milioni datoci dalla Provincia di Torino su nostra richiesta per l’acquisto e lo
impianto di un apiario (la
apicoltura è attualmente
l’unico settore produttivo).
Questa la situazione attuale di precarietà in cui
siamo (che è molto più
complessa di quella che abbiamo sintetizzato) e che
ci sta mettendo in difficoltà
obbligandoci a stringere i
denti.
Non vogliamo per ora
arrenderci perché la nostra
ricerca di lavoro in agricoltura è accompagnata da una volontà ben precisa di
portare dei contenuti nuovi, sia per quel che riguarda i metodi di produzione,
che per l’utilizzazione adeguata dei terreni, che per
i metodi di commercializzazione dei prodotti. La
comprensione e la collaborazione di contadini locali
ci aiuta e ci stimola a continuare nella nostra scelta.
Cooperativa Terranova
VAL GERMANASCA
Cooperativa per
la raccolta del latte
L'iniziativa della raccolta del latte sorta all'inizio
del 1978, si sta ulteriormente consolidando. Dalla media giornaliera di 1000 litri dei mesi estivi (dati
1978) si è passati ad una
media di 2.600 litri (maggio ’80).
Attualmente la raccolta
viene effettuata impiegando un’autobotte della capacità di 1. 2.000 e che raggiunge le 26 vasche refrigeranti (tank) disseminate in
vallata e sul comune di
Prarostino.
Questo sistema di raccolta implica un eccessivo
numero di viaggi giornalieri con relativo spreco di
carburante, manodopera e
un'eccessiva usura dell’automezzo.
Prevedendosi un ulteriore aumento della quantità
di latte e di soci conferitori, il Consiglio di Amministrazione ha pensato di sostituire l'attuale autobotte
con una più grande, della
capacità di 1. 5.000. Con il
nuovo automezzo e con la
aggiunta di altre 5 vasche
refrigeranti, sarà possibile
effettuare la raccolta in^ 3
giorni (lunedì - mercoledì venerdì) anziché i 6 attuali.
Durante l'ultimo Consiglio la (Comunità Montana
ha anticipato l'importo di
20 milioni che recupererà
all'arrivo dei contributi regionali e provinciali.
Per il resto della quota,
25 milioni sono già stati
pagati dalla Cooperativa
ed altri 10 ancora previsti
saranno saldati scalarmente.
A. L.
PENTECOSTE '80
Lettere
all’Eco delle Valli
In questa rubrica ospitiamo
lettere dei lettori riguardanti articoli o problemi sollevati nella
« cronaca delle valli ».
Invitiamo chi volesse scriverci
di farlo al seguente indirizzo;
Eco delle Valli Valdesi - casella
postale - 10066 Torre Pellice.
Caro direttore,
concordo in pieno con la riflessione (« Troppo rari gli incontri intorno alla mensa? »)
espressa dal pastore Platone nel
n. 44 di questo giornale nella
rubrica delle Valli. Infatti, noi
ricordiamo poco quanto il Signore Gesù dice a proposito della
S. Cena : « fate questo in memoria di me ». Noi ricordiamo
molte altre cose, della vita an
Dott.
Giovanni GRiLLONE
specialista in pediatria
•
Visita
per appuntamento
presso 1’«Asilo Valdese»
di Luserna S. Giovanni
Via Malan, 3 - Tel 90285
tica e soprattutto di quella contemporanea; cerchiamo, ed è
giusto, di studiare e di predicare la Parola; ma dimentichiamo,
non teniamo conto, non comprendiamo l’apporto formidabile che a tutta la nostra opera,
sovente così debole e così slegata, potrebbe apportare un riunirci ed un fare la Santa Cena.
Per me, non dovrebbe esserci
culto senza la Santa Cena. Non
è questione di misticismo: il
battesimo e la S. Cena sono le
opere centrali di una vita di fede. Senza fede, o con una fede
troppo debole, questi segni scadono al livello di semplici cerimonie esteriori, obbligatorie in
certi casi, ma non cercate, non
praticate come mezzi, non indispensabili certo, perché lo Spirito .soffia come vuole e quando
vuole, ma, se compresi, come
mezzi assai potenti per capire
il fatto della salvezza. Quindi.
Santa Cena spessissimo.
Sono anche pienamente d'accordo con il coordinamento
Fgei valli riguardo al contenuto
del suo articolo: « Testimoniare la fede in Cristo nella crisi
del posto di lavoro », apparso
nello stesso numero.
Fraternamente
Lino De Nicola, Sanremo
Concessioiiatio di Zona :
LACROCE Gianfranco
PINEROLO Via M. Grappa (ang. Via Brarol
Il canto
popolare
Le danze
Al canto come espressione di fede delle comunità si è sempre affiancato il canto popolare in patois o in francese, più raramente in
italiano. Questo canto è
stato l’espressione della storia del nostro popolo, così intimamente
legato ai movimenti religiosi di là delle Alpi
(Provenza - Cevenne Linguadoca).
Abbiamo allora le
« complaintes » che narrano le lotte in difesa
della propria fede e degli ideali comunitari o
delle aspirazioni a vivere godendo della pace,
oppure altri canti del
primo periodo napoleonico con le sue ipotesi
di speranza di libertà e
di uguaglianza.
Ecco quindi della gente di montagna che anche attraverso al canto
oltre alla cultura ed alla lingua spazia oltre i
propri confini, riflettendo le aspirazioni di altre minoranze anche se
geograficamente assai
distanti per quei tempi.
A questi canti più impegnati si affiancava il
canto come specchio
della vita di tutti i giorni, dove le stagioni, le
semine, i raccolti, il bestiame, l’amore, il lavoro, i difetti e le virtù
avevano un loro posto.
« Nous nous troubavén
doui ou trei à la siino
d’un bric e nous chantavén », nei pomeriggi
festivi e nelle tiepide serate estive all’aperto. Si
cantava poi nelle stalle,
sulle aie. Cantavano le
famiglie, i giovani, gli
anziani, spesso cantavano insieme ed i vecchi
insegnavano ai bambini
a cantare. Cantavano i
minatori uscendo dal
turno di lavoro, o quando, impediti dalla neve
trascorrevano le notti
nelle baracche in alta
quota. E naturalmente
si cantava nelle osterie.
Quanti « libre d’ia
chansoun » esistevano
nelle famiglie, scritti a
mano e trasmessi di generazione in generazione!
Al canto popolare, nei
momenti di festa si univa il ballo — « La courento » « La bureo » o
in occasione di matrimoni « La spousino ».
Erano balli di insieme
con figure ritmate che si
ripetevano all’infinito.
Il ballo quindi inteso
come momento di aggregazione e di gioia che
coinvolgeva giovani e
meno giovani. A condurre la trama musicale
troviamo alla fine dell’ottocento e ancora all’inizio del novecento il
violino; più tardi emer
gono le semplici fisarmoniche a semitono; in
seguito scompare il violino ed emerge in Val
Germanasca il clarinetto.
Quasi ogni borgata aveva i suoi suonatori
che erano gli animatori
di ogni festa ed un profondo legame univa suonatori e danzatori. È da
rilevare anche la spontaneità che animava
queste feste imbastite
al calore dell’amicizia.
Naturalmente come ogni medaglia anche questa aveva il suo rovescio; ogni tanto succedeva che qualcuno nel
fervore della festa bevesse un po’ di più e allora l’allegra festicciola
terminava con una solenne litigata.
Succedeva poi abbastanza spesso che degli
emigranti tornando da
città lontane iniportassero nuovi modi di intendere il ballo che nulla avevano a che vedere
con la semplicità della
tradizione locale. Per
questi motivi alcuni pastori tuonavano dal pulpito contro le danze che
allora diventavano un
po’ clandestine.
In questo dopoguerra
si è persa l’abitudine di
cantare e di ballare insieme. Abilmente propagandato un nuovo modello di vita ha soppiantato quello vecchio ed
ha contaminato la cultura locale fin nelle vallate e nelle frazioni più
isolate.
Ora si comincia a capire che dobbiamo avere « una memoria storica » anche di questi aspetti. Il canto, il ritmo,
la musica sono insiti
nella natura dell’uomo.
Se vengono mortificati,
tutti ne risentiamo. In
alcune scuole della valle
si è ripreso, accanto agli
altri aspetti della vita
valligiana, una ricerca
sul canto popolare e
sui balli.
A Pentecoste ’80 un
gruppo di ragazzi della
Scuola Latina si è esibito ballando « Courento »
e « Spousino » fra il vivo interesse dei presenti.
Dobbiamo comunque
chiederci che significato ha riproporre ora dei
canti e dei balli che appartengono a situazioni
ed a momenti che non
esistono più.
La riflessione su questa riproposta non è
che agli inizi e come ogni altra iniziativa che
riguarda la memoria del
passato deve essere allargata il più possibile
affinché divenga coscienza.
stalé
di a.
charbonnier
materiale apistico
miele - polline - pappa reale
10062 luserna s. giovanni
località bianchi, 1 - tei. 0121/932272
CONCESSIONARIO DI ZONA:
MORELLO MARIO
PEROSA ARGENTINA
Via Umberto 13
8
8
CRONACA DELLE VALLI
5 dicembre 1980
SINODO REGIONALE DI CENTRE-ALPES-RHONE
“Per chi, per che cosa lavoriamo”
Si è tenuto recentemente
a Viviers, in Francia, il Sinodo regionale della Chiesa riformata di Francia
per la zona Centre-AlpesRh5ne. Secondo una prassi recente ma ben collaudata, ogni tre anni il Sinodo si ferma su un solo
problema generale, lasciando da parte problemi più
strettamente amministrativi. Per cui quest’anno, passati velocemente problemi
finanziari ed organizzativi,
con una rapidità di interventi e di votazioni che lasciavano stupito ed ammirato l’ospite italiano, i duecento delegati si sono lanciati sul tema proposto per
quest’anno: « Per chi, per
che cosa lavoriamo ».
Il tema del lavoro non è
di facile soluzione per nessuno; oggi si assiste infatti ad una sorta di fuga dal
lavoro, soprattutto dal lavoro monotono e ripetitivo della fabbrica. L’uomo
moderno non ha più la sensazione di essere il custode e il giardiniere della
creazione, se ne sente piuttosto il tiranno. Attraverso la sua intelligenza si è
fornito della tecnica per
asservire la terra, ma oggi
di questa stessa tecnica egli pure si sente prigioniero. Espresssioni come rifiuto del lavoro, allergia al lavoro, alienazione e via discorrendo, sono diventate
patrimonio comune del vocabolario dei paesi industrializzati. I credenti hanno una soluzione a questo
problema? O, per lo meno,
hanno da offrire dei punti
di vista diversi da quelli
offerti dalla psicologia o
dalla sociologia? Il Sinodo
a cui ho partecipato non
ha certo preteso di dire una parola nuova. Non era
neanche il suo compito, in
quanto il Sinodo nazionale
del prossimo anno riprenderà tutta la materia sulla
scorta della riflessione dei
vari Sinodi regionali e tenterà di dare delle indicazioni pratiche per una pastorale del lavoro in un mondo industriale.
Per introdurre la discussione dei delegati sull’argomento, si sono avute quattro relazioni. Nella prima
si riportavano i (magri) risultati di un questionario
sul tema inviato alle comunità della regione: su oltre
cento Chiese, soltanto una
decina aveva risposto. Tale
silenzio fa comprendere il
disagio delle chiese di fronte ad un tema tanto complesso e dalle mille facce;
da che parte si può cominciare: dalla discussione sulla tecnica? O dal denaro?
O dal tempo libero? O dal
concetto di dono? E via di
seguito... Ma forse c’è un
altro aspetto da considerare; di fronte ai proclami
papali, la Chiesa riformata non ha voglia di scrivere encicliche.
Le altre relazioni sono
state tenute dal past. Raisin-Dadre sul concetto del
lavoro nella storia e dal
teologo cattolico p. Puel il
quale ha parlato su ciò che
caratterizza la situazione
attuale del lavoro; in una
conferenza pubblica, poi,
il prof. Daniel Lys, della
Facoltà teologica di Montpellier, ha parlato su « Un
tra-vail qui vaille » (gioco
di parole che può essere
tradotto: un lavoro che
valga la pena). Terminate
le prime tre relazioni, una
sorpresa mi attendeva: il
teologo cattolico non era
solo un esperto invitato
per dare il suo parere, ma
era anche uno degli estensori di un progetto di ordine del giorno che serviva
di base per la discussione.
Tale progetto di odg, ponendo come basi teologiche
l’idea di un progresso della
creazione, dopo aver constatato tutti i problemi che
sono legati oggi al lavoro,
affermava: « Sulla linea del
racconto della caduta, noi
riconosciamo che il lavoro
umano è sempre un’avventura difficile, fragile, che
corre sempre il rischio di
perdere di vista la sua finalità. Per questo la Chiesa
non esalta il lavoro, come
se questo fosse la sola mediazione attraverso cui
l’uomo si costruisce. Tuttavia noi continuiamo a
credere all’eminente dignità del lavoro attraverso il
quale — e secondo l’intenzione stessa di Dio — l’uomo trasforma la natura e
porta avanti la sua opera
e la creazione. Ciò significa che il lavoro ha una finalità, che certo oggi è come nascosta, ma che è nostra vocazione di cristiani
di riscoprire con e per gli
uomini... È anche attraverso la materia, attraverso
l’opera che ne può trarre
che l’uomo si costruisce e
diventa più uomo e — attraverso la grazia di Cristo — più figlio di Dio ».
Questo testo veniva discusso nei gruppi di lavoro, dove incontrava parecchie perplessità e dove venivano fatte molte proposte di modifiche. Pertanto
in seduta plenaria venivano proposti, come risultato dei lavori in gruppi, due
testi che proponevano una
riflessione teologica. Il primo, preparato dagli estensori della proposta che era
già stata discussa (ivi compreso il teologo cattolico!),
dice tra l’altro: « l’aspetto
faticoso, ripetitivo di molti
lavori ci impedisce di par
_______CONVEGNO A PINEROLO
Fede e resistenza
Per approfondire e valorizzare il discorso sull'« Impegno » le
comunità di base di Pinerolo e
delle zone vicine hanno organizzato due giorni di incontro che
si terranno al Quartiere S. Lazzaro in via dei Rochis 3 il 6-7
dicembre.
Sabato 6 alle ore 16 vi sarà
una riflessione sulla figura di
S. Francesco tenuta da Clara
Gennaro. Alle 20.30 « Tavola
rotonda per introdurre al problema l’orizzonte antropologico e
culturale della resistenza; valenze, significati, estensione ».
Partecipano: A. Barbero, C.
Chiarie, G. GardioI, C. Gennaro.
Domenica 7 alle ore 9.30 relazione biblico-teologica a cura
di F. Barbero sul tema: ■ Bibbia e resistenza: una spiritualità della resistenza? ». Alle ore
15 una seconda relazione teologica a cura del teologo spagnolo Josè Ramos Regidor sul tema: « La resistenza nella teologia della liberazione ».
L'invito è rivolto a quanti ritengono importante l'impegno
del cristiano in questa società.
RISTORANTE DA
CRINGIU
Il ritrovo dei buongustai
Pregasi prenotare - Tel. 0121/51104
Via Nazionale, 49 - VILLAR PEROSA
lare alla leggera del lavoro
come partecipazione all’opera di Dio. Tuttavia non
abbiamo il diritto di lasciarci prendere dallo scoraggiamento. C’è sempre
un mondo da costruire e
Dio desidera che l’uomo vi
partecipi attraverso il suo
lavoro e i legami sociali
che questo stabilisce. In
questa prospettiva son
sempre più necessarie le
lotte dei lavoratori per ottenere una maggiore partecipazione alla definizione e
alla critica degli obiettivi
e dei mezzi di produzione
e per elaborare a poco a
poco le forme di un lavoro
più libero e più umano ».
Il secondo odg, partendo
da Genesi 1 e 3, notava come l’uomo sia stato creato
per assoggettare la terra
ed abitarla, ma che il peccato (l’uomo che si fa Dio)
ha stravolto il senso iniziale della creazione e del lavoro. Di qui la fatica legata al lavoro.
Il sabato (anch’esso elemento della creazione) è
però figura della redenzione che si attua in Gesù
Cristo. « Nella comunità
della Chiesa, popolo di Dio,
— dice il testo — la redenzione in Cristo dà senso al
lavoro ed alla vita ». Il documento si conclude con
alcune proposte pratiche
in cui si invita la Chiesa
a predicare il Regno, perché l’uomo riconosca nell’altro uomo la dignità del
fratello. Di proposito non
si danno indicazioni sociali o economiche perché ognuno — si dice — deve
prendere le proprie responsabilità.
L’Assemblea si è dunque
trovata di fronte a due testi e al dilemma se votarli
insieme come complementari e se vederli contrapposti uno all’altro. Li ha
votati tutti e due e li ha
così portati all’attenzione
del Sinodo nazionale.
Se però li esaminiamo a
fondo, vediamo, come diceva uno dei presentatori,
che essi sono alternativi,
in quanto uno vede una
creazione che continua (e
dalla partecipazione a questa creazione il lavoro acquista significato), mentre
il secondo vede la creazione come compiuta e legge
la storia (e dunque il senso del lavoro) secondo la
linea Creazione-Caduta-Redenzione.
Ma il Sinodo regionale
non ha voluto (o saputo)
vedere questa differenza,
che marca, per certi aspetti, la distanza fra la teologia classica protestante e
quella cattolica.
Paolo Ribet
POMARETTO
Le corali delle chiese
Qual è il ruolo delle corali
all'interno delle chiese?
Al termine di un suo lavoro di indagine, la cammissione culto ha proposto un certo numero di
punti da discutere durante
alcune assemblee domenicali.
Due di questi punti riguardano particolarmente
la corale:
1) Presenza della corale:
« tenendo conto dell’impegno manifestato dai coralisti per la loro preparazione, si auspica una partecipazione frequente, possibilmente dell’intera corale, al culto domenicale,
sia per guidare e aiutare
il canto comunitario che
per insegnare dei canti
nuovi o poco conosciuti ».
2) Canti in francese: « sono stati richiesti dalla comunità in diverse occasioni; si potrebbe cantare in
francese una volta al mese, stabilendo una domenica fissa ».
Questi due punti sono
strettamente legati. Nella
assemblea di chiesa è emerso che sono pochi i canti
in francese che la gente
conosce; bisognerebbe impararne degli altri. Accanto allo « Psaumes et cantiques » si potrebbe adottare una raccolta di canti, di
tipo più moderno, che viene usata ora nelle chiese
protestanti francesi.
Di qui la proposta alla
col ale, da parte della commissione culto, di recare
il suo contributo in.segnando quegli inni nuovi che
impara per la festa di canto (italiani o francesi) e
poi, poco per volta, insegnarne altri completamente nuovi o dimenticati.
Rimane qualche perples
sità in alcuni coralisti, che
pensano alla mole di lavoro che esiste per preparare l’intervento nelle occasioni solenni di Natale, Pasqua...
Rileggendo le considerazioni che riguardano il canto corale nell’intervento
della Commissione Coordinamento di Pentecoste ’80
(Eco delle Valli 14/ll/’80),
si nota l’interrogativo; come possono essere le corali il lievito nella pasta,
cioè nelle loro comunità?
Mi pare, innanzi tutto,
che bisogna riflettere sul
fatto che siamo membri di
una Chiesa, prima ancora
di essere coralisti. Quindi
si tratta di vedere se basta
partecipare ai culti delle
grandi occasioni, « esibendo » il frutto di un lavoro,
di una ricerca, oppure bisogna partecipare più spesso ai culti per essere guida ai canti, ma anche parte della comunità gli uni
accanto agli altri.
Certamente la parola
« esibizione » (anche se tra
virgolette) può non piacere
a qualcuno. E’ chiaro che
nessun coralista canta per
esibirsi. Ma quando la corale canta da sola e la comunità ascolta, il protagonista è uno solo. E’ importante avere dei momenti in
cui si possa ascoltare della buona musica corale (c’è
soddisfazione da entrambe le parti: da parte di chi
ascolta, ma anche da parte di chi canta); ma è altresì importante avere dei
momenti « insieme ».
L’interrogativo resta.
Q le corali restano soltanto una scuola di canto
per pochi, oppure possono
assumere un ruolo diverso
all’interno delle proprie comunità.
P.R.R.
Morello
OROLOGERIA - OREFICERIA
Coppe e medaglie sportive
Via Umberto, 13 - PEROSA ARGENTINA
SPIGOLATURE DI STORIA VALDESE
Il terremoto del
1808 in Val Pellice
In questi giorni i giornali, la radio e la televisione riportano ampie notizie
sul tremendo terremoto
che ha funestato la Campania e la Basilicata e che
ha commosso tutta la nazione per le migliaia di
morti, di feriti e per le
centinaia di migliaia di persone rimaste senza casa
con l’inverno alle porte.
La Stampa del 25 novembre ha pubblicato uno specchietto dei principali terremoti registrati in Italia
dal 1800 ad oggi, ma ha
omesso, in tale elenco, il
terremoto che nel 1808 ha
funestato la nostra valle,
forse perché, per fortuna,
non ha mietuto vittime
(nessuna secondo il Muston e l'Armand Hugon,
una sola secondo il Jalla e
tre secondo il Monastier).
La prima scossa, molto
violenta e di assai lunga
durata avvenne alle ore
17,45 del 2 aprile 1808, con
epicentro nella bassa Val
Pellice, per cui i comuni
più colpiti furono Torre,
S. Giovanni e Luserna,
mentre i comuni montani
ne soffrirono molto meno.
Il terremoto fu avvertito
fino a Torino, Genova, Lione e Ginevra.
Il 2 aprile il tempo era
bello e la maggioranza della popolazione che allora,
molto più di ora, si dedicava all’agricoltura, era al
lavoro nei campi assieme
al bestiame. Ciò spiega come non vi siano state vittime. Alle prime scosse ne
seguirono, alla sera e nella
notte, altre 32, di cui una
verso le 21 di intensità quasi uguale alla prima e che
provocò il crollo di diverse case già lesionate. Ciò
contribuì ad aumentare il
panico della popolazione
che già dal pomeriggio non
aveva più osato rientrare
nelle abitazioni pericolanti.
Si formarono anche allora
delle tendopoli mentre altri si rifugiavano in ricoveri di fortuna fatti con frasche, dove rimasero tutta
l’estate perché le scosse,
anche se meno forti, continuavano e anzi durarono
per ben due anni, fino al
1810 e ne furono contate
più di quindicimila.
Sembra che le scosse
fossero accompagnate da
altri fenomeni. A parte Tirrequietezza degli animali
che le presentivano qual
gioventù evangelica
è dal 1947 un importante
strumento di riflessione, dibattito e collegamento fra i
giovani protestanti in Italia.
Pubblica 5 numeri alTanno,
articolati in diverse sezioni.
Nel 1980, fra Taltro, sono
stati affrontati temi come : il
lavoro, Tevangelìzzazione. la
droga, la storia del protestantesimo, le nuove forme di
religiosità, l'etica, la famiglia
e la coppia, le medicine,
l'energia, la ricerca teologica,
Taborto, la scuola, ecc. Ogni
numero contiene uno studio
biblico e una parte di dibattito fra i lettori.
Queste le quote di abbonamento per il 1981 :
• abbon. normale L. 6.000
• abb. sostenitore L. 10.000
• abbon. estero L 12.000
Alla redazione ( Vìa L. Porro
Lambertenghi, 28, 20159 Milano, tei. 6890227) possono
essere richiesti numeri in saggio. arretrati e collezioni com.
píete dal n. 1 al 60 (19691979). Versamenti sul c.c.p.
35917004 intestato a gioventù evangelica. Leggete, sostenete e abbonatevi a
gioventù evangelica
che secondo in anticipo,
quelle più forti erano precedute da un vento freddo
che talvolta calava dai
monti, altre volte proveniva dalla pianura. Alcuni
torrenti furono soggetti a
piene improvvise, delle fontane emisero acqua biancastra, degli zampilli di acqua uscivano dal terreno.
Nelle memorie dell’epoca
si legge di fuochi che sarebbero apparsi sul Vandalino tanto da far credere
che si fosse aperto un vulcano. Altri parlano di meteore. La fantasia popolare
vede dei fuochi sprigionarsi improvvisamente dalla
terra in diverse località.
La quasi totalità delle
case di Torre, S. Giovanni
e Luserna furono lesionate e diverse crollarono. Il
tempio valdese di S. Giovanni, la cui costruzione
era appena terminata, subì
gravi danni. La chiesa cattolica di Torre Pellice era
« tout à fait impraticable ».
Qrganizzati i soccorsi,
con l’intervento del prefetto che venne da Torino a
visitare le popolazioni disastrate, una sottoscrizione
in Piemonte fruttò 50.000
lire, che non sarebbero state sufficienti, ma che furono integrate da un sussidio
napoleonico (in quel periodo le Valli facevano parte
dell’ impero francese), di
500.000 lire. Una commissione scientifica, diretta da
Vassalli-Eandi, professore
di fisica a Torino, fu inviata a studiare il fenomeno.
Il Vassalli-Eandi concluse
che si trattava di un normale processo di assestamento della crosta terrestre che, secondo lui, non
si sarebbe più ripetuto e
che « lascerà tranquilli per
secoli l’industriosi e ingenui abitatori delle amene
e fertili valli del Pellice,
del Chisone e del Po ».
Tuttavia questo « assestamento » sembra continuare perché assai spesso
da allora, le nostre cronache registrano qualche piccola scossa di terremoto
che qualche volta passa
quasi inavvertita, altre volte provoca un po’ di panico specie a chi abita nei
piani più alti delle case.
Speriamo comunque che
non si ripetano con l’intensità di 170 anni fa.
O. Coisson
Campagna
abbonamenti
1981
ilDlSTA
AGENZIA
DI INFORMAZIONI STAMPA
Tel. 65.68.692 - 65.41.924
Abbonamenti :
ordinario L. 10.000
estero L. 18.000
Abbonamento
sostenitore L. 50.000
enti, riviste
giornali
(servizio rapido) L. 20.000
Versamento
sul c.c.p. n. 33867003
intestato :
ADISTA
Via Acciaioli, 7
00186 Roma
9
5 dicembre 1980
CRONACA DELLE VALLI
RIFLESSIONE
"Sarete odiati tutti
a cagione del mio nome
if
Da parecchio tempo ormai provo, come cristiana e in particolare come valdese, un crescente
disagio, specie quando rileggo le
parole di Gesù ai discepoli: « E
sarete odiati da tutti a cagione
del mio nome ».
Questo è avvenuto per secoli:
recentemente Giorgio Bouchard
ci faceva notare che la vicenda
dell'evangelismo in Italia è storia di processi, quando non sia
di persecuzioni vere e proprie. _
Ancora ai tempi della mia infanzia eravamo guardati con diffidenza e molta gente era convinta che gli evangelici fossero
tutti dei pericolosi ribelli.
Sia ben chiaro: io sono fondamentalmente paurosa e non ho
nessuna nostalgia di_ prigioni e
martirio. Ma ho l'impressione
che da parecchi anni ormai riceviamo troppi elogi, in buona
parte immeritati, dalle parti più
diverse: da cattolici e da laici,
dal Touring Club e dagli uffici di
collocamento.
Adesso perfino alla rubrica telesiva « Il menu del giorno »,
presentando la « zuppa valdese »
(piuttosto arricchita e trasformata rispetto alla povertà della ricetta originaria), si elogiano i
valdesi, e non soltanto come
bravi cuochi.
Certo, la stima e la simpatia
sono sempre gradevoli, e, direi,
necessarie perché gli altri siano
disposti ad ascoltare la nostra testimonianza; nessuno crede alle
buone notizie portate da un bugiardo. Ma l'esempio dell'antico
inquisitore, che stimava gli eretici « nudi nudum Christum sequentes » senza che questo gli
impedisse di condannarli come
individui pericolosi, ci ammonisce che la stima individuale più
meritata non esonera dalla per
secuzione chi vuole seguire il
Cristo fino in fondo.
E allora, come la mettiamo
con il severo ammonimento che,
se hanno perseguitato il Maestro, tanto più perseguiteranno i
discepoli? Siamo forse passati,^
senza accorgercene, dalle file dei
perseguitati a quelle dei persecutori? O, almeno, la mancanza
di processi significa che non abbiamo più il coraggio di parlare
con chiarezza? Oppure la gente
si è accorta che le parole fanno
poco effetto se non sono accompagnate dai fatti, cioè da scelte
di vita rigorosamente conformi
alla nostra predicazione?
Per esempio, bene ha fatto il
nostro Sinodo a confessare il
nostro comune peccato davanti
alle vittime della strage di Bologna, nei cui confronti siamo tutti colpevoli, se non altro di indifferenza. Ma quale conversione
ha seguito questa presa di coscienza? In che modo abbiamo
dimostrato di avere davvero
« cambiato strada », anzi « invertito la rotta » perché il nostro
pentimento non rimanesse sterile?
Queste sono le domande che
mi tormentano.
Da una prigione del Brasile un
domenicano così risponde in una
lettera ai genitori: « Sarebbe una
ingenuità da parte mia pensare
di aver fatto una scelta cristiana
senza passare per il cammino
della croce.
Oggi sono convinto che questo
cammino non distrugge l'uomo...
ciò che lo distrugge è invece la
mancanza di cammino, anche
quando si vive nelle maggiori sicurezze » (Carlos Alberto Libanio
Christo).
Marcella Gay
PRIMO CIRCUITO
Incontro
ad Agape dei
catecumeni
Un gruppo di catecumeni del
1“, del 2“ e del 3" anno provenienti da Angrogna. Bobbio Pellice,
Torre Pellice e Luserna S. Giovanni, ha avuto un incontro ad
Agape sul tema: « Pregare oggi »
nei giorni 29-30 novembre. Guidati dal past. A. Adamo e da F. Taglierò abbiamo avuto tre sessioni di discussione, tutti insieme o
divisi in gruppi.
Domenica mattina siamo scesi
a Ghigo per il culto ed abbiamo
avuto il piacere di assistere alla proiezione di un film sulla
Missione Ev. contro la lebbra.
L’incontro è ben riuscito e i 26
partecipanti, quasi tutti alla prima esperienza di vita comunitaria, si augurano che altri ne vengano organizzati; un secondo desiderio da esprimere è quello di
vedere una partecipazione più
numerosa di catecumeni (pare
che in Valpellice ci siano circa
200 ragazzi frequentanti i corsi
di catechismo!). Pensiamo infatti
che sia indiscutibile l’utilità di incontrarci, sia sotto il punto di
vista della parte per cosi dire seria, che sotto quello della vita
comunitaria (servizi e scherzi
notturni compresi...).
Flavio, Marco, Dario, Alberto
MASSELLO
• Sabato 15 novembre si sono
sposati a Massello, con rito civile, Tron Giovanni e Micol Silvana. Lo sposo è membro della
comunità di Massello. A tutti e
due gli auguri di una felice vita
' in comune, benedetta dal Signore.
* Il tetto del Tempio di Massello è in cattivo stato e va rifatto. Dei massellini si sono dati
da fare per raccogliere la somma (non irrilevante) che occorre per fare i lavori. Ogni dono
da parte di massellini e non, è,
naturalmente, gradito.
VILLASECCA
Scuola
Latina
Il comitato del Collegio valdese e Scuola Latina organizza un
incontro aperto a tutti per sabato 13 dicembre alle 15 nella
sala del teatro del Convitto di
Pomaretto.
Tema dell’incontro: Quale è il
futuro della Scuola Latina?
L’introduzione verrà effettuata da un membro del comitato
che esporrà la realtà e le prospettive della Scuola Latina. Si
sottolinea l’importanza di questa
riunione che coinvolge la responsabilità dei genitori e delle
nostre Comunità.
PERRERO'MANIGLIA
POMARETTO
Maddalena Lidia Pascal ved.
Tron non è più tra noi. Figura
caratteristica di sposa e di rnadre ha saputo vivere la sua vita
di credente infondendo nei suoi
4 figli anche quella mansuetudine e quella riservatezza tipiche
di certe famiglie di vecchio ceppo valdese.
All’età di 75 anni, dopo una non
breve e leggera sofferenza, ha
terminato il suo cammino di testimone con le parole del Salmista: «L’Eternel est mon berger:
je ne manquerai de rien ».
La chiesa di Villasecca esprime
ai familiari di « magno Lidio » la
propria partecipazione alla loro
sofferenza, ma anche la propria
comunione di fede nella certezza
della resurrezione in Cristo.
TORRE PELLICE
Sabato 13 alle ore 20.45 nella
Sala dei Coppieri, i Cadetti ospiteranno il Gruppo Giovanile di
Ferrerò, che presenterà una serata di Spirituals, i canti degli
schiavi negri d’America. Tutti sono cordialmente invitati.
• Ricordiamo il culto tenuto
dal past. S. Perotti, domenica 7
dicembre. Domenica 14 invece
avremo l’Assemblea di Chiesa
consacrata all’esame del preventivo di spesa per l’anno 1981.
• È in distribuzione la Fiaccola, sulla quale è pubblicato l’appello per la sottoscrizione in favore dei terremotati. Le offerte
possono essere portate in Presbiterio oppure possono essere consegnate direttamente agli anziani
durante il loro giro per la consegna della circolare di Chiesa.
• Dopo il culto domenicale un
incaricato ritira le quote per il
rinnovo deU’abbonamento all’Eco
delle Valli.
Il Concistoro è convocato per
sabato sera alle ore 19.30 presso
i locali della « Eicolo grando »
(ex scuole di Pomaretto).
• Domenica 7 dicembre nella
sala del Teatro Valdese di Pomaretto alle ore 20.30: Serata di
canti Spirituals del gruppo giovanile del campo di Vallecrosia.
Tutti sono cordialmente invitati.
• Il Concistoro ha aderito alla richiesta di una sottoscrizione a favore dei terremotati.
Le offerte sono raccolte dagli
anziani o responsabili dei vari
quartieri o direttamente dal cassiere. La comunità tutta è invitata a dimostrare il loro senso di
solidarietà verso questi nostri
fratelli così duramente colpiti.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
È in programma per sabato 6
c.m. alle ore 15.30 ai Bellonatti
ed agli Airali un incontro dei genitori, monitori ed alunni delle
Scuole Domenicali per decidere
insieme come organizzare la
« Giornata Natalizia » che avrà
luogo domenica 21 dicembre, nella Sala Albarin.
L’invito è rivolto in modo particolare ai genitori.
• Sabato mattina, nel tempio
dei Bellonatti, il pastore Bellion
ha celebrato il matrimonio di
Antonio Porceddu di Pinerolo
con Franca Pons dei Vola.
Il Signore benedica questi sposi che sono entrati a far parte
della nostra comunità e li guidi
ad una testimonianza concreta di
amore, di fede e di servizio.
• Il concistoro è convocato in
seduta ordinaria lunedì 8 c.m. alle ore 20.30 al presbiterio. Sono
invitati anche i nuovi anziani che
sono stati eletti nell’ultima Assemblea di Chiesa e che saranno
insediati durante il culto di domenica 14 c.m.
• Il 21 novembre ha avuto luogo il funerale di Onorina Bonnet
ved. Odin, deceduta improvvisamente all’età di anni 68.
Ai parenti l’espressione del nostro cordoglio e la nostra certa
speranza nelle promesse del Signore.
• Una ottantina di persone ha
partecipato, sabato 22 novembre
nella sala della chiesa valdese
di Ferrerò, ad una serata di spirituals (canti degli schiavi negri
d’America) organizzata dal gruppo giovani di Ferrerò e Maniglia. L’idea di questo spettacolo
era nata durante un campo giovanile su questo tema tenutosi
in settembre a Vallecrosia ed
organizzato dal III Circuito: in
quei giorni al mare si era imparato un certo numero di questi
canti, se ne era cercato il significato e studiato l’ambiente storico e religioso. Tutto questo si
è voluto riproporre nello spettacolo ; per cui ogni canto era preceduto da una lettura che lo introduceva, cercava di spiegarlo e
(qualora si cantasse in inglese)
ne dava la traduzione. Una scelta che si è fatta è inoltre quella
di presentare i canti, se possibile, in lingue comprensibili per il
pubblico. Tre sono stati gli an
gomenti sotto cui abbiamo diviso i canti, a seconda della tematica trattata. Innanzi tutto il culto e la visione religiosa; allora
si sono uditi canti come He’s got
thè World in his hands (cantato
in francese; Il tient le monde)
oppure The Gospel Train (Il treno dell’Evangelo). La seconda
parte trattava il tema del dolore, pane quotidiano dello schiavo. Momenti di alta emozione
sono stati qui toccati per l’interpretazione di l’m trouhled (Sono
in pena), che narra dell’angoscia
di uno schiavo che, frustato,
esclama ; « Se Gesù non mi aiuta, certamente io morirò». Infine, il tema della libertà. Qui
abbiamo ascoltato spirituals famosi come Gerico e O Freedom
(O Libertà) che fu un vessillo
del movimento per i diritti civili di M. L. King.
Il pubblico ha mostrato di
apprezzare questa serata, ed il
gruppo sta già pensando di portare in altre comunità il suo
spettacolo. I soldi raccolti nella
colletta fatta al termine della
serata saranno trasmessi alla
Federazione per la sottoscrizione a favore dei terremotati d’Algeria.
RORA’
• È terminata la sottoscrizione prò terremotati algerini; sono
state raccolte L. 358.000 già inviate alla Federazione delle Chiese
evangeliche in Italia.
• È iniziata la raccolta degli
abbonamenti all’Eco delle valli
per il 1981. Alcune persone incaricate passeranno a ritirare gli
abbonamenti senza dover ricorrere all’ufficio postale.
FRALI
ANGROGNA
La corale lancia un appello
per reperire nuove voci sia maschili sia femminili: gli incontri
sono al giovedì,, alle 20,30, in Cappella. Dopo i canti si svolge un
breve corso elementare di musica.
• Durante la distribuzione de
« La Sentinella » si svolge, tramite gli anziani, una sottoscrizione a favore dei terremotati. Mettetevi in contatto per esprimere
la vostra solidarietà.
• In questi giorni il pastore
partecipa, con una delegazione
FGEI, ad Eisenach (Germania
Orientale) ad un convegno internazionale sul tema: « Strutture
sociali e annuncio dell’Evangelo».
È sostituito dai past. Micol e Bellion che ringraziamo.
• Accogliamo con gioia, il 6-7
dicembre, rincontro dei giovani
FGEI che si svolgerà in Cappella e in Sala. Il culto sarà presieduto dal candidato Daniele Garrone.
• La signorina Ethel Bonnet
sta presentando in questi giorni
un « reportage » fotografico, parecchio interessante, sul suo recente viaggio in Israele.
SAN SECONDO
L’Unione Femminile ricorda a
tutte le sorelle l’incontro di domenica 7 dicembre alle ore 15.
Sarà con noi la sig.a Etiennette
Jalla. Un benvenuto fin da ora.
« UEterno e la mia rocca,
la mia fortezza, il mio liberatore y> (Salmo 18: 2)
Il Signore ha chiamato a sé, all’età
di 67 anni,
Marcel Wagnière
Con profonda tristezza, ma confortati dalla speranza cristiana, lo annunciano la moglie Rosetta Scroppo, i figli
Jean-Daniel e Anne-Marie e loro famiglie, la sorella, i cognati ed i nipoti
tutti.
Yverdon (Svizzera), 29 10-1980
RINGRAZIAMENTO
« UEternel est mon berger:
je ne manquerai de rien »
(Ps. 23: 1)
I familiari di
Maddalena Lidia Pascal
ved. Tron
di anni 75
esprimono il proprio ringraziamento più
vivo verso tutti coloro che in vario
modo hanno fatto sentire la partecipazione aRa loro sofferenza.
Villasecca, 5 dicembre 1980
AVVISI ECONOMICI
Per esigenze di fatturazione chi invia
un annuncio (economico, mortuario,
ecc.) è pregato di indicare il n. di codice fiscale personale, dell'azienda, a
cui la fattura va intestata.
TRASLOCHI e tra.^porti per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta : Sala Giulio, via BelHore, 83 Nichelino, tei. (011) 62.70.463 62.72.322.
BRUXELLES zona Università, dal 1°
febbraio 1981, giovane coppia italobelga offre vitto, alloggio ecc. a studentessa o non, di almeno 18 anni
in cambio aiuto tempo parziale bebé
6 mesi. Durata permanenza minimo
3 mesi. Telefonare 011/589273.
BATTESIMI
Abbiamo avuto la gioia di celebrare il battesimo di una nipote del Pastore Arnaldo Genre:
Valeria Morero di Remo e di Paola Genre. Anche Elvio e Liliana
Baud hanno presentato la loro
figlia Ilaria perché fosse battezzata. La comunità sta con queste
famiglie, nella speranza e nell’impegno educativo alla luce dell’Evangelo di Gesù Cristo.
DUE CREDENTI
Due sorelle in fede ci hanno
lasciato, due credenti, in cui si
sentiva la forza di una educazione fondata sull’Evangelo. Onorina Grill, vedova Garrou, è deceduta il 14 ottobre. Negli ultimi
anni le sue forze erano di colpo
diminuite e aveva a lungo sofferto.
Sua cognata. Lidia Garrou, vedova Ghigo, è deceduta a un mese di distanza, l’il novembre. Era
una delle persone più amate a
Frali; a 75 anni aveva uno spirito e un sorriso giovani, luminosi. Nella sua vita è stata d’aiuto
a molti. Con queste perdite a
Frali viene a mancare una presenza umana che non può essere sostituita. Soltanto la potenza della resurrezione ci può dar
fiducia, e farci sperare che il Signore susciti anche nelle nuove
generazioni delle persone di fede che possano essere di esempio e di incoraggiamento per
tutti.
PRAMOLLO
Domenica 23 novembre si è
tenuta l’Assemblea generale dei
soci della Pro Loco, nel corso
della quale è stato deciso di
creare una nuova sezione della
frazione di Feugiorno, che si aggiunge a quelle di Pomeano, Ruata e Rue. Si è anche deciso di
cercare di valorizzare e ripristinare cose già esistenti e magari abbandonate, quali ad esem^
pio le fontane e i sentieri di
montagna, in collaborazione con
il Comune, come pure di dare
un’immagine di Pramollo in generale sia attraverso le manifestazioni che si organizzano, sia
adottando uno stemma valido
per la Pro Loco e per il Comune.
COMUNITÀ' MONTANA
VAL PELLICE
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
notturna - prefestiva - festiva
dal sabato ore 14 al lunedi ore 8
dalle ore 14 della vigilia del giorno festivo infrasettimanale alle
8 del giorno successivo presso
rOSPEDALE MAURIZI ANO - Lu
sema San Giovanni - Tel. 90884
Nella notte dei giorni feriali, dal
le ore 20 alle ore 8 (escluso sa
bato, domenica e vigilia dei fe
stivi) presso TOSPEDALE VAL
DESE - Torre Pellice - Tel. 932433,
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
DOMENICA 7 DICEMBRE
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON - Via Repubblica, 22 ■
Tel. 91.328.
LUNEDI 8 DICEMBRE
Luserna San Giovanni: FARMACIA SAVELLONI - Via Inversegni
- Luserna Alta - Tel. 90223,
CHIUSURE INFRASETTIMANALI
A Totb Pellice: martedì chiusa
la farmacia Muston, giovedì chiusa la farmacia Internazionale.
A Luserna San Giovanni: mercoledì chiusa la farmacia Preti,
giovedì chiusa la farmacia Gaietto.
AUTOAMBULANZA
DOMENICA 7 DICEMBRE
RIBOTTA ENRICO - Tel.91331.
0 tei. 91288 - Vergnano « Noccioleto «
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91365 - 91300
Luserna S.G.: Tel. 90884 - 90205
COMUNITÀ' MONTANA
VAL CHISONE-GERMANASCA
GUARDIA MEDICA
dal sabato ore 14 al lunedi ore 8,
dalle ore 14 della vigilia dei
giorni testivi alle ore 8 dei giorni
successivi ai festivi
le notti dalle ore 20 alle 8.
Il recapito del servizio è presso
la CROCE VERDE di Perosa Argentina - Tel. 81.000.
FARMACIE DI TURNO
festivo a notturno
DOMENICA 7 DICEMBRE
Villar Perosa
FARMACIA DEPAOLI
LUNEDI 8 DICEMBRE
Perosa Argentina
FARMACIA CASOLATI
AUTOAMBULANZA
Croce Verde Pinerolo - Tel. 22664
Croce Verde Porte - Tel. 74197
Croce Verde Perosa - Tel. 81000
10
IO
5 dicembre 1980
AMNESTY INTERNATIONAL
Informazione e solidarietà
per l’America latina
Il Gruppo Italia 2 di Amnesty International, operante a
Roma e composto in gran parte da donne evangeliche, ha compiuto i sei anni di vita (è uno dei primi sorti in Italia) e scrive ai propri sostenitori e collaboratori ricapitolando progetti
e attività che hanno caratterizzato questi sei anni di vita.
Pubblichiamo l’elenco delle attività che hanno maggiormente
impegnato il gruppo e una informazione sull’America Latina
che il gruppo ha tratto dalla dociunentazione AI per l’EcoLuce.
L’attività dei
Gruppo 2 di Roma
— Un vasto programma di intervento permanente per l’America Centrale al quale siamo stati
sollecitati dal Segretariato Internazionale fln dal 1978. Drammatica la copiosa documentazione
che riceviamo e numerosi gli interventi ad essa connessi. In questo ambito abbiamo lavorato intensamente per la campagna contro gli assassinii politici in Guatemala che, condotta a livello internazionale, ha avuto un importante impatto nella società guatemalteca;
— la campagna per l’abolizione
della pena di morte nel mondo.
Ringraziamo tutte le comunità
evangeliche che l’hanno appoggiata;
la campagna del 1° maggio
a favore dei sindacalisti in carcere;
— un’azione speciale per la
Romania per chiedere il rispetto
dei diritti umani secondo gli Accordi di Helsinki;
— un ciclo di 10 trasmissioni
da una radio privata, radio 3V,
della durata di un’ora circa runa;
— interventi in alcune scuole
medie di Roma e Latina o presso gruppi che ci hanno invitato
a parlare di Amnesty;
— il lavoro per i due casi in
adozione: un minatore rumeno
(di cui ci occupiamo dal novembre 1978 purtroppo senza alcun
risultato positivo) e un impiegato di banca della Namibia (Sud
Africa).
Quest’ultimo è stato scarcerato il 22 febbraio, dopo una detenzione in isolamento durata 10
mesi. Continuiamo ad occuparci di lui perché è ancora sotto
posto a gravi limitazioni della libertà;
— l’organizzazione di vari concerti offerti a sostegno della Sezione italiana di A.I. dai « Maestri Cantori Romani » per l’interessamento del direttore. Maestro Laureto Bucci.
La repressione
continua
Amnesty International ha lanciato negli ultimi mesi una serie
di appelli diretti al governo del
Guatemala, e all’opinione pubblica mondiale, per protestare contro le gravissime violazioni dei
diritti umani che continuano a
verificarsi nel paese. Oltre al diffondersi di violenze commesse
contro i lavoratori, i loro rappresentanti sindacali, e quanti
partecipano — in modi diversi —
alla vita politica, aumenta in modo preoccupante il fenomeno della scomparsa di opnositori del
regime, o della loro uccisione da
parte di organizzazioni paramilitari come l’Escuadron de la
Muerte o l’Ejercito Secreto Anticomunista. Questo si verifica, secondo Amnesty, con la diretta
connivenza del governo che ha
inoltre consentito raffermarsi di
una prassi oltremodo crudele:
numerose persone, ricoverate in
ospedale con ferite di arma da
fuoco o con lesioni da tortura,
sono state prelevate da uomini
armati, o assassinate sul posto.
Questo è il caso di Costantino
Galvez Gutiérrez, ucciso nella
ambulanza che lo portava in
ospedale, o di altri pazienti negli ospedali di Zacapa o di Coban. È il caso anche di Lucila
Rodas de Villagran, una insegnante di 60 anni, uccisa il 23
settembre scorso, nell’ospedale
della prigione di Quezaltenango.
Il fatto che ci siano state almeno sei uccisioni di questo tipo, in ospedali di diverse città,
nel solo mese di settembre, fa
pensare che tali assassinii facciano parte di una precisa politica
del governo guatemalteco.
Anche nel Salvador la tensione
politica ha creato un clima di
grande violenza: il 4 ottobre per
esempio è stata ritrovata, uccisa
ed abbandonata in un cimitero,
la Sig.a Maria Magdalena Enriquez, rapita il giorno precedente mentre era in un negozio con
il ffglioletto. La Sig.a Enriquez
era segretaria della Commissione
per i Diritti Umani nel Salvador,
ed era stata molto attiva in favore degli « scomparsi », per i
quali inoltrava insistentemente
alle autorità richieste di Habeas
Corpus. Come gli altri membri
di questa Commissione era stata
più volte minacciata, e il suo ufficio era stato oggetto di attentati
per ben tre volte.
Più di duemila salvadoregni
sono morti, nel corso del 1980, in
condizioni simili alla Sig.a Enriquez: rapiti da uomini armati,
spesso torturati selvaggiamente.
infine uccisi. Il governo afferma
di non riuscire a controllare i
gruppi « indipendenti » responsabili di tali atrocità, ma Amnesty
International nutre fondati dubbi sulla pretesa indipendenza di
organizzazioni che sarebbero invece manovrate direttamente dalla polizia.
Giovane battista
Josè Guillermo Castro Ramos,
studente di ingegneria deU’Università di E1 Salvador, è stato arrestato il 29 febbraio 1980 dalla
polizia doganale mentre scendeva dal traghetto di ritorno dal
Panama, dove si era recato, in
rappresentanza di E1 Salvador, a
una riunione della Federazione
Cristiana Mondiale degli Studenti.
Il suo arresto è stato confermato alla famiglia dalla polizia
locale dichiarando inoltre che
egli è stato trasferito il 1° marzo
presso la Polizia Nazionale a La
Union.
Si ritiene che sia stato trasferito il 3 marzo alla capitale San
Salvador —- ma attualmente la
Polizia Nazionale nega che il suo
arresto sia avvenuto, si rifiuta di
indicare una possibile ubicazione.
Nonostante il gran numero di
esecuzioni di persone la cui detenzione il governo non ha voluto ammettere, vi è ancora speranza che Josè Castro Ramos sia
vivo in qualche cella segreta in
El Salvador. Si prega di scrivere
lettere cortesi chiedendo il suo
rilascio a: Dr. Josè Antonio Morales Erlich e Ing. Josè Napoleon
Duarte, miembròs de la Junta de
Gobierno, Casa Presidencial, San
Salvador, El Salvador.
Due anni fa abbiamo
pubblicato due grafici
indicanti la incidenza
percentuale degli abbonati all’Eco-Luce sulla popolazione
valdese-metodista, abbonati su
membri comunicanti (grafico
A) e abbonati su nuclei familiari (grafico B).
I nuovi grafici che aggiungiamo quest’anno (Al e A2)
mostrano i passi avanti compiuti in questi due anni.
Nel 1979 gli abbonati rappresentavano circa il 15% dei
membri delle Chiese valdesi
e metodiste (punte minime
inferiori al 10% nel 15° e 1°
circ., punte massime superiori al 25% nel 5° e 12°); oggi
rappresentano circa il 18,5%
(punte minime sotto il 13%
nel 15° e 1°; punte massime
superiori al 25% nel 5° e nel
7°).
Sempre nel 1979 gli abbonati rappresentavano circa il
28'o dei nuclei familiari (con
punte minime inferiori al 20%
nel 1°, 11° e 15° circuito, punte massime superiori al 40%
nel 5° e 12°); oggi rappresentano circa il 33,5% (con punte minime inferiori al 25%
nel 1°, 11° e 15° e punte massime superiori al 50% nel 5°
e 7° circ.).
Questi passi avanti nella
diffusione del nostro giornale, all’interno ma anche all’esterno delle nostre chiese,
siano di incoraggiamento per
impegnarci tutti, singoli, chiese, circuiti, a farne altri ! Ogni
chiesa ha ormai ricevuto da
tempo la lista degli abbonati
della propria zona e materiale per la campagna abbonamenti ed ha quindi tutti gli
strumenti per procedere ad
un sollecito rinnovo degU abbonamenti 1980 e al reperimento della fascia dei potenziali nuovi abbonati 1981.
Buon lavoro a tutti!
abbonamenti
Annuale L. 10000
Semestrale L. 6000
Sostenitore L. 25000
Estero L. 18000
Per le chiese:
Sem. 5500) per almeno
Ann. 9000)'^”^”"
L’ECO DELLE VALLI VALDESI - LA LUCE: CAMPAGNA ABBONAMENTI 1981
Passi fatti e passi da fare
A: abbonati - membri di chiesa 1978
B: abbonati - nuclei familiari 1978
Al: abbonati - membri di chiesa 1980
B1: abbonati - nuclei familiari 1980