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LA BUONA IVOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PBUZXO »’AMSOCI/tXEOliK
(.1 domicilio
Torino, per un anno L. C,00 I L.7,00
— per sei mesi » 4,00 [ » 4,30
Per le provincie e l’estero franco sino
ai cquIìdì, un anno . . L. 7,20
per sei mesi,
5,20
A),r:6éiovTt; oè iv àyan-^
Seguendo la verità nella carità
Efes. IV. 15.
La Direzione della BUONA NOVELLA è
inTorino, casa Bellora, a capo del Vial&
del Re, N"12, piano 3“.
Leassuciazioni si ricevono dalla Direzione
del Giornale, e da GIACOMO BIAVA
via della Provvidenza N” 8.
. Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla Direzione.
Libertà di coscienza. — Le due vie di salvazione. — Prova della fede. — Le fur->
berie del Cattolico. Un tratto della buona fede del Cattolico. — Notizie religioie. — Cronachetta politica.
LIBERTÀ DI COSCIENZA
—--
VI.
Prima di rispondere alle obbiezioni
delle quali si fanno forti i clericali
onde sostenere l’intolleranza della
Chiesa romana, crediamo utile di
esporre brevissimamenle la dottrina
di delta Chiesa intorno alla persecuzione degli eretici. Fra tulti i Padri
della Chiesa, sant’Agostino è il primo
che ha apertamente canonizzato la
persecuzione : ecco cosa egli scrive
nella sua letlera cinquantesima al
conte Bonifacio, e ciò serva anche,
per dare un saggio della logica degli
uomini di partito: « Se noi vogliam
« dire e riconoscere il vero, è ingiusta
« la persecuzione degli empii contro la
« Chiesa di Crislo, ma è giusta la per
ii secuzione della Chiesa di Cristo con« tro gli empii... la Chiesa perseguila
■> per amore, gli empii per crudeltà «.
È vero che si cita qualche passo di
sant’Agostino per dimostrare che que-
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sto gran dottore era tollerante, ma
prima di morire egli ritrattò la sua
dottrina di tolleranza, e nel capo V
del libro 2 delle ritrattazioni dice così;
• Io ho detto che non mi piaceva che
« la potestà si servisse della violenza
« materiale per ritenere colla forza i
« scismatici nella Chiesa. Infatti io
« pensava così in quel tempo ; ma non
.« aveva ancora provato tutto il male
<1 che cagiona l’impunità di costoro ».
I clericali hanno adottato ia dottrina intollerante di sant’.Agostino. 11 Diritto Canonico riveduto, corretto ed
approvalo solennemente con una bolla
da papa Gregorio Xlll, che deve dirsi,
secondo le teorie Ad\'Armonia, la legge della Chiesa romana, stabilisce il
diritto di persecuzione sopra nove ragioni che toglie dalle opere di sant’Agostino. La prima ragione è presa dal
trattato secondo sull’Evangelo di san
Giovanni, e citata nella seconda parte
del decreto nella causa trentesimanona; eccone le parole: « Quando Dio
« vuole sollevare la potestà contro gli
« eretici, i scismatici, i dilapidatori
« della Chiesa, non se ne facciano
« meraviglia; imperciocché Iddio ec« citò Sara a perseguitare Agar ed a
« percuoterla. Che Agar dunque co« nosca se stessa e pieghi il collo: di« fatti, allorquando percossa ed umi« Hata usciva dalla casa della sua
« padrona, incontrò l’Angelo del Si
« gnore che le disse : Cosa ti è avve<1 nulo, Agar, serva di Sarai Ed essa
« essendosi lagnata delle persecuzioni
« della padrona, l’Angelo le rispose :
« Ritorna dalla tua padrona. Perciò
« bisogna perseguitare gli eretici af« finché ritornino ». Una tale ragione
è paruta sì bella a sant’ Agostino, che
l’ha ripetuta scrivendo al conte Bonifacio, ed 11 Dritto Canonico la ripete
anch’esso nella causa quarantesima
seconda.
La seconda ragione la dà lo stesso
dottore nel medesimo trattato sopra
s. Giovanni, ed il Dritto Canonico se
ne serve nella causa trentanovesima.
n Nabucdenetzar fece un decreto che
« diceva, chiunque avrà bestemmiato
« l’iddio di Sadrach, Misach, Abde« nego sarà ucciso, e la sua casa sarà
« distrutta. Ecco come un re straniero
« infierisce acciò non fosse bestem0 miato rIddio d'Israele che avea li« berati i tre fanciulli dal fuoco. Qual
(I rimprovero per i re cristiani ehe
« non vogliono perseguitare gli ere« tici ! »
La terza ragione è tolta dal libro 2
di sant’ Agostino contro le lettere di
Petiliano, capo 79, ed è inserita nel
Dritto Canonico alla causa quarantesima. Ecco come riporta le parole
di Agostino il Dritto Canonico : « Peli tiliano ha domandalo se gli Apostoli
« hanno perseguitato qualcuno, o se
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•I Gesù Cristo ha consegnato qualcuno
« al braccio secolare. Agostino ri« sponde, è ben peggio consegnare gli
•I uomini a Satana che ad altri uou mini : ebbene l’apostolo Paolo con« segnò a Satana l’incestuoso di Coli rinto.....ed il Signore Gesù scacciò
« dal tempio i venditori dopo averli
Il percossi. Noi dunque abbiamo, gli
« Apostoli che consegnano, e Gesù
Il Cristo che perseguita ».
La quarta ragione la trae ii Dritto
Canonico dai versetti 58 e 39 del salmo XVIII: « Io ho perseguitato i miei
Il nemici e gli ho aggiunti j e nou mi
« sono tornato indietro Qachè non gli
« abbia distrutti, lo gli ho rotti e non
« sono potuti risorgere; mi sono cali duti sotto i piedi ». E poi i reverendi dell’ylmowi'a dicono che la Buo
na Novella abusa dei passi della sacra Scrittura.
La quinta ragione che il Dritto Canonico adduce nella causa quarantatre onde giustiflcare la persecuzione
degli eretici, è tratta dalla letlera cinquantesima di sanl’Agostino al conte
Bonifacio in queste parole: « Chi può
Il amarci più di quello che ci ami
•I Cristo, il quale diede la sua vita
« per le sue pecorelle ? Eppure seb<1 bene avesse chiamalo Pietro e gli
« altri Apostoli colla voce, abbattè
« Paolo per la sua potenza, imper
ii ciocché era stato persecutore : gli
« S;se il lume degli occhi per lllumi
II nare il suo cuore..... e dopo ciò,
« con qual fronte si polrà dire che
Il siamo liberi di credere o non cre
0 dere quando Cristo stesso ha usata
« la forza? E chi ha egli costretto?
u nientemeno che 1' apostolo Paolo.
0 Riconoscano dunque in Cristo colui
« che costringe «.
La sesta ragione è tolta parimenti
dal libro di Agostino contro Fausto e
riportata nel Drillo Canonico alla causa quarantesimaquarta. Mosè che fa
uccidere ventitré mila Giudei per cagione della fornicazione e dell’idolatria dà, secondo sant’Agostino, il diritto ai preti di fare altrettanto : imperciocché Mosè, secondo che dice
sant’Agostino, uccidendo venlitremila
Israeliti, non usò su di essi nessuna
crudeltà, ma mostrò invece il suo
grande amore verso di essi: JVam eum
nulla crudelilate, sed magna dilectione fecisse quod fecit ecc.
La settima ragione non si crederebbe se non si vedesse coi proprii occhi, é tratta dal Dritto Canonico nella
causa cinquant’ una sull’ autorità di
sant’Agostino da quel passo del Vangelo: (I Amate i vostri neraici, fate
« bene a coloro che vi odiano, e preti gate per coloro che vi perseguita» no ». Ecco su questo passo corae la
ragionano i compilatori del Dritto Canonico. La persecuzione, essi dicono,
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purché sia fatta nella buona intenzione di togliere gli eretici dal loro
errore, é il più gran segno di amore
che possa darsi loro !
L’ottava ragione è tratta dal fatto
di Elia che fece scendere il fuoco dal
cielo contro i falsi profeti. Ma siccome
nel Vangelo abbiamo che gli Apostoli
volendo fare altrettanto, appoggiali
sulla stessa autorità, furono aspramente sgridati dal Signore; il Dritto Canonico per rispondere a lale difficoltà,
dice, che il Signore li sgridò non per
il loro zelo, ma perchè la loro intenzione non era retta domandando il
gastigo dei Samaritani per ispirito di
vendetta.
L’ultima ragione finalmente, è tratta
dal fatto di s. Pietro che fece morire
Anania e Saffi ra. Dopo tali ragioni
Graziano il collettore dei decreti conchiude così : « Se gli uomini i piCi
« santi uccidendo i malfattori non
Il trasgrediscono il comandamento di
« Dio non uccidere; se il soldato non
Il è omicida allorché uccide qualcuno
Il per pubblica autorità; se 1 micidiali
Il e avvelenatori sono uccisi senza pec« cato per ministero della legge ; se
« la pace della Chiesa si acquista col
Il gastigo degli eretici ; se coloro che
« accesi di zelo per la sanla Chiesa
<1 uccidendo i scomunicali non sono
« giudicati rei di omicidio; egli è chiaII ro, che non solamente è permesso
Il di perseguitare gli eretici, ma anche
Il di ucciderli ».
Sopra tali fondamenti i papi hanno
stabilito il diritto della persecuzione
religiosa. Vi sarebbe da fare un grosso
volume se si volessero citare tutte le
leggi canoniche intorno alla persecuzione degli eretici. Per darne un piccolo saggio, citeremo alcune disposizioni del Dritto Canonico secondo l’edizione approvala di Gregorio XIII.
Nella seconda parte del Decreto alla
causa ventitré, questione quinta, capo 47, troviamo la seguente decisione
di papa Urbano II diretta al vescovo
di Lucca : « Voi imporrete agli ucci« sori degli scomunicali una piccola
<1 soddisfazione proporzionata all’in« tenzione che li avrà guidati, siccoII me avete vedulo praticarsi uella
Il Chiesa romana : imperciocché noi
« non crediamo che sieno rei di ornili cidio coloro che ardenti di zelo per
« la loro madre, la Chiesa, hanno uc« ciso un qualche scomunicato. Ciò
<1 nonostante per non abbandonare la
« disciplina di quesla Chiesa madre ,
« gli imporrete una penitenza, siccoII me abbiamo detto; affinchè, se per
« caso la umana fragilità gli avesse
« fatto mescolare al loro zelo un’inII tenzione meno pura, possano atliII rare su di loro gli sguardi della Di« vina Bontà Le glosse che i dottori in canoni fanno a questo decrelo
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stabiliscono, che la penitenza dala agli
assassini degli scomunicati, è data
semplicemente ad cautelam, non già
che l’atto per se stesso sia peccaminoso.
Tali leggi disonorano l’umanità,
ma sarebbe pure poca cosa se la ferocia clericale si contentasse di permettere l’uccisione degli eretici e scomunicati. Il Dritto Canonico non solamente ordina ai magistrati di perseguitare e di uccidere gli eretici, ma
lo ordina altresì ai privati. Nella seconda parte del decreto alla causa
ventesima terza, queslione quinta, capo 32, dopo di avere riportalo l'ordine
dato da Mosè agli Israeliti di massacrare tulti gli abitanti di una città che
avesse cambiato religione, loda lo zelo
di Malatìa, il quale uccise un suo concittadino perchè voleva sacrificare agli
idoli, ed aggiunge queste precise parole; « Se prima della venuta di Cri■I sto tali precetti sono stali osservali,
« quanto piii non converrà osservarli
« dopo la sua venuta ? »
Lo spazio ci manca, ed è un po’
peccato, per dimostrare che tali leggi
sono invocate dai clericali fino ai nostri giorni. Papa Pio VII diceva in un
Concistoro nel 1805, che se la Chiesa
non poteva usare piii queste sue santissime massime di giusto rigore coniro i nemici e i ribelli della Fede,
non poteva però interamente cedere,
perchè gli eretici e gli increduli direbbero essersi trovati finalmente i
mezzi onde farla divenire tollerante (1).
Ecco in poche parole qual’è la dottrina di tolleranza che i clericali insegnano nelle loro scuole ; e poi ci
meraviglieremo se vedremo morire di
veleno gli scomunicati?
LE DIE ME DI S.\L\ AZIONE.
Se v’ha fra le dottrine della Chiesa
evangelica dottrina acremente impugnata, e fatta segno ad ogni sorta di
calunnie per parie dei clericali e dei
loro accoliti, questa è la grande e
consolante dottrina della salvazione
gratuitamente concessa al peccatore
per la fede nel sangue di Cristo.
Chi ha tenuto dietro con qualche
attenzione alla polemica che ci tocca
di sostenere coi nostri avversarii, sa
che le cose stanno come diciamo.
Ora quali sono i motivi di siffatto
accanimento ?
Parecchi se ne potrebbero additare;
ma niuno è così potente, quanto la
coscienza vivissima nei clericali non
avere la loro influenza, il loro dominio, la loro bottega, per usare un
espressione ormai consacrata, avver
(d) Essai sur la puissance des papes,
tom. II, pari. 3% pag, 320.
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Bario più formidabile di questa dottrina ben intesa e francamente accettata. Sopprimete infatti questa dottrina, ed il prete è tutto e può tutto.
Ammettetela ed il prete non è più che
quello che avrebbe sempre dovuto
essere ; un minisiro di Dio, per additare agli uomini peccatori la via
della salvazione esortarli ad entrarvi e pregare per essi.
Questo nostro pensiero troviamo
cosi felicemente svolto nella quarta
delle Conferenze sulla fede protestante testé venuta alla luce, che ci
permetteranno i nostri letlori di traBcriver loro ancora questo brano di
si eccellente pubblicazione. — L’oratore, dopo avere esposto la dottrina
che Roma sostituì a quella dell’Evangelo, la dottrina cioè di una salute
meritata in tutto od in parte, invece
di una salute accettata come pura
grazia, così prosiegue ;
« Nè questo è tatto. Quello che forse
non saprete, e che importa mostrarvi,
li è a che serve un tale errore, e soprattutto o chi serve. Sappiate dunque, che
un tal dogma, in fondo, non è che un
calcolo, e la combinazione più abile
onde elevare il clero su di un trono
che gli assicuri eternamente il suo dominio e le sue ricchezze.
'■ Eccovi il gran secreto.
a E ciò basta a spiegarvi perchè, malgrado la coscienza e malgrado la Bibbia,
il clero romano non cessa di propagare
tale errore e d’inviluppare i popoli io
dense tenebre, affinchè, avendo gli occhi fatti per vedere, non veggano, ed
orecchie per ascoltare, non ascoltino ; e
qualche volta avendo anche una Bibbia
ove ritrovansi le promesse del loro Dio,
non la aprano, nè la leggano.
(I La Chiesa romana predicando la
salvazione mediante il merito delle opere,
non fa altro se non porre di nuovo
r uomo dinanzi la terribile alternativa
del giudizio di Dio. Sembra che essa
oblii esser noi tutti peccatori, e che ponderali nelle hilancie della suprema giustizia, non abbiamo altro ad aspettarci
che la condanna. In conseguenza, non
parlando nè di grazia, nè di perdono,
lascia necessariamente i nostri cuori nel
turbamento e nel terrore dei giudizii di
Dio, senza pace, consolazione e speranza.
« Questa ne è la inevitabile conseguenza. Ogni uomo che seriamente pensa
alla sua eternità ne ha la rivelazione.
tt Roma tutto ciò comprese; essa lo
sa. Non è punto cieca, anzi, non è che
troppo chiaroveggente. Osservò benissimo che la disperazione s’impadronirebbe ben tosto delle anime, ove le
lasciasse su tal cammino, e che trovando
solo il sentimento della propria condanna innanzi a Dio, andrebbero esse
infallibilmente altrove in cerca di una
salvazione, la quale da essa non si ottiene. Perfettamente comprese che all'uomo è del tutto necessario il perdono
e la grazia del suo Dio, per supplire ad
un merito che non possiede, per calmare
la sua coscienza in allarme, e rassicurarla intorno alla sua salvazione.
tt Che cosa dunque ha tatto?
re Lungi dall’abbandonare il i^o er-
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rore, e volgere i passi verso la verità
evangelica; lungi dal rivolgere gli occhi ed i cuori verso Gesù e la sua Croce;
lungi dal far risuonare dall’alto de'suoi
pergami la buona novella della salvazione per fede: essa la rigettò, ed ha
monopolizzato a suo prò i pii'i imperiosi
bisogni dell’ umanità. Ila intromesso il
prete tra il Salvatore e noi ; lo ha frammezzato tra i nostri peccati ed il perdono, tra i nostri bisogni di salvezza e
la grazia. Di tal che il prete domina,
il clero regna.
« In cambio di condurre gli uomini
ai piedi di Gesù onde poter ancora ascoltare dalla sua divina bocca questa
consolante parola : « Vattene in pace, i
« tuoi peccati ti sono rimessi «, essa li
mena a’piedi del prete, e li umilia ai
suoi ginocchi, e dice al penitente pentito: «Vattene al confessionale, ed il
« prete ti assolverà » ; — ed il prete, arrogandosi il posto di Dio, ascolta, interroga, scrutina, impone penitenze ed
assolve !
« Indi, siccome i mezzi della grazia
sono, pei bisogni stessi dei peccatori
che hanno sete di perdono, altrettanti
mezzi di potenza, il clero non ha cessato di accumulare tradizioni sopra tradizioni a fm di accrescerne il numero,
ed assicurare il suo dominio proclamandosene il dispensatore. Quindi la molUplicilà dei sacramenti, la loro pretesa
efficacia, la miracolosa virtù di conferire ai peccatori ogni sorta di grazie,
per sola mediazione del prete. Quindi
le opere surrogatorie dei santi, e le indulgenze per tutti i peccati, di cui Roma
solo si attribuisce il tesoro , di cui è
sola dispensiera, dando a credere ai po
poli che essa compensi» con le virtù
degli uni, i vizi degli altri. Quindi la
dottrina del Purgatorio presa in prestito
dal paganesimo, e la tanto vantata potenza del prete di abbreviarne la durata
ed alleviarne i dolori col sacrifizio della
messa. Quindi, iniìue tutte le invenzioni
per aprire la via del cielo, di cui la
Bibbia non ammette nulla, di cui non
parla; raa di Gesù, della Redenzione,
della salvezza gratuita per fede, di cui
la ISibbia ad ogni pagina s’intrattiene,
non una parola, non una sillaba, non
un solilo solo.
tt Così domina il clero: un falso dogma ha fondato il suo potere. Egli è signore e despota, non potendo aprirsi
il cielo che per mezzo suo. Gesù, rilegato in fondo, svanisce e scompare dietro
al prete. Ej non concede più la salvazione, è il prete che la conferisce. 11
prete è fatto veicolo di ogni grazia, e
ne è l’indispensabile intermediario. Chi
assolve 1 peccati? —11 prete. Chi è che
santifica mediante i sacramenti? — Il
prete. Chi applica le indulgenze ? — Il
prete. Chi solleva le anime purganti
colle messe?- Il prete; sempre il prete;
non v’ha altri che lui. Non v’ha perdono, non sacramento, non indulgenza
senza di lui. Egli è potente al pari di
Dio, poiché il cielo è nelle sue mani,
e il làico resta neH’assoluta sua dipendenza per la sua salvazione.
<t Qual mostruoso potere!
« Sulla terra uon c’ è possanza comparabile a quella del prete, ed in particolare a quella del vescovo, capo dei
preti, colui che si fa chiamare Monsignore. Il più assoluto autocrate non dispone che del corpo, e la sua potenza
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si arresta ai nostri beni ed alle vite nostre; ma il vescovo è padrone delle anime,
ei dispone della loro salvezza; ed il cattolico credente deve dir di lui come di Dio
n stesso; Non temiate di coloro che ucciB dono il corpo, ma non possono uccidere
« l’anima; ma temete piuttosto colui
K che può far perir l’anima e il corpo
n nella geenna !
H Chi potrebbe ostare a tanta potenza'/
Per amore o per forza è necessario, sotto
pena della dannazioue dell’ anima sua,
che ogni cattolico-romano curvi la testa
solto il giogo clericale, e si rassegni.
Se mai resiste nei giorni del vigore e
della gioventù, voi io vedrete sottomesso
al tempo della inalattia e dei vecchi
anni. Se, durante la vita, il prete è da
esso respinto, bisognerà subirlo e fare
la pace al letto di morte; a difetto di
che non v’ ha per esso nè assoluzione,
nè salvezza ! Tutti, grandi e piccoli,
sovrani e popolo, principi e sudditi, tutti
implorano il perdono prostrati ai ginocchi loro! 11 più meschino pievano
è padrone assoluto della sua parrocchia,
poiché essa non può trovar salvezza che
in lui e per lui ; il vescovo è il signore
assoluto della diocesi, perchè signore
de’ suoi pievani, i quali non sussistono
che in forza sua, e restano in carica
tanto che a lui piace.
Il Se i cattolici-romani fossero sinceri
credenti, aventi fede cieca e completa
negli insegnamenti e l’autorità della
Chiesa; se più estesa istruzione, cognizioni più generali, un più colto buon
senso, non li avessero internamenle
scossi, 0 resi più o meno increduli a
tale esorbitante potenza del prete; se la
evidente falsità di moltissime dottrine.
e sopratutto gli strani abusi delle contrade puramente cattoliche, non facessero loro toccar con mano esservi usurpazione ed eccesso nel potere ; i preti
indietreggiar farebbero la società ben
presto di molti secoli, per ripiombarla
nel medio evo, l’età dell’oro del clero
romano, in cui il papa si spacciava Dio
sulla terra, dava e toglieva corone; allorché i vescovi intrattenevano una corte
da prmcipi, quando il povero popolo
marciva ignobilmente neirabbrutimento
e nel servaggio ; quando i preti si predicavano Dei; sì, questa è la loro propria parola; Dei (1). Disgraziati tempi,
che il clero vanta come tempi benedetti,
e che il canonico Levasseur rimpiangeva esclamando ; « Oh ! felici quei seti coli quando, aU'incontro d’ un prete,
Il prosternandosi innanzi a lui, gli si
diceva : lo t’adoro ! ! ! (2) »
tt II prete, nel farsi il necessario veicolo delle divine grazie, divenne perciò
il mediatore obbligato , l’intermediario
indispensabile della salvezza per ogni
cattolico-romano ; se piace a lui, come
prete può rifiutare l’amministrazione dei
sacramenli, o compartire le sue grazie
a tale o tale altra condizione ; bisogna
che il fedele romano passi per questa
trafila , altrimenti non v' ha salvezza
per lui.
Il Quando Santa-Rosa , ministro di
Stato, fu presso a morte, l’arcivescovo
di Torino, Fransoni, mise per clausola
all’amministrazione dei sacramenti, che
Santa-Rosa , cioè , ritrattasse solenne
(1) Pierre de Besse; Royale prftrite, I, 3.
(2) Giacomo Levasseur, 4tìn«i* della chUia
eatledrale di l^oion -1654.
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mente l’approvazione da esso data alle
leggi Siccardi. Il ministro ricusò di mentire a Dio , col biasimare nel suo letto
di morte quanto approvava in sua coscienza ; e Santa-Rosa dovette morir
privo di sacramenti !
u Ciò accadeva a Torino nell'anno di
grazia 1851 ! Qual mostruosa tirannia !
« Ma v’è altro ancora.
« Una volta soddisfatta l’ambizione ,
la concupiscenza si fece sentire..... ed
essa trovò facili uditori. Alla Grandezza
loro furono necessari i piaceri delle ricchezze e il prestigio dell'opulenza; e
tutto eblIP. Il dogma del merito per le
opere è ad essi venuto meravigliosamente in acconcio , poiché il donativo
dell’oro fu stimato come l'opra per eccellenza, opra meritoria al sommo e
quella che può rimpiazzarle tutte con
successo. Così, non contenta d’aver inventati mezzi di grazia per elevare il
prete, Roma ha dippiù trafficato onde
arricchirlo: e non si è fatto scrupolo di
presentare al mondo lo spettacolo della
salvazione a peso d'oro.
ti Roma fa commercio d’indulgenze
di cui si fa la dispensiera e si attribuisce il tesoro vendendole. Essa le
smercia a tutti e per ogni peccato. Nè
havvi profanazione o vergogna, che non
possa assolversi con danaro.
« Di secolo in secolo dalla terra papale elevossi un tal rimprovero misto
a un grido di indignazione e d’orrore.
Enea Silvio Piccolomini, segretario nel
concilio di Basilea, scriveva al suo amico
Peregai: « La corte di Roma nulla
K concede senza danari ; l'imposizione
« delle mani e i doni del Santo-Spirito
•< si vendono; il perdono dei peccati non
« si accorda che a coloro i quali posseg« gono degli scudi (I ) d . Questo prelato,
cbe si ben la discorreva, divenne papa
anch’egli , e prese il nome di Pio II ;
ei neppure seppe , o potette arrestare
un tale scandalo.
« Nel lempo della Riforma, videsi la
corte di Koma , deposto ogni pudore ,
far apertamente traffico delle indulgenze;
e voi conoscete tutti l’istoria di Sansone
inviato in Isvizzera, e del domenicano
Tetzel che percorreva l’Alemagna per
estorquere l’oro del ricco e l’obolo del
poverello, in ricambio d'una patente di
salvazione.
Il Dopo la Riforma è forse cessato un
tal commercio ?
Il No, Fratelli miei. In quell'epoca ,
ed anche un secolo dopo, videsi stampare e ristampare, pubblicare ed esporre
in vendita, presso i librai stessi dei vescovati , quell’abominevole libro detto
Tassa della Cancelleria romana , vera
tariiTa dei peccati , ove i più schifosi
scandali ed i piìi enormi delitti trovansi
passati a rassegna, e vengono tassati e
messi ad indulgenze a prezzo d'oro-, ed
ivi, Roma, tolta la maschera, ha osato
scrivere letteralmente la seguente osservazione : « Notate attentamente che tali
Il grazie e dispense non vengono accorII date ai poveri perciocché coloro che
Il non posseggono non possono essere
Il consolati (1)».
m Epistola 76 a I. Peregai.
(t) Papa GioTanoi XSll e tenuto come l'autore della Tasse, nel 1320. La prima edizione
conosciuta fu stampata a Roma per ordine di
Leon X, nel 1514. Altre edizioni nc comparvero
a Colonia, nel 4515 ; a Parigi, nel 1520, cao
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« Oggi un tal traffico è ancora in voga,
solamente con più secretezza, ed ecco
tutto. Le penitenze del confessionario
possono essere supplite con le indulgenze , cioè con danaro ! e la messa ,
quel sacrifizio in cui il prete dice di
offrire Gesù su gli altari, quella oblazione che , a quanto affermasi, ha la
virtù di abbreviare il tempo del purgatorio, e di affrettare Ventrata delle anime
nel cielo, questa santa messa non si
celebra che a prezzo 1
Il Cosicché Roma specula su tutto.
Indulgenze, penitenze, messe, battesimo,
matrimonio , sepoltura , tutto si paga ,
tutto si compra. Nè è più un segreto
per chicchessia; tutti i cattolici lo confessano lealmente, e ne gemono. Bisogna
pagare per nascere, pagare per vivere,
pagare per morire, e dopo morte ancora
bisogna pagare per essere salvi ! 1 ! ! Il
ricco, stanco dei piaceri di questa terra,
spicca rapido il volo verso il cielo, per
la sola ragione d'esser ricco ; mercè il
il suo danaro a lui son prodigate indulgenze d’ogni specie, e messe di tutte
le sorta; frattantochè il povero, spoglio
dei beni terrestri, privo già d’ogni gioia
ed abbeverato d’amarezze, deve ancora
privilegio del re; nel iSiB , eie. Roma parve
aver avuto vcrgo|jna Ji ijiiel libro , facendolo
mettere aiì’indice dal eoncilio di Trento ; non
ostante, essa ne fece pubblicare una nnova edizione a Parigi nel 1625, presso lo stampatore
medesimo del vescovado. Il Traclatug tracia~
tuum, pubblicato a Venezia, nel 1581. per ordine di Gregorio XIII, contiene la tariffa al volume XV. La nostra citazione trovasi nella edizione del 1520, pagina 23, ovvero edizione del
1025, pagina 208.
vedersi diseredato dei celesti godimenti,
0, se non altro, procrastinato per anni,
fors’anche per secoli , durante i quali
egli patisce spaventevoli tormenti nel
purgatorio, per la sola ragione d'esser
nato povero e di non aver lasciato di
che pagare messe dopo la sua morte!!'
La salvazione gratuita che nostro Signore ci arrecò, che ci venne concessa
mediante la sua croce, e di cui s. Pietro
disse : a Voi siete stati riscattati a gran
« prezzo, non con argento ed oro, ma
« col prezioso sangue di Gestì», questo
donativo di Dio per tutti peccatori che
hanno fede in Gesù Cristo , ’cangiossi
nelle cupide mani del prete in venale
salvezza, ed alla più squisita grazia dell'amor divino, Roma sostituì il più vile traffico !
Il Comprenderete ora a che giova la
romana dottrina della salvazione mediante il merito delle opere , ed a chi
giova.
« Comprenderete perchè, aircpposto,
la dottrina evangelica della gratuita salvezza incontra nel clero romano la pift
profonda antipatia, e solleva la più vivace opposizione. Perchè la Bibbia, che
ci svela i nostri dritti , e fonda , sulla
grazia del Signore e la fede in Gesù
Cristo, il perdono e la salvazione nostra,
vien messa al bando dalla Chiesa come
libro pericoloso e da temersi. Oh ! sì,
i preti sanno troppo bene che il regno
loro cessa ove quello della Bibbia comincia. Ecco perchè i papi nelle encicliche, i vescovi nelle pastorali, i curati
nelle prediche , i confessori nelle ammonizioni, i missionari nelle conferenze
loro, tutti e dappertutto non hanno cbe
una voce sola per proscriverne la lei-
11
(ura. Sebbene l'uomo abbia osato mettersi in luogo di Dio ed usurpare il suo
divino potere, non perciò diventa compartecipe della divinità sua, al contrario
ei diventa peggiore. Questa prima ostilità contro l’Eterno è la ostilità suprema;
essa è il segnale d'una guerra aperta
contro tutto quello che da Lui emana,
0 ci riconduce a Lui.
PROVA DELLA FEDE
Proy«le Toi s« tìtie
• nella fede : fate sperienza di
Toi tteaii.
2. Cor. Xlll. 5.
Il cristiano è salvato per fgrazia per
mezzo della fede. Ma la fede cristiana
cbe giustifica non è una fede sterile,
bensì una fede operante per carità (Galat. v. 6). Non dobbiamo persuaderci
leggiermente di avere la fede, senza prima essersi seriamente provati. L’apostolo s. Paolo ci esorta a provarci se
siamo nella fede. L’apostolo s. Pietro ei
parla parimenti della prova della fede
.specialmente nei versetti 6, 7, 8 del
capo primo della sua prima lettera. Noi
proponiamo alla considerazione dei nostri lettori cristiani questi versetti con
alcune nostre semplici riflessioni.
Vers. 6. /n che voi gioite^ essendo al
presente un poco, se cosi bisogna, contristati in varie tentazioni:
7. Acciocché la prova della fede vostra,
molto più preziosa dell’oro che perisce,
e pure é provato per lo fuoco, sia trovata a laude, ed onore, e gloria nella
apparizione di Gesù Cristo:
8. ¡1 quale, benché non l'abbiate veduto , voi amate : nel quale credendo,
benche ora noi veggiale, voi gioite d’una
allegrezza ineffabile, e gloriosa.
Spieghiamo ora le parole dell’apostolo.
/n che voi gioite. Vale a dire, voi vi
rallegrate in quelle cose che di sopra
vi ho indicate intorno alla certezza della
eredità alla quale Dio vi ha chiamati.
Volle indicarci l'apostolo quanto giustamente e santamente il cristiano fondi la
sua allegrezza sulla speranza certa del
cielo chc è l’eredità del cristiano ; e volle
nello stesso tempo darci un segno non
equivoco onde fossimo assicurati di nostra fede e preservati dalle illusioni. Avviene alcune volte che nelle tribolazioni,
nelle persecuzioni sofferte per il nome
di Gesù Cristo sentiamo allegrezza; ebbene quando ci accade tal cosa dobbiamo
esaminare se una tale allegrezza sia fondati unicamente sulla nostra fede. 11
fanatismo, la superstizione , l' orgoglio
hanno avuto i loro martiri: è dunque
un punto interessantissimo il distinguere
l’allegrezza della fede che appartiene ai
figli di Dio, dalla allegrezza della superstizione e del fanatismo che appartiene
agli illusi, e dalla allegrezza dell’ amor
proprio che appartiene ai mondani.
Il carattere che ci farà conoscere con
certezza la vera gioia cristiana è questa
parola dell’apostolo, in che. Spieghiamo
cogli esempi pratici. Un cristiano soffre
per cagione del Vangelo : si rallegra delle
sue speranze; ma può rallegrarsi di una
gioia carnale per vedersi in tal guisa in
maggiore stima dai fratelli : può rallegrarsi per un' idea di fortezza che ha
avuto nel confessare il Vangelo, quasi
che tal forza fosse sua : può rallegrarsi
per la soddisfazione di aver fatta un’opera buona : può rallegrarsi anche per
12
altri motivi, che troppo lungo sarebbe
il numerarli. L’allegrezza del cristiano
nelle tribolazioni sarà la prova della sua
fede se sarà cagionata non dai sopraddetti motivi, raa dall’ unico indicatoci
da s. Pietro, che cioè noi abbiamo nei
cieli una eredità incorruttibile e che
non può scadere. S. Pietro fedele alla
dottrina del suo divino Maestro fa senza
dubbio allusione agli insegnamenti di
Gesù, il quale diceva (Matt. v. 12) « Rallegratevi e giubilate, perciocché il vostro premio è grande nei cieli; » e
quando insegnava ai suoi apostoli (Luca X. 20) a non rallegrarsi neppure del
potere che avevano sopra i demoni, ma
rallegrarsi unicamente perchè i loro nomi
erano scritti nei cieli. 11 cristiano dunque nelle tribolazioni, nelle persecuzioni
esamini se stesso intorno alla gioia che
prova, e se essa è unicamente fondata
nella certa speranza di possedere l’eredità divina, sia allora certo della sua
fede.
Esssendo al presente un poco, se cosi
bisogna, contristati in varie tentazioni.
Ecco una parola che non può essere
compresa da chi non è cristiano; una
parola della quale l'incredulo si burla.
Come conciliare difatti la gioia e la tristezza nella stessa persona e nello stesso
tempo ? Koi gioite essendo contristati : si
può essere tristi e giocosi nel tempo
stesso ? Noi parliamo a cristiani e perciò
ci dirigiamo piuttosto al loro cuore che
al loro intelletto, ed amiamo meglio richiamare alla loro mente la cristiana
esperienza, che fare parata di argomenti
di umana fdosofia. 11 cristiano nella rigenerazione non spoglia talmente 1’ umana natura da perdere perfino la fa
coltà di sentire; ma sente il dolore, gli
incomodi della povertà, il male delie
persecuzioni, ed è sensibile alle offese.
1 martiri sentivano bene la forza dei
tormenti. Ma la differenza fra i figli di
Dio e i figli del mondo è questa, che
mentre il mondano è oppresso per le
tribolazioni, perché non ha alcun compenso, il cristiano ha un gran compenso
nella fede; quindi se da un lato sente
tutto il suo peso dalla tribolazione, dall’altro la fede lo sostiene, e non solo contrabilancia i patimenti, ma li supera di
gran lunga, in guisa, che la tribolazione
è assorbita dalla gioia. Ciò non toglie
per altro che la tribolazione si senta ;
ma la fede presentando al cristiano quelVeredità incorruttibile che è conservata
nei cieli per lui, fa sì che apprenda la
tribolazione come cosa piccola in paragone della gloria che sarà manifestata
inverso di lui (Rom. viu. Ì8).
Quello poi che è degno di seria attenzione in queste parole di s. Pietro si
è, che l’apostolo attribuisce tutte le nostre afflizioni come ad unica cagione
alle tentazioni. La tentazione si prende
in due sensi ; a parlare propriamente,
essa significa prova; tentare é lo stesso
che provare. Così Dio tentò Abramo
{Genesi, x.kii) quando gli ordinò di sacrificare il suo figlio ; cioè mise a prova
la sua fede. Così gl’israeliti tentarono il
Signore quando misero a prova la fedeltà di sue promesse domandando miracoli. Tentazione si chiama impropriamente la suggestione del nemico al male:
in questo senso è detto (Ciac. i. 13):
che Dio non tenta alcuno. La tentazione di cui parla s. Pietro è tentazione del
primo senso, imperciocché egli paria ai
13
cristiani della dispersione, cioè ai cristiani sotto il peso della prova, e li chiama ad essere allegri sotto il peso della
prova. (Continua).
LE FLIIBEIUE DEL CATTOLICO.
Un nostro amico ci avverte che il
Cattolico è in agonia. 1 danari che gli
invia Roma sembra che non sieno bastanti a sostenerlo, solo pochi bigotti lo
leggono a malincuore, ed ogni mese, ci
si dice, vanno diminuendo i suoi abhuonati. Cosa fa dunque il pio Giornale
per sostenersi ? Cerca di attaccare polemica con quanti giornali egli può, per
farsi così credere qualche cosa d’interessante. Se tutti i Giornali facessero i
sordi alle ingiurie dei reverendi redattori, il Cattolico sarebbe obbligato a cessare dalle sue pubblicazioni. Noi non
abbiamo motivo di credere falsa una tale
notizia, e perciò la diamo ai nostri lettori per quello che può valere.
Un’altra furberia di questo Giornale è
quella di calunniare continuamente gli
evangelici. Nel suo numero 1206 egli
chiama gli evangelici di Genova i venduti di Carignano, e non vi è ingiuria,
non vi è calunnia di cui non si serva
per iscreditarli. Cosa risponderemo noi
a tali calunnie? Noi invitiamo tutti gli
uomini onesti, a qualunque convinzione
religiosa appartengano, ad esaminare
scrupolosamente e con tutto rigore la
dottrina e la condotta degli evangelici:
noi inviliamo la polizia, i magistrati, i
diplomatici a fare altrettanto. La cappella di Carignano è sempre aperta, ed
è ai)crta a tutti, le radunanze non sono
segrete ma pubbliche, ed allorché gli
uomini onesti avranno veduto coi propri occhi, sentito colle proprie orecchie,
e toccato come suol dirsi colle proprie
mani l’innocenza di quelle radunanze
evangeliche, giudichino poscia iu quale
stima debbano tenersi coloro che si servono del manto della religione per mentire e calunniare.
Una terza furberia del Cattolico per
sostenersi è quella di tirarsi addosso una
persecuzione per parte del Ministero.
Se potesse riuscire in tale intento, forse
la sua fortuna sarebbe fatta : recitando
la parte del martire come l’arcivescovo
Fransoni potrebbe darsi un’aria d’importanza. In questo intento il Cattolico
accusa il Ministero di eterodossia e di
mene per protestantizzare il Piemonte.
Lo accusa di proteggere gli evangelici,
di pagarli coi danari dello Stato. Il Cattolico sa che tutto ciò è falso, ma lo
dice nella speranza di figurarla da martire.
Una quarta furberia del Cattolico è
quella di farla da profeta. Egli predice
una guerra civile che secondo lui accadrà sicuramente se non s’impediscono i
progressi del Vangelo in Piemonte : e
mentre predice tal cosa usa tutte le sue
arti maligne per seminare la discordia
e per eccitare l’odio nei cuori di coloro
che credono ancora alle parole dei clericali. Poscia con ipocrisia tutta sua propria si protesta, come altra volta si protestava Pilato, che egli è innocente e
che non ha alcuna colpa nelle future
dissensioni che, secondo lui, accadranno. Noi appelliamo alla coscienza di tutti
gli uomini onesti e conoscitori della storia, i quali ci renderanno testimonianza
14
che tutte le guerre e le dissensioni religiose sono state cagionate dairintollerante fanatismo clericale. Noi confidiamo nei lumi de! secolo che domandano
la lihertà religiosa, nel buon volere dei
Governo che saprà fmalmente accordarla
intera e completa -, e tarpate così le ali
al fanatismo clericale, le predizioni del
Cattolico riesciranno vere siccome le sue
calunnie.
ANCORA UN TRiVTTO DELLA BUONA
FEDE DEL CATTOLICO.
Nella rivista che fa il rugiadoso giornale, N“ d2M del N“ 45 della Buona
Novella, leggesi quanto segue : « In questa stessa festa religiosa furono consacrati cinque nuovi ministri e tra essi il
venerando Desanctis —antico professore
di teologia e curato della Maddalena in
Roma— Veramente a quei tempi di cura
(troppo famosi in Roma) il Desanctis si
contentava del reverendo; come ministro Valdese è già venerando. Quando i
Valdesi avran convertito l'Italia, basterà
il titolo di eminentissimi ai loro venerandi in tanta umiltà di primitiva chiesa? I) Or, chi è che, non avveziio a trattare coi clericali, e leggendo (jne' spiritosi commenti sull’epiteto venerando, potesse neanche sospettare non trovarsi affatlo quesla parola neH’arlicolo analizzato,
ma essere stata a bella posta inventata dal
Cattolico per aver campo d'insultare? —
Eppure cosi è, o leltori ! La Buona Novella avea detto: il dottore Desanctis. Il
Cattolico colla solita sua buona fede scrive
venerando, e fa tutti quei graziosi scherzi
che abbiam lelto! Che dire di siffatti av
versarli, se non che è una grande umiliazione l’aver che fare con essi ?
liTOTlZIE REIilCilOSi:
Torino. Con decreto della Corte d'appello di Torino, il sacerdote D. Giacomo
Nigro, parroco di Scarrone, imputato
d’aver tenuto pubblicamente in chiesa
discorsi tendenti ad eccitare il malcontento e il disprezzo contro il Governo,
fu condannato a sei raesi di carcere.
Roma. 11 giornale di Roma del 14 contiene un decreto della Congregazione
dell’indice con cui sono proibiti fra altri
libri i due seguenti :
Les origines de l’Eglise romaine, par André Archinard, pasteur de l’Eglise de
Genève.
Sull’Evidenza del Cristianesimo, Lezioni.
Ecco come si esprime su quest'ultimo
il traduttore, prete cattolico romano attaccatissimo alla sua chiesa, in una Avvertenza al lettore: n La presente operetta
« mira solo a provare la divinità di Gesti
« Crislo, e quindi la verità della sua re« ligione oggidì si empiame.ite combatII tuta^ specialmente dai razionalisti ».
E perchè mai domanderà il lettore
una tale opera fu ella proscritta da
Roma? — Ecco il perchè; quest’ottimo
libretto, sebbene corredato di note arcicattoliche , ha il gran torto di essere
scritto da un distinto protestante, l’arcivescovo anglicano di Dublino, dottore
Wathely; or siccome il permettere ad un
prolestanle di dimostrare agli italiani la
divinità del cristianesimo, sarebbe rendere vane le tante calunnie che si vanno
spacciando infra di noi contro le dottrine
15
evangeliche, il papa per andare incontro
a tal pericolo e perchè si seguiti a calunniare impunemente, ha trovato heue di
mettere il libro all’/ndt'ce/ Intanto noi
avvertiamo i curiosi di leggerlo chc lo
troveranno unitamente a molti altri ottimi opuscoli alla Libreria Evangelica di
Ciac. Biava, Via Carlo Alberto in Torino.
Ciamberi. La Corte d'appello di Ciamherì ha confermato, nell'udienza del 17
corrente, la sentenza che condannava il
sig. IIudry-Menos ed il gerente del Nouveau Patrióte Savoisien ad un mese di
carcere e 300 fr. di multa per un articolo che egli pubblicò, ed incolpato di
offesa alla religione dello Stato.
A siffatta notizia ¡'Opinione aggiunge
queste savie riflessioni :
"Fra tutti i processi di stampa quelli
per delitti contro la religione sono i più
sconvenevoli, perchè rendono i tribunali giudici in materia teologica e ledono la libertà di coscienza. Soltanto le
ingiurie e gli insulti possono essere
colpiti dal rigore della legge, ma la discussione debb'essere libera. La religione
perde più che guadagnare coll'intolleranza e colle condanne».
Germania. Scrivono da Pforzeim (Gran
ducato di Baden) : « L’ex-prete romano
Fackelmann, la cui conversione al protestantismo destò sì gran rumore l’anno
scorso, venne nominato, qualche settimana fa, pastore della comunità evangelica di Langenalb ».
CRONACHETTA POLITICA
Piemonte.— 11 18 del corrente aprivasi in Casale il congresso generale
della Società d’istruzione e d'educazione. Oltre i membri della Società assistevano a questa solennità le autorità
politiche, militari e civili della città,
parecchi deputati al Parlamento, molti
uffiziali della Guardia Nazionale col loro
capo-legione, parecchi ufficiali del genio
militare col loro colonnello e gran numero di cittadini. Il deputato Cadorna
presidente della Società inaugurava l'adunanza con un elegante discorso estemporaneo, in cui prendeva a trattare le
attinenze reciproche dell’istruzione e dell'educazione calla libertà.
Svizzera. Nel Gran Consiglio del Cantone Ticino, furono adottate, dopo animalissima discussione, le seguenti proposizioni sul rapporto della Commissione
nelle vertenze coll’Austria:
1“ Che il Gran Consiglio approva i
principii di difesa sostenuti dal Consiglio
di Stato, per conservare la quistione dei
Cappuccini in faccia all'Austria siccome
federale e non cantonale.
2“ Di approvare il progetto del Consiglio di Stato d’inviare una deputazione
al Consiglio Federale allo scopo di studiare sui mezzi già iniziati, od altrimenti
riputati più alti a far cessare le ingiuste
misure dell'Austria compatibilmente all'onore ed all'indipendenza del paese.
Parigi, 19 settembre. Nulla di nuovo
riguardo alle cose d’Oriente. Si considera
come inevitabile la guerra, per il fanatismo dei Musulmani, L’ esercito turco
sarebbe di 393,000 uomini.
Inghilterra, ]1 12 furono 86 nuovi
casi di cholera e 37 morti a Newcastle.
V’ha una generale tendenza alla dissenteria, e le farmacie sono ingombre di gente
16
che corre a cercare rimedii contro di
essa.
È stata rimessa in vigore la legge per
combattere la propagazione delle malattie epidemiche.
■Austria, Grandi preparativi si fanno in
Olmütz affine di ricevere i due imperatori di Russia e d'Austria, ed il principe di Prussia.
Paesi-Bassi. Lunedi prossimo si aprirà
con seduta reale la sessione ordinaria
degli Stati Generali dei Paesi-Bassi.
Nuova Yokk. Un fatto orribile accadde
domenica sera alle 9 in una delle più
frequentate vie di ,Nuova York. Un certo
Sassi (della Romagna), stava conversando
con un certo Donnetti, l’educatore delle
scimmie, quando un uomo, che ancora
non è stato scoperto, lo feri di coltello
al ventre, si che lo lasciò quasi morto
sul colpo, e quindi fuggì precipitosamente. Si è sparsa voce che cinque Romagnoli abbiano fatto lega per assassinare l'arcivescovo Bedini, e che a questo
Sassi fosse toccato in sorte di perpetrare
il delitto. Costui recatosi dal Bedini gli
comunicò la trama e n’ebbe, dicesi, 30
dollari di mancia. Saputasi la cosa dai
correi del Sassi, uno di questi lo pugnalò. La polizia è sulle traccie di costoro. Il Sassi, che morì la notte del 30,
giunto agli estremi, ha dichiarato che
se sopravvivesse, paleserebbe ciò che sa
intorno a questa trama ; altrimenti ricusa di parlare.
Egli è cosa certa che il Bedini è inviso alla popolazione, e sarebbe miglior
consiglio che fosse richiamato dal suo
governo.
Alla Libreria Evangelica di G. BIAVA,
via Carlo Alberto, dirimpetto al Caffè
Dilej
COmrFEREIVZE
SUI PRIllPII DELLA FEDE PROTESTASTE
E
LE CO^SEGUEKZE DI ESSE.
1“ Discorso — La Storia.
2” id. — La Bibbia
3“ id. — Il LIBEUO esame.
4® id. —La salvazione.
5” id. —I vantaggi beli
GIOSI E sociali.
6® ed ult. id. — I Doveri.
Il prezzo di ogni discorso è di cent.
venti: e non quindici come per errore avevamo annunziato.
PE\SIOi\ATO DI DAMIGELLE
a 'Vevey (Svizzera).
Tale stabilimento si è aperto fin dai 15
del correnle nella casa e sotto la direzione del sig. paslore Schùssler. L’insegnamento abbraccierà tutti quei rami di
studio indispensabili in una buona educazione.
Indirizzarsi per più ampie informazioni
al sig. pastore Schiissler medesimo, ovvero al sig. Fabre, professore neU'Accademia di Losanna.
ilfll“
Estratta dalla Buona Novella.
Prezzo cent. 15.
Direttore G. P. MEILLE.
Giuseppe Mirapel gerente.
TIP. soc. DI A. PONS E COMP.